Anno 3, numero 3, maggio/giugno 2012 storie - sancarlo.mi.it · ta dal Maestro Marco Volpi....

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1 Bambini al centro del nostro agire storie Anno 3, numero 3, maggio/giugno 2012 cani, gatti... a proposito di cucina ... Scopriamo il mondo

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Inserire qui il messaggio. Non super are l e due o tre frasi.

Bambini al centro

del nostro agire

storie Anno 3, numero 3, maggio/giugno 2012

cani,

gatti...

a proposito di cucina ...

Scopriamo il mondo

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La parola a… A conclusione dell’anno scolastico sento impellente il desiderio di rivolgere un saluto e ad un tempo un ringraziamento a tutti coloro che hanno collabo-rato con disponibilità e generosità allo svolgimento dell’attività didattica in ospedale. La mia gratitudine va al Primario Dr. Alberto Podestà e in particolare al Dr. Giovanni Ruggeri, responsabile della comunicazione in Ospedale, per la sen-sibilità e l’attenzione rivolta a tutte le iniziative che si sono attuate nel corso di quest’anno scolastico. Sono orgoglioso di aver potuto mettere a di-sposizione nel reparto di pediatria dell’ospedale San Carlo Borromeo una do-cente preparata, entusiasta e attenta alle e-sigenze dei singoli allievi, soprattutto di coloro che vivono dei momenti di difficoltà. Non ho potuto seguire le numerose e belle attività organizzate, ma ad alcune ho avuto la fortuna di poter essere presente e apprez-zarne la validità e la ricchezza di emozioni. L’Ospedale di per sé non è un luogo dove si ritorna volentieri, ma dei bimbi sono ritor-nati anche se hanno vissuto delle sofferen-ze, per sperimentare altre esperienze, molto belle: ho avuto degli aiuti, ho conosciuto delle persone che mi sono state vicine e con cui ho intrecciato relazioni. Questo mi sembra davvero un valore aggiunto. Non si può che augurare per il prossimo anno la continuazione di questi program-mi e un ringraziamento per coloro che, a partire da Alessandra, si prodigano con de-dizione senza mai risparmiarsi. Avrò di quest’ anno un bellissimo ricordo. Un augurio di cuore a tutti. Prof. Pasquale Brucellaria (Preside dell’ICS “L. Manara”)

Cari Lettori

Ho pensato a lungo a come termi-nare con questo numero l’anno sco-

lastico. Ho vissuto tante nuove e-mozioni, ho desiderato, ho scoperto e

ho trovato tante persone che sono un po’ come me e mi hanno aiutato

tanto nel realizzare il lavoro di quest’anno.

Un grande ringraziamento a tutti, ma quando dico tutti, è veramente

“tutti”, perché dal custode che mi accoglie alla mattina con un salu-to gentile, al personale del reparto,

ai barellieri, ai tirocinanti e a tutti medici dell’Ospedale … ai pazienti e ai loro genitori che mi seguono e mi stanno vicini…ai clown, ai Vi-

gili, … al Dr. House… Ho scoperto un mondo muovo

quest’anno, quello della musica: i ragazzi di AllegroModerato sono

unici, nel loro modo di fare musi-ca, nel loro modo di comunicare la

loro gioia di vivere. Grazie per tutte le emozioni vissute.

Buona lettura

Alessandra

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SOM

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RIO

• Festa della mamma

• Un concerto AllegroModerato

• Le storie di …

• Un angolo di poesia

• La ricetta del mese

• Scopriamo il mondo: Il Giappone

• Piccoli scrittori

• Evviva le rime!

• La parola a ...

• Abio news e ...

• Cani, gatti e c.

• L’angolo del divertimento

Divertiti e colora i personaggi di questo giornalino

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Ti voglio bene La mia mamma. La mia mamma è bella. Se non ci fosse, io non sarei nato. La mia mamma mi fa giocare e io l'aiuto a preparare le fragole. La mia mamma mi porta a calcio e cerca di arrabbiarsi il meno possibile, mi spiega tante cose. Non c'è bisogno di chiedere, perché lei c'è sempre per me, anche nei momenti difficili Ti voglio tanto bene mamma. Cristian (5 anni) e Marco (12 anni)

Quando abbraccio la mia mamma La mamma è colei che ti mette al mondo, soffre prima e dopo, ma ti adora sempre. A volte non la trattiamo proprio molto bene, Io ho commesso molti sbagli, ho trascorso tristi momenti in camera a piangere, ripensando ai nostri litigi e a quanto fossi stata stupida a non ascoltarla. Sembrerà strano, ma mi sto emozionando, sì perché il mio cuore a volte immagina i momenti di malinconia e di tristezza, ma non durano molto, perché i momenti migliori, di gioia, di felicità e amore hanno la meglio. La mamma è il tuo rifugio personale, dove puoi accucciarti e lasciarti coccolare. La mamma è quel qualcosa che riesce a farti restare in contatto con il mondo, quel qualcosa di fondamentale per la tua vita. L’amore è un sentimento nobile e bellissimo e solo quando è vero riesci ad accor-gerti dei miracoli che può fare. Quando abbraccio mia mamma, mi sento me stessa, anzi forse mi sento divisa, divisa perché percepisco dall’altra parte del mio corpo, quella parte segreta e nascosta ai miei occhi, che attraverso lo sguardo, le parole e il contatto, riesce sempre a completarmi. Mamma grazie di tutto e perdonami per tutti i litigi passati e per quelli futuri, non posso dire che non litigheremo più, anche se non sai quanto lo vorrei, ma ora sto crescendo e i nostri battibecchi mi serviranno. Ti prometto però che non vedrai più lacrime sul mio viso, promettimelo anche tu… Ricordati che tu hai il mio cuore e che senza te, io morirei. Ti voglio bene mamma. Elena Pavia (13 anni)

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Una mamma molto speciale La mia mamma è molto speciale, è bravissima a cucinare e io amo farlo con lei La mia mamma sceglie dei vestiti bellissimi e me ne compra tanti! Mi piace stare con lei, disegniamo insieme con tanti colori. Mi piace tanto farle i regali perché lei con me è bravissima. E’ una mamma molto speciale. Claudia. (5 anni)

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Cara mamma, grazie! Cara mamma, grazie perché hai incoraggiato le mie scelte. Con i tuoi consigli mi hai aiutato a diventare grande e con una tua carezza a sorridere alla vita. Cara mamma, grazie perché con te è tutto più semplice, con la tua esperienza hai appoggiato i miei passi nel mondo e hai protetto il mio cammino. Cara mamma, grazie perché hai corretto ogni mio errore, mi hai protetto dai sentieri cupi e per questo, grazie a te, ho sempre preso la strada più luminosa. Cara mamma, grazie perché mi capisci anche solo con uno sguardo. Perché sei il mio pozzo da cui attingere saggezza. Cara mamma, grazie perché mi hai voluto, mi vuoi e mi vorrai sempre bene. Grazie, perché hai asciugato lacrime di delusione e hai sostenuto salti di gioia. Grazie, perché mi hai sempre donato amore, gioia e comprensione. Per il tuo orecchio sempre pronto ad ascoltarmi quando ne ho bisogno. E per la tua spalla sempre pronta a sostenermi.

