Ancora sul termine sumero DINGIR

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 ANCORA SUL TERMINE DINGIR di Alessandro Demontis La questione delle traduzioni e interpretazioni di Zecharia Sitchin dalle lingue sumera e accadica é sempre difficile da affrontare. Più volte nei miei articoli e nei miei libri mi sono trovato a scriverne perchè finora, salvo un paio di casi in sospeso, sono riuscito a dimostrare che le sue traduzioni non erano inventate ma trovavano almeno un riscontro in documenti e/o lessici ufficiali della materia. L' ultima volta mi sono occupato della particella -KI nel termine Anunnaki, e stavolta voglio affrontare e chiarire una volta per tutte la spinosissima questione del termine DINGIR. Per farlo non possiamo prescindere il ricordare cosa scriveva lo stesso Sitchin nel suo “Il pianeta degli dei” nel 1976: - Diamo un'occhiata, infine, al segno pittografico che indicava gli "dèi" in lingua sumerica. La parola era composta da due sillabe: DIN.GIR. Abbiamo già visto che cosa significava il simbolo di GIR: un razzo pinnato a due comparti, DIN, la prima sillaba, significava "virtuoso", "puro", "luminoso". Unite, dunque, le due sillabe DIN.GIR indicavano il concetto di "virtuosi degli oggetti luminosi, appuntiti", o, più esplicitamente, "i puri dei razzi fiammeggianti". Questo era il segno pittografico per din. Viene subito in mente un motore a reazione che sprigiona fiamme dalla parte  posteriore, mentre quella anteriore è stranamente aperta. Proviamo ora a "scrivere" dingir combinando i due segni  pittografici: scopriremo che la coda del gir pinnato si inserisce perfettamente nell'apertura frontale del din! (figure 84, 85). Ed ecco dunque lo sbalorditivo risultato: ci troviamo davanti a una vera navetta spaziale con razzo propulsore, munita di un modulo di atterraggio perfettamente agganciato. - Ed ecco qui le figure citate da Sitchin: Ebbene qui non vog lio assolutamente entrare in merito all' as petto ri gu ardante i “razzi fiam me gg ianti” ma fare un discorso prettame nte linguistico e documentale. Mi preme

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 ANCORA SUL TERMINE DINGIR 

di Alessandro Demontis

La questione delle traduzioni e interpretazioni di ZechariaSitchin dalle lingue sumera e accadica é sempre difficile daaffrontare. Più volte nei miei articoli e nei miei libri misono trovato a scriverne perchè finora, salvo un paio di casiin sospeso, sono riuscito a dimostrare che le sue traduzioninon erano inventate ma trovavano almeno un riscontro indocumenti e/o lessici ufficiali della materia.L' ultima volta mi sono occupato della particella -KI neltermine Anunnaki, e stavolta voglio affrontare e chiarire unavolta per tutte la spinosissima questione del termine DINGIR.Per farlo non possiamo prescindere il ricordare cosa scrivevalo stesso Sitchin nel suo “Il pianeta degli dei” nel 1976:

- Diamo un'occhiata, infine, al segno pittografico che

indicava gli "dèi" in lingua sumerica. La parola era composta

da due sillabe: DIN.GIR. Abbiamo già visto che cosa

significava il simbolo di GIR: un razzo pinnato a due

comparti, DIN, la prima sillaba, significava "virtuoso",

"puro", "luminoso". Unite, dunque, le due sillabe DIN.GIR

indicavano il concetto di "virtuosi degli oggetti luminosi,

appuntiti", o, più esplicitamente, "i puri dei razzi

fiammeggianti".

Questo era il segno pittografico per din. Viene subito in

mente un motore a reazione che sprigiona fiamme dalla parte

 posteriore, mentre quella anteriore è stranamente aperta.

Proviamo ora a "scrivere" dingir combinando i due segni

 pittografici: scopriremo che la coda del gir pinnato si

inserisce perfettamente nell'apertura frontale del din!

(figure 84, 85).

