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ANNO GIUBILARE 2000 Enzo Cavallara AMMINISTRAZIONE COMUNALE E PARROCCHIA DI CAVRIANA

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ANNO GIUBILARE 2000

Enzo Cavallara

AMMINISTRAZIONE COMUNALE E PARROCCHIA DI CAVRIANA

ANNO GIUBILARE 2000

LE CHIESE E GLI ORATORIDELLA PARROCCHIA DI CAVRIANA

Enzo Cavallara

AMMINISTRAZIONE COMUNALE E PARROCCHIA DI CAVRIANA

Edizioni Centro Culturale San Lorenzo

PRESENTAZIONE

Questa pubblicazione, pure ridotta per scelta alla sola presentazione dellechiese presenti nel territorio di competenza della parrocchia, viene acoprire un “vuoto” che da tempo si avvertiva.E’ destinata prima di tutto agli abitanti del paese che, pur presenti nelluogo, per lo più mancano di informazioni adeguate, ma serve anche aituristi di passaggio, come strumento per una conoscenza rapida, seppurenon esauriente, ma almeno precisa e sicura.Otto sono le chiese presenti sul territorio parrocchiale, costruite nellevarie zone o frazioni distaccate dal centro, in epoche e con stili diversi.Tutte hanno una loro specifica motivazione e destinazione e sono unatestimonianza assai significativa della fede cristiana della gente del luogoda tempi remoti. Alcune di queste chiese poi hanno certamente anche unriconosciuto valore artistico e storico e sono particolarmente care allasensibilità e alla devozione dei Cavrianesi.La pubblicazione, nell’intenzione e nei progetti, doveva essere fatta già datempo, ma solo ora è stato possibile realizzarla, anche per la difficoltà direperire notizie documentate. Viene ora offerta a tutti, con la certezza chesarà apprezzata e potrà aiutare a conoscere meglio, per poi custodire conancora maggiore impegno, questi piccoli ma preziosi tesori di fede e distoria cavrianese.Un grazie cordiale e sincero all’Assessore alla Cultura del Comune diCavriana, il prof. Enzo Cavallara, che quest’opera ha pensato, ha forte-mente voluto ed ha realizzato con fatica personale non indifferente ditempo e di energie.

Don Dino, Parroco

INTRODUZIONE

Questo stampato nasce come esigenza sentita sia dalla locale cittadinan-za, della quale l’amministrazione comunale ne è interprete, ma anche perrispondere alla richiesta di molti turisti attenti non solo alle bellezze pae-saggistiche del nostro territorio, ma pure sensibili alle nostre molte, belleed importanti presenze architettoniche di carattere sacro. Volendo quindimettere in evidenza in particolare le strutture di tipo religioso, è venutadel tutto spontanea la fattiva collaborazione con la parrocchia, che haportato ad approfondire la conoscenza degli edifici sacri presenti sulnostro territorio. La molla poi che ha concretamente dato il via aquest’opera, già da tempo in cantiere, non poteva non essere l’occasionedel grande Giubileo, al quale anche noi abbiamo inteso dare un piccolocontributo con questa pubblicazione che non ha aspirazioni di letteraturamaggiore, ma si presenta soltanto come strumento di ricerca per appas-sionati. Le chiese che qui presentiamo potrebbero anche essere considerate‘minori’, in quanto non pensate e realizzate da grandi progettisti per rag-guardevoli palcoscenici, ma così non è perché sono state comunque edifi-cate per volontà delle genti del luogo, nel proprio contesto ambientale eper esprimere la loro fede in Cristo. L’obbiettivo che ci siamo posti non èquello di una ricostruzione storica relativa alla formazione e trasforma-zione dei nostri otto edifici sacri, anche se ne compaiono sintetici cenni,ma quello ben più modesto di fornire, a coloro che lo desiderano, unostrumento snello e una guida alla scorsa degli stessi, che solo da un'ana-lisi superficiale possono apparire di scarsa rilevanza. Il lettore potrà quindi trovare note storico-architettoniche con un minimodi indagine critica relativa alla struttura e una descrizione delle decora-zioni interne ed esterne, con particolare riguardo agli altari, alle quadre-rie e arredi di maggior pregio, che lo aiuteranno a decodificare le operequi presentate. Questa pubblicazione ha la sola pretesa di presentarsi come somma dinotizie già conosciute, con altre fino ad ora relegate nelle pagine dei docu-menti d’archivio e, proprio perché limitata lascia spazio a chi volesse, infuturo, aggiornarla ed arricchirla.

L’assessorato alla cultura Il Sindaco Bruno Righetti

Il Capro rampante.Bassorilevo del XX sec. in marmo di Carrara.Immagine tratta dall’antico stemma comunale.

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CENNI STORICI

CENNI STORICI

L’etimologia della borgata trae origine dall’antichissima occupa-zione della sua gente dedita alla pastorizia. Da “Capriana” la faci-le derivazione in Cavriana. E’ posta ad un’altitudine di m. 172sulle ultime propaggini delle dolci colline dell’anfiteatro morenicodell’alto mantovano e cosparsa di piccoli boschi, cui fa da sfondola corona delle Prealpi. Fanno parte del nostro territorio le frazionidi S. Cassiano, S. Giacomo, Bande, Campagnolo e parte diCastelgrimaldo. Vanta origini preistoriche, dimostrate dai reperti ritrovati in zonaed ora esposti nel locale museo archeologico. Tali reperti attestanol’elevato interesse storico e archeologico della nostra zona. I ritro-vamenti più antichi risalgono al neolitico (quinto millennio a.C.)che - sommati a materiali dell’età del bronzo, necropoli, villeromane e oggetti di fattura longobarda (V - VIII sec. d.C.) - dimo-strano che a partire dalla rivoluzione agricola, anche il nostro ter-ritorio non ha mai cessato di essere protagonista di insediamentiabitativi e commerciali.Il borgo è citato in due documenti del 1037 e del 1055 in cui com-pare come “Corte de Capriana”. Nel XIII secolo assume l’attuale

Archivio di stato diMantova.Castelli Gonzagheschi dell’alto Mantovano(Mappa del XV sec.).Cerchiata la rocca diCavriana.

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denominazione. Tra il 1000 e il 1200, in parallelo all’inizio dellafortificazione del borgo, si costruì la pieve e gli oratori di S.Sebastiano e di S. Biagio in Castello, di quest’ultimo nel 1978 nesono state scoperte le sottomurazioni. La prima vera e propria for-tificazione però fu iniziata dai Riva (XIII sec.) esuli mantovani,defenestrati dai Bonaccolsi nel 1291 i quali, a loro volta, nel 1367furono cacciati dai Gonzaga che salvo un decennio di dominiodella Repubblica Veneta (1439-1448), mantennero i possedimentifino al 1710, quando tutto il ducato divenne possedimento austria-co. Tra il XIV - XV secolo, con Luigi Gonzaga vicario Imperiale, vennecostruita (dove è sita l’attuale chiesa parrocchiale) Santa MariaNova in Castello. I Gonzaga che scelsero Cavriana come residenza estiva, sia per ilclima che per ragioni strategiche, continueranno l’opera di fortifi-cazione iniziata in epoca medioevale. Tale opera portò il comples-so ad assumere l’aspetto della vera e propria fortezza abitata, benvisibile nel dipinto di Pietro Lancetti custodito nella chiesa parroc-chiale (XVII sec.) tanto da far dire al Portioli: << Nel castello di cuiora non restan che i ruderi, i quali, per la loro robustezza e moletrovano riscontro solo nelle rovine dei palazzi dei Cesari aRoma>> . Progressivamente la fortezza castello fu abbandonata afavore di una nuova residenza costruita più in basso, più a contat-to con il popolo: e se pure molto rimaneggiata nel XVIII secolo,l’attuale Villa Mirra, compresa l’ala ora utilizzata come sede diMuseo archeologico, nel 1479 era abitata da Odorico d’Arco chesposò Cecilia Gonzaga. Nel 1775 la proprietà passò alla famigliaAmadei; alcuni decenni prima fu demolita la chiesa quattrocente-sca di Santa Maria Nova in Castello ed eretta l’attuale parrocchia-le, come pure furono fortemente modificati la facciata e gli internidell’oratorio di S. Sebastiano.La proprietà nel 1859 passò dagli Amadei ai Pastore, quindi aiSiliprandi e al Comune di Cavriana. In quasi settecento anni divicissitudini dai due complessi architettonici sono passati illustripersonaggi della famiglia Gonzaga. Da Francesco I a Francesco IIcon Isabella d’Este. Ludovico Gonzaga con architetti e artisti delcalibro di Luca Fancelli, Giovanni da Padova, incaricato nel 1458da Ludovico di "fare over refare la rocca" lavori terminati nel 1461,

