Anno 2 numero 4 Aprile 20091pesse fare a meno, e che di certo nuoce alla società. D’altra parte,...

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“il Fuori si accorga che il Dentro è una sua parte” Periodico di Informazione dell’Area Sanitaria della II Casa di Reclusione Milano-Bollate Sigmund Freud Registrazione Tribunale di Milano N. 608 del 10/10/2008 Anno 2 - Aprile 2009 N. 4 Carl Gustav Jung DISTURBI P SICOLOGICI SPORTELLI S ALUTE REDAZIONE A L F EMMINILE

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“il Fuori si accorgache il Dentro è una sua parte”

Periodico di Informazione dell’Area Sanitaria della II Casa di Reclusione Milano-Bollate

Sigmund Freud

Registrazione Tribunale diMilanoN. 608 del 10/10/2008 Anno 2 - Aprile 2009 N. 4

Carl Gustav Jung

DISTURBI PSICOLOGICI

SPORTELLI SALUTE

REDAZIONE AL FEMMINILE

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EDITORIALEdi Viviana Brinkmann

ellissima! Avete osservato lacopertina del mese scorso?Non voglio, per carità, indiriz-

zare i vostri giudizi o le vostre prefe-renze ma, quella copertina la prima ela quarta, belle davvero a parer mio enon solo. Guardate l'occhio che viene proposto,un po' surreale per le dimensioni e nelcolore, e poi raro, non ci appartienecome popolazione mediterranea. Forsevuole indicare altro .. .I'altro? Avetenotato che le ciglia superiori, brune, sifondono con il reticolato della grata dellogo? Geniale! C'è poi la sfumaturadelle ciglia inferiori, le venature delglobo oculare, così poco invadenti el'iride verde che esplode nel suo spet-tacolare caleidoscopio di prati, di inse-nature marine, di cascate inviolate, diprimavera ... !Guardate, scoprite quanto ha trasmesso

a me e a voi il nostro grafico! Bellis-sima emozione, a parvenza dura, di unaltro mondo, eppure così certa e reale.Noi, una parte di noi, quella che si diceessere lo specchio dell'anima e delcuore, del nostro non riuscire a men-tire, perché l'altro appunto lo percepi-sce, lo "vede". Gianni Landi, autore di tutte le nostrecopertine e dell'impaginazione del gior-nale, ci lascia. Altri impegni, il lavoro elo studio, richiamano la sua totale at-tenzione e dedizione. Per noi, che re-stiamo, è una vera perdita. Perdiamo lasua parte di coraggio che ci ha accom-pagnato, la creatività che affidavamototalmente a lui, la tolleranza nell'ac-cettare i nostri limiti, per esempio,nello spiegare in astratto, quello chedesideravamo rappresentare con laprima di copertina è che lui, sempre epuntualmente, riusciva a riprodurre con

la sua capacità fatta di fantasia e prag-matismo applicato. Un Art Directordunque capace, consapevole delle suepotenzialità e cresciuto con noi. Seavessi un'altra testata oltre a questa, ese Gianni non avesse tanti impegni daassolvere, gli chiederei ancora e ancoradi collaborare con me, con noi. Ma lo spettacolo continua e un gior-nale di più. I ritmi sono pressanti, icosti alti, le persone coinvolte motivateed esigenti e i dispiaceri, anche per lapersona più cara che sceglie altro, di-ventano parte della nostra storia, delnostro cammino, del nostro futuro. Gianni per noi resta il primo, anchenel cuore! Grazie per l'aiuto che ci haidonato. La Redazione di SALUTE inGRATA

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SOMMARIO

pag.2 L’EDITORIALE di Viviana Brinkmannpag.3 TAGLI MINISTERIALIdi Sara Manfredini e Lucia Manigrassopag.4 LA CORAZZA DI GIULIOdi Angelo Aparopag.6 L’AMBIENTE LIBERA ?di Silvia Landrapag.7 NEI E MELANOMAdi Massimo Morellipag.7 LA NOTTEdi Antonio Cirillopag.10 DETENZIONE FEMMINILEdi Orlando Carbonepag.11 UN’ALTRA RISORSAdi Tatiana Mitrean e Monica Rijli

pag.5 LA SALUTE DELLO SPIRITOdi Mohamed Hajoubpag.5 LO SAPEVATE CHE ...a cura di Massimo Giulianapag.8 L’AREA SANITARIAdi Roberto Danesepag.9 SPORTELLO SALUTEdi Diego Melillo e Shaktipag.11RIDERE FA BUON SANGUE di Marco Macrì

RUBRICA

L’OCCHIO... SPECCHIO DEL CUORE

B E N V E N U T O !

La Redazione diSALUTE inGRATA festeggial’entrata nel suo staff del nuovoART DIRECTOR a partire da que-sto numero. È ad AntoninoBartolotta “NINO”, del 3° re-parto della II C.R. di Milano Bol-late, che è affidato il compito di“vestire” il periodico con im-magini, loghi, arredi grafici,giocando professionalmentecon i colori e gli spazi. Anchelo stile dell’impaginazione è tuttaopera sua e la 1° e 4° di copertinasono, senza ombra di dubbio, ilbanco di prova più arduo per lasua creatività.A Nino, da parte di tutta la Reda-zione, un caloroso e sincerobenvenuto fra noi e gli auguri dibuon lavoro!

La Redazione

NOTIZIE ...

ERRATA CORRIGENell’articolo “Sanità e lavoroall’esterno” d i p a g . 3 , d e lnumero 3 d i marzo , ès ta to fa t to un errore d istampa.La frase corretta è : “Al 5°Reparto non abbiamo ildottore come c’è, di fatto,nel resto dell’Istituto,….. .Ci scusiamo con i Lettori e conl’Area Sanitaria dell’Istituto.

