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mensile della comunità di Salò ANNO LXII - n. 9 Novembre 2013

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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXII - n. 9 Novembre 2013

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3 Anno LXII - n. 9 Novembre 2013Anno LXII - n. 9 Novembre 20132Anno LXII - n. 9 Novembre 2013 Anno LXII - n. 9 Novembre 2013

Vita di parrocchia a cura della Redazione

Verbale del C.P.P. del 10 Ottobre 20131. La compieta, che dà l’avvio ai lavori, è seguita

dall’approvazione all’unanimità del verbale ultima seduta C.P.P. del 11 Aprile 2013.

2. Il Parroco illustra il “cammino ecclesiale parrocchiale” in sintonia con quello diocesano (cf Lettera pastorale Vescovo) e papale (cf “Lumen Fidei” di Papa Francesco) sulla ”Chiesa in Missione”.

3. Lavori delle Commissioni (Missioni) (A livello parrocchiale). Aumento del gruppo di 4/5 unità, 1° incontro il 16.09 per bozza programmazione (1° martedì del mese, rosario 1° mercoledì del mese, incontri, discussione e messa); con il coordinamento di don Pier Luigi. Cena povera il 18.10.2013 quadro attività da completare. (A livello zonale) Veglia missionaria su Lettera Vescovo, il 21 p.v.; (A livello diocesano) ”Missio Meeting” il 25, 26, 27 p.v.

4. (Caritas) In favore della Caritas locale sono stati raccolti con l‘impegno degli Alpini di Salò presso il Simply 10 quintali di viveri già in distribuzione; 6.000 euro circa si sono ricuperati con la pesca di beneficenza durata tre mesi (15 volontari) e dal “Banco Onlus di Muggiò” (Mi) abbiamo avuto un approviggionamento gratuito di 8 quintali di viveri.

5. (Liturgia) Si sottolineano due aspetti: la bellezza dell’Eucarestia, con la collaborazione dei Ministri e ministranti laici. Da notare: positivo apporto con la recita del Rosario per i defunti collocati presso la Domus funeraria locale. Vi è una ulteriore proposta perchè si estenda il proprio sguardo di amore fraterno anche ai malati e sofferenti nei pressi dei Centri di Ascolto.

6. (Giovani) Si sottolineano i seguenti momenti

vissuti dall’Oratorio (don Gianluca): si è avuta una significativa partecipazione dei giovani a Caravaggio in concomitanza con GMG di Rio (veglia di preghiera e adorazione, collega-mento con Papa Francesco da Copacabana); sono stati fissati i giorni settimanali degli incontri di catechismo e di catechesi, la scelta dei testi di supporto, è previsto un incontro anche a Montecastello.

7. (Catechesi) Catechesi per tutti sulla 4ª Lettera pastorale del Vescovo: “la Missione”. Esercizi spirituali, Scuola di Preghiera (cf calendario su sito Parroccchia).

8. Presentazione lettera Vescovo “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (don Pier Luigi): (a) Struttura del testo: Oltre al Prologo, tre capitoli (Gesù mandato dal Padre, La Chiesa mandata da Gesù, la missione della Chiesa bresciana). (b) Percorso: dal volto del Padre alla missione di Gesù, dalla missione di Gesù a quella dei discepoli. La Chiesa bresciana è invitata a vivere ancora “missioni al popolo”, gruppi di catechesi, di ascolto della Parola, itinerari di tipo neocatecumenale.

9. Varie: (don Gianluca) Qualche segno di avvio della UP tra Salò, Campoverde e Villa.

Il Segretario Gianna Giannetta Caravaggi

Secondo l’oroscopo cinese l’anno del drago, l’ultimo dei quali è stato il 2012, è il migliore per mettere al mondo dei figli e garantire loro un futuro ricco di soddisfazioni. Pro-prio l’anno scorso il quotidiano “The Guardian” raccontava dell’impenna-ta del mercato degli uteri in affitto in Cina, dove vige la politica del figlio unico. È un vero e proprio business, molto florido, alimentato da un alto numero di donne che vendono il frut-to del proprio grembo. 200.000 yuan (pari a 120 stipendi medi della Cina) è il compenso per portare avanti la gravidanza che termina con la conse-

gna del figlio alla coppia sterile che ha commissionato il bimbo. Spesso le madri surrogate vengono reclutate da agenzie che le obbliga-no a risiedere in dormitori comuni, rispettando ferree regole di vita, come in una vera schiavitù. Que-sto fenomeno è accertato esisten-te anche in America Latina, negli Stati Uniti e in India ed è in fase di espansione e non soltanto verso l’Est. Quanto si calpestano i diritti e la dignità delle donne e dei bam-bini! Perché non si parla di queste problematiche? Che possiamo fare noi?

La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

In copertina: Primo altare a sinistra nella Chiesa dei CappucciniCappelletta di sinistra, edificata dal marchese Alessandro Pallavicino. La pala, con-tenuta da una soasa lignea di non eccelsa fattura, è stata collocata nel 1800 in so-stituzione di una precedente tela (forse del Romanino), trafugata durante la prima soppressione del monastero (1797). Di autore ignoto, rappresenta il Cristo deposto fra le braccia della Madre, due angioletti adoranti e San Francesco d’Assisi, devotamente genuflesso.

Santi e morti… insiemeNella Festa di Tutti i Santi è bello vedere in tutti i cimiteri una marea di fedeli che rendono omaggio con un fiore, con un cero, con una preghiera ai propri “avi” o famigliari. Sentiamo dentro di noi un impulso di riconoscenza per la vita che da loro è giunta a noi, che godiamo e viviamo con entusiasmo. Noi “arriviamo” non da un geni-tore «anonimo», anche se sul documento di identità ora ci riconoscono con «figlio di N.N.»… è bello e doveroso pregare per loro, «i nostri» anche se abbiamo presenti nel segreto del nostro ricordo tante loro imperfezioni, tante colpe e… magari, anche nefandezze e ingiustizie. Qui vogliamo essere “buoni” in virtù della vita che pulsa nelle nostre vene, ma anche in coerenza del bene, della misericordia e della grazia che Dio ci ha donato tramite loro e per loro. Non dimentichiamo nessuno e ancora sforziamoci ad usare bene e fruttuosamente il dono della vita, gratuita e bella nella PREGHIERA per i nostri POVERI MORTI. Ricchi e poveri insieme perché vita e morte talvolta si abbracciano e si difendono!

Erich Priebke fa paura anche da morto. Da vivo ha ucciso o fatto uccidere centinaia di persone. Prime tra tutte quelle 335 trucida-te il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine per vendicare la morte di 33 soldati tedeschi, vittime di un agguato dei partigiani in Via Rasella, a Roma. Per ciascuno di loro furono giustiziati dieci italiani, un massacro ordina-to dai comandanti delle SS e organizzato da Priebke. Nel suo curriculum nel 1942 è stato anche a Brescia come capo della Gestapo prima di passare a Roma. Nel 1994 fu rintracciato in Argentina e nel 1998 fu condannato all’erga-stolo. A questo morto tutti rifiutano il terre-no per seppellirvi i resti mortali, il Vicariato

di Roma ha permesso le esequie private solo nella casa della sua morte e ad Albano è suc-cesso un finimondo per aver tentato i fune-rali in forma normale. Ora non si sa dove sia trasferito il suo corpo. Il fatto, che non spaventa più nessuno, ci la-scia una perplessità in più in riferimento an-che ad altri funerali, che vengono celebrati. Come comportarci nei confronti dei mafiosi, dei pluri-omicidi, dei suicidi, dei “peccatori pubblici” (leggi: conviventi palesi, divor-ziati risposati, coloro che hanno abortito...?) Dobbiamo essere benevoli o rigidi? Ricor-diamoci qualche volta ancora della parabola del fariseo e pubblicano che vanno a pregare al tempio!

VITA e MO

RTE si sono incontrate…

Gita - Pellegrinaggio a Romadal 25 al 28 aprile 2014in occasione della santificazione di

Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo IILe iscrizioni si ricevono in Segreteria tutti i giorni dalle ore 8,00 alle 11,30 dietro il versamento in anticipo di euro 100,00. Quota di partecipazione euro 370,00 Supplemento camera singola euro 70,00

Mamme in vendita in Cina… il parto in nuovi lager…

Il morto ha diritto alla sepoltura?

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In ascolto della Parola ... a cura di OswaldAvvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

sede: SALÒ - Via Bezzecca, 8 - tel. 0365 41552 - Fax 0365 43239

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Scorrendo il nostro bel calen-dario parrocchiale, strumento utilissimo, ho notato che saba-

to 30 novembre, vigilia dell’Avven-to, ricorre la festa di s. Andrea apo-stolo. Chi era costui? Come sem-pre, cerco notizie inerenti al santo sulla Bibbia e commentari vari per girarle a coloro che, pur andando a Messa, non hanno il tempo o la vo-glia di meditare in anticipo le sacre Scritture per poterle capire meglio e quindi gustarle.Chi era Andrea? Andrea, nativo di Betsaida, era uno dei tanti pescatori del lago di Galilea ed era un discepolo di Giovanni Battista. Fu tra i primi a segui-re Gesù e, illuminato dalla te-stimonianza del suo maestro Giovanni, riconobbe in Gesù il Messia… Andrea disse a suo fratello Simone: “Abbiamo tro-vato il Messia” e lo condusse da Gesù.Durante i tre anni di predica-zione del Signore, Andrea è nominato nella Bibbia perché, insieme a Filippo, presentò a Gesù un gruppo di greci che in-tendevano entrare in relazione con lui ed inoltre, in una delle due moltiplicazioni dei pani, indicò il ragazzo che portava i cinque pani e i due pesci. Se-condo la tradizione, dopo Pen-tecoste, predicò in Tracia ed in Acaia e sarebbe stato martiriz-zato a Patrasso con il supplizio della croce decussata.Andrea è il patrono della Chiesa di Costantinopoli.Leggiamo le sacre Scritture di sa-bato 30 novembre. Nella prima lettura, ricavata dalla stupenda lettera di san Paolo apostolo ai Ro-mani (10,9-18) si legge: “Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Si-gnore!» e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura:

«Chiunque crede in lui non sarà de-luso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo o Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quel-li che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di

coloro che recano un lieto annuncio di bene!» Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?» Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».La salvezza è opera della fede e non delle opere ed ogni uomo, senza più distinzione fra ebrei e pagani, è chiamato a credere. Le opere sono il frutto della fede. Le

opere hanno valore in virtù dell’u-nione con Cristo. Nel Salmo 19 (18) viene ribadito che “I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento”.Nel Vangelo secondo Matteo (4,18-22) ci viene descritto che “In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratel-li, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pesca-tori di uomini. Ed essi subito lasciaro-

no le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giaco-mo figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insie-me a Zebedeo loro padre, riparava-no le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la loro barca e il loro padre e lo seguirono». Quindi i primi discepoli sono convocati autorevolmente da Cristo. Oggi si parla molto di promo-zione e di animazione vocazio-nale. Andrea, prima parla di Gesù al fratello Simone, poi lo conduce a Lui.Nota san Giovanni Crisostomo: “Guidò il fratello alla sorgente stessa della luce con tale pre-mura e gioia da non aspettare nemmeno un istante”. Andrea è stato il primo a rico-noscere il Signore come suo maestro… Come l’appassionato agricoltore della parabola, An-drea non si accontenta di tro-

vare il tesoro, ma compra anche il campo. Non solo lo compra, ma lo mostra e ne condivide la bellezza con suo fratello Simone. Non anco-ra apostolo, Andrea conduce suo fratello a Cristo. La festa dell’Apostolo Andrea può essere l’occasione per intensificare la preghiera e l’amore, perchè le Chiese ritrovino la loro essenziale unità e siano così più capaci di ac-compagnare la fede di molti verso una pienezza di comprensione del mistero di Dio, che rende la vita di tutti più bella e più vera.

Vi farò pescatori di uomini…

Sant’Andrea Apostolo

Verso una nuova idea di oratorioNegli odierni contesti storici ed ecclesiali l’oratorio così come è strutturato rischia di essere esposto a rischi e derive. Si sente l’esigenza di definire un nuovo progetto educativo. Su questo hanno riflettuto i curati bresciani riuniti in as-semblea il 14 e 15 ottobre. Gli oratori e le proposte che met-tono in campo non devono temere l’adesione al Vangelo, anzi, devono tirare fuori quella che è la differenza cristiana che li identifica. Per convertire, la Chiesa deve prima tor-nare al Vangelo. Nell’arco dell’anno si terranno incontri nelle diverse zone pastorali, nel corso dei quali i delegati dei vari oratori si confronteranno su temi specifici, che di-venteranno poi materia del nuovo progetto.

