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GLI ALTRI CONTENUTI Prima pagina: Quelli che... migliorano Pag.3 Batch-point: E io pago... Pag. 6 - Wimbledon Junior Pag.12 - I numeri della settimana Pag.14 - Terza pagina: José Luis Clerc Pag.18 - Ibi17: Biglietteria aperta Pag.20 Giovani: sognando Ivanisevic Pag.21 - Paddle: Campioni con metodo Pag.24 - Personal Coach: occhio ai servizi- bomba... Pag.25 - La regola del gioco Pag.28 Anche a Gaibledon, Italia, vince Serena Serena Fini ha trionfato nel Super Slam su erba targato Fit-Tpra Pag.22 Anno XII - n.27 - 13 luglio 2016 Italia-Argentina: così la Davis in TV Da venerdì a domenica dirette e commenti del big match a Pesaro Pag.16 Andy e Serena: vittorie di classe Storia di Sam Querrey Il distruttore di Slam Chi è il gigante di San Francisco che ha infranto il sogno di Djokovic Pag.8 Völkl SuperG V1 Pro La potenza morbida Un concentrato di tecnologia tedesca per picchiare con comfort Pag.26 Murray e Williams incidono di nuovo il loro nome a Wimbledon Pag.4 e 10

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GLI ALTRI CONTENUTIPrima pagina: Quelli che... migliorano Pag.3 Batch-point: E io pago... Pag. 6 - Wimbledon Junior Pag.12 - I numeri della settimana Pag.14 - Terza pagina: José Luis Clerc Pag.18 - Ibi17: Biglietteria aperta Pag.20 Giovani: sognando Ivanisevic Pag.21 - Paddle: Campioni con metodo Pag.24 - Personal Coach: occhio ai servizi-bomba... Pag.25 - La regola del gioco Pag.28

Anche a Gaibledon,Italia, vince SerenaSerena Fini ha trionfato nel Super Slam su erba targato Fit-Tpra

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Anno XII - n.27 - 13 luglio 2016

Italia-Argentina:così la Davis in TVDa venerdì a domenica dirette e commenti del big match a Pesaro

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Andy e Serena: vittorie di classe

Storia di Sam QuerreyIl distruttore di SlamChi è il gigante di San Francisco che ha infranto il sogno di Djokovic

Pag.8

Völkl SuperG V1 ProLa potenza morbidaUn concentrato di tecnologia tedesca per picchiare con comfort

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Murray e Williams incidono di nuovo

il loro nome a Wimbledon

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prima pagina

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Quelli che... miglioranoDI ENZO ANDERLONI – FOTO GETTY IMAGES

Roma come Wimbledon, il vin-citore è lo stesso: Sir Andrew Barron Murray, per gli amici Andy. L’unico reale competi-

tor di Novak Djokovic per i titoli che contano ma soprattutto per quello che è l’unico grande traguardo che manca allo scozzese: lo scettro di n.1 del mondo. Perché come tutti i grandi campioni lui è così: non si ferma, non si accontenta, vuole mi-gliorare sempre e raggiunto un tra-guardo punta a quello successivo, più alto, più impegnativo, che maga-ri sembra impossibile.Murray ha riportato nel Regno Unito il titolo dei Championships (ora rad-doppiato) che mancava dagli Anni ’30. Ha conquistato la medaglia d’oro olimpica facendo onore così al ruolo di ospitante dei Giochi a Londra quat-tro anni fa. Poi ha voluto la Coppa Da-vis (anche quella mancante da oltre 70 anni), ed è andato a prendersela in-sieme al fratello Jamie, valente doppi-sta. A quel punto ha lanciato la sfida a Novak Djokovic, dominatore unico e indiscutibile dell’attuale universo ten-nistico. Ci ha perso in finale agli Open d’Australia, poi ha voluto provare a batterlo sulla terra battuta, la super-ficie sulla quale era sempre sembrato meno adatto. Sconfitto con lotta in finale a Madrid, l’aveva spuntata con una grande prestazione a Roma. Poi di nuovo sotto al Roland Garros, com-battendo. A Wimbledon era pronto a ribaltare i ruoli di nuovo, come aveva fatto sul centrale del Foro Italico. Ma Djokovic ha dato buca all’appunta-mento con l’ennesima finale faccia a faccia: è crollato prima.Così Murray in finale ha trovato un altro fissato come lui con il migliora-mento quotidiano, i traguardi da rag-giungere: il 25enne canadese Milos Raonic che sulla strada aveva rimon-tato due set al talento belga Goffin,