La Redazione

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DIRETTORE RESPONSABILEAngelo MajVICEDIRETTORIViviana BrinkmannMatilde Napoleone

RESONSIBLE PUBLIC RELATIONSEster Luisa LanfranchiSEGRETARIO DI REDAZIONEWalter Bortolozzo

CAPO REDATTOREPasquale Forti KarimVICE CAPO REDATTOREAlfredo Visconti

REDAZIONE P a s q u a l e C e s a r a n oA n t o n i o C i r i l l oM a s s i m o G i u l i a n aHoxha Qemal (interprete lingue estere)Enzo ViscigliaREDAZIONE FEMMINILESEGRETAR I A D I R EDAZ I ONET a t i a n a M i t r e a nC A P O R E D A T T R I C EM o n i c a R i j l iREDAZIONE 6° REPARTOSEGRETAR IO D I REDAZ I ONeSimone CecchiC A P O R E D A T T O R ESaid KurtesiREDATTOREMirco QuaresminiCAPO SERVIZIO TESTI E FOTOGRAFIAM a r c o M a c r ìAMMIN I S TRAZ IONEA n t o n i o S o r i c eCREAZIONE DEL LOGOGiuseppe Cassano

WEBMASTERAlessio LombardiHANNO COLLABORATOSara Manfredini (Psicologa)Lucia Minigrasso(Psicologa)Angelo Aparo(Psicologo Consulente Ministerodella Giustizia)Mohamed HajoubSilvia Landra(Psichiatra)Massimo Morelli(Special ista in Dermatologiae Venereologia)Orlando Carbone(Educatore)

STAMPAFreedomcoop - CooperativaSociale - Via Barbavara, 520144 Milano Tel.02/49455573EDITOREAssociazione di VolontariatoGli amici di Zaccheo-Lombardia Sede Legale Via T. Calzecchi, 220133 Milano

Tel. 02/33402990 Cell. 347 7402524Web www.amicidizaccheo-lombardia.ite-mail [email protected]

Aderente al la ConferenzaRegionale VolontariatoGiustizia del la LombardiaAderente al la Federazione Nazionale del l ’ Informazione dal carcere e sul carcere

ART DIRECTORAntonino BartolottaQuesto numero è statochiuso in redazione i l04/04/2009 al le ore 17:00

IN REDAZIONE

l 2009 è iniziato con unprovvedimento che ri-

duce ulteriormente (dopo ilprimo taglio del 60% dellevacazioni mensili risalenteall'aprile 2008) l'interventopsicologico in carcere, finoa renderlo inconsistente.Riteniamo che tale provve-dimento nuocia seriamentesia a coloro che lavorano incondizioni di “inadempienzaobbligata”, a causa delle giàscarse risorse, sia ad un ser-vizio finalizzato a dare valu-tazioni sulla personalità e/osulla pericolositàsociale delle per-sone detenute e adattivare processipsichici di riabili-tazione e processisociali di pre-venzione (ridu-zione dellarecidiva e tuteladella sicurezzapubblica).

a t t i v i t à d inoi espert i

psicologi si espleta nel-l'ambito dell'OsservazioneScientifica della Personalitàe del suo Trattamento conpersone nella condizione diprivazione della libertà, inseguito a comportamenti incui si è trasgredito allenorme sociali. Ci sonoassegnate persone chefanno affidamento su dinoi, per una valutazione co-scienziosa ed esperta diquegli aspetti della per-sonalità, che in qualchemodo hanno giocato sinoal momento dell'incontrocon il carcere: noi le accom-pagniamo lungo il percorsodella loro detenzione, affin-ché gli sia data l'occasione di

riconciliarsi anche con gliaspetti più profondi del pro-prio sé, potenzialmente gui-dandolo nello sviluppo diforze individuative, perquanto possibile, il più in ar-monia con il contesto sociale.Tanto richiede tempo e conti-nuità e capacità professional,che spaziano tra il lavoro cli-nico individuale a quello digruppo e di equipe in contestoistituzionale; competenzeprofessionali, altamente spe-cialistiche, raggiunte da moltedi noi, psicologhe e criminolo-

ghe, in decenni di lavoro trac-ciato dai dettami della LeggeGozzini, che rappresentano ecustodiscono i Diritti di cui laCostituzione Italiana è garante.

allora indubbio che dellanostra ridotta e precariapresenza ne risente gra-

vemente il lavoro d'equipe, seè vero, come vuole il nostroOrdinamento Penitenziario,che la valutazione deve esseremultidisciplinare, e ne risentesoprattutto l'utenza, laddovevi è apertura, sofferenza e

bisogno (di rielaborazione,ma anche di sostegno, dicontenimento, di interventopsicologico).

a continua riduzionedelle ore ha portato il

rapporto detenuti esperti a854:1 con una presenzamedia per ciascun esperto dicirca 20 ore mensili (a Bol-late abbiamo avuto 76 oremensili, divise tra treesperte, nel primo trimestredel 2009, ma ancora nonsappiamo quale sarà il

monte orario, sicu-ramente ridotto,per i prossimimesi). La decisionedi ridurre drastica-mente gli interventispecialistici degliesperti ex art.80 ècriticabile, poichéalla luce di uncontesto socialedi forte disagio,che invoca la cer-tezza della pena

ed il suo inasprimento,dovrebbe corrispondereun'azione più incisiva,che faccia della deten-zione un tempo ed unluogo di c a m b i a m e n t oe d i c r e s c i t a e nondi ra f forzamento del suopotenziale distruttivo.Dott.sse Sara Manfredinie Lucia Manigrassoesperte ex art.80 II° C.R.Milano -Bollate

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Tagli ministerialiIL RUOLO SVILITO DELLO PSICOLOGO PENITENZIARIODieci minuti all’anno per detenuto

Quanto scritto riprende un articolo delle colleghePaola Gianelli, Psicologa Penitenziaria C.R. Spoletoe Giovanna Donzella, Psicologa Penitenziaria C.R.Padova (uscito il 27 febbraio 2009 sul Gazzettino diPadova e i l 3 marzo 2009 sul Mattino di Padova) ealcune riflessioni scritte dalla collega Emanuela Az-zani Psicologa Penitenziaria C.C. Busto Arsizio.