Ed ecco dunque lo sbalorditivo risultato: ci troviamo davanti

a una vera navetta spaziale con razzo propulsore, munita di

un modulo di atterraggio perfettamente agganciato. -

Ed ecco qui le figure citate da Sitchin:

Ebbene qui non voglio assolutamente entrare in merito all'aspetto riguardante i “razzi fiammeggianti” ma fare undiscorso prettamente linguistico e documentale. Mi preme

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farlo perchè l' opinione diffusa riguardante questo termine equanto Sitchin ha scritto in merito é che le asserzioni dell'autore azero siano pura invenzione.Da dove viene questa convinzione?Se prendete un qualsiasi lessico di lingua sumera o accadicatrovate che DINGIR era scritto con un altro simbolo, che si

leggeva foneticamente AN, di cui riporto qui sotto l'evoluzione:

I due segni sono completamente diversi, ma a parte ildiscorso della somiglianza (si tratta chiaramente di segni

non confondibili) il punto focale é: il termine DINGIR erascritto / letto solo come termine intero o aveva una resasillabica che ne giustifica la scrittura usata da Sitchin, ecioè DIN.GIR? In effetti il problema del termine Dingir vertesu tre punti distinti:

− I glifi riportati da Sitchin esistono? Hanno quelsignificato?

− I glifi riportati da Sitchin, se esistenti, sonocollegati al termine Dingir?

− Il termine Dingir poteva essere scritto con resasillabica o era solo una lettura di un unico e singologlifo?

Per comodità di trattazione inizierò la mia analisi dal terzopunto.Sulla questione interviene l' amico e studioso Biagio Russo,uno dei più rigorosi e precisi studiosi che abbia avuto ilpiacere di conoscere. Russo per indagare sulla questione ha

contattato un emerito professore di assirologia, il prof.Claudio Saporetti, il quale ha definito la scritturasillabica DIN.GIR come un “errore grave”.Effettivamente, quando scrissi il mio articolo relativo aquesto termine (“Analisi del termine DINGIR”), cercaimateriale relativo alla questione per ben otto mesi, e nonriuscii mai a trovare nessun riferimento alla scritturasillabica. Ma notando la somiglianza dei glifi riportati daSitchin con i simboli di DI(N) + GIR trovati in una delleliste di segni in mio possesso (pur stilizzati) mi convinsiche Sitchin aveva probabilmente invertito i valori sillabicidei due glifi ma che il suo discorso era più che corretto. Inquell' occasione però non condussi un' analisi linguistica ma

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mi limitai a notare la curiosa somiglianza dei due glifinella versione che aveva nella mia lista di segni con ilreperto della tomba di Hui che, secondo Sitchin mostra un'razzo'. Supposi fosse anche per questa somiglianza cheSitchin mentalmente collegò il termine ai 'razzifiammeggianti', ma mi ripromisi di ritornare sull' argomento.

E dunque colgo l' occasione di questo articolo per mantenerela promessa.

Lo scrittore Gaston Maspero a fine del XIX secolo pubblicouna monumentale opera in 12 volumi, intitolata “Storia d'Egitto, Chaldea, Siria, Babilonia e Assiria”, che racchiudevail frutto delle sue esplorazioni e delle sue ricerchecondotte sia sul campo che nelle biblioteche; quest' opera fuedita niente po' po' di meno che dal prof. Archibald HenrySayce, eminente pioniere dell' assirologia linguistica,

docente all' Università di Oxford, paradossalmente ricordatopiù per i suoi studi sulla civiltà e linguistica ittita cheper i suoi contributi all' assirologia.Nel 3° volume, parte C, del suo libro, Maspero riporta unatavoletta bilingue molto curiosa, dove troviamo (per ben 2volte, il termine DINGIR in resa sillabica, non di due, ma di3 segni:

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Abbiamo dunque stabilito che Dingir si poteva scrivere inmaniera sillabica; rimane la questione: 2 o 3 sillabe? Ladomanda trova una probabile risposta solo tenendo conto delfatto che la lingua assira era sillabica e di due delleproprietà di scrittura di tale lingua a cui appartengono iglifi della tavola sopra mostrata. La prima proprietà é che i

segni potevano essere scritti in fila (come nell' esempiosopra) o essere 'uniti' per formare nuovi segni che potevanoavere una lettura derivata e/o una completamente nuova. Atitolo di esempio riporto alcuni segni dalla lista di segnistandardizzata nel 2006 dall' ICE (Initiative for CuneiformEncoding) l' ente che si é occupato della produzione e dell'aggiornamento in formato elettronico dei più completicataloghi di segni cuneiformi neoassiri, elenchi che sono ilriferimento per le opere elettroniche contenenti caratteri diquesto periodo storico-linguistico.

Nella riga 20 abbiamo il segno denominato ITI definito comeUDxESH, mentre nella riga 21 abbiamo una sua variantechiamata ITI2 (scritto con la prima I accentata) definita

come ITIxBAD.In ultima colonna, quella che mostra quali segni sono statiutilizzati per creare le due versioni di ITI, abbiamo che ESHé definito U+U+U per la riga 20, questo perchè, alla riga711, ESH é definito come “3 volte il segno U”

Questo modo di unire i segni, come detto, produceva omofoni(come nel caso di ITI e ITI2) con diversi segni e nomecompletamente diverso dai due segni che li compongono, maanche segni con nome proprio che conservavano i due (o più)segni dei nomi che li componevano, come nell' esempioseguente:

nel quale i segni di MASH e di U sono uniti per formare

GIDIM2 con resa sillabica MASH2.U.

