ANNO 2 - N° 20 14 maggio 2006 L’incontro · PDF fileVescovo di Molfetta e presidente...

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L’incontro Supplemento de “L’anziano” di maggio n. 5 - Direttore don Armando Trevisiol - Autorizzazione del Trib. di VE n. 624 del 5/2/1979. Settimanale di informazione e formazione per i fedeli della Chiesa S. Croce del Cimitero di Mestre, per gli amici del Centro don Vecchi, per l’associazione “Carpenedo solidale” e per la pastorale del lutto - Cellulare 334.9741275 ANNO 2 - N° 20 Domenica 14 maggio 2006 Questo è il nuovo giovane priore della comunità interconfessionale di Tezè, comunità che sta testimoniando che i cristiani delle varie fedi religiose possono vivere e pregare insieme il Signore.

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Page 1: ANNO 2 - N° 20 14 maggio 2006 L’incontro · PDF fileVescovo di Molfetta e presidente na-zionale di Pax Cristi, è morto, il 20 apri-le 1993 a soli 58 anni. Ha promosso una spiritualità

L’incontroSupplemento de “L’anziano” di maggio n. 5 - Direttore don Armando Trevisiol - Autorizzazione del Trib. di VE n. 624 del 5/2/1979.Settimanale di informazione e formazione per i fedeli della Chiesa S. Croce del Cimitero di Mestre, per gli amici del Centro don Vecchi,

per l’associazione “Carpenedo solidale” e per la pastorale del lutto - Cellulare 334.9741275

ANNO 2 - N° 20 Domenica 14 maggio 2006

Questo è il nuovo giovane priore della comunità interconfessionaledi Tezè, comunità che sta testimoniando che i cristiani delle variefedi religiose possono vivere e pregare insieme il Signore.

Page 2: ANNO 2 - N° 20 14 maggio 2006 L’incontro · PDF fileVescovo di Molfetta e presidente na-zionale di Pax Cristi, è morto, il 20 apri-le 1993 a soli 58 anni. Ha promosso una spiritualità

IncontriDon TDon TDon TDon TDon Tonino Bello Vonino Bello Vonino Bello Vonino Bello Vonino Bello Vescovo senzaescovo senzaescovo senzaescovo senzaescovo senzapompapompapompapompapompa, ma con tanta umanità, ma con tanta umanità, ma con tanta umanità, ma con tanta umanità, ma con tanta umanità

FFFFFinalmente un vescovo con ininalmente un vescovo con ininalmente un vescovo con ininalmente un vescovo con ininalmente un vescovo con inmano il crocifisso e la fisarmonicamano il crocifisso e la fisarmonicamano il crocifisso e la fisarmonicamano il crocifisso e la fisarmonicamano il crocifisso e la fisarmonica

Ogni volta che ne ho avuto l’occasione ela possibilità, ho sempre ripetuto che perme sono aria fritta i titoli altisonanti dipersonaggi della società civile o della miachiesa stessa a cui appartengo.Le cariche istituzionali,le personebardate di medaglie e di divise vistose,o di titoli pomposi non hanno mai rap-presentato nulla per la mia vita, le miescelte o i miei ideali.L’autorità che riconosco e che deter-mina la mia scelta è soltanto quelladei testimoni, dei profeti, dei maestrio dei servitori della gente. I miei capisono solamente quelli che mi amano,quelli che,in qualsiasi posto siano oche salgono in qualsiasi cattedra,amano la povera gente,la servono conamore, con coraggio, con generositàe con sacrificio.Ammiro e seguo solamente gli umili,gli onesti,quelli che mi offrono consemplicità di cuore quel po’ di veritàche riescono a scoprire, quelli che ri-mangono liberi,dalle pastoie della con-venienza, del la notorietà e delsuccesso.Amo gli uomini che riman-gono uomini, non ingannandosi che lacarica li renda diversi e superiori aglialtri uomini.Quando scopro qualche persona cheha questo volto, questo cuore, questacoscienza e questa vita lo metto in cat-tedra lo ascolto come maestro di vita,lo seguo come guida e lo amo comeun padre che merita tutto il mio rispet-to e tutta la mia attenzione.Molti anni fa ho scoperto questo ve-scovo di una città minore, quella diMolfetta, un vescovo che ha continua-to a farsi chiamare “don Tonino”comel’ultimo dei cappellani dell’ultima par-rocchia della Penisola, che non disde-gnava suonare la fisarmonica con i suoigiovani e marciare in prima fila controla guerra dei Balcani. Questo vescovoè stato per me come il più importantedei cardinali, è stato più del segretariodi Stato della Città del Vaticano.Don Tonino Bello è per me una splen-dida figura di uomo e di cristiano delnostro tempo che ho amato e che amo,tanto che mi fa piacere presentarlo an-che a tutti i miei amici de L’Incontro.

don Armando Trevisiol

Un grande “Pontefice”, cioè costruttoredi ponti fra Dio e l’uomo, un promotoredi incontri, di relazioni, di intese di co-munioni profonde. Ecco don Tonino Bel-lo. Vescovo di Molfetta e presidente na-zionale di Pax Cristi, è morto, il 20 apri-le 1993 a soli 58 anni.Ha promosso una spiritualità di cernieratra fede e storia. Ha preso posizione suiproblemi del tempo.Egli ha saputo stendere una scala tracelo e terra ha insistito su la necessitàdi leggere e frequentare con la stessaintensita la Bibbia e il giornale. Ha indi-cata l’urgenza del connubio fra estasi e

azione. Oggi, tanti pensano che l’eterni-tà gli appartenga perché ha fatto dell’esi-stenza un tempo d’amore: che sia al co-spetto del Risorto perché i suoi occhisono stati costantemente fissi su di Lui.Molti lo vorrebbero santo, per il grado ele-vato con cui ha manifestato le virtùteologali e la capacità di indicare costan-temente la direzione e la meta da per-seguire: Cristo e non altri.Di Cristo ha invitato a gustare la dolcez-za, proprio come Francesco d’Assisinella notte di Greccio: “ogni volta cheFrancesco cantando il Vangelo, pronun-ciava la parola (Gesù)o(Bambino di

