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ANA- ENA- DNA-ANCA-APL-FR-CCP [anticorpi] Affrontiamo questo capitolo accennando da subito, molto sinteticamente, ma poi approfondiremo meglio, agli anticorpi anti nucleo (ANA), che sono una categoria molto ampia di autoanticorpi (ovvero anticorpi che l'organismo produce contro se stesso) che, laboratoristicamente, risultano costituire il primo step di indagine diagnostica in caso di sospetto di malattia autoimmune in particolar modo di natura reuma-articolare. La Medicina di Laboratorio in questi ultimi anni ha compiuto notevoli progressi nell’ambito degli esami utilizzabili per la diagnosi delle malattie reumatiche, tanto da mettere a disposizione indagini mirate, in grado di orientare la diagnosi, di offrire elementi per una valutazione nella prognosi e nel monitoraggio delle malattie reumatiche medesime. Secondo tali finalità ed in base ai criteri di adeguatezza dei processi diagnostici e terapeutici definiti dalla Medicina basata sulle evidenze scientifiche, possono essere distinti, come schematizzato nella tabella seguente, esami di Laboratorio generici o di base ed esami specifici: i primi, utilizzabili come indagine preliminare nel sospetto di una malattia reumatica , sono generalmente poco specifici e definiscono una situazione di flogosi o sofferenza di eventuali organi bersaglio come fegato e reni, i secondi sono più specifici ed orientativi nella definizione di una malattia reumatic a. Esami generici o di base solitamente richiesti emocromo VES, CRP, FR (fattore reumatoide) protidogramma ALT, fosfatasi alcalina, γGT glicemia, colesterolemia creatininemia, uricemia, esame urine CK, LDH esame liquido sinoviale crioglobuline Esami specifici in reumatologia solitamente richiesti anticorpi anti-citrullina (CCP) e fattore reumatoide (FR) autoanticorpi anti nucleo (ANA) autoanticorpi anti DNA nativo autoanticorpi ANCA autoanticorpi anti ENA anticorpi anti fosfolipidi (aPL) componenti del complemento: C3 e C4

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ANA- ENA- DNA-ANCA-APL-FR-CCP[anticorpi]

Affrontiamo questo capitolo accennando da subito, molto sinteticamente, ma poi approfondiremo meglio, agli anticorpi anti nucleo (ANA), che sono una categoria molto ampia di autoanticorpi (ovvero anticorpi che l'organismo produce contro se stesso) che, laboratoristicamente, risultano costituire il primo step di indagine diagnostica in caso di sospetto di malattia autoimmune in particolar modo di natura reuma-articolare. La Medicina di Laboratorio in questi ultimi anni ha compiuto notevoli progressi nell’ambito degli esami utilizzabili per la diagnosi delle malattie reumatiche, tanto da mettere a disposizione indagini mirate, in grado di orientare la diagnosi, di offrire elementi per una valutazione nella prognosi e nel monitoraggio delle malattie reumatiche medesime. Secondo tali finalità ed in base ai criteri di adeguatezza dei processi diagnostici e terapeutici definiti dalla Medicina basata sulle evidenze scientifiche, possono essere distinti, come schematizzato nella tabella seguente, esami di Laboratorio generici o di base ed esami specifici: i primi, utilizzabili come indagine preliminare nel sospetto di una malattia reumatica, sono generalmente poco specifici e definiscono una situazione di flogosi o sofferenza di eventuali organi bersaglio come fegato e reni, i secondi sono più specifici ed orientativi nella definizione di una malattia reumatica.