Annuncio di canonizzazioneGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno proclamati santi il prossimo 27 aprile, II domenica di Pasqua, festa del-la Divina Misericordia, festività istituita da Giovanni Paolo II. A decretarlo è stato papa Francesco, durante il Concisto-ro ordinario pubblico per la canonizzazione dei due Papi.

Nuovo Polo culturale per la DiocesiIl 30 ottobre il Vescovo ha inaugurato il Polo culturale diocesano, negli edifici dell’ex-Seminario, in via Bol-lani. Esso si articola in diverse realtà, alcuna di nuova creazione, come l’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università diretto da don Raffaele Maiolini, altre già esistenti, ma che trovano nella nuova sede una mi-gliore collocazione: Comunità e Scuola, il Cud (Cen-tro universitario diocesano), la Biblioteca diocesana, il Museo Zanmarchi, l’Archivio musicale, l’Opera pia don Giovanni Carboni, la Scuola diocesana di musica della Fondazione S. Cecilia e Spes at work (iniziative a favore dell’occupazione giovanile). L’ambizioso progetto si pro-pone di rispondere alle tante domande educative del ter-ritorio, creando un’istituzione in grado di rendere reale la Chiesa in tutto il sistema educativo, dalla scuola fino al mondo universitario.

Chiusura dell’Anno della FedeMolte comunità della diocesi hanno messo in calendario o hanno già realizzato iniziative per chiudere nel migliore dei modi l’anno della fede. L’iniziativa con cui la Chiesa bresciana chiuderà ufficialmente questo anno così impor-tante è una lettura integrale e continuata del Nuovo Testa-mento. A sottolineare la continuità della lettura è stato scel-to il titolo «Notte e giorno» per l’iniziativa, che prenderà il via nel tardo pomeriggio di venerdì 22 novembre per concludersi nella tarda serata di domenica 24 novembre. Il luogo scelto è il Duomo vecchio a Brescia. All’ambone si alterneranno 250 lettori, intervallati da momenti musicali e da brevi note di introduzione, affidate ai biblisti mons. Mauro Orsatti, don Alessandro Gennari, don Flavio Dalla Vecchia e Maria Laura Mino. Il vescovo Luciano ha accolto con entusiasmo l’invito a essere nel numero dei lettori. Chi desidera prendere parte all’iniziativa può segnalare la sua candidatura alla Segreteria della Diocesi.

Il Vescovo a Limone ricorda le vittime di LampedusaIn occasione del 10° anniversario della canonizzazione di Daniele Comboni mons. Monari lo scorso 5 ottobre ha presieduto una solenne celebrazione a Limone. Nel corso dell’omelia il Vescovo ha ricordato anche la trage-dia di Lampedusa, accaduta pochi giorni prima. Ecco un piccolo stralcio di quanto detto da mons. Monari in quella occasione: «Se dovesse a vivere oggi Comboni vedrebbe molto più chiaramente attraverso quanta fatica, quante sofferenze, quante delusioni sarebbe dovuto pas-sare il suo sogno; ma vedrebbe anche quanta speranza e quale futuro stanno oggi davanti all’Africa. Il mondo oc-cidentale si è arricchito sull’Africa, ma la ricchezza lo ha snervato... sembra diventato impotente, incapace di generare figli e quindi di generare un futuro. Ha qualche sussulto di coscienza, come di fronte alla tragedia immane di Lampedusa, ma rimane bloccato su scelte immediate; corre dietro alle emergenze, ma non riesce a impegnarsi per il bene di tutti».

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Santo del mese a cura di Luisa Madureri Caritas e Vita Missionaria

Facendo un salto storico dalla pri-ma comunità cristiana ai nostri tempi, notiamo che il Missiona-

rio pellegrino è ancora in cammino. Il suo pellegrinaggio si è arricchito di spazio e di tempo. Non è facile de-scrivere nella sua complessità questo personaggio tuttora pellegrino in un mondo che si è fatto piccolo e inter-dipendente, il villaggio globa-le, così come è chiamato oggi il mondo, si è rivestito di una pluralità di culture e di tradi-zioni.L’incontro con l’altro, con il diverso, diventa quotidiano. I viaggi dei missionari sono più frequenti e impegnativi. Ancora gli viene consegnato il Crocefisso nella cerimonia di partenza con le parole di San Paolo: “Noi annunciamo Cristo Crocifisso e per gli Ebrei questo messaggio è scandaloso, mentre per gli altri è assurdo. Ma per quelli che Dio ha chiamati, siano essi Ebrei o no, Cristo è potenza e sapienza di Dio” (1ª Cor 1, 23-25).Anche la sua comunità di origine si stringe accanto in questi momenti di separazione. È sempre ricordato da tanta amicizia e simpatia. Egli parte ancora pellegrino con dentro nel cuo-re le promesse di tanti amici, cono-scenti, credenti che gli vogliono essere vicini non solo nei progetti maturati insieme, ma anche nella testimonian-za e nell’annuncio.In tempi recenti parole come predica-

re, proclamare, insegnare, sono sostituite con incontrare, dialogare, ascoltare e condividere. Il pellegri-no missionario tende ora a fare non “per” la gente, ma “con” la gente. È incoraggiato non solo a portare la vita di Gesù agli emarginati, ma anche a scoprire quella stessa vita che i poveri nella loro semplicità hanno con loro.

Nuove teologie emergono; si parla di “indigenizzazione”, “inculturazione”, termini che ricordano che la comunità e l’annuncio devono incontrarsi nella vita e adattarsi ai valori della gente che si incontra.Negli ultimi decenni la complessità della missione è apparsa nella sua interezza, con la varietà di obietti-vi, carismi, agenti e metodi. Anche il pellegrino non è più a “senso unico”. Tanti ora si sono messi sulla strada che porta alla comunità di origine. Il missionario contemporaneo si accor-

ge che il suo cammino verso posti e paesi molto lontani geograficamente sono diventati anche molto vicini cau-sa della comunicazione ormai accessi-bile a tutti. Infatti con un’istantanea messa a fuoco di un evento viene por-tata all’attenzione del mondo intero una preoccupazione particolare di un angolo sperduto del nostro pianeta.

Infine il pellegrino annun-ciatore incontra sulle stra-de, oggi come nel passato, tanta violenza e terrorismo. Maggioranze e minoranze vogliono essere rappresen-tate con i loro diritti e le loro tradizioni. I conflitti sono tanti, legati anche alla sopravvivenza di intere popolazioni. L’an-nuncio del Regno è sempre stato universale, il messag-gio viene rivolto a tutti i popoli. Ma oggi più che mai lo stesso annuncio cade in

un pluralismo di culture. Oggi più che mai il Pellegrino-annunciatore è tentato di fermarsi dopo l’annuncio a controllare le espressioni e gli svi-luppi. È una tentazione costante per i pellegrini-annunciatori nonostante la loro esperienza dello Spirito riveli proprio l’imprevedibilità del suo svi-luppo. Insomma la spinta che il mis-sionario contemporaneo sente oggi non è estranea a tutti i problemi che la sua cultura di origine gli propone. Il Gruppo Missionario

Il missionario nel villaggio globale

È una fredda mattina di aprile; nel piccolo paese di campagna, San Valentino, i contadini si alzano

molto presto. Anche i bambini all’al-ba già bevono il latte con il pane fat-to in casa ed un ragazzino di 14 anni, Rolando, è già in Chiesa per una messa cantata. Suona l’organo e tutti cantano e c’è gioia, perché sono nella casa del Signore e perché nell’aria c’è il festo-so presentimento che forse si avvicina la fine della guerra. I genitori sono nei campi ed il ragazzo prende i libri e si reca, come è solito fare, in una radu-ra boschiva, dove c’è calma e silenzio: è una sua abitudine, da quando il se-minario è chiuso. Indossa la sua veste nera da seminarista, come sempre. I genitori più volte, spaventati dalle violenze accadute contro i preti, gli chiedono di vestire abiti normali, ma Rolando sempre risponde: “Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela. Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”.Rolando è felice: ha i suoi libri, prega mentre cammina nell’aria frizzante della primavera, è sicuro del suo ide-ale. Suonano le campane del mezzo-giorno, si ritorna dai campi, i genito-ri di Rolando attendono il figlio per il pranzo. Il ragazzo non arriva; si va nel boschetto, i libri sono sparsi sul terreno, c’è un biglietto: “Non cercate-lo; viene un momento con noi partigiani”. Non torna più Rolando alla sua vita di adolescente. Partigiani comunisti lo sequestrano, lo portano a forza nella loro base, senza avvisare il comando. Lo torturano, lo picchiano con le cin-ghie, compiono sul suo giovane corpo ogni tipo di violenza, lo denudano su-bito e fanno dell’odiata veste nera, da lui così venerata, una palla, che poi appendono, come un trofeo, sotto un portico di una casa vicina. Dura tre giorni e tre notti il suo supplizio; qual-cuno propone di liberarlo, in fondo è solo un ragazzino, ma altri si rifiutano, ormai prede di un odio accecante e lo condannano a morte: “Un prete futuro in meno”, dicono. Lo portano in un bosco presso Piane di Monchio, vicino a Modena, gli fan-no scavare una fossa, lo costringono a inginocchiarsi sull’orlo: Rolando prega

con forza, per sé, per i suoi cari. Non ha paura, non grida quando lo pren-dono a calci, quando lo fanno cadere nella fossa con due colpi di rivoltella, uno al cuore, l’altro alla fronte, Lo rico-prono poi con pochi centimetri di terra e foglie secche: è venerdì 13 aprile 1945 e Rolando ha 14 anni e 3 mesi. Sulla sua tomba, i genitori scrivono: “Tu che dalle tenebre e dall’odio fosti spento, vivi nella luce e nella pace di Cristo”. La tomba diventa presto meta continua di pelle-grinaggi ed il 29 giugno 1997, con una cerimonia solenne, gli viene data una nuova sepoltura all’interno della chie-sa di San Valentino.

Rolando Maria Rivi nasce il 7 gennaio 1931 a San Valentino, paese del Comu-ne di Castellarano, provincia di Reggio Emilia, in una famiglia profondamen-te cattolica. È il secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, gran-di lavoratori, religiosissimi, sempre “con Gesù”: nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti sociali. E così la dolcezza, la gioia, la fede granitica formano la base del carattere di Rolando, che cre-sce serenamente, amando la vita, la fa-miglia, i fratelli, Gesù.Sua nonna, vedendolo sempre in mo-vimento, attento curioso, dice: “O di-venterà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo”. Ha 11 anni e non riesce più a tenere in sé la voce di Gesù che lo chiama, ai genitori e ai nonni: “Voglio farmi prete, – dice – per salvare tante anime. Poi partirò mis-sionario per far conoscere Gesù, lontano,

lontano”. I genitori sono felici della sua scelta e Rolando, dopo le elementa-ri, all’inizio di ottobre 1942 entra nel Seminario di Marola, Reggio Emilia, per le medie-ginnasio. Veste subito la veste talare, il suo orgoglio, la sua appartenenza a Cristo ed alla Chiesa, la sua forza, la sua fierezza: per sem-pre. Studia con intensità e serietà, ha una bellissima voce, fa parte del coro, comincia a suonare l’armonium e l’or-gano sempre più appassionato della sua vocazione: si sente un “prediletto di Dio”. Testimonia un suo compagno di Seminario, divenuto parroco: “Rolando era vivace e svelto in tutti i giochi, a pal-lone, a pallavolo: il campione della classe, della sua camerata. Attentissimo a scuola, molto studioso, esemplare, innamoratissi-mo di Gesù. Tutto in lui era superlativo. Si stava volentieri con lui: contagiava gioia e ottimismo. Era l’immagine perfetta del ragazzo santo, ricco di ogni virtù, portato nella vita quotidiana all’eroismo”. Fa apostolato tra i compagni, sempre indossa il suo abito religioso: “È il se-gno che io sono di Gesù”. E sempre cir-condato dai suoi piccoli amici, con i quali discorre con amore e dolcezza: li vuole tutti attorno a Gesù, insegna loro ad amarlo come Lui solo merita di essere amato. Nel 1944 il seminario, a causa della guerra, è chiuso. Rolando, rientra a San Valentino, in famiglia, continua a vivere la stessa fede inten-sa e totalizzante, piena di preghiera e di studio, di amore incondizionato a Gesù Eucaristico. Dopo una serie di guarigioni riconosciute come “miraco-lose” dalla Chiesa Cattolica, ottenute con la sua intercessione, il 7 gennaio 2006 si apre dall’arcidiocesi di Modena la causa di canonizzazione di Rolando. Il 5 ottobre 2013 si celebra la cerimonia di Beatificazione, presso il Palazzetto dello Sport di Modena, del Seminari-sta martire. La festa liturgica del Be-ato Rolando è il 29 maggio e la Chiesa affida all’intercessione di Rivi i semi-naristi, chierichetti, i giovani, perché siano sostenuti nel prendere decisioni coraggiose e definitive in ordine alla chiamata del Signore. Nell’Angelus di domenica 6 ottobre 2013 Papa France-sco ricorda con affetto e commozione il nuovo Beato Rolando Rivi.

