Anno LXXXVI N. 2 Febbraio 2007 - Azione Cattolica Ticinese · filosofo russo Vladimir S. Solovev...

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in cruce gloriantes MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE IN QUESTO NUMERO: 2 Parola dell’assistente 5-11 Speciale Quaresima 14 L’Opus Dei risponde a don Vitalini Sulle pietre del Calvario Anno LXXXVI N. 2 Febbraio 2007

Transcript of Anno LXXXVI N. 2 Febbraio 2007 - Azione Cattolica Ticinese · filosofo russo Vladimir S. Solovev...

in cruce gloriantes

MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE

IN QUESTONUMERO:

2 Parola dell’assistente

5-11 SpecialeQuaresima

14 L’OpusDeirispondea

donVitalini

Sulle pietredel Calvario

Anno LXXXVI

N. 2

Febbraio 2007

2 Spighe Febbraio 2007

Parola dell’assistente

IllibrodelmeseSebbeneiltitolocititrepersonaggiletterari,ilcontenutoèpiùvario.IlprimocapitoloèdedicatoaPinocchiodiCarloCollodi,seguonoriflessionisuGiovanniGuareschi,sulfilosoforussoVladimirS.Solovevautoredi“Itredialoghieilraccontodell'Anticristo”,su Gilbert Keith Chesterton, Riccardo Bacchelli autore di “Il mulino del Po” e JohnRonaldReuelTolkien.GliultimiduecapitolisonodedicatiallarivoluzionefranceseedalRisorgimento.Inparticolare,iltestosuSolovevèdiestremaattualità,oggettodiunadelleriflessionichelostessoBiffihapropostoaPapaBenedettodurantegliesercizispiritualidiquestaQuaresima.L'AnticristodiSolovevnonèunessereapertamentediabolico,maunascetarispettosodeivaloricristiani,pacifista,ecologista,ecumenista.Eglisispingefinoad

apprezzareCristo,negandoneperòl'unicità,minimizzandol'insegnamentomoraleenegandolapermanenzadellasuapresenzavivadopolamorte.IlbersagliopolemicodiSolovevèil«Vangelo»diTolstoj,cheavevaestrapo-latodaldiscorsodellamontagnacinqueregoledicomportamentouniversali,riducendoilcristianesimoadunamorale.Biffiriconoscel'attualitàdellacontesafraiduescrittori,dichiarandoapertamentechelapredicazionediTolstojtrovaspessoseguaciinconsapevolifraquanticredonodiseguireilVangelodiCristo.Biffi Giacomo, Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni, Cantagalli, 2005, pag. 256, € 14,90.

Vigilanticomeilramodelmandorlo?Giochidiparoleedoppisensi:comeusciredagliequivoci

Capitaspessoan-che nel linguag-gio comune diusare dei giochidi parole oppurediusareespressio-ni che si presta-nofacilmenteadessere interpreta-teinunsecondo

senso,oltrealsignificatocheimme-diatamentesaltaall’occhio.AnchelaBibbiacontieneparecchidi questi artifici linguistici. Sono,però, spesso pensati in altre linguerispetto alla nostra, per cui risulta-no del tutto incomprensibili nelletraduzioniinlinguacheusiamocor-rentemente.Amo’diesempio,vipropongounodi questi esempi che si trova nellibrodelprofetaGeremia,unprofe-ta dall’Antico Testamento, vissutocircatrail650edil587a.C.:èunesempiochebensiprestainquestoperiodoquaresimale,incuisitrattadi essere attenti e vigilanti su sestessi,ipropripensieri,iproprisen-timenti,leproprieazioni.

Iltestodice:Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla». [Geremia 1,12–13]Iprofetieranopersonaggiautorevolinell’interpretazionedellaparolacheDio rivolgeva al popolo di Israele.Avevano spesso visioni, che essiriconducevanoadunmessaggiocheDio voleva far loro comprendere,oppure avevano una lettura dellastoria e della quotidianità, per cuidietrolecoseanchepiùbanalisape-vanoleggereunsignificatopiùpro-fondo, riconducibileadunmessag-giocheDiovolevaloroconsegnare.Laparolaequivoca,nelbranosoprariportato, è il “ramo di mandorlo”,che Geremia doveva aver visto inunasuavisioneoppuredovevaaverattrattolasuaattenzioneinundatomomentodellasuagiornata.Malaparolacheinebraicosignifica“ramodimandorlo”(shaqed)èmoltosimi-leallaparolachesignifica“iosonovigilante”(shoqed).L’immaginedel

mandorlo,cheattendelaprimaveraperessereilprimoafiorire,richiamaquilaconsolanterealtàdel“vigilan-te”, ossia di Dio che sempre vigilaedopera,affinchélesuepromessesipossanocompiere.Cirendiamoalloracontodiquantoèprofondoquestobrevema inten-so messaggio del profeta Geremia:nelle nostre vicissitudini, possiamocontare sullavigilanzadelSignore,indipendentemente dal fatto chenoinepossiamopercepirelapresen-zaono:eglièsemprealnostrofian-co,affinchélanostravitaelanostraesistenza possano procedere versounariuscita.Allostessomodosiamochiamati noi ad esseri vigilanti sunoistessi,ilnostropensare,sentire,agire perché sia sempre conforme–chesentiamoattualmentelapre-senzadiDioono–allasuavolontà:ed è proprio questa adesione allasuavolontà–costiquellochecosti–laviadellariuscita.LaQuaresimache stiamo percorrendo insieme cipermettadiprogrediresullaviadelleBeatitudini.

Don Massimo

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C’èchinonvuolerisponderealleveredomande

Religione:l’oracrocifissa

Dal presidente

Il futurodell’oradi religio-ne è in consultazione. Lacommissionecantonalesièritrovataper formulareunasua proposta e alla fine nesono uscite addirittura tre:unadimaggioranzaeduediminoranza.La posizione dei cattoliciancheinquestaoccasioneè–mancoadirlo–traleduediminoranza.

Ne vedremo e leggeremodellebellesuquestabistrat-tata, emarginata, crocifissaora di religione. Il Dipartimentocantonalechesioccupadiscuolaèriuscitoinquestianniadaccettaresenza battere ciglio che nelle gri-glie orarie venisse collocata nelleore più assurde e isolate delle giàdurissime giornate degli studenti.Visonoragazzichesiritrovanoinun giovedì qualsiasi ad avere dueoreditedesco,dueorebuche,unadi religione, altre due ore buche,ita e mate. Oppure: sei faticosis-sime ore di lezione; un’ora buca;l’ora di religione a conclusionedellagiornata.In queste condizioni capite tuttiche chi continua a frequentarequest’ora merita una menzioned’onoreeiltitolodieroe.

Credocheanchel’AzioneCattolicadebbaprendereunaposizionesulleproposte fatte: ci rifletteremo, nedibatteremo, vedremo se e cosadire.Personalmentesonoconvintochesi parta da posizioni troppo ideo-logiche e pregiudiziali (se non di

aperta ostilità nei confronti dellaChiesa) per raggiungere un unicoscopo: eliminare la religionedallascuola.Mi pare che da più parti ci sipreoccupitroppodelcontenitoreedell’etichetta da appiccicare sulloscatolone, piuttosto che del suocontenuto e di chi deve custodir-lo.Per dirla in altro modo, invecedi preoccuparci di come defini-re quest’ora (se “ora di catechi-smo e indottrinamento cattolicoromano” oppure “ora di genericae blanda infarinatura religiosa”)dobbiamo arrivare ad un chiari-mentosuduealtridecisiviaspetti.Il primo: quale dettagliato conte-nutosivuoleproporre.Ilsecondo:comeverrannoformaticolorochesaranno incaricati di insegnare lareligione(olereligioni…).