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Betlem), si leccava le labbra,quasi agustare la dolcezza di quel dono”, diquel nome. Allo stesso modo don Toni-no Bello.Qualunque cosa abbia fatto ilvescovo, il profeta, il prete, l’educatore,lo sportivo, il musicista, lo scrittore, ilcantore della bellezza e della gioia, l’uo-mo di cultura, il campione della tenerez-za l’ha fatta nel nome e per conto diGesù Cristo, al modo di chi sa abbrac-ciare il tempo e l’umanità.Una Chiesa che recupera credibilità at-traverso la testimonianza. Una (Chiesacon il grembiule), come egli stesso haauspicato: estroversa, al servizio delmondo, senza primati e privilegi, capa-ce di dare del “tu” e di rivolgersi a cia-scuno in modo personale e speciale:propensa a farsi dare del “tu” in modofraterno e solidale. Don Tonino è andatoall’essenziale. Pace e carità. Pace è laprima parola del Risorto. La Chiesa devetenerne conto.Così don Tonino ha considerato i poveri(beati e benedetti): ha dato loro visibilitàin un contesto desideroso di occultarli:si è schierato di preferenza dalla loroparte : ha specificato che (povero) nonsi oppone a (ricco) bensì a (potente) : siè industriato nel promuovere le (pietre discarto) al rango di (testate d’angolo) :ha offerto un’ala di riserva a chi è rima-sto impigliato nei rovi delle nuove e vec-chie povertà: Ha, infine, racchiuso l’en-ciclica della sua vita in un solo preziosoperiodo. (La misura dell’amore è amaresenza misura).Don Tonino ha usato le mani solo peraccarezzare. Non ha mai puntato l’indi-ce contro qualcuno, ma sempre e soloper indicare i traguardi da raggiungerecon l’impegno e la capacità di osare.Pensando alla morte, la desiderata si-mile a quella di Mosè sul Nebo. (Mipiacerebbe proprio un tramonto come iltuo. Lontano dalle luci della ribalta. Colcuore ancora gonfio di passione per lavita. Con gli occhi fiammeggianti nelriverbo di cento ideali e col dito puntatoverso la terra dei miei sogni).Don Tonino si è adagiato fra le bracciadel Signore, rivolgendo l’ultimo sguardodalla sua cattedra scomoda, all’iconadella Madonna delle Grazie invocatacome (donna dell’ultima ora). Il giornodei funerali, decine di migliaia di perso-ne hanno gremito il porto di Molfetta peressere presenti.Giovani e adulti, credenti e non creden-

ti, ricchi e poveri. Tutti insieme.La brezza levantina spirava carezze-vole dall’Adriatico e sfogliava l’Evan-gelo poggiato sul feretro quasi a rica-pitolare il senso di una vita interamen-te compaginata su l’unico dorso che

è Cristo.L’ultima immagine rappresenta don To-nino con il crocifisso in una mano e lafisarmonica nell’altra. Splendida raffigu-razione del suo essere stato totalmentedi Cristo, nella letizia.

SGUARDO SUL QUOTIDIANO

L’esperienza del silenzioUn film-documentario sulla vita deimonaci certosini nella loro casa ma-dre, la “Grande Chartreuse” sulle Alpifrancesi vicino Grenoble, sta diventan-do il caso cinematografico dell’anno.Non è una megaproduzione holly-wodiana; non ci sono effetti speciali; nonci sono grandi attori, anzi, per la veri-tà, di attori non ce né neanche uno enon c’è neppure, come in tutti i docu-mentari che conosciamo, la voce fuoricampo del narratore che accompagnale immagini con le parole.Perché di parole in questo che più di un

film è un’esperienza, non se ne sento-no, o quasi.Per 164 minuti le parole sono ridotte alminimo: qualche breve lettura religiosa(per l’accettazione di nuovi confratelli,per accompagnare un pasto in refet-torio), qualche frammento di canto ec-clesiastico, qualche scampolo di con-versazione nell’unico momento dellasettimana in cui è consentita e, alla fine,il brevissimo discorso di un frate ciecoche spiega la sua idea di felicità.Per il resto le immagini, i suoni dellanatura e del lavoro semplice dei monaci

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ed i colori la fanno da padrone.Siamo invitati a partecipare a piccoleschegge di vita monastica, a volte im-portanti e a volte marginali. Attorno a noi la sinfonia delle gocced’acqua che cadono in una tinozza, loscoppiettìo della legna nel camino, lamelodia delle campane a ritmar i mo-menti della giornata, lo scricchiolìo di unpavimento, il cinguettìo degli uccelli, l’ulu-lare del vento, il fruscio delle vesti, il ru-more del coltello che taglia le verdure, ilcanto dell’acqua che annaffia l’orto. Osemplicemente i giochi di luci ed ombrenei corridoi, il rincorrersi e l’accavallarsidelle nuvole nel cielo.Scena dopo scena, inframmezzate dabrevi citazioni bibliche, prende formasotto i nostri occhi non tanto la vita in unconvento ma il convento stesso. Il se-greto di un luogo che sfugge a moltedefinizioni in cui la regola principale èproprio quella del silenzio grazie al qua-le le cose, anche le più banali, diventa-no presenza tangibile ed importante e

che pone il problema di come la paroladebba emergere dal silenzio senza ilquale si fa solo rumore.Ci è data la testimonianza di comequesta comunità di frati siano in gra-do di comunicare e di vivere non aven-do mai accesso all’inutile parlare.Nella nostra società dominata e go-vernata dai mass-media le parole han-no quasi perso il loro originario sensoe peso.Quando invece la comunicazione è ri-dotta all’essenziale le paroleriacquistano la loro piena autorevolez-za. Qui il problema dunque non è quel-lo di capire se sia necessario scavare ilnostro modo di vivere in profondità piut-tosto che in estensione.L’insegnamento di questi monaci è cheloro approfondiscono quel che diconoe quel che fanno mentre noi spesso ciperdiamo nella molteplicità della co-municazione e nell’apparente diversi-tà delle nostre giornate.

Marco Doria

NotizieNotizieNotizieNotizieNotiziepiù o meno recenti

INCONTRO CON I DIRIGENTIDELLA VESTA PER LA CHIE-

SA DEL CIMITEROL’architetto Caprioglio e don Arman-do si sono incontrati con alcuni diri-genti della Vesta per predisporrequanto necessario per l’avvio delleprocedure per la realizzazione dellanuova chiesa del Cimitero e per im-postare il piano finanziario che ren-da possibile questo progetto. L’in-contro s’è svolto nella sede dellaVesta con risvolti molto positivi.

CHE NE SARA’ DELL’ATTUA-LE CAPPELLA DEL CIMITE-

RO ALLORCHE SARA’PRONTA LA NUOVA CHIESADon Armando si premura di informarequanti si siano posti questa domanda.La cappella è un’opera che appartienealla storia della nostra Città e perciò ri-marrà tale e quale destinata al culto.La cappella rimarrà aperta soprattutto peri fedeli che entrano dalla vecchia entrataperché possano raccogliersi in preghie-ra. Sarà quindi studiato un piano percelebrazioni particolari.

GITA IN BATTELLOSUL BRENTA

Il circolo ricreativo cultu-rale del don Vecchi ha fi-nalmente ottenuto il con-tributo dal Comune peruna meravigliosa gita inbattello (coperto e conservizi) per la risalita delBrenta lungo la Riviera convis i ta ad a lcune v i l levenete e con pranzo abordo. La gita avrà luogoil 14 Giugno, per le preno-tazioni rivolgersi alla se-greteria del don Vecchi.Tel.0415353000

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Sia il Signor Pignattelli che tutte questesquadre di operatori hanno offerto gra-tuitamente il loro lavoro.

TELEVENEZIAVenerdi 29 Marzo don Armando è statoinvitato dall’emittente Televenezia.Per un ora è stata trasmessa un intervi-sta in diretta del responsabile della vitareligiosa al Don Vecchi. Pare che la tra-smissione abbia avuto larga risonanzaalmeno in Città.Mercoledì 5 Aprile don Armando è statointervistato dalla stessa emittente perpresentare il volume “L’albero della vita”di cui è autore insieme alla dottoressaGardinale .

COLOMBA PASQUALE PER GLIOPERATORI DEL DON VECCHIDon Armando ha in occasione della S.Pasqua, ha offerto la colomba con unsuo biglietto augurale ai principali ope-ratori del Centro Don Vecchi.

