Analisi delle funzioni a variazione limitata
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38~
ANALISI DELLE FUNZIONI A VARIAZIONE LIMITATA.
Nota di G i u s e p p e V i t a I i (Genova).
A d u n a n z a del 12 n o v e m b r e 1922.
I punti di discontinuit~t di una funzione f ( x ) a variazione limitata in un intervallo
finito (a, b), a ~ b, sono tutti di prima specie, cio6: s e a ~ un punto di discontinuit',t
di f ( x ) , esiste il limite destro di f ( x ) per x - - a , che indicheremo con f ( a n t- o);
se b 6 un punto di discontinuit~ di f ( x ) , esiste il limite sinistro di f ( x ) per x = b,
che indicheremo con f ( b - o); e, s e x o ~ un punto di discontinuit~i di f ( x ) interno all'intervallo (a, b), esiste il limite sinistro di f ( x ) per x - - X o , che indicheremo con
f ( x o - o), ed esiste ii limite destro di f ( x ) per x --" Xo, che indicheremo con f ( x o -3 c- o). I punti di discontinuit,'t di una funzione f ( x ) a variazione limitata in un intervallo
(a, b), a ~ b, sono una infinitfi numerabile, o in numero finito o nullo.
S e x o ~ un punto di discontinuit~t di f ( x ) interno alHntervallo (a, b), poniamo
sg (xo) - - f ( x o ) - - f ( x o - - o)
s a (Xo) "-- f ( x o .qt_ o) - - f ( xo ) ;
s e a ~ un punto di discontinuit/t di f ( x ) , poniamo
s a (a) - - f ( a + o) - - f ( a ) ;
infine, se b ~ punto di discontinuit~t di f ( x ) , poniamo
sg (b) = f ( b ) - - f ( b - - o). Poniamo poi
5- , ( x ) + X
le sommatorie essendo estese a tutti i punti x di discontinuitk di f (x ) soddis facen t i alle limitazioni indicate.
La funzione + (x) = f ( x ) - - q~(x)
a variazione limitata ed ~ continua.
AN'ALISI DELLE FUNZIONI A VARIAZIONE LIMITATA. 389
La funzione ~(x) 6 detta funzione dei salti di f ( x ) , e quindi, poich~
f ( x ) - - ~? (x) + + ix)
ogni funzione a varia~ione limitata vale la somma della sua funzione dei salti e di una funKione continua a variazione limitata.
Inoltre ogni run,lone a variaz~ione limitata ~ la differenza di due funKioni non decrescenti e ogni funKione continua a variaKione limitata ~ la differenza di clue funzioni continue non decrescenti.
Questi noti teoremi ' ) costituiscono i primi passi verso ['analisi delle funzioni a variazione limitata. Essi riconducono la costruzione di una funzione a variazione limitata
a quella di funzjoni continue non decrescenti e di una funzione dei salti. La funzione dei salti, che assorbe le discontinuita della funzione da ottenere, 6 di
struttura assai semphce. Se vogliamo limitarci alla costruzione della funzione dei salti di una funzione non decrescente, al che noi possiamo sempre ridurci, basta che fissiamo in ( a, b) i punti di discontinuitY, naturalmente in modo che il loro gruppo abbia potenza non superiore al numerabile, e che a ciascuno di essi, x , si facciano corri-
spondere due numeri non negativi sg ix) , s,tix), di cui uno almeno positivo, in modo che, nel caso in cui i punti di discontinuk'~ siano in numero infinito, le serie
siano convergenti. La funzione
ix) = Y, Z a<X~x a~xv'ax
pu6 essere presa come una funzione dei salti di una funzione non decrescente, e vice- versa la funzione dei salti di una funzione non decrescente pub essere ottenuta in tale
maniera. Abbiamo osservato che una funzione [(x) a variazione limitata si pu6 sempre
scomporre nella somma della sua s dei salti ? (x ) e di una funzione + (x) con- tinua a variazione limitata. Se +(x) 6 assolutamente continua, cio6 una funzione inte- grale "), la struttura di f ( x ) si pu6 ritenere sufficientemente nota.
Non si pub dire altrettanto quando la + ( x ) n o n 6 assolutamente continua. In questo caso si pub desiderare di conoscere come k distribuita in (a, b) la causa per cui ) (x ) non ~ assolutamente continua. Per le funzioni non decrescenti, a cui possiamo sempre ricondurci, questa causa consiste nella intensitdt di crescenza della funzione.
z) H. LEBESGUE, Legons sur Vintdgration et la recherche des fonctlons primitives (Paris, Gauthier-Vil- lars, I9O4), pp. 49-58.
a) G. VITALI, SuUe funzioni integrali [Atti della R. Accademia delle Scienze di Todno, Vol. XL (x9o4-~9o5), pp. IO21-IO34].
390 G I U S E P P E V I T A L I .
Nei primi due ~ della presente memoria io studio appunto la distribnzione di detta causa, e, per giungere a questo, io introduco dapprima per ogni funzione finita una funzione additiva che chiamo scarto della s data e che misura in certo qual modo quanto la fun<lone data si scosta dall'essere assolutamente continua (n ~ 3)-
1~ all'introduzione della nozione di scarto che io devo i risultati pidl notevoli del presente lavoro.
Dimostro che proprietit caratteristica di uno scarto ~ quella di coincidere col proprio scarto (n ~ II) .
Io 3) ho costruito il primo esempio di funzioni continue e a variazione limitata che non siano assolutamente continue, servendomi di una corrispondenza che us6 il CANTOR 4) per dimostrare che i gruppi perfetti hanno la potenza del continuo. Questa funzione ~ uno scarto ed ha caratteri comuni ad innumerevoli altre funzioni che si possono costruire collo stesso metodo (n ' 15, 16, 17). Per ognuna di tall funzioni, che chiamo scarti elementari (n ~ 17) , le cause dello scarto sono localizzate in un gruppo di punti perfetto di misura nulla s).
Nel presente lavoro io dimostro (n ~ ~-o) che ogni fun~ione a varia<ione limitata si pub sempre spe<<are nella somma della sua fun~ione dei salti, di una fun<lone asso- lutamente continua e di scarti elementari in un numero finito o infinito numerabile mol- tiplicati per delle costanti.
Nell'ultima parte di questo lavoro (~ 3), sfruttando i risultati'dei ~w precedenti, d6 la struttura della pifi generale funzione continua a variazione limitata che ha derivata nulla 6) in tutti i punti dell'intervallo (a, b) in cui essa 6 definita, esclusi al pidl i punti di un gruppo di misura nulla, o, come si dice, che ha derivata generalmente
nulla.
