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Ambito territoriale 1 - Bergamo Nozze di Cana Il Veronese Sentirsi parte della Comunità Piano di zona 2012-2014 Comuni di Bergamo Gorle Orio al Serio Ponteranica Sorisole Torre Boldone

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Nozze di Cana – Il Veronese

Sentirsi parte della Comunità

Piano di zona 2012-2014

Comuni di

Bergamo

Gorle

Orio al Serio

Ponteranica

Sorisole

Torre Boldone

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Piano di zona 2012-2014 2

Sentirsi parte della Comunità L’anno 2012 si apre con una tappa fondamentale: l’approvazione del nuovo Piano di

zona per il prossimo triennio.

“Sentirsi parte della comunità” è titolo del nuovo Piano di zona che abbiamo approvato

nell’Assemblea dei Sindaci e che orienterà le politiche sociali dei Comuni dell’Ambito di

Bergamo (Bergamo, Torre Boldone, Ponteranica, Gorle, Orio al Serio e Sorisole) nel

triennio 2012 – 2014.

La costruzione del nuovo Piano di zona ci ha impegnati fortemente nell’ultimo anno e

mezzo, in un percorso condiviso a volte formale e a volte informale tra istituzioni,

associazioni, volontariato, cooperative sociali, parrocchie e istituti religiosi, affinché a

più voci e da più punti di vista fosse possibile racchiudere in un documento dal

linguaggio chiaro e semplificato, le linee progettuali di un nuovo welfare locale.

I Tavoli di area così come il centro di assistenza domiciliare (Cead) sono stati i luoghi

di ricomposizione del sapere e delle esperienze dei partecipanti con una propensione

alla programmazione sociale e socio sanitaria, orientata all’estrema apertura verso il

territorio e ai soggetti che vi operano.

La programmazione di Ambito si pone quindi l’obiettivo trasversale di costruire e

rafforzare le reti di territorio e i progetti locali esistenti in un’ottica di integrazione e di

corresponsabilità attraverso la costruzione di alleanze, per sostenere con sempre

maggiore vicinanza, le situazioni di “multi problematicità” attraverso la presa in carico

globale della persona e la concreta possibilità di risposta ai bisogni di ognuno.

Riteniamo questa impostazione fondamentale, proprio perché le fragilità di oggi

mettono in crisi i delicati equilibri che possono essere sostenuti da un agire comune

che mette al centro la considerazione verso la persona fragile e la sua famiglia.

Fondamentale quindi è l’azione di rete per rigenerare le connessioni del tessuto sociale

che reggono sempre meno a fronte di sempre nuovi bisogni e difficoltà afferenti a

quelle che oggi vengono definite le “nuove povertà”, in termini di instabilità economica,

fragilità di relazioni, precarietà lavorativa, insicurezza sociale ecc.

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Piano di zona 2012-2014 3

Con una composizione sociale così complessa, non possiamo certamente pensare che

la risposta sia solo quella legata all’erogazione di un servizio o di una prestazione

specifica di tipo riparativo o di accompagnamento, ma deve coinvolgere tutta la

comunità locale per sostenere e ricreare un senso di vicinanza alle persone fragili: il

credere in obiettivi comuni che aiuta a trasformare l’antico nel nuovo.

Elemento innovativo e fondamentale è anche la maggiore responsabilizzazione della

famiglia quale primo attore del lavoro di cura. Il nostro sistema di welfare richiederà

sempre più la valorizzazione della famiglia che è da considerarsi contemporaneamente

destinataria e al tempo stesso promotrice di politiche sociali. Fondamentale è quindi un

sistema di politiche sociali costruito per la famiglia, dove quest’ultima è il filo conduttore

attraverso il quale è possibile rendere maggiormente efficaci le azioni messe in campo

dai servizi.

Tutti questi aspetti che da una prima lettura potrebbero sembrare lontani ed astratti,

hanno trovato concretezza nelle prassi operative e nella ricomposizione delle

specifiche progettualità attuate nelle aree di intervento. Nella maggior parte dei casi lo

sforzo è stato anche quello di operare non in compartimenti stagni, ma in una visione

integrata tra pubblico e privato, laico e cattolico in una visione unica per ottimizzare al

meglio le risorse e le competenze presenti.

Voglio quindi ringraziare tutti gli operatori che hanno lavorato con passione alla

definizione delle linee progettuali del nuovo Piano di zona, tutte le organizzazioni del

territorio, i singoli volontari, le famiglie e i privati cittadini che credono nella costruzione

e realizzazione dei progetti e degli interventi in quest’ottica di integrazione reciproca e

che pur mantenendo le proprie specificità si mettono costantemente a disposizione in

una comunità unita per il sostegno delle persone fragili affinché possano “sentirsi parte

della comunità”.

Alessandra Sangalli

Presidente dell’Assemblea dei Sindaci

Ambito di Bergamo

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Piano di zona 2012-2014 4

INDICE PROLOGO PROVINCIALE PIANI DI ZONA 2012-2014............................................................... 7

1. DESCRIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE 1 BERGAMO......................................... 24

1.1. Analisi della struttura socio-demografica dell’Ambito .............................................. 24

1.2. L'analisi della spesa sociale dei Comuni dell’Ambito territoriale 1 - Bergamo ........ 35

2. LINEE DI INDIRIZZO PIANO DI ZONA 2012-2014 AMBITO TERRITORIALE 1-

BERGAMO ......................................................................................................................... 43

2.1. Indirizzi generali della programmazione 2012-2014 ............................................... 43

2.2. Strategie di Intervento ............................................................................................. 46

3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA E MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE ........................... 52

3.1. L’Assemblea dei Sindaci ......................................................................................... 52

3.2. L’Ufficio di Piano ...................................................................................................... 53

3.3. Partecipazione e rappresentanza ............................................................................ 54

4. VALUTAZIONE PROGRAMMAZIONE SOCIO-SANITARIA .............................................. 59

4.1. Piano di zona 2009-2011 ........................................................................................ 59

4.2. Consultori familiari: sostegno alla genitorialità ........................................................ 64

4.3. Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare ............................................... 65

4.4. Prospettive di sviluppo............................................................................................. 67

5. LA PROGRAMMAZIONE PER AREE DI LAVORO ........................................................... 69

5.1. Premessa ................................................................................................................ 69

5.2. Area della non autosufficienza ................................................................................ 70

5.2.1. Continuità assistenziale - Centro per l’Assistenza Domiciliare .............................. 70

5.2.2. Il ruolo del volontariato nell’area della non autosufficienza .................................... 73

5.3. Area anziani ............................................................................................................. 76

5.3.1. Tavolo Anziani: composizione e funzionamento .................................................... 77

5.3.2. La programmazione dell’Area Anziani per il triennio 2012-2014 ........................... 83

5.4. Area disabili ............................................................................................................. 84

5.4.1. Tavolo Disabilità: composizione e funzionamento ................................................. 84

5.4.2. Verifica delle azioni realizzate ................................................................................ 85

5.4.3. La programmazione dell’area disabili per il triennio 2012-2014............................. 93

5.5. Area salute mentale ................................................................................................. 95

5.5.1. Il Tavolo Salute Mentale: composizione e funzionamento ..................................... 96

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5.5.2. Verifica delle azioni realizzate ................................................................................ 97

5.5.3. La programmazione dell’Area Salute Mentale per il triennio 2012-2014 ............... 98

5.6. Area Emarginazione sociale e povertà .................................................................. 108

5.6.1. Tavolo emarginazione sociale e povertà .............................................................. 109

5.6.2. Verifica delle azioni realizzate .............................................................................. 110

5.6.3. La programmazione dell’area Emarginazione sociale e povertà per il triennio

2012-2014 ............................................................................................................ 116

5.7. Area Minori e Famiglie........................................................................................... 118

5.7.1. Tavolo Minori e Famiglie ...................................................................................... 118

5.7.2. Verso un Servizio Minori e Famiglie di Ambito ..................................................... 119

5.7.3. Verifica dei progetti realizzati e programmazione dell’Area Minori e Famiglie per il

triennio 2012-2014 ............................................................................................... 121

5.8. Area adolescenti e giovani .................................................................................... 131

5.9. Area trasversale .................................................................................................... 137

5.9.1. Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo ..................................................... 137

5.9.2. Promozione di azioni integrate di supporto sul tema dell’Amministrazione di

Sostegno .............................................................................................................. 142

5.9.3. Sistema informativo di Ambito .............................................................................. 143

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PROLOGO PROVINCIALE PIANI DI ZONA 2012-2014

10 ANNI DI PIANI DI ZONA

In questi anni si è assistito a una ridefinizione del concetto di welfare nel quadro

costituzionale delle competenze: dall’approvazione della Legge 328/2000, che

disponeva la programmazione di politiche sociali di Ambito, all’emanazione della

Legge regionale 3/2008, che ha portato all’accelerazione del processo di revisione e

di riforma dei compiti degli Enti Locali.

Il contesto demografico, le fragilità familiari, le condizioni di precarietà

occupazionale, l’impatto della condizione migratoria: sono tutte variabili che hanno

determinato un quadro generalizzato di vulnerabilità, caratterizzato da una crescita

esponenziale della domanda sociale di tutela e da un continuo aumento del divario

tra esigenze e possibilità di intervento; tutto ciò amplificato, inoltre, dalla

frammentazione delle risorse e degli interventi dei diversi attori che agiscono nel

sistema di protezione sociale.

In provincia di Bergamo questi processi hanno interessato sia il versante della

programmazione delle politiche sociali sia il versante relativo alla loro effettiva

realizzazione: a partire già dalla prima triennalità dei Piani di zona dei 14 Ambiti

territoriali della provincia di Bergamo del 2002, la combinazione tra le indicazioni

normative e le specificità locali hanno dato vita ad un sistema di welfare

territorialmente diversificato.

L’assunzione stessa del principio di sussidiarietà ha portato con sé dilemmi che

hanno definito esiti differenziati, derivanti da un mandato normativo non sempre

chiaro e dall’adattamento del sistema complessivo a variabilità, esigenze e capacità

dei contesti locali.

La sovrapposizione di più livelli di competenza in cui responsabilità e compiti si

suddividono in uno stesso ambito di intervento, ha ampliato gli spazi della

discrezionalità decisionale: il rischio, in questa dimensione, diventa quello di

sancire, dal punto di vista istituzionale, la diseguaglianza dei cittadini.

La recente crisi economica del Paese, con il conseguente drastico

ridimensionamento dei fondi per le politiche sociali e dei trasferimenti agli Enti

Locali, incide profondamente sulla programmazione sociale dei Piani di zona 2012-

2014.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 8

Il documento “Politiche sociali per lo sviluppo del welfare locale”, approvato dalla

Conferenza dei Sindaci il 15 dicembre 2011, indica la prospettiva di un

ripensamento dell’intervento pubblico e del ruolo delle Amministrazioni comunali

nella funzione di programmazione degli interventi sociali e nel tentativo di

organizzare un welfare territoriale tramite una ridistribuzione di funzioni, compiti e

spazi di autonomia decisionale tra i vari livelli istituzionali, tecnici ed operativi.

Il prologo provinciale ai 14 Piani di zona traduce, in una dimensione tecnica ed

operativa, le indicazioni emerse nel documento dei Sindaci, prevedendo lo sviluppo

di un sistema di protezione sociale in una cornice di senso così sintetizzabile:

Comune: luogo in cui si riconosce il livello identitario del cittadino, in cui si

esercita la prossimità degli interventi, in cui si attiva il capitale sociale e

relazionale del territorio garantendo la coesione sociale della comunità locale;

Ambito territoriale: luogo dell’associazione dei Comuni, del raccordo e della cura

della rete sociale, dell’individuazione delle priorità di destinazione delle risorse e

della programmazione condivisa degli interventi. E’ anche lo spazio

dell’investimento sul capitale professionale, sui processi di integrazione e del

prendersi cura di situazioni complesse, nonché della capacità di utilizzare

economie di scala.

Conferenza dei Sindaci: luogo di sintesi e di proposta di una possibile direzione

provinciale condivisa in relazione alle politiche sociali, con il fine ultimo di

costruzione di un sistema di protezione sociale in grado di garantire uniformità

di intenti e prospettive nel territorio. La Conferenza deve garantire la

rappresentatività e la capacità di fare sistema dei Comuni nello sviluppo

relazionale e negoziale con gli altri attori del sistema sociale.

Nella consapevolezza di una prospettiva normativa incerta ed in continua

evoluzione, emerge la convinzione che la modalità più costruttiva per affrontare

questo momento di crisi risieda nella ricerca di soluzioni di sistema che possano

garantire ai Comuni l’esercizio della funzione pubblica e pertanto il perseguimento

dell’intereresse generale.

Nell’area socio-assistenziale questo si esplica attraverso scelte che, al fine di

garantire i diritti civili e sociali dei cittadini, dovranno sempre più caratterizzarsi in

termini di:

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Sistema - la costruzione di un welfare plurale necessita del contributo di molti e

non potrà essere più prerogativa di un unico Ente o Amministrazione;

Organizzazione - le politiche territoriali per essere implementate vanno

condivise tramite la valorizzazione dell’associazione tra Comuni e quindi

attraverso l’Ambito territoriale;

Risorse - è necessaria un’oculata qualificazione della spesa sociale complessiva

dei Comuni non potendo ipotizzare, ad oggi, un suo incremento; si aggiunge

l’esigenza di includere la valutazione delle condizioni reddituali e patrimoniali

nell’accesso ai servizi.

Per trasformare in risorse economiche il capitale sociale e relazionale costruito in

questi anni, serve un insieme di processi a sostegno di un sistema che appartiene

non solo ai Comuni ma alla società tutta.

In questa direzione e come premessa generale, il prologo fotografa l’attuale

situazione demografica ed epidemiologica corredata dai dati di conoscenza

dell’attuale situazione dei servizi e delle risorse presenti nei 14 Ambiti territoriali,

nell’ottica degli interventi e della gestione associata da questi attuati.

Segue una sezione programmatica che definisce tre obiettivi strategici del triennio:

1. incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi

nell’area socio-assistenziale;

2. ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di

welfare locale;

3. reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità

sociale degli Ambiti territoriali.

E’ indispensabile, in questa dimensione, imparare a comprendere e gestire nuove

criticità e nuovi saperi per trovare un possibile orientamento: coloro che si

interfacciano ai servizi sociali sono portatori non solo di diritti, ma anche di risorse,

e in questa prospettiva la crescita e la coesione della comunità locale sono l’oggetto

centrale di impegno della funzione sociale.

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Piano di zona 2012-2014 10

IL QUADRO DELLE CONOSCENZE

Evoluzione demografica

La popolazione presente a gennaio 2011 in provincia di Bergamo è costituita da un

totale di 1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT

1/1/2011). Il saldo naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo

migratorio ancor più positivo (+8.741), ha determinato, anche nel corso del 2010,

un aumento della popolazione.

La struttura demografica presenta un indice di vecchiaia pari a 121,80 con un

peggioramento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2): tale indice rimane

comunque inferiore sia rispetto a quello di Regione Lombardia, sia rispetto a quello

nazionale (entrambi pari a 141).

La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i maschi

costituiscono il 12% della popolazione maschile provinciale, le femmine il 10%. Il

tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo

(24‰ stranieri residenti) è superiore ai corrispettivi indici regionale (20‰) e

italiano (17,1‰). I tassi di fecondità delle donne bergamasche rispetto alle donne

straniere residenti sono inferiori della metà (34,6 vs 86,5).

Tasso natalità

Indice di vecchiaia

Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010

Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010

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I dati riportati evidenziano una notevole eterogeneità del territorio provinciale

rispetto a gran parte degli indici considerati, al punto che gli Ambiti territoriali

risultano classificabili in tre gruppi omogenei per comportamento degli indicatori

demografici. Si veda in proposito il diagramma a dispersione presentato nel grafico

precedente, in cui sono riportati i valori degli indici di vecchiaia e dei tassi di

natalità per singolo Ambito.

Il primo gruppo è composto dagli Ambiti territoriali di Dalmine, Romano di

Lombardia, Valle Cavallina, Basso Sebino, Isola Bergamasca e Valle San Martino,

Treviglio, Seriate, Grumello; il secondo gruppo da Alto Sebino, Valle Seriana

Superiore, Valle Seriana, Bergamo, Valle Imagna; il terzo gruppo dalla Valle

Brembana.

Si può individuare un andamento progressivo degli indicatori, dal primo gruppo al

terzo gruppo, caratterizzato congiuntamente da una diminuzione della popolazione

giovane e di quella in età produttiva nonché da un aumento della popolazione

anziana.

Nel quadro epidemiologico generale si rileva, anche a seguito dell’innalzamento

dell’età, un continuo ampliamento delle persone in condizione di fragilità, con

particolare riferimento a soggetti affetti da patologie cronico-invalidanti in forme

differenziate in termini di gravità ma caratterizzate per la gran parte da

pluripatologie.

In questo contesto il concetto di cura si amplia notevolmente e aumentano sempre

più le categorie di persone portatrici di bisogni assistenziali e sociali.

I servizi e gli interventi

Secondo quanto stabilito dalla legge 328/00 e dalla legge regionale 3/2008, i

Comuni singoli o associati sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli

interventi sociali svolti a livello locale.

Di seguito sono sintetizzate le principali aree di intervento:

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 12

AREA DI INTERVENTO

FINALITÀ DI INTERVENTO

TIPOLOGIE DI PRESTAZIONE

Cittadinanza

Servizi sociali che si rivolgono a più tipologie di utenti: attività generali svolte dai Comuni e costi sostenuti per esenzioni e agevolazioni offerte agli utenti delle diverse aree.

Pronto intervento sociale. Segretariato sociale. Servizio sociale professionale, sostegno al reddito, contributi per alloggio, mensa e trasporto.

Famiglia e minori

Interventi e servizi di supporto alla crescita dei figli e alla tutela dei minori.

Sostegno educativo scolastico. Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare, affido. Servizi semiresidenziali: asili nido, ludoteche, centri di aggregazione per bambini e ragazzi, centri diurni estivi. Servizi residenziali: case famiglia, comunità alloggio, appartamento. Contributi scolastici per mensa e trasporto.

Disabilità

Interventi e servizi a cui possono accedere utenti con problemi di disabilità fisica, psichica o sensoriale

Servizio educativo domiciliare. Sostegno socio-educativo scolastico, accompagnamento e trasporto scolastico, voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto. Servizi semiresidenziali: centri diurni, soggiorni estivi. Laboratori protetti. Inserimento lavorativo. Servizi residenziali: case alloggio,residenze

disabili.

Anziani

Interventi e servizi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone anziane, nonché a favorirne la mobilità, l’integrazione sociale e lo svolgimento delle funzioni primarie. In quest’area, anche i servizi e gli interventi a favore di anziani affetti dal morbo di Alzheimer e le prestazioni rivolte agli anziani non autosufficienti.

Voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto sociale, telesoccorso, teleassistenza, fornitura di pasti e/o lavanderia a domicilio, centri sociali e di aggregazione, soggiorni estivi. Assistenza domiciliare. Assistenza domiciliare integrata. Servizi semiresidenziali: centri diurni. Servizi residenziali: case di riposo.

Salute Mentale

Interventi e servizi per l’integrazione

sociale e lavorativa.

Inserimento lavorativo.

Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio. Residenzialità leggera.

Dipendenze

Interventi e servizi rivolti a persone dipendenti da alcool e droghe.

Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio.

Immigrazione

Interventi e servizi finalizzati all’integrazione sociale, culturale ed economica degli stranieri.

Servizi residenziali: case famiglia, appartamento. Inserimento lavorativo. Percorsi formativi.

Povertà e

disagio adulti

Interventi e servizi per ex detenuti, donne maltrattate, persone senza fissa dimora, indigenti e persone in difficoltà non comprese nelle altre aree.

Mensa e trasporto sociale. Inserimento lavorativo: borsa lavoro. Servizi residenziali: dormitori,appartamenti protetti.

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Piano di zona 2012-2014 13

Le tipologie di intervento sopra esposte possono essere ricomprese nei cinque

Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (LIVEAS) indicati nella L.328/00:

servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e

consulenza al singolo e ai nuclei familiari;

servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza

personali e familiari;

assistenza domiciliare;

strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;

centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.

Il legislatore nazionale non ha ancora dato una definizione circoscritta dei LIVEAS

per una complessa serie di motivi, tra cui: la mancanza di indicazione rispetto

all’assunzione di oneri economici, la natura stessa delle prestazioni e servizi

strettamente legati ai bisogni specifici dei destinatari e alla loro situazione

personale, la forte disomogeneità territoriale nella tipologia e nella distribuzione dei

servizi esistenti a livello locale, la mancanza di standard minimi comuni ed infine le

caratteristiche socio-demografiche della popolazione differenziate a livello

nazionale.

Le risorse

Nell’ultimo decennio, l’incremento dei bisogni della popolazione e il maggior ruolo

affidato agli enti locali dalle riforme di decentramento istituzionale hanno fatto sì

che la spesa sociale subisse un continuo incremento: per garantire gli interventi

descritti nel paragrafo precedente la spesa sociale complessiva dei 244 Comuni è

infatti passata dagli 89.942.592,43€ del 2004 ai 130.351.138,53€ del 2010 che, a

livello di spesa procapite si traduce in un passaggio dagli 89,60 € del 2004 ai

119,90 € del 2010.

Il dato rappresenta una media a livello provinciale che poi si differenzia nei 14

Ambiti territoriali. Così come rappresentato nel grafico seguente vediamo come si

passi dai 2 Ambiti la cui spesa procapite non supera gli 85€ agli ultimi tre ambiti la

cui spesa procapite supera i 150€, ben oltre quindi la media provinciale.

media provinciale € 119,90

0

1

2

3

sino a 85 da 86 a 100 da 100 a 115 da 116 a 130 da 130 a 150 oltre 150

Grafico: Spesa pro capite per il sociale degli Ambiti Territoriali anno 2010

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Piano di zona 2012-2014 14

A livello provinciale i servizi per i quali si investe di più sono quelli relativi a famiglia

e minori, seguiti dai servizi per disabili e da quelli per gli anziani.

Il grafico che segue ci mostra invece i canali di finanziamento a copertura della

spesa. La spesa sociale comunale è finanziata da risorse proprie degli enti locali, da

finanziamenti pubblici (fondi nazionali e regionali) e dalla compartecipazione alla

spesa da parte degli utenti.

Di seguito l’incidenza percentuale dei vari canali di finanziamento percentuale

rispetto alla spesa sociale.

Naturalmente quello presentato è il quadro a livello provinciale. Nei singoli Ambiti e

Comuni la situazione varia sensibilmente.

Disabili

25,52%

Minori-famiglia

29,75%Emarginazione

povertà

3,99%

Immigrazione

1,04%

Salute mentale

0,65%

Dipendenze 0,14%

Servizi sociosanitari

integrati

11,07%

Servizio sociale e

segretariato

9,93%

Udp

e gestione

associata

1,59%

Accreditamento

0,03%

Anziani

15,17%

Fondo di

solidarietà

1,13%

Grafico: le voci di spesa per le principali aree di intervento anno 2010

FNA

3,47%

QUOTA COMUNI

67,92%

Provincia

0,17%

Altre entrate

5,18%

Fondo

Intesa Famiglia

1%

Altri

Fondi Regionali

1%

FRS

7,00%

FNPS

3,18%

Fondo

Intesa Nidi

1%Utenza

10,73%

Grafico: canali di finanziamento a copertura della spesa sociale anno 2010

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Piano di zona 2012-2014 15

Forme di gestione

La gestione del Piano di zona ha avuto, dal varo della legge 328/00 ad oggi,

un’evoluzione notevole: basti pensare che nel nostro territorio si è passati da una

situazione, anno 2002, in cui la programmazione zonale era gestita da 9 Comuni

capofila e 5 Comunità Montane, alla situazione odierna, in cui i 14 Piani di Zona si

sono differenziati in relazione all’eterogeneità dei territori.

Nei vari Ambiti diversa è poi la forma di erogazione dei principali servizi.

La tabelle seguente ci dà un’idea di come alcuni di questi, pur essendo presenti in

tutti i 14 Ambiti abbiano forme di erogazione totalmente diverse. La tendenza in

questi anni è stata quella di incrementare la forma associata.

Area di intervento

Servizio Forma di erogazione N° Ambiti

(sui 14 totali)

Cittadinanza

Segretariato

sociale

Forma singola 6

Forma associata 3

Forma mista 5

Servizio sociale professionale

Forma singola 4

Forma associata 2

Forma mista 8

Minori e

famiglia

Tutela minori

Forma singola

9 Comuni appartenenti a diversi Ambiti, gestiscono il

servizio di tutela

Forma associata 14

Forma mista 0

ADM

Forma singola 2

Forma associata 11

Forma mista 1

Disabili SADH o ADH

Forma singola 5

Forma associata 5

Forma mista 4

Anziani e

domiciliarità SAD

Forma singola 5

Forma associata 2

Forma mista 7

Comunità

Montana n. 4

Comune n. 4

Aziende

speciali n. 4

Consorzio

n. 1

Società n. 1

Enti gestori Piani di Zona, anno 2010

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 16

Le risorse impiegate

I grafici seguenti mostrano come il 24% dei 130.000.000 Euro spesi dai 244

Comuni bergamaschi per le politiche sociali venga programmato e speso in forma

associata mentre il restante 76% è gestito, in autonomia, dalle singole

amministrazioni comunali.

Anche questi dati però si differenziano notevolmente a livello territoriale. Il grafico

seguente infatti ci mostra che solo 4 Ambiti hanno una percentuale di

compartecipazione dei Comuni alla gestione associata che si allinea alla media

provinciale, per i restanti 10 la situazione è ben diversa. Per 3 Ambiti la quota di

compartecipazione si attesta tra il 10% e il 20%.

spesa a gestione associate PdZ

24% € 31.284.273,24

spesa a gestione comunale 76%

€ 99.066.865,28

altre entrate 6,69% € 2.092.917.87

quota comuni 44,32%

€ 13.865.189,89

trasferimenti regionali e nazionali

48,99% € 15.326.165.46

€130.351.138,53

Grafico: Compartecipazione dei Comuni alle risorse associate del Piano di Zona anno 2010.

0

1

2

3

4

0% - 10% 10% -

20%

20% -

30%

30% -

40%

40% -

50%

50% -

60%

60% -70% oltre

Media

provinciale

44,32%

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 17

GLI OBIETTIVI Provinciali dei Piani di zona 2012-2014

Tre sono gli obiettivi strategici, per il triennio, a livello provinciale:

1. Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi

nell’area socio-assistenziale;

2. Ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di

welfare locale;

3. Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità delle progettualità

sociale degli Ambiti territoriali.

AZIONI DI SISTEMA

Sviluppo del sistema

informativo unico per i

servizi sociali nei 14

Ambiti territoriali e nei

244 Comuni della

provincia di Bergamo

Dotazione del software

gestionale per i servizi sociali ai

14 Uffici di Piano

Entro il primo anno del

Piano di zona

Dotazione del software

gestionale per i servizi sociali ai

244 Comuni della provincia di

Bergamo

Entro la triennalità del

Piano di zona

Accreditamento delle

Unità d’offerta sociali

Prosecuzione del lavoro di

definizione ed accreditamento

delle diverse Unità d’offerta a

livello territoriale in una cornice

di uniformità provinciale

Entro la triennalità del

Piano di zona

OBIETTIVO STRATEGICO N. 1

Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli

interventi nell’area socio-assistenziale

L’esperienza del prologo ai Piani di zona 2009-2011 ha dimostrato che, pur

avendo incontrato criticità, la ricomposizione provinciale ha permesso di ottenere

risultati su vari fronti soprattutto nel favorire luoghi di sintesi e di ricomposizione

del frammentato universo dell’area sociale e nel restituire una maggiore

uniformità e una più incisiva valenza operativa al senso di rappresentanza

provinciale anche in ottica negoziale.

AZIONE RISULTATO ATTESO

Costruire condizioni logistiche,

motivazionali ed organizzative atte a

sostenere processi decisionali

condivisi.

Produzione di linee guida provinciali e

modelli di lavoro uniformi per gli interventi

e la lettura del bisogno sociale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 18

Progetti provinciali

nell’area della

marginalità sociale

Definire, in sinergia con i 14

Ambiti territoriali della provincia

di Bergamo, una progettualità

complessiva ed

istituzionalmente sostenibile a

favore degli interventi di

contrasto alla povertà e ai

fenomeni di grave marginalità

sociale, con particolare riguardo

alle aree di azione sviluppate

dai bandi promossi in

collaborazione con la

Fondazione della Comunità

Bergamasca.

Entro il primo anno del

Piano di zona,

ridefinizione

dell’accordo con la

Fondazione della

Comunità Bergamasca.

Entro la triennalità del

Piano di zona, la

progettualità

complessiva.

Attività promozionali e

preventive a favore

degli Ambiti territoriali

Attivazione di raccordi utili al

fine di sviluppare nei diversi

Ambiti attività di prevenzione e

promozione di iniziative a

carattere sociale, anche

attraverso bandi regionali o

locali (es.: carovana per la

famiglia)

Durante la triennalità

del Piano di zona,

OBIETTIVO STRATEGICO N. 2

Ampliare i settori d’integrazione con i diversi attori del sistema di

welfare locale

In presenza di problematiche complesse non è pensabile ridurre le soluzioni all’interno di schemi rigidi, lineari o meramente procedurali: integrare significa condividere una rappresentazione comune delle criticità e distinguere sfere di competenza ricomponendo possibilmente il meccanismo decisionale e il sistema dei vincoli in una dimensione di governance condivisa dei problemi e delle possibili soluzioni. Nell’esperienza della triennalità precedente del prologo ai Piani di zona 2009-2011, la

capacità di integrazione e di “fare rete” con i diversi attori sociali ha consentito agli Ambiti

territoriali di divenire gestori, per conto di altri ma su obiettivi comuni, di risorse aggiuntive

per il sistema sociale di competenza per circa 2.316.800,00 Euro.

AZIONE RISULTATO ATTESO

Implementare i luoghi e le occasioni

atte a favorire processi d’integrazione

che facilitano funzioni e servizi

producendo modalità d’intervento

concordate ed economie gestionali.

Produrre maggiore integrazione con gli

altri attori del sistema.

Sostenere la capacità degli Ambiti

territoriali di intercettare e gestire risorse

indirizzate al benessere sociale della

comunità locale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 19

AZIONI DI SISTEMA

Integrazione

area

interistituzionale

Compartecipazione: definizione di linee guida provinciale per la compartecipazione dell’utenza ai costi delle principali unità d’offerta socio assistenziali e socio sanitarie.

Entro la triennalità del Piano di zona

Conciliazione Tempi di vita e Lavoro: favorire i processi condivisi attraverso la rete del Piano di Azione Territoriale per la Conciliazione che coinvolge vari enti appartenenti alla provincia Bergamasca proponendo gli

Ambiti territoriali quali realizzatori delle azioni rivolte alle comunità locali.

Durante la triennalità dei Piani di zona

Dispersione scolastica: azioni condivise per la gestione del fenomeno della dispersione scolastica con

la regia della Provincia di Bergamo all’interno della rete territoriale con la possibilità per gli Ambiti territoriali di attivare progetti individualizzati.

Durante la triennalità dei

Piani di zona

Minori stranieri non accompagnati: Protocollo d’intesa per la definizione di buone prassi in merito all’affidamento dei minori stranieri non accompagnati e dei minori in affidamento a stranieri regolarmente soggiornanti con Prefettura, Questura di Bergamo,Tribunale per i Minorenni di Brescia,Giudice Tutelare di Bergamo e sua applicazione a valere per

tutti gli Ambiti territoriali.

Entro il primo anno dei Piani di zona sottoscrizione e attuazione Protocollo

Appalti pubblici per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi: sottoscrizione e applicazione Protocollo d'intesa per l'utilizzo di "buone

prassi" con la possibilità di usufruire di linee guida condivise nonché di una commissione valutativa e di garanzia in merito alle gare d’appalto promosse dagli Enti Locali.

Entro il primo anno del Piano di zona

sottoscrizione Protocollo

Accesso ai servizi: implementazione della rete informativa PUOI; partecipazione ai processi di standardizzazione della modulistica di accesso alle unità d’offerta socio-sanitarie.

Durante la triennalità dei Piani di zona

Tutela minori: costruzione di linee guida provinciali con l’ASL per la collaborazione degli Ambiti territoriali con i

Consultori familiari e, in particolare, per la definizione del ruolo dello psicologo in merito ai casi di tutela minori.

Entro il primo anno

dei Piani di zona

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 20

Integrazione

area socio-

sanitaria (di competenza ASL)

Domiciliarità e continuità delle cure: implementazione dell’integrazione tra Ambito Territoriale e Distretto socio sanitario per la gestione della

domiciliarità e della continuità delle cure attraverso lo spazio organizzativo del CeAD (Centro per l’Assistenza Domiciliare).

Durante il primo anno del Piano di

zona

Protezione giuridica: collaborazione per la consulenza

e la formazione rispetto alle forme di protezione giuridica con particolare attenzione alla funzione dell’Amministratore di sostegno con una sua estensione a livello di Ambiti territoriali.

Durante la

triennalità dei Piani di zona

Dipendenze e Prevenzione: partecipazione alla Commissione Prevenzione del Dipartimento Dipendenze

ASL e attivazione degli Ambiti per la promozione sul territorio delle campagne preventive.

Durante la triennalità

dei Piani di zona

Integrazione

area sanitaria (di competenza ASL e Aziende Ospedaliere)

Educazione alla salute e piani di prevenzione: sostegno locale e partecipazione alle campagne locali di promozione della salute e di stili di vita sani.

Durante la triennalità dei Piani di

zona

Dimissioni protette: revisione ed aggiornamento dei protocolli per le dimissioni protette tra ASL, Aziende Ospedaliere, Ambiti territoriali, con valutazione in merito

all’efficacia e alle ricadute operative sul territorio.

Entro il primo anno dei Piani di

zona

Salute Mentale e Neuropsichiatria infantile: partecipazione agli Organismi di Coordinamento per la Salute Mentale e per la Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza al fine di implementare ed organizzare

una possibile rete territoriale di sostegno.

Durante la triennalità

dei Piani di zona

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 21

Integrazione

area lavorativa (di competenza della Provincia di Bergamo)

Piano provinciale disabili: partecipazione degli

Ambiti territoriali ai percorsi definiti dal Piano

provinciale disabili attraverso la presenza ai tavoli

territoriali e alla costante collaborazione con la

Provincia di Bergamo in merito alle singole azioni

intraprese.

In linea con

le scadenze

del Piano

stesso

Famiglia – Lavoro: rinnovo dell’intesa con la

Provincia di Bergamo per la gestione da parte

degli Ambiti territoriali di un fondo per le famiglie

colpite dalla crisi economica.

