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7/21/2019 Anna Rossi 05 06 http://slidepdf.com/reader/full/anna-rossi-05-06 1/68 Istituto MEME s.r.l. di Modena associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles “La musica come stimolo per la memoria”  Musicoterapia con anziani e malati d’Alzheimer  Scuola di Specializzazione: Musicoterapia  Relatore: Dott. Roberta Frison Contesto di Project Work:  Casa protetta Tesista specializzando: Anna Rossi  Anno di corso: Primo  Modena, 17/06/2006  Anno accademico 2005-2006

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Istituto MEME s.r.l. di Modena

associato a

Université Européenne

Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles

“La musica come stimolo per la memoria”

 Musicoterapia con anziani e malati d’Alzheimer 

Scuola di Specializzazione: Musicoterapia

 Relatore: Dott. Roberta Frison

Contesto di Project Work:   Casa protetta

Tesista specializzando: Anna Rossi

 Anno di corso: Primo

 Modena, 17/06/2006

 Anno accademico 2005-2006

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  i

INDICE 

1 Introduzione ………………………………………..…… pg. 1

2 Cenni sull’anziano ……….……………...…………….. pg. 5

2.1 L’invecchiamento dell’uomo ……………...……… pg. 7

2.2 Musicoterapia con anziani e malati di Alzheimer ……... pg. 10

2.3 

La musicoterapia umanistica per persone anziane e

malati di demenza d’Alzheimer …………………….. pg. 14

2.4 Convibrare con l’anziano e il malato di Alzheimer …….. pg. 16

2.5 Il dialogo sonoro …………………………………….. pg. 17

3 Metodologia …………………………………………….. pg. 19

3.1 Struttura incontri …………………………………….. pg. 20

3.2 Linee di intervento e presupposti metodologici ……... pg. 21

3.3 Attività musicali ………….………………...………. pg. 22

3.4 Strumenti di lavoro ………………………….….. pg. 22

3.5 Lavoro di gruppo ……………………………... pg. 23

3.6 Frequenza degli incontri ……………………………... pg. 23

3.7 Luoghi e setting ……………………………………... pg. 24

3.8 Collaborazione con l’equipe multiprofessionale ……… pg. 243.9 Collaborazione con le famiglie …................................ pg. 24

4 Il trattamento della malattia di Alzheimer secondo R.O. Benenzon pg. 26

4.1 Metodo terapeutico ………………………........... pg. 28

5 Project work ….................................................………….. pg. 32

5.1 Contesto generale del lavoro ..............................…. pg. 32

5.2 Luoghi della terapia ……………………………... pg. 32

5.3 Lo strumentario ……..………………………………. pg. 34

5.4 Scelta dei pazienti all’interno della struttura ……… pg. 34

5.5 Nascita del metodo terapeutico da me utilizzato …….... pg. 39

5.6 Descrizione generale dei quattro ospiti osservati …….... pg. 41

5.7 Attività proposte al gruppo di anziani …………….... pg. 45

6 Risultati della mia esperienza …………………………...…. pg. 58

6.1 Conclusioni della mia osservazione …………….... pg. 61

6.2 Conclusioni generali ……….……………………... pg. 62

7 Bibliografia …………………………………………….... pg. 66

8 Sitografia …………………………………………….... pg. 66

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1

 

1 INTRODUZIONE

Il seguente project-work tratta l’esperienza di tirocinio di

musicoterapia svolta all’interno di una casa protetta per anziani in

 provincia di Reggio Emilia.

Ho iniziato questa attività non avendo molte basi teoriche, solo la

lettura di alcuni libri quali:-  “Musicoterapia con il malato di Alzheimer” (esperienze,

tecniche, riflessioni) P.A.M. (Progetto Anziani Musicoterapia);

-  “Setting arteterapeutici e clinica sociale” (interventi in ambito

comunitario residenziale geriatrico e psichiatrico) di Giovanni

Lauro Sacchetti;

-  “Musicoterapia e malattia di Alzheimer” (proposte applicative e

ipotesi di ricerca) a cura di Alfredo Raglio, Gerardo Manarolo e

Daniele Villani.

L’unica cosa che conoscevo bene erano gli anziani della Casa

Protetta situata in un piccolo comune di Reggio Emilia questo perché

vi lavoro come Operatore Socio Assistenziale.

All’interno di questa struttura non vi era la figura del

musicoterapeuta, ma a volte, durante le feste a tema o di compleanno,

improvvisavo con il mio flauto alcune melodie popolari.

Durante queste occasioni ho notato reazioni inaspettate da parte

degli ospiti come per esempio il pianto di un paziente, in uno stadio

terminale di demenza senile di tipo Alzheimer, dopo il canto del brano

“Romagna Mia”.

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Così ho deciso di approfondire queste piccole esperienze con un

 progetto di sei mesi circa, che ho iniziato a gennaio e terminato a

giugno.

Durante questi incontri, che svolgevo in modo rituale il giovedì

 pomeriggio dalle 15.00 alle 16.00, non ho semplicemente intonato

melodie popolari da far cantare, pensando che a lungo andare questo

avrebbe riscosso poco interesse. Così ho inserito altre attività come la

costruzione di strumenti musicali con materiali di recupero, la

conversazione, il ricordo e il racconto di esperienze passate, la

conoscenza di forme e suoni di strumenti musicali classici.Ad un gruppo di anziani ho insegnato un canto a due voci non

conosciuto da nessuno degli ospiti dove come obiettivi mi ero posta la

memorizzazione del testo seguita dal battito delle mani, in modo da

avere un ritmo comune e poter meglio eseguire la polifonia.

Questa attività potevo svolgerla con persone mentalmente lucide o

quasi.All’interno dei libri che ho letto vi sono anche esperienze svolte con

 persone affette da demenze come la demenza di Alzheimer, che come

sappiamo dalla letteratura esistente, è una malattia senile cagionata da

una grave degenerazione dei neuroni cerebrali.

Le persone colpite da questa malattia sin dall’inizio presentano una

 progressiva e sempre più grave compromissione del linguaggio ed

infine una completa perdita della memoria e delle capacità

intellettuali.

Altri sintomi tipici sono da una parte la diminuzione dell’emotività

e dell’iniziativa, dall’altra un incremento dell’ostinazione, che spesso

giunge alla sospettosità e ad atteggiamenti paranoidi e aggressivi.1 

1 Giovanni Gelmini, “Geriatria per operatori socio sanitari”, (Il sistema nervoso aspettineurologici), Carrocci Faber, pg. 174. 

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Abbastanza spesso è presente anche una componente di ansia e

depressione.

L’obiettivo che mi ero posta con queste persone era il ridurre

l’aggressività, rivitalizzare l’umore stimolare la memoria e lo stare

con gli altri.

Questa non è una cosa semplice perché non si possono fare richieste

specifiche al paziente visto che spesso le rifiuta. Sia pur con difficoltà

questi pazienti vanno conquistati dolcemente e dolcemente guidati a

sperimentare piacere e gratificazione.

L’uso della musicoterapia costituisce una via privilegiata perstimolare le parti sane del cervello e riorientarlo alla vita.

Elementi importanti che ho riscontrato durante le varie sedute con

queste persone sono la capacità di ascolto, l’uso del suono, della voce

e del movimento. Altre parti fondamentali sono il gesto il segnale

espressivo mimico; questi sono i punti su cui ho impostato il mio

lavoro in modo da poter aprire un canale di comunicazione.All’interno di questa tesi ho raccolto, con l’aiuto degli ospiti di

“Villa Ilva”, alcuni testi di brani popolari anche se il ricordo del testo,

da parte degli anziani, è stato un po’ frammentario.

L’inizio di questa attività non è stato così semplice ed immediato, le

difficoltà sono state molte come per esempio l’inserimento degli ospiti

all’interno di un gruppo di cui non conoscevano nulla; cantare ed

esprimere le proprie emozioni a persone che si vivevano nello stesso

stabile, ma erano praticamente sconosciute.

Piano piano questi problemi sono scomparsi, anzi, in un secondo

tempo, erano proprio gli ospiti a chiedermi quando si sarebbe svolta

l’attività di musica.

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Molto spesso, nei giorni trascorsi tra un incontro e l’altro, gli

anziani pensavano a testi di canzoni da proporre nella“seduta”

successiva.

Frasi come:

“Questa musica mi fa’ tornare a dodici anni!”;

”Queste canzoni sono belle, ci riportano alla gioventù…

sembra che possiamo rigustare quell’epoca…”;

“Riascoltare qualcosa che piaceva, sembra si senta un brivido!”;

“È come rivivere cose già viste”.

Queste esclamazioni mi hanno portato a pensare che gli anziani

sono consapevoli degli effetti benefici del far musica insieme e del

 potere della musica di “trasformarli” e di ridare loro nuova vita.

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2 CENNI SULL’ANZIANO

 Negli ultimi anni il termine anziano è stato messo in discussione,

 perché non si sa definire con precisione l’età che lo rappresenta, anzi,

c’è chi pensa che non esista.

L’anziano però, a causa dell’età e dell’attuale organizzazione si

trova inserito in un duplice processo di degradazione vitale: quellodell’invecchiamento biologico e quello dell’emarginazione sociale.

Entrambi i processi comportano una graduale “perdita

dell’autonomia personale” e la progressiva dipendenza dal contesto

familiare, sociale e assistenziale.

L’uomo aveva di sé un’immagine fortemente positiva, quando stava

 bene in salute, con un ruolo di rilievo nel contesto dell’attività

 produttiva, con una posizione socialmente ed economicamente

autonoma.

Ora l’essere anziano comporta il ridimensionamento del ruolo e

dell’immagine positiva precedente, trasformandosi in immagine

negativa.

L’anziano si sente in posizione di disagio senza alcun ruolo attivo e

senza responsabilità.

Il mondo del lavoro porta, automaticamente, ad escludere l’anziano

dall’area vitale della società, facilitando, nello stesso anziano, il

 processo d’autoesclusione.

Tale processo favorito anche dal tipo di trasformazione sociale che

ha subito il “sistema-famiglia”.

Questo processo punta al radicamento della famiglia mononucleare,

comportando uno stato di solitudine reale, vissuta a volte come

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abbandono, oltre che avere come conseguenza, la perdita del

riconoscimento di un ruolo significativo per il soggetto anziano

all’interno dello stesso nucleo familiare.

L’anziano sente il bisogno fondamentale di relazione anche se in lui

si accentuano alcune caratteristiche personali, per esempio la rigidità

nel rapportarsi con gli altri, l’eccessiva e, talvolta, sospettosa

 prudenza, il porsi sempre davanti a tutto e tutti con spirito critico.

L’anziano ripete spesso: “Ai miei tempi” e brontola, si lamenta di

qualunque cosa diventando noioso e insopportabile.

Anche la televisione e la radio sembrano contro di lui, perché imessaggi pubblicitari incoraggiano i giovani al “produttivismo” e al

“consumismo”, quindi l’anziano si sente escluso, viene

completamente dimenticato il contributo che quest’uomo ha dato alla

società e che comunque, data la sua età, è pur sempre migliore di altri,

 poiché ha acquisito una maggiore esperienza.

Oggi, invece, l’atteggiamento predominante della società neiriguardi della popolazione anziana, è orientata verso una concezione

 passiva dei medesimi e quindi è andata poco sviluppandosi la

solidarietà, non tanto come interventi assistenziali, ma come capacità

di comunicazione nel far sentire l’anziano ancora elemento importante

della comunità.

Spesso i bisogni reali dell’anziano sono diversi da quelli percepiti

dalla società e dalle istituzioni: l’anziano è un soggetto di diritto in

quanto è persona umana e cittadino. Questo diritto è però ostacolato

da condizioni di malattia, anzianità e povertà.

Questa condizione non deve impedire al soggetto anziano

l’esercizio di diritti.

I servizi e l’anziano sono posti così sullo stesso piano, poiché

l’esercizio dei diritti è un problema comune a tutte le società.