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el 1979 giungo a San Vittorecon i primi esperti ex art. 80.Difficile orientarsi, né ci sono

psicologi più anziani cui chiedere in-dicazioni! A farmi da guida nel primoperiodo sono i colloqui con i detenutie le riunioni d’equipe. Obiettivo degliincontri è rendere tangibili gli obiet-tivi cui tende la pena, cioè dei pianidi trattamento finalizzati alla riedu-cazione del condannato, al recuperodi un’attitudine (forse smarrita, forsemai avuta) a interagire costruttiva-mente con la società. Ma mancano le condizioni indispen-sabili, perché la comunicazione coldetenuto possa puntare autentica-mente agli obiettivi suddetti: questinon sceglie il colloquio di sua inizia-tiva, lo accetta solo perché necessa-rio a che venga formulata un’ipotesidi trattamento. Egli tende perciò apresentare se stesso come un sog-getto che non ha alcun bisogno di di-ventare altro, rispetto a quello che ègià. All’autorità e agli esaminatori(educatori, psicologi) egli cerca dipresentare il volto di un cittadino giàmaturo per i benefici di legge previ-sti; ai compagni di detenzione, ilvolto del duro. In entrambi i casi, unamaschera che mal si concilia conl’evoluzione personale: ci si può rico-noscere incompiuti e insicuri solo difronte a chi identifichiamo come ma-ieuta e supporto al nostro compi-mento; è difficile farlo con coloroche, proprio per la nostra incompiu-tezza, potranno giudicarci inadattiallo scopo o facile preda. In queste condizioni le insicurezze,se affiorano, allagano la mente.Molto meglio tenerle chiuse a chiave!Per molti è più tollerabile soffocaredentro un’identità posticcia piuttostoche esporre la propria fragilità. Avolte, chi sconta lunghe pene con-stata anche, e senza appello, i suoifallimenti affettivi, i figli che si sen-tono traditi, gli abbandoni.

Difficile resistere, ma la corazza af-fettiva è ancora lì a promettere unaparvenza di salvezza, una corazza chenon vorrebbe il detenuto, se ne sa-pesse fare a meno, e che di certonuoce alla società.D’altra parte, se la si toglie, dilaga ilsenso del fallimento e dell’impotenza. Oggi va un po’ meglio. Dagli anni ‘80l’apertura del carcere al mondoesterno è in continuo aumento. Cre-scono le attività espressive che per-mettono di esplorare e di allargare glispazi mentali e affettivi del detenuto.In molti istituti sono oggi presenti nu-merosi corsi professionali, ma anchecorsi scolastici, corsi di pittura, diteatro, di poesia. Il muro

personale che il detenuto contrappo-neva alle mura dell’istituzione per di-fendere un’identità cristallizzata,oggi, grazie a mille iniziative, comin-cia a cadere. Il mio contributo specifico in talsenso ha preso forma nel 1997,quando con una ventina di detenutidi San Vittore viene fondato ilGruppo della Trasgressione. Fra itanti obiettivi di allora, il primo erapotere interrogare la propria storia,senza accontentarsi di risposte scon-tate o che dovessero servire per lesintesi dell’equipe. Sono trascorsi 12 anni. Oggi ilgruppo è composto da detenuti

delle carceri milanesi di San Vittore,Opera e Bollate e da comuni cittadini, so-prattutto studenti universitari. Da una decina d’anni esistewww.trasgressione.net, il sito doveil gruppo raccoglie i suoi scritti epropone i temi trattati al con-fronto con il mondo esterno. Ec-cone uno che rimane in tema.

La corazzadi Giulio Martino

Eccomi qua, con la mia corazzaaddosso che appesantisce il miocammino.Dentro questa corazza le emozionisoffocano sotto il peso dell’odio e delrancore.È stato molto difficile indossarla.In passato mi ha permesso di sopravvivere.Oggi è difficile staccarla di dosso.Vorrei essere aiutato a farlo.Non è facile per me, non è facile pergli altri.Qui e là vengono avviati oggi tantiprogetti per favorire lo scambio e lacollaborazione fra detenuti e mondoesterno, anche se mi sembra che, inlinea di massima, il detenuto rimangaancora un po’ troppo una persona cheprocede sotto la guida altrui. Io credoche il condannato, per diventare il cit-tadino che la Legge auspica, abbia bi-sogno di essere e di sentirsi un adultoche progetta, collabora e si confrontacon altri adulti, che gode e soffre coni partner esterni dei risultati e dei fal-limenti comuni. Se questo non ac-cade, nella migliore delle ipotesi, eglisi sentirà come il bambino per il qualeè stato fatto un programma, ma chedal programma stesso può prendere ledistanze appena svoltato l’angolo. Sap-piamo che, in definitiva, le cose cheamiamo maggiormente sono quelle checoncepiamo e nutriamo con la nostrafantasia e per le quali spendiamo il no-stro sudore.

Il Gruppo della TrasgressioneLA CORAZZA DI GIULIO

Metodo di ricerca e di studio per l’evoluzione della persona

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Dott. Angelo AparoPsicologo Consulente Ministero della Giustizia

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Tante volte non occorre nemmenoche siano economicamente redditi-zie; è indispensabile però che la per

conosciuti da persone con le quali siè progettato insieme.

sona vi si riconosca, vi scopra partistimabili di sé e vi raccolga la gratifi-cazione che discende dal sentirsi ri-

mio desiderio dare una descrizione di massimadella nostra religione, affinché ove ci sono degliequivoci si possano serenamente svelare e rin-

grazio la Redazione di Salute inGrata per avermi of-ferto quest’opportunità.L’Islam significa sottomissione a Dio, abbandono fi-dente alla volontà e alla provvidenza di Dio. È l’ultima delle tre grandi religioni abrami-tiche, le religioni cioè che riconosconoin Abramo il padre dei credenti.L’Ebraismo e il Cristianesimol’hanno preceduto cronologica-mente.Per i mussulmani è la religionenaturale a tutti gli Uomini,sono poi i genitori, attraversol’educazione, ad indirizzarliverso le varie Fedi.È una religione rigidamentemonoteistica, il concetto del-l’unicità di Dio (Tawhid) è ilprincipio basilare dell’Islam epretende di essere la religione ditutti gli uomini. Tutti si dovreb-bero riconoscere nella professione enella passione dell’unicità, a Dio non èsimile cosa alcuna, Dio è l’autentico agenteche crea anche le azioni degli Uomini. Egli èprovvidente, conduce la natura secondo leggi precise edirige gli astri, il sole e la luna, secondo un computo cheindica la suprema razionalità della realtà.Dio parla ai cuori degli Uomini, è più vicino all’Uomodella sua stessa vena giugulare, pur essendo estrema-mente trascendente.L’Islam è una religione profetica, esso riconosce unastoria della rivelazione che ha seguito numerose tappe,

secondo una prospettiva comune a quasi tutti i mussul-mani. Sei sono stati i grandi profeti, legislatori della storiaumana: Adamo, Noè, Abramo, Mosè, Gesù Cristo e Mao-metto, che è l’ultimo e più grande dei profeti, pur es-sendo solo un uomo, è il sigillo della profezia.

