Amici di Montemario n.259

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Anno XLIII - Gennaio/Febbraio 2011 - Roma, mensile 259 259 Una veduta della parte settentrionale del Parco del Pianoro di via Proba Petronia, un’importantissima risorsa ambientale per gli abitanti della Balduina ed in particolare per i bambini, che possono giocare e scorrazzare all’aria aperta, in un’area protetta, al margine del grande polmone verde della Valle dell’Inferno. Il Parco rappresenta una felice testimonianza del successo che può avere una spontanea azione di cittadini; nasce infatti da un movimento di abitanti della zona (tra i quali ricordiamo Luciano Testerini) riunitisi nel 2000 in Comitato, poi trasformato nell’Associazione Balduina per il Pineto onlus. Le motivazioni e la determinazione dell’azione hanno trovato ascolto prima in RomaNatura, che ha adottato il progetto di massima sviluppato dall’Associazione stessa, e poi nella Regione Lazio, che ha acquistato l’area, e nel Comune di Roma, che ha finanziato la sistemazione. Sono attualmente in corso lavori di manutenzione straordinaria, che prevedono il ripristino delle strutture rotte o fatiscenti, l’allargamento dell’area bambini e di quella cani, nonché nuovi giochi e nuove piantumazioni (da auspicare alberi a rapida crescita ed ampia chioma, perché il soleggiamento estivo costituisce un problema per la fruizione del Parco). Nel Parco si ricordano gli attori: dopo l’intitolazione di un vialetto a Gino Bramieri, il 15 dicembre scorso un altro vialetto è stato intitolato al romanissimo Memmo Carotenuto.

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n.259 rivista mensile

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Anno XLIII - Gennaio/Febbraio 2011 - Roma, mensile

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Una veduta della parte settentrionale del Parco del Pianoro di via Proba Petronia, un’importantissima risorsa ambientale per gli abitanti della Balduinaed in particolare per i bambini, che possono giocare e scorrazzare all’aria aperta, in un’area protetta, al margine del grande polmone verdedella Valle dell’Inferno. Il Parco rappresenta una felice testimonianza del successo che può avere una spontanea azione di cittadini; nasce infatti da unmovimento di abitanti della zona (tra i quali ricordiamo Luciano Testerini) riunitisi nel 2000 in Comitato, poi trasformato nell’Associazione Balduinaper il Pineto onlus. Le motivazioni e la determinazione dell’azione hanno trovato ascolto prima in RomaNatura, che ha adottatoil progetto di massima sviluppato dall’Associazione stessa, e poi nella Regione Lazio, che ha acquistato l’area, e nel Comune di Roma,che ha finanziato la sistemazione. Sono attualmente in corso lavori di manutenzione straordinaria, che prevedono il ripristino delle strutturerotte o fatiscenti, l’allargamento dell’area bambini e di quella cani, nonché nuovi giochi e nuove piantumazioni (da auspicare alberi a rapida crescita edampia chioma, perché il soleggiamento estivo costituisce un problema per la fruizione del Parco). Nel Parco si ricordano gli attori:dopo l’intitolazione di un vialetto a Gino Bramieri, il 15 dicembre scorso un altro vialetto è stato intitolato al romanissimo Memmo Carotenuto.

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Anche questo è Monte Mario

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Rivista mensile editadall’Associazione

AMICI DI MONTE MARIO

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Ha collaborato a questo numeroFIORELLA FRAPISELLI

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Numero chiuso il 22 febbraio 2011

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Civismo,una voce di speranzaAbito al 5697 di via Trionfale,percorro perciò spesso a piedi iltratto che porta in piazza Meda-glie d’Oro. In quei brevimomenti, quasi si trattasse diattraversare un campo minato,devo, come chiunque passa dilà, far ricorso a tutta la miaattenzione e concentrazione perevitare di calpestare uno deisempre più numerosi escre-menti di cane che costellano ilpercorso, e, ciononostante,basta un attimo di distrazione, ela frittata è fatta. Poi, prose-guendo lungo il marciapiedidella piazza, la situazionemigliora, non perché i proprie-tari di quei cani si ravvedanoimprovvisamente, ma soltantoper la buona volontà, anche seforzata, del personale degliesercizi che affacciano su diesso. La situazione non è diver-sa un po’ in tutta la zona. Lo so, una lettera di denuncia algiornale di quartiere non bastaa ridestare i concetti di benecomune, di responsabilità, dibuona convivenza, di rispettoper il prossimo che i loropadroni umani (ovviamente miriferisco non a chi possiedecani in generale, ma solo aquelli che non raccolgono ledeiezioni da essi incolpevol-mente deposte, come suppongo

farebbero a casa loro) forse nonsi chiedono mai cosa siano e seriguardino anche loro, ma, allamia età, e malgrado tutta la sto-ria passata e presente ci confer-mi che non c’è niente di nuovosotto il sole, che il progressoumano è solo in superficie enella tecnica, ma nella sostanzal’uomo è sempre uguale a séstesso dalla notte dei tempi, mipiace ancora pensare che siapossibile cambiare il mondoumano in meglio, e che ci saràqualcuno che, leggendo questalettera, indichi un suggerimen-to, esponga un’idea, dia il suopiccolo contributo ad accresce-re, anche se di pochissimo e perun piccolissimo conflitto dicivile convivenza, il nostrolivello di progresso umano.Piccole e insignificanti scintillepossono accendere un grandeincendio, più che una lettera didenuncia consideratela unaprovocazione, uno stimolo adare il meglio di noi, ce la pos-siamo fare!

Antonio Maggiorelli

Ancora sul 913nei giorni festiviVorrei conoscere, dai responsa-bili ATAC, per quale motivonei giorni festivi la linea del913 sia servita con autobus“MINI”. Ciò crea un servizio dipessima qualità, essendo una

linea abbastanza lunga, spessola domenica è impossibile sali-re. Se il motivo è il risparmio,perché non dirottare tali vetturesu altre linee? Ad esempio il999 (linea peraltro inutile inquanto doppione del 991)oppure il 990 non così affollata.Mi sembra che certe sceltesiano fatte senza riflettere.Sicuramente a questo mio dub-bio non avrò risposte.

Sergio Barale

Confidiamo in un’esaurienterisposta dell’Atac o dell’Agen-zia per la Mobilità, ma ci pareevidente che la causa è la deci-sione di non esercitare, neigiorni festivi, la linea 912 e diservire la zona abbandonata,che ha una viabilità angusta,con una deviazione di partedelle corse della 913 (mentrequelle non deviate assumonol’opinabile definizione di “913

segue a pagina 18

Fuori postoA volte sono collocati due a due, dove non occorrono, comein via dei Colli della Farnesina, a volte mancano del tutto,come in tratti di via della Camilluccia o ostacolano il traffi-co, come al bivio con via Stresa. Fuori posto, insomma, tanticassonetti così come sono fuori posto i sacchetti che alcunilasciano in terra per non fare la fatica di sollevare i coperchi.Succede, per esempio, ai piedi della scalinata di via Appia-no. Viste sul marciapiede di fronte due poltrone da ufficiocon tanto di rotelle e una coppia di cornici che domenicascorsa sono state subito raccolte.Sempre alla Balduina, davanti a un ristorante, fuori postobottiglie mescolate ad avanzi di pesce e di ortaggi nel casso-netto dei rifiuti non riciclabili e in piazzale delle Medaglied’Oro scatole non sempre piegate e infilate nel cassonettoapposito ma abbandonate in terra ogni volta che ci sononuovi arrivi di merce.Al posto giusto, invece, è stato visto qui un elegante signoremolto anziano infilare bottiglie di plastica. Poi il signore, unpo’ malfermo sulle gambe, si è chinato e aiutandosi con ilbastone ha avvicinato e raccolto una bottiglietta caduta interra e rotolata lontana, per collocarla al suo posto.Anche questo è Monte Mario

S.G.

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Il risvegliodi una musica incompiutaTorna alla luce “Su Monte Mario” di Busoni

Dopo decenni di letargo,finalmente ha rivisto la luceil manoscritto incompiuto di

Ferruccio Busoni, datato 18 agosto1914, a una diecina d’anni dallamorte del compositore e gelosa-mente conservato nella Staatsbi-bliothek di Berlino.Si tratta di una composizione nellostile che Busoni aveva creato anti-cipando i tempi, il cui linguaggiomusicale, senza rinnegare la tradi-zione a cominciare da Bach, è basa-to sulla elaborazione tematica, losviluppo cromatico e la atonalità,procedimento stilistico di cui si ser-viranno gli esponenti di varie scuo-le musicali, da Hindemith, aSchoenberg a Kurt Weill e a tantialtri compositori del Novecento.Busoni aveva concepito l’idea diuna “Suite” intitolata “Canti diquattro Nazioni per Baritono eOrchestra” che si apriva con la parteitaliana sull’ode intitolata “SuMonte Mario” di Giosuè Carducci,seguiva per l’Inghilterra “The hun-ted Palace” su testo di Edgard AllanPoe, poi “Guitare (Scherzo)” di Vic-tor Hugo per la Francia e infine “ImHafen (Finale)” di Heinrich Heineper la Germania. Testi che il nostromusicista aveva ricopiato meticolo-samente e conservato insieme conla sezione musicale già composta.Nell’organico dell’orchestra Buso-ni aveva stabilito la presenza di treflauti, oboe, corno inglese, due cla-rinetti, clarinetto basso, due fagotti,tre corni, due trombe, tre tromboni,timpani, violino primo e secondo,viola, violoncelli, contrabbassi.Come si può notare c’è una prepon-deranza di fiati.Purtroppo la Suite si è arenata all’i-nizio della prima parte, quella italia-na, e interrotta alla fine della secon-da strofa dell’ode che Carducciaveva scritto nel gennaio del 1882dopo una passeggiata a MonteMario, in compagnia di una donnache chiamava Lalage. Era triste epensava alla morte perché soffrivaancora per la scomparsa di Lidia.Lidia che, come scrive BenedettoCroce “col piccolo passo suscita isolenni echi della chiesa gotica, e,al suo volgersi, amore e il pallidoviso arridono tra il nero velo”. Enell’analisi del carattere del poetaprosegue: “Perché niente più dell’a-more fa pensare alla morte: l’amoreè il più intenso e rapidamente mori-turo degli affetti. La bellezza sfiori-sce e muore prima ancora della vitafisica”. In una lettera del 24 novem-bre, infatti, il ricordo si addolcisce:“Ripenso a Monte Mario e a’ suoibei pini, e alle svoltate del Tevere ealla grande Roma, distendersi nellapianura sotto il divino suo cielo; e

ripenso anche, non Le dispiaccia, aqualche figlia di Roma parlante contanta dolce energia l’idioma dellaFornarina e di Beatrice Cenci”, cosìscrive Carducci.Perché Busoni non ha completatola Suite? Antonio Latanza, espertoconoscitore del musicista, ha recen-temente pubblicato il libro Realtà eutopia strumentale nel quale ana-lizza Busoni sia come compositore,sia come pianista, sia come amantedel pianoforte meccanico di cuianalizza i vari sistemi. Egli ritieneche l’autore non proseguì la stesuradella Suite probabilmente perchéamareggiato dall’entrata in guerradell’Italia nella prima guerra mon-diale, situazione che lo dilaniava,lui che era di formazione culturaletedesca ma di animo profondamen-te italiano e non soltanto di nascita.Fu nel lontano 1989 che lo stessodottor Antonio Latanza, direttoredel Museo Nazionale degli Stru-menti Musicali di Roma, segnalòl’esistenza di questo brano musica-le a Luigi Pallottino, fondatore del-l’Associazione Amici di MonteMario e del nostro giornale. L’inte-resse per questa composizione halanguito per anni e ora si è risve-gliato con l’idea che si potrebbeeseguirla il giorno dell’inaugura-zione del sospirato Centro di Docu-mentazione e Memoria, ai CasaliMellini. Ma reperire la partitura si èdimostrato un vero problema e lafaticosa acquisizione è stata possi-bile grazie all’intervento del prof.Giancarlo Rostirolla, presidentedell’IBIMUS (Istituto di Bibliogra-fia Musicale). È una composizione incompiuta.Che fare? L’unica soluzione è tro-vare un bravo compositore, ingrado di interpretare il pensiero diBusoni, per riempire i vuoti appenaaccennati dall’autore, concludere ilbrano, eventualmente includendoanche la terza strofa dell’ode eridurre l’organico. Si è pensato, allora, di promuovereuna iniziativa rivolta a specialistibusoniani e anche a giovani com-positori per aiutarli dal punto divista professionale e anche perspingerli alla attività musicale. Perla realizzazione della partitura èprevisto in premio l’esecuzione delbrano, con la speranza di reperireda qualche parte i fondi necessari,anche se si tratta di una previsionenon troppo onerosa.

Mariella Casini-Cortesi

In alto: manoscritto autografodi Ferruccio Busoni.In basso: Ferruccio Busoni in unritratto di Umberto Boccioni (1916).Roma, Galleria Nazionale d’ArteModerna.

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Per iniziativa del Consigliere del-l’Assemblea capitolina (e abitantedi Monte Mario) Federico Guidi econ il sostegno del Comune diRoma, è stata realizzata una guidaal patrimonio culturale, artistico eambientale del colle più alto diRoma, connessa a un progetto divalorizzazione di tale patrimonio,visto in un quadro sinergico di“Polo culturale”. Guida e progettosono stati presentati da FedericoGuidi il 27 gennaio, in mattinatapresso la Scuola Leopardi, nelParco di Monte Mario, e nel pome-riggio all’Osservatorio Astronomi-co, ora sede dell’Istituto Nazionaledi Astrofisica ma anche del MuseoCopernicano ed Astronomico. L’incontro della mattina ha in parti-colare permesso di illustrare adocenti e ragazzi convenuti ancheda altre scuole (Nazario Sauro,Chiodi e Bitossi) i percorsi didatti-ci previsti dal progetto.All’evento pomeridiano, inun’affollata sala della storica VillaMellini, hanno partecipato Tomma-so Maccacaro, Presidente dell’I-

NAF, che ha voluto ospitare il con-vegno; Emanuele Giallongo, Diret-tore dell’Osservatorio Astronomicodi Roma; Livio Proietti, Commis-sario straordinario di RomaNatura;Vincenzo Fasolo, architetto; Patri-zia Torlonia, Segretaria del CentroSociale Vincenziano e Consiglieredell’Associazione Amici di MonteMario; Aldo Zandi, docente e testi-mone dei luoghi; Giovanni Manto-vani, Presidente dell’AssociazioneAmici di Monte Mario.Dopo i saluti e l’adesione agliobiettivi del “Polo” da parte deipadroni di casa, Maccacaro e Gial-longo, e dei Rappresentanti delXVII, XIX e XX Municipio, hapreso la parola Federico Guidi,dicendo: “Con tale iniziativa RomaCapitale realizza un innovativoprogetto di valorizzazione di tuttele eccellenze culturali presenti suuno dei quadranti storici più impor-tanti della città. La finalità non èsolo quella di costituire dei percor-si culturali, didattici e turistici ingrado di far conoscere maggior-mente il grande patrimonio storico

presente in questa parte della cittàdi Roma ma di dare luogo a un veroe proprio circuito culturale vitale,interconnettendo tra di loro, assem-blandole e valorizzandole le variepeculiarità di questo territorio checostituiscono un giacimento cultu-rale, territoriale, paesaggistico,ambientale e turistico di grandevalenza ed interesse”. “Un esperimento unico nel suogenere – ha aggiunto Guidi - cheintendiamo replicare su altri qua-dranti della città, capace di legareinsieme il fascino dei repertiarcheologici romani e di altre epo-che, con i passi dei tanti personaggiche nei secoli hanno percorso la viaTrionfale e la via Francigena, il cuitratto terminale passa nel Parco diMonte Mario, o con quelli degliabitanti delle tante ville storichecome Villa Mazzanti, Villa Massi-mo, Villa Miani, Villa Madama. Unprogetto capace di unire le preghie-re alzate al cielo nei secoli dallechiese di San Francesco, o dellaMadonna del Rosario, con i discor-si profani uditi nei Casali Mellini e