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L’anziano deve essere protagonista nelle sue scelte e occorre

coinvolgerlo nelle attività, anche quando non partono dalla sua

iniziativa.

La strategia per consentire l’esercizio dei diritti agli anziani, non

 può limitarsi a prevedere delle strutture totalizzanti che rispondono ai

 bisogni ma minacciano i diritti; l’amministrazione dovrebbe invece

realizzare servizi che oltre a soddisfare bisogni consentano programmi

 personalizzati e flessibili per la prevenzione, il recupero, il

mantenimento e la sua socializzazione.

A mio parere, si dovrebbero proporre all’anziano itinerari e programmi riabilitativi in cui egli si senta partecipe e responsabile, in

quanto è il vero protagonista.

2.1  L’INVECCHIAMENTO DELL’UOMO

L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno planetario cheinteressa non solo i paesi economicamente avanzati ma anche quelli in

via di sviluppo per cui, in tutto il pianeta, si vive e si vivrà sempre più

a lungo.

Il “fenomeno anziani”, che nell’Occidente si è proposto sul piano

demografico in maniera quasi improvvisa, ha imposto un adattamento

sociale, come sempre più lento e difficoltoso nel definirsi. Essotuttavia va visto e giudicato in maniera positiva, in quanto risponde ad

una delle massime aspirazioni dell’uomo: quella di campare il più a

lungo possibile e di poter vedere le generazioni successive che

crescono e prolificano, di poter conoscere i figli dei figli e, magari,

anche i nipoti dei figli.

L’aumento della vita media è praticamente frutto delle nuove

condizioni igienico-sanitarie sviluppatesi soprattutto a partire dalla

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seconda guerra mondiale, quali l’introduzione delle vaccinazioni,

l’utilizzo degli antibiotici nella cura delle malattie infettive batteriche,

l’eliminazione delle carenze alimentari, il miglioramento delle

condizioni igieniche dell’ambiente di vita e di lavoro, lo sviluppo di

un certo benessere economico e la possibilità di cura per situazioni

cliniche precedentemente incurabili.

 Nel 1998 le strutture per anziani, secondo i dati del Ministero degli

Interni presentati in occasione della “Relazione Biennale al

 parlamento sulla condizione dell’anziano 1998-99” organizzata dal

Ministero degli Affari Sociali sono risultate 4383 con un totale dicirca 212624 posti letto a fronte di oltre 1800000 disabili.

Esse sono concentrate soprattutto nel Nord-Ovest e al Nord-Est;

meno serviti il Centro e il Sud nonché le Isole.

Le principali figure professionali coinvolte nell’erogazione dei

servizi per gli anziani sono:

- medico di famiglia- geriatra

-  infermiera professionale

-  operatore socio-sanitario

-  tecnico della riabilitazione

-  assistente sociale

-   psicologo

-  fisiatra

-  animatore educatore

Quest’ultima figura svolge un ruolo importantissimo nel rendere la

vita dell’anziano, all’interno delle strutture, piena d’interessi e attiva.

È sua competenza saper riempire la giornata dell’ospite nei

momenti liberi mediante varie iniziative possibilmente “interattive” le

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quali per altro devono essere differenziate in rapporto agli interessi e

alle peculiarità motorie e funzionali del soggetto. Ovviamente la sua

attività si deve integrare nel piano assistenziale individualizzato e

 pertanto finalizzarsi agli obiettivi riabilitativi psico-fisici previsti2.

Questo concetto riprende quello del musicoterapeuta perché le

finalità sono le medesime, infatti, la parola musicoterapia ha al suo

interno due concetti da un lato Musica e dall’altro il Curare.

Si tratta quindi di una disciplina specialistica (da carattere

 preventivo e terapeutico-riabilitativo) che utilizza l’espressione

musicale in quanto forma di comunicazione non verbale comestrumento per intervenire sulla sofferenza e il disagio. “La

musicoterapia è l’uso della musica per la realizzazione di fini

terapeutici: il ristabilimento, il mantenimento e il miglioramento della

salute fisica e mentale”3. 

La musica viene proposta come mezzo per la stimolazione e lo

sviluppo di funzioni quali l’affettività, la motricità, il linguaggio,ecc…

Elemento importante all’interno della definizione della

musicoterapia: la centralità del rapporto che si stabilisce tra paziente e

musicoterapeuta, dove il linguaggio per comunicare è quello dei

suoni. La situazione terapeutica si avvale perciò di una comunicazione

agita prevalentemente attraverso il linguaggio non verbale della

musica dove per “musica” s’intende l’intero mondo del suono e cioè:

musica propriamente detta, suono/ritmo, suono/movimento, vocalità.

2  Giovanni Gelmini “Geriatria per operatori socio sanitari”, (L’invecchiamento tranormalità e patologia 1.2), Carrocci Faber, pg. 17-18. 3 Associazione nazionale per la Musicoterapia-NAMT. 

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I principi base della pratica musicoterapica sono:

-  il lavoro è centrato sulle “parti sane” della persona e sulla

valorizzazione di tutte le sue potenzialità residue (il

 paziente è parte attiva della terapia);

-  la centralità del rapporto di fiducia e l’accettazione

incondizionata a rispetto al paziente;

-  l’adattamento e la personalizzazione della tecnica volta

 per volta;

-  l’accoglimento delle proposte della persona che vengano

anche ampliate ed arricchite in uno scambio reciproco tra paziente e musicoterapeuta4.

2.2  MUSICOTERAPIA CON ANZIANI E MALATI DI

ALZHEIMER

La letteratura internazionale e le ricerche sull’uso della musica

come coadiuvante nella terapia della Malattia di Alzheimer rilevano

come le due funzioni che sembrano essere maggiormente interessate

dalla stimolazione musicale sono:

1)  l’umore: che può stimolare la percezione di benessere nei

malati e agire anche sul mantenimento delle loro capacitàcognitive, oltre che sulle condizioni fisiche generali;

2)  Il rinforzo dei moduli cerebrali connessi con la memoria: la

musica sembra essere un canale privilegiato nel tenere viva la

 plasticità cerebrale e quindi le funzioni cognitive.

4 www.pamonline.it/musicoterpia.htm 

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La musicoterapia si presenta, quindi, come un mezzo privilegiato

che consente il recupero di alcune delle molte perdite causate dalle

demenza di Alzheimer: essa, inoltre, offre al malato la possibilità di

utilizzare alcune delle poche facoltà rimaste abbastanza conservate,

favorisce le reazioni comportamentali (sorriso, movimenti corporei)

rafforza l’attenzione e la prontezza, favorisce importanti cambiamenti

nella qualità della vita (rafforzamento della fiducia in sé, voglia di

vivere, vitalità, socializzazione), facilita l’interazione e lo sviluppo di

contatti sociali, consente l’espressione dei sentimenti, un maggior

coinvolgimento con l’ambiente circostante e consapevolezza. Lamusica dà alla persona malata la possibilità di esprimere e percepire le

 proprie emozioni e sensazioni emotive, di manifestare e comunicare il

 proprio pensiero sentimento o stato d’animo attraverso il linguaggio

non verbale. La musicoterapia, inoltre, può migliorare le prestazioni

della memoria della persona malata per quanto riguarda il materiale

cantato rispetto a quello parlato: persone che non sono più capaci di parlare coerentemente, sono in grado di cantare abbastanza

correttamente le strofe di canzoni conosciute. Scopo centrale della

musicoterapia è aprire i canali di comunicazione che permettono

all’individuo di accedere alle proprie risorse nascoste e favorire una

migliore sintonia con l’ambiente ed una soddisfacente realizzazione

 personale.

La demenza di Alzheimer è una malattia che oggi riveste una

grande rilevanza sociale, a causa del progressivo invecchiamento della

 popolazione. Si calcola che essa sia responsabile di oltre la metà dei

casi di demenza senile, che, come è noto, riguarda un numero molto

alto di soggetti anziani (circa un 10% della popolazione sopra i 65

anni e un 30% della popolazione sopra gli 80).

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Le persone colpite dall’Alzheimer sin dall’inizio presentano una

 perdita della memoria a breve termine e dell’orientamento.

Successivamente si nota una progressiva perdita e sempre più grave

compromissione del linguaggio ed infine una perdita completa della

memoria e delle capacità intellettuali. Altri sintomi tipici sono da una

 parte la diminuzione dell’emotività e dell’iniziativa (apatia) e

dall’altra un incremento dell’ostinazione, che spesso giunge alla

sospettosità e ad atteggiamenti paranoidi e aggressivi.

Abbastanza spesso è presente una componente di ansia e

depressione.Già da questi pochi tratti incompleti, bene si comprende quanto è

difficile e gravoso convivere e prendersi cura di un famigliare colpito

da questa malattia.

Trattandosi di malattia ancora oggi pressoché inguaribile, ciò che si

 può fare, oltre ad un corretto utilizzo dei farmaci diretti a contrastare

alcuni aspetti di un quadro clinico destinato ad un inevitabile peggioramento è ricorrere a pratiche riabilitative terapeutiche che

coinvolgano il paziente, lo stimolino in modo adeguato, cercando di

mantenere e ravvivare il suo interesse con il mondo esterno e con gli

altri.

In tal modo si può rivitalizzare l’umore, ridurre l’aggressività,

stimolare la memoria. In altri termini si tratta di far leva, sulla parte

sana, sull’energia vitale ancora presente, sul desiderio di vivere

anziché morire. Si tratta di un lavoro molto delicato, in quanto al

 paziente non si possono fare richieste specifiche, che egli non in grado

di eseguire o che rifiuta.

Sia pure con difficoltà, questi pazienti vanno conquistati

dolcemente e dolcemente guidati a sperimentare piacere e

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gratificazione, in modo che volontariamente abbandonino la spirale di

chiusura autodistruttiva in cui tendono a precipitare.

Tra le pratiche riabilitative e terapeutiche utilizzabili la

musicoterapia sembra rivelarsi l’unica via per contattare il “cuore” dei

malati di Alzheimer.

Già dal suo primo apparire come disciplina scientifica, nel

dopoguerra negli Stati Uniti, è stata utilizzata con buoni risultati nel

lavoro con gli anziani.

Le ragioni sono molteplici; in primo luogo certe abilità musicali

appaiono riservate, nonostante il deterioramento cognitivo dovuto allamalattia: quindi il mezzo sonoro musicale costituisce una via

 privilegiata per stimolare le parti sane del cervello di questi pazienti,

coinvolgerli in attività gratificanti, riorientarli alla vita.

In secondo luogo, la formazione del musicoterapeuta lo rende

 particolarmente preparato per creare un ponte tra il loro e nostro

mondo.Due tra le attitudini e capacità sviluppate dal musicoterapeuta si

rivelano fondamentali in questo delicato lavoro: la capacità di ascolto

e la flessibilità creativa.

La capacità di ascolto è una dote essenziale di qualunque vero

musicista. Il musicoterapeuta estende questa abilità ad ogni aspetto

dell’espressione umana: non solo il suono e la voce, ma il movimento,

il respiro, il gesto, il segnale espressivo mimico di cui egli sa cogliere

gli aspetti primitivi e fondamentali ai fini della comunicazione: quelli

ritmici ed energetici.

Egli sa sintonizzarsi con l’altro traducendo questi segnali i suoni

che combaciano in questi aspetti e per tanto costituiscono un modo

non invasivo e pienamente rispettoso di mettersi in contatto.

Un contatto che non fa richieste ma offre solo opportunità.

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La musica è per altro capace di coinvolgere non solo chi vi

 partecipa attivamente, ma anche coloro i quali si limitano a seguire

l’esecuzione. È in grado di catturare e fermare l’attenzione dei malati,

riesce a farsi non solo percepire per quello che è ma a farsi seguire in

maniera ordinaria dalla loro mente dove regna l’anarchia del pensiero.

