Anima e corpo

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Benitez, Cacciofera, Rocca Salvo, mostra Second Life

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Artemisia Naxos aka Francisco, Michele Cacciofera e Piero Roccaslavo, tre amici,

tre artisti di razza. Una sera Artemisia mi parlò dei suoi lavori, della sua amicizia con

Michele e Piero, e del fatto che avrebbero voluto fare una mostra insieme. Ci hanno

provato in RL, ma per varie traversie non fu possibile. Venne l'idea di farla in SL.

La cosa mi stuzzicò. In fondo è uno dei motivi che mi hanno portata qui, far interagire

RL e SL.

Così è nata "Il Corpo e l'Anima".

Tutti e tre utilizzano il corpo umano come immagine, e tutti e tre esplorano l'anima.

Nei lavori di Artemisia, si assaporano le emozioni degli sguardi. Sottili espressioni

dell'essere interiore.

Delicati ritratti e intese introspezioni. Una rivisitazione dell'arte dai tempi della Magna

Grecia. Sia nei contenuti che nella tecnica.

Michele Cacciofera è ancora più intimistico. Con pochi tratti riesce a dare vita a

movimenti e sentimenti. Le sue opere, in apparenza semplici disegni, portano a chi

osserva con attenzione, all'urlo interiore che solo grandi artisti riescono a far

esplodere.

Piero Roccasalvo tra i tre è il più "anima". Trasfigura il corpo e passa direttamente al

contenuto. I blu che usa sono l'etereo mondo, dove posizionare la struttura corpo.

Che viene sezionata e disarticolata, beffeggiata a volte. Per lui bisogna passare oltre

l'apparenza. Vivere l'intimo e non curarsi del contenitore.

Sono tutti e tre artisti di calibro internazionale, e siamo lieti di poterveli presentare.

Digital Cult_ure

Alexy Solo Curatrice

Colpo Wexler

Kill Dyonisus

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FRANCISCO BENITEZ

L‟opera colta di Francisco Benitez da sempre é attenta alle correnti figurative dal periodo greco all‟arte

contemporanea: suoi principali riferimenti la pittura tardo ellenistica e romana, il caravaggismo e le

correnti pittoriche che nel XVII secolo hanno operato tra l‟Italia meridionale e la Spagna e che oggi

continuano ad influenzare i generi figurativi più noti (neofigurativismo, pittura colta, anacronismo), la

pittura metafisica di matrice dechirichiana e le sue evoluzioni fino ai nostri giorni. La sua ricerca, anche

concettuale, é tesa a dare una ampia visione allo spettatore contemporaneo sottolineando, in particolare

nella sua produzione ritrattistica, il ruolo imprescindibile e senza tempo della costruzione dell‟immagine.

Le sue tecniche privilegiate sono essenzialmente la pittura ad olio e l‟encausto che ben consentono di

porre l‟accento sulla importanza della materia nella rappresentazione; occorre tuttavia sottolineare il

fondamentale ruolo del disegno e della costruzione scenica, le cui padronanze sono ben rilevabili dalle

sue opere. Benitez utilizza come fonte di ispirazione i ritratti funerari ad encausto del Faiyum, e,

conoscendo l‟antica tecnica di lavorazione in tetracromia (tavolozza a quattro colori), attraverso la

miscela di pigmenti e cere lavorate a caldo crea dei ritratti che trasmettono un patos, un‟emozione

atemporale che risulta unitamente antica ed estremamente contemporanea; approfondendo l‟indagine

psicologica del soggetto esagera certi tratti fisiognomici per eviscerare la meta-emotività e l‟archetipo

dell‟individuo. I ritratti funerari femminili egiziani erano infatti opere che da un lato esaltavano le modelle

rappresentate evidenziandone la classe sociale e la famiglia di provenienza, ma, al contempo,

rendevano una particolare analisi introspettiva che appare oggi il profilo di maggiore modernità di tali

opere. Per tale via Benitez indaga e analizza il ruolo, la vita, la sofferenza dell‟uomo nel mondo

contemporaneo filtrandolo attraverso l‟esame storico della società in cui l‟arte ha sempre svolto un ruolo

fondamentale.

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FRANCISCO BENITEZ

“Siate come sono io! Nell‟incessante mutamento delle apparenze,

la madre primigenia, eternamente creatrice, c

he eternamente costringe all‟esistenza, che eternamente si appaga di questo mutamento dell‟apparenza!”.

(Nietzsche, La nascita della tragedia).