RICHIESTE AL CENTRO SERVIZIL’associazione “Carpendo solidale Onlus”ha presentato al Centro Servizi un pro-getto per ottenere un finanziamento perfacilitare il servizio inerente alle sue fina-lità.Il progetto prevede l’acquisto di una mac-china stampatrice da 20.000 euro e diotto cassonetti pe la raccolta indumentidal costo di circa 7.000 euro.L’organizzazione di questi due strumen-ti di lavoro renderanno certamente piùefficiente la raccolta e la distribuzione divestiti e mobili usati a chi in città ne habisogno.

CELEBRAZIONE PER GLI INSE-GNANTI DEL PACINOTTI IN

PENSIONESabato 1 aprile don Armando, quale vec-chio insegnante dell’Istituto Pacinotti, haaccolto l’invito di celebrare una S.Messaper gli insegnanti in pensione di suddet-to Istituto tecnico.Hanno partecipato alla S.Messa unaquarantina di pensionati.Don Armando ha parlato della nobile edimportante missione dell’educatore cri-stiano.Dopo la S.Messa i convenuti hanno pran-zato assieme presso una trattoria diFavaro Veneto.

GRANDE SUCCESSO DELCORO “FIORI DI SUCA”

Domenica 2 Aprile il coro “Fiori di suca”di Borbiago s’è esibito per la seconda

Il ricavato dei vari mercatini, è risultatodi 1000 euro è stato destinato a favoredell’erigendo don Vecchi di Marghera.

PRIMAVERA 2006Il buon Dio ancora una volta veste a fe-sta la natura perché trasmette ad ognicreatura il suo sorriso e la sua carezza.Rispondiamo a questo dono del Signoregodendo del creato ed aggiungendo adesso la nostra gioia di vivere e di amare!

PRANZO PER I DIRIGENTIDELL’ASSOCIAZIONE

PARCHISONIANI DEL TRIVENETOSabato 1° Aprile 84 dirigenti delle se-zioni dei parchinsoniani del Trivenetoche hanno partecipato ad un conve-gno a Mestre,hanno scelto di pranza-re al Seniorestorant perchè questastrut tura, che opera a l ivel lovolontariato, s’accontenta del rimbor-so spese, svolgendo la sua opera alivello di servizio.

POTATURA DEGLI OLIVIIl maresciallo della finanza in pen-sione, Signor Pignattelli nativo diOstuni, sabati 1° Aprile ha proce-duto alla potatura di sei grandi oliviche vivono nel parco del Centro donVecchi.Il signor Pignatelli, esperto nell’ar-te della potatura dell’olivo ha pro-ceduto ad un intervento radicale,perché precedentemente non si erariusciti a reperire un esperto in que-sto mestiere.Una squadra di residenti ha taglia-to i rami riducendoli a ramoscelli,che un’altra squadra di signore hapreparato con fettuccia color oro eun biglietto augurale.

LA PARROCCHIA DI SAN PIETROORSEOLO HA DATO L’OLIVO AI

RESIDENTILa Comunità di San Pietro Orseolo, nel-la mattinata della domenica delle palme,ha fatto distribuire in tutti 194 apparta-menti del don Vecchi l’olivo benedettoassieme al periodico della Parrocchiacon gli orari delle funzioni dalla settima-na Santa, perché i residenti vi possanopartecipare.

RIORDINO DELL’IMPIANTO MI-CROFONICO DELLA CHIESA

DEL CIMITEROE’ stato giocoforza far intervenire unaditta specializzata per riparare l’impian-to interno ed esterno della chiesa delCimitero.L’intervento ha avuto carattere ditamponamento nella speranza di avereun impianto più serio allorché sarà pron-ta la nuova Chiesa del Camposanto. Perora pare che tutto vada per il meglio.

DUE NUOVI COLLABORATORINELLE LITURGIE CELEBRATE

NEL CAMPOSANTODon Armando ha chiesto e ottenuto dadue giovani professionisti l’aiuto per lecelebrazioni liturgiche che tiene ognidomenica nella chiesetta del Cimitero oall’aperto sull’altare della Patria.La dottoressa Cristina Serraglio e ildottor Marco Doria, giovani professioni-sti che operano in città d’ora in poi prov-vederanno alle letture, alle preghiere deifedeli ed a quantaltro possa tornare utileper rendere decorosi gli incontri religiosiche si svolgono per la piccola comunitàche si ritrova settimanalmente per lasacra liturgia.Non appena sarà pronta la nuova chiesapenseremo anche per la musica e il can-to sacro.Già un coro di canto gregoriano s’è of-ferto di animare le Sante Messe, comepure il coro Santa Cecilia del Centro donVecchi sarebbe disponibile per questaanimazione, ma purtroppo non c’è spa-zio neppure per i fedeli e perciò non c’èche da aspettere la costruzione dellanuova chiesa.

L’ULTIMO MERCATINO DELLASTAGIONE

La domenica delle palme le signore dellaboratorio artistico del Centro don Vec-chi hanno allestito una mostra mercatosul sagrato della chiesa di Carpendo.

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volta al Centro don Vecchi col suotipico repertorio di vecchie canzonicampagnole e di villanelle, ottenen-do grande successo da parte delnumeroso pubblico di residenti.Gli anziani del centro sono rimasti en-tusiasti dei canti, dellastrumentazione dell’impianto mimicocon i quali sono state eseguite lecanzoni del vasto repertorio.Il risultato battimani a non finire, ecoinvolgimento nei canti tanto che glianziani si sono fatti promettere daicoristi di ritornare in un prossimo fu-turo.

MERCATINO PRO DON VECCHILe signore del laboratorio Artisticodel don Vecchi, approfittando dellapresenza degli anziani per il ritiro spi-rituale ritiro spirituale, hanno orga-nizzato un secondo mercatino a fa-vore del centro stesso, nella hall dellastruttura per gli anziani.

RITIRO PRE-PASQUALEMercoledì 5 Aprile don Danilo, par-roco di Carpendo, ha tenuto il ritirospirituale per gli anziani della parroc-chia.Aquesti anziani si sono aggiunti an-che molti residenti del Centro donVecchi, cosicché quasi un centinaiodi anziani hanno partecipato a que-sta preparazione prossima alla S. Pa-squa.Essendo don Danilo impegnato nelpomeriggio ha condotto la Via Crucisla signora Luciana Mazzer

SCANNERLa signora Luciana Mazzer ha dona-to lo scanner per inserire le fotogra-fie nel nostro settimanale.Ringraziamo ancora una volta la no-stra gentile collaboratrice che oltrefornirci i suoi articoli ci aiuta a stam-parli nel modo migliore.

GLI ASPIRANTI GENITORISono ormai di casa i coniugi che aspi-rano di ottenere in adozione un bim-bo straniero. Non passa settimanache l’A.I.B. (Associazione autorizza-to dallo Stato ad operare in questodelicato settore) non organizzi incon-tri per preparare questi aspiranti ge-nitori all’adozione. Oggi, adottare unbimbo è cosa assai complessa edesige una preparazione d’ordine psi-cologico quanto mai lunga e comples-

sa, per cui queste giovani coppie siritrovano frequentemente negli am-bienti del Don Vecchi per seminari distudio ed incontri di carattereformativo.La struttura articolata del Don Vec-chi pare sia un ambiente ottimale pele esigenze di questa associazione,motivo per cui il Don Vecchi sta svol-gendo in città una funzione veramen-te provvidenziale a vari livelli.