È lo stato d’animo in cui l’intera esperienza musicale si svolge, è uno

stato d’animo di gioia, buonumore, tranquillità e generale benessere

ed è in grado di alleviare molti dei problemi del comportamento tipici

della malattia di Alzheimer, come per esempio il “wandering” e gli

stati allucinatori5

2.3  LA MUSICOTERAPIA UMANISTICA PER

PERSONE ANZIANE E MALATI DI DEMENZA

D’ALZHEIMER

L’intervento di musicoterapia umanistica prende le mosse del

riconoscimento dell’unicità di ogni persona umana del valore della

significatività che ogni vita rappresenta, anche quella vicina all’età

della morte e quella colpita da malattie devastanti come l’Alzheimer.

Mettere al centro del lavoro di musicoterapia le persone anziane o

affette da demenza, intesa nella sua globalità di corpo – mente - anima

significa che:

-  va considerata come un individuo senza uguali, un essere unico,

irripetibile, non totalmente definibile (Mashow);

-  ogni essere umano è prezioso indipendente dal suo grado di

disorientamento (Feigl)6; 

5 www.pamonline.it/musicoterapia.htm 6 Herbert Feigl, ”Studies in philosophy of science”. 

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-  esiste una causa dietro il comportamento delle persone molto

anziane e disorientate (Feigl);

-  occorre dare senso ai comportamenti insensati alle stereotipie, che

vanno considerate come tattiche di sopravvivenza: l’arte di vivere è

fondata su un’innata sapienza del corpo ed è governata dal

 principio del piacere, che assume compiutezza umana nel

compiacimento e, nell’agire, porta all’accomodamento (Erickson)7; 

-  vanno utilizzate le potenzialità della persona e vanno considerati i

suoi sintomi non solo come il segnale di una sofferenza o come

manifestazione di patologie, ma come risultato di risorse bloccate eanche come strategie di comunicazione, come un mezzo di

comunicazione e un messaggio dell’inconscio (Erickson).

 Nessuna teoria, neanche la migliore, può pregiudicare il destino

dell’uomo. Questa affermazione rimette al centro dell’indagine e del

fare terapeutico la persona, mentre la teoria diventa solo una “mappa” per conoscere meglio l’oggetto della conoscenza.

L’importante è capire che la “mappa” non è il “territorio”.

Diceva K. G. Jung:

“ Il terapeuta deve ricordarsi che il paziente è lì per essere trattato e

non per verificare una teoria”.

La cosa importante non è l’invecchiamento ma l’uomo che è

vecchio. La cosa importante non è la malattia ma l’uomo che ha la

malattia. In questa prospettiva la scelta di un metodo non dipende dal

suo valore intrinseco, ma dalla sua efficacia nei confronti di un dato

individuo in dato momento.

7 Erik Erickson, “Childhood and society”. 

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Il modello di musicoterapia umanistica si basa sulla relazione,

sull’ascolto empatico, sull’accettazione incondizionata dell’altro per

com’è nel momento presente e sull’utilizzo del suono e della musica

come mezzo per scoprire e sviluppare i potenziali, le risorse della

 persona.

La cosa importante per me non è arrivare all’esecuzione perfetta di

un brano ma lo stare insieme, ridere, scherzare insomma divertirsi.  

Si parte dal presupposto che ogni persona abbia in sé tute le risorse

necessarie per adattarsi all’ambiente. 

C’è una sostanziale fiducia nella persona che ha dentro di sé le potenzialità per superare le difficoltà nelle quali si trova e di venirne

fuori.

Ciò è possibile quando “l’agire del musicoterapeuta attua l’ascolto

empatico” per cercare di scoprire come l’altro viva la realtà, cercando

il senso del suo modo di essere, di comportarsi andando a ricercare

non ciò che manca, ma quello che c’è. Suo compito è di suonare“dialogando” con le persone di cui si prende cura8. 

2.4  CONVIBRARE CON L’ANZIANO E IL MALATO

D’ALZHEIMER

La persona anziana ricoverata vive dentro di sé una sorta di

“frammentazione del sé” con sofferenza, sensazioni di perdita,

disorganizzazione e depressione.

Anche la persona demente vive dentro di sé una situazione di

“disintegrazione” e di “frammentarietà” che la porta ad una fragilità

8 www.musicoterapia.it/art-101html 

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nella vita affettiva e sociale e ad un’instabilità piena di ansia, di

angoscia.

In termini musicali l’invecchiamento associato al ricovero e la

malattia di Alzheimer rappresentano la rottura di un ordine, la rottura

di un’armonicità della persona. Attraverso la musicoterapia ci si può

relazionare con la persona e riuscire a ritrovare l’ordine che sembra

 perduto. Non si tratta di intervenire per o su una patologia; ci si

relaziona con la persona. Tutto accade nella reciprocità, nella

relazione, nel rispetto.

L’essere umano è il primo strumento musicale. “È l’uomo corpovibrante di onde che non sono mai soltanto sonore, bensì sonoro –

tonico - comunicativo – emotive” (Giulia Cremaschi).

Possiamo supporre una convibrazione con qualcosa di profondo

come schemi motori, o di pensiero, emozioni e memorie. La risonanza

 propone alla persona anziana e demente il mondo di emozioni

impresso nella sua memoria che in quel momento sta riaffiorando. Larisonanza coinvolge e compenetra9. 

2.5  IL DIALOGO SONORO

La musica è usata per influenzare direttamente il corpo, i sensi, isentimenti, i pensieri o i comportamenti del paziente anziano demente

quindi il terapeuta “diventa una guida, colui che facilita, un ponte che

 porta il paziente in contato terapeutico con la musica” (K. Bruscia). 

Il modello musicoterapeutico principale, integrato da altre tecniche, è

quello del “dialogo sonoro” (Mauro Scardovelli). Esso è un particolare

9 www.musicoterapia.it/art-101html 

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tipo di interazione in cui vengono amplificati ed evidenziati attraverso

il linguaggio sonoro certi aspetti della comunicazione:

-  sintonizzazione sul piano temporale – ritmico –

energetico;

-   precisione nei tempi di risposta;

-  equilibrio fra familiarità e novità nella variazione;

-  creatività nella produzione di nuovi messaggi.

Tre sono i momenti fondamentali del dialogo sonoro:

-  matching il ricalco, combaciamento o sintonizzazione dialcuni aspetti della fisiologia (respirazione, tono

 posturale, gestualità) e del tono emotivo della persona;

-   pacing: letteralmente andare al passo con la persona

assecondarla;

-  leading: guidare o condurre la persona in una nuova

direzione10

.

10 www.musicoterapia.it/art-101html 

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3 METODOLOGIA

a) L’approccio metodologico si basa su un’accoglienza calda e

incondizionata, un’atmosfera disinvolta, centrata sull’ironia, la gioia e

il buon umore.

 b) A questo scopo la seduta non è mai rigidamente strutturata ma

fluisce liberamente momento dopo momento e permette al processo

terapeutico di svolgersi fenomenologicamente.

c) Il lavoro è centrato sulle parti sane valorizzando tutte le

 potenzialità fisiche e intellettive residue: si parte da ciò che alla

 persone piace fare e da ciò che sanno, puntando a mete accessibili

nelle quali possa sperimentare una riuscita gratificante.

d) Vanno utilizzate tutte le potenzialità del linguaggio musicale:

canto, ascolto, movimento, suono degli strumenti e danza

coinvolgendo tutti i sensi, le fantasie, le funzioni cognitive e

l’emotività.

e) Attivare la curiosità l’interesse la motivazione attraverso

situazioni significative attraenti per gli anziani.

f) Adattare e personalizzare la tecnica in base ai bisogni delle

 persone.

Tutto ciò che avviene all’interno dell’incontro a livello musicale o

relazionale è valorizzato come elemento di un processo. Viene

favorito il contatto corporeo: il musicoterapeuta sfiora e tocca le

 persone, le fa’ sedere molto vicine e lui stesso si avvicina molto alla

soglia della riservatezza; inoltre viene favorito il contatto con lo

strumento musicale.

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3.1  STRUTTURA DEGLI INCONTRI

Ogni incontro è concepito con un tempo ed uno spazio sonoro –

musicale e relazionale nel quale, una volta fissate le coordinate di base

(rappresentate dalle attività musicali) accadono degli eventi, si fanno

degli incontri, si creano relazioni, si mettono in movimento energie.

L’incontro, quindi, è una struttura dinamica che ha un inizio, uno

svolgersi ed una fine; in esso l’elemento ritmo rappresenta il momento

dove circolano energie, dove il corpo si muove producendo emozioni.

In termini musicali, il percorso nelle sue grandi linee prevede un

 passare dalla melodia al ritmo attraverso brani musicali caratterizzati

da pulsazioni lente per arrivare gradualmente a brani ritmati con un

aumento della velocità e concludere con un ritmo a tempi lenti.

In termini di movimento ciò significa passare dallo stare fermi al

muoversi sempre di più, coinvolgendo progressivamente tutte le parti

del corpo, mettendosi in gioco ed appropriandosi della musica con ilmovimento del corpo intero, da seduti allo stare in piedi.

In termini spaziali si passa da un uso limitato ad un uso ampio dello

spazio.

In termini di energia emotiva si passa da un coinvolgimento

emotivo affettivo contenuto ad un coinvolgimento intenso per tornare

ad un coinvolgimento misurato.

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3.2  LINEE DI INTERVENTO E PRESUPPOSTI

METODOLOGICI

a) Cercare di ricreare il clima delle “veglie” serali del passato,

quando attorno ad un focolare si andava a veglia presso una famiglia

di amici o parenti e ci si intratteneva con racconti, canti e balli,

ripristinando in qualche modo l’atmosfera del contesto/ambiente

famigliare e sociale in cui i canti furono appresi, fruiti, o sperimentati,

si poteva consentire alla persona anziana e disorientata di ritrovare una

modalità di intrattenimento più consona alla sua storia e ai suoi

 bisogni e rendere più facilitante il richiamo, il ricordo o il

riapprendimento delle pratiche musicali come canto o ballo.

 b) offrire un menù vario di attività musicali in modo da assecondare

e di andare in contro alle esigenze di ogni componente del gruppo.

c) Prevedere una progressione nelle proposte: da attività musicale

iniziale più calma e con minor coinvolgimento (ascolto di musicaregistrata) ad attività più coinvolgente e partecipante (il cantare in

gruppo) per proseguire verso esperienze musicali sempre più

coinvolgenti sia a livello fisico che emozionale (il suonare strumenti a

 percussione, le sequenze ritmiche o la danza, l’improvvisazione

strumentale) sempre più coinvolgenti sia a livello fisico che

emozionale, per chiudere con un ritmo ai tempi lenti dell’inizio.L’obiettivo è quello di favorire la partecipazione e l’espressione delle

 persone, facendole entrare gradualmente nel clima dell’attività.

d) Partire dall’informale per arrivare alle regole allo strutturato: si

 parte da una situazione informale, non costrittiva, senza precise

consegne e regole, lasciando che le cose accadano da sole, e che le

 persone reagiscano liberamente agli stimoli della musica; i loro spunti,stimoli o reazioni vengono raccolti dal musicoterapeuta, e rilanciati, in

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modo amplificato, riproposti poi in una forma più strutturata , secondo

il metodo di intervento del dialogo sonoro.

3.3  ATTIVITÀ MUSICALI

Un programma di lavoro di musicoterapia prevede molteplici

attività musicali per assecondare le esigenze e i bisogni di ogni

 persona che frequenta il piccolo gruppo.

 Nel lavoro vengono integrate tecniche attive e ricettive, tra cui: il

canto di canzoni del repertorio della musica leggera e popolare,

l’ascolto di brani musicali, l’associazione di musica/movimento (dal

rilassamento fisico ai gesti liberi o strutturati in sequenze ritmiche, al

 ballo libero e alle danze popolari) l’improvvisazione strumentale.

