Anno 11 Numero 1 Febbraio Siamo tornati!€¦ · d Sheeran Multiply “Loving can hurt, loving can...
Transcript of Anno 11 Numero 1 Febbraio Siamo tornati!€¦ · d Sheeran Multiply “Loving can hurt, loving can...
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Ed Sheeran
Multiply
Siamo tornati!
Progetto Joe Box
Anno 11
Numero 1
Febbraio
2
Sommario Salve a tutti Giobertini!
Come state? Siamo finalmente tornati
con una redazione tutta nuova e pronta a
rivoluzionare questo nostro spazio. Sì,
perché il giornalino è il nostro modo per
esprimerci e dovremmo sfruttarlo al mas-
simo! Cosa ne pensate?
Questo mese spero sia andato bene an-
che a voi; per noi della redazione è stato
un po’ frenetico, ma se state leggendo
queste parole vuol dire che ce l’abbiamo
fatta. Febbraio è il mese più corto di tutti,
nonostante quest’anno abbia addirittura
ventinove giorni, ma non sembra passare
mai! E con queste parole mi rivolgo so-
prattutto alle classi che partiranno per la
gita a marzo, ma anche a tutte quelle
persone nate il ventinove febbraio che
festeggiano veramente il loro complean-
no solo ogni quattro anni. Esatto: questo
è uno spazio anche per voi! Non dovete
lasciarvelo sfuggire.
Al mese prossimo!
Il Caporedattore, Giulia Scarpante
Il Vice Caporedattore, Gabriele Manzi
4-6 Rassegna internazionale
8-9 Musica
10-13 Film
14 Serie Tv
15 Teatro
16-17 Libri
18-19 Poesia
20-23 Cosa è successo al Gioberti
questo mese?
24-25 Progetto Joe Box
26-27 I pensieri di Oliver
Sommario.
Piacere, Giulio.
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La nuova redazione
Se vuoi unirti alla redazione contribuendo con articoli, disegni, fu-metti, foto, o qualsiasi altra cosa tu sappia fare, puoi scrivere a
[email protected] e chiedere di partecipare!
Caporedattore: Giulia Scarpante
Vice Caporedattore: Gabriele Manzi
Docente responsabile: Emilia De Maria
Copertina: Anita Vaira
Rassegna internazionale: Flavia Achenza
Musica: Giorgia Dininno e Carolina Dema
Film: Gabriele Manzi e Marta Vallerani
Mappa di Troy: Giulia Magrini e Aurora Cerrato
Serie Tv: Alice Argeri
Teatro: Maryam Ainane
Libri: Irene Giovannini
Poesia: Elena carlini
Disegno per la poesia: Lavinia Rosu
Intervista per la gara di nuoto: Giuliano Vigani
Foto della gara di nuoto: Filippo Pavia
Intervista per la gara di sci: Anita Vaira
Progetto Joe Box: Eleonora Zoe Murru
I pensieri di Oliver: Gemma Fontana
Battute: Gian Maria Filoni e Francesco Berto
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Rassegna Internazionale
USA – A partire dall’1 febbraio, in tutti gli Stati de-
gli USA si svolgeranno le primarie per scegliere i can-
didati repubblicani e democratici, che si sfideranno
alle elezioni presidenziali a novembre 2016. Alla testa
dei repubblicani, si posiziona Donald Trump, salito
agli onori della stampa internazionale per le sue di-
chiarazioni estremiste; a seguire ci sono Ted Cruz e
Marco Rubio. Tra i democratici, invece, spicca la figu-
ra di Hillary Clinton, seguita a breve distanza
dall’anziano senatore del Vermont Bernie Sanders.
Non fidanzar-
ti mai con un
americano. Ti
USA.
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Siria – L’e-sercito gover-nativo siriano ha riconqui-stato le zone rurali a est e sopra Damasco, a sud del Pae-se, sottraen-dole all’ISIS. Poiché il pre-sidente siria-no Assad ap-partiene alla
coalizione orientale (Siria, Iran ed Iraq) sostenuta dalla Russia, l’asse turco/israeliano/saudita si prepara a compiere operazioni militari in Siria (cacciata totale dell’ISIS dal Paese) e nel nord Iraq in funzione anti-russa. Nel quadro generale della situazione mediorienta-le, è fondamentale tenere presente la storica, quanto attuale, opposizione tra USA e Russia.
Egitto – Il 25 gennaio è stato il quinto anniversario dall’inizio del-le proteste che hanno portato alla caduta del governo autoritario di Mubarak l’11 febbraio 2011. Tra il 25 gennaio e l’1 febbraio 2011, più di un milione di persone affollarono il centro del Cairo, chiedendo le dimissioni del presidente; piazza Tahrir divenne tristemente famosa per i violenti scontri tra polizia e manifestanti.
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Sud America – Nel febbraio 2016, l'Organizzazione Mon-
diale della Sanit{ ha dichiarato lo stato di emergenza
di salute pubblica internazionale, in seguito all’ac-
certamento di alcuni casi di pazienti infetti dal vi-
rus Zika in Europa. Questo virus a RNA, isolato per la
prima volta nel 1947 in Uganda, è diffuso soprattutto
nel Sud America ed in particolare in Brasile, dove,
nel 2015, si è registrato un forte incremento dei neo-
nati affetti da microcefalia, sintomo dovuto alla con-
trazione del virus da parte della madre durante la
gravidanza.
.Italia/Egitto – Il 6 feb-
braio è stato ritrovato
il corpo, nudo nella par-
te inferiore e con tracce
di torture e di ferite,
del ricercatore italiano
Giulio Regeni, sparito al
Cairo il 25 gennaio 2016.
Era stato gettato sulla
strada desertica del Cai-
ro-Alessandria, a circa
25 km dalla capitale. La polizia locale ha inizialmente
giustificato l’omicidio adducendo motivazioni persona-
li; tuttavia, il fatto che Giulio avesse scritto sotto
pseudonimo, per “Il Manifesto”, alcuni articoli ineren-
ti alla lotta sindacale contro il governo ha subito
condotto i servizi di sicurezza italiani sulla pista
dell’omicidio politico. Le indagini sono attualmente in
corso, molto rallentate a causa della del voluto disin-
teresse istituzionale.