L’Islam è una religione di legge e in ciò risulta assaipiù simile all’Ebraismo che al Cristianesimo.

Ciò dipende dal fatto che, come i mussul-mani amano ripetere: “L’Islam è reli-

gione e mondo”; cioè che tutti gliaspetti della vita psicologici e ma-

teriali, interiori ed esteriori, sonointegrati e ispirati dalla reli-gione.Dio non ha solamente impostoagli Uomini principi morali eteologici, ha anche impostoagli Uomini la legge, esatta-mente come per l’Ebraismoortodosso.

L’obbedienza alle regole este-riori (preghiera, elemosina, di-

giuno e pellegrinaggio) serve apurificare e ad affinare l’interiorità,

nemmeno il mistico può fare a menodella pratica legale degli atti del culto.

Sarebbe bello ed anche interessante crearedegli spazi interculturali, di nazionalità e religioni

diverse, ove potersi confrontare e reciprocamente arric-chirsi, con la massima serenità. Non sarebbe un contributo anche questo per la sa-lute mentale, dato che più chiarezza alimenta la paceinteriore e dirada le posizioni conflittuali? Io credo di sì, spero anche voi.

Mohamed Hajoub – Mussulmano

ÈLa salute dello spiritoLa salute dello spirito

LO SAPEVATE CHE ...Perché toccare il ferro caccerebbe la sfortuna? Secondo antiche credenze era un metallo conp o t e r i m a g i c i . S i n a r r a c h e p r i m a d i d i v e n t a r e a r c i v e s c o v o S a n D u n s t a n oe r a f a b bro e trovandosi come cliente il demonio gli inchiodò uno zoccolo con un ferro amezzaluna. Lo l iberò so lo quando promise che non sarebbe mai entra to in unluogo dove ne era esposto uno.

a cura di Massimo Giuliana

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e la malattia mentale è la dram-matica esperienza che alcuni vi-vono in qualche fase della loro

vita, la salute mentale è la ricerca esi-stenziale di tutti, ogni giorno. Non c'èpersona che, alzandosi il mattino,non desideri una giornata senzastress, ansia, tristezza acuta e che nonfaccia di tutto per evitare queste con-dizioni spiacevoli, a partire dalle cosepiù semplici. Una giornata troppodensa'? Se si può, si rimanda qual-cosa... tutto non ci sta! La noia? Cercodi darmi da fare, se no “impazzisco”!Devo incontrare qualcuno che mi fastar male. Cosa posso fare per evi-tarlo? Una scusa, una bugia geniale! Dentro il carcere non è diverso:l'essere umano cerca di adattarsi, dievitare il più possibile ciò che lo fasoffrire e di aggrapparsi con tutte leenergie a ciò che gli possa dare unpo' di sollievo, che alleggerisca ilpensiero, che restituisca un po' dicalma. Cerchiamo “salute mentale”nel senso che aspiriamo costante-mente alla felicità del vivere, comedimensione ovvia dell'esistenza enon mi pare che il discorso prendauna piega troppo filosofica. Perché si sviluppano le malattie men-tali? Vis o n om o l t et e o r i eche ipo-tizzanouna ri-s p o s t aad unad o -m a n d ac o s ìdensa. Ilmodelloteorico,c h etenta di integrare i diversi ap-procci degli studiosi, ci rispondecon una “parolaccia” che le causesono “bio-psico-sociali”.Vuol d i reche e s i s t e una vu lnerab i l i t à

di tipo biologico (alcune persone sonogeneticamente più predisposte, comeaccade per moltissime malattie), unprofilo psicologico che orienta versoun certo modo di reagire (ci sono al-cuni dinoi chetendonoalla de-p r e s -s i o n e ,altri areazioniansiose oa sospet-t o s i t à ,altri an-cora a“ s p o -stare” il male sul corpo), ed ancheun contesto sociale-ambientale chefavorisce o rende manifesta una sof-ferenza psichica (relazioni conflit-tuali, separazioni, utilizzo didroghe, gravi traumi).Ecome si curano le malattie men-tali? Esattamente cercando di inter-venire sui tre livelli di cause: con ifarmaci, che possono agire sul-l'aspetto biologico (regolando i neu-rotrasmettitori cerebrali, che

p r e s e n -tano unafase di al-terazionenelle per-sone chesoffronoun di-s t u r b opsichico),con inter-venti psi-coterapici(colloquionon tanto“per sfo-

garsi”, quanto per lavorare sugliaspetti meno funzionali del caratteree del modo di reagire diuna persona),con interventi ambientali, cioè ren-dendo il contesto meno stressante.

L’AMBIENTE LIBERA?Sofferenza psichica e contesto ambientale

Ecco il punto: l'ambiente. Il carcereè un contesto per sua natura stres-sante poiché nega la libertà, co-stringe a relazioni obbligate, èluogo nel quale si giunge dopo

e v e n t id r a m -m a t i c i ,che in-vadonoil pen-siero ocon esi-s t e n z edifficili,tortuose,segnated a l l aviolenza,

dall'abbandono, dalla mancanza diprotezione, di accompagnamento, dibuoni progetti per il futuro. Non stupisce che dentro il carcere lasofferenza mentale sia più frequente,più acuta, spesso più difficile da cu-rare, anche nelle sue formelievi.Dentro le mura si potenziano lecapacità di adattamento dell'umano,che spesso sono sorprendenti. Tut-tavia esplodono anche delle fragilitàche non si sarebbero manifestate aldi fuori. Nel carcere prevale la patologia psi-chiatrica “reattiva”, cioè l'ansia, ladepressione, l’attacco di panico, lapsicosi, la reazione caratteriale pato-logica che si manifestano in rispostaa condizioni post traumatiche o diprivazione. È importantissimo per laprotezione della salute mentale ciòche vedo succedere in questo Isti-tuto, tutte le volte che si “cura” l'am-biente perché abbia un aspettomigliore, perché lo spazio non siasovraffollato, perché le dinamicherelazionali difficili siano viste egestite, perché non manchino leattività, perché si valorizzino le po-tenzialità di ciascuno.Dott.ssa Silvia LandraPsichiatra