Pre l iminar i e n o z i o n i f o n d a m e n t a l i .
L Due segmenti (a, b), (c, d) di una medesima retta r si dicono distinti quando non hanno punti interni comuni; essi possono per6 avere un estremo comune.
Si dice che un segmento (a, b) di una retta r ~ contenuto in un altro segmento
a) Cfr. G. VITALI, 1OC. cit. a). 4) G. CA~TOR, Ueber unendlicbe, lineare Punktmannicbfaltigkdten [Mathemat. Annalen, Band XXIII
( i 884), ,.pp. 453-488]. s) Si intenda misura nel senso di LEBESOtrE. Cfr. H. LEBESOUE, 1OC. cit. x), pp. XO2-1IO. 6) Ricordo che ogni funzione a variazione limitata ha derivata in tutti i punti dell 'intervallo escluso
tutt 'al pitt un gruppo di punti di misura nuUa. Cfr. H. LEBESGUE, 1OC. cit. *), pag. I28.
ANALISI DELLE FUNZIONI A VARIAZIONE LIMITATA. 39 r
(c, d) della rnedesima retta, quando ogni punto di (a, b) appartiene a (c, d); non escluso che (a, b) e (c, d) abbiano uno od entrambi gli estremi comuni.
L'insieme di un numero finito o di una infinit~l numerabile di segmenti di una
medesima retta r e a due a due distinti chiamasi plurisegmento. Se un plurisegmento
formato da un numero finito di segmenti si chiama plurisegmento finito. U n pluri- segmento pu6 essere anche costituito da uno solo segmento.
Gli estremi dei segmenti di un plurisegmento si chiamano i vertid del pluri-
segmento. Un punto interno ad un segmento di un plurisegmento P s i dice interno a P.
Un numero finito di punti interni ad un plurisegmento P dividono alcuni segmenti di P in altri segmenti. Questi segmenti e gli eventuali altri segmenti di P formano un
nuovo plurisegmento che si dir~. un derivato di P. Se P e P ' sono due plurisegmenti, si dir~ che P' ~ contenuto in P, se ogni
segmento di P ' ~ contenuto in un segmento di P. Si chiama lungbe~a di un plurisegmento la somma delle lunghezze dei segmenti
che Io costituiscono. Se P e P ' sono due plurisegmenti, e se ogni segmento di P ~ distinto da ogni
segmento di P ' , i due plurisegmenti P e P ' si dicono distinti. I segmenti di due plurisegmenti distinti P e P' formano un nuovo plurisegmento
che si chiama la somma di P e P' e si indica con P + P' . Evidentemente la lunghezza di P + P ' ~ uguale alla somma delle lunghezze di P e P'.
Pi~ in generale, dati dei plurisegmenti in un numero finito qualunque o in ~una infinit,i numerabile e a due a due distinti, si chiamer,~ somma di questi plurisegmenti il plurisegmento costituito da tutti i segmenti dei plurisegmenti dati. Evidentemente la lunghezza di questa somma ~ uguale alla somma delle lunghezze dei plurisegmenti che la compongono.
Consideriamo ora due plurisegmenti finiti P e P'. I loro vertici sono in numero finito e li possiamo considerate ordinati in ordine di grandezza. Siano
Quelli fra i segmenti ( , , , . . . . . . ,
che sono contenuti in un segmento di P o in un segmento di P' formano un pluri-
segmento che si chiama pseudo-somma di P e P' e si indica con P -~ - P ' . Se P e P '
sono distinti, P -{- P ' coincide con P + P' . Evidentemente la lunghezza di P -~- P '
/ della somma delle lunghezze di P e P'. I1 plurisegmento P--~ P ' ~ la somma di un derivato di P e di un altro plurisegmento formato con segmenti contenuti in segmenti
di P' , ma naturalmente distinto da P. I1 derivato di cui qui si discorre si ottiene da
P inserendo in P i vertici di P' interni a P. Analogamente P - i - P ' ~ la somma di un derivato di P ' e di un altro plurisegmento da esso distinto,
392 G I U S E P P E V I T A L / .
Se P 6 un plurisegmento qualunque, ogni plurisegmento (finito) costituito da un numero finito di segmenti di P si chiama un minore di P.
o.. S e ' f ( x ) ~ una funzione finita in un segmento (a, b), a ~ b, diremo norma di f ( x ) i n (a, b) il modulo di f ( b ) ~ f ( a ) .
Diremo poi norma di una funzione finita f ( x ) in un plurisegmento P la somma delle norme di f ( x ) nei vari segmenti che costituiscono il plurisegmento P.
Se P ~ finito la norma di f ( x ) in P non pub essere infinita. Se P non ~ finito la norma di f ( x ) in P pub anche essere infinita ( + oo).
Io dico c h e s e P non ~ finito e la norma di f ( x ) in P ~ un numero N finito o infinito, qualunque sia un numero finito M ~_ o e minore di N, esiste un minore P' di P in cui la norma di f ( x ) ~ maggiore di M.
Dimostra~ione. ~ Siano N~, N~, N~, . . .
le norme di f ( x ) nei vari segmentl
S~, S2, S 3 , ~ ' "
di P. Se ~- N ~ divergente, ~ evidente che esiste un numero n per cui ~ N ~ M.
,1 N Se ~-" N ~ convergente esiste un n per cui N - - ~ , , ~ N - - M e quindi per cui
~t ~ N ~ M. II minore P' di P formato coi segmenti
S I , $2 , S 3 , �9 . . , S n
ha dunque la propriet~ voluta.
8. Sia f ( x ) una funzione finita in un plurisegmento P. Diremo scarto di f ( x ) in P il timite superiore dei numeri co ~ o per cui, per quanto piccolo sia un segmento
~ o, si pub trovare un plurisegmento P' di lunghezza minore di ~ e contenuto iq P, nel quale la norma di f ( x ) ~ ~ o,.
Questo scarto pub essere zero, un numero finito maggiore di zero, un numero infinito (-1 t- ~ ) .
Se lo scarto di f ( x ) ~ ~ o (finito o infinito) ed s~ ~ un numero ~ o e minore di questo scarto, qualunque sia un segmento ~r ~> o esiste un plurisegmento P' di lunghezza ~ a e contenuto in P in cui la norma di f ( x ) ~ ~ s,. Pel teorema del n ~ 2 esiste poi un minore P " di P (naturalmente anch'esso di lunghezze ~ ~) in
cui la norma di f ( x ) ~ ~ s . Consegue che la precedente definizione di scarto ~ equi- valente alla seguente:
Se f ( x ) ~ una funzione finita in un plurisegmento P, chiamasi scarto d i f ( x ) i n P il limite superiore dei humeri o, _~_ o per cui, per quanto piccolo sia un segmento ,~ ~ o,
si pub trovare un plurisegmento finito P' di lunghezza minore di ~ e contenuto in P nel quale la norma di f ( x ) ~ "~ o.