7
Europa – La politica
internazionale del vec-
chio continente sta vi-
rando verso la chiusura
delle frontiere ai mi-
granti provenienti da
Medio Oriente e Nord
Africa. L’Austria ha
recentemente annunciato che porr{ un tetto massimo
all’accettazione di richieste d’asilo; frattanto, la
Bulgaria ha autorizzato le proprie truppe a schierar-
si sul confine con la Grecia per fermare la rotta mi-
gratoria balcanica. Da quasi un anno, i governi di
Macedonia, Serbia ed Ungheria hanno eretto muri di
filo spinato lungo i loro confini meridionali: lo
stazionamento di centinaia di migliaia di migranti,
bloccati alle frontiere in situazioni di degrado e
minaccia perenne, mette a dura prova la validit{ del
trattato internazionale di Schengen.
Flavia Achenza Rapita carota
dai terroristi.
L’hanno presa
in ortaggio.
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Musica
Il Management del
Dolore Post-Operatorio
Il Management del Dolore Post-Operatorio e un gruppo post-punk italiano. Per ora il loro pub-blico e ridotto ai “pochi ma buo-ni”, ma non e escluso che possano accrescere la loro fama.
Attualmente sono sotto contratto con la casa discografica “La Tem-pesta”( vi dicono niente i Tre Alle-gri Ragazzi Morti?); il loro ultimo disco “I Love You” e un classico mix di sofferenza ed insofferenza, solo qualche volta un po’ sconta-ta.
Fin dall’inizio della carriera si so-no voluti dare un tono da “fine an-ni 80”, come in uno dei loro primi video “Pornobisogno”, che e stato bloccato da youtube per violazio-ne della norma riguardante conte-nuti di materia sessuale o nudit{, dei veri ribelli insomma. Altro esempio della loro voglia di farsi conoscere come i “bad boys italia-ni” e stato il concerto del Primo Maggio 2013, nel quale il cantan-
te, Luca Romagnoli, innalzo un preservativo a mo’ di ostia, susci-tando l’indignazione della chiesa.
Un gruppo sicuramente diverten-te da ascoltare in live, le canzoni danno una grande carica e una decisa sensazione di liberta .
TRACCE DA ASCOLTARE:
-La Pasticca Blu
-Lasciateci Divertire
-Nei Palazzi Carolina Dema
Ed Sheeran Multiply “Loving can hurt, loving can hurt sometimes, but is the only thing
that makes us feel alive.”
“Amare può ferire, amare può ferire a volte, ma è l’unica cosa che
ci fa sentire vivi.”
Questa e la mia strofa preferita del brano “Photograph” tratto dall’album “X” (“Multiply”) di Ed Sheeran. E un cantautore britan-
9
nico che, oltre a scrivere i suoi testi e a cantarli, suona tre stru-menti: la chitarra (che lo accom-pagna in ogni esibizione), il pian-oforte e il violino. I generi che a cui appartiene la sua musica sono il pop, il folk e il contempo-rary R&B. Ha prodotto le colon-ne sonore di “Colpa delle stelle” e di “Lo Hobbit – La desolazione di Smaug” che sono rispettivamen-te “All of the stars” e “I see fire”. Nonostante le due colonne son-ore Ed e principalmente cono-sciuto per alcuni brani che han-no scalato le classifiche
in diversi paesi: “Photograph”, ”Sing”, “Thinking out loud” e “Lay it all on me”, quest’ultima in col-
laborazione con i Rudimental, un gruppo britannico.
La prima canzone dell’album e “One”, che parla della sua paura di perdere un ragazza e del fatto che lei non rimanga nemmeno come una sua amica. Questo bra-no raffigura un periodo che ho vissuto anche io, per questo so-no particolarmente legata a “One”.
Una delle altre canzoni di “X” che mi piace particolarmente e “Bloodstream”: racconta ancora
la sua paura di rimanere solo con la differenza che in questo brano e realmente solo e si lascia cadere mentre guarda la ragazza che ama piena di cicatrici. Ed, siccome era anche lui legato a “Bloodstream”, si e fatto tatuare il titolo sul braccio, insieme ai suoi altri tatuaggi che hanno tut-ti un significato particolare per lui. Un esempio e l’orsetto sul braccio destro, poco sopra il ta-tuaggio di cui ho parlato prima. Quest’ultimo raffigura il sopran-nome che aveva da bambino, Teddy, che e diventato anche il suo nome su instagram, @teddysphotos.
Le sue canzoni parlano sempre di un uomo solo che e in cerca dell’amore di quella ragazza, lui vorrebbe solo tenerla stretta a se e mai lasciarla andare, pur sa-pendo quanto complicato possa essere.
“Darling hold me in your arms in the way you did last night.”
“Tesoro tienimi tra le tue braccia come hai fatto la scorsa notte”
Giorgia Dininno
10
Troy
Titolo: Troy
Anno di produzione: 2003
Sceneggiatura a cura di: qual-
cuno che dell’Iliade non cono-
sce neanche il titolo.
Quando ho scelto -perché sì,
ho deciso di vederlo di mia vo-
lontà- di recensirlo sapevo già
che mi aspettava un’ulcera,
ma lo ricordavo lievemente mi-
gliore di quanto ho visto que-
sta volta. Ah, benedetta igno-
ranza! Non frequentavo anco-
ra il classico.
Considerandolo come un film
tratto da un libro, in questo
caso
un poema, sorge subito una
domanda: è fedele all’origina-
le? No, nemmeno un po’.
“Ma è ovvio che non possa es-
sere più di tanto fedele, il pub-
blico si aspetta un determina-
to tipo di film.”
Non lo nego, probabilmente
va in contro ai gusti di molti
spettatori, ma non se questi
conoscono un minimo l’origi-
nale. Qui lo dico e qui lo nego:
se Omero, ammesso sia esisti-
to, vedesse questo film, quindi
avesse anche la vista, si cave-
rebbe gli occhi.
Ma perché questo film è pura-
mente commerciale? Basta ve-
dere gli attori scelti per le va-
rie parti: Achille è interpretato
da Brad Pitt, Paride da un
emergente Orlando Bloom ed
Ettore interpretato da Eric Ba-
na, che sin
certamente io ho conosciuto
più per Star Trek, ma dettagli.
Basta vedere i loro bei musetti
e i pettorali per capire che li
hanno scelti appositamente
per audience, senza Brad Pitt
credo proprio che la metà del-
le persone che lo ha visto non
lo avrebbe neanche lontana-
mente considerato.