Lanciato il “Polo culturale di Monte Mario”A Villa Mellini la presentazione di una guida e di un progettodi valorizzazione del patrimonio del territorio

nei Casali Strozzi, passeggiandonelle grandi armoniose aree verdidel Pineto, del Parco di MonteMario, di quello della Vittoria, odell’Insugherata, ammirando Romadal panorama che si scorge non solodallo Zodiaco o dal parco di MonteMario ma anche da Monte Ciocci eda piazza Socrate”… “Un percorso– ha detto ancora il Consigliere PdLe Presidente della CommissoneBilancio – che fa respirare l’atmo-sfera delle grandi vestigia storichedel borgo San Lazzaro, dellaMadonna del Pozzo, del fontanile diPio IX, del borgo di Sant’Onofrio,insieme a quello delle Case Nostre,udire ancora gli ordini secchi deimilitari del Forte Trionfale o deicamminamenti militari del Parcodella Vittoria, insieme a quelli degliatleti dell’Accademia della Farnesi-na e del grande complesso del ForoItalico, finendo con ammirare lestelle dall’Osservatorio Astronomi-co. Tale filo d’insieme del polo cul-turale di Monte Mario, un pocomuseo all’aperto, un poco esperi-mento pulsante di vivere il territo-rio, sarà integrato da apposite pub-blicazioni ed iniziative, da percorsididattici e culturali rivolti ai cittadi-ni del territorio, ai ragazzi dellescuole e anche ai turisti a cui offrireun percorso romano fuori circuitipiù noti ma non per questo menoaffascinanti”.“La creazione del Polo culturale diMonte Mario – ha concluso Federi-co Guidi - dimostra infine comeuna amministrazione locale, capacedi realizzare una politica ancorata aradici profonde e al rispetto delletradizioni locali, possa volare alto,realizzare progetti innovativi e diampio respiro in grado di lasciareun segnale forte di valorizzazionedel territorio e di innovazione cul-turale al servizio della comunitàcittadina e nazionale”.Alla presentazione di Guidi sonoseguiti gli interventi di Proietti,Fasolo, Mantovani e Torlonia eZandi, che hanno tutti ribadito lapresenza di molteplici e significati-vi valori, nel territorio di MonteMario, apprezzando l’iniziativa ecommentandola dai rispettivi puntidi vista.

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Pubblichiamo l’intervento del Presidente dell’AssociazioneAmici di Monte Mario – onlus, Giovanni Mantovani Territorio e cultura è un binomio da leggere in due accezioni: cultura nel territorio ecultura del territorio. Cultura nel territorio vuol dire offrire alla cittadinanza, in tuttele parti della città, non soltanto nei centri storici, luoghi ed occasioni che permetta-no di accrescere le proprie conoscenze. Cultura del territorio vuol dire conoscere lastoria, l’ambiente, i valori della parte della città in cui si risiede o si opera. Ambeduegli approcci servono a far sì che anche le periferie, prossime o lontane, siano a pienotitolo città e non luoghi aridi, a far sì che i cittadini si sentano radicati nel territorioin cui abitano, lo vivano positivamente, lo amino e quindi, in un circolo virtuoso,contribuiscano alla sua promozione.Naturalmente ciò non significa, specialmente in una città come Roma, contrapporrela periferia al centro, sottovalutare l’importanza del contatto con i luoghi che più for-temente rappresentano la storia della città. Il radicamento in una porzione dellametropoli risponde alla dimensione di cui l’uomo ha bisogno nel quotidiano, maresta importante il rapporto con i luoghi dove più dense sono le vestigia e le memo-rie della Roma antica e meno antica. Occorre quindi che le frequentazioni del cen-tro, strumentali alle attività o del tempo libero, siano facilitate dal sistema dellamobilità, ma questo fa parte di un altro discorso.Monte Mario, nell’ampia definizione che nella nostra associazione abbiamo sempreconsiderato, è, nonostante la divisione amministrativa in tre Municipi, un territoriounitario che ha il suo asse nella storica via Trionfale e si estende dalla piana dellecirconvallazioni e del lungotevere fino ad Ottavia ed oltre. Non è facile individuarelassù un confine geografico (più che un monte, è una propaggine delle alture che sitrovano più a Nord), ma l’identità viene proprio da quell’asse (che in tempi remotiera il gaudioso tratto finale della via Francigena) e dai flussi che ad esso facevanocapo, associando insediamenti di diversa natura. Flussi che una volta, ai tempi deltram 35, si unificavano fisicamente, facilitando il frequente incontro dei non tantis-simi abitanti, che, tra l’altro, usavano dire “andiamo a Roma”. Oggi siamo molti dipiù ed i flussi si sparpagliano, si sovrappongono, si intrecciano, ma i motivi per sen-tirsi una comunità coesa restano molti, al di là del vivere sul colle più alto della Capi-tale.Se ogni periferia deve trovare compiuta dignità urbana, coniugando cultura e terri-torio, Monte Mario è favorito in questo processo da molteplici presenze. È un terri-torio che offre validi percorsi ufficiali di istruzione, grazie alle Università ed a soli-de scuole (anche con peculiari indirizzi), che vi hanno sede e spesso si aprono ad ini-ziative rivolte all’esterno; grazie anche ad altri vari organismi - pubblici, privati e delvolontariato - che offrono biblioteche, corsi tematici, conferenze, concerti. Ma è anche un territorio che offre ragioni di studio, di approfondimento, di fruizio-ne culturale del territorio stesso, grazie a tante emergenze storiche, architettoniche,artistiche e ambientali. Chi mi ha preceduto ve ne ha proposto un’ampia rassegna,dalla quale si vede che ce n’è per tutti gli interessi. Ci si può calare nella storia, peresempio accompagnando i pellegrini lungo la già menzionata via Francigena, rievo-cando la nascita del borgo di San Lazzaro, la costruzione della quattrocentesca VillaMellini, la fondazione della chiesa di San Francesco, incontrando personaggi chesono saliti sul monte o, in tempi più recenti, seguendo lo sviluppo urbanistico, dasobborgo a parte integrata della città; e i due Forti volgono l’attenzione alle contesetra gli stati, agli eventi militari. Ma le emergenze archeologiche, da quelle degli Otta-vi ai resti della Trionfale antica, all’insediamento suburbano apparso per poco quan-do si è allargata via della Pineta Sacchetti stimolano a spingere nel passato remotola fantasia e la voglia di sapere. Il passato offre alla riflessione anche temi con rilevanti connotazioni sociali, dall’im-mane vicenda del manicomio (per la quale si attende ancora una giusta conclusione)alla storia del borghetto dei fornaciari in Valle dell’Inferno, a quella delle cooperati-ve che crearono il primo nucleo di tipo urbano a Monte Mario alto, le “Case nostre”.E non entro in merito a quanto c’è da ammirare e studiare alzando gli occhi dai passidi ogni giorno.È dunque da salutare con molto favore l’iniziativa di un polo culturale che possacreare sinergia tra le molte potenzialità del territorio di Monte Mario, a favore inprimo luogo dei suoi abitanti ma anche dei visitatori, affinché all’offerta turistica diRoma si aggiungano nuove voci, peculiari non solo per la loro localizzazione maanche per i loro contenuti.L’Associazione Amici di Monte Mario svolge da 41 anni un’assidua azione di promo-zione del territorio, con particolare accento sugli aspetti culturali, nelle due accezionidi cui ho parlato all’inizio, curando però anche gli interessi diffusi della cittadinanza.Non è il caso di fare ora un elenco delle attività, ma, a mero titolo di esempio di quel-le nel campo culturale, accenno solo all’amplissima mostra fotografica “Monte Mariotra cronaca e storia” ed al suo catalogo, ai tanti articoli storici e di divulgazione pub-blicati nei 271 numeri della rivista “Monte Mario” (tra i quali non posso non menzio-nare la serie “Per una storia moderna di Monte Mario” scritta da Luigi Pallottino, fon-datore ed anima dell’Associazione per 30 anni), alla ricerca che ha generato la Colle-zione virtuale delle vedute di Roma da Monte Mario (dal XIII al XX secolo), ai corsidi conoscenza del territorio svolti nelle scuole, alle conferenze, alle visite, ai corsidella Libera Università di Monte Mario. Permettemi però anche di ricordare che l’As-sociazione esordì con una forte azione di difesa del Parco di Monte Mario, e che piùrecentemente, in un contesto felicemente superato, è stata in prima fila nel rivendica-re il mantenimento a Monte Mario del Museo Copernicano ed Astronomico.Oggi la nostra Associazione non può quindi che dirsi lieta di mettere a sistema la suaofferta culturale. Al fine di documentare la storia e il presente di Monte Mario nonsolo agli studiosi ma anche a tutta la cittadinanza, affinché approfondisca le sue radi-ci nel territorio, avrà grande rilevanza l’ormai prossima realizzazione del Centro didocumentazione e memoria di Monte Mario, concepito da Luigi Pallottino fin daiprimi tempi, al quale affluirà una copiosa raccolta di documenti, una preziosa colle-zione di stampe antiche, un archivio fotografico di oltre 4000 immagini ed altroancora, perché la ricerca e l’afflusso di materiale continuano. E piace ricordare che,in base ad un progetto condiviso con la Sovraintendenza comunale e alla convenzio-ne conseguentemente sottoscritta con il Comune di Roma, cui va la nostra ricono-scenza e quella di chi fruirà di tale documentazione, il Centro avrà sede qui vicino,ai Casali Mellini, salvati a suo tempo dalla demolizione e posti sotto vincolo proprioper un deciso intervento dell’Associazione.

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Per il futuro del Forte TrionfaleLe osservazioni al Piano delle alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari

La scheda redatta dall’U.O. Pianificazione e Riqualificazione delleAree di Interesse pubblico del Dipartimento Programmazione e Attua-zione urbanistica del Comune di Roma(dal sito www.urbanistica.comune.roma.it, dove è reperibile più ampiadocumentazione sul programma di riuso delle aree militari)

E9 – Caserma Ulivelli

DescrizioneL’ambito è situato lungo via Trion-fale in corrispondenza dell’interse-zione con la galleria GiovanniXXIII. L’area comprende il Forterealizzato fra il 1882 e il 1888, aduna distanza di circa 4,5 Km daPorta Angelica lungo la via Trionfa-le che venne deviata. L’accessibilitàè assicurata dalla stessa via Trionfa-le, dalla circonvallazione Ovest(Pineta Sacchetti) e dal collegamen-to Trionfale – Foro Italico (Giovan-ni XXIII). L’accesso Ferroviarioavviene attraverso la Fermata Pine-

ta Sacchetti sulla linea FR3. Sotto il profilo paesaggistico il forte è col-locato sul crinale fra Casal del Marmo e l’Acquatraversa. L’ambito èlimitrofo al Policlinico Gemelli e alla Centralità Metropolitana e urbanadi Santa Maria della Pietà.Nell’ambito alcuni significativi spazi aperti sono interessati da edifica-zione posteriore di scarso pregio architettonico, ad eccezione dell’han-gar per il ricovero dei dirigibili. L’ambito comprende, altresì, una prege-vole area verde caratterizzata da ripida pendenza verso la via Trionfale,sul lato Sud-Ovest.

Obiettivia) Restauro conservativo del Forte con inserimento di nuove funzionicompatibili con i caratteri tipo-morfologici;b) Migliorare il mix funzionale con funzioni residenziali speciali, stu-denti, co-housing, ecc. in relazione alla prossimità di grandi attrezzatureurbane come Foro Italico e il Policlinico Gemelli;c) Migliorare la dotazione di verde e servizi pubblici di livello locale.

Dati generaliSuperficie dell’ambito: ha 10,94Volumetria esistente indicativa: mc 102.000

Prescrizioni  specifiche- Compensare in sede di strumento urbanistico attuativo la quantità diverde pubblico fissate dal PRG approvato con DCC n. 18 del 12.2.2010.- Confermare gli incentivi per il rinnovo urbano di cui all’art. 21 fino allamaggiorazione del 30% della SUL in caso di ristrutturazione urbanistica.

Il comitato, recentemente costituito tra le associazioni operanti sul terri-torio al fine di garantire l’utilizzo pubblico del Forte Boccea e del ForteTrionfale, si è riunito il 10 febbraio u.s. presso il circolo PD di via Avoli perla definizione e la presentazione di un documento contenente le osservazio-ni alla variante del PRG adottata dal Comune di Roma in seguito al “Pianodelle alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari della città diRoma“ di cui alla delibera capitolina del 28/29 ottobre 2010.Erano presenti i rappresentanti di varie associazioni, che hanno seguito conmolto interesse una interessante esposizione del documento da parte del-l’Architetto Ferretti preceduta da importanti notizie e illustrazioni riguar-danti i Forti di Roma con particolare riguardo al Forte Trionfale (CasermaUlivelli).In primo luogo le predette osservazioni evidenziano la necessità che lenuove destinazioni urbanistiche costituiscano – secondo quanto si affermanella stessa Delibera – “elemento di stimolo ed attrazione allo sviluppolocale”, tenendo conto “prioritariamente della suscettività di valorizzazio-ne dei beni immobili con l’allocazione di funzioni di interesse sociale, cul-turale, sportivo, ricreativo, di promozione delle attività di solidarietà e peril sostegno delle politiche per i giovani nonché per le pari opportunità.”Con riferimento alla scheda degli ambiti di valorizzazione E9 riguardantela Caserma Ulivelli, riportiamo di seguito integralmente le osservazionielaborate dal comitato.

F.R.

