Anche tu 1-2014 Anche tu QXP-MARZO 2010 - … AFRICA MISSION-COOPERAZIONE E SVILUPPO anchetuinsieme...

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MOVIMENTO AFRICA MISSION-COOPERAZIONE E SVILUPPO anche tu insieme n. 1 febbraio 2014 “EVENGELII GAUDIUM” Dove c’è Cristo, c’è gioia Anno XXXIII - n° 1 - 1°semestre 2014 - Spedizione in A.P. - Art.2 - Comma 20/C - legge 662/96 - Filiale di Piacenza

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MOVIMENTO AFRICA MISSION-COOPERAZIONE E SVILUPPO

anche tuinsiemen. 1 febbraio 2014

“EVENGELIIGAUDIUM”Dove c’è Cristo, c’è gioia

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Credo che la santaQuaresima chiamitutti, se hanno fede

e cuore buono, ad entrarein questo periodo santofacendone un tempo di ri-flessione e di conversio-ne, con consapevolezza ededizione.Ma, aggiungo, che la mi-glior forma di Quaresimavissuta è l’esercizio dellacarità.Voi, in Africa Mission, a-vete davvero sposato lamissione di portare spe-ranza a tanti che nonhanno sicuramente le no-stre opportunità. Quandoci si rende conto di quan-to siamo fortunati, nascenegli uomini di buona vo-lontà e di grande cuore,l’urgenza di portare amo-re ed aiuto a chi è nel bi-sogno, spesso estremo,come nel vostro caso.Sono certo che vivendo dipersona certe esperienzedi povertà, affiancandovia questi fratelli, stando lo-ro vicini, abbiate davverola misura di quanto sipossa soffrire e, spesso,mancare anche del neces-sario. Voi potete essereper noi veri profeti, indi-candoci come la Quaresi-ma, che chiama alla peni-tenza, sia davvero il tem-po di imparare a privarenoi stessi delle nostre si-curezze – spesso superflue – per do-nare a chi non ha nulla.Ricordo i miei anni come parroco nelBelice, colpito dal terremoto del 1968.Il sisma distrusse tutto, ponendoci incondizione di estrema necessità e ob-bligò tutti alla carità. Ritengo davveroun dono quello di aver potuto condi-videre con i miei fedeli quei momenti:dalla difficoltà degli approvvigiona-menti ai problemi legati al dovere vi-vere per anni in povere baracche, ge-lide d’inverno e afose d’estate. Per mefu un tempo prezioso di crescita, incui poter misurare quanta fosse lamia carità. Vi erano giorni in cui nep-

pure si poteva mangiare, ma vi era lagioia di poter essere di aiuto ai fedeli.Voi, andando tra i fratelli in Africa,credo che conosciate bene le condi-zioni di miseria in cui si possono tro-vare: davvero la loro vita è una conti-nua quaresima, non cercata, né volu-ta e, soprattutto, non volontà di Dio,ma spesso causata dall’egoismo e damolte responsabilità anche nostre. Avoi il compito di alleggerire il peso diquesta quaresima, e lo fate bene: èquell’esercizio della carità, vera no-biltà dell’anima e missione affidatacidal nostro Signore, che avete abbrac-ciato come scelta di vita.Per tutti noi cristiani, che viviamo in

Italia, dovrebbe essere, la Qua-resima, un partecipare attivo al-la vostra missione, privandoci diparte del nostro benessere, persollevare il malessere di chi hanulla e soffre innocente.Questa è la Quaresima che pia-ce al Signore ed è conforto perchi soffre.Scriveva il Papa buono, Gio-vanni XXIII: “La Santa Quaresi-ma è singolarmente adatta perquanti intendono vivere secon-do i dettami del Vangelo, a ri-sollevarsi dalle mancanze e pu-rificare l’anima. Quante volte re-citiamo il confiteor per ricono-scere le nostre colpe davanti alCielo e alla terra, davanti ai san-ti che saranno i nostri giudici.Quanto alla penitenza è agevol-mente comprensibile … quan-do c’è colpa, è necessaria la pe-nitenza. I dieci comandamentipermangono in tutto il loro valo-re; in più abbiamo il precettodella carità, insegnataci dal no-stro Signore Gesù Cristo, e la i-mitazione delle Sue sofferenze.Egli, il Giusto, l’Uomo-Dio,‘senza peccato’, volle addossar-si espiazione e dolori per tutti ipeccati del mondo: invita cosìnoi stessi a sopportare ogni av-versità e angustia, appunto in ri-parazione delle nostre colpe e diquelle di tutti gli altri.”Come è facile comprendere taliparole quando allunghiamo ilnostro sguardo sulle povertà an-che di casa nostra, ma ancorpiù nel Terzo Mondo … e allora

davvero accogliamo questo tempoprezioso come tempo di purificazionee rinnovamento nella carità. La Qua-resima, vissuta nello Spirito, diventidavvero ‘scuola di carità e santità’ pertutti. Certamente tra i fratelli di Africanon potrete risolvere tutti i problemi,ma la vostra presenza, il vostro esserevicini con l’affetto, ridona speranza.La carità è spesso fatta di piccoli ge-sti, che aprono i cuori. Vi sono vicinocon l’affetto che conoscete e vi ringra-zio per la testimonianza che date. Vibenedico tutti di cuore.

Mons. Antonio Riboldi

UN INVITO ALLA QUARESIMA

SCUOLA DI CARITA E SANTITA’Mons. Antonio Riboldi Con gli occhi del cuore

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Appunti e domande

L’ANNO DELLA GIOIAIl nostro Movimento ha un tema annuale, che guida i nostri passi e sostiene le nostre fatiche. Per l’anno in corso il te-ma, già presentato, mette l’accento sull’esperienza e sulla testimonianza della gioia: “Ho incontrato una gioia che vo-glio raccontarti”. E’ stato scelto al Convegno di Procida in ottobre e nessuno poteva immaginare che il 24 di novembre,a conclusione dell’anno della fede, Papa Francesco firmasse l’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”, la gioia delVangelo! Ma è esattamente lo stesso tema! E anche le linee guida della Lettera sono quelle che da sempre ci stanno acuore: la scelta preferenziale per i poveri e per gli ultimi, e l’apertura missionaria verso il mondo. La Chiesa che il Papasogna e che non si stanca di promuovere è una Chiesa bella e viva, missionaria e credibile, schierata decisamente dal-la parte dei poveri, così come era stata delineata dalConcilio Vaticano II e mai promossa con sufficientecoraggio. Non per vanto, ma per amore di verità,dobbiamo riconoscere che proprio il Concilio ha i-spirato e guidato don Vittorio nel promuovere la suaopera missionaria a favore dei poveri e in aiuto allegiovani Chiese del sud del mondo. Non a caso, dopoaver visitato la nostra missione in Uganda, il vesco-vo di Piacenza mons. Gianni Ambrosio ha definito ilnostro Movimento “un frutto bellissimo” del Conci-lio.

SIAMO FORTUNATI!Se è vera questa sintonia tra il nostro Movimento el’insegnamento di Papa Francesco, sapete cosa vi di-co? Siamo fortunati! Siamo fortunati di essere capi-tati, in qualsiasi modo, dentro a questo Movimento,che ha radici così profonde e solide. Siamo fortunatidi poter collaborare ad una missione che è in sinto-nia con le istanze più urgenti della gente, ovunqueessa sia. Siamo fortunati di sentirci incoraggiati emotivati continuamente da una voce così autorevolecome quella di Papa Francesco, che ci conferma sul-la bontà della nostra causa in ordine alla promozio-ne del bene di tutti. Non lo ripeteremo mai abba-stanza: il nostro Movimento non è solo di andata eritorno tra l’Italia e l’Uganda, ma è innanzitutto unaiuto a rimettersi in piedi e in cammino ogni giorno, per partecipare all’avventura della fede, che ci fa uscire dalle no-stre paure e dai nostri recinti, per andare verso l’altro, per portare a tutti la gioia del Vangelo, cioè la bella notiziadell’amore del Padre verso tutti. Una bella esperienza di chiesa, fatta di fede, di carità e di speranza. E questo è poco?