Esami generici o di base solitamente richiesti

• emocromo • VES, CRP, FR (fattore reumatoide)• protidogramma• ALT, fosfatasi alcalina, γGT• glicemia, colesterolemia• creatininemia, uricemia, esame urine• CK, LDH• esame liquido sinoviale• crioglobuline

Esami specifici in reumatologia solitamente richiesti

• anticorpi anti-citrullina (CCP) e fattore reumatoide (FR)• autoanticorpi anti nucleo (ANA)• autoanticorpi anti DNA nativo • autoanticorpi ANCA• autoanticorpi anti ENA• anticorpi anti fosfolipidi (aPL)• componenti del complemento: C3 e C4

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[Ricordo che il Complemento è un insieme di proteine che fanno parte del Sistema Immunitario – per questo vedere le Pillole di Scienza al capitolo IMMUNITA’ - che vengono attivate in seguito ad infezioni batteriche, oppure in seguito a infiammazioni o altre patologie. Lo scopo fondamentale del complemento è quello di proteggere l’organismo attraverso la rimozione degli agenti patogeni (batteri, virus, ecc.) facilitando la loro eliminazione o il loro controllo da parte di altri sistemi biologici, sierici o cellulari. Il C3 e il C4 sono usati allo scopo di stabilire se una malattia o una particolare condizione di un paziente sono causate del tutto o in parte da deficit o anomalie del sistema del complemento. La frazione C3 è una proteina del complemento che viene attivata quando l’organismo riconosce la presenza di cellule batteriche, oppure di immunocomplessi. Può venire attivata a sua volta dalla frazione C4. In seguito all’attivazione del complemento si ha risposta immunitaria da parte dell’organismo. La misura del complemento può essere richiesta per facilitare la diagnosi della causa di infezioni microbiche ricorrenti, di angioedema o di infiammazione. Può essere anche usato per aiutare nella diagnosi e per monitorare l’attività di malattie autoimmuni acute e croniche, come il Lupus Sistemico Eritematoso (LES). Può essere dosato e monitorato in relazione a malattie correlate a immunocomplessi come: glomerulo nefriti (un disordine renale), malattia da siero, artrite reumatoide e vasculiti (infiammazione dei vasi sanguigni). Quando si formano gli immunocomplessi, il complemento contribuisce a eliminarli dal sangue, di conseguenza i suoi livelli ematici si abbassano].Nelle malattie reumatiche l’esame emocromocitometrico, in caso per esempio di leucopenia con linfocitopenia, può orientare verso un LES, oppure suggerire una patologia su base immunitaria in caso di piastrinopenia, dovuta all’azione degli autoanticorpi.La VES (velocità di eritrosedimentazione) invece aumenta in fase di attività della malattia, così come la proteina C reattiva (CRP), che è aumentata in modo significativo nell’artrite reumatoide (ed in diverse altre patologie), tanto da costituire anche un test di monitoraggio della malattia stessa; la stessa può essere moderatamente aumentata o anche normale nel LES o nella sclerosi sistemica, variabile nelle altre malattie reumatiche. Del FR dirò dopo.Il protidogramma invece evidenzia un aumento delle a2-globuline, un’ipergammaglobulinemia (in accordo con l’anomala produzione di autoanticorpi), un’iperalbuminemia.Gli esami ematochimici generali e l’esame delle urine possono evidenziare una elevazione di determinati valori (transaminasi, bilirubina, azotemia, creatinina, ecc.), espressione della patologia dell’organo interessato.CK ed LH sono enzimi prevalentemente muscolari la cui determinazione si rende utile per orientare nella diagnosi.Le crioglobuline (CRG) sono proteine circolanti, nello specifico immunoglobuline (IgG, IgM, IgA o catene leggere), che si legano insieme (precipitano), in maniera reversibile, quando esposte al freddo. La presenza di una grande quantità di crioglobuline nel sangue, chiamata crioglobulinemia, può causare segni quali ecchimosi, eruzioni cutanee, dolore alle articolazioni, debolezza e il Fenomeno di Raynaud che consiste in dolore, pallore, colorazione blu, torpore, formicolio e freddo alle dita delle mani e dei piedi, se esposte alle basse temperature (questi sintomi possono sopraggiungere anche in assenza di crioglobulinemia). Possono inoltre attivare il sistema immunitario , con il conseguente deposito di immunocomplessi nei tessuti, causando infiammazione, sanguinamento e formazione di coaguli che possono rendere problematico l’apporto di sangue ad organi come reni e fegato. L’analisi del liquido sinoviale è utile come supporto alla diagnosi della causa di infiammazione, dolore e/o gonfiore articolare

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Nella definizione della malattia reumatica assumono invece particolare rilevanza esami più specifici di seguito elencati.

