Anaxum: un toponimo oscuro
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1
Anaxum, un toponimo (o)scuro? Non troppo
Barbara Cinausero Hofer - Ermanno Dentesano
Premessa
La lettura di un saggio pubblicato lo scorso anno, nel quale l'autore riportava una spiegazione del
nome Anaxum come 'il torbido, il fangoso'1, ci ha indotto a ritornare sull'argomento per sfatare
ancora una volta2 ipotesi poco sostenibili, se non talvolta bizzarre, emerse negli ultimi decenni.
Spiace dover constatare con quanta leggerezza alcuni studiosi, per altri versi puntigliosi e capaci
e approfonditi3, assumano per vere affermazioni tutt'altro che sicure, trasformandole in tal modo in
leggende "metropolitane".
In questo intervento riprendiamo dunque l'argomento e approfondiamo l'etimologia del
toponimo, rivedendo in parte quanto già in passato abbiamo affermato.
Introduzione
Il toponimo in questione, l'Anaxum di pliniana memoria, è molto conosciuto in regione, anche se,
per la verità, è documentato una sola volta nella storia.4
Esso tuttavia, proprio perché citato anticamente nella descrizione della Decima Regio, assume
particolare importanza e ovviamente ha stuzzicato l'interesse degli studiosi, di quelli storici in
particolare, ma non solo di essi, dalla fine del secolo XV in avanti.
Da un secolo a questa parte, con il fiorire degli studi linguistici e più specificamente di quelli di
toponomastica, si è tentato di fornirne una etimologia, con poco successo fino ad ora.
1 Spiegazione che estende il concetto di 'privo di luce' (vds. la spiegazione riportata più avanti) e quindi 'scuro'. Da qui
il gioco di parole 'scuro/oscuro' che abbiamo usato per il titolo.
2 Lo abbiamo già fatto più volte nel corso dell'ultimo decennio, ma evidentemente viene dato più credito a fantasiose
ipotesi di studiosi di maggior fama, ipotesi peraltro non suffragate da riscontri e facilmente attaccabili da una critica
puntuale.
3 L'osservazione non è rivolta a quanti hanno analizzato seriamente il toponimo, cercando di darne una spiegazione,
per quanto fallace, ma a quanti ripetono acriticamente le affermazioni dei precursori.
4 Si tratta del famoso passo «Sequitur decima regio Italiae, Hadriatico mari adposita, cuius Venetia, fluvius Silis ex
montibus Tarvisianis, oppidum Altinum, flumen Liquentia ex montibus Opiterginis et portus eodem nomine, colonia Concordia, flumina et portus Reatinum, Tiliaventum Maius Minusque, Anaxum, quo Varamus defluit, Alsa, Natiso
cum Turro, praefluentes Aquileiam coloniam XV p. a mari sitam» (PLINIO NH III,18,126 nella lezione di MAYHOFF
1906: I,283).
Per le citazioni: Barbara Cinausero Hofer - Ermanno Dentesano, Anaxum, un toponimo (o)scuro? Non troppo, «la bassa», XXXVI, 69 (dic 2014), pp. 83-91.
2
Cerchiamo di farlo noi, non prima però di aver dato alcuni cenni sulla individuazione del
fiume/porto Anaxum, problema che si lega in qualche modo a quello dell'etimologia.
Individuazione
Diamo solo alcuni sintetiche notizie sulla storia dell'individuazione di questo fiume, giacché
molti storici del passato e del presente si sono intrattenuti su questo problema. Lo facciamo
soprattutto perché la certezza dell'individuazione ci permette di escludere almeno una delle ipotesi
etimologiche che erano state avanzate alcuni decenni or sono.
Possiamo ora affermare con convinzione che il fiume è stato correttamente indicato come lo
Stella, che nasce dalle risorgive poste fra Bertiolo e Flambro e, percorrendo la pianura in direzione
sud, si getta nella laguna di Marano, di fronte al porto di Lignano. Il passo pliniano era già stato in
tal senso interpretato dal CANDIDO (G 1544: 15), ipotesi poi ripresa seppur dubitativamente da
NISSEN (H 1883: I,196).5 Il sigillo su tale interpretazione è stato posto da ROSADA (G 1979: 232-
236), che la dimostra con una analisi critica stringente. Sull'argomento è tornato anche BINI (G
1984), che, confermando l'esegesi della locuzione "flumina et portus" come composta da due
plurali, ricerca il "portus Anaxum" e lo colloca a Palazzolo, nel punto "quo Varamus defluit".