INVITO ALLA LETTURASe ancora non avete tra le mani il testo della Evangelii gaudium procuratevelo e incominciate a leggerlo. Inizia dallagioia e attraversa tutte le terre che ci sono care e che interessano la vita, prima ancora che la Chiesa. Veramente unaguida preziosa per la nostra formazione, così essenziale per diventare missionari e collaboratori del Regno, invece cherestare dei semplici aiutanti a tempo parziale di una delle tante iniziative umanitarie. Davvero questo testo ha la capa-cità di arrivare al cuore, cioè nel luogo dove si decide il resto della nostra vita.

VEGLIE MISSIONARIE NELLE PARROCCHIEMons. Riboldi ci ricorda che la Quaresima è tempo di conversione alla carità e per questo ribadisce la nostra fortuna diessere parte di un Movimento che si pone al servizio degli ultimi. Movimento dice una storia, dice una comunità, diceun’organizzazione, dice una proposta: ecco un dono straordinario da gustare e da testimoniare, perché sia uno stru-mento di conversione alla carità anche per altri fratelli di fede. Per questo in occasione del 20° anniversario della mortedi don Vittorio, vogliamo far conoscere questa storia, come esperienza di carità, di amore alla Chiesa e agli uomini, co-me provocazione e occasione di conversione. Abbiamo preparato un video che racconta i 40 anni della nostra Missio-ne, quando era condotta con entusiasmo da don Vittorio, e quando ha continuato il suo cammino ispirandosi alla suatestimonianza. Che cosa ne facciamo? Ce lo guardiamo tra di noi, per compiacerci di ciò che abbiamo realizzato? Unafollia! Non possiamo nascondere le opere di Dio, dobbiamo farle conoscere! Il nostro desiderio è di andare nelle Par-rocchie per condividere una serata, una veglia missionaria, dove testimoniamo la nostra gioia e raccontiamo la nostrastoria, che ha certamente la forza e la bellezza di arrivare al cuore di tutti. Chi incomincia?E’ sempre lui, don Vittorio, a darci l’esempio, perché questa è sempre stata la sua attività missionaria, in Italia prima equindi in Africa. E noi la vogliamo continuare!

Don Maurizio NoberiniPresidente di Africa Mission

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In Uganda il tempo, la vita, le pro-spettive, tutto scorre diversamenteche in Italia. Ma il 2014 è allo

stesso modo carico di aspettative. Lesperanze sono quelle di riuscire apianificare interventi sempre più utilie mirati, di raggiungere più personeche hanno bisogno, di mantenere ibuoni rapporti con gli altri enti eall’interno del Movimento, di saperinventare modi nuovi per dare. I progetti portati avanti da AM-C&Dsono tanti e hanno bisogno di costan-ti cure per far fronte alle novità e allenuove consapevolezze. Per questo cisono migliaia di persone che lavora-no, a partire da chi fa da mangiareper tutti fino ad arrivare ai tecnici oai responsabili. L’obiettivo finale èquello di dare un servizio. Il servizioperò non è mai fine a se stesso. Chesia un aiuto all’economia locale, chesia un intervento educativo, non fini-sce lì. L’economia infatti è intesa insenso ampio: un’economia è sana sene beneficiano tutti, non solo perquanto riguarda il suo aspetto finan-ziario ma anche di progresso etico esociale. L’educazione non può esserepensata in Uganda come in Italia: cisaranno necessità molto diverse allequali saper dare risposta e che, se sa-ranno soddisfatte, potranno ricaderein positivo su tutta la società. Questovale per tutti i settori di intervento. Volendo riassumere, la necessità cheviene richiesta con urgenza dallastessa realtà delle cose a chi lavora inUganda- ma sarebbe importante chequesto pensiero fosse condiviso an-che in Italia e da tutti, non solo all’in-terno di Africa Mission - è quella difare il proprio lavoro con passione e-strema. L’attenzione e la cura richie-ste per rispondere a tutti gli interroga-tivi e le sfide quotidiane non sonoquantificabili in denaro, ma spesso inrisultati. A volte piccoli, a volte gran-di, facendo riferimento ai dati, masempre importanti per la persona,fosse anche solo una, che ne ha be-neficiato. E quella persona, a quantealtre potrà dare qualcosa? Questoneanche è un dato quantificabile mabasta pensarci un attimo per capire

che è un aspetto fondamentale in tut-ti gli interventi.

KALIP – PROGRAMMA PER IL SO-STENTAMENTO DEL KARAMOJA in-tervista a Zuzana Filipova, respon-sabile di progetto

Kalip è un progetto che nasce per mi-gliorare tutta una serie di situazioniavverse del Karamoja. È gestito daCooperazione e Sviluppo e finanziatoall’interno di un consorzio di Orga-nizzazioni Non Governative, il re-sponsabile di progetto si chiama Zu-zana Filipova, 25 anni, alle spallestudi internazionali sull’ambiente.Oltre a un clima che alterna siccità adalluvioni, la regione si trova a doverfar fronte alla carenza di infrastruttu-re e servizi sociali, al deterioramentodelle risorse naturali e al commercioche boccheggia. Inoltre alcuni pro-grammi di emergenza non hanno sa-puto integrare le nuove conoscenze a-gropastorali con quelle secolari delpopolo Karomojong e hanno causatouno stato di dipendenza e insicurezzanelle persone. Sembra quasi una pro-vocazione ma il punto da cui si vuolepartire con il progetto Kalip è l’ac-qua.L’acqua infatti è il fattore per cui

si muovono tanti altri settori. Con lacostruzione di dighe sotterranee, disistemi per la raccolta di acqua pio-vana, il ripristino di abbeveratoi, sta-gni, dighe di superficie e tanto altro,non solo si migliorano le condizioni i-

gienico-sanitarie ma si dà alla genteun’opportunità di lavoro, di guada-gno e di auto imprenditoria. Per que-sto, oltre agli interventi tecnici, ci so-no degli interventi formativi volti ainsegnare a conservare e utilizzareconsapevolmente il denaro guada-gnato attraverso i gruppi di risparmioe credito.Zuzana, quali sono i punti

C’E’ PASSIONENUOVO ANNO NUOVE SFIDE: I PROGETTI KALIP E GATEWAY

Aiutare non è mai facile. La distanza tra le due culture e le necessità continue mettonoin discussione i nostri collaboratori ogni giorno. Guarda caso, però, sono ancora lì, inAfrica. Perché? Perché c’è passione.

KALIP IN CIFREAd oggi costruiti:8 dighe sotterranee6 sistemi di raccolta d’acquapiovana63 abbeveratoi12 stagni18 terrapieni trapezoidali perl’agricoltura17 terrapieni semicircolari perla piantumazione di alberi

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di forza di questo progetto? Il veropunto di forza, per cui il progetto èmolto apprezzato anche dalla popola-zione, è l’aver avvicinato l’acqua aivillaggi. In alcuni casi la distanza perraggiungere le fonti d’acqua è dimi-nuita da 7 km a 500 mt. Inoltre, sem-pre parlando in generale, le personestanno iniziando ad acquisire la me-todologia e a usarla per far fronte allesituazioni relative alla salute, all’edu-cazione e ai disastri naturali. Nellospecifico, per esempio, il MotanyRock Catchment, un sistema di rac-colta di acqua piovana tramite unagrande roccia, ha avuto le congratula-zioni persino dal ministro UgandeseJanet K. Museveni. È un sistema chefunziona meglio di altri più complessie costa poco, queste sono le idee chefunzionano.Certo sarà difficile gestire tanti pro-getti considerando le difficoltà tecni-che e la scarsezza di mezzi…