Oggic’èchisvincolasuquestidueaspetti. Troppo compromettenteinfatti dire subito e con chiarezzadicosasivuoleparlareinquest’ora.

Meglio essere generici, ebuttare sabbianegliocchidellagentedicendocheèora di smetterla con l’in-segnamento confessionaledel catechismo (ma dovevive chi tira fuori ancoraqueste banalità? Ha maiassistito ad una lezionedi religione negli ultimitrent’anni?) piuttosto chedire con precisione qualitemiinsegnare.Oppure,megliofarcredereche vi sia mancanza diprofessionalità inchioggi

insegna religione – illudendo cheun qualsiasi docente titolare (chemagari non sa distinguere tra unprete e un pastore) sia meglio diun docente laureato alla facoltàditeologia–piuttostocheindica-re con chiarezza quale curriculumdebbapossederechiinsegneràreli-gione.

Allora, una volta chiarite questedue cose, a me non importa piùcome chiamare quest’ora. Se chiinsegna religione ha rispetto del-l’allievo e della materia (e oggimi pare che sia proprio così), ese le regole sono chiare per tutti,chiamiamopurequest’oracomesivuole.L’educazioneèsalva.

PS: segnalo l’interessantissima pub-blicazione della diocesi di Lugano intitolata “Insegnamento Religioso Scolastico”, febbraio 2007, p. 32, 2 franchi, che può essere richiesta alla Cancelleria vescovile (091 913 8989).

Luigi Maffezzoli

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SerataaGiubiascoconilVescovoPierGiacomo

Lafamigliaritrovata

Vita dell’associazione

L’Azionecattolicahavissutolune-dì12febbraio2007aGiubiascounincontrointensoeproficuoconilVescovoPierGiacomo,cheinunaseconda serata (dopo quella delloscorso novembre) ha presentatola lettera pastorale “Non hannopiùvino”.Ipresenti,appartenentialle diverse fasce di età (giovani,adultiefamiglie),hannoascoltatoconvivointeressel’interventodelVescovo (che comparirà pure persuagentileconcessioneneiprossi-minumeridi“Spighe”).Le parole di monsignor Grampasono intrise di una grande atten-zione alla realtà: «La mia lette-ra pastorale parte dal basso: daidati statistici, dalle situazioni dicrisi della famiglia». Osservandolarealtàcosìcomeessasipresenta,risulta poi evidente la necessità,per l’essereumanoinquantocop-

pia (“Dio creò l’uomo: maschio efemminalocreò,asuaimmagineesomiglianza”,Genesi1,27),dirife-rirsiaDio,suaorigine,pertrovarela propria autentica identità. UnDiocheèAmoreeRelazione,nelquale l’unità non si contraddice

con la distinzione delle Persone,costituiscequindi ilmodellodellafamiglia,nellaqualedevonoregna-re l’accoglienza e il rispetto delladiversità,edallaqualedevescatu-rire l’educazione dei figli a viverenella verità, nell’amore e nelladisponibilitàalladonazionedisé.Il Vescovo ha quindi reagito allenumerosedomandeetestimonian-zesortedalpubblico:domandesulvalore del cammino dei fidanzatie sulle modalità scelte per la pre-parazione al matrimonio cristianoma anche civile; sulla necessitàdi accompagnare poi le giovanifamiglie nel loro quotidiano cam-mino; sulle difficoltà dell’educa-re all’amore e alla verità, in unmondo nel quale parlare di veri-tà diventa sempre più difficile. IlVescovohaincoraggiatoipresentia proseguire nel cammino inizia-to,anchecomeassociazione,senzascoraggiarsi, coscienti del valorechelatestimonianzacristianahanellanostraodiernasocietà.

Chantal Montandon

Fotografie di Pamela Suozzi

Fotografie di Pamela Suozzi

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Speciale Quaresima

Alle  origini  del  «Sacrificio  Qua-resimale»: una testimonianza Ormaièunatradizione incontrareogni anno i manifesti, le agen-de, le proposte del “SacrificioQuaresimale”: questa bella realtàdella chiesa svizzera. Nella miainfanzia partecipando ai lupetti diSanGallo,entraiincontatoconlarealtà del Sacrificio Quaresimale,nataproprioinqueglianni(1961)su iniziativa di un capoesplorato-re lucernese. L’idea era quella difar vivere il periodo quaresimale–siaaicattolicicheaglievangelici–condelleanimazionicheaccom-pagnassero il classico digiuno, persensibilizzareaiutandoanchei fra-tellibisognosicondelleoperecon-crete. In un primo tempo questacollaborazione tra scout cattoliciedevangelicierarivoltaalsostegnodelleparrocchiesvizzere,percreareunaretedisolidarietà(comeconle“Missioniinterne”),mentreconglianni l’attenzione si è spostata agliaiutidisviluppoperpaesidell’emi-sferoSuddelpianeta.Nella città di San Gallo que-

L’importantelavoroeitemidelSacrificioQuaresimale

sta collaborazione tra le diverseChiesaeragià storicamenteprivi-legiatadallapresenzadiduechie-se contigue (sul sagrato della exabbazia benedettina): con tuttol’entusiasmo dell’età noi ragazzipartivamoilmercoledìallaricercadi carta straccia nelle abitazioni,chepoirivendevamoperSacrificioQuaresimaleePanepertutti(gua-dagnavamo 18 centesimi ogni 50chilidicartaconsegnata).

Uso  dell’agenda  e  della  cartella d’animazione 2007Il materiale proposto quest’annoda Sacrificio Quaresimale per icattolici eper ivari gruppiepar-rocchie,èdiunagrandericchezzadidattica, pedagogica e spirituale.Sipossonoovviamentesceglierelevarie piste di lettura offerte dallecartelledianimazione,inbaseallefasced’etàoatemiinteressanti.Sipuò riflettere sul temadello sfrut-tamentonel lavorodeipiùdeboli(le donne e i bambini), come apiche lavorano nella società; oppu-re si può affrontare il tema dellavoro minorile con l’esempio deilavoratori a cottimo del Pakistan(l’animazioneproponedicostruireunpallone);perfarinfineriflettereipiùgrandièpresentataunasche-dasulmercato“nascosto”dietrolafabbricazionedeicomputer.Sarebbeungranpeccatochetuttoquesto materiale prodotto vadaperso – magari buttato – e nonvenga utilizzato per sensibilizzarci

Quaresimasolidaleenonsuperflua

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Vita dell’associazione

Il24marzovengonovendutesullepiazzedi tutta laSvizzera100milarose Max Havelaar a un prezzosimbolico di 5 franchi ciascuna:il ricavato di questa azione andràintermaente a favore di progettidi sostegno dei diritti di uominie donne nei paesi del Sud dellaTerra.Anche il vendere e il comperarequeste rose di solidarietà ci fannosentirelegatiaunnuovosviluppoglobale, a favore della giustizia,ognuno nel suo piccolo. Questotema delle rose ci fa pensare allasensibilità e all’amore di SantaTeresa di Lisieux, che spargeva ipetali di rosa davanti al SignoreCrocefisso.ColeichePioXichia-mò“lapiùgrandesantadeitempimoderni” inunadelle sue lettereadunaconsorellascriveva:“il mio sogno sarà realizzato quando farò cadere dal cielo una pioggia di rose, per ottenere i meriti delle anime, per i bisogni di tutta la chiesa e infine

100mila rose contro lo sfruttamento

per gettare delle rose a tutti, giusti e peccatori”.Ecco che il nostro gesto assumeprofondità e valore spirituale:l’iniziativa delle rose promossa daSacrificio Quaresimale ogni annoè una bella sfida e ci permette dicamminare con tutta la Chiesasvizzera insieme per una Pasquasemprenuova.