Questo tipo di anticorpi rientra nella grande famiglia delle malattie autoimmuni che si distinguono in forme organospecifiche ed in forme sistemiche. Le malattie autoimmuni organo-specifiche sono mediate da meccanismi immunopatologici che portano alla progressiva distruzione di un bersaglio tessutale attraverso autoanticorpi diretti verso uno o pochi antigeni peculiari di quel bersaglio, mentre il resto dell’organismo non è direttamente coinvolto dal processo autoimmune. Le malattie autoimmuni non organo-specifiche o sistemiche sono scatenate dal riconoscimento immunologico di strutture molecolari e cellulari self non organo-specifiche e sono caratterizzate da lesioni infiammatorie diffuse a numerosi organi ed apparati. La grande maggioranza delle malattie autoimmuni è accompagnata dalla presenza di autoanticorpi, i quali rappresentano, quindi, marcatori fondamentali per la diagnosi (e a volte per la prognosi). A seconda delle caratteristiche funzionali, gli autoanticorpi possono essere considerati:• marcatori patogenetici perché correlano con la malattia e con il suo andamento clinico e sono in grado di indurre in vivo e in vitro le alterazioni tipiche• marcatori non patogenetici perché non sono in grado di provocare la malattia e possono essere presenti in soggetti sani, molti dei quali non svilupperanno mai malattie autoimmuni• epifenomeni perché appaiono in modo transitorio e si producono in seguito alla liberazione di autoantigeni (traumi chirurgici, necrosi o flogosi).

Anticorpi antinucleo [ANA]

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Gli anticorpi antinucleo (ANA) rappresentano una vasta ed eterogenea popolazione anticorpale, soprattutto di classe IgG, diretta verso diversi componenti del nucleo cellulare (DNA, proteine ribonucleari, istoni, centromero). Sono considerati anticorpi non patogenetici e, quindi, fra le varie caratteristiche, includono quella di essere presenti in una certa quota di soggetti sani senza che questi sviluppino mai una malattia evidente a livello clinico. È per questo motivo che gli ANA devono essere richiesti ed eseguiti solo in presenza di un consistente sospetto clinico di malattia autoimmune sistemica e non come screening di soggetti senza segni clinici, in quanto una bassa reattività ANA può essere rilevata in molti pazienti non reumatici (pazienti affetti da tubercolosi, endocardite batterica, infezione da virus di Epstein-Barr, neoplasia ovvero patologie non autoimmuni), in soggetti sani o in corso di trattamento con vari farmaci (procainamide, idralazina, isoniazide, penicillamina anticonvulsivanti, diltiazem, clorpromazina, metildopa).Si ritiene che la tecnica diagnostica della immunofluorescenza indiretta [IFI] rappresenti il gold standard per gli ANA test. Le linee guida internazionali raccomandano di effettuare lo screening degli ANA su cellule epiteliali umane (HEp-2) che conferisce alta sensibilità e specificità. I campioni positivi e negativi producono una grande differenza di segnale. Nella valutazione microscopica uno specifico pattern fluoroscopico è prodotto per ogni autoanticorpo, in base alla posizione dei diversi auto antigeni. Nel caso di un risultato positivo, i diversi substrati con lo specifico antigene (ELISA, Westernblot, Immunoblot) sono utilizzati per la differenziazione finale. L’uso esclusivo di questi test monospecifici è insufficiente per la determinazione degli autoanticorpi anti-nucleo, poiché non tutti gli antigeni pertinenti sono finora disponibili in una forma purificata. Quindi, l’ANA corrispondente può essere individuato soltanto in immunofluorescenza. Altri substrati cellulari come Crithidia luciliae (per il rilevamento di autoanticorpi contro dsDNA) e i granulociti umani (per il rilevamento degli autoanticorpi anti citoplasma dei neurofili ANCA), sono impiegati di routine nelle procedure IFI cellulari. In considerazione comunque del fatto che gli anticorpi producono dei caratteristici pattern di fluorescenza la cui analisi dipende dalle conoscenze e dalle interpretazioni soggettive dei ricercatori - con alta variabilità intra e inter laboratorio - la diagnosi sierologica delle malattie autoimmuni nella routine di laboratorio è stata automatizzata. Per l’esecuzione della tecnica IFI, come substrato, si raccomanda l’impiego, come anticipato sopra, di cellule epiteliali da carcinoma laringeo umano (HEPp-2), in cui siano garantite l’espressione e l’integrità degli antigeni clinicamente significativi.