Certo, è difficile ma per lequestioni tecniche, soprattut-to quelle relative ai sistemipiù grandi, abbiamo dei pro-fessionisti molto validi che sioccupano di tutto. Ma spesso,per risolvere problemi tecniciminori, o per fare degli studi,dobbiamo tirarci su le mani-che e fare delle prove, arro-vellandoci sui libri e co-struendo prototipi in giardi-no...Come sono invece i rapporticon le persone del luogo chelavorano ai progetti?Innan-zitutto bisogna dire che sonorapporti professionali, ci te-niamo a far sì che i nostriprogetti generino lavoro vero

e proprio per gli abitanti. In secondoluogo sarebbe bello potersi avvicinaredi più alla vita quotidiana dei Kari-mojong: spesso è difficile stabilire u-na relazione alla pari perché l’uomobianco è quello che decide, quelloche porta soldi, quindi si tende a in-serire il tutto in una relazione di pote-re. Per questo diversi espatriati utiliz-zano il loro tempo libero per conosce-re le famiglie, passare con loro deltempo condividendo tutti gli aspettidella loro vita di tutti i giorni, dandoun messaggio diverso da quellodell’uomo bianco “dispotico”.Qual è l’impatto degli interventi chefate sulla popolazione in generale?Vengono accettati?Alcune migliorie sono evidenti e mol-to apprezzate su larga scala. Questonon deve farci sedere sugli allori.Molte volte gli anziani fanno fatica adaccettare altre conoscenze, vista la lo-ro profonda esperienza. Quindi lavo-

rano ai progetti ma non sai fino a chepunto lo facciano perché ci credono operché semplicemente vengono paga-ti. Questo dovrebbe interrogarci: do-vremmo fare più ricerche e più studisulle motivazioni che spingono o me-no un abitante ad accettare un inter-vento progettato da persone esterneche hanno studiato l’argomento manon possono avere la stessa esperien-za pratica del territorio, del clima esoprattutto della cultura. Per fare be-ne il nostro lavoro dobbiamo tenereconto delle loro conoscenze, perché avolte potrebbero anche non essere deltutto sorpassate dagli studi occidenta-li…Ora parliamo di te: hai dei sogni re-lativi al tuo lavoro in Africa?Mi piacerebbe fare degli studisull’ambiente: l’erosione e lo sfrutta-mento sono un problema incalzante.Poi mi piacerebbe poter fare delle ri-cerche su come vengono utilizzati isoldi che gli abitanti percepiscono la-vorando per i nostri progetti, sarebbemolto utile. Inoltre, seppur difficilissi-mo nelle attuali condizioni economi-che e politiche, sarebbe bello potersupportare la pastorizia e il nomadi-smo, le attività principali primadell’occidentalizzazione. Perché supportare la pastorizia e ilnomadismo?L’agricoltura è un vero dilemma: esse-re stanziali può essere utile per tuttauna serie di ragioni tra cui l’istruzio-ne e la sanità pubblica, ma se nonpiove come si fa? Inoltre, la stanzia-lità obbliga a produrre mattoni per lecase e carbone, questo consuma le-gno, una materia prima molto rara inUganda e proprio perché rara, assolu-tamente necessaria in natura per-Cos’è che ti fa proseguire in questolavoro che non è sicuramente tra ipiù comodi e sicuri, e presenta tuttaquesta serie di interrogativi, di diffi-coltà?Le cose che funzionano. Magariinsegni una cosa a dieci persone, no-ve tra un po’ la lasceranno in un an-golo della loro vita, una la userà perfare qualcosa di positivo. Questo suc-cede all’ordine del giorno. Poi ci sonoanche le soddisfazioni più grosse. Civuole del tempo per raggiungere degliobiettivi ma con la vera dedizione elo studio si può fare.Le cose che funzionano. Magari inse-gni una cosa a dieci persone, nove traun po’ la lasceranno in un angolo del-la loro vita, una la userà per farequalcosa di positivo. Questo succedeall’ordine del giorno. Poi ci sono an-che le soddisfazioni più grosse. Civuole del tempo per raggiungere degliobiettivi ma con la vera dedizione elo studio si può fare.

Il progetto Gateway Centre, è ilrisultato di un accordo di parte-cipazione di AM-C&D ad un pia-

no di sviluppo per i giovani delNord Uganda. È iniziato a settem-bre 2013 e durerà 18 mesi nei quali2100 giovani impareranno un me-stiere gratuitamente, saranno aiuta-ti a entrare nel mercato dal lavoro esaranno a loro volta punto di riferi-mento formativo per altri giovani.L’urbanizzazione del Karamoja habisogno di lavoratori specializzati,figure quasi del tutto assenti tra igiovani perché non esistono scuoleo corsi professionali. Allo stesso tempo la disoccupazionetra i ragazzi è altissima quindi la regione del Karamoja eMoroto in particolare, più delle aree rurali, si trovano adessere le zone più sensibili ai rischi di povertà, vulnerabi-lità economica e insicurezza alimentare. Il progetto vuoledare una risposta a questa necessità. I primi risultati sono arrivati subito, anche se sono passa-ti meno di quattro mesi dal suo inizio: alle selezioni per iprimi 160 posti si sono presentati ben 1300 ragazzi! Inol-tre, la costanza, che di solito non è la caratteristica princi-pale dei giovani Karimojong, si è dimostrata un punto diforza perché i casi di assenteismo sono stati solo 10. Davide Prata, il responsabile di Gateway, ha 30 anni ealle spalle studi in Cooperazione e Sviluppo con diversespecializzazioni. Entrato in Africa Mission come volonta-rio, è già qualche anno che lavora come collaboratore re-sponsabile di vari progetti.Davide, come si svolge una giornata tipo per gli stu-denti?Al mattino ci sono i corsi professionali che spaziano dallameccanica alla cura per l’infanzia. Poi c’è il pranzo insie-me e dopo pranzo ci sono i corsi più generici: alfabetizza-zione, con diversi livelli, imprenditoria e life skill,ovvero i-giene, sanità, protezione contro la violenza domestica,protezione dell’infanzia e finanza.Il gruppo degli studenti da chi è composto?Sono ragazzi dai 14 ai 35 anni. La metà sono giovanidonne, ci sono anche alcune madri che riescono a parte-cipare perché offriamo un servizio di baby-sitting per i lo-ro bambini. Inoltre abbiamo incluso espressamente an-che i disabili in questo progetto. In generale sono tuttigiovani che provengono dalla città, Moroto. Il sistema pa-

storale e rurale regge ancora nei villaggi, ma in città i ra-gazzi non hanno prospettive e finiscono con riversarsi instrada per trovare qualcosa da fare. Di certo avere a di-sposizione una formazione professionale in centri attrez-zati, completamente gratuita e che può permettere loroun avvenire, è un grosso vantaggio.Come aiutate questi ragazzi dopo il periodo di forma-zione?Finito il periodo formativo abbiamo pensato a 6 mesi peraiutarli a entrare nel mondo del lavoro. Verranno aiutatia costruire il curriculum e a incrociare le loro qualità ecompetenze con le richieste del mercato. Allo stesso mo-do verranno incoraggiate le attività auto imprenditorialidi micro-impresa, anche fuori dal Karamoja per chi lo de-sidera.Come è considerata la scuola in Karamoja? E tu, comeconsideri il tuo intervento lì?È interessante chiedersi come viene considerata la scuo-la. Di sicuro per molti, soprattutto i ragazzi che vivono incittà, è un’occasione da non perdere. Possono imparare aleggere e a scrivere e un mestiere, tutte caratteristiche chepossono servire a emanciparsi dalla povertà ma anche daun sistema culturale, quello del Karamoja, che nei centripiù grossi tendenti all’occidentalizzazione, non ha piùmolto senso né molto seguito. Questo ha creato enormiproblemi generali in città: senza una struttura sociale tra-dizionale e senza avere ancora i mezzi dell’occidente, lagente si trova come a metà tra la sua cultura e quella delprogresso, è disorientata e, nella migliore delle ipotesi, fi-nisce col dedicarsi all’alcool e lasciare scorrere il tempo.Per questa situazione credo sia fondamentale la scuola.Nei villaggi rurali la storia è diversa: il loro sistema socia-le si basa sull’età, quando sei adolescente devi impararele strade per i pascoli, poi ti sposi e tuo padre ti lascia ilbestiame, la tua ricchezza. Se un ragazzo salta la fase incui impara a fare il pastore per andare a scuola, rischia diritrovarsi fuori dal suo sistema culturale e di non riuscirea sistemarsi. La scuola e l’alfabetizzazione sono fonda-mentali: bisogna aver chiare le necessità degli studenti intutto e per tutto, per dare loro un aiuto valido.Stai facendo quello che sognavi di fare?Sì, fortunatamente sì. La sensazione è che il destino miabbia portato qui. Posso mettere in pratica i miei studi,traggo soddisfazione dai continui piccoli risultati che otte-niamo, a volte in mezzo a un mare di difficoltà, e imparoogni giorno qualcosa di nuovo.