Beato Rolando Maria Rivi“La carità non rende povero nessuno. Ogni povero per me è Gesù”

Missionari CombonianiA nome della comunità comboniana di Limone, vogliamo raggiungere ciascuno di voi per esprimere un profondo senso di gratitudine per la Giornata Missionaria Comboniana vissuta nella vostra comunità. E’ importante per noi poter condividere la preghiera e l’impegno missionario con le comunità cristiane che incontriamo: è bello riscoprire insieme il significato profondamente missionario del Battesimo che ci unisce. Soprattutto quest’anno che ci vede celebrare il X anniversario della canonizzazione del nostro fondatore San Daniele Comboni.Continuando insieme il cammino e uniti nella preghiera, rinnoviamo a ciascuno di voi il ringraziamento per la vostra generosità avuta con le offerte raccolte durante le varie celebrazioni. P. Manuel Ceola

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9 Anno LXII - n. 9 Novembre 2013Anno LXII - n. 9 Novembre 20138Anno LXII - n. 9 Novembre 2013 Anno LXII - n. 9 Novembre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

“Ecco faccio una cosa nuova, pro-prio ora germoglia”. Questo il

tema dell’apertura dell’anno di cate-chismo in oratorio. Sabato 5 e Domeni-ca 6 ottobre si è svolta la festa di inizio anno con un momento dedicato a tutti: famiglie, adolescenti, ragazzi, bambi-ni. Anche i ragazzi di terza media sono stati coinvolti nel servire ai tavoli du-rante il pranzo comunitario e in una caccia al tesoro per le vie di Salò. No-nostante la pioggia i quattro gruppi di ragazzi delle medie si sono sfidati nel-la ricerca di indizi, bigliettini e prove varie per arrivare al tesoro. Facendo riferimento al tema della gior-

nata, il tesoro erano piantine colorate che i ragazzi della squadra vincitrice hanno portato a casa.La piantina simboleggia il germoglio che se curato e protetto può crescere forte e affrontare tutte le condizioni ambientali anche le più avverse. Que-sto riferimento non può non farci pen-sare proprio a loro, ai ragazzi di terza media, che hanno una grandissima vo-glia di vivere, giocare, crescere.Che cosa c’è di più bello che vedere una vita diventare grande?E allora d’un tratto il tema “Ecco faccio una cosa nuova, proprio ora germo-glia” diventa attuale, concreta, viva.

Dio, nostro Creatore, rende nuovi que-sti ragazzi e li fa germogliare nella mi-sura in cui essi, aiutati e sostenuti dai loro genitori, accolgono Gesù nella loro vita attraverso la partecipazione all’Eucarestia, ai Sacramenti, alla vita della Chiesa. E allora, nel vedere i nostri ragazzi partecipare ad una caccia al tesoro op-pure servire ai tavoli, non ci può che far ripensare alle parole del Vescovo … “Non ve ne accorgete? Ecco Dio sta fa-cendo cose nuove”. Le catechiste dei ragazzi di terza media Elisabetta ed Elena

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Prime esperienze dei ragazzi di terza media

Domenica 13 ottobre col mio gruppo di catechismo siamo andati dalle Suore Ancelle. È stata un’esperienza bellis-

sima, molto interessante. Mi ha colpito l’accoglienza che ci hanno riservato e la loro testimonianza. Raccontavano tutto come se l’avessero vissu-to ieri e si preoccupavano tantissimo se noi capivamo quello che volevano dirci. Una frase mi è rimasta nel cuore: “Voi bambini ci trasmettete un’energia e una vitalità grandi”. Alcuni episodi meritano di essere raccontati: i bambini in Brasile iniziano a lavorare già da piccoli, in due modi: o rac-colgono il cotone, passa un camion e li raccoglie per portarli nella piantagione; oppure, lustrano le scarpe ai viandanti. Un prete della comunità trovava un bambino morto ogni giorno ai piedi della chiesa. Così un giorno decise di fare una capanna dove ogni sera dava da mangiare a questi bambini, così non li trovò più morti di fame. Un giorno le suore sentirono un baccano e chiesero cosa era successo; dissero che, senza preavviso, i

loro cugini erano venuti a mangiare; loro gli avevano prepa-rato la cena e stavano facendo festa.

Paolo

Ritiro del gruppo S. Francesco

Si è conclusa da pochi giorni la festa dell’Orato-rio sul tema: “ecco faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?” Questo motto è stato tratto

dalla lettera pastorale del nostro Vescovo e sta ac-compagnando il cammino anche dei nostri ragazzi a catechismo. Siamo creature amate e plasmate ad immagine di Dio, fatti per l’eccellenza, non per la banalità! Come possiamo aiutarci gli uni gli altri a riconoscere l’eccezionalità, la grandezza della no-stra vita, senza però perdere il gusto ed il fascino del quotidiano? Mentre nella mia testa ronzano questi pensieri os-servo alcune bambine che, sedute ai margini del campo da calcio, giocano con dei mucchietti di pal-lini. La forte pioggia di ieri sera ha creato dei picco-li accumuli qua e là ed esse, come se fossero sulla spiaggia del mare, giocano “con la sabbia!” Incre-dibile: i loro amici li calpestano, le mamme li rac-colgono in casa, il buon Antonio li scopa da sotto il portico e loro semplicemente ci giocano! Evviva la

semplicità di questo gesto spontaneo! Per sentire la novità e l’originalità del nostro quotidiano ci “ba-sta” riscoprire l’agire semplice ma costante di Dio nella nostra vita. Se lasciamo agire in noi la curiosità della fede, la capacità cioè che ci è stata donata di affidarsi e pog-giare le nostre scelte, il nostro oggi, sul suo amore, sulla sua fedeltà saremo allora capaci di aprirci alla scoperta del domani. Ritroveremo l’entusiasmo del nostro vivere ma soprattutto nel non venire meno nella fiducia che Dio non ci lascia soli. Papa Fran-cesco ci dice: non fatevi rubare la speranza! Questo non è un appello all’ottimismo ma un invito a ren-dere eccezionale anche solo lo stare con un mio ami-co, solo per stare con lui! Ho usato volutamente il termine “basta” perché è il concetto più diffuso tra i bambini. Se chiedete loro: “dimmi, come si fa?”. Vi risponderanno: “Ti insegno io, basta fare così!” Don Gianluca

Basta fare così!

Catechesi del Vescovo LucianoVenerdì 25 ottobre, in Cattedrale, si è celebrata la Veglia di apertura degli itinerari di spiritualità zonali per giovani. L’itinerario di quest’anno ha per tema “Incontro… al limite”. La Veglia è stata presieduta dal Vescovo con una meditazione su “Andate anche voi nella vigna” (Mt 20,1-16). In questa occasione si è ricordato pure l’inizio del Missiomeeting e l’inizio del catecumenato per universitari. Questo itinerario di spiritualità prevede anche degli incontri zonali per giovani del Garda presieduti dal Vescovo presso il Duomo di Salò in queste date: 21 novembre, 19 dicembre, 23 gennaio, 27 febbraio.

Appuntamenti per Adolescenti e GiovaniLa domenica, dalle ore 18.15 alle 20.30 c.a. in Oratorio, si incontrano gli adolescenti ed i giovani per un momento di catechesi. Ecco le proposte per il mese di Novembre:

Domenica 10 Testimonianza – Salò, Villa e CampoverdeDomenica 17 Catechesi per tutti i gruppiGiovedì 21 Duomo ore 20:30 incontro di spiritualità con il Vescovo LucianoDomenica 24 Ritiro Montecastello – 3ª, 4ª, 5ª sup. e univ.; a Salò: Catechesi 1ª e 2ª sup.

Domenica 13 ottobre abbiamo vissuto la nostra giornata di ritiro. La matti-na abbiamo partecipato alla S. Messa, dopo di che siamo arrivati in oratorio incominciando le attività preparate dai catechisti. All’ora di pranzo ci hanno raccolto in refettorio per gustare l’otti-mo pranzo preparato dai genitori. Nel pomeriggio siamo stati ospitati nella casa delle suore Ancelle della Cari-tà. Suor Albertina ci ha raccontato di quando è partita per il Brasile ad aiu-

tare i poveri e bisognosi. Ciò che mi ha molto colpito è stato il racconto dei bambini che già alla nostra età lavora-no nei campi di cotone mentre quelli ancora più piccoli puliscono le scarpe alle persone per racimolare qualche soldino. Altra cosa che mi ha impressionato è il racconto di quando, scendendo dalla nave in Brasile, ha visto tutti i parenti che piangevano di gioia per l’arrivo dei famigliari che tornavano dopo essere

stati in Italia a cercare casa e lavoro. Al termine della testimonianza le An-celle ci hanno offerto le merendine e ci siamo salutati dopo avere pregato insieme nella loro Cappella. Siamo quindi tornati in oratorio dove si è conclusa la nostra giornata arricchiti di un’esperienza davvero unica, quella di una grande suora che, al servizio della carità, si è dedicata in tutto e per tutto al suo prossimo. Angelica

Una Domenica diversaRitiro della V elementare

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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

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Domenica 13 ottobre ci siamo trovati a Toscolano per il ritiro zonale dei bambini che quest’anno, nel cam-

mino verso i sacramenti dell’Eucarestia e della Conferma-zione, percorrono la tappa Gerusalemme. Dopo una piccola introduzione tutti insieme i bambini sono andati a svolgere la loro attività, mentre noi genitori ci siamo fermati in chiesa dove don Carlo, responsabile delle missio-ni della diocesi, ci ha invitati a riflettere su cosa sia la missio-ne per noi cristiani. La riflessione ha preso spunto dall’inizio della Lettera agli Ebrei, in particolare è stato sottolineato come Dio ci parli personalmente e direttamente per mezzo del Figlio (Eb. 1,2); attraverso il Figlio, Dio ci chiama a sé, ma questa chiamata non è fine a sé stessa, non serve “solo” per farci conoscere quanto sia bello mettersi in rapporto con Lui; Dio vuole farci conoscere la bellezza del suo amore non per tenerla solo per noi, ma per portarla al mondo intero a cominciare dal nostro prossimo, da chi ci sta vicino ogni giorno: i nostri sposi, i no-stri figli, gli amici, ma anche le persone con cui non sem-

pre andiamo d’accordo o che spesso cerchiamo di evitare. Dunque per un cristiano la missione non è semplicemente fare del bene, donare qualcosa di nostro, che sia tempo o denaro, ma cercare di rendere visibile l’amore di Cristo a chi ancora non l’ha incontrato o ha dimenticato quanta felici-tà generi. Ha scritto papa Francesco: La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. La Chie-sa - lo ripeto ancora una volta - non è un’organizzazione assistenziale, un’impresa, una ONG, ma è una comunità di persone, animate dall’azione dello Spirito Santo, che hanno vissuto e vivono lo stupore dell’incontro con Gesù Cristo e desiderano condividere questa esperienza di profonda gio-ia, condividere il Messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato. Preghiamo dunque perchè lo Spirito Santo che guida la Chiesa ci aiuti a vivere così! Andrea e Paola

Ritiro zonale del gruppo Gerusalemme

Oratorio Cena poveraIl gruppo Missionario della nostra Parrocchia ha organizzato Venerdì 18 ottobre 2013 la “Cena povera” presso l’Oratorio S. Filippo Neri con la presenza di Sr. Aurora e Sr. Maria Antonietta delle Suore Francescane Elisabettine, le quali hanno presentato la nuova missione nel Sud Sudan. Quanto raccolto con questa iniziativa servirà per le quattro sorelle che già nella mattinata di Sabato 19 sono partite per l’Africa. Un grazie a tutti per la collaborazione e la generosità.