L'identificazione del fiume, che riteniamo quindi ormai una certezza, era stata preceduta
dall'ipotesi, fatta dal Sabellico a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento6, che Plinio con il nome
Anaxum avesse indicato il fiume Piave. È una ipotesi che non regge a una rigorosa analisi, eppure è
stata ripetuta per secoli da vari autori7, talvolta anche con spiegazioni pittoresche, ma soprattutto
riportando pedissequamente - alla "ipse dixit" - le affermazioni di precedenti studiosi, come fa ad
esempio CARNIELUTTI (P 1842: 26-29). Stupisce che anche recentemente tale tesi sia stata accolta
pedestremente (ZAGONEL G 1998: 133), tesi peraltro già dottamente respinta da MENEGUZZI (G
1850: 24-31), che tuttavia non si schiera apertamente con una sua proposta di identificazione.
Omettiamo per pudore altre bizzarre ipotesi, salvo qualche citazione per soddisfare eventuali
curiosità. Ecco dunque che il GIRARDI (G 1841: III,61) identifica l'Anaxum con il Cormor, il BERINI
(G 1826: 38) lo pensa essere il Corno di San Giorgio di Nogaro, mentre non manca chi lo fa
coincidere con la Roggia Revonchio (ATLAS GEOGR 1912: 9, tav. 7).
Etimologia
Ma veniamo ora al cuore della nostra preoccupazione e chiariamo subito che nei tentativi di
spiegazione del nome si sono succedute le ipotesi di vari studiosi nel corso dell'ultimo secolo o
poco più, giacché prima mai era stata affrontata.
5 Concordano lapidariamente con tale ipotesi anche FORBIGER (A 1844: II,513), FORCELLINI (E 1859-1867: I,287),
con riserva REALENCYCLOPÄDIE I,2 (ad vocem) e più recentemente PELLEGRINI (GB 1972: 274). 6 Abbiamo consultato il testo riportato in SABELLICO MA 1560: II,1268.
7 Citiamo, per esempio, ALBERTI L 1550: 474-475, PILONI G 1607: 142, VALERIANO GP 1620:74-79, MOROSINI A
1720: VII,190.
3
La prima ipotesi formulata in modo compiuto suggerisce una derivazione da un indoeuropeo
*N-QSI-OS 'non lucente, nero' (PELLEGRINI GB - PROSDOCIMI AL 1967: 582) e quindi 'torbido,
fangoso' o *AN-AKS-IO, dal medesimo significato, termine mediato dalla lingua venetica. Gli autori
paragonano il nome a quello di un fiume in Peonia (Macedonia) denominato Axios8; il prefisso an-
ha valore privativo.9
Gli stessi autori citano anche KARG (A: II,173-174), che propone una connessione con l'illirico
AN-AP-OS10 'senza acqua'. Quest'ultima strada è stata ripresa da DORIA (M 1971: 22, 34), che ha
successivamente ipotizzato una celtizzazione di un paleoeuropeo *AN-APS-ON 'privo d'acqua', ma la
sua dotta ipotesi11, seppure possa essere linguisticamente accettabile12, contrasta semanticamente in
modo inconfutabile con il fatto che, trattandosi di fiume di risorgiva (MARCATO C - BINI G -
CASTELLARIN B 1995: 24), esso non è mai a secco. Tale ipotesi è stata confutata anche da FRAU (G
1978: 127), che presuppone ovviamente l'esatta identificazione del corso d'acqua.
Avviciniamoci ora alla spiegazione che riteniamo corretta. Per farlo riprendiamo l'ipotesi che
abbiamo avanzato, quando dicemmo che «È possibile, molto più semplicemente, che la spiegazione
si trovi nella voce gallica ANAX, che significa 'vaso' e che estensivamente potrebbe essere stata
attribuita a qualche idronimo; un parallelo si ha nell'italiano "invaso" 'capacità utilizzabile di un
serbatoio idrico', termine generalmente utilizzato in riferimento ai laghi artificiali» (DENTESANO E
2002: 161). La spiegazione è stata poi ripresa in DTFT 2001 (ad vocem).