Grazie per avermi sempre tenuta stretta al tuo cuore e per avermi mostrato al mondo sempre orgogliosa. Cara mamma, grazie per avermi donato la vita. Dedico a te questa poesia per ringraziarti di essere la mia dolce mamma.

Debora (12 anni)

Un sorriso di … felicità

Il sorriso della mia mamma, è gioia e felicità per me.

Il suo abbraccio è come una calda coperta,

che mi avvolge tutta. Mi sento sicura,

forte e pronta ad affrontare tutto… Mamma, ti voglio bene.

Yaquelyn A. (12 anni)

Sensazioni

…i tuoi sorrisi e i tuoi baci illuminano il mio cuore…

Mamma Carolina al figlio Artem

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o Un Concerto AllegroModerato ...

La Chiesa della Santa Maria Annunciata dell’Ospedale San Carlo Borromeo colma di tantissime persone ha fatto da degna cornice al concerto di un’orchestra sinfonica davvero speciale: l’orchestra AllegroModerato, diret-ta dal Maestro Marco Volpi. Un’orchestra speciale, perché composta in larga parte da musicisti disabili e completata da musicisti professionisti, che ha regalato emozioni straordinarie testimoniate dai lunghi applausi e dagli occhi lucidi di commozione di tanti partecipanti. Noi bambini della pediatria in questo importante evento abbiamo avuto un ruolo di rilievo, perchè siamo stati chiamati a presentare di volta in volta i brani proposti dall’orchestra al pubblico, ma anche a leggere alcuni pensieri scritti da noi per celebrare la festa della mam-ma e le commoventi parole di chi ha voluto ricordare due personaggi a cui questo Concerto è stato dedicato: Francesco Sallustio e Andrea Adami.

Francesco era un giovane violinista dell’orchestra, che adorava la musica e che anche nel suo letto di ospedale trascorreva il tempo ad ascoltare i brani che sapeva suonare, mentre il dottor Adami è stato un grande pediatra dell’Ospedale che ha cura-to tantissimi di noi bambini. Descrivere a parole le emozioni che i musi-cisti ci hanno regalato è praticamente im-possibile, ma sicuramente sono stati capaci di insegnarci che la musica è anche uno stru-

mento di integrazione, di sollievo e di riscatto, capace di coinvolgere tutti regalando emozioni uniche. Un ringraziamento particolare va a don Enrico, per ave-re creduto e supportato questa manifestazione conce-dendo la possibilità di realizzare il concerto in questa magnifica chiesa progettata da Gio Ponti. I complimenti delle tantissime persone intervenute -

compresi gli studenti dell’ICS “Luciano Manara” , scuola di riferi-mento della pediatria, presenti numerosi insie-me ai propri famigliari e agli insegnanti - vanno però ai bravissimi musicisti di questa grande orchestra sinfonica e ai maestri che da anni portano avanti con entusiasmo questo impor-tante progetto di integrazione. Un ringraziamento particolare a Marco Sciam-marella per il suo prezioso impegno nella realiz-zazione di questo evento.

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… per ricordare Francesco e Andrea

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All’indimenticato dott. Andrea Adami “Ho ringraziato Dio quasi ogni giorno, per averti avuto accanto, ora prego perchè tu sia felice là dove sei” Elisabetta Adami

“Carissimi, vi ringrazio per avermi dato l'op-portunità di partecipare a questa bellissima e commovente iniziativa! E' stato bellissimo! Siete meravigliosi come tutte quelle persone che si impegnano per cause così nobili. E’ un vero motivo di orgoglio per il nostro Istituto e lo dico davvero col cuore, lo stesso che voi mettete in tutte le cose che fate. Ancora complimenti, un abbraccio” Valeria Ciampitti (Vicepreside ICS Luciano Manara)

“Cara Alessandra, il suo messag-gio mi ha fatto molto piacere, prima di tutto per il buon esito del concerto, che avrà dato tan-ta gioia e soddisfazione ai bambi-ni e alle loro famiglie, ma anche perché l’affettuosa partecipazio-ne di chi ha conosciuto e lavora-to con Andrea è un riconosci-mento di quanto sia stata valida la sua vita. La vita finisce, ma il bene vissuto resterà per sempre”

Elisabetta Adami

“... ho assistito a qualcosa di meraviglioso, reso ancora più lucente

dalla partecipazione di tutti!”

Anna

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Notte prima … dell’intervento Ricordo perfettamente la notte prima dell’operazione, non ero per niente agitato, anche perché sapevo che il mio ginocchio sarebbe stato da-to in mano a dei professionisti, per cui non feci fati-ca ad addormentarmi. La mattina seguente, però, ero un po’ teso, perchè si trattava comunque di un’esperienza nuova per me e, come tutte le nuove esperienze, all’inizio spaventano un po’. Prima di essere operato mi ricordo soltanto che sta-vo parlando con un ortopedico della partita Milan- Barcellona e poi, poi il buio e mi sono risvegliato in camera, quando ormai tutto era terminato.