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dei quali ora rimane solo parte della cinta e una torre trasformatanel XVII secolo in campanaria . Negli stessi anni sono presenti anche due affreschisti: il grandeAndrea Mantegna con la sua scuola e Simone da Tradate che rea-lizzava le pitture parietali, successivamente coperte, traendole daicartoni preparatori del grande maestro padovano.Alla caduta dei Gonzaga anche Cavriana ebbe un periodo di deca-denza, solo in parte risollevato dalla oculata amministrazioneaustriaca, squassata anch’essa dal turbine napoleonico, fin quandola nostra villa divenne quartier generale austriaco, abbandonatoperò in ritirata dopo la sconfitta di Castiglione del 1796.Nel 1859 Cavriana assistette alla ritirata dell’imperatore d’AustriaFrancesco Giuseppe e all’ingresso vittorioso di Napoleone III.

LA ROCCA FORTEZZA DI CAVRIANA

Era un tempo la più ampia fortificazione dello stato mantovano.A testimonianza dell’antico maniero sono rimasti - anche se malconservati - i ruderi della cinta muraria, una delle porte d'ingresso

La rocca fortezza, raffigurata nel dipinto di Pietro Lancetti XVII sec.

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CENNI STORICI

Villa Mirra nel 1859 (da una stampa d’epoca).

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e una torre di avvistamento e difesa trasformata in campanaria nelXVII secolo. Di altro aspetto appare invece il castello raffigurato da PietroLancetti nel dipinto del XVII secolo, costudito sulla parete di sini-stra del presbiterio della chiesa parrocchiale. E’ una raffigurazio-ne, anche se dipinta, quasi fotografica, come in uso nella pitturadel tempo. Tale immagine è un documento di eccezionale importanza, perchédimostra lo stato di fatto del nostro complesso fra il 1600 e il 1700.Si tratta di una fortificazione, con torri di avvistamento e segnala-zione, muraglioni merlati ed edifici sopraelevati per la guardia. Sono anche ben visibili i due bolzoni del ponte elevatoio e gli edi-fici ad uso abitativo con finestrature e comignoli. Tutte le paretisono protette da intonaco. Particolarmente significativa è l’imma-gine dell’antico oratorio (XII sec.) di S. Biagio in Castello che siscorge a sinistra all’interno delle mura, in quanto tale presenzadimostra che anche nel nostro fortilizio abitato esisteva un’edificiosacro ad uso della corte.

GLI ORATORI E LE CHIESE

Gli oratori o chiese campestri, erano e sono luoghi sacri destinatial culto divino pubblico o privato. A differenza delle chiese, dovetutti ne hanno sempre avuto libero accesso, gli oratori furono prin-cipalmente eretti per determinate persone fisiche o morali, conlimitazioni per l’ingresso di altri fedeli. Spesso isolati dai contestiabitativi e perlopiù di piccole dimensioni e senza particolari formearchitettoniche, furono eretti in numero elevato, fin dai primi seco-li del cristianesimo. Inoltre va ricordato che i territori collinaricome il nostro, ricchi di piccole vallate adatte all’approvvigiona-mento idrico, hanno favorito l’insediamento di piccole comunità edi conseguenza l’edificazione di luoghi di preghiera. La presenzadi questi piccoli edifici sacri era anche d’obbligo all’interno dellemura dei fortilizi abitati (il nostro S. Biagio in Castello) e all’ester-no ma a ridosso degli stessi, (S. Sebastiano e S. Rocco) addossati onelle vicinanze dei monasteri, come S. Cassiano, S. Giacomo e

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Pianta della locazione degli oratori e chiese.

1 – ParrocchialePiazza Castello.2 – S. Maria dellaPieve - via Pieve.3 – Oratorio di SanSebastiano - viaSolferino.4 - Oratorio di SanRocco - via S. Rocco.5 – Oratorio dellaB.V. del Rosario diPompei - frazioneBande.6 – Oratorio dei S.S.Filippo e Giacomo -frazione S. Giacomo.7 – Oratorio di SanGiovanni Cassiano -frazione S. Cassiano.8 – Oratorio diSant’Anna - frazioneCampagnolo.

S. Anna. L’oratorio di Bande è l’ultimo costruito in ordine ditempo, ma con le motivazioni di sempre: punto di riferimento spi-rituale. Le altre due chiese presenti sul nostro territorio, la Pieve e laParrocchiale, non traggono origine dall’oratorio, ma sono stateerette funzionali ad un vasto territorio (Pieve) o al borgo abitatointerno ed esterno alla rocca fortezza (Parrocchiale). Dopo moltisecoli, questi edifici, fortemente voluti dai nostri avi, continuanoad essere punti d’incontro spirituali per i fedeli sia del capoluogoche delle frazioni o borgate, fedeli che con la loro continua presen-za, l’impegno anche economico, mirati alla manutenzione, garanti-scono la salvaguardia e la conservazione di queste importantitestimonianze storiche e di credo. Negli ultimi decenni, oltre ainormali interventi, sono stati recuperati interamente gli oratori diS.Sebastiano, S.Giacomo e S.Anna e gli esterni della pieve e dellaparrocchiale. Per quest’ultima manca il restauro della facciataprincipale e del battistero.

CHIESA PARROCCHIALESANTA MARIA NOVA

La facciata principale.

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CHIESA PARROCCHIALE

Nel XV - XVI secolo, a seguito dello spostamento, per ragioni disicurezza, della popolazione dalla zona dove al tempo l’attualepieve funzionava da parrocchiale, all’interno della rocca fortezza,venne edificata S. Maria Nova che, come l’attuale del XVIII secolo,poggiava la parete perimetrale sinistra su di un tratto del muro dicinta della fortezza. Della costruzione originale quattrocentesca,più piccola dell’attuale a tre navate e posizionata con il piano dicalpestio interno molto più basso del presente, è rimasta soltantol’abside tuttora visibile dall’esterno e anche se modificata se neintuisce l’andamento pure dall’interno. Nel XVIII secolo, visto che l’edificio sacro presentava problemi dicapienza se ne decise il rifacimento. A tale scopo venne incaricatoil “mastro muraro” Giovanni Maria Borsotti (vedi pag. 22).

La facciata dellachiesa parrocchiale,come apparirà dopoil restauro previsto (Simulazione delrisultato finale).

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CHIESA PARROCCHIALE

Interno.Sono evidenti, l’eleganza, la leggerezza e la raffinatezza delle linee strutturaliche compongono le paraste, la trabeazione e le volte.

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CHIESA PARROCCHIALE

Interno.Al centro del presbi-terio la pala d’altare.Dipinto ad oliodell’Accardi.

Interno.Il ragguardevolepresbiterio con isuoi gioielli: altare ecoro ligneo intaglia-to.

