angelo-nazioni

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173 DIONIGI AREOPAGITA, Gerarchia celeste IX, 2, in ID., op. cit., p. 110. ELIADE, Storia delle credenze e delle idee religiose. Dall’età della pietra ai Misteri Eleusini , I, Firenze 1981, p. 189. 2 4 1 3 5 J. P. MIGNE, Patrologia graeca 3, 119-1120; DIONIGI AREOPAGITA, Tutte le opere, a cura di Piero Scazzoso e Enzo Bellini, Milano 1981. A. PIOLANTI, Angeli , in BS, I, 1197; G. BAREILLE, in DThC, 1192-1222; J. DANIELOU, Gli Angeli e la loro missione, Torino 1998, pp. 22-32. M. ELIADE, Trattato di storia delle religioni , Torino 1976, pp. 10-19. /L’angelo delle nazioni. The nations’ angel./ La gerarchia celeste unisce, come rileva la visione della scala (klimax) di Giacobbe (Gn 28, 12), il mondo trascendente con quello immanente. Infatti, la particolareggiata descrizione del Corpus areopagiticum 1 in merito alla gerarchia angelica può esser figurata come articolata in cerchi concentrici a gradoni, derivanti in modo discendente dal Principio supremo. Gli esseri incorporei si dividono in tre triadi: la prima annovera i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza include i principati, gli arcangeli e gli angeli. A quest’ultima triade appartengono gli esseri celesti più prossimi al mondo sensibile: ai principati spetta guidare, mentre gli arcangeli, trovandosi nella medietà triadica abbracciano i due estremi della gerarchia 2, come si addice alla loro condizione ontologica. Gli angeli, secondo la tradizione biblica, trasmettono all’uomo la rivelazione divina, motivo per cui rivestono sempre il ruolo di ministri del Dio invisibile messi a guida dell’intera umanità in cammino nel tempo verso la salvezza. Essi sono i messaggeri divini designati nella lingua ebraica col termine mal’ak, reso dai traduttori alessandrini della Septuaginta, col termine greco aggelos, da cui il latino angelus 3. Va ricordato che se prima della venuta di Cristo il dono della Legge fu trasmesso al popolo ebraico direttamente dagli angeli attraverso Mosé e i profeti, non per questo gli altri popoli della terra furono esclusi dalla partecipazione al disegno provvidenziale stabilito ab aeterno dall’economia divina. Nel primo libro della Scrittura si legge che Dio dopo il diluvio strinse una nuova alleanza con l’intera umanità e che, pur sapendo che il cuore dell’uomo inclina verso il male, promise di non colpire mai più alcun essere come aveva fatto (Gn 8, 21). Attraverso questo patto, di cui la divinità medesima si fece garante della regolarità delle leggi naturali, i figli di Noé: Sem, Cam e Iafet, divennero i progenitori di una nuova umanità che perse però poco dopo l’unità di linguaggio che rendeva tutti i suoi membri partecipi di un’unica famiglia 4. E così dopo la dispersione dei figli di Noé successiva alla torre di Babele gli esseri umani si sparsero, nella confusione originata dalla molteplicità linguistica, ai quattro angoli della terra. La prima alleanza stabilì dunque la fedeltà a Dio nella bellezza e nelle leggi che regolano il mondo creato, espressione visibile di quello invisibile. Per questo motivo Dio aveva ribadito a Noé concludendo l’alleanza: “Non sarà più distrutto alcun essere vivente, né più il diluvio devasterà la terra” (Gn 9, 11). Il cosmo divenne così il luogo dove la divinità si rivela attraverso l’incanto della creazione che si presenta all’uomo come una luminosa ierofania, ossia una manifestazione del sacro 5. Nella Lettera ai Romani san Paolo afferma esplicitamente: “Le sue (di Dio) perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute” (Rm 1, 20). Oltre il racconto di Noé, pure gli Atti degli Apostoli ricordano questa prima alleanza. Luca, attribuendo le parole a Paolo, così scrive: “Egli (Dio) nelle generazioni passate ha lasciato a ogni popolo la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori” (At 14,

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Rerum novarum. Rerum novarum.