“L’INCONTRO”VA A GONFIE VELE

Il nostro settimanale sembra affer-marsi sempre più tra i fedeli dellanostra città.La tiratura del settimanale ha rag-giunto le duemilaquattrocento copie.Molti fedeli chiedono perché il pe-riodico non sia reperibile anche nel-le varie chiese della città.Ben volentieri potrebbe essereesposto, qualora i parroci ne faces-sero richiesta,o fosseroconsenzienti.La distribuzione nondovrebbe essere per nulla concor-renziale coi vari foglietti parrocchialiperché L’Incontro ha una sua fisio-nomia ben specifica, in quanto trat-ta di problemi che hanno ben pocoa che fare con le attività parrocchiali,ma punta invece alla formazione ealle problematiche della carità,comunque,se i fedeli sono d’accor-do con i relativi parroci, possonoportare copie del periodico nelle lorochiese.

LA SOLENNE CELEBRAZIONEDELLE PALME AL DON VECCHINella sala dei trecento del Centrodon Vecchi s’è svolta quanto maisolenne e partecipata la liturgiadella domenica delle palme.Il coro ha animato la liturgia con

canti appropriati, gli anziani han-no letto con estrema proprietà lapassione e una folta assembleadi residenti, famigliari ed amicihanno gremito la sala totale di piùdi 350 persone.Non sono mancat i neppure ich ier ichet t i che hanno a iutatonella distribuzione dell’olivo be-nedetto.

L’OLIVO PER I POVERI INCIMITERO

Un gruppo di signore della parroc-chia di Carpendo e del centro donVecchi hanno confezionato i ramo-scelli di olivo per distribuirli ai fedelidurante la domenica delle palme.I ramoscelli sono stati posti a dispo-sizione dei fedeli in due grandicestoni alla porta della chiesetta.I fedeli hanno offerto spontaneamen-te ben 850 euro che don Armandoha destinato ai poveri.Suddetta somma, assieme a quantoraccolto al don Vecchi durante la qua-resima, è stata in gran parte manda-ta a Suor Laura Piazzesi missionariaa S.Pablo nelle Filippine ed il parte èstata destinata ad offrire il pranzo adalcuni anziani del don Vecchi che go-dono di pensioni minime.

PER LA NUOVA CAMPANA DEL-LA CHIESA DEL CIMITERO

Qualche giorno fa don Armando hapagato la fusione della nuova cam-pana per la chiesetta del cimiteroperché la vecchia s’era fessurata. Ilcosto è risultato di 700 euro.Un fedele ha già offerto 50 euro edaltri hanno promesso un contributo.ILcosto invece dalla istallazione e del-la elettrificazione che ammonta a cir-ca 2000 euro è stato sostenuto dallaVesta.Don Armando ha ringraziato, me-diante lettera, i responsabili dellaVesta che gestisce il Camposanto,per aver provveduto a questa spe-sa.

UN SITO INTERNET PER ILDON VECCHI , UNO PER

“CARPENEDO SOLIDALE”Si sta lavorando per allestire un sitospecifico per il “Centro don Vecchi”,in modo da illustrare ai “navigatori”di internet la dottrina e le soluzionipratiche di questa struttura pilota a

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favore della terza età.Contemporaneamente si sta prepa-rando un sito per illustrare l’attivitàdella associazione del volontariato“Carpendo solidale” che gestisce imagazzini dei vestiti usati e mobili.Attualmente si sta aspettando dallaTelecom una linea particolare e siprovvederà all’allestimento di questidue siti.Infine un altro sito sarà destinato allapastorale del lutto nella nostra Città.Per aiutare chi è in difficoltà per ilputto e per illustrare come si svolgeil suffragio nella nostra Città.

FIORI PER LA CAPPELLA DELCIMITERO

I fedeli si sono accorti come da qual-che tempo sia curato particolarmen-te il decoro nella chiesetta del Cimi-tero e come sia no disposti con pro-prietà e stile sempre fiori freschi dirara bellezza.Gli artefici di questo miracolo sonoin primo luogo suor Teresa che curacon infinito amore e squisita sensibi-lità l’ornato floreale, e chi fornisce congenerosità i fiori :Il chiosco di FrancoVarretto, le serre di Cianchi, e il gros-sista Alfredo di Olmo di Maerne ol-tre i fedeli che non mancano di por-tare fiori freschi.A tutti questi attori giunga l’ammira-zione e la riconoscenza dei fedeli edi don Armando.

L’ULTIMO MERCATINO DELLASTAGIONE

La domenica delle palme le signore dellaboratorio artistico del Centro don Vec-chi hanno allestito una mostra mercatosul sagrato della chiesa di Carpendo.Il ricavato dei vari mercatini, è risultatodi 1000 euro è stato destinato a favoredell’ereggendo don Vecchi di Marghera.

MAGAZZINO SAN MARTINO ESAN GIUSEPPE

L’associazione “Carpendo solidale”Che opera nell’interrato del “don Vecchi”raccoglie indumenti e mobili per darli achi ne ha bisogno.Non buttar via nulla può servire ad altriTelefono 041 - 5353204

PER CHI VISITA LA TOMBA DEIPROPRI CARI

Nel cuore del nostro camposanto c’èuna piccola chiesa con la porta sem-pre spalancata.

Sono aperte le iscrizioni per le vacanze estive aVilla Flangini ad Asolo.

Per le prenotazioni rivolgersi alla segreteria dellaparrocchia di Carpenedo

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Quando vai a visitare la tomba deituoi cari defunti entra prima in chie-sa per salutare Colui che ha accet-tato di morire perché tu fossi salvatoe per chiedergli aiuto.Tieni pure presente che ogni giornoferiale si celebra la Santa Messa alleore 15 e alla domenica alle ore 10.

POMERIGGIO DOMENICALEALL’INSEGNA DEL BEL CANTODomenica 9 Aprile gli anziani del donVecchi hanno potuto beneficiare di bendue fisarmoniche, quella del maestro cheaccompagna normalmente il coro “Lacarica dei cento e uno” e quella di unnoto fisarmonicista di Marghera che disolito canta serenate in gondola sulCanal grande.S’è formato immediatamente un grandecerchio di anziani nella hall ed hanno can-tato di santa ragione per più di un’ora emezzo le vecchie canzoni della loro gio-vinezza.Suor Teresa è passata con i panettonicosicché il pomeriggio è risultato quan-to mai piacevole.