A distanza di qualche anno e indagando più approfonditamente sulla questione, siamo giunti alla
conclusione opposta: che si tratti cioè di una voce idronimica indicante una palude, un invaso e che
poi il significato sia traslato a un oggetto di uso quotidiano. Ma la questione non è certa.
La voce anax 'vaso per bere' non è molto comune nel gallico ed è riportata da DOTTIN (G 1926:
226) e da Billy (in TLG: 10)13. In realtà potrebbe avere un'origine completamente diversa e la
traslazione di significato da una voce idronimica resta una semplice ipotesi. Questo non incide
tuttavia su quanto stiamo per esporre.
Partiamo da lontano, dai confini fra l'Estremadura e la Castilla-La Mancha, in Spagna dove, in
una vasta area paludosa, sorge il fiume Guadiana, che poi entra in Portogallo14, per tornare quindi
verso la Spagna e segnarne il confine nel suo percorso verso sud, fino all'estuario nell'Atlantico. Il
8 Molti fra i toponimi che citiamo da qui in avanti sono citati originariamente in caratteri greci, altri in grafie di altro
tipo. Per semplicità li riportiamo sempre con una traslitterazione nell'alfabeto latino. 9 L'ipotesi è poi stata ripresa da FRAU (G 1978: 127) e da DESINAN (CC 1990: 11).
10 Esistono almeno tre corsi d'acqua con questo nome: uno sta in Dalmazia, uno in Etolia (Grecia) e uno in Sicilia nei
pressi di Siracusa.
11 L'ipotesi prevede una evoluzione del gruppo consonantico -ps-> -ks- per influsso celtico. Tale evoluzione è stata
studiata da tempo e ne ha accennato recentemente anche PFISTER M 2006: 6, che rimanda a COROMINAS (J DCECH:
I,741b).
12 Nel celtico è stata ricostruita la voce *apsa 'acqua' (TLG: 13). Esiste in effetti qualche nome di fiume con tale base,
anche se manca del prefisso: Apsa, affluente del Foglia nel Pesarese, [flumen] Apsys in Illiria (RAVENNATE GEO:
IV,15), flumen Absarum in Frigia (PLINIO NH: VI,4). La base, come si vede, è preceltica, altrimenti non avrebbe
prodotto toponimi in così vasta area. PELLEGRINI (GB 1990: 368) risale infatti correttamente a una radice
indoeuropea *AP. 13 Riprendono una citazione di Gregorio di Tours, dove l'autore recita «patenam et urceum, qui anax dicitur»
(GREGORIUS IUL: II,8) e sembra trattarsi dell'unica attestazione.
14 Dove è chiamato anche Odiana.
4
nome è un adattamento dall'arabo Wādï Ana 'Rio Ana' (GORDON MD - RUHSTALLER S 1992: 425;
IGLESIAS H 1999: 141; IGLESIAS H 2009: 210, nota 58).
Per influsso arabo si è dunque aggiunto Wādï 'rio' al precedente nome Ana o Anas.15 Si è così
generata una tautologia quasi perfetta, giacché ana, in lingua celtica, è 'palude' (DELAMARRE X
2003: 43-44; MATASOVIĆ R 2009: 127; TLG: 10).16
Nell'area europea abitata dai Celti abbiamo numerosi riscontri, ma i più aderenti al nostro caso
sono l'isola Anas, in Gran Bretagna, citata dall'anonimo RAVENNATE (GEO: V,32) e l'attuale fiume
Enns17, affluente del Danubio presso la cittadina omonima e sorgente nel Salisburghese.
Anticamente era conosciuto come Anasus e con minor frequenza è citato come Anisus e Anesus
(BISCHOFF HT - MÖLLER JH 1829: 65; DGAM 1870: 63).18
La forma sigmatica di questi nomi è stata generata da un originario ana mediante apposizione di
un suffisso -ass, avente valore collettivo.19 Il senso è lo stesso del latino -etum, e il termine anas
doveva indicare quindi un insieme di acque, una palude, un invaso. Questo suffisso è molto antico e
risale allo strato preindoeuropeo, anche se ha continuato a formare parole anche successivamente.
Sempre riguardo al suffisso -ass, sottolineiamo che «Spirationis in vetusta lingua gallica sonus
fortissimus, admixta gutturali, amplius statuenda est X» (ZEUSS JC 1853: I,57). Con quest'ultima
osservazione abbiamo acquisito due certezze: la prima è che gli Anas di cui abbiamo traccia, e che
sono distribuiti dalla Spagna
alla Gran Bretagna e
all'Austria, hanno un'origine
sostanzialmente assimilabile a
quella del nostro Anax; la
seconda è che il nostro è
sicuramente mediato dalla
lingua celtica.
