ANNO 87 - N uglio ettembre l’Angelo della Famiglia su fr... · Il suo preferito era Benedict, un...

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l’Angelo della Famiglia Bollettino Parrocchiale di Introbio ANNO 87 - N. 3 - Luglio - Settembre 2018

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l’Angelo della FamigliaBollettino Parrocchiale di Introbio

ANNO 87 - N. 3 - Luglio - Settembre 2018

Da 150 anni il Pime in MyanmarPartecipazione alle celebrazioni per ricordarel’arrivo del Pime in terra birmana 150 anni fa(Toungoo, 7-8 Aprile 2018).

Come forse già sapete, il Pime è arrivato inMyanmar 150 anni fa! Una lunga e provata tradi-zione di cui fr. Felice Tantardini fa parte. Potremmoquindi dire che fr. Felice è “un santo tra i santi”,perché appunto appartiene, e si vede…, a questa“gloriosa” Tradizione.Nel 1868 i missionari del Pime vengono mandatinella “Birmania orientale”, una vasta regione ine-splorata. La parte orientale del paese al di là deifiumi Sittang e Salween, ai confini con la Cina,Laos e Tailandia, era governata da tribù montana-re, nomadi e spesso in guerra tra di loro, con lin-gue diverse e di religione animista. Le diocesi fondate dai missionari del Pime sono 6:Toungoo, Kengtung, Taunggyi, Lashio, Loikaw ePekong. I primi quattro missionari sono stati Eugenio Biffi,Rocco Tornatore, Tancredi Conti e SebastianoCarbone, arrivati a Toungoo. I nostri primi missio-nari seguivano il metodo dei primi Apostoli e di S.Paolo: prendevano contatto con nuovi villaggi,parlavano di Gesù, battezzavano lasciando in locoun catechista che poi seguiva i neo-battezzati. Sono stato proprio il mese scorso in Myanmar perpartecipare alle celebrazioni del nostro arrivo inMyanmar 150 anni fa! Celebrazioni molto belle esentite che mi hanno fatto capire gli enormi sacri-fici fatti dai nostri missionari 150 anni fa, ma ancheche mi hanno fatto comprendere come il ricordodei nostri missionari sia ancora vivo in tutto l’epi-scopato, il clero, i religiosi/e e, soprattutto, nellagente.A queste celebrazioni erano presenti una decina divescovi, circa 200 sacerdoti e altrettante religiosee quasi 15.000 fedeli. Sono stato positivamente

impressionato dall’attenzione e commozione concui la gente ha partecipato a queste celebrazioni,quasi a dirci: “ritornate ancora tra noi!”.Personalmente poi, ripercorrendo le strade deinostri missionari, mi sono sentito “invaso” da unsentimento di gratitudine verso il Signore per que-sti missionari che ha donato al nostro Istituto, maanche da un sentimento di profonda preghiera alSignore perché ci aiuti ad essere sempre fedeli,come Istituto, allo Spirito e al Carisma di questigrandi missionari che hanno lavorato, senzarisparmio di energie e di tempo, in Myanmar. Cari amici di Introbio, concludo questo mio brevemessaggio assicurandovi che fr. Felice inMyanmar è ancora oggi uno dei missionari piùricordati e che vorrebbero subito santo, grazie allasua semplicità e alla sua vicinanza alla gentecomune.Inoltre, nei discorsi che sono stati fatti durante lecelebrazioni, il ricordo di fr. Felice non è mai man-cato, quasi a significare che fr. Felice è ancoramolto presente nella chiesa del Myanmar, soprat-tutto come esempio e testimone di una vita spesaper il Vangelo e per i poveri.Un caro saluto a tutti voi.

p. Ferruccio Brambillasca, Pime

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La normalità di fratel Felice: straordinaria!“Delicato come un soffio d’angelo”:

fratel Felice e i bambini

Oltre che per i leb-brosi, fratel Feliceaveva un debole pertutti i bambini, conparticolare riguardoa quelli poveri, orfa-ni e disabili. “Tuttoquello che ricevevain dono dai suoiparenti o amici” -scriveva nel 1992mons. Matthias UShwe, il primovescovo nativo diTaunggyi - “lo spen-deva per i bambinipoveri”. E ancora.“Quando era aTaunggyi, almenouna volta al giorno

