Angela da Foligno Angela da Foligno (+1309) Angela da Foligno, con Chiara di Montefalco e Iacopone...

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Angela da Foligno (+1309) Angela da Foligno, con Chiara di Montefalco e Iacopone da Todi, fa parte di quei mistici che formarono il movimento penitenziale di fine ‘200 e del ‘300. Come Margherita da Cortona, fu sposa, madre e vedova. Nata nel 1248, la sua conversione avvenne a 37 anni, verso il 1285, durante una confessione generale nella cattedrale di San Feliciano, a Foligno, dopo la morte del marito e dei figli. Sembra abbia avuto un’apparizione di S. Francesco che in sogno l’aveva esortata ad intraprendere la via della perfezione. Per questo entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano continuando a vivere in casa, dove accoglieva tutti coloro che cercavano la via della perfezione.

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Angela da Foligno (+1309)

Angela da Foligno, con Chiara di Montefalco e Iacopone da Todi, fa parte di quei mistici che formarono il movimento penitenziale di fine ‘200 e del ‘300.

Come Margherita da Cortona, fu sposa, madre e vedova.

Nata nel 1248, la sua conversione avvenne a 37 anni, verso il 1285, durante una confessione generale nella cattedrale di San Feliciano, a Foligno, dopo la morte del marito e dei figli.

Sembra abbia avuto un’apparizione di S. Francesco che in sogno l’aveva esortata ad intraprendere la via della perfezione. Per questo entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano continuando a vivere in casa, dove accoglieva tutti coloro che cercavano la via della perfezione.

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Nel 1291 fece un pellegrinaggio ad Assisi che segnò per sempre la sua vita. In questo viaggio ebbe varie esperienze mistiche di cui fu testimone il suo confessore, frate Arnaldo da Foligno.

La beata morì a Foligno il 4 gennaio 1309 ed è sepolta nella chiesa di San Francesco.

Chiamata la “magistra theologorum”

Tutta la sua esperienza spirituale è narrata nel Libro della beata Angela da Foligno, raccolta degli scritti della beata e del suo Memoriale, redatto da frate Arnaldo.

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Egli è la perfezione a cui l’uomo deve arrivare costantemente proteso verso la trasformazione in Lui, e la croce diventa il traguardo d’unione fino all’identità mistica con il Cristo.

L’esperienza mistica di Angela testimonia che l’andare a Dio non è un fatto individualistico, ma comporta la presa di coscienza che l’uomo spirituale vive in una comunità umana in piena comunione con la comunità dei santi.

Così Gesù rivelò ad Angela:

Figlia mia amata, a me dolce, tutti i santi del paradiso e mia Madre hanno per te un amore speciale, e tu sarai associata da me a loro.

Ciò significa che vivere con Cristo è vivere con coloro che vivono in Cristo, è sentirsi parte del corpo di Cristo che è la Chiesa, terrestre e celeste.

La meta del suo cammino spirituale è Gesù.

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Tra le creature più belle della Chiesa emerge colei che ha raggiunto la piena unione con il Figlio di Dio, la Vergine Maria:

Una volta [...] improvvisamente l’anima fu elevata e vedevo la beata Vergine nella gloria. E comprendendo che una donna era stata posta in tanta nobiltà e gloria e dignità, così come stava la beata Vergine, che pregava per il genere umano, mi dilettavo assai. E la vedevo con tanta attitudine di umanità e di virtù in modo assai inenarrabile, per cui io inenarrabilmente mi dilettavo. E mentre io guardavo alle cose predette, improvvisamente lì apparve Cristo, che sedeva vicino a lei nella umanità glorificata.

Maria è la donna divinizzata, colei che siede accanto al Figlio e che intercede per l’umanità. Se una donna è arrivata così tanto in alto, significa che per l’uomo è stata tolta la separazione che divideva l’umanità dalla divinità, anzi l’umanità glorificata di Cristo siede accanto all’umanità della Vergine.