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Elda e Demetrio Zavagno sabato29 aprile hanno celebrato i loro 45anni di nozze assieme agli anzia-ni del don Vecchi

La mia figlia è nata con molti problemidi salute ed è stata cresciuta con tantisacrifici e amore. Quattro anni fa,quando aveva 23 anni, le è statodiagnosticato il distacco della retina eper i sui belli occhi non si è più potutafare nulla. Io e mio marito siamo crollati,non ce la facevamo più.Nonostante ciò continuavo a pregare laMadonna, giorno e notte,chiedendoleaiuto. Una notte la Vergine mi venne insogno con una dolcezza meravigliosa,invitandomi ad andarla a trovare pressola Grotta di Lourdes. Il giorno doporaccontai il sogno a mio marito con lelacrime agli occhi e qualche mese dopodecidemmo di portare Isabella aLourdes. Arrivati alla Grotta, presentaimia figlia alla Madonna, affidandola alsuo cuore immacolato,pregandola contutta l’anima di darci un segno, la forzae il coraggio di affrontare questo grande

Un miracolo della Madonna di LourdesORA NOSTRA FIGLIA VEDE

CON ALTRI OCCHIdolore. Abbiamo passato giorni serenie pieni di fede, e con la grazia dellaMadonna la nostra vita è cominciata acambiare: oggi vediamo le cosediversamente, siamo più rafforzati nellafede e anche Isabella è più tranquilla. Isuoi occhi non ci vedono più, ma ci vedeil suo cuore: è una ragazza dolce especiale lei è tutto per noi. E’ come unaluce che illumina la nostra vita, è il donopiù bello che Gesù e la Madonna cipotessero fare.Voglio dire a tutti i genitori che hannoquesti problemi di non disperarsi perchécon la disperazione non si risolve nulla,si fa solo del danno a sé stessi e aipropri figli. Si deve avere più fede,avvicinarsi di più a Dio e alla Madonna .se si arriva alla guarigione dell’anima edel cuore allora si gioisce per questi figlie la vita cambia in meglio. La fede è lanostra roccia di salvezza. A. S.

“Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”.La grande invocazione di Isaia (63,19),che ben sintetizza l’attesa di Dio nellastoria dell’Israele biblico, è la stessa cheregna nel cuore di ogni uomo che attendeil ritorno di Gesù. Ma durante questaattesa, ci siamo mai interrogati qualedeve essere il nostro atteggiamento, peresser certi che Gesù non ci passiaccanto senza fermarsi?Qual è la condotta fondamentale che ilcristiano deve tenere?Il primo richiamo che troviamo in questocontesto è dunque quello dell’attesa,ben illustrato nel brano del Vangelo diMarco (Mc 13,33-37). Nell’originalegreco troviamo tre imperativi chescandiscono questa attesa. Il primo è:“State attenti”, letteralmente:“Guardate, badate!”.“Attenzione”, come dice la stessa parola,significa tendere, essere protesi versouna realtà con tutta l’anima. È l’oppostodella distrazione che è, purtroppo, lanostra condizione quasi abituale,soprattutto in una società frenetica esuperficiale come quellacontemporanea. È difficile potersi fissare

su un obiettivo, su un valore, eperseguirlo con fedeltà e coerenza.Rischiamo di far così anche con Dio,che, incarnandosi, è venuto a noi perdiventare la stella polare della nostraesistenza. All’imperativo dell’attenzione subentraquello del “vegliare”, nel senso di nonaddormentarsi, forse a causa dellastanchezza di portare avanti la propriaesistenza e del proprio peregrinarefaticoso su questa terra.. C’è tuttavia unterzo imperativo ripetuto due volte conlo stesso verbo greco: “Vigilate!”. È ilverbo della sentinella che deve stareall’erta, mentre attende pazientementeil passare del tempo notturno per vederspuntare all’orizzonte la luce dell’alba.Il profeta Isaia raffigura in modo intensoe vivace questa lunga attesaintroducendo un dialogo tra duesentinelle, che diventa un simbolodell’uso giusto del tempo: “Sentinella,quanto resta della notte? La sentinellarisponde: Viene il mattino, poi ancorala notte; se volete domandare,domandate, convertitevi, venite!” (Is21,11-12). Bisogna quindi interrogarsi,

convertirsi e andare incontro al Signore.I tre appelli di Cristo: “State attenti,vegliate, vigilate!” riassumono inmodo limpido l’attesa cristianadell’incontro col Signore. L’attesa deveessere paziente, come ci ammoniscesan Giacomo nella sua Lettera: “Siatepazienti fino alla venuta del Signore.Guardate l’agricoltore: egli aspettapazientemente il prezioso frutto dellaterra finché abbia ricevuto le piogged’autunno e le piogge di primavera. Siatepazienti anche voi, rinfrancate i vostricuori, perché la venuta del Signore èvicina. Non lamentatevi, fratelli, gli unidegli altri, per non essere giudicati;ecco, il giudice è alle porte.Prendete, o fratelli, a modello di sop-portazione e di pazienza i profeti cheparlano nel nome del Signore. Ecco, noichiamiamo beati quelli che hannosopportato con pazienza. Avete uditoparlare della pazienza di Giobbe econoscete la sorte finale che gli riserbòil Signore, perché il Signore è ricco dimisericordia e di compassione.”(Giacomo 5, 8).Perché cresca una spiga o sbocci unfiore ci sono tempi che non si possonoforzare; per la nascita di un bimbooccorrono nove mesi; per comporre unlibro o una musica di valore bisogna

I problemi dello spiritoNoN si iNdurisca il vostro cuore!NoN si iNdurisca il vostro cuore!NoN si iNdurisca il vostro cuore!NoN si iNdurisca il vostro cuore!NoN si iNdurisca il vostro cuore!

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spesso impegnare anni in pazientericerca. Questa è anche la legge dellospirito. “Tutto quello che è frenetico /presto sarà passato”, cantava un poeta(R. M. Rilke, I sonetti a Orfeo). Perl’ incontro col mistero occorronopazienza, purificazione interiore,silenzio, attesa. E in questa attesa, noninduriamo il nostro cuore, mentresopportiamo in silenzio gli affronti, le

umiliazioni e le cattiverie del mondo,come scritto nella lettera agli Ebrei(3:15) “Oggi non si indurisca il nostrocuore, come quello dei nostri padri neldeserto, ma, riscaldati dal fuoco del tuoSanto Spirito, accogliamo la Parola divita”. Ricordiamoci che, rispondendo almale col bene, stiamo seminando sulnostro futuro! Adriana Cercato

I vizi capitaliL’invidia

L’invidia è il più velenoso dei peccati. Adifferenza della lussuria, della superbia,della gola, l’invidia è forse l’unico vizioche non dà piacere. Eppure è molto dif-fuso e ciascuno di noi ne ha fatto espe-rienza per aver invidiato o essere statoinvidiato. Evidentemente le sue radicinascoste affondano in quel nucleo pro-fondo dove si raccoglie la nostra identitàche, per costituirsi e crescere, ha biso-gno del riconoscimento. Quando questomanca, la nostra identità si fa più incer-ta, sbiadisce, si atrofizza, e allora su-bentra l’invidia.Per l’invidioso dunque, la felicità altrui èfonte di personale frustrazione. Sminui-sce i successi altrui e li attribuisce allafortuna o al caso o sostiene che sianofrutto di ingiustizia. Se però, nelle stes-se condizioni, quel riconoscimento fos-se andato a lui, allora sarebbe stato pie-namente meritato. Sostanzialmentequindi l’invidioso soffre quando un altroriscuote successo, come se quel rico-noscimento fosse stato negato a lui, chene aveva diritto, per conferirlo ad un al-tro, che non lo meritava. Si invidiano prin-cipalmente titoli onorifici, beni materialio doti personali che fruttano, a chi li pos-siede, una stima in ambito sociale. L’in-vidioso si sente l’unico meritevole di ri-conoscimenti, ma non si impegna se-riamente per ottenerli.L’invidioso non tollera che un altro, conle sue stesse caratteristiche, riesca adottenere di più: infatti l’invidia presuppo-ne la percezione dell’ altro come rivale.Il sociologo Alberoni riporta un esempioper illustrare come l’invidia si consumitra pari: il modesto impiegato difficilmen-te invidia l’auto di lusso di proprietà delricco, ma non accetta che anche il suocollega se la sia potuta permettere.L’invidioso contesta la società: ritieneche essa abbia sbagliato nell’attribuire

fama, ricchezza o onorificenza, e le ab-bia concesse a chi non le meritava. Nella misura in cui al rancore si uniscel’intimo augurio che il bene altrui volgain rovina, l’invidia è considerata dalladottrina cattolica uno dei 7 vizi capitali