In attesa

delle

decisioni

della

Provincia

Integrazione

area Terzo

settore

Terzo settore: valorizzazione dei diversi settori

del terzo settore attraverso forme di

coprogettazione con le realtà delle imprese sociali

territoriali e delle organizzazioni di volontariato.

Durante la

triennalità

dei Piani di

zona

Integrazione

area abitativa

Housing sociale: prevedere lo sviluppo di azioni

condivise per lo sviluppo di una rete di servizi a

favore dei sistemi abitativi destinati a cittadini in

difficoltà.

Durante la

triennalità

dei Piani di

zona

Integrazione

area aziendale e

Organizzazioni

Sindacali

Imprese e Organizzazioni Sindacali:

monitorare il processo di costruzione di un

sistema di welfare integrativo all’interno degli

accordi aziendali.

Durante la

triennalità

dei Piani di

zona

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 22

L’azione trasversale a sostegno dei tre obiettivi qui definiti si sostiene con una

costante attività di formazione con le diverse agenzie del territorio ed in particolare

con l’Assessorato alle Politiche Sociali e Salute della Provincia di Bergamo.

La responsabilità politica istituzionale della realizzazione di tali obiettivi, in un’ottica

sovra comunale e provinciale, è affidata al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci

OBIETTIVO STRATEGICO N. 3

Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità

sociale degli Ambiti Territoriali

Si assiste attualmente ad una continua diminuzione dei fondi nazionali e regionali

destinati alle politiche sociali, sommata alla riduzione dei trasferimenti agli Enti

locali: la crisi che il Paese sta attraversando non sembra essere congiunturale e

nonostante gli sforzi di valorizzazione ed ottimizzazione delle risorse, è evidente la

necessità di reperire fondi integrativi per il sostegno di progettualità territoriali già

in essere e per la programmazione di nuove azioni.

Rispetto all’operatività 2011, al sistema bergamasco vengono a mancare, dei

principali trasferimenti nazionali e regionali, circa 10.000.000,00 € per la

programmazione sociale del 2012.

AZIONE RISULTATO ATTESO

Intraprendere operazioni metodiche,

condivise anche dalla società civile e dai

diversi attori sociali, di fidelizzazione degli

investitori sociali e di fundraising come

strumento di consolidamento della cultura

della partecipazione e della donazione.

Iniziative che riescano a raccogliere

almeno 1.000.000,00 € per sostenere

la progettualità degli Ambiti

Territoriali.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 23

e ai Presidenti delle Assemblee Distrettuali dei Sindaci degli Ambiti territoriali con il

supporto della Consulta di Orientamento L.328/00.

La traduzione tecnico-operativa e il raggiungimento degli obiettivi sono assegnati

all’Ufficio Sindaci e ai Responsabili degli Uffici di Piano, le cui modalità di

funzionamento e raccordo sono già state definite nel Regolamento specifico.

Il quadro delle azioni previste ha un orizzonte triennale; la sua sostenibilità

economico-operativa, ad oggi, è però garantita solamente per l’anno 2012.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 24

1. DESCRIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE 1 BERGAMO

1.1. Analisi della struttura socio-demografica dell’Ambito La popolazione presente al 31.12.2010 in provincia di Bergamo è costituita da un totale

di 1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT 1/1/2011). Il

saldo naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo migratorio ancor più

positivo (+8.741), ha determinato anche nel corso del 2010 un aumento della

popolazione. La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i

maschi costituiscono il 12% dell’intera popolazione maschile, le femmine il 10%. Il

tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo (24,0

per 1.000 stranieri residenti) è superiore ai corrispettivi indici regionale (20,0) e italiano

(17,1). I tassi di fecondità delle donne bergamasche rispetto alle donne straniere

residenti sono inferiori della metà (86,5 vs 34,6).

La struttura demografica della popolazione presenta un indice di vecchiaia pari a

121,8, con ulteriore innalzamento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2); tale indice

rimane comunque inferiore sia alla media della regione Lombardia, sia alla media

italiana in generale (entrambi posti a 141).

L’Ambito territoriale 1 - Bergamo ha una struttura socio-demografica molto particolare

soprattutto per la presenza del Comune capoluogo (abitanti 119.551) e i restanti

comuni (abitanti 32.435), che ne determina ed influenza la vocazione urbana ad alta

densità abitativa (3.048,00 abitanti per chilometro quadrato). Dal confronto con gli altri

Ambiti della provincia l’Ambito 1 - Bergamo è quello più popoloso (al 01.01.2011 si

contavano 151.986 residenti) ma quello costituito dal minor numero di Comuni (6).

L’Ambito ha una struttura socio-demografica sbilanciata sulle generazioni più anziane.

Questo sbilanciamento, pur avendo raggiunto soprattutto a Bergamo condizioni

strutturali inequivocabili, è stato in questi ultimi anni mitigato grazie all’incidenza del

fenomeno dell’ immigrazione che comporta un incremento della popolazione

tendenzialmente più giovane e più feconda.

Per una analisi dei dati riferiti all’Ambito territoriale 1 - Bergamo sono stati presi in

considerazione diversi indicatori demografici, riportati nelle tabelle sottostanti, da cui

emergono chiaramente alcune caratteristiche peculiari del nostro territorio rispetto agli

altri Ambiti.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 25

Tasso di incremento demografico

Un indice di rilievo è dato dall’incremento demografico che risulta essere, rispetto agli

altri territori e rispetto alla media provinciale, molto basso.

Infatti Ambiti come Seriate, Dalmine e Grumello sono cresciuti con punte di oltre il 10%

rispetto all’anno precedente mentre Bergamo ha fatto registrare un modesto 3,52 %

inferiore alla media provinciale che si attesta su un 6,37%.

Grafico 1 Tasso d’incremento demografico in provincia di Bergamo al 31/12/2010 (Popolazione totale al 31/12/2010 – popolazione totale al 31/12/2009 x 1.000 residenti / popolazione totale al 31/12/2009)

Grafico 2 Tasso di incremento demografico per Comuni dell’Ambito 1-Bergamo

La struttura della popolazione per fasce di età Entrando nel merito della composizione demografica dell’Ambito 1 si rileva che la

popolazione maschile residente al 31.12.2010 è di 71.705 unità pari al 47,2 % dei

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 26

residenti, la popolazione femminile è di 80.281 unità pari al 52,8 % dei residenti totali.

Nell’Ambito 1 - Bergamo il numero delle famiglie censite è di 71.554 con un numero

medio di componenti uguale a 2,35.

Grafico 3 Popolazione residente nel Distretto di Bergamo per classi di età

Grafico 4 Popolazione residente nel Comune di Bergamo per classi di età

Grafico 5 Popolazione residente nel Comune di Gorle per classi di età

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 27

Grafico 6 Popolazione residente nel Comune di Orio al Serio per classi di età

Grafico 7 Popolazione residente nel Comune di Ponteranica per classi di età

Grafico 8 Popolazione residente nel Comune di Sorisole per classi di età

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 28

Grafico 9 Popolazione residente nel Comune di Torre Boldone per classi di età

Per quanto riguarda la composizione per fasce di età di popolazione si evidenzia che la

popolazione minorenne è pari a 24.878 unità che in percentuale sul numero assoluto di

residenti è pari al 16,6%. La percentuale è piuttosto bassa se messa a confronto con la

media provinciale che risulta essere pari al 18,6%.

Grafico 10 Percentuale minori Ambiti provincia di Bergamo (Numero di minori / popolazione residente) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario

Grafico 11 Percentuale minori (Numero di minori / popolazione residente) residenti nei Comuni dell’Ambito 1 – Dati Istat elaborati da Ufficio di Piano

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 29

Indice di invecchiamento

Il grafico sotto riportato mostra come l’Ambito 1 - Bergamo sia quello con l’indice

d’invecchiamento (22,61) più alto in tutta la provincia (17,75), superiore anche alla

media regionale (20,10) e nazionale (20,30), dovuto all’alta concentrazione di anziani

nel Comune capofila, pari a quasi un quarto dei residenti (23,4%).

Grafico 12 Indice di invecchiamento in provincia di Bergamo al 1/01/2011 (Popolazione residente di età >=65 anni x100 / popolazione residente) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

Grafico 13 Indice di invecchiamento per Comuni dell’Ambito 1 al 1/01/2011

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 30

Grafico 14 indice di vecchiaia (popolazione età>=65anni*100/popolazione 0-14 anni) provincia di Bergamo al 01/01/2011 - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

Ormai quasi un quarto della popolazione (23 %, 34.376 persone) ha un età maggiore di

65 anni e conseguenze che generano nuovi bisogni e necessità di nuove risposte. Gli

aspetti che più influenzano la situazione della popolazione anziana sono i seguenti:

accrescimento quantitativo delle fasce d’età successive ai 60-70-80 anni;

processi di personalizzazione dei bisogni sociali;

mutamenti delle forme di convivenza relazionale.

E’ in particolare questo ultimo aspetto a costituire un dato fondamentale, infatti gli

anziani con età maggiore a 70 anni che all’inizio dell’anno 2010 vivevano soli erano

9.306 pari al 33% del totale. Nella fascia d’età tra gli 81 e i 90 anni le persone che

vivono in questa condizione sono 3.894 (il 46% delle persone di quest’età) mentre gli

over 90 che vivono soli sono 747 sui 1.421 residenti (53%).

Si evidenzia quindi come con l’innalzarsi dell’età aumenta anche la probabilità di vivere

soli e ciò determina la necessità di costruzione di servizi e di progetti di intervento che

tengano conto dell’assenza di caregivers conviventi.

Grafico 15 Percentuale anziani Ambito-1 (Numero di anziani / popolazione residente) - Elaborazione dati Ufficio di Piano

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 31

Si evidenzia nei grafici sopra riportati come i Comuni di Gorle e Orio al Serio abbiano

fatto registrare in pochi anni vivaci livelli di crescita demografica. La struttura socio-

demografica è in questo caso molto giovane a differenza del comune capoluogo, ma

paradossalmente si manifesta la medesima situazione in cui si fanno rare le così

importanti relazioni di solidarietà intergenerazionali, venendo a mancare il rapporto e

l’interazione tra fasce di età diversa.

Dal punto di vista socio-demografico quindi si ritrovano nel medesimo Ambito

territoriale situazioni estreme:

tanti anziani e pochi giovani, come nel caso del comune capoluogo;

tanti giovani e pochi anziani, come nel caso dei comuni di Orio al Serio e Gorle.

Nei rapporti generazionali si creano evidentemente squilibri fra i molti anziani e i pochi

giovani, sia in termini di modelli culturali di riferimento, sia in termini di domanda-

offerta di servizi, poiché tali relazioni sono molto vitali e permettono di costruire

interventi di supporto ed assistenza reciproca e sinergica, che in loro assenza

determinano una rincorsa ai servizi sempre più accentuata.

Indice di dipendenza-carico sociale Per quanto riguarda l’indice di dipendenza, o carico sociale, si rileva come l’Ambito 1

Bergamo abbia un valore piuttosto elevato (52,51%) dato dall’alto numero di persone

anziane sommato ai minori nella fascia di età compresa tra gli 0 - 14 anni, il tutto

rapportato alla popolazione tra 15 e 64 anni. Il valore è leggermente superiore alla

media provinciale (49,46%) ma in linea con quello regionale (52%).

Grafico 16 Indice dipendenza o carico sociale nella provincia al 1/11/2011 (pop di eta’ compresa tra 0 e 14 anni + pop di età >=65 anni x100 /pop 15 e 64 anni) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 32

Indice di carico familiare I dati sopra riportati vengono confermati anche dalla tabella relativa all’indice di carico

familiare, dove il valore registrato per l’Ambito 1 – Bergamo è piuttosto basso (19,47%)

se messo a confronto con altri territori, come per esempio la Valle Cavallina (22,92%) o

la Valle Imagna (22,23%), risultando comunque più basso della media provinciale

(20,35%).

Grafico 17 Indice di carico familiare in provincia al 1/11/2011 (Pop di età compresa tra 0 e 4 anni x100 / pop femminile di eta’ compresa tra i 15 e i 49 anni) – Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

E’ evidente la necessità di supportare ulteriormente la famiglia, proprio perché al suo

interno si giocano prioritariamente i rapporti educativi e di presa in carico delle

situazioni di difficoltà.

Gli interventi già messi in atto nel precedente Piano di zona costituiscono una solida

base sulla quale vanno ulteriormente promosse e sostenute le seguente azioni:

Sviluppo di progettualità per agevolare ed estendere le forme di conciliazione tra

vita lavorativa, personale e familiare.

Sostegno ai genitori nella crescita e nella cura dei figli, anche in termini formativi

personali.

Affiancamento e sostegno all'autonomia dei giovani nella costruzione di percorsi di

vita.

Assistenza alle famiglie che vivono situazioni di conflitto.

Promozione di percorsi di autonomia delle persone disabili e/o non autosufficienti e

sostegno ai caregivers familiari.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 33

Modelli familiari Altro elemento dinamico di cambiamento è quello che è avvenuto rispetto alla

composizione dei nuclei familiari, che nell’ Ambito 1 - Bergamo, per quanto fin qui già

evidenziato, ha assunto una caratterizzazione più “spinta”che nel resto della provincia.

Sono in tendenziale crescita le persone che vivono sole, le famiglie di soli membri

anziani, le famiglie mono genitoriali e le forme di convivenza.

Grafico 18 Distribuzione delle famiglie per numero di componenti anno 2011

La situazione più ricorrente riguarda le famiglie con un solo componente (al 01.01.10

erano 26.017, pari al 45% sul dato complessivo di tutte le famiglie) o di famiglie

formate da una coppia senza figli mentre l’immigrazione se da una parte incrementa la

quota delle famiglie numerose dall’altra manifesta elevati i livelli di famiglie mono

genitoriali. I figli con un solo genitore non sono più una rarità: al 01.01.10 erano 7.064

pari al 12% del totale dei minori.

Distribuzione delle famiglie per numero di componenti anno 2011

45,2%

1,0%2,7%10,8%

15,0%

25,2%

uno

due

tre

quattro

cinque

oltre cinque

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 34

Tasso di Immigrazione Sempre più evidente è anche la presenza di famiglie immigrate.

Grafico 19 tasso d’immigrazione provincia di Bergamo anno 2009 (numero di stranieri residenti su 100 residenti) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

A dicembre 2009 la popolazione straniera residente è di 20.074 unità pari al 13,21%

della popolazione totale. Questa risulta così suddivisa:

Maschi 9.416 pari al 13,13 % del totale dei residenti.

Femmine 10.658 pari al 13,28% del totale femminile residente.

Tali caratteristiche suggeriscono che il Comune di Bergamo, essendo un punto di

attrazione per gli immigrati, per le sue caratteristiche di capoluogo ( con connessioni di

mobilità importanti e servizi di accoglienza che presentano strutture organizzate) si

trova a svolgere funzioni di livello provinciale che devono essere oggetto di una

riflessione condivisa con gli altri ambiti territoriali.

Epidemiologia socio sanitaria dell’Ambito territoriale 1 - Bergamo

L’Osservatorio Socio-Sanitario, in collaborazione con i Servizi del Dipartimento ASSI,

al fine di produrre un supporto conoscitivo per gli Ambiti territoriali ha elaborato un

report sulle principali evidenze e criticità del territorio provinciale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 35

Tabella 1 principali evidenze epidemiologiche socio sanitarie dell’Ambito 1 - Bergamo

Come mostra la tabella riportata, si evidenzia che l’Ambito 1 - Bergamo ha

caratteristiche peculiari dovute soprattutto alla forte presenza di popolazione anziana,

cui si accompagnano bassa natalità, elevata abortività volontaria e mortalità

complessiva. Lo stato di salute risente dunque di patologie cronico-degenerative

(tipiche delle popolazioni particolarmente anziane), con particolare attenzione a

neoplasie, patologie neurodegenerative, cerebro-lesioni ischemiche.

1.2. L'analisi della spesa sociale dei Comuni dell’Ambito territoriale 1

- Bergamo In questa parte dell’indagine si sono presi in esame i dati relativi alla composizione

della spesa sociale dell’Ambito 1 - Bergamo. Le variabili utilizzate riguardano la spesa

sociale comunale e il numero di utenti a carico dei servizi sociali dal 2007 al 2010.

L'analisi è stata condotta sulle schede di rendicontazione regionali e la loro

elaborazione e lettura è stata effettuata articolando l’analisi per:

Comune.

Area di intervento.

Tipo di intervento.

Forma di gestione dei servizi.

Canale di finanziamento.

Le aree di intervento considerate sono quelle previste dalle schede regionali: anziani,

disabili, minori e famiglia, immigrazione, emarginazione sociale, dipendenze e salute

mentale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 36

Nell’anno 2010, nell’Ambito 1 – Bergamo le risorse impegnate per l’assistenza sociale

a livello locale sono state circa 24 milioni e 826 mila euro, con una spesa pro-capite di

Ambito pari a 162,00 euro. Il valore è uno tra i più rilevanti dell’intero panorama

regionale.

Grafico 20 Costi spesa sociale Ambito 1 anni 2007-2010 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

Come era in parte prevedibile, tra i sei Comuni che costituiscono l’Ambito 1 - Bergamo

la gestione economica della spesa sociale trova forme e modalità differenti.

In alcuni casi, differenti sono anche le modalità di rendicontazione amministrativa, che

non aiutano un lavoro di analisi e di comparazione.

Partendo da queste premesse è possibile, attraverso l’indicatore del costo medio

annuo pro-capite della spesa sociale, segnalare alcune caratterizzazioni, prendendo

come riferimento gli anni 2007 e 2010.

Grafico 21 Raffronto costo medio annuo spesa sociale per residente tra il 2007-2010- Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 37

Grafico 22 Numero utenti suddiviso per tipologia in carico all’Ambito-1 nell’anno 2010-Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

Grafico 23 Rapporto percentuale tra il numero di utenti in carico e la spesa sostenuta per tipologia di servizio nel 2010 Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

Il rapporto fra le risorse impegnate e la popolazione residente consente di inquadrare

con maggior nitidezza le differenze territoriali che caratterizzano fortemente il

fenomeno.

Innanzitutto si evidenzia la situazione sui generis del Comune capoluogo che ha

raggiunto, nel 2010 un valore medio pro-capite pari a 180,00 euro. Si sottolinea la sua

peculiare struttura socio-demografica e la vocazione urbana, portatrice di una diversa

logica e relazione con i servizi e i bisogni. Anche i Comuni di Ponteranica e Orio al

Serio evidenziano un consistente valore medio pro-capite di spesa sociale pari

rispettivamente a 114,00 euro e a 138,00 euro.

I Comuni di Gorle e Sorisole fanno registrare andamenti abbastanza simili e meno

onerosi sul fronte della spesa sociale, mentre per il comune di Torre Boldone risulta un

leggero incremento del valore medio pro-capite di spesa.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 38

L’assistenza, i servizi e le attività fornite hanno riguardato principalmente le famiglie

con minori, anziani e disabili.

Su tali aree di utenza si concentra più del 60% delle risorse impegnate, mentre i servizi

destinati alle altre tipologie di beneficiari assorbono quote di spesa molto più

contenute:

il 16% per i servizi socio-sanitari;

il 5 % per le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale;

il 2% per gli immigrati;

lo 0,4% per la salute mentale.

Anche in questo caso nell’analisi dei dati è opportuno essere prudenti, in quanto

l’imputazione dei costi per aree non sempre è omogenea. Infatti, vi sono alcuni servizi e

attività che sono, per certi versi, trasversali alle singole aree di spesa considerate e

quindi difficilmente collocabili in una specifica area.

Una quota rilevante, essenziale per il funzionamento dei servizi è quella del servizio

sociale professionale e del segretariato sociale (14%). Tutte le attività di back office del

servizio sociale, ma anche le spese fisse riferibili alle strutture e ai servizi,

necessiterebbero una più precisa valorizzazione contabile in quanto rischiano di non

essere completamente rendicontate, benché sostenute.

Come evidenziato nelle tabelle sotto riportate tra il 2008 e il 2010 le dinamiche relative

alla spesa sociale distinte per aree d’intervento hanno fatto registrare un generalizzato

incremento. Tale crescita è risultata essere più significativa nell’area dei minori, del

servizio sociale e del segretariato sociale. Infatti l’area nella quale, nel 2010, sono state

impiegate il maggior numero delle risorse economiche è stata quella dei minori e della

famiglia (38% della spesa sociale complessiva). A seguire, con piccole differenze

percentuali, le aree dei servizi socio sanitari, del servizio sociale professionale, degli

anziani e dei disabili.

I servizi che costituiscono la principale voce di costo sono i seguenti:

Minori e famiglie: servizi per l’infanzia, politiche giovanili, assistenza, erogazione

contributi alle famiglie, affidi e servizi di accoglienza.

Anziani e Servizi Socio Sanitari: servizio assistenza domiciliare, contributi, servizi

per la domiciliarità, erogazione contributi rette Residenze Sanitarie Assistenziali.

Immigrazione: sportello stranieri, prima accoglienza, progetti co-finanziati Unione

Europea, Regione Lombardia ed erogazione contributi.

Emarginazione, povertà e dipendenza: prima accoglienza, convenzioni (Caritas,

Nuovo Albergo Popolare e Patronato San Vincenzo), progetti reinserimento sociali.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 39

Grafico 24 Costi spesa sociale per area di intervento dal 2008 al 2010

Grafico 25 Ripartizione spesa sociale per area di intervento – elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano

Grafico 26 Spesa sostenuta dal Comune di Bergamo per la copertura dei servizi nell’anno 2010- elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano

Ripartizione della spesa sociale per area d'intervento

2010

Immigrazione

2%

Em povertà dip

5%

Salute mentale

0,3%

Serv.socio sanitari

16%

Servizio sociale

professionale

14%Anziani

13%

Disabili

12%

Minori fam

38%

Anziani

Disabili

Minori fam

Immigrazione

Em povertà dip

Salute mentale

Serv.socio sanitari

Servizio sociale professionale

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 40

Grafico 27 Confronto per singolo comune della spesa sostenuta sulle aree Anziani –Disabili -Minori anno 2010. Elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano

Grafico 28 Canali di finanziamento a copertura dei costi anno 2010 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

I Comuni dell’Ambito 1 - Bergamo gestiscono la maggior parte delle attività socio-

assistenziali singolarmente, infatti le quote di spesa impegnate direttamente dai

Comuni sono pari al 75,4%, mentre il 6% delle risorse provengono dal Fondo Sociale

Regionale e il 2% dal fondo Nazionale Politiche Sociali. La compartecipazione alla

spesa sociale da parte degli utenti che usufruiscono dei servizi è stata pari al 13%. Se

si analizza la sola risorsa economica proveniente dai Comuni e come questa si articola

e diversifica nei diversi ambiti d’intervento, emergono alcune interessanti

considerazioni.

Le attività maggiormente a carico dei singoli Comuni sono:

servizio sociale - segretariato sociale (97,1% );

servizi socio sanitari integrati riferiti ad anziani e disabili (57,8%);

interventi nell’area disabili (91,4%) e minori e famiglie (78,5%).

In percentuale la minor incidenza economica sulla spesa sociale da parte dei Comuni

la si ritrova nell’area emarginazione-povertà (47,5%).

Canali di finanziamento a copertura dei costi anno 2010

Comuni

75%

Altre EE Locali

1%

Utenza

13%

Altre entrate

3%

FSR

6%FNPS

2%

Comuni

Utenza

Altre EE Locali

Altre entrate

FSR

FNPS

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 41

Grafico 29 Percentuale copertura dei costi dei Comuni per area di intervento – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

Si segnala negli anni una tendenziale diminuzione delle risorse del Fondo Sociale

Regionale (F.S.R.). Infatti nel 2009 la quota proveniente dal Fondo Sociale Regionale

era di importo pari ad 1.573.144 euro; nel 2010 è scesa leggermente ad €

1.497.458,00, infine nel 2011 è stata ridotta ad 1.231.242 euro.

In termini percentuali tra il 2009 e il 2011 il fondo ha subito una riduzione del l 21,7%,

pari ad € 342 mila euro .

Gli interventi parzialmente finanziati dal Fondo Sociale Regionale sono i seguenti:

assistenza domiciliare minori;

affidamento minori;

asili nido;

assistenza domiciliare anziani;

assistenza domiciliare disabili;

centri aggregazione giovanile;

centri ricreativi diurni;

comunità alloggio minori;

comunità alloggio disabili;

servizio inserimento lavorativo;

servizi formazione autonomia.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 42

Grafico 30 Risorse economiche relative al Fondo Sociale Regionale triennio 2009-2011 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano

Grafico 31 Dettaglio risorse impiegate nel triennio 2008-2010

Canali di finanziamento 2008 2009 2010

Fondo Nazionale

Politiche Sociali € 1.383.803,70 € 1.203.434,00 € 560.855,00

Fondo Sociale

Regionale € 1.569.032,00 € 1 .573.144,00 € 1.497..458,00

Risorse dei comuni1 € 18.727.501,54 € 18.954.597,00 € 18.666.020,00

Totale Risorse € 21.680.337,24 € 20.158.031,00 € 19.226.875,00

1 Per risorse dei Comuni si intende quanto rendicontato dagli stessi per il debito informativo regionale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 43

2. LINEE DI INDIRIZZO PIANO DI ZONA 2012-2014 AMBITO TERRITORIALE 1- BERGAMO

2.1. Indirizzi generali della programmazione 2012-2014 Negli ultimi anni la programmazione zonale è stata fortemente condizionata dai vincoli

imposti dalla Regione Lombardia sull’utilizzo di risorse economiche provenienti da fondi

finalizzati quali il Fondo Non Autosufficienza e il Fondo Famiglie numerose.

Per la prossima triennalità si prevedono forti contrazioni. Nel triennio 2012 – 2014 le

risorse destinate alle politiche sociali saranno erogate in modo sempre più integrato,

attraverso il sistema di suddivisione in quota capitaria accanto a un finanziamento

specifico per le nuove sperimentazioni di welfare locale.

Quale ulteriore canale di finanziamento è stata recentemente emanata la deliberazione

regionale relativa al Fondo Nazionale Politiche per la Famiglia. Infatti, la Giunta

regionale ha approvato l’Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome e gli

Enti locali in merito al riparto della quota del fondo per le politiche della famiglia a

favore dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e di altri interventi a favore delle

famiglie. Il provvedimento della Giunta regionale n. 2413/2011 destinerà tramite

successivi Decreti attuativi 14 milioni di euro del Fondo nazionale per le politiche della

Famiglia alle famiglie, con particolare attenzione ai minori, alle persone fragili e a chi si

trova in difficoltà.

Due sono le azioni previste dal provvedimento regionale:

1. La prima azione promuove lo sviluppo e il consolidamento del sistema integrato

di servizi socio-educativi per la prima infanzia per l'attivazione di nuovi posti,

sostenendo i costi di quelli esistenti e migliorando la qualità dell'offerta.

2. La seconda azione prevede la realizzazione di altri interventi a favore delle

famiglie, assicurando che ad essi accedano prioritariamente le famiglie

numerose o in difficoltà, sulla base della valutazione del numero e della

composizione del nucleo familiare e dei livelli reddituali.

A fronte della forte contrazione dell’apporto finanziario e della variabilità dei bisogni e

delle risorse, le linee guida regionali approvate con Dgr IX 2025 del 16 novembre 2011

“Un welfare della sostenibilità e della conoscenza – linee di indirizzo per la

programmazione sociale a livello locale 2012-2014” rilevano per il prossimo triennio la

necessità di programmare una pianificazione che punti alla sinergia tra i servizi e che

sia la base per la costituzione di un sistema di welfare maggiormente promozionale e

ricompositivo.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 44

Il programmatore regionale richiama l’opportunità di concepire politiche di welfare che:

Realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di

incontrare la famiglia, coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in

modo trasversale ed integrato.

Diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte

sempre più personalizzate e sempre meno indistinte.

Razionalizzino e ottimizzino l’impiego delle risorse disponibili, perseguendo

modelli di gestione associata dei servizi e l’integrazione degli strumenti tecnici e

dei criteri di implementazione delle policy.

Superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione

di interventi favorendo una presa in carico unitaria e semplificando

l’informazione e le procedure di accesso ai servizi.

Il Piano di zona si colloca all’interno di questa logica come strumento di “dialogo” fra gli

attori della comunità territoriale, come momento di condivisione delle regole del gioco

tra tutti i soggetti coinvolti per favorire la stretta di alleanze, la scelta di priorità e la

capacità di gestire processi negoziali. Nel pianificare gli interventi del prossimo periodo

è importante basarsi sul quadro conoscitivo attualmente disponibile, anche con

riferimento alle risorse finanziarie, umane e sociali. Si rende necessaria una

progettazione puntuale delle azioni con le risorse economiche disponibili, lasciando i

margini per poter integrare e modificare la programmazione nei successivi momenti di

revisione, in base agli eventuali cambiamenti normativi, sociali ed economici che

interverranno.

La gestione associata dei servizi

Nella triennalità 2009-2011 largo spazio è stato dato al lavoro sulla omogeneizzazione

dei servizi gestiti dai Comuni sia per quanto riguarda il Servizio di Assistenza

Domiciliare che per quanto riguarda i servizi a tutela dei minori. In particolare, a partire

da modelli organizzativi differenti tra il capoluogo e gli altri Comuni dell’Ambito 1 -

Bergamo, si sono evidenziate soluzioni organizzative adeguate che verranno

consolidate nel prossimo triennio.

L’orientamento promosso dal legislatore sia a livello nazionale, ma soprattutto

regionale è di ulteriore spinta verso le forme di gestione associata di alcune funzioni

pubbliche, tra cui i Servizi Sociali, al fine di contenere i costi e costruire sistemi di

protezione sociale maggiormente omogenei.

Sulla scia del percorso tracciato dalla L.R. 3/08, la Regione Lombardia riafferma il

Piano di zona quale luogo identitario del welfare locale, riconoscendo la gestione

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 45

associata dei servizi sociali tra le pre-condizioni favorenti l’adozione di scelte uniformi

su criteri di accesso ai servizi e sui contenuti prestazionali.

La collaborazione con il Terzo settore

Forte rilevanza assume nel prossimo triennio la promozione dell’adesione del Terzo

settore all’Accordo di Programma per il Piano di zona e ad accordi mirati tra i Comuni

che valorizzino sempre di più l’apporto e la partecipazione dei soggetti del privato

sociale nelle politiche a sostegno della famiglia, in linea con la recente normativa

regionale “Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli

enti del Terzo Settore nell'ambito dei servizi alla persona e alla comunità”.

La normativa regionale individua quattro distinti strumenti per disciplinare in maniera

unitaria i rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore:

Procedure di selezione pubblica.

Accreditamento.

Convenzioni o accordi procedimentali.

Attività di collaborazione all’interno dei Piani di zona.

In particolare l’Accordo di programma, quale strumento tecnico-giuridico che dà

attuazione al Piano di zona, diventa lo strumento regolatore di tutti i rapporti di

collaborazione tra i Comuni, le Province, l’ASL e Istituzioni altre così come i soggetti

del Terzo settore. Diventa quindi rilevante, demandano ad atti successivi (accordi,

convenzioni o protocolli operativi) regolare le diverse modalità di collaborazione con i

soggetti del Terzo settore ed in particolare utilizzare forme che riguardano:

La co-progettazione.

La sperimentazione di nuovi servizi, prevedendo anche la partecipazione

economica di tali soggetti.

La sperimentazione di nuove modalità gestionali.

La partecipazione all’ offerta formativa proposta dalle province.

Le azioni realizzate in collaborazione con le realtà del Terzo settore sono descritte

nelle specifiche aree di intervento (anziani, disabili, minori e famiglia, salute mentale ed

emarginazione sociale e povertà) sia in termini di rendicontazione delle attività relative

allo scorso triennio che di programmazione condivisa in questo nuovo Piano di zona.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 46

L’integrazione socio sanitaria

I programmi nazionali e regionali:

Disegnano un impegno sempre maggiore di ASL e Comuni nella funzione di

governo integrato della rete di servizi con una progressiva e completa

assegnazione ad enti esterni, pubblici o privati, delle attività di erogazione

dell'assistenza.

Prevedono un ruolo sempre maggiore dell'utente e della sua famiglia nella

gestione delle risorse dedicate all'assistenza e nella selezione degli enti addetti

all'erogazione.

Sollecitano un maggiore sviluppo dell'assistenza domiciliare nell’ottica del

mantenimento della qualità di vita dell'utente.

Pertanto risulta necessario rafforzare il raccordo con l’ASL provinciale dando continuità

alle progettualità avviate.

2.2. Strategie di intervento

Nella strutturazione del nuovo Piano di zona è risultata fondamentale l’analisi dei

bisogni della comunità, del sistema di offerta e delle risorse attualmente impiegate per

avere un quadro descrittivo e sintetico delle soluzioni impiegate per sostenere gli

interventi. Questa analisi si è resa necessaria al fine di evidenziare eventuali squilibri

territoriali nel sistema di offerta o aspetti generali che influenzino la capacità di risposta

ai bisogni della popolazione.

I principi guida della programmazione zonale devono andare in continuità con quanto

già avviato a livello regionale richiamando i temi che già presentano un forte impatto

sulla definizione e implementazione delle politiche sociali, ovvero:

Percorsi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

Percorsi di assistenza domiciliare orientati allo spostamento del baricentro

dall’offerta alla domanda e volti alla qualificazione della rete dell’assistenza

domiciliare.

Piano di azione regionale a favore delle persone con disabilità che promuove

l’integrazione delle politiche secondo un approccio trasversale, del livello di

accessibilità e di fruibilità dei servizi.

Semplificazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore.

Semplificazione dei percorsi di accesso per il cittadino, con attenzione ai

processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed all’informazione

degli operatori e dei cittadini.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 47

Linee regionali per l’affido familiare orientate al superamento della

frammentarietà degli interventi, del supporto alla famiglia affidataria e della

buona riuscita del progetto.

La programmazione si sviluppa tenendo in considerazione sia la necessità di dare

continuità agli impegni assunti nel 2011 che la necessità di impostare il lavoro del

nuovo triennio. Le ipotesi progettuali per le prossime annualità privilegiano la linea

operativa del consolidamento dell’esistente e della valorizzazione dell’ integrazione tra

enti e soggetti del territorio, con i quali si potranno anche sperimentare nuovi interventi

e progettualità.

Programmazione partecipata condivisa

E’ strategico, in sede di programmazione, il coinvolgimento dei Tavoli, in merito alla

definizione e implementazione delle politiche sociali, come filtro e analisi di tutte le

progettualità proposte per supportare l’apparato politico. In particolare i Tavoli tematici

devono basare il lavoro considerando:

La costruzione della rete: il tavolo come luogo di aggregazione delle realtà

coinvolte nel settore si pone l’obiettivo di facilitarne le relazioni.