messo sotto il giustiziere di Djokovic Sam Querrey e combattuto 5 set per avere la meglio su un Federer “con la schiena dritta”, cioè a posto, vincitore della partita più bella vista quest’an-no a Wimbledon, il suo quarto di fina-le contro il croato Marin Cilic (due set rimontati, tre match-point annullati, alcune giocate da brivido caldo, come solo Roger sa e può). Per battere questo Raonic, contro il quale era stato sotto di un set nella fi-nale del Queen’s Club 20 giorni prima, Murray ha dovuto studiare insieme a Ivan Lendl e al suo team una tattica controffensiva rigorosa e metterla in pratica alla perfezione. Perché dall’al-tro lato del campo il lavoro di perfe-zionamento tecnico-tattico di Riccar-do Piatti e Carlos Moya, con l’innesto sull’erba del genio offensivo di John McEnroe, aveva preparato il canadese a un tennis sempre proiettato a rete (alla fine saranno 68 le discese, con 47 punti raccolti), cosa che nessuno

sembrava poter più fare. Nemmeno Federer così sistematicamente. Raonic è molto migliorato. Ma domenica non aveva ancora l’esperienza e la sicu-rezza nei colpi al volo necessaria per strappare il trofeo di Wimbledon a un campione come Murray, che con umil-tà e rabbia gli ha piazzato la palla sul-le stringhe ogni volta che lo ha visto avvicinarsi al net, invece di rischiare subito il passante. Murray ha capito che ormai Raonic gli è molto molto vicino. Vincere è stata un’impresa che lo ha impegnato allo stremo, fino alle liberatorie lacrime finali. Non a caso, evento senza precedenti, si è compli-mentato sul campo con John, Riccar-do, Carlos e il preparatore fisico e il fisioterapista, tutti gli uomini del te-am del suo avversario. Sa bene come è difficile e duro migliorare. E ha rispet-to e stima di quelli che come lui si im-pegnano tutti i giorni per farlo, consa-pevole che è il percorso tipico dei n.1. Djokovic, in vacanza, è avvertito.

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wimbledon

Perché adesso Murrayè davvero feliceLa vittoria di due anni fa era carica di tensione, con il fantasma di Fred Perry e il peso di una nazione intera sulle spalle. “Questa volta è diverso. E sono più orgoglioso di me”. Intanto Raonic cresce, e Federer recrimina...

DA LONDRA, FRANCESCA PAOLETTI

FOTO GETTY IMAGES

Guardi Andy Murray e pensi ‘dove è finito il self control tipico di questo popolo?’. L’aplomb che definisce da

sempre i confini dell’isola britanni-ca? Andy parla di continuo, ha rea-zioni isteriche, un ricco vocabolario di parolacce, si dimena, si emozio-na e alla fine si scioglie in un acco-rato pianto.Guardi Andy Murray e pensi che la “scissione” dell’isola britannica in realtà negli animi di qualcuno c’è sempre stata, ben prima dell’avvento della Brexit.

Andy Murray è così... sanguigno, scozzese. Il sapore di un trionfo a Wimbledon lo conosceva già; tre anni fa aveva fatto vibrare un intero po-polo, aveva riportato indietro di oltre 70 anni le lancette dell’orologio, las-sù da qualche parte aveva strappato un sorriso a Fred Perry. Ma quella vit-toria non lo aveva riempito.

“Orgoglioso di me stesso”Questa volta, tre anni e tante bru-cianti sconfitte dopo, Andy può fi-nalmente sentire il sapore genuino del trionfo. Questa volta Andy è fe-lice: “Adesso lo sono molto di più - ha detto al termine della bella finale con Milos Raonic vinta con lo sco-

Andy Murray,29 anni, natoa Dunblane(in Scozia),ha vinto il suo 2°titolo a Wimbledondopo quello del 2013

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re di 6-4 7-6 7-6 -. Nel 2013 sentivo la pressione di un intero paese, la voglia di veder vincere un tennista britannico dopo così tanti anni era diventata una missione, una osses-sione. Alla fine mi sentii sollevato, questa volta invece sono felice per me stesso e per le persone che mi sono accanto, sono orgoglioso di es-serci riuscito”.Con un Rafael Nadal ai box per infor-tunio, un Roger Federer commovente ma non abbastanza in forma da arri-vare al gran finale e, soprattutto, con un Novak Djokovic rispedito a casa anzitempo a sorpresa da Sam Quer-rey, tutti aspettavano lui. Dopo aver fallito in Australia e al Roland Gar-ros, alla terza finale Slam stagionale e all’undicesima in carriera, Murray non poteva fallire. Sull’erba amica e contro il novizio Milos per una vol-ta ha vestito i panni del favorito. Ad accompagnarlo in questo secondo passo nella leggenda c’erano reali, politici, attori, cantanti, tre quarti di nobiltà del tennis... e c’era lui.