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CHIESA PARROCCHIALE

Il progettista ideò un edificio oltre che più ampio anche più lumi-noso e stilisticamente allineato ai nuovi dettami estetici del tempo(tardo Barocco Lombardo).I lavori iniziarono il 16 Novembre 1716 e nel 1719 anche se noncompletata, fu aperta al culto, con Dedicazione alla MadonnaAssunta. Quale protettore fu scelto S. Biagio, vescovo di Sebaste,al quale sono anche riconosciute proprietà taumaturgiche. E’patrono dei malati di gola, dei pastori e degli animali domestici;morì martirizzato nel 316 d.C. in Cappadocia. L’edificio di cuiS.Biagio è titolare è ad unica navata, con volta a botte, presbiterioabsidato e con piano di calpestio rialzato. Nelle due facciate longi-tudinali interne sono inserite sei cappelle non molto profonde, ma

Altare Maggiore(paliotto) Cena inEmmaus, marmipolicromi.Opera di CarloGiuseppe Bollina1722-24.

Altare BeataVergine del Rosario,marmi policromi.Attribuito aVincenzo Baroncini1728.

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CHIESA PARROCCHIALE

eleganti e leggere se pure ricercate nei modellati. Completa lastruttura il raffinatissimo e funzionale battistero.Contrariamente ad altre chiese del Borsotti presenti in zona,l’interno si caratterizza per il rapporto tra l’area di base e l’altezzaa favore di quest’ultima che imprime al manufatto uno slancioparticolare verso l’alto, quasi a voler ricercare un collegamento frail terreno e il divino.La facciata principale esterna, anch'essa concepita a pronunciatosviluppo verticale, è la risultante della sovrapposizione di tre tem-pietti d'ispirazione greca, formati da paraste, trabeazione e capitel-li in alleggerimento verso l’alto.Lo stile dei capitelli è stato scelto con lo stesso concetto; in basso ilcomposito quindi il corinzio e lo jonico. La sommità è costituitadal timpano arcuato con modiglioni di raccordo posti a delimita-zione e collegamento fra i pinnacoli e le doppie lesene.Nelle quattro edicole a nicchia con frontespizio spezzato, nel 1822dal basso a sinistra sono state collocate le statue che raffigurano isanti, Biagio e Anselmo (opere in muratura e stucco di AntonioSpiazzi) e Angelo ed Elessandro in legno scolpito, da AntonioZanibini. Nel 1887 le due statue in legno vengono sostituite, pro-babilmente perché deteriorate, con altre (le attuali), si legge neldocumento, “in cemento”.L’alta qualità degli ornati a stucco presenti nei timpani, sovraportee finestrone, impreziosisce ulteriormente un insieme ripartito congrande equilibrio fra pieni e vuoti, rientranze e sporgenze.Nel quinto decennio del XIX secolo (Parroco Don Luigi Pedrini) lafacciata presentava segni di cedimento, tanto che si decise ditoglierla e sostituirla. Venne incaricato l’architetto Angelo Campiche presentò cinque soluzioni di marcato gusto neoclassico.L’operazione, per fortuna, fu abbandonata a favore di un interven-to manutentivo straordinario, attuato dal 20.4.1887 al 20.9.1887con apertura delle due piccole porte secondarie. Il finestrone cen-trale in luogo del quale esisteva un affresco del XVIII sec. che raffi-gurava la Madonna con S. Biagio, era stato aperto prima delrestauro del 1887. Anche all’interno sono presenti modellati a stuc-co di ottima fattura, eseguiti negli anni successivi all’inaugurazio-ne da valenti artisti, quali: G. B. Galli, Carlo Costa, Pietro Vassalli,Marcantonio Perini, Paolo Boma e Vittorio Bolla.

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CHIESA PARROCCHIALE

Come vere e proprie opere di scultura lignea si mostrano i confes-sionali (G. Battistia Sperindio), il ciborio sovrastante l’altare mag-giore, il coro e i mobili della sacrestia (Pietro Bonomi), questi ulti-mi costituiti da armadi e cassettoni costruiti su misura, formanoun’opera tanto massiccia quanto maestosa. Interessante l’organoproveniente da altra chiesa costituito, ora, da parti strumentali del1600 e da una bella ancona lignea del sec. successivo.Di grande qualità sono le opere lapidee, cappelle, altari e balaustrarealizzati con preziosi marmi trattati a tarsie. Segnaliamo in parti-colare l’altare maggiore e la balaustra che delimita il presbiterio,realizzati dall’opificio di Carlo Giuseppe Bollina dal 1722 al 1724;è questa un’opera maestosa, sicuramente un pezzo unico e nonsolo per l’alto mantovano, soprattutto se analizziamo la figurazio-ne della Cena in Emmaus, collocata al centro del paliotto.Tale opera è di singolare maestria tecnica, particolarmente nellavena morbida e al contempo plastica, ottenuta con effetti cromaticie chiaroscurali che modellano le figure dell’originale e ineditacomposizione. Il tabernacolo posto sul piano mensa, strutturatocon gli stilemi del tempietto è arricchito da una piacevolissima tra-

Uno dei cinque progetti presentatidall’architettoAngelo Campi perla realizzazionedella nuova facciata(XIX sec.).

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CHIESA PARROCCHIALE

beazione. L’altare del rosario (1728) attribuito a VincenzoBorancini è un manufatto di notevole valenza lineare, dove iltutto appare funzionale all’immagine della Beata Vergine. Il paliot-to è talmente prezioso da farlo apparire un’opera di geminatura. Dello stesso autore segnaliamo l’altare di S. Giuseppe, realizzatonel 1730. Significativa è pure la quadreria: la pala ovale dell’altareMaggiore, opera di Antonio Accardi XVIII secolo, artista dell’arearomana, i misteri del rosario (cappella della B. V. M.) attribuiti allascuola del Bazzani e l’ultima cena del Brusasorci, collocata nel pre-sbiterio sopra la porta d’accesso alla sagrestia. Di fronte si puònotare l’importantissimo dipinto di Pietro Lancetti parroco inCavriana (datato 1671). La valenza di tale opera è dovuta alla raffi-gurazione in basso a sinistra, della nostra rocca fortezza, conall’interno l’oratorio di S. Biagio in Castello. Altre opere sono diBernardo da Mussoline (Cappella delle anime purganti) e di artistidel XIX-XX secolo, fra i quali citiamo Alessandro Dal Prato (viven-te) con numerose figurazioni a fresco eseguite sulla volta, nellacappella del rosario e nel battistero.

Giovanni Maria Borsotti. Nato a Riva di S.Vitale nel CantonTicino l’anno 1683 e morto nella stessa località nel 1760, venne adoperare nel mantovano nel momento in cui la saggia politicaamministrativa dell’impero austriaco avviava un processso dimiglioramento economico che portò il clero ed i fedeli ad intra-prendere la costruzione o il rifacimento di molte chiese parroc-chiali, usufruendo dove era possibile di materiali, soprattutto mat-toni, provenienti dalle demolizioni di rocche gonzaghesche nonpiù utili. Nel mantovano, la sua attività inizia nel 1715 come “capo muraro”durante i lavori di ristrutturazione del duomo di Mantova e l’annosuccessivo è impegnato nella costruzione della chiesa parrocchialedi Cavriana, della quale è anche progettista. Anche le chiese parrocchiali di Borgoforte, Portiolo, Goito, Vasto,Castelgrimaldo, Rebecco, Piubega, S. Martino Gusnago e quelladei Filippini in Mantova sono state realizzate su progetti delBorsotti.

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Di grande interesse è anche i1 trittico realizzato nel 1512 daZenone da Verona.Proveniente dall’oratorio di S. Sebastiano, fu collocato nella par-rocchiale nel 1784. Raffigura la Madonna in trono col Bambino, frai santi Rocco e Sebastiano, ed è realizzato a tempera su tre tavolein legno di pero. E’ un dipinto di ottima valenza artistica, dova siscorgono chiaramente i caratteri della pittura rinascimentaleVeneziana, proiettata alla ricerca di luminosità con tinte forti eapparenti acutezze quasi stridenti, ma comunque sempre mante-nute in un perfetto equilibrio compositivo e coloristico, a dimo-strazione delle notevolissime potenzialità tecniche ed espressivedell’autore.

Il trittico realizzato da Zenone da Verona nel 1512.Madonna in trono col Bambino fra i santi Sebastiano e Rocco.