Il filtro delle progettualità: il tavolo diventa luogo di confronto e esame sulla

pertinenza dei progetti in ordine alle esigenze dell’area, per offrire al livello

politico indicazioni precise sulle priorità individuate.

L’operatività: a seguito delle indicazioni di fattibilità del livello politico sulle

priorità da sostenere, il tavolo lavorerà per la traduzione operativa delle stesse.

La verifica e monitoraggio sulle azioni progettuali.

Questa logica di azione indirizza sempre più verso l’idea di un’assunzione di

responsabilità del Tavolo di lavoro e di una sua centralità maggiore nella gestione delle

problematiche dell’area. I soggetti che lo compongono secondo una logica di

corresponsabilità saranno titolari, ognuno per la sua parte, dell’individuazione,

costruzione e gestione operativa dei progetti.

Azioni sperimentali di fund raising

Nel nuovo Piano di zona si inserisce l’azione sperimentale di fund raising e la ricerca di

fondi sia coordinando e promuovendo la partecipazione a bandi, sia presso i privati

(grandi sponsor, piccoli donatori o singoli cittadini). Un elemento caratteristico del

progetto è che tutti gli enti (pubblici e privati) si muovano in modo unitario per

promuovere l’attrazione dei fondi. Il contributo dell’Ambito non può essere esaustivo

ma integrativo a risorse messe a disposizione da realtà del privato sociale e del Terzo

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 48

settore, con uno sforzo per far si che la progettazione non sia costruita solo sulla base

di fondi pubblici, ma veda una compartecipazione dei vari soggetti coinvolti nelle

progettualità.

Il sistema delle risorse Si propone la costruzione di un luogo in cui attivare percorsi di riflessione comune per

fornire gli strumenti ai singoli per la definizione della compartecipazione alla spesa per

evitare agli utenti la diversità di trattamento.

Concertazione tra ambiti di lavoro: l’importanza della trasversalità I bisogni legati alle singole fasce di utenza vanno incontro progressivamente a una

complessità sempre maggiore tanto da toccare trasversalmente diversi ambiti di

intervento. Oltre alla complessità delle situazioni personali e familiari di parte della

popolazione si affianca una multi problematicità delle stesse che deve essere

adeguatamente sostenuta da politiche efficienti e lungimiranti. In considerazione di ciò

acquisisce importanza la tematica dell’integrazione tra gli interventi afferenti ad ogni

area di lavoro e messi in atto già da tempo. Si conferma la prassi operativa per aree di

utenza (Area Anziani, Area Disabilità, Area Minori e Famiglia, Area Grave Marginalità

Sociale, Area Salute Mentale) con l’adozione di un’ottica integrativa che consenta di

costruire progettualità trasversali. L’obiettivo è quello dell’integrazione e della

comunicazione tra settori che possa consentire la produzione di una risposta il più

possibile personalizzata e vicina all’utente.

Il ruolo della famiglia Elemento innovativo per la costruzione di nuovo welfare locale è la maggiore

responsabilizzazione della famiglia quale primo attore del lavoro di cura. Il nostro

sistema di welfare già di per sé costruito su base familistica richiede ancor di più in

futuro la valorizzazione della famiglia, che è da considerarsi contemporaneamente

destinataria e promotrice di politiche sociali. Infatti, il sistema familiare, inteso come

luogo entro cui le interazioni/relazioni si producono e riproducono, è il principale

soggetto fruitore del complesso dei servizi, ma allo stesso tempo, in quanto parte della

comunità, deve essere coinvolto nella costruzione degli interventi a proprio favore.

Fondamentale è quindi l’impianto di un welfare costruito per la famiglia con la famiglia

dove quest’ultima è il filo conduttore attraverso il quale è possibile rendere

maggiormente efficaci le azioni messe in campo dai servizi. Alla luce di ciò è

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 49

importante, nei momenti di programmazione, valorizzare il più possibile politiche con

finalità di promozione abbandonando logiche di tipo assistenzialistico.

Lo stesso PSSR regionale 2012-2014 promuove un approccio sinergico,

multidisciplinare, dinamico e olistico nella direzione del “prendersi cura”, perseguendo

un ripensamento della rete sociale e socio sanitaria che rimetta al centro la persona e

la famiglia nella prospettiva di garantire, all’interno di una rete territoriale integrata di

servizi sociali e socio sanitari, interventi flessibili che le sostengano in un ruolo attivo di

costruzione del proprio percorso di vita. Risulta determinante, nel “prendersi cura”, che

il cittadino venga adeguatamente informato e accompagnato in tutte le fasi del

percorso, evitando “vuoti” assistenziali che si ripercuotono negativamente sul sistema,

nel suo insieme, in termini di ricorsi inappropriati ai servizi.

Il sistema di accreditamento delle unità di offerta sociali A seguito della approvazione della L.R. n. 3/2008 l’indicazione del legislatore va nella

direzione della costruzione di un sistema accreditato di interventi e servizi.

L’accreditamento può essere volto alla voucherizzazione come procedura per

l’individuazione di soggetti presso cui i cittadini possono spendere i voucher, ma

fondamentale è la costruzione di percorsi che consentano di individuare livelli di qualità

per l’erogazione dei servizi.

Il servizio di Segretariato sociale Il Segretariato sociale costituisce il primo livello di interfaccia tra i Comuni ed i cittadini

ed è quindi un luogo fondamentale da presidiare e sostenere. Come indicato dalle linee

guida regionali è fondamentale semplificare i percorsi di accesso per il cittadino

prestando attenzione ai processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed

all’informazione e per questo motivo la struttura del servizio di Segretariato sociale

merita un’ attenta considerazione. L’obiettivo che si intende perseguire è quello di

consolidare la presenza del servizio in tutti i Comuni dell’Ambito 1- Bergamo valutando

possibili strategie organizzative per garantire un’omogeneità strutturale e territoriale.

L’Amministrazione di sostegno Le azioni individuate a livello di Ambito territoriale per valorizzare la figura

dell’Amministratore di sostegno dovranno partire da una prioritaria attenta analisi di ciò

che il territorio offre sia in termini di opportunità che di esigenze. Tale ottica comporta in

primis la conoscenza dei soggetti che già operano sul tema della protezione giuridica

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 50

sui Comuni dell’Ambito e successivamente attivare delle collaborazioni con essi che

siano il più possibile integrate e rispondenti ad un’esigenza collettiva. Per perseguire poi

il potenziamento dell’offerta in termini di protezione giuridica è importante coinvolgere a

nuove responsabilità tutti i soggetti chiamati dalla legge stessa: la famiglia, la società

civile, gli enti pubblici e gli enti privati attraverso percorsi di sensibilizzazione e ulteriori

strumenti individuati in itinere.

Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo La situazione economica e sociale della provincia di Bergamo è in una fase di rapido

cambiamento. La crisi ha duramente colpito in modo generalizzato il tessuto produttivo,

e solo chi è stato in grado di partire per tempo con ristrutturazioni anche profonde ha

potuto affrontare questa fase con uno sguardo più rivolto al futuro che all’immediato,

più centrato sulla scommessa dello sviluppo che sul contenimento dei danni. I dati

macroeconomici disponibili mostrano che la complessa rete composta da attività

produttive, rapporti socio economici e istituzionali, ha dovuto affrontare un’ ondata

recessiva notevole, e sono diventati non più trascurabili i dati della disoccupazione. In

questo quadro anche i servizi di Ambito si trovano nella situazione di dover rivedere

profondamente il proprio ruolo, poiché le certezze del passato, che vedevano un

quadro in movimento, ma all’interno di confini conosciuti, è profondamente cambiato

proponendo nuove sfide e ponendo limiti molto più rigidi. La pianificazione di questo

triennio si pone con nuove prospettive ed una visione più attenta alle politiche del

lavoro sia rivolgendosi alle fasce definite classicamente “deboli” sia alle fasce di

cittadinanza che nel nuovo panorama incontrano difficoltà di tenuta del reddito e

necessitano di supporti per reimmettersi nell’attuale mercato del lavoro. Obiettivo

principale diviene pertanto offrire servizi efficienti e risposte utili ad una più ampia

fascia di popolazione ottimizzando risorse e offrendo uno sguardo attendo ai

cambiamenti in corso sul tema lavoro e nuove formule di collaborazioni tra enti e

cittadini. Da qui la proposta della costruzione di una équipe che possa, grazie alle

diverse componenti coinvolte ed una gestione attenta ed oculata, garantire alti livelli di

risposta con un uso contenuto di risorse. Le riflessioni e i confronti avvenuti ai Tavoli

rispetto alle aree disabilità e salute mentale hanno evidenziato il bisogno del

cambiamento sia nel sistema che nell’impianto voucher. Il mediatore aziendale e il tutor

educativo sono risultati essenziali al Servizio Intergrato di Inserimento Lavorativo (SIIL)

tanto da spingere alla rivisitazione del progetto e dei relativi strumenti.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 51

Il nuovo servizio SIIL sarà pensato in termini di co-progettazione e in collaborazione

con altri Ambiti della provincia.

Trasversalità area dell’immigrazione L’area dell’immigrazione è un’area dinamica in costante divenire a causa della

concomitanza di fattori quali le continue revisioni delle normative di riferimento, il

progressivo acuirsi di fenomeni di esclusione sociale dei migranti, l’inequivocabile

intrecciarsi del vissuto connesso alla migrazione con le problematiche abitative e

lavorative. La molteplicità delle tematiche connesse all’area immigrazione ha

comportato la scelta di far sì che l’area immigrazione venisse trattata trasversalmente

da tutte le altre aree di lavoro.

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Piano di zona 2012-2014 52

3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA E MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

L’Accordo di programma per la realizzazione del Piano di zona individua il Comune di

Bergamo, quale ente capofila. La struttura organizzativa in cui il Comune di Bergamo

fa convergere l’attività legata alla realizzazione del Piano di zona è l’Istituzione per i

Servizi alla persona.

3.1. L’Assemblea dei Sindaci L'Assemblea dei Sindaci, ai sensi della vigente normativa regionale, è l'organismo

politico del Piano di zona, quale espressione di continuità rispetto alla programmazione

socio-sanitaria e luogo dell'integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie.

L’Assemblea rappresenta il luogo della decisionalità politica per quanto riguarda il

Piano di zona, ed è chiamata a :

Approvare il Piano di zona e i suoi aggiornamenti.

Verificare annualmente lo stato di raggiungimento degli obiettivi di Piano di zona.

Aggiornare le priorità annuali coerentemente con la programmazione triennale e le

risorse disponibili.

Approvare annualmente i piani economico-finanziari di preventivo e i rendiconti di

consuntivo.

Approvare i dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la

trasmissione all’ASL ai fini dell’assolvimento del debito informativo.

Approvare le richieste di adesione agli accordi (accordo di programma, convenzione

o protocollo d’intesa) da parte di eventuali altri enti o soggetti pubblici e privati.

Approvare i criteri e i regolamenti che disciplinano gli interventi sociali a livello di

Ambito.

L’Assemblea dei Sindaci svolge le proprie funzioni avvalendosi del supporto tecnico ed

esecutivo dell’Ufficio di Piano.

L’Assemblea dei Sindaci è allargata alla partecipazione dei rappresentanti designati

dagli enti sottoscrittori dell’Accordo di programma, senza diritto di voto.

L’Organo esecutivo dell’Assemblea dei Sindaci è composto dal Presidente

dell’Assemblea dei Sindaci (o da altro rappresentante qualora le due cariche

coincidano) e dal Sindaco del Comune capofila dell’Accordo di programma (o suo

delegato), con il compito di:

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Piano di zona 2012-2014 53

Garantire il raccordo tra gli organismi tecnico/amministrativi e l’Assemblea dei

Sindaci.

Dare attuazione a specifici mandati conferiti dall’Assemblea.

Verificare e monitorare in situazione di maggior vicinanza la traduzione operativa

delle indicazioni dell’Assemblea.

Dare indicazioni ai livelli operativi e assumere decisioni rapide per la soluzione di

problemi con risvolti non strategici.

Predisporre le sedute e i lavori dell’Assemblea.

3.2. L’Ufficio di Piano L’Ufficio di Piano è la struttura tecnico-amministrativa che assicura il coordinamento

degli interventi e l’istruttoria degli atti di esecuzione del Piano di zona.

Ciascun Comune dell’Ambito contribuisce al funzionamento dell’Ufficio di Piano

proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque

senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale, ai sensi della L.R. 3/2008.

L’Ufficio di Piano, composto dal responsabile dell’Ufficio stesso e da personale con

specifiche competenze tecnico-amministrative, è l’organismo di supporto alla

programmazione, responsabile delle funzioni tecniche, amministrative e della

valutazione degli interventi per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di zona, con il

compito di garantire:

La programmazione, pianificazione e valutazione degli interventi.

La costruzione e gestione del budget.

L’amministrazione delle risorse complessivamente assegnate (FNPS, .FSR,

FNA, quote dei Comuni e di eventuali altri soggetti).

Il coordinamento della partecipazione dei soggetti sottoscrittori all’Accordo di

programma.

La correttezza degli adempimenti dei debiti informativi regionali.

L’Ufficio di Piano tecnico-gestionale è composto dal responsabile dell’Ufficio di

Piano, dal coordinatore socio-sanitario del Distretto ASL, dai Responsabili tecnici dei

Comuni e, per quanto concerne il Comune di Bergamo, i Responsabili tecnici dei

diversi servizi coinvolti. Possono essere invitati i coordinatori dei Tavoli tematici e i

referenti dei singoli servizi e progetti, per garantire un costante coinvolgimento ed

informazione sull’operatività in atto.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 54

Compiti dell’Ufficio di Piano tecnico-gestionale sono:

Favorire la programmazione integrata e coordinata delle politiche di Ambito e

delle politiche dei singoli Comuni, attraverso un costante collegamento con i

referenti politici dei propri Comuni.

Coordinare le azioni progettuali associate, attraverso il monitoraggio e la verifica

degli interventi in atto.

Formulare le indicazioni e i suggerimenti diretti all'Assemblea dei Sindaci in tema

di iniziative di formazione ed aggiornamento degli operatori.

L’Ufficio di Piano allargato è luogo di confronto strategico - programmatorio per la

predisposizione del Piano di zona triennale e delle progettualità annuali, nonché per le

verifiche intermedie e finali delle azioni di Ambito.

E’ composto dal responsabile dell’Ufficio di Piano, dai responsabili tecnici dei Comuni

dell’Ambito, dai coordinatori dei Tavoli tecnici, dai rappresentanti degli enti sottoscrittori

dell’Accordo di programma, dai rappresentanti del Terzo settore.

La maggioranza dei componenti può chiedere la convocazione dell’Ufficio di Piano

allargato qualora venga ritenuto necessario un confronto su nuove azioni progettuali.

Afferiscono all’Ufficio di Piano allargato le seguenti funzioni:

Esprimere indicazioni sulle strategie operative dell’ Ambito.

Orientare il mandato ed il piano di lavoro dei tavoli tematici.

Proporre indirizzi utili per l’elaborazione e la gestione del Piano di zona, nonché

suoi eventuali aggiornamenti.

Favorire il livello delle collaborazioni e delle sinergie inter-istituzionali.

Garantire i livelli di coinvolgimento e partecipazione del terzo settore alla

progettazione degli interventi.

Far crescere la cultura dell’aggregazione di Ambito, individuando forme sempre

più significative di coordinamento e raccordo.

3.3. Partecipazione e rappresentanza

3.3.1. Tavolo di rappresentanza del Terzo settore e Tavoli tematici L’Ambito territoriale 1-Bergamo, coerentemente alle indicazioni della normativa vigente

ed in particolare della DGR n. 7797 del 30.07.2008, prevede forme di co-progettazione

e condivisione delle forme di programmazione e realizzazione del “Sistema integrato

dei servizi e degli interventi sociali”.

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Piano di zona 2012-2014 55

In linea con la normativa regionale e il Piano di zona, l’Assemblea dei Sindaci nella

seduta del 7 aprile 2010 ha approvato il documento “Modalità e requisiti per la

definizione delle forme di partecipazione e rappresentanza nei Tavoli di lavoro

dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo”, finalizzato a individuare modalità e forme di

partecipazione dei soggetti del Terzo settore, delle organizzazioni di rappresentanza

sociale e in genere di tutte le forze sociali attive nel territorio. I Tavoli ricoprono la

funzione di “aggregatori” e di “facilitatori” dei soggetti operanti nelle singole aree di

intervento al fine di contribuire alla costruzione di interventi e opportunità in risposta ai

bisogni sociali.

Il Tavolo diventa insieme di relazioni che devono essere costruite, mantenute e

valorizzate. Un ruolo chiave ricopre in questo senso il coordinatore che in quanto

“manutentore della rete” facilita e cura le relazioni costituitosi a livello di tavolo. In

questo suo compito il coordinatore deve agevolare il raccordo delle relazioni sia

all’interno che all’esterno della rete e deve porre l’attenzione costante ai soggetti

coinvolti e coinvolgibili.

3.3.2. Il Tavolo di Rappresentanza del Terzo settore

Il Tavolo di rappresentanza è costituito dai soggetti di cui all’art. 1 della L. 328/00 che

aderiscono all’Accordo di programma per l’attuazione del Piano di zona.

Per il prossimo triennio è necessario consolidare le condizioni per la partecipazione dei

soggetti del Terzo settore al Tavolo di rappresentanza. In ogni caso è garantito il

coinvolgimento operativo del Terzo settore all’interno di ogni Tavolo tematico di area e

all’Ufficio di Piano allargato.

3.3.3. I Tavoli tematici

I Tavoli di lavoro sono gruppi composti da rappresentanti degli Enti pubblici, del Terzo

settore e del volontariato, che garantiscono una partecipazione diffusa e competente.

Nell’ambito dell’attività di programmazione e di attuazione del Piano di zona, i Tavoli di

lavoro hanno la funzione di approfondire aspetti tematici specifici, sviluppare

progettualità mirate, proporre soluzioni innovative, anche di natura trasversale,

formulando proposte operative all’Ufficio di Piano. Essi hanno, inoltre, il compito di

facilitare la comunicazione, allargare la partecipazione e la corresponsabilità,

confrontare e integrare le diverse esperienze.

Ai Tavoli di lavoro è richiesta la collaborazione volta alla programmazione e

realizzazione delle attività previste nel Piano di zona per:

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Piano di zona 2012-2014 56

Proseguire il lavoro che ha consentito di sviluppare contributi e indicazioni tecniche

operative per le aree di intervento, con particolare attenzione all’evoluzione dei

bisogni e alla valorizzazione delle risorse del territorio.

Promuovere la cultura della integrazione e della costruzione di forme di

collaborazione orizzontali, strutturando la rete e i rapporti trasversali.

Promuovere la sussidiarietà come contributo alla costruzione della comunità

locale.

Sviluppare sintesi e integrazioni che aggregare i diversi portatori di interesse.

Individuare soluzioni innovative anche per contribuire con risorse proprie allo

stesso funzionamento dei Tavoli.

Far crescere la cultura dell’aggregazione di Ambito, individuando forme sempre

più significative di coordinamento e raccordo.

Sostenere la partecipazione ed in particolare rinforzare la presenza di alcune

rappresentanze istituzionali.

I Tavoli di lavoro in essere sono:

Anziani

Minori e Famiglie

Disabilità

Salute mentale

Emarginazione sociale e povertà

La composizione, i requisiti e le modalità di partecipazione ai Tavoli tematici sono

contenute nel succitato documento approvato dall’Assemblea dei Sindaci in data 7

aprile 2010 e possono essere oggetto di modifiche e integrazioni da parte della stessa

Assemblea.

3.4. Apporto dell’associazionismo e del volontariato Associazionismo e volontariato, nel proprio specifico, hanno realizzato numerosi

progetti per migliorare la qualità della vita delle persone con fragilità e dei loro familiari

e hanno documentato i risultati ottenuti all’interno delle proprie organizzazioni.

Nel triennio 2009-2011 il Coordinamento bergamasco per l’integrazione (CBI) e il

Forum delle associazioni di volontariato socio sanitario bergamasco (FORUM) hanno

lavorato in co-progettazione, in linea con il dettato della L.R. 3/2008 in materia di

partecipazione e di coesione. Hanno monitorato l’attuazione dei principi sanciti nella

Convenzione ONU dei Diritti delle persone con disabilità nei differenti settori

dell’Amministrazione, coinvolgendo attivamente le persone con disabilità e le loro

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 57

organizzazioni più rappresentative in un processo connesso all’attuazione degli stessi

e in un percorso formativo. Hanno organizzato un percorso formativo volto a costruire

connessioni e reti sociali con l’obiettivo di costruire rappresentanza e strategie per

sostenere forme aggregative di Ambito. Il CBI ha inoltre impostato percorsi per

valorizzare il progetto di vita e l’inclusione sociale ed è capofila del progetto “Liberi

Legami” che coinvolge l’Ambito 1-Bergamo in particolare e gli Ambiti della provincia in

generale.

“Costruire rappresentanza” Le motivazioni

In un quadro di risorse limitate e in un contesto sociale in rapida evoluzione nelle sue

criticità, l’avvio di questo lavoro può dare un contributo importante e originale se si

vogliono costruire nuovi scenari di sussidiarietà tra istituzioni e volontariato.

Il modello di lavoro in rete di per sé difficile e al tempo stesso fragile deve trovare

stabilità e continuità. Interazione e progettualità partecipata tra il volontariato

rappresentato e l’Ufficio di Piano dell’Ambito 1-Bergamo, devono essere centrate sulla

questione della rappresentanza presso i tavoli tematici. La rappresentanza è un

elemento essenziale per l’efficacia del lavoro prodotto e dunque è un primario

interesse anche delle istituzioni. Rappresentanza, intesa come capacità di leggere i

bisogni, abilità ad evidenziarli in modo il più completo possibile e di coinvolgere tutte le

associazioni operanti sul territorio dell’Ambito.

Gli obiettivi

Approfondire la conoscenza delle associazioni, aggregandole per finalità di

missione e attinenza ai temi che connotano i Tavoli.

Costruire una mappa delle attività presenti sul territorio dell’Ambito 1 completa

degli enti coinvolti e dei referenti da coinvolgere in momenti di approfondimento

del problema in esame.

Supportare la comunicazione e la facilitazione in un metodo di lavoro volto

all’ascolto delle varie realtà prima di arrivare a decisioni su temi importanti.

Investire nella costruzione di forme aggregative e sostenere la co-progettazione.

Le azioni

Il percorso formativo realizzato da FORUM e CBI con la collaborazione del Centro

servizi volontariato (CSV) di Bergamo per i volontari di alcune associazioni rispetto al

loro essere in relazione con le due associazioni di secondo livello, ha visto la

partecipazione costante e attiva di 25 rappresentanti di altrettante associazioni di

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Piano di zona 2012-2014 58

volontariato per 15 ore complessive e il coinvolgimento dell’ufficio di Piano, nonché la

costruzione di una prima mappatura che vede 160 organizzazioni che sono state

raggruppate in funzione della propria missione e in correlazione con i temi anziani,

minori, disabili, emarginazione e povertà, salute mentale.

Nell’anno 2012, il progetto “Costruire rappresentanza” sarà ampliato per essere rivolto

a tutte le associazioni presenti ai Tavoli e, se possibile, a tutte le organizzazioni

presenti nel territorio di riferimento. I soggetti coinvolti sono i coordinatori dei Tavoli

tematici, le associazioni del FORUM e del CBI, il Forum delle famiglie, la Consulta

delle famiglie, le associazioni e i gruppi informali del territorio. In collaborazione con il

CSV sono stati realizzati 5 incontri condotti da un formatore e dai cinque coordinatori

dei Tavoli rivolti alle organizzazioni mappate.

Gli esiti del percorso formativo accennato permetteranno di formalizzare ruoli e

competenze al fine di interfacciare meglio realtà organizzative territoriali, servizi e

istituzioni alla luce anche del contesto delle norme regionali.

Il prossimo triennio vedrà il consolidamento e lo sviluppo della rete.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 59

4. VALUTAZIONE PROGRAMMAZIONE SOCIO-SANITARIA

4.1. Piano di zona 2009-2011

Nel corso del triennio 2009-2011 si è certamente evidenziata un’evoluzione per quanto

riguarda gli strumenti e le progettualità socio sanitarie integrate presenti sull’Ambito

territoriale 1-Bergamo. Le azioni previste nella scorsa programmazione per l’Ambito sul

tema dell’integrazione socio sanitaria contemplavano una duplice direzione:

Integrazione socio – sanitaria.

Interventi di prevenzione.

Le tabelle che seguono tentano di fornire una visione complessiva del percorso

intrapreso su questo tema, evidenziando in particolare i risultati raggiunti

rispettivamente nelle aree:

Informazione e accesso ai servizi.

Continuità delle cure -domiciliarità - non autosufficienza.

Interventi a sostegno della famiglia e minori.

Prevenzione ed educazione alla salute.

Governance del sistema, innovazione.

Inclusione sociale.

Si rileva la necessità che ciò che sul territorio è stato attuato sia portato a evolversi

ancora più significativamente nelle prossime annualità.

Informazione/accesso servizi

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. PUOI (Punti Unici per l’Offerta Informativa)

Corso di formazione, integrazione nella prassi operativa.

Sottoscrizione patti territoriali con le unità di offerta accreditate.

Professionali, Logistiche

Capillarità sul territorio. Condivisione degli strumenti da parte delle realtà territoriali, Adesione delle unità di offerta accreditate.

2. PUA (Punti Unici di Accesso) per accesso RSA

Corso di formazione, integrati nei PUOI.

Sottoscrizione patti territoriali con le unità di offerta accreditate.

Professionali Adesione delle RSA e delle altre unità di offerta accreditate.

3. Sportello 1 Ambito

Incontri periodici di coordinamento e attività di sensibilizzazione

Prassi condivise non formalizzate tra gli enti coinvolti

Economiche Professionali logistiche

Rete dei servizi

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 60

Continuità delle Cure/ Domiciliarità/ Non autosufficienza

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. CeAD (Centro

per l’Assistenza

Domiciliare)

Incontri settimanali e mensili dell'equipe socio-sanitaria

1.Documento CeAd implemento con modalità organizzative approvate dall'Ambito il 18.03.2011 2. documento di specificazione delle funzioni del Centro per l'Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.) e del relativo assetto organizzativo/operativo approvato dall’ASL dicembre 2011

Professionali economiche e logisitche

Connessioni a livello operativo tra servizi sociali e servizi sanitari e socio-sanitari

2. Progetto

emergenza

sanitaria

Confronto nel tavolo grave emarginazione sociale e al coordinamento Sportello 1 Ambito

Convenzione con nuovo albergo popolare (NAP)

Economiche Professionali

38 soggetti inseriti nel 2010 36 soggetti inseriti nel 2011

3. Protocolli

Dimissioni

protette

Prassi operative condivise

Protocolli con cliniche e OO.RR.

professionali Univocità degli iter procedurali

4. Protocollo Buone

prassi psichiatria Confronto nel tavolo salute mentale

Documento operativo per la regolazione delle buone prassi per la gestione condivisa di soggetti con disagio psichico tra Ambito 1-Distretto ASL e Azienda Ospedaliera

Professionali Documento approvato dall’Assemblea Sindaci in data 24 gennaio 2012

5. Protocollo SIIL-

CPS Confronto SIIL/CPS

Protocollo operativo per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità psichica tra Ambito 1 e Azienda Ospedaliera

Professionali Documento approvato dall’assemblea dei Sindaci nel maggio 2011

6. Protocollo ADI-

SAD Accordo distretto ASL di Bergamo e Ambito

Protocollo esistente dal 2007

Professionali

Documento approvato da adeguare alle innovazioni introdotte da CeAD e PASS

7. Integrazione titoli

sociali e socio

sanitari

Costituzione équipe multi professionale di valutazione coincidente con l’èquipe del Cead

Condivisione prassi operative e valutative (ex DGR 7211/2011)

Professionali e logistiche

Attivazione voucher per la non autosufficienza

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 61

Interventi a sostegno della famiglia/minori

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. Progetto Essere mamma

Equipe mista operatori dell'Ambito e Consultorio ASL

Convenzione Professionali economiche Logistiche

250 mamme primipare seguite al domicilio. Avvio di una progettualità integrata con i servizi all'Infanzia dell'Ambito

2. Servizio Minori e famiglie di Ambito

Realizzazione dei 4 Poli territoriali con equipe mista (assistente sociale, psicologo ed educatore professionale). Condivisione nel tavolo

Condivisione del progetto e prassi operative di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti

Professionali Logistiche

Avvio del servizio nell’ aprile 2011 e monitoraggio periodico del progetto

3. Progetto Aiuto Donna

Incontri Formazione operatori psico-sociali

Convenzione con Associazione Aiuto Donna

Professionali Economiche. Logistiche

Tutela e protezione delle donne maltrattate e dei loro figli

4. Equipe psico - socio - pedagogica

Incontri con CTRH. Confronto nel tavolo. Assistenti sociali nel territorio. Referenti scolastici di ogni ordine e grado. Incontri con famiglie.

Stesura progetto condiviso

Economiche. Professionali

Definizione degli obbiettivi con le diverse parti Supporto a docenti, famiglie e operatori sociali sulle tematiche degli alunni disabili inseriti nella scuola e in fase di orientamento

5. Progetto Bimbo a bordo

Incontri presso strutture della rete cittadina degli spazi gioco, gestione congiunta psicologo consultorio ed educatore centro famiglia

Convenzioni Professionali. Logistiche

Sostegno alla neo-genitorialità

6. Prevenzione depressione post-partum

Coinvolgimento attraverso il progetto Essere Mamma

Collaborazione con l'Azienda Ospedaliera di Bergamo

Professionali, economiche, logistiche, produzione di materiale

Estensione del progetto dal consultorio al punto nascita dell'Ospedale di Bergamo

7. Progetto alleanza ospedale territorio

Informazione sui progetti esistenti nel territorio Ambito

Professionali

8. Progetto nascita critica

Protocollo provinciale sulla disabilità

Professionali

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 62

Prevenzione ed educazione alla salute

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. prevenzione della trombosi venosa in gravidanza

Incontri con OO.RR. e Distretto ASL di Bergamo

Procedura concordata con OO.RR.

Valutazione del rischio trombotico nelle gravide che accedono al Consultorio

Collaborazione con OO.RR. E avvio intervento preventivo su grave patologia

2. Mamme libere dal fumo

Incontri con operatori Sert- Consultorio

Protocollo d'intesa con SER.T Bergamo

Professionali, logistiche

Invio gravide fumatrici ad operatore medico SERT per disassuefazione fumo

3. Screening mammografico

Collaborazione Personale ASL e Centri Diagnosi e Cura accreditati

Facilitare l'accesso al servizio di riferimento

4. Screening colon retto

Collaborazione Personale ASL e Centri Diagnosi e Cura accreditati

Facilitare l'accesso al servizio di riferimento

5. Previsti interventi di prevenzione delle dipendenze e sugli stili di vita in generale

A livello progettuale, operativo con assessorati dei comuni non a livello di ambito

1 psicologo Dipartimento Dipendenze

Indicatori delle azioni svolte nei diversi progetti, alta visibilità in alcuni progetti buona cooperazione con il privato sociale

Governance del sistema

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. Tavoli tematici

Rappresentatività enti istituzionali, associazionismo, volontariato

Accordo di programma

Economiche e professionali

Costruzione rete terrritoriale

2. Assemblea Sindaci

Rappresentatività enti istituzionali

Accordo di programma

professionali Non sono previsti indicatori di risultato

3. Ufficio tecnico gestionale

Rappresentatività enti istituzionali

Accordo di programma

professionali logistiche

Non sono previsti indicatori di risultato

4. Ufficio tecnico allargato

Rappresentatività enti istituzionali

Accordo di programma

professionali Non sono previsti indicatori di risultato

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 63

Innovazione

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. Patti territoriali con unità di offerta accreditate (RSA, CDI, strutture accreditate, CDD, Consultori, NAP…)

Partecipazione e condivisione di progetti

Patti tra ASL- Ambito e strutture accreditate

Personali, tecniche, logistiche

Attivazione di punti PUOI all'interno del territorio, miglioramento della qualità delle prestazioni

Inclusione sociale (grave marginalità, inserimento lavorativo, ecc.)

Interventi previsti in fase di programmazione

Modalità di integrazione

Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)

Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)

Risultati raggiunti

1. Sportello Bassa Soglia: coordinamento (rete) dei servizi di Bassa Soglia per gestione integrata delle situazioni di emarginazione presenti sul territorio

Tavolo di lavoro coordinato dell'Ambito con presenza rappresentanze tutti i servizi di Bassa soglia per gestione integrata della casistica in carico

Accordi di programma

Partecipazione un operatore sociale Ser.t di Bergamo e operatore Cooperativa di Bessimo che lavora su Unità mobile ASL.

Migliorato il coordinamento nella gestione della casistica. Costituzione di una rete stabile e funzionale.

2. Centro diurno "La Sosta": luogo diurno in grado di accogliere "il disagio", con aggancio informale e relazione a legame debole

Impiego di risorse integrate provenienti dai diversi soggetti partecipanti al progetto (Cooperativa di Bessimo, Ser.T Caritas Bergamo)

Protocollo Convenzione

2 Educatori Cooperativa di Bessimo operanti su unità Mobile ser.T

Risposta a bisogno crescente di strutture diurne d'accoglienza

3. Progetto "Contatto: Servizi Integrati di prevenzione": sviluppo di azioni finalizzate all'aggancio precoce di persone immigrate con problemi di abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol e loro accompagnamento ai servizi

Tavolo di lavoro regionale. Elaborazione di progettualità condivise con impiego di risorse integrate provenienti dai diversi soggetti partecipanti al progetto (SER.T Bergamo, Cooperativa di Bessimo, servizio Esodo).

Convenzione ASL con cooperativa di Bessimo e servizio Esodo

Finanziamento regionale assegnato all'ASL di Bergamo (Dipartimento Dipendenze)

Approfondimento della conoscenza del fenomeno e del tipo di target. Azioni di prevenzione e informazione sul campo

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 64

4.2. Consultori familiari: sostegno alla genitorialità

Nei consultori, le attività psicosociali e ostetrico-ginecologiche, integrate in una logica

di équipe (modalità specifica che li differenzia dagli ambulatori), sono rivolte soprattutto

alla consultazione, intesa come ascolto ed accoglienza delle problematiche familiari.

Il Consultorio si propone come naturale riferimento territoriale sia attraverso attività

sanitarie (visite e controlli periodici) sia con modalità atte a valorizzare le competenze

dei genitori specie attraverso consultazioni individuali o con il ricorso al piccolo gruppo

(preparazione alla nascita, allattamento e corso di massaggio infantile).