Brigitte Suozzi – Ihle, CMSI, CMCS

e aiutare a riflettere sui temi del“peccato sociale” che anche noi–magarianchesoloinconsapevol-mente–possiamocompiere.Nonbisognalasciarecaderequestitemi:ilConsiglioMissionariocat-tolicohafattofarealleConferenzemissionarie regionali un’inchiestasulle strutture missionarie nellerealtà locali e nelle parrocchie.Sièquindiconstatatochecisonoancora diversi responsabili delleparrocchie che non sentono que-stolegamedisolidarietàdituttalaChiesasvizzeraversoibisognosieche non lavorano in favore dellecampagne missionarie proposte inottobredaMissinoeinQuaresimadaSacrificioquaresimale.Quest’anno il drappo quaresimaleci fa riflettere su una tematicaattualissima che come cristianinonpossiamoassolutamenteigno-rare:ÈLANOSTRAFEDE–LADIGNITÀDICHILAVORAVARISPETTATA.Ciinterpellasulnostromodoconcuiviviamoilnostrolavoroquoti-diano e sulla percezione di quellodegli altri, in particolare quellonell’emisfero Sud, dove spessole persone sono sfruttate comeschiavi. Sul drappo 2007 vedia-mo personaggi biblici: ADAMOed EVA (lavorare è una missionefondamentale dell’essere umano),MARIA ed ELISABETTA (ladonna alvora nel silenzio al ser-vizio di tutti), e la COMUNITÀsotto la croce (siamo salvati tuttidalla croce, speranza dei cristianie anche simbolo dell’universalitàdellachiesa).Fermiamoci allora a far un esamedi coscienza: inquesta societàdelsuperfluoincuiviviamo,cosapos-siamo fare, in concreto, per nonfarci associare ad un mercato chesfrutta per avere profitti le perso-ne?

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“La cenere è il resto di qualcosache si è consumato. È il segno diun fuoco ormai spento, una fiam-macheèstatavivaecheoranonc’èpiù.Con l’imposizionedelleceneri sulcapo inizia il tempo forte dellaQuaresima.Siripartedallamemo-ria dellanostra fragilità e pochez-za, consapevoli dei nostri pecca-ti. All’orizzonte, nel buio dellanottediPasqua,stailfuoconuovo,segno vivo del Crocifisso Risorto,piu’fortediognimorte.Dalle ceneri al fuoco: il camminodelrinnovamentospirituale,previ-stodaltempoquaresimale,sembrainvertirel’ordineusualedellecose.Non dal fuoco alle ceneri, comeavviene comunemente, ma dallecenerialfuoco.Deveesserciqual-chesegretochespiegail rovescia-mento,Qualcunochesoffisuirestidelnostrofuocomorente,affinchéne sprizzi almeno una scintilla ela fiammariappaia.Consentiremoall’Unico di soffiare il suo Spiritodi verità e di amore su quel cherestadellanostravitacristiana?Solo lo spirito di Colui che haconosciutolatentazioneedilcom-battimentocontroilmale–el’havinto! - puo’ aiutarci a chiamareper nome le nostre miserie e inostripeccati,ariprenderedacapola fatica della conversione. Maproprioinquestafatica,trasucces-sied insuccessi(molti), si ravvivalafiammadell’amoreaCristoeaifratelli. Abbiamo bisogno di cre-derechepotremodavveroassomi-gliareunpo’dipiu’aCristo, lucedel mondo: per questo il Vangeloci riproporrà la Trasfigurazione di

Gesu’sulTabor.Anchecosi’l’Uni-cosoffiasudinoiilsuoSpirito,eravviva in noi la fiducia riguardoalla possibilità della nostra trasfi-gurazioneinLui.Cristo, luce delmondo, chi segueTeavràlalucedellavita.Dalle ceneri al fuoco. Fuor dimetafora, il tempo di Quaresimaèun’opportunitàpreziosissimaperridare slancio alla vita cristiana.Dallecenerialfuoco:èletizia!Occorre riconoscere che forsequalche volta i cristiani hannopresentatoinmanieratroppocupalalottadellaconversioneeilcom-battimentocontrosestessi.Eforsesi è anche parlato del sacrificiodi Cristo – la passione e la croce– insistendo sul dolore che hacomportatopiu’chesull’amoredacui è generato, e che vuole susci-tarecomunque,inognicuore.Masono state deviazioni, accentua-zioni che non corrispondono allospirito autentico dellaQuaresima,cheèquellodiun impegno serio,determinato, per lasciarci trasfi-gurare dall’Unico. E’ Cristo cheinizia in noi l’opera della conver-sione! Lui soffia instancabilmente

neinostricuori il suoSpirito,Luiche già vi abita, anche se non losappiamo o non lo riconosciamo.Nella profondità del nostro cuoremette l’energia di una trasforma-zionepossibile.Le pratiche del digiuno e dellapenitenza, cosi’ come l’impegnodella carità e dell’elemosina, nonsono una prova di forza contro sestessi. Sono il prezzo che decidia-modipagareperlasciarcitrasfigu-rare da Cristo, l’Unico capace disoffiare sulle ceneri e braci ormaispentedelfuocodelnostroamore,e di farne resuscitare – letteral-mente!–unavitanuova.Sceglieremo volentieri qualchemortificazione (cibo, dolci, vino,fumo, TV…) per diventare piu’capaci di accogliere con Cristo, ecomeLui, lemortificazioniche lavitaquotidiananonfamancare.Lofaremonellafiduciacheli’dentropotremo sperimentare già la forzadella risurrezione: la pazienza nonè fiducia in una novità possibile?Guarderemo ancora al Crocifisso:nelmomentoincuisembraimmo-bilizzato dall’umana cattiveria,sconfitto e condannato a morte,è in realtà con le braccia aper-te, spalancate verso ogni uomo.Ancheversoicrocifissori,cosi’daimmettere la novità dell’Amorenellastoriadegliuomini.Intanto, apprestandoci allaQuaresima,ènecessarioriconoscerechelecenerisonogiàdentrodinoi.C’èqualcosadispentonellanostrapersonaenellanostracomunità:ilCristo vuole accendervi un fuoco,finoabrillareconLui.

Giuseppe Pesenti

«Dallecenerialfuoconuovo»Isacrificichetrasformanodigiunoepenitenzaingioia

Speciale Quaresima

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“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). È que-stoil temabiblicochequest’annoguida lanostra riflessionequaresi-male.LaQuaresimaè tempopro-pizio per imparare a sostare conMariaeGiovanni,ildiscepolopre-diletto, accanto a Colui che sullaCroce consuma per l’intera uma-nitàilsacrificiodellasuavita(cfrGv19,25).Conpiùvivapartecipa-zione volgiamo pertanto il nostrosguardo, inquesto tempodipeni-tenzaedipreghiera,aCristocroci-fissoche,morendosulCalvario,ciharivelatopienamente l’amorediDio.Sul temadell’amoremi sonosoffermatonell’EnciclicaDeus cari-tas est, mettendo in rilievo le suedue forme fondamentali: l’agape el’eros.