Testo di Sabrina Corsaro

Drammaticità, passato e presente si intersecano nell'arte di Francisco Benitez:

scorci di strutture moderne accanto ad antiche colonne in rovina, corpi umani, rivestiti da drappi bianchi o

rossi, mostrano capi e braccia che poggiano su ciò che rimane di quelle colonne. Nei dipinti realizzati ad olio

la carnagione delle figure è bronzea, fedele quindi a quel pathos mediterraneo che l‟artista vuol imprimere

nella sua arte. Vi è, in particolare nelle figure umane ritratte, una passionalità „contenuta‟, visibile nelle linee e

proporzioni classico-barocche, nell‟ondulazione e nella delicata flessione dei soggetti rappresentati.

Lo spazio è solo Questi esprimono una femminilità e sensualità mature, introspettive e la nudità è il risultato

di un ibridismo tra classicismo e caravaggismo (inteso, quest‟ultimo, come fusione di sontuosità estetica e

introspezione psicologica). Ma la nudità richiama anche l‟essenza della cultura greca, quella riconducibile al

lato nero, disordinato, istintivo dell‟anima dionisiaca. La drammaticità presente nella sua pittura rende

omaggio a quelle zone oscure e recondite di un‟arte definita negazione dell‟arte stessa. Il conflitto tra la luce

e l‟oscurità, tra la ragione e l‟istinto, trova nei dipinti di Benitez la sua esplicazione e la sua risoluzione,

tendente verso un equilibrio che confluisce in un‟armonia di linee e colori. Luce ed ombra quindi: forza

estetica del caravaggismo ed essenza conflittuale tra l‟elemento apollineo e quello dionisiaco tipica della

cultura ellenica. …

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apparentemente immobile e cristallizzato,

con un‟incisiva presenza dell‟elemento

metafisico; in esso s‟intravedono la

trasformazione e il divenire: le colonne

logore, gli strappi, gli sfregi, tutto è,

nell‟insieme, emblema di quell‟essere e

divenire in rapporto ad un termine supremo

che è il Tempo. “Le mie figure – scrive

Benitez - palpabili come sembrano, vivono

in una dimensione differente,

un luogo dove il paesaggio riflette uno

stato psicologico, un luogo in cui le figure

sono gli attori del dramma cominciato

nell‟antica Roma e che, attraverso il

barocco del Caravaggio, è arrivato fino ai

nostri giorni”. L‟arte di Benitez è

fondamentalmente figurativa poiché il

soggetto principale è l‟uomo, con i suoi

caratteri psicologici e drammatici,

percepibili nei tratti espressivi dei volti e

nelle movenze dei corpi.

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….

Ma vi possiamo trovare un ulteriore contrasto: quello tra l‟anima e la maschera, tra l‟essere e l‟apparire,

senza però riuscire a porre una categorica distinzione tra le contraddittorie identità dell‟individuo. Accanto a

questa serie di opere se ne trovano altre che danno l‟idea di quel progetto che l‟artista messicano si

preoccupa di portare avanti col titolo di “PINACOTECA METAFORICA DI RICOSTRUZIONI IMMAGINATE”.

“L‟unica immagine frammentaria che oggi si possiede dei „fantasmi‟ del passato – scrive - è data dalle

interpretazioni e dalle rare improvvisazioni di antichi artisti romani”. Dal punto di vista tecnico Benitez guarda

alle tradizioni italiana e francese del XVII secolo, in particolare alle velature di colori semitrasparenti su

„grisaille‟ monocromatica, insieme a pigmenti quali il Maroger per far rivivere antiche tonalità cromatiche,

adattate al gusto e alla sensibilità moderni. Ma il tratto distintivo che rende particolare la sua arte è

rappresentato dall‟utilizzo di un‟antica tecnica pittorica: l‟encausto.

Le opere da lui realizzate ad encausto hanno per soggetto volti di donne, il cui viso è adornato da

acconciature che di volta in volta variano, così come nel tempo variavano i connotati sociali che svelavano la

provenienza dei ritratti realizzati sulle bende o sui sarcofagi nell‟ Egitto „ellenizzato‟ dalla presenza della

civiltà romana. In quest‟ottica l‟arte di Benitez può essere considerata una sorta di significativa „occasione‟

per attuare un recupero storico della nostra civiltà, al fine di illuminare le tracce di un passato che ci

coinvolge ancora e che mostra la sua eterna contemporaneità in quanto:

“Non si uccide la luce; si può soltanto soffocarla”

(Marguerite Yourcenar, Antigone o della scelta in Fuochi).