Come si comporta l’invidioso?L’invidioso si comporta spesso in modoantipatico. Appare ombroso, viscido emaldicente, in contrasto con la solaritàdel più fortunato invidiato.Sotto il profilo psicologico l’invidioso provauna forte sofferenza e frustrazione de-terminate dalla mancanza di valori,status, ecc., che altri possiedono eavrebbero ottenuto - a parità di sistemasocio-ambientale - senza apparenti diffi-coltà.

Come si corregge?La strategia corretta sarebbe quella dirinunciare alle mete troppo alte quandole nostre forze o le nostre capacità nonci sembrano sufficienti o adeguate. Larinuncia non è sconfitta, ma riconosci-mento del limite, quindi atto di ragione.Ma come si fa a riconoscere i propri li-miti in una società come la nostra chespinge continuamente a oltrepassare ilimiti e ci riconosce solo se riusciamo afarlo? L’invidia ci parla delle qualità chedesidereremmo avere, come delle coseche vorremmo possedere. Se la sappia-mo accogliere in un’ottica costruttiva, cipuò dare energia fino, magari, a raggiun-gere queste qualità o cose. Ponendociinvece in un atteggiamento distruttivo,l’energia viene utilizzata per ridurre il van-taggio che vediamo nell’altro, togliendoa lui qualcosa piuttosto che aggiungerlaa noi.L’invidia è, dunque un elemento impor-tante dell’esistenza che, però può se-riamente ostacolare il benessere perso-

nale e relazionale degli individui. La Chie-sa ci invita a sconfiggerla con la caritàfraterna.

Ma l’invidia è prettamente patri-monio delle donne?Spesso sentiamo commenti sul concettodi amicizia tra donne. Molte pensano chel’amicizia fra le donne sia solo in appa-renza. La solidarietà sembra essere solouna prerogativa maschile. Sono gli uo-mini a fare squadra, a stare in gruppo, avivere insieme. La ragione di tutto sem-bra proprio stare lì: nell’invidia.In base a quanto emerso da uno studiorealizzato dall’Istituto di marketing so-ciale, di invidia soffrono, oggi, nove don-ne su dieci. Un sentimento davvero tra-sversale se, come fanno notare i ricer-catori che hanno intervistato 500 donne,non conosce barriere sociali e culturali.L’invidia colpisce a occhi bendati, quin-di, e travolge manager e casalinghe, ado-lescenti e mature signore. Personalitàdiverse che, in modo altrettanto differen-te, si confrontano con questo sentimen-to non proprio nobile. L’unica certezza èche, comunque, l’invidia non conoscelimiti. Non sono poche, infatti, le mam-me che sono gelose delle proprie figliepiù giovani e belle di loro (il 7% delle in-tervistate).Ma cosa invidiano, sostanzialmente, ledonne alle altre donne? Al primo postoc’è la fortuna di aver trovato “un uomobello e soprattutto benestante” (37 %),al secondo posto la bellezza dall’altra(32%), al terzo posto il fascino (29%).Alle proprie “amiche” le donne invidianosoprattutto la capacità seduttiva (25%)e la serenità (23%), ma anche la “felici-tà tout-court” (20%) e “una più intensavita sociale” (18%).All’invidia si accompagnano poi ancheinquietanti fantasie distruttive. Molte don-ne, infatti, sognano che la rivale spari-sca (43 %), che le succeda qualcosa disgradevole (38%), che perda improvvisa-mente le motivazioni del proprio vantag-gio (37%), che venga abbandonata dalproprio partner (32%). Daniela Cercato

Negli altri non vedocolpe che non abbiacommesso io stesso. Goethe

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noi ci sono altre persone che hannocoinvolto i loro famigliari.Quando don Narciso, il mio parroco, miha chiesto di scrivere questa esperienzaho preso carta e penna con l’intenzionedi scriverla durante l’ora di adorazione,invece solo appena tornata a casa misono messa a scrivere e questa è la miatestimonianza. Quando sono davanti aGesù nel Santissimo Sacramentodell’Eucare-stia capisco la mia nullitàdavanti alla Sua Immensità, niente hapiù importanza ed è cosi che mi parla…nel più assoluto silenzio! Per mezzodella Sua Parola.Tutte le mie difficoltà, le mie gioietrovano lì il loro compimento. Poicontinuo la mia giornata sempre pienadi cose da fare incontrando tantepersone ma sempre con Gesù nel cuoreperché l’Eucarestia è Dio fatto presenzaaccanto alla mia vita, pane per il miosostentamento spirituale, amicizia vicinoal mio cuore di donna.

E’ la testimonianza di Nadia dellaparrocchia di S.Maria Goretti diMestre.E’ tra coloro che vivono e orga-nizzano l’adorazione eucaristicaperpetua

La testimonianza della settimanaLA CHIESA APERTA GIORNO E NOTTE

Era la festa di Cristo Re del 2002,quando la parrocchia di S. Maria Gorettiha dato inizio all’Adorazione Perpetua,dopo una “Settimana Eucaristica”predicata da Padre Alberto Pacini diS.Anastasia di Roma.Da quel giorno più di 200 adoratoricoprono le ore di tutta la settimanagiorno e notte. La chiesa è apertaininterrottamente viene chiusa a chiavedalle 22 alle 6 del mattino ma uncampanello è a disposizione di chiunquevolesse entrare anche di notte.Io che scrivo mi chiamo Nadia e faccioparte dell’organizzazione che prevederesponsabili per ogni fascia oraria. Notte,mattina, pomeriggio sera e sotto di loroancora responsabili per ogni ora di tuttala settimana. Questo per dar modo cheniente sia improvvisato e ci siano uno opiù custodi sempre davanti al SantissimoSacramento.Inoltre ci sono persone che si mettonoa disposizione per cambi e sostituzioni;a sua volta “ogni adoratore” cerca diallargarsi tra parenti e amici per farsisostituire quando è necessario. E’quello che è successo a me: io faccioadorazione dalle 5 alle 6 della mattina,poi è arrivato mio marito che faadorazione dall’una alle 2 di notte e poimia figlia dalle 8 alle 9 di sera e come

INTERVISTA DI LAURA NOVELLOLa vedova che ha messo nella cassa

del tempio un piccolo obolo

Come va don Adolfo? Ci abbraccia ilvecchio sacerdote, con gli occhi che glibrillano,dopo tanto che non ci si vedeva.“Ragazzi che gioia! (ancora ci chiamaragazzi dopo 40 anni) Come va, michiedete? E come volete che vada?Siamo qua, con i nosti acciacchi e inostri problemi, ma con l’aiuto di Diotiriamo avanti”. “A quanto pare in questopaese non tira buon’aria, anche se l’ariaè buona”, scherzo io come un gioco diparole. “Ma no, non drammatizziamo,sapete come sono queste parrocchie dimontagna: d’estate una grandeconfusione di gente, tanti villeggianti che,a dir la verità, sono anche dei buonicristiani, anche se vengono dalla città-ridacchia- d’inverno siamo rimastiquattro gatti, i giovani se ne vanno,cercano lavoro e comodità altrove.