Passiamo ora all'esame del
termine ana, circa l'origine del
quale possiamo avanzare due
ipotesi.
La prima è quella di una
sua derivazione da un
indoeuropeo PEN 'acqua,
acquitrino, palude, fango'
(IEW: 807; MATASOVIĆ R
15 Il fiume è citato anticamente da STRABONE GEO III,2,1 e III,2,3 (Anas) e da PLINIO NH III,6 (Ana). Per le varianti
Ana e Anas si veda FORCELLINI E 1859-1867: I,283.
16 L'area dove il fiume nasce è molto paludosa - dicevamo - e il fiume crea una vasta area di piccoli laghi conosciuti
come "los Ojos del Guadiana". Anticamente la regione era di confine fra tribù celtiberiche e lusitane. In Ispagna il
toponimo è confrontabile con Anaveix (Barcelona), Ana, Fonte d'Ana (Córcega).
17 Per un approfondimento sull'origine di questo nome e di altri molto simili si veda FLÖER M - KORSMEIER CM 2009: 156-157.
18 La città è citata dalle stesse fonti con gli antichi nomi di Anissianum, Anasum, Anisia e Enisianum Civitas.
19 Per il suffisso -ass e la sua funzione si veda BATTISTI (CA 1943: 816).
Tavola 1 - Distribuzione idronimi -an in Europa.
5
2009: 127), per la caduta della p- iniziale, caratteristica che contraddistingue il consonantismo delle
lingue celtiche da quello delle altre lingue indoeuropee (DOTTIN G 1920: 98). Questa ipotesi è
sostenuta da alcuni studiosi, che riportano come derivanti da tale base gli appellativi lat. amnis
'corso d'acqua, torrente', celt. ambe 'rivo', celt. onno 'fiume'.20 Essa presenta tuttavia non poche
difficoltà perché le vocali brevi dell'indoeuropeo si trasmettono regolarmente senza mutare nel
celtico comune (DOTTIN G 1920: 95; SIMS-WILLIAMS P 1993: 385), anche se non si può escludere
qualche raro caso di mutazione delle vocali brevi e>a e e>o (ZEUSS JK 1853: I,13).
Un'altra difficoltà è rappresentata dalla diffusione di toponimi simili. Possiamo accettare che
siano presenti in un'area più vasta e ne troviamo infatti nella Mesia inferiore (Anasamo: NOT
DIGN: I,132, ATLAS GEOGR 1912: 9) o in Pamphylia, regione meridionale della Turchia, dove un
Anaxium/Aνάξιον (FORBIGER A 1844-1848, GAIL JF 1828: 555) è probabilmente di origine
greca, ma non possiamo escludere un influsso dei Galati. La difficoltà maggiore insorge però
quando andiamo ad analizzare due affluenti di sinistra del fiume Mahi, che scorre dallo stato
del Rajasthan verso quello del Guajarat, in India. Il primo affluente che ci interessa sta nel
Rajasthan e porta il nome di Anās; il secondo nel Guajarat, circa 30 km più a valle del primo,
porta il nome di Panām e si alimenta da una vasta area paludosa omonima poco distante.
Appare logico pensare che i nomi dei due fiumi si debbano far risalire a una stessa base, poiché
sicuramente ambedue fanno riferimento al concetto di 'acqua'. L'indoeuropeo PEN, che abbiamo
esaminato poco sopra, si presta, pur non senza qualche difficoltà, come abbiamo visto, per
spiegare il nome Panām21, ma ciò non vale per Anās giacché in sancrito la p iniziale
indoeuropea è regolarmente
mantenuta22. Oltretutto
questi due fiumi sono molto
vicini fra loro e non c'è
motivo alcuno, men che
meno quello di un'influenza
celtica, per pensare che in
uno dei due ci sia stata la
caduta della p iniziale.