Angela è sempre più certa del suo convincimento spirituale: niente può separare da Cristo l’uomo che lo cerca!

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La Vergine è testimone che Dio sceglie la povertà e gli umili per compiere il suo progetto:

La fedele raccontò pure che in una rivelazione di Dio la povertà fu lodata come insegnamento e bene così grande che assolutamente supera la nostra intelligenza. Dio le disse: «Se non fosse un bene tanto grande, non l’avrei amata, e se non fosse così nobile, non l’avrei accettata». [...] L’umiltà è solamente in coloro che sono così poveri, che si rendono conto di non avere nulla. Poiché Dio ... stabilì che suo Figlio, il quale ha più di quanto possiamo dire, fosse più povero di qualsiasi santo o semplice uomo. Lo fece essere tanto povero, che sembrò non avere l’essere ... La verità di questa virtù, cioè della povertà, che è la radice e la madre dell’umiltà e di ogni bene, è così profonda che non può essere descritta. Chi la possiede non può mai precipitare o cadere per inganno, e chi conosce la vera povertà e capisce quanto Dio l’abbia amata, non può mai tenere per sé qualcosa. Questo è un insegnamento della divina sapienza, che fa modo che uno innanzi tutto riconosca i suoi difetti, la sua povertà e la sua misera condizione e, illuminato dal dono della grazia divina, in seguito scopra la bontà di Dio. A quel punto, subito gli viene tolto ogni dubbio riguardo Dio e lo ama con tutto se stesso e, amando, agisce secondo amore e perde ogni fiducia in sé. Perciò io so che la povertà è la madre di tutte le virtù e l’insegnamento della divina sapienza. Così come la divina sapienza insegnò alla beata Vergine nell’incarnazione di Cristo; per prima cosa le fece conoscere se stessa e, dopo che conobbe sé, le fu tolto ogni dubbio su Dio e subito confidò nella bontà di Dio; e conoscendo sé e la bontà di Dio, disse: Ecco la serva del Signore, si faccia a me secondo la tua parola.

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In un’altra rivelazione Gesù le disse:

Guarda mia Madre; lei tenne sempre ciò che era suo, e ciò che non lo era lo attribuì a Dio.

Maria è additata da Gesù come esempio di umiltà, esempio da seguire che Angela addita ai suoi seguaci.

La vera esperienza di Dio comporta

La vera conoscenza di sé stessi

L’esperienza-conoscenza di Dio

L’uomo non è capace di realizzare la propria vocazione se prima non si è confrontato con Dio e non ha scoperto il suo amore: Dio si rivela

L’umiltà è onestà di fronte a Dio e a sé stessi: è il principio di ogni cammino spirituale!

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Parecchi sono i passi che dimostrano come la beata Angela abbia confidato nella materna intercessione della Madre di Dio. Anzitutto La Vergine appare come colei che ha visto morire il Figlio sulla croce. Conoscendo il dolore del Figlio, la Madre può comunicarne l’esperienza a coloro che gliela chiedono:

E allora con clamore l’anima gridava dicendo: O santa Maria, Madre dell’Afflitto, dimmi qualche cosa di quella pena di questo tuo Figlio, della quale non sento memoria, perché tu hai visto della passione più di qualsiasi santo; perché io vedo che tu l’hai vista con gli occhi e con l’immaginazione e per lo zelo che avesti continuamente di questo amore!

Al tredicesimo passo entrai attraverso il dolore della Madre di Cristo e di san Giovanni e pregavo perché essi mi ottenessero un segno certo, per il quale potessi avere continuamente nella memoria la passione di Cristo.

Al quindicesimo passo mi fissavo in san Giovanni e nella Madre di Dio, pensando al loro dolore e pregandoli che mi ottenessero questa grazia, cioè che sentissi sempre dolore della passione di Cristo, o almeno del loro dolore.

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