L’amore di Dio: agape ed erosIl termine agape, molte volte pre-sentenelNuovoTestamento,indi-ca l’amore oblativo di chi ricercaesclusivamente il bene dell’altro;laparolaerosdenotainvecel’amo-re di chi desidera possedere ciòche gli manca ed anela all’unio-ne con l’amato. L’amore di cuiDiocicircondaèsenz’altroagape.

Laletterad’amoredelPapaBenedettoXVIciinvitaaguardarealCrocifisso

In effetti, può l’uomo dare a DioqualcosadibuonocheEgligiànonpossegga? Tutto ciò che l’umanacreatura è edhaèdonodivino: èdunque la creatura ad aver biso-gno di Dio in tutto. Ma l’amoredi Dio è anche eros. Nell’AnticoTestamento il Creatore dell’uni-versomostraversoilpopolochesiè scelto una predilezione che tra-scende ogni umana motivazione.IlprofetaOseaesprimequestapas-

sionedivinacon immaginiaudacicomequelladell’amorediunuomoperunadonnaadultera(cfr3,1-3);Ezechiele, per parte sua, parlandodel rapporto di Dio con il popolodiIsraele,nontemediutilizzareunlinguaggio ardente e appassionato(cfr 16,1-22). Questi testi bibliciindicano che l’eros fa parte delcuorestessodiDio:l’Onnipotenteattende il “sì” delle sue creatu-re come un giovane sposo quellodellasuasposa.Purtroppofindallesueoriginil’umanità,sedottadallemenzogne del Maligno, si è chiu-sa all’amore di Dio, nell’illusionedi una impossibile autosufficienza(cfrGn3,1-7).Ripiegandosi su sestesso,Adamo si è allontanatodaquella fonte della vita che è Diostesso, ed è diventato il primo di“quellichepertimoredellamorteeranotenutiinschiavitùpertuttalavita” (Eb2,15).Dio,però,non

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Speciale Quaresima

si è dato per vinto, anzi il “no”dell’uomo è stato come la spintadecisiva che l’ha indotto a mani-festareilsuoamoreintuttalasuaforzaredentrice.

La Croce rivela la pienezzadell’amore di Dio È nel mistero della Croce che sirivelaappienolapotenzainconte-nibiledellamisericordiadelPadreceleste. Per riconquistare l’amoredella sua creatura, Egli ha accet-tatodipagareunprezzoaltissimo:ilsanguedelsuoUnigenitoFiglio.Lamorte,cheperilprimoAdamoerasegnoestremodisolitudineediimpotenza,siècosìtrasformatanelsupremo atto d’amore e di libertàdel nuovo Adamo. Ben si puòalloraaffermare,consanMassimoilConfessore,cheCristo“morì,secosìsipuòdire,divinamente,poi-ché morì liberamente” (Ambigua,91,1956).NellaCrocesimanifestal’erosdiDiopernoi.Eros èinfatti-comesiesprimeloPseudoDionigi- quella forza “che non permetteall’amantedirimanereinsestesso,ma lo spinge a unirsi all’amato”(De divinis nominibus, IV, 13: PG3,712).Qualepiù“folleeros”(N.Cabasilas, Vita in Cristo, 648) diquello che ha portato il Figlio diDioadunirsianoifinoalpuntodisoffrirecomeproprieleconseguen-zedeinostridelitti?

«Colui che hanno trafitto»Carifratelliesorelle,guardiamoaCristo trafitto in Croce! E’ Lui larivelazione più sconvolgente del-l’amore di Dio, un amore in cuieros eagape, lungidalcontrappor-si, si illuminano a vicenda. SullaCroce è Dio stesso che mendical’amoredellasuacreatura:Eglihasete dell’amore di ognuno di noi.L’apostolo Tommaso riconobbeGesùcome“SignoreeDio”quan-do mise la mano nella ferita del

suo costato. Non sorprende che,tra i santi, molti abbiano trovatonelCuorediGesùl’espressionepiùcommovente di questo mistero diamore.Sipotrebbeaddiritturadireche la rivelazione dell’eros di Dioverso l’uomoè, in realtà, l’espres-sione suprema della sua agape. Inverità, solo l’amore in cui si uni-scono il dono gratuito di sé e ildesiderio appassionato di recipro-citàinfondeun’ebbrezzacherendeleggeriisacrificipiùpesanti.Gesùha detto: “Quando sarò innalzatoda terra, attirerò tutti a me” (Gv12,32). La risposta che il Signoreardentemente desidera da noi èinnanzituttochenoiaccogliamoilsuoamoreecilasciamoattrarredaLui.Accettare il suoamore,però,non basta. Occorre corrisponderea tale amore ed impegnarsi poi acomunicarlo agli altri: Cristo “miattiraasé”perunirsiame,perchéimpariadamareifratelliconilsuostessoamore.

Sangue ed acqua“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Guardiamo confiduciaalcostato trafittodiGesù,dacuisgorgarono“sangueeacqua”(Gv 19,34)! I Padri della Chiesahannoconsideratoquesti elemen-ti come simboli dei sacramenti

del Battesimo e dell’Eucaristia.Con l’acqua del Battesimo, gra-zie all’azione dello Spirito Santo,si dischiude a noi l’intimità del-l’amore trinitario. Nel camminoquaresimale, memori del nostroBattesimo,siamoesortatiadusciredanoistessiperaprirci,inuncon-fidente abbandono, all’abbracciomisericordioso del Padre (cfr S.Giovanni Crisostomo, Catechesi,3,14 ss.). Il sangue, simbolo del-l’amoredelBuonPastore,fluisceinnoispecialmentenelmisteroeuca-ristico: “L’Eucaristia ci attira nel-l’attooblativodiGesù…veniamocoinvoltinelladinamicadella suadonazione” (Enc. Deus caritas est, 13). Viviamo allora la Quaresimacome un tempo ‘eucaristico’, nelquale, accogliendo l’amore diGesù, impariamo a diffonderloattorno a noi con ogni gesto eparola. Contemplare “Colui chehanno trafitto” ci spingerà in talmodo ad aprire il cuore agli altririconoscendo le ferite inferte alladignitàdell’essereumano;ci spin-gerà, in particolare, a combattereogniformadidisprezzodellavitaedisfruttamentodellapersonaeadalleviareidrammidellasolitudineedell’abbandonoditantepersone.LaQuaresima siaperognicristia-no una rinnovata esperienza del-l’amorediDiodonatociinCristo,amore che ogni giorno dobbiamoanostravolta“ridonare”alprossi-mo,soprattuttoachipiùsoffreedè nel bisogno. Solo così potremopartecipare pienamente alla gioiadellaPasqua. Maria, laMadredelBell’Amore,ciguidi inquesto iti-nerario quaresimale, cammino diautenticaconversioneall’amorediCristo.Avoi,carifratelliesorelle,augurounproficuoitinerarioqua-resimale,mentreconaffettoatuttiinvio una speciale BenedizioneApostolica.

