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VOX POPULI 1 ANNO IX NUMERO DUE GIUGNO 2012 N on intendo né criticare né ammonire gli ideali del nostro Paese o tanto meno i nostri rappresentanti che talvolta sembrano confondere i nostri desideri con i loro personali capricci, perché non ne avrei facoltà o impertinenza. Mi piace però riflettere su quel senso di appartenenza verso il Paese che mi ha cresciuto, che spesso mi induce a pensare che la conoscenza sia, in fin dei conti, utile se migliorare è un desiderio che funge da causa, da germe, e la conoscenza da conseguenza. Ma quanto sento l’Italia il mio Paese? Guardo l’evoluzione storica di un Paese particolare e complicato, l’arte e le tradizioni di un popolo i cui costumi ed usanze sono tipiche di uno spirito originale ed estroverso. Sono fiero delle mie origini costantemente, anche nei momenti bui che dipingono il quadro italiano servendosi solo del nero più scuro; quando il cielo cupo e privo di stelle copre l’azzurro bellissimo, bandiera dell’Italia, e che ormai guardo con meno angoscia sapendo che dopo il nero di ogni notte buia c’è sempre l’alba che accarezza il sole, e che dona luce anche ai baratri più profondi. ... Talvolta paragono il funzionamento della mia Italia a quello di altri Stati, e magari noto una certa arretratezza nello stile di pensiero o nello sviluppo tecnologico, ma penso sia la differente concezione della soluzione di un medesimo problema che provoca contrasto fra la gente che lo vive. Persone che immaginano e persone che sognano; chi immagina un’Italia più pura, chi sogna un lavoro stabile e pensioni mensili; chi lotta per costruire un futuro tranquillo e saldo nelle proprie mani, senza il timore che una deficienza pecuniaria possa macchiare una vita di sacrifici; altri che invece il loro futuro se lo sono già costruito e guadagnato, ma che ora non possono essere ripagati degli sforzi compiuti. Non vorrei che sognare diventasse l’unica medicina, l’unica cura per un’Italia malata. Voglio che i sogni di molti possano essere la realtà di tutti. Ci vuole qualcuno che spinga il carro, che è l’Italia, e non importa se la ruota inizierà a girare da destra o da sinistra, ma ciò che conta è che questa parta e aiuti a muovere il nostro Paese verso la miglioria. …. Perché noi non possiamo, o non dobbiamo essere felici della nostra patria? L’Italia è un Paese che per storia e tradizione non ha niente da invidiare ad alcun altro Stato. È la figurazione di un popolo unico e per certi versi strano, un quadro ammirevole dipinto da ideali veri e fondamentali, una terra mirabile per costumi e colori che non ha niente in comune con la politica e la lotta fra partiti. Certamente il periodo che stiamo attraversando da Italiani parrebbe distaccarci dalla condizione di Stato unito contro la disunione, ma sono convinto che il percorso che seguiremo e le norme che verranno attuate per risolvere le problematiche che odiernamente ci troviamo ad affrontare segneranno un punto di svolta della nostra cultura e l’inizio di un miglioramento che tanto spero ed attendo. L’attaccamento alle proprie radici è speranza. M entre il Vecchio Continente è attraversato da estemporanei venti di speranza su un orizzonte falcidiato dalla crisi economica e dai movimenti antieuropeisti, in Italia ci si rifugia dietro un governo tecnico fondato sulla debolezza dell’apparato e sulla paura della libertà (citiamo un buon lavoro di Corrado Augias). Ma la democrazia è un diritto/dovere, esige il controllo dei cittadini su chi detiene il potere. Ora l’ambiziosa figura del Presidente del Consiglio in carica viene affrontata da tre autori che fanno parte della “coalizione” di Vox Populi. Daniele Lazzeri, Augusto Grandi, Andrea Marcigliano scavano dietro le quinte del Governo in “Il grigiocrate. Mario Monti nell’era dei mediocri”, edito da Fuori/ Onda e distribuito da Feltrinelli. A ’ Italia “Beatiimi voi, ch’offriste il פtto alle nemiche lance פr amor di costei ch’al Sol vi diede” Giacomo Leopardi APPARTENENZA Tratto da Quadro Macchiato In concorso – Terzo classificato a“Raccontar…. Scrivendo” Concorso Letterario Nazionale di Narrativa Sezione C: studenti scuole superiori 2°grado Liceo scientifico Da Vinci – Trento Associazione Culturale “La Casetta degli Artisti – Recanati” . IN QUESTO NUMERO: - APPARTENENZA - CHI HA PAURA DELL’UOMO GRIGIO - SUEZ - I CODICI CRIPTATI CRISTIANI MEDIEVALI - CHI HA PAURA DELL’UOMO GRIGIO? “€ Inversione € Klimatica €” SPECIALE GIUGNO 2012 di Enrico Pruner