La mascella di LendlDi nuovo lui, esattamente come tre anni prima. Ivan Lendl ha la mascella serrata esattamente come negli Anni

‘80, non chiedetegli un sorriso o una parola più del necessario, ma evi-dentemente sa toccare le corde del-lo scozzese come nessun altro. L’al-chimia tra i due non è evaporata nei mesi della lontananza: “È un leader - Murray lo descrive così - una perso-na onesta che dice sempre quello che pensa. Con lui al mio fianco ho gio-cato il miglior tennis della mia vita”. Poche parole, efficaci. Sotto la visiera Murray ha fatto passare i fantasmi

delle otto finali Slam perse nel corso della sua carriera, ha raccolto i pen-sieri, ha trasformato la pressione in stimoli, le emozioni in colpi vincenti. Fino al trionfo e al tenerissimo pian-to liberatorio. Padrone di casa im-peccabile nel discorso di fine match, quando ha voluto ringraziare uno per uno i membri dello staff del suo avversario e spento con una battuta gli imbarazzanti ‘buuu’ del pubblico al primo ministro David Cameron.

Non solo servizio:Milos Raonic, 26 anni, nato a

Podgorica (Montenegro)ma emigrato in Canada

a soli 3 anni, a Wimbledon ha mostrato evidenti segnali

di crescita e una buona propensione al gioco di volo

Federer-Raonic da ricordareMa dove va il tennis di domani?Potete girarci attorno finché vi pare. Ma la partita di Wimbledon che è destinata (forse l’unica) a conquistare un posticino dignitoso nella memoria di chi ama il tennis è stata la semifinale fra Roger Federer e Milos Raonic. Quella cioè che avrebbe dovuto spalan-care al Grande Svizzero le porte della finale con tutte le possibilità che ben sappiamo; e che invece ha indirizzato la storia del tennis in un’altra direzione. L’era di Federer sta volgendo al termine, anche se “un giorno ma non ancora”, come direbbe il nubiano che chiude Il Gladiatore.Che dite? Che ci si potrebbe portare dietro anche il quarto fra lo Svizzero e Cilic? Giu-sto. Ma siamo sempre fermi allo stesso punto: una nuova era è ancora di là da venire. E all’orizzonte non si vedono segnali di rivoluzione. In assenza di Djokovic e Nadal (uno prematuramente tornato a casa e l’altro che da casa non si è mai mosso) e con Roger alle prese col fluire del tempo di cui sopra, ha vinto il quarto del gruppo. Il buon Raonic che pure da anni prosegue il suo cammino palesando segni chiari di miglioramento, quando si è trattato di superare la prova d’esame si è arreso senza colpo ferire o poco più. Non c’è ancora un ricambio generazionale capace di assicurare al tennis quella capacità di produrre storie che poi costituiscono la polpa del nostro sport.E certo le ragazze non stanno meglio visto che le Williams hanno vinto sia in singolo sia in doppio e il tennis femminile è completamente identificato con loro. A parte il Caso con la “c” maiuscola che decide chi debba ergersi al ruolo di genio e dove debba nascere, non sarebbe forse il caso che un’intera generazione di maestri, aspiranti tali, coach, manager, genitori e amici, reciti una sorta di mea culpa per avere accettato, nel corso degli anni, facendolo diventare un dogma, il concetto che la potenza in tutte le sue declinazioni sia l’elemento fondante del tennis contemporaneo? Che solo il tirare-più-forte sia ciò che conta e che pregevolezze varie siano da lasciare a chi è stato unto dai Signori dell’Olimpo tennistico? Non è che forse, nel corso degli anni, chi invocava una limitazione della potenza aveva ragione? Ora non ci resta che sperare che quegli stessi Signori abbiano in serbo una qualche sorpresa per noi e non si siano sdegnosamente girati dall’altra parte.

Piero Valesio

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wimbledon

E io pago...Sabato sera la Nazionale di basket, forte dei suoi celebratissimi assi dell’Nba, ha visto sfumare nei tempi supplementari l’ammissione alle Olimpiadi di Rio, battuta da una squadra, la Croazia, che pochi giorni prima aveva agevolmente sconfitto nel girone di qualificazione.Mentre faticava a metabolizzare la rabbia dopo aver assistito in diretta alla beffa grazie al suo abbonamento a SKY, al vecchio Batch è improvvisamente venuto in mente che, guarda un po’, è ormai da qualche tempo che lo sport a pagamento gli sta regalando amarezze del genere. Natu-ralmente Batch non fa alcun riferimento alla sua squadra del cuore, la Lazio, al virus delle cui amarezze è ormai immune da decenni, da prima cioè sia di Tele+ che di Stream che di Sky. Ma ci sono la Ferrari che da quando è su Sky vince una corsa ogni morte di Papa. E c’è Valentino Rossi che viene messo in mezzo dagli spagnoli quando ha ormai il titolo in tasca o, storia recentissima, che casca come un pivello quando è in testa. Poi a Batch viene in mente pure che i due sport di squadra che a Rio manderanno sia la Nazi-onale maschile che quella femminile, Pallavolo e Pallanuoto, sono regolarmente trasmessi in chiaro dalla Rai, che ha anche i diritti delle due discipline individuali in cui gli italiani sono più forti, la Scherma e il Nuoto. E si ricorda che, per restare a noi, cioè al Tennis, i grandi trionfi di questi anni sono tutti stati visibili in chiaro agli Italiani che un abbonamento a Sky non possono permetterselo: gli Slam della Schiavone e della Pennetta uno sulla Rai e uno su DeeJay (canale 9 del telecomando), i successi in Fed Cup su SuperTennis.Come dice, direttore? Che quando uno è amareggiato non riesce a ragionare bene e che è meglio se Batch, oltre alla televisione, spegne il computer e smette subito di scriv…