ANAL1SI DELLE F U N Z I O N I A VARIAZ1ONE LIMITA~FA. 393
4. Se f ( x ) ~ una funzione definita in mento uno scarto hullo, per ogni numero che in ogni plurisegmento P di (a, b) di in P sia minore di o, e viceversa, dunque:
Condi<ione necessaria e suJficiente percb~ (a, b), abbia in questo segmento scarto nullo (a, b).
un segmento (a, b) ed ha in questo seg- c o c o 6 possibile trovare un ~ > o tale lunghezza minore di a la norma di f ( x )
una fun<lone f (x) , definita in un segmento che la f ( x ) sia assolutamente continua in
5. Se f ( x ) ~ in (a, b) a variazione limitata, lo scarto di f ( x ) in (a, b) ~ evidente- mente ~ alla variazione totale di f ( x ) in (a, b).
Se f ( x ) ~ una funzione finita in (a, b), ed ha in (a, b) variazione totale infinita ( + oo), per quanto piccolo si prenda un segmento ~ o , dividendo (a, b) in un nu- mero finito di parti tutte rninori di r in una almeno di queste parti la f ( x ) h a varia- zione totale infinita. Se (:q ~) ~ una tale parte, noi possiamo, prefissato un numero N ~ o grande a piacere, dividere (a, ~) in un numero finito di parti in modo che nel plurisegmento formato da queste parti la norma di f ( x ) sia maggiore di N. Ne consegue che lo scarto di f ( x ) in (a, b) 4 infinito. Dunque:
Condi<ione necessaria e suficiente perch~ una fun<ione f ( x ) definita in un segmento (a, b) sia a varia<ione limitata in (a, b) ~ che 1o scarto di f ( x ) in (a, b) sia finito.
6. Riassumendo i risultati dei n' 4 e ~ possiamo dire che le fun<ioni finite in un segmento finito (a, b) e a scarto nullo sono assolutamente continue, quelle a scarto finito e maggiore di <ero sono a variazjone limitata ma non assolutamente continue, e quelle a scarto infinito sono a varia<ione infinita ( + oo).
7. Sia f ( x ) u n a funzione a variazione limitata in (a, b), a ~ b, e indichiamo con S~f il suo scarto in (a, b).
Io dico che Io scarto di f ( x ) b una fun<lone additiva, ossia che, se c ~ un punto interno ad (a, b), si ha:
S ~ f - - S~f + Sbff.
Dimostra<ione. ~ Per ogni numero ~ o piccolo a piacere, e per quanto piccolo si pensi un segmento ~, ~ o, ~ sempre possibile trovare un plurisegmento P, di (a, c),
di lunghezza miuore di ~ ~ - , in cui la norma di f ( x ) sia ~ di S J - - - ~ - , ed un plu-
risegmento P~ di (c, b), 'di lunghezza pure minore di ! in cui la norma di f ( x ) 2
sia > di S~f 2
Nel plurisegmento P, --J- P~, che ~ di lunghezza minore di ~r, la norma di f ( x )
6 > di S~.f--[-'S~f- ~. Consegue che
Sb.f ~_ S J -[- 5bff. Rend. Czrc. Mgr t. XLVI (x9z2) - -S ta rnpa to 11 a~ novembre 19zz. $o
394 G I U S E P P E V I T A L I .
Ma per ogni numero ~ o piccolo a piacere 6 possibile determinare un segmento ~ o tale che in ogni plurisegmento P, di (a, c), di lunghezza minore di ~, la norma
di f (x ) sia minore di S~.f-n t- ~- , ed in ogni plurisegmento P2 di (c, b), di lunghezza
minore di ~, la norma di f (x) sia minore di Sbf-1---~--.
Se noi consideriamo un plurisegmento P di (a, b), di lunghezza minore di a, o c 6 un vertice di P o non lo 6. Se c non 6 vertice di P, ma 6 interno a P, inserendo in P il punto c si ha un derivato P' di misura sempre minore d i~ . Negli altri casi indichiamo con P' il plurisegmento P stesso. In tutti i casi P' 6 somma di due pluri- segmenti P~, P', i l i ~ dei quali 6 contenuto in (a, c) e l'altro in (c, b). Entrambi questi plurisegmenti sono di lunghezza minore di ~, perch6 deve essere minore di
la somma delle loro lunghezze. La norma di f (x ) in P~ ~ allora % di S~.f-n t- -~-, e
in P; 6 < d i SbJn t - - ~ , dunque la norma d i f ( x ) in P ' = P ' - t - P~, e a maggior
ragione in P, ~ < di SJ + Sb~f q-~. Consegue :
Da questa e dalla relazione
gi~t trovata, si ricava
S~ _L_ S~f -J- Sbcf.
Sb.f ~ S j q- Sbff
Sb, f = Sjf-t- S~ff �9 C. D. D.
8. Sia f (x ) una funzione a variazione limitata in (a, b), e sia P un plurisegmento contenuto in (a, b). Siano
S~ ~ S 2 ~ S 3 ~ . . .
i segmenti di P e V,, V=, V3, . . .
le variazioni totali di f (x) in questi segmenti. Poich6 ~ - V non pu6 superare la va- riazione totale di f (x) in (a, b), la quale variazione 6, per ipotesi, finita, la serie
~-'- V 6 convergente, e quindi> preso un ~ ~ o piccolo a piacere, 6 possibile trovare un intero n ~ o per cui
y
Indichiamo con P,, il plurisegmento formato dai segmenti
Sn4-1 ~ Sn§ ~ Sn+ 3 ~ " " "
e supponiamo che P ' sia un qualunque plurisegmento contenuto in P . P' 6 la somma di plurisegmenti
p, p, p,
A N A L I S I DELLE F U N Z I O N I A VARIAZIONE L I M I T A T A . 39~
contenuti rispettivamente in Sn+1 , Sn+2, Sn+ 3 ) . . . .
Le norme N~+,, N,,+2, Nn+3, . . -
in questi plurisegmenti sono ~ rispettivamente di
v+,, v+,, V+,,... dunque
X,
ossia la norma di f ( x ) in P' ~ minore di z. Concludendo : Se f ( x ) ~ una funxione a varia~ione limitata in (a, b) e se P ~ u n plurisegment~
qualunque contenuto in (a, b), preso un numero ~ > o, piccolo a piacere, b possibile scomporre P nella somma di due plurisegmenti di cui il x ~ ~ finito, ed il 2 ~ ha la pro- prieM che in ogni plurisegmento in esso contenuto la norma di f ( x ) ~ minore di ~.