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VOXPOPULI

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ANNO IX NUMERO DUEGIUGNO 2012

Non intendo né criticare né

ammonire gli ideali del nostro

Paese o tanto meno i nostri

rappresentanti che talvolta sembrano

confondere i nostri desideri con i loro

personali capricci, perché non ne avrei

facoltà o impertinenza. Mi piace però

riflettere su quel senso di appartenenza

verso il Paese che mi ha cresciuto,

che spesso mi induce a pensare che la

conoscenza sia, in fin dei conti, utile se

migliorare è un desiderio che funge da

causa, da germe, e la conoscenza da

conseguenza.

Ma quanto sento l’Italia il mio Paese?

Guardo l’evoluzione storica di un Paese

particolare e complicato, l’arte e le

tradizioni di un popolo i cui costumi

ed usanze sono tipiche di uno spirito

originale ed estroverso.

Sono fiero delle mie origini costantemente,

anche nei momenti bui che dipingono il

quadro italiano servendosi solo del nero

più scuro; quando il cielo cupo e privo di

stelle copre l’azzurro bellissimo, bandiera

dell’Italia, e che ormai guardo con meno

angoscia sapendo che dopo il nero di

ogni notte buia c’è sempre l’alba che

accarezza il sole, e che dona luce anche ai

baratri più profondi.

...

Talvolta paragono il funzionamento della

mia Italia a quello di altri Stati, e magari

noto una certa arretratezza nello stile di

pensiero o nello sviluppo tecnologico, ma

penso sia la differente concezione della

soluzione di un medesimo problema che

provoca contrasto fra la gente che lo vive.

Persone che immaginano e persone che

sognano; chi immagina un’Italia più pura,

chi sogna un lavoro stabile e pensioni

mensili; chi lotta per costruire un futuro

tranquillo e saldo nelle proprie mani, senza il

timore che una deficienza pecuniaria possa

macchiare una vita di sacrifici; altri che

invece il loro futuro se lo sono già costruito

e guadagnato, ma che ora non possono

essere ripagati degli sforzi compiuti.

Non vorrei che sognare diventasse l’unica

medicina, l’unica cura per un’Italia malata.

Voglio che i sogni di molti possano essere

la realtà di tutti.

Ci vuole qualcuno che spinga il carro, che

è l’Italia, e non importa se la ruota inizierà

a girare da destra o da sinistra, ma ciò che

conta è che questa parta e aiuti a muovere

il nostro Paese verso la miglioria.

….

Perché noi non possiamo, o non dobbiamo

essere felici della nostra patria? L’Italia è

un Paese che per storia e tradizione non

ha niente da invidiare ad alcun altro Stato.

È la figurazione di un popolo unico e per

certi versi strano, un quadro ammirevole

dipinto da ideali veri e fondamentali, una

terra mirabile per costumi e colori che

non ha niente in comune con la politica

e la lotta fra partiti. Certamente il periodo

che stiamo attraversando da Italiani

parrebbe distaccarci dalla condizione di

Stato unito contro la disunione, ma sono

convinto che il percorso che seguiremo e

le norme che verranno attuate per risolvere

le problematiche che odiernamente ci

troviamo ad affrontare segneranno un punto

di svolta della nostra cultura e l’inizio di un

miglioramento che tanto spero ed attendo.

L’attaccamento alle proprie radici è

speranza.

Mentre il Vecchio Continente è

attraversato da estemporanei

venti di speranza su un

orizzonte falcidiato dalla crisi economica

e dai movimenti antieuropeisti, in Italia

ci si rifugia dietro un governo tecnico

fondato sulla debolezza dell’apparato

e sulla paura della libertà (citiamo un

buon lavoro di Corrado Augias). Ma la

democrazia è un diritto/dovere, esige

il controllo dei cittadini su chi detiene

il potere. Ora l’ambiziosa figura del

Presidente del Consiglio in carica

viene affrontata da tre autori che fanno

parte della “coalizione” di Vox Populi.

Daniele Lazzeri, Augusto Grandi, Andrea

Marcigliano scavano dietro le quinte del

Governo in “Il grigiocrate. Mario Monti

nell’era dei mediocri”, edito da Fuori/

Onda e distribuito da Feltrinelli.