CHIESA PARROCCHIALE

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CHIESA PARROCCHIALE

IL BALDACCHINO PROCESSIONALEE’ l’opera d’arte applicata di gran lunga più importante presentenella nostra parrocchiale.Realizzato nel XVIII secolo per la Basilica di S. Ambrogio diMilano è stato successivamente acquistato dalla parrocchia diCavriana. E’ costituito da un’alta fascia frangiata che, appesa agliotto supporti cilindrici dorati, ne determina la forma quadrangola-re, la stessa è chiusa nello sfondo (cielo) a protezione dei celebran-ti. Tale chiusura è costituita da più teli rosso cardinale con applica-zioni di finti cassettoni e motivi floreali poco sporgenti, geometriz-zati e distribuiti specularmente nello spazio; il tutto, realizzato consete, filigrane di argento e oro, crea una sensazione di grande leg-gerezza e spazialità.

Il baldacchino del XVIII sec.

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CHIESA PARROCCHIALE

Il baldacchino del XVIII sec., particolare della decorazione.

Il fascione laterale invece, pur con l’uso degli stessi materiali, èstato realizzato a forte rilievo, sia all’esterno che all’interno, adot-tando una figurazione perfettamente simmetrica che si sviluppasu linee strutturali curve determinate da girali e foglie d’acanto,con l’aggiunta di simboli specificatamente cristiani quali spighe digrano, tralci di vite e grappoli d’uva. Figurativamente è riconduci-bile alle fascie decorative murali rinascimentali, con l’aggiuntaperò nel nostro caso, di una sapientissima e raffinatissima soluzio-ne lineare-plastica, che avvicina l’opera anche ai grandi valori delmodellato decorativo dei secoli XVI-XVII.

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CHIESA PARROCCHIALE

Cappella della Madonna del Rosario.Fanciulle che cantano le lodi alla Madonna, particolari dell’affresco (opera di Alessandro Dal Prato 1945) al centro del quale vi è una nicchia con la statua della Vergine col Bambino.

SANTA MARIA DELLA PIEVE

La facciata principale.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Il campanile e le facciate absidali prima dell’ultimo intervento di restauro.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Le pievi o chiese plebane, collegate alle origini cristiane, si diffuse-ro seguendo le grandi vie tracciate dall’impero Romano. Spessoisolate e discoste dalle abitazioni, dovevano svolgere la funzionedi richiamo dei fedeli disseminati su un ampio territorio.Usualmente furono costruite, come nel nostro caso, in luoghi cen-trali a vaste zone e dov’era possibile sulle alture, in modo da ren-derle ben visibili anche da lontano. La nostra pieve dedicata alla Madonna Immacolata, raffigurata nelbellissimo altorilievo posto nell’abside centrale, fu edificata nel XIIsec. su un monticello a sud-est della già esistente rocca fortezza diCavriana. Di impostazione romanico-lombardo, svolse funzioni di chiesaparrocchiale fino a metà del sec. XV, quando la popolazione perragioni di sicurezza si spostò a ridosso della sempre più inespu-gnabile rocca. Nello stesso secolo ai limiti esterni nord della fortez-za, ma inglobata nella stessa, venne edificata in stile tardogoticouna più funzionale chiesa parrocchiale denominata Santa MariaNova in Castello, demolita quasi completamente dopo circa tresecoli per far posto all’attuale.Sulla pieve, a seguito dell’abbandono, si innescò un lento ma ine-sorabile degrado, fin quando nel XVII secolo anche la nostra nonfu “risparmiata” dalle nuove istanze stilistiche portate dalla venta-ta barocca. Tali interventi non hanno interessato soltanto l’appara-to decorativo superficiale, ma con demolizioni e ricostruzioni,anche i volumi interni ed esterni e particolarmente la zona presbi-teriale, dove sono state smantellate quasi totalmente le tre absidi,sconvolgendo in tal modo l’originalità e l’unitarietà dell’opera.Molto energico e coraggioso è stato anche il rifacimento del 1953-55 (vedi grafici allegati). L’ultimo intervento, di sola manutenzione straordinaria, sui para-menti murari esterni e campanile è del 1995. Attualmente la nostrapieve, realizzata per essere punto di riferimento visivo e di fede èpraticamente inglobata fra alberi di ogni specie, che ne precludonola visione a distanza.All’interno si accede o dall’ampia porta posta in facciata principaleo da una porticina sulla fiancata sud-est a ridosso del campanile.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Chiesa di Santa Maria della Pieve. Pianta.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Pianta. Stato di fatto prima del 1953-55, le parti in giallo sono state demolitedurante l’intervento.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Facciata e campanile. Nel 1953-55 il campanile era ancora l’originale romanico.In giallo le demolizioni eseguite nell’intervento degli stessi anni. Il portale e la finestra a mezza luna sono inserimenti degli ultimi decenni delXVIII sec. (parroco Pietro Lancetti).

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Sezioni C-D e G-H. Sono evidenziate le ricostruzioni filologiche del 1953-55.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

Pianta del presbiterio e sezione A-B. Sono evidenziate in rosso le ricostruzionifilologiche del 1953-55.

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Facciata. Sono evidenziate in rosso le ricostruzioni arbitrarie del 1953-55.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

L’aula è rettangolare, con presbiterio rialzato di tre gradini, amemoria delle chiese dotate di cripte e arricchito da un’ampiaabside centrale e due piccole laterali. Interessantissima e inedita lacolonna posta sul lato destro, a sostegno parziale del campanile, abase aperta. La copertura lignea a capriate, le quattro piccolemonofore e il rosone sovraporta, completano gli essenziali ed ele-ganti modellati volumetrici interni che evidenziano la soliditàdelle strutture murarie. Tutte le pareti, tranne alcune limitate zonedove sono rimasti lacerti di affreschi eseguiti tra il XIV e il XVIsecolo, sono state messe a nudo durante gli interventi del XVIIsecolo e degli anni cinquanta. Con tali operazioni si sono persi gliintonaci originali certamente dipinti, i pochi rimasti lo dimostra-no, a favore di un recupero materico artificioso e non certamentevoluto dai nostri antenati costruttori. La pavimentazione in cotto,è del tipo in uso nelle abitazioni civili degli anni cinquanta e gliarredi sacri, compreso l’altare, sono di recente formazione. Sempre

L’interno con l’altare e la Madonna scolpita.

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analizzando l’interno, sono d’obbligo alcune considerazioni inmerito alla presenza di una pittura murale esistente sulla parete didestra, quasi a ridosso della controfacciata. Raffigura, forse duesante, o la Madonna e un angelo ed è stata da sempre ritenuta unaffresco di carattere bizantino e collocato tra il XIII e il XIV secolo.Durante l’ultimo restauro invece, dopo una serie di indagini strati-grafiche, prelievi ed esami di laboratorio, l’architetto Rita Morronedella soprintendenza di Brescia è giunta alla conclusione che ilcarattere bizantino, altro non è che una ridipintura ottocentescaeseguita a tempera con legante proteico.In realtà, come dimostrano anche alcuni piccoli tasselli stratigraficivolutamente lasciati a vista, sotto l’attuale figurazione ne esisteun’altra con superficie in patina ed eseguita a buon fresco.

L’immagine, quale risultante dalla ripitturazione ottocentesca.I cerchi evidenziano i tasselli stratigrafici lasciati a vista.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

E’ questa un’opera di particolare interesse, unica per la nostrazona. Raffigura la Madonna della Misericordia in atteggiamentodi protezione dell’umanità. In origine era collocata all’internodella chiesa di S. Maria Nova in Castello; può essere coeva dellastessa chiesa tardogotica. Verso la metà del XVIII secolo fu posi-zionata in facciata della parrocchiale e vi rimase almeno fino al1762, data in cui compare ancora negli inventari. Dopo tale data(fine XIX sec.) viene spostata e collocata sulla parete esterna dellasagrestia nell’ambito della cosi detta “corticella”. Successivamente

La Madonna dellaMisericordia(una delle più pregevoli sculture inmarmo del XIV-XVsec. nel mantovano)si trova murata dietro l’altare.

