An ora una volta Natale a svelari l’Amore di un Padre he ... · il cammino di Maria e Giuseppe in...

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1 EDITORIALE V olevo scrivere una leera sul Natale, e davan al mio presepio di terracoa, pensando a Giuseppe e Maria, gli angeli gioio- si, l’asinello e il bue, cercando parole nuove e sempre uguali per augurare il Buon Natale, mi sono accorto come in tempo di crisi anche le parole siano stordite da ciò che manca e quan- to si sia persa la consapevolezza della grandio- sità dell’Evento. E fissando la culla vuota mi ritrovai a pregare con la voce dell’anima: “Mio Signore e mio Dio, vita che si rivela, sogno che si incarna nella nostra miseria, per farci senre la tenerezza di un Dio diverso, la carez- za di un Padre pronto al perdono. Tu che ci hai insegnato a dire: “Abbà, Babbo”, così come viene sillabato dal balbeo di un bambino che cerca braccia for per essere proteo, da schiavi che ci ha reso figli. Ancora una volta vieni in questo Natale a svelarci l’Amore di un Padre che non ha limi, che non guarda al peccato, al passato, al tradimento: che non giudica chi siamo, ma ama quello che siamo, comunque, in ogni caso. Un Padre che non tradisce, che resta fedele nonostante la nostra infedeltà, pronto a riallacciare percorsi di paro- le perse in tempi di baldorie. Un Padre che educa, che fa crescere, che rende possibile la conversione del cuore. Tu, mio Signore e mio Dio, Verbo incarnato a fasciare la storia dell’umanità, amore che cambia la vita, che provoca felicità, amore che salva, tu che ci hai chiamato amici, vieni ad annunciare il Vangelo della speranza per imprimere al corso degli even uno sbocco radioso di giuszia e di pace. La pace annunciata dagli angeli in cielo, la pace donata agli apostoli ancora chiusi nel cenacolo. Una pace possibile, differente da quella che dà il mondo, perché mondo significa universo, universo significa gruppo, gruppo significa sostanza di diversi che si riuniscono, si aggregano nell’unità. Una pace possibile in ogni avvenimento, in ogni segmento della vita dell’uomo , una pace storica, sociale, economi- ca. La pace di chi riesce a veder il tuo volto dove è facilmente riconoscibile: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…” Tempo di pranzi, di lunghe tavolate, di succu- lente pietanze. Ogni paese, ogni cià, ogni nazione ha i suoi usi e costumi, i suoi profumi e i suoi sapori e se non ci fossero non sembre- rebbe Natale. E quando il Natale ha il sapore della fame, della sete, della prigionia? Quando ha l’odore dell’abbandono? Osservavo il presepe, la culla vuota mi provo- cava: senvo che potevo rinascere di nuovo, ritornare bambino, con la potenza delle parole semplici, squarci di senso in tempo di non senso. Grazie Bambino Gesù vieni ancora, vieni oggi a vincere le tenebre con la tua meraviglio- sa luce: e sarà Gioia! Buon Natale a tu. Don Gigi Ancora una volta vieni in questo Natale a svelarci l’Amore di un Padre che non ha limi

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EDITORIALE

V olevo scrivere una lettera sul Natale, e davanti al mio presepio di terracotta,

pensando a Giuseppe e Maria, gli angeli gioio-si, l’asinello e il bue, cercando parole nuove e sempre uguali per augurare il Buon Natale, mi sono accorto come in tempo di crisi anche le parole siano stordite da ciò che manca e quan-to si sia persa la consapevolezza della grandio-sità dell’Evento. E fissando la culla vuota mi ritrovai a pregare con la voce dell’anima: “Mio Signore e mio Dio, vita che si rivela, sogno che si incarna nella nostra miseria, per farci sentire la tenerezza di un Dio diverso, la carez-za di un Padre pronto al perdono. Tu che ci hai insegnato a dire: “Abbà, Babbo”, così come viene sillabato dal balbettio di un bambino che cerca braccia forti per essere protetto, da schiavi che ci ha reso figli. Ancora una volta vieni in questo Natale a svelarci l’Amore di un Padre che non ha limiti, che non guarda al peccato, al passato, al tradimento: che non giudica chi siamo, ma ama quello che siamo, comunque, in ogni caso. Un Padre che non tradisce, che resta fedele nonostante la nostra infedeltà, pronto a riallacciare percorsi di paro-le perse in tempi di baldorie. Un Padre che educa, che fa crescere, che rende possibile la conversione del cuore. Tu, mio Signore e mio Dio, Verbo incarnato a fasciare la storia dell’umanità, amore che ti cambia la vita, che provoca felicità, amore che salva, tu che ci hai chiamato amici, vieni ad annunciare il Vangelo della speranza per imprimere al corso degli eventi uno sbocco radioso di giustizia e di pace. La pace annunciata dagli angeli in cielo, la pace donata agli apostoli ancora chiusi nel cenacolo. Una pace possibile, differente da quella che dà il mondo, perché mondo significa universo, universo significa gruppo, gruppo significa sostanza di diversi che si riuniscono, si aggregano nell’unità. Una pace possibile in ogni avvenimento, in ogni segmento della vita dell’uomo , una pace storica, sociale, economi-ca. La pace di chi riesce a veder il tuo volto là dove è facilmente riconoscibile: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…” Tempo di pranzi, di lunghe tavolate, di succu-lente pietanze. Ogni paese, ogni città, ogni nazione ha i suoi usi e costumi, i suoi profumi e

i suoi sapori e se non ci fossero non sembre-rebbe Natale. E quando il Natale ha il sapore della fame, della sete, della prigionia? Quando ha l’odore dell’abbandono? Osservavo il presepe, la culla vuota mi provo-cava: sentivo che potevo rinascere di nuovo, ritornare bambino, con la potenza delle parole semplici, squarci di senso in tempo di non senso. Grazie Bambino Gesù vieni ancora, vieni oggi a vincere le tenebre con la tua meraviglio-sa luce: e sarà Gioia! Buon Natale a tutti. Don Gigi

Ancora una volta

vieni in questo

Natale a svelarci

l’Amore di un Padre

che non ha limiti

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L a liturgia di questo tempo ci offre la opportunità di immergerci una volta di più nel mistero del Natale, e nell’amore del Padre che ci affida il Figlio

Unigenito che ci rende figli e fratelli.

Grato per l’aiuto ricevuto durante il mio soggiorno estivo tra di voi, porgo i migliori auguri di Buon Natale e felice anno ai sacerdoti, al gruppo missionario

e fedeli di Passirano.

Fr. Giacomo Bonardi

Tijuana B.C. (Messico)

Il mistero del Natale

C arissimi, in questo Natale 2013, lasciatevi profondamente sorprendere dall'annuncio dell'Angelo che sentirete proclamare la notte di Natale:

“Vi porto una lieta novella che sarà di grande gioia per tutto il popolo: oggi vi è

nato, nella città di Davide, il Salvatore che è Cristo Signore!”.

Questa Sua venuta fra noi ha cambiato la storia per sempre e niente é più come

prima per chi Lo ha veramente incontrato.

È venuto allora, 2000 anni fa, ma viene ancora, viene sempre: lasciatevi incon-trare da Lui che vi aspetta: il Suo sogno infatti é' solo che voi accettiate il Suo

amore offerto personalmente a ciascuno di voi.

Buon Natale di tutto cuore, dunque, da una vostra vecchia concittadina

monaca che vive in Terra Santa da tanti anni ormai.

Sr. Angela dell'Eucaristia, carmelitana

Haifa (Israele)

Lasciatevi incontrare da Lui

NATALE MISSIONARIO

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C arissimi don Gigi, don Raimondo e passiranesi, sembra trascorso

così poco da quando ho percorso le

vie di Passirano, nella gioiosa ricor-

renza dell’ordinazione del nipote don Angelo ed ecco siamo già in Avvento.

È proprio in questo tempo liturgico

che desidero unirmi a voi nella pre-parazione e nell’attesa di Colui che

viene e salva.

Nel dono della fede, ogni giorno è Natale per chi ha il cuore aperto e

l’occhio limpido nel riconoscerlo e

accoglierlo: è questo l’augurio che invio anche a nome delle Consorelle e

di quanti condividono il cammino di

fede in questa terra Californiana.

Per la nostra Chiesa locale l’Avvento e il tempo Natalizio sono segnati da

forti tradizioni d’origine latino-

americana, o meglio “messicana”. La prima metà del mese di dicembre è

caratterizzata dalla novena in prepa-

razione della “Fiesta de Nuestra Señora de Guadalupe” celebrata il

giorno 12, con “las Mañanit as” (canti

mariani e danze accompagnati dai gruppi o bande musicali dei Maria-

ci). Il novenario è vissuto e partecipa-

to da molti, con la recita del Rosario e

la rappresentazione delle apparizioni della Vergine Maria al Santo Juan

Diego. Il giorno della “Fiesta”, almeno

qui da noi, pare che tutti siano “Guadalupani”, visto l’affollamento

dei partecipanti, sia alla processione che alla S. Messa, quasi ovunque

celebrata prima delle 5 del mattino.