Queste attività strumentali vengono usate singolarmente o in

combinazione tra loro a seconda dei soggetti, dei loro bisogni e deiloro obiettivi da perseguire11. 

3.4  STRUMENTI DI LAVORO

Per lo svolgimento dell’attività è necessaria una dotazione distrumenti musicali a percussione (strumentario Orff): claves,

triangolo, maracas, tamburi, piatto sospeso, piattini, xilofono,

sonagli,…) inoltre anche materiali euritmici e oggetti (palla, stoffe,

corda, foulards), oggetti della vita quotidiana, utensili della cucina,

 barattoli, vecchi strumenti musicali, oggetti del passato, materiali vari.

11 www.musicoterapia.it/art-101html 

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Il musicoterapeuta fa uso di chitarra, fisarmonica, pianoforte,

strumenti a fiato(flauto, clarinetto,…) strumenti a corda (viola,

violino,…).

3.5  LAVORO DI GRUPPO

In genere l’intervento di musicoterapia con anziani è di gruppo, con

un numero di persone che varia dalle dieci alle quindici unità.

Anche l’intervento con malati di Alzheimer è di gruppo (dalle

cinque alle dodici unità) i alcune situazioni viene prevista una

selezione di pazienti attraverso l’applicazione di criteri d’inclusione

determinati da strumenti operativi (ad es.: Mini Mental) il che

comporta la costruzione di gruppi più omogenei a livello di malattia

(ad es. tutti di grado “lieve/medio”). Tuttavia anche il lavoro con

gruppi “disomogenei” a livello di malattia pur comportando difficoltà,risulta comunque creativo e sempre pieno di sorprese, proprio perché

è ricca l’esperienza umana.

L’intervento individuale in genere non viene richiesto dai

committenti. All’interno di lavoro di gruppo è comunque possibile

attuare interventi individuali. E comunque a chi fa musicoterapia di

gruppo sono richieste delle competenze particolari.

3.6  FREQUNZE DEGLI INCONTRI

Un incontro a settimana, per la durata di un’ora/un’ora e mezzo, a

seconda della gravità della malattia di demenza.

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3.7  LUOGHI E SETTING

Case di riposo per anziani, case protette e centri diurni per malati di

Alzheimer.

3.8  COLLABORAZIONE CON L’EQUIPE

MULTIPROFESSIONALE

 Nelle case di riposo per anziani sono previsti degli incontri di

verifica e di monitoraggio del lavoro con le altre figure professionali,

come geriatra, assistente sociale, educatori, animatori ed assistenti.

 Nei centri diurni d’ Alzheimer della A.S.L. ogni mese è previsto un

incontro di verifica con le altre figure professionali che operano con lo

stesso paziente.

3.9  COLLABORAZIONE CON LE FAMIGLIE

Il rapporto con i famigliari è auspicabile proprio perché la visione e

la stessa partecipazione al lavoro consente ad essi di verificare la

validità del trattamento e in alcuni casi offre l’opportunità di

“scoprire” aspetti del proprio anziano o malato inaspettati e

sorprendenti.

Occasioni concrete per far questo sono: l’incontro iniziale per la

raccolta dei dati e delle informazioni sulla storia sonoro/musicale del

soggetto, le feste e gli incontri conclusivi dell’attività, che risultano

 più efficaci delle parole per mostrare e monitorare i cambiamenti

intervenuti.

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In un’ottica sistemica, vengono condotti piccoli gruppi di

musicoterapia per familiari e malati di Alzheimer (due/tre famiglie) e

gruppi di musicoterapia e consuelling per caregivers (familiari

impegnati nell’assistenza ai malati di demenza). Tali gruppi hanno

ricadute ed effetti positivi nelle persone, sia nel rapporto con il proprio

malato, sia nella gestione nel vissuto della malattia stessa.

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4 IL TRATTAMENTO DELLA MALATTIA

DI ALZHEIMER SECONDO R. O. BENENZON

Per quanto riguarda la musicoterapia con gli anziani nelle mie

letture, ho rilevato che in questo ambito, in particolar modo in Europa,

esiste meno letteratura in rapporto alle applicazioni in altre cliniche.

 Negli Stati Uniti si è sviluppato maggiormente un lavoro basato su

attività strutturate piuttosto che sull’improvvisazione, mentre inEuropa è maggiormente sviluppato un approccio psico-dinamico.

Molti studiosi si sono occupati di questo argomento come Brotons e

Koger che hanno studiato il miglioramento della scorrevolezza del

linguaggio; Hatfield e Kasayka hanno osservato gli stadi depressivi

degli anziani; Fitzgerald-Cloutier e Groena si sono occupati della

diminuzione del wandering.

Uno dei modelli, a mio parere più completo, che cerca di migliorare

le problematiche del malato di Alzheimer attraverso la musicoterapia,

è quello di Rolando Omar Benenzon.

L’applicazione della musicoterapia su pazienti con malattia di

Alzheimer si basa su una serie di presupposti. Per quanto riguarda gli

aspetti del modello teorico Benenzon prende in considerazione l’Iso

come l’identità sonora che caratterizza un individuo e che,

indubbiamente, forma parte della sua personalità. Questa identità è

formata da infinite energie che si incontrano e che sono in continuo

movimento. Queste energie si classificano rispetto al luogo dove si

incontrano all’interno della struttura della mente elaborata da Freud.

Se le energie si incontrano all’interno dell’inconscio hanno un nome

di Iso Universale e Iso Gestaltico. All’interno dell’Iso Universale sono

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collocate le energie prodotte dal suono e dal ritmo del battito cardiaco,

i suoni prodotti dall’espirazione e dall’inspirazione, il rumore del

vento e di alcune strutture che nel corso dei millenni sono state

incorporate nell’eredità arcaica, come è il caso delle melodie infantili

e delle ninna nanne. Nei pazienti di Alzheimer questo Iso dovrebbe

essere completamente preservato anche se può essere utilizzato negli

ultimi stadi della malattia.

Se parliamo di Iso Gestaltico ci riferiamo alla storia della gestazione

intrauterina. Questo Iso si sviluppa ogni volta che si stabilisce una

relazione; si incontrano energie provenienti dal legame materno fetaledall’inconscio della madre.

Si tratta di ciò che Freud chiamò “il principio del piacere” e che

descrive in realtà il passaggio dalle energie dell’inconscio al

 preconscio ed in seguito al conscio.

 Nel passare al preconscio le energie che si strutturano vengono

definite da Benenzon Iso Culturale. Qui si incontrano le sonorità, imovimenti ed i comportamenti che rappresentano la cultura che

circonda l’individuo. L’Iso Culturale, è immerso nelle fonti arcaiche e

familiari a partire dalla nascita.

L’Iso Universale, Gestaltico e Culturale mantengono la loro forza

energetica fino all’interno dei sistemi vitali più rudimentali, proprio

 per il fatto che sono i più primitivi nella loro comparsa iniziale e nella

loro strutturazione. È per questa ragione che da un punto di vista

tecnico il musicoterapista deve riconoscere l’Iso del paziente con cui

si relaziona12. 

12  Rolando Omar Benenzon, “Musicoterapia e malattia di Alzheimer”, (La ricerca inmusicoterapia nel trattamento della malattia di Alzheimer), Cosmopolis, pg. 63-64-65. 

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4.1  METODO TERAPEUTICO

Con gli anziani c’è la tendenza ad una terapia basata sull’ascolto, e

questo rappresenta un’identificazione pericolosa che può portare

all’immobilità. È il principio dell’allettare e del far dormire. Lo

stimolo arriva attraverso il corpo, la memoria si sollecita attraverso il

movimento.

Ricordiamo che la sequenza energetica musicoterapica è la

seguente:

a) Il musicoterapista, attraverso le sue espressioni non verbali e la

 propria personalità aiuta a liberare le tensioni energetiche dell’Iso del

 paziente.

 b) Queste scariche energetiche del paziente penetrano nel

musicoterapista ed hanno un impatto con i suoi Iso.

c) Questo stimolo mette in movimento gli Iso del musicoterapista

che elabora una risposta in funzione delle sue associazioni corporee,sonore e musicali.

Il musicoterapista, quindi, ha un impatto con il paziente, dato non

solo da quello che deriva dalle energie scaricate dagli Iso dello stesso,

ma da ciò che si è potuto percepire dal suo nucleo familiare e dalla sua

cultura.Questa liberazione, manifestatasi attraverso i canali di

comunicazione, rappresenta la scarica energetica, producendo quel

 passaggio che porta dallo stato d’eccitazione a quello di riposo.

All’interno dell’Holding musicoterapico si trova il setting e il suo

svolgimento.

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La successione tecnica precisa del modello di Benenzon produce

un’Holding musicoterapico che libera la relazione tra il paziente e il

musicoterapista.

I passaggi di quest’Holding in ogni sessione, sono i seguenti:

1 Preparare il setting (venti minuti prima dell’inizio della

seduta);

2 Compilare i protocolli che riguardano i momenti che

 precedono la seduta;

3 Stare per qualche minuto nel setting;

4 Ricevere il paziente;5 Realizzare la seduta;

6 Congedare il paziente;

7 Stare nel setting per qualche minuto, in silenzio o

osservando;

8 Compilare i protocolli relativi alla seduta e ai momenti

successivi;9 Effettuare la supervisione.

Ognuno di questi elementi possiede un suo sviluppo specifico che è

legato alle caratteristiche del paziente.

Il lavoro è maggiormente efficace se avviene in forma individuale.

C’è, infatti, una tendenza ad organizzare gruppi di pazienti con

Alzheimer con l’illusione che questo stimoli la socializzazione.

I gruppi servono soprattutto per la ricreazione e l’integrazione

sociale.

Il musicoterapista deve prepararsi in modo da attivare al massimo la

creatività dei pazienti di Alzheimer, questo è il miglior antidoto contro

l’inerzia terapeutica rompendo i pregiudizi del “questo non si può

fare”. È opportuno che il paziente non sia posto di fronte ai propri

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deficit; dal punto di vista funzionale il paziente, in una sessione di

musicoterapia, deve smettere di essere un malato per trasformarsi in

una persona con svariate alternative.

Qualsiasi associazione prodotta dagli Iso che nasce dalla relazione

(identità sonora/musicale in Interazione) può essere espressa

attraverso una parte del corpo, un movimento, un canto, un sibilo, un

colpo di piede, una percussione, un grido.

Qualsiasi elemento può essere valido per creare uno strumento

relazionale.

Al musicoterapista non interessa tanto la diagnosi del malato ma lavalutazione delle attuali possibilità del paziente nel potersi relazionare

con l’altro.

 Nella fase operativa quanto evocato e suscitato dal paziente viene

evidenziato, elaborato e restituito dal musicoterapista dal punto di

vista emotivo e sonoro-musicale con il fine instaurare una relazione.

Il musicoterapista potrà:a) Stimolare il paziente nel caso in cui questo non

interagisca attraverso l’impegno di materiale sonoro-

musicale.

 b) Riprendere, elaborare e rimandare le produzioni sonoro-

musicali spontanee emergenti dal contesto musicoterapico,

nel caso in cui il paziente sia propositivo.

 Nel primo caso il musicoterapista può proporre stimoli sonoro-

musicali anticipando il disagio, l’ansia o il disorientamento che si

 potrebbero creare durante silenzi o attese troppo prolungate: tali

momenti, che in genere nel trattamento musicoterapico vengono

valorizzati e assumono spesso una valenza relazionale e terapeutica

carica di significati, nei trattamenti di persone con malattia di

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Alzheimer, possono assumere una connotazione molto negativa.

Infatti potrebbero accentuare strati di frustrazione e impotenza che i

 pazienti non sono in grado di elaborare.