La mia prima operazione chirurgica era finita, prima ancora che me ne ac-corgessi! Ora mi trovo nel letto dell’ospedale e domani finalmente mi potrò alzare. Mi aspettano mesi di dura terapia, ma farò del mio meglio per poter ricominciare a fare quello

che mi piaceva di più, ovvero a giocare a calcio. Alessio (17 anni)

Aspettando di entrare in sala operatoria Sono arrivata in ospedale questa mattina, ed è la prima volta che devo essere operata. Mi devono togliere un lipoma che si è forma-to sulla schiena, che mi dà un po’ di fastidio. Il chirurgo Dr. Perilli e l’infermiera hanno detto, per rassicurarmi, che si tratta di un’operazione semplice e veloce, ma soprat-tutto non dolorosa. Infatti non mi sento né agitata, né nervosa, soltanto un po’ curiosa… non amo non sape-re cosa mi succederà veramente! Mentre in questo momento sono tranquilla, sicuramente quando sarò sdraiata nel letto in sala operatoria circondata da medici mi sentirò nervosa, agitata e anche un po’ preoccupata! Comunque sono certa che andrà tutto bene! Elena (13 anni)

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Amici d’Ospedale

Una domenica mattina ho giocato una partitina, mentre calciavo il mio pallone ho pensato di essere

un campione! Tutto il campo ho percorso

mentre il pallone ho rincorso. Così il mio pallone nella rete è andato

e subito dopo ho esultato. Due giorni dopo eccomi in ospedale,

e mentre passeggiavo con il trofeo in mano, ho incontrato Giovanni che mi ha stretto la mano.

“Ciao, sono Giovanni e faccio scherma da due anni”. “Ciao sono Ale e guarda caso sono qui con te in o-

spedale. Io son milanista, anche tu fai parte della lista?”

“Oh certamente, sono una persona molto efficiente”. Tra un’operazione ed un’altra siamo finiti a chiac-

chierare con le ragazze dell’ospedale;

loro son qua per due settimane, ma spero proprio di non ritornare. Ora salutiamo con tanto affetto,

e mandiamo a tutti un bacetto.

Ale, Giovanni, Marta, Ale, Elena, Elena

Al centro dell’attenzione Non posso raccontare molto, perché il mio ricovero è breve, almeno spero... Mi sento stanchissima, perché dovrei impegnarmi nelle attività sportive, ma per me sono troppo pesanti. Mi sento un po' frustrata, perché non riesco a far nulla. Sto nel letto, mi giro quasi a fatica, vorrei farmi una doccia, ma mi gira tutto e non riesco a stare in piedi. Non posso alzarmi a vedere quello che c'è in camera. Quando non si sta bene ci si rende conto di quanto sia bello e importante poter fare "le cose normali". Mi considero fortunata, perché sono grande e sto meglio di altri bambini. E' bello quando in ospedale ricevi visite, anche di chi passa solo per salutarti: mi sento al centro dell'attenzione, vengono per te, anche se per poco. Margherita G. (15 anni)

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Tanta paura, ma poi tutto è passato Lunedì, invece di andare a scuola, sono venuto al Pronto Soccorso dell’ospedale. Avevo tanto male ai fianchi e sulle gambe erano usciti tanti puntini rossi. Ho pensato che mi avrebbero mandato a casa, mentre in realtà mi hanno ricovera-to in pediatria. Mi sono sentito male, avevo tanta paura perché non sapevo che cosa mi sarebbe capitato. Sono arrivato in stanza e mi hanno assegnato un letto, il numero 8. Ero molto preoccupato e piangevo tanto. Quando la maestra è arrivata a trovarmi sono scoppiato a piangere ancora di più, perché ho pensato alla mia maestra Maria Grazia, alla quale voglio molto bene e ho creduto di non rivederla più … In quel momento mi sono sentito spaventato. Mi mancavano tutti: volevo la mia casa e tutte le persone che mi vogliono bene. Poi la Dottoressa Scalfaro mi ha visitato e mi ha fatto star bene: mi ha rassicura-to, perché non c’era nulla di spaventoso e mi ha detto che sarei uscito non appena avessero visto gli esami. Anche questa mattina l’ho vista, mi ha parlato dicendomi che sarei guarito presto. Questo mi ha tranquillizzato e mi ha fatto passare la paura. I miei genitori mi sono stati molto vicini e a loro voglio molto bene, come a tutti coloro che mi hanno curato. Alessio N. (10 anni)

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Giocare in ospedale

Ho giocato molto in questi giorni con una bambina più piccola di me di nome Aurora. Anche se ha solo 6 anni, mi sono divertito molto con lei e il ricovero é passato più velo-cemente. In ospedale ho potuto apprezzare il gioco: fare i puzzle, giochi di società , disegnare mi ha aiutato a non pensare alla mia malattia. Il tempo, poi, non passa mai in fretta, anzi, sembra non passare più. E' importante trovare un amico con cui gio-care in ospedale.

Gianni (9 anni)

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L’amore è la cosa più bella Tutti parlano dell’amore, ma nessuno sa cos’è veramente, l’amore è una passione bollente che ti colpisce il cuore e a volte ferisce la men-te. La distanza in amore equivale al niente, perché se è vero sa resistere ad ogni incidente. Esiste una sola persona che può farti conoscere il vero significato del verbo amare, ma attenzione che prima vuole solo giocare. L’amore è un legame duro da sciogliere, complicato da mantenere, difficile da sconfiggere, ma è la cosa più bella che possa esistere. Marika F. (15 anni)

Un mondo di gioia e d’amore

Riderai, con gli amici tu riderai, e tornerai come il sole ogni giorno,

che illumina la strada che percorrerai, sicuro che sempre così ripartirai.

Ci sarà il pensiero più dolce del cuore che tu mi farai e poi capirai,

la tristezza che ho dentro di me e mi aiuterai... e sognerai un mondo diverso di gioia e d’amore

che troverà il posto migliore che tu gli darai. Giocherai con gli amici e inventerai storie stupende,

così le racconterai a chi ti è vicino,

a chi ti sembra lontano, a chi ama, a chi soffre.

Tutto tu tenterai. E penserai al profumo dei fiori,

al verde, all’azzurro, alle nuvole bianche che nella luce del giorno e nel buio della notte tu rive-

drai per me.

Claudia G. (13 anni)

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Dolce freddo alle fragole

Quando entri al supermercato e ti si pre-sentano davanti cestelli e cassette in cui si possono ammirare questi succosi rossi frutti che si chiamano fragole, beh l’acquolina sale prepotentemente in boc-ca e allora cosa c’è di meglio che placare il languore preparando uno squisito dol-ce, ma non prima di averne mangiate subi-to alcune dopo una bella lavata.