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Il procedimento di cui lui fa uso

è legato alle antiche pratiche

funebri appartenenti all‟area del

Fayoum ed è il risultato di una

commistione tra cultura egiziana

e romana, più precisamente tra

la tradizione egiziana

dell‟imbalsamazione dei defunti

e la ritrattistica romana.

L‟encausto (praticato su

superfici dure come muro,

marmo e legno) si ottiene

mescolando i pigmenti alla cera

e facendo stendere questi su un

supporto a pennello; poi

vengono fissati a caldo con

arnesi di metallo (cestri). Il

risultato di questa tecnica nella

pittura di Benitez si traduce in

un effetto realistico insieme ad

un elegante contrasto tra

opacità dei tratti di colore e

luminosità dello sguardo.

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FRANCISCO BENITEZ

BIOGRAFIA

Nato a Taos (Stati Uniti), 1967; nazionalità americana e spagnola

MOSTRE PERSONALI

2009 “Imago Temporis”, Aci Castello, Italy, a cura di Sabina Corsaro.

2008 “Ekfrasi”, Galleria Quadrifoglio, Siracusa.

“Dionisiaca”, Capella Bonjauto, Catania, a cura di Sabina Corsaro.

2006 Ex-convento del Ritiro, Siracusa.

2004 Red Box/Galerie Sarah Robert, Barjols, Francia.

2003Chase Gallery, Boston, Stati Uniti.

« Le Baccanti », Cline Fine Art, Santa Fe, Nuovo Messico, Stati Uniti.

2002 Galleria d‟Arte Il Sagittario, Messina (catalogo).

Cline Fine Art, Santa Fe.

2001 Chase Gallery, Boston.

2000 Cline Fine Art, Santa Fe.

1999 « The Figure: Between Color and Line », Cline Fine Art, Santa Fe.

1998 « Francisco Benítez », Chase Gallery, Boston.

« An Art Alphabet », Cline Fine Art, Santa Fe.

1997 « The Senses », Cline Fine Art, Santa Fe.

« Dialogues », Galerie Sainte-Catherine, Rodez, Francia.

1996 « Female Allegorical Portraits », Cline Fine Art, Santa Fe.

1994 « From Figurative to Abstract », Santa Fe Contemporary Art, Santa Fe.

PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE

2009 “Figurations II”, Nüart Gallery, Santa Fe, USA.

“Director‟s Choice”, Chase Gallery, Boston, USA.

2008 Chapelle des Pénitants, Gordes, France.

2007 « MigrAzioni », Siracusa, a cura di Michele Romano.

« La Visione Negata », Siracusa, a cura di Nino Portoghese.

2006 « The Figure II», Cline Fine Art, Scottsdale, Arizona.

« MigrAzioni », a cura di Michele Romano, Siracusa.

2004 « The Figure », Cline Fine Art, Scottsdale, Arizona.

« Uninterrupted Mysteries », J. Cacciola Gallery, Bernardsville, New Jersey.

2003 « Gallery Artists », J. Cacciola Gallery, New York.

2002 « Il paradiso ritrovato », Chiostro di San Francesco, Sorrento (Na).

2001 « Le rouge et le noir », Aumônerie St-Jacques, Gordes, Francia.

« Windows Project », a cura di Guy Ambrosino, Santa Fe.

« Painting is Dead », a cura di Guy Ambrosino, Plan B Evolving Arts, Santa Fe.

2000 « Sanctified or Censored? », a cura di Monika Steinhoff, Santuario de Guadalupe, Santa Fe.

« Un ensemble d‟artistes », Galerie Thuillier, Parigi.

« Revealing the Nude: A Timeless Passion », Chase Gallery, Boston (catalogo).

4033 Los Milagros

Santa Fe, NM 87507, USA

18, rue des martinets

Les Costes Rouges

12850 Onet-le-château, FR

tel/fax 1505 424 3103, E-mail:

pacanne @earthlink.net

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MICHELE CACCIOFERA

La vittoria dei prigionieri ovvero l‟urlo del silenzio

Renato Miracco

Direttore dell‟Istituto Italiano di Cultura di New York

Gli angeli (dicono) spesso non sanno se vanno tra i vivi o tra i

morti. L‟eterna corrente trascina attraverso entrambi i regni ogni

età, sempre con sé,

ed entrambi sovrasta con il suo suono.

Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi, 1911

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Quando, insieme a Michele, abbiamo deciso

di realizzare questa mostra, mia ferma

volontà era di trasformare l‟esposizione, puro

atto visivo, in una piccola ma sentita

esperienza personale ed emotiva.

Tutti noi (ammettiamolo!), viviamo in guerra

e in guerra vi sono vincitori e vinti, carnefici e

prigionieri.

Ammettere di essere PRIGIONIERI vuol dire,

innanzitutto, confessare a noi stessi, che

dobbiamo liberarci del nostro “passato

psicologico” ed entrare nell‟eternità del

“presente psicologico”.

È sicuramente una delle nostre difficoltà più

gradi liberarci del passato psicologico.

Il nostro atteggiamento è che vogliamo

seppellirlo, risvegliarlo, capirlo, essere

compatiti per lui. Cominciamo, invece, per

una volta, a dimenticar- lo: ci farà male

dapprima, ma è il primo atto di liberazione.

Non voglio qui ora rinnegare le ricerche

analitiche o esistenziali, tutt‟altro, ma vi è il

tempo per ogni cosa.

Vi è il tempo dell‟agire e quello del pensare,

il tempo del dimenticare e quello del

ricordare, esattamente come il respiro: la

nostra vita è governata dalla dualità.

Se non facciamo questo piccolo sforzo, si

proietterà il passato nel presente e allora il

presente sarà contaminato dal passato.

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MICHELE CACCIOFERA

Chi fa questo non vede quello che è, ma quello

che è stato.

Se ci si guarda solo indietro o se si guarda solo al

futuro, il presente è dimenticato e non vissuto.

Il PRIGIONIERO allora, nella sua stasi, nella sua

costrizione, nella sua inattività comincia a capire

tutto questo.

Ascoltare il nostro respiro, il nostro ritmo, diverso

in ciascuno di noi, è la prima delle nostre

conquiste che ci sono donate.

Ascoltare, perché nei piccoli rumori, in quelli che

cerchiamo sempre di coprire è infatti scritto tutto:

il passato, il nostro presente e il nostro futuro.

Un uomo che non sa udire non può certo

ascoltare i consigli che la vita continuamente gli

elargisce. Solo chi ascolta il rumore del presente

può prendere una decisione giusta.

Di qui la scelta dei soggetti concordata con

l‟artista: rappresentare dei prigionieri, dei vinti,

delle persone immerse nel loro abbrutimento

fisico non voluto.

L‟immagine rimanda così alla sofferenza, alla

guerra vissuta a livello diverso nella nostra

quotidianità e/o alla Guerra (con la G maiuscola),

di cui ogni giorno leggiamo sui giornali.

Una Guerra che sembra allontanarsi e avvicinarsi

ossessivamente, una Guerra che vorremmo non

ci riguardasse mai da vicino, ma che

minacciosamente è più avanti della nostra porta di

casa.

E allora i volti scavati e contorti, gli occhi sbarrati

assumono una valenza di sopportazione al dolore,

un tentativo di rispondere alla violenza, chiusi nel

proprio mutismo.

È l‟URLO DEL SILENZIO, la nostra energia

compressa dal dolore che cerca di rispondere.

Pittura sociale allora quella di Ciacciofera? Certo,

ma non solo, amerei dire pittura psicologica e

sociale: nella nostra dualità queste opere

dovrebbero convincerci del nostro essere vittima e

carnefice, così che l‟identificazione è, di volta in

volta, con la vittima della violenza e con il

carnefice che l‟ha prodotta.

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MICHELE CACCIOFERA

James Hillman, psicologo e analista del XX secolo, afferma che la duplicità dell‟esperienza accresce l‟io, così come la

percezione che “nel preciso momento in cui sei perduto, è lì che ricomincia la salita.”

Quando siamo frustrati, picchiati, gonfi di odio, esasperati dalla sofferenza, umiliati nel nostro essere, è lì che dobbiamo

compiere una scelta: andare verso l‟alto o sprofondare nell‟alienazione del dolore. Così Hillman in un suo libro, Il

linguaggio della vita, stigmatizza che “solo quando il nostro io si incrina, quando irrompe la depressione e non si è più in

grado di alzarsi e reagire, quando ci si sente disorientati e in balia degli eventi... solo allora qualcosa si muove e

cominciamo a percepirci come anima”.