Diventa quindi fondamentale la capacità di ascolto del

musicoterapista al fine di prevenire tali momenti. Ma lo stimolo

 proposto può anche determinare un’embrionale forma di comunica-

zione oppure facilitare una semplice forma di coinvolgimento

attentivo ed emotivo senza che si arrivi ad una vera e propria

interazione attraverso l’impiego condiviso del materiale sonoro-

musicale.Il secondo caso si verifica quando il paziente fornisce direttamente

spunti sonoro-musicali appartenenti al suo vissuto interno (produzioni

ritmiche, melodiche, vocali, strumentali).

Attraverso il rispecchiamento, che via via si allontana sempre più

dall’imitazione per diventare condivisione parziale del messaggio

sonoro-musicale e contemporaneamente introduzione di novità, si puòaggiungere a un dialogo sonoro improntato sull’allargamento del

 progetto espressivo e sulla condivisione emotiva di uno stato

d’animo13. 

13

  Rolando Omar Benenzon, “Musicoterapia e malattia di Alzheimer”, (Un’ipotesi diintervento), Cosmopolis, pg. 77.

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5 PROJECT WORK

5.1 CONTESTO GENERALE DEL LAVORO

 Non avendo mai fatto musicoterapia, non avevo ben chiaro cosa

 proporre, come utilizzare la mia cultura strumentale classica con

 persone anziane, e soprattutto come aiutare chi era colpito da

sindrome di Alzheimer.Queste erano le domande che mi ponevo nei giorni precedenti alle

sedute.

Mi informai, lessi articoli e riviste, consultai le risorse di internet,

decisi di affrontare il nuovo impegno con animo sereno. Da una parte

ero consapevole di essere “ambasciatrice” di una bella cosa come la

musica che poteva essere condivisa da chiunque ed inoltre ero

segretamente convinta che le capacità strumentali acquisite potevano

essermi d’aiuto.

Dall’altra, avevo il terrore di essere ignorata e di proporre loro cose

scontate che avrebbero potuto metterli ulteriormente in imbarazzo;

farli sentire dei bambini alla scuola materna dove la maestra propone

attività come il canto ed il suono.

5.2  LUOGHI DELLA TERAPIA

In un primo momento avevo a mia disposizione l’uso della palestra

 posta al seminterrato dell’edificio, dove in periodi differenti, si

tenevano gli incontri di fisioterapia. Il locale, di non grande

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dimensioni, era poco luminoso e non tanto accogliente, anche perché

vi erano attrezzi adibiti alla riabilitazione che non permettevano una

corretta sistemazione degli ospiti. Decisi così di parlare di questo

 problema con la responsabile, la quale mi trovò all’istante un’altra

sistemazione.

La stanza, che mi fu assegnata, era un’ex camera da letto posta al

 primo piano, di grandi dimensioni, luminosa, accogliente e ben

riscaldata. Il soffitto non era molto alto, l’acustica risultava buona, vi

erano piante sedie ed un grande tavolo al centro che molto spesso

spostavo per avere più spazio in modo da sistemare gli ospiti incerchio.

Essendo una stanza un po’ in disparte il luogo era silenzioso, si

 poteva ascoltare e suonare musica senza disturbare gli altri ospiti della

struttura.

Questa stanza veniva definita dagli operatori “il giardino” proprio

 per la sua luminosità e le grandi piante che la decoravano rendendo unsetting più gioioso.

Il paesaggio che si poteva vedere dalle finestre non era stimolante,

si potevano ammirare solo case, muri e tetti, questo perché la casa di

riposo è situata nel centro del paese di un piccolo comune di Reggi

Emilia.

 Non sono ben convinta, al contrario di molti altri, che una stanza

con muri bianchi e pochi colori sia ideale per fare musicoterapia.

Penso che il luogo migliore dove poter fare attività di questo genere

sia la collina, visto che, dai racconti raccolti sulle canzoni del passato,

spesso emergevano immagini sulla vita degli anziani nei campi sui

monti e nei pascoli; in quei frangenti gli ospiti passavano il tempo

cantando.

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Il lavoro in casa di riposo si deve affrontare con chi ha lasciato la

casa, gli oggetto e i luoghi della vita e trasferirsi in una struttura dove

altri hanno deciso per loro.

5.3  LO STRUMENTARIO

 Non sapendo quali strumenti utilizzare durante le sedute, decisi di

adottare strumenti musicali giocattolo quali tamburelli colorati,

campanelle, piccoli sonagli, triangolo, fischietti, piatti, tamburi con

 pelli su entrambi i lati; veri strumenti musicali etnici e non quali

 bastone della pioggia, tamburi peruviani ed indiani, nacchere e

scacciapensieri; un lettore cd con a disposizione brani di musica

classica e popolare.

Una volta recuperato il materiale musicale scelto lo riposi dentro un

armadio all’interno della sala a mia disposizione.Strumenti musicali a fiato classici come flauto, tromba, saxofono e

clarinetto.

Altro materiale utilizzato come bicchieri di plastica, riso, bottiglie

di vetro e plastica, ritagli di stoffe ed elastici, sono oggetti di recupero

fornitimi dalla cucina della struttura.

5.4  SCELTA DEI PAZIENTI ALL’INTERNO DELLA

STRUTTURA

Fin dal primo incontro decisi di delineare una mappa il più possibile

dettagliata sull’identità sonoro musicale di ogni singola persona;decisi così di organizzare incontri con gli ospiti di tutta la struttura. Il

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modo per definire questa mappa era quello di accoglierli in un clima

festoso: ogni mese si celebravano feste dove io ed un mio collega

chitarrista intonavamo canti popolari in modo da creare un gruppo di

trenta/quaranta persone tutti soggetti che trascorrevano gran parte

della giornata in solitudine, tra loro partecipavano anche i malati di

Alzheimer.

Potevo avere una guida descrittiva e verbale da chi era più abile al

dialogo, ma nei casi conclamati di Alzheimer tutto risultava più

difficile.

La mappa era così definita:-  nome e cognome

-  luogo e data di nascita

-   provenienza

----------------------------------

-  anamnesi medica

-  ipoacusia-  vista

-   paresi

----------------------------------

-  strumenti graditi

-  strumenti rifiutati

----------------------------------

-  utilizzo della voce

----------------------------------

-   brani graditi

-   brani rifiutati

----------------------------------

-  risposta musicale

-  risposta motoria

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----------------------------------

-  è disponibile al dialogo (si/no)

Stilate tutte le mappe, ho scelto di sottoporre a trattamento

musicoterapico dieci anziani tra i quali prenderò in esame solamente

quelli affetti da demenza di Alzheimer che, dopo la scrematura

iniziale sono quattro (per tutela della privacy citerò nomi diversi da

quelli veri):

-  Agata (F)

-  Maria (F)-  Carlo (M)

-  Paolo (M)

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  Mappe dell'identità dei pazienti presi in esame

Paziente n°1

Nome Cognome Luogo e data di nascita Provenienza

 Agata Cadelbosco Sotto 07/07/1928 Domicilio

  Si o No   In che modo/approfondimento

  Anamnesi medica   Si

  Ipoacusia No

  Vista Si

  Paresi No  Strumenti graditi Tromba, Fisarmonica

  Strumenti rifiutati Saxofono, Clarinetto

  Utilizzo della voce Si

  Brani graditi Romagna mia, Mamma son tanto felice

  Brani rifiutati Partigiano, musica classica

  Risposta musicale Si Canta

  Risposta motoria Si parziale (problemi di artrosi deformante)

 E' disponobile al dialogo Si

Paziente n°2

Nome Cognome Luogo e data di nascita Provenienza

Maria Sant' Ilario 10/09/1932 Domicilio

  Si o No   In che modo/approfondimento

  Anamnesi medica   Si

  Ipoacusia Si

  Vista Si  Paresi No

  Strumenti graditi Nacchere, Flauto

  Strumenti rifiutati strumenti a percussione

  Utilizzo della voce Si

  Brani graditi Mira il tuo popolo

  Brani rifiutati Musica classica

  Risposta musicale Si Urla, Canta

  Risposta motoria Si parziale (rottura del femore)

 E' disponobile al dialogo Si

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Paziente n°3

Nome Cognome Luogo e data di nascita Provenienza

Carlo Montecchio Emilia 21/11/1930 Altra struttura

  Si o No   In che modo/approfondimento

  Anamnesi medica   Si

  Ipoacusia No

  Vista No Porta occhiali

  Paresi No

  Strumenti graditi Tromba, Chitarra

  Strumenti rifiutati Fisarmonica

  Utilizzo della voce Si

  Brani graditi Canzoni patriottiche

  Brani rifiutati Brani eclesiastici

  Risposta musicale Si Canta

  Risposta motoria Si parziale (rigidità arti inferiori)

 E' disponobile al dialogo Si

Paziente n°4

Nome Cognome Luogo e data di nascita ProvenienzaPaolo Cavriago 12/02/1925 Altra struttura

  Si o No   In che modo/approfondimento

  Anamnesi medica   Si

  Ipoacusia No

  Vista Si

Paresi No

  Strumenti graditi Fisarmonica, flauto

  Strumenti rifiutati Chitarra, Saxofono

  Utilizzo della voce Si

  Brani graditi Canzoni patriottiche  Brani rifiutati Brani eclesiastici

  Risposta musicale Si Canta

  Risposta motoria Si batte mani e piedi a tempo di musica

 E' disponobile al dialogo Si

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d) Migliorare il livello di attenzione proponendo ai pazienti attività

ricreative (lezione n°8 Costruzione di strumenti musicali con materiale

di recupero).

e) Controllare la partecipazione emotiva e le manifestazioni

affettive (lezione n°10 ascolto di musiche classiche con massaggio).

f) Sviluppare il livello d’attenzione unito alla partecipazione

emotiva (lezione n°12 intonazione del terapeuta di canzoni popolari

seguito dal battito di mani e piedi a tempo).

g) Continuare con l’aumento della soglia di attenzione e

 partecipazione emotiva (lezione n°14 intonazione del terapeuta dicanti popolari con accompagnamento di strumenti musicali a

 percussione suonati dai pazienti).

h) Cercare di mantenere alto il livello di attenzione “acquisito”

(lezione n°16 ascolto ed insegnamento di un brano non conosciuto).

i) Continuare con il mantenimento del livello di attenzione

“acquisito” e della partecipazione emotiva (lezione n°18 accompa-gnamento con battito mani e piedi, oltre al canto, del brano imparato

nella lez. n°16).

l) Provare ad aumentare il più possibile il livello di attenzione e

 partecipazione emotiva (lezione n° 20 sostituzione al battito di mani e

 piedi con strumenti a percussione autocostruiti e non).

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Tutte le attività hanno un elemento comune, quello ricercato in

modo diretto nei primi tre passi del programma: la socializzazione.

Volutamente le lezioni descritte nel programma hanno una cadenza

 bisettimanale, questo per dare modo ai pazienti di effettuare un

cambiamento di programma in modo graduale, all’interno della

lezione, interposta fra le due in esame.

Lezione n° 2 Canto di brani conosciuti  Lezione n° 4 Ricordi generati dalle canzoni della 2° lezione

  Lezione n° 6 Conoscenza degli strumenti e il loro ascolto

  Lezione n° 8 Costruzione di strumenti con materiale di recupero

  Lezione n°10 Ascolto di musiche classiche con massaggio

  Lezione n°12 Canto di melodie popolari con battito mani e piedi

  Lezione n°14 Canto di melodie popolari con uso di strumenti musicali

  Lezione n°16 Ascolto ed insegnamento di un brano sconosciuto dagli ospiti

  Lezione n°18 Aggiunta di battito mani e piedi al canto del brano della lez. 16

  Lezione n°20 Uso di strumenti musical i al canto del brano di lez.16

 

5.6 DESCRIZIONE GENERALE DEI QUATTRO

OSPITI OSSERVATI

Agata:

L’ospite presenta crisi di allucinatorie e molto spesso, quando è insalone, inizia ad urlare accusando le persone vicine di volerle fare del

male. Entra in crisi e piange se non ottiene all’istante la cosa o

l’oggetto precedentemente richiesto.