9. Dal n ~ consegue che, se (~, 9) 6 un segmento contenuto in (a, b), Io scarto di f ( x ) in (~, 9) k Sa~f - - ~ f , ossia k la norma di S J in (~, 9).
Io dico che Io scarto di f ( x ) in un plurisegmento qualunque P contenuto in (a, b)
la norma di S~.f in P. Per dimostrare questo basta dimostrare che Io scarto di f ( x ) in P ~ la somma degli
scarti di f ( x ) nei segmenti cbe costituiscono P. Siano
S ~ , S 2 ~ S 3 ~ �9 . .
i segmenti che costituiscono P, ed
S,, S2, S3, . . . gli scarti di f ( x ) in questi segmenti.
Consideriamo un numero ~ ~ o, piccolo a piacere ed un segmento a ~ o, pure piccolo a piacere, e costruiamo, il che ~ sempre possibile, due successioni di termini tutti maggiori di zero,
~'x~ ~ ' 2 ' (~3 ~ " " " per cui
Y:, Per ogni i ~ possibile determinare un plurisegmento P di s di lunghezza mi-
nore di a in cui la norma di f ( x ) s i a maggiore di S ~ . Se P' ~ la somma dei plu- risegmenti P , la lunghezza di P ' 6 minore di % e la norma d i f ( x ) in P' ~ maggiore
~9. 6 ~ I t . J S E P P E V I T A L / .
di ~ - ( S - ~), cio& maggiore di ~ - - S - ~. Consegue subito che Io scarto di
[(x) in P & _~ di ~--S, .
Supponiamo che lo scarto di f ( x ) in P sia un numero S maggiore di ~ - ; S , e poniamo
S - - ~ S = d .
I~ possibile (n ~ 8)scomporre il plurisegmento P netla somma di due plurisegmenti P' e P" di cui P' ~ finito e P" ha la propriet~t che in ogni plurisegmento in esso con-
d tenuto la norma di f ( x ) ~ % - - .
4 Siano
S I ' $ 2 ~ S 3 , " " " ~ Su
i segmenti di P'. ]~ possibile trovare un segmento , ~ o tale che, per ogni i scelto fra
i humeri I , 2 , 3 , " ' " , n ,
la norma di f ( x ) in ogni plurisegmento contenuto in s e di lunghezza minore di a sia
d minore di S, + - - .
4 n Ora, nell'ipotesi fatta, qualunque sia ~ ~ o, e quindi anche pel ~ particolare ora
trovato, ~ possibile trovare un plurisegmento po contenuto in P e di lunghezza mi- d
nore di questo a, in cui la norma di J (x) ~ maggiore di ~-i S, -Jr- T
I1 plurisegmento po si pu6 scomporre nella somma d i n + I plurisegmenti
po o po po I ' P 2 ~ " " " ' n ' n + t
contenuti rispettivamente in St, S2, . . . , Sn; P "
tutti di lunghezza naturalmente minore di a. Nei primi n la norma di f ( x ) 6 rispet-
tivamente minore di d d d
_ _ _ _ . - - S , + 4n , S,-1"-4n, .. , Sn'+ 4n
e hell'ultimo ~ minore di --d , quindi in Po la norma di f ( x ) ~ minore della somma 4
cio~ di
e a maggior ragione di
+ + s-+T + 7 ' . d
Z,S, +--2--,
d Z.,s,+T.
A N A L I S I D E L L E F U N Z I O N I A V A R I A Z I O N E L I M I T A T A . 397
Ci6 ~ assurdo, dunque lo scarto di f ( x ) in P ~ proprio uguale a ~_ .S . IO. Dal n ~ 7 consegue chese f ( x ) ~ a variazjone limitata in (a, b), la S J ~ una
[unzione non decrescente. Indichiamo con Vb, f la variazione totale di f ( x ) in (a, b). La variazione totale
pure una funzione additiva e non decrescente, inoltre, lo abbiamo gi~t notato, essa non
mai minore deUo scarto. Ne consegue c h e l a differenza
A J - - r - S J
~.una funzione positiva non decrescente ed ~ pure additiva.
I I. La funzione S~f ha per scarto se stessa. Infatti se S~ c - - k, e se lo scarto di S J in (a, b) ~ un numero k, diverso da k,
certamente k, ~ k, perch~ S J ha per variazione totale s~ stessa, e la variazione to-
tale di una funzione non ~ mai minore dello scarto. Poniamo
t - - - k - - k .
Esiste un segmento a ~ o tale che, in ogni plurisegmento di (a, b), di lunghezza t
minore di , , la norma di S J ~ minore di k, 7 1 - - . 2
Consideriamo ora una successione di segmenti maggiori di zero
f i t 9 6":t ~ 6"3 y " " "
per cui sia
Per ogni i esiste un plurisegmento P contenuto in (a, b) di lunghezza minore di t
% in cui la norma di f ( x ) ~ maggiore di k, + ~ - . I punti che appartengono a qual-
uno dei plurisegmenti P,, P~, P3, . . .
iempiono un plurisegmento P di lunghezza minore di ~ 7) in cui lo scarto d i f ( x ) t
~ k , + 2 e quindi in cui la norma di S J ~ 2~ di k,-[- t _ _ __ --~-, contrariamente a quanto
si ~ prima detto. Dunque il teorema ~ veto.
O S S E R V A Z I O N E . ~ Abbiamo visto che lo scarto S][ ~ una funzione non decrescente. Essa ~ inoltre nulla all'origine a. Ma queste proprietA non caratterizzano gli scarti,
7) G. V I T A L I , Suigruppi dlpunti [Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo, t. XVIII (19o4) , pp. 116-126, p. II8].
391~ O ~ I U S E P P E V I T A L I .
perch~ per esempio uua funzione assolutamente continua non dappertutto nulla pu6 es- sere nulla all'origine e non decrescente, ma non coincide col proprio scarto che ~ nullo.
Si deve concludere che gli scarti sono funzioni non decrescenti e nullc all'origine particolari. Esse sono caratterizzate dalla proprietfi di coincidere col proprio scarto.
I2. Se f ( x ) e t?(x) sono due funzioni non decrescenti in (a, b), a < b, e se
F(x ) ---~ f ( x ) + ~(x) ,
Sb~ F - - S~f + S~*?.