Particolare attenzione è assegnata agli interventi preventivi a tutela della salute del

bambino e della donna e a sostegno della vita e delle relazioni familiari.

Tutto questo comporta che il consultorio diventi un punto di riferimento non solo per la

consultazione ed altri interventi clinici ma, soprattutto, per la promozione del

“benessere familiare e della comunità”, anche attraverso il supporto

all’associazionismo familiare (partendo dai raccordi con le progettualità della L. 23/99

ed a tutto ciò che concorre a valorizzare e sviluppare il protagonismo delle famiglie.

In questo modo il consultorio concorre nel territorio, con l'Ambito 1 – Bergamo e con gli

altri soggetti, allo sviluppo di efficaci politiche per le famiglie.

Nell’ultimo anno la Regione ha dato indicazioni perché le realtà consultoriali regionali

attivino nuove operatività orientate nella direzione di “Centri Famiglia” con una

rinnovata attenzione “intorno alla nascita” e alla neo-genitorialità.

Questa prospettiva spinge nella direzione di costruire collaborazioni e sinergie più forti

con le altre realtà istituzionali che già operano sullo stesso tema, in particolare con le

Amministrazioni comunali che gestiscono i servizi per la prima infanzia unitamente al

Terzo settore e all’Associazionismo familiare.

L’obiettivo della collaborazione interistituzionale è quello di ottimizzare le risorse in

gioco, evitare sovrapposizioni o doppioni di iniziative rivolte ai medesimi target di

genitori, individuare le fasce e i bisogni scoperti.

Allo scopo, nel 2011 è già stata stipulata un’intesa sperimentale tra ASL, Diocesi,

Provincia e Comune di Bergamo, per la collaborazione in questo ambito con particolare

riferimento all’avvio il Centro famiglia comunale di Bergamo sito in via Legrenzi.

Si tratta di un intesa in linea con le indicazioni regionali, individuando nella messa in

rete dei servizi del territorio uno dei punti di forza degli interventi rivolti alla famiglia e al

sostegno genitoriale, nella direzione della sussidiarietà, nella sperimentazione di buone

prassi di intervento di supporto alla famiglia e per la promozione di una cultura della

genitorialità sociale nelle comunità locali.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 65

Successivamente l’accordo è stato ampliato ai restanti Comuni al fine di promuovere lo

sviluppo di nuovi interventi, con la possibilità che alcune iniziative promosse dal Centro

Famiglia siano fruite anche dalle famiglie dei comuni dell’ Ambito 1 - Bergamo.

Gli obiettivi primari sono :

Offrire occasioni di confronto e socializzazione a madri e padri nelle diverse fasi

dell’esperienza genitoriale, a partire dalle prime decisive fasi del diventare

genitore.

Dare informazioni e orientamento ai genitori sui servizi e gli aiuti disponibili sul

territorio per affrontare meglio le difficoltà della vita quotidiana familiare.

Sostenere i genitori con difficoltà educative e di relazione con specifiche proposte

di sostegno leggero (counseling e in prospettiva mediazione familiare) orientate a

fortificarne competenze e capacità.

Contribuire a fare cultura intorno alla famiglia, sostenendo il valore per la comunità

locale delle risorse familiari e del volontariato di gruppi di genitori e famiglie.

4.3. Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare La Regione Lombardia con la DGR 10759 del 11.12.2009 ha previsto in ciascuna

Azienda Sanitaria Locale un “Centro per l’Assistenza Domiciliare” (Ce.A.D.), con

l’obiettivo di favorire l’integrazione fra gli interventi socio-sanitari e socio-assistenziali in

Ambito territoriale. Il Ce.A.D., quale punto di regia a livello distrettuale sull'assistenza

domiciliare, si rivolge prevalentemente alle persone anziane e disabili in condizioni di

non autosufficienza e alle loro famiglie.

ASL e Ambito collaborano all’interno del Ce.A.D. per rispondere in modo coordinato ai

bisogni socio-assistenziali e socio-sanitari della popolazione attraverso un sistema a

rete di servizi domiciliari e residenziali. Gli obiettivi di questa collaborazione sono

l’appropriatezza d'uso dei servizi disponibili, l'utilizzo ottimale delle risorse, l'erogazione

di un'assistenza che sia percepita come unica, complessiva e continuativa da parte

dell’utente e della sua famiglia. In quest’ottica il Ce.A.D. diventa un luogo di

integrazione dei processi propri di ogni ente al fine di costruire una modalità

procedurale in grado di valutare i bisogni multidimensionali dell’assistito e di gestire in

modo univoco e condiviso ogni situazione, garantendo all’operatore una visione

completa e integrata sull’assistito, sulle unità d’offerta di servizi del territorio.

Con l’obiettivo di facilitare le connessioni tra i servizi sociali territoriali dell’Ambito e

quelli del Distretto ASL, il Ce.A.D. si pone come un organismo complesso, non legato

ad un servizio e ad luogo fisico specifico, ma preposto ad una serie di funzioni svolte

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 66

dagli stessi operatori dei servizi che finora hanno garantito la continuità assistenziale

rivolta ad anziani, disabili e adulti.

Gli obiettivi posti dal Piano Socio Sanitario Regionale 2010-2014 per la domiciliarità

sono i seguenti:

Rafforzamento della capacità della rete dei servizi e degli interventi di prendersi cura

nel suo insieme delle persone e delle loro famiglie, attraverso un approccio

sinergico, multidisciplinare, dinamico e di integrazione dei servizi e delle prestazioni

di carattere sanitario e sociale.

Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare che valorizzi l’articolazione delle

unità di offerta sociali e socio-sanitarie a sostegno della domiciliarità.

Comunicazione al cittadino attraverso una più adeguata informazione e

accompagnamento nella rete e nei servizi per l’individuazione della risposta più

appropriata al bisogno e per favorire una presa in carico integrata.

Una prima traduzione operativa di questi obiettivi riguarda le seguenti aree di

intervento:

Informazione puntuale e diffusa sulle diverse opportunità presenti nel territorio e

sulle modalità per la loro attivazione (Ce.A.D.- PUOI).

Valutazione multidimensionale del bisogno della persona contestualizzato

all’ambiente di vita per l’individuazione della risposta più appropriata attraverso la

predisposizione di un progetto integrato da parte del Ce.A.D.

Orientamento e accompagnamento verso la libera scelta dei servizi da attivare.

Finanziamenti e ambiti di intervento

Le fonti aggiunte di finanziamento per sostenere la domiciliarità sono le seguenti:

Decreto della DG famiglia n.7211 del 02.08.2011 “Determinazione in ordine alla

qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare in attuazione del PSSR 2010-

2014” con relativo finanziamento per l’acquisto di voucher ADI, servizi

semiresidenziali (CDI-CDD) e sollievo in CSS.

D.G.R. 889 del 01.12.2010 Progetto FNA, rivolto a soggetti con patologie

gravemente invalidati e persone non autosufficienti, con l’obiettivo del

finanziamento di voucher per l’acquisto di prestazioni di assistenza tutelare e

sollievo. Tale importo sarà gestito dai Distretti socio-sanitari e condiviso con gli

Ambiti Territoriali e costituirà il contributo ASL per l'area dell’integrazione

sociosanitaria della nuova programmazione.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 67

4.4. Prospettive di sviluppo In continuità con il precedente Piano di zona si intendono garantire le progettualità

avviate nelle diverse aree di intervento, al fine di consolidare un impegno sempre

maggiore di ASL e Ambito nella funzione di governo integrato della rete di servizi,

perseguendo una completa collaborazione con gli Enti esterni, pubblici o privati, nelle

attività di erogazione dell'assistenza. Inoltre, in merito alla gestione delle risorse

dedicate all'assistenza e nella selezione degli enti addetti all'erogazione, un ruolo

significativo deve essere necessariamente riconosciuto all’utente e alla sua famiglia

che non deve essere vista solo come destinataria di interventi, ma anche come artefice

delle scelte relative alla propria salute.

Nelle prossime annualità relativamente al tema dell’integrazione socio-sanitaria, oltre

che a mantenere e presidiare gli interventi in atto ci si propone di intraprendere le

seguenti azioni:

1. Incentivare lo sviluppo delle attività promosse dal Dipartimento delle

Dipendenze e SERT con particolare attenzione al tema della prevenzione delle

dipendenze e la promozione della salute nell’area adolescenti e giovani, come

successivamente descritto nella relativa area di programmazione.

2. Favorire l’adesione delle scuole ai progetti di educazione e promozione della

salute così come previsto dal “Documento di programmazione e coordinamento

dei servizi socio- sanitari”, ai sensi della DGR VIII/8501 del 26 novembre

2008l’Ambito 1, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico per la Lombardia

Ufficio X Ambito territoriale di Bergamo.

3. Concorrere alla realizzazione degli interventi di educazione alla salute previsti

dall’équipe distrettuale in accordo con il Servizio Medicina Preventiva delle

Comunità del Dipartimento di Prevenzione Medico.

4. Implementazione della collaborazione tra Distretto socio sanitario ed Ambito 1-

Bergamo per promuovere azioni favorenti l’adesione agli screenings in atto sul

territorio e la partecipazione ad interventi preventivi predisposti dal Distretto.

5. Mantenere un presidio significativo da parte dell’ambito 1-Bergamo in servizi

territoriali integrati quali il Centro per l’Assistenza Domiciliare, le progettualità

del Servizio Minori e Famiglie e il servizio di Segretariato Sociale.

6. Attivare collaborazioni con l’Ufficio di Protezione Giuridica (UPG) dell’asl

relativamente al tema dell’amministrazione di Sostegno al fine di costituire uno

sportello unico di Ambito per la protezione giuridica.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 68

7. Implementare azioni volte alla valorizzazione dei consultori familiari in

collaborazione con il Centro Famiglia coinvolgendo maggiormente tutti i Comuni

dell’ambito al fine di promuovere su questi territori lo sviluppo di nuovi

interventi.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 69

5. LA PROGRAMMAZIONE PER AREE DI LAVORO

5.1. Premessa Il processo di cambiamento del quale il programmatore non può che prendere atto

implica una nuova logica di pianificazione di interventi. E’ necessario perseguire nelle

prossime annualità la costruzione di interventi che contemplino principi quali

l’integrazione e la corresponsabilità. Su questa base i Tavoli tematici sono chiamati a

nuove responsabilità che, oltre alla progettazione di interventi e progetti, realizzino la

costruzione di alleanze. La nuova programmazione intende quindi configurarsi non

come un processo definitivo ed esaustivo, ma come un processo in divenire, rispetto

alla quale riflettere e costruire la riflessione e costruire l’operatività, in linea con le

direzioni di lavoro dichiarate, recependo i contributi e le analisi specifiche dei diversi

soggetti del territorio. In questa prospettiva, la nuova programmazione costituisce uno

snodo tra gli elementi acquisiti nel triennio precedente e il continuo lavoro di

riposizionamento chiesto agli attori del welfare locale

Per accompagnare tale processo, quali osservazioni preliminari alle diverse aree

progettuali, si ritiene importante evidenziare la necessità di:

Assumere la logica della ricerca come reperimento, organizzazione e analisi di

quei dati già disponibili necessari per leggere e comprendere il cambiamento e per

programmare gli interventi.

Precisare i luoghi e le forme della partecipazione dei diversi soggetti alla

costruzione del welfare locale per attribuire significato alla rappresentanza dando

ascolto e incontrando le molteplici espressioni della società civile.

Riconoscere come risorse del Piano di zona non solo i finanziamenti trasferiti, ma

anche le risorse di professionalità, di competenze, di conoscenze che, a diverso

titolo, concorrono all’attuazione del sistema territoriale di welfare.

Individuare nel Piano di zona uno strumento di attivazione e di connessione della

rete territoriale e nell’Ambito territoriale, attraverso l’Ufficio di Piano, la regia che

valorizza, sostiene, ottimizza le progettualità locali.

La programmazione per aree di intervento, in continuità con gli anni precedenti, è così

strutturata:

Area della non autosufficienza:

- Area Anziani

- Area Disabilità

Area Emarginazione sociale e povertà

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 70

Area Minori e famiglie

Area Salute mentale.

Il contenuto di ogni area è costruito in modo da evidenziare le azioni messe in atto

nelle annualità precedenti e le insite potenzialità.

L’articolazione per aree consente di definire politiche di intervento e individuare

risposte rivolte a specifiche fasce di popolazione per ciclo di vita o per problematica

prevalente. Il rischio di incorrere in situazioni di “multi problematicità” che richiedono

politiche e interventi per specifici target di utenza, limita la capacità di presa in carico

globale della persona e la concreta possibilità di risposta all’insieme dei bisogni di

ciascuno. Per questo motivo è opportuno prevedere strumenti di integrazione tra aree

di lavoro e definire in divenire gli aspetti trasversali a più ambiti di intervento.

5.2. AREA DELLA NON AUTOSUFFICIENZA

5.2.1. Continuità assistenziale - Centro per l’Assistenza Domiciliare

Il tema della continuità assistenziale ha avuto nel corso dell’ultimo triennio

un’evoluzione significativa a seguito dell’attivazione in ogni Distretto/Ambito del Centro

per l'Assistenza Domiciliare, identificato come luogo principale di integrazione degli

interventi domiciliari erogati dalla rete dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari.

La normativa regionale dispone che ASL e Ambiti sottoscrivano un Protocollo di intesa

per definire le modalità di funzionamento del Ce.A.D. In particolare l’ASL e l’Ambito 1 -

Bergamo hanno attivato il Ce.A.D., definendone la metodologia, le risorse umane e gli

strumenti organizzativi, attraverso un documento che ne chiarisce le modalità

organizzative sperimentali approvato dall’Assemblea dei Sindaci in data 18.03.2011.

Nel documento sono indicati:

la sede, ora collocata presso il servizio ADI dell’ASL del Distretto di Bergamo in via

Borgo Palazzo;

i responsabili e gli operatori assegnati per la parte sanitaria, socio-sanitaria e

sociale;

il modello organizzativo sperimentale orientato ad assolvere in modo distinto le

seguenti due principali funzioni:

ruolo di raccordo e mediazione con i diversi enti e/o servizi chiamati ad

intervenire nell'erogazione dei servizi domiciliari;

informazione, consegna documentazione, orientamento di base, supporto e

sostegno alle persone;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 71

le modalità organizzative adottate con l’istituzione di un’équipe socio-sanitaria che

con una composizione flessibile si pone gli obiettivi di:

individuare le soluzioni più adeguate per far fronte ai casi complessi segnalati,

anche attraverso l’attivazione di un Piano di Assistenza Integrato (PAI) tra i

servizi sanitari, socio-sanitari e sociali;

di definire e migliorare i processi organizzativi attraverso prassi condivise;

di agevolare le modalità di raccordo e facilitare l'attuazione di processi che

portino ad un'erogazione di servizi uniformi all'interno dell'Ambito/Distretto.

Il Ce.A.D., attraverso gli incontri settimanali e quelli periodici, in équipe allargata tra gli

operatori sociali, socio-sanitari e sanitari, ha fortemente rafforzato il lavoro di rete e

reso più efficace l’integrazione degli interventi. Negli incontri settimanali sono stati

esaminati i casi più complessi, mentre in quelli periodici l’équipe ha affrontato alcune

tematiche relative a: prassi operative, con particolare riferimento alla privacy,

erogazione del voucher demenza, dote INPDAP e interventi per soggetti afferenti

all’area della povertà ed emarginazione grave.

A seguito della la DGR 1746 del 18.05.2011 e del Decreto 7211 del 02.08.2011, il

Ce.A.D. ha assunto un ruolo fondamentale per l’ammissione ai relativi voucher, la cui

attivazione è subordinata ad una valutazione multidimensionale dei bisogni della

persona. Con l’attribuzione di un ruolo sempre più centrale al Ce.A.D., sia in chiave

strategica che operativa, si è riscontrata la necessità di definire ulteriormente le

funzioni in rapporto ai diversi livelli di responsabilità ed alle numerose incombenze

poste a carico del personale assegnato.

UTENZA Ce.A.D. - Rendicontazione ASL periodo giugno – ottobre 2011

informazioni orientam.

ai servizi ADI/VSS – Credit SAD Comunale

ADI/VSS - Credit

+

SAD COMUNALE

Dimiss. /

"Ammissioni"

Protette

Altre

modalità

d'interv.to

n. persone n. persone

n.

persone

valutate

n.

persone

prese in

carico

n.

persone

valutate

n.

persone

prese in

carico

n.

persone

valutate

n.

persone

prese in

carico

n. persone

seguite

n. persone

seguite

200 110 5 5 23 17 38 33 10 16

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 72

TIPOLOGIA INTERVENTI ATTIVATI DAL Ce.A.D.

Interventi attivati a seguito di valutazione multi professionale

area anziani area disabili

voucher

demenza

decreto 7211/2011 decreto 7211/2011

ADI CDI CDD CSS

14 31 22 59 1

L’équipe settimanale ha trattato non solo problematiche legate a persone anziane, ma

anche casi relative a persone adulte spesso senza fissa dimora e con patologie legate

alla dipendenza.

L’emanazione del Decreto 7211 del 02.08.2011 ha fortemente investito il Ce.A.D. delle

problematiche sulla disabilità, che ha richiesto un lavoro di confronto, coordinamento,

collaborazione, con le strutture, i servizi, le assistenti sociali del territorio al fine di

predisporre i progetti individualizzati.

Nella prossima triennalità risulta necessario strutturare il Ce.A.D. con modalità e

strategie adeguate alla gestione di nuovi strumenti di sostegno alla domiciliarità

introdotti dalla Regione Lombardia, nella valutazione dei quali lo stesso Ce.A.D.

assume un ruolo di regia e monitoraggio.

In seguito al recente “Documento di specificazione delle funzioni del Centro per

l’Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.) e del relativo assetto organizzativo/operativo”

approvato a dicembre 2011 dalla Direzione Generale dell’ASL, diventa primario

formalizzare un Protocollo d’intesa tra l’ASL e l’Ambito per la definizione di un nuovo

modello organizzativo. Parallelamente devono essere continuamente presidiati ed

accompagnati quei processi di collaborazione con ospedali e cliniche che, sanciti dagli

accordi per le dimissioni protette, hanno consentito a persone con bisogni complessi

un’adeguata continuità assistenziale al rientro al proprio domicilio.

Si ritiene di fondamentale importanza per una più efficace messa in rete delle

informazioni, la costruzione dei Piani di assistenza integrata e un’ottimizzazione dei

tempi e delle risorse umane per implementare un sistema informativo integrato tra i

servizi sociali e socio-sanitari.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 73

5.2.2. Il ruolo del volontariato nell’area della non autosufficienza

“Famiglie con disabilità e Progetti di vita nei Piani di zona della provincia di Bergamo”

in collaborazione con il Centro Bergamasco per l’Integrazione (CBI).

Le motivazioni Il progetto di vita e l'inclusione sociale costituiscono riferimenti centrali nella ricerca

scientifica e culturale, così come nelle prassi operative dei servizi e dei progetti di

territorio. Il sostegno a percorsi di crescita dell’ autonomia individuale e sociale e, dove

possibile, di conquista di una vita autonoma, appare come una delle concretizzazioni

reali e innovative. Sul territorio provinciale sono ormai presenti diverse esperienze

portatrici di numerosi elementi di qualità e di innovazione, sia nel campo delle realtà

diurne, sia in quelle residenziali con attenzione non solo alla disabilità lieve, ma anche

a quella più grave. All'interno di queste sperimentazioni la famiglia sta assumendo un

ruolo sempre più centrale, come partner cruciale per la loro realizzabilità,

stabilizzazione e crescita qualitativa nel tempo.

Il CBI, nel triennio 2012/2014 intende proseguire il percorso avviato considerando

quanto emerso, dai due percorsi esplorativi e dai due seminari tematici dedicati

realizzati nel corso del triennio precedente.

Gli obiettivi portare a conoscenza e diffondere esperienze e buone prassi sviluppate sul

territorio della nostra Provincia grazie alla collaborazione tra componente familiare,

Enti Locali, Cooperazione Sociale e risorse di tipo volontario;

mettere a fuoco e precisare il valore del contributo della componente familiare e le

modalità concrete, attraverso le quali questo contributo si può concretizzare;

mettere a punto quadri di riferimento scientifici e indicazioni metodologiche a

supporto della crescita qualitativa di azioni sociali ed educative, volte alla crescita

dell’ autonomia e della vita indipendente.

Le azioni Per l’anno 2012, si prevedono:

un seminario pubblico di confronto sul tema con particolare attenzione al ruolo

attivo della componente familiare ed agli apprendimenti metodologici offerti dalle

esperienze per la realizzazione di percorsi di vita nella disabilità;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 74

un seminario che porti a conoscenza alcune sperimentazioni innovative presenti sul

territorio e delinei orizzonti di senso sul piano culturale e scientifico rispetto al

valore del partenariato tra componente familiare ed altre forme di responsabilità

territoriale;

un breve percorso formativo di tre unità di lavoro dedicato a referenti di esperienze,

progetti e servizi, (Enti Locali, Associazioni di familiari, Cooperative Sociali, realtà di

volontariato) che supporti metodologicamente la praticabilità e la crescita di

percorsi e servizi di sostegno all’ autonomia ed alla vita indipendente.

Per le annualità successive saranno sviluppate azioni e costruiti progetti in funzione dei

risultati ottenuti e delle risorse disponibili.

Progetto Liberi Legami

Il progetto ha preso il via in ambito regionale nel settembre 2010 grazie al contributo

del Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato della Lombardia,

Fondazione Cariplo e Comitato di Gestione del Fondo Speciale ed ha visto coinvolte

30 associazioni della provincia di Bergamo impegnate a sostenere e consolidare la

diffusione di questa figura di protezione giuridica in modo coerente con i principi

ispiratori della legge n. 6 del 2004. Il CBI è capo fila ed ha partecipato alle riunioni

organizzative, ai percorsi formativi, agli incontri dislocati sui territori rivolti alla

popolazione e alle consulte del volontariato, ai gruppi di associazioni, ai Tavoli tematici

e ai Tavoli di programmazione dell’Ambito.

Per favorire lo sviluppo di competenze tra volontari e operatori socio-sanitari che

facilitino la diffusione dell’Amministrazione di sostegno, ne approfondiscano la

conoscenza e ne aiutino la buona applicazione, Liberi Legami ha avviato iniziative di

formazione per familiari e volontari.

È stato prodotto un opuscolo informativo per far conoscere lo strumento

dell'amministratore di sostegno, nel quale vengono riportate le principali informazioni

sul tema e i riferimenti dei servizi informativi.

Ad oggi, sono 4 gli sportelli informativi gestiti dalle associazioni aderenti alla Rete rivolti

ai cittadini, con sede a Bergamo, Lovere e Romano di Lombardia; sono inoltre attivi 2

gruppi di supporto ai quali partecipano 30 amministratori di sostegno, aspiranti e

nominati.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 75

Inoltre, all'interno del disegno che ASL e Comuni stanno delineando relativo all'assetto

del sistema di protezione giuridica provinciale, che vede l'Ufficio di Protezione Giuridica

(UPG) dell'ASL a coordinamento e supporto dei sistemi territoriali comunali e di

Ambito, la Rete associativa Liberi Legami collabora costantemente con UPG, Provincia

di Bergamo, Ambiti territoriali e Comuni al fine di avviare progettualità specifiche per i

territori della provincia, sviluppare tematiche di interesse trasversale e contribuire alla

costruzione di reti territoriali di Ambito in collaborazione con i servizi del territorio.

Le prospettive di lavoro per il secondo anno di attività vedono le associazioni della

Rete Liberi Legami già impegnate anche nell’Ambito 1 – Bergamo con percorsi di

sensibilizzazione per la cittadinanza, iniziative di formazione per volontari e operatori,

percorsi formativi e gruppi di supporto per amministratori di sostegno. Priorità per la

seconda annualità è dare continuità ai percorsi avviati e supportare le associazioni di

volontariato ad assumere un ruolo sempre più consapevole all'interno del sistema di

protezione giuridica provinciale e territoriale in via di sviluppo, favorendo lo sviluppo di

competenze nella capacità di interlocuzione con la Pubblica Amministrazione e gli Enti

Locali e nella conoscenza e gestione delle questioni connesse allo strumento

dell'amministrazione di sostegno, sia nel supporto alle famiglie che agli amministratori

di sostegno.

Al fine di garantire una sempre maggiore vicinanza alle famiglie, alle persone con

fragilità e agli amministratori di sostegno, la Rete concentrerà le risorse di questa

seconda annualità nell'ampliamento, nello sviluppo e nel rafforzamento della Rete

associativa, anche grazie all'affiancamento del centro Servizi Bottega del Volontariato

nella costruzione delle condizioni utili a consentire la continuità della Rete Liberi

Legami a chiusura del progetto.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 76

5.3. AREA ANZIANI

I dati di contesto della società lombarda fanno rilevare, tra gli elementi principali che

determinano il bisogno di welfare, l’invecchiamento della popolazione.

In base ai dati ISTAT relativi al 2010 esistono in Lombardia più famiglie con almeno un

anziano all’interno del nucleo rispetto a famiglie con almeno un minore.

Tale tendenza è ancora più accentuata nell’Ambito di Bergamo rispetto alla media

provinciale, come di seguito riportato:

popolazione Indice di

vecchiaia

Indice di

invecchiamento

demografico

Indice di

dipendenza

(carico sociale)

1 Bergamo 151.986 133,3 22,61 52,51

2 Dalmine 143.382 94,48 15,76 46,84

3 Seriate 75.256 77,42 14,88 44,82

4 Grumello 48.358 85,45 14,77 46,49

5 Valle Cavallina 53.533 100,81 15,58 49,7

6 Basso Sebino 31.689 119,99 16,16 49,21

7 Alto Sebino 31.439 157,8 20,78 54,32

8 Valle Seriana 99.597 136,98 19,62 52,47

9 Val Seriana Superiore 44.172 153,45 19,91 51,47

10 Valle Brembana 43.441 224,82 21,35 57,65

11 Valle Imagna V. Almè 52.251 123,13 17,37 50,57

12 Isola Bergamasca 130.946 99,93 16,11 46,3

13 Treviglio 109.981 102,62 17,47 46,78

14 Romano di Lombardia 82.709 94,54 15,40 45,81

Provincia 1.098.740 121,8 17,75 49,64

Lombardia 9.917.714 141,0 20,1 52,0

Italia 60.626.442 144,0 20,3 52,0

Indice di vecchiaia Riferimento temporale: 2010

Fonte dati: dati ISTAT elaborati da Osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo

Indice di vecchiaia

Numeratore: popolazione con età > 65 anni Denominatore: popolazione di età < 14 anni Indice di invecchiamento demografico Numeratore: Pop. residente di età >= 65 anni (x 100)

Denominatore: Popolazione residente Indice di dipendenza (carico sociale) Numeratore: (pop. di età compresa tra 0 e 14 anni + pop. di età >=65 anni) x 100 Denominatore: pop. di età compresa tra 15 e 64 anni

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 77

L’evoluzione demografica della società ha indirizzato il lavoro dell’Area Anziani, avviato

già nei precedenti Piani di zona e consolidato nell’ultimo triennio, in particolare verso la

realizzazione di azioni volte a garantire una più efficace continuità assistenziale

attraverso un livello maggiore di integrazione socio-sanitaria.

Il processo di integrazione tra servizi socio-assistenziali, socio-sanitari e sanitari ha

subito peraltro un’accelerazione in seguito all’approvazione da parte della Regione

Lombardia della DGR 10759 dell’11.12.2009 che ha deliberato la costituzione del

Centro di Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.), destinato a diventare il luogo di

integrazione degli interventi domiciliari erogati dalla rete dei servizi socio-assistenziali e

socio-sanitari dell’Ambito e del Distretto.

Tra le azioni di sostegno alla domiciliarità sono state riproposte nell’ultimo triennio

l’erogazione dei titoli sociali, il progetto di Telefonia, accompagnamento e trasporto

sociale ed il progetto Alzheimer Cafè.

Tutte le attività dell’area sono state accompagnate e supportate dal lavoro del Tavolo

Anziani, che si è posto come luogo privilegiato di condivisione, raccordo, monitoraggio

dei progetti e lettura dei bisogni presenti sul territorio.

5.3.1. Tavolo Anziani: composizione e funzionamento

Il Tavolo Anziani risulta composto dai rappresentanti di:

Comune dell’Ambito, Provincia, Distretto ASL di Bergamo, Rappresentante Medici di

Assistenza Primaria, Consulta politiche familiari, Caritas, Associazione Auser,

Volontariato, Confcooperative, Legacoop, RSA e Organizzazione sindacale UIL

Bergamo.

Il Tavolo Anziani ha svolto costantemente il proprio lavoro con incontri periodici

bimestrali. La diffusa partecipazione al Tavolo ha consentito un utile confronto tra i vari

soggetti del territorio. Si rileva la criticità di trovare modalità di partecipazione facilitata

per la rappresentanza delle cooperative sociali e dei medici di assistenza primaria, il

cui contributo, tenuto conto del ruolo significativo all’interno dei servizi per le persone

anziane, si ritiene fondamentale. Il lavoro del Tavolo è stato incentrato sulle funzioni di

accompagnamento, verifica e condivisione dei progetti e delle azioni attivate

dall’Ambito nell’Area Anziani. Il bilancio delle attività svolte nel Piano di zona 2009-

2011 rileva che il ruolo fin qui assunto dal Tavolo è stato importante, ma evidenzia

anche che per rendere più efficace e significativo l’operato dello stesso è necessaria

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 78

una ulteriore evoluzione che consenta di migliorare i meccanismi di

delega/rappresentanza al fine di facilitare il funzionamento della rete dei servizi.

Le prospettive di lavoro per il Piano di zona 2012-2014 auspicano che il Tavolo investa

ancora di più nella costruzione della rete, in modo tale da porsi come significativo

riferimento nel riconoscere i bisogni del territorio, nel favorire l’accesso a risorse e

nell’influenzare l’orientamento dei servizi di assistenza.

I Patti territoriali La sottoscrizione dei Patti tra gli Enti accreditati, l’Ambito e l’ASL, ha dato avvio ad una

collaborazione mirata alla promozione della partecipazione della cittadinanza, alla

costruzione di percorsi condivisi con le realtà del volontariato, e alla realizzazione di

esperienze di integrazione e di raccordo interistituzionale con soggetti ed enti che

operano nel territorio.

I Patti sono un utile strumento di lavoro finalizzato al miglioramento della qualità dei

servizi socio-sanitari, attraverso lo sviluppo di percorsi condivisi che rispondano alle

necessità del territorio di appartenenza dei soggetti coinvolti.

Gli obiettivi perseguiti con la stipula dei Patti sono diversi a seconda dell’unità di

offerta. In particolare si evidenziano per l’area anziani il patto sottoscritto con le RSA

che, oltre all’introduzione del modello unico di richiesta per l’accesso alle strutture, ha

avuto come obiettivo la costituzione di punti unici di accesso, dotati di personale in

grado di fornire all’utenza anche informazioni sui servizi socio-sanitari finalizzati alla

domiciliarità attivati dai vari Comuni dell’Ambito e dal Distretto.

Il mantenimento e rafforzamento delle connessioni tra la rete dei servizi costituiscono

un obiettivo importante che può essere perseguito nel triennio attraverso la

condivisione di alcune azioni mirate tra gli enti istituzionali e le unità d’offerta.

Telefonia, accompagnamento e trasporto sociale L’Ambito di Bergamo sostiene il progetto dell’Associazione Auser volontariato

Provinciale di Bergamo denominato “Telefonia, accompagnamento e trasporto sociale”,

con la finalità di agevolare l’accesso delle persone anziane e disabili, con invalidità e/o

colpite da problemi di mobilità, ai servizi sanitari e socio-sanitari, nonché di favorire la

fruizione di opportunità per il tempo libero attraverso la promozione di una rete di

associazioni che svolgono attività di trasporto e accompagnamento di persone fragili.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 79

Il progetto ha consentito di:

coordinare la gestione del Punto d’Ascolto Telefonico, attraverso la struttura

operativa del punto d’ascolto Filo d’Argento per la ricezione delle richieste e la

presa in carico delle domande di aiuto sociale e di trasporto;

garantire l’operatività del Punto di ascolto attraverso il reperimento, la formazione

e la copertura assicurativa del personale volontario;

coordinare le Associazioni aderenti e collaborare con le stesse per la buona

riuscita del progetto;

riconoscere un sostegno economico alle Associazioni aderenti per i servizi

effettuati nell’ambito del progetto e sulla base di una rendicontazione bimestrale;

creare una banca dati delle chiamate pervenute, con apposite schede di

registrazione indicanti l’esito dell’intervento, le difficoltà riscontrate o l’impossibilità

ad attuare la prestazione.

Per la realizzazione del progetto è stata sottoscritta una convenzione con

l’Associazione Auser volontariato Provinciale di Bergamo, per il periodo agosto 2010-

dicembre 2011.

Di seguito si riportano alcuni dati relativi ai servizi effettuati nel periodo 01.07.2010 –

31.12.2011:

n.

associazioni

coinvolte

KM percorsi n. trasporti

effettuati

n. trasporti con

destinazione sanitaria

n. disabili

trasportati

6 179.725 10.032 6.626 1.325

I dati rivelano un positivo andamento del progetto che ha un punto di forza nella

sinergia tra i servizi di telefonia e trasporto sociale. I destinatari del progetto continuano

ad essere prevalentemente le persone anziane, in quanto i servizi di trasporto per i

disabili sono spesso disciplinati da specifiche convenzioni. La destinazione sanitaria

resta prevalente, sebbene si rilevi comunque una significativa quota di trasporti verso

altre destinazioni.

Il Tavolo Anziani, nell’ottica della prosecuzione del progetto, ha rilevato i seguenti

aspetti:

la carenza di volontari costituisce un elemento di criticità per tutte le

associazioni;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 80

la forte rivendicazione di ogni associazione della propria identità ed

indipendenza, nonostante una certa consapevolezza dell’importanza del lavoro

di rete per integrare in modo efficace i servizi;

la valorizzazione dell’associazione del filo d’argento in rapporto al servizio di

trasporto è un passo importante, ma esistono margini di miglioramento del

progetto che dovrebbe privilegiare il valore aggiunto derivante dal “fare rete” da

parte delle associazioni;

le associazioni necessitano del supporto delle istituzioni;

la rete deve essere in qualche modo continuamente supportata.