Osservazioni relative alla Variante al Piano RegolatoreGenerale vigente derivante dall’approvazione del “Pianodelle alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari”approvato ai sensi dell’art. 58, comma 1, legge 6.8.2008 n.133 di conversione del D.L. 25.06.2008 n. 112 e art. 2,comma 191, legge 23.12.2009 n. 191 e ss. mm. ii.

un’importante occasione di riquali-ficazione locale e urbana e di pro-mozione dello sviluppo della Cittàstorica. È quindi imprescindibileoperare in modo tale che nell’ambi-to di opportune future convenzionisi inserisca un meccanismo chegarantisca contemporaneamente siala dismissione reale dei beni e il loroconseguente restauro/recupero (ovenecessario), sia gli oneri di urbaniz-zazione derivanti dal processo divalorizzazione delle singole aree. 2. In particolare per quanto riguardail Forte Trionfale, si richiede la valo-rizzazione ed il recupero del manu-fatto principale, oggi in discretostato di conservazione, e dell’Han-gar per dirigibili, con l’obiettivo didare vita a nuove centralità con fun-zioni miste e qualificanti e l’inseri-mento di attrezzature e servizi diinteresse pubblico (per le quali sirimanda al punto precedente).3. Vista la presenza del tracciato del-l’antica via Trionfale e di repertiarcheologici di grande rilievo, sirichiede un attento e approfondito

I sottoscritti, a seguito della pubbli-cazione a cura del DipartimentoProgrammazione e AttuazioneUrbanistica del Comune di Roma,dell’avviso inerente l’approvazionedel “Piano delle alienazioni e valo-rizzazioni degli immobili militari”con le relative implicazioni in termi-ni di Variante al vigente PRG depo-sitato e pubblicato presso l’AlboPretorio in data 23-12-2010, consi-derano che: – visto il suddetto “Piano delle alie-nazioni e valorizzazioni degliimmobili militari nella città diRoma” ai sensi dell’art. 58 comma 1della legge 6.8.2008 n. 133 di con-versione del decreto-legge25.6.2008 n. 112;– vista la Relazione Illustrativa delPiano di cui sopra;– viste le schede degli ambiti divalorizzazione da E1 a E10, ed inparticolare la scheda E9 concernen-te la Caserma Ulivelli;– visto che in tali ambiti di valoriz-zazione – in recepimento allaVariante di PRG assunta ai sensi delart. 58 comma 2 primo periodo dellaLegge n. 133 del 6 agosto 2008 sonoprevisti interventi di salvaguardia evalorizzazione del patrimonio verdeed edilizio;– visto il Protocollo d’Intesa fra ilMinistero della Difesa e il Comunedi Roma per la Valorizzazione e l’Alienazione degli immobili militaridel 4.06.2010 (ai sensi dell’art. 2comma 191 della Legge 191 del 23dicembre 2009);– vista la Deliberazione 8 del Consi-glio Comunale del 28/29 ottobre2010 (d’ora in poi Deliberazione),

che ha approvato la Proposta 60a(Dec. G.C. del 25 giugno 2010 n.51);– visto che la Deliberazione prevedetra i beni dismessi la Caserma Uli-velli (denominata comunemente e diseguito “Forte Trionfale”), per laquale il Consiglio Comunale havotato con l’art. 2 la nuova destina-zione urbanistica: da “servizi pub-blici di livello urbano, Verde pubbli-co e servizi pubblici di livello localee città consolidata Tessuti T2” a“Città Storica Ambito di Valorizza-zione E9”;– vista che la Deliberazione prevedeche la “nuova destinazione urbani-stica deve essere ricercata in coeren-za con gli indirizzi di sviluppo terri-toriale, in modo che possa costituire,nell’ambito del contesto economicoe sociale di riferimento, elemento distimolo ed attrazione per lo sviluppolocale”;– e vista la Deliberazione 57 delConsiglio Comunale del 2 marzo2006 che ha approvato il “Regola-mento per l’attivazione del processodi partecipazione dei cittadiniallescelte di trasformazione urbana” -Proposta 254a (Dec. G.C. del 13ottobre2005 n. 205), meglio notocome “Regolamento della partecipa-zione”;

OSSERVANO CHE:1. In generale per i Forti della cittàdi Roma è indispensabile perseguireun comune denominatore che pongaalla base delle decisioni e degliinterventi che vengono stabiliti -quale criterio per l’utilizzo dellearee e/o degli edifici da dismettere

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da parte dell’Amministrazione Mili-tare (così come già individuato perquelli interessati dalla permuta conl’Agenzia del Demanio e quelli giàin proprietà all’AmministrazioneComunale) – il prioritario soddisfa-cimento delle esigenze della cittadi-nanza in termini di servizi di interes-se pubblico di livello locale ed urba-no. Tra questi vanno menzionati l’i-struzione a vari livelli, gli asili nido,le RSA, il verde attrezzato e i par-cheggi pubblici, i servizi culturali,gli Uffici Comunali e altri servizisocio sanitari. Ciò al fine di conferi-re a queste strutture dei Forti, uncarattere di centralità e di cernieracon il tessuto urbano, a volte diso-mogeneo, in cui sono inserite. Talistrutture sono infatti spesso caratte-rizzate da degrado fisico e funziona-le e dalla presenza di manufatti indisuso che potrebbero costituire

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Per quanto concerne gli obiettivi contenuti della specifica scheda E9allegata al Piano citato nelle premesse, i sottoscritti osservano che:

esame del territorio sotto il profiloarcheologico che potrebbe richiede-re l’applicazione di vincoli di tutelada parte della Sovraintendenzaarcheologica, come peraltro previstodalle norme vigenti.4. Come detto in termini generalianche al punto 1, non sono attual-mente note le modalità con le qualigli investimenti sul Compendio delForte Trionfale si legheranno ad unimprescindibile restauro/recuperodel Forte stesso e si sottolinea lanecessità - prima di dare l’avvio aqualsiasi tipo di programmazione dinatura pubblica o privata - di:– effettuare un’analisi realisticadegli investimenti, stimando il valo-re effettivo del Forte Trionfale (si fariferimento alla struttura Forte ed atutto il Compendio);– fare maggiore chiarezza sui pas-

saggi legati al fondo comune d’inve-stimento immobiliare, così comeprevisto dall’art. 2 comma 189 dallaLegge 191/2009, ed al funziona-mento degli investimenti necessariper il processo di recupero e valoriz-zazione;– legare l’inizio degli interventi aduna Convenzione sul trasferimentoeffettivo di tutte le funzioni militarioggi presenti, per evitare situazionidi interventi che si realizzano soloin parte, determinando il fallimentodel progetto a livello urbano. Adoggi non vi sono decisioni in meri-to alla ricollocazione strategica del3° Reggimento Trasmissioni, unreparto operativo dell’Esercito chegarantisce le comunicazioni ancheattraverso i ponti radio collocati nelForte Trionfale e nel Forte MonteMario.

5. Relativamente al punto A degliobiettivi “Restauro conservativo delForte con inserimento di nuove fun-zioni compatibili con i caratteritipo-morfologici”, va assicuratol’impegno a mantenere e valorizzarela natura di bene pubblico, preve-dendone la fruibilità da parte diun’utenza il più possibile allargata,che permetta di individuare il Fortecome elemento di richiamo per ivari ed eterogenei quartieri che vigravitano intorno.Del Forte e dell’Hangar vanno man-tenuti la morfologia e l’impianto ori-ginario per cui le categorie di inter-vento ammissibili possono esseresolo MS e RC. Per la palazzina insi-stente sopra il fronte principale delForte, data la sua scarsa valenza edi-lizia, si ritiene ammissibile, in unalogica di rinnovamento del patrimo-nio edilizio anche secondo i modernicontenuti dell’architettura bioclima-tica e per il rapporto con il manufat-to storico del Forte, la categoria RE,mantenendone però altezza massimae sagoma planimetrica attuali.Si richiede che per gli interventisulle altre strutture del Compendio,venga prevista la ripartizione dellamaggiorazione della SUL del 30%,nei casi di RE, DR e RU, comesegue: il 10% di maggiorazione dadestinare ad attività pubblica ed ilrestante 20% da destinare ad attivitàprivata.6. Prima di qualsivoglia intervento,si richiede che vengano rese note laS.U.L. realizzata e la superficie del-l’intero Compendio, al fine di potervalutare compiutamente – dato unET massimo di 0,6 mq/mq – la con-sistenza degli interventi futuri (Deli-berazione 8 dell’Assemblea Capito-lina del 28/29 ottobre 2010, pag. 5).Relativamente al seguente passag-gio della Deliberazione succitata“Che per quanto riguarda la dota-zione di verde pubblico e servizipubblici di livello locale compresanei compendi di Forte Boccea edella Caserma “Ulivelli” occorreassicurare equivalente quantità edestinazione urbanistica” si richie-

de di specificare tali quantità in rela-zione agli standard urbanistici dilegge.Si richiede la verifica della fattibilitàdegli interventi proposti.7. Relativamente al punto B degliobiettivi “Migliorare il mix funzio-nale con funzioni residenziali spe-ciali, studenti, co-housing, ecc. inrelazione alla prossimità di grandiattrezzature urbane come Foro Itali-co e il Policlinico Gemelli.” è daspecificare – a proposito del mixfunzionale da realizzare - a qualeparte dell’area si fa riferimento: seal solo Forte o al Compendio nel suoinsieme. Si ribadisce che, al fine direndere il Complesso una cerniera diraccordo e un punto di identificazio-ne per la comunità, sono da indivi-duare attività e servizi di interessepubblico di richiamo trasversale chevadano dagli asili nido per i più pic-coli, alle RSA per i più maturi, allacasa dello studente per i giovani.Si esprime, inoltre, la necessità diabolire la parola “ecc...” dal periodo,in modo che si diano linee univochee chiare sugli interventi consentiti. Sirichiede inoltre che venga contem-plata la destinazione di una quota –seppur simbolica – finalizzata all’Edilizia Residenziale Pubblica.8. Relativamente al punto C degliobiettivi “Migliorare la dotazione diverde e servizi pubblici di livellolocale”, vanno considerate le condi-zioni di parziale abbandono in cuiversa ad oggi il sistema degli spaziaperti dell’intera area, che generanol’esigenza di prevedere unostudio/progetto specifico con propo-ste di architettura del paesaggiomirate a potenziare la fruibilità el’accessibilità del Forte: piste cicla-bili, percorsi pedonali, verde attrez-zato, giardini per l’infanzia. Si sotto-linea inoltre l’esigenza di riqualifica-zione del verde esistente per inte-grarlo alle aree del Pineto e dell’In-sugherata, come aree verdi di pene-trazione dall’Agro circostante versola città e il Parco del Tevere. Nellascheda E9 viene individuata comearea verde pregevole la parte a Sud

Ovest che in realtà non presentacaratteri emergenti né per la morfo-logia del terreno, decisamente sco-sceso, né per lo stato attuale di totaleabbandono del verde stesso. Si ritie-ne comunque necessario preservarneil carattere di inedificabilità mante-nendo e potenziando l’attuale assettodi macchia boschiva, sia quale corni-ce paesaggistica apprezzabile dallaValle degli Scolopi, all’interno delParco del Pineto, sia quale filtroverso la via Trionfale, ora allargatain considerazione di una futura frui-zione del piano coperture del Forte.Di converso si sottolinea la neces-sità di individuare come area a verdefruibile la parte situata a Nord Estoltre il piano coperture del Forte,nella quale realizzare quanto prece-dentemente descritto.9. Per quanto concerne le prescrizio-ni specifiche contenute nella schedaE9 del Piano, laddove si enuncia“Compensare in sede di strumentourbanistico attuativo la quantità diverde pubblico fissata dal PRGapprovato con DCC n. 18 del

12.2.2010.” i sottoscritti propongo-no la seguente osservazione:– in sede di definizione del perime-tro del piano attuativo, è necessariol’allargamento dell’ambito ad alcu-ne aree comprendenti parti edificatee non, utili al parziale reperimentolocale del verde di standard così dapermettere che l’area militare - oraindifferente alle dinamiche urbane -possa trovare in futuro un sistema direlazioni possibili e auspicabili, conun disegno di suolo organico atto apermettere, a livello ciclopedonale,la connessione dei quartieri adiacen-ti al forte. A titolo meramente indi-cativo, si citano :– l’area dei cd. “Giardini di S.Ono-frio” (facente parte del Parco Regio-nale Urbano del Pineto);– l’area in adiacenza dell’UfficioPostale di via Sappada;– l’area verde in adiacenza alComando C4 Difesa;– il sedime di Pieve di Cadore fino acomprendere l’area verde pensileposta sopra la galleria GiovanniXXIII in corrispondenza di Piazza

Davanti all’hangar del Forte Trionfale, un “dracken-ballon” del tipoin dotazione del Genio aerostieri tra il ‘20 e il ‘40 circa, “mostro” familiareai vecchi abitanti di Monte Mario per la sua frequente presenza in cielo.(Foto collezione privata).

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Nel tratto del “cappio” sopra piazza Giovenale, troppo spesso la sosta irre-golare ostacola il transito degli autobus della linea 990, aggravando così idisagi degli utenti. Il 5 gennaio si è registrato l’ennesimo episodio, emble-matico di una diffusa mancanza di senso civico e della disattenzione di chidovrebbe metter ordine. Alle 19.03 l’autobus 5395, svoltando da viaRodriguez Pereira su Largo Maccagno, non può procedere per la presen-za di una Cinquecento proprio sulla curva (nonché sulle strisce pedonali),e di una Mini sull’altro lato della strada, ambedue chiuse e con i condu-centi lontani, sordi al clamore dei clacson immediatamente suscitato dalledifficoltà di circolazione. Tra l’altro la Cinquecento non è accostata almarciapiede perché qualcuno ha messo sulla carreggiata, all’angolo, gros-si vasi con piante, probabilmente proprio per impedire la sosta, ma si èguardato bene da controllarne l’effetto.Mentre il conducente telefona al centro di controllo e altri autobus dellalinea si accodano, i passeggeri cominciano a perdere la speranza e, alme-no quelli con destinazioni più vicine, scendono per proseguire a piedi.Dopo un vano tentativo di spostare di forza la Cinquecento, la sua condu-cente si presentata alle 19.37 (oltre mezz’ora dopo il blocco dell’autobus),male accolta dagli astanti, decisi a bloccarla lì per farla punire della Poli-zia Municipale, già chiamata per telefono (che però, almeno fino alle19.47, non si vedrà). Dopo qualche minuto prevale il buon senso e le vieneconsentito di spostare l’auto di quanto necessario per sbloccare gli auto-bus, divenuti nel frattempo quattro. Il primo si muove alle 19.46, tre quar-ti d’ora dopo l’arresto! E fino a quel momento non compare il conducen-te dell’altra auto.Ovviamente vanno fortemente deplorati gli automobilisti che non rispet-tano le regole e, soprattutto, non rispettano il prossimo. Ma si deve anchechiedere che la Polizia Municipale svolga una più efficace attività dissua-siva e intervenga tempestivamente in casi del genere; e che l’Atac, oltre anon subire passivamente l’andazzo, si attrezzi per gestire situazioni delgenere.Infine merita un commento quanto abbiamo sentito dire, quella sera, da unpaio di persone: che, accadendo spesso casi del genere, è necessario dirot-tare altrove gli autobus. Bene, se quei signori sono capaci di escogitare unaltro itinerario che serva ugualmente la zona; altrimenti sarebbe inauditopenalizzare la comunità che usa il trasporto pubblico per lasciar fare ilproprio illecito comodo a qualcuno.

I nemici della linea 990del Passo del Pordoi.Lo strumento urbanistico da adotta-re potrebbe essere quello individua-to dal PRG relativo alle CentralitàLocali, impiegato ad esempio per ilcompendio del Forte Portuense inse-rito nel perimetro della Centralitàlocale XV/5 “Largo La Loggia” ,comprendente edifici e parchi pub-blici ed aree di sedime stradale.

