Anima naturale, anima sovra-naturale e la natura dell’inferno (Vito Mancuso)

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LETTURA: Anima naturale, anima sovra-naturale e la natura dell’inferno In questa pagina di un’opera di un teologo cattolico contemporaneo, Vito Mancuso, incontriamo, oltre al rapporto tra l’anima naturale e quella sovrannaturale, una interpretazione dell’inferno molto lontana da quell’immagine che spesso molti di noi si sono fatta da fanciulli. L’anima al momento della nascita della carne è presente nel suo livello più basso. È identica a quella di un animale. È risaputo che se un essere umano crescesse con i cani o con i lupi non sarebbe diverso da loro a linguaggio e interiorità. L’anima va educata, va sottoposta al magistero dello spirito e più ancora alla disciplina dell’etica. Non è assolutamente detto che tutti gli uomini arrivino ad avere un’anima sovra-naturale. Tutti hanno un’anima, ma l’anima diviene sovra-naturale solo se si apre alla grazia che invita al bene; solo quando l’uomo, spinto dalla grazia, aderisce al bene la sua anima si trasforma da naturale a sovra-naturale. [...] L’accoglienza della grazia (che è l’azione dello Spirito Santo, e che è quindi divinizzante in sé) muove al bene e risveglia alla sua vera natura il seme divino che è in noi fin dalla nascita. Ma se un uomo rimane chiuso alla grazia che invita al bene, se rimane incurvato su di sé [...], il seme di eternità racchiuso dentro di lui non germoglierà mai. La sua anima rimane semplicemente animale, e quindi mortale. Andrà all’inferno? Non ha senso pensare a un inferno colmo di peccatori condannati alla dannazione per l’eternità. Neppure, però, ha senso pensare a un inferno vuoto, segno di una salvezza universale, quasi come se fosse automatica per tutti. [...] L’uomo si può perdere definitivamente. Questo amaro destino si compie quando la sua anima non risveglia il seme di eternità che contiene, quando non si apre al bene. Un’anima così incurvata su se stessa muore [...]. L’inferno non è l’aldilà, l’aldilà non può che essere unitario, non può che essere il regno di Dio. È sbagliato pensare [...] a un aldilà scisso, frantumato in due o addirittura tre parti [cioè inferno, paradiso e purgatorio (n.d.c.)], col risultato che Dio qui regnerebbe totalmente, mentre nella dimensione dell’eternità, che è la sua propria, solo parzialmente! Il Diavolo non è nell’aldilà, ma agisce qui, su questa terra, è «questo mondo» il dominio di cui lui è il principe [...]. Questo mondo, questa terra sedotta da Satana, può essere l’inferno. È questo l’inferno. Ciò che invece si chiama tradizionalmente inferno, la «città dolente», «l’etterno dolore» cantati da Dante, è un’immagine mitologica che dice la realtà della morte eterna, la concretissima possibilità di essere dissolti per sempre. [...] Una cosa è certa: l’aldilà, il regno dei cieli, è solo il regno del bene, perché solo il bene sa andare al di là della natura, solo il bene è trascendenza, solo il bene è sovra-naturale. Da Vito Mancuso, Rifondazione della fede, Mondadori, pp. 260-261.

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LETTURA: Anima naturale, anima sovra-naturale e la natura dell’inferno In questa pagina di un’opera di un teologo cattolico contemporaneo, Vito Mancuso, incontriamo, oltre al rapporto tra l’anima naturale e quella sovrannaturale, una interpretazione dell’inferno molto lontana da quell’immagine che spesso molti di noi si sono fatta da fanciulli. L’anima al momento della nascita della carne è presente nel suo livello più basso. È identica a quella di un animale. È risaputo che se un essere umano crescesse con i cani o con i lupi non sarebbe diverso da loro a linguaggio e interiorità. L’anima va educata, va sottoposta al magistero dello spirito e più ancora alla disciplina dell’etica. Non è assolutamente detto che tutti gli uomini arrivino ad avere un’anima sovra-naturale. Tutti hanno un’anima, ma l’anima diviene sovra-naturale solo se si apre alla grazia che invita al bene; solo quando l’uomo, spinto dalla grazia, aderisce al bene la sua anima si trasforma da naturale a sovra-naturale. [...] L’accoglienza della grazia (che è l’azione dello Spirito Santo, e che è quindi divinizzante in sé) muove al bene e risveglia alla sua vera natura il seme divino che è in noi fin dalla nascita. Ma se un uomo rimane chiuso alla grazia che invita al bene, se rimane incurvato su di sé [...], il seme di eternità racchiuso dentro di lui non germoglierà mai. La sua anima rimane semplicemente animale, e quindi mortale. Andrà all’inferno? Non ha senso pensare a un inferno colmo di peccatori condannati alla dannazione per l’eternità. Neppure, però, ha senso pensare a un inferno vuoto, segno di una salvezza universale, quasi come se fosse automatica per tutti. [...] L’uomo si può perdere definitivamente. Questo amaro destino si compie quando la sua anima non risveglia il seme di eternità che contiene, quando non si apre al bene. Un’anima così incurvata su se stessa muore [...]. L’inferno non è l’aldilà, l’aldilà non può che essere unitario, non può che essere il regno di Dio. È sbagliato pensare [...] a un aldilà scisso, frantumato in due o addirittura tre parti [cioè inferno, paradiso e purgatorio (n.d.c.)], col risultato che Dio qui regnerebbe totalmente, mentre nella dimensione dell’eternità, che è la sua propria, solo parzialmente! Il Diavolo non è nell’aldilà, ma agisce qui, su questa terra, è «questo mondo» il dominio di cui lui è il principe [...]. Questo mondo, questa terra sedotta da Satana, può essere l’inferno. È questo l’inferno. Ciò che invece si chiama tradizionalmente inferno, la «città dolente», «l’etterno dolore» cantati da Dante, è un’immagine mitologica che dice la realtà della morte eterna, la concretissima possibilità di essere dissolti per sempre. [...] Una cosa è certa: l’aldilà, il regno dei cieli, è solo il regno del bene, perché solo il bene sa andare al di là della natura, solo il bene è trascendenza, solo il bene è sovra-naturale. Da Vito Mancuso, Rifondazione della fede, Mondadori, pp. 260-261.