Per il proseguimento del progetto nel triennio si reputa opportuno riprendere il lavoro

con tutte le Associazioni presenti sul territorio dell’Ambito, anche attraverso il supporto

del Centro Servizi Volontariato al fine ampliare la partecipazione al progetto e di creare

un gruppo di lavoro che sappia collaborare per la costruzione di una più efficace ed

uniforme rete dei servizi di trasporto sociale.

Alzheimer Café in rete … per non essere più soli A partire dal 2007 l’Ambito di Bergamo sostiene il progetto “Alzheimer Café in rete …

per non essere più soli” realizzato in collaborazione con l’Associazione Primo Ascolto

Alzheimer che sostiene le famiglie con malati affetti da demenza senile.

In particolare il progetto è finalizzato a prevenire l'isolamento sociale, ad affrontare con

competenza il carico dell'assistenza, a diffondere informazione e formare volontari;

attraverso colloqui individuali e supporti psicologici vengono attuati interventi formativi

e di accompagnamento psicologico per supportare il gravoso impegno a carico delle

famiglie e dei care - givers.

Gli incontri settimanali dell’Alzheimer Café, avvengono presso il nuovo spazio presso

l’Istituzione per i Servizi alla persona del Comune di Bergamo il mercoledì dalle 15.00

alle 17.00.

Per la realizzazione del progetto è stata sottoscritta una convenzione con

l’Associazione Primo Ascolto Alzheimer, per il periodo agosto 2010-dicembre 2011.

Durante l’anno si sono realizzati 14 nuovi contatti tramite colloqui di cui 6 hanno

accettato la proposta di partecipare all’iniziativa dell’Alzheimer Café.

Complessivamente le famiglie iscritte al 31 dicembre 2011 erano n. 16, delle quali n.10

hanno frequentato con regolarità. Il gruppo operativo consta di 10 presenze tra

volontari e operatori, n. 1 coordinatrice, n. 1 psicologa e n. 8 volontari, che hanno

consentito di affiancare le persone affette da demenza e sostenere i loro caregiver.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 81

L’obiettivo del progetto è accompagnare e indirizzare, attraverso percorsi individuali, le

famiglie partecipanti verso altri servizi territoriali, Centri Diurni, servizi domiciliari e

nell’acquisizione di maggior consapevolezza nei contatti con i centri Unità Valutazione

Alzheimer (UVA), o verso un assistente privato in grado di seguire il familiare a

domicilio, o infine verso ricoveri di sollievo o definitivi.

Gli obiettivi di fondamentale importanza perseguiti con il progetto, sia a livello

individuale sia a livello generale, sono di sensibilizzazione e circolarità delle

informazioni relative alla malattia e ai vari servizi attivi nel territorio. Per questi motivi si

ritiene importante garantire la continuità sul triennio favorendo la partecipazione su

tutto il territorio dell’Ambito.

Titoli sociali

La DGR 8551/08, nel definire le linee di indirizzo per la programmazione di zona nel

triennio 2009-2011, ha precisato che i Comuni associati erogassero i buoni e i voucher

sociali, quale risposta ai bisogni espressi dalla popolazione, in tutti gli Ambiti

distrettuali, sviluppando un approccio qualitativo in una logica di complementarietà, di

integrazione e di rafforzamento dei sistema di offerta.

Nel triennio appena concluso, in attuazione degli indirizzi regionali sono stati riproposti,

i buoni sociali e i buoni dedicati all’assistenza familiare. Nell’ultimo anno, per garantire

una destinazione mirata dei buoni sociali è stata introdotta una differenziazione tra:

buoni anziani, buoni disabili e buoni assistenti familiari.

La finalità dell’utilizzo del buono sociale è stata quella di mantenere al domicilio i

cittadini non-autosufficienti in condizione di fragilità sociale, attraverso il riconoscimento

di una provvidenza economica mirata. Il buono sociale ha sostenuto le famiglie che,

per la cura di un proprio congiunto in condizione di non autosufficienza, organizzano

l’assistenza attraverso prestazioni di cura garantite da un familiare o un congiunto

residente nella stessa unità abitativa o comunque in grado di dimostrare continuità e

costanza nel rapporto di assistenza e di cura. Il sistema dei titoli sociali, come risulta

anche dai dati, ha consentito di dare una risposta ed un sostegno ad un significativo

numero di persone con un bisogno forte di assistenza al domicilio e ai relativi nuclei

familiari in un periodo in cui la crisi economica ha accentuato le difficoltà.

Contemporaneamente con il buono assistenti familiari è stata favorita la

regolarizzazione di badanti ed il superamento di situazioni di irregolarità.

L’accesso ai buoni è stato legato a una valutazione determinata per un 60% dal

bisogno assistenziale e per il restante 40% dalla situazione economica del nucleo, ed è

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 82

stato subordinato alla definizione condivisa di un progetto individuale con l’assistente

sociale del territorio. Ciò ha consentito di orientare il cittadino, a partire dalla lettura del

bisogno espresso, rispetto alle possibili risorse che il sistema può offrire, sostenendolo

nell'esercizio della libertà di scelta e mantenendo la "regia" del piano individualizzato di

intervento, condiviso con la persona e la famiglia. Questa forma di sostegno

economico ha favorito la domanda di buoni sociali rispetto ad altri sistemi di

voucherizzazione, per contro ha reso più difficoltosa la verifica sistematica della

corrispondenza tra il valore del buono assegnato e la prestazione effettuata nell’ambito

del progetto individuale.

Il percorso verso forme di voucherizzazione in grado di far fronte realmente ai bisogni

assistenziali presso il domicilio e di sostenere i care giver familiari nei compiti di cura,

promosso dalla DGR 1746 del 18.05.2011 e dal Decreto 7211 del 02.08.2011,

richiederà probabilmente per il prossimo triennio un significativo investimento di risorse

professionali da parte di tutti i servizi sociali comunali e un sostegno costante da parte

dell’Ufficio di Piano. Si tratterà quindi di rendere più efficace l’integrazione

sociosanitaria tra i servizi domiciliari e semiresidenziali, siano essi in capo ai Comuni,

all’ASL o a soggetti privati. In tale contesto il Ce.A.D. è chiamato ad assumere un ruolo

fondamentale affinché si possa parlare a tutti gli effetti di un Piano di Assistenza

Integrato che ponga al centro dei servizi la persona e la propria famiglia. Lo sviluppo

del sistema dei servizi a carattere domiciliare vedrà impegnato l’Ambito nella

valutazione di forme di accreditamento delle unità di offerta presenti sul territorio, che

garantisca un più facile ed uniforme accesso da parte dei cittadini.

Sperimentazioni servizi a carattere domiciliare L’Ambito, in stretta collaborazione con il Distretto, nello sviluppo del sistema dei servizi

a carattere domiciliare, dovrebbe tendere alla costruzione di forme di accreditamento

delle unità di offerta presenti sul territorio che garantiscano un semplice e uniforme

accesso alle stesse da parte dei cittadini. In particolare, tenuto conto della significativa

offerta sul territorio di servizi pubblici e privati finalizzati alla domiciliarità,

l’accreditamento di soggetti che offrono ai cittadini servizi i cui standard qualitativi

minimi siano verificati e monitorati dall’Ambito e dall’ASL, potrebbe da una parte

agevolare l’accesso e dall’altra ampliare la rete dell’offerta.

A tal fine risulta fondamentale il raccordo con l’ASL, che già ha adottato meccanismi di

erogazione dei servizi basati su accreditamento e voucherizzazione anche per il

servizio ADI, per generare positive sinergie.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 83

Il lavoro di definizione di regole comuni per l’erogazione del servizio di assistenza

domiciliare, attraverso la previsione di forme di accreditamento, dovrebbe garantire

l’accesso ad unità d’offerta di qualità alternative al servizio pubblico erogato dai

Comuni.

Il tema della formazione L’attività di formazione per tutti gli operatori sociali coinvolti a vari livelli nel sistema dei

servizi, resta un perno fondamentale per uno sviluppo adeguato che tenga conto

dell’evoluzione dei bisogni.

L’Ambito, per il perseguimento di tale finalità, può più facilmente attivare percorsi sui

quali i singoli enti faticherebbero ad investire.

In tale contesto si inserisce il corso destinato alle assistenti familiari e alle badanti, che

svolgono la loro attività in RSA, attivato a gennaio 2012, su proposta del Tavolo

Anziani e con la collaborazione della Provincia di Bergamo.

La numerosa partecipazione è un segnale significativo della necessità di

accompagnare i processi garantendo un investimento sulle attività formative.

La sinergia con la Provincia di Bergamo risulta fondamentale per proporre e

condividere iniziative formative rivolte ai vari operatori che garantiscono l’erogazione

dei servizi di assistenza al domicilio.

5.3.2. La programmazione dell’Area Anziani per il triennio 2012-2014

In continuità con quanto già intrapreso nelle scorse annualità è importante nella

prossima programmazione sviluppare ulteriormente le azioni in essere.

Di fondamentale rilevanza è la messa in rete di tutti gli interventi in atto, al fine di

ottimizzare il più possibile il processo di integrazione socio sanitaria già avviato.

A tal proposito vanno continuamente presidiati ed accompagnati quei processi di

collaborazione con ospedali e cliniche, predisposti i piani di assistenza integrati,

implementato il sistema informativo di Ambito.

Inoltre, proseguirà il lavoro di definizione dei criteri uniformi e di regole comuni

all’interno dell’Ambito per l’erogazione del Servizio di Assistenza Domiciliare. Il

percorso appena avviato si pone l’obiettivo di rendere più omogenee le condizioni di

accesso per tutti cittadini dell’Ambito.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 84

5.4. AREA DISABILITA’

Alla luce degli interventi avviati a favore dell’area disabilità nella scorsa triennalità, nel

nuovo Piano di zona si intende consolidare una rete di servizi adeguati e

costantemente raccordati tra loro, in modo da consentire una presa in carico globale

della persona disabile e della sua famiglia. In particolare, uno degli obiettivi perseguibili

è la definizione di progettualità integrate di sostegno tra una fase e un’altra del

percorso di vita del disabile. L’approccio al “ciclo di vita” è da ritenersi un punto di

partenza fondamentale per l’implementazione di progetti individualizzati a favore del

disabile, in quanto consente di delineare la situazione dell’utente da diversi punti di

vista: fascia d’età, dimensione familiare, dimensione scolastica e/o lavorativa, ambito

delle autonomie e della socializzazione. Inoltre, si deve porre un’attenzione particolare

alla famiglia del disabile, di cui è punto di riferimento primario, perché assume un ruolo

cruciale sia nella promozione che nella fruizione dei servizi. La famiglia diviene così

una parte attiva nell’implementazione e nel monitoraggio degli interventi a favore del

disabile, consentendo un servizio più personalizzato e più vicino alle esigenze del

singolo utente.

5.4.1. Tavolo Disabilità: composizione e funzionamento

Il Tavolo Disabilità è composto attualmente dai seguenti soggetti:

Confcoooperative, CGIL Bergamo, Settore Politiche Sociali della Provincia di Bergamo,

Consultorio dell’ASL, Lega delle Cooperative, Ufficio Interventi Educativi, Consulta

delle politiche familiari del Comune di Bergamo, Coordinamento Bergamasco per

l’Integrazione (CBI), Servizio di Neuropsichiatria degli Ospedali Riuniti di Bergamo,

Direzione Sociale dell’ASL, Associazione Costruire Integrazione Bergamo.

Nel corso del precedente mandato il Tavolo ha evidenziato le seguenti criticità:

difficoltà da parte di alcuni componenti del Tavolo ad essere rappresentativi degli

enti di riferimento;

Linguaggio tecnico-specialistico non sempre conosciuto dal volontariato;

Forte differenza tra gli operatori rappresentativi degli enti e il volontariato.

Mentre le potenzialità che il tavolo ha espresso riguardano:

confronto allargato su tematiche specifiche;

Monitoraggio delle progettualità in atto;

Individuazione e messa in rete delle risorse a supporto delle progettualità in atto.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 85

5.4.2. Verifica delle azioni realizzate

Nella scorsa triennalità il Tavolo Disabilità si è fatto garante delle progettualità presenti

sul territorio, attraverso il mantenimento di alcuni progetti e il rafforzamento di altri, con

l’obiettivo di proseguire il lavoro di rete con gli enti, pubblici e privati, che si occupano di

disabilità.

I progetti e servizi portati avanti nelle annualità passate sono i seguenti:

Assistenza Domiciliare Educativa Il Servizio di Assistenza Educativa Domiciliare Handicap (ADEH) ha l’obiettivo di

migliorare la qualità del rapporto tra genitori e figli con disabilità, attraverso il sostegno

alla famiglia in momenti di particolare difficoltà, dovute a cause relazionali o a problemi

organizzativi, e la promozione di percorsi integrativi per persone disabili nel tessuto

sociale di appartenenza.

Gli interventi assumono forme differenziate in base ai bisogni espressi dalle persone

disabili e dalle loro famiglie; in particolare, il servizio realizza interventi finalizzati alla

cura delle persona, orientati alla socializzazione e all’integrazione nel territorio.

Il servizio è rivolto a persone disabili, sia in età scolare sia in età giovane/adulta,

portatrici di molteplici domande che devono essere decodificate e prese in carico in

modo adeguato e globale. Ogni intervento prevede un orario settimanale costruito sulla

base degli impegni propri di ogni famiglia; l’accesso al servizio avviene, per i minori

attraverso il servizio di Neuro Psichiatria Infantile degli Ospedali Riuniti di Bergamo, per

i giovani e gli adulti attraverso il Servizio Sociale di base, nella figura delle assistenti

sociali del territorio. Le situazione in carico sono eterogenee, pertanto le modalità di

intervento sono diversificate e calibrate sul bisogno espresso dalla singola famiglia.

In generale, si possono distinguere principalmente le seguenti tipologie di intervento:

1. supporto e sollievo alla famiglia;

2. Integrazione territoriale e socializzazione;

3. Mediazione nel contesto familiare;

4. Orientamento ai servizi presenti sul territorio.

Il nucleo di coordinamento del servizio è costituito da tutte le assistenti sociali dei

Comuni dell’Ambito, un operatore del Comune di Bergamo e un coordinatore della

cooperativa che gestisce il servizio. In sede di équipe, che si incontra a cadenza

mensile, avviene il monitoraggio degli interventi in essere e la discussione

sull’inserimento e sulla dimissione dal servizio di ADEH dei casi in carico ai singoli

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 86

Comuni. Gli interventi sono definiti in due momenti settimanali di due ore e mezza

ciascuno e di un’ora di équipe settimanale.

Nel corso del 2011 il servizio di ADEH ha avuto in carico n. 18 utenti:

n. 10 casi di Bergamo

n. 2 casi di Gorle

n. 3 casi di Ponteranica

n. 1 caso di Sorisole

n. 2 casi di Torre Boldone

Le ammissioni sono state di n. 6 utenti:

n. 3 per il Comune di Bergamo

n. 3 per i Comuni dell’Ambito

Le dimissioni sono state di n. 10 utenti:

n. 5 per il Comune di Bergamo

n. 5 per i Comuni dell’Ambito

Dal mese di marzo 2012 i casi seguiti saranno presi in carico dai singoli Servizi sociali

Comunali. In considerazione del significativo l’apporto del servizio nel corso delle

precedenti annualità, il Tavolo Disabilità individuerà strumenti di gestione associata di

un servizio di ADEH, con la consapevolezza della complessità dell’area di azione e di

intervento.

Voucher disabilità

Il voucher è un titolo di acquisto che consente alla persona disabile ed alla sua famiglia

di ampliare l’offerta dei servizi e la sua diversificazione, consentendo una risposta il più

possibile adeguata alle esigenze individuali.

Nel corso degli anni passati sono state previste tre tipologie di voucher:

voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne presso strutture

accreditate come centro diurno disabili (CDD);

voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne presso strutture

autorizzate al funzionamento come centro socio educativo (CSE);

voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne da realizzarsi anche

mediante interventi personalizzati di integrazione nel territorio.

In merito a quest’ultima tipologia di voucher nel 2011 sono state attivate n. 40 iniziative.

In particolare delle 58 domande totali pervenute: 40 sono state soddisfatte, 14 sono

rimaste escluse, 4 hanno rinunciato.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 87

I Comuni che hanno presentato le domande sono stati: Bergamo, Gorle, Torre

Boldone, Ponteranica e Sorisole, con la possibilità di attivare i seguenti progetti

individualizzati:

Bergamo n. 30 progetti individualizzati realizzati

Gorle n. 6 progetti individualizzati realizzati

Ponteranica n. 1 progetti individualizzati realizzati

Sorisole n. 1 progetti individualizzati realizzati

Torre Boldone n. 2 progetti individualizzati realizzati

I dati relativi alla tipologia di utenza destinataria di questa prestazione evidenziano che,

tra le 40 persone disabili prese in carico, 30 persone hanno un’età inferiore ai 18 anni.

I progetti attivati per questa fascia di utenza hanno avuto una significativa

corrispondenza con i percorsi socio-educativi e ricreativi avviati nel periodo estivo;

infatti da metà giugno a metà settembre le persone disabili e le loro famiglie si trovano

in particolare difficoltà a causa dell’interruzione estiva dei servizi di riferimento.

Le tipologie di intervento attivate durante questo periodo sono molteplici: progetti

educativi, aiuti economici (per es. aiuto economico per la frequenza dei vari CRE estivi,

costo rette e assistenza educativa), percorsi di sollievo per le famiglie, ecc.

Per la prossima triennalità il Tavolo Disabilità continuerà il monitoraggio di questa

fascia di bisogno ed individuerà altre forme di progettazione e di finanziamento.

Titoli sociali

Come per l’Area Anziani, nel corso del 2011 è stato introdotto il buono sociale dedicato

a persone con disabilità, con età inferiore a 65 anni ed una invalidità superiore al 35%,

quale provvidenza economica mirata a sostenere prioritariamente l’impegno diretto dei

familiari o dei conviventi per accudire in maniera continuativa un proprio congiunto in

condizione di fragilità.

Nel 2011 sono state soddisfatte n. 81 domande di richiesta di buono sociale disabili.

Équipe socio-psico-pedagogica

La finalità dell’équipe socio-psico-pedagogica è la costruzione di un reale percorso

educativo per la persona disabile attraverso un intervento di consulenza e di

orientamento, che possa garantire un’azione sinergica e complementare dei diversi

protagonisti coinvolti nelle azioni relative all’integrazione sociale e scolastica delle

persone disabili. Partners privilegiati del progetto sono i Servizi Sociali dei Comuni

dell’Ambito e gli operatori dell’UONPIA di Bergamo.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 88

I destinatari del progetto sono:

i minorenni e i maggiorenni frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, residenti

nei Comuni dell’ambito 1;

le persone che hanno già raggiunto la maggiore età ma che non hanno ancora

definito un adeguato progetto di vita o che richiedono un monitoraggio di un

intervento già in atto.

Nel 2011 il Tavolo Disabilità ha individuato nell’Istituto Comprensivo I. Petteni l’ente

capofila dell’équipe ed ha messo a disposizione referenti qualificati per il monitoraggio

e la verifica del lavoro della stessa.

L’équipe socio-psico-pedagogica svolge le proprie azioni in stretta sinergia con il CTRH

(Centro Territoriale Risorse Handicap) la cui sede operativa e organizzativa è

individuata presso la Scuola Secondaria di 1° grado Petteni e i Servizi Sociali territoriali.

Le sinergia tra le competenze presenti nell’équipe e nel CTRH garantiscono una cura

integrata della persona disabile mirata a soddisfare i bisogni relativi sia alla dimensione

prevalentemente scolastica (funzione svolta prioritariamente dal CTRH), sia alla

dimensione educativa finalizzata all’orientamento consapevole e programmato per la

realizzazione di un progetto di vita che tende all’ autonomia (funzione svolta

prioritariamente dall’équipe).

L’équipe socio-psico-pedagogica è costituita dalle seguenti figure professionali:

un educatore professionale esperto in problematiche relative all’inclusione sociale

delle persone disabili;

una psicopedagogista esperta con formazione di counselling per la scuola;

una psicopedagogista con distacco dall’insegnamento presso il ctrh petteni.

L’attività dell’équipe socio-psico-pedagogica si è svolta nel periodo 17.12.2008 – 31.12.

2009; nel 2010 ha avuto una fase di stallo per poi riprendere a febbraio 2011.

Il progetto di intervento si è articolato prioritariamente su due livelli operativi: un’attività

di consulenza presso gli enti territoriali e scolastici, pubblici e privati, appartenenti

all’Ambito 1 ed un servizio di sportello a cadenza settimanale presso il Centro Risorse

di Bergamo. Per quanto riguarda l’attività di consulenza, tenutasi principalmente presso

le sedi o le istituzioni scolastiche di appartenenza territoriale dell’utenza, sono state

prese in carico n. 103 situazioni, segnalate dalle Scuole e/o dai Servizi Sociali dei

Comuni dell’Ambito come illustrato nel seguente prospetto:

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 89

Dati qualitativi e quantitativi relativi alle prestazioni dell’equipe nel periodo dicembre 2008-dicembre 2009

Ambito Focus Tipologia di Intervento Operatori e utenti

coinvolti

Casi presi in

carico

Scuola dell’infanzia

Disagio

relazionale

Disturbi di

comportamento

Iperattività

Ritardo del

linguaggio

Offerta formativa

PEI

Colloquio

esplorativo

Osservazioni

dirette

Incontro con i

genitori

Incontro

assembleare con i

docenti

Orientamento e

accompagnamento

verso i servizi

Bambini

Assistenti

sociali

Docenti di

sostegno

Docenti di

sezione

Assistente

educatore

Dirigente

scolastico

Docenti

Funzione

strumentale

Genitori

33

Scuola primaria

Difficoltà di

apprendimento

Problemi di

comportamento

Disagio affettivo

relazionale

Offerta formativa

PEI

Didattica

speciale

DSA

Educazione

socioaffettiva –

prevenzione

verso fenomeni

di bullismo

Colloqui equipe

docenti di classe

Colloqui docenti

sostegno e

ass.educatore

Osservazioni

dirette

Incontro con i

genitori

Orientamento e

accompagnamento

verso i servizi

Progettazione,

monitoraggio e

verifica percorsi

socioaffettivi

Alunni

Assistenti

sociali

Docenti di

sostegno

Assistenti

educatori

Docenti

disciplinari di

classe

Docente

Funzione

strumentale

Equipe

docenti di

classe

Genitore/i

Dirigente

Scolastico

46

Scuola secondaria

1^ grado

Offerta formativa

- PEI

Problemi

comportamentali

Disagio affettivo-

relazionale

Orientamento

Incontri psicologa

ASL e ass. sociale

Incontri docenti

Consiglio di classe

Colloqui individuali

con l’alunno

Colloqui esplorativi

Studenti

Docenti

consiglio di

classe

Docenti di

sostegno

Operatori

12

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 90

disabili

Dimissioni e

progetto ponte

La valutazione

dell’alunno

disabile

Rapporti con i

servizi di NPI

e di monitoraggio

in itinere

socio-sanitari

del territorio

Genitore/i

Dirigente

Scolastico

Operatori CFP

Assistenti

sociali

Scuola secondaria

2^ grado

Orientamento

disabili

Offerta formativa

- PEI

Ri-orientamento

disabili

Progetti misti con

il territorio

Rapporti con i

servizi di NPI

Colloqui esplorativi

e di monitoraggio

con il /i genitore/i

Incontro docenti di

classe

Incontri operatori

NPI

Incontri ass.

sociale

Studenti

Docente di

sostegno

Coordinatore

del consiglio

di classe

Referente H

Genitore/i

Operatori

socio-sanitari

del territorio

5

GLH di istituto

Presentazione

attività

dell’equipe

territoriale e

approfondimento

di tematiche su

richiesta

L’Offerta

Formativa PEI e

valutazione

L’Orientamento

La Rete dei

Servizi del

territorio

I rapporti con la

NPI ,

Incontri

assembleari di

formazione

GLH di istituto

o

Commissione

di istituto

(docenti

infanzia,

primaria,

secondaria 1^

grado,

assistenti

educatori,

referente e/o

Funzione

strumentale,

genitori)

Territorio

Servizi Educativi e

Sociali dei comuni

dell’Ambito 1

Bergamo, Gorle,

Ponteranica, Orio al

Serio

Presentazione

attività

dell’equipe

territoriale

Rapporti scuola-

famiglia e

agenzie territorio

Disturbo psichico

e progetto di vita

Incontri

assembleari

Sportello genitori e

giovani diabili

Colloqui esplorativi

e di sostegno

Messa a fuoco di

ipotesi progettuali

Accompagnamento

Assistenti

sociali dei

comuni

dell’ambito 1

Assistenti

sociali

dell’Ufficio

Tutela Minori

dell’ambito

7

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 91

ASL e NPI

Disagio

apprenditivo,

relazionale e

comportamentale

ai servizi di NPI

Supervisione

Educatori

domiciliari

Giovani

disabili

Assistenti

educatori

Genitori

Operatori di

comunità

Operatori

UONPIA

Per quanto riguarda l’attività del servizio sportello si evidenzia che i componenti

dell’équipe hanno svolto incontri di consulenza, informazione, formazione e

orientamento, rivolti ai docenti, ai genitori di bambini e ragazzi disabili o problematici e

agli operatori del territorio. La finalità degli incontri ha l’obiettivo di chiarire le modalità

di collaborazione e di presa in carico per la costruzione della rete dei servizi finalizzata

alla definizione condivisa del progetto di vita della persona disabile attraverso un

accompagnamento mirato a facilitare l’incontro e la reciproca fiducia tra la famiglia e le

istituzioni territoriali.

Gli obiettivi relativi al progetto da perseguire nella prossima triennalità sono i seguenti:

realizzazione della rete che valorizzi i servizi presenti nei Comuni dell’ambito 1 al fine

di fruire delle opportunità presenti nel territorio in funzione della costruzione del

progetto di vita delle persone disabili, ad integrazione o a conclusione dei percorsi

formativi;

completamento e aggiornamento della mappatura dinamica delle persone disabili

residenti nei Comuni dell’ambito 1 attraverso al collaborazione degli enti e dei servizi

del territorio;

consulenza e supporto specialistico con orientamento socio-psico-pedagogico a

favore di persone e gruppi operanti nella scuola, alle assistenti sociali e agli operatori

dei servizi dei Comuni dell’ambito, alle associazioni dei genitori, nonché ai genitori

delle persone disabili al fine di assicurare un’integrazione tra i servizi scolastici e il

progetto di vita della persona disabile;

semplificazione e mediazione di azioni di raccordo, monitoraggio e tenuta per

garantire la realizzazione del progetto di vita della persona disabile condiviso con i

diversi attori coinvolti;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 92

sperimentazione attorno alla possibilità di realizzare il progetto formativo - educativo

in forma integrata, attraverso il coinvolgimento dei vari servizi di riferimento

dell’alunno disabile.

Sperimentazione progetto “Oltre il cortile di casa”

Il progetto “Oltre il cortile di casa” prevede l’avvio di azioni in stretto raccordo tra le

tematiche che le persone disabili vivono a livello domiciliare e tutti gli aspetti che

riguardano la territorialità delle esperienze che ogni persona potrebbe attivare nel

proprio territorio. Nello specifico si intende opportuno investire su delle progettualità che

favoriscano la permanenza della persona all’interno del contesto familiare, ritardando in

questo modo l’istituzionalizzazione, e al tempo stesso costruire e definire i presupposti

per favorire la partecipazione delle persone disabili all’interno del contesto territoriale.

È inoltre significativa definizione di esperienze concrete di sollievo/autonomia, per

sperimentare graduali "distacchi" del disabile dal nucleo familiare di riferimento.

L’attivazione di esperienze di questo tipo consente di agire su un duplice livello di

responsabilità:

porre attenzione al “durante noi” nella costruzione del “dopo di noi” al fine di

supportare le famiglie nel distacco dalla persona disabile partendo dall’idea che sia

in grado di gestire in modo autonomo occasioni di vita quotidiana. In questa logica è

necessario supportare i ragazzi nell’acquisizione di queste potenzialità attraverso la

costruzione di esperienze diurne di residenzialità leggera e di attività quotidiane che

fungano da laboratori per l’autonomia;

supportare il territorio a farsi carico in modo autonomo di parte della vita quotidiana

delle persone disabili. Perseguire il coinvolgimento della comunità e l’integrazione tra

l’ente pubblico e il Terzo settore secondo un principio di corresponsabilità e co-

progettazione in merito al tema della disabilità.

In relazione agli obiettivi posti da questo progetto si intendono mettere in atto le

seguenti azioni:

costituire un tavolo di lavoro che realizzi il progetto “Oltre il Cortile di casa” con la

finalità di creare all’interno di un contesto di quartiere opportunità in cui i ragazzi

disabili possano sperimentare percorsi di autonomia in un’ottica di distacco dalla

famiglia in contesti di quotidianità (rapporto con i pari, tempo libero ecc.) E di

residenzialità leggera (progetti weekend, vacanze, occasioni ricreative);

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 93

realizzare uno studio di fattibilità attorno a luoghi in cui si affronti il tema della

residenzialità in contesti adeguati allo sviluppo di processi di autonomia;

individuare un Comune dell’ambito che possa prendere parte alla sperimentazione

con tre quartieri del Comune di Bergamo.

5.4.3. La programmazione dell’area disabilità per il triennio 2012-2014

Nella nuova programmazione diventa essenziale rafforzare gli interventi e le iniziative

di supporto legate all’impegno educativo e assistenziale che coinvolge la famiglia nei

momenti critici della gestione della persona disabile che si registrano prevalentemente

nel passaggio da un’età a un’altra, da un servizio a un altro, da una condizione

sociale/sanitaria di un certo tipo ad un’altra. Tali passaggi implicano un ripensamento

del proprio modo di stare in relazione con le reti formali e informali, le quali

costituiscono un punto di riferimento importante nel processo di crescita della persona

disabile e pertanto devono essere accompagnate e sostenute dai servizi del territorio.

Un importante passaggio nel processo di crescita della persona disabile è la possibilità

di sperimentarsi in percorsi di autonomia che prevedano un distacco graduale dal

contesto famigliare. L’obiettivo è di costruire delle progettualità domiciliari ed extra

domiciliari nel pieno del percorso di vita del per creare delle solide basi e consentire

alla famiglia di affrontare con preparazione le angosce legate al “dopo di noi”.

Per il nuovo triennio si prevede di dare continuità ad alcune progettualità in corso

perseguendo però una logica di maggiore corresponsabilità dei soggetti coinvolti al

tavolo. Pertanto il pensiero del tavolo disabili si innesterà sui seguenti punti cardine:

1. Mappatura della rete dei servizi per la disabilità offerti dal territorio dell’Ambito 1 con

l’obiettivo di introdurre un’ipotesi riorganizzativa che parta da un’ottica di co-

progettazione e di gestione associata degli stessi. Specificatamente questo lavoro

presuppone l’utilizzo di strumenti quali l’analisi e la conoscenza del funzionamento

dei servizi per la disabilità in ogni Comune dell’Ambito per poter ragionare

conseguentemente in una logica di sviluppo integrato dei servizi. Dentro questo

processo di sviluppo dei servizi appare necessario rivalutare il ruolo dei vari attori

coinvolti e coinvolgibili (associazioni, Terzo Settore, istituzioni ecc.) affinché venga

perseguita una logica di responsabilità condivisa.

2. Riconoscimento del Tavolo come luogo di ricomposizione dell’associazionismo al

fine di assolvere la funzione di garante della visibilità delle associazioni di

volontariato che si occupano di disabilità e di facilitatore nella tenuta di un

indirizzario dinamico che favorisca il passaggio di informazioni tra di loro. Dai

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 94

confronti con i soggetti significativi del territorio si riscontra da parte

dell’associazionismo una difficoltà nel rendere visibile il proprio contributo alla

società. È opportuno, pertanto, che il Tavolo Disabilità consideri tale fatto e

sostenga le associazioni in modo che concorrano con le istituzioni nella costruzione

di politiche integrate efficienti ed efficaci. Tale processo di cambiamento culturale

faciliterebbe inoltre il perseguimento di una piena rappresentatività dei soggetti al

Tavolo.

3. Definizione delle aree di intervento da sviluppare in trasversalità con gli altri tavoli di

lavoro, in particolare con l’Area Anziani e l’Area Minori e famiglie.

4. Attivazione, in raccordo con il Tavolo Minori e famiglie, di un percorso di riflessione

e di studio per la definizione di linee guida per il servizio di assistenza educativa

scolastica agli alunni disabili, in cui indicare il ruolo, le competenze e le funzioni,

anche di raccordo e di integrazione con il territorio, dei diversi soggetti coinvolti nel

servizio (Servizi comunali, Ufficio Scolastico, UONPIA, Provincia, CTRH, Équipe

socio-psico-pedagogica di Ambito, Cooperazione sociale operante nel settore).

Il Tavolo Disabilità intende accompagnare il processo di cambiamento del welfare

sviluppando e presidiando luoghi di confronto con soggetti istituzionali e non,

sperimentando servizi in forma associata e ponendosi come luogo di raccordo tra i

soggetti significativi sul tema della disabilità.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 95

5.5. AREA SALUTE MENTALE

Il tema della salute mentale è spesso evocato, nelle nostre comunità locali, di fronte a

situazioni problematiche che la famiglia e la comunità stessa sono chiamate a gestire

senza averne gli strumenti e, non di rado, le possibilità.

Numerose evidenze ci esprimono che la salute mentale è un bene prezioso, che

concerne la singola persona ma che certamente è influenzato dal nostro vivere

comune, dalle relazioni, dal ruolo che la persona ha all’interno della sua comunità,

dalle capacità di accoglienza che complessivamente esprimiamo.

Quei delicati equilibri che alcune fragilità mettono in crisi possono essere sostenuti da

un agire comune che metta al centro la considerazione verso la persona, ed in

particolare la persona debole, che maggiormente soffre di esclusione, di mancanza di

riconoscimento sociale e relazioni difficili.

La cura della salute mentale, lungi dall’essere un semplice costo per il sociale, produce

nel medio e lungo termine nuove risorse, abilità, potenzialità che possono essere

spese per una crescita collettiva. Ma lo stigma verso la persona che vive un disagio

psichico è ancora forte, e produce diffidenze ed allontanamenti che non permettono, se

non con fatica e risorse dedicate, la costruzione di un sistema di relazioni comunitarie

inclusive che potrebbe limitare il problema, anzitutto sotto un profilo culturale.

La malattia mentale produce disabilità forse più di altre difficoltà socialmente più

accettate ed al pari di situazioni che avvertiamo come pericolose, da confinare in una

marginalità dove “se ne occuperà lo specialista”.

Affrontare queste problematiche non è certamente solo una competenza sanitaria.