Il motivo per cui questo film
mi ha provocato uno scom-
penso renale non è solo la sua
scarsa fedeltà al testo origina-
le, è l’insieme a infastidirmi.
Posso anche capire che non
fosse possibile inventarsi l’ini-
zio della guerra per poi inter-
rompere e far comparire la
scritta “dieci anni dopo”, ma
almeno si poteva evitare che
durasse sei giorni; i giorni di
guerra rappresentati sono sei,
a cui ne vanno aggiunti dodici,
non mostrati, per il funerale di
Ettore e altri due per l’introdu-
zione del film. In totale sono
venti giorni scarsi, nemmeno
la metà di quanti sono raccon-
F I L M
11
tati nell’Iliade.
Ci sono poi svariati punti illogici
anche da un punto di vista logi-
stico, esempio più palese è
Achille che decapita una statua
di spesso bronzo con un solo
colpo di spada, oppure il fatto
che Sparta e Tebe siano dotate
di un porto. Chissà se gli sce-
neggiatori conoscono la geogra-
fia della Grecia… spero di no.
Si presenta poi un dettaglio par-
ticolarmente interessante: nel
2003, con questo film, abbiamo
una visione sul futuro: Achille
piè veloce, per gli amici lo sven-
tra bambini, è il primo creatore
di stati di whatsapp della storia,
basta ascoltarlo per capire che il
suo copione è un susseguirsi di
frasi fatte. Una persona normale
si aspetta di vederlo squartare
innocenti, invece lo si vede com-
battere vere battaglie solo tre
volte in tutto il film.
Motivi per cui credo sia tratto da
qualcosa di diverso dall’Iliade:
12
-Briseide è cugina di Ettore e Pa-
ride.
-Paride, Andromaca, Elena e
Astianatte si salvano.
-Aiace Telamonio muore davanti
alle mura di Troia.
-Sia Odisseo che Achille vanno
in guerra molto volentieri, come
se non aspettassero altro.
-La pestilenza colpisce i Greci
solo durante il funerale di Etto-
re.
-Paride stesso suggerisce di bru-
ciare il cavallo, nessuna traccia
di Laocoonte o dei serpenti di
Atena.
Ultimo, ma più importante di
tutti gli altri messi insieme:
Achille è etero.
Genere: secondo i creatori do-
vrebbe essere un film epico, d’a-
zione, storico, drammatico,
d’avventura e di guerra. Mi per-
metto di dissentire sul dramma-
tico, sull’epico, sullo storico e
sull’avventura, da questo punto
di vista il genere in cui lo inseri-
rei io è uno solo: trash.
Ammetto che certe scene mi so-
no piaciute… facciamo quattr…
tre… una. La sola scena che mi
è piaciuta veramente è quella in
cui vengono inquadrate le navi
greche che coprono il mare. Il
resto è bocciato.
Voto finale: 2
Consigliato: Aehm… no. Non vi
consiglio di perdere tre ore di
vita a guardarlo.
Detto ciò vi saluto. Ad una pros-
sima recensione.
Gabriele Manzi
Perfect Day
Cast: Benicio del Toro, Tim Rob-
bins, Olga Kurylenko, Olga Ku-
rylenco, Eldar Residovic, Mèlanie
Thierry
Regista: Fernando Lèon de Ara-
noa
Perfect day è un film del 2015
scritto e diretto da Fernando
Lèon de Aranoa, che debutta al-
la direzione di questo film.
La pellicola è un’ adattamento
cinematografico dal romanzo
“Dejarse Llover”.
Corre l’anno 1995 e nelle regio-
ne sperdute e dimenticate della
Bosnia tre operatori umanitari (il
responsabile della sicurezza
Mambrù, la giovane Sophie re-
sponsabile delle risorse idriche
e l’operatore B ) sono impegnati
nella rimozione di un cadavere
da un pozzo che ne impediva la
bonificazione, ma i mezzi a di-
sposizione sono scarsi, i tre
operatori hanno infatti solo una
vecchia corda e un piccolo arga-
no.
Cercando di tirarlo su l’esile cor-
da si spezzò, così l’operatore
“B” , insieme all’interprete, andò
a cercare una corda nei villaggi
vicini. Mambrù e Sophie invece
sono chiamati ad andare al cen-
tro amministrativo dell’ONU per
una riunione con le forze non
governative, mentre si recano
sul posto però, incontrano un
bambino messo in difficoltà da
latri suoi coetanei che lo minac-
ciano con una pistola, presi
dall’assurdità della situazione,
lo portano con loro. Alla riunio-
ne li viene detto che la guerra è
finalmente giunta al termine e di
sospendere quindi tutti gli inter-
venti. Sophie cercò di protestare
poiché era di vitale importanza
bonificare il pozzo entro venti-
quattro ore, ma glielo impedi-
scono.
Il gruppo di operatori allora de-
cide di occuparsi del problema
e, insieme ad un’ analista di
guerra Olga, decidono di andare
alla ricerca della fatidica corda.
Questa ricerca li porterà a con-
frontarsi con le dure realtà della
guerra civile con gli assurdi odi
interetnici e con l’incomprensi-
bile rigidità dell’ONU nei loro
confronti.
Non definirei i personaggi degli
eroi, il film non punta a questo,
anzi mostra le debolezze che
ogni persona a modo suo deve
affrontare per riuscire a dare il
loro piccolo, ma che si dimo-
strerà un grande aiuto. Nono-
stante i temi trattati, la pellicola
riesce a essere anche esilarante
e questo è uno dei suoi punti di
forza, non è un film a “lieto fi-
ne”, non si ottiene nulla che rie-
sca a far dire “che bel lavoro che
hanno fatto”, ma alla fine il kar-
ma si fa protagonista o per me-
glio dire, la pioggia che riuscirà
a salvare la situazione.
Da vedere Assolutamente.
Marta Vallerani
“Nessuno è per-
fetto”, come dice-
va Ulisse.
Zeus a Eolo
:”Qual buon vento
ti porta?”
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la direzione di questo film.
La pellicola è un’ adattamento
cinematografico dal romanzo
“Dejarse Llover”.