Benedetto XVI

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Speciale Quaresima

LetteradalMonasteroAccogliamol’amorediGesùelasciamociattrarredaLui

Cariamici,franonmoltigiorni,ormai,potremoesultareperlarisurrezionediCristoepotremocongioiagrandeudireilsuosaluto:«Paceavoi!».Quest'anno più che mai abbiamobisognodiquestacertasperanzapernonlasciarciscoraggiareeabbatteredallenotiziefunestechecigiungonoognigiornodaognipartedellaterra.Non deve accadere a noi come aidiscepoli di Emmaus, che cammi-navanotristiversoillorovillaggio,perchéormaieranosenzasperanza.Non volendo credere all'annunciodella risurrezione, si erano lasciatiinvaderedaunaprofondadelusioneequindidallatristezza.SoloGesùinpersona,accostandosialoro,riesceafarardereancoraillorocuoreefarlitornaredicorsaaGerusalemme,dacuisieranoallontanatidelusi.Per non fare la triste esperienza diquestiduediscepoli,ascoltiamoconfedeunaparolachePapaBenedettoXVI ci ha rivolto nel suo messag-gio per questa Quaresima: «Gesùha detto: "Quando sarò innalzatoda terra, attirerò tutti a me" (Gv12,32). La risposta che il Signoreardentemente desidera da noi èinnanzitutto che noi accogliamo ilsuoamoreeci lasciamoattrarredaLui. Accettare il suo amore, però,non basta. Occorre corrisponderea tale amore ed impegnarsi poi acomunicarlo agli altri: Cristo "miattiraa sé"perunirsiame,perchéimpariadamareifratelliconilsuostessoamore...LaQuaresimasiaperogni cristiano una rinnovata espe-rienzadell'amorediDiodonatociinCristo,amorecheognigiornodob-biamo a nostra volta "ridonare" al

prossimo,soprattuttoachipiùsoffreedènelbisogno.Solocosìpotremopartecipare pienamente alla gioiadella Pasqua». Questa parola delPapa l'accogliamo prima di tuttinoimonachechecisentiamoimpe-gnatea"ridonare"aciascunodivoi-specialmenteachinehapiùbiso-gno-l'amoreconcuiDiociamainmodo tenerissimo e "materno"! Sesapremofarlogenerosamenteeconfedeltà, sperimenteremo insieme avoi, inmodo semprepiù intenso evibrante, la gioia di cui il Risortovorràcolmare tutti colorochecre-donoinLuiesiaffidanoaLui.Anche quest'anno nell'attesadi cantare con giubilo l'Alleluiapasquale, vogliamo farvi partecipidiqualchealtrausanzamonasticadiquesto periodo. Dopo aver visto loscorsoannocomeiniziarneilsacrotempo della Quaresima, vediamoora come viviamo in Monastero ilGiovedì santo, nel quale cominciail grande Triduo pasquale. In que-sto giorno riviviamo in due modidiversi l'ultima Cena del Signorecon i suoi apostoli. Dapprima, nelpomeriggio, nel vasto e luminosoRefettorioripetiamoilgestodiGesùchehalavatoipiediaidiscepoli.Perquestodopoilpranzoaiutiamotutteaprepararloinmodochepossaasso-migliarealmenounpocoallagrande"sala al piano superiore" dove gliapostolifecerol'ultimacenapasqua-leconilMaestro.Tuttodeveesserepulitoeordinato,ungrandetappetoricopre interamente il pavimento.Viene preparato un posto per laMadre Priora, che durante questoritorappresentainmodoparticolareil Signore, e davanti agli antichi

tavoli in noce disponiamo le sedienecessarie affinchè tutte possanosedere. Sul tappeto vengono sparsipiccoli fiori perché, come la "salaal piano superiore" del Vangelo, ilnostroRefettoriodeveessereornatonelmodomigliore.Sonopoidispostiin luogoopportunoduetavolini sucuièpreparatoquantoènecessarioper il solenne rito: catini,brocche,asciugamani e un grembiule, affin-chè la M. Priora possa cingersene,comehafattoGesù.All'ora fissata, entriamo processio-nalmente in Refettorio e ci collo-chiamoainostriposti.Unamonacadesignatacantasolen-nemente il brano del Vangelo diGiovanni che narra della lavandafatta da Gesù ai discepoli. Quindisi ascolta il sermone che la MadreAbbadessahapreparatoperlecon-sorellediRosanoechehamandatotempestivamenteancheanoi,affin-chè in un momento così solennepossiamo essere particolarmenteunite dalla sua parola. Al termi-ne la Madre Priora lava e bacia ipiedi ad alcune consorelle, mentremeditiamo la parola del Signore

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In famiglia

chehadetto:«Vihodatol'esempioperché come ho fatto io facciateanche voi», e comprendiamo chetutte dobbiamo servirci umilmenteavicenda.Nella serata riviviamo ancor piùefficacemente la Cena del Signorenella celebrazione solenne dell'Eu-caristia, che quella sera terminaconlareposizionedelSantissimoinluogoadatto,tuttoornatodifioriediceri,nellaCappellinadovesolita-menteèlaMadonnaAddolorata.Rimaniamo poi in adorazionedavanti al Signore, meditandocommossequantoEglicihaamatotutti fino a soffrire per ognuno lasua dolorosissima passione e finoalla morte in croce. Solitamentealle ore 21 facciamo l'Ora Santa,durantelaqualetutteinsiemealter-niamo l'ascoltodella paroladiDiocon canti e preghiere adatte allacircostanza. L'adorazione continuapoi, facoltativa, finoallamezzanot-te. Solitamente tutte rimaniamofino al termine fissato davanti alSantissimoSacramentopregandoinparticolarepertuttivoi,perchihamaggiorenecessitàdell'aiutodivinoenelcuoredelSignoredeponiamotutte le vostre intenzioni, preoccu-pazioniedesideri.Prima di rinnovarvi gli augu-ri pasquali più fervidi, vorremmoancora attirare la vostra attenzio-ne sualcuniavvenimentidelmesedi maggio, anche se non possiamoancora essere precise circa le date,ma saretepoi avvertiti tempestiva-mente:– Come già annunciato, nella

Foresteria sarà allestita unaMostrasulnostroMonastero,chesiamocertevorretevisitare!

– Sempre in maggio, se nonsarà possibile per la S. Pasqua,uscirà una "Guida" del nostroMonastero in lingua italiana etedesca. Anche questa realizza-zione, che ha richiesto molto

lavorodipreparazione,saràutileperfarconoscereilnostroanticoCenobio.

– Inoltreladomenica13maggiocisarà l'annuale Pellegrinaggio alMonasteroorganizzatodall'Asso-ciazioneAmicidelMonasterodiClaro.Visarà fattopoisapere ilprogrammaesatto.

Con l'augurio che per ciascuno lasofferenzachenonmancamainellenostre giornate, venga trasfiguratadalla vittoria pasquale del Signoreesitrasforminellagioiachenessu-nopuòrapire,viripetiamoancora:buona e santa Pasqua! Alleluia! IlSignoreèrisortodavvero!