GATEWAY CENTRE UNA “PORTA VERSO IL LAVORO” Intervista a Davide Prata,

responsabile di progetto

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Se nasci a Moroto, da bambinosai che i tuoi coetanei sono tan-ti e che non ci sono risorse per

tutti. In tanti casi l’illusione è quelladi poter risolvere tutto con l’alcool.L’unica possibilità potrebbe essere lascuola. Ma andarci è molto difficileper varie ragioni. La prima sono i ge-nitori che ti preferiscono a lavorare.Soprattutto se sei una bambina leprobabilità di studiare sono pochissi-me, andrai in una grande città comeKampala a lavorare. La seconda èche le scuole nel distretto di Morotosono ben al di sotto degli standardnazionali, che vorrebbero una scuolaprimaria per circoscrizione, con almassimo 2 chilometri e mezzo di di-stanza da percorrere per arrivarci e 1insegnante ogni 55 alunni. Anche seuno volesse orientarsi verso unastruttura socio-educativa parallela,non se ne trovano. L’unico centro diaggregazione giovanile in tutto il di-stretto è il Centro Giovani di DonVittorio.Diretto da Pierangela Cantini, è fi-nanziato da Unicef e Cooperazione eSviluppo. Nasce con la volontà di of-frire alle nuove generazioni Kari-mojong un’alternativa alla societàviolenta, alle armi e all’alcool attra-verso lo sport, il gioco e le attività ex-tra-scolastiche. Inoltre, visto l’inade-guatezza del sistema formativo stata-le, il Centro Giovani Don Vittorio sipropone di fornire ai ragazzi risorseeducative supplementari a quelle ac-cademiche. Nello specifico la tuteladei bambini rispetto ai pericoli della

strada e dei comportamenti a rischioè prioritaria ed è tutta volta a soste-nere gli aspetti positivi della culturadel Karamoja, riducendo i danni chesono stati fatti dalla povertà e daun’occidentalizzazione non prepara-ta e non del tutto conclusa.I ragazzi che frequentano il CentroGiovani vanno dai 3 ai 30 anni e so-no circa 200 durante la settimanaper diventare quasi 500 la domenica.Per tutti questi ragazzi, con esigenzediverse anche in base alle età, i col-laboratori organizzano moltissimeattività. Vengono organizzati semi-nari su tematiche come droga, alcoole rispetto dell’ambiente, proiettati vi-deo per le scuole e devolute borse distudio per la scuola primaria e se-

condari, quest’anno 42. In ambitosportivo sono ben due i tornei: il“Don Vittorio” e “Uhuru Cup”, sen-za contare il Don Vittorio MemorialDay, per ricordare don Vittorio, e-vento in cui vengono svolte diversegare sportive, insieme a competizioniartistiche o giochi. Poi ci sono lamessa mensile, la ludoteca per i bim-bi più piccoli, la Settimana della Pa-ce (vedi articolo successivo). Tuttoquesto è affiancato dall’attività gior-naliera del centro, che prevede alle-namenti, corsi di bricolage, un coro eun programma radio insieme, comeè giusto, alla manutenzione e allacura delle strutture. In particolare sono da segnalare ilprogetto Street Children -bambinidella strada-, la SoL - “scuola di vita”in inglese- e i Young Rangers, rispet-tivamente attività educative e di alfa-betizzazione per i bambini di strada,attività specifiche per bambini orfanio malati di Aids e prove e incontriper mantenere le tradizioni del Kara-moja attraverso danze e recite.Nonostante a volte ci sia qualcheproblema, come è inevitabile in unastruttura così grande e composita, sivedono i risultati. Le risorse economiche sono insuffi-cienti, così come lo staff. Alcune par-ti avrebbero bisogno di una ristruttu-razione. Ma sono più di mille i ra-gazzi che partecipano. Questo vuoldire che il Centro Giovani piace, haun suo seguito e con tutta probabi-lità riuscirà a migliorare almeno unpo’ la vita di molti.

Il Centro Giovani “Don Vittorio”L’ALTERNATIVA DI BAMBINI

E RAGAZZI DI MOROTO

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Altra manifestazione importante organizzata dalCentro Giovani, arrivata alla sua nona edizione, èla Settimana della Pace, dal 6 all’11 dicembre,

sponsorizzata da Unicef e VSO. La partecipazione è sta-ta ottima: più di 500 i ragazzi coinvolti, compresi gli stu-denti, lo staff e i volontari. Tutti gli incontri erano volti asensibilizzare sulle tematiche dell’HIV, dell’alcolismo edella violenza, sostenendo che solo una società liberada queste piaghe è pronta allo sviluppo.Le giornate, densissime di impegni, erano tutte unsusseguirsi di momenti creativi e seminari su tematichespecifiche fino a sera. Molti seminari hanno portatodelle testimonianze, come quella di Napeyok, che ha

Si è svolta domenica 8 dicembre la terza edizionedella maratona di Moroto “Karamoja runs forrights” (il Karamoja corre per i diritti), organizzata

con successo dal Centro Giovani di Moroto, all’internodel progetto di Child Protection, finanziato da UNICEF,rivolto alla cura e alla tutela dei bambini. La preparazione è stata frutto di sinergia tra uffici diMoroto e Kampala, le donne di Loputuk, che hannopreparato il pane per la colazione, Unicef e Ministerodello Sviluppo Sociale che ha coinvolto la federazionenazionale ugandese di atletica: due allenatori ufficialihanno collaborato alla registrazione degli arrivi e presonota dei possibili nuovi talenti. Il Centro Giovani in-vece si è occupato della registrazione dei partecipanti,mentre l’ufficio di Child Protection ha mobilitato le au-torità e provveduto ad ottenere i permessi e le collabo-razioni con i vari enti.300 bambini tra i 12 e i 16 anni hanno corso per 5 kme 200 adulti hanno seguito il percorso dei 10 Km. Os-pite d’onore il comandante della Polizia di Moroto, cheha ricordato ai partecipanti l’importanza dei diritti u-mani e la responsabilità sociale nei confronti dei piùpiccoli. Era importante avere il comandante come os-pite d’onore per dare un segno forte alla cittadinanza esottolineare la collaborazione tra ONG, parti sociali ePolizia nella protezione dei bambini. A tutti i partecipanti sono stati distribuiti degli zainetticon il materiale per la gara. I bambini sono partiti perprimi sotto un sole già cocente, seguiti dagli adulti. Il p-

rimo bambino è arrivato dopo solo 19 minuti! All’arrivoè stata distribuita ai partecipanti una sostanziosa co-lazione mentre un trampoliere e un giocoliere intrat-tenevano gli atleti di tutte le età. Dopo un discorso delcomandante della Polizia e del Rappresentante delPaese di Cooperazione e Sviluppo, è stato il momentodella premiazione: per i bambini bicicletta, pallone, s-carpe e tuta; per gli adulti capre, tacchini e polli; rispet-tivamente dal primo al terzo classificato.La promozione dello sport è un momento educativodi crescita e socializzazione, molto apprezzato. Siimpara divertendosi che si vince e si perde, che cisono delle regole e che bisogna seguire delle saneabitudini di vita.