A volte ci si chiede perchè ogni anno dob-biamo fare un’apertura quando in realtà l’attività Scout non finisce quasi mai, eppure

ogni anno dedichiamo un giorno per festeggiare la ripresa a pieno ritmo delle varie cose da fare per le nostre unità. Sabato 28 settembre il reparto, il branco ed il clan sono partiti, ognuno con una propria destinazione, per cominciare a fare il punto per il nuovo anno.Il pomeriggio è passato in piena autonomia e la sera poi, come ogni anno, ci sono stati i vari passaggi: i ragazzi che per età e per il percorso fatto dovevano cambiare branca sono stati accolti dai nuovi capi e dai loro nuovi amici. Il Reparto ha salutato Giovanni ed Alberto che sono stati accolti dalla comunità del clan e invece Sara e Stefano hanno cominciato a vi-vere l’avventura del reparto. La domenica seguente, dopo la S. Messa in Duomo, grande gioco per le vie del paese e conclusione con pranzo in oratorio. I genitori hanno giocato e pran-

zato con tutto il gruppo perchè è vero che il gruppo è composto da capi e ragazzi ma che faremmo senza il supporto e la fiducia dei genitori? Durante la giornata c’è stato poi l’incontro, rivolto ai genitori e agli adulti con il centro affidi di Bres-cia: alcuni ex capi scout hanno presentato la realtà dell’affido temporaneo di minori, chiedendo a tutti se ci poteva essere la disponibilità ad aprire il pro-prio cuore e la propria casa a qualche bambino o ragazzo in difficoltà. In occasione dell’apertura dell’anno scout c’è stato anche il saluto di Alfredo che, dopo tanti anni di servizio nel gruppo del Salò e da ultimo come capo gruppo ha accettato con spirito di servizio di cam-biare (l’Agesci prevede infatti che dopo sei anni come capo gruppo è opportuno lasciare il posto ad altri). Da noi tutti un grazie per la passione e l’energia messa nel suo servizio ed un sentito Buona strada per il nuovo cammino. Betty

L’inizio di un nuovo anno!

L’anno catechistico è iniziato alla grande per i ragazzi di prima e seconda media: il nostro Vescovo li ha

invitati a passare una giornata insieme ai loro coetanei di tutta la provincia. Domenica 13 ottobre si è svolta l’iniziativa Start Up, organizzata dalla Diocesi per i ragazzi delle medie, che ha coinvolto anche i ragazzi della nostra comunità con momenti di intrattenimento e gioco presso il Palabanco di Brescia. La parte che più ha colpito i nostri ragazzi è stata quella della Santa Messa presieduta dal Vescovo Luciano a conclusione del pomeriggio vissuto insieme. Il momento è stato introdotto da una drammatizzazione in cui veniva sottolineata l’importanza di ringraziare Gesù per tutto ciò che abbiamo, ogni giorno.Il brano del Vangelo di quella domenica, tratto dal capitolo 17 di Luca, infatti, raccontava dell’incontro di Gesù, lungo il cammino per Gerusalemme, con dieci lebbrosi e la loro guarigione. Solo uno di questi seppe tornare indietro per ringraziare e lodare il suo Guaritore. Il Vescovo Luciano ha aiutato i ragazzi a

ragionare sul valore del “grazie” e sulla necessità di non dare per scontato ciò che ci viene donato, anche quotidianamente. Perdere di vista il vero senso di ciò che abbiamo è molto facile sia per noi adulti che per i nostri ragazzi, quindi, sentirci ricordare che ogni cosa è Dono di un Altro, ha aiutato tutti noi a tornare alla realtà. Dopo l’omelia è stata condotta dal Vescovo Luciano una preghiera di ringraziamento e il mandato iniziata così:“Carissimi ragazzi, avete concluso o state concludendo l’iniziazione cristiana, ma il vostro cammino di fede non si ferma qui. Esso continua per tutta la vita! La “Festa della Fede” è un’occasione per ringraziare il Signore per il dono della fede e per chiedergli di aiutarvi a rimanere sempre uniti a Lui.”Alla luce di questo messaggio cogliamo l’occasione per rinnovare la nostra voglia di accompagnare i ragazzi che ci sono stati affidati in questo anno di catechismo, considerandoli dono e opportunità di incontro. Arianna

START UP: Festa della fede

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Paradossalmente, per parlare del silenzio, è neces-sario romperlo. Parimenti, per ascoltarlo, bisogna che tutto attorno a noi taccia. Il silenzio è sfuggente

peggio di un’anguilla. Tuttavia, senza un suo sapiente dosaggio, la Nona di Beethoven non sarebbe stata com-posta. E’ solo grazie ad esso se possiamo sensatamente mettere in fila, tra di loro, le note musicali o le nostre pa-role; soprattutto se ciò che ne “viene fuori” non è un am-masso caotico ed incomprensibile di rumori e di suoni.In una società rumorosa come la nostra se ne sente tan-tissimo il bisogno: basta ricordare che persino l’attesa al telefono, un tempo silenziosa, è stata abolita. Senza al-cun dubbio, il silenzio è una componente dell’umanità, soprattutto per quella che si nutre di spiritualità. Infatti, tutte le religioni lasciano ad esso uno spazio privilegiato.

Chi ha avuto occasione di frequentare (quanto meno visi-tare) monasteri od eremi ne sa qualcosa. A ben guardare, si tratta di un bisogno profondamente umano: staccare ogni tanto la spina, interrompere i contatti, ascoltare il rumore delle onde del mare e il sussurrare del vento. Il silenzio è anche una strana “creatura”. Puoi ritrovartelo dove suona stonato, dove è rumoroso, fuori luogo, per-sino colpevole.Si tratta, in definitiva, di un’arma a doppio taglio. In al-

cuni casi ci serve per “coprire” storie e situazioni che non vogliamo vedere nè sentire; e che, perciò, rischiano ad-dirittura di esistere. Da questo punto di vista, possiamo avere un approccio duplice al silenzio: quello che possia-mo definire “sacro” e quello invece da rompere; quello che ci aiuta a crescere spiritualmente e umanamente, e quello che ci fa arrossire di vergogna.“Abbandonarsi al silenzio” è l’insegnamento della gran-de tradizione monastica, sia orientale che occidentale. E questo è anche il dono offerto dai monaci ad una società famelica di silenzio.Scrive Max Picard, filosofo e studioso dei fenomeni socia-li, che la realtà odierna è immersa nel brusio della radio, della TV, dei telefonini. Per questo motivo, oggi vale sol-tanto ciò che è contenuto nel brusio; solo ciò che in esso accade.Tuttavia, una parola che non sgorga più dal grembo del silenzio e non si nutre totalmente di esso risulta vana, ste-reotipata, omologata. Si tratta di un vero e proprio abuso dell’atto verbale, condannato ad essere anonimo, pro-fondamente consumistico, automatico. Si tratta di una comunicazione continua, onnipresente, fine a se stessa, corruttrice e strumentalizzatrice del potere significante della parola. Incapace, perciò, di gettare ponti relazionali duraturi. Ai contemporanei sfibrati dall’eccessivo rumo-re della quotidianità, preda dei media, il silenzio regala la possibilità di accedere alla virtù (poco praticata) dell’a-scolto. Si tratta di una virtù trasgressiva, perchè impat-ta una società abitata da “inascoltanti” ad ogni livello. Molto spesso, d’altro canto, il silenzio avvolge situazioni, accadimenti, vicende che dovrebbero essere racconta-te, criticate, comunicate: allo scopo di poter disperdere le nebbie della colpevolezza e della correità con la luce della verità portata dalla parola. Come si vede, anche attraverso il silenzio possiamo cogliere le contraddizioni del mondo contemporaneo. Il termine, infatti, può essere letto da due prospettive diverse, anche se non incompa-tibili.Il silenzio, in definitiva, può costituire il rumore dell’a-nima: più assordante di un frastuono perchè in esso ci sono tutte le cose che si vorrebbero dire, ma non se ne ha il coraggio, o non se ne trova il tempo.

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

Rompere il silenzio(Le contraddizioni che attraversano il mondo contemporaneo)

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Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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La RADIO DUOMOdella Parrocchia di Salò

Ascoltiamo epartecipaimo alle

iniziative che vengonoproposte in radio!!!

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DOMANDA: saranno rivalutate quest’anno la pensioni?Risposta: è la “Legge di stabilità” (ex-finanziaria) che lo do-vrà stabilire alla fine del lungo iter parlamentare tra Came-ra e Senato, iter che dovrà comunque concludersi entro fine anno per poter entrare in vigore dal 1° Gennaio 2014. Nella bozza consegnata dal Governo alle Camere si prevede che la perequazione si applica a tutti i trattamenti pensionistici se-condo un meccanismo volto a indicizzare gli importi fino a 6 volte il minimo. In particolare, si prevede che: per gli impor-ti “del complesso dei trattamenti” fino a 3 volte il minimo (€ 1.486,29) l’indicizzazione è piena (100%), per gli importi oltre 3 fino a 4 volte il minimo (€ 1.971,80) l’indicizzazione è del 90%, oltre 4 e fino a 5 (€ 2.477,15) è del 75% mentre per gli importi oltre 5 fino a 6 volte il minimo (€ 2.972,58) l’indiciz-zazione è del 50%. I trattamenti pensionistici complessivi di importo superiore sono indicizzati fino a 6 volte il minimo, oltre il quale la perequazione viene sterilizzata. Se rimane questo meccanismo, esso dovrà essere applicato alla variazio-ne previsionale annua dell’indice ISTAT dei prezzi al consu-mo cui verrà aggiunto l’eventuale conguaglio riguardante la variazione dell’anno precedente. Pertanto ne riparleremo ap-pena la Legge sarà stata definitivamente approvata assieme ad eventuali altre notizie “interessanti” ivi contenute (sgravi fiscali per i lavoratori, IMU, TRISE, social-card, detrazioni fi-scali per spese, ecc. ecc.).

DOMANDA: potete ricapitolare in breve quali sono le esen-zioni dai ticket sanitari? Risposta: sembra che la Regione Lombardia sia intenzionata a riformare, migliorandolo, il sistema di “esenzione TICKET”. Attualmente sono esenti tutti i cittadini di età inferiore a 14 anni, indipendentemente dal reddito; i cittadini di età supe-riore a 65, purché appartenenti a nucleo familiare con reddito lordo complessivo non superiore a 38.500 euro; i titolari di pensioni sociali e i familiari a carico; i titolari di pensioni al minimo ultrasessantenni e i familiari a carico a reddito basso; gli invalidi civili con percentuale superiore ai 2/3, con asse-gno di accompagnamento o con indennità di frequenza; i cie-chi e i sordomuti; gli infortunati sul lavoro e gli affetti da ma-lattie professionali per le prestazioni correlate; gli invalidi di

guerra e per servizio e gli invalidi per lavoro con percentuale superiore a 2/3; cittadini esenti per patologia o condizione individuate dai Decreti del Ministero della Sanità 329/1999 e 296/2001, che definiscono le 51 condizioni e gruppi di ma-lattie croniche e invalidanti, che danno diritto all’esenzione generale o solo per alcune prestazioni correlate; vittime del dovere e familiari; i cittadini colpiti dal sisma, che si trovino in situazioni di particolare disagio; i disoccupati, i cittadini in cassa integrazione straordinaria o in deroga o in mobilità; i cittadini cui è stato concesso il contratto di solidarietà.

DOMANDA: è stata ritoccata la percentuale dell’acconto IRPEF? Risposta: sì, a partire dal 2013 è innalzato dal 99 al 100%. L’effetto avverrà sulla rata di novembre 2013: per il mod. 730 ci penserà il “sostituto d’imposta” (INPS o datore di lavoro) mentre per il Mod. UNICO si dovrà ricalcolare, anche tramite un CAAF, l’importo dell’acconto.

DOMANDA: come sono variate recentemente le percentuali di detrazione sulle spese per i lavori riguardanti la casa?Risposta: premesso che restano valide tutte le disposizioni riguardanti le agevolazioni del 36% e del 55% (fatture rego-lari, pagamento tramite bonifico ecc.), sono state adottate le seguenti innovazioni:- per i lavori di riqualificazione energetica (ex 55%) la detra-zione passa dal 55 al 65% per le spese sostenute dal 6/6/2013 al 31/12/2013; per le parti comuni di condomini la scadenza è 30/6/2014;- per il recupero del patrimonio edilizio (ex 36%) si ricon-ferma l’agevolazione del 50% fino al 31/12/2013 anche per l’acquisto di immobili ristrutturati; - per interventi antisismici (misure antisismiche e opere per la messa in sicurezza statica) agevolazione del 65% purchè le procedure di autorizzazione siano iniziate a partire dal 4/8/2013. Questo intervento riguarda le zone sismiche ad “alta pericolosità” di cui fa parte il Comune di Salò. Le detra-zioni sono da suddividere in 10 rate annuali.