Gli ingredienti per la nostra gustosa ricetta per 6 persone sono:

⇒ 350 g. di fragole ⇒ 125 g. di zucchero ⇒ 2 albumi d’uovo ⇒ 200 g. di panna da montare ⇒ 20 g. di vino bianco

Preparazione: ♦ Lavare e mondare 250 g. di fragole,

tagliarle a metà, unirle in un pentolino con lo zucchero e il vino bianco.

♦ Cuocere per 8 minuti circa. ♦ Frullare le fragole e lasciarle raffreddare. ♦ Nel frattempo, dopo aver fatto bollire

le uova per 30 secondi, separare gli albumi e montarli a neve ben ferma.

♦ Unire le fragole frullate, gli albumi e la panna montata.

♦ Versare il composto in uno stampo rotondo e decorare con le fragole rimaste e un po’ di panna montata.

♦ Riporre in frigo per circa 2 ore. Capisco che aspettare 2 ore non è facile, per questo consiglio di conservare qualche fragola da consumare nell’attesa, ma appena scattano le due ore: assalto al frigorifero e ….

….Buon appetito!

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GIAPPONE Mi chiamo Roberto, ho 9 anni e sono nato in Italia. Mia mamma, invece, è nata in Giappone, mio papà è di Milano. Quasi ogni anno mi reco in Giappone per anda-re a trovare i nonni. Là non ho molti amici, come inve-ce accade qui. Frequento infatti due scuole: quella italiana e quella giapponese. A luglio andrò dai nonni a Tokyo. Lo scorso anno non ci sono stato, a causa del terremo-to che ha colpito il paese e del disastro nucleare che

ha sconvolto un po’ tutti. C’è ancora paura là, per questo abbiamo aspettato ad andare. Il Giap-pone è però un paese meraviglioso! Auguro a tutti di poterci andare un giorno a visitarlo. Ecco cosa ho trovato per voi, facendo una ricerca. Il Giappone è un arcipelago composto da 3000 isole e si estende da Nord a Sud tra il 24° e il 45° parallelo dell'emisfero boreale (Nord). Il Giappone ha un clima abbastanza simile a quello dell'Italia con un inverno freddo a Nord (l'isola di Hokkaido è molto vicina alla Siberia) con abbondanti nevicate e mite al Sud. Nei mesi estivi da maggio a fine luglio ci sono abbondanti piogge e soprattutto in agosto e settembre vari tifoni si abbattono sul Giappone con venti e pioggia torrenziale. L'arcipelago giapponese è in buona parte (oltre il 70%) formato da catene montuose di origine vul-canica.Ci sono oltre 150 vulcani di cui circa cinquanta ancora attivi. Tokyo è la capitale del Giappone ed ha una popolazione di 12 milioni di abitanti. Fisicamente i giapponesi hanno tutti i capelli scuri e gli occhi scuri. Nonostante in passato l'altez-za media fosse decisamente minore di quella degli occidentali, negli ultimi decenni c'è stato un innalzamento dell'altezza media, probabilmente a causa dei cambiamenti nella dieta dei giapponesi soprattutto nei giovani.L'estensione del Giappone è di poco più di quella dell'Italia ma il numero di abitanti è oltre il doppio. Il Giappone nonostante l'ampia diffusione di videogiochi, TV e vita frenetica ha una popolazione che legge molti libri. Oltre ai classici libri vengono letti anche molti manga che non sono solamente dei fumetti con super eroi e poco più come accade in Italia ma contengono delle storie che con-tribuiscono alla formazione della personalità dei lettori oltre che incrementandone la cultura e toccando in modo approfondito argomenti come la famiglia, la sessualità, il lavoro e molto altro. All'inizio del XX secolo il Giappone ha dato vita a una serie di arti marziali denominate Budō, mol-to in voga tra i guerrieri. Queste includono il Karate, il Jūjutsu, il Ninjutsu, Judo, l'Aikido e il Kendō. Il Sumo viene inoltre considerato il più caratteristico sport nazionale giapponese, con i suoi enormi lottatori che si sfidano in piccole arene circolari. Il Giappone è un paese sviluppato con uno standard di vita molto elevato. Nella maggior parte delle scuole giapponesi si indossa una divisa scolastica. Hanno un obbligo sco-lastico di 9 anni (le scuole elementari durano 6 anni), il 22% della popolazione è laureata e, pratica-mente, non vi sono analfabeti. In Giappone si celebra ogni anno la festa del "Ciliegio in fiore". Quando il primo petalo, si lascia cadere verso terra, ha inizio l'Hanami giapponese, o meglio la con-templazione del ciliegio in fiore. L'evento, però segna per tutti anche l'inizio della primavera nella terra del Sol Levante, ed è l'avvenimento più atteso dai giapponesi e turisti. Nella cucina giapponese si utilizza come base per le ricette il riso, che viene solitamente cotto a vapore. In tavola vengono portati contemporaneamente tutti i cibi, slegandosi dalla separazione tra primo, secondo, contorno, frutta tipicamente occidentale, e molti piatti sono conviviali, nel senso che vengono cotti oppure si attinge tutti da un piatto centrale.

Roberto (9 anni)

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Il Giallo a … puntate (1ª parte)