I sottoscritti osservano inoltreche:10. relativamente ai ParametriUrbanistici riportati nella PropostaDGC del 25 giugno 2010 n. 51, è daapprofondire la proposizione riferitaalla quota flessibile pari al 50%della SUL;11. in merito alla classificazionedegli esercizi di vendita, sulla basedella L.R. Lazio n. 33 del 1999 Art.24, nella programmazione degliinterventi vanno previsti come rea-lizzabili solo gli esercizi di vicinatocon superficie di vendita non supe-riore a 250 mq oltre alle medie strut-ture di vendita, con superficie divendita fino a 2500 mq, mentrevanno escluse le grandi strutture divendita, con superficie di venditasuperiore a 2.500 mq (pertanto nonsono realizzabili nelle aree dei fortigli esercizi fino a mq. 5.000, gliesercizi fino a mq. 15.000, i centricommerciali di quartiere, i centricommerciali intersettoriali ed i cen-tri commerciali metropolitani).All’interno dell’area del ForteTrionfale andrà disciplinata la tipo-logia delle attività che andranno adinsediarsi, previa analisi legata aglieffetti che avrebbero sulla popola-zione e sull’ambiente.Infine, i sottoscritti evidenzianocome nel “Piano” citato in premessanon siano state adottate le pur previ-ste procedure di partecipazione aisensi del “Regolamento della parte-cipazione” (vedasi l’art. 7 dellaDeliberazione citata nelle premes-se).Di tale Regolamento, per chiarezzaespositiva, si riportano i seguentipassaggi:– il “Regolamento è finalizzato agarantire ai cittadini, attraversouna informazione tempestiva e pre-ventiva, la massima trasparenzanella informazione e gestione deglistrumenti del piano e nell’attuazio-ne dei singoli piani e progetti, uneffettivo dialogo e coinvolgimento,tramite la consultazione, nell’inte-resse pubblico e nell’ottica dell’effi-cienza, poiché diretto ad un usoappropriato delle risorse, senzasprechi e con adeguata programma-zione condivisa. La partecipazionedegli abitanti alle trasformazioniurbane, intesa come partecipazionediffusa degli attori sociali dei terri-tori interessati ai processi decisio-nali relativi ai piani strategici, aglistrumenti di pianificazione e ai pro-getti di trasformazione urbana,costituisce fattore determinante edineludibile della trasformazioneurbana da applicare nelle relativeprocedure tecnico-amministrative

dell’Amministrazione” (art. 1, Deli-berazione n. 57 del 2 marzo 2006);– Il presente Regolamento è vinco-lante per tutti gli Uffici, Dirigenti,Responsabili del Procedimento del-l’Amministrazione Centrale e deiMunicipi, che ne assicurano l’osser-vanza, secondo le norme di seguitodefinite (art. 1, comma 7, AllegatoA, Deliberazione n. 57 del 2 marzo2006);Non risultano infine adottati gli stru-menti di informazione e partecipa-zione previsti dall’art. 7 (comma 1,2 e 3) dell’Allegato A dello stesso“Regolamento della partecipazio-ne”:1. L’informazione costituisce ilprimo livello della partecipazione edeve essere garantita a tutti i citta-dini.2. Ai fini della sottoposizione allaGiunta Comunale ovvero alla Giun-ta Municipale competente degli attidi cui all’art. 3 l’Assessore compe-tente o il Presidente del Municipiointeressato provvedono a darnepubblica informazione ed a promuo-vere la conseguente consultazione.3. La pubblica informazione avvienemediante inserimento della notiziain apposita sezione del sito Internetdel Comune di Roma e del sitoInternet del Municipio competente.L’informazione comprende docu-mentazione idonea ad illustrare lecaratteristiche essenziali del pro-gramma o progetto, al fine di poterutilizzare, per la loro definizione,anche proposte ed indirizzi dei sog-getti di cui all’art. 2.Per tutte le suddette ragioni, i sotto-scritti richiedono che vengano chia-rite e definite le osservazioni espo-ste nei punti dall’1 all’ 11, e che ven-gano attivate senza ulteriori indugigli strumenti e le modalità previstedal già citato “Regolamento dellapartecipazione”.Questo approccio, previsto dallenorme comunali, garantisce il coin-volgimento della popolazione inte-ressata secondo criteri di trasparen-za e informazione per tutte le fasi,compresa quella legata ai pianiattuativi.Lo scopo finale degli interventidovrà essere quello del soddisfaci-mento di interessi e bisogni collettivipubblici che devono risultare priori-tari rispetto a quelli privatistici.Infine, i sottoscritti richiedono dipubblicare anche sul sito web comu-nale del Dipartimento Urbanistica:– tutte le schede descrittive dellesingole aree, le planimetrie con ilperimetro di variante al PRG e la/lefoto aeree con l’individuazione del-l’esatto perimetro delle stesse;– nel mese successivo alla scadenza,tutte le osservazioni presentate alpredetto piano mediante semplicescansione ottica della documenta-zione pervenuta.

Hanno aderito le Associazioni Amicidi Monte Mario, Circolo Ecoidea –Legambiente, Civica Roma 19, IlPineto per l’Ambiente, Sant’Ono-frio, Unione Inquilini ed organismilocali dei partiti IDV, PD e SEL.

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Testimonianze e suggestioni

antologiadel passato di Monte Mario

“Veduta prospettica a volo d’uccello dell’insieme del progetto di Monte Mario”, dis. di A. Galanti(dal “Don Pirloncino”, anno III, n. 1, 1° gennaio 1873). Il grande fabbricato al centroè l’edificio del “Tivoli”, allora in costruzione (l’odierna villa Miani), nel quale due anni dopo avrebbe dovutoprendere alloggio Garibaldi: tutt’intorno i cento villini mai realizzati. Sullo sfondo la città, da cui si snoda,attraverso i Prati, la ferrovia che doveva servire il grande centro residenziale.

Una mancata dimoradi Garibaldia Monte Mario nel 1875di Luigi PallottinoMonte Mario, anno III, n. 9-12, 20 dicembre 1971

vacillava la politica per la scuola,dopo che il governo era stato clamo-rosamente battuto sulla legge per l’i-struzione obbligatoria, con le conse-guenti dimissioni del ministro Scia-loja. In Campidoglio s’erano fattesempre più affannose le angustie del-l’amministrazione municipale, cul-minate nelle dimissioni del sindacoPianciani e della giunta. Sempre inottobre, infine, in pieno clima eletto-rale, era stato scoperto nel cuore diRoma un complotto carlista, tantoridicolo quanto opportunamente gon-fiato da una parte e dall’altra. Né vadimenticato il carattere giubilare del-l’anno appena iniziato, per il qualel’arrivo di Garibaldi non era certo dei

più apprezzati per aprire la serie deipellegrinaggi illustri.Il generale non aveva più posto piedea Roma dopo l’epica ritirata del 3luglio 1849. Anche se la sua leggen-daria attività di servizio si era defini-tivamente conclusa con l’ultimaavventura del 1870-71 in terra diFrancia, al comando dell’armata deiVosgi, il mito dell’eroe non apparivaminimamente offuscato dal tramon-to: anzi, quella lunga assenza di ven-tisei anni, così densi di avvenimentipolitici e militari, pareva fatta appo-sta per rendere più eccitante l’attesadei romani. Ma anche per Garibaldi ilritorno alla città oggetto di tanta partedei suoi ideali di libertà e di reden-zione dei popoli doveva toccarecorde molto sensibili. Oltre che allevicende drammatiche del ’49, il suopensiero riandava certamente indie-tro di mezzo secolo, al giorno dellasua prima visita a Roma, quando,diciottenne, in compagnia del padre,

aveva risalito il Tevere con la “SantaReparata” , la tartana paterna, per unpellegrinaggio più commerciale chereligioso, in occasione d’un altroanno santo, quello del 1825.L’uomo che si appresta al terzoappuntamento materiale con Romanon corrisponde se non nel mitoall’immagine ancora viva nel senti-mento popolare. Placato forzatamen-te dei suoi furori, quasi paralizzatodall’artrosi, ma incapace di rinuncia-re al ruolo che si sentiva assegnatodalla storia, in lui straripano ormai gliideali umanitari e sociali, e quelli(sempre sospetti) di pace universale. La malaria dell’Agro Romano e leperiodiche inondazioni della città

non gli appaiono nemici men degnidegli altri che la sorte gli aveva divolta in volta riservato e il suo impe-rativo è debellarli; lo strumento: unradicale intervento correttivo delcorso del Tevere, ai cui progetti, tra-scinando tecnici e banchieri, si accin-ge con energia pari alla candida inca-pacità di prevedere i fatali scogliburocratici e finanziari; il prezzo: unennesimo sgraditissimo ritorno inparlamento. Nulla, dunque, di piùlontano dalla mente di Garibaldi checonsentire speculazioni politiche odoccasioni di scandalo e di disordinisulla propria persona; lo farà capirepiù d’una volta a chi non volevaintendere, a cominciare dal breveindirizzo di saluto pronunciato dalbalcone dell’albergo Costanzi, in viaSan Nicolò da Tolentino, la sera stes-sa dell’arrivo raccomandando airomani ordine e serietà. Erano in molti a chiedersi in queigiorni, con una certa insistenza, dove

sarebbe andato ad abitare Garibaldi.Non era semplice curiosità, ma unfatto che assumeva, nella fantasia deidue avversi partiti, un rilievo partico-lare, perché se da un lato ci si com-piaceva di studiare un luogo che perla vicinanza col Vaticano servisse ainfastidire i cattolici e a pregustarnele reazioni, dall’altro si gridava alloscandalo e alla provocazione, quasiche il vecchio generale potesse colti-vare il disegno di qualche assurdocolpo di mano. In mezzo, tra i duecontendenti, il governo del moderatoMinghetti, preoccupato soltanto dinon contrastare una libera scelta delvegliardo e di non disgustare tropponé l’una né l’altra parte; impegnato,

In occasione del 150° Anniversariodell’Unità d’Italia, ripubblichiamo illungo articolo sulla visita di Garibal-di a Roma, da poco capitale.

Alle 2,45 pomeridiane del 24gennaio 1875, Giuseppe Gari-baldi, proveniente da Civita-

vecchia, giungeva alla stazione Ter-mini, accolto da una folla entusiasta.Da poco eletto deputato nel 1° (e nel5°) Collegio di Roma, nelle elezionidel novembre 1874 che, specie nelmezzogiorno avevano segnato unaforte sterzata a sinistra dell’elettoratoitaliano1, il sessantasettenne e malfer-mo generale s’era deciso a lasciareCaprera per dare corpo e sostegno inparlamento ai suoi progetti di devia-zione e di sistemazione del Tevere.Il ritorno a Roma di Garibaldi erastato preceduto da un certo rumoresulla stampa cittadina e nei circolipopolari e operai, ma può dirsi chetutta la città, in un senso o nell’altro,attendeva l’evento con molto interes-se. Il momento non era dei più propi-zi per una pacifica accoglienza delpersonaggio, a causa delle vicendeche avevano caratterizzato l’annoappena concluso, acuendo i contrastied eccitando gli animi. Ogni fatto,anche il più modesto o di strettosapore municipale (come il caroprezzi o la “profanazione” del Colos-seo, con l’avvio dei lavori di scavonell’arena e la conseguente rimozio-ne delle edicole della “Via Crucis”),era diventato motivo di grande scan-dalo. Molti avvenimenti di politicainterna o estera avevano alimentato isospetti, le ansie di rivendicazione, ledelusioni. In marzo, i festeggiamentiper il venticinquesimo del regno diVittorio Emanuele avevano testimo-niato, con la partecipazione delle rap-presentanze straniere, il crescentecredito del governo “usurpatore”.Altro motivo di costernazione per laparte cattolica era stato, in ottobre, lapartenza da Civitavecchia dell’ “Ore-noque”, ultimo simulacro della pre-senza francese in Roma. Nell’altrocampo erano piovuti i fulmini dellascomunica di Pio IX contro i subac-quirenti dei beni sottratti agli entiecclesiastici con le leggi eversive,

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“O sole più rapido a sorger t’affretta / che cinto di gloria Tittoni t’aspetta”,(dal “Don Pirloncino” del 23 ottobre 1874).Vincenzo Tittoni fra i maggiori esponenti della “consorteria” romana(termine spregiativo allora in uso per la Destra storica), fu diretto avversariodi Garibaldi nel 1° Collegio di Roma (Borgo)alle elezioni politiche del 5 novembre 1874, restandone largamente battuto.

Avvisi pubblicitari. (“Don Pirloncino”, 14 giugno e 15 luglio 1874).

Lettera del 22 gennaio 1875, con la quale l’ispettore di P. S. di Borgo,G. Manfroni, chiede al questore di Roma istruzioni per la porta Castello.(Archivio di Stato di Roma, Questura di Roma, fascic. 98)

quindi, pazientemente ad evitarequalsiasi turbamento dell’ordine pub-blico, ogni possibile eccesso di rea-zione ad un fatto in definitiva cosìprivo di obiettiva rilevanza2.Di queste preoccupazioni ci lascianouna interessante testimonianza Giu-seppe Manfroni, ispettore di P. S. pre-posto alla sezione di Borgo, nelle suememorie pubblicate postume, nel1920, a cura del figlio Camillo3, non-ché il carteggio della Questura diRoma, per quegli anni, conservatonell’Archivio di Stato di Roma.Il Manfroni era stato chiamato fin daldicembre 1870 a reggere l’ufficio di

polizia più delicato della città, sulquale più acuti si concentravano icontrasti e dove i quotidiani contatticon le autorità vaticane richiedevanodoti di particolare equilibrio e di verae propria diplomazia. Che il duttilema coerente e scrupoloso funzionariopiemontese, spesso gratificato dallastampa di sinistra del titolo di “mon-signore”, fosse all’altezza del compi-to affidatogli è provato più che daquanto riferito nel suo minuzioso dia-rio, dal fatto che lo si ritenne insosti-tuibile per oltre trent’anni, quelli digran lunga più caldi dei pontificati diPio IX e di Leone XIII.

Già molti giorni prima dell’arrivo delgenerale s’era diffusa la voce che,“sotto il pretesto della salubrità dell’a-ria, della quiete e della comodità”, lascelta della sua dimora fosse caduta suMonte Mario e in particolare sulla villaMellini. A quel tempo, per accedervi, ameno che non si volesse affrontare iltroppo lungo percorso da ponte Mil-vio, attraverso la Cassia e la Camilluc-cia, non c’era che la via Trionfale, conil passaggio obbligato della portaAngelica, a ridosso della città leonina.Di qui i timori, di qui l’incarico affida-to al Manfroni, per competenza territo-riale, di occuparsi della faccenda e diseguirne gli sviluppi.Egli prese subito contatto col pro-prietario della villa, suo “buon cono-scente” (proprietario era allora ilconte Luigi Maria Manzi, di Civita-vecchia, pioniere delle ferrovieromane), ed apprese che le trattativeerano “state rotte, specialmente per-ché il partito voleva pagare la villacon una sottoscrizione pubblica,mentre egli non è disposto a vendere,ma solo ad offrire al generale unatemporanea ospitalità”4.Questa delle sottoscrizioni popolariper il “povero” Garibaldi5 era diven-tata in tutta Italia una vera psicosi,specie dopo che lo stesso aveva pub-blicamente dichiarato di rifiutare il“dono nazionale”: una rendita annuadi 50 mila lire del consolidato 5% euna pensione vitalizia del medesimoimporto, che il governo sarà autoriz-zato con legge del 27 maggio 1875 n.2520 ad iscrivere ed erogare in suo

favore (lo stesso beneficio che egliaccetterà più tardi, subito dopo lacaduta della Destra, dal governoDepretis). L’iniziativa della raccoltadi fondi, promossa in principio dacircoli privati, aveva finito per conta-giare anche molti Comuni, talché ilministro per l’interno Cantelli si videcostretto a diramare una circolare aiprefetti (12 dicembre 1874), perchéimpedissero severamente l’abuso.Caduta la possibilità della villa Mel-lini (dove oggi ha sede l’Osservatorioastronomico)6, si affacciò subito l’i-dea di offrire al generale un’altradegna anche se meno illustre dimorasul colle.La Società di Monte Mario, di cui eraallora presidente Francesco Grispi-gni, che dall’ottobre 1871 al maggio1872 aveva esercitato le funzioni disindaco di Roma, aveva appena ulti-mato la costruzione del “Tivoli” [l’o-dierna villa Miani], un edificio ideatocome meta di passeggiate e luogo disvaghi e di attrazioni, intorno alquale, secondo un progetto per queitempi arditissimo, dovevano sorgerecento villini, ciascuno con propriogiardino. Naturalmente, una lottizza-zione del genere, in luogo assaiameno ma lontano dalla città, erasubordinata alla soluzione del proble-ma del trasporto pubblico e a questofine doveva provvedere una ferroviache, partendo dalla riva del Tevereopposta al porto di Ripetta, attraversoi Prati, aggirasse la collina, seguendoil percorso del primo tratto della viaBalduina, per poi inerpicarsi sul lato

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Manifestazione popolare alle terme di Diocleziano, per l’arrivo di Garibaldia Roma, in una stampa dell’epoca. (Roma Museo del Risorgimento).