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

viene spostata all’interno, e precisamente nell’absidiola della stes-sa sagrestia. Dal 1954, ultima collocazione, è ammirata al centrodella grande abside all’interno della pieve.Scolpita ad alto rilievo in un unico blocco di marmo saccaroide,era in origine anche dipinta a tinte forti, delle quali ne sono rima-sti alcuni frammenti, come il blu e il rosso dell’interno ed esternodel manto. La composizione è articolata a schema piramidale, condistribuzione delle linee e dei volumi, rigidamente speculariall’asse verticale. Le soluzioni plastiche dei panneggi ed espressive dei personaggi,il senso dei volumi e la forza espressiva che si sprigiona dallaregale solennità della Madonna, fanno collocare questo mirabilealtorilievo nella produzione sculturea ispirata alla grande scuoladel romanico lombardo (Viligelmo e Antelami).Ora l’esterno della nostra pieve, nonostante gli interventi subiti, simostra con vaste superfici compatte, piane e curve, che arricchitedal portale e dal rosone in facciata, dalle monofore sui fianchi e dalesene e archetti pensili a coronamento di tutte le superfici esterne,formano un insieme di aspetto molto solido e gradevole. Il campanile, inglobato nell’edificio, si erge compatto ed elegante.Nel 1954 è stato impreziosito da elementi decorativi e strutturali,come la cuspide a pigna i doppi fornici e i quattro pinnacchi.A tutte le facciate esterne, come per l’interno, nei vari interventisuccedutisi in tanti secoli, sono stati asportati gli intonaci originalio d’epoca, con l’obbiettivo di mettere a vista il paramento sotto-stante, costituito da mattoni, frammenti di tegole, blocchi di marmodi varie epoche e misure e da ciottoli e leganti delle nostre cave efornaci. Ora anche per l’azione del tempo, detti materiali, conferi-scono alle superfici un gradevole aspetto materico e cromatico ascapito però della resistenza meccanica dei laterizi e leganti, espo-sti all’inquinamento atmosferico e di conseguenza al degrado.Nel 1953-55, le tre absidi, sono state in gran parte ricostruite, par-tendo dai pochi riferimenti certi esistenti, quali fondazioni o por-zioni di catini absidali, rimasti in sito dopo i rifacimenti del XVIIsecolo. Questi pochi elementi originali rimasti hanno permesso uncompletamento di tipo filologico, con l’uso di tecniche di costru-zione e materiali simili agli originali adottati nella primaria costru-zione. Diversi i concetti che hanno guidato gli interventi in facciata

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SANTA MARIA DELLA PIEVE

e sul campanile dove sono state apportate vere e proprie modifichevolumetriche e stilistiche. Il portale ha assunto l’aspetto del protirotrecentesco poco aggettante, con sovrastante rosone sovradimen-sionato. Il campanile, in origine più basso (vedi grafici allegati) edi linee semplici e genuine, è stato innalzato, con l’inserimento dielementi che lo hanno reso di gusto goticheggiante e del tutto simi-le al campanile della chiesa dei S. S. Gervasio e Protasio inMantova. Ora nella nostra pieve, tanto cara ai fedeli e perfettamente consoli-data dagli ultimi interventi di restauro, dalla primavera all’autunnosi celebra la messa vespertina domenicale, molto frequentata daturisti e fedeli provenienti anche dalle zone circostanti, propriocome lo fu nel medioevo, quando l’edificio sacro era punto di rife-rimento spirituale per i credenti che risiedevano nel circondario. E’ pure utilizzata dai giovani del posto, come sede per celebrazionimatrimoniali e di incontri spirituali nel contesto di vita di gruppigiovanili.

ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

La facciata principale.

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

Abside e campanile.

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

L’interno dopo l’ultimo restauro.Si notano, la copertura a capriate e le pareti ricche di frammenti d’affresco. Sulladestra l’ottocentesca riproduzione dell’originale trittico di Zenone da Verona.

Dedicato a S. Sebastiano Martire (IV sec.) comandante militare. Fusaettato, ma non ucciso. Dopo la guarigione in seguito a contrasticon l’Imperatore Diocleziano fu verberato a morte; è protettoredegli appestati.Il nostro oratorio fu costruito, come la Pieve e S. Biagio in Castellonel XII sec., a ridosso e sul lato sud esterno all’antica rocca fortez-za di Cavriana. Era più piccolo dell’attuale, con aula quadrangola-re, senza abside e con copertura lignea a capriate; le pareti eranointeramente ricoperte da pitturazioni a fresco, come la facciataprincipale esterna che, oltre alla piccola porta d’ingresso, era dota-ta del tipico rosoncino centrale.Nel XVI secolo l’aula viene prolungata verso nord, con l’aggiuntadell’abside e di un nuovo e più alto campanile. L’interno prendevaluce soltanto da quattro piccole monofore e dal rosone presente infacciata. Due secoli dopo si è provveduto all’innalzamento del pavimento e

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

di tutti i muri perimetrali compresa la facciata principale, comple-tamente ridisegnata in stile neoclassico; ciò ha comportato l’inseri-mento di un nuovo portale e la chiusura del rosone originale, rifat-to a forma semicircolare. Anche gli spazi interni sono stati rivisti,con formazione di due locali-sacrestia ricavati nel presbiterio, ailati dell’altare e celati dalle pareti del fronte arco presbiteriale. Durante tale intervento vengono anche chiuse le piccole antichemonofore e aperte più ampie finestre rettangolari. Dopo moltidecenni di abbandono crollano l’abside e buona parte del tetto esoltanto l’interessamento e la grande convinzione di Mons. LuigiCavagnari ne hanno permesso nel 1976 un primo recupero. Sonostati infatti ricostruiti l’abside e la parte del tetto crollati.Tale oculato intervento ha salvato il monumento e consentito il

L’interno dopol’ultimo restauro.Particolare dellazona presbiteriale.E’ evidente la raffi-nata trattazionematerica e cromaticadelle zone sprovvistedi intonaci originali.Al centro del presbi-terio possiamoosservare il moder-nissimo ed elegantealtare (opera dell'arch.G. Zandonella) e un bel crocefissoligneo del XVII sec.

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

San Sebastiano: bronzo h.cm. 80, collocato nellanicchia a sinistradell’altare è operadell’artista viventeAlessandro Dal Prato chenel 1994 la ideò apposita-mente per l’Oratorio.E’ una scultura a tutto-tondo dove dal corpoasciutto del santo, protesoin una sintesi di energia,sofferenza e spiritualità,si sprigiona un’immaginedensa di “pathos”.

successivo restauro. Infatti dal 1991, per iniziativa di un gruppo divolontari, coaudivati dalla parrocchia e dall’amministrazionecomunale, si dà inizio al recupero totale, protrattosi per alcunianni, con interventi di consolidamento strutturale del campanile,del tetto e delle sottomurazioni. Anche le superfici esterne edinterne sono state oggetto di revisione che in alcune zone hannorichiesto una ricostruzione di carattere, filologico. Durante i lavorisono stati scoperti importanti lacerti di sinopie ed affreschi, stilisti-camente collocabili tra il XV-XVI secolo. Sono pure emerse nume-rose modificazioni di carattere, strutturale succedutesi nei secoli,che hanno permesso di capire la genesi dell’edificio sacro e le tra-sformazioni succedutesi in tanti secoli. Tutte le operazioni sono state eseguite con la supervisione della

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

La traccia graficache raffigura S.Sebastiano: è unesempio si sinopia asecco, eseguita concarbonella su into-naco finito a calce ein patina.Con altri frammentiprevalentemente diaffreschi è la dimo-strazione che le fac-ciate internedell’oratorio eranoquasi completamen-te nobilitate configurazioni sacreeseguite a fresco.

soprintendenza di Brescia, nella persona dell’Architetto RitaMorrone.Attualmente l’oratorio, completo di arredi sacri, è perfettamentefunzionante. Benedetto il 9 febbraio 1994 dal Vescovo Mons.Egidio Caporello, oltre a normale punto di riferimento spiritualegiornaliero, viene usato anche per celebrazioni invernali e di ricor-renza.