La stran0 caso della famiglia Michinton La sigla del telegiornale serale cominciò, annunciando le notizie più importanti. “ASSASSINIO A PARIGI. Intervisteremo in questo servizio il Signor Ernest Fo-ster, colui che, la scorsa mattina, ha trovato il cadavere di George Michinton”, annunciò la voce squillante della giornalista. “Stavo facendo la mia solita passeggiata mattutina. In quel momento girovagavo assorto nei miei pensieri e, ad un certo punto, inciampai su qualcosa”. “Signor Ernest, ha capito subito che si trattava di un cadavere?” domandò la giornalista. “Beh, non subito. Sa, il cadavere era avvolto in un sacco, ma, non sa-prei definire se per mia fortuna o sfortuna, l’estremità era aperta. Quindi mi ac-corsi che ne usciva un viso”. “Signore, lei conosceva la persona?” “No, mai vista in vita mia. Scusate… adesso non mi va di parlare”. Con queste ultime parole conge-dò i giornalisti che passarono al servizio successivo. Il detective Mike Kuntz spense la televisione: “E’ meglio che ci mettiamo al lavoro, non credi?” disse al suo aiutante Casabian Strokes. “A quanto pare abbiamo mol-to lavoro da portare avanti: trovare l’arma del delitto, l’assassino, il movente…”, rispose lui. “Beh, io ho già in mente qualcosa. Stando a ciò che dice l’autopsia, Geor-ge Michinton, la vittima, sarebbe stato ucciso nella serata del 14 settembre, quindi due giorni fa, la sera prima del ritrovamento del cadavere. E guarda qui.- Kunts e-strasse una lettera dalla tasca interiore della giacca. – Stamattina, subito dopo esse-re stato informato del caso, sono andato ad ispezionare la casa di Michinton e ho trovato questa lettera. E’ un invito a cena da parte di un certo: Luise Langer. E, indovina un po’, l’invito era fissato per la sera del 14 settembre”. “Hai qualche sospetto?” chiese Strokes. “No, c’è qualcosa che non mi convince”. rispose lui. “Mike, però se le sue intenzioni era-no di ucciderlo, avrebbe cercato di non lasciare minime tracce, non in-viargli una lettera d’invito”. “Esattamente. Quello che stavo pen-sando. Però, per saperne di più an-drei a fare una chiacchierata con il Signor Langer. Ha detto di abitare al numero cinquantuno giusto?” chiese il detective al suo aiutante. “Giusto”. “Ecco, Luise Langer” disse Casabian premendo il tastino vicino al nome scritto in grassetto. Scese un signore sulla sessantina e fece accomodare i due in un accogliente divano al cen-tro di una piccola cucina. “Ci parli un po’ di lui. Eravate grandi amici?”

Un castello rosa per la principessa Ilenia C’era una volta una bambina di nome Ilenia, che viveva in un enorme castello di color rosa. Ilenia era una principessa: amava fare ginna-stica, ma un giorno purtroppo si ammalò e il papà, Re Omar, e la mamma ,regina Pamela, la portarono in un ospedale tutto grigio. Appena arrivata Ilenia si trovò circondata da Dottori: “Ohi, ohi… la punturina!” Ma la principessa, con molto coraggio, riu-scì a superare la paura. Mentre la mamma le teneva la mano, il Dot-tore sorridendo le faceva domande su ciò

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chiese il detective. “Oh, beh. George era davvero una gran persona. Amava tutti, per questo non so come possa essere accaduta questa disgrazia. Ci eravamo conosciuti al college ed eravamo grandi amici. Infatti, spesso cenavamo insieme. Lui era vedovo, la sua cara Dyana lo aveva lasciato due anni fa e io non mi sono mai sposato”.

“Abbiamo trovato questa lettera in casa di George. L’ha scritta lei?” domandò Kunz porgendo la lettera al signore. “Certo, la set-timana scorsa. Ma, se posso permettermi, perché me lo chiede?” “Glielo spiego subito. L’invito era fissato per la sera del 14 settem-bre, giusto?” “Esatto. Lui però mi ha mandato una lettera di rispo-sta in cui scriveva che quella sera aveva un impegno e che quindi avremmo rimandato il tutto. Ma che cos’ha a vedere con l’omicidio?” “Non vorrei essere invadente, ma potrebbe farmi leggere la lette-ra? Dopo le spiegherò il motivo”. Senza ribattere Luise aprì un cassetto e, dopo aver cercato un po’, porse la lettera all’investigatore. Mentre apriva la busta Kuntz ri-spose al signor Lanker: “Vede, non si sa che genere di impegno aves-se il suo fidato amico, cosa che naturalmente approfondiremo…” “Mi scusi, arrivi al dunque”. Lanker cominciava ad essere piutto-

sto incuriosito e anche un po’ seccato. “Certo, mi stavo facendo prendere dalle chiacchiere. Insomma, l’autopsia dice che l’omicidio risale alla sera del 14 settembre”. Lanker rimase di stucco. La sua faccia era pietrificata ma riuscì ad emettere un: “è tutta colpa mia”. “Perché si sente responsabile?” chiese Strokes. “Beh, vede, solitamente insistevo molto per farlo venire. Dopo la morte della moglie voleva restare sempre in casa ma quella volta sembrava che davvero avesse qualcosa di importante da fare, come

può capire dalla lettera. Quindi se, come al solito, avessi insistito nulla sarebbe successo”. “Posso capire, ma non si preoccupi, chi aveva intenzione di ucciderlo lo avrebbe fatto comunque e nessuno avrebbe potuto farci nulla” lo conso-lò Casabian. “George era un uomo d’affari?” chiese Kuntz. “Sì, era il proprietario di un museo. Colleziona-va coltelli, da tutto il mondo. Ne pos-sedeva uno, era della sua famiglia da generazioni, ed era molto geloso di esso; infatti, lo custodiva in una stanza del museo, aperta al pubblico solo in determinati giorni e in deter-minate ore”… (continua)

(la 2ª parte sul prossimo numero)

che più amava, così non si accorse nemme-no che la punturina era già stata fatta. Nel giro di poco tempo, dopo aver dormito in un lettino verdino, si risvegliò guarita. Per tornare a casa ad aspettarla fuori dall’ospedale c’erano 4 cavalli bianchi, con una carrozza rossa. Ma come fare a tornare in un batter d’occhio, visto che aveva la lezione di ginna-stica? Ilenia cominciò a cantare: “Uno, due, tre e quattro, volano i cavalli al castello tutto matto!” E così per magia “Puff…” è scomparsa la nostra piccola principessa, per riapparire nel suo castello rosa. Ilenia R. (9 anni)

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I Vigili e la città sommersa Alle 7 di mattina, mi trovavo in ospedale, la maestra ho incontrato e con i vigili ho lavorato. Mi hanno subito presentato delle giovani ragazze, che mi sono sembrate un tantino pazze! In un bater d’occhio Sindaco son diventato, e un progetto ho così elabotato. Antonino e Robertino, i due vigili con paletta e cappellino, divertivano i bambini con spiegazioni e disegnini! La città sommersa dalle solite città ci sembrava un po’ diversa e chi ci abita ben lo sa! Se ci andrai potrai incontrare un cavalluccio e con lui trattare. Per poter andare a scuola sullo Squalobus dovrai salire, ma per imparare a ballare dalla Sirenetta ti dovrai recare. In questa magica città potrai andare di qua e di là, ma i cartelli stradali dovrai rispettare, se no con i vigili avrai a che fare!!! Stefano F. (12 anni)

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Che bello fare gol!