Per motivi di artrosi, agli arti superiori e inferiori, è impossibilitata

nella deambulazione.

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Di tanto in tanto, quando l’ospite è tranquilla, la fisioterapista la fa

deambulare per un breve tratto, ma dopo qualche secondo riferisce di

essere stanca iniziando ad urlare.

Tutto quello che gli capita tra le mani come cibo, posate, fazzoletti,

ecc… lo nasconde tra gli abiti con cui è vestita.

Molto spesso presenta difficoltà a compiere movimenti mirati

(aprassia) che non è data dalla non volontà o dalle menomazioni

fisiche ma per una incapacità del cervello di dare un ordine ai passaggi

che servono per portare a termine una determinata attività.

L’ospite, con un piccolo aiuto, riesce a leggere ma non a scrivere. Avolte, nei confronti degli operatori, ha atteggiamenti sospettosi e di

 persecuzione.

Ho deciso di inserire Agata nel gruppo di musicoterapia per la

 particolare attitudine che l’ospite ha nei confronti del canto; quando

sente una melodia a lei conosciuta inizia a cantare immediatamente.

Maria: 

Fino a qualche tempo fa, l’ospite, era solita vagare per la struttura

senza una meta (wandering); lo scorso settembre, durante il suo

vagabondare cadde e si ruppe il femore.

Da quel momento, questa donna, è costretta ad una sedia a rotelle,

 poiché, dopo vari tentativi di riabilitazione, non riesce più a

deambulare autonomamente.

Oltre a ciò, chiede in continuazione a chi passa li vicino, di portarla

in bagno anche se vi è andata da pochi minuti.

Presenta problemi nella deglutizione e per questo motivo alimenta

con cibi liquidi o semiliquidi in modo autonomo.

In alcuni momenti della giornata presenta stereotipie motorie come

 per esempio lo sfregamento delle mani sulle gambe.

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Come Agata, anche quest’ ospite, non riesce a scrivere e quando le

si chiede il suo intervento in attività creative come fare disegni,

 presenta svariati tipi di reazione come per esempio tenere in mano la

matita e non fare o dire nulla, oppure, rifiutarsi di fare quel tipo di

attività con urla e parolacce,

Se stimolata e aiutata da una operatrice è capace di leggere.

Carlo:

L’ospite, per motivi di rigidità muscolare, è costretto a rimanere su

una carrozzina, anche se, per brevi tratti riesce a svolgere qualche passo con l’aiuto della fisioterapista.

L’ espressione del viso, a volte, è completamente assente, persa nel

vuoto.

Il livello d’ attenzione è molto basso, infatti, anche se stimolato

nello svolgimento di semplici attività si incanta e non vi partecipa.

A volte, se troppo stimolato, presenta episodi di aggressività.È incapace di dare un giudizio o fare critiche alle attività e agli

oggetti che lo circondano.

Presenta difficoltà nel prendere ogni tipo di decisione o scelta anche

la più semplice come quale abito indossare o cosa mangiare,

Di frequente durante il pranzo o la cena, rimane con lo sguardo

fermo ad osservare le pietanze, ed è per questo che le operatrici

devono aiutarlo nel consumare il pranzo. La masticazione è molto

lenta e alle volte, anche se il cibo è accuratamente sminuzzato, non

riesce a deglutirlo tenendolo in bocca.

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Paolo:

L’ospite deambula autonomamente con l’aiuto del rolletor, ma per

 problemi di wandering è ad alto rischio di caduta e per questo è

contenuto alla sedia.

È incapace di prendere decisioni anche le più semplici; se troppo

stimolato nello svolgere qualsiasi tipo di attività, reagisce con

comportamenti aggressivi.

 Non presenta particolare compromissione nelle espressioni del viso;

un altro episodio di aggressività e agitazione dell’ospite nasce dalla

troppa attesa alle richieste da lui espresse.Il livello d’attenzione svanisce facilmente se non continuamente

stimolato.

Durante la socializzazione non esprime mai un suo giudizio o una

critica a cose, oggetti e persone.

Si alimenta autonomamente, ma è totalmente dipendente in tutte le

attività della vita quotidiana come lavarsi e vestirsi,La scelta di inserirlo all’interno del gruppo di musicoterapia è nata

dalla risposta attiva dell’ospite a tutti i brani intonati da me nelle

 precedenti attività.

Agata:

-  Attenzione: media 

-  Socializzazione: alterna momenti tranquilli ad altri di

aggressività

-  Partecipazione emotiva: alterna momenti gioiosi a crisi

di pianto

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Maria:

-  Attenzione: bassa 

-  Socializzazione: momenti d’aggressività particolarmente

 presenti

-  Partecipazione emotiva:  presenta spesso episodi d’ag-

gressività 

Carlo:

-  Attenzione: bassa 

-  Socializzazione: se stimolato -  Partecipazione emotiva:  fortemente alterata con crisi di

 pianto 

Paolo:

-  Attenzione: media 

-  Socializzazione: attiva -  Partecipazione emotiva: aggressive gioiose 

5.7 ATTIVITÀ PROPOSTE AL GRUPPO DI ANZIANI

La prima lezione, aveva come obiettivo l’accoglienza degli ospiticon una breve introduzione delle attività che mi prestavo a svolgere.

Di notevole importanza è l’invito che precede ogni attività; una

 presa di mano, un sorriso, un tono di voce affidabile e sicuro fanno si

che si stabilisca un contatto che invogli gli ospiti a raggiungere la sala

di musicoterapia.

Altrettanto importante, è il saluto con il quale si conclude l’attività;

si ringrazia ogni componente del gruppo con un gesto affettuoso

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(stretta di mano, baci e piccoli abbracci). Dopo di che, gli ospiti,

vengono riaccompagnati in salone al loro posto abituale per fare

merenda.

Ho pensato di concludere gli incontri con una festa dove gli ospiti,

avendo a disposizione tutto il repertorio canoro delle precedenti

attività, cantavano brani da loro scelti il tutto accompagnato da torte e

 bibite.

 Nel secondo incontro decisi di proporre agli anziani canti popolari,

cercando di attirare l’attenzione di tutto il gruppo.

Decisi di sistemare gli ospiti in modo da formare un cerchio con leloro carrozzine; la struttura circolare elimina la figura del leader in

quanto gli ospiti sono tutti allo stesso livello, oltre a ciò permette di

vedere e di poter dialogare con tutti i componenti del gruppo.

Per motivi di spazio, mi misi al centro del gruppo,qui intonavo canti

con il mio flauto vedendo quali erano i brani più conosciuti e quali

 piacevano maggiormente.I brani popolari che conoscevo non erano molti, così decisi di farmi

aiutare da alcuni di loro improvvisando la partitura durante il loro

canto.

In questa seduta, come quasi in tutte le altre, il mio compito era

quello di incitare tutti i partecipanti al canto, quindi mi spostavo

all’interno del cerchio invitando con cenni mimici e verbali la

 partecipazione all’attività.

I malati di Alzheimer presi in esame riconoscevano e molto spesso

ricordavano le parole di molti brani.

Le canzoni preferite avevano come tema la lontananza dei propri

cari e del proprio paese. Il testo poteva essere un altro parametro sul

quale poter lavorare, il suo valore semantico poteva essere la partenza

 per imparare parole e melodie nuove.

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Decisi poi di stillare un elenco delle canzoni più utilizzate e

conosciute dagli ospiti:

•  Cimitero di rose

•  Mamma son tanto felice

•  Romagna mia

•  Sul cappello

•  Dove sei stato mio bell’alpino

•  Vecchio scarpone

•  Bella ciao

•  Rosamunda

•  Era una notte

•   Non ti scordar di me

Oltre alle canzoni nell’incontro successivo emersero anche ricordi

del passato così decisi di impostare la sesta lezione prendendo in

esame questo tema.

Questa volta non mi misi più al centro del cerchio ma seduta tra gli

ospiti in modo da creare un clima più sereno.

Il mio ruolo era quello di intermediare tra gli ospiti cercando di

creare un’atmosfera adatta al colloquio, in modo tale che gli anziani

non si sentissero a disagio nell’esporre i propri pensieri.

Iniziai la lezione esponendo i ricordi tramandatimi dai miei nonnisulla guerra, sui brani che cantavano al fronte per cercare coraggio o

nel viaggio di ritorno a casa per manifestare la loro gioia.

Questo fu un ottimo argomento da cui partire; ogni membro del

gruppo iniziò a ricordare e narrare la sua storia agli altri ospiti

 prendendo spunto da ciò che avevo raccontato.

 Non a caso scelsi l’argomento della guerra, poiché è un’ esperienzacomune a tutti gli ospiti; inoltre ero quasi certa che i malati di

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Alzheimer avrebbero dato un loro contributo durante il colloquio, data

la loro attitudine a ricordare più facilmente episodi del passato rispetto

a eventi recenti.

La maggior parte degli anziani, durante il racconto, difficilmente

faceva riferimento al repertorio musicale divagando con l’esposizione

di episodi inerenti alla vita quotidiana. Era molto piacevole ascoltarli,

 però il mio compito era quello di riportarli al tema della musica.

A tutto ciò seguivano una serie di “flesc” relativi all’ambiente

sonoro, frequentato dagli anziani durante la loro vita, prima di entrare

in casa di riposo.Così pensai di impostare il sesto incontro sul ricordo e sulla

conoscenza di strumenti musicali usati per la maggior parte nelle

 bande di paese e nelle orchestre da liscio.

Iniziai l’attività con l’esposizione di alcuni strumenti di mia

 proprietà come saxofono, clarinetto, tromba e chitarra; mi feci prestare

anche una fisarmonica, strumento che riscosse particolare successo.Ancora una volta il ricordo di eventi passati stimolava la

 partecipazione dei soggetti dementi persi in esame.

Lo svolgimento di questa attività non si limitava solo

all’osservazione di questi strumenti ma ad una specie di gioco in cui

mi ponevo al centro del cerchio, formato dagli ospiti, ponendo alcuni

quesiti, come per esempio il nome dello strumento con eventuale

descrizione, in quale orchestra poteva suonare e i relativi ricordi.

Oltre a ciò feci anche ascoltare il suono che emettevano e per alcuni

dei quali suonai piccole melodie.

La conoscenza del timbro associata all’immagine penso sia

fondamentale per il recupero di eventi legati al passato degli anziani

ma anche un ottimo aggancio per mantenere o ristabilire un contatto

con la realtà.

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Gli strumenti più conosciuti risultavano clarinetto, fisarmonica e

tromba anche se, il nome tromba, veniva attribuito, da parte dei

membri di tutto il gruppo, a quasi tutti gli strumenti.

 Nella lezione numero 7, associai a questi strumenti musicali di uso

 professionale, altri oggetti musicali che coinvolgevano direttamente il

gruppo data la loro forma e il semplice modo di poterli suonare .

Acquistai così tamburelli, legnetti, campanelle, piccoli sonagli,

triangoli e fischietti; mi feci prestare tamburi, un bastone della

 pioggia, carillons e nacchere.

Svolsi questa attività soltanto con alcuni membri del gruppo, poiché per motivi di indisposizione tre dei soggetti presi in esame, non erano

 presenti alla seduta.

Questa attività non è inserita nel progetto di osservazione ma penso

sia importante descriverla.

Sistemai lo strumentario raccolto, all’interno di un grande cesto

colorato che misi al centro del cerchio formato dalle carrozzine degliospiti; presi in mano uno strumento alla volta descrivendoglielo e

facendolo suonare. Ogni membro del gruppo ne scelse uno e così

iniziò una vera esplorazione di questi strumenti.

Il fatto che gli ospiti potessero suonare uno strumento musicale li

riempiva di gioia visto che non né avevano mai suonato uno.

Finita la fase di esplorazione e scambio dello strumentario,

introdussi il canto dei brani più conosciuti e preferiti dagli anziani che

iniziarono a cantare e suonare.