LA MARATONA DI MOROTO: IL KARAMOJA CORRE PER I DIRITTI

Come lo sport educa alla vita

KARAMOJA PEACE WEEKHIV, violenza e alcool non portano alla pace

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Le “piste”- perché risultadifficile chiamarle “stra-de”- del Karamoja distrug-

gono i mezzi di trasporto, la cuidurata media è un centesimodi quella delle auto che viag-giano sulle nostre strade.Quello che in Italia può sem-brare un lusso, o uno sfizio, inUganda diventa di vitale im-portanza.Soprattutto per portare aiuti,per organizzare progetti, biso-gna avere la possibilità di muo-versi e di raggiungere i luoghipiù disparati, altrimenti si ri-schia di diventare inutili. La situazione delle strade inKaramoja è disastrosa. L’asfal-to non esiste, sono tutte pistebattute, rovinate dal passaggiodei camion che insieme allepiogge torrenziali creano vere eproprie voragini, facendo sì cheun viaggio di qualche ora nellasavana corrisponda a un mesedi vita di un’auto in Italia, e forseanche di più. Come se non bastas-se, lo stiamo sperimentando ultima-mente anche noi in Italia, la pioggiatorrenziale nelle zone aride producevere e proprie catastrofi. Un fuori-strada senza trazione 4x4 e senzaalmeno 4000 cc di cilindrata, risultainservibile. “Questa per noi è una situazione diforte bisogno – dichiara il Direttore

Ruspantini – i nostri mezzi sono tut-ti vecchi e logorati dai tanti viagginella savana del Karamoja, e neces-sitano di continui interventi di ma-nutenzione. D’altronde senza mezziefficienti e sicuri, diventa davveroproblematico raggiungere le nostrecase, portare aiuti e fare verifichesull’andamento dei progetti. Abbia-mo progetti di sviluppo in tanti set-tori: idrico, sanitario, socioeducati-

vo, agricolo-zoologico e di sup-porto alle realtà locali, senza con-tare le emergenze. Nonavere mez-zi di trasporto efficienti è come a-vere le mani legate,molto tristequando c’è tanto da fare e da da-re”. Africa Mission lancia dunque unappello a chiunque possa contri-buire in qualche modo ad acqui-stare un fuoristrada che abbia lecaratteristiche necessarie a ren-dersi utile in Africa.“È un mo-mento difficile, - continua Ru-spantini - sono tante le situazionidi emergenza che richiedono at-tenzione. Ma noi confidiamo nel-la forza della solidarietà, che nonha limiti. Siamo in reale difficoltàe come ci ha insegnato don Vitto-rione, confidiamo che la Provvi-denza ci aiuterà a trovare qualcu-no capace di raccogliere il nostroinvito a darci una mano”.E la prima risposta è già arrivata:mons. Riboldi, vescovo emerito di

Acerra (NA), si è simpaticamente of-ferto di aiutarci a comprare almenouna ruota, aprendo le porte di quel-lo che speriamo sia un sostegno suampia scala.

I riferimenti per rispondere all’appello so-no: Africa Mission – Cooperazione e Svi-luppo, Via Martelli n°6 - 29122 Piacenza,tel. 0523-499424email: [email protected]

Un fuoristrada per il KaramojaMons. Riboldi risponde all’appello di Africa Mission

parlato di quando ha fatto il test dell’HIV e non riuscivapiù a guardare suo figlio pensando di morire da un mo-mento all’altro; di come è stata vittima di discrimi-nazione nel suo quartiere; di come riesce a vivere facen-do bene il suo lavoro e prendendo le medicine regolar-mente. Il seminario sull’alcolismo è stato particolar-mente partecipato: Sr.Itae ha fatto giocare i ragazzi alanciarsi dei calici di vetro che si sono poi rotti per di-

mostrare che se non hai cura per la tua vitapuoi rovinarla . Altro momento importanteè stata la visita alle suore di Madre Teresache si occupano dei carcerati e dei malatidi tubercolosi. C’è stato anche uno spaziodedicato alla consulenza sull’HIV e ai testdiagnostici per tutti i giovani che desidera-vano fare questo tipo di analisi. In 257 sisono fatti testare da 5 infermiere dell’os-pedale di Moroto. La chiusura dell’intera settimana, affidatacome l’apertura a Pierangela Cantini, havisto anche la messa presieduta dal vesco-vo Sentongo in cui è stato ribadito come al-cool, violenza e HIV siano problematicheinterconnesse. Il vescovo ha inoltre chiestoai giovani di essere responsabili, di fare

scelte critiche e di prendersi cura gli uni degli altri.È necessario conoscere per agire: i giovani devono pot-ersi relazionare in un ambiente positivo e sicuro ed es-sere più consapevoli delle tematiche che li coinvolgonoper essere promotori di pace. Per questo dal 2005 vieneorganizzata questa manifestazione, sempre più vissutae partecipata. La decima edizione sarà a dicembre2014.

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Il cammino per il 2014

E disse loro: ”Andatein tutto il mondo e pro-clamate il Vangelo a o-gni creatura”.

Dopo che Gesù Risorto ha incon-trato i suoi discepoli ed ha con lorovissuto un momento profondo dicomunione, affida loro il compitodella missione.Dalla comunione con il SignoreGesù nasce l’impegno di andare edi proclamare il Vangelo a tutti,perché solo un cuore pieno del Si-gnore e che sperimenta la gioiadell’incontro con Lui può procla-marlo come salvezza per tutti.La missione non nasce da un desi-derio personale, ma da un invitodel Signore, che si fa vivo e pres-sante nella comunione con Lui.La missione, esperienza fondamen-tale nella sequela a Cristo Gesùviene presentata dall’evangelistaMarco con due verbi: andare e proclamare.Il verbo andare non indica semplicemente il portarsi dalproprio paese a uno diverso e lontano, ma, come dice Pa-pa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, esprime soprat-tutto l’atteggiamento di “uscire dalla propria comodità e a-vere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hannobisogno della luce del Vangelo” (n. 20).Allora prima di essere un movimento fisico del corpo hada essere un movimento del cuore che si “commuove”per il bisogno che altri hanno di incontrare il Vangelo equindi si rende disponibile.Papa Francesco dice ancora al n. 24 di E.G. che la Chiesaè “in uscita”, quindi è “comunità di discepoli missionari”quando vengono fatte queste cinque scelte: prendere l’ini-ziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare, festeggia-re.Prendere l’iniziativa: “La comunità evangelizzatrice… safare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura,andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incrocidelle strade per invitare gli esclusi”.Coinvolgersi: “La comunità evangelizzatrice si mette me-diante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accor-cia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è neces-sario, e assume la vita umana, toccando la vita sofferentedi Cristo nel popolo”.Accompagnare: “(La comunità evangelizzatrice) accompa-gna l’umanità in tutti i suoi processi... Conosce le lungheattese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazioneusa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limi-ti.Fruttificare: “La comunità evangelizzatrice è sempre atten-ta ai frutti… Si prende cura del grano e non perde la pacea causa della zizzania. Trova il modo per far sì che la Pa-

rola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vi-ta nuova. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fi-no al martirio… il suo sogno non è riempirsi di nemici, mapiuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la suapotenza liberatrice e rinnovatrice”.Festeggiare: “(La comunità evangelizzatrice) celebra e fe-steggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evan-gelizzazione. La Chiesa evangelizza e si evangelizza conla bellezza della liturgia, la quale è anche celebrazionedell’attività evangelizzatrice e fonte di rinnovato impulsoa donarsi”.Queste indicazioni sanno dare ai nostri passi dell’andareun impulso certamente nuovo e una vera attenzione allepersone verso le quali ci mettiamo “in uscita”.L’altro verbo con cui Marco presenta la missione è quellodel proclamare il Vangelo.La gioia di avere incontrato il Signore fa nascere l’esigen-za di andare a raccontare la bella esperienza che si è vis-suta. La gioia è così grande che il Vangelo (la bella notiziadell’incontro con il Signore) non è semplicemente detto,ma viene proclamato, gridato.Quante volte invece ci “vergogniamo” di essere cristiani ?Quante volte nascondiamo la nostra fede? Proclamare il Vangelo deve significare non aver paura diessere cristiani, testimoniarlo in ogni ambiente. Attraverso il nostro amore, che nasce dal nostro incontrocon il Signore, e che si fa attento ad ogni persona diven-tiamo veri proclamatori del Vangelo.Non è invece proclamare il vangelo quando ostentiamo lanostra fede solo per apparire, quando compiamo riti ma ilnostro cuore non si addolcisce nell’incontro con l’altro enon sappiamo divenire servi umili di quella Parola, che èla sola capace di convertirci e convertire.