La seconda parte del mese é scandita

dalla “Posada”, una devozione forte fra i nostri campesinos. Le nove sera-

te che precedono la Notte di Natale,

dalla parrocchia o da altri centri reli-giosi, si inizia la processione dei

Pellegrini (le statue di Maria e

Giuseppe con l’asinello) e quanti desiderano partecipare, per cercare

“dimora” o luogo che possa ospitare

per la notte, la Madre in attesa del Figlio Gesù. È un’esperienza di pre-

ghiera e di condivisione, visto che

l’ultima casa a cui viene chiesto

alloggio, di solito, offre ai partecipanti bevande calde e dolci per i numerosi

bambini. Così, tra le strade e le case

adorne di luci e decorazioni natalizie, si snoda l’orante corteo che richiama

il cammino di Maria e Giuseppe in

cerca di un luogo dove il Figlio di Dio

possa nascere.

Augurando che Lui trovi ancora un

“luogo” caldo che lo accoglie, dico a tutti Buon Natale con un 2014 ricco

di benedizioni mentre saluto e ringra-

zio con affetto.

Sr. Rosangela Filippini (per gli amici Piera)

Gonzales (Stati Uniti)

Un luogo caldo per accogliere il Bambino

Nel dono della fede, ogni giorno

è Natale per chi ha il

cuore aperto e l’occhio

limpido nel riconoscerlo e accoglierlo

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M i appresto a vivere il trentacinquesi-mo Natale fuori d’Italia. I primi an-

ni, quando ero missionario a Latacunga, a Natale, mandavo gli auguri agli amici di Passirano e di Poncarale; poi, diventato vescovo, con computer e internet, ho smesso di mandare saluti generici per dedicarmi a mandare messaggi personali e personalizzati ai cibernauti. Pensavo di avere intensificato i contatti, ora penso che, senza volerlo, li ho ridotti. Nella mia vita ho passato 31 Natali in Ita-lia e 35 in Ecuador... Sono ormai più

ecuadoriano che italiano... Sono una

mescolanza di due culture che amo, ap-prezzo e vivo senza rimpianti e con cuore grato al Signore. Ho scoperto un Dio, Trinità, che in Gesù di Nazareth si incar-na in Italia come in Ecuador con la stessa intensità e con lo stesso amore. Un Dio che rimane sempre Dio, ma che manifesta la sua grandezza ed il suo amore facendo-

si italiano ed ecuadoriano con la stessa

caparbietà e con l’entusiasmo di un giova-ne innamorato che non perde la capacità di darsi, ma che va manifestando il suo amore in un modo sempre più intenso e grande. Per definizione Dio è immutabile, cionono-stante io penso che qualcosa continui ad aumentare in Lui: la capacità di amare, perchè sono sempre di più gli esseri da lui creati che hanno bisogno del suo amore... E che sussistono grazie al suo amore. Amici cari, dopo tanti Natali devo ammet-tere che il Signore mi continua a sorpren-

dere col suo amore e mi continua a dare segni della sua misericordia, perché mi fa sperimentare nella mia conversione di ogni giorno, che non è venuto invano. E che conversione mi fa sperimentare il Signore? Che sono più esigente con me stesso che con gli altri. Che mi costa meno ora, che quando ero curato, rifare il letto al mattino, riscaldare il cibo preparato prima da altri, lavare i piatti, preparare la valigetta con il neces-sario per le celebrazioni, guidare la mac-china per lunghi tratti, fare più di tre celebrazioni di cresime in un giorno, con relativi lunghi viaggi da un luogo all’altro e non perdere la calma di fronte ai gravi problemi che ogni giorno un vescovo deve affrontare; commuovermi ancora profon-

damente di fronte alla povertà e al dolore

NATALE MISSIONARIO

Che il Natale ci faccia sentire

tutti piú disposti a donare,

perché il Signore é dono

infinito, perenne e

in continuo aumento.

Natale, dono infinito

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C on piacere ricordo che gli ultimi due

anni celebrai con voi l’Avvento, il

Natale e la stagione natalizia. La liturgia e le

varie attività erano vera gioia. Ne conservo

un caro ricordo e i ricordi cari sono viatico!

Natale! “Un Bambino è nato per noi, ci è

stato dato un figlio”. Con queste parole

della Messa di mezzanotte il profeta Isaia

rassicura Israele in un’ora di tenebra sociale

e politica. Un Bambino che è speranza e

futuro, artefice di pace e giustizia.

“Oggi vi è nato un Salvatore, il Cristo

Signore”, proclamano gli angeli ai pastori. È

l’oggi di ogni giorno in cui il Signore è

Emmanuele, Dio con noi. Il Dio fatto carne

e storia. Anche in questi nostri tempi le

tenebre sono dense e hanno più nomi, a

livello familiare e sociale, nazionale e inter-

nazionale. Non è realistico pensare a una

trasformazione improvvisa delle varie realtà

di sofferenza. Ma è da cristiano non far

morire la speranza, che induce all’impegno.

L’impegno per un progressivo rinascere e

far rinascere. Allora è Natale vero. Della

vita, e non solo liturgico, per quanto

meraviglioso.

Con questi sentimenti auguro Buon Natale a

tutti voi della comunità di Passirano. Piccola

Chiesa sempre viva, devota e solidale, alla

quale mi sento molto affezionato. Per tutti

sia un Natale tutto gioia e pace.

P. Giuseppe Inverardi

Dar es Salaam (Tanzania)

della gente, sentire come miei i problemi che molti vengono a raccontarmi, per senti-re grande sollievo per il solo fatto che sono

riusciti a farsi ascoltare da uno che appare molto in televisione ed è riconosciuto ovun-que in diocesi, passare lunghi momenti salutando e benedicendo i fedeli dopo qual-siasi celebrazione o incontro, senza far notare la fretta che si ha di andare per un altro impegno... E mi fermo, altrimenti pensate che stia autopromuovendo il

processo di beatificazione.

Con questo volevo solo dimostrare a me più che a voi che la misericordia di Dio è vera-mente grande e poderosa perché nonostante

gli anni che passano e le forze fisiche che scemano, la gioia di servire può aumentare

ogni giorno più.

Che il Natale ci faccia sentire tutti più disposti a donare, perché il Signore è dono

infinito, perenne e in continuo aumento.

Buon Natale a tutti.

Vostro don Lorenzo, vescovo per obbedienza.

Portoviejo (Ecuador)

la misericordia di Dio è

veramente grande

e poderosa

è da cristiano non far

morire la speranza, che

induce all’impegno

Un Natale tutto di gioia e di pace

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C ari don Gigi, don Raimondo, diacono Bruno e carissimi passiranesi tutti,

certamente il Natale é una buona occasio-ne per sentirci molto più vicini nel ricor-do, nell’affetto e nella preghiera. Per que-sto eccomi di nuovo a voi per condividere un poco l’impegno pastorale che svolgo a Tartagal (estremo nord dell'Argentina, vicino alla Bolivia) assieme a due altri pa-dri e a un seminarista coreano che, se tutto procede bene, sarà ordinato sacer-dote il prossimo anno. La nostra parrocchia di San Ramón, sia per il suo vasto territorio che è di circa 20 kmq che per la numerosa popolazione (35 mila abitanti), riflette molto bene la com-plessa realtà sociale, politica, economica e religiosa dell'America Latina. Spesso le molteplici sfide, specialmente quella della droga che entra facilmente dalla Bolivia distruggendo le famiglie e provocando violenza e morte tra i giovani, ci fanno sentire impotenti, ci lasciano per-plessi e timorosi. Tuttavia la forza dello

Spirito ci spinge verso le sfide della mis-sione dove il grido dei più lontani, poveri, deboli, sofferenti é forte. Per cui, così co-me il Signore camminava da un villaggio all’altro predicando, curando e consolan-do, pure noi a piedi o in bicicletta, di gior-no o di notte, sotto il sole o con la pioggia, nel fango o nella polvere, visitiamo spesso i più lontani e bisognosi per aiutarli, prima di tutto a credere in se stessi, a valorizzare e amare se stessi e poi gli altri. Formando una fraterna comunità illumi-nata e fortificata dalla speranza e gioia del Signore. Una della sfide più urgenti della missione oggi é formare piccole comunità che, leggendo e meditando la Parola e aperte alla voce dello Spirito, siano davve-ro luce del mondo, sale che dà sapore, lievito che fermenta la massa. Specialmente i documenti della Chiesa sulla evangelizzazione oggi ci invitano fortemente a formare piccole comunità dinamiche per aiutarle a incontrarsi per-sonalmente con Cristo e poi proclamarlo

NATALE CON GLI UMILI

NATALE MISSIONARIO

Q uando don Gigi mi ha detto se potevo scrive-

re qualcosa sul Natale, sono sincera, sono

rimasta un po’ perplessa; ha poi aggiunto di scri-

vere come vivono questo momento i bambini alla

scuola materna…E si sa, loro hanno una marcia

in più!! Ed è bello osservarli come stanno attenti,

con gli occhi sgranati e la bocca aperta, ad ascol-

tare il racconto della nascita di Gesù, quel dolce

bimbo che tanti di loro desidererebbero avere

come fratellino o come migliore amico. Per i

credenti è un periodo dell’anno molto importante,

ma in questo mondo che va sempre più di fretta,

questo momento che ha dello straordinario, ri-

schia di passare quasi inosservato. Ho trovato una

storiella molto carina che leggerò ai miei bimbi a

scuola, ma mi sembra bella anche per far riflettere

noi adulti…Eccola di seguito.

