Anche se non c'è la luna

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035 MAGGIO 2012 3,00 Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, LO/MI Roserio. fermi IMMOBILI PERCHÉ IL VENTO PER I ROM NON È AFFATTO CAMBIATO ANCHE MILANO, TORINO, FIRENZE E NAPOLI, COMUNI DI CENTROSINISTRA, SONO DIVISI TRA RUSPE E STATUS QUO. MENTRE L’EUROPA TIENE L’ITALIA SOTTO OSSERVAZIONE.

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Racconto di Gianni Contarino. Illustrazioni di Sara Vivan.

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maggio 2012€ 3,00

Poste italiane Spa Spedizione in abbonamento postaleD. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, Lo/mi Roserio.

fermi immobili Perché il vento Per i rom non è affatto cambiato anche miLano, ToRino, FiRenze e naPoLi, comuni Di cenTRoSiniSTRa, Sono DiviSi TRa RuSPe e STaTuS quo. menTRe L’euRoPa Tiene L’iTaLia SoTTo oSSeRvazione.

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uN BimBo Di moNTagNa, uN LuPo maNSuETo, uN’amiCizia Da FaVoLa. SPEzzaTa DagLi aDuLTi.

scrittori nel cassetto| a CuRa Di | ScUoLA hoLDen | www.scuolaholden.it

| RaCCoNTo | giAnni contArino | iLLuSTRazioNE | SArA ViVAn

chiesa del villaggio batté le sei. Il sole abban-donava la valle e la montagna porgeva la sua ombra ai tetti delle case.

Guardie forestali e uomini del paese setac-ciavano da alcune ore il bosco, là dove la luce del sole lotta ogni giorno per farsi spazio tra gli alberi secolari.

Elia era andato col padre di mattina presto a mettere in ordine il deposito degli attrezzi, una cascina che si trovava in prossimità del bosco, a circa trecento metri dalla loro casa. Di lì poi si era allontanato.

“E non è ancora tornato”. Questo aveva detto suo padre agli uomini della forestale, mentre teneva per mano la moglie che guar-dava la montagna in silenzio.

Le ricerche erano in corso, quando la campana della

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“Non capisco perché la gente non viene mai quassù. Se lo facesse ci sarebbero meno persone arrabbiate in giro e il mio papà non dovrebbe litigare con tutti nel negozio. Inve-ce stanno tutti a casa a guardare la tivù e a bere vino, poi escono e si mettono a parlare di quello che ha fatto o non ha fatto la figlia di quello o di quell’altro e litigano, litigano, litigano tutti. Che palle. Che ne dici, Goccia? Non ho ragione? Qua è bellissimo. Certo, di-rai, infatti l’hai scelto come casa tua. Chissà da quanto tempo sei qua. Anche tu sei bellissi-mo, sai? Non avevo mai visto così da vicino un animale come te e anche se te ne stai su quella roccia così distante, sei comunque più vicino di quanto io non sia mai stato a un lupo.

Come va lassù? Cosa vedi da lì? Io da qui vedo il villaggio, vedo il tetto di casa mia e la piazza dove vado a giocare. Certo a quest’ora saranno tutti preoccupati, ma non è la prima volta che sparisco per un paio d’ore. Poi tor-no, lo sanno. Sono grande ormai, ho dodici anni e mezzo e so cavarmela perfettamente.

Goccia, dai, perché non vieni più vicino? Lo so che per te è già tanto avvicinarti così, però dai, vieni più vicino, dai. Non ti faccio niente.

E pensare che secondo le favole, che mi rac-contavano da piccolo, dovrei essere io ad avere paura di te. Dai, Goccia, vieni qui, ti do un po’ di pane. Lo so, lo so che tu vuoi la carne, però quella non ce l’ho. Avevo un po’ di salame nel panino e te l’ho già tirato, ma tu non l’hai vo-luto. Dai, Goccia. Siamo amici, vero?”.

La campana aveva appena battuto le nove, quando una guardia forestale, attraversan-do una radura sotto la luce della luna, notò qualcosa di strano vicino a una grande roccia e trovò, nascosto sotto degli arbusti, il corpo di Elia. Vicino a lui c’erano due rami spezza-ti, macchiati di sangue, e più a destra il suo berretto. Un solco mostrava che il corpo era

stato trascinato per qualche metro e tutto in-torno furono individuati due tipi diversi di impronte adulte.