“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”(Mc. 16,14-20)

Ho incontrato una gioia che voglioraccontarti

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Dal 7 al 9 marzo si svol-gerà la 33° edizionedella mostra mercato

Seminat a Piacenza e AfricaMission Cooperazione e Svi-luppo avrà un suo spazio siatra gli stand che negli orti e-spositivi. Ancora una voltaavviciniamo l’Uganda all’Ita-lia; in questa occasione ilponte è l’agricoltura, tradi-zione radicatissima in tutta la nostra nazione ma spe-cialmente nel territorio piacentino, portata in Karamojaper combattere la fame.

Sono tanti gli interventi di AM-CS che hanno a che farecon piccole coltivazioni: è possibile fare crescere qual-cosa in territori aridi come la savana, l’importante è sa-pere come. I risultati confermano che dalle coltivazionipuò arrivare un aiuto concreto contro la carenza di ciboe la situazione di povertà generale.

[Se cresce una pianta di pomodori nella savana puòsembrare un piccolo miracolo. E i miracoli accadonoquando gente di buona volontà è disposta e condividereun sapere. I nostri espatriati hanno portato in Uganda latradizione e la cultura agricola italiana, conosciute intutto il mondo. Questo non significa azzerare la tipicitàdel territorio ugandese ma adattare le nostre conoscenzea una regione che ha bisogno di soluzioni. Con poco è

possibile migliorare sensi-bilmente la qualità dellavita.]

Tutto questo lavoro e lapassione che i collaborato-ri ci mettono, ci sembra unottimo sunto di come siaimportante trasferire e tra-mandare la cultura agrico-la, avere nuove idee permigliorare, esportare un

sapere contadino italiano dove c’è bisogno. Questi valo-ri non potevano trovare uno spazio migliore del Seminatper essere espressi. Sappiamo di condividerli con gli or-ganizzatori che mettono in piedi una mostra mercato diqualità proprio perché credono che far conoscere e con-dividere idee e risultati fa crescere un intera nazione. Oanche due.

Più visibilità anche per I Limonidell’AmiciziaParallelamente a Seminat 2014 Africa Mission porteràavanti la consueta campagna “I limoni dell’amicizia.Dai più gusto alla Solidarietà”, che completa e arricchi-sce l’impegno agricolo del Movimento in Africa, con lapromozione di un’eccellenza italiana, i limoni di Proci-da, a servizio della sensibilizzazione.

I limoni dell’amicizia è un’iniziativa nata nel 2007 dopoun viaggio in Africa a cui partecipavano anche quattroamici di Procida. A loro viene l’idea di utilizzare questoprodotto straordinario per raccogliere fondi e raggiunge-re più persone possibili con il messaggio di don Vittorio.Idea vincente perché i numeri del 2007 sono cresciuti inmodo esponenziale: i quintali distribuiti sono passatida120 ai 210 dell’ultima edizione, i volontari impiegatisono più che duplicati e le persone raggiunte, inizial-mente 10.000, sono diventate 81.200.

Anche se i dati precisi sull’edizione di quest’anno sonoancora in fase di conferma proprio in questi giorni, pos-siamo anticipare che il 22 e 23 febbraio I Limoni saran-no a Prato, nelle chiese. Si prevede che verranno distri-buiti tra i 6 e i 7 quintali. Poi ci sarà il già annunciatoappuntamento al Seminat di Piacenza, 7-9 marzo, e pa-rallelamente a Stresa e a Sirmione, preventivati 500, 10e 15 quintali rispettivi. L’8 e il 9 marzo 25 quintali di li-moni saranno a Treviso, e poi ancora da definire le dateper la zona di Benevent, Pesaro e Orbetello. Inoltre silavora anche per ampliare la rete e costruire collabora-zioni anche con altre realtà territoriali di altre regioninon ancora coinvolte.

L’invito è quindi a partecipare sostenendo questa cam-pagna, ancora una volta originale frutto di una strettaconnessione fra Uganda e Italia per costruire un futuromigliore.

SEMINAT 2014: CI SIAMO ANCHE NOI

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Sono ormai quasi 10anni che il nostro Mo-vimento ha ripreso a

proporre l’esperienza diviaggi ‘formativi’ a persone,in particolare a giovani,che vogliono fare un’espe-rienza diretta con le millesfumature della Terra d’A-frica ed in particolare conle realtà che sosteniamo edi progetti in cui siamo coin-volti.Infatti anche quest’anno,durante i mesi estivi di Lu-glio ed Agosto, le nostre se-di ospiteranno gruppi digiovani che vogliono met-tersi in gioco per un periodo di circatre settimane. La proposta del “Vieni e Vedi” (che ilnostro movimento ha iniziato nel2004) e del “Kamlalaf” (giovani chepartono il contributo economico e di

formazione alla ‘mondialità’ del Co-mune di Piacenza) vogliono propriooffrire la possibilità di un incontro di-retto e concreto con le realtà africaneche diventano stimolo, provocazionee che favoriscono la crescita persona-

le umana e cristiana. Il viaggio si rivolge princi-palmente a gruppi formatida persone provenienti dacomunità: gruppi locali divolontari del Movimento,gruppi parrocchiali, di A-zione Cattolica, Scouts,ecc… e non vuole essere ilpunto di partenza di uncammino, ma ne vuole es-sere una tappa importantee di svolta, per questo igruppi svolgono un percor-so di formazione durantel’anno che tratta molti a-spetti di come opera il no-stro Organismo e di uncorretto approccio verso le

comunità locali che si andranno adincontrare. Le principali attività che si svolgeran-no in loco sono l’incontro con lerealtà che il Movimento sostiene

Dopo il grande successodelle prime tre edizio-ni, torna per la quarta

volta la grande cena di solida-rietà di Africa Mission - Coo-perazione e Sviluppo. L’obiet-tivo dell’evento è raccoglierefondi, il tutto nel clima di festache si addice agli innamoratidella vita nel giorno di San Va-lentino. Festeggeremo ricordan-do don Vittorio, perché l’amorequando è vero e ben radicato dàtanti frutti e si apre agli altri. Di-ceva Vittorione : “La vostra casaabbia l’apertura della tenda di A-bramo… sia tenda aperta e ampiapronta ad accogliere il Cristo chepassa nei panni dei poveri e dei tri-bolati”.Il tema culinario sarà a cura dell’a-griturismo trevigiano Porca l’Ocapresenterà i piatti della tradizione.Saranno i cuochi giunti direttamentedalla provincia di Treviso, zona doveopera una delle sedi secondarie di A-frica Mission - Cooperazione e Svilup-

po, a coniugare con sapienza cucina esolidarietà.Il menu pensato appositamente per laserata unisce alle ricette genuine del tre-vigiano, ottimi vini piacentini. La cenaprevede come antipasto salame d’oca,involtino di radicchio, musetto alla tre-vigiana e radicchio in saor. I primipiatti saranno risotto con petti d’oca efunghi e pasticcio di radicchio. Comesecondo sarà servita l’oca in guazzet-to con polenta, con contorno di ra-dicchio di Treviso. La cena si conclu-derà con tiramisù e zaeti, biscotti ti-pici a base di farina di polenta.La cena si terrà venerdì 14 febbraio,ore 20, a Piacenza, nei locali dellaparrocchia di Santa Franca (piazzaPaolo VI). Il contributo di parteci-pazione è di 35 euro a persona,20 euro per i bambini. Per infor-mazioni e prenotazioni contattareAfrica Mission - Cooperazione eSviluppo, in via Cesare Martelli6 a Piacenza, chiamando il nu-mero 0523-499424. Si può an-

che inviare una e-mail all’indirizzo [email protected].