“Nel paradiso degli animali l’anima dell’asinello

chiese all’anima del bue: “Ti ricordi per caso

quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati

in una specie di capanna e là, nella mangia-

toia…?”

“Lasciami pensare… Ma sì - rispose il bue - nella

mangiatoia, se ben ricordo, c’era un bambino

appena nato”.

“Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti

anni sono passati?”

“Eh no, figurati! Con la memoria da bue che mi

ritrovo”.

“Più di duemila”.

“Accipicchia”.

“E a proposito, lo sai chi era quel bambino?”

“Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio,

se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambi-

no”.

L’asinello sussurrò qualche cosa al bue.

“Ma no! - fece costui - Sul serio? Vorrai scherza-

re

spero”. “La verità, lo giuro. Del resto io lo avevo

capito subito”.

“Io no - confessò il bue - si vede che tu sei più

intelligente. A me non aveva neppure sfiorato il

Questo è Natale?

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con fede e gioia agli altri, specialmente ai più lontani, bisognosi e sofferenti. Per cui il nostro obbiettivo principale è quello di formare tante piccole comunità, che illu-minate dallo Spirito, sappiano condivide-re con gioia non solamente costumi e cultura, ma specialmente i valori essen-ziali della vita, della fede e della Parola

eterna di Dio. E voi pregate per questo. Grazie! Sto bene e uno dei miei grandi desideri è lavorare a Tartagal fino a 80 anni. Poi ri-tornare in Italia per riposare un poco e poi... Si vedrà. Nel frattempo vivo inten-samente il presente. Penso un poco al passato e sogno con gioia il futuro nel quale mi incontrerò di nuovo con voi a Passirano. Ritornare a Passirano per godere intensamente la vostra autentica amicizia e camminare o andare in

bicicletta per le pittoresche colline della Franciacorta é una gioia che mi ispira a cantare con entusiasmo un inno di lode a Dio nostro Padre. Di nuovo grazie! Buon Natale! Vi saluto di cuore. P. Luigi Inverardi Tartagal (Argentina)

la forza dello Spirito ci spinge verso le sfide

della missione dove il grido

dei più lontani, poveri, deboli, sofferenti è forte

sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un bambino

straordinario”.

“Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno gran-

de festa per l’anniversario della nascita. Per loro è

la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo

delle serenità, della dolcezza, del riposo dell’ani-

mo, della pace, delle gioie familiari, del volersi

bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come

agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, mi viene

un’idea, già che siamo in argomento, perché non

andiamo a dare un’occhiata?” “Dove?”

“Giù sulla terra, no?!”

“Ci sei già stato?!"

“Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un

lasciapassare speciale. Te lo puoi fare anche tu.

Dopo tutto, qualche piccola benemerenza possia-

mo vantarla, noi due”.

“Per via di aver scaldato il bambino col fiato?”

“Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è

la vigilia”.

“E il lasciapassare per me?”

“Ho un cugino all’ufficio passaporti”.

Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi,

lievi. Planarono sulla terra, adocchiarono un lume,

vi puntarono sopra. Il lume era una grandissima

città. Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le

vie del centro; trattandosi di spirito, automobili e

tram gli passavano in mezzo senza danno e a loro

volta le due bestie passavano attraverso, come se

fossero fatti d’aria. Così potevano vedere bene

tutto quanto.

Era uno spettacolo impressionante: mille lumi, le

vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato

ingorgo di automobili, il vertiginoso formicolio

della gente che andava e veniva, entrava ed usci-

va, tutti carichi di pacchetti, con un’espressione

ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti.

Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava

intorno con spavento.

“Senti amico: mi avevi detto che mi portavi a

vedere il Natale. Ma devi esserti sbagliato. Qui

stanno facendo la guerra”.

“Ma non vedi come sono tutti contenti?”

“Contenti? A me sembrano pazzi”.

“Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu

non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui.

Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i

nervi”.

Per togliersi da quella confusione, il bue, valendo-

si della sua natura di spirito, fece una svolazzatina

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8 e si fermò a curiosare ad una finestra del decimo pia-no. E l’asinello, gentilmente, dietro. Videro una stan-

za riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta a un

tavolo, una signora molto preoccupata.

Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto mezzo metro di carte e cartoncini colorati, alla sua destra

cartoncini bianchi. Con l’evidente assillo di non

perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati, lo esaminava un istante,

poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno

dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scrive-va qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi

prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e

ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà per

smaltirlo? La sciagurata ansimava. “La pagheranno bene, immagino, - fece il bue - per

un lavoro simile”

“Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società”.

“E allora perché si sta massacrando così?”

“Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri”.

“Auguri? E a che cosa servono?”

“Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno

una mania”. Si affacciarono più in là, a un’altra finestra. Anche

qui gente che, trafelata, scriveva biglietti su biglietti,

la fronte imperlata di sudore. Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, prepa-

rare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamen-

te da una stanza all’altra portando pacchi, spaghi,

nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri

pacchi, altre scatole, altri fiori, altri mucchi di auguri.

E tutto era precipitazione, ansia, fastidio, confusione e una terribile fatica.

Dappertutto lo stesso spettacolo.

Andare e venire, comprare e impacchettare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere

e tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti

correvano, tutti ansimavano con il terrore di non fare

in tempo e qualcuno crollava boccheggiando. “Ma avevi detto - osservò il bue - che era la festa

della serenità e della pace”.

“Già - rispose l’asinello - una volta era così. Ma cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società

dei consumi… Li ha morsi una misteriosa tarantola.

Ascoltali, ascoltali!” Il bue tese le orecchie. Per le strade, nei negozi , negli

uffici, nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto

fitto scambiandosi come automi delle monotone

formule di buon Natale, auguri, auguri, altrettanto auguri a lei, grazie. Un brusìo che riempiva la città.

“Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul

serio? Vogliono veramente tanto bene al prossimo?” L’asinello tacque.

“E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il

bovino - Ho ormai la testa che è un pallone. Sei

proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?” “No, no. È semplicemente Natale”.

“Ce n’è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a

Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino.

Era freddo anche lì, eppure c’era una pace, una soddi-sfazione. Come era diverso!” “E quelle zampogne

lontane che si sentivano appena appena”. “E sul tetto,

ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano”.

“Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano!”.

“E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora, le

stelle hanno la vita lunga”.

“Ho idea di no - disse l’asino - c’è poca aria di stelle,

qui”. Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva

niente, sulla città c’era un soffitto di caligine e di

smog.” A fine della storiella non possono certo mancare

alcune riflessioni per noi “grandi” su questo grande

evento… So già per certo che i miei cuccioli della scuola materna faranno mille domande e anche questa

volta rimarranno a bocca aperta!

Mi vengono in mente quattro parole da associare ai

veri protagonisti della storia della nascita di Gesù. L’umiltà di Maria: “Eccomi, sono la serva del

Signore: avvenga di me quello che hai

detto:” (Lc.1,38). L’Avvento è come la primavera. Cristo viene come un bambino che ha assoluto

bisogno della madre. Cerchiamo di vedere e toccare

con mano la grandezza che colma la profondità della

loro umiltà, l’umiltà di Gesù e l’umiltà di Maria. Se desideriamo realmente che Dio ci riempia di sé,

dobbiamo svuotarci, attraverso l’umiltà, di tutto ciò

che può essere ricerca di noi stessi. Possa la madre nostra essere madre per ognuno di noi, essere la causa

della nostra letizia. E ognuno di noi sia un altro Gesù

per lei, diventando così la causa della sua gioia. Nessuno come Maria ha appreso perfettamente la

lezione dell’umiltà. Essa si definì serva. Essere servi

implica mettersi a completa disposizione di qualcuno,

per essere utilizzati secondo i suoi desideri, con assoluta fiducia e gioia. Fede e fiducia di Giuseppe:

“Ecco gli apparve in sogno un angelo del Signore e

gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di

impariamo dai bambini a

rimanere a bocca aperta, con

gli occhi sgranati e il cuore

aperto, pronti a stupirci del

bello che la vita ci offre

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9 prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito San-

to”… Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come

gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese

con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamo

Gesù.” (Mt.1, 20,24-25) Fidarsi di Dio. Sentire

la sicurezza della provvidenza di Dio. Fidarsi di lui: egli provvederà! Permettiamogli di mettere

alla prova la nostra fede in lui. Aspettiamolo.