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

Cristo in croce fra due Santi: affresco presente sulla parete di sinistra. E’ undipinto di maniera, che rimanda allo stile trecentesco in uso nel medioevonell’Italia centrale e successivamente diffuso dai cosidetti “frescanti”, anche neinostri territori.

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ORATORIO DI SAN SEBASTIANO

S.Bartolomeo:I’immagine è statadipinta sulla paretedi sinistra entrandoed è datata 1453.Raffigura S. BartolomeoApostolo e Martire,che secondo la tradi-zione fu scorticatovivo in Armenia. E’ considerato ilprotettore di coloroche lavorano il cuoio.L’attuale affresco èquanto rimasto aseguito di unostrappo e asportodelle pellicole.

ORATORIO DI SAN ROCCO

La facciata principale.

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SAN ROCCO

Le facciate esterne Sud ed Est, è evidente il piccolo e antichissimo campaniletto.

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SAN ROCCO

L’interno.Al centro dell’abside, si notala statuetta delSanto viandante.

E’ posto appena fuori e a nord-est del paese. In posizione incante-vole, più in alto rispetto al piano stradale, di quel tanto che per-mette un’ottima visione del paesaggio che si snoda verso nord. Orientato ad est è dedicato a S. Rocco, nato a Montpellier nel 1295e morto a Varese nel 1327. Santo taumaturgo è protettore degliappestati, dai quali finì per esserne contagiato a Piacenza. Leprime notizie certe sull’edificio sacro risalgono al 1546 (visitapastorale), ma il primo impianto è sicuramente precedente. L’ana-lisi delle attuali strutture e paramenti murari denunciano chiara-mente che in origine l’edificio era notevolmente più piccolodell’attuale; basta osservare il basso e tozzo campanile, i punti diinnesto delle strutture murarie, per dedurre che l’antico luogo dipreghiera era un tipico oratorio di tipologia campestre. Nel XVII-

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SAN ROCCO

XVIII secolo sono state modificate le volumetrie ampliandole ecostruita una nuova raffinata e composta facciata. Articolata sullaverticalità è suddivisa in sfondati delimitati da otto paraste asostegno delle due trabeazioni , la più alta delle quali, spezzata alcentro, è anche la base del timpano coronato da una sinuosa e leg-gera cornice.Nello sfondato centrale, dal basso è stata inserita la porta d’ingres-so e un ampio finestrone al disotto del quale, delimitato da appo-sita cornice, si possono ancora notare frammenti dell’affresco cheraffigurava il Santo patrono. L’interno, a pianta rettangolare moltopronunciata, con presbiterio rialzato ed abside quadrangolare èarricchito da lesene poco sporgenti dal muro, segnate con trattonervoso e sovrastate da preziosi capitelli a sostegno di un poco

La statuetta delSanto patrono postanella nicchia al centro dell’abside.

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SAN ROCCO

Particolare. Le cromie, troppoforti, non sono leoriginali, ma lerisultanti di più pitturazioni applica-te nei vari secoli.

aggettante ma ben modanato cornicione su cui è impostata lavolta. Al centro del presbiterio, sopraelevato di due gradini, trova-si un altare settecentesco eseguito in muratura e stucchi policromitrattati a finto marmo. Sia l’esterno, facciata principale in partico-lare, il tetto e il campanile, che l’interno, con una fortissima pre-senza di umidità nella struttura muraria, necessitano di un impro-castinabile intervento di manutenzione straordinaria. La nostrachiesetta, già cimiteriale fino ai primi decenni del XX sec., è attual-mente luogo di preghiera per gli abitanti del borgo. Il Santo titola-re viene ricordato e festeggiato il 16 agosto.Come in tutte le iconografie del Santo, anche in questa è raffigura-to come pellegrino. Veste e mantello, bastone da viandante epiaga sulla gamba sinistra.

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SAN ROCCO

Ai piedi il cagnolino, (non coevo) che secondo la leggenda dopoche Rocco fu contagiato dalla peste e quindi impossibilitato amuoversi, lo sfamò portandogli il cibo. L’opera è una sculturalignea a tuttotondo, nobilitata con cromie eseguite a tempera. E’un manufatto di sicura, solida ed equilibrata costruzione plastica,con volto molto espressivo, senza essere espressionistico e pan-neggi articolati in ritmi morbidi ma composti. Anche se con infles-sioni più antiche è inseribile nella produzione di area veneto-bre-sciana, tra il secondo rinascimento e il XVII secolo.

ORATORIODELLA B.V. DEL ROSARIO DI POMPEI

FRAZIONE BANDE

La facciata principale ed il campanile.

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ORATORIO DI BANDE

L’interno.La soasa con al centro il dipinto raffigurante la B.V. del Rosario di Pompei. Piùin basso il gradino d’altare con incorporato il piccolo tabernacolo.

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ORATORIO DI BANDE

L'interno nella sua semplicità ed eleganza.

Al centro della frazione, tutta sparsa sui costoni o dietro i cocuzzo-li che disegnano i contorni morbidi e riposanti del paesaggio, sierge l’oratorio del borgo. Edificato a ridosso di più antiche abita-zioni è stato dedicato alla B.V. del Rosario di Pompei avvenuta nel1891. Nel 1901 dopo varie vicende si rinnovò la decennaleDedicazione, e nel 1991 alla presenza del Vescovo Mons. EgidioCaporello, si è celebrato il centenario. L’edificio a pianta rettango-lare, copertura a capanna e campanile con cuspide conica a“pigna”, si caratterizza per la forte linearità, che lo rende tantosemplice, quanto elegante, soprattutto in facciata, dove si nota unbuon equilibrio fra campiture piane e linee strutturali, di deriva-zione classica. La stessa, costituita da quattro paraste che sorreggono una leggeratrabeazione sulla quale poggia il timpano è completata da

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ORATORIO DI BANDE

un’ampia porta d’ingresso e due “occhi” d'origine rinascimentale.Il campanile, con cella a quattro fornici è stilisticamente in asso-nanza con la facciata, le cui colorazioni recenti ripropongonofedelmente le originali in uso tra il XIX e il XX secolo.L’interno è strutturato con limitata zona presbiteriale, al centrodella quale si ergono due pilastri sormontati da un arco a tuttose-sto. Recentemente è stato collocato un nuovo altare rivolto ai fedeli. Ilpassaggio dalla zona absidale all’aula, è assicurato da due apertu-re a lato e a ridosso delle fiancate, arricchite da raffinate e pocoaggettanti modanature architettoniche distribuite, negli strettispazi dell’oratorio in modo da farlo apparire arioso e poco incom-bente. Non estremamente significativa la presenza di opere d’arte mobili,ad eccezione di un gradino d’altare con relativo tabernacolo e unasoasa, con al centro un dipinto raffigurante la Beata V. del Rosariodi Pompei col Bambino ed i Santi Domenico e Caterina da Siena,posto sul fondo absidale. Queste opere provenienti da altro edifi-cio sacro e collocabili nel XVII secolo, sono state realizzate in legnointagliato, argentato e meccato, con campi cromatici a lacca tinta. Si possono considerare dei veri e propri gioielli di arte applicata,anche se manomessi da un affrettato e improprio intervento direstauro. Il dipinto collocato al centro è di buona fattura.Anche l’oratorio di Bande, come altri, grazie all’impegno dei fedelidel luogo, è perfettamente funzionante e molto ben conservato.E’ luogo di preghiera quotidiana, non solo per i fedeli residenti e,oltre alla celebrazione di S. Messe, si festeggiano anche ricorrenzereligiose particolari.

ORATORIODEI S.S. FILIPPO E GIACOMO

FRAZIONE SAN GIACOMO

La facciata principale.

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ORATORIO DI S. GIACOMO

Interno. Sulla parete di fondo si nota la statua della Madonna del Carmelo colBambino. Ai lati i S.S. Filippo e Giacomo, opere del XX secolo.