La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40). Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici. Per la Chiesa — ammaestrata dal Vangelo — la carità è tutto perché, come insegna San Giovanni (cfr 1 Gv 4,8.l6) e come ho ricordato nella mia prima Lettera enciclica, «Dio è carità» (Deus caritas est): dalla carità di Dio tutto proviene, per essa tutto prende forma, ad essa tutto tende. La carità è il dono più grande che Dio abbia dato agli uomini, è sua promessa e nostra speranza.

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Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

Si è svolta, nella mattina di Venerdì 20 settem-bre, la cerimonia di consegna delle borse di studio “Insieme per il tuo futuro”, iniziativa

nata dalla volontà di imprenditori e professionisti, attenti al mondo della scuola, di premiare trenta studenti dell’Istituto Enrico Medi di Salò e nel con-tempo di ricordare l’esempio di un genitore, di un nonno, di un marito, che con l’assiduo impegno e la caparbia volontà ha trovato un traguardo nei pro-pri sogni. La premiazione si è svolta nell’auditorium della scuola, alla presenza del Presidente mons. Fran-cesco Andreis, dei membri del C.d.A, degli alunni della Scuola Secondaria di Primo e Secondo Gra-do e dei genitori. I promotori dell’iniziativa hanno personalmente consegnato agli studenti premiati le trenta borse di studio, accompagnate da una per-gamena in cui, in poche righe, la vita e l’esperienza dell’imprenditore o del professionista cui il premio è intitolato sono presentati come possibile esempio, quasi sprone a far fruttare il proprio impegno e lo studio per la realizzazione di quel che tutti noi, fin da piccoli, coltiviamo: un sogno. Un sogno che, e più volte è stato ripetuto nel corso della mattinata, non è il denaro, soprattutto se fine a se stesso, bensì il realizzare nel lavoro il proprio essere, valorizzan-

do così se stessi, e nel contempo il mondo nel quale viviamo. Proprio queste parole hanno sottolineato i promo-tori, stimolati anche dalle domande che gli studenti hanno loro rivolto, approfittando della presenza di chi il mondo del lavoro lo sta vivendo. In questo modo non solo i premiati, ma tutti gli studenti han-no potuto ascoltare parole di incoraggiamento e di speranza, dalla viva voce di chi tutti i giorni convi-ve con le sfide di un mondo sempre più complesso. Gli studenti hanno dimostrato di comprendere l’opportunità che si presentava, ascoltando con at-tenzione quanto dicevano i protagonisti sul palco, anche perché sono state parole spontanee, sincere ed accanto allo spread, alla crisi, alla globalizzazione, parole alle quali siamo abituati ma ci spaventano sempre un po’, termini quali sogno, realizzazione, passione sono apparsi decisamente rassicuranti.

Premio al meritoTrenta borse di Studio agli studenti dell’Istituto Enrico Medi di Salò

Tappe della vitaSono tornati alla casa del Padre:

De Zan Fabiano, anni 90Salamini Virginia ved. Cristofolini, anni 88Renon Daria Maria ved. Fè, anni 81Bini Maria Rosa, anni 83

20 – 11 – 2001 20 – 11 – 2013

GIORGIO GALIMBERTI Nel dodicesimo anniversario della scomparsa, lo ricordiamo con l’amore e l’affetto di sempre. Una S. Messa sarà celebrata in Duomo Sabato 23 novembre 2013 alle ore 18,30.

Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Recentemente una trasmissio-ne televisiva, nel trattare l’ar-gomento dell’inquinamento

in Campania, ha affrontato anche il tema dei rifiuti tossici, del loro smaltimento illegale da parte delle mafie e dell’indifferenza generale in cui questo mercato ha proliferato. Sullo sfondo uomini e donne, bam-bini compresi, affetti da forme tu-morali, tutte della stessa specie, ca-gionata per l’appunto dall’inquina-mento dell’aria, dell’ac-qua e dai cibi consuma-ti, che presumibilmente erano stati prodotti nei terreni inquinati.Trattandosi della replica di una puntata di tem-po prima, alcuni degli intervistati, dichiarata-mente affetti da tumore, nel frattempo sono dece-duti e l’intervista ha as-sunto così il valore di un testamento. Il reportage parlava di rifiuti tossici e nocivi provenienti dal-le zone industriali del nord dell’Italia che le mafie avevano interrato nei terreni agricoli della zona con la complicità di personaggi com-piacenti.Le immagini trasmesse facevano vedere cumuli di terra dai quali usciva fumo e il reporter descri-veva l’odore acre che il suo olfatto percepiva. Le ragioni del fumo e dell’odore vanno ricercate nel fat-to che le sostanze tossiche interra-te subiscono reazioni chimiche tali per cui quel fenomeno, per così dire, è “normale”. Nella normalità sembra anche il fatto che in quelle zone agricole si coltivino tranquillamente ortaggi, e allo stupore del reporter alla no-tizia è seguita la richiesta di capire se quegli ortaggi prodotti su terre-ni altamente inquinati, e quindi a loro volta pericolosi per la salute, venissero commercializzati. Ebbe-ne sì! Potrà sembrare strano o addi-

rittura impossibile, ma più persone intervistate che coltivavano quei campi hanno confermato che tutti i loro prodotti venivano acquistati da note aziende di cui non è stato fatto il nome.Le persone affette da tumore, una in particolare, madre di un bimbo piccolo e che nel frattempo è de-ceduta, lanciò un messaggio forte, che in sintesi potrebbe assumere questo senso: “noi moriamo perché

qui viviamo, ma anche chi abita lontano può ammalarsi e morire dello stesso male perché quello che viene coltivato qui, chiunque lo può mangiare, in qualunque parte del mondo, nessuno è esente dal dramma che stiamo vivendo noi”. Parole a metà tra la commozione, la rassegnazione e la voglia di vi-vere con la speranza di farcela per poter far crescere il suo bimbo.Ma la voce fuori onda che comuni-cava l’evento tragico nel frattempo avvenuto, ha reso quell’intervista un grido d’allarme, qualcosa che merita una profonda riflessione. Il problema allora non è solo loro, che lo vivono davanti a casa, ma è di tutti, anche se non era neces-sario arrivare a questo caso limite per capire che l’inquinamento non è “un problema di qualcuno”, ma “è il problema di tutti”. Ma quali

sostanze sono state sotterrate per provocare tutte queste dramma-tiche situazioni e sino dove l’in-quinamento si è esteso, è possibile evitare che si espanda, cosa si può fare per fermare questo calvario di sofferenza?Ebbene è emerso che ancora arri-vano rifiuti e che questi vengono poi incendiati, così chi vive in quei luoghi respira le diossine e tutte le sostanze altamente tossiche che i

fumi rilasciano nell’a-ria. E la provenienza? Domandò il reporter ad una persona del posto, da dove provenivano i rifiuti sotterrati in quei campi? E la risposta non letterale, ma nel senso, almeno di ciò che ricordo: “una parte da Marghera e dal Veneto oltre che dalla Lombardia, pensi che il Pcb della Caf-faro lo distribuivano gra-tuitamente agli agricoltori per concimare i campi”.È difficile pensare a come persone possano aver fatto tutto questo,

in nome probabilmente del torna-conto economico e dell’interesse personale. Ma è successo! Proba-bilmente qualcuno ha considerato quei luoghi un contenitore, utile e capiente, nient’altro.L’immagine che pubblico a sup-porto del testo l’ho scattata nel luglio 2011 a Roma, pensando che Roma è anche mia essendo la capi-tale d’Italia e che usare una pianta per metterci i rifiuti non dava una buona immagine della città. Ma in quel caso la pianta era già de-ceduta, mentre nel caso che vi ho descritto la terra era ancora viva e fertile e a morire sono le persone. E non solo del posto. Naturalmente a queste situazioni e immagine non credo servano altre considerazioni, potendo ognuno di noi trarre le proprie, che probabil-mente saranno le medesime.

Inquinamento targato

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Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

Il caso Kerenes ovvero la diseducazione in famiglia

Il film del regista Calin Peter Netzer che è stato proposto al Cristal nella sezione Cineforum nella serata di martedi 8 otto-bre ha proposto una tematica molto attuale: la diseducazione in famiglia. L’argomento di cui il film tratta rappresenta il caso di una famiglia in cui i genitori non educano il figlio alla legalità e al rispetto del prossimo, ma lo lasciano agire in piena libertà e vivere una vita in cui i valori non sono certo quelli volti alla costruzione di una esistenza in cui si avanza solo con le pro-prie capacità rispettando quanti ti circondano, ma lo incitano a perseguire una esasperata ricerca del successo materiale da raggiungersi sfruttando tutte le opportunità che la società pre-senta.Tra l’altro la società è quella della moderna Romania che ormai libera da anni dalla dittatura del comunismo reale ha sostituito quella dittatura formata dagli alti ranghi del partito con la rete dei ricchi borghesi che vivono sfruttando l’insieme di cono-scenze e la loro vicinanza agli uomini che detengono il potere.Accade che il figlio di una famiglia molto agiata, per eccesso di velocità, investa ed uccida il bambino di una famiglia operaia della periferia di Bucarest. Viene sottoposto al test della pre-senza di alcool nel corpo e la polizia effettua tutti i rilievi del caso. Il normale epilogo dovrebbe essere il rinvio a giudizio e una possibile condanna penale di qualche anno di reclusione.L’intervento educativo della famiglia dovrebbe essere quello di lasciare il figlio davanti alle proprie responsabilità e fargli scontare la giusta punizione per aver stroncato, a causa del suo comportamento incivile, la vita di un bambino. Ma questa è la conseguenza che può capitare ai comuni mortali e non certo ad una famiglia che rappresenta il fior fiore della borghesia di Bucarest. Ed ecco che tutto l’apparato della famiglia si mette in movimento: i genitori muovono tutte le pedine possibili com-poste da alti dirigenti della polizia e del governo.In fondo che cos’è un verbale di un laboratorio medico che cer-tifica la presenza di alcool nel corpo o il rapporto di polizia che riporta la dichiarazione di un testimone oculare che ha reso un meticoloso rendiconto dell’eccesso di velocità da parte dell’in-vestitore pari a quasi il triplo di quella consentita?Con le giuste pressioni e con un bel pacco di euro tutto può es-sere modificato. Ciò che non può essere falsificato sono i senti-menti e la dignitosa sofferenza dei genitori del bambino morto che emergono nell’incontro con la ricca famiglia dell’investito-re e davanti ai quali tutto l’apparato protettivo messo in atto dai ricchi va irrimediabilmente in crisi. Lamberto Dondio

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Martedì 12 novembreChiuse all’interno delle loro macchine, due donne si affrontano in un duello muto che si consuma nella violenza intima degli sguardi. Un duello tutto al femminile più ostinato del sole di Palermo e più testardo della ferocia degli uomini che le circondano.