Siamo quindi davanti a
una seconda ipotesi, che
prevede una formazione
distinta e forse più antica del
toponimo senza la
consonante iniziale. Anche il
suffisso, come abbiamo
visto, è molto antico, pur se
ha operato anche in tempi
20 Si veda per esempio GAUCHE LS 2013: 42. Lo stesso studioso cita come confronti i toponimi italiani Agnone e Agna
e gli spagnoli Anan, Aignes, Aigne (ibidem: 41). 21 Si tratta probabilmente di un accusativo (BOPP F 1866-1872: I,345).
22 Infatti gli studi sulle lingue indoeuropee confermano «che il sanscrito avrebbe conservato nel modo più fedele lo
stato originario» (SZEMERÉNYI O 1970: 76).
Tavola 2 - Distribuzione idronimi -pan in Europa.
6
più recenti, e questo rafforza la nostra ipotesi di una maggior antichità di quei toponimi.
A questo punto cerchiamo una prima, approssimativa conferma al nostro assunto, esaminando
idronimi con basi simili: quelli che presumiamo derivati dall'indoeuropeo PEN dovrebbero stare in
ambiti indoeuropei non celtici; quelli senza p saranno reperibili su un'area più vasta, che
comprenderà l'intera area indoeuropea oppure un'area ancora più vasta, a seconda che si tratti di una
base indoeuropea o di una anaria.
Per chiarire questo assunto, o meglio per avere maggior parametri di approfondimento,
abbiamo creato alcune cartine di distribuzione nelle aree europea, asiatica e africana,
collocandovi, seppur in modo grossolano, due serie di idronimi con base vera o apparente -AN-
(con le varianti -EN-, -IN-, -ON-) o -PAN- (e varianti): la prima serie è stata costruita con nomi
reperiti nelle principali fonti classiche e quindi sono riferiti principalmente all'antico modo
circummediterraneo; la seconda riporta nomi che si possono rintracciare in TCI AI 1977; le due
serie sono poi state fuse in un unico elenco. Con esso abbiamo costruito cinque cartine, due per
Europa e Asia e una per l'Africa23: quelle dispari riportano gli idronimi con base -AN- ecc. e
quelli pari gli idronimi in -PAN- ecc.
Prima ancora di analizzare la distribuzione dei nomi e tentare qualche deduzione, è meglio
fare alcune precisazioni. Innanzitutto va detto che, specie in ambito europeo, l'irregolarità della
diffusione è dovuta soprattutto a due fattori: il primo è la fonte classica degli stessi, che è
riferita principalmente al mondo greco, a quello italico e a quello iberico; la seconda è la
ricchezza di specchi lacustri
nell'area finlandese, con
conseguente maggior
presenza di nomi. Una
precisazione ulteriore
concerne il fatto che
abbiamo preso in
considerazione una serie di
idronimi,
indipendentemente dal fatto
che si tratti o meno di
idrotoponimi. È quindi
possibile che, seppur in
minima parte, alcuni dei
nomi presi in
considerazione abbiano basi
etimologiche affatto
diverse; riteniamo tuttavia
che tale fattore non incida
significativamente sulla
statistica distributiva che
proponiamo.24 La
23 Abbiamo rintracciato un solo toponimo con p, Rio Pongo, che è di importazione portoghese (vds. più avanti).
24 Questa convinzione ci viene offerta da due fattori: il primo è la coincidenza fra il fatto che si tratti di idronimi e la
base, benché ipotetica, sia di tipo idronimico; il secondo è l'ampiezza del campione esaminato, che garantisce una
Tavola 3 - Distribuzione idronimi -an in Asia.
7
traslitterazione dei nomi presenti in lingue non indoeuropee rappresenta poi una difficoltà alla
quale la linguistica non ha dato ancora risposte del tutto soddisfacenti. Un ultimo fattore di
perturbazione è rappresentato dal fatto che taluni toponimi in Asia e soprattutto in Africa sono
di moderna attribuzione, quale bagaglio imposto dal colonialismo dei secoli passati. 25
Dall'osservazione comparata delle prime due cartine, che comprendono l'intera Europa e l'Asia
Minore, sembra che le due basi siano realmente idronimiche, come suggerisce il fatto che sono
presenti in buon numero nell'area riccamente lacustre della Finlandia e del Nord-Est della Russia.