il totalitarismo può fare per voi. Potreste accorgervi che vi piace, come ai 2.500 che si sono presentati al casting per il Grande Fratello 2008. Si dice che le utopie sono sogni di stati totalitari, vedi Moro e Campanella. Perché in fin dei conti non c’è nulla di più rassicurante di una società che ti controlla, che ti coccola, che ti dà attenzione; soprattutto se non sei nessuno. Nell’attesa che la polizia segreta degni d’interessarsi a chi siete, che fate, cosa leggete, cosa amate, le dieci cose che non sopportate, i vostri siti preferiti, i porno più scaricati, con i moderni social network già potete tracciare l’ascolto di file audio e video (last.fm), catalogare i vostri libri (anobii), segnalare la vostra presenza online (msn), pubblicare le vostre foto (flickr), la vostra rete di contatti (facebook), la vostra biografia professionale (linkedin), le vostre opinioni (blog), oltre che abdicare ai vostri diritti di proprietà intellettuale (creative commons). Gli incubi della fantascienza passata sono la materia di cui è fatto il nostro svago. Il punto è che dello spazio privato non c’importa più nulla, perché non ci serve più a nulla, perché non abbiamo più nulla da nascondere. Questo è il nostro destino tragico, questo è il nostro godimento infinito. Solo un uomo d’altri tempi come il Garante della Privacy può consigliare, senz’ombra d’ironia, d’iscriversi a facebook usando uno pseudonimo; secondo

il blogger Giuseppe Granieri, è come se ci avesse proposto, per evitare inconvenienti, di girare per la strada con occhiali, baffi e nasi finti. Guastafeste: noi per la strada preferiamo andarci nudi.

/Raffaele Alberto Ventura//

Links

La figura evoca gli invisibili meccanismi...http://www.editions.ehess.fr/ouvrages/ouvrage/securite-territoire-population/

Le Brigate Rosse sostenevano…http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inlavorazione/visualizza_new.html_70743389.html

Grande Fratello 2008…http://www.gingergeneration.it/n/casting-per-il-grande-fratello-identikit-del-candidato-1128-n.htm

Siti citati

http://www.lastfm.it/

http://www.anobii.com/

http://it.msn.com/

http://www.flickr.com/

http://www.facebook.com/

http://www.linkedin.com/

http://www.creativecommons.it/

Secondo Giuseppe Granieri…http://www.bookcafe.net/blog/blog.cfm?id=887

DIONIGI AREOPAGITA, Gerarchia celeste IX, 2, in ID., op. cit., p. 110.

ELIADE, Storia delle credenze e delle idee religiose. Dall’età della pietra ai Misteri Eleusini, I, Firenze 1981, p. 189.

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J. P. MIGNE, Patrologia graeca 3, 119-1120; DIONIGI AREOPAGITA, Tutte le opere, a cura di Piero Scazzoso e Enzo Bellini, Milano 1981.

A. PIOLANTI, Angeli, in BS, I, 1197; G. BAREILLE, in DThC, 1192-1222; J. DANIELOU, Gli Angeli e la loro missione, Torino 1998, pp. 22-32.

M. ELIADE, Trattato di storia delle religioni, Torino 1976, pp. 10-19.

/L’angelo delle nazioni. The nations’ angel./

La gerarchia celeste unisce, come rileva la visione della scala (klimax) di Giacobbe (Gn 28, 12), il mondo trascendente con quello immanente. Infatti, la particolareggiata descrizione del Corpus areopagiticum 1 in merito alla gerarchia angelica può esser figurata come articolata in cerchi concentrici a gradoni, derivanti in modo discendente dal Principio supremo. Gli esseri incorporei si dividono in tre triadi: la prima annovera i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza include i principati, gli arcangeli e gli angeli. A quest’ultima triade appartengono gli esseri celesti più prossimi al mondo sensibile: ai principati spetta guidare, mentre gli arcangeli, trovandosi nella medietà triadica abbracciano i due estremi della gerarchia 2, come si addice alla loro condizione ontologica. Gli angeli, secondo la tradizione biblica, trasmettono all’uomo la rivelazione divina, motivo per cui rivestono sempre il ruolo di ministri del Dio invisibile messi a guida dell’intera umanità in cammino nel tempo verso la salvezza. Essi sono i messaggeri divini designati nella lingua ebraica col

termine mal’ak, reso dai traduttori alessandrini della Septuaginta, col termine greco aggelos, da cui il latino angelus 3. Va ricordato che se prima della venuta di Cristo il dono della Legge fu trasmesso al popolo ebraico direttamente dagli angeli attraverso Mosé e i profeti, non per questo gli altri popoli della terra furono esclusi dalla partecipazione al disegno provvidenziale stabilito ab aeterno dall’economia divina. Nel primo libro della Scrittura si legge che Dio dopo il diluvio strinse una nuova alleanza con l’intera umanità e che, pur sapendo che il cuore dell’uomo inclina verso il male, promise di non colpire mai più alcun essere come aveva fatto (Gn 8, 21). Attraverso questo patto, di cui la divinità medesima si fece garante della regolarità delle leggi naturali, i figli di Noé: Sem, Cam e Iafet, divennero i progenitori di una nuova umanità che perse però poco dopo l’unità di linguaggio che rendeva tutti i suoi membri partecipi di un’unica famiglia 4. E così dopo la dispersione dei figli di Noé successiva alla torre di Babele gli esseri umani si sparsero, nella confusione originata dalla