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L’Eucaristia domenicale costituisce il cuore stesso della Chiesa, ciò che la fa vivere e che le dà forza; che le dà gioia e la sostiene nella testimonianza del Vangelo;

che la forma come famiglia e le permette di essere l’anima della società. La Chiesa trova la sua vera dimensione solo a partire dall’Eucaristia, che la fonda e la rinnova continua-mente. Così scriveva Giovanni Paolo II: “Pane di vita eterna, spezzato e distribuito ai commensali: dà anche a noi la forza di una solidarietà generosa verso le moltitudini che, ancor oggi, soffrono e muoiono di miseria e di fame, decimate da epidemie letali o pro-strate da immani catastrofi naturali. Anche noi, uomini e donne abbiamo bisogno di Te, Signore risorto! Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi. Sostienici, Ti preghiamo, nel nostro cammino. In Te noi crediamo, in Te speriamo, perché Tu solo hai parole di vita eterna. Mane nobiscum, Domine! Alleluia!”.La Liturgia Eucaristica della Domenica non potrà mai essere ridotta a una pratica di pietà personale. È molto, molto di più: è la fonte della santità e della salvezza per i credenti e per il mondo intero. Nell’Eucaristia il cielo e la terra non conoscono separazione, perché la comunione è piena. E tutti possiamo entrarvi. Farlo ci aiuta a comprendere il mistero di Dio ed a sapere penetrare quello dell’uomo. La dimensione spirituale non solo non allontana dalla vita concreta, ma aiu-ta a saperla affrontare e capire la vita con l’intelligenza del cuore, con gli occhi della speranza. Per questo c’è un legame stretto tra Liturgia e solidarietà. La mensa del Signore non è mai di angeli, ma di uomini concreti, con le loro contraddi-zioni, preoccupazioni, storie, accolti tutti intorno alla tavola della parola e del pane del Signore. Nel Vangelo di Giovanni, non dimentichiamolo, il racconto della Cena è, potremmo dire, “sostituito” da quello della la-vanda dei piedi, il sacramento dell’Eucaristia completato da quello del fratello. Dio che dimora in noi diviene servo. La Messa prima di essere opera di uomini, è un dono di Dio agli uomini, un dono che li strappa dalla condizione di tristezza e di morte nella quale vivono per inserirli, fin da ora, nella luce e nella festa del mondo rinnovato, che ritrova la sua vocazione originale, del paradiso. La comunità che celebra l’Eucaristia domenicale, per piccola e povera che sia, diviene il corpo di Cristo e quindi vive con le dimensioni di Cristo. La Messa, perciò, spalanca le porte del mondo alla comunità cristiana. Gesù diventa nostro cibo e nostra bevanda perché viviamo secondo i suoi sentimenti. Possiamo dire con l’a-postolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Il pane e il vino consacrati trasformano profondamente colui

che li riceve perché ciascuno viva come Gesù, pensi e ami come Lui. Quel pane “spezzato” e quel sangue “versato” parlano da sé: contestano il nostro modo gretto e avaro di vivere, le attenzioni e le cure meticolose per il nostro corpo, l’istinto al risparmio, l’abitudine a trattenere tutto per noi stessi. Quel pane santo, quel vino santo manifestano l’opposto: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”. Gesù lo dice non solo a parole, ma con il suo stesso corpo. Dalla “co-munione” nasce l’impegno della carità e della condivisione, che non a caso trova la sua più alta realizzazione nell’«a-gape», intesa come “cena del Signore”. Le prime comunità cristiane conoscevano bene l’insegnamento di Gesù sul de-naro, sulle ricchezze e sull’amore per i poveri. Uno degli esempi più chiari dell’attività di carità della pri-ma comunità cristiana lo troviamo nell’episodio della distri-buzione quotidiana di soccorsi alle vedove (Atti 6,1-6). La carità è una energia che rompe ogni barriera e rende vicine persone lontane, le accomuna, le rende famigliari, valican-do talora abissi che sembrano insuperabili. Il rapporto della Chiesa verso i poveri non è una semplice aggiunta morale, bensì una dimensione costitutiva della stessa fede. Essa è “corpo di Cristo” e quindi necessariamente deve assumersi come sua carne anche i poveri. Non può esistere comunità cristiana senza diaconia, cioè servizio di carità che, a sua volta, non può esistere senza celebrazione dell’Eucaristia. Le tre realtà sono legate tra di loro: comunità, Eucaristia, diaconia dei poveri e degli umili. Il Corpo del Signore, nella sua carne e nella voce di quel corpo, che ugualmente dobbiamo fare nostra, trasforma il nostro cuore e lo rende pieno di amore. Per questo chi siede alla tavola della mensa eucaristica deve sapersi chinare a lavare i piedi dei fratelli ed onorare lo stes-so corpo in quello dei più poveri. Colui che ha detto “questo è il mio corpo” e che con la sua parola ha operato ogni cosa, quegli ha detto “Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare”. Onoralo dunque dividendo il tuo patrimonio con i poveri: perché a Dio non occorrono calici d’oro. Nella basilica di Santa Maria in Trastevere l’immagine più eviden-te e piena di questo è il pranzo di Natale quando, terminata la mensa eucaristica si imbandisce, nella Chiesa stessa, la tavola di amore che accoglie i poveri della città. È la beatitu-dine promessa ai poveri che si realizza e mostra in maniera concreta il legame tra mensa eucaristica e mensa della carità. Una è la prosecuzione ed il compimento dell’altra.

Eucarestia e solidarietà

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Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni

Ricorre quest’anno il duecente-simo della morte del grande musicista, che vogliamo ricor-

dare l’8 dicembre alle 21.00 con un concerto d’organo in S. Bernardino.Si tratta di Ferdinando Bertoni che era nato a Salò il 15 agosto 1725. Era figlio di Antonio Bertoni detto Dre-so e di Domenica Marchioni.Subito attratto dall’arte della musica studiò a Salò e a Bre-scia ma il fascino della “Sere-nissima” aveva cominciato ad esercitare una forte attrazione su di lui. Del resto a Venezia si concen-travano molti grandi talenti musicali dell’epoca e quin-di per un giovane musicista poco più che ventenne il ri-uscire ad essere ammesso in una delle istituzioni musicali veneziane poteva rappresen-tare un traguardo a cui mira-re.Ed ecco quindi che nel 1747 Ferdinando Bertoni si reca a Venezia.Per poter vivere insegna mu-sica nelle nobili famiglie ve-neziane ma nel 1752, grazie alla sua preparazione, vince il concorso, su una terna di candidati, di Primo organista della Basilica di San Marco. Va ri-cordato che la Basilica di San Mar-co, con il suo organo e la sua cappel-la corale era la massima istituzione cittadina nell’ambito musicale.Accanto alla posizione di primo or-ganista abbina anche quella, confe-rita nel 1755 di Maestro del coro e insegnante di musica nell’Ospedale dei Mendicanti. All’epoca gli ospe-

dali ospitavano l’infanzia bisognosa e, nell’ambito del percorso educati-vo a loro dedicato, davano molta importanza alla musica e al canto.Così Ferdinando Bertoni si inseri-sce stabilmente nel tessuto musicale veneziano. Deciderà di portare la sua esperienza musicale altrove nel

1773, quando viene nominato Di-rettore dell’Accademia Filarmonica di Bologna e rimarrà quindi lonta-no da Venezia ove farà ritorno nel 1784.Nel 1785 gli viene conferita la più alta carica raggiungibile per un musicista a Venezia consistente nel-la nomina a Maestro di Cappella della Basilica di San Marco. Ferdi-

nando Bertoni mantiene la carica sino all’anno 1808.Nel 1810 si trasferisce a Desenzano su invito di un nipote e morirà nella città gardesana in data 1° dicembre 1813.La produzione musicale di Ferdi-nando Bertoni è stata notevole sia

nel campo della musica sa-cra che in quella operistica e concertistica. Vanno ricordati nel settore della musica sacra l’Oratorio “Salve Regina” per voci, archi e basso continuo e il “Requiem” scritto per i fu-nerali del grande musicista Domenico Cimarosa. Ma il lavoro che gli ha dato sicura notorietà nel settore è il “Mi-serere” concertato a quattro voci che ha avuto un riscon-tro di massimo rilievo.La produzione operistica e concertistica consta di circa sessanta lavori. Fra le opere citiamo alcune delle princi-pali: Tancredi, Orfeo ed Eu-ridice, Armida abbandonata, Artaserse.Siamo quindi in presenza di un illustre concittadino che ha onorato Salò e la Magnifi-ca Patria portando il suo ta-lento che si era sviluppato a

Salò e a Brescia in quel di Venezia. Ha formato schiere di allievi alcu-ni dei quali sono diventati celebri compositori; ne ricordo uno in par-ticolare: il nipote Turrini (o Turini) Ferdinando Gasparo (detto Bertoni o Bertoncino) – Salò 1749, Brescia 1812 - grande clavicembalista che indicò la via del periodo preroman-tico ai suoi successori.

La Casa Santa Marta con l’e-lezione di Papa Bergoglio è balzata agli occhi del mondo

intero. Voluta da Giovanni Paolo II come residenza dei cardinali du-rante i lavori del conclave e casa di ospitalità, è diventata la casa di Francesco. Al mattino il Papa ce-lebra la Santa Messa con quanti lì vivono e lavorano. Indiscrezioni dicono che si alzi alle 4 del mattino e si raccolga in preghiera per un’ora meditando i te-sti della Scrittura che com-menterà durante la cele-brazione eucaristica. Più di un centinaio dall’inizio dell’elezione sono state le messe celebrata dal Papa. Il pensiero che puntual-mente propone è un vero e proprio magistero spic-ciolo che raggiunge il cuo-re di tutti.Raccogliamo alcuni pen-sieri che sono stimolo al nostro cammino di fede, pensieri che hanno come centro Gesù e la testimo-nianza che siamo chiamati a ren-derGli.Papa Francesco a proposito del nostro essere cristiani dice: Qual è dunque la regola per essere cristiano con Cristo? E qual è il «segno» che una persona è un cristiano con Cristo? Si tratta di una «regola — ha spiegato il Papa — molto semplice: è valido sol-tanto quello che ti porta a Gesù, e sol-tanto è valido quello che viene da Gesù. Gesù è il centro, il Signore, come lui stesso dice».Il Pontefice non nasconde le diffi-coltà che il cristiano incontra nella vita, afferma: «Seguire Gesù, non è facile. Non è facile ma neppure è dif-ficile, perché nella strada dell’amore il Signore fa le cose in modo tale che noi possiamo andare avanti. E lo stes-so Signore ci allarga il cuore». Quan-do invece si è più propensi a seguire il nulla, allora «nascono gli scontri nelle famiglie, con gli amici, nella società. Anche quegli scontri che finiscono con

la guerra», perché «il nulla è seme di guerra, sempre; perché è seme di egoi-smo», mentre «il tutto, quello grande, è Gesù». La grazia invocata dal Ponte-fice è che il Signore «allarghi il nostro cuore e ci faccia umili, miti e magnani-mi, perché noi abbiamo tutto in Lui», preservandoci dal creare «problemi quotidiani attorno al nulla».Il Papa, ricordando gli anni trascor-si nella Capitale argentina come

Pastore racconta un fatto persona-le per indicare la presenza viva di Gesù nella nostra vita: ricordo di un uomo, padre di otto figli, che lavora da trenta anni nella curia arcivescovi-le di Buenos Aires. «Prima di uscire, prima di andare a fare qualsiasi cosa dovesse fare — ha detto — sussurrava sempre tra sé e sé: “Gesù!”. Una volta gli ho chiesto: “Ma perché dici sempre Gesù?”. “Quando io dico Gesù”, mi ha risposto questo uomo umile, «mi sento forte, mi sento di poter lavorare, perché io so che lui è al mio fianco, che lui mi custodisce”». Eppure, ha sottolineato il Papa, quest’uomo «non ha studiato teologia: ha soltanto la grazia del bat-tesimo e la forza dello Spirito». E «que-sta sua testimonianza — ha confidato ai presenti Papa Francesco — a me ha fatto tanto bene. Il nome di Gesù. Non c’è un altro nome. Forse ci farà bene a tutti noi» che viviamo in un «mondo che ci offre tanti “salvatori”».Solo nell’incontro vivo con Gesù si

sviluppa un’autentica vita cristia-na che per il Papa «non è una tera-pia terminale per stare in pace fino al cielo. La vita cristiana è sulla strada, sulla vita, con questa premura di Pa-olo. L’amore di Cristo ci possiede, ci spinge, ci preme. Con questa emozione che si sente quando uno vede che Dio ci ama». Qual è il tesoro, la ricchezza del cristiano? Papa Francesco non esi-

ta a dire che «Fratelli noi abbiamo un tesoro: questo di Gesù Cristo salvatore, la croce di Gesù Cristo, questo tesoro del quale noi ci vantia-mo», ma non dimentichiamo «di confessare anche i pecca-ti» perchè solo così «il dia-logo è cristiano e cattolico, concreto. Perché la salvezza di Gesù Cristo è concreta». «Gesù Cristo non ci ha sal-vato con un’idea, con un programma intellettuale. Ci ha salvato con la carne, con la concretezza della carne. Si è abbassato si è fatto uomo, si è fatto carne fino alla fine.».

Un tesoro simile lo si può capire e ri-cevere solo se ci si trasforma in vasi di creta.Infine l’invito di Francesco a costru-ire la nostra vita cristiana sulla roccia che ci dà la libertà» e che ci «fa andare avanti con la gioia nel suo cammino, nelle sue proposte». Da qui la duplice esortazione a chiedere «al Signore la grazia di non diventare “cristiani di parole”, per poter invece andare avan-ti nella vita come cristiani fermi sulla roccia che è Gesù Cristo e con la libertà che ci dà lo Spirito Santo». Una gra-zia da domandare «in modo speciale alla Madonna. Lei — ha concluso — sa cosa significhi essere fondati sulla roccia».Quanti hanno dimestichezza con internet possono ogni giorno avere notizia della meditazione mattu-tina del Papa collegandosi al sito della Santa Sede www.vatican.va e cliccare sull’icona Meditazioni quo-tidiane del Santo Padre.