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ORATORIO DI S. GIACOMO

La chiesetta è dedicata ai Santi Filippo e Giacomo e da quest’ulti-mo prende il nome il borgo, nel quale è collocato l’edificio sacro.Oltre alle normali Sante Messe domenicali, a ricordo dei due SantiApostoli, vissuti nel I sec. d.C., il 1° maggio di ogni anno si orga-nizzano celebrazioni particolarmente solenni. Nella storia di que-sto edificio sacro, dopo il Concilio di Trento, è inserito un avveni-mento tragico: il parroco del tempo venne mandato al rogodall’Inquisizione, con conseguente soppressione della parrocchia.Con tale operazione la chiesa di S. Giacomo divenne sussidiaria diCavriana. L’edificio, in seguito al luttuoso avvenimento, fu proba-bilmente prima bruciato poi demolito. Di tale evento però, se puretramandato dagli storici, non esiste documentazione.Successivamente venne eretta una piccola cappella oratorio(durante il restauro del 1999, ne sono state individuate le testimo-nianze nelle strutture murarie), poi allungata verso est con l’edifi-cazione dell’attuale campanile.Nei primi decenni del nostro secolo è stata ridisegnata e completa-mente rifatta la facciata, alzate le due fiancate e riposizionato iltetto. L’interno con aula a pianta rettangolare e volta a centroribassato è estremamente semplice, con presenza però di unbell’altare del XVIII sec. proveniente dall’oratorio di S. Biagio inCastello di Cavriana, da dove fu trasportato nel 1800 in seguito

Altare maggiore.Opera di ignoto,sec.XVIII (marmipolicromi).

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ORATORIO DI S. GIACOMO

alla demolizione del piccolo edificio sacro.Il suddetto altare è costituito da pregevole materiale lapideo,usato con sapienza ed equilibrio tali da produrre un' opera prege-vole dal punto di vista strutturale, volumetrico e coloristico; con alcentro del paliotto l’effige di S. Biagio. E’ un manufatto accostabilealle creazioni dei Corbarelli o ai migliori marmorini rezzatesi.Altra opera importante, presente sulla parete di fondo del presbi-terio, è la scultura lignea che raffigura la B.V. Maria del MonteCarmelo col Bambino. Scolpita a tuttotondo (cm 70x130) in legnodi pero impreziosito da foglie d’oro e d’argento, è stilisticamentecollocabile fra la fine del secondo rinascimento e gli inizi del sei-cento .Tale collocazione nel tempo è plausibile, soprattutto se si analizza-no le soluzioni plastiche presenti sulla veste e manto della B.V. Le parti anatomiche a vista, in particolare il volto e le manidella Madonna, denotano invece quella staticità tipica del secoloprecedente. Sulla provenienza di questa importante opera, nonesiste documentazione; si ipotizza l’appartenenza, all’ordine reli-gioso dei Carmelitani (Madonna del monte Carmelo - Palestina).L’esterno dell’edificio, con il recentissimo restauro di tutte le fac-ciate compresi campanile e piccola sagrestia, ha permesso di indi-viduare le stratificazioni succedutesi nel tempo e di riportare iltutto a quei valori cromatici e chiaroscurali, che oltre ad imprezio-sirne l’aspetto ne facilitano una corretta e piacevole lettura.

La statua ligneapolicroma della B.V.Maria del monteCarmelo –XVI-XVII secolo.

ORATORIODI SAN GIOVANNI CASSIANO

FRAZIONE SAN CASSIANO

La facciata principale, parte della fiancata Sud-Ovested il piccolo campaniletto.

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ORATORIO DI S. CASSIANO

L'interno visto dall'ingresso.

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ORATORIO DI S. CASSIANO

Come hanno dimostrato recenti scavi archeologici, il primarioborgo di S. Cassiano vanta origini antichissime, legate alla roma-nizzazione del primo e secondo sec. dopo Cristo. Se dobbiamoperò individuare almeno il secolo nel quale fù costruito il primonucleo dell’attuale chiesa non possiamo non pensare agli insedia-menti monastici che dal X-XI sec., oltre ad essere punti di riferi-mento di religiosità, contribuirono in modo determinante allabonifica dei territori circostanti e con il contributo delle popolazio-ni del luogo anche alla costruzione di oratori e pievi, spesso modi-ficando esistenti templi pagani.E’ documentato che i padri Agostiniani, presenti dalla secondametà del 1400, in località Annunziata, tra Medole e CastelGoffredo erano anche proprietari di un piccolo convento in S.Cassiano e che nel 1552 gli furono concessi una casa e un’appezza-mento di terreno, a ridosso del già esistente convento dotato dipiccolo oratorio.

Il dipinto, olio sutela, collocato sullaparete di fondodell’abside è moltorimaneggiato equindi di difficilelettura. Potrebberaffigurare Gesù frai santi, Cassiano adestra e Nicola daBari a sinistra.

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ORATORIO DI S. CASSIANO

Dipinto ad olio sutela, XVII-XVIIIsec. Raffigura laMadonna delRosario col Bambinofra i santi Domenico(six) e Pietro marti-re (dex). La compo-sizione è articolatasulle diagonali enella parte alta, inritmo circolare, èarmoniosamenteinserita la Verginecol Bambino. Inprimo piano i duesanti e fra gli stessisullo sfondo si notaun interessantissi-mo paesaggio,dall’orizzonte delquale emana unacalda luce che creapiacevoli effetti chia-roscurali.

Gli stessi religiosi, nel 1628, comunicavano al duca di MantovaCarlo I, che da tre anni avevano “fatto rifare la chiesa essendo rui-nata la vecchia dedicata alla V.M.” Purtroppo del piccolo antichissimo complesso monastico non èrimasta alcuna testimonianza.Dell’originario oratorio invece sono ancora presenti parti delle fac-ciate interne e il tipico fronte arco presbiteriale romanico, con absi-de e volta del XVII sec.Nel 1908, a ricordo dei lutti provocati dal terremoto di Messina,sulla parete di destra, a ridosso del presbiterio, è stato insertito unaltare di modesta fattura, di fronte al quale, sulla parete di sinistraè presente un dipinto di particolare pregio e molto ben conservato.Come in gran parte dell’edificio, anche la facciata principale ester-na, di impostazione tardo settecentesca, è la risultante di modifi-che strutturali e restauri attuati nei vari secoli.

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ORATORIO DI S. CASSIANO

Restano sconosciute le motivazioni per le quali l’oratorio è statodedicato a S. Giovanni Cassiano (360-435) monaco orientale chenel ‘400 fu ordinato Diacono da S. Crisostomo. E’ consideratopadre della chiesa e nel medioevo divenne famoso per i suoi scrittisull’Ascetica monastica.

ORATORIO DI SANT’ANNAFRAZIONE CAMPAGNOLO

La facciata principale.

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ORATORIO DI S. ANNA

Interno.La pala d’altare raffigura la Madonna con S. Angela fanciulla. In primo piano isanti comprotettori, Angelo ed Alessandro. Ai lati, inseriti in cornici ellissoidali,le effigi dei S.S. Pietro e Paolo, opere di Kurt Wenner – 1990.

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ORATORIO DI S. ANNA

E’ collocato a nord-est dell’antico borgo di Campagnolo, su unmonticello, in posizione incantevole e a pochissima distanzadall’ex convento di proprietà delle monache di S. Giulia (BS),dedicato anch'esso alla Santa Madre di Maria Vergine. Angelo edAlessandro martirizzati nel 120 a.C. sono i due comprotettori. Fu quasi certemente il luogo di preghiera e celebrazioni del sud-detto convento, in gran parte ancora visibile nella corte omonima.Attualmente, l’edificio, se si esaminano le facciate esterne est, ladata incisa al di sopra della porta di ingresso della facciata piùantica e i documenti d’archivio, appare come la risultante di piùinterventi succedutisi in molti secoli. Il primario volume, medioe-vale, che costituiva il piccolo oratorio è il centrale, con copertura adoppia falda e facciata a capanna in parte ancora visibile. Nel 1627(data incisa) venne attuato il prolungamento verso est ed ovestcon l’innalzamento del tetto, formazione di volta a botte e costru-zione a ridosso della facciata principale di un protiro che, con ilsuccessivo intervento di chiusura a parete dei tre lati, ha di fatto ein gran parte coperto l’originale facciata seicentesca a favore di

L’oratorio immerso nel verde.