Il gioco del calcio è bello, ci si allena sempre anche se piove,

ma senza ombrello. Incontri tanti amici,

e con loro giocherai delle partite felici. Fare goal è la cosa più bella!

Gioco come difensore in una squadra, che fa invidia a mia sorella!

W lo sport!

Francesco G. (9 anni)

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La filastrocca di Lulù, che domani in Ospedale non ci sarà più

Ciao a tutti mi chiamo Lulù,

e sono in ospedale da tre giorni o poco più. All’inizio ero un po’ arrabbiata, ma subito mi hanno consolata.

Mi piacciono tanto i dinosauri, ma soprattutto i brontosauri.

Dovete sapere che i dinosauri, una volta stecchiti, diventano ossa

e gli archeologi scavando scavando, trovano i fossili dentro la fossa!

In questi giorni ho colorato e gli acquarelli ho utilizzato.

Questa mattina mi son divertita moltissimo, ho incontrato i clown con il nasino rossissimo

e poi delle ragazze che una canzoncina mi han cantato, e alla fine un diploma mi han consegnato.

Oggi è proprio una giornata speciale: i Dottori mi han detto che posso andare,

torno a casina, dal mio fratellino, con cui giocherò fino al mattino!

Elena A. (6 anni e mezzo)

Ho sognato, un sogno Ho sognato: Ho sognato un grande baule, dentro tutti i sogni delle persone. Le emozioni, le passioni... Tutte dimenticate per chissà quale motivo. Ho sognato un nuovo mondo, dove ciò che realmente importa è il verbo essere e non il verbo avere. Ho sognato una lunga canzone. Ogni nota rappresenta un ricordo, l'emozione delle più belle parole. Ho sognato tante parole, ormai al vento. Il vento le porterà nella mente di ognuno di noi, in un sogno. Debora (12 anni)

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Il nuoto, la mia … melodia Il mio sport preferito è il nuoto. Vado in piscina ogni giovedì pomeriggio. Ho molto amiche nel corso, fra cui Martina che veniva all’asilo con me. Nuoto da tre anni e sono in seconda corsia; di sicuro penserete: “Allora lo fa da due anni!”. Invece sono tre, perché in piscina le corsie si contano in modo differente: si inizia con la prima, poi la quinta, poi la seconda, quindi la terza e ancora la quarta…. Credo sia per via delle gare. Mi piace anche molto suonare il pianoforte: non ho l’insegnante, suono ad orecchio. So suonare molte canzoni come La marcia Turca, Canon, Il tuo bacio è come un rock… L’anno prossimo andrò in una scuola media ad indirizzo musicale, cioè imparerò a suonare bene, leggendo le note. Infatti il mio sogno è quello di diventare una pianista famosa in tutto il mondo… Noemi (10 anni)

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Il teatro nel futuro Mi chiamo Attilio, ho 11 anni e frequento la prima media. Da tre anni frequento un corso di teatro, presso il Teatro Litta, a Milano. Mi piace molto fare teatro: si parte dalle improvvisazioni, per poi preparare lo spettacolo vero e proprio. ”Il coraggio” è il titolo dell’opera che stiamo preparando. Recitare per me è molto bello, mi diverte, mi dà la possibilità di interpretare ruoli e diventare una persona diversa: ruoli comici o drammatici, vuol dire mettere in scena la vita di un personaggio. Da grande, vista la mia passione, vorrei fare il regista. Guardo già molti film di registi importanti e questo mi coinvolge moltissimo. Spero proprio di realizzare i miei sogni. Attilio F. (12 anni)

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Un futuro da cestista Come spesso ogni giovane sogna di diventare un giocatore, anch’io, dopo 6 anni di duro allenamento, mi vedo proiettato a diventare un cestista. Sì, gioco a basket e da quest’anno in una squadra importante: Olimpia Milano. Gli allenamenti sono molto impegnativi e variano da 3 a 5 a settimana, più la partita nel week end, più la scuola, che richiede molto impegno. Ma mi diverto moltissimo e lo faccio volentieri. Da grande il mio sogno sarebbe quello di fare il giocatore di basket a livello professionistico. C’è una grande competizione ed è dura. C’è comunque affiatamento nella squadra: mettere il 100% di impegno, tutti! Molti allenatori ci spiegano come compor-tarci: rispettare i compagni e gli avversari. Ho avuto la fortuna di trovare fin da piccolo uno sport adatto a me, che adoro e che adesso è diventato la mia passione! Auguro a tutti di trovare uno sport che ri-sponda alla propria immagine, come è accaduto a me. Tobia C. (13 anni)

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Atletica, il sogno nel cassetto

Mi chiamo Chiara, ho 10 anni e mi piace molto fare sport.

A scuola faccio due volte la settimana ginnastica. Il mio maestro di ginnastica dice che sono molto brava

e a scuola, a volte, facciamo delle gare tra compagni e vinco quasi sempre io.

Il mio sgno è quello di essere un’atleta. Sto convincendo i miei genitori ad iscrivermi a una

squadra di atletica leggera e forse un giorno riuscirò a realizzare il mio sogno.

Chiara C. (10 anni)

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ABIO: Attenti: ti “stravolgo” il gioco! Quando stiamo giocando con i bambini del reparto, tante volte ci accorgiamo di quanto sia breve la loro attenzione e il loro interesse. Le stesse regole de “Il gioco dell’oca”, di “Forza quattro”, di un “Memory”, dopo un po’ stancano e non piacciono più. In ogni gioco ci vuole fantasia, novità, sorpresa. Ed allora “stravolgiamolo”! Con in mano le figurine di un Memory, che non si riesce a terminare, raccontiamo una sto-ria come se fossero le pagine di un libro. I gettoni di “Forza quattro” possono diventare denaro per comprare e vendere. Le quattro ochette di legno del gioco più famoso del mon-do, possono intraprendere il loro viaggio a ritroso: dall’arrivo alla partenza! Vediamo che cosa accade! Sicuramente aumenterà nei piccoli giocatori la curiosità e la voglia di fare qualche cosa che rompa gli schemi. Ci sarà più divertimento, più risate e il finale sarà sem-pre una sorpresa, con grande coinvolgimento di genitori, nonni e … volontari! Raffaella (volontaria ABIO)