Batch

batch-point

Un canadese a Church Road‘Gracious in defeat’ amano dire a Church Road. Milos Raonic è stato lo straordinario comprimario di questo Wimbledon 2016. Il Canada lo coccola da quando lo ha visto per la prima vol-ta con una racchetta in mano; il ‘bam-binone d’oro’ con la faccia da bravo ra-gazzo, i modi educati e i capelli sempre impeccabili.Ma ora Milos è cresciuto, qualcosa è cambiato: alla potenza e al servizio devastante ha accostato tocco e tatti-ca. Ha meritato il palcoscenico di una finale Slam, il primo canadese (uomo) della storia a riuscirvi, il primo nato negli Anni ‘90. Ha saputo soffrire negli ottavi con David Goffin, ha mostrato maturità in semifinale contro Roger Fe-derer e, malgrado il ‘Murray-day’ della domenica conclusiva, ha giocato una

finale di spessore. Milos è un ragazzo ambizioso e il lavoro non lo spaventa, il trio Piatti-Moya-McEnroe nel suo box lo testimonia. Al suo torneo diamo un bel 30 e lode, il bacio accademico è so-lo rimandato alla prossima occasione.

Il dono di FedererLo abbiamo visto cadere rovinosamen-te in terra; lo abbiamo visto salutare il pubblico con una luce diversa negli occhi. Roger Federer è ancora di gran

lunga il più amato, malgrado il passa-re degli anni, malgrado il numero delle sconfitte cominci a doppiarsi. Quando scende in campo lui l’ammirazione of-fusca la razionalità; tutti gli chiedono nuove vittorie, nuovi Slam ma dopo il lungo stop in pochi avrebbero pun-tato su una sua semifinale. La vittoria da brividi su Marin Cilic, una delle più belle partite del torneo, è il dono che lo svizzero ha lasciato ai suoi fan per questo Wimbledon 2016.

Subito dopo la finale Andy Murray ha incontrato il principe William e la moglie Kate, poi un bagno di folla per il Re... d’Inghilterra

Lo staff tecnico di Milos Raonic durante la finale a Wimbledon: da sinistra, Riccardo Piatti, Carlos Moya (seduto)e il preparatore fisico Dalibor Sirola

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focus

DI ALESSANDRO NIZEGORODCEW

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Sam Querrey come Rober-ta Vinci. Due imprese che hanno scosso il mondo del tennis, spegnendo il sogno

del Grand Slam a Novak Djokovic e Serena Williams. A Wimbledon Querrey ha disputato un match perfetto, sorprendendo il numero uno del mondo in quattro set. “Zio Sam” è un tennista troppo spesso sottovalutato, il classico anti-eroe, che in carriera vanta però ben 8 ti-toli Atp e 13 vittorie contro Top 10.

Samurai Sam - Sam Querrey na-sce a San Francisco, California, il 7 ottobre del 1987. Inizia a giocare a tennis all’età di 4 anni e i primi successi giungono al liceo, quan-do per gli amici della Thousand Oaks High School diventa “Samurai Sam”. La University of South Cali-fornia gli offre una borsa di studio, ma Querrey rifiuta e, su consiglio di papà Mike, si lancia nella car-riera da professionista. “Credo che mio padre mi abbia spinto verso il circuito Atp per non farmi com-mettere il suo stesso errore”, ha ripetuto più volte lo statunitense. Papà Mike nel 1979 fu scelto al quinto giro del draft MLB dai De-troit Tigers, ma preferì rinunciare alla carriera professionistica nel baseball accettando l’offerta della University of Arizona. Sam vince il suo primo titolo Atp a 20 anni a Las Vegas e, immediatamente, i media statunitensi lo definisco-no “il nuovo Roddick”. Un epiteto che pesa, un paragone che manda in crisi Querrey. Nonostante ciò, il lungagnone californiano conquista ben 8 titoli Atp, l’ultimo dei quali a Delray Beach nel 2016, raggiunge nel 2011 il best ranking di n.17 al mondo e vanta un prize money da 7 milioni di dollari.