Le Benedettine di S. Maria

12 Spighe Febbraio 2007

Riflessioni

L’infanzia di Olav Haralds-son e le prime spedizioniDifficile immaginare la gelida emisteriosa Norvegia all’alba delsecondomillennio,unPaesecarat-terizzato dal rigore dei freddi elunghi inverni, dall’orgoglio dellasuariccavegetazione,abitatodagliintrepidiedindomabiliVichinghi,abbandonato all’oscurità del solegranpartedell’anno, edabbando-nato all’oscurità delle divinità diunradicatopaganesimolocale.Figlio di un piccolo re locale,Olav Haraldsson nasce nel 995e cresce a Ringerike, nel sud-estdella Norvegia. Il padre, HaraldGrenske, muore nel corso di unaspedizione vichinga in Sveziaquando il bambino non è ancoranato.LamadreAstasirisposaconungrandelatifondista,SigurdSyr,elanuovafamigliasitrasferisceincampagnanegliampipossedimentidi Sigurd. Il bambino cresce rapi-damentenonsoloinstaturaebel-lezza ma, stando alle parole dellostoricoSnorre(1179-1241),anchein intelligenza, vigore e prontez-za. La relazione del futuro santocon ilpatrignonon sembraessereparticolarmente felice, mentre unaffetto sincero e devoto lo unisceallamadreAsta.A dodici anni il giovane Olav siimbarca per la sua prima spedi-zione vichinga, che sarà seguitada numerose altre al servizio divaripiccoli sovrani locali.Lavitadel giovane sarà da quel momen-to caratterizzata da quelle tipichevirtù nordiche dell’epoca, ossial’audacia e la spregiudicatezza.OlavprendeparteaspedizionicheloportanofinoinInghilterra,edèdurante una di queste che l’Arci-vescovo di Canterbury, Alphege,

DallaNorvegia,allascopertadiunsantovenutodalNord

rapitoenonriscattatodalred’In-ghilterra,vieneuccisonelcorsodiuna rissa fra vichinghi ubriachi.Morto Alphege, il riscatto saràugualmente pagato dal re inglesee i Vichinghi lasceranno l’inghil-terra.La svolta: l’incontro con il CristianesimoDopo la spedizione inglese Olavsi arruolanell’esercitodelducadiNormandiadicuièospitenell’in-verno1013-1014nellasuacasadiRouen.LaNormandia,chedal881erainmano vichinghe, era un ducatoben organizzato, avanzato e rettodasolidiprincipicristiani. Il rediFranciaavevacedutoaiVichinghilaregionenormannaacondizionecheessiladifendesserodaattacchistranieri. I Vichinghi che vi sieranoinstallatiavevanoabbraccia-toconentusiasmoilCristianesimo,cheerabenlontanodall’essereunasola fede a parole. Lo stesso ducadiNormandia,oltrecheessereun

abile uomo di Stato, era anche esoprattuttounrigorosoescrupolo-soseguacedelCristo.Nelcorsodell’invernotrascorsoincompagnia del duca, Olav scopreun orizzonte spirituale e moralechecapovolgelasuavisionedellavita fondata finoaquelmomentosulle credenze pagane e le usanzevichinghe. Egli fa l’incontro conil Figlio di Dio, quel Figlio chesi dona gratuitamente a ciascunuomocheabbia lapovertàneces-saria per accoglierlo. Nel caso diOlav non dovette trattarsi di unaconversione fulminea ma piutto-sto di un meditato e approfondi-to viaggio spirituale che lo portòa confrontare le sue impotentidivinità pagane con la potenzadell’unico Salvatore, le sue spedi-zioni vichinghe con l’unico veroviaggiocheconti.Acasadelducadi Normandia c’è tempo per ladiscussione, per il confronto, pergli incontri con autorità ecclesia-stichelocalieconfedeli.E’duran-te questo soggiorno a Rouen cheil futuro re di Norvegia decide difarsibattezzareentrandoafarpartecosìdellaChiesacattolica.Durante il suo soggiorno inNormandia Olav intraprende unviaggio in Spagna deciso a pro-seguire per il Mediterraneo, mail piano è bruscamente interrottoda un sogno nel quale un uomogli appare e gli ordina di ritor-nare «in Norvegia, perché saraiRe di Norvegia per l’eternità».Interpretando quel sogno comeun autentico segno divino, Olavdecide che è giunto il momen-to di ritornare nel suo Paese perrestauraresultronoladinastiadeiYngling(dicuieglièmembro,mache era stata spodestata dal trono

Olav,reemartire

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Riflessioni

nel1000daiDanesiedalpotentejarlHladirEirik).

Il ritorno in Norvegiae l’unificazione politicaOlav si imbarca per la Norvegianell’autunnodel1015.Lungolaviadel ritorno il futuro re fa tappa inInghilterradovemetteinsiemeunaflottacompostadacirca220uomi-ni,fracuialcunisacerdotievescovi.Olav salpa per una Norvegia reli-giosamente frammentata, politica-mentedivisafrailrediDanimarca,il re di Svezia e i conti di Lade, esocialmentecostellatadanumerosiepotenticlanfamiliari.Ogniclan,delimitatoterritorialmentedaisuoilatifondi, si compone di un capo(un “jarl”, il membro più anzianodella famiglia) e dei membri dellasua famiglia allargata. Il clan è ilnucleodellavitasociale,economicaepoliticanorvegesediqueltempo,ancheseèdanotarechealritornodi Olav la disgregazione di questosistema è già, seppure lentamente,iniziata. Caratteristica dei clan èla loro autosufficienza economica,e l’autonomia di queste cellule leunedallealtre,eccezionefattaperinuovivincolicreatidaimatrimoni.Il clanèunitonon soloda legamidi sangue fra i vivi ma anche dailegami con i propri defunti, a cuisonoofferticultiesacrifici.NelsuoPaeseilfuturosantoèbenaccoltodaunapartedeiclanchesialleano con lui, ma l’unificazionecompletadellanazioneavvienesoloalprezzodibattaglie,inparticolarecontroiltemibileHaakon,figliodeljarlEirik.E’nelcorsodellabattaglianavalediNesjar(marzo1016)cheil trono ritorna nelle mani delladinastiadiOlav,eversolafinedel1016 il re controllaormai laquasitotalitàdellaNorvegia.

La cristianizzazione della NorvegiaE’soltantodopol’unificazionepoli-ticacheOlavdàavvioalprocessodiunificazionereligiosaespirituale

del suo Paese. Questo processo avoltesisvolgepacificamente,altrevoltesiscontraconlaforteostilitàdeicapilocali.NeiprogettidelreOlavviènonsoltantoladiffusionedella religionecristianaattraversola costruzione di adeguati luoghidi culto ma anche la disposizioneel’ordinamentodituttalavitadelsuopopoloallaparoladelVangelo,inteso come unico strumento diperfezionamento. A questo fine,econlacollaborazionediuncon-sulente inglese, Olav elabora unagiurisprudenzachiamata«ilDirittoCristiano»,piùnotasottoilnomedella «Legge di Sant’Olav». Essanonsilimitaaregolarelastrutturae l’organizzazionedellaChiesamacontiene anche precise regole divita. E’ significativo notare chela Legge inizia con le seguentiparole: «Il primo punto della legge è che ci prostrarremo ad Oriente e che pregheremo il Santo Cristo per un buon raccolto e per la pace. Che Egli possa essere nostro Amico e noi i suoi amici, e possa Dio essere Amico di noi tutti».LaleggediSant’Olavrappresentòunimportante,esemplareedecisi-voprogressononsoloreligiosomaanche morale e civile. Fra i variprecettivieranol’obbligodifedel-tàdelmaritoallamoglieeildivie-to di abbandonare i neonati. Lapoligamiafuabolitaepeneseverefuronostabiliteincasodiviolenzasulle donne. Fu vietato il consu-

mo di carne il venerdì e negatoun funeralecristianoacolorocheavevano commesso omicidi, vio-lenze,tradimentiefurti.Erapoidicompetenzadeisacerdotiprendersicuradellavitaspiritualeereligiosadelleanime,edi farlo inmanieraprogressivaegraduale.Questopro-cesso di conversione del popolo,avviato da Olav, si estenderà suvarisecoli.