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nei ( o nevi) sono delle piccole for-mazioni scure (di colore dal mar-rone al nero), piane o in rilievo,

presenti sulla pelle di tutte le per-sone, in numero variabile da pocheunità sino a qualche centinaio. I neicostituiscono quindi un aspetto nor-male ed innocuo della pelle. Una mi-noranza è presente sin dalla nascita(2%), mentre altri nei si sviluppanodurante la prima metà della vita. Diregola hanno piccole dimensioni: undiametro inferiore ai sei millimetri.Talvolta un neo può trasformarsi inun melanoma, un tumore malignoche compare quasi esclusivamentesulla cute. E' necessario allora impa-rare a conoscere i propri nei e tenerlisotto controllo perché questa è la mi-gliore forma diprevenzione. Inol-tre, occorre sapereche circa la metàdei melanomicompare diretta-mente sulla pellesana (non derivacioè dalla trasfor-mazione di unneo), la causa è spesso costituita daun’eccessiva esposizione ai raggi delsole.Il melanoma si vede, ma non sempredà dei fastidi, come dolore, anche seè molto sviluppato. Bisogna impa-rare a conoscere e ricordare le carat-teristiche più importanti, cheservono a riconoscere precocementela trasformazione di un neo già esi-stente in un melanoma o la pericolo-sità di un nuovo neo. La diagnosi si deve basare su critericlinici immediati e sull’evoluzionedel neo nel tempo.A tal proposito è stata messa apunto la regola dell’ABCDE.A: sta per asimmetria;B: per bordi irregolari;C: per colore;D: per dimensione;

E: per tendenza all’evoluzione insenso maligno che può essere ra-pida o molto lenta.La progressione del melanoma segue,in genere, due fasi: la prima radiale,cioè una proliferazione orizzontalecentrifuga; la seconda verticale, cioè inprofondità. Possono allora comparirenoduli scuri tendenti al "sanguina-mento".Essi sono spesso, purtroppo, segnali diuna prognosi infausta. Siamo infattinella fase più temibile della diffusionedel melanoma: le metastasi locali e adistanza; le cellule maligne invadono ilinfonodi ed i vasi sanguigni andandocosì a colpire organi anche lontani dalpunto di origine.La terapia del melanoma è essenzial-

mente chirurgica,occorre però rispet-tare determinatiparametri ben codi-ficati che tengonoconto della morfo-logia, della sede, masoprattutto dellospessore del mela-noma, che condi-

ziona in modo decisivo la prognosi.La chemioterapia, la radioterapia edaltre terapie utilizzate sono purtroppopoco efficaci per frenare la progres-sione del tumore.Un valido strumento per una tempe-stiva diagnosi del melanoma, o ancormeglio, per l’individuazione dei nei"a rischio", è rappresentato dal der-matoscopio e dal video-dermatosco-pio. Il primo è un apparecchio dipiccole dimensioni adatto alloscreening di massa, utilizza unafonte di luce ed una lente che per-mette l’ingrandimento della neofor-mazione. Il secondo, molto piùsofisticato, uti l izza una videoca-m e r a c o l l e g a t a a d u n s i s t e m a digita le computer izzato chepermette l ’analisi digitale delleimmagini a forte ingrandimento,

la refertazione, la loro archivia-zione, la possibilità di compararenel tempo la stessa lesione, ed in-fine, la possibilità di trasmettere leimmagini a centri specializzati perdiscutere insieme il singolo caso.L’incidenza del melanoma non ètrascurabile, ma la diagnosi oggi èpiù precoce e quindi la mortalitàdovuta a questo tumore si è ridottasignificativamente.È buona consuetudine rivolgersi al-meno una volta all’anno al derma-tologo per farsi controllare tutti inei vecchi e nuovi, regolari o irrego-lari, soprattutto se sono numerosi olocalizzati in parti anatomiche diffi-cili da vedere da soli. Mentre il con-trollo è tassativo quando un neo simodifica o se si hanno in famigliacasi di melanoma.

NEI E MELANOMADiagnosi e prevenzione

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Dott. Massimo MorelliSpecialista in Dermatologia e VenereologiaI

LA NOTTE

E’ notte fondaC’è qualcunoChe non posso

vedereSento il caloreIn ogni cuore

Vorrei durasse ineterno.

di Antonio Cirillo

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uesto capitolo costituisce uncapitolo di primaria impor-tanza nell'ambito dell'Area

Sanitaria dell'Istituto di Bollate. Si è da sempre cercato di utilizzarel'assistenza psichiatrica non solocome mera e semplice assistenza"farmacologica", ma cercando in-vece di integrare, quelli che sono ibisogni farmacologici dei Pazienti aquella che è la vocazione dell'Isti-tuto in senso lavorativo e riabilita-tivo. L'attività psichiatrica siintegra, quando possibile e perquanto è possibile, con l'assistenzapsicologica e con l'attività degli edu-catori. cercando di trovare unasoluzione più "colloquiale" e di"osservazione" rispetto alla re-altà di altri Istituti. Ovviamente tutto ciò deve cer-care di combaciare con lo dispo-nibilità di Personale e con lamaneggevolezza della gestionedegli appuntamenti, essendol'ipotesi di base una realtà di col-loqui ricorrenti e continuativi. Nella realtà di altri Istituti, loPsichiatra viene visto come merosomministratore di farmaci ecome la figura con la quale lette-ralmente riuscire a contrattare lasomministrazione della stessa,spesso solo per facilitare ed ottenereun allontanamento temporaneodalla difficile realtà del carcere. ABollate abbiamo, dall'organizza-zione dell'assistenza psichiatrica,avuto come punto fermo il cercaredi inculcare nei Pazienti quanto po-tesse essere illogico e distruttivoquesto atteggiamento, dopo alcunianni di insistenza e di perseve-ranza nel nostro convinto tenta-tivo ci siamo resi conto che,n e l l a m a g g i o r p a r t e d e i c a s i ,s i a m o r i u s c i t i a d o t t e n e r eu n r i s u l t a t o c o m u n i c a t i v o ep o s i t i v o , c h e s i e v i n c e ,