Ferdinando Bertoni nel duecentesimo della morte

dal grande librodella natura

acqua minerale

FONTE TAVINA SALÒ - tel. 0365 441511IL PIACERE DEL BERE!

Papa Francesco ogni giorno ci parla di Gesù

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Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli

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È bastata una cena tra ex compagni di scuola, amici dei tempi dell’adole-scenza con cui sono cresciuto; e poi

l’impegno a rivederci ancora, anche una volta a settimana, se sarà possibile, per ritrovarci e riprovare a fare un altro per-corso insieme ora che, chi ha avuto figli, li vede diventare ormai grandi e la propria presenza non più necessaria, ora che, per età e maturità, abbiamo forse compreso che la corsa che abbiamo tutti intrapre-so, per cercare il nostro posto nel mondo, non ha più molta ragione d’essere, se mai l’ha davvero avuta. È bastata una cena per ricordarci che forse sono assai poche le persone realmente im-portanti per ognuno di noi, ma che, proprio per questo, è im-possibile perderle e perdersi. Siamo forse ritornati a essere più liberi o abbiamo finalmente compreso che per volere bene a noi stessi dobbiamo avere attorno le persone alle quali davvero vogliamo bene. È ba-stata una cena per riallacciare, riprendere un filo antico ma forte.Mia sorella spesso ripete che nella nostra bella lingua italia-na manca una parola; è quella che servirebbe per indicare quelle persone che ci sono vicine e che sono per noi molto più che conoscenze; perché noi diamo alla parola “conoscente” un senso di estranei-tà, di occasionale, superficiale, descrive una vicinanza fisica temporale, ma non veramente di anime o di cuori. Per questo siamo costretti, nostro malgrado, a usare e abusare della parola “amico”, che dovreb-be essere invece riservata a poche perso-ne che sono veramente intime. Anche per questa lacuna lessicale, forse, tendiamo ad appiattire e stemperare il nostro tempo e i nostri affetti su tante relazioni. Poi accade, come forse è accaduto a noi, che si arriva a comprendere chi sono i nostri “amici”, i nostri veri compagni di vita.Mentre mangio osservo i miei amici e ne riconosco la peculiarità. Loro mi cono-scono, io conosco loro. Conosco la storia di ognuno di loro e tutti loro conoscono la mia. Tra noi non ci sono misteri, zone buie. Un tempo condividevamo esperien-ze, ragionamenti, giochi, emozioni. Tutto questo era così abituale che ora troviamo normale ricominciare. Così, dopo le con-suete discussioni su questioni di cronaca, scivoliamo piano nel racconto di quello che nel frattempo ci siamo persi, gli uni

degli altri. O meglio, è uno tra noi che ini-zia mentre gli altri lo ascoltano; sono certo che col tempo toccherà a ognuno di noi fare altrettanto.Non si può essere amici senza conoscersi davvero. Almeno io penso sia così. Vale per tutti, anche per quelli più discreti, riservati, selvaggi, che non trovano facil-mente la via per mostrarsi agli altri. Ce ne sono di persone così. Io sono diverso, e voi che leggete questa pagina lo sapete; io sono abituato a raccontarmi.Allo stesso modo ogni essere umano è un libro aperto; basta solo avere voglia di

leggerlo. Perché ogni uomo o donna rac-conta molto di sé nei gesti, nelle azioni, nei comportamenti, negli sguardi, nelle presenze e nelle assenze, racconta di sé quando esprime gioia o dolore, energia o stanchezza, quando pronuncia parole e quando tace, quando ti cerca e quando si allontana.Sta a noi imparare a leggere il suo raccon-tarsi, piuttosto che solo ascoltare. È un esercizio forse più faticoso, ma non privo di occasioni interessanti.È bastato un pranzo con persone incontra-te solo pochi mesi fa, nuovi amici forse, di recente formazione; tuttavia mi sento già molto legato a loro, pur nella brevità del percorso fatto insieme. Anche con loro c’è un impegno a ritrovarsi, a cercare le occasioni per rivedersi, quasi a cercare di recuperare gli anni persi, ora che il caso ci ha fatto attraversare ognuno il cammino degli altri.È bastato un pranzo con questi nuovi compagni, per capire che è ancora possibi-le usare la parola amico per chiamare del-le persone con cui non ho condiviso nulla, né l’adolescenza, né il recente passato; mi pare meraviglioso che il mio cuore sia an-cora capace di fare posto, di accettare, di

accogliere, di ricevere nuovi amici. È ba-stata un’occasione futile, qual è lo scoprire che tanto il mio compleanno come quello di un paio di loro cadono nella stessa set-timana, per avere la scusa per passare una domenica insieme, per rafforzare il nostro legame, per sentirci straordinariamente uniti. È davvero bastato solo quel pranzo insieme. E ora mi ritrovo a scriverne qui, con la gio-ia e la sorpresa di chi scopre che vivere è principalmente essere vivo, vitale; che es-sere vivo, vitale è semplicemente e splen-didamente essere aperto, disponibile, ca-

pace di accogliere nel cuore le persone che avvicino e che si avvicinano a me e che questo può ancora accadere ora, fuo-ri dall’età in cui ci si sente più pronti ad aprirsi agli altri.Nulla è più bello, più vero, più emozionante, più intenso, più appassionante, eccitante, coinvolgente, rasserenante, gratificante del sentire delle conoscenze trasformarsi in amicizia, dello scoprire dentro di me che questo è ciò che vo-glio e che lo stesso desiderio è anche in loro, nei nuovi amici. Accogliere nel proprio cuore

persone che hanno a loro volta già scelto di accogliere me nel loro.Scrivo a voi queste cose non solo come te-stimonianza; lo scrivo per dare un senso anche alla nostra relazione, alla relazione che si è stabilita nel tempo tra me che scri-vo e voi che mi leggete. Io mi sono sempre aperto a voi, mai ho cercato di nasconder-mi; non so se l’ho fatto bene, se sono riu-scito a coinvolgervi nel mio raccontarmi. Comunque sia, se fino ad ora avete letto quello che scrivo, non potete dire di non conoscermi. E questo è buono. E questo è già sufficiente. Se invece vorrete andare oltre, superare la barriera della conoscen-za ed entrare con me più intimamente in un dialogo aperto e stabile, sono lieto di restare a parlare con voi, se avrete il pia-cere di fermarmi la prossima volta che ci incontreremo, magari per caso, o perché mi avrete cercato. Vi prometto che io sarò sempre pronto ad ascoltarvi, a discorrere con voi, a riprendere i ragionamenti ini-ziati, a provare insieme a vedere se pos-siamo anche noi superare quel grande, misterioso, profondo confine che c’è tra la conoscenza e l’amicizia, certo che questo porterà bellezza e ricchezza nella mia vita, come nella vostra.

I commensali di una vitaUn sos a ritmo di rap per il GardaAtmosfere hip hop e rime baciate incise sulla musica del film Armageddon per lanciare un appello a tutela della salute del lago. Parliamo del brano rap «Tutti Fermi: occhio al lago», scritto e cantato dai ragazzi della classe IV G del liceo Fermi e vincitore del contest internazionale promosso da Eulakes, progetto coordinato dalla Comunità del Garda per studiare l’effetto dei cambiamenti climatici sui grandi laghi europei. Il rap dei ragazzi del Fermi si è meritato il primo premio nel-la categoria «Senior high school», le scuole superiori. I liceali hanno scelto il linguaggio giovane del rap per sensibilizzare i loro coetanei sulla necessità di una presa di coscienza dei rischi che minacciano la salute del più grande lago italiano. Il testo del brano è stato scritto da Cristian Fiorentino, che è anche la voce solista, e Laura Tignonsini. Il progetto è stato coordinato dalla prof.ssa Mariangela Conter; il video è stato prodotto da Ultra Concerti - Studio Nost; Matteo Nolli ha cu-rato l’audio; le riprese e la regia del video clip sono di Stefano Bigoloni. Per ascoltarlo basta cercarlo su youtube.

Tavina: lavoratori in corteoSono arrivati fin sotto al municipio, urlando la loro rabbia nei confronti dell’Amministrazione comunale. Martedì 22 settembre i lavoratori della Tavina hanno deciso di alzare la voce: sciopero e produzione ferma per due ore, il tempo ne-cessario per arrivare, in corteo, al palazzo comunale e gridare il loro disappunto per la mancata approvazione, da parte del Consiglio comunale, del piano attuativo in variante al Pgt per la riconversione urbanistica del comparto che oggi ospita gli impianti di imbottigliamento, passaggio indispensabile per poi dare attuazione alla realizzazione del nuovo stabilimento a Cunettone. «Signori amministratori - scrivono gli operai su un volantino - cosa state aspettando? Mentre vi accapigliate 65 famiglie rischiano di perdere il lavoro». I lavoratori chiedo-no alla politica «il coraggio di assumersi delle responsabilità» ed auspicano che il progetto Tavina possa essere approvato dall’attuale Amministrazione, scongiurando il rischio di do-ver ricominciare tutto da capo dopo le elezioni del 2014.

Il Gal Garda Valsabbia promuove la «Fabbrica del bosco»Guardare alla risorsa forestale come ad un’opportunità eco-nomica, ritornando a considerare il bosco come un luogo di produzione e «fabbrica» di un materiale naturale ed ecolo-gico: il legno. Tutto questo per creare nuovi posti di lavoro

«green». È l’obiettivo del tavolo sulla pianificazione dell’uso delle aree verdi, battezzato appunto «La fabbrica del bosco», istituito dal Gal Garda Valasabbia. Attualmente sul territorio del Gal operano solo 9 imprese boschive iscritte all’albo re-gionale (3 in Alto Garda e 6 in Valle Sabbia), la maggior parte delle quali sono ditte individuali. Decisamente insufficienti per coprire un’area forestale di ben 67.616 ettari. «Le poten-zialità occupazionali - spiegano al Gal - sono molto superio-ri. Il tavolo di lavoro che vede il Gal come centro propulsore si pone come primo obiettivo proprio lo sviluppo di nuove imprese boschive, oggi sottodimensionate, e il rafforzamento dei Consorzi forestali». Info: gal-gardavalsabbia.it.

I Volontari del Garda progettano il recupero del DukwDopo aver individuato il relitto, cercato a lungo anche dagli americani, i Volontari del Garda progettano il recupero del Dukw. Si apre un nuovo capitolo, quello conclusivo, nell’av-vincente e drammatica storia dell’anfibio dell’esercito Usa affondato nel Garda la notte del 30 aprile 1945 col suo carico umano di 25 soldati della 10th Mountain Division. Il recupero del mezzo, individuato lo scorso dicembre a sud di Riva, a 276 metri di profondità, è un’operazione complessa, ma non impossibile. L’impresa è stata progettata dai sommozzatori dei Volontari del Garda, coordinati da Luca Turrini e Mauro Fusato. Per il recupero serve il sostegno logistico della Pro-vincia di Trento, già contattata dai Volontari. Il sogno di Tur-rini e Fusato, condiviso dalle associazioni dei reduci Usa, è quello di poter esporre presto il Dukw in un museo (sono stati interpellati il Mag di Riva e Museo della Guerra di Rovereto).

Una donna alla guida della Mutuo SoccorsoMaria Cristina Gnes è la prima donna a presiedere la Società di Mutuo Soccorso Artigiana e Operaia di Salò, antico soda-lizio che rappresenta la prima esperienza di mutualismo sul territorio bresciano, costituita il 2 gennaio 1859, sotto il go-verno austriaco. Maria Cristina Gnes guiderà un direttivo a marcata componente rosa, visto che anche la vice presidente è una donna: Luanella Molinari. Completano il nuovo direttivo il segretario Pierangelo Del Mancino e i consiglieri Giuseppe Brunelli, Angela Comincini, Lamberto Dondio, Sergio Gia-comuzzi, Arturo Goffi e Calogero Sanfilippo. La presidente Gnes succede a Pierantonio Pelizzari, da 9 anni alla guida della Società.

