I can nibali del ciclismo siciliano

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Lungo pedalare attraverso centoventi anni di passione praticata per le due ruote, che parte dalle sfide nel velodromo Trinacria, passa per l’invenzione del Giro di Sicilia – prima corsa a tappe italiana – e tocca i velodromi di Catania (Villa Bellini), Milazzo (sulla spiaggia), Noto (nel vecchio stadio Comunale), Paternò (nel Salinelle) e Palermo. Con un filo teso fra il mitico Vincenzo Florio e quel Ciccio Ingrillì che portò nell'isola i Mondiali, spalmandoli fra Agrigento, Capo d’Orlando, Catania e Palermo, da impareggiabile promotore del turismo, delle bellezze architettoniche e della cultura isolani.

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AntipodeSport4

Collana diretta da Giuseppe Bagnati

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I Can...nibali del ciclismo siciliano

Gaetano Sconzo

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Casa Editrice AntipodesVia Toscana, 2 90144 [email protected]

ISBN: 978-88-96926-20-8

G. Sconzo, I Can...nibali del ciclismo siciliano, Antipodes, Palermo

2013

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INDICE

I Can…nibali del ciclismo siciliano 7

Ingrillì, l’erede di Florio 9

Velodromo, un antico pallino 10

A cavallo d’un cavallo d’acciaio 11

Un bicchiere di Florio per far carriera 12

Dal “Trinacria” al “Florio” 13

L’emigrante che sbaragliò l’Europa 15

Nibali all’assalto di Napolitano 16

E già, lui era il Giramondo 17

Mille rose sulla tomba di Lina Gori 19

Didascalie 22

La pesca magica di Ginettaccio 29

Messina batte Palermo 37-36 30

Da Gino Aglieco a Pino Zullo 31

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I purosangue in transito: c’è anche Visconti 39

Giorlando il “re” dei meno fortunati 40

La velleitaria sfida della Ovis 42

La quota rosa Alfonsina 42

Quelli che correvano all’… indietro 45

Due amarissime tragedie 46

Didascalie 47

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I CAN…NIBALI DEL CICLISMO SICILIANO

L’Italia appassionata delle due ruote in un sol colpo s’è risve-gliata felice ma con un dubbio amletico: possibile che la Sicilia,dopo aver ospitato alla grande i Mondiali del 1994, abbia visto in-crociare le gambe al mitico patron Ciccio Ingrillì – erede dellafama di grande organizzatore dopo l’antesignano iniziatore Vin-cenzo Florio ed il suo erede Marcello Sofia – ma sia egualmentevenuta fuori con una valanga di ciclisti di assoluto spessore, oraaddirittura capace di esprimere entità di valore mondiale comeVincenzo Nibali e Giovanni Visconti? Ovvero, abbiamo trovatol’isola del tesoro su due ruote? La risposta più logica è che, dopoIngrillì, la promozione del ciclismo isolano è franata, per cui è fio-rita l’emigrazione dei migliori talenti giovanili; quindi che i ra-gazzi trasferitisi al Nord per buona parte hanno espresso entitàcapaci di apprendere, fare preziose esperienze, dare battaglia edanche esplodere. Nibali ha fatto presto le valigie; Visconti inveces’è definitivamente trasferito, armi e bagagli, dopo un faticosis-simo pendolarismo legato alla giusta esigenza – imposta da papàe mamma - di assicurarsi innanzitutto un diploma scolastico.Ma chissà se i suoi “voli” – bagaglio e bici appresso - del venerdìpomeriggio e della domenica sera, per partire da Borgo Molara erientrarvi in tempo per tornare fra i banchi, probabilmente sianostati per lui la migliore scuola di vita.

Entrambi sono in prorompente ascesa tecnica ed agonistica,figli della covata professionistica di otto stagioni orsono, dunquedel 2005. Nibali, messinese, compirà ventinove anni il 14 novembre.Corre per la lussemburghese “Astana Pro Team” ed è stato in forzanell’ordine a Fassa Bortolo (2005) e Liquigas (2006/2012); Visconti,