Esistono con tutta evidenza aspetti della vita del paziente psichiatrico, o della persona

psichicamente fragile, che sono eminentemente sociali in quanto non richiamano la

necessità di un intervento specialistico, bensì la programmazione consapevole di

interventi che facilitino l’accesso a diritti e beni collettivi che altrimenti verrebbero

negati. La casa, il lavoro, contesti aggregativi soddisfacenti sono solo alcuni degli

elementi di cui il sociale può farsi carico per favorire l’integrazione di questi cittadini

nella loro comunità locale, abbassando in questo modo sia i costi economici di

trattamenti sanitari di lungo periodo, sia, ancora di più, i costi sociali che gli interessati

e le loro famiglie continuano oggi a pagare sulla propria pelle.

Integrazione che, soprattutto in questo momento storico, non può che realizzarsi con la

reale condivisione delle risorse che le comunità locali hanno a loro disposizione, ed

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Piano di zona 2012-2014 96

una attenta gestione delle relazioni tra gli enti interessati, per concordare obiettivi

minimi ma realizzabili, che consentano di fare sinergie e di costruire buone prassi.

C’è bisogno di fare rete in senso concreto e non ideologico, per ricreare quelle

connessioni del tessuto sociale che oggi non reggono e lasciano le persone interessate

e le loro famiglie in situazione di povertà ed abbandono.

L’area della salute mentale richiede oggi un’attenzione particolare, data l’affermazione

di nuove patologie in diverse fasce di età, compresa quella adolescenziale e giovanile,

ed in nuove tipologie di persone, che fanno cogliere come il disagio stia aumentando e

debba essere affrontato con capacità di programmazione e sensibilità sociale.

5.5.1. Il Tavolo Salute Mentale: composizione e funzionamento

Il Tavolo Salute Mentale è così composto:

Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Bergamo (CPS Bergamo Occidentale e CPS

Bergamo Orientale), Comune di Bergamo, Altri Comuni dell’Ambito Territoriale 1,

Provincia di Bergamo, Consultorio del Distretto ASL di Bergamo, Dipartimento delle

Dipendenze ASL di Bergamo, Rappresentante dei Medici di Assistenza Primaria,

Associazione di Familiari “Piccoli Passi Per…”, Nuovo Albergo Popolare, Caritas

Diocesana, Confcooperative, Consulta Politiche Familiari del Comune di Bergamo, UIL

Bergamo.

Sin dalla sua costituzione il Tavolo ha articolato uno stile di lavoro basato sul confronto

e la ricerca di integrazione tra le sue diverse componenti più che sulla gestione di

progetti economicamente rilevanti.

In particolare i punti di forza del triennio 2009-2011 sono stati:

La collaborazione tra i diversi enti componenti il Tavolo, nello stile di una ricerca

comune delle soluzioni possibili e sostenibili, all’interno di un’area che è

prevalentemente affrontata dai servizi del sistema sanitario ma presenta notevoli

ricadute anche sui servizi sociali e sul territorio, e che necessita quindi di una

modalità di azione basata sull’approccio integrato e non sulla divisione delle

competenze.

La volontà di integrare le scarse risorse umane ed economiche a disposizione

dell’area, nel tentativo di fare sinergia nell’interesse dei pazienti e delle loro famiglie.

La prassi di concretezza seguita nell’esame dei progetti all’attenzione del Tavolo,

finalizzata ad affrontare quanto è nelle possibilità di lavoro del Tavolo.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 97

Possono essere sottolineate anche alcune criticità:

si sente la necessità di strumenti di relazione e collaborazione riconosciuti con altri

Ambiti Territoriali, in quanto le problematiche dell’area della salute mentale spesso

travalicano i confini geografici del singolo Ambito ed hanno necessità di politiche

comuni ed omogenee per poter essere affrontate efficacemente;

l’esistenza di bisogni vasti e nuovi in un’area in cui gli stessi servizi psichiatrici, ma

ancora di più il territorio, non hanno la possibilità di fornire risposte esaustive,

genera l’aspettativa di poter affrontare ulteriori problematiche, nonostante che le

risorse e le forze a disposizione non consentano un investimento particolarmente

elevato.

In alcuni casi il confronto all’interno del Tavolo avrebbe potuto essere arricchito

dall’esperienza di tutti gli enti rappresentati, con la definizione di prassi maggiormente

integrate, ma la discontinuità di partecipazione di alcuni membri ha creato

disfunzionalità.

5.5.2. Verifica delle azioni realizzate

Nel corso del triennio 2009-2011 sono stati realizzati i seguenti progetti:

Voucher di residenzialità leggera: erogazioni economiche a pazienti in carico ai due

Centri Psico-Sociali competenti per l’Ambito al fine di realizzare progetti di

autonomia abitativa in appartamenti messi a disposizione dal sistema pubblico, dal

terzo settore o nella disponibilità della famiglia del paziente. I voucher di

residenzialità leggera hanno permesso di realizzare progetti riabilitativi individuali

dando concretezza all’integrazione delle risorse sociali e sanitarie nell’interesse dei

pazienti e delle loro famiglie.

Revisione del documento sulle “Buone prassi” per la gestione condivisa di soggetti

con disagio psichico. Il documento, frutto di una elaborazione di alcuni anni or sono

che ha permesso una maggiore condivisione e chiarezza nelle relazioni tra servizio

sociale comunale e Centro Psico-Sociale relative a pazienti in carico o in cura, è

stato rivisto per renderlo maggiormente rispondente alle reciproche esigenze.

Approvazione della nuova stesura del Protocollo di intesa tra Centri Psico-Sociali e

Servizio Integrato per l’Inserimento Lavorativo di Ambito, al fine di migliorare le

procedure che possono condurre all’inserimento lavorativo di un paziente

psichiatrico.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 98

Avvio di una nuova collaborazione finalizzata a definire le procedure di

collaborazione tra Centro Psico-Sociale, Consultorio ASL e Servizio Minori

comunale circa la gestione di situazioni di famiglie multiproblematiche con almeno

un paziente psichiatrico al proprio interno e, nel contempo, la necessità di gestire al

meglio il percorso di vita del minore presente nel nucleo.

Condivisione della necessità di definire nuove e riconosciute procedure di

comunicazione tra Centri Psico-Sociali e Medici di Medicina Generale inerenti i

pazienti in comune, al fine di ottimizzare l’appropriatezza dell’intervento verso la

persona e di rendere pienamente coerenti i rispettivi piani terapeutici.

Verifica dell’utilizzo del fondo sociale erogato annualmente dall’Ambito territoriale al

Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo al fine di

sostenere l’attuazione di progetti riabilitativi individuali che integrino l’aspetto

terapeutico con sfere di azione sociale quali l’abitazione e il lavoro, finalizzati ad una

maggiore autonomia della persona.

Attivazione di nuove opportunità per affrontare il bisogno di trasporto che

caratterizza alcuni pazienti psichiatrici che non hanno la possibilità di utilizzare né

mezzi privati né mezzi pubblici per accedere ai servizi sanitari e riabilitativi di cui

hanno necessità.

Collaborazione nell’attuazione del progetto “Liberi legami” sull’amministratore di

sostegno, figura di notevole importanza nel supporto a pazienti psichiatrici che

spesso presentano difficoltà nelle relazioni con il territorio e gli enti pubblici e provati

cui si devono rivolgere per le proprie esigenze quotidiane.

Individuazione di nuove aree di bisogno su cui poter intervenire o effettuare la

segnalazione delle necessità agli enti competenti: si è discusso dei pazienti che

sono in carico ai servizi del Dipartimento per le Dipendenze ed ai servizi psichiatrici;

dei pazienti con una patologia cronica che trovano difficoltà ad essere dimessi dalle

strutture residenziali ed a reinserirsi sul territorio; dell’aumento dei bisogni di cura

della salute mentale negli adolescenti e nei preadolescenti.

5.5.3. La programmazione dell’Area Salute Mentale per il triennio 2012-2014

L’area della salute mentale rappresenta uno snodo importante tra il sociale e la sanità,

e richiede, per la prossima triennalità, un’elevata capacità di integrazione tra gli enti

che a diverso titolo ne sono implicati:

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 99

da un lato per la molteplicità dei bisogni delle persone che soffrono un disagio

psichico e delle loro famiglie, che hanno necessità di servizi sanitari efficaci nella

fase acuta e nella riabilitazione, ma anche di attenzione e tutela nella loro

appartenenza alla comunità locale, quando vi abitano, vi lavorano, si relazionano,

vivono il territorio;

dall’altro lato per l’esigenza di una migliore integrazione delle risorse umane,

professionali ed economiche esistenti al fine di raggiungere risultati durevoli.

Le linee fondamentali dell’area salute mentale, sotto il profilo operativo, sono legate sia

alla costruzione di progetti che affrontino le problematiche dell’inclusione sociale di chi

vive un disturbo psichico, sia alla migliore articolazione dei rapporti tra gli enti pubblici,

del privato sociale e dell’associazionismo che vi operano.

In modo particolare le priorità di lavoro del tavolo salute mentale nel prossimo triennio

saranno relative a:

Sostegno all’abitare In diversi casi i pazienti, avendo raggiunto un soddisfacente equilibrio psichico, non

presentano la necessità di permanere in strutture di accoglienza residenziale, ma

possono vivere nel proprio territorio, sia pure con il supporto di un continuo

monitoraggio delle proprie condizioni di salute ed eventualmente di una terapia

farmacologica.

Una delle problematiche esistenti per queste persone è la disponibilità di una casa, che

spesso non possiedono o alla quale non possono accedere in condizioni di libero

mercato a causa di una situazione economica precaria.

Un aspetto centrale risulta quindi garantire, per quanto possibile, il soddisfacimento del

diritto ad avere un’abitazione propria anche per i pazienti psichiatrici che siano nelle

condizioni di poterne usufruire.

E’ da sottolineare come la permanenza in un’abitazione spesso non possa essere

sostenibile se non in un’ottica di piena integrazione anzitutto con i servizi psichiatrici, al

fine di dare tutto il necessario sostegno sanitario a queste persone, ed in secondo

luogo con le agenzie ed i gruppi del territorio che possono facilitare la maturazione

della capacità di vivere una propria casa.

Tale esigenza va affrontata sotto due distinti aspetti, che risultano comunque integrati

tra loro:

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 100

l’esistenza di una politica per la casa in tutti i Comuni dell’Ambito che possa favorire

il reperimento di abitazioni per persone con disagio psichico in grado di viverle con

un buon grado di autonomia. Appartamenti in cui l’abitare possa essere sostenibile

per persone con fragilità sotto diversi versanti: un contenuto ammontare degli oneri

economici in primo luogo, ma anche la collocazione in un contesto relazionale che

permetta l’integrazione sociale e l’accortezza ad evitare la creazione di un vicinato

troppo carico di situazioni problematiche che non permetta un’adeguata serenità di

vita;

dare continuità al sostegno economico avviato con i voucher di residenzialità

leggera, che permettono sia di garantire un supporto da parte di operatori qualificati

nell’ambito socio-sanitario, in particolare educatori, che aiutino la persona ad

acquisire gradualmente le capacità di vivere autonomamente una propria

abitazione, sia di affrontare alcune spese che non potrebbero essere sostenute in

casi in cui la persona abbia una capacità economica molto ridotta. I voucher devono

mantenere la loro caratteristica di flessibilità che orienta la tipologia di spesa

secondo la necessità prevalente attraverso la conduzione del progetto da parte degli

operatori dedicati. L’utilizzo dei voucher dovrà essere coordinato con l’assegnazione

di eventuali quote di residenzialità leggera da parte dell’ASL di Bergamo a persone

residenti nell’Ambito territoriale 1 al fine di ottimizzare le misure senza creare

sovrapposizioni o disfunzionalità nell’intervento. Su questo versante il Tavolo Salute

Mentale dovrà effettuare una costante azione di monitoraggio sui progetti attivi.

Obiettivi

Aumentare il numero di persone con diagnosi psichiatrica in situazione di buona

compensazione che accedono ad opportunità abitative sostenibili.

Aumentare il numero di alloggi utilizzabili nel territorio dell’Ambito 1.

Mantenimento dello strumento del “voucher di residenzialità leggera” o equivalente

finalizzato a garantire il sostegno all’autonomia abitativa da parte di operatori e/o

ad affrontare alcune spese vive.

Soggetti coinvolti

In questa azione devono essere coinvolti, oltre al Tavolo Salute Mentale, i servizi

psichiatrici dell’Azienda Ospedaliera, i servizi sociali comunali, gli Assessorati

all’Urbanistica ed all’Edilizia dei Comuni dell’Ambito, le Associazioni dei Familiari di

pazienti psichiatrici, gli enti pubblici e privati che hanno competenze nelle politiche per

la casa, gruppi ed agenzie locali che possano favorire l’integrazione delle persone nel

loro territorio.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 101

Sostegno all’inserimento lavorativo Il lavoro è un elemento che contribuisce a comporre l’identità di ogni persona, ma per il

paziente psichiatrico assume spesso un valore particolare, relativo anche

all’adeguatezza del proprio percorso terapeutico.

L’inserimento al lavoro costituisce pertanto un tassello fondamentale per diverse

persone con diagnosi psichiatrica nel processo di ricostruzione di una propria

quotidianità sostenibile, ed un punto fermo nella ridefinizione della qualità della propria

vita. Peraltro, il processo di inserimento lavorativo non assume, spesso, carattere di

linearità, ed è utile anche come modo per sperimentare direttamente il miglioramento

delle proprie abilità, o della capacità di sostenere la complessa rete di relazioni

inerente un rapporto di lavoro. Non va poi dimenticato l’aspetto economico: la

retribuzione conseguente allo svolgimento di un rapporto di lavoro permette di non

dover basare la propria esistenza su una pensione di invalidità normalmente esigua, e

dà addirittura la possibilità di farla diventare sostituibile e superata.

L’azione che può essere svolta dall’Ambito 1 è ridurre gli ostacoli che si frappongono

tra il paziente psichiatrico e la ricerca di un lavoro, soprattutto in un tempo di grave crisi

economica come quello attuale. E’ essenziale un percorso privilegiato che il Servizio

Integrato Inserimenti Lavorativi di Ambito possa svolgere nei confronti delle persone

con disagio psichico; sono necessarie risorse dedicate e prassi di lavoro che

accolgano appieno le difficoltà di questa fascia di utenti.

In modo particolare appare molto rilevante favorire l’inserimento lavorativo di quella

fascia di persone che, non possedendo la certificazione di invalidità, non accedono ai

percorsi protetti previsti dalla L. 68.

Obiettivi

Favorire l’accesso al lavoro dei pazienti psichiatrici in grado di sostenerlo,

attraverso risorse dedicate e prassi definite.

Incrementare l’impegno per l’inserimento al lavoro della fascia di pazienti che non

sono in possesso della certificazione di invalidità.

Costruire reti di collaborazione con il mondo imprenditoriale e le Associazioni di

categoria dei datori di lavoro.

Soggetti coinvolti

In questa azione devono essere coinvolti, oltre al Tavolo Salute Mentale, il Servizio

Integrato Inserimenti Lavorativi di Ambito, i servizi psichiatrici dell’Azienda Ospedaliera,

i servizi sociali comunali, l’Amministrazione Provinciale, la Cooperazione, le

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 102

Associazioni di categoria dei datori di lavoro, le Associazioni dei Familiari di pazienti

psichiatrici.

Integrazione all’assistenza domiciliare La quotidianità della maggior parte delle persone con disturbi psichici non si svolge,

ordinariamente, presso comunità residenziali o strutture protette, ma, al di là dei

momenti in cui il bisogno si manifesta in modo acuto, presso la propria abitazione,

all’interno del proprio territorio.

E’ proprio la presenza della persona presso il suo domicilio e nella sua comunità locale

che impone l’esistenza di una serie di azioni di supporto che contribuiscano da un lato

a rafforzare le sue capacità di gestire autonomamente la vita quotidiana, e dall’altro a

darle supporto nei momenti di maggiore difficoltà, affinché esse possano essere gestite

all’interno del proprio ambiente. Non di rado infatti la persona appare in difficoltà nel

tessere relazioni sociali, al di là di quelle familiari, che possono essere utili a sostenere

il suo percorso individuale e a creare vicinanza ed empatia; la conseguenza può

essere il ritiro sociale, la chiusura alle relazioni, il rifiuto di vivere la propria comunità.

I Centri Psico-Sociali dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo hanno nel loro organico

personale che può essere utilizzato per una presenza a domicilio del paziente,

finalizzata al monitoraggio delle sue condizioni ma anche al suo sostegno nelle scelte e

nelle decisioni quotidiane. Parimenti, il sistema dei servizi alla persona prevede servizi

di assistenza domiciliare che, almeno in alcuni casi, possano intervenire per quanto

riguarda la cura della casa, dell’igiene, dell’aspetto sanitario.

Tuttavia non sono rare le segnalazioni di pazienti che avrebbero maggiore necessità

della presenza di persone che, in modo sufficientemente qualificato ed informato,

possano essere quel sostegno, la manifestazione di una comunità che si interessa, che

crea relazioni, che facilita l’accesso a occasioni ricreative, socializzanti, culturali.

Ferma restando l’importanza di definire le risorse destinabili a questo fine, il quadro

delle necessità può comporsi su tre livelli:

La presenza di operatori qualificati, con formazione di area educativa.

La presenza di volontari che in modo coordinato possano promuovere occasioni di

socialità e utilizzo creativo del tempo.

La costruzione di una rete territoriale tra le risorse esistenti.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 103

Obiettivi

Costruire progetti pilota che, partendo da attività di presenza al domicilio del

paziente, possano estendersi a far vivere maggiormente il proprio territorio a

pazienti psichiatrici socialmente ritirati.

Diffondere una nuova cultura dell’accoglienza della persona in difficoltà, che si basi

sulla constatazione che azioni positive sono possibili.

Definire progetti di sollievo verso famiglie in difficoltà per la costante presenza del

proprio congiunto in casa senza possibilità di un interscambio relazionale con il

territorio.

Soggetti coinvolti

In questa azione è necessario coinvolgere i servizi psichiatrici dell’Azienda

Ospedaliera, i servizi sociali comunali, le Associazioni dei Familiari di pazienti

psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo Settore.

Progetti di rete territoriale Di fronte all’aumento e, in particolare, alla diversificazione dei bisogni e delle

manifestazioni del disagio psichico risulta necessaria un’azione di integrazione dei

servizi e delle risorse sociali e sanitarie.

Al di là della fase acuta e del percorso strettamente terapeutico, sarà sempre più

evidente la presenza della persona con diagnosi psichiatrica nel proprio territorio, dove

potrà ricostruire una soddisfacente quotidianità attraverso una serie di supporti sociali a

fianco ed in integrazione dei presìdi sanitari.

In particolare potrebbero essere articolati piccoli progetti di rete territoriale all’interno

dei Comuni dell’Ambito, che, attraverso la presenza di figure di riferimento, possano

portare una parte della cittadinanza ad una maggiore sensibilità e disponibilità

all’inclusione sociale di persone con diagnosi psichiatrica, all’interno di una rete di

risorse ed opportunità già esistenti, e quindi senza creare nulla di nuovo.

L’attenzione della comunità locale verso i suoi cittadini con difficoltà psichiche potrebbe

esprimersi in diversi modi:

Facilitazioni nell’accesso a opportunità aggregative, socio-ricreative e di tempo

libero già esistenti.

Mediazioni nei rapporti con il vicinato.

Accesso a opportunità formative e/o lavorative.

Aiuto sotto il profilo assistenziale e/o a domicilio, in collegamento con quanto

esposto nel punto precedente.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 104

Supporto alla famiglia in difficoltà.

L’ipotesi potrebbe essere quella di formare e attivare alcuni facilitatori naturali, di

norma volontari, i cui compiti sarebbero legati alla costruzione di efficaci reti territoriali,

anche costituite da pochi soggetti ma concentrate su problemi specifici, con l’obiettivo

della facilitazione e della mediazione relazionale verso persone con diagnosi

psichiatrica.

Le reti dovrebbero essere costituite anche da altri volontari che dovrebbero essere

coinvolti in modo flessibile ed adattabile al modificarsi dei bisogni, facendo crescere

una sensibilità locale alle problematiche psichiatriche e verso chi ne è portatore.

Obiettivi

Individuare e formare facilitatori naturali su alcuni territori dell’Ambito, per far partire

alcuni progetti sperimentali.

Creare progettualità di rete territoriale per far aumentare l’accesso dei pazienti

psichiatrici ad opportunità e risorse già esistenti nella loro comunità.

Integrare l’azione specialistica dei servizi psichiatrici con quella sociale del Terzo

settore.

Aumentare la sensibilità delle comunità locali verso le problematiche psichiatriche e

combattere lo stigma.

Soggetti coinvolti

In questa azione è importante che siano coinvolti i servizi psichiatrici dell’Azienda

Ospedaliera, i servizi sociali comunali, le Associazioni dei Familiari di pazienti

psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo settore, opinion leaders locali,

volontari singoli e/o presenti in gruppi.

Iniziative di lotta allo stigma Le resistenze culturali nei confronti delle persone sofferenti di patologie psichiatriche,

che in non pochi casi si materializzano in pregiudizi, rifiuti e diffidenze, non sono

certamente state superate dai progressi fatti nella cura di tali malattie e nei tentativi di

inclusione sociale.

La preponderanza mediatica di pochi fatti eclatanti di cronaca prevale nettamente su

iniziative silenziose di accoglienza sul territorio che non fanno notizia e restano

patrimonio di poche persone, e lo “stigma” che contraddistingue la malattia mentale

continua anche ai nostri giorni.

Il Tavolo Salute Mentale ha promosso, in passato, iniziative che andassero sotto il

profilo culturale a mostrare le buone prassi esistenti, e la vicinanza alla “gente comune”

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 105

di tante piccole iniziative che, unite all’indispensabile azione dei servizi psichiatrici

dell’Azienda Ospedaliera, possono creare un modo di percepire la malattia mentale del

tutto diverso.

Tuttavia tali iniziative, positive sotto il profilo qualitativo, hanno visto la partecipazione

di persone in buona parte già a conoscenza dell’argomento, e spesso già coinvolte, a

vario titolo, in azioni di cura o nella promozione della salute mentale.

Obiettivo del prossimo triennio deve essere quello di identificare nuove forme di

sensibilizzazione che non si arrestino alla cerchia delle persone già sensibili alla

materia ma vadano a informare o mettere in discussione le convinzioni di coloro che ne

sono al di fuori e percepiscono la psichiatria e la salute mentale secondo quanto

diffuso dai comuni mezzi di informazione.

Obiettivi

Riprendere l’azione culturale di lotta allo stigma con nuove impostazioni e

metodologie.

Diffondere le esperienze positive che possono creare precedenti nei diversi territori.

Coinvolgere settori della società civile normalmente difficili da raggiungere, nonché

gli organi di informazione.

Verificare l’efficacia degli interventi realizzati.

Soggetti coinvolti

Tutti i componenti del Tavolo Salute Mentale ed altri organismi di rappresentanza i cui

compiti istituzionali sono apparentemente “lontani” dalla promozione della salute

mentale.

Semplificazione ed integrazione delle procedure La natura delle problematiche inerenti la salute mentale dei cittadini residenti

nell’Ambito 1 implica il fatto che siano molteplici i servizi che a vario titolo siano

istituzionalmente chiamati ad occuparsene.

Ciò fa emergere la necessità che non solo vi sia comunicazione e disponibilità tra

servizi diversi, ma soprattutto che i loro operatori siano messi in grado di collaborare in

modo efficace ed efficiente attraverso la presenza di precise procedure che evitino

l’improvvisazione e limitino l’area soggetta a interpretazioni soggettive e discrezionalità.

Competenze diverse, infatti, fanno nascere esigenze a volte non facilmente conciliabili

tra loro, e che devono trovare validi punti di sintesi nell’interesse dell’utenza e delle

famiglie interessate.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 106

L’esigenza non è quella di normare ossessivamente le prassi d’ufficio, creando inutili

doveri burocratici, bensì, al contrario, identificare ed applicare semplificazioni delle

procedure esistenti che possano far andare al di là di quanto spetta fare ad ognuno per

giungere ad una maggiore condivisione nell’ottica della cura di un progetto individuale

affrontato in modo meno frammentato e più rispettoso della visione globale della

persona. In questo modo la doverosa definizione delle rispettive competenze avviene

alla luce dell’interesse complessivo dell’utente.

Tale esigenza attraversa sia i rapporti tra la Pubblica Amministrazione ed il Terzo

settore sia, in modo più evidente, le relazioni tra servizi pubblici appartenenti ed Enti

diversi (Asl, Azienda Ospedaliera, Comuni).

In modo particolare il confronto all’interno del Tavolo Salute Mentale ha sinora

evidenziato le seguenti necessità:

definire le “buone prassi” di collaborazione tra Centri Psico-Sociali e Servizi Sociali

dei Comuni;

giungere a prassi di comunicazione reciproca riconosciute tra Centri Psico-Sociali e

Medici di Medicina Generale, nell’interesse dei pazienti;

avviare una collaborazione tra Centri Psico-Sociali, servizi dei Consultori ASL e

servizi per Minori dei Comuni o dell’ambito riguardo a situazioni di famiglie

multiproblematiche che si riverberano sui figli minori;

verificare la complessa collaborazione tra Centri Psico-Sociali e Dipartimento delle

Dipendenze dell’asl in merito alle numerose situazioni di comune impegno.

Non si esclude naturalmente che nel corso del triennio il Tavolo identifichi altre

procedure sulle quali intervenire.

Obiettivi

Semplificare e condividere tra enti diversi le procedure di intervento verso cittadini

con problematiche nell’Area della Salute mentale.

Approvare e diffondere all’interno dei singoli Enti interessati le procedure

individuate.

Soggetti coinvolti

In questa azione è necessario il coinvolgimento dei servizi psichiatrici dell’Azienda

Ospedaliera, dei servizi sociali e per minori comunali, del Consultorio, il Distretto, il

Dipartimento per le Dipendenze dell’ASL, le Associazioni dei Familiari di pazienti

psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo settore.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 107

Approfondimento delle problematiche emergenti nella salute mentale E’ importante che il Tavolo Salute Mentale, in quanto luogo di incontro di tutti gli enti

che a vario titolo sono impegnati in quest’area, possa mantenere uno spazio di

confronto e discussione circa le nuove aree di bisogno emergenti.

Tale confronto è finalizzato sia alla condivisione delle tematiche, che può portare

anche ad una più puntuale e soprattutto comune visione dei cambiamenti in atto nel

disagio psichico, sia all’identificazione di aree particolarmente critiche che possano

essere portate all’attenzione degli organismi maggiormente competenti.

A titolo esemplificativo il Tavolo ha di volta in volta sottolineato l’esigenza di occuparsi,

senza “invadere” le competenze di alcun ente, di temi quali:

L’incidenza del disagio psichico nella fascia adolescenziale e giovanile.

Le problematiche psichiche inerenti il consumo di sostanze stupefacenti (sia

relativamente all’aspetto della cronicità di alcuni consumatori sia relativamente

all’incidenza di danni psichici derivanti dall’uso di nuove sostanze).

Il disagio psichico nella popolazione straniera e in coloro che vivono situazioni di

grave marginalità.

La compresenza nei medesimi soggetti di diagnosi psichiatriche e di disabilità

fisiche.

I bisogni derivanti dalla cronicità di una fascia di pazienti in età adulta.

I pazienti psichiatrici sottoposti a misure di custodia disposte dall’autorità

giudiziaria.

Il confronto all’interno del Tavolo non dovrà necessariamente sfociare in attività o

servizi da gestire, ma in azioni di sensibilizzazione o di stimolo affinché le

problematiche più evidenti possano essere efficacemente affrontate nelle sedi

maggiormente competenti.

Obiettivi

Identificazione ed elaborazione di una visione comune circa nuove problematiche

emergenti nell’area della salute mentale.

Avvio di azioni di stimolo verso gli enti maggiormente coinvolti da tali nuove

problematiche.

Soggetti coinvolti

Tutti i componenti del Tavolo Salute Mentale ed eventuali altri enti o gruppi interessati

dalle singole tematiche.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 108

5.6. AREA EMARGINAZIONE SOCIALE E POVERTA’ Il tema dell’emarginazione sociale ha subito nel corso del tempo una forte evoluzione

generata dai numerosi mutamenti che hanno interessato e che interessano sempre più

la società civile. Infatti tale fenomeno assume sempre più la connotazione di “problema

sociale” in quanto afferisce ad una condizione di svantaggio generalizzato e alla

somma di più condizioni di disagio dovute a:

inadeguatezza delle risorse;

limitato accesso a diverse importanti dimensioni delle attività umane (educazione,

lavoro, famiglia, reti informali, consumo di beni e servizi, comunità di riferimento e

istituzioni pubbliche, vita politica, tempo libero e svago).

Negli ultimi anni si assiste ad un affiancamento al tema dell’esclusione sociale della

problematica delle “nuove povertà” con il cui termine si fa riferimento ad una povertà

non più intesa come condizione economica oggettivamente misurabile, ma come

senso di insicurezza, di instabilità, di fragilità di relazioni, precarietà lavorativa,

insicurezza sociale e malattia. Queste povertà vengono a determinarsi sulla base di

fattori di cambiamento, demografico e sociale che si sviluppano all’interno delle nostre

società e che rendono il fenomeno della povertà e dell’emarginazione particolarmente

complesso. Alla luce di tale ampiezza del fenomeno il lavoro del tavolo va

necessariamente ad interfacciarsi anche con gli altri ambiti di intervento promuovendo

la trasversalità delle risposte e dell’offerta di servizi.

Sul tema dell’emarginazione sociale il volto del welfare non può più essere unicamente

concentrato nelle istituzioni, con un carattere “riparatorio” o di “tamponamento”; ma

deve, invece, coinvolgere in prima persona la società civile, non solo in quanto

principale responsabile dell’esclusione sociale, ma soprattutto perché unico soggetto in

grado di favorire e rendere possibile l’inclusione e la reintegrazione sociale delle

persone afflitte da situazioni di bisogno. Gli interventi di politica sociale dovrebbero,

infatti, accompagnare l’evoluzione del percorso di reinserimento sociale lavorando sui

due livelli su cui tale percorso si innesta, ovvero su:

1. Interventi di bassa soglia, con l’obiettivo di garantire una situazione di

mantenimento e non peggiorare uno stato già critico di per sé.

2. Offerta di passaggi migliorativi, garantendo la costruzione di opportunità evolutive

attraverso l’appoggio ad una rete di supporto.

Il Tavolo Emarginazione sociale e povertà lavora perseguendo la logica del supporto e

dell’integrazione con la principale finalità di costruire delle opportunità per l’inclusione

sociale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

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5.6.1. Tavolo Emarginazione sociale e povertà Il Tavolo Emarginazione sociale e povertà è così composto:

Comune di Bergamo, rappresentante Comuni Ambito, Provincia di Bergamo, ASL –

Distretto, ASL – Dipartimento per le Dipendenze, Consulta Politiche familiari,

Patronato S. Vincenzo, EUPE, Caritas, NAP, Concooperative, Cooperativa Ruah,

Servizio Esodo, Unita Mobile Bessimo, “Il Mantello” Sr. Poverelle, Coop. Arcobaleno,

Casa Circondariale BG, Ass. La Melarancia, UIL Bergamo.

La scelta della composizione del Tavolo punta alla garanzia della rappresentatività dei

servizi operanti concretamente nel settore al fine di donare all’area grave

emarginazione e povertà un’identità il più possibile produttiva. I componenti del tavolo

infatti sono figure che operano quotidianamente sul tema dell’esclusione sociale e

conseguentemente competenti nella costruzione della rete di interventi di promozione e

prevenzione.

Nel corso della sua attività il tavolo si è incontrato periodicamente con la funzione

principale di rilevare i bisogni e di definire degli oggetti di lavoro. E’ stato privilegiato il

lavoro in sottogruppi i quali hanno lavorato sui contenuti degli oggetti di lavoro, hanno

prodotto dei materiali e hanno costruito ipotesi di progettualità sulle quali il tavolo in

plenaria si è espresso sulla fattibilità. In particolare i sottogruppi costituitosi lo scorso

anno e tuttora operativi sono:

Sottogruppo che lavora sull’iniziativa del 17 ottobre (preparazione dell’iniziativa,

lavoro sulla invisibilità).

Sottogruppo che si è occupato della mappatura delle risorse esistenti di “housing

sociale” (ipotesi progettuale su cui investire nella prossima programmazione).

I punti di forza rilevati durante l’attività del tavolo di lavoro sono:

la partecipazione attiva da parte di tutti i componenti del tavolo nel contribuire,

secondo le proprie specificità, a una riflessione sull’area;

la disponibilità alla costruzione di una rete integrata degli interventi attualmente in

atto;

la costruzione di percorsi condivisi in relazione alle necessità identificate.

Le criticità invece riguardano:

il numero rilevante dei soggetti che partecipano al tavolo il quale richiede una

costante attenzione nella gestione del gruppo per riportare all’interno le diverse

progettualità evitando l’autoreferenzialità;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 110

la necessità di riportare all’interno dell’ambito la centralità del tavolo in ordine alle

progettualità dell’area;

la necessità di un coinvolgimento maggiore dei comuni dell’ambito a fronte del ruolo

primario rivestito da parte del comune capoluogo;

l’assenza di una disponibilità economica continuativa per sostenere le progettualità.

5.6.2. Verifica delle azioni realizzate

I progetti su cui il Tavolo Emarginazione sociale e povertà ha lavorato perseguono una

logica di supporto ed integrazione, principi grazie ai quali le azioni messe in campo

nelle scorse annualità hanno avuto ottimo riscontro.

Le progettualità in oggetto sono state le seguenti:

Sportello 1 : coordinamento servizi di bassa soglia dell’Ambito 1-Bergamo Lo Sportello 1 è un servizio di Ambito che si occupa della Grave Marginalità.

E’ attivo dall’aprile 2005 e opera secondo due direttrici:

Il coordinamento dei servizi e la costruzione di una rete.

L’operatività specifica.

La funzione di coordinamento: ha inteso rispondere all’esigenza di realizzare un

sistema di intervento integrato tra i servizi del nostro territorio che operano, a diverso

titolo, nel settore dell’ emarginazione grave.

La funzione legata all’operatività: si è tradotta nell’offrire a tutti i servizi di strada, di

prima accoglienza e agli operatori del pubblico uno spazio volto all’orientamento (verso

le risorse disponibili sul nostro territorio) e un supporto alla definizione di progettualità

possibili per e su quei soggetti agganciati dai servizi stessi.