Possiamo inoltre notare come la loro distribuzione sia quasi indifferente alla presenza o meno della
p-, se non per il fatto che i toponimi che la contengono mancano nella penisola iberica e nell'area
centro e nordeuropea del mondo germanico. Notiamo invece la presenza di idronimi con p- in Gran
Bretagna e in una fascia centro-meridionale che va dal Sud della Francia, alla Grecia, passando per
la pianura padana e per i Balcani, e un infittimento delle emergenze nel percorso da nord-ovest a
sud-est. Qualche evidenza si riscontra in Asia Minore, nel Caucaso e, fatto abbastanza interessante,
in area finnica, che non è di ceppo linguistico indoeuropeo.
Passando alla due cartine dell'Asia notiamo che i toponimi senza p- sono distribuiti in un arco
che dall'area iranico-pakistana va fino al Giappone, passando per la Siberia e la Mongolia; quelli
con la p- si trovano nella restante area asiatica di sud-est. Le due aree si sovrappongono solo lungo
una striscia che percorre l'India occidentale in senso nord-sud. In sostanza la radice AN è produttrice
di idronimi nelle lingue
indoeuropee e in quelle
uraliche e altaiche; la radice
PAN e varianti si trova negli
idronimi di area sino-
tibetana26.
La carta dell'Africa denota
una situazione molto
particolare. Gli unici due
idronimi contenenti an si
trovano in Mauritania e la
loro citazione è di fonte
classica. Tutti gli altri sono in
on e sono collocati nell'area
del gruppo di lingue nigero-
congolesi.
Volendo riassumere,
limitiamo la situazione a
quella che interessa l'area
europea e quindi a quella
uniformità di risultati, indipendentemente dagli errori contenuti.
25 Un esempio per tutti è quello del già citato Rio Pongo (<Ra Panka <Ra Fonga <Rio Fango), derivato appunto da
Rio Fango, nome che era stato attribuito dai Portoghesi al fiume che localmente era conosciuto come Ba N'Galan 'mare che attraversa' (SAINT PÈRE M 1930: 29, 35).
26 È necessario a questo punto sottolineare che la base PAN dei toponimi di area indoeuropea è affatto distinta da quella
di area sinotibetana.
Tavola 4 - Distribuzione idronimi -pan in Asia.
8
delle lingue indoeuropee e di quelle ugro-finniche, sottogruppo della macrofamiglia uralo-altaica,
alle quali estendiamo le considerazioni. Notiamo che le due basi AN e PAN sono presenti in ambedue
i grandi gruppi e in queste lingue sono state produttive di idronimi. Sono, in sostanza, ambedue basi
idronimiche del phylum nostratico.
La somiglianza delle due basi, la cui unica differenza è la presenza della p- iniziale, consente di
postulare un radicale √A con valore idronimico27. Tale radicale si troverebbe talvolta in seconda
posizione, preceduto da una p-, che esprime un concetto di posizione (pianura, monte ecc.)
(BERETTA C 2003: 41).28
Conclusione
Riassumendo, possiamo ora dire con sicurezza che la base che ha prodotto il toponimo Anax è
anaria29 e ha significato di 'palude' o, più genericamente, contiene il concetto di 'acqua'. Possiamo
anche affermare che, seppur il nome possa essersi fissato in epoca preceltica, esso è stato
sicuramente conosciuto e utilizzato dai Celti, come dimostra la presenza della spirante -x finale.
È impossibile definire però se si tratti di un nome celtico. Potrebbe esserlo, e in tal caso si
tratterebbe quasi sicuramente di una base PAN, cui è caduta la consonante bilabiale iniziale.
Potrebbe essere invece l'evoluzione di una base AN più antica, di introduzione indoeuropea o anaria,
come dimostra la sua distribuzione in area indoeuropea e uralo-altaica, evoluzione mediata da una
lingua celtica.
27 Tale radicale si è successivamente evoluto in combinazione con la bilabiale esplosiva /b/ (ava), con la labiovelare
/gw
/ (agua), con la laterale /l/ (al) e con le nasali /m/, /n/ (-umna, ain) (BERETTA C 2003: 23).
28 La caduta delle p- iniziale nelle lingue celtiche è un accidente specifico, che riporta alla situazione precedente solo
dal punta di vista formale.
29 Questa deduzione conclusiva, seppure riferita solo alla fattispecie delle radici AN- PAN-, contrasta con quanto sostenuto da VILLAR (F 1997: 118-128) circa l'indoeuropeità della quasi totalità delle radici idronimiche
paleoeuropee. Si consiglia pertanto la lettura del testo citato per una eventuale analisi critica delle nostre
considerazioni.
9
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