Fidiamoci e crediamo. Il futuro non è nelle nostre mani, non abbiamo su di esso alcun pote-

re. Noi possiamo agire solo nell’oggi…In un

libro su Madre Teresa di Calcutta si legge: “noi

permetteremo al buon Dio di programmare il nostro futuro, perché l’ieri è ormai passato, il

domani non è ancora arrivato e a noi è dato solo

l’oggi per farlo conoscere, amare, servire.” L’amore “casalingo”: “diede alla luce il suo

figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo

depose in una mangiatoia, perchè non c’era posto per loro nell’albergo.” (Lc.2,7). A Natale

Cristo si presenta come un bimbo piccolo, così

piccolo, così inerme, così bisognoso di tutto ciò

che l’amore può dare. Siamo pronti a riceverlo? Se Maria e Giuseppe stessero cercando un posto

per farvi nascere Gesù, sceglierebbero la nostra

casa, con tutto ciò che essa contiene e che la ingombra? Impariamo ad amare nell’ambito

della nostra famiglia, poiché anche qui ci posso-

no essere delle persone molto “povere” e forse

noi neppure ce ne accorgiamo. Non troviamo più il tempo per un sorriso, non abbiamo più il

tempo per uno scambio di parole, per fermarci

un attimo… Proviamo a portare amore e tene-rezza nelle nostre case, vedremo presto la diffe-

renza. Famiglia: “I pastori andarono senza indu-

gio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia”. A me pare che il

mondo oggi sia sottosopra e che soffra così

tanto perché vi è così poco amore nelle case e

nella vita famigliare. Non si ha più tempo per i bambini, non si ha più tempo gli uni per gli

altri, non si ha più tempo per stare in gioiosa

compagnia. Riuscissimo soltanto a riprodurre nella nostra vita la vita che Gesù, Maria e

Giuseppe trascorsero a Nazareth, se riuscissimo

a trasformare le nostre case nella casa di Nazareth, io credo che la pace e la gioia regne-

rebbero in tutto il mondo. Un consiglio, che

prendo personalmente anche io come impegno

per l’Avvento: impariamo dai bambini a rima-nere a bocca aperta, con gli occhi sgranati e il

cuore aperto, pronti a stupirci del bello che la

vita ci offre… Poche parole, tanti gesti d’amo-re! Buon Avvento e buon Natale a tutti.

Veronica

Sabato 28 settembre in occasione della festa di San Vigilio si è svolta la S. Messa alla

Boschetta e la processione fino alla chiesa parrocchiale. Abbiamo posto la costruzione

del nuovo oratorio sotto l’intercessione di San Vigilio.

S. Vigilio Dove c’era un luogo di culto, in mezzo a pietre sacre che sanno di Vangelo vissuto e testimoniato con il sangue si celebra all’ombra del bosco tra canti e preghiere dei cristiani e della natura all’unisono. E si cammina ricordando il passato fatto di processioni e voti passo dopo passo accompagnando il Santo perché passi fra noi e ci dica ancora qualcosa del suo zelo e del suo impegno a testimoniare Gesù Cristo nei nostri tempi con il fervore di quei primi secoli. San Vigilio protegga le nostre famiglie le nostre campagne e il nostro lavoro.

d. G.

FESTA PATRONALE DI

S. VIGILIO

A MONTEROTONDO

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Q uando il 13 marzo il card. Jorge

Mario Bergoglio è stato eletto papa, il suo nome era sconosciuto ai

più anche se era apparso tra i papabili

nel precedente conclave che aveva poi scelto il card. Joseph Ratzinger e non

mancava nemmeno, non in prima fila,

tra i candidati di quest’anno. Oggi, a pochi mesi di distanza, è diventato

una star di prima grandezza, se così si

può definire un papa. Ha attirato non solo e non tanto l’attenzione dell’opi-

nione pubblica, quanto l’attesa di chi

cerca parole di vita in un mondo che

spreca le parole senza senso. Ma soprattutto ha portato nelle case di

tutti una ventata di speranza, un desi-

derio di bene che favorisce il respiro delle anime piuttosto che quello dei

corpi.

Era dai tempi di papa Giovanni XXIII e del Concilio che non si avvertiva in

misura così vibrante il soffio dello

spirito. Questo non significa che i papi che si sono succeduti negli ultimi 50

anni non siano stati ascoltati e amati.

Semplicemente è cambiata l’atmosfe-

ra. Se ci si interroga sul come e sul perché sia accaduto, è difficile trovare

una risposta esaustiva. Si possono

solo fare delle riflessioni provvisorie, lasciando al tempo il compito di offrire

riscontri e valutazioni approfondite.

La prima annotazione da fare parte dal modo con cui il nuovo Papa si è

presentato al mondo il giorno della

sua elezione: ha detto poche parole con grande semplicità e umiltà, le ha

dette sommessamente invocando Dio e

la preghiera di tutti: “… Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo

che voi preghiate il Signore perché mi

benedica: la preghiera del popolo,

chiedendo la benedizione per il suo Vescovo”. Si è presentato come un

servitore di Dio in mezzo agli uomini.

E la scelta del nome di Francesco non poteva essere più significativa. Con

quello spirito e con quello stile ha

continuato e continua a parlare. Nelle settimane e nei mesi successivi

ha compiuto gesti coerenti con le

parole, cancellando ogni piccola ombra che potesse rimandare al segno

del potere, comunque definito. La rivi-

sta americana “Forbes” compila ogni anno una classifica degli uomini più

potenti del mondo. Quest’anno ha

collocato papa Francesco al quarto

posto, dopo Putin, Obama e il presi-dente cinese Xi Jinping. Non so, e non

mi interessa sapere, quali sono i crite-

ri che seguono quelli di “Forbes” per stilare le loro classifiche. Certo è che

c’è un abisso fra il potere di Putin o di

Obama rispetto a quello di papa Francesco, perché non c’è traccia di

qualcosa che aiuti a paragonarli tra

loro, al di là delle prime pagine della cronaca. Non caso papa Francesco si

rivolge ai potenti del mondo non da

pari a pari, ma con una forza che

proviene da altro rispetto alle armi, al danaro, alla diplomazia o allo spionag-

gio. È ancora una volta la forza di un

servo di Dio e degli uomini, non di un qualsiasi presidente o despota. La sua

è la forza delle beatitudini sconosciute

Papa Francesco,

il potere dell’umiltà

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ai potenti.

La seconda annotazione riguarda la

capacità comunicativa. In un mondo che è percorso, per terra, per cielo e

per mare da una quantità di messaggi

incalcolabile, attraverso mezzi sempre più potenti e invasivi e pervasivi, papa

Francesco non alza la voce e non si dà

arie da superuomo del pensiero e della

parola, ma ancora una volta con umil-tà e semplicità rinnova ogni giorno la

proposta di un’idea e di uno stile di

vita radicati nel Vangelo. Lo si vede e lo si sente durante le omelie della mes-

sa quotidiana a Santa Marta quando

commenta la parola di Dio misurando-la con la vita concreta. Anche durante

i viaggi e le visite ufficiali ama parlare

a braccio invece di limitarsi a leggere documenti prefabbricati tra le mura

del Vaticano. A volte i documenti li

ignora e li lascia a coloro che incontra

perché li leggano con calma. Perché quello che ha da dire lo dice con

spontaneità.

Spesso appare ripetiti-vo. A volte dà l’impres-

sione che si limiti a

ridire ciò che ha già detto più volte. Se non

è un copia e incolla,

poco ci manca. Tutta-via ciò che appare evi-

dente è che parla di

un Dio e di una fede che sono radicati nella

sua vita e quindi si

propone nella veste di

testimone e non di un dottore della legge:

parla di un Maestro che lo ha sedotto. Dicono gli esperti della comunicazione

che nei meccanismi contemporanei

della informazione anche le menzogne ripetute tutti i giorni finiscono per

diventare, nella mente di ascoltatori

passivi, verità. Papa Francesco cavalca

questa possibilità riprendendo spesso alcune idee di fondo su Dio, sulla fede,

sulla vita e le sue parole diventano

come gocce d’acqua che scavano la pietra, in modo che la verità penetri

nella vita. Uomo di Dio, uomo tra gli

uomini. Angelo Onger

papa Francesco non alza la voce e non si dà arie da

superuomo del pensiero e della parola, ma ancora

una volta con umiltà e semplicità rinnova

ogni giorno la proposta di un’idea e di uno

stile di vita radicati nel Vangelo

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D omenica 20 ottobre, con la cerimonia di

titolazione ai santi Francesco e Chiara,

si è ufficialmente dato inizio alle attività del

nuovo oratorio di Passirano; per festeggiare a

dovere la nascita di questa istituzione e, allo

stesso tempo, ricordare l’ “onorata carriera”

del Centro Giovanile, abbiamo deciso di dare

un’occhiata ai Bollettini Parrocchiali degli

scorsi decenni e di stendere una breve storia

dell’edificio di via Roma 2 (ringraziamo, nello

spazio di una parentesi, chi ha sopperito alla

scarsa volontà dell’autore di questo scritto

svolgendo il duro lavoro di ricerca in

archivio).