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PROCEDURA ANALISI IFI

Fasi principali del metodo:

1 Diluire il campione di siero (ad esempio 1:80) e incubare con substrato su vetrino a temperatura ambiente in camera umida per 30’

2 Incubare per 30’ a temperatura ambiente con anti Ig umane di pecora coniugato con isocianato di fluoresceina - FITC

3 Valutazione: analisi visiva o automatizzata dei vetrini

PATTERN IFI* Il rilevamento ANA su cellule HEp-2 origina specifici pattern di fluorescenza. Di seguito i cinque pattern principali:

1-Omogeneo/Periferico 2- Nucleolare 3-Punteggiato (Speckled) 4-Centromerico 5-Citoplasmatico/Mitocondriale

• Si mostrano pattern di fluorescenza ANA su cellule HEp-2 in quanto si tratta del test maggiormente utilizzato nello screening visivo della malattie reumatiche.

Partendo in alto da sinistra e andando in senso orario abbiamo:POSITIVITÀ NUCLEOLAREPOSITIVITÀ PUNTEGGIATAPOSITIVITÀ A GRANULI DIFFUSAPOSITIVITÀ OMOGENEA

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La ricerca di ANA ha significato perché, se effettuata con la tecnica analitica adeguata, quale l’immunofluorescenza indiretta appunto, consente, in base al titolo e al quadro fluoroscopico individuato, l’indirizzo verso una determinata patologia reumatica.Solo titoli superiori a 1:160 sono da considerarsi positivi ed i pazienti vanno sottoposti ad approfondimento diagnostico, dal momento che è probabile siano affetti da malattia autoimmune.

IL TITOLO DEGLI ANA NON CORRELA, IN GENERE, CON L’ANDAMENTO CLINICO E NON È PERCIÒ UN PARAMETRO PARTICOLARMENTE UTILE PER SEGUIRE IL DECORSO DELLA MALATTIA. TUTTAVIA VARIAZIONI CONSISTENTI DEL TITOLO POSSONO ACCOMPAGNARE FASI DI EVOLUZIONE O DI REMISSIONE DELLA MALATTIA.

LA RIPETUTA DETERMINAZIONE DEGLI ANA È UTILE NELLA FASE DIAGNOSTICA (INIZIALE NEGATIVITÀ O POSITIVITÀ A BASSO TITOLO, IN PAZIENTI CON SEGNI CLINICI).

NEL PAZIENTE CON MALATTIA AUTOIMMUNE SISTEMICA CLINICAMENTE DEFINITA È SUFFICIENTE IL CONTROLLO DEL TITOLO ANA UNA VOLTA ALL’ANNO, A MENO CHE NON VI SIA UNA MODIFICA DEL QUADRO CLINICO TALE DA FAR SOSPETTARE UNA EVOLUZIONE DELLA MALATTIA DI BASE O LA COMPARSA DI UN’ALTRA MALATTIA REUMATICA ASSOCIATA.

IL TEST ANA PRESENTA TUTTE LE CARATTERISTICHE PER ESSERE UTILIZZATO COME TEST DI PRIMO LIVELLO NELLA DIAGNOSI DELLE MALATTIE REUMATICHE AUTOIMMUNI E CHE GLI ALTRI TEST HANNO MAGGIOR SIGNIFICATO ED EFFICACIA SE IMPIEGATI COME TEST DI SECONDO LIVELLO.