La ribellione dei clan e la partenza dalla NorvegiaLaNorvegiaconosce,sottoilregnodireOlavII,unperiododinotevo-le prosperità economica e socialemavedeanchecrescereilmalcon-tento e le proteste di molti capilocaliiqualivedononellapoliticadi re Olavun’ingerenza politica esociale eccessiva a cui non eranoabituati sotto il regno dei gover-natori stranieri. Questa situazionespinge i potenti jarls locali a cer-care un’alleanza con il re Canutodi Danimarca, un ricco e potentemonarcacheambivaariprendersilaNorvegia.CanutodiDanimarcaoffreai clan locali ingenti sommedi denaro in cambio della loroalleanza e del loro sostegno nelladetronizzazionedireOlav.CanutodiDanimarcas’imbarcaquindinel1027perlaNorvegiaacapodiunaflotta di cinquanta navi destinataafinireilgovernodelfuturosanto.Canuto è accolto dai signori inrivoltacomenuovorediNorvegiaeconquistasenzadifficoltàNidaros(oggiTrondheim),lacapitaledireOlav. Re Olav è allora costretto,nel1028,adabbandonareilPaesepertrovarerifugioprimainSvezia,dove lascia la moglie Astrid, eproseguirepoiconilfiglioMagnusallavoltadiNovgorod,accoltodalGranDucaJaroslavedallamoglieIngegjerddiSvezia.

Barbara Trentini

A seguire nella seconda parte: il ritorno di re Olav II in Norvegia, la sua morte e la sua santifica-zione.

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Riflessioni

DonBeatMüllerrispondeadonSandroVitalini

OpusDei,«materialismocristiano»In queste righe offro qualche riflessione a proposito dell’intervento abbastanza preoccupato di Mons. Vitalini nell’ul-timo numero di «Spighe».

Lapreoccupazionecentraleriguar-dal’ascesicorporale.Ricordoanzi-tutto che l’ascesi è esistita semprenella Chiesa (nonché nelle altregrandi religioni). Esiste perciò,con l’approvazione delle autoritàecclesiali,anchenell’OpusDei.Piùspecificamente, il fondatore del-l’OpusDeihainsegnatoapraticarel’ascesi dei piccoli superamenti dise stessi nella vita quotidiana: ilsorriso anchequando si è stanchi,il tentativo di rendere gradevolela vita agli altri ecc. Oltre a ciò,l’OpusDei–comealtrepersoneeistituzioninellaChiesa–continuala tradizione dell’ascesi corporaleclassica, che include l’uso di unpiccolo cilicio. Questa forma diascesièconsentitaperòsoltantoadalcuni,ecomunquemaialleperso-nesposate.Inoltre,èsemprevolon-tariaenoncausanessundannoallasalute (a tal riguardo la questionedeldigiunoèpiùdelicata).Mons.Vitaliniteme–enonsenzamotivo, se si pensa a certe eresiesoprattutto gnostiche – che unatalepraticasial’espressionediunaconcezione manichea che separal’animadalcorpo,intendendoque-st’ultimocomeilprincipiodelmale.In realtà, questa mentalità è deltuttoestraneaallospiritodell’OpusDei, audacemente definito da sanJosemaríaEscrivácome«materiali-smocristiano».L’aspettocorporalenon va disprezzato né distrutto; alcontrario, si tratta di armonizzarlo

conlospirito,affinchéilbene–labuona volontà – si esprima nonsolonelpensieroenelleparole,masoprattuttonell’agirequotidiano.Tuttisappiamocheagirebenenonè una cosa automatica ma esigeuno sforzo, poiché anche se ogninostra buona azione è compiutaconl’ausiliodellagrazia,sirichiedesempre la nostra collaborazione.L’ascesi è precisamente un modoperevitareunospiritualismochesidisinteressa dell’aspetto corporaleelotienelontanodall’anima.Taleatteggiamento –ha osservato sanJosemaría–porterebbeauna«dop-pia vita: daunaparte, la vita inte-riore, la vita di relazione con Dio;dall’altra, come una cosa diversa eseparata,lavitafamiliare,professio-naleesociale, fattatuttadipiccolerealtàterrene».Laveravitacristianaè«unasolavita, fattadicarneedispirito, ed èquesta chedeveessere– nell’anima e nel corpo – santa epiena di Dio» (Colloqui con monsi-gnor Escrivá de Balaguer,n.114).L’ascesièquindiparagonabileall’al-lenamento sportivo (questo infattièilsignificatooriginaledellaparolagreca«ascesi»)cheintendemettereilcorpo«informa»perraggiungerel’obiettivochelosportivosipropo-ne.Ladifferenza è che gli sportivi«lo fannoperottenereunacoronacorruttibile,noi [i cristiani] inveceuna incorruttibile» (1 Cor 9,25).Ma la motivazione più profondadell’ascesi è l’unione alla croceredentrice di Gesù Cristo, comedicesanPaolo:«completonellamiacarnequellochemancaaipatimen-tidiCristo,a favoredelsuocorpocheèlaChiesa»(Col1,24).

Numerosi santi, anche dei nostrigiorni, hanno seguito questa stra-da, e spesso in un modo più esi-gente e radicale di quanto fattoda alcuni membri dell’Opus Dei:sanFrancescod’Assisi,sanNicolaodella Flüe, san Giovanni dellaCroce, santa Teresa di Avila, sanTommaso Moro, san Francescodi Sales, il vescovo martire OscarRomero… – Manichei, tutti loro?Percarità!Anzi,unuomomortifi-catocomesanFrancescod’Assisièstatocapacedi scrivere ilCanticodelle Creature, un vero inno almondo visto nella luce dell’amorediDio.Nell’ascesicorporalepraticatanel-l’OpusDeisipuòtuttaviascorgereunacertanovità, edè il fattochetaleascesivienevissutadacittadi-nicomuni,nonconfinatidietrolemuradiunmonasteroodiuncon-vento.Ifedelidell’OpusDeisonoerimangonodeifedelicomunie–inquanto tali– non fanno sfoggio oostentazionedellepropriepraticheascetiche.Certe persone, dopo essere usci-te dall’Opus Dei – alcuni di lorodecennifa–,hannoparlatodisensidi colpa e di oppressione. È unavisionenoncondivisanonsolodagli85milamembriattuali,maancheda molti ex membri. Tale visionecritica è tuttavia comprensibile inpersone che non hanno perseve-rato in un determinato camminoperilqualeavevanocompiutononpocherinunce(l’ascesicorporaleèstatacomunquemoltoraramenteilmoventedell’abbandono).L’Opus Dei si sforza di conforta-re e di aiutare chi l’abbandona,

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nellamisura in cui l’interessato loconsente. L’esperienza negativa dialcune persone richiede da partenostra rispetto e condivisione deldolore,ancheseavoltenonsicon-divide l’interpretazione dei fatti.Tutticostoropossonoessere sicuridi avere sempre la considerazioneelastimadeifedelidell’OpusDei.Posso qui citare quanto il prelatodell’Operaharispostoall’autorediun libro che l’aveva interpellatosu questo punto: «Alle personeche non si sono sentite trattatebene chiediamo scusa con tutto ilcuore».In merito alle possibili difficoltàdi ex membri va anche ricordatoche tutti i membri dell’Opus Deihannounaprofessionecivileechelo stesso Opus Dei ha insegnatoloroasvolgerlaconprofessionalitàe spirito di lavoro serio. Essi nonsono quindi impiegati dell’OpusDei che rimarrebbero improvvi-samente senza lavoro.Nel caso incui abbandonassero l’Opera nonhannoquindiproblemiper il pro-priosostentamento.