Dall’Agriturismo

“PORCALOCA”

di Trevisoqua!qua!

Non perdete

l’ Oc asione

cSi ringrazia

Parrocchia e Gruppo ANSPI Santa Franca

Neoradelme srl

Grafiche Lama Srl

CRAVEDI promozioni immagini

MenuAntipasti

Salame d’oca - Involtino di radicchio

Musetto alla trevigiana - Radicchio in saor

Primi

Risotto con petti d’oca e funghi - Pasticcio di radicchio

Secondo

Oca in guazzetto con polenta - contorno di radicchio di Treviso

DolciTiramisù

Zaeti (biscotti tipici veneziani fatti con la farina di polenta)

Carta dei vini

La cucina veneta sposa i vini delle valli piacentine delle cantine:

“PERINI E PERINI” sito: www.perinieperini.it

“MOLINELLI” sito: www.molinelli.it

“CARDINALI” sito: www.cardinalidoc.it

“SANTA GIUSTINA” sito: www.santagiustina.com

TORREFAZIONE MUSETTI SRL sito: www.musetti.it

Con la partecipazione degli studenti dellʼISTITUTO RAINERI-MARCORA

a Piacenza i sapori della campagna veneta

Venerdì 14 febbraio 2014, San Valentino ore 20,00

Salone della parrocchia di Santa Franca p.zza Paolo VI

Prezzo della cena 35,00 euro - bambini 20,00 euro

Per informazioni e prenotazioni scrivere a: [email protected] – telefonare a: 0523-499.424

L’oca più buona è qua!

Ricordando don Vittorio

IN QUESTO SAN VALENTINO, RICORDIAMO

UN “GRANDE” INNAMORATO DELLA VITA

Il 2 settembre 1994 moriva don Vittorio, da allora, dal cuore di Dio dove

si trova, non ha mai smesso di lavorare attraverso la preghiera, per so-

stenere il suo, il nostro, Movimento. Quest’anno, in occasione del 20°, ab-

biamo pensato di proporre agli innamorati della vita una cena solidale,

perché l’amore quando è vero e fedele, si accresce spendendolo, ed aiuta

a creare una famiglia capace di donare solidarietà.

Diceva don Vittorio, riprendendo le parole dell’amico don Tonino Bello:

“La vostra casa abbia lʼapertura della tenda di Abramo ... sia tenda

aperta ed ampia, sempre pronta ad accogliere il Cristo che passa nei

panni dei poveri e dei tribolati”.

Programma

della serata

Ore 20,30

Apertura della serata

Saluto delle autorità

Proiezione della pre-

sentazione: “Costrut-

tori di speranza”

Ore 23,00

Estrazione a sorte

di oggetti africani Agriturismo PORCALOCA - Casale sul Sile

31032, Treviso, Vicolo Schiavonia, 22

tel. 0422 822589 - 0422 822589

www.agriturismoporcaloca.it

CENA SOLIDALE

PER AFRICA MISSION

COOPERAZIONE E SVILUPPO

TORNA LA CENA BENEFICADI AFRICA MISSION

Il 14 febbraio a Piacenza si

festeggiano gli innamorati

della vita. Quest’anno

menù all’insegna della cuci-

na tradizionale trevigiana

I PROGETTI “VIENI E VEDI” “KAMLALAF” e VIAGGI MISSIONIARI

PUNTO SALDO DEL NOSTRO MOVIMENTO

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(missioni, scuole, orfanotrofi, carceri, ecc) ela conoscenza dei progetti di cooperazioneinternazionale (nei settori di infanzia, ac-qua, agricoltura, veterinaria e sanità).A Kampala solitamente i ragazzi svolgonoalcune giornate di servizio (lavaggio bian-cheria, assistenza orfani e handicappati)presso i Missionari dei Poveri e attività coni bambini delle scuole della Great Valley edella Consolata che sosteniamo. I gruppisi muovono poi verso la Karamoja, regionepoverissima del nord-est Uganda dove sivisiteranno i villaggi e i progetti di solida-rietà e sviluppo che i volontari di AfricaMission portano avanti e che illustrerannoai ragazzi, inoltre organizzeranno una seriedi attività con i ragazzi del nostro CentroGiovanile don Vittorio.La giornata si conclude poi con un mo-

mento di riflessione e preghiera comunitaria in cui i ragaz-zi si scambiano sensazioni e riflessioni sulle esperienzevissute, insieme alla guida di un sacerdote.

Chi parte deve sentirsi espressione di una comunità allaquale appartiene, comunità nella quale poi ritorna e allaquale si impegna a restituire l’esperienza e condividere laricchezza del percorso che ha fatto.

E, da 33 anni che si svolge laraccolta viveri - a favore dellepopolazioni indigenti del Kara-moja nel Nord-Uganda ma, co-me sempre e per quanto possibi-le, anche le emergenze come inquesto periodo quella dei cristia-ni in Sud-Sudan - a Bolzano eBassa Atesina(Laives, Vadena,Bronzolo, Egna, Salorno). E so-no proprio passati 33 anni daquando Don Vittorio è venuto aBolzano per la prima volta ascuotere con la sua voce forte lecoscienze di noi cristiani, assopi-ti nel tranquilla società del be-nessere. È stato l’appello vivacee struggente di Don Vittorio a ri-chiamarci alla realtà drammatica di tanti nostri fratelli. Larisposta a quel richiamo la stiamo portando avanti ancoraoggi, con lo stesso entusiasmo e le modalità che ci avevachiesto Don Vittorio. Così nasce e si mantiene viva la rac-colta viveri.Lo scorso mese gli amici di Africa Mission di Bolzano sisono incontrati per concordare data e modalità organizza-tive dell’iniziativa, come sempre promossa dai vari gruppidi animazione missionaria e di volontariato di Bolzano,Laives e Bassa Atesina a sostegno di Africa Mission.La RACCOLTA VIVERI 2014 avrà luogo VENERDI’ 4 eSABATO 5 APRILE in circa venti Supermercati della zonadi Bolzano, dove saranno presenti i nostri volontari. Nelleparrocchie proseguiranno nella giornata di DOMENICA 6Aprile.I generi richiesti, come di consueto, sono:zucchero, olio in lattine, tonno e pelati in scatola, ri-so, pasta, farina, sale iodato, sapone da bucato, co-perte nuove, quaderni, matite, penne. Sono ben accette anche offerte in denaro per la perfora-zione di pozzi e per le spese di trasporto.I Centri di Raccolta Parrocchiali sono:

Pio X, Don Bosco, Cristo Re.Sono tante le sinergie che permettono questa iniziativa, apartire dal Commissario del Governo, al Comando TruppeAlpine per il trasporto locale, a Trenitalia per la concessio-ne del magazzino, alle varie Direzioni dei Supermercatiper l’autorizzazione ai presidi, ai Parroci e ai Volontari perla promozione. Il tutto viene coordinato dal direttore ese-cutivo Walter Pagnotta. Nel complesso vengono coinvolte circa un centinaio di

persone a cui viene richiesta la massima disponibilità perla buona riuscita di tutta la macchina organizzativa. Perquesto facciamo appello ai parrocchiani e contattiamo ipresidi delle scuole superiori per avere la collaborazionedi studenti ai quali viene garantito un credito scolasticoper le ore spese presso le postazioni dei negozi. Tutto ciòa titolo gratuito.Don Vittorio aveva il carisma del vero uomo di fede e lamanifestava senza artifizi, andava diritto al centro del pro-blema e le sue parole penetravano nel cuore dei presenti,spesso anche ferendo la coscienza di chi l’ascoltava. Tro-viamo ancora tanta gente che si ricorda di lui e ci ringra-zia per il fatto di dar loro l’opportunità di fare un’opera disolidarietà verso gli ultimi. Questo è quello che ci gratificae ci sprona a continuare, nella certezza che “il bene chechiunque di noi avrà fatto al suo prossimo è come lo aves-se fatto a Lui”.