All ’Italia“Beatissimi voi,ch’offriste il petto alle nemiche lanceper amor di costei ch’al Sol vi diede”

Giacomo Leopardi

APPARTENENZA

Tratto da Quadro Macchiato

In concorso – Terzo classificato

a“Raccontar…. Scrivendo”

Concorso Letterario Nazionale di Narrativa

Sezione C: studenti scuole superiori 2°grado

Liceo scientifico Da Vinci – Trento

Associazione Culturale “La Casetta degli

Artisti – Recanati” .

IN QUESTO NUMERO:- APPARTENENZA

- CHI HA PAURA DELL’UOMO GRIGIO

- SUEZ

- I CODICI CRIPTATI CRISTIANI

MEDIEVALI

-

CHI HA PAURA DELL’UOMO

GRIGIO?

“€ Inversione € Klimatica €”

SPECIALEGIUGNO 2012

di Enrico Pruner

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ANNO IX NUMERO DUEGIUGNO 2012

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VOXPOPULI

L’area Trentino-Tirolesenel Mediterraneo

di PAOLO ZAMMATTEO

Le prime “occasioni di incontro” tra

il territorio di Trento - e del Tirolo

storico in generale - e l’Oriente

risalgono all’espansione ottomana di fine

‘400 nell’Adriatico, in Dalmazia e in Friuli.

Poi all’assedio di Vienna del 1529. Alla

guerra di Cipro, cui erano presenti i nostri

uomini, il 1° Reggimento della miglior

Fanteria del’epoca, quella dell’Esercito

di Fiandra, con quasi 5000 unità. Nella

fortificazione di Praga e alla Battaglia

di Vienna i contributi trentini furono

determinanti. Molti intervennero poi

alla Campagna di Morea (1684-1699),

assurgendo a titoli nobiliari per meriti sul

campo.

Come biglietto da visita per un confronto

amichevole non è granché.

Ma c’è un altro motivo, ben più allettante

degli spiriti bellicosi, che colloca Trento

nel Mediterraneo. Ed è la sua prerogativa

di stare in mezzo tra l’Europa atlantica

(leggi Sacro Romano Impero, Francia

e Fiandra) e quella adriatica, dove c’è

Venezia.

Storicamente e per la sua collocazione

geografica il ruolo del Tirolo meridionale

era quello di una ‘penisola’ del Sacro

Romano Impero in Italia. Svolgeva perciò

una funzione diplomatica, in quanto la

signoria vescovile di Trento rappresentava

l’Imperatore in Italia.

L’asta dell’Adige si trova anche lungo la via

di terra tra Bruges, le Fiandre e la Borgogna

a ovest, Venezia e il Mediterraneo a

est, dove assumono un rilievo del tutto

significativo Istanbul, ovviamente, e il porto

di Suez come sbocco naturale nell’Oceano

Indiano.

Si può quindi affermare che il principato

di Trento (assieme al Tirolo, il “cuore e

scudo dell’Austria” di Joseph Hormayr) era

centrale, se non altro geograficamente,

rispetto al sistema dell’Europa d’Occidente,

e che avrebbe mantenuto a lungo questa

sua polarità con un valore aggiunto anche

rispetto al Mediterraneo e all’Europa

d’Oriente – che si spinge fino ai territori

caucasici di cultura greca.

Una escalation ci fu soprattutto dopo la

circumnavigazione dell’Africa da parte

portoghese.

Quindi, mentre nello scacchiere interno al

mare si svolgevano parallele le partite tra

Venezia e l’Impero Ottomano e il controllo

nel canale di Sicilia dipendeva dai reciproci

intendimenti fra Tunisi, Messina e Algeri,

sulle vie di terra l’area atesina costituiva uno

snodo economico e politico essenziale.

Pur non essendone ovviamente il solo

motivo o il principale, non è del tutto

casuale che a progettare il Canale di Suez

siano stati insieme un ex funzionario del

Regno Lombardo-Veneto, Paleocapa, e un

funzionario dell’Impero Austro-ungarico, il

progettista di ferrovie trentino ing. Pierluigi

Negrelli.

Nello stesso senso si collocano le reti

infrastrutturali tra Venezia e l’Impero,

contemporanee, e, almeno in parte, la

discutissima definizione del nuovo confine

nazionale al Brennero dopo la Prima guerra

mondiale. La Germania premeva per

l’annessione dell’Austria con l’eliminazione

di un ostacolo doganale verso l’Adriatico,

tema già affrontato con lo Zollverein,

l’accordo internazionale, cui aderiva

anche il Tirolo, promosso dall’Impero

Tedesco nel 1871.