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Concorsi & Premi Giocando con il detto “La classe non è acqua”, pos-siamo dire che la “classe” dei nostri piccoli degenti è talmente tanta che si potrebbe di rischiare di rimane-re senz’“acqua”, ma di sicuro non rimarremo mai a “secco” di premi. Beh, ogni tanto, possiamo anche permetterci di com-plimentarci per conto nostro. Soprattutto quando i “nostri” ragazzi che decidono di partecipare ai vari concorsi indetti in giro per l’Italia raccolgono grandi consensi e tanti premi. E’ il caso di Gialuca Berno, 17 anni, che ha raccolto un prestigioso riconoscimento nell’ambito del con-corso “Poesia e colore” con il disegno che riproduce Dante Alighieri mentre si inoltra nella “...selva oscu-ra” della Divina Commedia. Bravissimo il nostro Gian-

luca! Non meno brava, anche se con una dote artistica diversa da quella di Gianluca, è stata Marika Fermi, 14 anni, che con la sua voce ha scatenato l’entusiasmo degli spettatori che han-no gremito il Gran Teatro Geox di Padova in occasione della manifestazione “I giovani e l’arte” indetto dall’Ufficio Scola-stico Regionale per il Veneto. Con la canzone “La notte” di Arisa, la piccola Marika si è assicurata il riconoscimento della giuria.

Redazione

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Uno zoo, direttamente in casa

Mi chiamo Giuseppe, ho 8 anni e vivo a Milano. Nella mia casa ho uno zoo: 2 cani, 2 pappagalli e un pesce.

Spank è un ciuaua, bianco e marrone, mentre Jak è un pincer, nero e marrone. Sono birichini: Jak ogni volta che c’è il suo cibo saltella e sembra ballare.

Spank quando trova qualche cosa a terra se la mangia. Di solito mi buca le calzine e le ciabatte.

Ha solo un anno, è ancora un cucciolo, mentre Jak ne ha 15. Sole e Luna sono i due pappagallini: giallo e bianco il primo, grigio e bianco

il secondo, si stanno accoppiando, spero che presto nascano i piccoli. Il pesciolino è bianco ed è molto tranquillo!

Giuseppe D. (8 anni)

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I più fedeli amici Quando ci sentiamo soli e non abbiamo nessuno, desideriamo qualcuno che ci stia a fianco, che non ci abbandoni e non ci tradisca … e che riem-pia le nostre giornate di felicità. Per questo, per me, la parola felicità è uguale ad animali. Sì, perché sono loro che in molti casi danno un senso alla vita di molte persone. Giada P. (12 anni)

Galoppando nella … fantasia

Andare a cavallo è sempre stato il mio sogno, perché l’idea di cavalcare e sentirsi liberi trasportati nel vento, è magnifica!

Beatrice (10 anni)

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Estate senza scuola, ma mai da sola Estate, tempo di vacanza. Lontano dalla scuola, ma un po’ triste perché resto sola. Giornate spensierate, trascorse in oratorio, nel verde del giardino, sotto il cielo azzurro del mattino. Ragazzi che giocano e ridono felici, rincorrono la palla, rincorrono i pensieri. Amori appena nati, la gioia dentro il cuore, i sogni si avvicinano, non siamo più da soli. Alessia F. (12 anni)

Nonni brontoloni, per un nipote birichino Caro diario, l’ho combinata proprio grossa! Oggi stavo giocando a calcio nel mio cortile e utilizzavo come porta il box di mio nonno. Ad un certo punto, tirando il pallone, ho colpi-to un vetro del garage, che si è frantumato. Il nonno è subito accorso e si è arrabbiato mol-to, sia per il vetro, sia per i danni che avevo fatto alla sua macchina, che era parcheggiata all’interno del garage. Si è innervosito soprattutto perché non è la pri-ma volta che ciò succede e l’automobile è nuo-va, l’ha comprata solo pochi mesi fa. Bah, io comunque credo che siano situazioni che possono accadere in modo particolare ad un ragazzino della mia età! Il nonno non dovreb-be prendersela così male, anche perché so che il vetro lo sostituisce lui e tutto finisce lì. Sono comunque un po’ dispiaciuto per quello che ho fatto; infatti, i nonni mi dico-no spesso di non tirare forte il pallone contro il garage e i vasi di fiori, ma io non do loro mai ascolto. I loro rimproveri mi danno molto sui nervi, perché pretendono che ogni volta che ho voglia di giocare, in sostanza sempre, io debba andare all’oratorio. Ma, caro diario, non ho abbastanza tempo per andare in giro e poi è comodo gioca-re a casa. Comunque credo che i miei nonni, vista l’età, dovrebbero essere un po’ più tolleran-ti nei miei confronti e non mi sembra giusto che mi rimproverino così spesso. Ora ti saluto. Tuo Paolo Paolo (12 anni)

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Il caldo abbraccio del sole

Il sole è come un fiore, è il profumo della vita.

Quando sto male e al mattino mi risveglio, mi piace vedere che nel cielo c’è il sole.

Mi dà forza, anche perché è luce per tutti. Quando mi sento sola il sole mi riscalda,

come un abbraccio di sollievo.

Chiara C. (11 anni)

Le domenica insieme a casa della nonna Mi chiamo Tristan, ho 10 anni e vivo a Bareggio, in una casa con il giardino. In famiglia siamo in 6, in più un cane, alcuni gatti, le galline, alcune tartarughe di terra e tre pesci rossi. Tutte le domeniche ci riuniamo dalla nonna Susi, che cucina per tutti! Siamo in 18: noi, 10 nipoti, ci sistemiamo in una sala da pranzo tutta per noi, con il nostro menù scelto alcuni giorni prima e che la nonna amorevolmente ci cucina, mentre i nostri genitori si ritrovano in un’altra stanza. Di solito mangiamo lasagne o gnocchi e un buon dolce. E’ bello far parte di una grande famiglia, non ci si annoia mai!

Tristan (10 anni)

Un sentito ringraziamento

Grazie per avermi aiutato a superare le difficoltà che ho avuto. Un grazie particolare al Dottor Sangermani, alle volontarie dell’ABIO,

a tutti i Dottori e a tutto il personale del reparto di Pediatria e di tutto l’Ospedale!!

Grazie!!!!