Verifichiamo cosa succede nel caso di DIN, DI e IN:

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Possiamo vedere che DI e IN corrispondono alla resa graficadella tavola di Maspero.

DIN invece é parecchio diverso dall' unione dei due singolisegni, anche se presenta la 'punta' e il cuneo verticale diDI sommati al lungo cuneo orizzontale di IN.Come dipanare la matassa?Ci viene in aiuto la seconda proprietà di cui tenere conto:alcuni segni erano tra di loro intercambiabili, pur sescritti e letti diversamente. Per esempio DE2 (chiamatogeneralmente SIMUG) era intercambiabile nelle liste e negliscritti con DU3 (GAG/KAK) nonostante questi simboli fosserocompletamente diversi:

Questo perchè é assodato che DE2 era una forma dialettale diDU3/KAK.Possiamo dunque ipotizzare che intercambiabilità similiintervenissero anche nel caso di DIN o dei due DI e IN?

Per cercare di rispondere dobbiamo ora affrontare i primi due

punti della discussione: l' esistenza o meno dei due segniriportati da Sitchin e il loro significato.A confermare la tesi di Sitchin ci pensa il “Material for asumerian lexicon with full syllabary and cuneiform signs” diJohn Prince, autorevole etimologo e linguista di fine XIXsecolo.A pagina 73 e 74 del suo libro egli riporta:

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Riporta cioè come DE2 il segno che secondo Sitchin sarebbeDIN, specificando che esso sarebbe una forma dialettale diDU2 e DU3, e connesso a DI, DIM, DU, SI, SIMUG e UMUN.Secondo Prince questo segno ha i molteplici significati di'emettere bagliore', 'splendere', 'essere luminoso'.

Alla pagina sucessiva Prince riporta le varie occorrenze diDI nelle sue varie forme, quella grafica corrispondente a DE2e quella omofona con segno diverso:

Questa ultima versione corrisponde graficamente al DI dellatavola di Maspero, e di questa Prince ci dice che significa“giudizio – giudice” e che il segno sembra indicare

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“dirigersi, essere corretto” da cui il concetto di “giudice –giudicare”.

Il libro di Prince non contiene una voce per DIN, ma contieneuna voce per GI.IR che conferma il simbolo che Sitchinriporta per GIR:

Il simbolo originale aveva il significato di “irrompere” dacui derivano “illuminare, illuminante” con un paragone con ifulmini.Questo simbolo indicato da Prince sillabicamente GI.IR neicataloghi attuali é reso come una unica sillaba GIR2 ed éesattamente quello indicato come GIR nella tavola di Maspero:

ma sappiamo che nella notazione utilizzata attualmente GIR2 éindicato come: NGIR2 (es: “Sumerian Lexicon” di J.Halloran).

Ecco secondo me da dove viene la N di DI+IN+GIR, che piùcorrettamente andrebbe scritto DE2.NGIR2 o DU3.NGIR2.

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La tavola di Maspero dunque risulta essere la resa sillabicadel termine DE2.NGIR2 (DU3.NGIR2) espressa tramite i 3 segnidelle sillabe che lo compongono.

A titolo di conferma della identificazione di GIR2 come GI.IR

e quindi dell' equivalenza della forma sillabica con quellaclassica (entrambi sono tradotti come 'dio') riporto quantopresente nel libro dello stesso Prince per la voce DINGIR:

Dunque, con buona pace di molte persone:

− i simboli che Sitchin ha riportato nel suo libro esistonoe sono rintracciabili almeno su un lessico ufficiale

− resta da stabilire con certezza se DE2/DU3 possa essere

un cognato o sostitutivo di DIN− esistono almeno 2 esempi di scritta sillabica di DINGIR

− la notazione attuale DINGIR sarebbe più corretta comeDE2.NGIR2 e corrisponde alla resa sillabica DI.IN.GIR

− DI.IN.GIR scritto con i 3 segni distinti nella tavola diMaspero corrisponde esattamente alla resa sillabica deltermine DE2.NGIR2 / DINGIR

Pur con tutte le verifiche del caso sul punto 2, secondo mel' analisi di Sitchin esce a testa alta anche da questa

prova.