Finalità del servizio:

di pubblica tutela: rispetto ai diritti della popolazione in condizione di grave

marginalità e di promozione dei servizi rivolti a questa fascia di popolazione;

di consulenza: per gli operatori dell’Ambito finalizzato ad offrire uno spazio di

consulenza/supervisione in merito a:

►la legislazione e le risorse presenti sul territorio;

►la definizione di progetti personalizzati;

►la valutazione su interventi già in atto;

di monitoraggio: costante sullo stato della rete dei servizi di bassa soglia e di

raccolta di dati (report annuale) sul flusso, la tipologia e caratteristiche dell’utenza.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 111

I soggetti che hanno aderito a questo progetto sono i seguenti:

Nuovo Albergo Popolare (NAP), Servizio Esodo, Ser.T Bergamo, Cooperativa di

Bessimo, Caritas, Cooperativa Ruah, Centro diurno “Arcobleno” di Urgnano, Servizio

“SIS” del Comune di Bergamo, Suore Poverelle /”Il Mantello”).

Nel corso del 2009 tali realtà aderenti al progetto hanno elaborato un report sulle loro

attività di accoglienza dal quale è emerso quanto segue:

a) Tabelle riassuntive

ENTE

UTENTI ACCOLTI PRESENZE

NUOVO ALBERGO POPOLARE 70 70

ESODO 101 101

GALGARIO 425 396

DORMITORO FEMMINILE 55 55

COMUNITA’ IL MANTELLO 43 43

Totali

694

665

b) Residenza

RESIDENZA

Ambito 1 151

Altro ambito 178

Regione Lombardia 53

Altra regione 39

Senza fissa dimora 48

Non rilevato 170

Totali

639

RESIDENZA NAP ESODO GALGARIO Sr. DANIELA TOT.

Ambito 1 24 19 100 8 151

Altro ambito 33 31 97 17 178

Regione Lombardia 8 8 20 3 39

Altra regione 2 10 38 3 53

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 112

Senza fissa dimora 3 33 - 12 48

Non rilevato 170 170

Totali 70 101 425 43

c) età

ETA’ NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr.

DANIELA

18-25 2 20 42 11 10

26-35 7 18 130 13 1

36-45 14 32 105 17 13

46-55 27 19 65 7 9

56-65 17 10 21 4 8

Oltre 65 3 2 1 3 2

Non rilevato - 61

Totali 70 101 425 55 43

L’età media delle persone che hanno utilizzato i servizi si attesta nella fascia d’età 31 -

50 anni.

d) invianti

INVIANTE NAP ESODO DOR. FEMM. Sr. DANIELA

Comuni 37 3 6

Ser.t /Noa 15 4 7

Sportello 1 3 3 1

Uff. migr. 8

Caritas 3 5 55 6

Esodo 62 1

CPS 1

Comune/CPS

Autonomo 6 4 15

Nap 4

Ospedale 1 8 3

Camper Bessimo/Ser.t 2 2

Sindacati 1 1

Carcere 1 1

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 113

e) tempi di permanenza

GIORNI DI

PERMANENZA NAP ESODO GALGARIO

Sr.

DANIELA

1-15 gg 19 21 63 7

16-30gg 8 12 29 10

31-45gg 3 9 26 2

46-60gg 9 11 19 4

Oltre 60gg 31 48 44 20

Dai dati si evidenzia che:

116 persone hanno utilizzato le strutture per alcuni giorni, fino ad un massimo di

15gg, e poi hanno trovato altre soluzioni . E’ questa una utenza in “transito” nella

nostra città che chiede pernottamento, vitto e cambio vestiti. Sono prevalentemente

soggetti extracomunitari e italiani sfd e/o residenti fuori regione o in altro Ambito;

143 persone si sono fermate fino ad un massimo di 60 gg richiedendo una “presa in

carico” legata a necessità diverse. Questo tempo è servito agli operatori per

verificare le reali possibilità/condizioni per costruire un progetto evolutivo;

sono soggetti che prevalentemente hanno la residenza nell’Ambito 1 o nei 14 Ambiti

provinciali;

142 persone si sono fermate per più di 60gg. Sono coloro per i quali si è verificato

che sussistono le condizioni per avviare un progetto evolutivo.

f) evoluzione dell’accoglienza

EVOLUZIONE NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr.

DANIELA

Abitaz.

Autonoma 14 17 18 20 4

Appart.

Protetto 5

Nap (Settore) 29

Nap 1

Comunità 4 4 3 4

Ospedale 2 1 2

Drop-out 10 30 128 16

Galgario 4 5

Ruah 1

Rimpatrio 6 17 1 1

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 114

Carcere 6 3

Casa Viola 1

Esodo 1

Altro centro

di

accoglienza

2 40 5

Dimessi 113

Ancora in

struttura 6 28 25 3 8

Non rilevato 81 59

Si evidenzia che:

73 persone sono riuscite a reperire una sistemazione alloggiativa autonoma (da soli,

con amici/connazionali o sono rientrati in famiglia);

45 persone hanno intrapreso un programma “riabilitativo” di secondo livello (presso

comunità terapeutiche o altre strutture);

184 persone hanno abbandonato improvvisamente (drop-out) le strutture senza

dare spiegazioni.

g) tipologia utenza

TIPOLOGIA NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr

DANIELA

Disagio Generico * 16 52 206 29 16

Psichiatrici 12 4 29 7 9

Doppia Diagn. 11 4 13 6 2

Tossicodipend. 7 20 31 5 12

Alcolisti 13 9 49 4 4

Prob. sanitari 11 12 6

Prost. e tratta 4

Non Rilevato 91

Tot. 101 425 55 43

* nel disagio generico sono state inserite quelle persone che non hanno manifestato (in modo evidente)

patologie specifiche. Sono, prevalentemente, soggetti che vivono un isolamento sociale legato alla

mancanza di un alloggio e di una attività lavorativa.

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Piano di zona 2012-2014 115

Progetto “Emergenza sanitaria”

Il progetto (attivo da febbraio 2010) opera a favore delle persone in condizione di grave

marginalità che si trovano in condizione di fragilità e che necessitano di uno spazio di

accoglienza in grado di offrire adeguata protezione sanitaria durante un periodo di

convalescenza o di trattamento terapeutico non ospedaliero.

Il progetto “Emergenza sanitaria” è realizzato dall’Associazione Opera Bonomelli con la

collaborazione del Patronato S. Vincenzo - Servizio Esodo.

I destinatari del progetto sono prevalentemente adulti residenti nell’Ambito territoriale

1-Bergamo. Considerata la rilevante presenza, in particolare nell’area della città

capoluogo, di persone senza dimora la cui provenienza non è sempre accertabile, il

servizio accoglierà anche cittadini provenienti da altri territori a condizione che siano

identificati e che sia mantenuta una rilevazione statistica della provenienza, con

l’impegno della struttura di accoglienza a coinvolgere il Servizio Sociale del Comune di

provenienza della persona assistita.

Gli ambiti di aggancio dei soggetti, utenti del progetto, sono prevalentemente i servizi

che operano in strada (unità di strada), le strutture residenziali (dormitori) o

semiresidenziali (diurni), i Pronti Soccorso degli ospedali e i Servizi Sociali territoriali.

Il progetto si articola secondo le seguenti azioni:

Accoglienza. Il progetto offre la possibilità di attivare contemporaneamente 4

accoglienze di persone in condizione di emergenza sanitaria. Due presso il Nuovo

Albergo Popolare e 2 presso il Sevizio Esodo.

Assistenza sanitaria. L’intervento si concretizza in attività di piccole medicazioni,

cura igienica e controllo della somministrazione delle terapie. L’intervento è

valutato all’interno dell’équipe multidisciplinare del Ce.A.D.

Accompagnamenti. Gli utenti accolti vengono accompagnati presso i servizi per

visite, accertamenti, controlli o presso gli ambulatori dei medici di assistenza

primaria.

I dati degli ultimi due anni del progetto evidenziano l’ambia utilizzazione dell’intervento:

ANNO NUOVO ALBERGO

POPOLARE

SERVIZIO ESODO

2010 18 19

2011 18 17

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Piano di zona 2012-2014 116

Le persone accolte sono nella quasi totalità afferenti all’Ambito di Bergamo e sono

segnalate da un’ampia rete di servizi (Sportello di ambito, Sportello stranieri, SS

Circoscrizioni, Ospedali, Centro di Ascolto Caritas, Unità di Strada, ASL, etc.)..

Il Tavolo riconosce l’utilità del mantenimento del progetto anche nel prossimo triennio.

Iniziativa del “17 OTTOBRE”

Il 17 ottobre è la giornata mondiale di lotta contro la povertà proclamata dall’ONU.

In occasione di questa data, dal 2000, il giornale di strada Terre di Mezzo organizza la

“Notte senza dimora” manifestazione nazionale di solidarietà alle persone senza

Dal 2004 anche a Bergamo si è organizzata la “Notte Senza Dimora” a partire da un

gruppo di persone impegnate a vario titolo nel tema del contrasto alle forme di povertà.

Nel corso del tempo si è passati dall’organizzazione di un singolo momento di

sensibilizzazione ad un percorso articolato che coinvolge realtà istituzionali, del privato

sociale e della società civile.

Dal 2009 l’organizzazione degli eventi di sensibilizzazione attorno a questi temi è stata

assunta dall’Ambito territoriale 1 - Bergamo in collaborazione con il Comune di

Bergamo e con le realtà presenti nel Tavolo Emarginazione sociale e povertà.

Nell’iniziativa del 17 ottobre vengono coinvolti tutti i soggetti che partecipano al tavolo e

le realtà del privato sociale e del Terzo settore.

5.6.3. La programmazione dell’Area Emarginazione sociale e povertà per il triennio 2012-2014

La lettura dei dati relativi ai soggetti seguiti da tali servizi consente di comprendere,

almeno in parte, la portata del fenomeno della grave emarginazione sociale sul

territorio dell’Ambito 1, per la lettura del fenomeno il tavolo si avvale dei servizi che

operano a diretto contatto con i soggetti.

Si rileva come il territorio provinciale accentra una corposità di offerte rispetto a questa

area concentrando su di sé conseguentemente gran parte della domanda.

Inoltre dai dati raccolti dallo Sportello di Ambito 1 – Bergamo emerge che il 50% delle

persone che utilizzano i vari servizi provengono dal territorio provinciale e non solo

dell’Ambito 1. Pertanto si rileva come tutti i 14 Ambiti territoriali della provincia di

Bergamo dovrebbero cooperare rispetto alla costruzione della rete per una messa

insieme di titolarità delle offerte.

Nella prossima programmazione triennale il mandato operativo al Tavolo

emarginazione sociale e povertà è quello di avviare un confronto per concordare

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 117

strategie di intervento condivise, in linea con quanto dichiarato nel Prologo provinciale

dei Piani di zona 2012-2014 elaborato dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci per

questa area di intervento.

Lo sviluppo del nuovo Tavolo provinciale potrebbe trattare altri temi provinciali quali

l’“Housing sociale”, il reinserimento al lavoro e tutto il tema dell’esecuzione penale.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 118

5.7. AREA MINORI E FAMIGLIE

Nel Piano di zona 2009/2011 si rilevava come fosse particolarmente importante per

l’area minori e famiglie lavorare in un’ottica di integrazione non solo dei pensieri ma

anche delle prassi operative, che connettono il lavoro degli operatori del sociale e degli

altri attori del territorio. Seguendo questa logica, nel corso delle scorse annualità e

soprattutto nel 2011, si è avviata un’azione di complessiva ricomposizione delle

progettualità e dei servizi esistenti per le famiglie con figli minori, perseguendo i

seguenti obiettivi:

l’integrazione delle conoscenze, delle risorse finanziarie e delle decisioni;

la corresponsabilità tra ente pubblico e Terzo settore nella costruzione e

implementazione delle politiche per l’area;

la gestione associata dei servizi, delle attività e dei progetti dell’area minori e

famiglie.

I servizi che si occupano del sostegno e della cura delle famiglie con minori devono

essere sempre meno percepiti come entità specialistiche, e con un’impostazione

prestazionistica, ma come parte della comunità e della rete dei servizi locali, funzionali

allo sviluppo armonico dei contesti sociali con cui interagiscono.

All’interno degli interventi di prevenzione, sostegno, protezione e tutela, sono diversi

gli interlocutori che entrano in gioco: la Famiglia, l’Azienda Sanitaria Locale, i Servizi

Sociali comunali e di Tutela, i Servizi specialistici, il Tribunale ordinario e dei minorenni,

il Terzo settore e il territorio. Si ritiene molto utile adottare, dove necessario, una

visione integrata di tutti questi interventi a favore delle famiglie con minori.

Ciò comporta lavorare non per compartimenti stagni, con una diversa cultura di

riferimento e una propria struttura organizzativa, proprie risorse e all’interno della

propria realtà; ma al contrario indirizzarsi gradualmente in una logica progettuale unica

e verso una regia in grado di ottimizzare al meglio le competenze e le risorse in campo.

5.7.1. Tavolo Minori e Famiglie

Il Tavolo Minori e Famiglie è così composto:

Comune di Bergamo, rappresentante Comuni Ambito, Provincia di Bergamo, ASL –

Distretto, ASL – Medici, Consulta Politiche familiari, Centro Scolastico Provinciale,

Caritas, Concooperative, Legacoop; rappresentanti del volontariato (Centro Aiuto alla

Vita di Bergamo, Associazione Infanzia e città, Associazione Arcobaleno),

rappresentante consulta Politiche familiari del Comune di Bergamo, UIL Bergamo.

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 119

Nel corso dell’ultima triennalità il Tavolo Minori e Famiglie ha avviato dei sottogruppi

operativi su alcune progettualità specifiche, quali:

1. Essere Mamma per la costruzione del progetto e monitoraggio con incontri

trimestrali a aprile 2010 ad oggi.

2. Servizio Minori e Famiglie per la costruzione del progetto con incontri ogni quindici

giorni da agosto 2010 ad oggi.

3. Extrascuola: avviato ad aprile 2010 e finalizzato a costruire un progetto e avviare

un monitoraggio.

4. Area prima infanzia: avviato a marzo 2011 per progettare l’area e collegare il tutto

al Servizio Minori e Famiglie.

Tutti i sottogruppi sono composti da rappresentanze dell’ Ente pubblico (Comuni e

ASL) e del Terzo Settore (Diocesi, Cooperazione e Associazionismo). Il Tavolo ha

incontrato inoltre anche i vari referenti dei progetti per l’azione di monitoraggio.

Le potenzialità del Tavolo Minori e Famiglie si riscontrano sul tipo di lavoro portato

avanti nelle scorse annualità, che ha privilegiato la concretezza degli oggetti di lavoro e

ha assunto come punto di partenza la costruzione delle progettualità e la condivisione

di alcuni contenuti specifici. Inoltre, l’aver avviato dei sottogruppi ha permesso di

inglobare tutti i soggetti nella costruzione delle progettualità e ha innalzato il livello di

responsabilità di ognuno.

Tali modalità operative hanno di certo facilitato il lavoro del Tavolo.

Le criticità maggiori si evincono dalla discontinuità di presenza di alcuni rappresentanti

significativi all’interno del Tavolo, mentre si evidenzia anche la necessità di una

maggiore integrazione tra le aree, in particolare con l’area disabilità e salute mentale.

5.7.2. Verso un Servizio Minori e Famiglie di Ambito

Il perseguimento degli obiettivi di integrazione e corresponsabilità hanno trovato un

riscontro concreto nella costruzione del progetto “Verso un Servizio Minori e Famiglie

associato dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo”.

In specifico, tale progetto mira al perseguimento dei seguenti obiettivi:

effettuare interventi a favore dei minori e delle famiglie con una visione globale e

integrata, evitando settorializzazioni;

attivare un servizio che lavori sempre più nel territorio, in rete con la comunità e

nei luoghi della comunità;

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 120

avviare gruppi di lavoro con professionalità diverse che sviluppino relazioni con i

soggetti del territorio (famiglie risorsa, istituti scolastici, associazioni, oratori ecc.)

In grado di integrare il sapere professionale con il sapere esperienziale;

adottare strumenti di lavoro condivisi e “buone prassi” che vedano il

coinvolgimento attivo della famiglia.

Questa nuova visione permette ovviamente di orientare gli interventi verso la

promozione e la prevenzione, e non solo verso una mera dimensione del controllo

sociale.

Il Servizio Minori e Famiglie da marzo 2011 è stato suddiviso in quattro poli territoriali di

cui tre nella città di Bergamo e uno che riunisce i Comuni di Orio al Serio, Ponteranica,

Sorisole, Torre Boldone.

A questo proposito è opportuno presentare alcuni dati significativi relativi al Servizio

aggiornati al 30 giugno 2011:

POLO 1 POLO 2 POLO 3 POLO 4

Territori di

riferimento

Quartieri di Malpensata,

Campagnola,

Boccaleone, Centro

cittadino Celadina,

Città alta, Pignolo, Borgo

palazzo, Borgo S.

Leonardo,

S. Alessandro

Colli

Viale Venezia

Quartieri di

Longuelo,

Loreto,

S. Paolo, S.

Lucia,

S. Tomaso,

Grumello al

piano, Villaggio

degli sposi

Carnovali,

Madonna del

bosco,

Colognola

Carnovali

Quartieri di Borgo S.

Caterina, Redona,

Monterosso, Valtesse,

Valverde

S. Colombano, Conca

Fiorita

Comuni di Ponteranica,

Sorisole, Orio al Serio e

Torre Boldone *

*Non è presente il

Comune di Gorle in

quanto non ha aderito a

questo progetto.

n. abitanti 48.910 41.600 30.338 26.112

n. Famiglie con

Minori 4.880 4.031 2.974 2.931

n. Istituti

comprensivi 4 5 3 4

n. oratori 11 11 7 7

n. associazioni Sono presenti 41 associazioni relative ai minori e famiglie

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 121

n. progetti

prima infanzia

Progetto “Essere Mamma” (domiciliarità Ostetrica e educatore)

43 Nidi

7 Nidi in Famiglia

9 Spazi Gioco

n. progetti

giovani

E’ presente una progettualità che comprende:

6 spazi giovanili

Polaresco

Informagiovani

4 (un progetto in ogni

Comune)

n. famiglie in

carico

344 399 168 166

n. famiglie con

decreto del TM

108 105 45 33

5.7.3. Verifica dei progetti realizzati e programmazione dell’Area Minori e

Famiglie per il triennio 2012-2014

Le azioni sostenute dall’Ambito nella triennalità 2009/2011 hanno avuto la valenza di

andare verso la promozione di un dialogo longitudinale a tutte le età (0-18 anni), che

rompa la separazione e faccia realmente dialogare tra loro servizi per l'infanzia, scuole

e interventi della fase adolescenziale, all'insegna di una rinnovata responsabilità

collettiva, che gli adulti di ogni comunità locale si assumono nei confronti dei minori

nelle diverse fasi della loro crescita. Per definizione l'esperienza quotidiana dei genitori

e delle famiglie guarda sempre avanti, alle tappe successive di crescita che attendono i

propri figli e mal sopporta compartimenti stagni e discontinuità, che ancora

caratterizzano i diversi ordini di scuola e separano interventi scolastici da quelli

extrascolastici. Nel lavoro avviato nella progettualità del Servizio Minori e Famiglia si

strutturano una serie di azioni collegati l’una con l’altra assumendo come comune

denominatore la famiglia. Uno dei temi cruciali per il sistema di welfare locale è

certamente la famiglia, individuata come principale punto di attenzione per l’analisi del

bisogno sociale, ma anche come risorsa fondamentale per la ridefinizione del sistema

stesso. L’attuale contesto sociale e produttivo impone ritmi che complicano la relazione

tra le persone, favoriscono la frammentazione e rendono sempre più difficile per le

famiglie sostenere nuovi bisogni emergenti; ciò rischia di oscurare la visione delle

famiglie come potenziali risorse e soggetti attivi di pratiche di coesione e protezione

sociale. Tuttavia, per concretizzare una propria e reciprocamente proficua

partecipazione alla comunità sociale, la famiglia necessita di “attrezzature” che devono

essere poste alla base delle politiche sociali territoriali, a partire dall’informazione-

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 122

formazione socio-culturale, dall’aggiornamento-conoscenza capillare dei contesti o

luoghi nei quali il cittadino, con tutte le sue componenti, può sviluppare processi

migliorativi della dimensione esistenziale. Il modello sussidiario, che suggerisce la

promozione dei soggetti più idonei a rispondere ai bisogni che, di volta in volta,

insorgono, accoglie come fautori del bene comune non solo i soggetti istituzionali, ma

anche i privati, il Terzo settore, il privato-sociale e appartenenti alle reti primarie

informali. La risposta efficace a problemi sociali raramente può essere raggiunta

mediante interventi settoriali e separati, in quanto richiede una visione «olistica», ossia

integrata e integrale, del caso e delle sue implicazioni. L’azione combinata di diversi

soggetti, portatori di competenze specifiche, è condizione necessaria per la buona

riuscita di un progetto di comunità. La valorizzazione degli attori della società civile non

è dunque residuale, in funzione di supplenza della carenza o dei limiti finanziari

dell’intervento pubblico, ma offre un valore aggiunto, in termini di coinvolgimento dei

cittadini e delle società locali, di radicamento sul territorio, di saperi derivanti

dall’esperienza e dal contatto con i beneficiari dell’intervento. Ragionare quindi in

termini di welfare comunitario significa riposizionare i servizi in un contesto di

intervento che si rivolge all’insieme della cittadinanza e non si preoccupa di garantire

solo condizioni minimali di vita alle aree del disagio e della marginalità sociale. Tutto

ciò ci porta a considerare la comunità locale non come “luogo neutro”, ininfluente

rispetto all’evolversi dei servizi ma, al contrario, come “soggetto attivo e partecipante”

che con i suoi comportamenti concorre alla determinazione della quantità e della

qualità dei servizi e, perciò stesso, contribuisce attivamente a migliorare le possibilità di

successo degli interventi. Inoltre una solida relazione con i diversi soggetti del territorio

può arricchirci di elementi che ci aiutano a leggere la realtà e i bisogni in modo

integrato, limitando in questo modo i rischi di autoreferenzialità. Tutto ciò si concretizza

in un’azione sempre più consapevole di costruzione di relazioni e di legami sociali e nel

tentativo di attivare anche i cittadini nella gestione dei problemi collettivi.

Sul piano operativo, quello che riteniamo sia l’elemento saliente di questa proposta è il

modello del lavoro di rete che caratterizzerà l’approccio sia nelle situazioni di fragilità

familiare, sia nei processi di comunità, grazie allo sviluppo di reti di solidarietà locali.

Diventa così determinante la capacità di chiamare in causa e coinvolgere attivamente i

diversi soggetti, orientandoli verso la medesima finalità. La costruzione di “reti virtuose”

incrementa nei soggetti coinvolti fiducia reciproca e processi cooperativi, aumentando

la qualità e il grado di efficacia del lavoro sociale. Il lavoro di rete permette anche di

rendere visibili e di valorizzare le interdipendenze presenti fra i differenti attori sociali,

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Ambito territoriale 1 - Bergamo

Piano di zona 2012-2014 123

secondo il principio della sussidiarietà orizzontale e nell’espressione di una piena

cittadinanza di tutte queste componenti. In questo modo si potenzia in loro la

percezione di essere in grado di rispondere a bisogni e problemi locali (empowerment

di comunità). Il territorio è il contesto di riferimento dell’intervento, in una visione più

complessa e articolata delle risorse a cui poter attingere, e nella consapevolezza che

spesso le risorse familiari attivabili non sono sufficienti per garantire un ambiente di

sviluppo sufficientemente buono ai propri figli. L’ottica è sempre più orientata a mettere

in relazione le risorse familiari con quelle territoriali.

Le progettualità su cui si è investito nelle annualità passate e sulle quali nel corso della

prossima programmazione 2012-2014 l’area Minori e Famiglie intende proseguire sono

le seguenti:

Area Prima Infanzia

In questa prospettiva difficile ma comunque aperta, e nella quale l’investimento sulla

prima infanzia rimane comunque strategico e quindi cruciale rispetto all’insieme delle

politiche di sostegno alla genitorialità e alle famiglie, è necessario esprimere un alto

livello di attenzione e di progettualità rispetto ai bisogni nuovi di bambini e famiglie,

intessendo con razionalità e realismo reti ed alleanze indispensabili per affrontare

l'attuale situazione di difficoltà con priorità di intervento chiare e obiettivi proporzionati

al contesto.

Non si tratta di fare richiami generici e poco utili alla positività del lavoro di rete ma di

effettuare un’analisi realistica e di adottare con convinzione una strategia cooperativa

tra servizi educativi capace di alleanze forti, selettive e non retoriche. In primo luogo

vanno quindi individuati i punti rete da curare e saldare a livello di Ambito, mappando in

modo ragionato gli spazi di intersezione tra i diversi servizi 0-3 e 0-6 anni, presidiando

con cura e costanza gli aspetti che più si prestano a dar vita ad un investimento

condiviso e ad una relazione reciproca, duratura e produttiva tra servizi. In questo

modo la collaborazione tra servizi si traduce infatti in un vantaggio reciproco e in una

maggiore solidità dei singoli servizi, cui deve sempre più aggiungersi, come

indispensabile corollario e completamento, l'apertura di relazioni tra i servizi educativi e

la più ampia rete dei servizi e delle opportunità del proprio territorio per consentire di

corrispondere in modo davvero efficace ai bisogni che minori e famiglie esprimono.

In continuità con la precedente annualità e al fine di promuovere e sostenere la

genitorialità si è ritenuto importante avviare una progettualità specifica e condivisa

rispetto alla fascia d’età -9 mesi + 3 anni il più possibile integrata con i progetti dei

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singoli Comuni, all’interno del progetto “Verso un Servizio Minori e Famiglie associato

dell’Ambito 1 Bergamo”. A tal fine risulta necessario approfondire la conoscenza di

tutto ciò che si muove sui territori di riferimento in relazione alla fascia d’età presa in

considerazione, sia a livello istituzionale che più informale con l’intervento del privato e

dell’associazionismo. Negli ultimi mesi del 2011 questo processo ha iniziato a

diventare operativo attraverso alcune azioni che hanno coinvolto sia il Centro Famiglia

del Comune di Bergamo che i servizi all’infanzia degli altri Comuni dell’Ambito:

Progetto “Essere Mamma” che si pone le seguenti finalità:

estendere l’intervento a tutte le madri al primo figlio;

intervenire maggiormente sulla normalità garantendo un principio di equità;

attribuire maggiore visibilità al progetto raggiungendo il più possibile la popolazione

stimata;

valorizzare le risorse messe a disposizione dall’asl per migliorare l’integrazione

socio sanitaria del progetto;

costruire una progettualità integrata, ottimizzando le risorse dei Comuni

dell’Ambito, dell’ASL e del Terzo settore.

In particolare il progetto persegue gli obiettivi di:

raggiungere precocemente le mamme al primo figlio residenti nei Comuni

dell’Ambito 1 Bergamo;

offrire l’intervento sanitario domiciliare da parte delle ostetriche garantendo il più

possibile la continuità assistenziale;

applicare il modello dell’empowerment e della modalità dell’offerta attiva;

intervenire su alcune situazioni di vulnerabilità attraverso un max di 3 interventi

educativi domiciliari;

valorizzare la rete territoriale dei servizi per la prima infanzia e predisporre canali

comunicativi preferenziali tra operatori ospedalieri e territoriali;

promuovere una cultura favorevole all’allattamento materno e sostenere le donne

che intraprendono tale pratica (dichiarazione congiunta OMS-UNICEF 1989).

Il progetto è finanziato in collaborazione con l’ASL di Bergamo.

Nell’anno 2011 sono state effettuate circa 300 visite ostetriche a domicilio.

Progetto “Essere Mamme”. Il progetto si presenta come una naturale prosecuzione del

progetto “Essere Mamma” all’interno di alcune sedi strategiche dei servizi educativi

presenti nella città e nei Comuni dell’Ambito. Si pone l’obiettivo di accompagnare e

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sostenere le mamme durante il periodo di allattamento, insieme alle ostetriche del

progetto “Essere Mamma” e alle educatrici degli spazi gioco per creare una rete che

faccia sentire meno sole e permetta di creare nuove amicizie e sostegno tra

neomamme. Il progetto oltre a permettere a gruppi di mamme di incontrarsi,

confrontarsi e orientarsi durante la prima fase di puerperio, permette di avvicinare le

madri ai servizi all’infanzia, rendendo maggiormente visibili le proposte fruibili

successivamente.

Corsi di massaggio infantile. Si è avviata la sperimentazione di alcuni corsi di

massaggio infantile destinati alle mamme con bebè da 0-10 mesi, decentrati sia negli

Spazi Gioco della città, che nel Centro Famiglia. Nel corso del 2012 è previsto un

ampliamento dell’offerta attraverso un percorso presso lo Spazio Gioco di Torre

Boldone e successivamente su quello di Sorisole. E’ possibile prevedere di allargare

anche all’Ambito l’iniziativa, grazie alla collaborazione con il Consultorio Scarpellini,

che offre la prestazione dell’insegnante AIMI.

Bimbo a bordo … dalla coppia alla famiglia. E’ un progetto dell’ASL gestito da uno

psicologo del Consultorio e supportato da un’educatrice del Centro Famiglia. Il

percorso è destinato ai neogenitori, per accompagnare la coppia nel cambiamento che

il figlio in arrivo porta all’interno della famiglia. Il progetto, attualmente realizzato presso

un servizio della Rete Cittadina degli Spazi Gioco, consente l’accesso anche ai genitori

dell’Ambito.

Coordinamento degli Spazi Gioco di Ambito. Sono presenti nell’Ambito nove spazi

gioco (cinque nella città e quattro nei Comuni di Gorle, Torre Boldone e Sorisole).

Relativamente a tutto il comparto relativo all’area infanzia nel corso del 2012 si

intendono intraprendere e/o progettare l’ampliamento di ulteriori azioni/proposte.

In particolare:

Newsletter. Da gennaio 2011 è stata avviata una newsletter quindicinale informativa su

tutte le opportunità per genitori, famiglie e bambini (da 0 a 11 anni) del Comune di

Bergamo. Attraverso la collaborazione con il Centro Incontra, che ne cura la

preparazione e distribuzione, si intende allargare l’iniziativa a tutto l’Ambito con una

particolare attenzione alle iniziative per genitori e famiglie con figli nella fascia 0-3 anni.

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Percorsi di formazione per genitori. L’apertura delle interlocuzioni con referenti

istituzionali e non dei Comuni dell’Ambito per la raccolta delle iniziative da promuovere

attraverso la news-letter permette inoltre di raccogliere informazioni circa alcuni temi

“caldi” e di particolare interesse per le famiglie ed i neogenitori. Diventa così possibile

progettare alcune serate formative da proporre itineranti sui comuni con il

coinvolgimento di risorse in stretto collegamento con le attività del Centro Famiglia o

di risorse competenti presenti sul territorio.

Lettera nuovi nati. A partire da febbraio 2012 sarà inviato alle famiglie dei nuovi nati un

volantino, inserito in una lettera di benvenuto, contenente le informazioni sui progetti

rivolti all’infanzia e alla neogenitorialità accessibili ai residenti dell’Ambito, gli eventuali

contributi economici offerti a livello comunale, i servizi all’infanzia presenti sui territori di

riferimento, alcune note sulla legislazione a favore della maternità e le modalità per

ricevere ulteriori informazioni attraverso l’iscrizione alla newsletter.

Sportello di counselling genitoriale. Lo sportello offre gratuitamente incontri di

consulenza leggera (almeno tre) ai genitori che necessitano di un consulto psico-

pedagogico nella relazione con i figli di età compresa tra 0-11 anni. Lo Sportello attivo

presso il Centro Famiglia sarà allargato anche ai genitori degli altri Comuni dell’Ambito.

Attualmente sono presenti due consulenti per quattro pomeriggi ogni lunedì del mese

messi a disposizione del Consultorio diocesano Scarpellini.

Piano Nidi. I Comuni di Bergamo, Gorle, Sorisole e Torre Boldone hanno aderito al

piano nidi 2010-2013 che prevede un incremento di n. 204 posti-bambino nel sistema

dei nidi convenzionati per il triennio. Per l’attuazione di tale Piano sono stati stanziati

all’Ambito 1 la quota complessiva di Euro 517.469,00.

Percorso verso l’accreditamento. Si prevede la formazione e l’informazione costante

rivolta ai gestori e ai coordinatori dei servizi per l’infanzia sul territorio, finalizzata a

costruire le condizioni per un proficuo rapporto pubblico/privato nel quadro della

procedura per l’accreditamento. Il percorso non è una semplice formalità da espletare

in base alle indicazioni regionali, ma è una opportunità per la costruzione di un sistema

integrato e collaborativo di risposta ai bisogni dei genitori.

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Assistenza Domiciliare Minori e Famiglie Il servizio ADMF (Assistenza Domiciliare Minori e Famiglie) gestito in forma associata

dal 2005 ha portato alcune innovazioni che si sintetizzano:

Il passaggio da un lavoro centrato sul minore ad un’attenzione maggiore alla

famiglia.

La costruzione della rete di comunità.

Il lavoro in équipe multidisciplinare.

Il nuovo Servizio di ADMF si inserisce nel progetto denominato “Verso un servizio

Minori e Famiglie associato dell’Ambito 1 – Bergamo” ed è assicurato da una

convenzione triennale (2012-2015) tra i Comuni di Bergamo, Orio al serio, Ponteranica,

Sorisole, Torre Boldone e l’Istituzione per i Servizi alla persona del Comune di

Bergamo dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo e prevede l’affidamento del servizio con il

sistema della co-progettazione.

Il Servizio è articolato in tre tipologie d’intervento: assistenza domiciliare minori,

progetti territoriali e incontri protetti negli spazi neutri.

Il servizio associato di assistenza educativa domiciliare minori e famiglie viene

finanziato, attraverso risorse proprie dei Comuni sottoscrittori, il finanziamento FNPS L.

328/00, nonché il finanziamento FSR (Fondo Sociale Regionale).

Di seguito sono riportati i dati relativi all’ultimo triennio

Comune Bergamo 2009 2010 2011

ADM n. minori 18 21 26

IP n. minori 14 17 14

Altri Comuni di Ambito 2009 2010 2011

ADM n. minori 13 10 10

IP n. minori 4 6 9

Extrascuola

Un impegno diffuso – con la finalità di “aiutare nei compiti”, “far star bene i ragazzi”,

“sviluppare collaborazioni nella comunità”, esprime un potenziale educativo e delinea

sfide sul piano civile e dei rapporti intergenerazionali.

Anche per quanto riguarda l’Ambito 1 - Bergamo l’esperienza dell’Extrascuola

rappresenta una progettualità interessante in quanto nel 2010 sono stati censiti 45

progetti che coinvolgono circa n. 2.000 minori (prevalentemente della scuola primaria)

e circa 500 adulti tra volontari e operatori.