dal punto di vista pratico, in un nu-mero di terapie farmacologichemolto basso, rispetto alla media dialtri Istituti. e in dosaggi farmaco-logici minimi atti ad ottenere il ri-sultato terapeutico utile. Ovviamente questo non vuole es-sere un encomio a noi stessi, o rap-presentare un sentirsi miglioririspetto ad altri Istituti Peniten-ziari, tutt' altro:ci rendiamo soloconto che nel complesso del Pro-getto Bollate abbiamo avuto lo pos-sibilità di utilizzare un ambientediverso da altri Istituti, sia dalpunto di vista della dinamica di vita

all'interno dello stesso e sia dalpunto di vista del regime di sorve-glianza. Tutto questo ci ha dato lopossibilità di svolgereun'attività di-versa da altri Istituti e, secondo ilnostro progetto, di ottenere un ri-sultato diverso e comunque sicura-mente positivo. L’assistenza psichiatrica si svolgeall'interno dell'Istituto, al mo-mento, con n. 2 specialisti psichia-tri dei quali: uno lavora in regimedi convenzione libero professio-nale con l'A.O. Sacco di Milano el'altro attraverso una convenzionedella stessa A.O. Sacco Salvini di

Garbagnate Milanese. L’attività di questi due specialisticopre tutti i reparti di tutto l'Isti-tuto e copre anche l'attività nel 2Reparto, nel quale, malgrado lapresenza di esperti del Sert dell'ASL Città di Milano, non è previ-sto uno specialista Psichiatra dellastessa ASL. Ovviamente in ogni momento cer-chiamo di fornire una adeguataassistenza psichiatrica, e questo sirealizza in particolar modo attra-verso il continuo lavoro da partedei Medici di Reparto e dei Medicidi Pronto Soccorso, pronti a rile-

vare e segnalare qualsiasi casopotenzialmente a rischio, nonaspettando lo manifestazioneclinica di patologia ma svol-gendo fondamentalmente atti-vità preventiva. È logico intuire che la "carce-razione" possa essere di per séun fattore disturbante, dalpunto di vista psichico, inqualsiasi individuo ed in parti-colare in individui con prece-denti psichiatrici. Partendo daquesta considerazione di base,si può facilmente comprenderequanto sia importante l'attivitàpreventiva, che deve essere

estesa, oltre che alla vera e propriaattività dei Sanitari dell'Istituto,anche a tutto il Personale non Sa-nitario (Psicologi, Educatori, Poli-zia Penitenziaria) e a tutta lastessa popolazione detenuta, chepuò in alcuni casi essere di fonda-mentale importanza nella segnala-zione di anomaliecomportamentali, o supposte tali,che possono essere segnalate invario modo, attraverso il contattocon gli operatori e poi idonea-mente valutate dal Personale Spe-cialistico.

L’AREA SANITARIAL’ASSISTENZA PSICHIATRICA

IN ISTITUTODott. Roberto DaneseDirigente Sanitario

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Insieme a me ci sono delle persone:Pjeter Vataj, Giovanni Conte, Ju-lian Herrera, Baad i Sa lah ,Gormit Murad, Tarantola An-drea, Soltani Adel, HernandezJohn, Chatir el Mustafa, PolitoFrancesco, Lulzim Walter Borto-lozzo (ideatore del progetto) e Vi-viana Brinkmann; Presidente eresponsabile dell’Associazione “Gliamici di Zaccheo” che ci aiuterà nelpercorso del “volontariato” e ci com-pleterà con il suo grande bagaglio diesperienza. Sono certoche questop r o g e t t oc a m b i e r àmolte cose esoprattutto,a noi che nef a c c i a m oparte, cidarà la pos-sibilità di ri-cordare ches i a m o ,anche se re-clusi, per-sone libere.In fine voglio ringraziare tutti coloroche hanno permesso e creduto allarealizzazione di questo progetto: ladr.ssa Lucia Castellano, l’Ufficio Co-mando, il Sovrintendente dell’AreaTrattamentale, il Capo Area Educatoridr. Bezzi, il Supervisore Scientificodr. Danese, l’Associazione “Gli amicidi Zaccheo”, la Redazione di “SaluteinGrata” e tutti coloro che apporte-ranno qualcosa di prezioso e costrut-tivo all’ interno del progetto.

Diego Melillo

ccomi qua. Abbiamo appenainiziato e mi ritrovo subitoa scrivere. Mi hanno dato lapossibilità di raccontare efar conoscere questa bella avven-tura che abbiamo intrapreso unmese fa, e anche se è trascorsopoco tempo, riesco già a perce-pire emozioni forti che mi dannola certezza che sarà davverobella, impegnativa e piena di sor-prese.Innanzitutto, l’aria di tranquillitàche si respira nelle riunioni e neglispazi riser-vati a noi cia l l o n t a n adalla realtàs o f f o c a n t edel carcere.Poi ci sono iresponsabilidi questop r o g e t t o ,che con laloro fiduciaci fanno sen-tire vera-mente benee utili, cifanno ricordare che siamo personee come tali, abbiamo diritti e doveriverso noi stessi e verso gli altri.Questo a sua volta ci fa sentire li-beri; chiunque riesca a fare qual-cosa verso chi ne ha bisogno, aspingere i propri pensieri e a usu-fruire della possibilità di relazionecon gli altri ed accettare la possibi-lità che al mondo ci sono personediverse da noi, è una persona li-bera.Il nostro compito in questo pro-getto sarà quello di:- portare informazioni ai nostripari senza discriminazione;- supportare il buon funziona-mento degli ingranaggi di un si-stema che molte volte per motiviburocratici tende a protrarsi intempi d’attesa oltre la norma;- raccogliere informazioni e, se èpossibile, alleviare le ansie e por-tare un po’ di conforto a chi più neha bisogno senza cadere in falsepromesse, ma riportando rispostecon l’aiuto dell’Area Sanitaria;- realizzare un opuscolo informa-tivo in diverse lingue dove sa-ranno riportate informazioni suiservizi e sulla prevenzione.