All’ingresso della radura c’erano brandelli di stoffa, probabilmente di pantaloni, e un guanto mezzo coperto dalle foglie. Vicino a quello un paio di cartucce.

“Ok, Goccia. Dimmi che sabato prossimo ti troverò di nuovo lì, su quella roccia, promet-timelo. Ti porterò una bistecca e io mangerò un panino, così pranzeremo insieme. Siamo amici io e te. Ci conto. Adesso vado a casa, ho una gran fame e nessuna voglia di sentire i rimproveri della mamma. Papà se ne sarà già beccato qualcuno, tipo che non mi ha tenuto d’occhio, che mi ha permesso di allontanarmi, ecc. Lo sai come sono le mamme, no? Anche tu l’hai avuta una mamma. Chissà se ti rim-proverava. Aveva la stessa macchia a forma di goccia, che hai tu sul muso? Magari ce l’aveva tuo padre. Anche io e mio padre abbiamo una cosa in comune, questa fossetta sul mento. La vedi? Ce l’aveva anche mio nonno.

Goccia, me lo fai un regalo? Mi fai un bell’ululato anche se non c’è la luna? Dai, ulula, Goccia. Dai! Così, Goccia, uuuuuuu-uu! Così!”

Passarono quattro giorni prima che i due assassini venissero arrestati, grazie al ritrova-mento del corpo di un lupo nella cantina della casa di uno dei due e dei pantaloni dell'altro in un cassonetto. In paese si diceva che era-no anni che cercavano di incastrarli, perché avevano ucciso almeno una trentina di lupi, ma nessuno era mai riuscito a beccarli con le mani nel sacco. Per prenderli c'era voluto Elia, che quella mattina si era trovato nel punto mediano fra l'errore partorito dalla canna del loro fucile e il muso bianco del suo amico.

Gianni ContarinoÈ nato a Siracusa, sul mare, quattro decenni fa. Da due vive a Torino,in un bosco, dove legge, guarda, ascolta, scrive e suona per amore dell’arte e per non metterla da parte.Per lui, muoversi per strada non vuol dire essere un pedone: per quello bisogna avere i piedi per terra.

Sara VivanNata nel 1971, vive a Milano dove

disegna illustrazioni e coltiva piante sul suo balcone, sperando

che sopravvivano all’aria della città. E alle mani della figlia.

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spazio alla relatività

“Nulla l’avrebbe trafitto come l’aria canzonatoria con cui vien di guardare un cappello sgargiante sopra la testa con la quale non s’è ancora affiatato”.

P rendete un artista, dategli un nome dal suono onomatopei-co e otterrete il protagonista di

“Relatività”, un racconto dell’umo-rista toscano emilio cecchi (1884 - 1966) che oggi forse abbiamo di-menticato, associando il suo cogno-me a quello della figlia, Suso Cecchi D’Amico, la pluripremiata sceneggia-trice dei film di De Sica, Visconti, An-tonioni, Fellini.

Emilio invece era un bravo scrittore che ha alternato la sua attività di criti-co letterario a quella di autore di brevi racconti -taglienti come una lama- che vi consiglio di recuperare nella vostra biblioteca (“Cecchi, saggi e viaggi”, I Meridiani, Mondadori 1997).

Il nostro uomo si chiama Lucio Lu-centi ed è un poeta “simbolista e rela-tivista” che vive delle sue ispirazioni rapsodiche e sopravvive centellinando pranzi e cene di casa in casa oppure elemosinando poche lire tra gli amici. Finché un giorno, “in una qualunque mattina torrida d’estate”, comincia a interrogarsi su come liberarsi definiti-vamente dallo strazio che le sue vecchie scarpe, lise dall’usura, gli provocano al contatto della strada bruciata dall’afa.