“Cartello sedizioso” di cui furono rinvenuti dalla polizia due esemplariin piazza Fontana di Trevi nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 1875.(Archivio di Stato di Roma, Questura di Roma, fascic. 98, letteradel questore al prefetto del 25 gennaio 1875, n. 605).

La porta Castello, chiusa, in una incisione dei primi del secolo XIX.La porta venne aperta nel gennaio 1875, in previsione della sistemazionedi Garibaldi a Monte Mario, come alternativa al passaggio allora obbligatodella porta Angelica, per evitare disordini alle soglie del Vaticano.

occidentale dell’altura dominata dal-l’edificio. E non basta, perché unaferrovia che partisse dalla riva destradel Tevere non poteva prescindere daun adeguato mezzo di collegamentocon il centro della città, esigenza cuia quel tempo rispondeva soltanto unmodesto traghetto presso il porto diRipetta. Di qui la necessità dellacostruzione di un ponte, sia pure dibarche, che appunto doveva comple-tare l’ambizioso progetto.L’iniziativa era stata largamente pub-blicizzata sulla stampa cittadina, maRoma, lontana e incredula, non rispo-se come i promotori si aspettavano.Nel ’74 mentre si completavano ilavori dell’edificio, veniva deliberatala fusione della società, medianteincorporazione, con la Banca di Cre-dito Romano, di cui era direttoregenerale il comm. B. Pescanti, alloscopo di dare maggiore consistenzafinanziaria all’impresa. Ma anchequesto espediente non valse, eviden-temente, a mettere in moto la macchi-na e a smuovere i diffidenti romani.Invano si cercava di imbonire il pub-blico, come leggiamo da un avvisoqui riprodotto, informandolo che, aseguito della fusione, le nuove azioniin oro “sono ricercatissime, ed inBorsa hanno avuto luogo varie con-trattazioni a prezzi sostenutissimi”.In verità queste azioni non le volevanessuno e meno di un anno dopo, nelmaggio del ‘75, l’impresa era fallita ela Banca di Credito Romano dovevachiudere i battenti. Ma prima di arri-vare a questa infausta conclusiones’era presentata al Pescanti un’inspe-rata ancora di salvezza: quale occa-sione più propizia per rilanciare latraballante iniziativa, di questa chegli si offriva improvvisamente conl’arrivo a Roma di Garibaldi? Ospita-re il generale – gratuitamente, s’in-tende – significava assicurare all’im-presa un padrino ineguagliabile e disicuro effetto7. E così si avviarono letrattative e la voce [di quelle chedevono correre il più lontano possibi-le] rimbalzò attraverso la stampa e leautorità non potevano essere certa-mente le ultime a raccoglierla.“Ma ho saputo pure”, scriverà infattiil Manfroni, “che altre trattative sisono iniziate con una società, laquale, a scopo di speculazione, hacostruito a Monte Mario una speciedi albergo e di trattoria, intitolata“Tivoli”.L’affare pare quasi concluso: le diffi-coltà non sono dunque rimosse, anzisono cresciute, perché dal Tivoli sidominano completamente i sottostan-ti giardini del Vaticano, e, in modoparticolare il viale, in cui abitualmen-te Pio IX suole fare una passeggiata apiedi, discendendo dalla carrozza.Il male non è grande; ma in questigiorni, in cui le fantasie sono eccitate,vi è stato chi, non saprei dire se pereccesso di paura o di altre ragioni, hafatto nascere il timore che non daparte di Garibaldi, ma di qualcuno diquegli arrabbiatissimi mangiapreti,che inevitabilmente gli si porrannod’attorno, si possa fare uno sfregio, senon un attentato addirittura, al Papa”.Il Manfroni trova curioso che di que-sto timore gli giungesse notizia sia daparte vaticana, sia da una fonte deci-

samente avversa. E continua: “Reca-tomi al Tivoli nell’ora in cui il Papasuol passeggiare, ho potuto vederbenissimo con un canocchiale labianca veste di Pio IX, le divise dellaGuardia Nobile, e le rosse tuniche deisediari. Ma ho potuto anche constata-re che, data la distanza in linea d’aria,ogni attentato sarebbe impossibile, ameno che si disponesse di armi diuna portata eccezionale. E in questosenso ho rassicurati il mio più pavidoinformatore, e l’altro che ostentavamaggior fermezza, non senza aggiun-gere che non credeva affatto alla pos-sibilità che, anche se la distanza fossestata minore, vi fosse al mondo gentecosì malvagia da tentare, all’ombradella bandiera garibaldina, alcunaviolenza, checché dicessero e scri-vessero alcuni giornali”.Il 16 gennaio (diversi giorni primadell’arrivo di Garibaldi), il funziona-rio di polizia riceve in ufficio la visita,niente meno, del ministro degli esteriVisconti Venosta che vuole rendersiconto di persona della situazione deiluoghi gravemente preoccupato dellepossibili complicazioni internazionaliche il gesto di qualche sconsiderato ogli eccessi dell’entusiasmo popolarepotrebbero creare al passaggio delgenerale ai margini del Vaticano.Alla domanda del ministro sui possi-bili rimedi, il Manfroni – così raccon-ta – gli prospetta l’idea di far riaprirela porta Castello, da tempo murata, edi congiungerla, attraverso una stradada rendere in pochi giorni carrozzabi-le, con la via Trionfale: “Se il genera-le fosse entrato od uscito dal Borgocon piccolo corteggio, di sole vetture,doveva lasciarglisi liberissima la viaper la porta Angelica: se invece turbedi popolo avessero fatto scorta allavettura di lui, gli sbocchi di Borgo sisarebbero sbarrati con cordoni milita-ri, ed il corteo si sarebbe avviato perla porta Castello”.Tanto piace l’idea al Visconti Venostache due giorni dopo, il 18 gennaio, ilgenio militare è già all’opera perattuare la proposta e il 24 il Manfroniriceve dal comandante del repartomilitare che ha eseguito i lavori lachiave della porta, resa nuovamenteagibile, ma da restare interdetta alpubblico”.La novità aveva suscitato grandecuriosità fra i borghigiani e sia daparte vaticana sia da molti giornalistiil Manfroni era stato invano assillatoper conoscere il motivo di quei lavori.La consegna della segretezza, eviden-temente, fu rispettata. Ne fa fede “LaFrusta”, giornale satirico cattolico, ilcui cronista, alcuni giorni dopo (29gennaio), mostra di non aver afferratoil senso di quella operazione: “Min-ghetti ha fatto aprire un’altra porta diRoma […]. Ai buzzurri, la porta aper-ta di fresco non può più servire perentrare, perché sono entrati da unpezzo. Minghetti, dunque, aprendoun’altra porta, non ha fatto altro chemoltiplicare i buchi per poter uscire.Prevede forse che le porte non glibasteranno per scappare, quando verràl’ora di alzare il tacco?”.Le scene di entusiasmo popolare chesegnarono il 24 gennaio l’arrivo diGaribaldi a Roma sono troppo noteperché valga la pena di ricordarle.

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Giuseppe Garibaldi com’eraal tempo della sua venuta a Romanel 1875. La fotografia, della qualeriproduciamo un particolare,fu ripresa nel corso del grandebanchetto offerto dalle societàoperaie al Corea (Augusteo)il 14 febbraio 1875. (Foto Felici,Roma, Museo del Risorgimento).

Garibaldi durante un’escursione sul Tevere, nei pressi di Fiumicino,discute con l’ingegnere Wilkinson il progetto di questi per il grande portodi Roma. Sul battello “Tevere” sono, con gli altri tecnici,Menotti Garibaldi e il sig. Strutt, autore dello schizzo da cui venne trattal’incisione. (“L’illustrazione popolare”, Milano, Treves, 4 aprile 1875).

Non riuscì nuovo al generale l’ecces-so, del resto non infrequente nell’Ot-tocento e non inedito neppure per lescene di Roma (vedi il sonetto delBelli “Uno mejjo dell’antro “del1832, e le note dello stesso poeta edel Vigolo), di vedersi staccare icavalli dalla carrozza, nella qualeinvano aveva tentato di prendereposto il sindaco Venturi, per esseretirato da braccia umane. Meno noto,forse, e senza precedenti, il fatto chela sera seguente alcuni scalmanati,impossessatisi della carrozza, privadel venerando peso e già reliquia, latrascinarono, sempre a braccia, gri-dando e cantando per le vie di Roma,non senza danno per il prezioso legnoe per il malcapitato proprietario,certo Carlo Tomba. Quella sera Garibaldi, dopo la pro-lungata sosta all’albergo Costanzi,dove oltre che rispondere alle ovazio-ni esterne dovette assoggettarsi all’o-maggio di varie deputazioni, si ritirò,com’era previsto, in casa del figlioMenotti, a palazzo Baldassini in viadelle Coppelle 35.L’edificio, opera di Antonio da SanGallo il giovane e oggi sede dell’Isti-tuto Luigi Sturzo, aveva ospitato altripersonaggi illustri come il Bembo emonsignor Giovanni Della Casa, masoltanto la presenza del nizzardo,protrattasi per pochi giorni, è ricorda-

ta e da ben due lapidi, una sulla fac-ciata e l’altra sulla parete destra del-l’androne9.Nonostante le fatiche e le emozionidella giornata e le sue condizioni disalute, la mattina seguente, alle 8,30Garibaldi era già a Monte Mario. Visi era recato uscendo in carrozza daporta Angelica, in compagnia diMenotti, della piccola Clelia, di Gio-vanni Basso e del Bedeschini, cogna-to di Menotti10.A riceverlo, al Tivoli, era il Pescantiche gli fece visitare la casa, dellaquale il desideratissimo ospite parerimanesse molto soddisfatto. Gli fuanche offerta una frugale refezione inun piccolo padiglione adibito a birre-ria (“una tasse de bouillon et un peude langue fumée” precisa il cronistade “L’Italie” il 26 gennaio), ma ciòche maggiormente interesserà ilgenerale sarà la visione di Romadalla terrazza dell’edificio, sullaquale si fermerà lungamente per rico-noscere ad uno ad uno con un poten-te canocchiale tutti i luoghi che gliricordavano i combattimenti del ’49.Le cronache non dicono se anche ilsuo obiettivo scoprisse “quel di sestesso antico prigioniero”, intentocon il suo seguito alla passeggiata. Incompenso, Emma Perodi, la cronistadei primi 25 anni di Roma capitale, cioffre l’immancabile oleografia, conquesta frase che la veduta gli avrebbeispirato: “A Roma ci siamo e ci reste-remo. Lo ha detto il Re e per me mibasta, perché è un galantuomo”11.Più interessante, anche se non menofantasiosa, è l’evocazione che dallastessa veduta vuole suggerita “LaFrusta” del 28 gennaio: “Dicono cheGaribaldi prenderà stanza all’allog-gio Pescanti in Monte Mario. Di làegli vedrà il Vaticano. Il pensiero del-l’augusto prigioniero gli baleneràsenza meno alla mente. Quel pensie-ro sarà per lui di rimorso perché glirisovverrà quanto da Rio Janeiro il 12ottobre 1847 scrisse all’internunziomons. Bedini, cioè: “Se queste brac-cia, con qualche uso alle armi, ponnoriuscire ben accette a Sua Santità, noiben volentieri le adopereremo in van-taggio di colui che tanto bene servealla Chiesa ed alla patria. Purché siain sostegno dell’opera redentrice diPio IX, per ben avventurati ci terre-mo noi ed i nostri compagni, in di cuinome parliamo, se ci sarà dato poter-ci mettere il nostro sangue”.“Garibaldi mantenne la sua promes-

sa? Adoprò le sue forze in vantaggiodi Pio IX che tanto bene fece allaChiesa ed alla patria o piuttosto dicoloro che fecero all’uno (sic) eall’altra tanti mali? La risposta allasua coscienza ed alla storia”.Quale patria? Quale Pio IX? Se sol-tanto si fosse preso la briga di porsiqueste domande – ma sarebbe statopretendere troppo -, l’estensore dellanota avrebbe ben potuto darsi da sé larisposta e riconoscere che tanto lastoria quanto la sua coscienza aveva-no pienamente assolto Garibaldi.La lettera (diretta a Rio de Janeiro,ma proveniente da Montevideo) nondiceva esattamente così, anche se lasostanza è la stessa12. Firmata da Giu-seppe Garibaldi e da Francesco Anza-ni, ma più probabilmente fatica di

quest’ultimo, essa contrassegna ilmomento forse più vivido del Risor-gimento italiano, tutto ancora da con-sumare e quindi capace ancora d’i-dentificarsi con l’Italia intera, o quasi.Non va dimenticato che poco primadi Garibaldi lo stesso Mazzini avevascritto al papa per invitarlo a prende-re in mano le redini del movimentounitario della nazione italiana. Figu-riamoci quindi se poteva menarescandalo l’ansia di Garibaldi e dellasua legione di guadagnare al più pre-sto il suolo patrio e di porsi al servi-zio di chiunque (dopo Pio IX il tenta-tivo fu rivolto a Leopoldo di Tosca-na) gli consentisse di non mancareallo storico appuntamento.Tutto, dunque, si può pensare cheGaribaldi ricordasse, vedendo Romae il Vaticano ai suoi piedi in quel mat-tino d’inverno del 1875, fuorché illontano e insignificante episodio diquasi trent’anni prima, tanto inge-nuamente richiamato dal giornalecattolico.Il generale si trattenne a MonteMario poche ore: il ritorno in cittàavvenne, con buona pace della poli-zia, per la più lunga strada di ponteMilvio. Alle 2,40 egli era a Monteci-torio, dove l’assemblea già in seduta– segno che Roma non aveva ancorasaputo imporre il peso dei suoi costu-mi – fu scossa da un lungo applauso,ripetuto al momento in cui il nuovoeletto pronunciò la formula del giura-mento. Dell’alloggio di Monte Mariosi parlerà ancora per qualche giorno,poi si saprà che l’idea era stata defi-nitivamente abbandonata. Il perchédel ripensamento non si conosce, maè probabile che alla decisione non siastata estranea la considerazione dellalontananza, che avrebbe moltiplicatoi disagi per un uomo sempre in movi-mento, nonostante i malanni (le cro-nache registrano, durante la sua per-manenza a Roma continui viaggi neidintorni e una serrata serie di incontrie di sopralluoghi per i suoi progettisul Tevere)13, ma non è da escludere,fra le cause, una pressione da partegovernativa perché desistesse dal

tanto temuto proposito.Le offerte per ospitare Garibaldi fioc-cavano d’ogni dove: fra le altre ricor-diamo quelle di villa Falconieri aFrascati e di palazzo Branca a S.Carlo ai Catinari, messo a disposizio-ne dalla vedova di Urbano Rattazzi;finalmente si decise per un’altra piùvicina dimora suburbana, la villaSeverini, che sorgeva fuori portaSalara, nei pressi dell’attuale piazzaUngheria. Qui Garibaldi si trattennetutto il mese di febbraio, per prende-re poi definitivo possesso della villaCasalini, sulla Nomentana, messaglia disposizione del Municipio diRoma. Sul muro esterno di questavilla (via Nomentana n. 355, angolodi via S. Agnese) un’altra lapidericorda ancora oggi la presenza delgenerale14.Chissà se Garibaldi avrà mai saputodi aver avuto in qualche modo inpugno, con la sua scelta, il destinourbanistico di Monte Mario? Se,infatti, non mancheranno altri tentati-vi, dopo questo del Tivoli, MonteMario dovrà aspettare ancora cin-quant’anni per il suo decollo edilizio,reso possibile soltanto dopo la primaguerra mondiale per il concorso didue decisivi e insostituibili fattori:l’apertura di una grande strada dicomunicazione (il viale che prese poiil nome delle Medaglie d’Oro), conl’istituzione della linea tranviaria, ela concomitante abolizione di granparte delle servitù militari che aveva-no accompagnato dopo il 1877 le for-tificazioni di Roma e, in particolare,di Monte Mario che, con i suoi dueforti tra loro collegati e il grande fos-sato, costituiva il cardine del sistemadifensivo. Contro queste fortificazio-ni – strano ricorso – Garibaldi s’eratanto inutilmente battuto, giudicandoassurde e anacronistiche le paure delgoverno Depretis e sprecato il denaroche vi si era profuso. Tanto denaro -scriverà più tardi, il 3 aprile 1878, alnuovo presidente del consiglio Cairo-li – si sarebbe potuto molto più util-mente destinare alla bonifica dell’a-gro romano.