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“torinese” di Borgo Molara – una delle ultime propaggini del co-mune di Palermo ma già ad un tiro di schioppo dalla più pittorescaMonreale -, ha compiuto trenta anni il 13 gennaio e, partito dallaDomina, ha difeso i colori di Milram (2006), Quick Step(2007/2008), ISD (2009/2010), Farnese (22011), Movistar (2012);attualmente indossa la maglia della spagnola “Movistar Team”.Nibali è in ascesa prepotente da quattro stagioni e dunque non èun caso se abbia messo le mani con decisione assoluta sull’ultimoGiro, fra l’altro protagonista di gloriose, diremmo eroiche tappesopra e sotto la neve, annichilendo il gruppo; Visconti da sei annifa incetta di titoli, avrebbe dribblato qualche insidia subdola, pro-cede deciso sulla propria strada. Nibali indubbiamente è uomo dacorse a tappe, in salita è una inesorabile gremagliera anche nellatregenda della neve e della nebbia, in discesa mette paura a chi –motorizzato – voglia stargli quanto meno sulla scia o comunquescorgerlo all’orizzonte. Visconti forse è più tagliato per le gare inun giorno, ma si difende benissimo nelle corse di tre settimane equando la salita è aspra.

Li troveremo in lizza per i Mondiali del prossimo triennio?Ce lo auguriamo, anche perché un duello iridato Messina-Palermosu due ruote sarebbe una affascinante quanto inedita prospettiva.Ma è ovvio che la chiave del successo nella loro carriera è l’ap-partenenza a squadre bene assortite, all’altezza di sopperire adogni esigenza, vogliose e capaci di lavorare tatticamente in ognievenienza.

Insomma equipe costruite su misura: nel ciclismo – più che al-trove, da soli non si possono fare miracoli; forse qualche dote inpiù in tal senso la possiede Vincenzo Nibali, “lo squalo” che divorail gruppo degli antagonisti.

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sui rulli e nei circhi, volle scommettersi nel record su pista sulle12 Ore, fermandosi dopo ben 325 chilometri. Lasciò la vita, scen-dendo dalla più amata bici, per un infarto a 64 anni, come dettonel 1959.

Quelli che correvano all’… indietro

Ma negli annali spicca anche una singolare “quota nera”: forsenon ricordate quando gli organizzatori del Giro d’Italia deciserodi vestire con una casacca di colore appunto nero l’ultimo in clas-sifica. Fu così che emerse la figura bislacca di Luigi Malabrocca,uno che a caso si trovò ad indossare fra i primi quel simbolo e…ci prese gusto, tant’era la pubblicità assegnatagli sui giornali.Convinto di non avere goduto di cotanta notorietà quando vinceva(e lo aveva anche fatto spesso), mastro Luigi intuì subito quantofosse difficile tenersi “sempre” all’ultimo posto in classifica, nonrischiando l’esclusione per avere tagliato il traguardo fuori tempomassimo. E, siccome aveva in tale Giuseppe Ticozzelli (un ex cal-ciatore nel Casale, nell’Alessandria e nella Spal anche in serie A!)di Lomellina un acerrimo avversario nella contesa della maglianera, ricorreva a tutti i possibili sotterfugi, pur di restare…battuto!Ticozzelli – che arrivava al via in taxi ed indossava sempre la di-visa nero stellata del Casale - fra l’altro nel 1920 era stato azzurronell’incontro Italia-Francia (9-4). Nella corsa… alla rovescia, Ma-labrocca più volte lo videro nascosto in un fosso, calato in un ca-nale asciutto, rannicchiato in un grosso bidone di granaglie, daautentico maestro del marketing dell’ultimo posto in tempomassimo! A Malabrocca e Ticozzelli comunque fece saltuaria con-correnza anche “Ciuciarode”, ovvero il succhia ruote GiovanniPinarello, successivamente grande ideatore di telai da corsa.

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Due amarissime tragedie

Sulle strade dell’isola cento imprese, ma anche alcune amaris-sime tragedie. In ospedale a Catania nel 1976, moriva Juan ManuelSantisteban della Kas, 32 anni, caduto in curva per un dannatobrecciolino nella zona di Aci Sant’Antonio: al Giro aveva sosti-tuito iin extremis il compagno Garcia. Un ospedale a Palermo nel1986, moriva Emilio Ravasio dell’Atala, 26 anni, caduto nellaValle del Belice, si disse perché frastornato dal rumore di un eli-cottero che sorvolava il gruppo ad altezza ridottissima, durante laPalermo-Sciacca: al traguardo stava male tanto da consigliarel’immediato avvio in ospedale nel capoluogo dell’isola. Qui glivenivano riscontrati due fatali ematomi cerebrali: operato in viad’urgenza, perdeva la vita dopo due giorni.

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