Sam, l’anti-SlamIn carriera Querrey ha battuto 13 Top 10, ha vinto 8 titoli Atp e guadagnato oltre 7 milioni di dollari in montepremi. Eppure è l’anti-eroe americanoche verrà ricordato per aver impedito a Djokovic di fare il Grande Slam

Anti-eroe - Eppure, forse per il suo essere anti-eroe e così poco per-sonaggio, Querrey è sempre stato snobbato dagli addetti ai lavori. Ser-vizio devastante, diritto pesante e potente, rovescio bimane a corrente alternata, Zio Sam è un tennista mol-to complicato da affrontare, in par-ticolar modo su superfici rapide. A Londra, grazie al successo su Novak Djokovic, il californiano ha realizza-to la tredicesima vittoria in carrie-ra contro un Top-10, dimostrando,

Cuore solitario da reality showSam Querrey è balzato agli onori della cronaca anche per motivi extra-tennistici. Lo statu-nitense, in un periodo di crisi sentimentale dopo la fine di una lunga storia d’amore, ha parte-cipato nel 2015 al reality show americano ‘The Millionaire Matchmaker’, in cui di fronte alle telecamere i single cercano l’anima gemella. “Ho pensato che sarebbe stato divertente - dichiarò Querrey al sito Atp -, ne ho parlato con alcune persone fidate e poi ho deciso di but-tarmi”. A Wimbledon Querrey si è presentato con tutta la famiglia, fidanzata (non conosciuta in un reality show) compresa. (al.ni.)

soprattutto sul veloce, di essere un giocatore di grande affidamento, che a fine anno chiuderà per la decima stagione di fila tra i Top 100 Atp. Nonostante i risultati e le vittorie di prestigio, Sam Querrey avrebbe cor-so il rischio di finire, una volta ter-minata la carriera, nel dimenticatoio tennistico. La vittoria sul numero 1 del mondo gli permetterà invece di essere ricordato, per sempre, come colui che ha negato il Grande Slam a Novak Djokovic.

Quasi 2 metri, è n.29 Atp

Nome: Sam QuerreyNato a: San FranciscoIl: 7 ottobre 1987Altezza: 198 cm, peso: 95 kg.Coach: Craig BoyntonRanking: n.29 AtpBest ranking: 17 Atp(31 gennaio 2011)Titoli Atp: 8. Top 10 battuti: 13

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DA LONDRA, FRANCESCA PAOLETTI

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Le 15.36 di un sabato pomerig-gio qualsiasi. Un tuffo sponta-neo e liberatorio nella sacra erba del campo centrale più

famoso del tennis. Il doppio segno di vittoria... che nel suo caso vuol dire anche 22, vuol dire ‘guardate-mi, sono leggenda’. Alle 15.36 di un sabato pomeriggio qualsiasi Serena Williams ha scritto un nuovo capito-lo della storia del tennis femminile moderno. Chi ama i numeri e le sta-tistiche applicate allo sport ha avu-to il suo bel da fare con la vittoria della statunitense a Church Road: 22 titoli dello Slam e 7 piatti ai Cham-pionships, come Steffi Graf, e una nuova grande e appassionante riva-lità con Angelique Kerber. La Germa-nia di ieri, la Germania di oggi... e in mezzo lei.

La pantera e la tigreIn Angelique Kerber Serena ha trova-to una avversaria ammirevole, com-plicata, a suo modo stimolante; una tigre dai denti affilatissimi che, com-plici quei particolari colpi mancini, ti costringe sempre a dare il 100%. Serena è stata inavvicinabile per tutto il torneo, come una pantera af-famata ha lasciato la miseria di 37 game alle avversarie (e soffrendo di fatto solo nel secondo turno contro la connazionale McHale).Ha attraversato il lungo corridoio concesso solo alle finaliste con lo sguardo di chi ha dovuto superare una tempesta per essere di nuovo lì, con la musica a tutto volume nelle orecchie per coprire il frastuono che genera il dubbio. La finale, bella e appassionante, si sarebbe anche ar-ricchita di un terzo set o di sorpre-se ‘australian-style’ se Serena non si fosse presentata in campo con quel piglio: perfetta al servizio, quasi al-la risposta, pronta a fare sempre la

22 volte grandeNon solo per i titoli Slam, che a Londra hanno raggiunto quota Steffi Graf. Ma anche perché Serena Williams ha imparato dalle sconfitte oltre che dalle vittorie: “Io la più grande? Mi spiace, non voglio entrarci...”

cosa giusta al momento giusto. Ha concesso una sola vera grande oc-casione alla tedesca, e l’ha spazza-ta via da un ace a 117 miglia orarie. Questa volta, in questo emisfero, il ‘c’mon’ ha sovrastato il ‘komm jetzt’.