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NoteRingrazio la signora Mariella Casini-Cortesi per la preziosa collaborazionenelle ricerche d’archivio.1 Le elezioni politiche del 1874, leprime per le quali si disponga di datistatistici, contrassero la maggioranzaparlamentare della Destra a soli 44seggi e aprirono la strada all’avvento alpotere della Sinistra nel 1876. Mentrenelle regioni settentrionali e centrali laDestra conservò una maggioranzaabbastanza netta, nel meridione lasituazione risultò completamente rove-sciata, con una maggioranza delle sini-stre che nelle isole raggiunse addirittu-ra il 78% degli eletti (Cfr. Ist. Centr. diStatistica e Min. per la Costituente,“Compendio delle statistiche elettoraliitaliane dal 1848 al 1934”, Roma, 1947,vol. II, pp. 101 sg.).2 Questo indirizzo del governo è chia-ramente sintetizzato nelle “Istruzionigenerali e per il concerto con i Carabi-nieri e gli altri uffici di P. S.” dettate dalquestore di Roma, G. B. Bolis, all’i-spettore di Borgo con nota del 21 gen-naio 1875, n. 463. In essa si raccoman-da moderazione e si precisa che “lemanifestazioni di affetto al generaleGaribaldi finché non degenerano intumulti, in violenze o che in altro modooffendono la legge e compromettonol’ordine pubblico, sono permesse intutta la città, eccettuato soltanto nelRione di Borgo per considerazioni spe-ciali”. (Archivio di Stato di Roma,Questura di Roma, fascic. 98).3 “Sulla soglia del Vaticano 1870-1901”. Dalle memorie di GiuseppeManfroni a cura del figlio Camillo,Bologna, Zanichelli, 1920, vol. I, pp.204-209. Le memorie, in due volumi,pur largamente sfrondate nella edizio-ne, per esplicita ammissione del curato-re e da lui chiaramente rielaborate nellaforma, costituiscono un documento dicronaca di eccezionale interesse.4 In effetti, dalla nota con la quale l’11gennaio lo stesso Manfroni riferiva alquestore di Roma l’esito del suo collo-quio con il Manzi, le cose sarebberoandate così: “Circa venti giorni fa alcu-ni individui gli si presentarono per com-binare un contratto di vendita della villaMellini per farne un dono a Garibaldi amezzo di sottoscrizioni. Manzi risposeche di sottoscrizioni non ne volevasapere, ma che era disposto a vendere apersona o Società regolarmente stabili-ta, e con patti e garanzie. Quei signorinon sono più tornati. Altri individui, frai quali Menotti, cercarono poi di averela villa in affitto. Manzi rispose che non

affittava né avrebbe affittato a Garibal-di, ma che era padrone di venire a starenella villa. (A. S. R. ibid.)Sulla figura del Manzi è interessante,anche se di dubbia obiettività, quantoriferisce il giorno seguente, 12 gennaio,il questore al prefetto Luigi Gadda:“Costui non è altro che un affarista, ilquale ha fatto cattive speculazioni e chedichiarò già una volta il suo fallimento.Negli anni dinanzi vantavasi liberaleperché sperava di avere dei lavori dalMunicipio o dal Governo. Deluso sivolse al partito Repubblicano e votò perGaribaldi nell’elezione di Trastevere.Non è però uomo di convinzioni, e lasua fama come uomo d’affari sulla piaz-za non è la migliore”. (A.S.R. ibid.).5 Sulle angustie economiche di Garibal-di, oltre alle ingenti spese per Caprera,doveva in qualche modo pesare lagrave situazione in cui era precipitato ilfiglio Menotti, a causa di speculazionisbagliate. Tanto grave da non consen-tirgli neppure, per mancanza di denaro,di recarsi a Caprera a prendere il padre,se è vero quanto in tal senso riferiva alprefetto il questore di Roma con notadel 15 gennaio. (A. S. R. ibid.).6 Della villa Mellini, tuttavia, si parleràancora il 28 gennaio, in una nota indi-rizzata dal Manfroni al questore e daquesti, con lievi correzioni, al prefetto.Ne risulta che il Manzi aveva riferito lamattina al funzionario che “jeril’Avv.to Mancini ed altri gli avevanofatto rimprovero di aver rifiutato alGenerale Garibaldi l’uso della sua villae di averlo obbligato ad asciugare l’u-midità di quelle mura fresche, da fargliaumentare i suoi mali” (si allude ovvia-mente al “Tivoli”), donde le protestedel Manzi, che aveva risposto di nonessersi punto rifiutato e che rinnovasse-ro al generale l’offerta di ospitalitànella sua villa, della quale non volevafare oggetto di speculazione. (A. S. R.ibid.).7 Le prime intese con il Pescanti perassicurare una degna residenza a Gari-baldi, le aveva tenute il figlio Menotti,ma per l’albergo Alibert, al vicolo omo-nimo, di proprietà dello stesso Pescanti(o forse della Banca da lui diretta), lascelta era caduta su di un appartamentoal 3° piano, con vista sul Pincio (cfr.note del questore al prefetto del 14 e 15gennaio 1875). Del “Tivoli” si parla perla prima volta il giorno seguente, 16gennaio, in altra comunicazione delquestore: “…ha intenzione di portarsila sua famiglia e desidera stabilirsi inluogo di campagna sopra un’altura,così il comm. Pescanti gli avrebbe

offerto il suo villino a Monte Mario,che il generale facilmente accetterà,avendo già fatto sentire che la località èdi sua soddisfazione”. (A. S. R. ibid.).8 Non è dato di verificare la precisionedei ricordi di Manfroni sull’episodio ein particolare sulla vantata paternitàdell’idea di aprire la porta Castello.Qualche inesattezza cronologica siriscontra: ad esempio, nella data di con-segna a lui della chiave (21 anziché 24gennaio, come riferito in nota al que-store dello stesso giorno 24). Sui lavoridi apertura della porta, sulla sua desti-nazione e la sua vigilanza e sui concer-ti con l’amministrazione municipaleper gli inevitabili riflessi daziari, c’èlarga traccia nel carteggio della Que-stura di Roma, tra il 21 gennaio e il 2febbraio 1875. (A. S. R. ibid.).9 Sul palazzo di via delle Coppelle, cfr.Renzo U. Montini – Riccardo Averini,“Palazzo Baldassini e l’arte di Giovan-ni da Udine”, Roma, Ist. di studi roma-ni, 1957. Le due lapidi murate entram-be nel 1882, portano scolpite le seguen-ti epigrafi: “S.P.Q.R. / Giuseppe Gari-baldi / venne ad abitare questa casa /quando la prima volta dopo l’assedio /tornava festeggiato in Roma / nel gen-naio MDCCCLXXV / a promuovere inparlamento i lavori del Tevere / XXsett. MDCCCLXXXII”. Quella all’in-terno: “Giuseppe Garibaldi / onoròcolla sua dimora / questa casa / nel gen-naio MDCCCLXXV / A tanto nome / ilmondo intier s’inchina”.10 Della visita, la prima compiuta daGaribaldi a Roma, dà ampia notiziatutta la stampa. Lo stesso giorno, nelleprime ore pomeridiane, il generalefaceva ingresso in parlamento, accoltodalle ovazioni di tutta l’assemblea eprestava giuramento.11 “Roma italiana 1870-1895” per E.Parodi, Roma, Bontempelli, s.d., pp.122 sgg.12 Il testo integrale della lettera in “Edi-zione nazionale degli scritti di Giusep-pe Garibaldi” a cura della Commissio-ne Reale, Bologna, Cappelli, 1932-37,vol. IV (“Scritti e discorsi politici emilitari”, I (1838-1861), pp. 82-85).13 Un parziale successo della sua inizia-tiva per Roma Garibaldi l’ottenne conl’approvazione del progetto di legge dalui stesso presentato e illustrato allaCamera il 25 maggio 1875, ma mutila-to proprio nella definizione dell’ogget-to dei lavori da intraprendere. La legge6 luglio 1875 n. 2583, che dichiarava dipubblica utilità le opere da realizzare,stanziava 50 mila lire per il finanzia-

mento degli studi relativi, stabiliva in60 milioni il limite massimo della spesae se ne determinava la ripartizione fralo stato, il comune e la provincia diRoma, non faceva infatti più alcunamenzione del canale scaricatore chedoveva deviare a levante della città leacque dell’Aniene e quelle superfluedel Tevere, mentre per il resto (i lavoridi sistemazione del fiume all’internodella città, per renderlo interamentenavigabile ed innocuo durante le massi-me piene) veniva adottata una formula-zione che tutto o nulla poteva consenti-re. Di norma, per affossare una propo-sta, si nomina una commissione: aGaribaldi era stato riservato l’inconsue-to privilegio di una legge, con il mede-simo risultato. Ma per la difesa dalleinondazioni, la legge ricordata costituìla base per i successivi provvedimentiche promossero la costruzione deimuraglioni e dei lungotevere.14 L’epigrafe: “S.P.Q.R. Giuseppe Gari-baldi / dimorò in questa villa nell’in-verno MDCCCLXXV / XX settembreMDCCCLXXXII”.La misura del fanatismo popolare perGaribaldi ci è offerta dalle cronache aproposito di un episodio che ebbe perteatro proprio la villa Casalini. Il gior-no di San Giuseppe del ’75 ci fu unvero pellegrinaggio di cittadini deside-rosi di vedere il generale e rendergliomaggio. Questi per non deluderli, feceaprire i cancelli a tutti e tutti volle rice-vere. Ma il risultato fu che a sera lepiante del giardino, fino alla portatadelle braccia, erano completamentespoglie, ché ciascuno dei visitatori nonaveva voluto lasciare la dimora di Gari-baldi senza riportarne almeno unafoglia per ricordo. (Ugo Pesci, “I primianni di Roma capitale (1870-1878)”,Firenze, Bemporad, 1907, p. 568).

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Grazia Passeri, presidente dell’As-sociazione Salvabebè/Salvamamme,un progetto unico nel suo genere, ciconduce nel labirinto del magazzinodove si conserva una quantità enor-me di materiale da distribuire Nata nel 1992 con una minimadisponibilità finanziaria, l’Associa-zione, con sede in via Friggeri 57,ha lo scopo di distribuire corredini,giocattoli, carrozzine, lettini, indu-menti, generi alimentari e altro aquelle mamme che, in condizioni diestremo disagio, si rivolgono peraiuto, in qualsiasi ora del giorno edella notte, anche nei giorni festivi.Sono tante, di tutte le nazionalità equelle italiane superano il 20%. Sal-vamamme opera anche su richiestadelle Istituzioni: Municipi, Regio-ne, Ospedali, Consultori, Caritas,ASL, Parrocchie e, specialmente, laCroce Rossa con la quale ha un rap-porto particolare. Non chiede soste-gni economici ma accetta ciò cheviene offerto spontaneamente e alCentro di acquisizione si accumulauna quantità enorme di materialeche viene subito smaltito. “Arrivano da tutta Roma, special-mente dalla Balduina che ci ha adot-tato, con montagne di oggetti: gliindumenti sono nuovi o quasi nuovie, se necessario, siamo noi che lilaviamo e stiriamo” ci dice la signo-ra Grazia mentre visitiamo il localedove, ben allineati sui ripiani, vedia-mo scatole rosa con le targhette cheindicano il contenuto: maglie da 0 a3 mesi, maglie da 4 a 6 mesi, bava-glini, scarpette e così via, mentreuna volontaria ripiega accuratamen-te un vestitino appena risistemato dasembrare nuovo. Sul soffitto unadecorazione di lunghe strisce di tullevariamente colorate e artisticamentesistemate ingentilisce l’ambiente.Nel locale adiacente montagne digiocattoli nuovi o in via di ripulitu-ra, scatoloni di matite colorate, qua-derni e libri sono in attesa di desti-nazione. La nostra guida si scusa delcaos spiegandoci che si sta sgom-brando una parte di quei magazziniper restituirla al proprietario, perché

l’Associazione è piena di debiti enon riesce a pagare l’affitto. Rimar-ranno solamente quegli spazi messia disposizione da un benefattore e ilCentro di accoglienza si sposterà avia Ramazzini, in un locale dato gra-tuitamente dalla Croce Rossa. “Mi dispiace lasciare questa zonadopo tanti anni, ma è necessario.Qui vengono in tanti a chiederci checosa ci serve, le nonne sono splendi-de. Guardate – ci dice mostrandociun sacco pieno di coprifasce lavora-ti a mano – sono capolavori e quelliusati sono perfetti come se fosseronuovi. Queste persone voglionoessere partecipi, sentirsi utili anchecon un solo litro di latte. Per loro èpure una ragione di vita, come perquella signora che viene con labadante alla quale diamo qualchecosa da spedire al suo paese. Ilmateriale arriva anche da ditte chechiudono, dalla Croce Rossa, dalComitato Olimpico, dalla Croce diMalta, da Oviesse e da tante altrefonti che sarebbe lungo elencare”.La visita continua tra mucchi di sca-toloni, scaffalature ricolme di ogget-ti. “Vedete quanta roba? Resta qui ilminimo necessario - continua lanostra guida e infatti poco primaavevamo visto partire un camiondella Croce Rossa ricolmo di pacchi– ma chi riceve firma, per la traspa-renza, questo modulo - e ci mostraun foglio dove sono dettagliati tuttigli indumenti: calzini, cappellino,golfino, guanti, pantaloni, ciuccio,marsupio, copertina, ecc. – I capimigliori sono per i bambini malati oper i più indigenti perché intendia-mo anche sollevare lo spirito. Unbell’oggetto può fare miracoli comequella volta che venne una mammaincinta di nove mesi picchiata sel-vaggiamente dalla cognata. Piange-va disperatamente e non riuscivamoin alcun modo a calmarla finchétutte le volontarie, una alla voltadolcemente le hanno portato gliindumenti per un magnifico corredi-no. La poveretta piano piano si ècalmata e si è allontanata consolataabbracciando il dono ricevuto.