(Fratel Felice ndc) andava a visitarli (i bambini ndc)all’orfanotrofio. Il suo preferito era Benedict, unorfanello shan di Mong Nai, praticamente buttatovia dai suoi genitori […] Il piccolo andava spessoin refettorio e fratel Felice giocava con lui tutto iltempo che gli era disponibile”1. In memoria di fra-tel Felice e del suo grande amore per i bambinivenne eretto nel 1992 l’orfanotrofio di NyaungShwe sul lago Inle, che l’allora arcivescovo diTaunggyi, mons. Matthias U Shwe, intitolò a “OoMaung Than Chaung” (“l’uomo del ferro”, “fab-bro”), cioè a fratel Felice: è questo il suo nome inbirmano pure scolpito, come lui desiderò, sullalastra di marmo della sua tomba. Ma c’è di più.Fratel Felice volle essere sepolto nel giardino delCentro disabili “Holy Infant Jesus” di Paya Phyu(sobborgo di Taunggyi) gestito dalle suore di Maria

Bambina. Diceva: “Se mi seppelliscono in cimite-ro, nessuno pregherà per me”2. E ancora: “Vicinoalla grotta, la gente vede la mia tomba e si ricordadi pregare per me. Invece se sepolto nel cimitero,si ricorderebbero di me solo una volta all’anno”. “Iragazzi e gli handicappati di Paya Phyu preganosulla tomba di Felice, che aveva un amore partico-lare per i bimbi e gli orfani”, scriveva padre AngeloTin3. A proposito degli orfani scriveva fratel Felicein una lettera di ringraziamento indirizzata allesorelle Dolci: “Il buon Dio e la cara Madonna ripa-gheranno generosamente la carità fatta alla pove-ra gente, specie ai bambini ragazzetti e ragazzetteche perché, orfani da ambo i genitori o solo con lamamma o solo con il papà, vengono a stare con ilR.do Padre nei conventi e non hanno che il pove-ro vestito che hanno addosso e null’altro; appenache mi è possibile mando a loro coperte di pocoprezzo ma forti e stoffa che le R.de Suore confe-zionano i vestiti. La stoffa è di fattura locale e forte.Certo che non ha niente a che fare con il lusso, maè adatta all’austera vita delle foreste”4.La testimonianza più toccante è quella di padreCesare Colombo che nel maggio 1960 ha modo di“godersi” tutto quel “ruba cuori” di fratel Felice:

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La dolcezza di fratel Felice(Taunggyi, 7 febbraio 1982)

La carezza di fratel Felice (Kengtung, 25 maggio 1960)

“Ho qui una quantità di bambini piccoli, dai dueanni in giù. Visto Fratel Felice con la mazza inmano e quelle sue mani che piegano le sbarrecome se fossero fili d’erba, quando questi piccoligli si sono fatti d’attorno io avevo le mie preoccu-pazioni. Ho pensato subito «Se li prende con quel-le sue mani ne fa una poltiglia» e invece coi bam-bini è delicato come un soffio d’angelo. Il Buon Diolo benedica sempre”5.

Fratel Felice ha fatto suo il comandamento diGesù che dice: “Se non ritornerete come bambini,non entrerete nel Regno dei Cieli”. Così pregavafratel Felice: “Il buon Dio mi faccia veramenteancora bambino di mente e di cuore”. E ancora,facendo tesoro della saggezza popolare diceva: “a7 anni si è putei a 70 si è ancora quei”6.Concludiamo ascoltando ora dalla viva voce di fra-tel Felice alcuni suoi teneri pensieri sui bambini:

“Voglio tanto, tanto bene ai bambini, specialmente(a) quei più poveri: si affezionano in un modo chefa tanto piacere a loro e tanto a me. Anche quan-do non (ho) niente da dare a loro, salvo che il miosorriso e una carezza e un affettuoso bacetto, chetanto volentieri vogliono”7.

“A me piace tanto i ragazzetti sebbene sporchi eselvaggetti. Alla Domenica, se piove troppo, ètroppo scomodo oltre a bagnarsi e infangarsi tre-mendamente vado io nel Villaggio e radunatili inuna casa spiego a loro un po’ di dottrina e ora cheho dei cartelloni con le belle figure della vita dinostro Signore. Appena che arrivo in Villaggio,corrono subito non solo loro ma anche le mammee le ragazzette: piace tanto vedere le figurine esentire la spiegazione”8.