Purtroppo le necessità sono tante, lachiesa fra poco mi cade intesta, quidietro il muro del cimitero – fa un gestosconsolato con le braccia- ma soldi nonse ne vedono”. “Non c’è qualchebenefattore da queste parti?” Non so secapisce la mia ironia.“Si c’è il conte che ogni tanto mi fa un’offerta ma,sapete, se mi da 100 euro lodeve sapere tutto il paese. Quello cheinvece mi incanta è il cuore di tantagente povera. Vi voglio raccontare unfatto. Dovete sapere che qui abbiamouna famiglia bisognosa. Hanno unabambina con una grave malformazionecongenita e qui in Italia nessuno siarrischia a intervenire. Si potrebbeoperare in America dove in casi analoghihanno avuto successo, ma ci voglionosoldi e allora abbiamo cercato di fare

una colletta per aiutarli. Arrivavanospiccioli (e i soliti 100 euro). Poi ungiorno mi trovo in confessionale 500 euroe poche parole”Per Elisabeta” con unasola “t”. Io questa scrittura la conoscomi sono detto. Pensa e ripensa hoavuto un’illuminazione:è un poveraccioche non ha niente, campa con la minima.C’è voluto un’ora per farlo confessare emi ha raccomandato cento volte “chenessuno lo sappia”. Io credo che quei500 euro siano tutti i suoi risparmi. E’proprio vero che chi ha poco è piùgeneroso di chi ha molto. Adesso,appena raggiungiamo la cifra, si parteper l’America e poi aspettiamo che imedici facciano il miracolo, magari conuna spintarella del buon Dio che ha vistotanta buona volontà. Salutiamo donAlfonso e gli infil iamo un tasca“qualcosa” per Elisabetta (ma chenessuno lo sappia). Laura Novello

PREGHIERASignore ti prego di darmi laserenità per accettare ciò che nonposso cambiare, il coraggiosufficiente per cambiare quantomi è possibile e la saggezza utileper distinguere una situazionedall’altra. Signore, resta con noi,non ci lasciare. Nel mondosoffiano venti di guerra, odio evendetta fra i popoli. Tu solopuoi fare rinsavire i capi di statoche guidano i popoli. Noi siamoanziani e abbiamo bisogno ditranquillità.Di serenità e di tantoaiuta da parte dei giovani. Igiovani devono crescere, studiaree lavorare in un clima di pace,giustizia e tollerante convivenza.Signore, resta con noi, non ciabbandonare, illumina la nostramente affinché possiamoserenamente percorrere la rettavia ed additarla ai giovaniche,dopo di noi, dovrannorieducare e fare prevalere i valoriessenziali della vita. Signore, Tuche sei l’Onnipotente, aiutal’umanità a comprendere ilperché Tu ci hai dato questa vitae come dobbiamo comportarcifino alla fine dei nostri giorni.

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DIARIO DI UN PRETE IN PENSIONELUNEDIFino a qualche giorno fa tutto ilgrande prato a levante del Centrodon Vecchi era trapunto da macchiebianche di margherite.Stamattina invece la stessa partesembrava una trapunta di fiori gialliche brillavano al sole più che fosseromonete d’oro.Sono rimasto incantato da tantabellezza; a sinistra la lunga siepeverde di oleandri che si preparano afiorire, a destra la fila di carpini acipresso pieni di foglioline di unosplendido verde tenero.Da qualche tempo seguo consguardo attento e curioso il cambiarscena di questo prato che quasi unregista, poeta e pittore voglia stupiregli anziani del Centro.Tutto in silenzio, tutto gratuitamente,tutto di sorpresa ma soprattutto tuttodi straordinaria bellezza!Ho alzato lo sguardo per cercare discoprire questo sconosciuto regista,e quasi per incanto ricordai miamadre che mi ha insegnato fin dabambino a dir sempre grazie a chimi donava qualcosa.Dissi subito grazie al buon Dio, manon m’è bastato, chiesi anche scusaper me e i miei amici del Centro chenon sempre apprezziamo abbastan-za le attenzioni del buon Dio, che nonaccogliamo come un dono splendidoe sempre gratuito, ma soprattutto chenon diciamo grazie dalla mattina allasera per tutte le cortesie e tutti i doniche il Signore ogni giorno continuaa porgerci nonostante la nostradisattenzione e poca educazione.

MARTEDIPer me i grandi misteri della fede sonocome un’onda lunga che, dopo il pri-mo impatto forte e violento sul miospirito, ci mette tempo ad arrivare alcuore e a lambire tutte le fibre delmio essere.Quest’anno, come ormai avviene datempo, ho cercato dietro all’immagi-ne forte del Cristo dell’ultima cena,della via dolorosa, della croce e del-la resurrezione, l’incarnazione nelnostro tempo, nella nostra società enella vita degli uomini d’oggi.E’ da molto che fortunatamente ho

cessato d’accontentarmi dellaritualità delle liturgie, per vivere in-vece nel quotidiano l’evento che laliturgia m’aiuta a scoprire per viverenella vita d’ogni giorno.Per anni ho con ansia cercato di sco-prire nel mondo in cui viviamo tutti,la cena del signore, ove si crede e sipratica la solidarietà, ove i discepolidi Gesù si pongono in posizione diservizio e m’è parso di scoprire congioia ove si spezza il pane assieme.Ho cercato il povero Cristo che portala croce in silenzio, umiliato tra l’ab-bandono dei discepoli, l’indifferenzadella gente e la cattiveria dei poten-ti, e l’ho trovato in fin troppi luoghiquesto Cristo a cui poter asciugare ilvolto, aiutarlo a portare la croce.Fortunatamente ho trovato pure ilCristo della resurrezione nel sorrisoe nella bontà dei semplici, nello spi-rito di libertà dei coraggiosi, nell’aspi-razione alla pace di uomini di tantebandiere diverse. Quest’anno la miaPasqua e quella della mia piccolacomunità è stata bella ma soprattut-to vera.La liturgia ha segnato la direzione sucui cercare la redenzione del Figliodell’uomo e nulla più!