La soluzione è lampante: un nuovo paio di scarpe, “modello Excelsior per uomo”, fanno al caso suo. Lucenti non perde tempo -del resto, il tempo è de-naro-: le paga in fretta con le sue uni-che 35 lire e non si trattiene dall’in-dossarle all’istante, per godere della comodità del nuovo acquisto. Anche se poi, riflettendo, si rende conto che

forse cinque delle 35 lire potrebbero essere false. Ma che importa: in fondo i soldi li ha presi dai suoi amici. “Non è tutta sua la colpa, (pensa) con un cer-to grado di relatività”.

Con questo nuovo feticcio -le scar-pe viola-, il protagonista si immerge in un turbinoso delirio fantasmago-rico, in cui tutto gli appare assoluta-mente relativo: dal cambiare quelle scarpe che sembrano insolenti al fin-gere di non sentire il ronzio canzona-torio delle risate dei passanti. Perché non si cancella l’onta di una scelta priva di stile.

Il racconto prosegue in modo mol-to naif con Lucenti che passeggia, beone, e si colora al contatto con la fauna cittadina, per sembrare relati-vamente normale.

La passeggiata si rivela un artificio narrativo attraverso cui noi lettori incrociamo prototipi di varia (dis)umanità di inizio secolo: artisti bohe-mien, altezzosi, finti e molto fashion victim; portieri di case ben frequen-tate; donnine travestite da volgari si-gnore e signore che vorrebbero torna-re donnine.

“Relatività” si snoda dunque re-pentino, azione su azione, e svela con rara capacità un universo nitido di immagini e bozzetti caricaturali, inse-gnandoci a tratteggiare con un punto di vista, fuori dagli schemi e dai denti, l’allora nascente società di massa, i suoi spettri e le sue chimere.

≈ raccontare storie è un’arte che si può imparare. lo dimostra la Scuola holdendi torino, fondata da alessandro baricco.

≈ “scrittori nel cassetto” è anche una sezione del nostro sito dove leggere i racconti già pubblicati e trovare i temi dei prossimi mesi. Vi aspettiamo su terre.it!

il racconto è strettamente legato al simboli-smo che, come diceva il poeta mario Luzi, indivi-dua l’elemento o il principio poetico nella sua es-senza e crea il linguaggio peculiare della poesia, indipendentemente da quello di qualsiasi altro or-dine di attività individuale. manca una trama nel senso tradizionale del termine e il linguaggio si nu-tre di visioni che rendono la storia estremamente soffice. Fino a quando il finale non ci catapulta, un po’ bruscamente, dentro la materia narrativa. Den-tro il cosiddetto “qui e ora” della storia.

L’andamento lirico della voce narrante merite-rebbe più spazio, forse proprio come incipit di una storia più grande, un romanzo.

anche se non c’è la luna

il mestieredi leggere

a cura diALeSSAnDrA

minerVini

LuCio LuCENTi, iL PRoTagoNiSTa DEL RaCCoNTo DELL’umoRiSTa ToSCaNo EmiLio CECCHi, NE Fa uNo STiLE Di ViTa. Da imiTaRE.

Da leggere emiLio cecchi

cecchi, saggi e viaggiI MeridianiMondadori 1997

Stanco di tenere il tuo romanzo chiuso nel cassetto? Leggi i suggerimenti di giulio mozzi , scrittoree consulente editoriale, pubblicati nella collana“i piccoli” di Terre di mezzo editore.

| conSigLi tAScABiLi Per ASPirAnti Scrittori

come faccio a decidere a quali editori spedire la mia opera?

Andando in libreria, guardando ciò che gli editori pubblicano, e cercando di capire

quali sono i gusti, le idee di letteratura, le stra-tegie di mercato eccetera, che stanno dietro le scelte di pubblicazione.

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Visitando i siti degli editori, spulciando i ca-taloghi, leggendo un libro di storia dell’editoria.

Frequentando le fiere dell’editoria.Leggendo le riviste in rete dedicate alla lette-

ratura e all’editoria, dove spesso è possibile an-che fare domande e avere risposte.

No, non faccio nomi. Non vi dico: leggete questo, leggete quello. Per capire dove si pos-sono trovare informazioni utili, basta passare un paio d’ore in compagnia di un motore di ri-cerca. Se non ne siete capaci, fatevi aiutare.