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Anticorpi anti-antigeni nucleari estraibili [ENA]

Gli anticorpi anti-antigene nucleare estraibile (ENA) sono anticorpi responsabili di una positività di tipo punteggiato (non centromerico) all’ANA test e sono diretti verso antigeni solubili, facilmente estraibili dal nucleo in soluzioni saline. Non si consiglia la determinazione degli ENA come prima indagine nella diagnosi delle malattie autoimmuni. Essa è raccomandata solo in caso di positività degli ANA o, in caso di negatività, in presenza di segni clinici altamente suggestivi di malattia autoimmunesistemica (specialmente sclerosi sistemica e dermato/polimiosite). È consigliata come prima indagine la determinazione con metodo immunoenzimatico in fase solida (ENA screening) qualora ANA test sia negativo ma ci siano sintomi clinici di una malattia autoimmune. Se lo screening ENA risulta positivo si procederà alla determinazione delle singole specificità anticorpali. Le singole specificità anticorpali degli anti ENA sono associate a condizioni cliniche differenti.

IN FASE DI APPROFONDIMENTO DIAGNOSTICO E’ OPPORTUNO LIMITARE LA RICERCA AI 7 AUTOANTICORPI PER I QUALI E’ STATA ASSEGNATA IMPORTANZA NELLA DIAGNOSI CLINICA, COME CRITERI DI CLASSIFICAZIONE: -Ro/SS-A - La/SS-B -Sm/RNP - CENTROMERO (CENP) -TOPOISOMERASI I (Scl-70) - ISTIDIL-t RNA SINTETASI (Jo-1) -RIBONUCLEOPROTEINE RIBOSOMIALI (r RNP)

Da notare che oltre che ai fini diagnostici, particolari anti-ENA hanno anche un elevato significato prognostico. GLI ANTI-ENA, UNA VOLTA PRESENTI, TENDONO A RIMANERE PER SEMPRE E NON SCOMPAIONO NELLE FASI DI REMISSIONE DELLA MALATTIA.

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Anticorpi anti-DNA o ds DNA

Gli anticorpi anti-DNA nativo a doppia elica (double-stranded DNA, dsDNA) sono altamente specifici per il LES, con una sensibilità variabile dal 50 al 70%. Costituiscono il decimo criterio classificativo di LES secondo l’American College of Rheumatology (ACR). La ricerca di anti-dsDNA è, quindi, indicata in caso di sospetto clinico di LES ovvero in caso di positività degli ANA IFI ad un titolo uguale o superiore a 1:160 oppure in caso di sospetto clinico di LES anche in assenza degli ANA. Il monitoraggio del titolo di questi autoanticorpi, nelle diverse fasi della malattia lupica, ha una precisa finalità clinica in quanto aumenta nelle fasi attive di malattia e scompare o si riduce di molto nelle fasi di remissione. In fase diagnostica è consigliata la ricerca degli autoanticorpi anti-dsDNA con il metodo radioimmunologico (tecnica di Farr) o il metodo IFI su Crithidia luciliae per la elevata specificità. Una positività con metodo immunoenzimatico come primo screening va riconfermata con il metodo IFI. IL TITOLO DI QUESTI ANTICORPI CORRELA CON L’ATTIVITA’ DI MALATTIA E CON IL RISCHIO DI SVILUPPARE NEFRITE, PERTANTO LA LORO DETERMINAZIONE E’ UTILE, NON SOLO PER LA DIAGNOSI, MA ANCHE PER IL MONITORAGGIO DELLA MALATTIA. Il marker specifico di Nefrite Lupica sono gli anticorpi Anti-CROMATINA [NUCLEOSOMA] che, pur presenti in diverse patologie immunitarie, sono prevalenti nel LES in particolare durante la fase di attività della malattia e compaiono prima della manifestazione dei sintomi tipici di LES. La loro concentrazione è sensibile al trattamento farmacologico per il LES. LA REATTIVITA’ PER GLI ANTI-CROMATINA PUO’ ESSERE RILEVATA NEL 40% DEI PAZIENTI CON LES CHE SONO NEGATIVI PER GLI ANTI-dsDNA. GLI ANTI-CROMATINA SONO PERTANTO MARKER PIU’ PRECOCI DEGLI ANTI-dsDNA E PERMETTONO IL MONITORAGGIO DEL PAZIENTE IN TERAPIA, QUINDI SONO DA AFFIANCARE AL DOSAGGIO DEGLI ANTI-dsDNA.