Gli albori del “Centro” sono ricordati nel

numero 7 (marzo 1981) del nostro notiziario

parrocchiale (p. 16):

«Il Centro Giovanile “Angelo Simoncini” di

Passirano è stato inaugurato il 28 marzo 1965

dal Vescovo Luigi Morstabilini. È nato come

oratorio maschile, in sostituzione del vecchio e

inadatto Oratorio di via Manzoni [...], poi

trasferitosi nell’edificio di via Garibaldi.

È cresciuto a tempo di record, in un anno e

mezzo, per l’impulso infaticabile del curato di

allora, don Costante Bettoni e l’appoggio e la

responsabilità del parroco don Vaifro

Bonzanini.

La prima pietra dell’edificio era stata posta

dall’allora Vescovo Ausiliare di Brescia

Mons. Giuseppe Almici. Era il 24 novembre

1963.

Per la costruzione di un edificio così imponen-

te, oltre che al ricavato della vendita di tre

case delle Cappellanie di S. Angelo, S.

Giuseppe e S. Carlo, si era dovuto ricorrere a

una sottoscrizione di popolazione, la quale si

era dimostrata molto sensibile e generosa».

L’edificio divenne in pochissimo tempo un

punto di riferimento nella vita del paese:

stando infatti alla ricostruzione storica di Otta-

vio Falsina (Passirano. Appunti di storia loca-

le, p. 119), il “Centro” nel 1964, e quindi

prima dell’inaugurazione ufficiale, fu scelto

come sede «della nuova scuola media unifica-

ta, che permise ai ragazzi di Passirano, Cami-

gnone, Monterotondo, Paderno e parte di

Bornato, di seguire i nuovi corsi di istruzione

obbligatoria, senza doversi trasferire in locali-

tà più lontane». Sezione staccata degli istituti

prima di Iseo e poi di Cazzago S. Martino, la

scuola divenne autonoma, con il nome di “Fra

Fulgenzio Micanzio”, nel 1971 e lo rimase

fino al 1995, quando venne nuovamente incor-

porata con quella di Cazzago S. Martino; dal

2000 è di nuovo indipendente e comprende

anche la sezione di Paderno (ricavo queste

informazioni da una conversazione telefonica

con il prof. Giorgio Bettoni). La collaborazio-

ne tra istituzioni scolastiche e Centro Giovani-

le proseguì fino agli anni ’90, quando le attivi-

tà didattiche vennero concentrate esclusiva-

mente nell’edificio di via Libertà, per poi

trasferirsi definitivamente nella nuova sede,

inaugurata nel settembre del 2000. Nell’anno

scolastico 2006-2007, per ovviare a una

situazione d’emergenza, l’edificio di via Roma

ospitò i ragazzi delle scuole elementari.

Tra le attività del “Centro” andate perse nel

corso del tempo, oltre a quella meritoria del

Campo raccolta, va certamente ricordata la

pubblicazione di un giornale, lo «Zerbino»,

distribuito tra la popolazione passiranese tra il

gennaio del 1980 e il febbraio del 1987. Don

Ermanno presentò così questa iniziativa nell’e-

ditoriale del primo numero: «Non ha la prete-

sa di essere esauriente su alcun argomento, né

di competere con un periodico (anche perché

Dal Centro Giovanile

all’Oratorio Santi Francesco e Chiara

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13 esso non è un periodico), né di avere lunga

vita o fortuna. Quando noi vogliamo fare una

gita, sappiamo che occorrono degli strumenti;

ma non a tutte le persone partecipanti gli stes-

si strumenti sono utili in ugual misura. Lo

“ZERBINO” vuole essere solo uno degli

strumenti del nostro cammino insieme a

Passirano. E perciò può essere buttato se non

piace, può essere criticato, può essere anche

utile perché offre possibilità di incontro». La

rivista del “Centro” dava spazio alle notizie

più svariate: dall’esame di ‘coscienza elettora-

le’ in vista delle amministrative del 1980, alle

prime esperienze lavorative dei ragazzi passi-

ranesi; dalle considerazioni sulla diffusione

della fede tra i giovani, alle riflessioni sui

cambiamenti demografici all’interno della

nostra comunità; dalle ‘esperienze vissute’ dai

parrocchiani fino all’angolo della poesia. Chi,

come me, dovesse avere il piacere di consulta-

re per la prima volta i trentacinque numeri di

questa rivista, verrà sicuramente piacevolmen-

te colpito dalla passione che animava i giova-

ni articolisti dello «Zerbino»: al suo interno,

infatti, sono raccolti scritti che mostrano il

desiderio dei ragazzi di meglio capire il

mondo, di confrontarsi con gli altri, di miglio-

rare, senza risparmiare anche dure critiche, gli

aspetti meno positivi della nostra comunità. Le ultime righe le dedico a quella che da

trentaquattro anni è forse la più apprezzata

attività del Centro Giovanile, ovvero la Festa,

che tutti gli anni riunisce molti cittadini di

Passirano e dei paesi vicini. Anche in merito a

questo argomento facciamo un salto nel pas-

sato e riproponiamo un brevissimo trafiletto

del quinto numero dello «Zerbino» (autunno

1980), nel quale si descrivono gli esiti della

prima edizione: «All’inizio del mese di otto-

bre si è tenuta la Festa del Centro Giovanile

(la prima, speriamo, di una serie) che è stata

un’occasione in più per incontrarci nella

serenità. La FESTA è riuscita abbastanza bene

(almeno stando al giudizio di tante persone)

ed ha creato spazi di distensione e divertimen-

to. Da queste pagine giunga un GROSSO

GRAZIE a tutti gli esercenti di Passirano e ad

altri privati per la sensibilità dimostrata in

occasione della Festa stessa». Le parole, non

proprio entusiastiche, utilizzate per commen-

tare questa prima edizione di certo non si

addicono più ai nostri tempi: definire

“abbastanza riuscita” l’ultima festa del Centro

sarebbe davvero riduttivo, perché, come sap-

piamo, essa ha radunato centinaia di persone

ed è stata molto apprezzata dalla popolazione.

Questo è il breve prospetto storico che ci

siamo sentiti in dovere di scrivere per celebra-

re la lunga vita del Centro Giovanile e, soprat-

tutto, per ringraziare tutte le persone che per

tantissimi anni vi hanno collaborato. Ma,

come sappiamo, il passato è passato; il futuro

ha un nuovo nome, e si chiama “Oratorio

Santi Francesco e Chiara”: la cosa migliore

che possiamo augurarci è che il futuro prenda

esempio dal bel passato che abbiamo cercato

di raccontare, per costruire così una storia

ancora più luminosa.

Gabriele

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N on intendo soffermarmi sulla solidarie-ta tra persone, estesa a chi e in difficol-

ta , e che traduce la fede in giustizia e carita . Il mio tema e la solidarieta tra animali. La racconto con due scene stupende. Vera le-zione. Scene incredibili. Se non ne fossi sta-to testimone io stesso... Farei fatica a creder-ci.

Prima scena. A 130 km da Irin-ga, continuamente scendendo nella Grande Rift Valley, si trova il Ruaha National Park, vasto 45.000 kmq. Per quantita di animali non e paragonabile ai grandi parchi del Nord. Ma, ondulato e attraversato da quat-tro fiumi, ha la sua bellezza e offre panorami incantevoli. Durante la stagio-ne secca si puo vedere quasi tutto, leoni compresi, e non pochi. Vi abbondano gli elefanti, le giraffe e i bufali.

Tre volte da Iringa vi accom-pagnai dei nostri ospiti dal cuore missionario. Una volta ci sorprese un cerchio di gi-raffe, immobili, con il loro lungo collo tutto teso e fermo, come se fosse pietrificato. In mezzo a loro quattro giraffe piccole. Ci chiedevamo il motivo. La spiegazione venne presto. A circa dieci metri dal cerchio scorgiamo una leo-nessa, sdraiata. Si alza, cammina lentamen-te, guarda, si sdraia. E così ripetutamente, seguita da un lieve muoversi del collo di tutte le giraffe. La osservano e la seguono. Per quanto forte e avida non osa fare breccia tra le giraffe, temendo i loro calci in ventre. E così le piccole giraffe continuano ad essere protette dall’amore materno-paterno di alcune, e dalla solidarieta di tutte.

Osserviamo per circa mezz’ora. La leonessa si allontana. Delusa, amareggiata? Certa-mente sconfitta dall’unione che fa la forza! Le giraffe rimangono sul posto ancora un po’. Senza dubbio hanno sperimentato la scaltrezza dei leoni e sanno che non posso-

no fidarsi della presunta scomparsa. Dopo un po’ si separano, ma senza allontanarsi troppo. Presto o tardi un’imprudente ‘giraffina’ che vuol gustare liberta sara preda del leone. Ma intanto io ho imparato un’indimenticabile lezione!