Ancora non a caso, il Presidente degli

Stati Uniti Woodrow Wilson si poneva

a garante del protettorato inglese di

Bolzano, mentre la provincia di lingua

italiana di Trento conosceva una analoga

presenza francese.

Lungi dal preoccuparsi davvero delle

sparute popolazioni locali, fino alla metà

degli anni ‘30 del ‘900 anche Mussolini

guardò con sospetto alle mire tedesche

sul Tirolo settentrionale, per poi cambiare

opinione quando mise gli interessi italiani

in coda a quelli del nuovo Reich.

In particolare, dopo gli accordi anglo-

egiziani del 1936 e la conquista italiana

dell’Etiopia, la situazione di Suez divenne

uno dei capi d’accusa e di rivendicazione

contro l’Inghilterra e la compagnia del

canale.

L’Anschluß avvenne effettivamente

nel marzo 1938, con tanto di corollario

SUEZ

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sacrificale - e strumentale - fatto di popolazioni ‘redente’

trentino-tirolesi, che optarono per il nuovo stato finendo

generalmente male.

Al termine della Seconda guerra mondiale nulla sembrava

essere cambiato. I governatorati provvisori anglofrancesi si

ripresentarono nelle province atesine, semmai scambiando le

sedie, non certo con intenti diversi da quelli di 25 anni prima.

Lo stesso Alcide Degasperi, che era trentino e uno statista

riconosciuto e tanto popolare che si guadagnò una celebre

copertina di “Time”, quando stilava gli accordi transfrontalieri

con il nuovo governo austriaco ragionava ancora da

parlamentare asburgico, nella prospettiva e nel sospetto di

una manovra franco-tedesca avversa a priori.

È un fantasma antico, ma riemerge ancora nei dibattiti

d’attualità sul futuro comunitario.

Tutto questo dimostra una visione tradizionalista di questa

parte d’Europa.

Ma Trento ha avuto un ruolo, che “Vox populi” ha rievocato già

una volta quando abbiamo parlato, e scritto, di Lepanto e della

propaganda successiva al Concilio ecumenico, che si tenne

prevalentemente qui fra il 1545 e il 1563: ovvero, quando il

pensiero europocentrico era ancora fortemente localistico da

un lato, sovranazionale dall’altro, con una macroregione del

continente che si identificava appieno con “l’Occidente”.

Se, ad esempio, Urbino è un polo culturale indiscusso e da lì ci

si attendono determinate azioni, Trento è un laboratorio politico

e di confine riconoscibile e ora nuovamente riconosciuto. Come

tale, può rimanere luogo di iniziative di scambio, conoscenza

reciproca e integrazione.

I nostri partners sono ancora Istanbul e Venezia: loro non

hanno bisogno di presentazioni.

Trimestrale d’informazione • www.vxp.it Anno VIII • n. 2 • giugno 2012

Direttore responsabile: ALESSIO MARCHIORI Direttore editoriale:PAOLO ZAMMATTEO

Hanno collaborato: ENRICO PRUNER, KAIRANOV YERBOL BAKHARAMOVIC

Abbonamenti annuali: € 15,00 Autorizzazione del Tribunale di Trento

Registro Stampa n. 1175 decreto del 17/4/03 Sede: C.P. 113 - Pergine Valsugana

Progetto grafico a cura di: Alberto Tomasi Stampa: Tipografia Pasquali - Fornace (TN)

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I CODICI CRIPTATI CRISTIANI MEDIEVALI

L’origine e l’orizzonte della ricerca

a cura di VXP

ANNO IX NUMERO DUEGIUGNO 2012

Furono i cronisti italiani del

Rinascimento a interpretare

l’Arte Gotica come sinonimo

di “barbarico”, con una connotazione

regionale e fortemente dispregiativa.

In realtà il termine artgotique deriva

dall’Argot, il singolare mondo dei linguaggi

criptati diffusi fra le élites tecniche

organizzate in

c o r p o r a z i o n i

chiuse, le

loggie.

La particolare

c o i n c i d e n z a

con l’anniversario dell’inizio della

repressione nei confronti dei Templari

il 22 marzo

1312 e la

manifestazione

m a s s o n i c a

tenutasi a

Trento il 19

maggio ci spingono a proporre una

geografia ragionata delle loro radici

comuni.