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Nel corso dello scorso triennio è stato garantito il coordinamento dell’Extrascuola

mediante incontri trimestrali con i referenti delle progettualità attive nei Comuni

dell’Ambito 1 – Bergamo e la realizzazione di un percorso formativo annuale rivolto ai

volontari, al fine di creare sinergia e integrazione fra le diverse esperienze.

Si è inoltre predisposto, all’interno del percorso/tutoring dei referenti d’Ambito

promosso dal Settore Politiche Sociali della Provincia, il vademecum e il sito web

provinciale degli extrascuola.

Le comunità di apprendimento, nate spontaneamente devono essere curate e coltivate

con risorse, scambi di idee e competenze, realizzando piccole imprese educative. Per

questo è importante che nel prossimo triennio si garantisca:

Una funzione di promozione culturale nel territorio sui temi della corresponsabilità

educativa degli apprendimenti.

La valorizzazione del ruolo dell’ente locale, rispetto a compiti di governance e di

sviluppo del protagonismo delle famiglie, dei ragazzi, della comunità, in un rapporto

complementare di risorse professionali e di volontariato.

Il mantenimento del raccordo attraverso un referente tecnico dell’Ufficio di Piano.

L’offerta di forme di accompagnamento ai servizi nella costruzione di un sistema

integrato tra scuola, extrascuola e territorio.

La prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici di

Piano.

Progetto di intervento coordinato ad ampio livello a sostegno delle donne maltrattate Il progetto, promosso dall’Associazione Aiuto Donna in raccordo con l’Ambito 1-

Bergamo, offre sostegno alle donne maltrattate, sia attraverso un’ azione diretta di

affiancamento sia attraverso la creazione di reti qualificate e solidali in grado di

supportare l’azione di coloro che, direttamente o indirettamente vengono a conoscenza

della violenza perpetrata e a contatto con le vittime. In particolare, il progetto si

propone di potenziare il coordinamento e il lavoro di rete degli interventi richiesti, anche

e soprattutto in stretta collaborazione con i Servizi sociali e con il Servizio Minori e

Famiglie dell’Ambito 1, attraverso le seguenti tipologie di azioni:

coordinamento dei volontari dell’accoglienza attraverso la supervisione dei casi in

carico e l’individuazione di un piano di aiuto mirato;

formazione degli operatori psico-sociali da parte di psicologi e avvocati, finalizzata

alla gestione delle situazioni di violenza subite da donne con e senza figli;

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consulenza agli operatori psico-sociali nella fase di presa in carico dei casi di

maltrattamento;

consulenza alle donne vittime di violenza attraverso incontri finalizzati a conoscere

la struttura psichica, le risorse ed eventuali patologie in atto;

servizi di accoglienza, counselling e sportelli stalking, rivolti alle donne che

subiscono violenza, finalizzati alla costruzione di una relazione fiduciaria con gli

operatori per intraprendere percorsi di emancipazione.

Consulenza legale L’Ambito ha attivato dal 2008 un servizio di consulenza legale concernente situazioni

relative a soggetti minorenni con implicazioni giuridiche di particolare complessità,

previa l’attività di filtro da parte degli operatori sociali. Il servizio si esplica attraverso il

supporto tecnico, anche di gruppo, agli operatori (assistenti sociali, educatori e

psicologi) del Servizio Tutela Minori dell’Ambito 1 in merito a quesiti, problematiche

emergenti o temi ricorrenti nelle prassi operative, nonché attraverso consulenza

telefonica ed online.

In particolare sono stati sottoposti allo studio legale:

quesiti relativi alla residenza e al trasferimento di minori;

consulenze su adozioni di minorenni, ricongiungimento familiare e rapporti parentali;

studi relativi alla privacy, maltrattamento di minori, pignoramento presso terzi;

ordini di protezione;

incontri in sede per minori non accompagnati.

Accoglienza e affidi Il lavoro avviato sul Servizio Minori e Famiglia di Ambito ha permesso nel corso

dell’ultima triennalità un maggiore coinvolgimento del Servizio Affidi del Comune di

Bergamo e del Servizio Affidi gestito in forma associata e in co-progettazione per i

Comuni di Torre Boldone, Sorisole, Gorle e Orio al Serio, nella lettura dei bisogni e

nello sviluppo di azioni il più possibili integrate con il territorio.

Per quanto riguarda il tema dell’accoglienza la gestione a livello di Ambito prevede la

realizzazione di una progettualità che veda i due Servizi Affidi lavorare insieme

integrando competenze, strumenti e risorse e che contempli al suo interno due azioni:

una più specifica legata al tema dell’affido e una legata al tema della promozione della

genitorialità sociale.

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L’affido familiare è un intervento sociale che permette il supporto di minori e famiglie in

difficoltà, attraverso la disponibilità di famiglie accoglienti, l’attivazione delle comunità

locali interessate, che porta con sé un elevato valore simbolico, e il supporto di diversi

soggetti, professionali e non.

La promozione di genitorialità sociale, intesa come sviluppo di responsabilità sociali ed

educative da parte degli adulti nei confronti delle giovani generazioni che vi abitano,

coinvolge le famiglie e tutti i soggetti che in un territorio si occupano della crescita dei

minori: scuola, agenzie sportive, realtà aggregative, oratori. La promozione della

genitorialità sociale è da intendersi come un patto intergenerazionale finalizzato a

promuovere e sostenere la crescita dei minori nonché a rinforzare i legami sociali e la

mutualità tra famiglie. Le esperienze di mutualità familiare sono l’espressione di una

rete di solidarietà nella quale si mettono in gioco le risorse genitoriali per rispondere ai

bisogni di sostegno e di cura dei minori. Questo processo ha bisogno di promozione e

alimentazione attraverso azioni mirate sul versante formativo, progettuale e

organizzativo di cui sono modello le reti familiari.

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5.8. AREA ADOLESCENTI E GIOVANI Per quanto riguarda quest’area le azioni attivate sono state prevalentemente negli anni

2009/2010, progetti e azioni che hanno avuto per premessa forti collaborazioni

interistituzionali di territorio. Nello specifico:

Forme del disagio, progetto rivolto alla fascia preadolescenziale, sostenuto

dall’Ufficio scolastico per la Lombardia e dall’Asl con la finalità di individuare

un’efficace condivisione di esperienze e strategie con il gruppo di docenti degli

Istituti comprensivi del territorio.

Voglio trovare un senso, progetto teso alla realizzazione di azioni per la

promozione di condizioni favorevoli nel triennio della scuola secondaria di

secondo grado.

“2You due volte ragazzi” progetto volto al contenimento della dispersione

scolastica, promosso dall’Ufficio scolastico per la Lombardia, con l’attivazione di

percorsi individuali e di attivazione dei referenti interni alle singole scuole.

www.giovani.bg.it, si è regolarmente garantito il mantenimento tecnico del sito

del sito portale di Ambito per le politiche giovanili.

Proposte formative per genitori realizzati nei quartieri di Loreto, San Paolo, San

Tomaso e Monterosso di Bergamo, per il coinvolgimento nella progettazione

delle reti sociali di territorio e di sviluppo di metodologie di partecipazione attiva

dei genitori. Si sono altresì realizzati due ulteriori proposte di formazione per

genitori nei comuni di Ponteranica e Sorisole e nel comune di Torre Boldone.

Giovani Card e sito collegato, progetto indicato tra le priorità è stato portato a

compimento per tutta la triennalità.

Spazio Informagiovani del Comune di Bergamo, per proseguire un’azione di

condivisione tra Istituti comprensivi (scuola secondaria di primo grado) con la

partnership del Ufficio scolastico della Lombardia sui temi dell’orientamento alle

scelte.

Nell’anno 2011 la progettualità sull’area adolescenti e giovani ha visto un rallentamento

rispetto alle azioni a livello di Ambito anche se ogni Comune/territorio ha attivato

attenzioni specifiche rispetto a quest’area e per quanto possibile in azione integrata.

Certamente risulta centrale la considerazione della specificità geografica e anagrafica

dell’Ambito, elemento prioritario di ogni programmazione e progettazione, soprattutto

tenendo conto delle caratteristiche della accentuata mobilità territoriale di giovani e

adolescenti. Una mobilità che rende ineludibile una considerazione puntuale del

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capoluogo in termini di polo attrattivo in funzione dell’offerta formativa e delle proposte

in sostegno al percorso di crescita e di sviluppo del progetto di vita degli adolescenti e

giovani. Per la prossima triennalità risulta essere attenzione prioritaria promuovere un

processo che, anche in funzione delle effettive risorse disponibili e della sostenibilità

dei processi stessi, valorizzi l’esistente, in termini di servizi e progetti sperimentati e in

atto, puntando sulla promozione di funzioni più che sull’apertura e avvio di nuovi

servizi. Tutto concorrendo attivamente alla valorizzazione sussidiaria del rapporto

potenziale tra pubblico e privato. In questo quadro, e sulla scorta anche delle

esperienze maturate in questi anni, pare opportuno articolare lo sviluppo di attenzioni e

programmazioni a livello di ambito attorno a quattro polarità: politiche info orientative,

prevenzione, formazione e lavoro.

Politiche info orientative

Il supporto alla scelta nelle fasi delle transizioni giovanili risulta processo

particolarmente delicato, soprattutto in questi anni di crisi economica. L’esperienza

dell’Informagiovani di Bergamo, ed in particolare di alcuni progetti realizzati in supporto

a famiglie e ragazzi (Partenze intelligenti), che peraltro hanno già incrociato l’interesse

e l’attivazione di altri comuni dell’ambito, merita una potenziale riflessione sul ruolo

integrato di un sistema info orientativo di ambito che possa avvalersi delle strutture e

delle competenze realizzate e maturate, favorendo processi reticolari e capillari di

raccolta del bisogno e della domanda (espliciti e impliciti) di sostegno. Un sistema

connesso strutturalmente con il complesso sistema formativo cui accedono gran parte,

se non la totalità, dei ragazzi dei Comuni dell’Ambito, per favorire anche qui, le

opportune integrazioni istituzionali. Uno specifico sviluppo delle politiche info-

orientative dovrebbe poter assumere le indicazioni del DRR regionale n. IX/2508, in

tema di impulsi a sostegno dell’inserimento nel mondo lavorativo e dell’imprenditorialità

giovanile.

Prevenzione

I dati e le informazioni presentate, relative alla specifica area territoriale, evidenziano:

Le tendenze e l’evoluzione del fenomeno del policonsumo e del poliabuso.

I tassi di prevalenza e incidenza tossico-alcoldipendenza di utenti presi in carico

dall’u.o. sert di bergamo (oltre agli accessi di soggetti senza dimora, con problemi

legati all’uso di sostanze e all’abuso di alcol, anche provenienti da altri territori)

superiori alla media provinciale e più alti rispetto a tutti gli altri ambiti della provincia

di Bergamo.

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Consumi diffusi di sostanze, in particolare cannabinoidi tra i giovanissimi (con

abbassamento dell’età del target, considerando la giovane età che caratterizza

molti utenti presi in carico al sert in questo ambito), oltre a cocaina, nonché il ritorno

al consumo di eroina, frequentemente con modalità di assunzione considerate

inusuali.

L’eterogeneità dei consumi e delle prese in carico al sert considerando le fasce

d’età dei nuovi utenti presi in carico, a ulteriore conferma del fatto che le

problematiche connesse all’abuso di sostanze risultano trasversali tra giovani e

adulti e che, pertanto, gli interventi preventivi devono orientarsi in tal senso.

L’aumento del numero di utenti stranieri presi in carico al sert per problematiche

legate all’uso di sostanze e all’uso problematico di alcol.

L’aumento del numero di utenti presi in carico al sert per il trattamento di gioco

d’azzardo patologico.

Alla luce di questa lettura, si delinea necessario:

A. Avviare una stretta collaborazione tra il Dipartimento Dipendenze ASL, in

raccordo con la Commissione Prevenzione, e l’Ufficio di Piano, al fine di

valutare una possibile concertazione rispetto alla prevenzione delle

dipendenze. Obiettivo è la programmazione e la definizione di eventuali nuovi

interventi di prevenzione, in collaborazione con la rete dei Comuni e dei diversi

Soggetti attivi sul territorio.

B. Valorizzare l’investimento negli interventi di prevenzione universale e

incrementare gli interventi di prevenzione selettiva e indicata, tenendo in

considerazione di sviluppare una strategia interistituzionale condivisa (Ufficio di

Piano, Ufficio Scolastico Territoriale, ASL), a partire da un monitoraggio

riguardo le Politiche di prevenzione del territorio, per le scuole secondarie di I e

II grado.

C. Coinvolgere, in un ruolo attivo e competente, i Moltiplicatori di Prevenzione

(docenti, animatori, allenatori sportivi, ecc.) Sviluppando occasioni formative

che supportino i processi educativi e di crescita per bambini, preadolescenti,

adolescenti e giovani.

D. Consolidare e stimolare l’investimento su strategie di tipo educativo-

promozionali, life skills, sviluppo di comunità e riduzione del danno (già attive

nell’ambito), riducendo ulteriormente l’uso di strategie di tipo informativo.

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E. Considerare l’opportunità di attivare/implementare le iniziative – anche con il

coinvolgimento delle associazioni che già sul territorio lavorano nel settore –

volte all’integrazione della popolazione straniera, vista la presenza rilevante

nell’ambito di cittadini stranieri residenti, la popolazione minorile e studentesca,

le aumentate richieste di aiuto al SERT legate ai comportamenti d’abuso.

F. Valutare possibili sviluppi di attività preventive nell’ambito dei locali e contesti

del divertimento (bar, pub, feste estive).

G. Un ulteriore fronte di condivisione progettuale è rappresentato dal dare

continuità alle attività di formazione adulti, rivolte a genitori di adolescenti e

giovani, che hanno permesso di sperimentare in programmazioni congiunte e

monitorate modelli innovativi e complementari.

Formazione

La programmazione di Ambito di strategie formative rivolte in particolare alle famiglie di

ragazzi adolescenti mira ad una più efficace calendarizzazione delle attività, ad un

maggior e più raffinato monitoraggio degli esiti delle proposte formative, oltreché ad

una maggiore complementarietà di modelli (modelli informativi e modelli laboratoriali)

ed è premessa di un lavoro svolto in sinergia tra istituzioni. Un piano formativo di

Ambito rivolto alle tematiche relative al rapporto con figli preadolescenti e adolescenti,

tanto sul fronte delle attenzioni preventive (dipendenze, sessualità, disturbi alimentari,

fattori di rischio) quanto su quello delle componenti relazionali (conflitto, affettività,

socialità, ruoli) procede da una integrazione tra le proposte degli sportelli privati e

pubblici e dalla valorizzazione delle competenze e delle linee guida isitituzionali, e si

può avvalere di risorse specificatamente dedicate alla famiglia, già materia di sviluppo

intercomunale.

Anche in relazione ai criteri promossi dalla Regione in termini di linee di indirizzo della

governance delle politiche giovanili in Lombardia, risulta premessa necessaria e

opportuna una capacità conoscitiva della realtà territoriale che deve prevedere

adeguate analisi dei bisogni e rispondenza ad essi degli interventi.

Tale sviluppo mira ad un coinvolgimento, a più livelli, del territorio e delle realtà

presenti, a cominciare dall’Asl, dalla Diocesi, dal Terzo settore, dall’associazionismo

giovanile, dalle rappresentanze del mondo economico e produttivo.

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Lavoro

Il problema del lavoro per le fasce giovanili, con il permanere della crisi economica, sta

diventando un’urgenza anche nella nostra provincia, territorio che fino a pochi anni fa

aveva visto la questione solo marginalmente, per determinate categorie di lavoratori o

in zone ben definite. Negli ultimi anni il dato nazionale aggiornato al 1° febbraio 2011

riporta una percentuale del 29% di ragazzi tra i 15 e 29 anni che sono disoccupati (dato

ISTAT), di questi, circa due milioni non studiano, non lavorano e non cercano

occupazione (dati CENSIS). Il dato provinciale evidenzia che, nell’anno 2009, i giovani

con meno di 24 anni in cerca di un lavoro sono l’11,6% (fonte ISTAT), dato inferiore

alla media regionale (18,5%) ma comunque in crescita. Poiché le risorse sono sempre

più scarse, e sul tema del lavoro e dell’accesso i soggetti coinvolti sono diversi e

talvolta distanti, è necessario ragionare sulle esigenze e sulle possibili risposte in modo

coordinato.

Le azioni che si intendono valutare per eventuali sviluppi progettuali devono riguardare:

L’accesso al mondo del lavoro, garantendo servizi di supporto che diffondano la

logica della formazione continua, della ricerca attiva del lavoro, dell’analisi delle

competenze e delle scelte professionali conseguenti; risulta necessario stringere

patti e sperimentare buoni prassi anche con il mondo della scuola e della

formazione, al fine di preparare i giovani alle prime esperienze di lavoro.

La mobilità nel mondo del lavoro, attraverso percorsi di riqualificazione e di

supporto nel transito tra diverse occupazioni, anche mediante la sperimentazione

di “periodi di prova” accompagnati e supportati.

L’autonomia e l’inventiva lavorativa, come supporto ai percorsi di creatività

finalizzati alla nascita di attività imprenditoriali per i giovani.

La connessione tra giovani in cerca di lavoro e il mondo dell’impresa familiare “in

crisi di identità”, ipotizzando servizi che rapportino tra loro artigiani prossimi alla

dismissione di attività, senza “successori” definitivi, e giovani che vogliono

sperimentarsi.

La riscoperta di alcune attività tradizionali che rischiano di scomparire ma che

sono ancora attuali lavorando per tramandare competenze e capacità che

rischiano di scomparire.

Sintetizzando quanto espresso, per il prossimo triennio s’ intende consolidare e

implementare il lavoro fin qui svolto, valorizzando competenze umane diversificate, sia

professionali che territoriali, con la compartecipazione di soggetti diversi nelle decisioni

e nella corresponsabilità delle scelte e delle azioni.

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Si ritiene quindi opportuno proseguire nell’investimento del Servizio Minori e Famiglie

di Ambito che si traduce in:

Area prima infanzia: attraverso lo sviluppo e mantenimento delle collaborazioni e

azioni in essere sulla neo-genitorialità;

Area tutela minori: consolidamento del lavoro di territorio/ formazione degli

operatori/ investimento sul tema affidi e accoglienze leggere;

Area adolescenti e giovani: avvio di un percorso e una progettualità condivisa con

temi specifici rispetto ai temi delle politiche info orientative, della prevenzione, della

formazione e del lavoro. Si ipotizza anche l’avvio di un sottogruppo specifico

relativo all’area che tenga uno stretto raccordo con il Tavolo Minori e Famiglia.

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5.9. AREA TRASVERSALE

5.9.1. Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo

Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo (SIIL) è un servizio di consulenza,

accompagnamento, facilitazione all’integrazione lavorativa di persone svantaggiate,

attraverso percorsi che mirano a conciliare i bisogni personali dell’utente con le

necessità produttive del territorio, ponendosi in modo trasversale a tutte le aree di

intervento. Il SIIL è un servizio di secondo livello in quanto risponde alle richieste dei

servizi sociali di base (non è previsto l’accesso diretto al SIIL) e si rivolge ai cittadini

residenti nell’Ambito di Bergamo, iscritti al collocamento mirato della Provincia L. 68/99

o in situazione di svantaggio ai sensi della L. 381/91 che, su segnalazione dei servizi

sociali e dei servizi specialistici, necessitano di un accompagnamento per la

realizzazione dell’inserimento lavorativo. Attualmente questo servizio orienta gli utenti

verso percorsi individuati con gli enti e i soggetti del territorio iscritti all’Albo dei servizi

accreditati dall’Ambito territoriale.

Il voucher di inserimento lavorativo, utilizzato dal SIIL per integrare i percorsi promossi

con la Provincia di Bergamo attraverso i bandi della L. 13/2003, si struttura su quattro

tipologie d’intervento:

Osservazione in situazione.

Tirocinio lavorativo.

Tutoraggio e borsa lavoro.

Mantenimento.

Di seguito una visione d’insieme sui dati raccolti negli anni 2009-2011 dal SIIL:

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Piano di zona 2012-2014 138

Cittadini presi in carico dal servizio

2009 2010 2011

Comune TOT F P S M TOT F P SS TOT F P S M

Bergamo 7 4 4 2 1 33 13 17 3 36 15 10 9 2

Orio al

Serio

1 0 0 0 0 2 1 1 0 2 1 1 0 0

Gorle 2 2 0 0 0 3 1 2 0 4 3 0 1 0

Torre

Boldone

2 0 2 0 0 4 1 3 0 2 0 2 0 0

Ponteranica 1 0 0 0 1 2 1 1 0 2 2 0 0 0

Sorisole 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Totale 14 6 6 2 3 44 17 27 3 46 21 13 10 2

Nota: F= fisico; P= psichico; S= svantaggio; M = mista

Consulenze

Comune 2009 2010 2011

Bergamo 7 12 15

Gorle 0 0 1

Ponteranica 0 2 1

Sorisole 0 2 0

Totale 7 16 17

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Incontro con operatori dei servizi

Operatori 2009 2010 2011

A.S Sociali di base 30 30 38

A.S. Psichiatria 35 16 23

Enti Accreditati 15 17 25

A.S. Sert 9 2 2

Equipe integrata CPS - SIIL 5 5 2

Tavolo Legge 13 9 9 10

TOT 103 79 99

Nel triennio l’équipe del servizio ha rivolto molta attenzione al sistema, agli strumenti,

alle segnalazioni pervenute dai vari servizi, alla presa in carico e al tipo di azioni che

l’impianto dei voucher ha attivato con le risorse disponibili. Le riflessioni e i confronti,

proposti ai Tavoli di lavoro rispetto ai temi della disabilità e della psichiatria, hanno

evidenziato il bisogno del cambiamento sia nel sistema sia nell’impianto dei voucher.

In particolare, si rilevano i seguenti aspetti:

La non corrispondenza tra l'impianto del servizio e le caratteristiche attuali del

bisogno. Infatti, in base alla strutturazione del sistema in atto viene richiesto

l'accompagnamento dell’utente per l’intera durata del progetto, partendo

dall’osservazione iniziale, costituita da tirocini in contesti protetti, fino

all’inserimento lavorativo in azienda, ma in realtà l'ultima fase del processo non

riesce a raggiungere l'obiettivo. La ricerca aziende, così come prevista nella

fase progettuale, non trova riscontro oggettivo. Lo scauting e l'abbinamento tra

postazione lavorativa e invalido resta per l'équipe del servizio una mancanza.

Ciò ha comportato una limitazione dell’intervento di inserimento lavorativo del

SIIL alle sole fasce di utenti appartenenti alle categorie protette della L. 68/99,

mentre per l’utenza svantaggiata e certificata, ma senza invalidità, è stato

possibile solo effettuare tirocini osservativi o di formazione al lavoro. Per

migliorare le prestazioni del servizio, sarebbe opportuno modificare l’assetto

attuale dell’équipe del SIIL, inserendo la figura del mediatore aziendale che

lavori sulla mappatura delle aziende del territorio ricercando contesti e mansioni

idonee all’inserimento lavorativo. Tale proposta potrebbe rendere più efficace

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l'intervento e consentirebbe l'allargamento del bacino d'utenza, dando la

possibilità di sperimentare progetti di inserimento lavorativo anche per persone

con svantaggio certificato, e non iscritti al collocamento mirato, elemento che il

territorio e i servizi psichiatrici ci chiedono da tempo.

Il SIIL, in collaborazione con il Piano Provinciale Disabili, ha raccolto circa 200

schede professionali di invalidi iscritti agli elenchi della L. 68 e di segnalazioni

pervenute dal territorio dell'Ambito 1 al fine di ottenere indicazioni più precise

sulla tipologia del bisogno. Ciò che è emerso è che l' utenza segnalata e presa

in carico spesso risulta poco idonea all'inserimento lavorativo; infatti durante i

colloqui di orientamento vengono alla luce altri bisogni che richiedono

l'intervento di servizi diversi (presa in carico dei servizi psichiatrici, progetti

socio – occupazionali ecc.).

A tal proposito risulta opportuno instaurare una più stretta collaborazione con le

assistenti sociali e gli operatori dei servizi sociali di base del territorio coinvolti nella

gestione di alcuni aspetti legati alle fragilità dell’utenza (operatori del Fondo Famiglia e

Lavoro, operatori che gestiscono la fascia della grave emarginazione). Il SIIL infatti

potrebbe offrire loro una consulenza mirata e specifica sui pre-requisiti fondamentali ad

un’idoneità lavorativa della persona sia essa disabile che svantaggiata e fornire

approfondimenti e informazioni sugli strumenti a disposizione e sulla normativa rispetto

alle politiche attive del lavoro.

Dopo aver concordato un Protocollo d’intesa con la Psichiatria e definito prassi di

segnalazioni chiare con i servizi di base, si è precisato meglio il ruolo dell’équipe e

delle funzioni mancanti ( affidate attraverso il sistema voucher agli enti accreditati ) al

raggiungimento di risultati più importanti. Il mediatore aziendale e il tutor educativo

sono risultati essenziali al SIIL, pertanto si è proposta una rivisitazione del progetto e

degli strumenti fin qui utilizzati.

Il cambio di prospettiva dovrebbe rendere più efficace l’ individuazione di percorsi di

tirocinio in azienda e la verifica del percorso. Da qui la proposta di una equipe che

possa, grazie alle diverse componenti coinvolte ed una gestione attenta ed oculata,

garantire alti livelli di risposta con un uso contenuto di risorse. L’idea è offrire una

progettualità nuova, personalizzata, applicabile attraverso interventi e servizi

consequenziali che hanno come esito il bilancio di competenze che viene condiviso

anche con il Servizio Sociale inviante e che determina la fattibilità e l’eventuale

collocazione nel mercato del lavoro protetto o no della persona, nonché la definizione

degli obiettivi del percorso. La promozione di una nuova modalità diversa di rapporto

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tra ente pubblico e privato sociale per la gestione dei servizi, come peraltro risulta

essere la co – progettazione, risponderebbe a queste esigenze, coinvolgendo i diversi

servizi in una rete di relazioni interdipendenti, dove tutti sono chiamati ad un ruolo di

cogestione responsabile e propositivo, e i livelli di sinergia, efficienza ed efficacia

possono evolvere in meglio.

I servizi al lavoro si occupano di un tema “caldo” che rende ancor più urgente e

necessario un nuovo modello di interazione tra le parti, al fine di intervenire in modo

sempre più organico in tutte le fasi della individuazione dei problemi, elaborazione di

possibili soluzioni e applicazione delle stesse. L’alternativa, ove si decidesse di non

muoversi in questa direzione, è di andare verso servizi sempre più residuali e scollegati

dal sistema, quindi con una ridotta possibilità di fornire risposte credibili e sostenibili

alle istanze che provengono dagli utenti, dai territori e dai decisori politici e sociali.

Si sta definendo un protocollo operativo tra gli Ambiti di Bergamo e Dalmine per la

formulazione di un servizio unico sovra-Ambito composto da un’equipe unica con ruoli

e funzioni condivisi, data la partecipazione di entrambi gli Ambiti allo stesso tavolo L.

13/2003 in cui vengono condivise modalità organizzative, strumenti, operatori e si

collabora con i medesimi servizi specialistici e di formazione con l'individuazione di

alcune priorità d'azione condivise volte a:

Sviluppare e allargare il servizio d’inserimento lavorativo indirizzando gli

interventi a più fasce di cittadini con attenzione anche allo svantaggio dei

giovani.

Lavorare sulla mappatura delle aziende del territorio ricercando contesti e

mansioni idonee all’inserimento lavorativo attraverso l'introduzione della figura

del mediatore aziendale.

Costituire un fondo di ambito inerente le eventuali borse lavoro o altri contributi

corrisposti agli utenti sulla base dei progetti personalizzati di accompagnamento

lavorativo.

Offrire competenze e consulenze ai servizi sociali territoriali in tema di politiche

attive del lavoro; lavorare in raccordo con provincia e regione ed enti

competenti in tema di politiche del lavoro sulle normative e sugli strumenti

facilitanti la ricerca di postazioni di lavoro facilitare la partecipazione alla rete

della cooperazione di tipo a e b (favorire convenzioni 381 tra enti pubblici e

privati).

Fornire personale specializzato in tema di orientamento e in strutturazione di

percorsi di formazione on the job (es. Rispondere alla dispersione scolastica)

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gestire operativamente l’eventuale partecipazione degli ambiti territoriali ai

bandi provinciali L.R. 13/2003.

In termini di apertura al territorio e dell’individuazione dell’offerta di aziende disponibili e

interessate a collaborare, la possibilità di indagare sia sulla città (in termini di attività di

servizi prevalenti sull’Ambito 1) sia sulla provincia (n termini di attività produttive

(prevalenti sugli altri Ambiti) amplia la scelta e la possibilità di abbinamenti tra richiesta

e offerta.

5.9.2. Promozione di azioni integrate di supporto sul tema dell’Amministrazione di sostegno

La legge n. 6/2004 ha istituito l’Amministratore di sostegno quale nuova misura di

protezione giuridica, con la finalità di rappresentare e sostituire chi, a causa di

un’infermità o di una patologia, si trova nell’impossibilità anche parziale o temporanea

di provvedere ai propri interessi.

Nel corso del 2011 l’Ambito 1 ha sostenuto il progetto “Liberi Legami”, rivolto ad

individuare azioni territoriali sulle tematiche relative all’implementazione della figura

dell’Amministratore di Sostegno, riconoscendo la necessità di realizzare un sistema

efficace di protezione giuridica, che coinvolga a nuove responsabilità tutti i soggetti

chiamati dalla legge stessa: la famiglia, la società civile, gli enti pubblici e gli enti

privati.

In collaborazione con le istituzioni coinvolte (ASL – Ambito 1 – Associazioni) nella

prossima programmazione si intendono perseguire i seguenti obiettivi:

Rafforzamento della capacità del Terzo settore di occuparsi di auto tutela,

favorendo in particolare la nascita e il consolidamento di reti a livello provinciale

tra le associazioni interessate alla piena attuazione della legge, così da

assicurare un corretto e continuativo rapporto con le istituzioni pubbliche (ASL,

Comuni, Giudici Tutelari).

Attuazione di interventi di coinvolgimento dei componenti del sistema di

protezione giuridica attraverso azioni di informazione, sensibilizzazione e

formazione differenziati a seconda dei territori e dei soggetti a cui sono rivolti;

raccolta e analisi dei bisogni dei territori; orientamento e consulenza;

coordinamento della rete.

Valutazione della possibilità di costruire delle collaborazioni tra l’Ufficio di Piano,

l’Ufficio Tutele e Curatele del Comune di Bergamo, l’Ufficio di Protezione

Giuridica dell’asl, le altre realtà territoriali, la Cooperazione Sociale e tutte le

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associazioni che sul territorio si occupano di protezione giuridica. Tale rete

deve porsi come riferimento per gli operatori sociali del territorio e deve allo

stesso tempo fornire supporto al volontariato per la costituzione di un elenco

dinamico di ADS, attivare percorsi formativi rivolti agli operatori sociali e

volontari, tenere monitorati i dati relativi ai bisogni emergenti.

5.9.3. Sistema informativo di Ambito L’emanazione della legge 328/2000 ha comportato la necessità di lavorare in gruppi

eterogenei e tematici, e contestualmente di operare su documenti coerenti ed

omogenei, in modo da condividerne ai vari livelli la diffusione e l’informazione. Infatti, è

sempre più pressante l’esigenza di disporre di dati attendibili, di effettuare complesse

rendicontazioni periodiche e di monitorare ogni aspetto economico-finanziario e di

risultato. Vi è quindi la necessità di individuare uno strumento di supporto che agevoli

le procedure operative, la coerenza dei dati e la condivisione degli stessi; inoltre lo

strumento deve essere in grado di fornire specifiche soluzioni per la rendicontazione, il

monitoraggio di tutte le numerose attività operative.

Partendo da questi presupposti di contesto, in data 12 Maggio 2009 l’Ambito 1 –

Bergamo ha approvato il protocollo d’intesa per l’estensione dell’applicativo SISS

(Sistema Integrato dei Servizi Sociali), in dotazione al Comune di Bergamo per le

prestazioni socio assistenziali, agli altri Comuni dell’Ambito. In fase di sperimentazione

l’applicativo è stato esteso limitatamente alle prestazioni sociali gestite a livello di

Ambito, riservandosi la valutazione successiva per la condivisione dei servizi relativi

alle prestazioni erogate a livello di singolo Comune, considerato la vigenza negli stessi

di propri regolamenti che definiscono l’erogazione delle prestazioni sociali.

Dopo una attenta analisi delle prestazioni in carico agli Ambiti si è provveduto a

realizzare i seguenti moduli operativi:

Segretariato sociale o cartella sociale.

Buoni sociali (Anziani, Assistenti Familiari, Disabili).

Voucher sociali.

Assistenza Domiciliare Minori e Famiglia e Incontri protetti.

Assistenza domiciliare educativa disabili.

Gestione modulistica Fondo Sociale Regionale.

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Il programma SISS 328 web ha permesso di gestire le erogazioni dei buoni sociali per

le diverse tipologie di utenza (anziani, assistenti familiari, disabili) attraverso una

graduatoria unica di Ambito; contemporaneamente i singoli Comuni hanno inserito i

dati relativi agli utenti in carico e descritto le problematiche sociali nell’apposita sezione

riservata. Infatti, il programma prevede sia una gestione singola che una a livello

centrale delle diverse prestazioni o moduli configurati dal sistema, in modo da permette

una visione simultanea e reale di tutti i dati dei Singoli Comuni.

Nell’ultimo anno l’attenzione si è focalizzata su due prestazioni in particolare:

il miglioramento, dal punto di vista descrittivo e funzionale, della cartella sociale

- modulo base, in cui sono contenute tutte le informazioni di carattere

anagrafico e di prestazioni relative all’utenza in carico;

il completamento delle schede relative all’assistenza domiciliare minori e agli

incontri protetti, in particolare l’inserimento dei nominativi e la gestione della

domanda relativa alla tutela minori. Attualmente il programma permette di

gestire in maniera centralizzata tutto l’iter delle due prestazioni sopra descritte,

dando la possibilità di compilare le domande a livello centrale per poi trasferire

tutta la documentazione ai comuni che hanno competenza sui casi inseriti.

Il programma prevede il collegamento diretto con il portale denominato Health Portal

dell’Asl della provincia di Bergamo, software destinato a gestire il flusso dei dati

sociosanitari integrati proveniente dagli Ambiti. Stante questa situazione nel

programma Siss web, che dovrà interfacciarsi con il nuovo gestionale unico. In tal

modo si propone di cercare una banca dati condivisa tra ASL e Ambito.