Seconda scena. E’ simile alla prima. La narro in breve. Viaggiando tra Dar es Sa-laam e Iringa, per circa 40 km si attraversa il Mikumi National Park, vasto 3.230 kmq. In base alla stagione, dalla strada puoi vedere molto o non vedere nulla, ma sempre nume-rosi branchi di timide gazzelle. Se ti inoltri, vedi sempre qualcosa. Vi sono parecchi pic-coli laghetti, in cui vivono e sbuffano gli ip-

popotami. L’unica volta che lo visitai... Una scena stupenda, da film. Era la stagione secca. In un laghet-to con acqua bassa si scor-geva una mamma ippopota-mo partorire. Attorno a lei dieci o dodici ippopotami: certamente non per curiosi-ta , ne per congratularsi, ma per proteggere il nascituro dai molti coccodrilli che sulla riva sono immobili come pietre, ma attenti a

tutto e pronti ad impossessarsi della preda.

Due scene, lo stesso messaggio: preoccupa-zione e protezione, amore e solidarieta . L’istinto e spesso piu forte dei calcoli, dell’intelligenza e del cuore degli uomini. Compreso il mio.

p. Giuseppe Inverardi

SOLIDARIETA’

L’istinto è spesso

più forte

dei calcoli,

dell’intelligenza,

e del cuore degli

uomini

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I n data 16 ottobre 2013 si sono riuniti i con-

sigli pastorali delle parrocchie di Passirano,

Monterotondo, Camignone e Monticelli. In-

contro tenuto da don Cesare Polvara dal titolo

“Comunità in Cammino”. Sono stati sviluppati

5 punti riguardanti: la fisionomia e la struttura

dell’Unità Pastorale (UP); i suoi compiti e la

sua funzione; le persone che vi ruotano attor-

no; gli organismi e le associazioni che intera-

giscono con essa; i passi da compiere al fine di

realizzare il progetto di unioni tra le parroc-

chie. Di seguito riportiamo gli argomenti

trattati al riguardo.

L’UP è una particolare unione di più parroc-

chie affidate dal Vescovo a una cura pastorale

unitaria. Tra gli elementi di una UP è da consi-

derarsi necessario la nomina di un presbitero

coordinatore, le cui competenze sono: coordi-

nazione del gruppo esercitante il ministero,

presidenza della commissione economica e

promozione della comunione e della vita

fraterna tra i membri dell’ UP. Elementi utili

all’UP devono considerarsi: l’affidamento ad

un diacono la cura pastorale della parrocchia;

la costituzione di commissioni per i vari ambiti

della pastorale; un centro Caritas ed un centro

educativo per la preghiera.

La progettazione pastorale, nata dall’ascolto

del Vangelo, comporta i seguenti momenti:

analisi della situazione sociale; la definizione

degli obiettivi da raggiungere; i passi da com-

piere nell’itinerario prescelto; la verifica come

momento di ridefinizione degli obiettivi. Al

servizio della missione, le comunità sono tenu-

te a svolgere una pluralità di funzioni che

nell’UP saranno oggetto della progettazione

pastorale comune. Fondamentali dovranno

essere: l’annuncio della Parola, le celebrazioni

sacramentali, la testimonianza della carità.

“Fondamentali” perché tutte le altre funzioni

dipendono da esse, vi si alimentano e ne

suzzano la linfa. Nella vita liturgica si dovran-

no ripensare in modo organico gli orari delle

celebrazioni eucaristiche cercando di garantire

in ogni parrocchia una celebrazione eucaristica

domenicale e curare la formazione degli

animatori liturgici.

Nell’ambito della catechesi si dovrà attuare il

cammino dell’iniziazione cristiana secondo le

disposizioni diocesane, prestando attenzione

alla formazione dei genitori e dei catechisti.

Quando risulti possibile e utile, la catechesi dei

bambini e dei ragazzi sarà svolta dalle parroc-

chie.

Base dei molteplici servizi svolti nella comuni-

tà cristiana deve essere la coscienza che ogni

ministero rappresenta un modo di partecipa-

zione all’unica missione eucaristica della

Chiesa; la quale è attuata da diversi soggetti,

secondo le varie vocazioni ed i doni ricevuti, e

si realizza in modi differenti e complementari.

Il presbitero coordinatore abbia cura di ricono-

scere e mettere in comunione le persone che

svolgono un ministero continuativo nel gruppo

interparrocchiale, in cui si deve manifestare

una piena comunione, una corresponsabilità

sinodale ed una pulsante collaborazione. Da

rimarcare come basilare è la promozione di

percorsi di conoscenza, formazione e condivi-

sione nella fraternità.

Prioritaria sarà da considerare una formazione

permanente di laici che porti a maturare uno

stile di vita laicale autenticamente cristiano; si

dovrà curarne poi la formazione in modo che

possano esercitare un servizio ecclesiale,

riconoscendo un ruolo particolare alle donne.

Il Vescovo, a motivo della scarsità di sacerdo-

ti, può affidare una partecipazione nell’eserci-

zio della cura pastorale di una parrocchia ad

una persona non insignita del carattere

sacerdotale.

Matteo Gilberti

L'Unità Pastorale

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Messa in onore di Suor Marialina Zaninelli (a vent’anni dalla sua morte) Il 30 novembre 1993 è morta tragicamente per incidente a Frias (Santiago del Estero – Argentina) con due bambini che aveva portato alla città di Santiago per una visita medica. Aveva 55 anni. Ventidue di questi li ha vissuti come missionaria in Argentina. Ha donato ovunque entusiasmo, serenità, gioia. Alcune note caratteristiche colte da me sono: Gioia: aveva per tutti un sorriso. Amore grande verso i più piccoli: bambini, ragazzi, poveri… Lei diceva: “Il mio regno è il regno dei poveri”. Amicizia evangelica: con le mamme, i giovani, i sacerdo-ti… Ardore apostolico: senza misurare fatiche e sacrifici. Amore e fedeltà al cammino della Chiesa: molto bene inserita nelle scelte pastorali della Chiesa locale. Tanta creatività: per la preparazione delle celebrazioni, la scelta dei segni, piccoli doni fatti da lei stessa… Esiste un canto che in Argentina cantiamo spesso alla Madonna. E’ stato ispirato nella vita di una consacrata e noi, suore dell’America Latina, l’abbiamo dedicato a Suor Marialina. Vorrei cantarlo. Si chiama “Bendita seas mujer”…

Bendita Seas Mujer (América Latina) Bendita seas mujer que le ofreces a Dios la vida,

bendita por ser del Padre, bendita por ser del pueblo, bendita por ser mujer y hacer nacer a Dios adentro. Bendita seas mujer que desde Dios miras al pueblo, bendito sea tu canto, bendito tu caminar, benditos sean tus pies

que pisan barro y siguen yendo... Mi pueblo te necesita viviendo como mi pueblo; mi gente te reconoce, te quiere ver a vos con ellos. Que siga la puerta abierta, que siga el desprendimiento; que siga tu mesa pobre

y el pobre sentado adentro. Bendita sea tu pobreza de compartir angustia y sueños, bendito sea el no tener bendito sea tu silencio, bendita que sin horario dejas que todos sigan viniendo.

Bendita seas, amiga, hermana, y madre al mismo tiempo, bendita virginidad, bendito deseo eterno, bendito sea tu amor que late adentro en un “te quiero”...

Grazie tante a voi: familiari, sorelle, amici, per avere accettato la vocazione missionaria di Suor Marialina e per avere lasciato che rimanga là, nella nostra terra, il suo corpo, accanto ai suoi bambini… Per questa, la sua gente, lei è un segno visibile dell’immenso amore di Dio, una vera “santa”… La cappella in cui riposa è diventata meta di preghiera per il popolo di Dio che fa continua-mente memoria di lei e della sua testimonianza di vita. Benedetto sia il Signore Gesù per i suoi grandi disegni d’amore! Che la vita di Suor Marialina sia per tutti noi uno stimolo a vivere, nella vita quotidiana, la fedeltà alla chiamata di Dio, con generosità! Amen. Suor Nélida de Jesus

A ricordo di Suor

Il mio regno è

il regno dei

poveri

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FRIAS, chiamata citta dell’amicizia, ha 40.000 abitanti, con due Parrocchie e quattro chiesette.

Suor Marialina, quando e arrivata a Frias si e trova-ta con moltissimi bambini di un barrio molto povero dove lei ha aperto un merendero – spazio dove si offre la merenda -, che per i bambini era la cena.

Poi, vedendo la realta nella quale pochi erano i bambini che andavano a scuola, ha pensato di aprire la scuola materna, che ha visto aumentare i bambini di anno in anno.

Così si e pensato di iniziare le elementari. Ma poiche non c’erano gli ambienti, si e chiesto alle famiglie se potevano mettere a disposizione delle stanze, che sono poi diventate aule di scuola.