Dimostrazione. - - Intanto se ~'z ~ o e piccolo a piacere, e se~ ~ un segmento pure maggiore di zero e piccolo a piacere, esiste un plurisegmento finito Px, di lunghezza
minore di ~ -~- , in cui la norma di f ( x ) ~ maggiore di S b J ' - - ~ -- , ed un plurisegmento
finito P= di lunghezza pure minore di - - in cui la norma di ,~(x) ~ maggiore di 2
Nella pseudosomma P di P , , e P , , che contiene un derivato di P e un s b o v _ _2_.
derivato di P=, la norma di f ( x ) &, a maggior ragione, maggiore di S ~ f ~ -2- ' ~ e quella
Ma in P la norma di F f x ) ~ la somma delle norme di ? (x) maggiore di Sb 9 - - ~ - .
Sof + S ~ , e P di f ( x ) e di ~?(x), dunque la norma di F ( x ) i n P ~ maggiore di b b di lunghezza minore di , .
Si conclude che S b, F ~ S~of -[- S b, %
Ma d'altra parte, per ogni ~ ~> o, ~ possibile determinare un r ~ o per cui, in ogni plurisegmento di (a, b) di lunghezza ~ r la norma di f ( x ) sia minore di
S~f-q---~-, e quella di q~ (x) sia minore di Sb..~ + ~ - ; dunque per ogni plurisegmento
di lunghezza minore di tat ~ la norma di F(x) ~ minore di Sbj-a t- Sb~? + z, e quindi
t= L S of + Si conclude :
S~a V ----- Sb.f -q- Sb, %
Da questo teorema consegue il COROLt2,RIO. ~ Se f ( x ) e ~(x) sono due funzioni non decrescenti ed
F(x ) - - f ( x ) - - ~ (x) pure non decrescente, si ha:
s F = - 9 .
ANALISI DELLE F U N Z I O N I A VARIAZIONE LIM1TATA. 399
Infatti, poich6 F(x) e ~(x) sono non decrescenti e f ( x ) = F(x ) 27 ~(x), b.
da cui S~f - - S~ F 27 Sb %
F - s y -
x 8. Sia f ( x ) una funzione non decrescente. Allora
quindi pel n ~ IO
da cui
Ma pel n ~ 12
e pel n ~ I I
ed 6 inoltre evidente che
dunque
V]f = f ( x ) - - f ( a ) ,
A~f = f ( x ) - - f ( a ) - - S J ,
f ( x ) - - f ( a ) = S]f -[- ~ f .
S~ ( f ( x ) - - f (a ) ) = S] S~.f 2 7 S~ •
S~ S]f =- SJ ,
S: ( f ( x ) - - f ( a ) ) - - S:f,
S~ a ~f = o,
ossia • ~ una funzione assolutamente continua. Anche
f ( a ) 27 a ' f
allora una funzione assolutamente continua, e, poich6
f ( x ) = I f (a) + ~if] + SJ ,
possiamo dire che ogni funzione non decrescente ~ la somma di uno scarto e di una funzione assolutamente continua.
14. Per le funzioni continue a variazione limitata lo scarto 6 una funzione con-
tinua perch6 tale ~ la sua variazione totale. Se poi f ( x ) 6 una s continua non
decrescente in (a, b) (e quindi a variazione limitata), la continuit~t del suo scarto risulta anche dal fatto che 6
f ( x ) = a (x) + SJ ,
dove a(x) 6 una funzione assolutamente continua (n ~ I~), perch6 allora
~ f = f ( x ) - - a(x),
cio6 S J ~ differenza di due funzioni continue.
Abbiamo gi~t notato nella introduzione che ogni funzione a variazione limitata 6
la somma della funzione dei salti e di una funzione continua a variazione limitata, e
che ogni funzione continua a variazione limitata ~ la differenza di due. funzioni continue non decrescenti.
Ora vediamo che ogni funzione continua non decrescente ~ la somma di una
400 G I U S E P P E V I T A L I .
funzione assolutamente continua e del suo scarto, dunque, se f ( x ) ~ una funzione a variazione limitata, si ha sempre
f ( x ) = ~ (x) + a (x) + s, (x) - - s 2 (x),
dove o ( x ) ~ la funzione dei salti di f ( x ) , a ( x ) ~ una funzione assolutamente continua ed s , (x) , s2(x) sono due scarti continui. Noi conosciamo la struttura della funzione dei salti (v. introduzione) e delle funzioni assolutamente continue, dunque per studiare la struttura delle funzioni a variazione limitata basta studiare la struttura degli scarti continui. Questo studio io far6 in modo completo nel ~ seguente.
2 .
Analisi degli scarti continui.
I5. In un mio lavoro s) io ho costruito un esempio difun~ioni continue a varia- zione limitata non assolutamente continue. Questa funzione ~ come si vedr~t, uno scarto. t~ conveniente che io ne riprenda la costruzione. A tal fine io richiamo la costruzione che ha servito a CA~TOa 9) per dimostrare che ogni gruppo perfetto ha la potenza del continuo.
Sia G u n gruppo perfetto di punti di (a, b) in nessun luogo denso e contenente i punti a e b. I1 gruppo complementare di G in (a, b) ~ un plurisegmento P, i cui segmenti non hanno estremi comuni fra loro n~ con (a, b).
Numeriamo questi segmenti. Essi verranno a formare una successione
S~ , S 2 , S 3 , . . . .
Consideriamo poi una successione di humeri
( I ) r ~ r ~ r3~ . . . ,
a due a due diversi, tutti interni all'intervallo (o, I ) e ' formant i in (% I) un gruppo dappertutto denso. A1 segmento s facciamo corrispondere il numero r ; al segmento s~ facciamo corrispondere il primo numero di ( I ) che ~ minore o maggiore di r, secondo cke s~ precede o segue s, in (a, b); al segmento s 3 s corrispondere il primo termine di ( i ) che ha col corrispondenti di s, e s~ la stessa relazione di posi- zione che s 3 ha con s, ed s~, e cosl via di seguito. In questa maniera ad ogni segmento si viene a far corrispondere un numero di ( I ) ed inversamente.
Indichiamo con y, il termine di ( I ) che viene a corrispondere al segmento s . I humeri y, sono in (o, I) nella stessa relazione di posizione che i segmenti s hanno
8) Cfr. G. VITALI, IOC. cit. 2). 9) Cfr. G. CANTOR, lOG. cit. 4).