Laura B. (10 anni)

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Non è come credi Dalla mia camera dell'ospedale osservo gli alberi verdi, i prati con l'erba alta. Il sole illumina la stanza, e i rami vedi oltrepassano la ringhiera della mia camera per venire da me. No, non sembra un ospedale, Ma è quasi una foresta... anzi un parco dove poter giocare e correre quando starò bene senza pensieri. Gaia (8 anni) Andrea (10 anni)

La mia esperienza "Oggi non mi sento bene... Posso non andare a scuola mamma?" Così è iniziata la giornata. Ma a scuola ci sono andato e poi, poi mi sono sentito ancora più male, fino a quando il mal di testa ha vinto su di me: sono svenuto in classe. L'autoambulanza mi ha portato in ospedale. Quando mi sono svegliato ho pensato che fosse uno scherzo! Infatti, una volta all'anno mi viene un forte mal di testa e sto molto male. Di solito sono abbastanza forte e non ho biso-gno di molte medicine, ma quando mi capita così sto veramente KO! Al mattino, prima di andare a scuola, ho preso una tachipirina e in classe la cosa non anda-va meglio. La professoressa mi ha chiesto di leggere, ma io non vedevo bene le parole e non riuscivo. Siamo scesi in giardino per la foto di classe e anche lì mi sentivo molto debole, il mal di testa era fortissimo. In classe poi, ho cercato anche di fare una tavola di tecnica, ma non riuscivo a trovare la squadra nella cartella! Ad un certo punto non ce la facevo più e volevo proprio tornare a casa è stato allora che sono svenuto e sono caduto a terra, picchiando la testa. La professoressa ha chiamato l'ambulanza e io mi sono risvegliato là, chiedendomi: "Perché sono qui?" Il Dottor Sangermani mi ha spiegato che ho avuto una specie di blackout, capita a volte. Mi piace che mi abbia parlato spiegandomi cosa mi era successo. In questo ospedale mi sono sentito triste perché non stavo bene, ma grazie a voi tutti mi sono sentito curato, amato e coccolato. Marco V. (12 anni)

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Un desiderio chiamato … SOLLIEVO Cos’è il sollievo? E’ una parola bella, calda, una parola che subito, al primo impatto, ti fa pensare a qualcosa che ti può tirar su di morale, qualcosa che ti aiuta ad esse-re felice, qualcosa di magico che ti fa scomparire le lacrime e la tristezza dipinta sul tuo volto. Il sollievo può essere ogni cosa: un abbraccio, una frase rassicurante, un bel voto, un ottimo risultato raggiunto, la pace ottenuta dopo una litigata … ma anche una passione. Se qualcuno adora suonare uno strumento, piuttosto che giocare a calcio o danza-re, può sempre rifugiarsi dentro di sé, dove è presente il Nostro mondo. Un mondo bello, accogliente e perfetto per i Nostri occhi, un mondo dove regna la bellezza, la pace e la serenità assoluta. In questo mondo si può andare alla ricerca di questa meravigliosa parola: “Sollievo”. Non so nemmeno spiegare cosa provo quando percepisco questo sentimento, è un’emozione forte, dalla quale non vorrei mai scappare, mi spunta subito il sorriso sulle labbra e il mio corpo è percorso da un’ondata di scariche emotive pazzesche. Sembra che avvenga tutto in un istante. La tensione, il pugno allo stomaco, le guan-ce incise dalle lacrime che avevi un attimo prima, spariscono e ti senti subito calmo, tranquillo, in pace con il mondo intero e con te stesso. Questa parola , come altre, hanno sempre un qualcosa legato alla pace, alla nostra salute (morale o fisica) e alla nostra serenità. Forse bisognerebbe inventare un nuovo dizionario, eliminando quello vecchio, e ri-empire il nuovo con sinonimi della parola “Sollievo”. E’ giusto anche piangere ogni tanto, per sfogarsi e buttar fuori tutta la rabbia. Ma credo che ormai i giovani di oggi ne abbiano fin troppa e certe volte trascurino ciò che la vita riserva loro di piacevole e si lascino trascinare da ciò che è sbagliato. Ecco perché è fondamentale far capire, ricevere e soprattutto donare sollievo alle persone. Quindi prendi la vita con un sorriso e rilassati, cerca quel qualcosa che ti faccia essere in pace con te stesso, trova il significato di quella parola nascosta, ma bellissima :”Sollievo”. Elena Pavia (13 anni)

Giornata Nazionale del Sollievo Quella in programma il 27 maggio prossimo è l’XIª edizione della Giornata Nazionale del Sollievo durante la quale molti Ospeda-

li, tra questi anche il San Carlo Borromeo, organizzano degli eventi finalizzati a ri-cordare il messaggio di auspicio che ci ha lasciato Gigi Ghirotti, il giornalista della Stampa di Torino, scomparso nel 1974 dopo una lotta durata due anni contro un tumore maligno, il morbo di Hodgkin: "favorire il miglioramento delle professionalità e delle strutture oncologiche al fine di una sempre più efficace assistenza al mala-to, cooperando alla crescita di una nuova coscienza civile per affrontare nella sua complessità il fenomeno in aumento delle malattie oncologiche".

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Le vacanze sono in arrivo

Morena (17 anni)

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Via Pio II, 3 - 20153 Milano Tel. 02/4022.1

www.sancarlo.mi.it

Azienda Ospedaliera Ospedale San Carlo Borromeo U.O.C. di Pediatria - tel. 02/4022.2278

Maggio - Giugno 2012

Il Reparto di Pediatria contribuisce alla realizzazione di questo giornalino bimestrale, con propri suggeri-menti e indicazioni. Solo il frutto di una stretta collaborazione fra tutto il personale sanitario, il corpo insegnanti, gli angeli del vo-lontariato e i frequentatori, ha reso possibile questa pubblicazione. REDAZIONE: Primario - Alberto Podestà Caposala - Claudia Papapicco Medici - Fabio Caccia, Luciano Cucchi, Laura Fiori, Maddalena Gibelli, Vittoria Locatelli, Cristina Marcellino, Marco Nebdal, Daniele Perilli, Stefano Rizzi, Maria Lorena Ruzza, Roberto Sangermani, Concetta Scalfaro, Mo-nica Tonella, Vaglia Paolo, Costantino Zamana. Infermieri e Puericultrici Insegnanti - Alessandra Guanzani Responsabile ABIO - Rita Ferranti Illustrazione grafica - Alessia Conca Coordinamento redazionale a cura del Servizio Relazioni Esterne, Comunicazione e Marketing Caporedattore - Giovanni Ruggeri