Ancora WimbledonIl body language di Serena, quello che ha spaventato due generazioni di tenniste e che spesso le ha per-messo di vincere ancor prima di scendere in campo, con Angie non basta. Angie è un’altra cosa. Ci vuole qualcosa in più per piegarla e Serena lo ha capito down under; ha dovuto mettere da parte pressioni e paure e ha compiuto l’impresa che tutti le chiedevano da un anno esatto. 365 giorni dopo ancora Wimbledon a in-corniciare le sue imprese.

Gli incubi e il sollievoIl tuffo liberatorio nell’erba di Wim-

bledon e quel doppio segno di vitto-ria sono un sospiro di sollievo lungo oltre nove mesi. Il drammatico k.o. sul centrale di Flushing Meadows e il Grande Slam che sfuma via; il

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Serena Williams, 35 anni a settembre, ha vinto 7 volte il titolo a Wimbledon, la prima nel 2002, e conquistato in tutto 22 trofei del Grand Slam. Come Steffi Graf. Davanti a lei, con 24 assoluti, Margareth Court-Smith e con 9 Rosewater Dish a Londra Martina Navratilova

codice segreto decifrato da Rober-ta Vinci che fa il giro del circuito e viene replicato da Angelique Kerber a Melbourne e da Garbine Muguruza a Parigi... montante-gancio perfetta-mente a bersaglio che hanno tramor-tito la Williams e insinuato il dubbio sotto i suoi grandi ricci crespi. Ha avuto paura Serena, ha fatto i conti con le noie di notti insonni e incubi ricorrenti, che nel suo caso avevano il volto e il drittone di Fräulein Graf: “È stato incredibilmente difficile non pensare a Steffi - ha ammesso la statunitense dopo il 7-5 6-3 decisi-vo - , ho lavorato tanto per questo successo e tutto ciò rende la vitto-ria ancora più dolce. Esserci riuscita è un gran sollievo per me. Qualche notte insonne in effetti l’ho passata, arrivarci così vicino, sfiorarlo e non riuscire mai a realizzarlo....”.L’incubo e il sollievo della grande campionessa: “Ho avvertito troppa pressione nell’ultimo anno e ci sono state tre sconfitte molto dure. Sono arrivata a Wimbledon con una predi-sposizione mentale diversa rispetto a Melbourne e Parigi, mi sono detta solo di rimanere calma e giocare co-me fatto per oltre un decennio. Ho imparato molto da quelle sconfitte”.

La più grande?Cosa manca ora a Serena per salire, in solitaria, sul gradino più alto del podio? Se guardiamo solo ai numeri ci sarebbero davanti a lei i 24 titoli Slam della reverenda Smith Court, le 307 settimane da numero 1 di Steffi Graf, i 9 piatti di Wimbledon di Mar-

tina Navratilova. “No per carità, non voglio essere coinvolta in questi di-battiti - ha detto con forza -. In que-sto ultimo anno ho capito che devo solo godermi il momento. Devo solo pensare a giocare a tennis, che è la cosa che so fare meglio”. Un passo alla volta dunque, e il prossimo si chiama Rio, Olimpiadi: “Amo l’oro - ha detto ammiccando, dall’alto dei suoi quasi 80 milioni di dollari in prize money -. Negli ultimi tempi mi ero concentrata sugli Slam, ora che ho raggiunto un obiettivo posso iniziare a pensare al prossimo”. Se-rena è classe 1981, il 26 settembre prossimo compirà 35 anni. Tempo e

Angie Kerber, 28 anni, nata a Brema in Germania ma residente a Puszczykowo (Polonia), aveva battuto Serena Williams nella prima finale Slam dell’anno, agli Australian Open (6-4 3-6 6-4)

modo di mettere in bacheca qualche altro trofeo e nuovi primati ancora ci sarebbe. Dopo aver attraversato incubi e tempeste, Serena sembra più forte.... avversarie di oggi e leg-gende di ieri sono avvisate.

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Campioni in erbaIl canadese Denis Shapovalov e la russa Anastasia Potapova hanno vintola 70a edizione dei Championships Under 18. Con tanto di finale thrillerper la 15enne biondina (colpa di occhio di falco). 5 gli italiani in gara

DI VIVIANO VESPIGNANI

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A festeggiare nel migliore dei modi i settanta anni di Wimble-don Junior, ovvero dei The Ju-nior Championships, ci hanno

pensato il diciassettenne canadese De-nis Shapovalov e la quindicenne russa di grande talento Anastasia Potapova. Nato a Tel Aviv da genitori russi, Shapovalov ha messo a frutto l’esperienza maturata nel primo livello del tennis professioni-stico (dove conta già tre successi targati Futures) e ha conquistato un traguardo per il quale era invece dato per favorito l’australiano nato a Sydney Alex De Mi-naur, che da alcuni anni vive e si allena ad Alicante, in Spagna. E invece Alex ha retto il confronto soltanto per la dura-ta di un set e Denis ha prevalso per 6-1 al terzo. Hanno mancato il penultimo traguardo, ovvero l’approdo in finale, i due primi favoriti nonché finalisti al Trofeo Bonfiglio di Milano - gli Interna-zionali d’Italia junior - il greco Stefanos Tsitsipas e l’americano Ulises Blanch, ri-spettivamente battuti per 4-6 7-6 6-2 da Shapovalov e per 6-3 6-2 da De Minaur.