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Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi

Con questa paginetta convalido i miei 10 anni di collaborazione con il Notiziario, 100 brevi spun-

ti, i più diversi, scritti senza pretese, per mettere a profitto il tempo e forni-re qualche informazione. Argomento di questo mese l’uomo e la donna. Si fa un bel dire, ma è contrapposizione, un faccia a faccia che si ripete nel tem-po alla ricerca di una intesa che tarda a giungere. Ci ho pensato una sera, alla lettura di un passo della Bib-bia che il nostro interlocutore si sforzava di spiegare nei suoi significati più illuminanti. La Genesi e la creazione dell’uo-mo e della donna, un binomio divenuto carico di contraddi-zioni anche se la materia che li ha plasmati è stata la medesi-ma. Creato il mondo bisogna-va vincere la solitudine, quello stato primordiale dell’umanità quando ancora non si sta par-lando di essere umano, ma di una vaga concretezza non dif-ferenziata e primitiva nella qua-le manca davvero una identità propria. …e allora Dio prese dal suolo un po’ di terra e con quella plasmò l’uomo, gli soffiò nelle nari-ci un alito vitale e l’uomo divenne una creatura vivente. Sarà Adamo (adam), perché de-riverà dalla terra (adamà, parola ebraica che proprio in questa circostanza assumerà le carat-teristiche di nome proprio), poi Dio disse ancora…non è bene che l’uomo sia solo, gli farò un aiuto adatto a lui e in grado di stargli di fronte (i termini ebraici uomo e donna sono molto simili, addi-rittura si potrebbero tradurre, in un gioco di parole, uomo-uoma). Ma se, come abbiamo visto, la materia che ha costruito sia l’uomo che la donna è stata la medesima, è quel …in grado di stargli di fronte che mischia le carte e ci fa intuire una necessaria comparazio-ne fra loro che apre la strada ad una scala di valutazioni; due esseri con-trapposti pertanto che devono com-prendere ciascuno la propria identità grazie al confronto con l’altro che è davvero diverso, e che, proprio da e per questa diversità, devono riuscire ad essere d’aiuto l’uno all’altro. Due esistenze in un groviglio di punti, se mi si passa l’immagine, ciascuna delle

quali è punto di arrivo di un numero infinito di fili, legami, interrelazioni. Fu così che uomo e donna furono su-bito chiamati a diventare capaci di confrontarsi nella reciproca accetta-zione delle loro singole diversità, in una prospettiva che ancora oggi non è cambiata, anche se spazio e tempo, in continua evoluzione, ci fanno appari-re tutto sempre passeggero, provviso-rio, transitorio. Più profonda si è fatta

nei secoli la conoscenza, più profonde sono dovute diventare le ragioni e la comprensione per riuscire ad accetta-re colui o colei che … ci sta di fronte e mi riferisco alla vita in comune, ai sen-timenti, ai dolori, alle gioie ed a tante altre necessità. E pensare che la Bibbia, evidenzian-do che da un solo elemento sono nati i due frammenti, sanciva fra di loro una assoluta uguaglianza insegnan-doci nel contempo che fra i due non doveva esserci conflitto ma comparte-cipazione e unità di intenti: fa infatti dire all’uomo…questa sì è osso delle mie ossa, carne della mia carne .…si chiamerà ishah (donna) perché dall’ish (uomo) è

stata tolta. Ma c’è di più: Dio creò l’uo-mo e la donna che trasse da lui, …a sua immagine e secondo la sua somiglianza e ciò dovrebbe farci pensare che, se non abbiamo altro modo di identificarci con Lui se non nel vivere le nostre re-lazioni come Lui ci chiede che siano, ciò vale e deve valere anche fra gli es-seri umani. Chissà se mi sono saputo spiegare, spero solo di essere riuscito a convin-

cere che fra uomo e donna, pur nella diversità, debba esserci uguaglianza anche se, per vi-verla e comprenderla, siamo chiamati a far fronte a sforzi e rinunce che richiedono tutta la nostra volontà, la nostra pa-zienza e la nostra virtù, qualità rare da trovarsi tutte insieme al mondo d’oggi. Per alleggerire un poco l’argo-mento, riporto una poesia spi-ritosa del poeta francese Paul Géraldy (1885/1983) sul duali-smo uomo-donna …Spiegami cara perché sempre dici: “le mie rose”, “il mio piano”, per-ché tu dici “i tuoi libri”, “il tuo cane”. Dimmi perché tu dici “queste cose le comprerò con il mio denaro”. Quello che mi appartiene, non è tuo? Perchè quelle parole? Esse mi fan lon-tano tanto da te! Tu dici “il mio”, tu dici “il tuo”, ma se così mi amassi come io ti amo, allora, allora tu diresti “i libri”, “il cane”, “le nostre rose…”. Per chiudere con la musica pro-pongo l’ascolto della Sinfonia n. 2 in Si min. di Alexandr Boro-din (1833/87). Figlio naturale

di un principe russo prese il nome dal suo cameriere, ma un generoso lasci-to gli permise di studiare e diventare un Docente in Chimica di chiara fama. Per nostra fortuna amò anche la musi-ca e di questa composizione richiamo l’attenzione sul tema ampio e appas-sionato che appare nell’Andante, vi sentirete la terra, il respiro e il cuore della Santa Madre Russia. Una cu-riosità? Mi è capitato di sentirlo una sera, vagamente rimaneggiato in un film Western, mentre in un tramonto infuocato la macchina da presa indu-giava sull’eroe di turno che, dopo aver fatto la sua buona azione, cavalcava verso la prateria..

L’uguaglianza nella diversità

L’abbonamento alla rivista “Credere” (La gioia della fede – Ed. S. Paolo) è motivato dall’in-tenzione di promuovere una fede matura che

si spinga ad agire più consapevolmente sui temi fon-damentali dell’essere cristiani in questo nostro tem-po di vite senza confini geografici. La nobile finali-tà della Rivista settimanale è quella di crescere e di educare con interventi appositamente idonei. Nelle pagine vengono sottolineati con forte impegno i mo-menti significativi della “partenza” idonei a conso-lidare quel Credo che possa “vita-minizzare” lungo tutto il percorso della vita ed aiu-tarci ad affronta-re con adeguati e consapevoli strumenti le mil-le tribolazioni che, in modo più o meno accentua-to, connotano la nostra esistenza.E veniamo all’og-gi: “quale futuro può esserci per un paese popolato da moltissimi anziani e da pochi giova-ni incolti senza prospettive? Dove tutte le istituzioni sono arcaiche, estranee al criterio del merito, dominate dall’anzianità; dove il nostro sistema culturale cade a pezzi; dove pur essendo ai vertici delle biblioteche e dei musei, dei siti archeologici, le classifiche ci condannano anche per l’abbandono scolastico e il fatto che abbondiamo di giovani incolti senza interessi…” (E. Galli della Loggia – Corriere 20/10).Sono parole dure, giudizi molto severi, carichi di pessimismo che sottolineano con vigore “il potere vuoto in un paese fermo” e possono suscitare scorag-giamento e far serpeggiare l’idea che nelle nostre contrade non ci sia più quella “speranza” che ci indu-ce (qualunque sia il ruolo che noi occupiamo nel vi-vere quotidiano…) ad impegnare le energie migliori che certamente esistono e vanno opportunamente valorizzate. Oltre l’approfondimento delle temati-che forti della quotidianità (che ciascuno è invitato a conoscere per capire ed eventualmente contribuire

a risolvere a seconda dei ruoli) basta assistere diret-tamente o indirettamente all’Angelus di Papa Fran-cesco per rendersi conto che la sua Parola indirizzata agli uomini e alle donne di tutto il mondo e di tutte le età provocano dapprima lo stupore, lo sconcerto e subito dopo l’entusiasmo di chi intende respirare a pieni polmoni e impegnarsi, qualunque sia il suo ruolo, per valorizzare il “contatto” personale e inten-so con chi soffre.Tanti sono i volumi che hanno come protagonista

Papa Francesco: basta osservare le vetrine dei li-brai e le pubbli-cazioni dei quo-tidiani per ren-dersi conto che la missione di cui è protagoni-sta viene espres-sa anche con una gestualità che indica la volontà di non sottrarsi e il desiderio di immedesimarsi con forza evan-gelica sia che si tratti di lutti e di guerre, sia che si lotti per il pane quotidiano.

Le vetrine abbondano dei suoi messaggi, dei suoi interventi significativi e fanno nascere (e rinascere!) intorno al suo pontificato il mondo francescano e lo spirito dei secoli lontani chiamando alla cattedra Chiara la santa diventata maestra anche del Papa.Una donna, la scrittrice Dacia Maraini ne traccia il profilo nel libro “Chiara di Assisi” (Ed. Rizzoli): è una donna che si mette in contatto con un’altra don-na capace di libere “scelte rivoluzionarie” nel cuore del Medio Evo (periodo storico considerato cupo e lon-tanissimo dai moderni traguardi) per manifestare la voglia di ritornare alla lettera del Vangelo: Messag-gio carico di autenticità che Francesco esprime con la sua vita a piedi scalzi e Chiara con la scelta ribelle fra le quattro mura conventuali diventando protagoni-sta di rigore e coerenza grazie alla fede.È davvero straordinario leggere queste biografie nel nostro tempo dominato dalla ricerca del luccichio…

Passato e presenteMeditare sulla Lettera ai Romani è un po’ come entrare con un aereo

in una di quelle nubi pericolose nelle quali ci sono lampi, vento, grandine… (C. M. Martini: “Le ali della libertà” – Ed. Piemme)

Le esequie di S. Francesco - Giotto - Chiesa superiore

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Informazioni utili

SS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30(esclusi: giovedì e sabato)

S. GIOVANNI

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

MONASTERO

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 5/11/2013 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 9 Novembre 2013

Anno LXII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

NovembreDomenica 10 GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO ore 14,30 incontro dei genitori dei gruppi S. Giovanni Piamarta e S. Caterina ore 18,30 incontro zonale adolescenti e giovaniMartedì 12 ore 20,45 a Fasano Adorazione Eucaristica per la vita (2)Mercoledì 13 Ritiro presbiteri a Montecastello ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti (5)Giovedì 14 ore 20,30 in Canonica: Animatori della Liturgia (2)Venerdì 15 ore 20,45 Magistero per i Catechisti dei genitoriSabato 16 ore 20,00 incontro gruppo A giovani famiglieDomenica 17 ore 15,00 incontro zonale dei gruppi Betlemme presso il Cinema CristalMercoledì 20 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti (6) ore 20,45 in Oratorio: incontro Animatori dei Centri di AscoltoGiovedì 21 ore 20,30 in Duomo a Salò: incon. zonale spirit. giovani col Vescovo LucianoVenerdì 22 ore 20,45 Magistero per tutti i CatechistiSabato 23 ore 20,00 incontro gruppo B giovani famiglieDomenica 24 GIORNATA DEL SEMINARIO ore 12,00 Battesimi Comunitari Ritiro giovani a Montecastello ore 14,30 incontro per i genitori dei gruppi S. Francescodal 25 al 30 novembre - ESERCIZI SPIRITUALI PARROCCHIALILunedì 25 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 16,30 S. Giovanni – ore 20,30 in Oratorio (don M. Busca) Martedì 26 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 16,30 S. Giovanni – ore 20,30 in Oratorio (don M. Busca) ore 20,30 in Canonica redazione de “Il Duomo”Mercoledì 27 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 16,30 S. Giovanni – ore 20,30 in Oratorio (don V. Peroni)Giovedì 28 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 16,30 S. Giovanni – ore 20,30 in Oratorio (don S. Passeri) Venerdì 29 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 16,30 S. Giovanni – ore 20,30 in Oratorio (don S. Passeri) Sabato 30 ore 9,00 S. Bernardino (Padre G. Muraro) ore 14,30 ritiro dei ragazzi dei gruppi S. Giovanni Piamarta e S. CaterinaDicembreDomenica 1 ore 14,30 ritiro ragazzi dei gruppi S. Paolo – S. Angela – S. Carlo e I.C.F.R. ore 16,00 in Duomo: canto dei VespriMercoledì 4 ore 20,30 in Canonica: incontro C.P.A.E. (1)Giovedì 5 ore 16,30 in S. Giovanni: Esposizione e Adorazione - ore 18,30 S. MessaVenerdì 6 Primo venerdì del mese in mattinata SS. Comunioni agli ammalati in casaSabato 7 ore 14,30 ritiro per i ragazzi dei gruppi S. Francesco ore 20,00 incontro gruppo A giovani famiglieDomenica 8 ore 9,00 in S. Bernardino S. Messa solenne ore 16,30 in Duomo: canto dei Vespri più S. Messa – altrove le SS. Messe ad orario festivo ore 21.00 in S. Bernardino: Concerto d’Organo in memoria del M.° BertoniMartedì 10 ore 15,00 S. Messa al Cimitero