La richiesta dei genitori era di una secondaria; quindi lo stato ha messo a disposizione i magazzini della stazione dei treni, intanto che si costruiva una scuola nuova dove poter ospitare tutti i ragazzi.

Oggi in questa scuola parrocchiale ci sono 1.000 alunni, con l’asilo nido, la scuola materna, le elementari, il liceo e il “profesorado”, un livello di studio superiore che prepara nuovi insegnanti.

Suor Ornella Terzi

Tu sei benedetta donna (America Latina) Sia benedetta donna che offri a Dio la vita,

benedetta per essere del Padre, benedet-ta per essere del popolo, benedetta per essere donna e fare nascere Dio dentro. Sia benedetta donna, che con lo sguardo di Dio guardi il popolo, sia benedetta la tua canzone, sia benedetto il tuo camminare, siano benedetti i tuoi piedi che calpesta-no fango e continuano ad andare ...

Il mio popolo ha bisogno di te, che vivi come la mia gente, loro ti riconoscono, vogliono vederti con loro. Che continui la porta aperta, che continui il distacco; che continui il tuo tavolo povero e il povero seduto all'interno.

Sia benedetta la tua povertà di condivi-sione di angosce e sogni, sia benedetto il non avere, sia benedetto il tuo silenzio, sia benedet-ta tu, che senza orari lascia che tutti continui-no ad arrivare.

Sia benedetta tu: amica, sorella e madre al tempo stesso, benedetta verginità, benedetto desiderio eterno, benedetto sia il tuo amore che batte dentro un: “ti voglio bene” ...

sia benedetta tu:

amica, sorella e

madre

Marialina Zaninelli

Frias 2013

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N on ho mai creduto di riuscire a parlare al funerale di mia madre, ma in questi gior-

ni, pensando a lei, ho capito che era più forte il mio desiderio di renderle omaggio.

Sono sicura che tutti noi, qui presenti oggi, ab-biano almeno una volta nella vita, o infinite vol-te, ricevuto un aiuto, un consiglio, un pensiero gentile da parte sua. Aveva la capacità di scom-porre il tempo in frazioni di secondo nell'arco della giornata per aiutare o per fare un favore agli altri; girava tutta Milano con la sua Punto, parcheggiandola rigorosamente in doppia fila (“Tanto ho messo le doppie frecce” diceva sem-pre) e ora ritirava un pacchetto, ora riconsegna-va a casa un nipotino dalla piscina, ora correva alle riunioni dell'asilo di Monterotondo o per i padiglioni dell'ospedale Policlinico, sempre pronta a portare aiuto a chi ne avesse bisogno. Aveva una generosità spontanea, immediata, anche a costo di correre tutto il giorno, anche a costo di spaccarsi la schiena per la sua famiglia o per il prossimo.

Di lei sono state dette tante cose belle, ma una tra tutte mi ha colpito in modo particolare ed è stata di una persona che ha detto che mia mamma aveva “Gesù Bambino nel cuore” e credo che sia davvero così: Gesù per la sua fede, oltre che per il suo vero amore cristiano, Bambino per la capacità, che non ha mai perso in tutta la sua vita, perfino nella malattia, di emozionarsi, di entusiasmarsi e di essere curio-sa nei confronti delle persone e delle cose, fino a essere a volte quasi infantile nelle sue consi-derazioni: dei lampi di ingenua purezza, che mi facevano sorridere, in mezzo a un pensiero sempre lucido, pratico, e a una forza e un

coraggio da leonessa.

Mia mamma è una donna che nella vita ha dav-vero raggiunto quello che desiderava, dall'uo-mo che ha sempre amato alla follia, ai figli, ai nipotini, al saper apprezzare l'alta società e la “bella vita”, peraltro con un'eleganza che rara-mente mi è capitato di incontrare, senza perdersi mai nella superficialità, senza mai perdere di vista quelle che erano le vere priori-tà della vita. Si godeva le feste e i ricevimenti ma alla fine era felice di passare i fine settimana davanti al grande camino di Bordi.

Quello che vorrei augurare a voi che mi ascolta-te oggi è che lei possa continuare a essere uno stimolo per tutti noi, quando ci sentiamo stan-chi, annoiati, depressi.. Ecco, vorrei che in quel momento ci possa essere di aiuto ricordare il suo essere instancabile, sempre propositiva, libera, fiduciosa nel futuro e sempre pronta ad aprire la porta agli altri. Se c'è una cosa che non ricordo di mia mamma è di averla vista mai annoiata.

Grazie mamma di essere stata così!

Bea

In ricordo di Cecilia

Orizio Riccardo, si è laureato in ingegneria presso l’Università di Brescia il 20.03.2013

con il voto di 106/110.

Complimenti al nuovo laureato e Buona Strada!

Il giorno 9 novembre è deceduta a Milano la signora Cecilia Modigliani in Fassati, Presidente della Scuola Materna di Monterotondo: vogliamo ringraziarla per tutto il bene che ha fatto fra noi, soprattutto ai bambini della nostra comunità che le stavano proprio a cuore.

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CRESIMATI di PASSIRANO

Faustini Andrea

Faustini Gloria

Faustini Lorenzo

Ferrari Lara

Fortunato Federica

Frasca Patrizia Goglione Thomas

Maffezzoni Elena

Mingardi Federico

Mingardi Sara

Musatti Lorenzo

Regosini Tiziano

Salvadori Samuele

Scorza Giorgia

Tanzini Linda

Trainini Beatrice

Trombini Francesca

Veraldi Tommaso

Zappa Elisa

Agnesi Leidy Tatiana

Ambrosini Alessandro Baldi Alessio

Barbieri Valeria Beccati Martina

Bergoli Riccardo

Bonetti Nicola

Bonardi Cristian

Brignoli Ettore

Cadei Filippo

Cartella Samuele

Daffini Ludovica

Delbarba Giulia

Delbono Elisa

Delpozzo Francesco

Dotti Elisa

Dotti Vittoria

Elookunnel Divinnya Maria

Falcone Rebecca

Farina Stefano

CRESIMATI di MONTEROTONDO

Andreis Sara, Bizioli Paolo Bottacchi Andrea Consoli Marco Consoli Lorenzo Cossandi Davide Chiari Michele Fenaroli Marco Ghiglia Sara Giovanardi Manuel Rinaldi Enrico Stanga Nadia Stanga Jessica Serioli Annalisa Varinelli Laura

Il 18 maggio 2013 a Monterotondo per l’imposizione delle mani del delegato del Vescovo Mons. Alfredo Scaratti, hanno ricevuto la Cresima e la Prima Comunione:

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Q uando, nel dicembre del 1849, la fabbriceria

della Parrocchia di Passirano diede l’incari-

co a Stefano Boldini (valente artigiano di origini

camune) di costruire un orologio per la torre

campanaria, per sostituire quello in funzione dal

Settecento ed ormai inutilizzabile, sicuramente

aveva come scopo, encomiabile e di prestigio

per la comunità di Passirano, quello di abbellire

e dare importanza alla torre stessa. Ne danno

testimonianza i documenti storici…“dar fasto in

opera sulla torre” e “ la sua grandezza e forza”

doveva essere “proporzionata all’intiera voce di

cui è capace la maggior campana esistente sulla

Torre medesima”, e il materiale doveva essere

“congruo” e ”assolutamente buono e solido,…

finemente… lavorato con tutte le regole dell’ar-

te”, e ancora:

“L’Orologio

dovrà dattare

e ribattere le

ore sulla

campana

maggiore

dall’una fino alle dodici ininterrottamente e

dovrà stare montato non meno di ore trenta

consecutive…”.

Il Boldini eseguì l’opera nel rispetto delle richie-

ste, a tempo di record, terminandola nel maggio

del 1850.

Da quel momento fino al 1975 circa, l’orologio

ha ricordato ai passiranesi lo scorrere del tempo,

scandendo i ritmi delle attività giornaliere.

Se si considera che nella civiltà contadina il

tempo era identificato dal susseguirsi del giorno

e della notte, dal trascorrere delle stagioni e dal

suono delle campane che evidenziava alcuni

momenti cruciali della giornata ed avvenimenti

importanti, si può facilmente immaginare come

un orologio visibile da lontano, che scandisse le

ore e le mezz’ore, fosse un elemento di grande

utilità per la popolazione. È plausibile ritenere

che, coloro che hanno commissionato l’opera,

avessero ben presente tale funzione, sicuramen-

te apprezzata dalla cittadinanza.

Verso il 1975 fu sostituito da un meccanismo

elettronico e il glorioso vecchio orologio venne

immeritatamente dimenticato nel suo armadio.

Fortunatamente, nel luglio del 2013, un gruppo

di parrocchiani stimolati dal parroco don Luigi

Guerini ha ritenuto opportuno e doveroso ridare

alla vista dei cittadini un’opera meravigliosa che

ha segnato gran parte della loro vita.