Corre l’anno 1995 e nelle regio-
ne sperdute e dimenticate della
Bosnia tre operatori umanitari (il
responsabile della sicurezza
Mambrù, la giovane Sophie re-
sponsabile delle risorse idriche
e l’operatore B ) sono impegnati
nella rimozione di un cadavere
da un pozzo che ne impediva la
bonificazione, ma i mezzi a di-
sposizione sono scarsi, i tre
operatori hanno infatti solo una
vecchia corda e un piccolo arga-
no.
Cercando di tirarlo su l’esile cor-
da si spezzò, così l’operatore
“B” , insieme all’interprete, andò
a cercare una corda nei villaggi
vicini. Mambrù e Sophie invece
sono chiamati ad andare al cen-
tro amministrativo dell’ONU per
una riunione con le forze non
governative, mentre si recano
sul posto però, incontrano un
bambino messo in difficoltà da
latri suoi coetanei che lo minac-
ciano con una pistola, presi
dall’assurdità della situazione,
lo portano con loro. Alla riunio-
ne li viene detto che la guerra è
finalmente giunta al termine e di
sospendere quindi tutti gli inter-
venti. Sophie cercò di protestare
poiché era di vitale importanza
bonificare il pozzo entro venti-
quattro ore, ma glielo impedi-
scono.
Il gruppo di operatori allora de-
cide di occuparsi del problema
e, insieme ad un’ analista di
guerra Olga, decidono di andare
alla ricerca della fatidica corda.
Questa ricerca li porterà a con-
frontarsi con le dure realtà della
guerra civile con gli assurdi odi
interetnici e con l’incomprensi-
bile rigidità dell’ONU nei loro
confronti.
Non definirei i personaggi degli
eroi, il film non punta a questo,
anzi mostra le debolezze che
ogni persona a modo suo deve
affrontare per riuscire a dare il
loro piccolo, ma che si dimo-
strerà un grande aiuto. Nono-
stante i temi trattati, la pellicola
riesce a essere anche esilarante
e questo è uno dei suoi punti di
forza, non è un film a “lieto fi-
ne”, non si ottiene nulla che rie-
sca a far dire “che bel lavoro che
hanno fatto”, ma alla fine il kar-
ma si fa protagonista o per me-
glio dire, la pioggia che riuscirà
a salvare la situazione.
Da vedere Assolutamente.
Marta Vallerani
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SERIE TV SHAMELESS
Salve Giobertin*!
Questa mia rubrica riguarderà so-
prattutto le serie televisive poco cono-
sciute, censurate, tagliate o non tra-
smesse dalle nostre "apertissime" reti
televisive.
L'articolo di apertura riguarderà Sha-
meless USA ( sì c' é anche quella UK
ma trovarla in qualsivoglia forma é
davvero impossibile): trasmessa in se-
conda serata con bollino rosso.
"Shameless" segue le vicende della fa-
miglia Gallagher nel quartiere malfa-
mato del South Side.
Con estrema intelligenza ci vengono
presentati dei personaggi crudi, senza
filtri, sempre in bilico tra l'illegalità e la
voglia di riscattarsi.
Puntata dopo puntata scopriamo un
padre alcolizzato e assente, che vive di
espedienti e che ormai é stato bandito
da casa Gallagher. Una madre che
compare solo per portare scompiglio e
sei fratelli che nonostante tutto riman-
gono uniti prendendosi cura l'uno
dell'altro senza scuse o giustificazioni.
Pur presentandoci ogni personaggio e
ogni suo immancabile trauma , questa
geniale serie tv ci risparmia l'agonia
dei classici teen drama per catapultarci
in uno spaccato di vita reale, senza
chiederci di seguire vicende troppo in-
tricate e problemi non verificabili: Sha-
meless ci fa vedere tutto quello che
deve " senza vergogna" ,come ci sug-
gerisce il titolo.
Programma sicuramente non adatto a
coloro che ricercano storie romantiche
e a lieto fine e cavalieri dall'armatura
luccicante che non si sporcano le mani:
la sopravvivenza, nel South Side , ri-
chiede risse, sangue, sesso, liti furiose
e solitudine. La solitudine di chi deve
prendere decisioni né belle né giuste ,
ma necessarie per sfuggire alla ghi-
gliottina degli assistenti sociali e del si-
stema che non fa i conti con le soglie
della povertà.
Vi lascio con un bacio arcobaleno e vi
invito ad immergervi nella visione di
questa serie televisiva aprendo la men-
te e non vergognandovi se vi scende
qualche lacrimuccia.
Alice Argeri
Ma questa vita sociale di cui
parlate, quante puntate ha?
15
TEATRO
BILLY ELLIOT, LA LEGGENDA DELLA DANZA Ambientato nell'Inghilterra del 1984,
questo strabiliante musical, che si può
considerare come un vero e proprio rac-
conto autobiografico, ha suscitato grandi
emozioni e ha trasmesso al caloroso pub-
blico lo spirito grintoso nell'inseguire e
coltivare i propri sogni.
Billy Elliot, interpretato dal quattordicen-
ne Alessandro Frola, è il protagonista del-
la storia.
Mentre il padre e il fratello sono impe-
gnati nella rivolta dei minatori per scon-
giurare l'imminente chiusura delle minie-
re, il giovane ragazzo si rende conto di
non aver nulla a che fare con uno sport
come il pugilato, bensì trova nella danza
una nuova e differente dimensione attra-
verso la quale esprimere se stesso e il
suo vero talento nascosto.
Nello spettacolo emerge, oltre alle fanta-
stiche Cristina Noci, che riesce a calarsi
perfettamente nel personaggio dell'an-
ziana nonnina di Billy, e Sabrina Morcia-
no, la quale incarna la maestra di danza
del ragazzo e di cui ne scopre il talento
attraverso i suoi metodi alternativi, l'inse-
parabile amico di Billy Elliot, Michael, in-
terpretato da Christian Roberto.
L'"enfant prodige" sfodera doti da vero e
proprio showman con una naturalezza
tale da mostrarsi in perfetta sintonia sia
con il palco sia con gli spettatori.
Coreografie riuscitissime accompagnate
dall'orchestra sulle straordinarie musiche
originali di Elton John, fanno di "Billy El-
liot-il Musical" uno spettacolo incredibil-
mente coinvolgente, anche grazie alle di-
verse tematiche in esso presenti. Infatti la
chiusura della miniera di carbone di Cor-
tonwood, che scatena scioperi e lotte
mettendo a rischio il lavoro di numerosi
uomini, così come il delicato tema dell'o-
mosessualitá affrontato con purezza da
Michael, che indossa abiti femminili per
casa, rappresentano toccanti spaccati di
vita quotidiana che noi stessi viviamo sul-
la nostra pelle.