L’ottava lezione decisi di impostarla sulla costruzione di strumenti

musicali con materiale di recupero; questa attività penso coinvolga

direttamente tutti gli ospiti, in modo da catturare l’attenzione di quei

soggetti più agitati, creando così una sorta di “catalizzatore calmante”.

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Questo “gioco” riaffiora ricordi del passato come il lavorar

fischiando o cantando, il modo tipico di socializzare, la riscoperta di

capacità assopite e comunque l’occasione di poterle manifestare.

L’idea di questa attività fu il risultato della lezione svolta con

Philiphe Mion, uno studioso sugli effetti prodotti da strumenti

musicali costruiti con materiale di recupero.

Il setting era cosi strutturato: due grandi tavoli quadrati, presi dalla

sala da pranzo, con sopra barattoli di latta, bicchieri di plastica,

chicchi di riso, bottiglie di plastica e vetro; questo materiale mi fu dato

dalla cucina della struttura; oltre a ciò portai da casa ritagli di stoffe inmodo da decorare i nuovi strumenti.

Decisi di svolgere questa attività non nella sala di musicoterapia ma

in un punto ben visibile del salone di modo che vi potessero

 partecipare tutti gli ospiti della struttura.

Costruimmo maracas, mettendo del riso all’interno dei bicchieri di

 plastica chiusi da un cartoncino fissato da un elastico il tutto decoratocon stoffe colorate; lo stesso procedimento lo usammo per le bottiglie

di plastica.

Per rendere ancora più gradevole l’atmosfera intonai canti dove

inserirvi il suono dei nostri nuovi strumenti, incitando la

 partecipazione degli ospiti.

 Nel decimo incontro decisi di osservare le reazioni emerse dal

contatto fisico tra terapeuta e paziente.

Dalla letteratura esistente sappiamo che i dementi non amano

lasciarsi toccare, abbracciare e molto spesso la reazione a questo tipo

di approccio è di aggressività verbale e fisica.

Ancora una volta sistemai gli ospiti in posizione circolare e misi lo

stereo a fianco del cerchio.

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Iniziai la seduta con l’ascolto di una musica molto dolce di Sensen,

tutti gli ospiti rimasero incantati e notai un rilassamento generale.

Riproposi la melodia più volte, il tutto accompagnato da un delicato

massaggio ad alcune parti del corpo come braccia, collo, schiena di

ogni singolo paziente.

La scelta dei pazienti a cui feci il massaggio partì da un ordine ben

 preciso, questo per tranquillizzare i soggetti dementi sull’attività che

mi prestavo a svolgere.

 Nella dodicesima seduta decisi di integrare, all’attività del canto, il

 battito delle mani e dei piedi.Questa attività è utile sia per le persone dementi che per gli anziani

con altri tipi di problematiche perché stimola un movimento

coordinato e la ripresa di elasticità muscolare.

Per gli anziani con problemi plegici questa attività è molto utile;

infatti, per motivi di rifiuto, le parti del corpo affette da paralisi

vengono prese poco in considerazione nello svolgimento di attivitàdella vita quotidiana. Questo, a mio parere, è un ottimo esercizio per

mantenerne il movimento e migliorarne la coordinazione.

 Nei dementi, questo tipo di attività, è utile per limitare il wandering

e le stereotipie motorie.

Il battito delle mani associato alle melodie conosciute dava maggior

sicurezza e spontaneità agli anziani nel poter eseguire un canto in cui

tutti gli ospiti rispettassero lo stesso ritmo. Il rumore prodotto da

questo movimento fa si che il canto emesso abbia più alto volume, una

maggiore espressione e energia.

 Nel quattordicesimo incontro proposi il canto di melodie conosciute

associato all’uso degli strumenti musicali.

Davanti a me avevo per la maggior parte persone sedute su una

sedia a rotelle, quindi gli unici strumenti adeguati, come ho citato in

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 precedenza erano: il triangolo, i legnetti, le nacchere, le maracas,

fischietti, sonagli e campanelle.

Anche in questa attività le forme, i colori, le decorazioni e i suono

emesso da questi strumenti sono stati il primo aggancio.

Il suono emesso da questi oggetti musicali è più forte rispetto a

quello delle mani e dei piedi, quindi, il canto emesso risulterà essere

 più espressivo e libero. Nel sedicesimo incontro, decisi di insegnare

agli ospiti un brano a loro sconosciuto dove il testo è scritto in dialetto

reggiano che dà più allegria e sapore al brano.

Dato il comune passato contadino, degli anziani del gruppo, l’usodel dialetto era un elemento comune a tutti.

 Bim Bam Bom

 Al vilan ciapa la sapa

Và sapèr al furmintòun

 Al lavora ca ‘l s’amasa

Per mantgnir al so padròunSo muiéra ‘lla mattina

Tò su ‘l fèr e la và sghèr

Che ‘l padroun con la so sgnòura

‘l và in ti camp a passèggèr.

 Rit.Bim bam bomTè vilan t’è un gran cuiòn

Se ‘l padròun vol do magnèr

 Dégh’ cal vaga a lavurèr  14 

14 Canto emiliano di sottile protesta. Conosciamo solo riferimenti orali che rifanno alle

rivolte contadine dei primi novecento.

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Per insegnare il testo di questo brano feci delle fotocopie e durante

questa lezione mi limitai a cantare mezza strofa inserendovi il

ritornello.

Durante questa seduta, cambiai la disposizione degli ospiti che non

erano più a cerchio, come in tutte le altre attività, ma a semicerchio in

modo che potessero sentirmi e vedermi meglio.

Iniziai scandendo bene le parole riga per riga facendole ripetere in

coro da tutti gli ospiti. Questo era un metodo che permetteva di

stimolare sia la memoria a breve termine che la lettura.

Il gruppo dei malati di Alzheimer con un aiuto riusciva a leggereanche se lentamente e questo poteva essere uno stimolo per mantenere

viva questa abilità.

Dopo la lettura inserii nel diciassettesimo incontro la melodia,

anche se in questa giornata passai quaranta minuti a ripetere il testo

insegnato la lezione precedente.

Insegnare un brano nuovo richiede molta pazienza e per mantenereviva l’attenzione bisogna trovare una coinvolgente motivazione che in

questo caso era l’esibizione, di questo gruppo, durante la festa d’estate

che si sarebbe svolta nel giardino della struttura; una cena a cui

avrebbero partecipato tutti i parenti.

Il motivo di aver inserito ospiti con problematiche di demenza

d’Alzheimer medio-grave all’interno di un gruppo di persone con

 problematiche differenti, in molte occasioni, e soprattutto in questa, si

è rilevato uno stimolo.

Spesso, erano questi ultimi ad incitare il canto dei malati di

demenza poiché, dopo tutti quegli incontri, si era creato un gruppo in

cui era nata la voglia di creare qualcosa e, per fare ciò, bisognava dare

il massimo dell’impegno.

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Poiché si seguisse una linea comune, in cui tutti gli ospiti avessero

una base a cui fare riferimento, che in questo caso non poteva più

essere la conoscenza sicura di una melodia a loro nota, inserii, nella

diciottesima lezione, il battito delle mani e dei piedi.

Questo fu d’aiuto anche se, a causa del testo e del ritmo poco

conosciuto, il risultato non fu quello prestabilito.

Il ritornello invece, era la parte che coinvolgeva maggiormente gli

anziani, questo penso sia dato dal fatto che le parole e la melodia sono

ricche di espressività, con un preciso significato in cui tutti gli ospiti

 potevano riconoscersi.La disposizione degli ospiti, durante questa attività, non era più a

semicerchio, ma bensì in forma circolare con la mia presenza al centro

che dava suggerimenti ed input a tutti i membri del gruppo.

 Nell’incontro numero venti, sostituii al battito delle mani e dei piedi

l’uso di strumenti.

L’introduzione di questi oggetti dava un taglio leggermente diversoalla lezione, mantenendo così viva l’attenzione.

L’elemento importante, in questa attività, era la scelta di strumenti

in alcuni ospiti non per il colore o alla forma, bensì al tipo di suono

che emettevano in modo da dare maggiore valore alla melodia.

Vennero privilegiati strumenti come maracas, maracas costruite con

materiale di recupero, tamburelli e campanelle.

La scelta di questi strumenti musicali penso sia data dal forte

rumore che emettono che disinibisce gli ospiti al canto; non solo

questi sono strumenti che troviamo in ambienti di festa.

Imparare un brano nuovo, soprattutto con persone dementi, non è un

obiettivo che si può raggiungere in breve tempo forse non è del tutto

 possibile.

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Durante la mia esperienza, ho notato che inserire pazienti dementi

all’interno di un gruppo, anche se questi non sentono di farne parte, è

altamente stimolante poiché, il contatto con soggetti che presentano

 problematiche differenti, permette di avere un concreto rapporto con

la realtà dove ci sono tempi e regole da rispettare.

Del brano proposto gli ospiti hanno imparato soltanto parte della

 prima strofa più il ritornello il tutto con un ritmo poco preciso.

Durante la lezione in cui si cantava il brano “Bim bam bom”, gli

ultimi quindici minuti erano dedicati alla conversazione con i

componenti del gruppo oppure al canto di brani a loro notiaccompagnati dal suono del mio flauto.

Il suono del flauto traverso era, fin dall’inizio degli incontri, ben

noto agli ospiti, questo perché prima di iniziare questa attività avevo

già suonato durante alcune feste della struttura.

Molte volte gli ospiti si incantavano e si lasciavano cullare dal

suono del mio strumento, questa attività, a mio parere, permetteva lorodi sognare, lasciando così da parte, per un momento, la condizione di

vita che dovevano affrontare. Questo penso sia stato utile a tutti gli

ospiti del gruppo.

Quantificare e qualificare un risultato terapeutico è frutto di una

attenta osservazione della metamorfosi dei parametri di riferimento. Il

cambiamento è il risultato di un percorso che deve partire dalla

constatazione e dalla valutazione dei bisogni per potere arrivare ad un

superamento o ad una compensazione degli stessi.

Ogni passo compiuto in questa direzione anche se minimo è da

considerarsi una conquista.

 Nel caso dei malati di Alzheimer, di fronte ad una malattia che

inesorabilmente procede verso una menomazione delle attività

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funzionali, è da rilevare come risultato positivo anche il mantenimento

delle potenzialità comunicative, motorie, mnemoniche dell’anziano.

È un percorso complesso che richiede pazienza e abilità nel saper

gestire in modo opportuno la situazione che si evolve.

La strada da percorrere è quella di un itinere artistico-creativo che

utilizzi le potenzialità pedagogiche dell’arte come chiave di svolta per

la maturazione della persona.

Da verifiche effettuate sul campo i risultati riscontrabili sono che un

approccio musicoterapico strutturato, con malati di Alzheimer:

•  È per l’anziano fonte di divertimento, soddisfazione e benessere.

•  Stimola coloro che hanno scarse reazioni emotive.

•  Aumenta l’autostima.

•  Propone agli anziani e ai loro familiari un’immagine più

 positiva del luogo di cura.

•  Accelera il recupero della parola negli afasici.•  Stimola motivazioni e ricordi progressi.

•  Favorisce il rilassamento.

•  Attenua atteggiamenti ansiogeni e ripetitivi.

•  Sposta l’attenzione da comportamenti violenti.

•  Favorisce l’orientamento e l’acquisizione della dimensione

spazio-temporale.

•  Favorisce le interazioni con gli altri e la socializzazione.

•  Rivaluta le potenzialità e le attitudini del malati

d’Alzheimer.

•  Facilita l’apprendimento e la concentrazione.

•  Stimola il corpo attraverso movimenti semplici e la danza.