Molte giovani mamme abbientifanno parte del nostro club, anchequelle più anziane che, in un primomomento erano ostili perché teme-vano un raduno di poveretti allanostra porta”.Ma proprio fuori di quella portaogni giorno si accumulano pacchi divestiario e ne arrivano altri con ali-menti, corredini interi donati daqualche mamma che ha perso ilfiglio. Bisogna sistemare subitotutto, dividerlo secondo le età e con-trollarlo in quanto si scarta ciò chenon è legale e perciò pericoloso.Tutto questo lavoro è affrontato arotazione, ogni giorno, da un centi-naio di volontari una quindicina deiquali è sempre presente. Ma il pro-blema sta nello smaltimento delmateriale di scarto dalle dimensioniapocalittiche, e di quello non idoneoalle loro necessità. Il trasporto è unavoce pesante della contabilità, cheunita all’affitto e alle varie utenzeaumenta lo stato debitorio. “Non ce la facciamo più. Spero inun aiuto dalla Regione, ma non lochiedo”. Così si lamenta la signoraGrazia che da ex radicale ha lasciatoil partito non condividendone l’at-teggiamento nei riguardi dell’abortoe si è poi formata presso le SuoreCalasanziane, dove ha imparato adamare la gente. Infatti questa orga-nizzazione è nata per combatterel’infanticidio e ottenere il ripristinodella ruota degli innocenti, progettorealizzato al Policlinico Umberto Iche agevola l’accesso al parto inanonimato.Un piccolo contributo, che copre il10% della spesa, arriva dal Comuneper il Centro Nurizionale del Bam-bino di via degli Olimpionici, gesti-to da Salvamamme. Le persone che

possono accedervi sono mandatedirettamente dal Comune mediantefax protocollati nei quali sono speci-ficate le necessità del richiedente.Qui si distribuiscono cibi per losvezzamento, latte, vitamine. “ Èbellissimo. Dovete venire a vederlo– gli occhi della signora Grazia siilluminano – il professor Di Piero,il nostro pediatra storico, vi organiz-za corsi di formazione tenuti daesperti professionisti su vari temi:allattamento, svezzamento, igiene,prevenzione e altri argomenti speci-fici. Salvamamme non è solamentequanto elencato: è anche Salvamam-me Passerotti, un progetto attivo nelreparto di Neonatologia dell’Ospe-dale San Camillo; dona alle mammein attesa, detenute al Carcere diRebibbia, un completo “parto e cor-redino”; con il sostegno di Vodafonedà la possibilità ai bambini difesteggiare il loro compleanno congioia.Salvamamme è attivo anche all’e-stero in Romania e in Ecuador. Incollaborazione con l’Università LaSapienza sostiene e indirizza in cen-tri adeguati le mamme colpite dadepressione; onora con cerimoniecommoventi quei bambini che nonsono riusciti a nascere; guida lemamme nel rapporto con gli inse-gnanti e dona loro articoli di cancel-leria per i piccoli scolari; riceveattraverso Facebook richieste diaiuto ma anche complimenti.“Viviamo nella società dei consumi– conclude la signora Grazia – evi-tiamo che finisca in discarica unagrande quantità di beni ancora uti-lizzabili e aiutiamo tante famiglie indifficoltà”.

M.C.C.

Volontariato

Salvabebè/Salvamamme

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L’area denominata “Nuovo Massi-mi”, situata in via Festo Avieno, èstata venduta circa un anno fa dallasoc. Broschi Spa di Milano al grup-po imprenditoriale romano, la Mon-temario S.r.l., che ha ottenuto dalComune di Roma il “permesso dicostruire” per un totale rifacimentodi quanto restava dello storico circo-lo sportivo, in stato di completoabbandono. Era questo, infatti, infe-stato da enormi roditori e sprovvistodi qualsiasi elemento di igiene esicurezza (impianto elettrico non anorma, recinzioni arrugginite, pavi-menti divelti), estremamente perico-loso per i restanti frequentatori.L’intervento della Montemario S.r.l.ha previsto: la preliminare bonificadel terreno (ricoperto da grossiquantitativi di lastre di eternit, bido-ni di oli combustibili e rifiuti divario genere) che è già stato quasicompletamente realizzata; il recu-pero dell’importante parco arboreoesistente (querce, platani, ippoca-stani, pini, ecc.) ridotto anch’esso inuno stato di estremo degrado, con lapiantumazione di nuove essenze(agrumi, ulivi, palme, cipressi, allo-ro,ecc.); l’abbattimento delle barac-che prospicienti via Festo Avieno,con i tetti di eternit, per poi proce-dere alla realizzazione di un notevo-le numero di box, in parte già pre-notati, da vendere agli abitanti della

zona ad un prezzo molto inferiore aquello di mercato; la realizzazionedi un centro dedicato alla cura delcorpo ed allo sport, dotato di pisci-ne, palestre con parete di arrampi-cata, campi da tennis e da squash,campo polivalente coperto, mini-golf, centro welness, percorso foo-ting. Il tutto in un perfetto equilibriotra natura e ambiente, all’insegnadella eco compatibilità, con l’im-piego di strutture in legno e l’utiliz-zo di tutte le fonti energetiche natu-rali dal fotovoltaico al solare termi-co, al geotermico con l’ausilio dellacogenerazione e trigenerazione,sino alla installazione di un impian-to eolico così come autorizzatodalla Regione Lazio al fine di rea-lizzare un ambiente più prossimo ademissione CO2 pari a zero.Tutta l’opera strutturale e di rifinitu-ra edile sarà realizzata dalleCO.G.E.I. e da altre società delgruppo mentre le opere specialisti-che di impiantistica, di domotica, difalegnameria, di diffusione sonora,di effetti cromoterapici, di depura-zione, di idroterapia saranno affida-te a società specializzate con unapresenza, per circa tre anni, di 60/80unità lavorative.A lavori ultimati, la gestione dellevarie attività all’interno del centrosarà affidata a società specializzate(ristorazione, welness, sports,

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Dove sorgeva il Circolo Tennis Massimi

Un nuovo centro sportivomultifunzionale a Monte MarioCome abbiamo anticipato nel n. 257, nell’area dell’ex-circolo tennis Massimi si stanno effettuando importantilavori di riqualificazione comprendenti anche l’area confinante con via della Balduina. Per fornire maggioriinformazioni ai lettori, abbiamo chiesto alla Montemario S.r.l., che ha acquistato l’area ed intrapreso i lavori,di precisarci che cosa di nuovo sta sorgendo nel quartiere. Riportiamo di seguito la risposta di detta Società.

L’ennesimo dis-sesto stradaleha allontana-to ancora unavolta il tra-sporto pub-

blico dallestrade sopra

piazza Giovenale,fino a via Proba Petronia; come inprecedenti occasioni gli autobusdella linea 990 hanno saltato il“cappio”. Ripristinata il 17 feb-braio la regolare circolazione nelcritico punto dello sbocco di viaLattanzio su via Appiano, esigenzeconnesse ad altri lavori hanno por-tato a mantenere il dirottamentodella linea 990, senza prendere inconsiderazione la possibilità di unapiù ridotta deviazione, e il 22 feb-braio, mentre chiudiamo il giorna-le, abitanti e operatori della zonaabbandonata continuano a dover

fare maggiori percorsi a piedi, finoa 600 metri e in salita; troppo, inparticolare, per chi non camminacon facilità. Non si poteva pensarealmeno ad un collegamento provvi-sorio mediante un autobus più pic-colo ed agile, tra piazza Giovenalee via Proba Petronia? Il costosarebbe stato compensato dalminor kilometraggio delle corsedella linea 990. Si vuole arrivare adabituare la cittadinanza di quellazona a fare a meno dell’autobusvicino a casa?

Più di una settimana senza autobus

manutenzione, gestione), affiancatedalla Montemario S.r.l. in qualità diproprietaria, al fine di ottenere unaimpostazione unica per tutti i settoriche abbia al centro dell’attenzione ilfrequentatore.Ogni sforzo progettuale è stato tesoalla ricerca di soluzioni destinate a

procurare un grande confort, senzaperaltro rinunciare ad una esteticaaccurata alternando i materialicostruttivi di legno e pietra sino afondersi con il vetro e l’acciaio.Il Centro, pur tra questo alternarsi dispazi e situazioni da vivere in asso-luta tranquillità, riflessione e racco-glimento anche religioso (è statarecuperata una vecchia grotta votivadedicata alla Madonna di Lourdesesistente nel parco su via della Bal-duina), non trascura le varie discipli-ne sportive, praticabili sia all’inter-no dei locali che all’esterno, perfet-tamente integrate nel parco doveperaltro sarà possibile sostare, ancheagli esterni, per gustare i prodottidella gelateria artigianale, dellacioccolateria, del bar, del lounge-bare dei ristoranti, anch’essi accessibilida chiunque. Tutto nella massima tranquillità,anche per i bambini, essendo previ-sta un’area giochi esclusiva sotto ilcostante controllo di personale spe-cializzato. È prevista un’appositaarea di accesso al complesso da viaFesto Avieno che sarà denominata“La Piazzetta“, aperta a tutti, mentreper l’utilizzo dell’intera strutturasaranno adottate varie forme di par-tecipazione, a medio e a lungo ter-mine, sino al semplice ingresso gior-naliero per l’utilizzo della solabeauty farm, del tiepidarium, calida-rium, bagno turco, sauna, percorsoKneipp, grotta del sale, ecc., propo-nendosi di applicare tariffe alla por-tata del maggior numero di persone.Al fine di evitare nella zona qualsia-si disagio dovuto all’aumento deltraffico dovuto all’afflusso di perso-ne al complesso, si è proceduto allaprogettazione di 350 posti autodestinati ai frequentatori del centroche presumibilmente correrà sotto ilnome di “Massimi SportBenessere”ad indicare “Massimi” la continuitàcon il passato e “SportBenessere”scritto senza interruzione, l’inscin-dibilità che esiste tra lo sport ed ilbenessere.

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Sono vissuti nello stesso periodo,Franz Krommer (1759-1831) eBeethoven (1770-1827), soggior-nando nella stessa città, Vienna; equi hanno concluso entrambi laloro esistenza a pochi anni didistanza l’uno dall’altro. Ascoltareil Settimino op. 20 di Beethovenaccostato alla Sinfonia Concertanteop.70 di Krommer, come è avve-nuto nel concerto di mercoledì 16febbraio all’auditorium dell’Uni-versità Cattolica, è stata quasi unapiccola lezione di storia della musi-ca. Krommer che nasce come violi-nista, Beethoven come pianista;Krommer che subito s’insedia allacorte viennese, Beethoven che ini-zia frequentando le cappelle vesco-vili; tutti e due influenzati daMozart e soprattutto da Haydn, macon esiti del tutto diversi. Perfinorivali nell’ambito del quartetto, conKrommer che ne compose il triplodi Beethoven. Eppure, nel concerto all’auditoriumdell’Università Cattolica del 16 feb-braio dal titolo “La grande musicada camera del XVIII secolo”, unacerta corrispondenza fra i due si puòtrovare e sta nella predilezione pergli strumenti a fiato: fondamentalinel Settimino di Beethoven, che agliarchi aggiunge un clarinetto, uncorno e un fagotto, ma incisivianche nella Sinfonia Concertantedove clarinetto e flauto figurano inprimo piano a lato del violino soli-sta. Da ricordare che, al clarinetto eal flauto, Krommer ha dedicato lamaggior parte dei suoi Concerti,con una compagine orchestraleassai più ampia di quella impiegatanella composizione che abbiamoascoltato, di soli nove elementi. Del notissimo Settimino, opera gio-vanile di Beethoven di grande suc-cesso fin dalla sua prima esecuzio-ne a Vienna nell’aprile del 1800, lamusicologia si è abbondantementeoccupata, sottolineandone la fanta-sia, la varietà policroma, perfino unche di spiritoso. Nel nostro caso èinteressante osservare come l’auto-re della Sinfonia, pur ossequiato dalvasto pubblico mitteleuropeo,rimase prigioniero della galanteria

settecentesca delle corti, mentre ilBeethoven del Settimino andavasuggerendo percorsi inesplorati.Nelle battute iniziali dell’adagio siscopre un accenno all’Eroica e nelfinale non c’è un anticipo dellaPastorale?La Sinfonia Concertante si esegueraramente, ma negli anni ’90 fu piùvolte diretta e registrata: daHoward Griffiths a Londra, da Tho-mas Wicky-Borner a Vienna eanche dal grande flautista JeanPierre Rampal con il clarinettistaPaul Meyer e la Franz Liszt Cham-ber Orchestra. Da noi sembra chenessuna istituzione musicale si siaaccorta di questo lavoro di Krom-mer, tanto da far supporre che l’u-scita ai Concerti del Mercoledì siauna “prima” per l’Italia. Molto par-ticolari, per l’occasione, anche isuoi interpreti: un ensemble came-ristico, emanazione della più ampiaOrchestra Sinfonica Giovanile incui, accanto a professionisti, figu-rano alcuni laureati e studenti del-l’Università Cattolica, con diplomadi Conservatorio. Qui al clarinettosolista c’erano Massimo Ferrucci,medico chirurgo, e al flauto Federi-co Fiorini, medico anestesista; alviolino la giovane concertista Fran-cesca Giordanino, strepitosa sia inBeethoven che in Krommer.I cinque tempi della Sinfonia sonotrascorsi veloci e gradevoli. Squil-lanti gli allegri iniziali, poetico l’a-dagio dal solido contrappunto e dalbel dialogo tra violino e clarinetto;virtuosistica la polacca dagli insertipopolari probabilmente cechi(Krommer era di origine moldava),celebrativo e abbastanza prevedibilel’allegro finale, ma di grande effetto.

Maria Rossaro

I concerti di marzoI prossimi appuntamenti sono dedi-cati al trio: mercoledì 2 marzo conmusiche di Brahms (Trio Scatena-Geminiani-Carbonare) e mercoledì9 marzo con Mendelsshon eBeethoven (Ars Trio). Da non per-dere il 30 marzo i Liebesliederwal-zer op.52 e op. 65 con il Laborato-rio Susanna Rigacci.

Beethoven e Krommerla strana coppia

La parrocchia di Santa PaolaRomana in via Duccio Galimberti,angolo via Elio Donato, finalmenteha cambiato aspetto: ha perduto ilcolore grigio cupo, quasi da fabbri-ca del nord, e ha assunto un elegan-te colore nocciola o beige, grazie ailunghi lavori di ristrutturazione,voluti dal Parroco Mons. MarioMagistrato, svoltisi in questi ultimimesi. Le campane annunciano leMesse e invitano ad entrare per lapreghiera nell’interno, esso purerinnovato con il nuovo fonte batte-simale in marmo scolpito, l’altaremaggiore, il candelabro, l’ambone,il seggio, tutti in marmo con orna-menti in stile neocosmatesco e laraccolta cappellina del SS. Sacra-mento. Il 26 gennaio scorso, festadi S. Paola, sono iniziate le celebra-zioni per il sessantesimo anniversa-rio della fondazione della Parroc-chia: è stata celebrata una Messasolenne da S. E. Mons. ErnestoMandara e un Te Deum di ringra-ziamento per la ristrutturazioneultimata e inaugurazione dellevetrate della facciata, donate da unanziano sacerdote, ancora operantenella chiesa, Mons. SebastianoCorsanego, e realizzate dal MaestroSergio Verdecchia della Vetro In diFiculle (Terni). Le tre vetrate rap-presentano episodi della vita di S.Paola, matrona romana di nobilissi-ma e ricca famiglia, nata nel 347,che sposò un nobile dal quale ebbecinque figli: la prima vetrataappunto la rappresenta con tutta lasua famiglia. Rimasta vedova,Paola incontrò il dottissimo SanGirolamo, traduttore della Bibbia, elo elesse a suo direttore spirituale:questo incontro è rappresentatonella seconda vetrata. Quando SanGirolamo lasciò Roma per recarsiin Terra Santa, Paola decise direcarvisi anch’ella con una dellefiglie e fissò la sua dimora inBetlemme, dove fondò un monaste-ro femminile, un ospizio per i pel-legrini e un cenobio per San Girola-mo e i suoi compagni: la terzavetrata la rappresenta con le com-

Santa Paola Romanaultimati i lavori di ristrutturazione

Si è spenta a Roma, dopo una lungamalattia, Giuseppina (Giuso)Fossà, animatrice instancabile dellaFondazione Don Luigi Di Liegro.Spese tutta la sua vita per gli idealidella solidarietà dedicandosi conamore e dedizione ai bisogni deglialtri, operando soprattutto nelcampo del disagio mentale.