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Due ragazzi cavalcano un bufalo (3 ottobre 1959)

Le mani che piegano il ferro stringono dolcemente le manine didue bambini

“Ti unisco questa cartolina Natalizia che rappre-senta un gruppetto di bambini di alcune tribùcariane che vivono nelle semiforeste sulle catenedei monti che circondano la vasta pianura birma-na. La maggior parte non sono ancora cristianibattezzati; la loro indole è naturalmente moltobuona; a me fa una grande pena, questa fiumanadi poveri pagani che non hanno il grande beneficiodella fede nel buon Dio e nella cara Madonna. Ilbuon Dio gli conceda presto annoverarli nei figlidel buon Dio e anche la gioia di avere e partecipa-re alla infinita bontà e protezione della caraMadonna. Ti unisco questa cartolina che rappre-senta il Santo Natale della nascita del caroBambino”9.

“Carissimi bambini e bambine, mandovi i mieitanto affettuosi sinceri auguri di ogni bene. A tecarissimo Bambino Gesù e alla tua carissimamamma Maria, ancora moltissimi di voi non viconoscete e ti preghiamo di farci conoscere cosìpotremo amarti tanto tanto. Il nostro cuore anela di

amarti ma la conoscenza di te non la conosciamo.Ti preghiamo, caro Bambino, di farci conoscere te,così potremo amarti tanto tanto con tutto il nostrocuore.Mi unisco a voi, cari amati fanciulli e fanciulle dellavostra e anche mia adottata cara nazioneBirmana”10.

Marco Sampietro

1 P. GHEDDO, Il Santo col martello. Felice Tantardini 70 anni diBirmania, EMI, Bologna 2000, p. 192.2 GHEDDO, Il Santo col martello, p. 173.3 GHEDDO, Il Santo col martello, p. 191.4 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera alle sorelle Dolci,Taunggyi, 25 settembre 1978).5 F. TANTARDINI, Il fabbro di Dio. Con rosario e martello missio-nario in Birmania. Autobiografia, lettere e testimonianze, EMI,Bologna 2016, p. 179.6 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera alla nipoteMaddalena, Taunggyi, 16 gennaio 1986). In dialetto premane-se suona così: a sèt agni és sée pütèi a setànta ancora quèi =a sette anni si è bambini, a settanta lo si ridiventa; detto dichiara provenienza veneta che ricorda la decadenza senile.7 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera alla nipoteMaddalena, Taunggyi, 16 gennaio 1986). 8 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera al nipotino Felice,Musò, 7 settembre 1958).9 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera alla nipoteMaddalena, Taunggyi, 16 gennaio 1986).10 Archivio Felice Spotti - Primaluna (Lettera alla nipoteMaddalena, Taunggyi, 6 dicembre 1987).

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Tre bambini del centro disabili sulla tomba di fratel Felice

Non si ferma il “tour” di fratel FeliceLa Commissione FratelFelice non ha mai interrottoil suo impegno di presenta-re la figura e l’opera delnostro benemerito compar-rocchiano nelle istituzionidel nostro circondario, perfarlo conoscere e pregare efavorire così il camminoverso la beatificazione.Dopo essere stati ospitatida praticamente tutte leParrocchie della Valle, danumerose istituzioni (biblio-

teche, centri culturali, missionari, ecc.), negli ultimimesi siamo andati in alcune Case di Riposo delterritorio e il 25 aprile al Pime di Rancio in occa-sione dell’annuale “Festa dei Parenti”, invitati dalrettore padre Franco Cumbo.La giornata è iniziata con la S. Messa alle ore 11concelebrata da tutti i padri e presieduta dalSuperiore Generale del Pime di Roma, padreFerruccio Brambillasca, che abbiamo conosciu-to a Introbio l’8 ottobre, per l’apertura dell’annodedicato a riflettere e pregare sulla figura del laicomissionario.La Messa era in rito romano. Le prime parole delVangelo di Marco (16,15-20), “Andate in tutto ilmondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”,sembravano scritte apposta per quel luogo pienodi padri e fratelli missionari.Padre Ferruccio ci ha detto che l’invito di Gesù aidiscepoli, quasi un comando, ad annunciare laBuona Novella ad ogni uomo, è rivolto a tutti e nonsolo ai missionari. E qui mi sono ricordata chepapa Francesco, nella sua enciclica, ha definitoogni cristiano: discepolo-missionario. Padre Ferruccio ha continuato la predica dicen-do che il PIME ha due cuori: il seminario di Monza