molteplicità linguistica, ai quattro angoli della terra. La prima alleanza stabilì dunque la fedeltà a Dio nella bellezza e nelle leggi che regolano il mondo creato, espressione visibile di quello invisibile. Per questo motivo Dio aveva ribadito a Noé concludendo l’alleanza: “Non sarà più distrutto alcun essere vivente, né più il diluvio devasterà la terra” (Gn 9, 11). Il cosmo divenne così il luogo dove la divinità si rivela attraverso l’incanto della creazione che si presenta all’uomo come una luminosa ierofania, ossia una manifestazione del sacro 5. Nella Lettera ai Romani san Paolo afferma esplicitamente: “Le sue (di Dio) perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute” (Rm 1, 20). Oltre il racconto di Noé, pure gli Atti degli Apostoli ricordano questa prima alleanza. Luca, attribuendo le parole a Paolo, così scrive: “Egli (Dio) nelle generazioni passate ha lasciato a ogni popolo la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori” (At 14,

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Si dà più credito alla versione della Bibbia dei Settanta, perché proveniente dall’ambiente ebraico–alessandrino, piuttosto che a quella della Vulgata, il cui traduttore rende in latino il greco: katà arithmon aggelon theou con: juxta numerum filiorum Israel. Questa diversità rilevante persiste anche nella traduzione italiana della CEI (ed. XIX (2007) che in molti casi ha preferito seguire il testo della Vulgata, trascurando i testi più antichi.

ORIGENE, Contra Celsum V, 30, ed. P. Koetschau, GCS 2-3 (1899), P. 32; J. DANIELOU, Les sources juives de la doctrine des anges des nations chez Origene, in “Recherches de science religieuse” (1951), p. 132.DIONIGI AREOPAGITA, op. cit., pp. 112-113.

CLEMENTE D’ALESSANDRIA, Stromata VI, 17, ed. O. Stalhin, GCS 15 (1936), pp. 514-515.

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L’angelo delle nazioni. The nations’ angel.

16 – 17). In questo contesto di provvidenziale assistenza, secondo l’antica tradizione ebraica, fatta propria anche dai padri della Chiesa, agli angeli fu affidata la cura spirituale delle nazioni, come sottolinea il Deuteronomio nella versione dei Settanta: “Quando l’Altissimo aggiudicava alle nazioni la loro eredità, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli angeli di Dio”6. Questa dottrina, fatta propria anche dalle apocalissi ebraiche, era conosciuta pure da Clemente d’Alessandria e da Origene, trasmessa loro probabilmente attraverso Filone e dagli stessi testi evangelici. Origene pone l’istituzione degli angeli delle nazioni in relazione alla nascita delle diverse lingue in seguito alla dispersione seguita alla torre di Babele 7. La loro missione comprendeva l’assistenza temporale a tutte le popolazioni, ma il loro compito principale, come rileva l’Areopagita, è quello di condurre le nazioni a Dio affinché esse si elevino alla percezione della luce increata. Nella Celestis hierarchia l’autore cita due esempi biblici che vale la pena ricordare: uno è narrato nella storia di Giuseppe e l’altro nel libro di Daniele 8.Il primo episodio riguarda il sogno che l’angelo tutelare degli egiziani invia al faraone per avvertirlo che dopo un periodo di abbondanti raccolti sarebbe succeduta una tremenda carestia. I due momenti

sono simboleggiati da sette vacche grasse e da altrettante vacche magre (Gn 41, 1 – 8). Anche nel libro di Daniele l’angelo della nazione rivela al re Nabucodonosor i tempi futuri per metterlo in guardia dall’imminente decadenza del ciclo storico in atto (Dn 2, 1 – 45). Nel medesimo testo biblico, inoltre, si parla anche dell’angelo protettore della Persia e di Michele quale protettore del popolo di Israele. Quest’ultimo, unitamente all’ arcangelo Gabriele, cerca di affrettare il ritorno dall’esilio degli israeliti per ricostruire Gerusalemme e restaurare il Tempio, ma il suo proposito è contrastato dall’angelo di Persia, con cui deve lottare, prima di superarlo, per la durata di ventuno giorni (Dn 10, 9 – 21). Gli angeli dunque aiutano i diversi popoli pagani, perché anche se hanno deviato dal vero culto propugnato dalla religione cosmica, mantengono tuttavia anche se opacizzate, le antiche vestigia spirituali della rivelazione naturale. Clemente Alessandrino, per esempio, sostiene che l’angelo tutelare dei Greci abbia portato loro gli insegnamenti della filosofia; altri padri della Chiesa ammettono che tutti i popoli abbiano conosciuto la verità, seppur parzialmente. Ma allora se tutti attraverso la missione degli angeli possiedono nell’interiorità un frammento di verità, ossia la luce della conoscenza, vuol dire che ciascuno partecipa di essa e

che ognuno in virtù dell’immagine divina (Gn 1, 26) posseduta è unito ontologicamente agli altri uomini, motivo per cui non possiamo dimenticare che ogni persona che incontriamo nel viaggio della vita è un luminoso mistero.