Finché sentiamo di “farcela”,

l‟anima non viene percepita. Solo

quando cadiamo nello sconforto

e ci sentiamo polvere, chiusi in

noi stessi, patetici e derelitti,

allora cominciamo a percepire

qualcosa! Ecco, le opere di

Michele sono generate, partorite,

proprio dalla confluenza

dell‟essere vinto e nello stesso

momento in cui il nostro volto è

nella polvere, scorgiamo

qualcosa che atavicamente ci

avvince e con cui, da un‟altra

visione, finora sconosciuta, ci

mettiamo in contatto.

“... un po‟ di masochismo, di

tocco masochista, è necessario,

per approfondire. Un

approfondimento del dolore che

può avere perfino qualcosa di

mistico ... perché la

consapevolezza comporta

sofferenza.” Profetizza sempre

Hillman.

Se questa può essere una chiave

di lettura della mostra, la visione

di questi quadri, di questi disegni,

rimanda subito a una rabbia

repressa, alla costrizione forzata

che – venendo Michele dalla

Sicilia – si associa alla violenza

mafiosa, alle vittime della

giustizia, ai martiri quotidiani che

si sono ribellati a una Autorità

Fittizia!

Perché la relazione tra l‟artista e

la sua opera è talvolta facile da

tracciare, altre volte meno, se non

addirittura impossibile, ma è

comunque ragionevole accettare

che la creatività di un artista

affondi le radici nella sua

personalità e nel carattere, e che

la vita interiore e gli episodi della

sua esistenza compartecipino

dello sviluppo della sua arte.

In questa nostra analisi la pittura,

l‟essere sciamano/mediatore di

Michele Ciacciofera ci viene in

aiuto.

La sua maniera di dipingere è

velata da un tocco di

atemporalità, da una distanza

creata proprio dalla materia usata.

È in quella distanza che

percepiamo le emozioni, è in quel

baratro tra la figura rappresentata

e il suo essere simbolo che

avvertiamo un impalpabile ma

concreto disagio, fatto di fastidio,

di partecipazione, di alienazione.

E permettetemi di dire che,

“sadicamente”, quale Direttore

dell‟Istituto Italiano di Cultura di

New York, sono felice che questa

avventura conoscitiva parta

proprio da qui.

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MICHELE CACCIOFERA

BIOGRAFIA

Michele Ciacciofera nasce a Nuoro il 15/3/1969 e si trasferisce sin dall‟infanzia a Palermo. Compie la

formazione artistica frequentando nella città natale lo studio di Giovanni Antonio Sulas, pittore ed architetto

sardo.

Dal 1990, dopo essere rientrato nel capoluogo siciliano, vive e lavora a Siracusa. Da anni si dedica ad un

attento studio del paesaggio affrontando anche il rapporto attuale tra uomo e natura.

Nel 2000, il Marocco e le letture di Elias Canetti, la ricerca sul dinamismo delle masse (folle), il suk con le sue

luci, individui ed atmosfere, diventano anche pretesti per approdare a nuovi cromatismi. Ne deriva una ampia

serie di opere dal titolo “Marrakech” esposta a partire dalla fine del 2002 in varie mostre personali in Italia e

Francia.

Successivamente dallo studio del “viaggio in Sicilia” di J. W. Goethe sono nate 32 opere per un itinerario

espositivo che da Catania, Siracusa e Santa Fé – New Mexico (USA) chiuderà il suo percorso a Palermo.

Attualmente porta avanti una personale ricerca su alcuni temi della condizione umana: tortura e prigionia,

melanconia; parallelamente le tematiche ecologiche vengono affrontate attraverso grandi e desolate spiagge e

deserti in cui l‟assenza della forma umana diviene denuncia del rapporto, inesorabilmente conflittuale, tra

uomo e natura.

ATTIVITA‟ ESPOSITIVA E RICONOSCIMENTI

2010- mostra collettiva “Icona Magnifica” Palazzo della Cultura Catania

-mostra collettiva "Llibres D´artista INTRAMURS" Refectorio de Real Monasterio

de Sta. Maria de la Valldigna. Valencia;

2009

- “Salvados por el arte, el viaje artistico de unos libros condenados a morir” Istituto Cervantes Palermo

- Porta della Bellezza” Librino/Fondazione Fiumara d‟Arte - Catania

-“silence!” New York Istituto Italiano di Cultura (mostra curata da Renato Miracco;

catalogo Charta con testi dello stesso Miracco e di Lance Fung)

- mostra collettiva “from past to future” Eden Fine Art Gallery – New York

-mostra personale “silence – drawings” Palazzo At Borgia del Casale Siracusa

(curata da Carmelo Strano – Catalogo Erreproduzioni)

2008

- mostra personale “prigionieri e deserti” galleria Blanchaert Milano

- mostra collettiva “Trinacria – Gambadoro, Ciacciofera, Roccasalvo” Complesso le Ciminiere – Catania

- mostra personale “no men‟s land” galleria Quadrifoglio SiracusaI

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2007

- mostra collettiva “Contemporanea” – Palazzo del Governo Siracusa

- mostra personale “prigionieri e deserti – Carta Bianca Fine Arts Catania

- mostra personale St. John‟s College Santa Fé (New Mexico USA)

“viaggio nell‟immagine sulle tracce di Goethe”.