MERCOLEDIOgni tanto passo di fronte al nuovoospedale che sta rapidamentecrescendo nella campagna di Zelarinoin cui fin l’altro ieri crescevano pan-nocchie ed erba medica.Il nuovo ospedale sarà la più bella egrande cattedrale per i figli di Dio dellanostra città.Spero tanto che si lavori pure perriempirlo di professionisti che abbianopiù a cuore il fratello che l’ambizione, ildenaro, o il prestigio.E’ già cominciata la corsa per ilpiazzamento e per le attività del-l’indotto.So per certo che le agenzie delle pompefunebri si sono gia assicurate sedi dacui poter accaparrarsi la materia primache sarà certamente abbondante,nonostante la struttura, gli uomini diprestigio e gli strumenti di avanguardiami fa soffrire che gli uomini di cuore esoprattutto la mia chiesa non abbiapensato ai degenti più poveri e ai lorofamigliari.Il Foyer S.Bedetto è certamente unastruttura povera e minuta, ma da quasivent’anni offre un posto letto da chisfugge dalla mala sanità del sud percercare guarigione nel nostro nordest.Ma nel prossimo domani quando

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SE FA BENE AL TUO SPIRITODiffondi tra i tuoi amici questo settimanale, che viene scrittosolamente per tradurre col linguaggio della gente del nostrotempo il messaggio di Gesù. Chiedi al tuo parroco di poterloinserire nell’espositore della stampa della tua chiesa, portanequalche copia nei negozi in cui fai i tuoi acquisti,suggeriscilo ad amici e parenti.

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aprirà il nuovo ospedale,sarà totalmentespiazzato.Non conosco che ci sia chi sipreoccupa, chi sogna, chi si voglia farcarico del “povero Gesù ammalato”!Ora sono senza soldi, ma con quel po’di voce che mi rimane in cuore miriprometto di gridare alla mia chiesa chedomani il Giudice non ci domanderàquanti Salmi abbiamo cantato, ma seabbiamo dato un tetto a chi non l’avevanel momento della prova.

GIOVEDIE’ stato certamente un profeta delnostro tempo don Sattini, il fondatore diNomadelfia, la cittadella dell’amore.Il prete che ha osato sognare che uominie donne generose possono diventarepadri e madri di una decina di figli chenon han generato e che ha dimostratoche questo non si può solamentesognare, ma può anche essererealizzato.Presso Grosseto c’è un paese chiamatoNomadelfia in cui c’è un solo codice,una sola legge: l’amore.Ebbene questo prete, che è giunto alpunto di chiedere alla Chiesa d’esserridotto allo stato laicale per poter megliorisolvere i problemi debitori della suaistituzione, ha scritto una bellissimapreghiera che dice pressappoco: ”Angelidalle trombe d’argento, voi checonoscete il nome, il domicilio e ilnumero di telefono degli uomini di buonavolontà, date fiato alle vostre trombeperché questi uomini si riuniscano e siimpegnino a costruire un mondo nuovo,fondato sulla solidarietà e sull’amore”.Capita anche a me di ripetere questoinvito agli angeli del cielo, che qualchevolta mi facciano incontrare qualcheuomo di buona volontà che mi dia una

mano e m’aiuti a sperare e a lottareancora per il mondo nuovo

VENERDILe elezioni non potevano che andarcomunque bene; almeno per me che datempo sono ormai uno spettatoresmaliziato, disinteressato e sornione.Per quanto riguarda la politica Prodi ciha promesso un’Italia finalmente piùfelice, Berlusconi, col completamentodelle sue riforme, un’Italia finalmentenuova. Cosa potevamo volere di più?In ogni caso avremo meno tasse, menoimbrogli, meno sperequazioni, piùgiustizia, e soprattutto un Paese cheingrana la marcia giusta e parte a tuttabirra. Questo è veramente un terno allotto!I satelliti dell’una e dell’altra parte hannofirmato patti d’acciaio e perciò in ognicaso possiamo essere sicuri cheandranno d’accordo e manterranno lepromesse. Chi ha votato a favore delvincitore non avrà che da attendere i fruttidel suo voto, chi invece gli ha votatocontro non ha da temere nulla perchéanche l’avversario del suo beniamino nonè stato da meno in quanto a promesse.Ora dobbiamo un po’ pazientare qualchegiorno e finalmente arriverà l’età dell’oro!Come prete poi le cose andrannoegualmente bene perché tutti ci hannopromesso libertà, rispetto, certezza chefinalmente si realizzerà il Regno, che datempo attendo e che finalmente i politicici hanno assicurato d’aver la formula perrealizzare!

SABATOOgni tanto c’è qualcuno che mi invitaa comprarmi una macchina nuova equalche altro che me ne offre una dimolto migliore della mia “Uno” dellaFiat che m’è stata regalata un paiod’anni fa.Questa gente non sa invece cherimpiango ancora la mia “cinquecento”che pure ho ricevuto usata in regalo circavent’anni fa.M’avevano detto che non l’avrei piùpotuta usare perché non catalizzata edio da povero gnocco, ci ho creduto e l’hodonata ad un universitario dellaparrocchia, Suor Teresa, che a sua voltaaveva ricevuto in regalo una macchinanuova (usata) mi ha passato la sua cheho messo a gas, e che mi va fin troppobene. Anzi, a dir il vero, non ho ancorasuperato il complesso d’avere unamacchina troppo grande e di lusso.

A me la macchina serve per nonprendere la pioggia e mi sarebbesufficiente anche una di quelletrappolette elettriche che vedo correrebarcollanti per le nostre strade.Ho sempre preferito investire i risparmisui vecchi e sui poveri e non me nepento, perché sono convinto che la gentemi stima e mi vuole bene anche setalvolta corro con la mia vecchia Fiat Uno,e sono pure convinto che con quellas’arrivi prima e più facilmente inParadiso!

DOMENICASono sempre stato un inguaribilesognatore spesso ho ringraziato ilSignore d’avermi permesso, anzi aiutatoa sognare perché il sogno carico disperanza scalda il cuore, e da il coraggioper affrontare le difficoltà. Pian piano hodato volto, nelle varie stagioni della miavita, a delle utopie che ho tentato direalizzare con tutte le mie forze.Tanti anni fa mi sono innamorato delloscautismo, e per anni ho investito inesso tutto il mio tempo e fatica e la cittàè fiorita di gruppi scaut come lemargherite sui prati in primavera.Poi ho incontrato la San Vincenzo e ipoveri e questa associazione haacquistato credibilità, articolazione,consistenza così da diventare nelvolontariato solidale una dellecomponenti più significative di Mestre.Quindi c’è stata l’avventura dellaparrocchia con un suo volto bendefinito,che ha acquisito nella societàlocale una presenza estremamentearticolata così da dar volto concreto adun umanesimo cristiano estremamentesignificativo,superando il ghetto,ladimensione culturale, ponendosi indialogo con ogni aspetto della vita el’organigramma parrocchiale ne èdiventato il distintivo specifico.Da ultimo ho perseguito una rispostanuova ed umana per la terza età,ritenendola una delle doloranti povertàdella nostra società e il don Vecchi neè diventato il punto più avanzato è il fioreall’occhiello.Ora però mi trovo solo, quasi senzadiscepoli, con tanta gente che attornoama il quieto vivere e che perciò teorizzalo smantellamento per riposarsi neglistandard consolidati e condivisi.Temo che i miei sogni e le mie autopiediverranno presto pagine ingiallite ditentativi e progetti abbandonati, bellemacerie di un passato scomparso.

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