ANALISI DEL TESTO Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono · PDF file1 Università...

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1 Università degli Studi di Catania T.F.A. A052 2014-2015 Didattica dell'analisi del testo letterario ANALISI DEL TESTO Rosaria Milena Caruso Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono Petrarca, Canzoniere, I DESTINATARI Classe III liceo classico (terzo anno). INTRODUZIONE Il primo sonetto del Canzoniere, tradizionalmente considerato un proemio-epilogo, venne scritto nel 1347 (o, secondo un'altra ipotesi accreditata, tra il 1349 e il 1350) e fu collocato dallo stesso Petrarca in apertura della raccolta fin dalla sua seconda redazione. La funzione proemiale del sonetto deriva dal fatto che vi vengono esplicitati i destinatari, i contenuti, lo stile e lo scopo dei componimenti contenuti nel Canzoniere. Il valore di epilogo è dovuto alla riflessione del poeta sulla propria esperienza e al significato ultimo che egli riconosce alle contraddizione e agli smarrimenti del suo animo. Sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. Parafrasi Voi che ascoltate, in poesie sparse, l'espressione di quei sospiri con i quali nutrivo il cuore al tempo del mio primo traviamento giovanile quando ero in parte un uomo diverso da quello che sono oggi, dello stile mutevole in cui parlo e rifletto fra vane speranze e vano dolore, ovunque vi sia qualcuno che conosca che cos'è l'amore per averne fatto esperienza, spero di trovare pietà, oltre che perdono. Ma vedo chiaramente adesso che per lungo tempo fui oggetto di chiacchiere da parte della gente, per cui spesso mi vergogno con me di me stesso; e il frutto della mia illusione è la vergogna, il pentimento, e il capire chiaramente che tutto ciò che piace nel mondo è (vano) come un sogno breve. METRO: sonetto; schema delle rime: ABBA, ABBA, CDE, CDE.

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Università degli Studi di Catania

T.F.A. A052 2014-2015

Didattica dell'analisi del testo letterario

ANALISI DEL TESTO Rosaria Milena Caruso

Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono Petrarca, Canzoniere, I DESTINATARI

Classe III liceo classico (terzo anno).

INTRODUZIONE

Il primo sonetto del Canzoniere, tradizionalmente considerato un proemio-epilogo, venne scritto nel

1347 (o, secondo un'altra ipotesi accreditata, tra il 1349 e il 1350) e fu collocato dallo stesso

Petrarca in apertura della raccolta fin dalla sua seconda redazione. La funzione proemiale del

sonetto deriva dal fatto che vi vengono esplicitati i destinatari, i contenuti, lo stile e lo scopo dei

componimenti contenuti nel Canzoniere. Il valore di epilogo è dovuto alla riflessione del poeta sulla

propria esperienza e al significato ultimo che egli riconosce alle contraddizione e agli smarrimenti

del suo animo.

Sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno.

Parafrasi Voi che ascoltate, in poesie sparse, l'espressione di quei sospiri con i quali nutrivo il cuore al tempo del mio primo traviamento giovanile quando ero in parte un uomo diverso da quello che sono oggi, dello stile mutevole in cui parlo e rifletto fra vane speranze e vano dolore, ovunque vi sia qualcuno che conosca che cos'è l'amore per averne fatto esperienza, spero di trovare pietà, oltre che perdono. Ma vedo chiaramente adesso che per lungo tempo fui oggetto di chiacchiere da parte della gente, per cui spesso mi vergogno con me di me stesso; e il frutto della mia illusione è la vergogna, il pentimento, e il capire chiaramente che tutto ciò che piace nel mondo è (vano) come un sogno breve.

METRO: sonetto; schema delle rime: ABBA, ABBA, CDE, CDE.

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NOTE 1. Voi: vocativo con cui il poeta apostrofa i suoi lettori, individuati in chi abbia una predisposizione sentimentale (per la capacità di ascoltare il suono dei suoi sospiri) e intellettuale (per l'attitudine a comprendere ciò di cui il poeta ragiona). L'invocazione ai lettori è sottolineata, nell'incipit del sonetto, dal pronome Voi, che resta sospeso perché, attraverso un anacoluto, nel v. 8 il soggetto della proposizione principale è cambiato (spero). Il vocativo iniziale rimanda alle Lamentazioni del profeta Geremia («O vos omnes qui transitis per viam») e all'esordio di una lirica della Vita nuova di Dante (O voi che per la via d'Amor passaste). La forza espressiva dell'anacoluto petrarchesco fu, poi, ripresa da Gaspara Stampa nel sonetto Voi, ch'ascoltaste in queste meste rime e, più tardi, lo stesso Parini fece esplicito riferimento a tale vocativo nel primo sonetto della sua raccolta. - rime sparse: equivale al titolo latino del Canzoniere, Rerum vulgarium fragmenta, dovuto al carattere non organico dell'opera, che raccoglie testi poetici diversi. Inoltre, l'espressione rime sparse stabilisce un rapporto allusivo tra il Canzoniere e il Secretum, nella cui conclusione è presente l'espressione «sparsa anime fragmenta recolligam», "raccoglierò gli sparsi frammenti dell'anima mia". 2. nutriva 'l core: l'uso metaforico del verbo personifica il cuore, sede della passione amorosa. 3. errore: è una parola chiave del lessico petrarchesco e va collegata, etimologicamente, ad "errare" nell'accezione di vagare qua e là; qui, conserva l'accezione di traviamento amoroso. 4. in parte: l'avverbio tradisce il persistere della passione amorosa nel poeta, nonostante il pentimento e la consapevolezza razionale dell'errore. 6. del vario stile: è retto da spero trovar pietà, v. 8. La pluralità di registri retorici e stilistici è espressione della varietà di sentimenti del poeta che oscillano tra speranze e dolore. 7. ove … amore: è la caratteristica stilnovistica del lettore a cui si rivolge Petrarca; anche Dante in Tanto gentile e tanto onesta pare seleziona il proprio pubblico precisando che 'ntender no la può chi no la prova (v. 11). 9. popol tutto: si tratta del volgo, che è incapace di capire, opposto al Voi dell'incipit del sonetto. 10. favola: etimologicamente, dal latino for, faris, «parlare», indica qui una «materia di discorso e di riso» (Leopardi). Il motivo delle dicerie a cui è soggetto l'uomo innamorato è eco di un luogo oraziano (Epodi, XI, 7-8). COMMENTO

Il travaglio morale e religioso che agita l'animo del Petrarca, dibattuto tra valori cristiani e passioni

terrene, è stato il frutto di un'illusione di cui al poeta, che ha preso consapevolezza della vanità dei

piaceri terreni, non resta che pentirsi e chiedere perdono.

Tale conflitto è espresso in campi semantici che attraversano tutto il sonetto, ricomponendone la

bipartizione strutturale e sintattica in quartine e terzine sottolineata dalla forte avversativa Ma.

Infatti, il tema della caducità dei sentimenti umani e il lessico atto ad esprimerla si estendono lungo

tutto il sonetto: vane sono le speranze e van il dolore (v. 6), concetti antitetici ma accostati da un

parallelismo (aggettivo-nome) che li accomuna in virtù del loro carattere illusorio, vano. Proprio nel

vaneggiar (v. 12), nell'abbandonarsi a vani piaceri terreni, e in particolare all'amore per Laura,

consiste l'errore del poeta (v. 3), amplificato e chiarito nelle rime delle quartine: core (v. 2), dolore

(v. 6), amore (v.7) sono termini specifici della materia amorosa e della tradizione stilnovistica che

rivelano la natura dell'errore come traviamento dagli autentici valori spirituali e religiosi. Si tratta di

un errore giovenile, di cui il poeta conserva dei residui, poiché il ravvedimento è avvenuto in parte

(v. 4). Tuttavia, egli ha acquisito, nel tempo, consapevolezza della propria esperienza e, attingendo

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a un lessico religioso, chiede pietà e perdono (v. 8) a chi per prova (v. 7) abbia conosciuto l'amore e

dichiara di provare vergogna (v. 12) e di pentersi (v. 13). La pietà e il perdono sono richiesti al

lettore in nome di una condivisione di valori cristiani, la cui mancata piena adesione ha portato il

poeta a percepire un forte sentimento di vergogna, la cui intensità è espressa attraverso la figura

etimologica (vv. 11-12) e l'allitterazione della consonante -v- (vergogno, vaneggiar, vergogna).

Inoltre, l'allitterazione dell -m- e il poliptoto del v. 11 (di me medesmo meco mi vergogno)

sembrano esprimere il senso di colpevolezza che il poeta avverte, quasi si battesse il petto con la

mano. Egli, tuttavia, è giunto ad una piena presa di coscienza di sé, del proprio passato e del proprio

presente: l'uso dei verbi ben veggio (v. 9) e conoscer chiaramente (v. 13) esprime la lucidità delle

conclusioni del Petrarca, che conclude la sua riflessione con l'amara considerazione che quanto

piace al mondo è breve sogno (v. 14).

PROPOSTE DI LAVORO 1. Evidenzia i tempi verbali del sonetto e rifletti sul loro significato e sulla loro valenza all'interno dell'esperienza di vita del poeta. 2. Attraverso l'analisi lessicale del sonetto, individua i modelli letterari del Petrarca specificando gli elementi di contatto con il poeta. 3. Alla luce dello studio del sonetto, rifletti sull'espressione piango et ragiono (v. 5): collega questi verbi ai campi lessicali presenti nel sonetto ed esponi le tue conclusioni sul pensiero dell'autore.

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VOI CH'ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL 'ANALISI DEL SONETTO NEI MANUALI DI LETTERATURA

Da un punto di vista didattico, il Baldi risulta particolarmente funzionale ad essere adottato come

manuale scolastico, perché il commento presenta un'organizzazione schematica, chiara e ampia.

Infatti, la parafrasi del sonetto, fondamentale stadio nella comprensione del testo e indispensabile

per la sua interpretazione, viene inserita nell'apparato in nota assieme a chiarimenti lessicali.

Inoltre, nonostante l'introduzione al sonetto sia molto sintetica, l'autore articola il commento in tutti

i suoi aspetti, riservando sezioni specifiche a ciascuna componente dell'analisi (una prima sezione è

dedicata ai temi; una seconda sezione a sintassi, metrica, lessico, retorica, morfologia, fonetica).

Tale organizzazione "razionale" del commento può risultare agevole per alunni di scuole superiori

che, in tal modo, possono essere vengono guidati nella piena comprensione e nell'interpretazione

del sonetto in tutti i suoi aspetti poetici.

La valenza didattica del Baldi è, infine, confermata dalle "Proposte di lavoro", costruite in modo

tale che l'alunno, nello svolgimento delle attività/riflessioni proposte, possa essere indirizzato dalle

brevi indicazioni offerte tra parentesi tonde dall'autore. Le proposte di lavoro sono molte e

diversificate e sollecitano la riflessione sulla poetica dell'autore, sulla struttura del Canzoniere, sui

modelli letterari e sul motivo dell'amore e del dissidio interiore in Petrarca.

Analogamente al Baldi, il Luperini fornisce, nell'apparato in nota, una parafrasi completa del

sonetto e articola l'analisi del testo in sezioni (aspetti formali e tematici), aggiungendo una sezione

specifica per l'analisi del sonetto petrarchesco nella prospettiva cortese-stilnovistica e cristiana.

Infatti, il Luperini sottolinea la componente cristiana e umanistica del componimento, riservando a

tale aspetto anche uno spazio specifico nell'introduzione, in modo da fornire al lettore una chiave di

lettura preliminare. Infine, la sezione dedicata agli esercizi viene chiamata "Guida alla lettura",

titolo che esprime manifestamente l'intento guidare il lettore alla comprensione del testo.

Il Giovanardi riserva poche e sintetiche note alla parafrasi, ma nell'apparato in nota presenta

diverse indicazioni intertestuali ed extratestuali. Inoltre, l'analisi retorica, fonetica, morfologica è

strettamente saldata alle riflessioni etiche e introspettive dell'autore.

Anche il Segre indica, nell'apparato in nota, i modelli letterari del Petrarca. Tale apparato è molto

sintetico e si concentra su parole-chiave indicative del pensiero del poeta, ma non offre la parafrasi

del sonetto, che viene pertanto lasciata al lettore.