Vigilio Buffa e Marco CecconResposabili Sede distaccata Bolzano

Bolzano: RACCOLTA VIVERI 2014 il 4 e 5 aprile in venti supermercati

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Tra novembre e dicembre, oltre a un pranzo solidale il 15dicembre, ci sono state ben 4 mostre missionarie -a Mon-tesarchio, Luzzano di Moiano, San Bartolomeo in Galdo,

presso la scuola elementare Francesco De Santisdi Bucciano - e la raccolta fondi pro-Africa “Unfiore in meno per un sorriso in più”. Inoltre c’èstato anche un incontro di sensibilizzazione nel-la Comunità di Melizzano il 4 gennaio.

sede di BUCCIANO (BN)

sede di FABRIANO (AN)

sede di PIOBBICO (PU)

amici di ORBETELLO (GR)

Cineforum del 6 dicembre 2013 con ilfilm “L’ultimo re di Scozia” girato e am-bientato in. C’è stata grande partecipazio-ne, tutti molto coinvolti non solo dalgruppo, ma anche dalla presenza di Pao-lo Strona e Cesare Ramazzotti, un espertodi cinema fabrianese che ha dato infor-mazioni sul film, di grande aiuto per ilsuccesso di questa iniziativa.

A settembre c’è stata lamostra “h20.. h0 Acquabene di tutti”, portata aFabriano tramite PaoloStrona. Ha ottenuto ungrande successo: dove-va concludersi il 28 set-tembre ma è stata pro-rogata su richiesta finoal 13 ottobre.

Visita dell’arcivescovo di Urbino presso la sede. Da sinistraCorrado Guidi, responsabile del gruppo di Piobbico, l’arcive-scovo Giovanni Tani, mons. Sandro De Angeli e il volontarioQuinto Remedia. Il progetto “Un Pasto al Giorno 2014” ha a-vuto risultati ottimi, non solo in termini economici ma anchedi presenza e collaborazione da parte di molti. I contributi so-no arrivati da più parti e oltre alle varie iniziative organizzatedal gruppo, hanno partecipato anche i privati. Un grazie a tuttiquelli che hanno aiutato per la buona riuscita del progetto.

Il 13 dicembre abbiamo partecipato al mercatinodi Santa Lucia, un mercatino con tante bancarellenel centro della città. Eravamo presenti per ven-dere gli oggetti e i prodotti africani con lo scoponon solo di ricavare un piccolo contributo per lapopolazione ugandese, ma anche per parteciparealle iniziative della città.

Un grazie agli amici di Orbetello della parrocchia dell’amico don Tito Testi per le iniziative svoltenell’anno e per l’adesione alla campagna de “I limoni dell’amicizia”. Un grazie particolare all’Unitalsi diOrbetello che ha voluto che la solidarietà arrivasse fino in Uganda.

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in f

am

iglia

sede di TREVISO

gruppo di MORCIOLA (PU)Ad Urbino, dal 19 al 24 dicembre, c’è stata la 1° edizione de “IL PAC-CO SOLIDALE”. In collaborazione del negozio di giocattoli “UNODUE TRE STELLA”, presso il Centro Commerciale “Il Consorzio” alleporte di Urbino. Il negozio ci ha permesso di confezionare i pacchi diNatale rilasciando un opuscolo informativo e altro materiale per sensi-bilizzare sull’attività del gruppo soprattutto i giovani. Come semprebella e impegnativa è stata la “Mostra della solidarietà” tenutasi a Pe-saro presso la sala San Domenico, dal 2 al 15 dicembre. Anche que-st’anno sono stati un momento di festa e di solidarietà i “Concerti na-talizi” organizzati in favore di Africa Mission dal coro “I Cantori dellacittà futura”, ai quali va il grazie di tutto il movimento. Un grazie spe-ciale a tutti e ciascuno, gli amici del gruppo di Morciola che hannocontribuito a portare la gioia di AfricaMission nel Natale marchigiano.

Festa natalizia con Babbo Natale, 15 dicembre, pressola scuola materna parrocchiale di Cavrie di San Biagiodi Callalta. E’ stato un incontro molto bello e divertenteperchè il nostro presidente Carlo Antonello si è esibitoin una delle sue performance migliori vestito da BabboNatale, attirando con la sua simpatia gli abbracci deibambini. La scuola materna donerà del materiale didat-tico per le scuole del Karamoja.

Attività di servizio alla libreria Lovat di Villorba, al suo secondoanno, dal 7 al 24 dicembre. A chi lo richiedeva, facevamo unaconfezione regalo per i libri acquistati. I turni dei volontari han-no coinvolto circa 10 persone, giovani soprattutto, per 5 oreciascuno, dalle 10 alle 20. In orari di punta eravamo anche 4persone in attività. Oltre ad aver parlato di Africa Mission atante persone, con orgoglio possiamo dire che l’iniziativa della

CONDOGLIANZELe più sentite condoglianze alla famigliaper la scomparsa, in dicembre, di MariaRosa Guglielmi, del gruppo di Stresa, va-lida collaboratrice di Africa Mission, atti-va soprattutto nel confezionamento di co-perte destinate alle numerose case delMovimento in Africa.

In gennaio è tornato alla casa del PadreAldo Zarantonello, 69 anni, un uomo giu-sto, sostenitore di Africa Mission e in ge-nerale di tante opere di bene. Con la suaimpresa idraulica aveva provveduto adun impianto in Togo. Il Gruppo di Stesasi stringe alla moglie Erminia e ai figli.

Condoglianze a Silvana Belfanti Zaffaina,collaboratrice storica del gruppo di Sir-mione, anima della raccolta fondi tramitela lotteria del paese, per la dipartita ingennaio del suo fratello unico, Remo.Siamo vicini a Silvana e alla famiglia tut-ta.

Il primo di dicembre é tornato alla casa del Padre, l’a-mico Italo Lombardelli, volontario del nostro Movimen-to e marito della nostra collaboratrice Tiziana. Italo hacondiviso il nostro percorso di solidarietà offrendo ilsuo servizio in magazzino per sistemare e caricare icontainer per l'Uganda, caricando dentro ogni contai-ner anche tutta la sua umanità e sensibilità. A Tiziana,Roberta e ai famigliari tutti, va l'abbraccio del Movi-mento e la nostra gratitudine.

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Direttore responsabile: Corrado Gregori - Collaboratori: Carlo Ruspantini, Francesca Bianco, Prospero Cravedi. Proprietà: Istituto per la Cooperazione e lo Sviluppo Internazio-nali - Direzione e Amministrazione: Via Martelli, 6 - 29122 Piacenza - Tel. (0523) 49.94.24 - 49.94.84 - Fax (0523) 400224.Autorizzazione del Tribunale di Piacenza n. 340 del 24.9.1983 - c/c Postale n.11145299 intestato ad “AFRICA MISSION”- c/c Postale n.14048292 intestato a“COOPERAZIONE E SVILUPPO onlus E-MAIL PIACENZA: [email protected] - INTERNET: www.africamission.orgStampa: Grafiche Lama - 29122 Piacenza.

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5- Effettuando un versamento sui nostri conti correnti postali:- n. 11145299 intestato a AFRICA MISSION- n. 14048292 intestato a COOPERAZIONE ESVILUPPO Ong Onlus

6- Effettuando un bonifico sui nostri conti correnti bancari:_________________________________________________Africa Mission presso la Banca di Piacenza, viaMazzini, 20 - 29121 Piacenza. - Codice Iban:IT18M0515612600CC0000033777 _________________________________________________Cooperazione e Sviluppo Ong-Onlus presso laBanca Popolare Commercio e Industria Filiale 21, viaVerdi 48, 29121 Piacenza.- Codice Iban IT44 Z0504812600000000002268_________________________________________________

Ricorda: per la legge “più dai meno versi” le offerte intestate a Cooperazione e Sviluppo Ong - Onlus , se effettuate tramite bollettino postale, bonifico bancario o assegno bancario o po-stale, sono deducibili dal reddito imponibile sino ad un ammontare pari al 10%

del reddito stesso e fino ad un massimo di 70.000 euro.