Piccola, grande AnastasiaReduce dalle semifinali di Parigi e Mila-no, durante le prime battute del torneo

I due vincitore di Wimbledon Junior, il canadese nato a Tel Aviv da genitori russi Denis Shapovalov e la 15enne russa Anastasia Potapova

Anastasia Potapova si era detta determi-nata a “far meglio” e aveva aggiunto che avremmo dovuto attenderci (visti i risul-tati maturati sull’erba di Roehampton) una finale femminile tutta russa che avrebbe coinvolto anche la sedicenne Olesya Pervushina, peraltro partita nelle vesti di prima testa di serie. Invece, al penultimo ostacolo un’altra sedicenne, l’ucraina di Odessa Dayana Yastremska ha sovvertito le attese al termine di una dura battaglia, salvo poi cedere per 6-4 6-3 in finale alla Potapova che con que-sto successo si candida autorevolmente alla conquista del titolo mondiale junior 2016. Un successo meritato e sospira-to per almeno tre volte: in chiusura la russa ha esultato per ben due volte su altrettanti punti sembrati decisivi, salvo poi essere smentiti da occhio di falco, che ha invertito le decisioni e prolun-gato il match. Alla terza occasione però Anastasia ha potuto portare le braccia al

cielo. Accanto alla Pervushina, sul terzo gradino del podio è salita Kayla Day, una californiana di Santa Barbara sinora in ombra nei pochi tornei del Grand Slam Junior disputati.

Cinque gli azzurriIl torneo dei cinque italiani in lizza nel main draw non è andato oltre il secon-do turno ma non si può parlare di de-lusione se consideriamo le non eccelse posizioni in classifica mondiale occupa-te dagli azzurri e se teniamo presente che la sola Tatiana Pieri, peraltro battuta dalla prima favorita della vigilia Olesya Pervushina nel secondo round, aveva evitato le qualificazioni. Sia per Enrico Dalla Valle (sconfitto 6-3 7-6 da Alex De Minaur) che per Lucrezia Stefanini il bi-lancio segna tre successi individuali, mentre Riccardo Balzerani e Ludmilla Samsonova hanno segnato un +2 nel ta-bellone di qualificazione.

Parigi non è LondraA Wimbledon hanno in parte deluso i primi protagonisti degli Internazionali Junior di Francia, l’ultimo Slam giocato prima di Londra: i quarti di finale sono stati fatali al francese Blancaneaux e al canadese Auger-Aliassime (superato per 5-7 7-6 6-2 da De Minaur), addirittura gli ottavi per la svizzera Masarova e per la statunitense Anisimova. Solo per citare i quattro finalisti parigini. A conti fatti, con le vittorie di Shapovalov e di Potapova, l’albo d’oro del torneo contiene ora i nomi di due ragazzi canadesi e di ben undici ragazze russe, se mettiamo in conto anche i titoli conquistati dalle rappresentanti dell’ex Unione Sovietica. (v.v.)

Page 10: Andy e Serena: vittorie di classectpovegliano.prenotatennis.it/660/SM-27-2016-Parte-1.pdf · l’unica) a conquistare un posticino dignitoso nella memoria di chi ama il tennis è

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i numeri della settimana

Murray... senza quei 3

DI GIORGIO SPALLUTO

FOTO GETTY IMAGES

12 gli anni trascorsi dall’ultima vittoria Slam ottenuta senza battere Djokovic, Federer e Nadal da parte di un tennistache non fosse uno dei 3 campioni menzionati. Prima di Andy Murray in questo Wimbledon, fu Gaston Gaudio a trionfare senza affrontare nessun esponente della triade che avrebbe dominato il decennio successivo (Roland Garros 2004).

0,42 la media di ace a game nellafinale di Wimbledon da parte di Milos Raonic. Il canadese si era presentatoin finale avendo messo a referto mediamente 1,22 ace nei precedenti 6 incontri.

0 i break subiti in finale da Andy Murray, che ha concesso e annullato appena 2 palle break. L’ultimo vincitore di Wimbledon a non perdere la battuta nell’ultimo atto fu Roger Federer che, nel 2003, non concesse neanche una palla break a Mark Philippoussis.

31 i turni di servizio difesi con successo da Serena Williams nella parte finale della cavalcata londinese. Serena ha perso l’ultima volta il servizio nel 9° game del 1° setdel suo ottavo di finale contro la russa Kuznetsova. Da quel momento in poi ha concesso solo una palla break, annullandola con un ace sul 3-3 del 2° set della finale.