Malgrado gli sforzi comunicativi,sembra che non sia ancora pene-trato nella coscienza collettivache lo spirito dell’Opus Dei abbiafattonascerecentinaiadiiniziativesocialiintuttoilmondo:centridiformazionerurali,scuoleeuniversi-tàapertearagazzeeragazzidiogniclasse sociale, aziende con postidi lavoro per persone portatricidi handicap, centri di formazio-neprofessionaleperdonne,scuolecommerciali inpaesi inviadi svi-luppoperformareunaclassemediagarantedellademocraziaecc.Molti membri dell’Opus Dei siimpegnanopersonalmente inque-ste opere con la loro competenzaprofessionale,rinunciandospessoaunavitapiùfacileelucrativa.ConlabellaimmaginediMons.Vitalinisi può dire che rovesciano il loropiatto per dare quel che è dentroaibisognosi:nonsolodamangiare,ma più ancora, la capacità di aiu-tarsidasoli–soprattuttoledonne–equindiladignitàumana.Il sostegno economico di questeiniziative viene dai membri del-

l’OpusDeiedatanticooperatoriecooperatrici. Evidentemente, que-ste opere non possono rendere icontributiaidonatorichepiùtardisidistanzianodall’OpusDei,comenemmenouncattolicocheabban-dona la Chiesa può richiedere isoldidatiallasuaparrocchia.Riguardo alle questioni economi-che, la vera novità dell’Opus Deiè che i membri sono dei laici (enon dei religiosi) che cercano divivereuncompletodistacco,comeaccadeva anche nei primi tempidel cristianesimo, quando moltilasciavanoilorobeniaipiedidegliApostoli.GrazieaDio,questononsuccedesolonell’OpusDei,epensoche non sia il peggiore dei modiper diffondere lo spirito cristianonellasocietàodierna,precisamenteperchéfadacontrappuntoall’ego-centrismoealconsumismoattual-menteimperante,conisuoipiattiindividualisemprepiùgrandi,pieniesempremenorovesciati.

Don Beat MüllerSacerdote dell’Opus Dei

Dall’epopeaallarivelazionePerché  leggiamo tanti orrori nel-l'Antico  Testamento,  come  le guerre nel nome di Dio, gli anne-gamenti  nel  Mar  Rosso  e  quelli per  il  diluvio,  l'ingiunzione  di uccidere  Isacco? Gli  uomini  non incolpano  forse  Dio  dei  disastri che loro stessi provocano?

Dobbiamotenerepresenteidiversigeneri letterari che ci sono nella

Bibbia, e che, se non sono capiti,ingenerano una confusione enor-me. Ho avuto la fortuna di tenererecentemente un corso di eserciziper religiose illustrando l'ampiezzadeimitidelPrimoTestamento.Distoricoc'èmoltopoco.Itestivete-rotestamentarivenneroredattisoloalcuni secoli prima di Cristo, conunosforzocertonotevoleperracco-glieredocumentisparsiemetterein

cartaidatitrasmessidallamemoriadimoltegenerazioni.Cosìnonpos-siamo pensare a una creazione insettegiornioall'impastodell'Adamcon un po' d'argilla. Si noti peròlaprofonditàdiquesta rivelazione:l'uomo,Adam,èfattodipolveremaanimatodallaRuahdivina:quantopiùriconoscelasuapiccolezzatantopiù scoprequellagrandezzacheglivienedalCreatore.

Il teologo risponde

1� Spighe Febbraio 2007

Il teologo risponde

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Così la colpa originale interessaogni Adam, ogni Eva (la viven-te) e ci ricorda che ogni nostrogesto negativo influisce sull'inte-ro universo. Si dimentica però disolito di ricordare che ogni gestopositivo (che è mosso dal Verbocreatore)incidepositivamentesul-l'intera creazione. Il diluvio nonpuòcertoesserepresoalla lettera.Non esiste un Dio che annega lesue creature! Ma questa tradizio-ne, presente in ogni religione, siradica nella coscienza popolare diuna divinità che castiga "aprendoi rubinetti" della volta celeste. Sitratta di una mentalità infantilechenonhaancoracapitocheDioèinfinitoAmoreecheilsuounicocastigoèlafiammaeternadelsuoperdono. Anche l'ingiunzione diuccidere Isacco è immaginata daAbramo che ha di Dio un'ideaancoramoltostrana;eglièmono-latraecioèadoraunasoladivinità,lasua,marispettatutticolorocheadoranoaltredivinità.Ilmonotei-smo puro si farà strada molto piùtardi. Abramo può avere avutol'idea che il suo Signore potevaanche comandargli di ammazzareil suo Isacco. L'offerta dei figli aivari dei dei vari clan era alloramolto comune, visto come l'ideastessa della divinità era ancoramolto povera di contenuto. Lo siimmaginavacomeundioguerrieroesipensavachelevariedivinitàsiscontrassero quando i popoli lorodevoti si scontravano. Anche lastoriadiIsraeleinEgittoèun'epo-pea il cui nucleo storico è moltosottile.Si supponecheungruppo

dischiaviebreisiariuscitoasfug-gire agli egiziani e, attraverso ilmaredeigiunchi,approfittandodiunabassamarea,siastatoingradodieclissarsi.Questiebreinonpre-sero però la via maris, comodae breve, per andare il Palestina,dato che era fortificata. Sfuggitidalla polizia sarebbero caduti inmanodeisoldatieriportati indie-tro o uccisi. Allora quel gruppo(che poeticamente diviene unafolla sterminata) prende il rischiodi attraversare il deserto, si nutrecome può, si abbevera alle fonticheriesceascovaree,dopomolteperegrinazioni (simboleggiate neifatidici quarant'anni), penetra inPalestina dalla parte che non hadifese. Gerico infatti era alloraprivadimuraedigiudeiriuscironoad impadronirsene. La conquistadella Palestina sarà però sempreparziale ed i conflitti di oggi traebrei e palestinesi risalgono giàa quell'epoca. Il libro di Giosuèe quello dei Giudici, inventanouna geografia e una storia inesi-stenti, ma mettono in luce che ilpopolo è vincitore se segue il suoSignore, mentre è sconfitto se glidisobbedisce. Coloro che redigo-noquestepaginecostituisconounpopolo umiliato, servo, sconforta-to. Evocando con pagine epicheil passato, essi tentano di infon-dere agli ebrei amor patrio, orgo-glionazionale,volontàdiriscossa.Queste epopee si trovano pressotuttiipopoli.Sinotiperòchel'es-senzadell'insegnamentodelPrimoTestamento è questa: solo l'os-servanza della legge di Dio rende

l'uomo felice.Questo èverissimo.Ancheoggicirendiamocontochecalpestando le leggi della natu-ra stiamo uccidendo il pianeta.Così l'egoismo sfrenato affama imolti per arricchire i pochi e ciprospettaun'invasionedi affamatiche solo la condivisione e non learmi potranno fermare. Leggendola Bibbia non dimentichiamo larivelazione sommache cihadatoGesù:Dioè infinitoamore,PadreeFiglioeSpirito,evuoleassociaretutte le sue creature alla sua vita,oggiepersempre.

Sandro Vitalini