Tutto questo si lega al grande sogno di
Billy, uno di quelli che è riuscito a rag-
giungere la sua meta in punta di piedi.
Insomma, "Billy Elliot-il Musical" è sicura-
mente un'occasione imperdibile per colo-
ro che conservano nel cuore un grande
sogno e che in qualche modo aspirano a
vederlo trasformarsi in realtá!
Maryam Ainane
16
TRAMA
In Versilia nasce tutto. Nasce la
storia di persone, di cose, di ri-
cordi. Ma è qui che tutto finisce.
O meglio, sembra finire.
Luca è un ragazzo di sedici anni,
alto, occhi azzurri, capelli biondi..
il solito principe azzurro mancato.
Luca non pensa alle ragazze, pen-
sa al surf, pensa alla sua vita. E'
un ragazzo fantastico, solare, in-
vidiato per il fatto di essere il mi-
gliore. Luca non è il migliore, è
unico. Lo pensano tutti. Accanto
a lui cresce, oscurata dalla gran-
dezza del fratello, Luna. E' una
bambina albina, definita quasi di-
versa. I suoi compagni hanno pau-
ra di lei perchè dicono che sem-
bra un vampiro, un mostro. L'unico
che non la deride è Zot. Zot arri-
va da Chernobyl, -è strano-, tutti
dicono. Bhe, è proprio tra strani
che ci si capisce. Infatti tra i due
bambini nasce una complice amici-
zia, di quelle che non si spezzano.
A fare da scudo ai due figli, Luca
e Luna, c'è Serena. Serena sem-
bra essere una donna molto forte,
come un soldato. Ha cresciuto i
suoi figli da sola, senza che nessu-
no le insegnasse come fare. Die-
tro alla sua armatura da soldato
però si cela una donna fragile qua-
si quanto una bambina. L' unica
ragione che ha per salvarsi dal
brusio che i suoi pensieri le provo-
cano nella testa e nel cuore sono i
suoi figli. A Serena sembra crolla-
re il mondo addosso, quando arri-
va Sandro. Sandro non è per nien-
te un playboy, è solo un uomo nella
media, di quelli normali direbbe
Serena, innamorato dai tempi del
liceo della giovane donna. Essendo
il professore di Luca, la può ammi-
rare come se fosse la sua Beatri-
ce, immaginando di essere Dante.
Le vite delle persone si intreccia-
no, si incastrano a tal punto da
restare unite per sempre. Fino al-
la fine.
COMMENTO
Credo che questo libro faccia
crescere, faccia sognare e riflet-
tere sul posto che ognuno di noi
occupa nel mondo. Così come i
protagonisti del libro, ognuno di
noi lega la propria vita a qualcuno,
che sia per sempre o anche solo
per qualche istante. Ma sono pro-
prio quegli attimi a cambiarci, a
modificare il nostro stato d'ani-
mo. Sono i piccoli gesti a farci fe-
lici e sono proprio essi quelli che
dobbiamo saper cogliere sempre.
Anche se piccoli, contengono tan-
to. Credo che durante la lettura
di questo libro ognuno potrà im-
medesimarsi nel protagonista che
più lo rappresenta, viverlo a fondo
provando emozioni molto forti e
volando con la fantasia in un mon-
do forse un poco lontano dal no-
stro o chissà... più vicino di quello
che crediamo!
Qual è il personaggio che più vi
rappresenta? Fatemelo sapere!
Irene Giovannini
17
no, si incastrano a tal punto da
restare unite per sempre. Fino al-
la fine.
COMMENTO
Credo che questo libro faccia
crescere, faccia sognare e riflet-
tere sul posto che ognuno di noi
occupa nel mondo. Così come i
protagonisti del libro, ognuno di
noi lega la propria vita a qualcuno,
che sia per sempre o anche solo
per qualche istante. Ma sono pro-
prio quegli attimi a cambiarci, a
modificare il nostro stato d'ani-
mo. Sono i piccoli gesti a farci fe-
lici e sono proprio essi quelli che
dobbiamo saper cogliere sempre.
Anche se piccoli, contengono tan-
to. Credo che durante la lettura
di questo libro ognuno potrà im-
medesimarsi nel protagonista che
più lo rappresenta, viverlo a fondo
provando emozioni molto forti e
volando con la fantasia in un mon-
do forse un poco lontano dal no-
stro o chissà... più vicino di quello
che crediamo!
Qual è il personaggio che più vi
rappresenta? Fatemelo sapere!
Irene Giovannini
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POESIA
Edgar Lee Masters
William e Emily
Nella morte c’è qualcosa
Che somiglia all’amore.
Se con qualcuno con cui avete conosciuto la
passione
E l’ardore del giovane amore,
Voi anche, dopo anni passati insieme,
Sentite estinguersi a poco a poco il fuoco
E così svanite insieme,
Piano piano, lievemente, quasi inavvertitamen-
te,
Come foste abbracciati,
Uscendo dalla stanza familiare -
Questo è un potere d’unisono fra le anime che
somiglia all’amore!
Come questa, tutte le
p o e s i e d e l l ’
“Antologia di Spoon Ri-
ver”, di Edgar Lee Ma-
sters, sono degli epi-
taffi. Infatti, questi
versi sarebbero scritti
sulle immaginarie lapi-
di di tutti gli abitanti
dell’immaginario paesi-
no di Spoon River.
In questa poesia in parti-
colare, vengono acco-
stati in modo tutt’altro
che macabro i temi della
morte e dell’amore. Ini-
zialmente, nei versi
dell’uno al sette sembra
che l’amore nulla possa
contro la morte, inevita-
bile nel tempo. Nei versi
dall’otto al dieci, inve-
ce, l’amore sembra
(anche con giochi di lin-
guaggio da parte
dell’autore,
che usa paro-
le soavi per
descrivere la
morte) sovra-
stare, addol-
cire la pro-
spettiva di an-
darsene, scri-
v e n d o
“uscendo dal-
la stanza fa-
miliare”.