10 gli anni trascorsi dall’ultima stagione in cui 2 tenniste si erano affrontate piùdi una volta in una finale Slam. Analogamentea quanto fatto da Serena Williams e Angelique Kerber, nel 2006 a contendersi la finale degli Australian Open e Wimbledon furono Amelie Mauresmo e Justine Henin.

I primi 25 del ranking AtpPos. Nome (nazionalità) Punti

1 Novak Djokovic (SRB) 150402 Andy Murray (GBR) 101953 Roger Federer (SUI) 59454 Rafael Nadal (ESP) 52905 Stan Wawrinka (SUI) 47206 Kei Nishikori (JPN) 42907 Milos Raonic (CAN) 42858 Tomas Berdych (CZE) 34909 Dominic Thiem (AUT) 3175

10 Jo-Wilfried Tsonga (FRA) 299511 David Goffin (BEL) 278012 Marin Cilic (CRO) 269513 David Ferrer (ESP) 265014 Richard Gasquet (FRA) 236515 Roberto Bautista Agut (ESP) 206016 John Isner (USA) 205517 Gael Monfils (FRA) 203018 Nick Kyrgios (AUS) 185519 Bernard Tomic (AUS) 185020 Feliciano Lopez (ESP) 167521 Lucas Pouille (FRA) 166122 Philipp Kohlschreiber (GER) 160023 Benoit Paire (FRA) 159624 Pablo Cuevas (URU) 1555 151525 Steve Johnson (USA) 1520

Le prime 25 del ranking WtaPos. Nome (nazionalità) Punti

1 Serena Williams (USA) 83302 Angelique Kerber (GER) 65003 Garbine Muguruza (ESP) 54824 Agnieszka Radwanska (POL) 53355 Simona Halep (ROU) 47926 Victoria Azarenka (BLR) 37617 Venus Williams (USA) 36568 Roberta Vinci (ITA) 35259 Carla Suarez Navarro (ESP) 3010

10 Svetlana Kuznetsova (RUS) 290011 Madison Keys (USA) 287112 Dominika Cibulkova (SVK) 287113 Petra Kvitova (CZE) 281614 Samantha Stosur (AUS) 264015 Belinda Bencic (SUI) 260516 Karolina Pliskova (CZE) 254017 Timea Bacsinszky (SUI) 250018 Johanna Konta (GBR) 239019 Anastasia Pavlyuchenkova (RUS) 232020 Elina Svitolina (UKR) 2226 21 Sara Errani (ITA) 203022 Barbora Strycova (CZE) 200523 Sloane Stephens (USA) 199524 Elena Vesnina (RUS) 196725 Ana Ivanovic (SRB) 1855

I primi 25 italiani del ranking AtpPos. Rank. Nome Punti

1 36 Fabio Fognini 11702 48 Paolo Lorenzi 9403 52 Andreas Seppi 9104 113 Thomas Fabbiano 5445 130 Marco Cecchinato 4466 152 Simone Bolelli 3677 167 Alessandro Giannessi 3208 178 Luca Vanni 3059 208 Filippo Volandri 257

10 229 Matteo Donati 23611 230 Andrea Arnaboldi 23512 239 Salvatore Caruso 22013 252 Lorenzo Giustino 20414 265 Riccardo Bellotti 18315 269 Stefano Napolitano 18116 270 Alessandro Bega 18117 290 Lorenzo Sonego 16618 292 Federico Gaio 16419 298 Roberto Marcora 16220 310 Edoardo Eremin 15121 324 Gianluca Naso 14322 329 Matteo Viola 14123 340 Gianluca Mager 13724 350 Flavio Cipolla 13325 353 Francisco Bahamonde 130Le prime 25 italiane del ranking Wta

Pos. Rank. Nome Punti1 8 Roberta Vinci 35252 21 Sara Errani 20303 78 Camila Giorgi 8604 87 Karin Knapp 7645 101 Francesca Schiavone 6526 282 Martina Caregaro 1537 292 Anastasia Grymalska 1448 329 Nastassja Burnett 1209 336 Jessica Pieri 117

10 356 Cristiana Ferrando 10511 374 Gioia Barbieri 9812 382 Alice Matteucci 9513 395 Corinna Dentoni 9114 404 Martina Di Giuseppe 8515 419 Martina Trevisan 7916 423 Alberta Brianti 7617 431 Giulia Gatto-Monticone 7518 432 Georgia Brescia 7519 436 Jasmine Paolini 7420 448 Angelica Moratelli 7121 452 Claudia Giovine 7022 522 Alice Balducci 5223 536 Camilla Scala 5024 579 Bianca Turati 4225 602 Martina Spigarelli 38