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Dal punto di vista musicale, il linguaggio sonoro della canzone

 popolare gioca sul fascino nel giusto equilibrio fra variazione e

ripetitività. Questa caratteristica permette all’operatore di variare in

modo creativo la proposta adattandola alla necessità del momento,

avendo comunque un protocollo dialogico culturale di riferimento

acquisito sul quale fare affidamento.

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6 I RISULTATI DELLA MIA ESPERIENZA

L’osservazione dei dati, visualizzati nei grafici inerenti

all’andamento delle “risposte” date da Agata nelle aree indicate,

consentono alcune riflessioni.

Innanzitutto l’innalzamento e stabilizzazione delle risposte a tutte le

aree nella fase finale delle attività.

In un primo momento l’ospite si presenta svogliata alle attività

accusando malessere, poi grazie al migliorato stato di salute e

all’incitazione che il resto del gruppo rivolgeva ad Agata, consapevole

delle sue abilità nel canto, la partecipazione dell’anziana è migliorata

sensibilmente.

Per quanto riguarda il livello di attenzione dell’ospite, all’inizio è

molto basso poi cresce con una certa coerenza; questo penso sia dato

dal tipo di attività svolta durante le prime lezioni.

In riferimento alle attività manuali, il grafico mostra un evidente

discesa, dato che l’ospite, per problemi di artrosi, presenta difficoltà

nello svolgere movimenti, anche semplici, con le dita15. 

Un'attività che in Agata ha scatenato poca attenzione è stata la

numero dieci, visto che l’ospite non ama farsi toccare, al contrario la

 partecipazione emotiva si è innalzata sensibilmente in quanto urlava e

 piangeva.

 Nelle ultime attività il livello di attenzione, di socializzazione e la

 partecipazione emotiva sono sensibilmente migliorati questo, credo,

sia dato dall’entusiasmo con cui il gruppo ha affrontato questa attività.

15 P.A.M. (Progetto Anziani Musica), “Musicoterapia con il malato di Alzheimer” pg. 30. 

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All’attività di canto Maria non presta particolare attenzione infatti,

durante l’ora di musicoterapia, l’ospite definiva il lavoro svolto “delle

stupidate”.

Spesso i componenti del resto del gruppo sgridavano Maria per i

commenti poco carini, che esponeva sulle attività; grazie a ciò l’ospite

si tranquillizzava per qualche minuto sentendosi, penso, fonte di

disturbo.

Come si può notare dal grafico il livello di attenzione e quello

emotivo hanno una certa stabilità, questo penso sia determinato dal

fatto che questa paziente non si era particolarmente integrata nelgruppo e quest’ultimo non l’avesse accettata, dati i continui commenti

negativi, da parte di Maria, a cose e persone.

L’attenzione di quest’ospite è decisamente altalenante questo

 perché prestava maggiore interesse alle attività che riguardavano la

relazione, i ricordi; infatti spesso interrompeva il racconto di altri

ospiti, dando poi, una sua versione dei fatti narrati.L’andamento del grafico ha un picco nell’attività di massaggio con

la musica in sottofondo, questo perché l’ospite ha reagito con urla e

 parolacce.

Il livello di socializzazione è più attivo nelle attività di relazione.

Carlo, nelle aree prese in esame, è migliorato sensibilmente, questo

 perché, se stimolato senza troppe pretese, da il meglio di se.

Molto spesso erano gli ospiti del resto del gruppo ad incitarlo e

aiutarlo in tutte le attività svolte.

Un notevole abbassamento dei dati è presente nell’attività numero

quattro, non tanto per l’argomento proposto ma per lo stato di salute

compromesso.

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Per quanto riguarda il livello d’attenzione è notevolmente

migliorato nelle ultime attività, proprio perché era il gruppo a

coinvolgerlo, dato il grande entusiasmo con cui gli ospiti imparavano

il nuovo brano.

La partecipazione emotiva, secondo quanto riportato sul grafico, ha

un andamento altalenante con una maggiore approvazione, rispetto ad

Agata e Maria, per l’attività numero dieci.

Secondo quanto riportato sul grafico, la curva del livello di

socializzazione presenta valori un po’ instabili ma sempre in una

fascia medio-alta, questo perchè Carlo, se stimolato, partecipavaattivamente e con entusiasmo alle attività proposte durante l’ora di

musicoterapia.

Le aree prese in considerazione, in Paolo, non seguono una linea

 pressoché comune, infatti l’attenzione rispetto alla socializzazione e

alla partecipazione emotiva è più alta nelle attività che riguardano ilcanto, questo grazie alla conoscenza di molti canti popolari di cui

l’ospite ricorda ancora il testo.

La partecipazione emotiva, ricopre valori medio-alti nel grafico;

commovente è stato il racconto sulla morte dei genitori dell’ospite

durante la guerra.

Il livello di socializzazione è migliorato sensibilmente, questo

grazie alla buona integrazione dell’ospite all’interno del gruppo.

All’ospite piaceva molto raccontare le sue esperienze e spesso

interveniva interrompendo gli altri durante il loro racconto,

assumendo poi atteggiamenti aggressivi se non lo si lasciava parlare.

Per evitare questo tipo di atteggiamento, che avrebbe soltanto

innervosito e in seguito agitato Paolo, cercavo di inserire la sua

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opinione, all’interno di quelle di altri ospiti, nel più breve tempo

 possibile.

Interessante notare come i due uomini a differenza delle due donne

 prese in esame, avessero reagito in modo sereno all’attività del

massaggio con sottofondo musicale.

6.1 CONCLUSIONI DELLA MIA OSSERVAZIONE

Da quanto riportato dalle considerazioni effettuate in precedenza,

alcuni pazienti affetti da demenza di Alzheimer, hanno tratto notevoli

vantaggi nell’inserimento all’interno di un gruppo di anziani che non

 presentavano problemi di questo tipo di demenza.

Per quanto riguarda Agata, questo tipo di integrazione ha permesso

di risvegliare le aree di socializzazione, attenzione e partecipazione

emotiva.Dalle notizie rilevate dalle operatrici della casa protetta, sul

comportamento di Agata dopo l’ora di musicoterapia, gli

atteggiamenti di aggressività sono diminuiti sensibilmente, infatti

l’ospite si presentava più serena e tranquilla.

Maria invece non ha presentato significativi miglioramenti nelle tre

aree prese in considerazione poiché non è riuscita ad integrarsi nelgruppo, anche se, ripresa dagli altri ospiti, in un primo momento si

tranquillizzava.

Il metodo migliore da applicare su questo ospite doveva basarsi

sulla socializzazione e non sulla musica.

Sorprendente è stata l’atteggiamento che l’ospite mostrava dopo

l’ora di musicoterapia, infatti le operatrici mi riferivano che in salone

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Maria appariva più tranquilla e il numero delle continue richieste per

andare in bagno era diminuito sensibilmente.

Carlo, penso abbia ricevuto, da parte di tutto il gruppo, molta

attenzione e grazie a ciò le aree prese in esame sono migliorate

notevolmente rispetto all’atteggiamento che l’ospite assumeva in

salone; infatti gratificandolo nelle attività svolte era più attiva la sua

 partecipazione.

Dalle notizie rilevate dalle operatrici, l’atteggiamento che l’ospite

assumeva in salone, dopo l’ora di musicoterapia, era più attivo e

 partecipante alle attività solo per poco tempo, isolandosi e chiudendosi poi in se stesso.

L’inserimento di Paolo, all’interno del gruppo, ha determinato un

innalzamento dei livelli di attenzione, socializzazione e partecipazione

emotiva.

Credo che entrare in stretto contatto con persone che non presentano

la demenza di Alzheimer abbia permesso un miglior contatto con larealtà, che in questo caso ha diminuito l’aggressività di Paolo data dai

tempi d’attesa presenti nella regole della comunicazione.

Di notevole gratificazione personale, è stato l’atteggiamento gioioso

con cui l’ospite entrava ed usciva dalla sala di musicoterapia; infatti le

operatrici mi riferirono che Paolo, dopo l’attività, in salone cantava

alcuni dei brani trattati.

6.2 CONCLUSIONI GENERALI

La partecipazione al gruppo di musicoterapia penso abbia

migliorato in Paolo, Carlo e Agata il livello di autostima durante le

attività svolte; mi rendo conto che l’uso di queste parole sia un po’

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affrettato ma l’atteggiamento riscontrato in questi tre ospiti e in tutti

gli anziani che non fanno parte del gruppo di osservazione, sia stato di

gioia nel voler fare e imparare cose nuove ed è proprio grazie alla base

musicale che l’attività diventa più allegra e divertente.

Sono infine convinta, sempre musicalmente parlando, che sia

doveroso accompagnare queste persone nel loro cammino di

sofferenza, nel loro estraniarsi dal mondo, nel loro procedere verso la

morte.

Chi opera con anziani deve tenere ben presente che la morte può

giungere inaspettata questo può vanificare i progetti programmati. Incasa di riposo si opera nella precarietà; la malattia, l’aggravamento

irreversibile dello stato di salute delle persone, possono mutare da un

giorno all’altro.

Personalmente giudico importante per mia formazione, l’esperienza

svolta in casa di riposo, intendo proseguire il percorso intrapreso

 poiché l’attività di questi sei mesi mi ha migliorato interiormente siacome operatrice che come musicista.

Devo dire che le difficoltà non sono mancate, vi sono stati momenti

difficili, alternati ad altri pieni di entusiasmo; gli stessi anziani mi

hanno aiutato, in loro c’era voglia di fare, di entrare ancora in contatto

con i loro ricordi e le cose belle del mondo. Non tutti hanno progredito

verso gli obiettivi sperati, ma in generale penso che in tutti i casi si

siano fatti considerevoli passi avanti.

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  Agata:  dati relativi all'osservazione

N° della lezione

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

 Attenz. 3 4 5 1 7 7 4 7 7 6Emotivo 5 6 5 4 9 6 5 7 7 7

Socializ. 4 5 6 6 4 7 7 8 8 8

  Maria:  dati relativi all'osservazione

N° della lezione

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

 Attenz. 1 6 2 6 8 3 3 2 2 2

Emotivo 3 7 7 4 9 3 3 2 2 2

Socializ. 3 7 5 5 5 4 4 5 5 5

 Agata

0

2

4

6

8

10

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

N° lezione

      V     a      l

    u      t     a    z      i     o     n     e

 Attenz. Emotivo Socializ.

Maria

0

2

4

6

8

10

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

N° lezione

      V     a      l    u      t     a    z      i     o     n     e

 Attenz. Emotivo Socializ.

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  Carlo:  dati relativi all'osservazione

N° della lezione

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

 Attenz. 5 4 4 5 6 5 6 8 8 8Emotivo 7 7 5 4 8 7 6 7 8 9

Socializ. 5 6 6 5 8 6 7 8 9 8

  Paolo:  dati relativi all'osservazione

N° della lezione

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

 Attenz. 8 5 5 4 6 3 3 7 5 4

Emotivo 6 9 7 8 8 7 8 8 9 9

Socializ. 6 8 6 7 8 7 7 8 9 9

Carlo

0

2

4

6

8

10

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

N° lezione

      V     a      l

    u      t     a    z      i     o     n     e

 Attenz. Emotivo Socializ.

Paolo

0

2

4

6

8

10

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

N° lezione

      V     a      l    u      t     a    z      i     o     n     e

 Attenz. Emotivo Socializ.

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7 BIBLIOGRAFIA

-  P.A.M. Progetto Anziani Musicoterapia “Musicoterapia con il

malato di Alzheimer” (Esperienze, Tecniche, Riflessioni)

Fondazione Alzheimer Italia (Milano), Marzo 2003, pg. 148.

-  Raglio Alfredo, Manarolo Gerardo, Villani Daniele “Musicoterapia

e malattia di Alzheimer” (Proposte applicative e ipotesi di ricerca)

Edizioni Cosmopolis (Torino), Dicembre 2001, pg. 43.

8 SITOGRAFIA

www.pamonline.it/musicoterapia.htm

www.musicoterapia.it/art101.html