Questa poesia
è, a mio avvi-
so, molto me-
no triste ri-
spetto ad al-
tre presenti
nell’Antolo-
gia, le quali raccontano
storie di morti piene di
rancore, odio, segreti o
tristezza. Questa poesia,
invece, alleggerisce ed
intenerisce l’idea della
morte, finché si è con la
persona amata.
Elena Carlini
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In questa poesia in parti-
colare, vengono acco-
stati in modo tutt’altro
che macabro i temi della
morte e dell’amore. Ini-
zialmente, nei versi
dell’uno al sette sembra
che l’amore nulla possa
contro la morte, inevita-
bile nel tempo. Nei versi
dall’otto al dieci, inve-
ce, l’amore sembra
(anche con giochi di lin-
guaggio da parte
dell’autore,
che usa paro-
le soavi per
descrivere la
morte) sovra-
stare, addol-
cire la pro-
spettiva di an-
darsene, scri-
v e n d o
“uscendo dal-
la stanza fa-
miliare”.
Questa poesia
è, a mio avvi-
so, molto me-
no triste ri-
spetto ad al-
tre presenti
nell’Antolo-
gia, le quali raccontano
storie di morti piene di
rancore, odio, segreti o
tristezza. Questa poesia,
invece, alleggerisce ed
intenerisce l’idea della
morte, finché si è con la
persona amata.
Elena Carlini
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Cosa è successo al Gioberti questo mese?
non facevo ancora agonismo ma partecipavo lo stesso a gare, arrivavo a fine gara qua-si sempre sul podio; ora, gareg-giando con persone anche più grandi di me, arrivo costante-mente sulla 10° posizione, ot-tenendo però dei buoni tempi." "Cosa provi mentre nuoti?" "In effetti non so bene come risponderti, perchè dipende dalle situazioni: durante l'allenamento mi diver-to, posso scherzare con la squadra, con la quale mi trovo molto bene; ma in gara passo da uno stato di ansia totale a una concentrazione notevole, fino alla gioia del dopo gara." "In che società pratichi nuoto agonistico?" "Attualmente pratico questa at-tività nella società San Giuseppe." "Immagino che l'impegno sia tanto, come fai adesso che fre-quenti il liceo? Hai mai pensa-to di mollare con il nuoto?" "Allora, quando andavo alle medie e praticavo nuoto pin-nato, l'impegno non era ancora
tantissimo. Ora, anche se obiettivamente ci sono molti più impegni, riesco a organizzarmi meglio, qualche volta dovendo anche sacrificare il nuoto, per esem-pio se ho verifiche o interroga-zioni. Sinceramente no, non ho mai pensato di mollare il nuoto:ci convivo da troppo tempo, adesso è quasi una parte di me! Penso che anche quando sarò adulta frequenterò sempre la piscina."
Giuliano Vigani
Gara di nuoto:
Intervista a Benedetta Gilè
Benedetta Gilè, della classe 1^L del liceo linguistico Vin-cenzo Gioberti, ha partecipato alla gara di nuoto scolastica tenutasi nella piscina Colletta. Benedetta si è piazzata in una buona posizione in tutti gli stili, tranne in "rana", dove non ha parteci-pato.Procediamo dunque all'intervista: "Benedetta, c'è uno stile che prediligi di più nel nuoto?" "Sinceramente preferisco lo stile libero, in quanto amo la velocità. Un altro motivo è che ho praticato a lungo nuoto pin-nato, che prevede solo stile libero. E' solo da quest'anno che ho iniziato a fare nuoto puro e di conseguenza ad imparare e a praticare gli altri stili." "Hai mai partecipato a eventi sportivi agonistici, che risultati hai ottenuto?" "Nuoto fin da quando ero pic-cola. Inizialmente , quando
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non facevo ancora agonismo ma partecipavo lo stesso a gare, arrivavo a fine gara qua-si sempre sul podio; ora, gareg-giando con persone anche più grandi di me, arrivo costante-mente sulla 10° posizione, ot-tenendo però dei buoni tempi." "Cosa provi mentre nuoti?" "In effetti non so bene come risponderti, perchè dipende dalle situazioni: durante l'allenamento mi diver-to, posso scherzare con la squadra, con la quale mi trovo molto bene; ma in gara passo da uno stato di ansia totale a una concentrazione notevole, fino alla gioia del dopo gara." "In che società pratichi nuoto agonistico?" "Attualmente pratico questa at-tività nella società San Giuseppe." "Immagino che l'impegno sia tanto, come fai adesso che fre-quenti il liceo? Hai mai pensa-to di mollare con il nuoto?" "Allora, quando andavo alle medie e praticavo nuoto pin-nato, l'impegno non era ancora
tantissimo. Ora, anche se obiettivamente ci sono molti più impegni, riesco a organizzarmi meglio, qualche volta dovendo anche sacrificare il nuoto, per esem-pio se ho verifiche o interroga-zioni. Sinceramente no, non ho mai pensato di mollare il nuoto:ci convivo da troppo tempo, adesso è quasi una parte di me! Penso che anche quando sarò adulta frequenterò sempre la piscina."
Giuliano Vigani
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Gara di sci:
Intervista a Giulia Miglietta
Giulia Miglietta è una studentessa
modello della 4^C del Classico, pe-
rò anche lei ha una passione, cioè
lo sci.
È lei che, con molto impegno, ha
vinto la gara studentesca di sci.
Passiamo all’intervista sulla gara di
sci, che si è svolta a Bardonecchia.
“Giulia, cosa provi quando scii?”
“Diciamo che non penso a nulla,
quando scio la mia mente è com-
pletamente in stand-by.”
“Ti rilassa oppure hai l’adrenalina a
fior di pelle?”
“In realtà mi rilassa.”
“Quando e perché hai iniziato a
sciare?”
“Ho iniziato a sciare quando avevo
tre anni, il perché non lo so, forse
perché avevo una casa in monta-
gna e allora è venuto tutto in modo
“naturale”.”
“Dove hai iniziato a sciare?”
“A La Thuile.”
“Chi ti ha insegnato a sciare?”
“Mio padre ed un maestro di sci.”
“Ahahah, già mi immagino una pic-
cola Giulia con dei minuscoli sci.”
“Ahahah sì, avevo una di quelle or-
rende tute verdi con la striscia viola
e gialla.”