da persone quali lo stesso Dott. Da-nese e la Dott.ssa Castellano, ma so-prattutto dall’associazione divolontariato “Gli amici di Zaccheo”; laqual cosa fa piacere, perché credo chelavorare insieme in armonia sia ilpunto di partenza per arrivare a co-struire fondamenta salde per essereprotagoniste nella gestione penitenzia-ria, sia per i detenuti sia per gli organidirigenti e di polizia, per un ambientepiù sereno e che funziona.un impegno che noi in primis abbiamoÈ deciso di assumerci, ma che sicura-mente necessita della collaborazione ditutti. Anche se l’ambiente in cui vi-viamo non aiuta a parlare di sé e spessosi ha l’impressione di non essere capitee ascoltate riguardo alle problematichedella salute fisica e mentale. Il nostroobbiettivo è di far funzionare lo Spor-tello Salute, inizialmente come “INFOPOINT” di tutto quel mondo che ha ache fare con la salute e dove chiunque,senza alcuna distinzione, possa trovareun valido aiuto e sostegno per com-prendere al meglio come muoversi, achi rivolgersi per ottenere ciò di cui piùsi ha bisogno.Il reparto femminile è costituito dauna sezione composta da 41 dete-nute, con una fascia media d’età cheva dai 25 ai 60 anni, composta di 8celle singole e 8 celle da quattro. Es-sendo un carcere sperimentale dovenon si vuole, tramite il percorso direintegrazione, porre alcuna discri-minante, ma occorre comunquetener conto del fatto che per alcuniin particolare c’è il bisogno fonda-mentale di un percorso terapeuticoe psicologico adeguatamente se-guito.Alcune lavorano da 3 a 9 ore al giornoe altre sono impegnate in diverse at-tività ricreative. Non dimentichiamopoi i corsi che ci permettono di acce-dere alla licenza media e al diplomasuperiore… Shakti

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nato lo Sportello Salute femmi-nile che si occupa del modus vi-vendi sanitario e di com’è recepitonelle diverse sezioni del reparto.presupposti di una sempre più solleci-tata collaborazione e sostegno a van-taggio del progetto, (art. 11 O.P.) deicittadini detenuti, è confermata

È

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SPORTELLO SALUTEFEMMINILE

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l 18 febbraio del 2008, in seguitoad una decisione assunta nel qua-

dro di una ridefinizione del sistemapenitenziario metropolitano mila-nese, la sezione femminile della Casadi reclusione di Milano-Opera si ètrasferita nel nostro istituto. Il re-parto, composto inizialmente da 30detenute, divenute oggi 41 in seguitoal trasferimento di altre detenuteprovenienti dagli istituti penitenziaridi Vigevano, Como, Monza e San Vit-tore. La detenzione femminile, in Ita-lia, come risulta anche dalla letturadel programma esecutivo diazione (Pea 25 "detenzione alfemminile" proposto dalla Dire-zione Generale Detenuti e Tratta-mento e presentato per l'anno2005), rappresenta il 5% circa deltotale della popolazione detenutaed è presente in cinque istitutiesclusivamente femminili e 52 se-zioni femminili. L'esigua percentualedelle donne in carcere rispetto agliuomini ed il sovraffollamento degliuomini detenuti, emarginano e ren-dono meno visibile il contesto deten-tivo delle donne, le quali sembranorappresentare un "non problema"nella complessa gestione di tutta larestante popolazione detenuta, alpunto che le loro problematiche sonoavvertite come residuali. La donnadetenuta si trova quindi a vivere inuna realtà fatta e pensata, nella struttura,nelle regole e nelle relazioni e nel vissuto,solo per uomini .

l reparto femminile presente aBollate e del quale sono l’educa-

tore sin dalla sua apertura, si caratte-rizza per ospitare detenute che hannouna fascia d'età estremamente varie-gata, compresa tra i 24 e i 68 anni.Anche per quanto concerne ilfine pena di ognuna di loro, i lquadro complessivo s i p r e -senta abbastanza eterogeneo consi-derando che, seppur le condanne

sono nel complesso abbastanza ele-vate, vi sono detenute che si trovanoa scontare un residuo pena inferioread un anno. Diverse detenute sonomadri e hanno figli minori. La ma-ternità è sempre vissuta tanto dalledetenute che dalle internate in ma-niera dolorosa, sia quando la restri-zione comporta il distacco dai figli,sia quando i figli seguono la Madre,come è consentito che avvenga nelcaso dei bambini fino al compimentodei tre anni di età (art. 11 comma 9Ord. Penit.). Questa è la ragione percui nel vigente Ordinamento-Penale

e penitenziario, sono presenti di-versi strumenti giuridici attraverso iquali si intende rinviare, ovvero at-tenuare il rigore e l'afflittività delcarcere, al fine di apprestare ade-guata tutela sia al rapporto madre-figlio, sia allo sviluppo psico-fisicodel bambino.

er quanto concerne l'etnia delleospiti della sezione femminile, tro-

viamo all'interno della stessa detenuteprovenienti oltre che dal nostropaese anche dal Marocco, Albania,Romania, Bulgaria , Moldavia ,Colombia, Santo Domingo ecc.

uasi tutte le detenute svolgonoattività lavorativa sia alle di-

pendenze dell'amministrazione,che alle dipendenze di terzi. Infattioltre ai tipici lavori presenti in car-cere come spesina o scopina, al-cune detenute lavorano presso illaboratorio di sartoria, laboratoriodi vetreria, o per conto di ditteesterne che forniscono lavori di as-semblaggio. Numerose sono anchele attività ricreative organizzate insezione (laboratorio degli arazzi,laboratorio della canzone, artetera-

pia, corsi di chitarra, composi-zione di fiori secchi e altro), checonsentono alle detenute dipoter sfuggire all'ozio che laquotidianità detentiva inevita-bilmente comporta.

l lavoro carcerario è uno deglistrumenti fondamentali del

trattamento, così come prevedel'art 15 dell'Ordinamento Peni-tenziario per la risocializzazionedei detenuti, perché svolge unafunzione normalizzatrice e cor-rettiva, favorisce il loro tratta-mento rieducativo, offre loro lapossibilità di ricavare un guada-gno, col quale soddisfare le loronecessità e sostenere la fami-glia. Per la maggior parte deidetenuti il lavoro viene vistocome momento di riscatto e dirilancio della propria esistenza,

come momento di promozionedelle proprie competenze, di rico-struzione-costruzione della propriaidentità personale e sociale, diidentificazione di proprie capacità.Ancorchè, non selezionate su basevolontaria come gli uomini, alle de-tenute che sono giunte a Bollate èstata offerta una ampia gamma diopportunità trattamentali, basatain primo luogo sull'abitudine pro-gressiva all'autodeterminazione eall'organizzazione autonoma delproprio tempo detentivo.