/Renato D’Antiga //

Illustrazione/Geremia Vinattieri.Spacemen adventure.

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Si dà più credito alla versione della Bibbia dei Settanta, perché proveniente dall’ambiente ebraico–alessandrino, piuttosto che a quella della Vulgata, il cui traduttore rende in latino il greco: katà arithmon aggelon theou con: juxta numerum filiorum Israel. Questa diversità rilevante persiste anche nella traduzione italiana della CEI (ed. XIX (2007) che in molti casi ha preferito seguire il testo della Vulgata, trascurando i testi più antichi.

ORIGENE, Contra Celsum V, 30, ed. P. Koetschau, GCS 2-3 (1899), P. 32; J. DANIELOU, Les sources juives de la doctrine des anges des nations chez Origene, in “Recherches de science religieuse” (1951), p. 132.DIONIGI AREOPAGITA, op. cit., pp. 112-113.

CLEMENTE D’ALESSANDRIA, Stromata VI, 17, ed. O. Stalhin, GCS 15 (1936), pp. 514-515.

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L’angelo delle nazioni. The nations’ angel.

16 – 17). In questo contesto di provvidenziale assistenza, secondo l’antica tradizione ebraica, fatta propria anche dai padri della Chiesa, agli angeli fu affidata la cura spirituale delle nazioni, come sottolinea il Deuteronomio nella versione dei Settanta: “Quando l’Altissimo aggiudicava alle nazioni la loro eredità, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli angeli di Dio”6. Questa dottrina, fatta propria anche dalle apocalissi ebraiche, era conosciuta pure da Clemente d’Alessandria e da Origene, trasmessa loro probabilmente attraverso Filone e dagli stessi testi evangelici. Origene pone l’istituzione degli angeli delle nazioni in relazione alla nascita delle diverse lingue in seguito alla dispersione seguita alla torre di Babele 7. La loro missione comprendeva l’assistenza temporale a tutte le popolazioni, ma il loro compito principale, come rileva l’Areopagita, è quello di condurre le nazioni a Dio affinché esse si elevino alla percezione della luce increata. Nella Celestis hierarchia l’autore cita due esempi biblici che vale la pena ricordare: uno è narrato nella storia di Giuseppe e l’altro nel libro di Daniele 8.Il primo episodio riguarda il sogno che l’angelo tutelare degli egiziani invia al faraone per avvertirlo che dopo un periodo di abbondanti raccolti sarebbe succeduta una tremenda carestia. I due momenti

sono simboleggiati da sette vacche grasse e da altrettante vacche magre (Gn 41, 1 – 8). Anche nel libro di Daniele l’angelo della nazione rivela al re Nabucodonosor i tempi futuri per metterlo in guardia dall’imminente decadenza del ciclo storico in atto (Dn 2, 1 – 45). Nel medesimo testo biblico, inoltre, si parla anche dell’angelo protettore della Persia e di Michele quale protettore del popolo di Israele. Quest’ultimo, unitamente all’ arcangelo Gabriele, cerca di affrettare il ritorno dall’esilio degli israeliti per ricostruire Gerusalemme e restaurare il Tempio, ma il suo proposito è contrastato dall’angelo di Persia, con cui deve lottare, prima di superarlo, per la durata di ventuno giorni (Dn 10, 9 – 21). Gli angeli dunque aiutano i diversi popoli pagani, perché anche se hanno deviato dal vero culto propugnato dalla religione cosmica, mantengono tuttavia anche se opacizzate, le antiche vestigia spirituali della rivelazione naturale. Clemente Alessandrino, per esempio, sostiene che l’angelo tutelare dei Greci abbia portato loro gli insegnamenti della filosofia; altri padri della Chiesa ammettono che tutti i popoli abbiano conosciuto la verità, seppur parzialmente. Ma allora se tutti attraverso la missione degli angeli possiedono nell’interiorità un frammento di verità, ossia la luce della conoscenza, vuol dire che ciascuno partecipa di essa e

che ognuno in virtù dell’immagine divina (Gn 1, 26) posseduta è unito ontologicamente agli altri uomini, motivo per cui non possiamo dimenticare che ogni persona che incontriamo nel viaggio della vita è un luminoso mistero.

/Renato D’Antiga //

Illustrazione/Geremia Vinattieri.Spacemen adventure.