“Ahahah, che carina, comunque,
quando hai fatto la tua prima gara
di sci? Dove?”
“La mia prima gara è stata a La
Thuile e avevo circa sei anni.”
“Tu a sei anni facevi le gare, men-
tre io avevo appena messo un paio
di sci ai piedi ahahah.”
“Ahahah.”
“A che posizione sei arrivata?”
“Non ne ho idea, l’unica cosa che
ricordo è che c’era un bufera di ne-
ve e che non si vedeva niente.”
“A che età hai iniziato a fare sci
club?”
“A sei anni.”
“Insomma, campionessa già da pic-
cola. Adesso, più o meno, a che
posto arrivi quando fai una gara?”
“Circa al trentesimo posto.”
“Quanti siete in tutto?”
“Circa settantacinque.”
“Wow, siete tantissimi!”
“Ahahah sì.”
“Tu in che cosa ti eserciti?”
“Slalom e gigante.”
“Mi puoi spiegare la differenza tra i
due?”
“Certo, nello slalom devi cercare di
finire il percorso nel minor tempo
possibile, passando attraverso le
porte, mentre nel gigante devi pas-
sare in mezzo a delle porte con la
bandiera al centro.”
“Direi che con questo abbiamo fini-
to. Grazie mille per avermi dedicato
un po’ del tuo tempo per intervistar-
ti.”
“Figurati, è stato un piacere”
Così si conclude l’intervista con
Giulia Miglietta, una semplice ra-
gazza con una forte passione per lo
sci.
Anita Vaira
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“A che età hai iniziato a fare sci
club?”
“A sei anni.”
“Insomma, campionessa già da pic-
cola. Adesso, più o meno, a che
posto arrivi quando fai una gara?”
“Circa al trentesimo posto.”
“Quanti siete in tutto?”
“Circa settantacinque.”
“Wow, siete tantissimi!”
“Ahahah sì.”
“Tu in che cosa ti eserciti?”
“Slalom e gigante.”
“Mi puoi spiegare la differenza tra i
due?”
“Certo, nello slalom devi cercare di
finire il percorso nel minor tempo
possibile, passando attraverso le
porte, mentre nel gigante devi pas-
sare in mezzo a delle porte con la
bandiera al centro.”
“Direi che con questo abbiamo fini-
to. Grazie mille per avermi dedicato
un po’ del tuo tempo per intervistar-
ti.”
“Figurati, è stato un piacere”
Così si conclude l’intervista con
Giulia Miglietta, una semplice ra-
gazza con una forte passione per lo
sci.
Anita Vaira
Come si chiama
la campionessa
di sci giappone-
se? Mo Kado
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Joe Box
-uno spazio per la tua voce-
Buongiorno a tutti i lettori! Io sono Eleonora Zoe Murru, una ragazza di quarta ginnasio che vuole proporvi un progetto.
Molto probabilmente conosce-te già il progetto, poiché io, il vice capo redattore Gabriele e una ragazza di nome Lavinia, oltre che ad altri membri della redazione in succursale, siamo
passati lunedì 15, martedì 16 e mercoledì 17 febbraio ad in-formarvi su in che cosa consi-ste la mia idea.
I miei prossimi articoli del gior-nalino saranno basati sui vostri pensieri ed emozioni e consi-
steranno nel dare uno SPAZIO A TUTTI VOI, ragazzi, inse-gnanti, operatori scolastici e persino al Preside (se lo desi-dera) per CONDIVIDERE con il resto della scuola le proprie opinioni.
Su ogni piano del Gioberti, martedì 16 febbraio, è stata la-sciata una scatola (riconoscibile dal nome del progetto Joe Box -uno spazio per la tua Voce-) per darvi la possibilità di scrivere su un bi-gliettino di carta: un vostro pa-rere che riguardi la scuola, una
dedica che vorreste fare a qualcuno, una vostra difficoltà,
un pensiero, può essere anche un giudizio negativo purchè questo porti a una una critica costruttiva, che serva per mi-gliorare la vita e le attività dell’Istituto, un testo che vor-reste far leggere, una poesia, un disegno e tutto quello che ritenete opportuno.
I bigliettini possono essere anonimi o con il nome, ma sul giornalino il nome non verrà pubblicato, poiché molti temi affrontati negli articoli dei prossimi mesi possono acco-munare più persone e non ri-tengo necessario il nome di co-lui che ha lasciato il bigliettino.
L’idea di creare “JOE BOX -uno spazio per la tua voce-“
è nata perché ritengo impor-tante avere la possibilità di esprimere i propri pensieri ed inoltre perché vorrei occupar-mi negli articoli di tematiche che riguardino il Gioberti, più che i fatti esterni alla scuola e in più creare uno spazio che possa essere utile ai lettori, del nostro giornale ”Joe Berti”.
Vi invito tutti a partecipare, così che i miei articoli possano essere pubblicati nei prossimi numeri del giornalino.
Inoltre, riflettete sull’occasio-ne che avrete: condividere un vostro pensiero può essere uti-le sia a voi, sia ad altri che pos-sono provare una simile sensa-zione, oltre a migliorare una condizione nella vostra e no-stra vita scolastica.., quindi non esitate a lasciare un bigliettino nelle scatole!
Aiutatemi a diffondere quest’articolo proponendo alle altre persone del Gioberti di leggerlo o mostrateglielo appe-na ne avete l’occasione.
RINGRAZIO coloro che hanno già lasciato dei bigliettini nelle scatole dal prossimo mese ma-gari li ritroverete pubblicati.
ASPETTO LA TUA VOCE…
Elly Zoe
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un pensiero, può essere anche un giudizio negativo purchè questo porti a una una critica costruttiva, che serva per mi-gliorare la vita e le attività dell’Istituto, un testo che vor-reste far leggere, una poesia, un disegno e tutto quello che ritenete opportuno.
I bigliettini possono essere anonimi o con il nome, ma sul giornalino il nome non verrà pubblicato, poiché molti temi affrontati negli articoli dei prossimi mesi possono acco-munare più persone e non ri-tengo necessario il nome di co-lui che ha lasciato il bigliettino.
L’idea di creare “JOE BOX -uno spazio per la tua voce-“
è nata perché ritengo impor-tante avere la possibilità di esprimere i propri pensieri ed inoltre perché vorrei occupar-mi negli articoli di tematiche che riguardino il Gioberti, più che i fatti esterni alla scuola e in più creare uno spazio che possa essere utile ai lettori, del nostro giornale ”Joe Berti”.