- vincitore del concorso pubblico per artisti indetto dal Ministero LL.PP.

- vincitore del premio per l‟arte contemporanea “italiani-europei”

nel 50° anniversario dell‟Unione Europea,

indetto da Provincia Regionale di Catania ed Università degli Studi di Catania

- mostra personale Palazzo del Governo Siracusa “prigionieri e deserti”

- mostra personale “maredolcemare” concept store Trikeles - Milano

2006

-mostra collettiva in occasione dei 100 anni della CGIL “200 artisti per 100 anni

– i colori del lavoro” – Palazzo del Governo - Siracusa

-mostra personale “viaggio nell‟immagine - sulle tracce di Goethe”

– Catania “le Ciminiere”

-mostra personale “viaggio nell‟immagine sulle tracce di Goethe” – Siracusa Monastero del

Ritiro

- mostra personale Galerie de Vlierhove – Blaricum (Olanda)

- mostra collettiva Ratio Naturalis – Lentini (Biviere)

- mostra collettiva “Pluralità segniche: Ciacciofera – Pasini – Roccasalvo”

-Chiesa S. Salvatore Caltavuturo (PA)

- mostra collettiva “Migrazioni” – Palazzo del Governo Siracusa

- mostra collettiva “la visione negata” – Chiesa di S. Nicolò dei Cordari

– Parco Archeologico di Siracusa

2005

-spazio personale nell‟ambito della rassegna su arte olandese del XX secolo presso

Galerie Vlierhove (Blaricum – Olanda)

- mostra collettiva “Periplo Blu” – Monastero del Ritiro – Siracusa

- VI^ biennale d‟arte Sacra contemporanea – Franciscan University of Pennsylvania USA

-mostra personale “dentro il paesaggio” a cura di Aurelio Pes – Complesso dello Spasimo

Palermo (Città di Palermo)

- mostra collettiva “Via Lucis” – Monastero del Ritiro – Siracusa (Curia Arcivescovile di Sr)

- mostra collettiva “Diafania – luce dal buio” – L‟Arco e la Fonte Arte Contemporanea –

-vincitore del concorso pubblico per artisti indetto dal Ministero LL.PP.I

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Piero Roccasalvo [RUB]BIOGRAFIA

(Siracusa 1974) consegue il diploma di maturità presso l‟Istituto Statale d‟Arte di Siracusa.

Studia pittura all‟Accademia di Belle Arti di Venezia.

Nel 1994 RUB entra a far parte del Gruppo Di Mille. Nel 1997 ottiene una borsa di studio

presso il Middlesex University Fine Art di Londra. Completa gli studi accademici,

specializzandosi sulla pittura di Francis Bacon. Nell‟anno accademico 1999-2000 è docente

di pittura e tecniche pittoriche all‟Accademia di Belle Arti di Modica.

E‟ dei primissimi anni Novanta l‟incontro fondamentale per la sperimentazione pittorica di

RUB con il filmmaker e scrittore Mauro Aprile Zanetti, con il quale si è venuto sviluppando

un vivace e fervido sodalizio tra arte, editoria, cinema e teatro.

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Piero Roccasalvo [RUB]

Riconoscimenti

RUB ha vinto il premio

di Arte

Contemporanea

“Siciliani Europei

2007”, promosso dalla

Provincia e

dall‟Università degli

Studi di Catania, in

occasione del 50°

Anniversario

dell‟Unione Europea.

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Piero Roccasalvo [RUB]

Riconoscimenti

E‟ l‟unico giovane

artista italiano che il

critico Hans Ulrich

Obrist (Direttore

Serpentine Gallery,

Londra) ha

segnalato in una

lista, stilata per il

decennale di El

Cultural, settimanale

di El Mundo, “tra i

dodici artisti

protagonisti della

nuova generazione

della scena

internazionale”, i cui

“lavori riflettono sul

linguaggio”.

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