(erano presenti alcuni seminaristi) che rappresentail futuro e la casa di Rancio che rappresenta il pre-sente (non il passato).Infine ci ha detto di essere appena tornato dalMyanmar, dove la Missione del Pime ha festeggia-to 150 anni! E ha ricordato fratel Felice che, oltread aver lavorato e pregato tanto, all’occorrenza hafatto anche il catechista, mettendo in pratica allalettera questo comando. E più tardi, in privato, ciha confermato che il nostro fratel Felice, dopooltre 27 anni dalla morte, è ancora ben ricordatonella sua patria di adozione.Al termine della Messa è stata consegnata labenedizione del Papa a padre Giulio Mariani epadre Vendramino Zanatta che festeggiavano il60° di ordinazione sacerdotale e a suor Lucia chericordava il suo 50° di professione religiosa.Agli stessi è stata poi dedicata una bellissimadanza di ringraziamento, eseguita da tre suoreindiane (!!!) in costume, su un canto tradizionale ilcui testo era altrettanto bello e commovente.E poi è stato il nostro turno di rivolgerci al centi-naio e più di presenti:  in poco più di mezz’oraabbiamo concentrato tutte le notizie sul servo diDio fratel Felice e il suo legame con il Pime, paren-ti, amici e benefattori - “Un missionario felice per69 anni in Birmania”. Silenzio e attenzione durantela presentazione, applauso finale e complimenti aseguire, anche da padre Ferruccio.Alle 13 il pranzo, la lotteria e i saluti!

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E la stessa presentazione l’abbiamo ripropostaanche al Pime di Sotto il Monte il 1° maggio, perla loro “Festa con i Parenti”, invitati dal rettorepadre Aleandro Castrese.Là abbiamo trovato padre Davide Sciocco,Vicario Generale del Pime di Roma, che pureabbiamo già incontrato a Introbio.

Durante la S. Messa di S. Giuseppe lavoratore,padre Davide ci ha fatto riflettere così:Gesù ha sempre lavorato ed obbedito al Padre,compiendo la Sua volontà.Così S. Giuseppe, anche quando l’obbedire hastravolto i progetti che aveva pensato per la suavita. E lo stesso ha fatto anche il nostro fratelFelice, che ha sempre lavorato, pregato e obbedi-to. Un gran bel parallelo!

Sono state proprio due belle giornate in cui abbia-mo cercato di trasmettere il messaggio di felicitàdel nostro “santo ometto” a tante persone!A seguire, domenica 13 maggio abbiamo presen-tato la figura e l’opera di fratel Felice al Gruppo diPreghiera “Evangelizzazione e Testimonianza” gui-dato da padre Melchiorre, che si riunisce nellachiesa di San Padre Pio al Centro Meridiana diLecco, e di cui fanno parte anche alcuniValsassinesi.Essendo la ‘Festa della Mamma’ ed il mese dedi-cato a Maria, è venuto spontaneo soffermarsi sullagrande devozione di fratel Felice alla “caraMadonna”.

Nella serata di venerdì 25 maggio - invece - in col-laborazione con la Commissione MissionariaDecanale di Lecco, abbiamo portato fratel Feliceal Santuario della Vittoria di Lecco.Commovente la recita comunitaria del “nostro”Rosario missionario, introdotta dal saluto di donEusebio, che si è detto orgoglioso di coordinare ilLaboratorio Missionario, e di aver avuto comepredecessori don Aldo Cattaneo e padre CesareColombo, che hanno collaborato fattivamentecon fratel Felice.C’erano all’incontro anche due suore birmane chesvolgono la loro missione nella parrocchia di SantaMarta; una ha recitato una decina di Ave Maria inbirmano e l’altra in inglese. Ho subito pensato chefratel Felice, che sicuramente stava pregando connoi dal cielo, fosse proprio contento di ascoltare lepreghiere nelle “sue lingue”.Avevo già fatto notare alle suore questo singolaree magico interscambio: fratel Felice tanti anni fa eper tanti anni aveva portato il suo contributo mate-riale e morale al popolo birmano, e ora suor Chiarae suor Margherita si stanno prendendo cura dellanostra Chiesa, sempre nel nome dello stesso Dio.Per l’occasione avevamo esposto in una vetrinet-ta alcuni cimeli di fratel Felice (la pipa, il crocifisso,una copia manoscritta de “Il fabbro di Dio”, alcunelettere autografe) e all’ingresso della chiesa erastata allestita la bella mostra di 15 pannelli predi-sposta dal Pime.

L’ultimo appuntamento (per ora) è stato a Sotto ilMonte sabato 2 giugno, durante le manifestazionicollegate alla permanenza delle spoglie del Papabuono, che ritorna a casa - terzo fra tutti i Papi - a55 anni dalla morte, per accogliere l’abbracciodella sua gente, e che aveva tanto a cuore le mis-sioni da affidare al Pime la cura della sua casanatale, accanto alla quale è stato edificato ilSeminario.

Teresa Tantardini

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