L’argomento ha due anime. Una è stata

quasi dimenticata, perché esattamente 7

secoli fa venne oscurata intenzionalmente,

e successivamente è diventata oggetto di

numerose interpretazioni, quasi sempre

eterodosse. L’altra è ancora quasi

inesplorata.

Da un lato c’è la conoscenza degli

antichi, su cui primeggiano i

fondamenti greci con Platone (il

Timeo), Aristotele (anche attraverso il suo

“allievo” alessandrino, Claudio Tolomeo)

e Pitagora. Questi autori nelle università

europee vennero studiati fino alla

rivoluzione galileiana e rimasero in auge

ancora per molto tempo. I Greci erano

riferimenti indiscussi di tutta la cultura

mediterranea: in quanto a Tolomeo, la sua

Geografia fu per oltre 1200 anni l’opera

più completa

nel suo genere.

Intanto, tre erano

le discipline

accademiche

“che più

avv i c i navano

l’uomo a Dio”: la Dialettica, la Retorica,

la Grammatica. Delle quattro cosiddette

“meccaniche”, Astronomia, Musica,

Geometria, Aritmetica, la scuola pitagorica

faceva ammettere la sostanza divina di

quest’ultima.

Un altro Quadrivio, antichissimo, esplorava

i principi della

realtà ed era

p a t r i m o n i o

dei maghi,

i n t e l l e t t u a l i

edotti di forme

di conoscenza

sapienziale arcaica. Le loro discipline sono

l’Alchimia, che deriva dalla metallurgia;

l’Arte Muratoria, che tanta memoria

lascerà nella storia e nei miti; l’Astrologia

e la sua ancella, la Radiestesia, che

cerca l’energia del cosmo con l’uso del

misterium aristotelico, il pendolo, il cui

In fondo riemergono concezioni più

antiche, come la metrica e l’astronomia

egizia, o la luce infinita caratteristica

di Ahura Mazda, il Dio Supremo dello

zoroastrismo: zoroastrismo che a sua

volta ispirò Platone, poi il mitraismo e il

culto del Sol Invictus che Costantino I

volle assegnare all’Anastasis, il Santo

Sepolcro di Gerusalemme. Secoli dopo

i Templari sarebbero nati proprio per

garantire la tutela dei luoghi della morte

e resurrezione di Cristo. Alcuni di loro

praticavano una scrittura geroglifica

non brachigrafica, che assecondava

usi appresi dalla tradizione ebraica. I

Templari furono fra i primi cristiani a

riportare in Europa occidentale le antiche

credenze e con esse il pensiero classico.

Quando vennero perseguitati per volontà

di Filippo il Bello, le loro idee e le loro

scritture, spesso ispirate ai triangoli

e ai solidi regolari della cosmografia

I GRECI

moto non si spiega con la sola gravità

dei corpi. La Rabdomanzia indaga i

flussi vitali tellurici, ritenendone i fiumi

sotterranei come le vene. Le due ultime

pratiche derivavano dalla cosmologia

degli antichi e dal culto della Dea Madre,

cui le cattedrali gotiche francesi fanno

esplicito riferimento essendo intitolate

tutte alla Nòtre-Dame, dense di allusioni,

e in quanto sorgono nei siti di antichi

templi pagani forse accomunati da

un assunto distributivo ricavato dalla

volta celeste. Anche la luce, in quanto

strumento di conoscenza, assume valore

simbolico come manifestazione divina.IL CRISTIANESIMO

platonica, furono tacciate di eresia e magia

nera. Alla diaspora dell’Ordine cavalleresco

e alla sua forma mentis si sarebbero ispirati

il Templarismo e le nuove ritualità.

L’orizzonte cristiano, che si è iniziato ad

affrontare con le indagini critiche più recenti

sullo sviluppo storico della cristologia,

affronta la mitologia, la leggenda, quella

piega religiosa sempre possibile che fa

entrare nel mondo della magia, dello

straordinario. Lo stesso Vangelo di Luca,

scritto prima dell’anno 80 ad Antiochia,

attinge al mondo pagano degli

etnocristiani, i “cristiani delle genti”, e

l’ultimo, quello di Giovanni, si presta a

interpretazioni esoteriche.

Per questo Fulcanelli, l’alchimista

autore di “Il mistero delle Cattedrali”,

“Le Dimore Filosofali” e, pare, del “Finis

Gloriae Mundi”, negli anni ‘20-’30 del

Novecento asseriva che il segreto della

antica sapienza è posseduto dalla Chiesa.

Di certo disponeva di fonti

attendibili sull’eredità

argotica.