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ORATORIO DI S. ANNA

una seconda, l’attuale, più bassa e avanzata rispetto alla primaria.Degna di nota è anche la casetta-sagrestia addossata a parte dellafacciata sud. Tale abitazione, molto ben conservata è, per tipologiae per metodi murari costruttivi adottati, quantomeno coevaall’ampliamento dell’edificio sacro attuato nel XVII secolo. L’inter-no, che risente decisamente degli interventi di risanamento realiz-zati negli anni 70, soprattutto relativi alla ripavimentazione e allaricolorazione è a pianta rettangolare. Il tutto appare molto lineareed elegante, con volta a botte ben proporzionata. Al centrodell’area presbiteriale, leggermente rialzata, è inserito un bell’alta-re policromo marmoreo, eseguito anche con preziose tarsie.Sempre nel presbiterio, ma sulla parete di fondo, è presente undipinto (pala d’altare) che raffigura, in alto la Madonna e S. Annafanciulla con ai lati e in primo piano i due santi comprotettori,Angelo e Alessandro. L’opera se pure denuncia i caratteri dellapittura descrittiva è compositivamente ben impostata ed eseguita.

L’ex convento di S. Anna, ora corte agricola.

APPENDICE

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Segnaliamo anche l’esistenza di altri tre oratori dei quali sonorimaste minime testimonianze.

Oratorio di San Biagio vescovo e martire (in castello).Si trovava all’interno del castello ed era adibito ad uso privato deicastellani.La più antica attestazione lo fa risalire al 1181. Venne demolito neiprimi decenni del XIX secolo e l’altare con il relativo paliotto (raffi-gurante san Biagio vescovo) fu collocato nell’oratorio di SanGiacomo. Rimangono solo le fondamenta delle mura perimetrali.

Oratorio della Madonna della porta.Si trovava sulla strada che dal centro storico di Cavriana porta allafrazione di Bande, nell’attuale via Madonna della porta. Di taleoratorio si hanno notizie dal 1628. Attualmente è rimasto solo untratto di struttura muraria sulla quale è effigiata l’immagine dellaMadonna della porta.

Oratorio dei Disciplini .Così denominato perché una volta era di “ragione” dei Confratellidella Disciplina. Dedicato a San Pietro Martire, si trovava, comeera consuetudine per questa confraternita, vicino alla Parrocchiale,nell’attuale via don Gazzoli (già via Disciplini). Negli ultimidecenni del XIX sec. è stato utilizzato per la catechesi delle donnee dai Confratelli del SS.mo Sacramento. Fu soppresso a metà del XX secolo.

Ageminatura.Tecnica di origine orientale usata perdecorare i metalli e che consistenell’incastro di lamiere, foglie d’oro ed’argento su metallo comune.

Aggettante.Modanatura o riquadro, sporgentirispetto ad una o più superfici circo-stanti.

Aula.In una chiesa è la zona dove sonoposizionati i banchi che ospitano ifedeli durante le orazioni o celebrazio-ni.

Bolzoni.Elementi in ferro, ancorati e sporgentida una struttura muraria. Agli stessierano rassicurate le catene che nelmedioevo consentivano il funziona-mento dei ponti elevatoi.

Campitura.E’ la zona di una composizione pitto-rica o plastica in cui sono applicatideterminati colori o modellati.

Fornice.Apertura ad arco per lo più praticatain edifici monumentali e sacri, confunzioni diverse, come il passaggio dipersone (archi trionfali), della luce(finestre) e dei suoni (campanili).

Girale.Motivo decorativo composto da ele-menti vegetali, che si sviluppano insenso circolare. E’ tipico dell’arteromana e rinascimentale.

Lacerto.Frammento, piccola parte di un’insie-me.

Lesena.Elemento decorativo verticale che hal’aspetto di un pilastro parzialmenteincassato nella struttura muraria.

Meccato.Verniciato con lacca gialla, che fasembrare la foglia d’argento applicataai manufatti una vera e propria lami-na d’oro.

Modanatura.Elemento strutturale e ornamentalecostituito da una fascia aggettantevariamente sagomata.

Modiglione.Mensola a doppia voluta che serve dasostegno, collegamento e ornamentofra componenti diverse degli ordiniclassici architettonici.

GLOSSARIO

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Paliotto. Parte anteriore dell’altare, in generedecorata con tarsie marmoree o altrimateriali più preziosi.

Parasta.Vedi lesena, ma con funzione portante.

Protiro.Piccolo e poco sporgente portico,generalmente sorretto da due colonne(ma non sempre) e addossato alla fac-ciata principale delle antiche basilichecristiane e delle chiese romaniche.

Saccaroide.Marmo con struttura di aggregati cri-stallini.

Sfondato.Parte delimitata di superficie architet-tonica, realizzata sottolivello rispettoalle modanature circostanti.

Sinopia. Disegno preparatorio di un affrescoeseguito, sull’intonaco, con terrarossa proveniente da “Sinope” nomedi una città del mar Nero.

Soasa.Incorniciatura architettonica di unapala d’altare o altra immagine religio-sa importante. E’ generalmente ese-

guita in legno nobilitato o in muratu-ra e stucchi.Sottomurazioni.Interventi di consolidamento sotto lospessore di antiche murazioni. E’generalmente eseguito con immissionidi calcestruzzo.

Stilema. Procedimento stilistico caratteristicodi un’autore, di una scuola o di unperiodo storico.

Timpano. Parete triangolare, liscia o decorata arilievo, compresa fra la trabeazione ele cornici oblique del frontone.

Trabeazione. Struttura orizzontale sostenuta dacolonne o paraste e composta da archi-trave, fregio e cornici.

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SI RINGRAZIANO PER LA COLLABORAZIONE

Alberto BuoliAndrea Dal PratoCristina DelmenicoEmanuele MartiradonnaDino MezzaniPaola TestiRina Zovetti

REFERENZE FOTOGRAFICHE:

Corrado Cavazza le immagini di pagina:8 - 17 - 43 - 51 - 60 - 63 - 64 - 66.

Andrea Dal Prato le immagini di pagina:11 - 15 - 18 - 19 - 23 - 26 - 27 - 28 - 36 - 37 - 38 - 41 - 42 - 44 - 45 - 4647 – 48 - 49 - 50 - 52 - 53 - 55 - 56 - 57 - 59 - 65 - 69 - 70 – 71 - 72.

I grafici relativi alla Pieve sono stati realizzati nel 1952 dal GeometraRodolfo Pettorelli

FONTI:

Archivio storico comunale - Cavriana Archivio parrocchiale - Cavriana Memorie del parroco Mons. Luigi CavagnariArchivio storico diocesano - Mantova Archivio di stato - Mantova Archivio storico Fondazione D’Arco - Mantova

PROGETTO GRAFICO

CDP design studio - Guidizzolo

INDICE

Presentazione..............................................................................pag. 5Introduzione ...............................................................................pag. 7Cenni storici................................................................................pag. 9Parrocchiale Santa Maria Nova .............................................pag. 15S. Maria della Pieve .................................................................pag. 27Oratorio di San Sebastiano .....................................................pag. 41Oratorio di San Rocco..............................................................pag. 49Oratorio della B.V. del Rosario di Pompei - Bande.............pag. 55Oratorio dei S.S. Filippo e Giacomo......................................pag. 59Oratorio di San Giovanni Cassiano.......................................pag. 63Oratorio di Sant’Anna - Campagnolo...................................pag. 69Glossario....................................................................................pag. 74

Finito di stampare nel mese di novembre 2000

dalla GVM Volta Mantovana