Vi invito tutti a partecipare, così che i miei articoli possano essere pubblicati nei prossimi numeri del giornalino.
Inoltre, riflettete sull’occasio-ne che avrete: condividere un vostro pensiero può essere uti-le sia a voi, sia ad altri che pos-sono provare una simile sensa-zione, oltre a migliorare una condizione nella vostra e no-stra vita scolastica.., quindi non esitate a lasciare un bigliettino nelle scatole!
Aiutatemi a diffondere quest’articolo proponendo alle altre persone del Gioberti di leggerlo o mostrateglielo appe-na ne avete l’occasione.
RINGRAZIO coloro che hanno già lasciato dei bigliettini nelle scatole dal prossimo mese ma-gari li ritroverete pubblicati.
ASPETTO LA TUA VOCE…
Elly Zoe
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I pensieri di Oliver
Domenica scorsa era San Valenti-
no.
Ora, indipendentemente dalla
mia situazione sentimentale, vor-
rei rendervi partecipi della profon-
da disapprovazione che provo per
questa festività.
Non credetemi solo come una per-
sona arida di cuore che detesta per
ragioni incomprensibili l’amore,
gli innamorati e quant’altro. Al
contrario, certo non lo dimostro,
ma sono una di quelle persone che
nei film romantici rimane con
gli occhi spalancati e il respiro af-
fannato nella scena del bacio, che
spera sempre in un lieto fine come
nelle favole, che non lo dice, ma
sogna sempre di diventare il prin-
cipe azzurro di
qualche bellissima
e indifesa donzel-
la in una fredda
giornata di au-
tunno sotto la
pioggia battente, e
che con occhi scin-
tillanti ti bacia
mentre tu la porti
in salvo nel tuo
castello.
Solamente, davvero, sono un nor-
male liceale in piena adolescenza
e non riesco a comprendere perché
e per come tutti i San Valentini
di tutti gli anni, tutti i miei ami-
ci passino felicemente la giornata
degli innamorati con le loro ra-
gazze, mentre io quando sono
fortunato chiedo di uscire al mio
libro di algebra (con tutto il ri-
spetto per la matematica).
In breve sintesi: due anni fa ho
passato l’intero 14 febbraio a ripe-
tere sul pullman la terza in sig-
ma elidente con gli altri passeg-
geri, autista compreso, che nei po-
chi momenti in cui non amoreg-
giavano con la/il propria/o fidan-
zata/o mi guardavano come se li
stessi maledicendo in un dialetto
arcaico della lingua voodoo parla-
ta da un ostrogoto. L’anno scorso
ho trascorso la giornata di San
Valentino a scuola, a fare versio-
ni di Latino dove non ho trovato
mezzo dio che non ci avesse pro-
vato con almeno 14 tra ninfe,
donne mortali e dee. Quest’anno
quindi sono stato previdente:
niente pullman e niente versioni
di dei flirtatori. È stato persino
peggio in realtà: avete presente
tutti quei 17 milioni di parenti
che neanche sapevi di avere che
ogni tanto spuntano da qualche
angolo remoto della Siberia o di
un’isoletta grande come il cortile
interno del Gioberti situato in un
punto non ben definito del globo
che su per giù è compreso tra il
Polo Nord e il Polo Sud? Ma sì, le
stesse persone che nell’inverno
della terza media senza avere la
più minima idea di come tu po-
tessi essere imparentato con loro ti
avevano suggerito di andare a fa-
re il Liceo Classico “che ti apriva
la mente” facendoti un elenco
lungo 7 volte la circonferenza di
Giove sull’utilità di studiare il
Latino, e che poi avevi scoperto che
infatti non avevano neanche fat-
to un liceo e avevano passato la lo-
ro vita ad allevare capre in un ar-
cipelago senza nome vicino a Cu-
ba. Comunque, esattamente quel-
le persone lì, tutte, una per una
mi hanno chiamato come amici
di vecchia data, e ovviamente cosa
mi hanno chiesto? <Ma allo-
raaa…e la fidanzatina>. Pur-
troppo essendo al telefono non
hanno potuto vedere la mia faccia
e metà tra irritazione e dispera-
zione. L’unica cosa che so per cer-
ta è che l’anno prossimo taglierò i
cavi del telefono!
Oliver e Gemma Fontana
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zata/o mi guardavano come se li
stessi maledicendo in un dialetto
arcaico della lingua voodoo parla-
ta da un ostrogoto. L’anno scorso
ho trascorso la giornata di San
Valentino a scuola, a fare versio-
ni di Latino dove non ho trovato
mezzo dio che non ci avesse pro-
vato con almeno 14 tra ninfe,
donne mortali e dee. Quest’anno
quindi sono stato previdente:
niente pullman e niente versioni
di dei flirtatori. È stato persino
peggio in realtà: avete presente
tutti quei 17 milioni di parenti
che neanche sapevi di avere che
ogni tanto spuntano da qualche
angolo remoto della Siberia o di
un’isoletta grande come il cortile
interno del Gioberti situato in un
punto non ben definito del globo
che su per giù è compreso tra il
Polo Nord e il Polo Sud? Ma sì, le
stesse persone che nell’inverno
della terza media senza avere la
più minima idea di come tu po-
tessi essere imparentato con loro ti
avevano suggerito di andare a fa-
re il Liceo Classico “che ti apriva
la mente” facendoti un elenco
lungo 7 volte la circonferenza di
Giove sull’utilità di studiare il
Latino, e che poi avevi scoperto che
infatti non avevano neanche fat-
to un liceo e avevano passato la lo-
ro vita ad allevare capre in un ar-
cipelago senza nome vicino a Cu-
ba. Comunque, esattamente quel-
le persone lì, tutte, una per una
mi hanno chiamato come amici
di vecchia data, e ovviamente cosa
mi hanno chiesto? <Ma allo-
raaa…e la fidanzatina>. Pur-
troppo essendo al telefono non
hanno potuto vedere la mia faccia
e metà tra irritazione e dispera-
zione. L’unica cosa che so per cer-
ta è che l’anno prossimo taglierò i
cavi del telefono!
Oliver e Gemma Fontana
Meglio soli
che pianeti
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