Così la ricorda Luigina Di Liegro,Presidente della Fondazione DonLuigi Di Liegro: “La scomparsa diGiuso Fossà, per le tante personeche lei ha conosciuto nella sua vita,rappresenta una perdita inestimabi-le. Giuso è stata amica e madre ditutte le persone che soffrono la soli-tudine e l’amarezza del disagio psi-

Lutto nel mondo del volontariato

chico. Negli anni ottanta e novanta èstata accanto a Don Luigi Di Liegronelle attività che la Caritas avviòpresso le parrocchie [in particolarepresso quella di S. Pio X in piazzadella Balduina dove è rimasta alungo], promuovendo una culturadell’accoglienza che accompagnas-se l’attuazione della riforma Basa-glia in corso proprio in quegli anni”.“Oggi la Fondazione Di Liegro –continua - deve a lei l’impulso fon-damentale che ci ha portato adavviare il nostro impegno nelcampo della salute mentale, in par-ticolare attraverso il progetto“Volontari e famiglie in rete”. È

non solo l’invito ad agire, ma anchea farlo secondo uno stile: quello dicredere sempre nella dignità dellepersone e di lottare per il riconosci-mento dei loro diritti. Il mio perso-nale ricordo si lega alla sua grandecapacità di ascolto, di entrare nelvissuto della persona e di trovaresempre una parola di conforto e disperanza”.Ricordiamo Giuso come collabora-trice di “Monte Mario“ nel segnala-re iniziative e problemi legati aldisagio mentale nella nostra zona.Vogliamo accomiatarci come leisoleva fare nel salutarci: “CiaoGiuso, ti vogliamo bene”.

pagne della sua comunità religiosa.Le tre vetrate completano così, nelsessantesimo anniversario dellaparrocchia, gli episodi della vitadella Santa, narrati nel bronzo dellaporta della chiesa, inaugurata nelcinquantesimo anniversario.

Fiorella Frapiselli

Due delle tre vetrate di S. Paola.

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festiva limitata”!). Il risultato èun irregolare e insufficientealternarsi di autobus normali epiccoli, che da tempo fa soffri-re la stragrande maggioranzadegli utenti. Perseverare dia-bolicum (anche riguardo almodo con cui è concepito l’a-nello di capolinea)! Quantoalla 999, ha di principio unaragionevole funzione di rinfor-zo delle altre linee sulla trattapiù carica; che però sia oppor-tuna una razionale ristruttura-zione dell’intera rete di MonteMario, lo si dice da tempo.

e ancorasu via Trionfale… mi riferisco al megamarcia-piede di fronte a Budassi-Funa-ri (Floridiana-Troya), poi suc-cessivamente ridotto di unpochino e che è di fatto, insiemeagli inesistenti controlli circa ledoppie e triple file, fonte disistematici ingorghi. Idem conpatate davanti alla pizzeriaCicalino e all’Istituto E.Fermi (via della Stazione diMonte Mario), oppure tra viaAllievo-Floridiana. I marciapie-di sono sì fatti per poter consen-tire ai pedoni di camminare intutta sicurezza, ma quando ven-gono fatti dei veri e propri

“slarghi” di 5-6 metri c’è qual-cosa che non va. Se poi suglistessi si piazzano gli ambulanti,che tali a questo punto non sonopiu’, allora non si capisce ilsenso di tutto ciò. Per spiegaremeglio il concetto, trovo inveceassolutamente meritoria lasistemazione del tratto di viaAssarotti che porta al mercatodi Piazza Thouar, oggetto daanni di una viabilità cervelloticacon parcheggi selvaggi di fattoin mezzo alla strada. Per ultimoun accenno alla Vs chiosa inriferimento alle mie lettere: atutti noi piacerebbe muoversicon i mezzi pubblici. Questaperò sappiamo tutti essere un’u-topia perché non siamo a Lon-dra, Oslo o Berlino. I mezzipubblici per essere appetibilidovrebbero essere puntuali efunzionali e soprattutto consen-tire tempi ragionevoli per rag-giungere il posto di lavoro. Nelmio caso per esempio, secondoi dati scaricati dal sito Atac perarrivare a lavoro (15 km circa),dovrei prendere tra bus, treninoe metro cinque mezzi per untotale stimato di 115 minuti pertratta. L’ultimo clamorosoesempio, per tornare ai marcia-piedi, è rappresentato dall’in-grandimento ed incomprensibi-le “squadratura” di quello postoall’imbocco di via Troya davan-ti al materassaio. Questa “solu-

zione” credo sia stata usata alsolo fine di evitare la sosta incurva proprio all’imbocco dellavia come spesso succedevaprima...Il risultato invece e’ chela sosta selvaggia si è spostataun po’ prima o un po’ dopo eche l’inserimento in via Troya,anche in assenza della stessa, èstato di fatto complicato. Infatti,mentre prima tenendosi tutti adestra, anche se il traffico su viaTrionfale era intasato chi volevagirare per via Troya potevafarlo in quanto il marciapiedeera di fatto una “dolce” curvatu-ra, adesso la situazione è que-sta: scatta il verde e chi devegirare si trova, da una parte lastrada sbarrata da chi procedeverso il San Filippo e dall’altraun bel marciapiedone ingom-brante, che si è “mangiato” unbuon metro di carreggiata, chedi fatto impedisce il deflussoverso piazza Guadalupe. Secosì deve essere, allora nonappare più derogabile la presen-za sistematica dei vigili urbaniper regolare il semaforo e quin-di il flusso del traffico, nonché esoprattutto, per impedire lasosta selvaggia.

Pietro Rosichini

D’accordo su alcune scelte nonproprio felici del progetto, del-l’insufficienza del trasportopubblico (che non si può accet-tare come situazione immutabi-le) e sulla necessità di una piùassidua ed efficace vigilanzadella Polizia Municipale. Ma,

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segue dalla seconda pagina

Un appello per i 150 annidell’Unità d’Italia

Molti nostri lettori avranno certamente in casa qualchericordo legato alle vicende dell’Unità d’Italia, comedocumenti, foto, quadri, oggetti. Li invitiamo a segna-larceli ai fini di una possibile pubblicazione ed inseri-mento nell’istituendo centro di Documentazione eMemoria di Monte Mario.

[email protected] Roma Belsito, casella postale n. 12206

chiosa per chiosa, ricordiamoche nella viabilità è importantela continuità delle sezioni stra-dali rispetto al flusso. Un trat-to più largo degli altri, a parità

di flussi, genera alla fine uningorgo. E, dove possibile, unpo’ di spazi sui quali pedonipossano trattenersi, oltre acamminare, non fanno male.

Dal webIl naufragio di Ippolito NievoNell’ultimo viaggio Palermo-Napoli il vapore “Ercole” il 4 marzo1861 portava resoconti sulla regolarità amministrativa dei Mille.Responsabile della Intendenza garibaldina in Sicilia era IppolitoNievo. Si imbarcò sull’“Ercole”, con quattro suoi impiegati; poiuna bufera lo inghiottì vicino a Capri, insieme con gli altri passeg-geri, a 280 tonnellate di carico, ai marinai e al capitano. Si sussurròche al naufragio non fosse estraneo il governo di Cavour. Ma sullascia dell’“Ercole” viaggiava un groviglio di interessi di faccendie-ri e segretari, finanzieri e armatori, borbonici e rivoluzionari, pos-sidenti e banchieri, uomini politici di Destra e Sinistra. Oggi iretroscena del naufragio sono su Ippolito Nievo informawww.ippolitonievo.info che parte da Monte Mario: un’idea dellanostra collaboratrice Fausta Samaritani che dal 16 gennaio 2011ripropone il suo racconto lungo Per l’onore di Garibaldi, pubbli-cato nel 2002 sul CD-Rom Sito della memoria Ippolito Nievo.

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L’associazione “Amici di Monte Mario” organizzazione non lucrativa di utilitàsociale (ONLUS), costituita il 28 maggio 1969, persegue fini di promozione socia-le, civica e culturale nei quartieri di Monte Mario. Non legata a partiti politici e acon-fessionale, l’Associazione dipende esclusivamente dai propri soci, nello spirito disolidarietà verso tutti gli abitanti del territorio. Per aderirvi va presentata domanda suapposito modulo. La misura della quota d’iscrizione è libera. La quota associativaannuale è di € 30,00 per i soci ordinari; € 90,00 per i sostenitori; € 10,00 per i fami-liari e gli studenti. Versamenti nel conto corrente postale n. 40706004, intestatoall’Associazione Amici di Monte Mario. Per informazioni telefonare al numero06 35503317 con segreteria automatica funzionante 24 ore su 24.e-mail: [email protected]

Corso di conversazioneinglese a livello intermedio,tenuto dal prof. Conor Rowan(di madre lingua inglese).Sono ancora disponibili alcu-ni posti.Tutti i lunedì dalle 17.30 alle19.

Training autogeno. Un corsobasato sulla tecnica di appren-

dimento graduale di eserciziper realizzare l’equilibrioneurovegetativo e la calma,impartito dalla psicoterapeutadott.ssa Lucia Guerrieri in 12sedute. Il lunedì alle ore 16, acominciare dal 10 gennaio.

Conclusosi il primo corso, ini-zierà un secondo corso lunedì4 aprile alle ore 16.

Libera Università di Monte Mario LUMMI corsi si tengono quest’anno presso la parrocchia S. Paola Romana,via Duccio Galimberti (fra piazza Giovenale e viale Medaglie d’Oro

bus 990, 907, 913, 999, 991)

Per la partecipazione ai corsi è necessaria la previa prenotazionePer informazioni rivolgersi all’Associazione, 06 35503317 o alla dott.ssa LucianaFrapiselli 06 35453636 munito di segreteria). Ulteriori informazioni saranno anchetempestivamente pubblicate sul sito www.montemario.org.

Programma di attivitàPubblichiamo, come di consueto,uno stralcio del programma delleattività dell’Associazione, avver-tendo che gli appuntamenti cheseguono, salvo diverso avviso, siintendono riservati ai soci. Perinformazioni telefonare al numero06 35503317 oppure 06 35403503.

MARZO

19, sabatoGita in pullman a Sperlonga e Ter-racina. Si visiteranno la Grotta diTiberio, ampia cavità inclusa in unasontuosa villa riccamente decorata(forse residenza dell’Imperatore); ilMuseo Archeologico Nazionale diSperlonga, con sculture e repertidella Grotta; la chiesa di S. Mariain Spelonca (1113). Pranzo in risto-rante.Partenza alle ore 7.30 da piazzadella Balduina; ritorno in serata.Prenotazione obbligatoria entro il10 marzo. Contatto diretto: PatriziaTorlonia (06.35498208, dotato disegreteria).

24, giovedìSecondo incontro del nuovo ciclo“Parliamo di Cinema”, condottodalla socia avv. Olga Geraci.

26, sabatoVisita guidata all’Abbazia delle TreFontane (Chiese di Ss. Vincenzo eAnastasio, di S. Maria Scala Coelie di S. Paolo alle Tre Fontane, eret-ta nel secolo V sul luogo del marti-rio dell’Apostolo).

Assemblea dei SociL’Assemblea annuale, previstaper il 6 marzo, è rinviata adomenica 27 marzo per moti-vi organizzativi. I Soci riceve-ranno la convocazione.

30, mercoledìSalotto Letterario, terzo incontrodel trimestre.

APRILE6, mercoledìAppuntamento per gustare un buoncioccolato con pasticcini da “Cioc-coliamoci”, in via Tolemaide 14.

12, martedìVisita alla mostra “Caravaggio aRoma. Una vita dal vero” all’Ar-chivio di Stato, S. Ivo alla Sapien-za. Dati documentari ed opered’arte, illustrata dalla dott.ssaRosanna Barbiellini Amidei.

DiarioIn visita al MacroIl programma di visite del 2011 èiniziato il 22 gennaio con un’inte-ressante visita al Museo di Artecontemporanea di Roma, di cui èstata recentemente inaugurata l’e-

spansione progettata da OdileDecq. La visita è stata guidata dallaprof.ssa Rosanna Barbiellini Ami-dei, che ha illustrato al folto gruppodi soci sia gli aspetti architettonici,sia le opere esposte. Un “plus”curioso è stato offerto dalla mostradi farfalle ospitata nel Museo.

Grande interesse per l’affresco diS. SabinaIl 5 febbraio è stata ripetuta, aseguito delle forti richieste, la visi-ta all’affresco, capolavoro d’artebizantina dell’8° secolo, rinvenutosotto l’intonaco del portico dellachiesa di S. Sabina. Ha illustratol’opera la dott.ssa Claudia Tempe-sta della Soprintendenza del Polomuseale di Roma.

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In memoriaCon dolore diamo la notizia della scomparsa di due nostri soci.Oreste Battigalli, medico specializzato in malattie dell’apparato respira-torio che fu direttore del dispensario antitubercolare di Viterbo, avevamolti interessi artistici: amava dipingere e scrivere poesie e racconti.Spesso dilettava i nostri soci leggendo le sue pagine basate sui suoi ricor-di, venati di malinconia attenuata da ironia ed umorismo.Salvatore Bonavoglia, Presidente di Sezione della Corte dei Conti, amicoe collega di Luigi Pallottino, è stato fra i primi ad aderire all’Associazio-ne di cui fu anche consigliere.

Un incontro per i150 annidell’Unità di Italia

Il 19 febbraio un numeroso gruppodi soci e loro amici si è incontrato acasa della prof.ssa Rosanna Bar-biellini Amidei, Consigliere del-l’Associazione, per un “brunch” eper celebrare, semplicemente macon molta convinzione, la prossimaricorrenza dei 150 anni di Unità.Come da programma dell’incontro,la padrona di casa ed alcuni conve-nuti hanno presentato molte testi-monianze della storia dell’Italiaunita – libri, giornali, manoscritti

ed altro – trovati tra le proprie cose,animando così piacevoli conversa-zioni. È stato un modo di riportarea dimensioni familiari la percezio-ne di importanti eventi storici. Inparticolare alcuni reperti hannopermesso al dott. Carmelo Geracidi rievocare vicende delle Magi-strature ed è stato ricordato il tra-sferimento nella sede della Cortedei Conti, a cura della stessaprof.ssa Barbiellini Amidei, di unantico quadro raffigurante VittorioEmanuele II che istituisce nel 1859la Corte dei Conti, divenuta nel1862 la prima Magistratura unitariaitaliana.

Associazione“Amici di Monte Mario” - Onlus

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