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Anticorpi anti citoplasma dei neutrofili [ANCA]

Gli anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili (ANCA), autoanticorpi diretti verso costituenti citoplasmatici dei granulociti neutrofili, sono considerati un utile marker sierologico per la diagnosi e il monitoraggio delle vasculiti primarie sistemiche, quali in particolare la granulomatosi di Wegener (GW), la poliangioite microscopica (PAM) e la sindrome di Churg-Strauss (SCS). Per la determinazione di questi autoanticorpi si usa la metodica IFI alla quale si associa il test di conferma in ELISA antigene specifico. La combinazione dei due test aumenta la specificità fino a raggiungere quasi il 100% per la diagnosi di vasculiti sistemiche primitive.

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Si riconoscono due pattern fluoroscopici:• C-ANCA: colorazione citoplasmatica granulare diffusa. Questo pattern è associato nel 90-95% dei casi alla presenza di autoanticorpi specifici per la PR3-ANCA. Sono frequenti nei pazienti con GW.

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• P-ANCA: colorazione perinucleare e/o nucleare causata nell’80% circa dei casi alla presenza di MPO-ANCA (myeloperoxidasi – anti neutrophil cytoplasmic antibodis). Sono frequenti nei pazienti con PAM e SCS, malattie infiammatorie croniche intestinali e colangite sclerosante. La determinazione di questi autoanticorpi non trova indicazione per altre forme di vasculite di maggiore frequenza in età pediatrica quali la sindrome di Schonlein-Henoch o la malattia di Kawasaki.

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Anticorpi antifosfolipidi [aPL]

Gli anticorpi antifosfolipidi (aPL) sono un gruppo di autoanticorpi diretti contro i diversi componenti del gruppo anionico dei fosfolipidi quali la cardiolipina, la fosfatidilserina e l’acido fosfatidico. I fosfolipidi sono molecole presenti ovunque nell’organismo, ma rivestono un ruolo importante particolarmente nella coagulazione del sangue . Gli aPS includono:• anticorpi anticardiolipina (aCL)• anti beta2-glicoproteina I (anti-β2 GPI)• lupus anticoagulante (LAC).La suddivisione in questi tre sottogruppi di anticorpi è basata sul metodo di determinazione, poiché i primi due sono test immunologici che misurano rispettivamente la reattività ai fosfolipidi per gli aCL e alle proteine leganti i fosfolipidi per gli anti-β2 GPI. Il LAC è, invece, determinato mediante un test coagulativo, nel quale si valuta la sua capacità di determinare un allungamento dei tempi di coagulazione. La presenza di anticorpi aPL è utile nel sospetto clinico di LES perché costituisce uno dei criteri classificativi. Tali autoanticorpi sono strettamente associati alla sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS) primaria o secondaria ad altre patologie autoimmuni (in particolare il LES). In età pediatrica la forma primitiva di APS è rara.

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Fattore reumatoide [FR]