ANAL1SI DELLE FLINZIOI~I A VARIAZIONE L I M I T A T A . 40[
in (~a, b). Se x 6 un punto di G interno ad (a, b) e non + vertice di P, x divide i segmenti di P in due classi, la prima delle quali contiene quelli che precedono x e l'ahra i rimanenti Corrispondentemente i numeri di ( I ) vengono divisi in due classi contigue che comprendono un numero y di (o, I) diverso da tutti i humeri di ( I ) . Facciamo corrispondere al punto x di G questo numero y.
A tutti i punti di un medesimo segmento s di P (estremi compresi) facciamo corrispondere il numero y. the gilt abbiamo fatto corrispondere al segmento s ; infine all'estremo a di (a, b) facciamo corrispondere il numero o e all'estremo b i[ numero I.
Si ha cosl una corrispondenza univoca fra i punti (a, b) e quelli di (o, I), in quanto essa fa corrispondere ad ogni punto di (a, b) uno ed un sol punto, di (o, i), ma non inversamente. Questa corrispondenza b ordinata nel senso che s e x ' e x" sono due punti di (a, b) ed x' ~ x" i corrispondenti punti y', y" di (o, I) soddisfano la relazione y' ~ y".
Una corrispondenza di tal fatta la chiameremo una corrisponden~a di CANTOR (modulo G).
16. Se si ha una corrispondenza di CANTOR fra (a, b) e (o, I), chiamando x un punto qualunque di (a, b) ed y il corrispondente di (o, I), y ~ una funzione di x. Questa funzione ~ continua e non decrescente. Se il modulo G della corrispoudenza 6 di misura nulla, questa funzione 6 uno scarto. Infatti, indicando con f (x ) questa fun- zione, la sua variazione totale in (a, x) ~ f(x), e, per quanto piccolo si prenda un segmento r ~ o, ~ possibile includere il sottogruppo di G che cade in (a, x) in un plurisegmeuto contenuto in (a, x) di misura minore di a, e in questo plurisegmento la norma della funzione ~ f (x) . Dunque ]o scarto di f ( x ) in (a, x) ~ f (x ) e quindi f(x) ~ uno scarto, e, pill precisamente, ~ uno scarto continuo.
I7. Sia f ( x ) uno scarto continuo in (a, b). Chiamiamo punti di invarian~a di f(x) i punti interni a qualche segmento in cui f (x ) ~ costante, e punti di varian~a di
f ( x ) i rimanenti. Se G b il gruppo dei punti di varianza di f(x), G ~ perfetto. Infatti G ~ chiuso,
perchb s e x o ~ un punto limite di G, in ogni intorno di x o cadono punti di G e quindi in questo intorno f ( x ) non pub essere costante. Dunque x o appartiene a G. Inohre G non contiene punti isolati, perch6 se x fosse un punto isolato di G, esso sarebbe estremo comune di due segmenti contigui di G, in ciascuno dei quali f ( x ) sarebbe evidentemente costante. La f (x) , essendo continua in x, , dovrebbe allora avere lo stesso valore in ambo i contigui considerati, e allora x, sarebbe punto di invarianza di f (x) , contro l'ipotesi.
II gruppo dei punti di varianza di f (x ) dicesi nucleo di f (x) . Supponiamo ora che G sia di misura nulla e che contenga i punti a e b. Suppo-
niamo inohre che f (b) --" z. Io dico che in tal caso f (x ) deriva da una corrispondenza di CASTOR (modulo G).
Re~zd. C~rc. Matem Palermo, t .~XLVI (1922) - -S t ampa to fl 2a novembre 1922 5 t
402 G I U S E P P E V I T A L I .
Infatti facciamo corrispondere ad ogni segmento s contiguo a G il valore y, che
f ( x ) acquista in tutti i punti d i s (estremi compresi). I numeri y, sono tutti interni a (o, I) e formano un gruppo numerabile e dap-
pertutto denso in (o, I). Prendendo
Y,' Y,' Y3' " ' "
come successione ( I ) , la corrispondenza di CANTOR' che d~ origine ad f ( x ) ~ piena- mente individuata. Dunque le funzioni costruite al n ~ 16 sono tutti e soli quegli scarti
continui in (a, b) che hanno in b valore I e che hanno come gruppo di punti di varianza un gruppo (necessariamente perfetto) di misura nulla contenente i punti a e b.
Una funzione di tal fatta si dir~ uno scarto elementare in senso stretto in (a, b). Diremo poi scarto elementare in (a, b) ogni scarto continuo f ( x ) in (a, b) che
sia scarto elementare in senso stretto in un segmento (~, }) contenuto in (a, b) e per cui f ( b ) - - I . Naturalmente, s e a < ~, in tutti i punti di (a, =) sar~i f ( x ) = o, e, se
~ b, in tutti i punti di (~, b) sar~ f ( x ) ~ I. I8. Se
~,(x),
una successione di scarti elementari
~(~), ~,(~) . . .
in (a, b) e se
k, + k 2 + k 3 + . . .
una serie convergente a termini positivi, la serie
Y ,k ,~ , ( x )
uniformemente convergente e converge ~luindi verso una funzione continua non
decrescente. Sia + (x) = Y, k ~, (x).
La + (x ) ~, come abbiamo detto, continua e non decrescente, inoltre ~ + (a)~---o.
Io dico che ~b (x) uno scarto. Intanto, poichh ~?,(x) ~ uno scarto, evidentemente anche k ~?,(x) ~ uno scarto.
Se i termini della
sono in numero finito allora, per quanto si ~ dimostrato al n ~ 12 la .b (x) ~ pure uno
scarto. Se i termini di
sono in numero infinito, notiamo che
_ [ = r k
qualunque sia r, e che quindi oo
s:+ ~ ~ k,~,(x) = +(x).
A N A L I S I D E L L E F U N Z I O N I A V A R I A Z I O N E L I M I T A T A .
Ma non pub essere
perch~
dunque
403
s:+ > +(x),
s: + = + (-0,
s: + - - + (x),
e quindi +(x) 6 uno scarto, ed anzi uno scarto continuo.
xg. Ora voglio dimostrare che se +(x) ~ uno scarto continuo in (a, b), la +(x )
uguale ad una somma del tipo ~- k ?, (x), con un numero finito o infinito di termini, in cui le y,(x) sono scarti elementari in (a, b), e le k, sono delle costanti positive, per cui
~_, k, ~ convergente. Infatti preso un numero ~ ~ o e piccolo a piacere e in ogni caso minore di ~b(b)
ed un segmento ~ ~ o, 6 possibile trovare in (a, b) un plurisegmento finito P di lun-
ghezza ~ in cui la norma di ~(x) ~ maggiore di +(b) w - - , e quindi in cui lo 2
scarto di +(x) ~ maggiore di +(b) ~ . t~ poi possibile trovare in P, un pluriseg- ' 2
r
mento finito P2 e di lunghezza minore di - - in cui la norma, e quindi lo scarto, di 2
(x) ~ maggiore di ,b(b) r s . In P2 esiste un plurisegmento finito P3' di 2 4
6" lunghezza minore di - - , in cui la norma, e quindi lo scarto, di + (x ) ~ maggiore di
4
2 4 8 ' e cosl via.
I punti comuni a tutti i plurisegmenti
P,~ P,~ P3, " '"
formano un gruppo G di misura nulla.
Questo gruppo 6 chiuso, perch6 se Xo ~ un suo punto limite, esso 6 punto limite di punti di ogni P , e quindi appartiene ad ogni P , ossia 6 un punto di G.
Consideriamo un plurisegmento finito P che contenga tutti i punti di G nel suo interno. Io dico che da un punto in poi i plurisegmenti
P,~ P ~ P3, " '" sono contenuti in P.
Invero, se ci6 non fosse per ogni P., inserendo i vertici di P interni a PC si ha un derivato di P che consta di un plurisegmento finito P" contenuto in P e di un altro l
P,'. distinto da P. I plurisegmenti /,, , p ,
9 P 2 9 ~9 ~ ~ "
sono ciascuno contenuto nel precedente e quindi hanno dei punti comuni.
464 O, I fd s E I~ la E v I T A L I .
Questi punti non sono interni a P e quindi non appartengono a G, il che ~ im- possibile.
Allora, qualunque sia P, vi sono dei plurisegmenfi della successione
P , , P~, P3, " '" che cadono in P.
Lo scarto di + (x) in P ~ allora maggiore o uguale di
cio~ di
+(b)
Consideriamo il sottogruppo G
2 4 8 " ' "
+ (b) - - s.
di G che cade in (a, x). In tutti i plurisegmenti
finiti che racchiudono O lo scarto di + (x) ~ maggiore o uguale di + ( x ) - - r I1 limite inferiore di tall valori dello scarto ~ una funzione ~ + ( x ) - s. Indichiamo questa
funzione con f , ( x ) . Questa funzione e costante in tutti i segmenti contigui di G, e
x) f , (x) poich& G & di misura nulla si vede subito che f , ( x ) ~ uno scarto. La 9 , ( - - ~, ,
dove k-~f,(b)~>o, ~ uno scarto elementare il cui nudeo & G o un suo sottogruppo perfetto. I~
f, (x) = k ~, (x), e, posto
+, (x) = + (x) - - f , (x) --- q~ (x) - - k, ~?, (x),
si vede che + , (x ) ~ uno scarto continuo e che si ha ~,(b)~_~ z. Se +, ( b ) = o, a
+ (X) = k l ir (X), ed il teorema ~ dimostrato.
Se + ( b ) ~ o , indicando con , un numero minore di + , (b ) e di - - , mamag- x 2
giore di zero, si potrh trovare uno scarto elementare ?,(x) e una costante k, ~ o per cui
+2 (x) = +, (x) - - k2 ~2 (x).
sia uno scarto continuo, con + , ( b ) < s . se + . ( b ) = o,
+ (x) = k ~, (x) + k=~= (x), ed il teorema & dimostrato.
Se + , ( b ) ~ o, indico con '2 un numero maggiore di zero e minore di qG(b) e di s 4 ' e trovo uno scarto elementare ~ ( x ) e una costante k 3 ~ o per cui
+~(,,) = + 2 ( . ) - k ~ , ( x )
sia pure uno scarto continuo, con +s ( b ) < s 2.
A N A L I S I D E L L E F U N Z I O N ' I A V A R I A Z I O I q E L I M I T A T A . 405
Se, cosl procedendo, trovo una ~ ( x ) per cui + r allora
+ ( x ) =
e il teorema ~ dimostrato. Se-per ogni r ~ ~ ( b ) > o, essendo per ogni r
g
+, (b) ,~ L- , "~ 2"-' '
e quindi anche, per ogni x,
Ma
Dunque
lira +r (b) --" o,
lim +r(X) -----. o. r~oo
r
= + 0 , ) -
co
+ (x) = k, V, (x), ed il teorema ~ dimostrato.
2o. Combinando tutti i risultati fin qui ottenuti si pu6 concludere che ogni fun- zione f (x ) a variazione limitata si pub mettere sotto la forma seguente:
f (x ) = s(x) Jr- a(x) + ~.ik ~,(x)
dove s(x) ~ la funzione dei salti di f(x), a(x) ~ una funzione assolutamente continua,
le ~?,(x) sono scarti elementari e le k sono deUe costanti, con la serie Y k assoluta- mente convergente.
OSSERVAZmNE. - - I nuclei delle % (x) che figurano nella formula precedente costitui- scono col loro punti un gruppo F che ~ di misura nulla, ma che pu6 essere denso.in tutto (a, b). Si vede cosi che la causa per cui la f (x ) si scosta dalressere assoluta- mente continua ~ localizzata in un gruppo di misura nulla che pub essere diffuso in
tutto (a, b).
F u n z i o n i c o n t i n u e a v a r i a z i o n e l i m i t a t a e a d e r i v a t a g e n e r a l m e n t e nul la .
ux. Sia +(x) uno scarto continuo in (a, b), a < b. Per quanto abbiamo visto al
n ~ x9 si ha: + (,,) - - 5-- k,~,(x),
dove le 9, (x) sono scarti elementari e le k sono costanti positive con ~'~ k; convergente.
406 GIUSEPPE V I T A L I .
Io dico che + (x) ~ a derivata generalmente nulla, cio~ a derivata nulla in tutti i punti di (a, b), eccezion fatta al pill per un gruppo di punti di misura nulla.
Intanto la cosa ~ evidente se ) - k 9,(x ) ha un numero finito di termini, perch~ ciascuna delle ~,(x) ~ a derivata nulla nel gruppo complementare del suo nucleo Gi, e questo gruppo complementare ha misura / , - a.
Se ~ - k ?,(x) ha un numero infinito di termini, poniamo
n
+,, (x ) = + (x) - Z , k ~, (x) .
I~ possibile, qualunque sia un numero ~ > o, trovare un numero n intero maggiore di zero per cui, qualunque sia x in (a, 3), si abbia
+~ (x) < ~.
Ogni hb (x), essendo a variazione limitata, ha derivata in tutto un gruppo di punti di misura b - a. I punti in cui tutte le +,, (x) hanno derivata e che non appartengono ad al(~uno dei nuclei
G,, G,, G3, . . .
e sono diversi dagli estremi a e b di (a, b) formano un gruppo r di misura b - a. I~ evidente che, qualunque sia n, la derivata di +(x) in qualunque punto di r coin-
cide colla derivata di +, (x). Io dico che in r la + (x) ha derivata generalmente nulla. S , ci6 non fosse, sa-
rebbe possibile trovare un numero 8 ~ o per cui i punti di r in cui +(x) ha derivata maggiore di 8 formino un gruppo G di misura maggiore di zero. Indichiamo con , questa misura. Allora G ~ un sottogruppo perfetto di r , di misura , ~ o, nei cui punti +(x), e quindi ogni %b (x), ha derivata maggiore di 8.
Sia x o un punto di G. Poich6 %b (x) ha in x o derivata maggiore di 8, esistono degli intorni di Xo, che contengono x o he[ loro interno, e tall che, qualunque sia un punto x di essi, sia
+, (~) - - +~ (Xo) ~ . ~. X - - X o
I1 limite inferiore % degli estremi sinistri di questi intorni, e i l limite superiore ~o degli estremi destri di questi intorni sono estremi di un segmento ben determinato (~to, I3o) che noi associamo ad ~Co, e che h a l e propriet~i seguenti:
I ~ x o ~ interno ad (%, ~o). 2 ~ Se (~'o, ~o') ~ un segmento contenuto in (~to, [5o) , ed x o ~ interno ad esso, si ha
x - ~"o - - ~'o - Xo - - da cui
L (xo) - ,~ ( o ) _~ ~(~o - ~'o)
+,, (L') - +,, (~o3 ~ 8 (~'o - ~,),
ANALISI DELLE FUNZIONI A VARIAZIONE LIMITATA. 407
e sommando - + . ( , ' o ) -
ossia, in ogni segmento contenuto in (~'o, ,~o) e contenente x o come punto interno, la norma di + , (x ) ~ ~ al prodotto di ~ per la lunghezza di questo segmento.
t Tutti i segmenti come ( o, ~'o), ciob tutti i segmenti contenenti un punto di G e contenuti nel segmento associato a questo punt% formano un gruppo X di segmenti il cui nucleo ~o) ha misura ~ , , poich6 contiene il gruppo G. Esiste allora " ) in X
un plurisegmento P di lunghezza 2~ *.
Se L ) , L ) , . . .
sono i segmenti di P, poich6 la norma di +,,(x) in (z~, ~ ) 6 ~ 8 ( [ ~ - - ~ ; ) la norma
di + , (x) in P ~ ~ di , ~ - , ( ~ , - - % ) _ ~ 8 r Ma per ogni ~ > o esiste un n per cui + , ( 3 ) < * e la nor,ha di +,,(x) in P
deve essere minore o uguale di +,(b), duuque
8 ,
g
E poich~ ~ pu6 essere piccolo a piacere, deve essere , - - o , contro l'ipotesi. Dunque + (x) ~ a derivata generalmente nulla, ossia uno scarto continuo ha derivata
generalmente nulla. 22. Ogni funzione continua a variazione limitata e a derivata generalmente nulIa
all'infuori di uua costante additiva la differen~a di due scarti continui. Invero se f ( x ) 6 una tale funzione,
f (x) = a(x) + }- k~?,(x),
dove a(x) ~ una funzione assolutamente continua, le ?,(x) sono scarti elementari e le
k, sono delle costanti per cui la serie ~-k, b assolutamenie convergente.
Indicando con +(x) la somma dei termini di Y k,~,(x) a cui corrispondono dei k maggiori di zero, e, posto
+, (x) = + (x) - - Y , k ~,, (x),
si vede che + (x ) e + , (x ) sono scarti continui e quindi a derivata generalmente nulla.
to) Per la nozione di nudeo di un gruppo di segmenti: v. G. VITALI, Sui gruppi di punti e sulle funzioni di variabili reali [Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Vol. XLIII (I9o7-I9O8), pp. 3-20]-
it) Cfr. G. VITALI, 1OC. cit. to), Capitolo I.
408 G I U S E P P E V I T A L I .
Poich~ f ( x ) - - a (x) + + (x) - - +, (x),
anche a(x) sarfi a derivata generalmente nulla, e, poich~ a(x) ~ assolutamente continua, a(x) sar~i una costante C.
Dunque f (x) = C + + (x) - - +, (x).
t~ trovata cosl la forma delle funzioni continue a variazione limitata che hanno derivata generalmente nulla.
2 3. Se f ( x ) ~ una funzione continua a variazione limitata,
f (x) = a(x) + Y k ~,(x),
dove a(x) ~ una funzione assolutamente continua, le %(x) sono scarti elementari e le
k sono costanti, con ~ - k assolutamente convergente.
La ~ - k %(x) ~ a derivata generalmente nulla, quindi generalmente la derivata di f ( x ) coincide colla derivata di a(x). Dunque a(x) ~ integrale della derivata di f (x) . Si pu6 quindi scrivere
f f ( x ) = f ( a ) -+- f ' ( x ) d x -~- ~- k r e v a
dove le ? , (x) sono scarti elementari, le k sono delle costanti con ~-Ik,] convergente, ed f ' ( x ) indica la derivata di f (x) , dove esiste, e zero dove f ( x ) non ha derivata.
2 4. I risultati precedenti si possono anche riassumere cosi: Data una funzioue +(x) sommabile in (a, b), per trovare la fun~ione continua a
varia~ione limitata pii~ generale chela abbia generabnente per derivata basta aggiungere al suo integrale indefinito la piu generale funzione del tipo ~ , k %(x), dove le %(x) sono scarti elementari e le k sono costanti con ~- ]k [ convergente.
2 5. OSSERVAZIONE.- La propriet~l di avere derivata dappertutto fuorch~ al pifl in un gruppo di punti di misura nulla, ed inoltre di avere questa derivata sommabile, non 6 caratteristica delle funzioni continue a variazione limitata.
Per esempio, se ~?.(x) indica uno scarto elementare in ~ i i ~ la fun- \ n + I ' n ] '
( i I ) c~ c~ zione f ( x ) di (% i) the, per ogni i, nell'intervallo - i ' 2 i - I
i ( ( i i ) i i I --~? .. . . (x e nell'intervallo 2i -{- I ' 2 i con -=-*?~,(x),~ e che 6 nulla per
x ~ o ~ una funzione continua in (% I) che ha in (% i) derivata generalmente nulla e quindi sommabile, ma non ~ a variazione limitata.
Genova, 15 settembre 1922.
G. VITALI.