Detenzione Femminile VI PRESENTO IL REPARTO FEMMINILEChi siamo e cosa facciamo Dott. Orlando CarboneEducatore

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alve a tutti, siamo la nuovapresenza al femminile dellaRedazione di Salute inGrata,

cui partecipiamo con grande inte-resse, visto il lavoro portato avantimolto seriamente dalla Redazionemaschile. Il compito della Segreteria di reda-zione è di Tatiana Mitrean, mol-dava, di anni 24. Il compito di CapoRedattrice è affidato a Monica Rijli,di anni 42.

i chiamo TatianaMitrean, e sonoin Italia da di-

versi anni insieme allamia famiglia. Mi trovoin carcere da più di unanno, anche se in que-sto sono arrivata da pocopiù di un mese, ma misono subito ambientatabene partecipando attivamente atutto ciò che questo offre. Perquanto riguarda la mia adesionealla Redazione di Salute inGrata,posso dire che dall’inizio mi è sem-brato un argomento, quello dellasalute in carcere, molto interes-sante, seppur difficile, per tutti i de-tenuti ed anche per me. Mi sonosentita di voler dare un contributoconcreto utilizzando in maniera co-struttiva il mio tempo libero. Speroche la mia presenza vi sia d’aiutoper costruire insieme questaR e d a zione aff inché funzionial meglio. Non os ta n te l e d i f -f i co l t à in cu i c i t r ov i a m o , v is a lu to e v i auguro tanta forza.

ono Monica Rijli, italiana, sono toscana,e mi trovo in carcere

da diversi anni. Sono arri-vata da poco a Bollate, maho cercato di inserirmicome meglio ho potuto.Avendo collaborato peranni a vari giornali e pe-riodici delle carceri dovesono stata, ho deciso di parte-cipare a questa redazione perché

mi sembra qualcosa di più, unpiccolo passo verso il Diritto

alla Salute. Credo che siaun’iniziativa molto inte-ressante, costruttiva, sep-pur difficilissima datrattare. Mi piace molto,come persona, raccoglieresfide con me stessa. Penso

che nella vita e soprattuttoin quella carceraria, non bi-

sogna mai smettere di lottaree rassegnarsi a cambiamenti che

richiedono molto tempo. Secondo me,è un modo per forgiarsi e lavorareanche con se stessi, per una migliorequalità della vita. Con questo vi salutocon simpatia e spero che, goccia a goc-cia, questo progetto prenda semprepiù forma. Ringrazio tutti per la pos-sibilità offertami.

argomento che intendiamotrattare, chiaramente all’in-terno della struttura carcera-

ria. Le cose da dire sarebberoveramente tante, ma cercheremo di li-mitarci, dividendo dall’inizio la storiadella Psicologia da quella della Psi-chiatria, impropriamente legata troppospesso alla mera somministrazione

di farmaci. La bulimia el’anoressia, due estremi

dello stesso percorso in-teriore appartengono,anch’essi a quest’ultimopunto. La depressioneche spesso è sottovalu-tata, e considerata “le

mal du siecle.”, come di-ceva Baudelaire, porta

troppo spesso ad avvenimentidisastrosi, per la salute mentale delrecluso. Detto questo, come pre-messa, ci atteniamo alle varie stati-stiche effettuate ogni anno dagliorgani competenti, che già risultanomolto pesanti. In carcere la situa-zione è aggravata dalla mancanza diun numero adeguato di operatori.L’interazione tra equipe trattamen-tale, servizi sociali e lavori mirati ditipo medico o psicologico è impre-scindibile, a nostro avviso. Perquanto riguarda i disturbi legati al-l’alimentazione, vi sono casi che ten-dono ad aumentare, anche sottoforma di obesità, oltre che quellimenzionati all’inizio.Nell’anno 2000 fu, infatti, cambiatala tabella vitto interno dal Ministerodella Giustizia con l’aiuto del Mini-stero della Sanità, per calibrare l’ap-porto calorico in quanto cercavanogià di contrastare dette problemati-che. Si può altresì dire che la Casa diReclusione di Bollate, anche attra-verso varie iniziative, come Reda-zione Ingrata, è molto sensibile alleproblematiche dei detenuti.

Un’altra risorsaLA REDAZIONE FEMMINILE

Salute in rosa

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OculistaLa moglie al marito appena uscito dalla visita: cosa ti ha detto?

Che ho un po’ di Congiuntivo nell’occhio sinistro.Mutuato

Dottore in ospedale mi hanno detto che ho il fegato e il Pancarrè infiammato!Sala operatoria

Chirurgo, cosa abbiamo oggi?L’aiuto chirurgo risponde: ulcera Forforata.

RIDERE FA BUON SANGUE

a cura di Marco Macrì

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Associazione di volontariatoGLI AMICI DI ZACCHEOLombardia

UN SOSTEGNO PER SALUTE INGRATAUn modo per sostenere SALUTE inGRATA,

Periodico sulla Salute della II Casa di Reclusione di Milano – Bollate,è quello di destinare all’ Associazione

“Gli amici di Zaccheo-Lombardia” un piccolo contributo…AIUTACI ANCHE TU!

Utilizza il C/C intestato aGli AMICI di ZACCHEO-Lombardia su Banca INTESA SAN PAOLO

IBAN: IT74 F030 6909 4986 1531 5853 985Solo così potremo continuare a far sentire la voce dei detenuti malati

e delle loro problematiche.…..te ne saranno GRATI !!!

Ass.ne GLI AMICI DI ZACCHEO-LOMBARDIAwww.amicidizaccheo-lombardia.itinfo@[email protected] cell. 3477402524

www.carcerebollate.itCentralino IIC.R. Milano-Bollate Tel. 02 38201617@