Per riportarlo all’antico splendore, sotto la guida

di Luigi Faustini, hanno smontato pezzo per

pezzo il meccanismo, lo hanno ripulito e rimon-

tato per presentarlo ai concittadini nel giorno

della festa patronale.

L’Orologio della Torre Campanaria

di Passirano

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È stato un lavoro costante ed impegnativo, predi-

sponendo adattamenti affinché il meccanismo

funzionasse perfettamente in una situazione non

del tutto consona.

Deve essere motivo di esempio il lavoro svolto

per recuperare un gioiello comune, allo scopo di

valorizzare l’autore, il suo intelletto e la manuali-

tà tanto cara ai nostri avi e purtroppo oggi dimen-

ticata o messa da parte come opera primitiva e

senza importanza. La comunità stessa avrebbe

perso una delle sue più significative testimonian-

ze e la Città di Passirano una preziosa reliquia del

proprio passato.

È un errore irrimediabile perdere la memoria

delle opere dei nostri predecessori, ma è ancora

più grave non tramandare alle nuove generazioni

la conoscenza del proprio passato in ogni sua

manifestazione e la consapevolezza delle proprie

origini.

Le nuove generazioni ne hanno un gran bisogno.

Ne abbiamo avuto un

esempio durante la

visita all’orologio degli

alunni delle scuole. È

stato veramente gratifi-

cante assistere all’inte-

ressamento dei ragazzi,

in particolare dei più

piccoli. Si sono dimo-

strati desiderosi di

conoscere e capire

ponendo domande

appropriate e puntuali.

Sarebbe veramente

imperdonabile eludere

queste aspettative

anche se latenti.

Ben vengano la tecno-

logia e le nuove sco-

perte con cui i nostri

giovani devono giusta-

mente e doverosamen-

te convivere e interagire. Occorre, però, fornire

loro anche la memoria del pensiero, delle opere,

delle azioni di coloro che li hanno preceduti: la

memoria del passato è la base irrinunciabile per

riconoscere la propria identità e per costruire un

futuro migliore. Evitiamo ai nostri ragazzi di

porsi davanti allo specchio chiedendosi:

” Chi sono io?”.

“L'uomo dimentica?… Si dice che ciò sia opera

del tempo; ma troppe cose buone, e troppe ardue

opere, si sogliono attribuire al tempo, cioè a un

essere che non esiste. No: quella dimenticanza

non è opera del tempo; è opera nostra, che

vogliamo dimenticare e dimentichiamo.”

(Benedetto Croce, Frammenti di etica, 1922).

B.

È un errore irrimediabile perdere la memoria delle

opere dei nostri predecessori, ma è ancora più grave

non tramandare alle nuove generazioni

la conoscenza del proprio passato

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Calendario liturgico di PASSIRANO

DICEMBRE ORE

DOMENICA 1 1a di AVVENTO: Giornata del pane per la Caritas Diocesana

LUNEDI’ 2 08,00 Inizio preghiera per elementari e medie per tutto l’Avvento

DOMENICA 8 11,00 Festa dell’IMMACOLATA - messa solenne con i Padri Oblati di Maria Immacolata

MERCOLEDI’ 11 20,00 Ritiro presso le suore di Fantecolo per catechisti - Consiglio Pastorale - Consiglio

dell’Oratorio - volontari

DOMENICA 15 11,00 Natale degli anziani - segue pranzo presso l’Oratorio

LUNEDI’ 16 20,30 All’Oratorio veglia penitenziale e confessioni per adolescenti e giovani

MARTEDI’ 17 16,00 Confessioni per ragazzi delle elementari

MERCOLEDI’ 18 16,00 Confessioni per i ragazzi delle medie

VENERDI’ 20 20,30 Celebrazione penitenziale per adulti e confessioni in chiesa

SABATO 21 20,30 In teatro spettacolo natalizio dei bambini “VERSO BETLEMME”

DOMENICA 22 09,30 Alla S. Messa, benedizione dei Bambinelli (Gesù Bambino da porre nel presepio).

Iscrizione al concorso dei Presepi presso le catechiste. Si passerà a visitare le case.

MARTEDI’ 24 8,00/12,00

15,00/18,30 23,30

Giornata penitenziale: Confessioni Non ci sarà la messa delle 18,00 Veglia e S. Messa di mezzanotte

MERCOLEDI’ 25

16,00 NATALE: SS. Messe ad orario festivo Vespri solenni

GIOVEDI’ 26 08,00/10,30

16,00 20,00

Santo STEFANO: SS. Messe Presepio vivente partendo dal sagrato della chiesa Visita ai presepi alle Piazze

VENERDI’ 27 20,00 Visita ai presepi a Villa

SABATO 28 20,00 Visita ai presepi in Contrada di Sopra

DOMENICA 29

08,00/10,30 18,30 20,30

Santa FAMIGLIA: SS. Messe S. Messa Presepio vivente notturno partendo dal sagrato della chiesa

LUNEDI’ 30 20,00 Visita ai presepi in Contrada di Sotto

MARTEDI’ 31 18,30 CAPODANNO: S. Messa con “TE DEUM” di ringraziamento

GENNAIO

MERCOLEDI’ 1 08,00/10,30

18,00 18,30

MADRE di DIO: Giornata Mondiale della Pace - SS. Messe Vespri col canto “VENI CREATOR” S. Messa

DOMENICA 5 08,00/10,30

16,00 18,30

SS. Messe Tombolata in Oratorio - segue pizzata S. Messa

LUNEDI’ 6

08,00/10,30 15,00 18,30

Festa dell’EPIFANIA: SS. Messe Benedizione dei bambini - segue presepio vivente S. Messa

DOMENICA 12 08,00/09,30

11,00/18,30

BATTESIMO di GESU’: Riprende il Catechismo SS. Messe

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DICEMBRE ORE

DOMENICA 1 1a di AVVENTO: Giornata del pane per la Caritas diocesana

LUNEDI’ 2 08,00 Inizio preghiera per elementari e medie per tutto l’Avvento

DOMENICA 8 Festa dell’IMMACOLATA

MERCOLEDI’ 11 20,00 Ritiro presso le suore di Fantecolo per catechisti - Consiglio Pastorale - CPAE -

Consiglio dell’Oratorio - volontari

MERCOLEDI’ 18 16,00 Confessioni elementari e medie

DOMENICA 22

10,30 Alla messa, benedizione dei Bambinelli (Gesù Bambino da porre nel presepio).

Iscrizione al concorso dei presepi presso le catechiste, si passerà a visitarli nelle

case

MARTEDI’ 24 15,00 /18,30

23,30

Confessioni. Non ci sarà la messa delle 18,30

S. Messa - Veglia di Mezzanotte

MERCOLEDI’ 25 10,30 / 18,30 NATALE: SS: Messe

GIOVEDI’ 26 10,30 / 20,30

16,00 Santo STEFANO: S. Messa Presepio vivente a Passirano partendo dal sagrato della chiesa

DOMENICA 29 20,30 Santa FAMIGLIA: Presepio vivente notturno a Passirano partendo dal sagrato

della chiesa

MARTEDI’ 31 18,30 CAPODANNO: S. Messa con “TE DEUM” di ringraziamento

GENNAIO

MERCOLEDI’ 1 10,30 / 18,30

18,00

MADRE di DIO: Giornata mondiale della Pace. SS. Messe Vespri col canto “VIENI CREATOR”

DOMENICA 5 08,00 / 10,30 SS. Messe

LUNEDI’ 6 08,00 / 10,30

15,00

Festa dell’EPIFANIA: SS. Messe Benedizione dei bambini, segue presepio vivente.

DOMENICA 12 08,00 / 10,30 BATTESIMO di GESU’: SS. Messe - Riprende il catechismo

TUTTI I MARTEDÌ :

ALL’ ORATORIO DI PASSIRANO INCONTRO SULLA PAROLA

ALLE ORE 20,30

DA GENNAIO A MONTEROTONDO

Calendario liturgico di MONTEROTONDO

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NUMERI DI TELEFONO UTILI

Segreteria parrocchiale:

030654005

Don Gigi: 030654005/3460447955

email: [email protected]

Don Raimondo: 030653637

Cellulare: 3336716325

Diacono Bruno: 3385953190

Oratorio “Santi Francesco e

Chiara”: 030653391

email: oratorio.francescoechiara

@gmail.com

Padri Oblati (OMI):

030653629

COMUNITÀ DI

PASSIRANO

Notiziario

Parrocchiale

Numero 4 - Anno 2013

Direttore responsabile

Adriano Bianchi

Autorizzazione del

tribunale

n.27/1988

del 4 luglio 1988

Chiunque voglia

scrivere al bollettino

puo farlo inviando

una mail all’indirizzo mail

[email protected]

oppure

lasciando una lettera

nella cassetta postale dell’oratorio.

TUTTE LE MATTINE dalle ORE 9,00 alle 11,00

LA SEGRETERIA PARROCCHIALE DI PASSIRANO

E' APERTA!!!