Il fattore reumatoide (FR) è un anticorpo diretto contro la porzione Fc delle IgG. Esso viene particolarmente richiesto nel sospetto di artrite reumatoide (AR), che è una delle malattie autoimmuni più comuni e ne è affetta circa l’1% della popolazione mondiale. È caratterizzata dall’infiammazione della membrana sinoviale, che si diffonde simmetricamente dalle piccole alle grandi articolazioni. I sintomi iniziali comprendono gonfiore e dolore delle articolazioni della dita con annessa rigidità mattutina. La diagnosi precoce e l’inizio immediato della terapia adatta è necessaria per tenere la malattia sotto controllo.Il test sierologico più comunemente eseguito nei casi sospetti di AR è stato per molto tempo la determinazione del fattore reumatoide (FR). Questi sono anticorpi (principalmente di classe IgM) che reagiscono con le globuline (IgG) e si presentano nel siero del 60 – 80% dei pazienti affetti da AR. Il FR è un indicatore sensibile ma non molto specifico per le AR, poiché si presenta anche in individui sani ed in pazienti con varie infezioni o affetti da altre malattie autoimmuni (per esempio Lupus Eritematoso Sistemico, sindrome di Sjögren, sclerodermia). Esistono FR di tipo IgM, IgG, IgA, IgE, ma il FR di tipo IgM è quello abitualmente ricercato in laboratorio. .Esistono vari metodi di determinazione:• test al lattice (RA test positivo per diluizione ≥ 1:40);• test di agglutinazione di emazie di montone (reazione di Waaler-Rose positiva per diluizioni > 1:64);• metodo nefolometrico con valori espressi in Unità Internazionali;• metodo ELISA.Il test in ELISA è più sensibile e specifico e riconosce FR di tutti gli isotipi. È da sottolineare che il FR è presente nel 5% della popolazione sana e anche in altre malattie reumatologiche. La ricerca del FR può risultare positiva anche nel corso di malattie infettive quali endocardite, tubercolosi, sifilide, malattie virali e malattie tumorali. LA PRESENZA DEL FR HA UN SIGNIFICATO PROGNOSTICO IMPORTANTE IN QUANTO SI ASSOCIA AD UNA MALATTIA PIU’ AGGRESSIVA A LIVELLO DELLE ARTICOLAZIONI. GENERALMENTE VIENE DOSATO IL FR DI CLASSE IgM, ma STUDI HANNO RIPORTATO CHE IN ASSENZA DI FR IgM E’ COINVOLTA LA CLASSE IgA CHE POTREBBE RISULTARE MAGGIORMENTE SPECIFICA E PREDITTIVA PER L’AR oltre che essere associato con forme più severe e rapidamente progressive per AR.SPECIFICITA’ BASSA comunque in quanto, come detto sopra, POSITIVO ANCHE IN ALTRE CONNETTIVITI OLTRE A MALATTIE INFETTIVE E IN UN 15% DI SOGGETTI SANI OLTRE I 60 ANNI. Il test fino ad ora utilizzato per conferma al FR è la Wale Rose [WR] più specifico ma semiquantitativo e non standardizzabile. Il marker sierologico più importante per AR , comunque, è l’autoanticorpo anti peptide citrullinato (CCP) , argomento illustrato a seguire .

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Anticorpi anti peptide citrullinato ciclico [CCP]

Si tratta di anticorpi diretti contro il peptide citrullinato ciclico (CCP) la cui produzione avviene localmente nelle articolazioni infiammate. La determinazione avviene mediante tecniche immunoenzimatiche. Sono altamente specifici (89-98%) e sensibili (41-86%) per l’artrite reumatoide dell’adulto, mentre soltanto pochi bambini con artrite idiopatica giovanile FR positivo presentano anticorpi anti CCP. I pazienti con anticorpi anti-CCP sviluppano danni alle articolazioni più severi, rilevati dalla radiologia, rispetto ai pazienti anti-CCP negativi.SONO PRESENTI PRIMA DELLO SVILUPPO DI SINTOMI E PERCIO’ UTILI NEGLI ESORDI DI PATOLOGIA DOVE LA DIAGNOSI PUO’ ANCORA ESSERE INCERTA. A DIFFERENZA DEL FATTORE REUMATOIDE NON SONO ASSOCIATI AD INFEZIONI DA HCV. LE DETERMINAZIONE COMBINATA IN ASSOCIAZIONE CON IL FATTORE REUMATOIDE AUMENTA SIGNIFICATIVAMENTE LA SENSIBILITA’ DIAGNOSTICA . LA PRESENZA DI ANTI-CCP FORNISCE INFORMAZIONI RIGUARDO QUALI PAZIENTI AVRANNO LA POSSIBILITA’ DI SVILUPPARE FORME PERSISTENTI E FORME EROSIVELa determinazione degli anticorpi anti-CCP, dotati di elevata specificità, di alto valore predittivo diagnostico e prognostico nei pazienti con artrite reumatoide, è altamente consigliata per una diagnosi precoce di AR, cruciale per l’inizio immediato della terapia appropriata e la prevenzione di danni..

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Per finire ripassiamo le sottostanti figure

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Gli autoanticorpi circolanti di più comune indagine sono raggruppati nella tabella sottostante: