AMBIENTE / UN PARCO A CAGLIARI LA NUOVA SEDE DI … · potete dare un consiglio. Ho fatto tanti...

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ANNO XXXIV / N. 10 / OTTOBRE 2003 / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI CAGLIARI (TASSA RISCOSSA - TAXE PER˙UE) POSTE ITALIANE TARIFFA PAGATA DCO/DCCentrale/D.E./3139/02 DEL 25.03.2002 Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati ECONOMIA / Inaugurata a Sa Illetta CULTURA / Nel cinquantesimo anniversario della morte RICORDATO A PARIGI IL GRANDE COMPOSITORE LAO SILESU EMIGRAZIONE FASSONIS E CABALLITO PER IL GEMELLAGGIO TRA S. GIUSTA E PERU’ UN PARCO NELLA COLLINA DELLE SCORIE AMBIENTE / Scoperta una discarica a Porto Torres A CAGLIARI LA NUOVA SEDE DI TISCALI

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ANNO XXXIV / N. 10 / OTTOBRE 2003 / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI CAGLIARI (TASSA RISCOSSA - TAXE PERÇUE)POSTE ITALIANE TARIFFA PAGATA DCO/DCCentrale/D.E./3139/02 DEL 25.03.2002

Mensile della Regione Sardegnaper gli emigrati

ECONOMIA / Inaugurata a �Sa Illetta�

CULTURA / Nel cinquantesimo anniversario della morte

RICORDATO A PARIGIIL GRANDE COMPOSITORELAO SILESU

EMIGRAZIONE

FASSONIS E CABALLITOPER IL GEMELLAGGIOTRA S. GIUSTA E PERU'

UN PARCONELLA COLLINADELLE SCORIE

AMBIENTE / Scoperta una discarica a Porto Torres

A CAGLIARILA NUOVA SEDEDI TISCALI

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IL MESSAGGERO SARDO 3OTTOBRE 2003

Per poter rispondere alle domande degli emigrati sull'origine dei loro cognomi, tra le altre fonti, attin-giamo anche dal prezioso volume del prof. Massimo Pittau “I Cognomi della Sardegna - significato eorigine di 5.000 cognomi” (Carlo Delfino Editore, Sassari 1990).Per chi fosse interessato questo è l'indirizzo della casa editrice: Carlo Delfino editore,Regione Li Cadduffi, 07100 Sassari.

LE ORIGINI DEI COGNOMI

Dal Veneto desuleseabbraccia terra nataleCaro Messaggero Sardo,

mi chiamo Giovanni Gioi esono originario di Desulo(Nuoro). Ho 73 anni e abito aPortogruaro, cittadina del Ve-neto orientale. Ho lasciato ilmio paese nel 1951, animatodalla speranza di trovare al-trove condizioni di vita mi-gliori. Nel 1965 sono statopromotore di uno dei primi ra-duni, peraltro molto ben riu-scito, di famiglie sarde resi-denti nel Triveneto.

L’incontro ha avuto un se-guito positivo: quello di averfatto decollare la creazione dinumerosi circoli dei sardi a li-vello provinciale.

Da quel periodo, storico perme, ricevo ininterrottamenteil Messaggero Sardo. Ringra-zio il Direttore e la Redazioneper avermi dato la possibilitàin tutti questi anni di averenotizie della nostra indimenti-cata Sardegna, di cui sono in-guaribilmente nostalgico.

Sono Maresciallo dell’Eser-cito da tempo in pensione, at-tualmente privo della vista acausa di una grave malattia,ma sono sempre desideroso dicontinuare a ricevere il gior-nale e a tal proposito comuni-co il mio attuale indirizzo.Credetemi è duro sentirsi an-cora innamorati della propriaterra e dover vivere lontano.

Giovanni GioiVia San Urbano, 55

30020 Summaga di Portogruaro(Venezia)

Caro Gioi,abbiamo accolto il suo con-

tributo relativo all’incontrotra due desumesi così come,oltre al suo nuovo recapito,abbiamo aggiunto nell’indi-rizzario i corregionali di cuici ha indicato i nominativi.Grazie per le parole di stima ecomplimenti per la forzad’animo e la passione chedanno luce alla sua vita. Cor-diali saluti.

Omaggio alla Sardegnada lettore di GrondonaCaro Messaggero Sardo,

ovunque in Sardegna puoifiutare il mare e ovunqueguardo vedo rocce e pietre.Non c’è luogo che non ti trat-tenga ad osservare. Ovunquetransiti senti la salsedine, ilprofumo del mirto, del cisto,del lentisco, del rosmarino,della menta, della salvia edell’elicriso, dandoti anchela sensazione d’intravedereCristo. Lascio un bacio al-l’isola natia nel ricordarla miporta tanta allegria.

Nicolino MarrasVia San Colombano, 42

15060 Grondona(Alessandria)

Caro Marras,abbiamo pubblicato la sua

“finta” lettera che è in real-tà una poesia! Buone cose.

Collezionista cercavecchie macchinefotografichee cineproiettoriCaro Messaggero Sardo,

sono un anziano emigrato,invalido di guerra e del lavo-ro appassionato di antichemacchine fotografiche, pro-iettori cinematografici, filmcompresi (formato: 8, super8, 9,5, 16 e 35 mm) e intendo

BEBBUCaro Messaggero,

leggo sempre con piacere ilgiornale, specie la pagina del-la poesia sarda, alla quale vor-rei partecipare con quella cheallego da me composta, e vichiedo notizie sull’origine delmio cognome.

Bebbu PietroTivoli (RM)

Caro Bebbu,la poesia è stata passata ai

colleghi che si occupano ditale parte del giornale.

Noi ci limitiamo a risponde-re circa l’origine del suo co-gnome, che da quanto risultaprobabilmente deriva dall’ita-liano bebbo, vezzeggiativo ediminutivo di Alberto.

PINTUSCaro Messaggero,

da tanto non ricevo più ilgiornale, possibile che ancorasia spedito al mio vecchio in-dirizzo? Potrei sapere del miocognome?

Pintus MassimoAm Bruchgraben, 11

63110 JugesheimGermany

Caro Pintus,rinnovato il suo indirizzo,

pensiamo che ora possa legge-re con piacere il Messaggero.

Pintus è da considerare ilplurale di famiglia, di formacampidanese, di Pintu, corri-spondente a dipinto, pitturato,macchiato, participia passatodi pintare di derivazione lati-na (pinctare).

Si ritrova in varie pubblica-zioni del 1400 sardo.

SUCCUCaro Messaggero,

non vorrei perdere la possi-bilità di leggere il vostro bel-lissimo giornale, ora che cam-bio domicilio, di cui allego in-dirizzo.

Colgo l’occasione di cono-scere origini del mio cognome.

Succu GianniVia Molina, 4Cairate (VA)

Caro Succu,ovviamente speriamo che lei

faccia sempre parte dei nostrilettori.

Succu corrisponde al so-stantivo omologo indicante se-molino, granellini di pasta perminestre, non sicuro per di-scendenza; sembrerebbe de-scritto nel 1600 in quel del ca-gliaritano.

GAMBELLACaro Messaggero,

oltre che ringraziarti di cuo-re per le notizie che mi faigiungere della mia terra natia,ho una piccola grande curiosi-tà da soddisfare ed è quella diavere notizie circa l’originedel mio cognome. Inoltre vor-rei suggerirvi di trattare qual-che volta del paese di Siligo,di cui non ho mai trovato noti-zie nel giornale, paese natio dipoeti come Gavino Contini escrittori come Gavino Ledda edi celebri cantanti come MariaCarta.

Gambella PaoloVia Toneai, 8

33078 S. Vito al Tagliamento(PN)

Caro Gambella,circa Siligo facciamo di tut-

to per porre all’attenzione deilettori su tutti i paesi dellaSardegna, che sono tanti, e chepian piano verranno trattatinelle pagine del giornale. Atale proposito ci permettiamodi consigliare la visione di unsimpatico programma, che vain onda su Sardegna 1 Sat, cu-rato da Gennaro Longobardi,che quotidianamente esploraun paese diverso della Sarde-gna (nota va in onda da oltre 2anni). Gambella originerebbeda cambella e cambetta comedinimutivi di Camba (gamba,stinco). Lo troviamo ripetuta-mente descritto in EA, capito-lo del Codex DiplomaticusSardiniae, a nominare casatoassai illustre al tempo dei Giu-dici di Torres, con i quali eraimparentato ed appartennealla più antica nobiltà isolana.Non potevano macare le peco-re nere, e Gambella sono no-minati in Sassari, dal 1400,come gran maneggioni dellaamministrazione pubblica econ la Corte spagnola, ma an-che come capipopolo e feuda-tari di Sorso e Sennori, ed im-parentati con altere famigliearistocratiche. Nel 1700 nobi-li Gambella si ritrovano anchein Codrongianos.

costituire un Museo Fotoci-nematografico in Sardegna.

Chiedo gentilmente a chilegge il giornale, nell’isola ein continente, ed è in posses-so di qualche oggetto (fun-zionante oppure no), compre-si locandine e libri, che inten-de cedere di darne comunica-zione al mio indirizzo. Ov-viamente spero che non sianodoppioni di quelli finora col-lezionati.

Oreste ConiVicolo Prati de’ Pellati, 16

15073 Castellazzo Bormidatelefax 0131-270735

cell. 339-6838084

Caro Coni,nel ringraziarla per le gen-

tili parole rivolte alla Reda-zione le auguriamo che il suoprogetto abbia successo.

Emigrato in Olandacon casa a Olbia chiedepagare Ici prima casaCaro Messaggero Sardo,

sono emigrato in Olandadal 1957, domiciliato nel Co-mune di Buddusò (Sassari)ho comprato un appartamen-to a Olbia che resta vuoto tut-to l’anno. Pago l’ICI come sefosse una seconda casa, manon mi sembra giusto. Hoprovato a cambiare la resi-denza a Olbia ma mi è statodetto che deve essere fattol’accertamento della presen-za con un vigile ed è possibi-le che io sia in Olanda. Mipotete dare un consiglio. Hofatto tanti sacrifici per averela casa e il sogno di morirenella terra dove sono nato micosta tantissimo.

Giovanni Corazza

Caro Corazza,il suo purtroppo non è un

caso isolato. La maggiorparte degli emigrati si trovain questa difficoltà. Le consi-gliamo di rivolgersi diretta-mente al Sindaco di OlbiaSettimo Nizzi chiedendogliun colloquio o facendosi pre-cedere da una lettera. Glispieghi la situazione e glichieda un intervento affinchépossa eventualmente effet-tuare l’accertamento di do-micilio-residenza attraversoi Vigili Urbani quando lei,anche per pochi giorni, sitrova in Sardegna. Siamocerti che il Primo Cittadinodi Olbia saprà consigliarlela strada migliore. Cordialisaluti.

Dopo 41 anniin Svizzera emigratotorna in SardegnaCaro Messaggero Sardo,

cari amici degli emigrati. Ame sembra giusto chiamarvi

così perché tutto ciò che fateper noi è più che amicizia.Farci pervenire ogni mesenotizie della nostra amataSardegna è un impegno delquale vi siamo grati. Con tan-ta gioia vi annuncio che dopo41 anni di Svizzera, a settem-bre sarò in Sardegna in mododefinitivo. Vi prego perciò difarmi avere il giornale diagosto al nuovo indirizzo. Inattesa che arrivi questo mesebenedetto io e mia moglie visalutiamo.

Salvatore Gessae Barbara Scioni

Via Amsicora, 2309040 Villasalto

Cari Gessa e Scioni,abbiamo modificato l’indi-

rizzo affinché possiate conti-nuare a ricevere il giornalecom desiderate. Condividia-mo la vostra gioia per il rien-tro nell’isola e vi auguriamoun buon ritorno a Villasalto.Cordialità.

Emigrato da 43 anni,pensionato chiede aiutoper lo sfrattoCaro Messaggero Sardo,

sono un emigrato partito,nel 1960, dalla Sardegnadove, come tanti, ho lasciatoamarezze e povertà con lasperanza o l’illusione di co-struirmi un futuro. Avevo ap-pena 20 anni ed ero solo.Dopo anni di lavoro in fab-brica, oggi, a 64 anni, sonopensionato.

Il mio problema è questo:la casa dove vivo in affittocon la mia famiglia da più di30 anni è stata messa in ven-dita, o la compro oppure mene devo andare.

Nella mia condizione è im-possibile spendere più di 200milioni di vecchie lire. Pur-troppo non ci sono molte al-tre possibilità. Per avere unacasa in affitto a buon merca-to e a livello pubblico ci sonosolo una lunga lista di richie-ste e carenza di alloggi. Vole-vo sapere se ho diritto a qual-che aiuto economico da partedella Regione Sardegna o dialtri Enti per poter sostenerela spesa per un alloggio qui.Faccio presente che non hoalcuna proprietà né qui né inSardegna.

Vivo della pensione conmia moglie, che fa la casalin-ga, e un figlio di 36 anni, ta-lassemico, che percepisceuna pensione minima di inva-lidità civile.

Purtroppo in passato hoperso un figlio ventenne dopoun tentativo di trapianto dimidollo. Ho altre due figliema non mi possono aiutare inquesta spesa. Questo proble-ma della casa arriva comel’ennesima batosta. Mi sonorivolto anche al Circolo sardopiù vicino, ma per ora non hoottenuto risposta.

Angelo [email protected]

Caro Angelo,purtroppo non possiamo

darle buone notizie. La Re-gione Sardegna sostiene gliemigrati solo per l’acquistodella prima casa nell’isola.L’unico suggerimento chepossiamo darle è quello di ri-volgersi ad un istituto di cre-dito e farsi fare un prospettoper un eventuale mutuo.Comprendiamo la sua diffi-coltà e ci dispiace molto nonpoterla aiutare.

Portalettere sardosegnala nominativiemigrati irreperibilia Torino

Caro Messaggero Sardo,mi chiamo Paolo Carta,

sono nato a Gonnosfanadiga(Cagliari) e mi trovo a Tori-no dal 1970.

Faccio il portalettere in unpaese limitrofo, dove da tan-tissimi anni, continuano adarrivare il vostro giornale (IlMessaggero Sardo) a perso-ne trasferite o irreperibiliche ovviamente non hannocomunicato il nuovo indiriz-zo.

Sperando di farvi cosa gra-dita, ho pensato di inviarvi

una lista dei nominativi or-mai inutili che potrebbe an-che agevolarvi nell’invio diqualche giornale in più a co-loro che per ragioni di tiratu-ra ancora non lo ricevono. Sela mia iniziativa è stata unacosa inutile, vi chiedo scusaper avervi fatto perdere tem-po e nel ringraziarvi dell’at-tenzione datami, porgo di-stinti saluti.

Paolo CartaVia Monte Cimone, 25

10142 Torino

Caro Carta,la ringraziamo molto per

l’interessamento, che ha ma-nifestato nei confronti delgiornale, e per il preziosocontributo offerto alla reda-zione. L’elenco ci è vera-mente utile.

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EDITORIALE 4

OTTOBRE 2003

EDITORIALE

Puntare sui giovaniper dare un futuro4 alla Sardegna

ECONOMIA

Insoddisfacenti le rispostedel Governo per il futuro5 energetico dell'isoladi Andrea Frailis

Trasferta amara a Romaper 300 operaidi Portovesmedi Giacomo Serreli

Piano di investimenti per 4606 milioni di Euro delle �FS�in Sardegna

Un'autorità d'ambitoper la gestione della7 risorsa idricadi Michele Mascia

L'ESAF si candida a gestoreunico dell'acqua nell'isola

PUNTARE SUI GIOVANIPER DARE UN FUTUROALLA SARDEGNA

SOMMARIOSorge a �Sa Illetta�la nuova sededi Tiscali voluta9 da Renato Sorudi Gino Zasso

Il porto canale di Cagliariinserito nelle rottedel trafficointernazionale10 di Matteo Vercelli

Otto milioni di Europer garantire un futuroalla Carbosulcis

POLITICA REGIONALE

Preoccupazionedi Serrentiper il processodi rimozionedelle spinte6 autonomistiche

SERVIZI DALLA SARDEGNA

La Gallura vetrina della8 Sardegna nel mondodi Giulia Bardandellu

Un parco nella collina11 delle scoriedi Gianni Bazzoni

Le donne rivendicanoun peso maggiore12 nella vita politicadi Alessandro Zorco

CULTURA

Ricordato all'Asinaral'affondamento della13 corazzata �Roma�di Carlo Figari

�Ballo a tre passi� uno sguardo14 nella Sardegnadi Gianni Olla

Salvatore Mereu:un raccontouniversale che parte dasu connottu

19 Buggerru: turismo e memoriadi Cristoforo Puddu

20 Parliamo della Sardegnaa cura di Manlio Brigaglia

21 Parlando in Poesiaa cura di Salvatore Tola

Esposte ad Assisi le pietre32 sonore di Pinuccio Scioladi Maria Grazia Caligaris

EMIGRAZIONE

�Fassonis� e �Cabalito�15 per il gemellaggio traSanta Giusta e il Perùdi Gianni Ledda

IL MESSAGGERO SARDO. Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati e le loro famiglieEdito dalla Cooperativa «Messaggero Sardo» s.r.l. - Pres. Gianni De Candia

Comitato di Direzione: Gianni Massa (responsabile), Marco Aresu, Gianni De Candia,Ezio Pirastu, Luigi Coppola

Redazione e Amministrazione: Via Barcellona, 2 - 09124 CagliariTel. 070/664214 - Fax 070/664742 - www.ilmessaggerosardo.com

Registrazione del Tribunale di Cagliari n. 4212 dell'11-4-1969Iscritto al Registro Stampa n. 217

IL MESSAGGERO SARDO viene inviato gratuitamente dalla Regione Sardegna a tutti gli emigrati,in Italia e all'Estero e alle loro famiglie in Sardegna.

Richiedetelo a questo indirizzo: MESSAGGERO SARDO - Via Barcellona, 2 - 09124 CAGLIARIe-mail: [email protected] - [email protected]

Fotocomposizione, impaginazione, fotolito:PRESTAMPA - Via Nenni 133, tel. 070/883223 - 09045 Quartu S. Elena (CA)

Stampa:Officine Grafiche SOCIETÀ POLIGRAFICA SARDA di Ettore Gasperini Editore - Cagliari - Via della Pineta, 24/36 - Tel. 070/303777-78

SPORT

Il Cagliari candidato38 alla promozionedi Andrea Frigo

Dall'Inghilterraper applaudireGianfranco Zola

Il Cagliari pallavolonella A/2 per essere31 protagonistadi Liliana Fornasier

La Dinamo Sassaririparte dalla serie A/2di Giampiero Marras

RUBRICHE

22 Sardegna notizie

24 Emigrazione

La Sardegna sta vivendouna delle stagioni piùcontraddittorie della

sua storia recente. Mai, forse,come in questo periodo, haavuto tante risorse a disposi-zione per avviare un processodi sviluppo. Eppure non si in-travedono grandi progetti peruna profonda trasformazionedel tessuto produttivo, non siavverte la tensione politica esociale che accompagnò i pri-mi “Piani di Rinascita”, nonc’è scontro tra proposte alter-nativa, ma non c’è neppureconfronto e neanche dibatti-to. E’ come se la classe diri-gente dell’Isola, politica, im-prenditoriale, intellettuale -tranne qualche lodevole ec-cezione – si fosse rinchiusanel suo guscio, nel suo “par-ticolare”, disinteressandosidelle aspettative della societàsarda.

Proprio in questi tempi incui è finalmente diventatacentrale la questione federa-lista in Sardegna si è cessatodi discutere persino di auto-nomia, che fin dalla costitu-zione della Regione è semprestato un tema centrale nel di-battito politico e nel confron-to con il Governo. Proprioora che si potrebbero coglie-re i frutti di un’ elaborazionesviluppata per anni con im-portanti apporti critici e diapprofondimento, in Sarde-gna l’argomento non è più al-l’ordine del giorno. Con laconseguenza che i sardi nelnome suggestivo della “de-volution” rischiano vederecancellate persino le preroga-tive di Regione a Statuto Spe-ciale.

La Sardegna ha bisogno difar sentire la sua voce per di-fendere la sua “specialità”nei confronti dello Stato Ita-liano e della Comunità Euro-pea. Il Governo nazionale e laCommissione europea devo-no essere sempre le contro-

parti della Regione, “a pre-scindere”, come avrebbe det-to Toto’, dal fatto che ci pos-sa o no essere una maggio-ranza politica dello stessocolore. Se non si saprà farsentire la voce del popolo

sardo, se non si sapranno di-fendere con tutta la energia ela determinazione possibilele istanze dell’Isola, confi-dando sulla “comprensione”di un governo amico, difficil-mente si potranno conseguire

risultati significativi.La Sardegna ha un ruolo da

giocare al servizio del Paesee dell’Europa, come anello dicongiunzione con l’Africa,ma perché le sia riconosciutodeve dimostrarlo di saperlo

svolgere. Occorre perciò unoscatto d’orgoglio della classedirigente sarda, occorre bat-tersi per un grande progettoche valorizzi le potenzialitàdell’ Isola senza farsi sugge-stionare da facili slogan.

Il turismo rappresenta or-mai una risorsa. La Sardegnaè sempre più conosciuta nelmondo per le sue bellezze. Ilfatto che durante l’estate tra-scorrano le loro vacanze nel-l’isolo il presidente della Re-pubblica e il Capo del Gover-no (che ospita nella sua villai grandi del pianeta) contri-buisce a fare della Sardegnauna meta ambita per le vacan-ze.

Ma voler puntare tutte leopportunità di sviluppo sul-l’industria della vacanze sa-rebbe un tragico errore.Un’economia si svilupposolo nell’equilibrio. Occorrequindi salvaguardare e difen-dere il già falcidiato apparatoindustriale, seriamente mi-nacciato dagli alti costi ener-getici, sviluppare e moder-nizzare il comparto agro-ali-mentare (per evitare che epi-demie come la “lingua blu”mettano in ginocchio il piùradicato sistema produttivoisolano, l’allevamento ovi-no). Ma occorre puntare sul-la ricerca e sull’innovazione.La inaugurazione nel giro dipochi mesi di due importantisiti, il Parco scientifico e tec-nologico “Polaris” e la nuovasede di Tiscali, sono di buonauspicio. Ma occorre crederedi più in questo settore e in-vestire più. Come occorrefare uno sforzo per favorire lacrescita culturale e la prepa-razione nei giovani sardi checon troppa facilità e in misu-ra più alta degli altri italianiabbandonano gli studi primadi aver conseguito il diplomao la laurea. La Sardegna peravere un domani ha bisognodi loro.

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IL MESSAGGERO SARDO 5OTTOBRE 2003

ECONOMIA / Senza esito il �vertice� a Palazzo Chigi

INSODDISFACENTI LE RISPOSTEDEL GOVERNO PER IL FUTUROENERGETICO DELL'ISOLA

di Andrea Frailis

ECONOMIA

TRASFERTA AMARA A ROMAPER 300 OPERAIDEL POLO DI PORTOVESME

di Giacomo Serreli

Il vertice era stato preparatocon cura; per evitare l’en-nesimo incontro “interlocu-

torio” un fitto scambio di car-te era intercorso tra PalazzoChigi e Viale Trento, e anchel’esordiente Presidente dellaGiunta, Italo Masala, si erapremurato di consultare sinda-cati e parti sociali a Cagliari,di attivare un “preincontro”romano, e di farsi assistere dal-l’ex assessore dell’industriaGiorgio La Spisa, nonostanteil mancato ingresso in Giuntadel partito dello stesso La Spi-sa, e cioè Forza Italia.

E invece l’incontro di lunedì22 Settembre a Palazzo Chigi,con all’ordine del giorno il fu-turo energetico dell’Isola, hafinito con lo scontentare tutti;lavoratori, sindacati e impren-ditori lo hanno detto a chiarelettere, la Regione ha cercato(con una conferenza stampadel Presidente Masala) dismorzare i toni della polemi-ca, parlando di “esagerazio-ni”, ma è innegabile che an-che l’esecutivo regionale siattendesse ben di più di dalvertice capitolino.

Come spesso accade, in que-sti casi, ottimismo e pessimi-smo si alternano nelle valuta-zioni delle parti, con giudizitalvolta non dettati esclusiva-mente da analisi tecniche.

Rileggendo, però, il verbalestilato al termine dell‘incontronon si può non rilevare comegli impegni dell‘esecutivo sia-no ben lontani dal soddisfarele richieste che sindacati e Re-gione avevano messo a punto,e che per altri versi rimandanoa tempi futuri e a condizioninon sicuramente realizzabili.

L’aumento delle quote asse-gnate alla Sardegna, infatti, ri-guarda energia “interrompibi-le”, e anche la possibilità difornire alla Porto Vesme s.r.l.un regime tariffario “agevola-to” è condizionato dal placetdell'Unione Europea che non èper nulla scontato.

C'è da stare poco allegri an-che sul versante della diversi-ficazione delle fonti energeti-che; il Cipe ha deliberato il fi-nanziamento dello studio sulgasdotto Sardegna/Algeria,ma come dice la stessa paroladi semplice “studio” si tratta, eparallelamente è ancora nellafase di “analisi e proposte” larealizzazione di una nuovacentrale elettrica che utilizzi ilcarbone Sulcis.

Anche la vicenda del nuovoelettrodotto da 1000 megawattche dovrebbe collegare la Sar-degna al Continente, preoccu-pa e non poco i lavoratori delnord Sardegna.

Perchè nel verbale si parla di“fase progettuale” che dovreb-be concludersi entro l'anno.

In realtà esiste già un proget-to predisposto dal Cesi e invia-to ad aprile al gestore della reteelettrica, che prevede la realiz-zazione di un elettrodotto daFiumesanto per la penisola.

Gli impianti dell’Endesasono predisposti per ospitare ilcavo Sapei, il progetto è pron-to, che bisogno c'è di pensaread un altro studio? A quale al-tra zona della Sardegna stapensando il governo? È quantosi chiedono Confindustria esindacati.

Un elettrodotto a Fiumesan-to garantirebbe il rifornimentodi energia elettrica e allo stes-so tempo la possibilità di uti-lizzare anche i gruppi 1 e 2 del-la termocentrale, che non sonostati riconvertiti a carbone.

E mentre sono già partite lelettere di cassa integrazione aPorto Vesme, gli esiti del ver-tice romano continuano a su-scitare commenti diversi, e po-lemiche anche in seno allamaggioranza di centrodestrache governa la Regione; il lea-der dell’UDC, Giorgio Oppi,ha criticato apertamente la“missione” romana dellaGiunta, provocando la stizzitarisposta di Masala che, in unanota, ha precisato che “neltrattare la vertenza energeticami sono scrupolosamente atte-nuto alle mie competenze diPresidente della Regione; hosostenuto col Governo le posi-zioni delle parti sociali in dife-sa dei diritti dei lavoratori enella salvaguardia dell’appa-rato industriale dell’Isola”.

E se il vertice col Governoun risultato ha ottenuto, è sta-to quello di ricompattare nelladelusione organizzazioni deilavoratori e degli imprenditori.

“Il documento finale contie-ne più ombre che luci – scrivein una nota il leader della Con-findustria sarda Riccardo De-voto – e soprattutto non vienespiegato in che modo è possi-bile uscire dall’emergenza”.Gli fa eco Giampaolo Dianadella Cgil “nel verbale dell’in-contro si ribadiscono solo im-pegni già assunti in passato emai mantenuti, come la meta-nizzazione, il carbone e l’elet-trodotto di Fiumesanto.

Non vedo provvedimentiche possano indurre la Porto

Vesme s.r.l. a rivedere il pro-gramma di chiusura”.

Più cauta la posizioneespressa dalla Cisl “nonostan-te i ritardi nell’azione del Go-verno, il contenuto del verbalepuò rappresentare una svoltaapprezzabile per governareuna partita difficile e comples-sa che grava sull’intero siste-ma produttivo isolano. La con-dizione che il sindacato pone èche sugli impegni assunti, an-cora in fase di istruttoria, ci siaquanto prima una risposta de-finitiva in termini di risorse eprogrammi adeguati”.

Insomma sembra proprioche, ancora una volta, la Sar-degna abbia trovata chiusa laporta di Palazzo Chigi, dove siè recata non per elemosinarealcunchè, ma per rivendicare ilsacrosanto diritto a far marcia-re le proprie industrie conenergia pagata alle tariffe del-la media europea.

A dispetto di questa indiffe-renza, però, la vertenza ener-getica sarda diventa “questio-ne nazionale”; perchè una mo-zione presentata da senatorisardi e sottoscritta dai capi-gruppo dell’Ulivo, sarà esami-nata dall’aula di Palazzo Ma-dama. La mozione impegna ilGoverno Berlusconi su una se-rie di questioni: l’attuazionedell’Intesa istituzionale di pro-gramma firmata tra Regione eGoverno quando a Villa Devo-to c’era Palomba, ma anchel’accordo-quadro sul compartochimico isolano, la questioneenergetica appunto, e la man-cata infrastrutturazione dellaSardegna. Ora c’è un mese ditempo per verificare, con uncontrollo magari anche quoti-diano, gli impegni assunti altermine del lunghissimo verti-ce di Palazzo Chigi.

Questo è il compito che la-voratori, Sindacati e Regione,dovranno svolgere per evitareche venga assestato un altroduro colpo all‘occupazioneisolana.

Si sono sobbarcati ancheun viaggio di sedici orein nave partendo da Ca-

gliari, toccando Arbatax per ar-rivare a Civitavecchia e quindiraggiungere Roma in treno.

Una trasferta amara quella di300 operai della PortovesmeS.r.l. lo stabilimento del Sulcische, unico in Italia, producezinco e piombo e che avevadecretato lo stato di crisi afronte del calo del prezzo deipropri prodotti sul mercato in-ternazionale e dell’alto costodell’energia elettrica, fonda-mentale per le caratteristichedella produzione.

Una trasferta cominciata ilpomeriggio di domenica 21settembre per seguire l’esitodel vertice fissato il giornodopo a Palazzo Chigi tra go-verno, regione e sindacati sul-la questione energia.

Un incontro dagli esiti nega-tivi che non è riuscito a impe-dire il ricorso alla cassa inte-grazione per i 700 complessividipendenti della fabbrica, pun-tualmente scattata dal primoottobre. Il provvedimento du-rerà sei mesi.

Intanto il confronto con ilgoverno riprenderà solo il 22ottobre ed i lavoratori, com-presi i seicento dell’indotto,sperano che la Portovesmepossa rientrare nel regime age-volato per l’acquisto di ener-gia, secondo l’impegno che il

governo aveva assunto propriodurante il vertice di palazzoChigi.

Quell’incontro aveva con-fermato che non c’è energiaper salvare l’esistente e tenta-re di impostare il futuro.

Il sottosegretario alla presi-denza del consiglio Letta,dopo una sospensione nellaqula si era consultato con ilministro alle attività produtti-ve Marzano (assente dal verti-ce), aveva prospettato la possi-bilità di attingere dalla legge488 del prossimo anno per ilfinanziamento alle imprese, il30% per realizzare una nuovacentrale elettrica.

Il governo ha pensato di of-frire alla regione una fornitu-ra di 120 megawatt netti ed al-tri 70 ottenibili dagli impiantispeciali che produrranno ener-gia interrompibile di prove-nienza estera.

Il problema è che questaenergia il fornitore l’ha puo’

staccare a suo piacimento: laPortovesme Srl ha bisogno dienergia certa, a un prezzo defi-nito e non interrompibile pergarantire la continuità delle li-nee di produzione.

Nel frattempo, avevano rile-vato i sindacati, i lavoratorinon possono vivere di speran-za ed al governo sapevano chela fabbrica sulcitana aveva giàdeciso di alzare le braccia giàda ottobre con il ricorso allacassa integrazione.

“Miseria no, lavoro si” e“Non vogliamo elemosine maoccupazione” erano gli sloganfissati in due lunghi striscioniche gli operai di Portovesmehanno issato davanti a PalazzoChigi.

L’incontro romano aveva in-somma individuato soluzionidi lungo periodo al problemadel costo dell’energia in Sar-degna (anche con la confermadei progetti sul metano dal-l’Algeria, una nuova centrale

nel Sulcis, un’altra a metano el’accelerazione delle procedu-re per il nuovo elettrodotto),ma non fornito garanzie pre-cise perchè la Portovesme pos-sa continuare l’attività.

Il rinvio di ogni decisione,non ha che amareggiato ulte-riormente i loro stati d’animoed anche il nuovo faccia a fac-cia fissato il 22 ottobre, po-trebbe non sortire gli esiti spe-rati.

Ecco perchè non è stata al-lentata la mobilitazione daparte degli operai specie diquelli dell’indotto.

Alcune centinaia di dipen-denti si sono cosi riuniti da-vanti agli uffici della societàsollecitando immediate rispo-ste sulla cassa integrazione siasul futuro degli operai delleimprese esterne.

A sbloccare quella azione diprotesta era servita una letteradell’amministratore della Por-tovesme srl, Carlo Lolliri in-

viata ai titolari delle impresed’appalto.

L’azienda, che ha dovuto so-spendere tutte le commessecon la decisione di fermarequasi tutti gli impianti, li hainvitati a ritirare i 200 licen-ziamenti annunciati impe-gnandosi a creare le condizio-ni perchè vengano concessi ailoro dipendenti gli ammortiz-zatori sociali già orevisti an-che per i 700 lavoratori dellaPortovesme Srl.

La regione da parte sua hadeciso l’apertura di un tavolocon Api Sarda e Confindustriaper definire le procedure da at-tivare per assegnare la cassaintegrazione anche ai lavorato-ri dell’indotto.

E’ stata questa la rispostache la regione ha potuto dareagli operai che intanto aveva-no tarsferito la protesta a Ca-gliari issando una tenda davan-ti al palazzo di viale Trento.

Ma in quei giorni la protestasi era articolata anche conblocchi sulla statale 130 ed unanuova manifestazione davantial consiglio regionale a Ca-gliari in concomitanza con ilvaro della cassa integrazione.

Il tutto in un clima anche ditensione caratterizzato da let-tere anonime, minacce ed unamolotov inesplosa trovata da-vanti ad un azienda di installa-zione e manutenzione di im-pianti elettrici.

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IL MESSAGGERO SARDO 6OTTOBRE 2003

COMUNICAZIONE /Le pubblicazioni del Consiglioregionale al �Compa� di Bologna

PREOCCUPAZIONE DI SERRENTIPER IL PROCESSO DI RIMOZIONEDELLE SPINTE AUTONOMISTICHE

PIANO D'INVESTIMENTIPER 460 MILIONI DI EURODELLE �FS� IN SARDEGNA

TRASPORTI

Il piano di investimenti inSardegna delle Ferroviedello Stato ammonta ad ol-

tre 470 milioni di euro. Sonostati stanziati per un’articolataserie di interventi sulle lineedella regione e, in particolare,sul Nodo di Cagliari. La socie-tà competente per le infra-strutture è impegnata in nume-rosi progetti, oggi in diversistadi di avanzamento, destina-ti ad aumentare e migliorare lacapacità e la funzionalità dellarete regionale.

È in corso l’attività negozia-le per il raddoppio del tratto dilinea Decimomannu-San Ga-vino, sulla Direttrice Sarda. Ilavori della conferenza dei ser-vizi si sono chiusi a ottobre2002. Complessivamente sa-ranno raddoppiati 38 km., dicui circa 27 in affiancamentoalla linea esistente e 11 km invariante. I lavori permetteran-no l’eliminazione di 12 pas-saggi a livello nella zona del-l’attuale stazione di San Gavi-no, mentre tra Decimomannu eSan Gavino saranno, comples-sivamente, 32 i passaggi a li-vello soppressi. Ciò permette-rà, con una velocità di traccia-to di 140 km/h uniforme daCagliari a San Gavino, per cir-ca 57 km, di potenziare il ser-vizio di trasporto regionale. Ilavori di potenziamento preve-dono inoltre la realizzazionedella nuova stazione di SanGavino. A regime tutte le sta-zioni del tratto di linea Caglia-ri-San Gavino saranno con-trollate e gestite dal sistema di

comando centralizzato deltraffico (CTC), in fase di pro-gettazione, con posto centralea Cagliari. L’investimentocomplessivo è di circa 215 mi-lioni di euro. L’attivazione èprevista nel 2007.

Previsto anche il potenzia-mento e la velocizzazione dellarete sarda. Gli oltre 400 km.delle linee saranno controllatidal sistema di comando e con-trollo (SCC) della DirettriceSarda, che avrà il posto centra-le a Cagliari, il più avanzato si-stema di gestione integrata del-la circolazione in campo ferro-viario. Il sistema opera secondouna visione ad ampio spettro:alla capacità di gestire la circo-lazione su una vasta area ag-giunge per la prima volta anchela diagnostica degli apparati fi-nalizzata alla manutenzione, latelesorveglianza delle stazionie l’informazione al pubblico.L’attivazione, per fasi, avverràtra il 2004 e il 2006. L’investi-mento è di 91,5 milioni di euro.

A Chilivani verrà realizzatauna bretella di collegamento(1,5 km) per velocizzare la li-nea Cagliari-Sassari. Il by-pass permetterà di evitare l’in-versione di marcia dei treni aChilivani riducendo così i tem-pi di percorrenza nei collega-menti tra il capoluogo sardo eSassari.

L’investimento complessivoè di 3,5 milioni di euro.

Il contratto di programma2001-2005 prevede, inoltre, uninvestimento di 129 milioni dieuro. È in corso lo studio di

fattibilità (conclusione 2003)per individuare gli interventidi potenziamento e stabilire lepriorità di realizzazione.

Il Nodo di Cagliari vede larealizzazione della nuova sta-zione di Cagliari Aeroporto,sulla linea Cagliari-Oristano.È previsto un investimento di 7milioni di euro. Il lavori saran-no comletati nel 2005. Inoltre,saranno realizzate tre nuovefermate del servizio metropo-litano sul tratto di linea Ca-gliari-Decimomannu.

Alla riqualificazione deiprincipali scali passeggeri ealla creazione di aree di inter-scambio sono destinati investi-menti per un valore di 3,7 mi-lioni di euro per la Stazione diCagliari che fa parte del circui-to Cento Stazioni e circa 20,3milioni di euro alle altre sta-zioni medie, (Oristano e Sas-sari), e minori (manutenzionestraordinaria e realizzazione dipensiline, marciapiedi e sotto-passi e parcheggi).

Nell’ambito del programmaè previsto, infine, un comples-so di attività per favorire lamobilità e la fruizione dei ser-vizi nelle stazioni da parte deiclienti disabili con la program-mazione di una serie di inter-venti di natura strutturale etecnologica. In particolaresono allo studio progetti perrealizzare, ex novo , e per man-tenere in efficienza struttureedilizie e dispositivi (elevato-ri e ascensori) per il supera-mento delle barriere architet-toniche e sensoriali.

Nel consueto scenariodella Fiera di Bolo-gna, si è svolta anche

quest’anno, a metà settembre,la rassegna del Compa, vale adire la grande manifestazionenazionale dedicata alla comu-nicazione. Si tratta di una ve-trina dove è possibile ammira-re tutto quello che le tecnolo-gie più avanzate offrono nelsettore, ma è anche una eccel-lente occasione per le Pubbli-che amministrazioni di mette-re in mostra il meglio del loro“fare comunicazione”.

Quest’anno, per la primavolta, è stata allestita la Cit-tadella dei Parlamenti regio-nali, dove per tre giorni con-secutivi si sono succedutemanifestazioni ed eventi sudiversi temi, fra i quali “Peresser Parlamenti: comunicaredemocrazia”, “Una sola citta-dinanza, tante identità”,“Non solo leggi”. Si è quindiparlato di strategie di comu-nicazione, di strumenti diraccordo tra istituzioni e cit-tadini, di reti informatiche, dimodelli di autonomia, di scri-vanie digitali, di bibliotecheed archivi informatici, di pre-mi e concorsi istituiti dalleRegioni per “avvicinare” lepopolazioni, soprattutto lecomponenti più giovani.

In questo contesto, anche ilConsiglio regionale sardo hafatto sentire la propria voce,allestendo un apposito boxinformativo, dove i visitatorihanno anche potuto ammirarele pubblicazioni edite nelcorso degli ultimi anni. Inol-tre, nell’ambito dei cosiddet-ti eventi, sono stati previstidue interventi del presidenteEfisio Serrenti.

Nel primo, dedicato la tema“Statuto ed Autonomia”, Ser-renti ha espresso preoccupa-zione per “il un processo dirimozione e di contenimentodelle spinte autonomiste”.Può essere, ha detto, “l’esitodi una naturale e comprensi-bile dialettica politica, maanche lo specchio di contra-stanti concezioni culturalidella natura dello stato, con-cezioni che schierano, in Ita-lia ma anche altrove, in Fran-cia e in Spagna particolar-mente, da un lato i fautoridell’autonomia e dall’altro isostenitori, al più, del decen-tramento quando non franchiavversari dell’una e dell’al-tro”.

A mano a mano che si ten-de ad affidare all’Unione eu-ropea elementi di sovranità,ha proseguito il Presidentedel Consiglio, due paiono letendenze che si manifestano:quella di comprimere l’auto-nomia delle entità substatua-li, soprattutto quelle a forteconnotazione nazionale o na-zionalitaria che dir si voglia,nel timore che tale autonomiapossa affrettare la decadenzadegli stati nazionali e, al con-trario, la tendenza ad espan-dere le autonomie come con-dizione e garanzia della tenu-ta degli stati nazionali.

“Per restare nell’ambitodella Repubblica italiana, ècentrale il problema dellaquota di autonomia che sia leregioni ordinarie, sia quellespeciali si apprestano a ri-vendicare con la modifica ola riscrittura dei rispettivistatuti. Carte che furonoscritte – ha ricordato EfisioSerrenti - prima della nascitadell’Unione europea e che,per questo ma non solo per

questo, si ha la necessità dicambiare, anche per scongiu-rare il pericolo che al raffor-zamento dell’Unione corri-sponda un depotenziamentodelle autonomie”.

Secondo il presidente del-l’Assemblea legislativa sar-da, l’innalzamento del-l’Unione ad una unità giuri-dica sempre più compatta e lasua omogeneizzazione tendo-no a mettere in discussione lanecessità delle autonomie inEuropa che, infatti, non sonoriconosciute dalla bozza diCostituzione che si limita ariconoscere l’esistenza solodei cittadini. D’altra parte, lospirito di conservazione e lavolontà di sopravvivenza de-gli stati nazionali hanno mol-to condizionato l’elaborazio-ne di questa Carta, a detri-mento non solo di una conce-zione federalista dell’Unio-ne, ma anche della possibili-tà che le regioni europee, e

soprattutto le nazioni senzastato, avessero e abbiano unaloro soggettività comunita-ria.

Nei Paesi baschi, in Catalo-gna, in Corsica ed in Sarde-gna, tanto per fare degliesempi, “si è di fronte a unprocesso complesso e pecu-liare – ha detto Serrenti - chemuove da una volontà diffu-sa, spesso maggioritaria, diaffermare i diritti di unaidentità nazionale e non piùsolo locale. Per queste nazio-nalità – ma lo stesso accadeper la Scozia, il Galles, i lan-der tedeschi e quelli austriaci– l’interlocutore primo è cer-to lo stato di appartenenza,ma non v’è dubbio che il pun-to focale è posto fuori deiconfini, nell’Unione euro-pea, entità sovranazionale maancora modestamente sovra-statuale alla quale si chiedela facoltà, per le regioni legi-slative, di partecipare alla

formazione delle decisionicomunitarie”.

Del Consiglio regionalecome “voce della compositasocietà sarda” Serrenti haparlato nel suo secondo inter-vento, ricordando che nelmaggio del 1948, venti gior-ni dopo l’elezione del primoParlamento repubblicano, isardi scelsero i componentidel primo Consiglio regiona-le, eletto a suffragio direttoed universale, col sistemaproporzionale, secondo lenorme dello Statuto speciale,entrato in vigore alla fine delgennaio dello stesso anno,con il quale era stata ricono-sciuta e sancita “l’autonomiaspeciale della Sardegna”.

Da quel lontano maggio ilConsiglio regionale è ridi-ventato il Parlamento dei sar-di, riprendendo una lungaconsuetudine di partecipa-zione alla vita politica ed am-ministrativa dell’Isola, che

risale al periodo dei regnisardi, sconfitti ed abbattuti,nel quattrocento, dalle arma-te catalano-aragonesi. Quellapartecipazione alla vita poli-tica, cominciata con la Coro-na de Logu probabilmente in-torno al Mille, proseguìquando i sardi ottennero, dal-la Corona di Aragona, la pos-sibilità di concorrere con iloro Stamenti, ai quali erastata riconosciuta una qual-che autorità ed autonomiapolitica, alla formazione del-le leggi e delle norme chepresiedevano alla vita dellaSardegna.

La voce dell’Isola si fecesentire, successivamente, nelParlamento del Regno, primadi Sardegna poi d’Italia, mafu solo con la Costituzione,alla cui scrittura parteciparo-no attivamente alcuni politicisardi di grande levatura epreparazione giuridica, chela Sardegna riottenne il pro-prio Parlamento, la sede poli-tica nella quale dibattere, ap-profondire i temi propria-mente legati alla sua vita, allasua realtà.

“Certamente l’Isola ha con-tinuato ad eleggere, nel Par-lamento, i suoi rappresentan-ti – ha proseguito Efisio Ser-renti - e proprio i rapportiesistenti tra i parlamentaridello Stato e della Regionehanno permesso di portareavanti iniziative e propostecomuni, nell’interesse dellasocietà sarda. I risultati diquesta preziosa collaborazio-ne sono stati positivi, in ter-mini di interventi massicci estraordinari, ma si sono regi-strati anche alcuni contrasti,contrapposizioni vivaci, sul-le prospettive di sviluppoeconomico e sociale dellaRegione”.

Il Consiglio regionale,dunque, secondo il suo Presi-dente, in cinquantacinqueanni di vita democratica hasvolto un insostituibile ruolonel processo di crescita dellasocietà sarda.

“Ma ora bisogna conserva-re autonomia e poteri a que-sta Assemblea – ha sottoline-ato Serrenti -. Il sistema elet-torale può essere modificato,adattato alle circostanze, alleesigenze politiche del mo-mento, alle tradizioni e allepeculiarità di nazionalità eregioni, ma deve, necessaria-mente, permettere a tutte lecomponenti di una compositasocietà, come è quella sarda(ma il discorso vale ancheper le altre regioni italiane),di essere rappresentate inseno all’Assemblea che devedecidere il futuro, le sortidella società della quale èespressione”.

“Esistono molti sistemi,molti metodi per garantire lastabilità dei governi, la coe-sione delle coalizioni e dellemaggioranze – ha concluso ilPresidente del Consiglio -.Ma è particolarmente sentital’esigenza di una effettiva se-parazione dei poteri tra Legi-slativo ed Esecutivo e, so-prattutto, il Consiglio regio-nale non può essere un’As-semblea a competenza limi-tata.

È e deve essere la più altaespressione politica di un po-polo che vuole concorrere,con le altre realtà degli Statidemocratici, alla creazione diuna nuova grande Europa,patria comune di uomini e dipopoli liberi”.

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IL MESSAGGERO SARDO 7OTTOBRE 2003

ACQUA / È costiuita dai rappresentanti dei comuni piccoli,medi e grandi e delle Province

UN'AUTORITA' D'AMBITOPER LA GESTIONEDELLA RISORSA IDRICA

di Michele Mascia

I CONSIGLIERI ELETTICOMUNI OLTRE 30MILA ABITANTI: Giuseppe Far-

ris (Cagliari); Giorgio Angius (Cagliari); GianvittorioCampus (Sassari); Giuseppe Conti (Sassari); Davide Ga-lantuomo (Quartu Sant’Elena); Settimo Nizzi (Olbia);Marco Tedde (Alghero); Mario Demuru Zidda (Nuoro);Emilio Floris (Cagliari); Paolo Collu (Iglesias); AntonioBarberio (Oristano).

COMUNI DA 5000 a 30MILA ABITANTI: Luigi Pia-no (Dolianova); Gilberto Pisu (Quartucciu); Marco Mu-scas (Samassi); Sandro Serreli (Sinnai); Antonio Canu(Sennori); Lucia Pittau (Sant’Antioco); Giuseppe Collu(Elmas); Pasquale Ragnedda (Arzachena); Angelo Fran-cesco Cuccureddu (Castelsardo); Augusto Brigas (Bosa).

COMUNI FINO A 5000 ABITANTI: Ignazio Tatti(Ruinas); Giorgio Fresu (Posada); Francesco Sechi (Uri);Anton Pietro Stangoni (Badesi); Salvatore Ghisu (Boro-re); Salvatore Buttu (Gavoi); Emidio Contini (Ussana);Antonio Perino (Oschiri); Giovanni Antonio Pintus (Co-drongianus); Gianfranco Porcina (Giba); Alessandro Me-rici (Lunamatrona); Antonio Gaia (Sarule); Pier Giusep-pe Massa (Fluminimaggiore); Antonio Zanza (Bonorva);Salvatore Borto (Desulo).

RAPPRESENTANTI PROVINCE: Sandro Balletto(Cagliari); Franco Masala (Sassari); Francesco Maria Li-cheri (Nuoro); Mario Diana (Oristano).

L'ESAF SI CANDIDAA GESTORE UNICODELL'ACQUA NELL'ISOLA

L'Ente gestisce il servizio in 312 comuni su 377

Si chiama Autorità d’am-bito ed è prevista dallalegge Galli del 1994 sul-

la regolamentazione della ge-stione dell’acqua in Italia. Del-la sua Assemblea fanno parte36 rappresentanti dei Comunidi tutta la Sardegna più quat-tro delle Province con il com-pito di governare il servizioidrico integrato per usi potabi-li con esclusione, quindi, dellerisorse da destinare all’indu-stria e all’agricoltura. Attesada tempo, dopo un periodo dicommissariamento da partedel presidente della Regione diallora Mauro Pili, è diventatarealtà lo scorso due settembrecon lo svolgimento delle ele-zioni precedute da mesi di in-fuocate polemiche e mobilita-zioni di parecchi primi cittadi-ni del centrosinistra, che ave-vano denunciato “colpevoli ri-tardi” da parte della stessa Re-gione. Sono cinque i compitipiù importanti dell’Autorità:l’affidamento (e l’eventualerevoca) della gestione del ser-vizio idrico integrato nell’am-bito unico isolano; l’organiz-zazione delle attività finalizza-te alla ricognizione delle ope-re di adduzione, distribuzione,fognatura e depurazione esi-stenti; l’approvazione, sullabase dei criteri e degli indiriz-zi fissati dalla Giunta regiona-le nella convenzione tipo, delprogramma degli interventi,del relativo piano economico-finanziario e del modello ge-stionale e operativo, articolatisu base pluriennale e il loro ag-giornamento annuale; la deter-minazione, la modulazione e l’aggiornamento delle tariffe acarico degli utenti. L’Autorità,con i componenti dell’Assem-blea in carica per un quinquen-nio, nei prossimi sei anni, pre-vede investimenti per oltre 700milioni di euro.

Dei 36 eletti dai 377Comuni (non sono tutti sinda-

5.000 abitanti, dieci i centriche vanno dai 5.000 ai 30.000residenti, undici le città piùgrandi.

L’affluenza alle urne è statadel 95%. Insediato ufficial-mente il 25 settembre, l’orga-nismo è obbligato a darsi unpresidente e un comitato ese-cutivo. Sulla sua attività unconfronto è stato sollecitatodalla Cisl regionale. Nel sotto-lineare che dopo anni di ritar-di e mesi di rinvii e confusionesulle procedure, finalmenteviene costituito l’organismo digoverno e programmazionedelle acque, il sindacato affer-ma la necessità di “interpreta-re e risolvere al meglio leistanze delle popolazioni e deiterritori”.

La Cisl ha ribadito che sia ilPiano d’Ambito che alcune or-dinanze commissariali vannoriviste o migliorate attraversoinsieme alle parti sociali. Pri-ma di tutto, occorre definirechiaramente l’affidamentodella gestione del servizioidropotabile, salvaguardandole principali esperienze gestio-nali sarde, senza gare interna-zionali e chiarendo in tutti gliaspetti il destino degli oltre3000 lavoratori attualmenteimpiegati dai vari gestori enell’indotto.

Non solo: devono anche es-

sere concordate le scelte stra-tegiche sulla realizzazione del-le infrastrutture e le soluzionitecnologiche per risolverel’emergenza idrica e armoniz-zare il sistema di approvvigio-namento e disponibilità in par-ticolare nei territori fortemen-te penalizzati dalla siccità. Vainoltre rivisto il sistema tarif-fario, con un’articolazionenuova rispetto al Piano d’Am-bito, non puramente economi-cistica ma che tenga conto del-le fasce sociali deboli e dellezone disagiate.

Non poche polemiche ave-vano preceduto l’appuntamen-to elettorale: il centrosinistraparlava di una “partita trucca-ta in partenza” e di un “regola-mento truffa” che non garanti-va la segretezza del voto attri-buendo diverso peso politicoai vari Comuni, spiegando poidi aver deciso di parteciparecomunque al voto perché lagestione dell’acqua “andavarestituita ai sindaci”. Positivi,invece, i commenti dei rappre-sentanti del centrodestra, con-vinti che aver eletto l’Autoritàd’ambito sia stato il primo pas-so verso una gestione delle ac-que “senza campanilismi enell’esclusivo interesse deisardi”, pur se consapevoli delfatto che “la gestione del servi-zio è tutta da inventare, masarà finalmente una gestionedemocratica”.

Sono stati ventiquattro i po-sti all’interno dell’Autoritàche si è assicurato il centrode-stra, dodici il centrosinistra.La lotta si è consumata soprat-tutto fra i piccoli Comuni:molta soddisfazione tra i vinci-tori, soprattutto per la certezzadi poter, d’ora in poi, far senti-re “la voce dei piccoli Comunidella Sardegna sulla gestionedelle risorse idriche visto chel’organismo rappresenta equa-mente tutto il territorio regio-nale”.

ci, molti primi cittadini hannodelegato l’incarico e hannopartecipato anche i commissa-ri prefettizi nei casi di assenza

di amministrazione) che fannoparte dell’Assemblea dell’Au-torità d’Ambito, quindici rap-presentano i paesi sino ai

Archiviati i venti mesi dipolemiche e tensionicontinue con l’ex presi-

dente della Giunta regionale ecommissario straordinario perl’emergenza idrica, MauroPili, l’Ente sardo acquedotti efognature (Esaf) ricomincia ilsuo cammino verso la gestioneunica delle acque in Sardegna,e parte dal “cauto ottimismo”del suo presidente , SergioMarracini, e dal suo appello alpresidente del Governo regio-nale, Italo Masala, affinchèvenga avviato un nuovo per-corso con “mamma Regione”.Chiaro il concetto e altrettantochiare le ambizioni, in realtàmai troppo nascoste: “Ci augu-riamo – ha detto Marraciniquasi a voler segnare una de-marcazione netta con il passa-to – di vedere finalmente attri-buito all’Esaf il ruolo che glicompete per l’esperienza e lacompetenza maturate nei circa50 anni di attività”. Ruolomesso evidentemente in peri-colo da uno degli ultimi atti diPili da commissario delle ac-que pubbliche: la formazionedi una società Spa, l’Acquasarda, che – costituita conun’ordinanza lo scorso 30 giu-gno – con l’incarico di essere ilgestore unico delle acque,dopo aver inglobato in sé tuttii singoli gestori che avesserovoluto aderirvi e tenendol’Esaf come capofila. Decisio-ne che a Marracini proprio nonera andata giù, visto che l’Esaf

si era ufficialmente ed esplici-tamente candidata a gestoreunico dell’isola. “Credo siaassurdo – ha più volte ribaditoMarracini – anche solo il fattodi utilizzare un nome diversodall’Esaf, conosciuta a livellonazionale e non solo”.

La speranza di Marracini,dunque, è che con il cambio alvertice della Regione le cosepossano d’ora in poi cambiarein fretta. “E’ la prima voltadopo quattro anni che tengouna conferenza stampa senten-domi così rilassato”, ha sotto-lineato precisando poi che“l’Esaf in tutti questi anni haintrapreso ogni singola inizia-tiva di sua competenza per ot-timizzare i costi del bilancio”ma che “la mancanza di inter-venti finanziari, finalizzati alrifacimento delle reti di distri-buzione, ha vanificato tutti glisforzi compiuti”. Insomma, unvero e proprio atto d’accusa daparte di Marracini nei confron-ti della Regione, accusata inprimo luogo di non aver garan-tito gli interventi sulle reti co-

labrodo che avrebbero evitatodi sprecare fino al 60% del-l’acqua così faticosamenteraccolta negli invasi.

L’Esaf, dunque, torna alla ca-rica per la gestione delle risorseidriche. Ma c’è già una cattivanotizia: presto l’acqua in Sarde-gna costerà di più. Lo ha confer-mato lo stesso Marracini:“L’operazione si realizzerà nonappena nascerà il gestore unico– spiega – Da una media dellevecchie ottocento lire a metrocubo, quindi poco più di quaran-ta centesimi, si passerà diretta-mente a un euro, quindi l’ au-mento sarà di più del doppio”. Elo ammette lui stesso: “E’ trop-po, decisamente troppo. Faremoin modo di bloccare l’aumentosul nascere, anzi sarà nostrocompito preciso impegnarci efare in modo che l’acqua conti-nui a essere distribuita a tariffesociali”. Una nota positiva, in-vece, arriva dalla voce ricavi: i61 milioni di euro inseriti nelBilancio consuntivo conferma-no le previsioni del Piano perl’esercizio del 2003.

Marracini ha poi ufficializza-to la nomina di Eduardo Balza-rini, attuale direttore generaledell’assessorato regionale aiLavori Pubblici, come ammini-stratore unico dell’Esaf Spa, so-cietà (capitale sociale 120milaeuro) interamente controllata daEsaf Ente, come richiesto circaun mese fa dall’assessore regio-nale ai Lavori Pubblici, Pasqua-le Onida. “Non è una nominache ci è stata imposta – tiene aprecisare Marracini – Io stessoavevo indicato Balzarini comepossibile direttore generale del-l’Esaf, ma lui era già impegnatoin assessorato.

Qualche giorno più tardi,Marracini ha incontrato il pre-sidente della Regione Masala:incontro “di avvicinamento”,servito a chiarire alcuni aspet-ti e, soprattutto, a ribadirel’autocandidatura dell’Esafalla gestione del sistema idri-co. “Ho spiegato a Masala chei sindaci che hanno fatto ri-chiesta di entrare in Acqua sar-da sono tutti dalla nostra parte.Del resto, sono loro i nostri

veri interlocutori, ed è con loroche dobbiamo trovare il mododi gestire le acque meglio e acosti minori. Acqua sarda èuna scatola vuota, un conteni-tore con dentro il nulla assolu-to – ha incalzato Marracini,nella speranza che questo sia ilmomento giusto per convince-re la Regione - continueremo aripeterlo all’infinito. Ai sardiservono risposte concrete, ser-ve che qualcuno sappia comegestire l’acqua e soprattuttocome rivenderla a costi nonesorbitanti” .

Comunque, per i sardi, unabuona notizia c’è davvero: gliinvasi dell’isola sono pienicome non lo erano da almenocinque anni, con quantità d’ac-qua in qualche caso addiritturaquadruplicate rispetto al ’99,situazione ulteriormente mi-gliorata dopo le piogge di set-tembre.

Nell’invaso di Bau Pressiu(Nuxis) si è passati dal milionee 650mila metri cubi d’acquadel ’99 ai 4,640 del 2003; nelBidighinzu (Thiesi) da 0,835 a4,460; a Sos Canales (Buddu-sò) da 1,370 a 1,948 e, infine,nel Torrei (Tonara) da 0,318 a0,380. Purtroppo, però, nonbasta che gli invasi siano pie-ni: servirà anzi a poco se, unavolta immessi nelle reti, piùdella metà di quell’acqua vie-ne irrimediabilmente perdutaper colpa di reti vecchie, bu-cherellate e mai rimesse a po-sto.

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IL MESSAGGERO SARDO 8OTTOBRE 2003

SOCIETA'Il presidenteCiampiin vacanzaalla Maddalena.La residenzadi Berlusconia Porto Rotondocrocevia di visitedi Stato ospitaPutin Aznare Raffarin

LA GALLURA VETRINADELLA SARDEGNANEL MONDO

di Giulia Bardanzellu

Prima dell’arrivo di Pisanie Genovesi a contendersil’isola, prima che i Cata-

lano-Aragonesi la conquistas-sero, e prima ancora, nel perio-do del Medioevo a cavallo del-l’anno Mille, la Sardegna si go-vernava in modo autonomo at-traverso i quattro Giudicati. IlRegnum Gallurie, il lembo diterra che occupava la costanord-orientale dell’isola, era,tra tutti, il più piccolo e il piùpovero di risorse. Secoli dopo,durante l’Ottocento, i viaggia-tori che attraversavano l’isolaalla ricerca di luoghi inconta-minati descrivevano il territo-rio gallurese come aspro e sel-vaggio, inospitale sulle coste, acausa della malaria, e poco abi-tato al suo interno.

Oggi la Gallura si prende larivincita sul passato. Uno stu-dio dell’Osservatorio industria-le la indica come la più ricca trale otto future province che divi-deranno il territorio sardo, gra-zie al turismo e al rilancio eco-nomico avviati già da tempo ein costante aumento. Ma nonsolo. Per via dell’interesse me-diatico prodotto dalla presenzanell’isola di personalità politi-che e del mondo dello spettaco-lo che vi risiedono durante imesi estivi, la Gallura vantaoggi anche un primato di noto-rietà. È il presidente del Consi-glio, Silvio Berlusconi, l’inqui-lino più illustre che è stato co-stantemente sotto i riflettoridella cronaca per alcuni mesi.Mai come in questa stagione,infatti, la Gallura è divenutaimportante vetrina e salottodella politica italiana e interna-zionale. Accolti in un clima diamicizia personale, che hainaugurato un nuovo corso del-la diplomazia, i leaders mon-diali, dal presidente americanoBush al russo Putin, dal primoministro spagnolo Aznar aquello francese Raffarin, hannocalamitato verso l’isola l’atten-zione della stampa nazionale edestera. I summit a Villa Certo-sa, riguardanti questioni digrande interesse quali la Costi-tuzione dell’Unione Europea oil dopo-Iraq, hanno rilanciatosul piano prettamente turisticoluoghi come Porto Rotondo eOlbia, con un ritorno di imma-gine che nessuna promozionestudiata a tavolino potrebbeeguagliare. Le immagini degliincontri di Berlusconi hannofatto il giro del mondo insiemeagli scorci del cielo e del maredella Gallura. Ed ambasciatoriillustri, malgrado la loro pro-verbiale discrezione, vannoconsiderati Carlo AzeglioCiampi e la consorte, signoraFranca, che da qualche annotrascorrono le loro vacanze aLa Maddalena. La stampa e latelevisione nazionale non han-no potuto non seguire il presi-dente della Repubblica attra-verso le consuete passeggiatenel centro cittadino e durante legite nello splendido Arcipela-go. Negli anni ’50 era statol’Aga Khan a rompere per pri-mo l’isolamento mediatico del-l’isola inventando la CostaSmeralda, ma oggi è una storiatutta nuova. La Gallura ha ma-turato esperienza e ha acquisitocoscienza della propria identitàdi territorio profondamente di-verso rispetto al resto dellaprovincia di Sassari, da cui in-tende staccarsi. Un ruolo che siè ritagliata grazie ad una politi-ca non sempre condivisa da chinon ama la mondanità dei vip oil mondo elitario che frequentaPorto Cervo o che ritiene che in

nessun modo la ricchezza,ostentata su yacht e in localialla moda, produca benefici peri Sardi. L’estate 2003 è stata ca-ratterizzata dalle polemiche ri-guardanti il tipo di turismo ches’intende promuovere in futu-ro. Da una parte personaggicome Marta Marzotto, che di-fendono lo status dei privilegia-ti, i quali ritengono di offrirericchezza alla Sardegna. Dal-l’altra un giovane scrittore, Fla-vio Soriga, che rilancia il turi-smo legato ai luoghi non artifi-ciali, basato sulla semplicità,che è caratteristica propria diquesta terra. D’altronde la ten-denza a ristrutturare gli “staz-zi”, le tipiche case di campagnadell’entroterra gallurese, chesembra ormai contagiare acqui-renti di tutto il mondo, parreb-be indicare una strada nuova.Cultura ed ecologia contro ilDio mattone e la cementifica-zione selvaggia. Certamente ildibattito andrà avanti e le solu-zioni saranno nelle mani delleistituzioni ma, nel frattempo, sidiscute del boom economico incontinuo aumento. A sostenereuna stagione ricca di appunta-menti politico-diplomatici e dimanifestazioni turistiche, an-che un rilancio dell’attività ae-roportuale dello scalo olbiese,divenuto negli ultimi anni cen-tro di smistamento del turismoisolano. Sono sette le compa-gnie che atterrano e decollano

dall’aeroporto Costa Smeraldaspostandosi verso l’Europa edaltri continenti, con una promo-zione del turismo di bassa sta-gione grazie al sistema lowcost. Dal 19 aprile scorso la te-desca Hapag Lloyd collegagiornalmente Olbia con Colo-nia, con tariffe a partire da 19euro. Un mercato, quello tede-sco, che può essere rilanciatorispetto ad un passato non bril-lante per numero di presenze eche può contare anche sullaconsistente colonia di Sardi re-sidenti all’Estero. Altra compa-gnia a basso costo che farà sca-

lo a Olbia è la “Airfreedom”,che dalla fine di settembre con-ta di collegare la Sardegna conl’Estero e con tutti gli scaliesclusi dalla continuità territo-riale. I dati riferibili all’attivitàdello scalo olbiese sono semprepiù incoraggianti. Il 2003 hafatto segnare indici di presenzemai raggiunti prima e la novitàrisiede in una tendenza all’au-mento del turismo di bassa sta-gione. Rispetto al 2002, tragennaio e giugno si è registratoun aumento del 12%, con pun-te del 22 e 25% a gennaio efebbraio. Non più soltanto il bi-nomio sole-mare per il turistadi giugno o di settembre, maanche piccole e grandi opportu-nità: si va dalle manifestazionisportive agli avvenimenti lega-ti alla moda, ai congressi inter-nazionali. Rassegne che incido-no notevolmente anche sulla ti-pologia dei clienti di hotels e ri-storanti, più spesso uominid’affari o rappresentanti o sem-plici appassionati di eventi dilivello nazionale o internazio-nale. La Gallura, dunque, riescea mantenere alti standard anchenei cosiddetti mesi di spalla. Iprimi segnali positivi si avver-tirono a partire dalla stagione1999, quando la Starwood die-de il via ad un nuovo corso conl’acquisto degli alberghi di lus-

so della Costa Smeralda, conuna primavera che fece regi-strare dati da record. Oggil’obiettivo da sempre ricercatodalla Regione e dagli imprendi-tori del settore sembra esserepiù vicino. I dati sono incorag-gianti anche per ciò che riguar-da i collegamenti navali. AllaTirrenia, che un tempo eral’unica compagnia che assicu-rava corse giornaliere, se nesono aggiunte molte altre, chevedono aumentare, anno dopoanno, il loro fatturato. Sembrache tutto proceda per il meglio,ma quali sono i problemi anco-ra non affrontati? Innanzituttoun coordinamento tra i diversienti. Non esiste un piano unita-rio studiato preventivamente,che possa pianificare l’interastagione rispetto a manifesta-zioni, attività alberghiere o diristorazione. Molto spesso unabuona iniziativa rischia di nau-fragare perché l’organizzazio-ne si ferma di fronte alla buro-crazia e alla difficoltà di rende-re la ricettività, e i servizi adessa collegati, la migliore pos-sibile per il turista. Per la veri-tà, è sempre stato così. Ci si af-fida ai grossi imprenditori e allegrandi compagnie, spesso este-ri, che in modo del tutto autono-mo riescono a crearsi un pro-prio spazio e a gestirlo senza uncoordinamento generale. E’ illimite del turismo sardo. Il ri-lancio della Gallura non è,però, solo turistico. Tra leaziende più innovative dell’an-no è stata citata dalla stampaitaliana, una ditta tutta sarda,anzi, tutta gallurese: la Pla-stwood di Calangianus. Il per-ché di un primato così impor-tante sta tutto nell’inventiva deifratelli Edoardo, Enrico e Gio-vanni Tusacciu, imprenditorisugherieri che, grazie alla sem-plice idea di un giocattolo com-posto da sfere e bastoncini cala-mitati (Geomag), sono riuscitiad allargare il proprio mercatoin Europa, con le sedi di Dubli-no e di Londra, e perfino inAmerica. La Gallura si muoveanche sotto l’aspetto industria-le e, cosa più importante, senzasacrificare l’ambiente. La Pla-stwood rientra in quel 30% dipiccole e medie imprese sardepresenti sui mercati internazio-nali. Troppo poco per un siste-ma produttivo che è ancora for-temente legato ai confini regio-nali, per numero di aziende eper fatturato registrato. Gliostacoli che si frappongono allascelta di internazionalizzazionesono molteplici, legati ai costidi trasporto e ai finanziamentistatali. Qualcosa, però, comin-cia a muoversi. Un comitatopromotore, costituito da un fol-to gruppo di imprenditori loca-li e rappresentanti delle mag-giori associazioni di categoria,ha dato il via al progetto ambi-zioso di una “Banca di creditocooperativo della Gallura”, chepotrebbe segnare il passo deci-sivo per accelerare lo sviluppodel territorio. Aiutare, sostene-re, orientare le realtà produttiveche operano in Gallura facili-tandone, ad esempio, l’accessoai finanziamenti. Una nuovatendenza è, dunque, in atto.L’opportunità è quella di pro-muovere la Sardegna nel mon-do, e la Gallura sembra in gra-do di svolgere il ruolo di capo-fila.

L’auspicio è che, spenti i ri-flettori della cronaca mondana,terminati i momenti di celebri-tà, la vetrina sarda, non riman-ga, ancora una volta, desolata-mente vuota.

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IL MESSAGGERO SARDO 9OTTOBRE 2003

ECONOMIAAll'inaugurazionel'ex presidentedella RepubblicaFrancescoCossiga.L'imprenditoreannuncia ladisponibilitàa gettarsinell'agone politico

SORGE A �SA ILLETTA�LA NUOVA SEDE DI TISCALIVOLUTA DA RENATO SORU

di Gino Zasso

INCARICO INTERNAZIONALEDI PRESTIGIOPER EFISIO SERRENTIIl presidente del Consiglio

regionale della Sardegna,Efisio Serrenti, e’ stato

eletto Presidente della Com-missione delle Isole, una del-le sette Commissioni geogra-fiche in cui si articola la Con-ferenza delle Regioni perife-riche e marittime dell’UnioneEuropea.La Conferenza (CRPM), riu-nita a Saint Malo (Francia)ha celebrato il trentesimo an-niversario della sua costitu-zione.

La Commissione delle Iso-le, nata nel 1981, raggruppaattualmente 25 Autorita’ re-gionali (di cui quattro fuoridell’Unione Europea) e rap-presenta più di 13 milioni dicittadini e il 3,5 per centodella superficie totale dellaComunità.

Gli obiettivi dell’organi-smo sono quelli di sensibiliz-zare le istituzioni comunita-

rie, gli Stati membri e l’opi-nione pubblica sui problemidelle isole e promuovere la co-operazione interinsulare. LaCommissione lavora in colla-borazione con il Comitato del-le Regioni e partecipa ai dibat-titi del Comitato economico esociale.

I componenti, fra i quali irappresentanti di Francia, In-ghilterra, Italia, Spagna, Gre-cia, Svezia e Portogallo, sisono espressi all’unanimita’per l’elezione di Serrenti. E’un importante riconoscimen-to per la nostra Regione che,in concomitanza con la presi-denza italiana dell’Unioneeuropea, potrà eserc i tare -sottolinea un nota - un ruolodi primo piano a tutela degliinteressi delle regioni insula-ri.

Nel discorso di insediamen-to, Serrenti ha assicurato cheseguirà una linea di continuita’

nella conduzione dei lavoridella Commissione, rispettoalla gestione del suo prede-cessore, il presidente dellaCorsica Jean Baggioni.

Il primo impegno saràquello di sensibilizzare lapresidenza italiana del-l’Unione Europea al fine diindividuare altre forme di in-centivi per le diseconomiederivanti dalla insularità, insostituzione delle misure giàpreviste dall’Obiettivo 1. Ilpresidente ha inoltre assicu-rato che la Commissione av-viera’ una serie di consulta-zioni con i rappresentanti de-gli Stati membri dell’Unioneper arrivare ad una interpre-tazione definitiva dell’artico-lo 158 del trattato di Amster-dam (misure a tutela dell’in-sularita’) per ottenerel’estensione dei benefici atutte le isole oggi escluse, frale quali la Sardegna.

Renato in campo. Perchéadesso è certo: Soru èdeciso a gettarsi nel-

l’agone politico. Lo farà dopoaver affidato ad altri la guidadi Tiscali, la sua creatura, co-nosciuta e affermata in tuttaEuropa, ed esclude di farlo conun partito o un raggruppamen-to di centro-destra. «Ho chie-sto al centro-sinistra di tenereconto della mia proposta. Nonper caso o per convenienza, maper il semplice fatto che misento più vicino a quell’area:ho la mia storia, devo tenerneconto. E se si tratta di un cen-tro-sinistra allargato, tantomeglio». Con calma e compo-stezza, sue caratteristiche abi-tuali, Renato Soru è uscito uf-ficialmente allo scoperto nelcorso dell’inaugurazione dellasua “fabbrica” - così l’ha defi-nita - a Sa Illetta, sulle spondedello stagno di Santa Gilla.Quadro a tutta parete di MariaLai, pietre parlanti di PinuccioSciola disseminate in giardino,è un’opera grandiosa, realizza-ta, verosimilmente, a immagi-ne e somiglianza di quella cre-ata a Ivrea, nei primi anni Ses-santa, da Adriano Olivetti: an-che qui, infatti, c’è l’asilo peri bambini dei dipendenti e c’èun grande auditorium, quasiinteramente in legno, destinatoal lavoro ma anche a convegnie a incontri culturali.

Un’opera grandiosa, forseanche troppo: moderna, elegan-te, funzionale, progettata da fir-me molto illustri dell’architet-tura nazionale, stride un po’con il paesaggio lacustre circo-stante. L’effetto, però, sarà dibreve durata, perché tutta l’areaè destinata dal Casic, il Con-sorzio per lo sviluppo indu-striale, che ne è proprietario, ainsediamenti produttivi.

Ambientalista convinto, Soruavrebbe voluto edificare altro-ve, ma sono stati Casic e Regio-ne - ha detto - a imporgli quel-l’area. Che ha pagato 30 milio-ni di euro, mutuo al Cis, indebi-tamento - duemila euro l’anno -per 15 anni. Come sempre, nes-suna provvidenza da parte del-la Regione, che si è limitata afinanziare al Casic, con duemilioni e mezzo di euro, la rea-lizzazione di strade e marcia-piedi. «Basta guardarsi intornoper vedere raffinerie e stabili-menti che hanno un impattoambientale molto più grave. ALegambiente, che aveva solle-vato qualche perplessità sul-l’approvazione del progettoavevo detto: “Portatemi duemi-la firme e costruirò altrove”,ma non se n’è fatto niente».

Questa fabbrica, comunque,dà lavoro a ottocento persone(in Sardegna è seconda soloalla Saras, che ha cento dipen-denti in più), esporta tecnolo-gia in tutto il mondo e a fineanno segnerà un fatturato di unmiliardo di euro. Certo, ne èpassato del tempo da quando ilsuo giovane patron disimballa-va computer in un piccolo uffi-cio di Piazza del Carmine. Ep-pure era soltanto il 1998: oggi,dopo cinque anni, l’azienda èpresente, oltre che in Italia, inaltri 14 paesi (oltre tremila idipendenti) e il suo azionistadi maggioranza è l’unico ita-liano ad essere intervistato dalprestigioso Wall street journal.«Abbiamo 60 mila chilometridi fibra ottica e otto milioni dipersone in rete ogni secondo»,dice Soru con orgoglio davan-ti a una folla di giornalisti,economisti, finanzieri e politi-ci invitati all’inaugurazione

della sede. E aggiunge con untantino di rammarico: «Hosempre detto che non stavomettendo radici in Tiscali eche prima o poi me ne sareiandato: ora quel momento sista avvicinando sempre più.Sono presidente e amministra-tore delegato ma ormai mi ren-do conto che non riesco più afar bene entrambe le cose. Perquesto stiamo cercando un am-

ministratore (corre con insi-stenza il nome di Franco Ber-nabé, ex amministratore dele-gato di Telecom e attuale pre-sidente della Biennale di Ve-nezia, presente alla festa, ndr)da assumere al più presto,mentre io mi occuperò dellestrategie».

La dichiarazione è doverosa,e ha l’evidente scopo di fugareil sospetto del conflitto di inte-

ressi. «Se ci sarà questo pro-blema lo affronterò - tagliacorto Soru, rispondendo a unadomanda specifica - Intanto,però, vorrei ricordare che Ti-scali non è in Sardegna. Produ-ce in Sardegna, ha la sua fab-brica in Sardegna, ma il suomercato è fuori dall’isola. Quifacciamo meno dell’uno percento del nostro fatturato enoi, cresciuti con il nostro la-

voro, senza l’aiuto di nessuno,non ci sentiamo assolutamentein conflitto con la Regione:rappresentiamo soltantoun’opportunità».

Già, la Regione: è questol’obiettivo dichiarato di Soru.Ma come pensa di conquistar-la? Con una lista propria o conl’appoggio di una coalizione,beninteso di centro-sinistra?«Penso con interesse - è la ri-sposta - a persone che non ab-biano avuto incarichi politici,che hanno difficoltà a emerge-re nei partiti, perché i partiti inquesto momento hanno diffi-coltà ad accettare il cambia-mento. C’è tanta gente deside-rosa di impegnarsi per miglio-rare la Sardegna ma i partiti lenega lo spazio. Per questo unalista alternativa sarebbe l’occa-sione per farla emergere, masarebbe di breve durata, perchénon potrebbe mai diventare unpartito. Dopo un anno o duequesti amici che mi scrivono,che mi incoraggiano, che si di-cono pronti a lottare al miofianco andranno altrove. Alme-no che non riusciamo a dar vitaa quel partito riformista che tut-ti aspettiamo».

Si era parlato, nei giorni pre-cedenti, di una possibile disce-sa in campo anche del presiden-te del Cagliari calcio, suo com-paesano (Sanluri) e suo amicod’infanzia. La domanda è diret-ta: con lei ci sarà anche Massi-mo Cellino? «Non me lo chie-derà - è la risposta - perché soche vuole continuare a farel’imprenditore. Comunque nonci penso.

Tra i millecinquecento ospiti,molti blasonati - l’ex presiden-te della Regione Pietrino Sod-du, l’ex sottosegretario VittorioSgrarbi, l’ex amministratore diTelecom, il finanziere ElserinoPiol, che ha sempre creduto inTiscali, il cabarettista Gian-franco Funari - c’era anche ilpresidente emerito della Re-pubblica Francesco Cossiga.«Come aveva felicemente intu-ito Enrico Cuccia, lo storicopresidente di Mediobanca, Re-nato Soru è il primo industrialemoderno del nostro paese. Il se-condo è Berlusconi, che, dpoaver costruito case, ha capitol’importanza dell’etere. Soruha sfatato la leggenda secondocui la “selvatichezza” dei sardiè tale che solo quando la piantaè trapiantata altrove dà buonifrutti. E io sono qui per onorareil lavoro di Soru e di tanti altri,sardi e non, che hanno costrui-to questa bellissima fabbrica».

La mattina - è il 19 settembre- scorre veloce, passeggiate peri corridoi e tra i pini, scambi diimpressioni, bozze di affari,buffet signorile. Poi, in tardaserata, l’austero ambiente di saIlletta si anima. Accolti da nu-merosi striscioni di “beni be-nius” arrivano tanti giovani,anche se privi di cartoncinod’invito, ed è festa grande. Letavole imbandite vengono pre-se d’assalto, vino e champagnescorrono a fiumi, la musica in-vita alla trasgressione. Sul pal-co Elena Ledda, il coro di Bitti,Luigi Lai e le sue launeddas, leBalentes con Cixiri, il loro gra-de successo estivo, gli Echo 80.Ad ascoltarli tutte le teste d’uo-vo presenti il mattino e uno chedi musica se ne intende comepochi: il “sardo” Peter Gabriel.E tutti hanno formulato a Re-nato Soru, “il primo industria-le moderno del nostro paese” ipiù affettuosi auguri per lanuova avventura che sta percominciare.

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IL MESSAGGERO SARDO 10OTTOBRE 2003

ECONOMIA / Dopo il cambio di gestione con l'arrivo dellaContship incrementano il volume dei mezzi movimentati.Obiettivo: portare 60 navi al mese

IL PORTO CANALE DI CAGLIARIINSERITO NELLE ROTTEDEL TRAFFICO INTERNAZIONALE

di Matteo Vercelli

OTTO MILIONI DI EUROPER GARANTIRE UN FUTUROALLA CARBOSULCIS

ECONOMIA / Stanziati dalla RegioneAltri otto milioni di eurosaranno stanziati perla Carbosulcis nella

prossima manovra di assesta-mento del bilancio della Re-gione per il 2003 in quantoindispensabili per proseguirel’attività dell’azienda. Lo hareso noto il presidente ItaloMasala, responsabile ad inte-rim dell’assessorato allindu-stria.

La somma è la secondatranche del finanziamentodeliberato il 26 agosto scorsodalla giunta per complessivi11 milioni di euro, con i qua-li la Carbosulcis potrà ripren-dere a pagare gli incentivi al-l’esodo per circa 160 lavora-tori e continuare la gestioneordinaria sino alla fine del-l’anno garantendo 600 bustepaga.

Entro novembre sarannoconcluse le attività di analisie le proposte, affidate allaSotocabo, per la realizzazio-ne di una nuova centrale elet-

trica da 650 megawatt a Por-toscuso che possa utilizzareanche il carbone del Sulcis.

Al momento l’azienda pro-duce 300 mila tonnellate dicarbone all’anno, tutte utiliz-zate dalla centrale Enel diPortovesme da 250 me-gawatt. La necessità di au-mentare la produzione dienergia in Sardegna ha, però,portato all’avvio dei lavoridella realizzazione di un se-condo gruppo a Portovesmeda 350 megawatt che assorbi-rà altre 300 mila tonnellate dicarbone Sulcis.

“Potendo portare la produ-

zione annua a 600 mila ton-nellate - ha spiegato il presi-dente della Carbosulcis Mar-co Baldinucci - l’azienda ri-durra’ sensibilmente il deficitdi esercizio, se poi andasse abuon fine il progetto dellaterza centrale a carbone po-tremmo arrivare alle 900 milatonnellate che garantiscono ilpareggio di bilancio”. Lanuova centrale colmerebbe ildeficit di energia della Sarde-gna e consentirebbe di espor-tarne una certa quantita’ nel-la penisola.

Perché la Carbosulcis pos-sa incrementare la produu-zione fino alle 900 mila ton-nellate serviranno però – haricordato Baldinucci – inve-stimenti per interventi sugliimpianti. L’obiettivo diventaquindi quello di recuperarel’ultima parte dei fondi stan-ziati dal Governo per l’azien-da mineraria nel 1994 (25milioni di euro). mai arrivatiin Sardegna.

Il porto canale di Cagliari èuscito dal tunnel dell’isola-mento, e ora gli si aprono

davanti le porte dei traffici in-ternazionali.Dopo tanti, troppi, anni di inu-tile attesa, con un’attività dimercato che non è mai partita,per il terminal container delcapoluogo con l’arrivo dellasocietà Contship, lo scorsomarzo, sembra davvero inizia-ta l’era della crescita.

Un trend confermato dai nu-meri di questi primi sei mesi digestione: le precedenti “pro-prietà”, che equivalgono a tut-ta la “vita” portuale dello sca-lo, avevano movimentato 77mila teus (unità di misura deicontainers) contro i 115 milatrasportati dal 23 aprile, datadell’arrivo della prima navesotto la gestione Contship, adagosto. I quadri dirigenzialidella società hanno diversiobiettivi, riassumibili in altritre dati: arrivare a 40 mila teusmensili, portare nello scalo ca-gliaritano 60 navi al mese (conrotte che collegheranno Ca-gliari con Amburgo, Rotter-dam, Singapore, New York eNuova Zelanda) e completarela funzionalità del porto indu-striale con il dragaggio delfondale che passerà dagli at-tuali 14 metri a 16. Un inter-vento, quest’ultimo, necessa-rio per trasferire a Cagliari lerotte di quelle navi che ora nonpossono entrare nello scaloproprio a causa del fondaletroppo basso.

Gli elementi perché il portocanale di Macchiareddu salpidefinitivamente sembrano es-serci tutti: due società di ge-stione leader nel settore marit-timo (la Contship Italia e laP&O Nedlloyd) pronte a inve-stire per il potenziamento del-lo scalo; la collaborazione conla forza lavoro locale, che havisto salire il numero dei lavo-ratori a 140 unità; la nascentecollaborazione con gli indu-striali sardi, come dimostratodalla conferenza svolta il 22settembre con l’associazioneindustriali della provincia diCagliari; il governo dell’auto-rità portuale che vede final-mente un presidente, NinoGranara, dopo circa due annidi commissariamento.

Dai primi contatti ufficialitra Regione e Contship Italia(legata alla Cict, concessiona-

ria del porto), a inizio gennaio,è passata molta acqua sotto iponti.

A Villa Devoto, l’ex presi-dente della Giunta regionaleMauro Pili e l’assessore del-l’industria Giorgio La Spisaincontrarono il 14 gennaio ilmanager di Contship, MarcoSimonetti, per cercare disbloccare una situazione para-dossale.

Un porto nato da investi-menti miliardari e bloccato daun decennio non può esserecertamente un fiore all’oc-chiello per una città che vuoleessere una capitale del Medi-terraneo.

Un incontro chiarificatore:Contship vuole lavorare dav-vero su Cagliari e non far di-ventare il suo porto industria-le una succursale di Gioia Tau-ro, esempio di commercio ma-rittimo invidiato. “200 milacontainer movimentati all’an-no. Per il 2003 sarebbe già po-

prio nel molo di Macchiaredduper una protesta dei dipenden-ti di Cict. “Sealand Commit-ment” il nome dell’imbarca-zione in grado di trasportare3.700 container. L’altra azionevincente per lo scalo industria-le è l’accordo tra Contship Ita-lia e P&O Nedlloyd: garanziaper l’ingresso del terminalcontainer di Cagliari in unarete di oltre 60 porti mediterra-nei. Prima della sua “caduta”,lo stesso ex presidente dellaGiunta Mauro Pili, aveva ef-fettuato un sopralluogo nelloscalo a metà luglio. Confortan-ti i dati: 48 mila i containermovimentati in un solo mese.

Dopo l’estate l’incontro asettembre con gli industriali.Rimandato più volte, era unpecca che ha ammesso lo stes-so Marco Simonetti: «Final-mente faccio la vostra cono-scenza», ha commentato l’am-ministratore di Cict. L’occa-sione per gli imprenditori ca-gliaritani per sentire le poten-zialità del porto canale. «Il de-collo del terminal container èun evento atteso da tempo dal-l’intero sistema economicosardo», ha sottolineato il presi-dente della Confindustria diCagliari, Gianni Biggio, ilmercato europeo è in costantetrasformazione e si apre aitraffici con l’est e l’ovest delmondo».

Simonetti snocciola orgo-glioso i “successi” di questiprimi mesi, e si dice ottimistaper il futuro. «Ci siamo inseri-ti nel mercato italiano fatto di10 milioni di teus, e Cagliariha subito preso il 5% di questaquota. Arrivare al 7-10% entrol’anno prossimo è un obiettivoraggiungibile». Per fare questoservirà il drenaggio del fonda-le: da 14 metri a 16 metri diprofondità.

Questo consentirà alla P&ONedlloyd di inserire Cagliarinelle rotte delle portacontainerpiù grandi, che oggi non pos-sono attraccare nel molo diMacchiareddu. «Rotte conl’est e l’ovest del mondo, daNew York a Auckland», haconfermato Luciano Gusmeri,amministratore delegato dellaP&O, che collega 239 porti nelmondo con oltre 80 linee.Dopo anni di attesa, pensare aCagliari come crocevia di rot-te internazionali ora è menoutopistico.

sitivo arrivare a quota 100mila”: una dichiarazione che,alla luce dei dati dei primi cin-que mesi, si è rilevata attuabi-le e non una classica boutade.Dalle parole ai fatti: a febbra-io la Contship, parte della mul-tinazionale tedesca di ThomasEckelmann, acquista le quoteazionarie della Tcp, gruppo dimaggioranza della Cict. LaCagliari international contai-ner terminal (Cict) passa quin-di per il 71% alla Contship:amministratore delegato pro-prio Marco Simonetti. Il restoin mano al Casic. Due mesi in-terlocutori, e il 23 aprile la pri-ma nave dell’era Contship at-tracca a Cagliari.

La compagnia è la Maersk,rimasta scottata un anno primada un’esperienza negativa pro-

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IL MESSAGGERO SARDO 11OTTOBRE 2003

AMBIENTEDopo la scopertanell'areaindustrialedi Porto Torresdi un depositoclandestinodi residui tossici.Propostala riconversionedel sito

UN PARCONELLA COLLINADELLE SCORIE

di Gianni Bazzoni

Parchi turistici al posto del-le aree inquinate. La pro-posta non è originale.

Anzi, ha già trovato applicazio-ne in altre realtà italiane, a co-minciare dalla zona di Bagnoli(Napoli) dove l’ex Italsider èstata in parte sostituita da unparco culturale,

scientifico e ri-

creativo. L’iniziativa ora vienelanciata per le aree da bonifica-re nella zona industriale di Por-to Torres e fa seguito alla sco-perta della cosiddetta “collinadei veleni” da parte del gruppo“Indipendentzia”. Si tratta diuna quarantina di ettari tra il pe-trolchimico e il mare di FiumeSanto, dove in larga parte sonostati interrati, nel corso di unatrentina d’anni, rifiuti tossici enocivi e scarti di lavorazione diogni genere. Dai tempi della Sirfino agli ultimi anni che hannopreceduto il varo vero e propriodi nornative severe per la tuteladell’ambiente e della salute deilavoratori e delle popolazioni.

Trasformare la zona indu-striale per realizzare parchi earee turistiche con una gigante-sca opera di riconversione delleattività esistenti e il reimpiegodegli stessi operai. Tutto confondi statali. Non è una richiestafantascientifica, dunque. Il Co-mune di Napoli lo sta facendo aBagnoli e l’idea di adattare quelmodello alla realtà turritana èfortemente sostenuta dal leaderdi Indipendentzia. Gavino Sae,oltre che da diversi gruppi diambientalisti e comitati di citta-dini.

«Quello delle scorie – ha spie-gato Gavino Sale – è un elemen-to da inserire in un contesto piùampio in cui si collocano altreforme di inquinamento che ri-guardano non solo l’area di Por-to Torres ma l’intera isola».

Una testimonianza importan-te sulla praticabilità del proget-to di riconversione e di bonificaarriva da Casimiro Monti, asses-sore all’Ambiente del Comunedi Napoli che sta seguendo inprima persona la grande opera ditrasformaziorie del sito indua-triale di Bagnoli dove fino aqualche anno fa c’era lo stabili-mento dell’Italsider. «La situa-ziorie di Porto Torres per certiversi è molto simile a quella diBagnoli – ha detto l’amministra-tore –; abbiamo un sito interes-sato da un’attività industrialelegata alla chimica pesante, in-serito in un’area ad elevato va-lore turistico-ambientale. Difronte un’isola-parco comel’Asinara e a poca distanza duecentri, Stintino e Alghero, achiara vocazione turistica. Con-siderato che questa attività è dif-ficilmente compatibile con ilterritorio e visto che tende adandare sempre più fuori regime,la soluzione potrebbe essere lastessa adottata a Bagnoli».

Dopo una prima fase di boni-fica effettuata dall’Iri, il Comu-ne di Napoli ha costituito unasocietà di trasformazione urba-na aperta ai privati che ha con-sentito l’investimento di risorseper la realizzazione di cubature.Adesso gli imprenditori chehanno interesse ad acquistarepossono farlo contribuendo, nel-lo stesso momento, alla bonificadell’area. Il risultato è che doveper decenni c’è stata l’industriasiderurgica saranno realizzatil’università del mare, una zonaresidenziale, siti di archeologiaindustriale, verde e aree per l’or-ganizzazione di eventi. Tuttoquesto di fronte al mare, a pocadistanza da Isida, Ischia, Proci-da e i Campi Flegrei e, soprattut-to,

con risorse pubbliche. Natu-

ralmente la bonifica dei siti è lacondizione essenziale prima diprocedere a qualsiasi riconver-sione.

L’assessore all’Ambiente delComune di Napoli è stato, però,bene attento a non creare facilientusiasmi: «State attenti, l’in-cremento all’occupazione nonlo darà tanto l’opera di bonifica– ha concluso Casimiro Monti –, quanto il conseguente avvio diattività legate alla graduale ope-ra di riconversione dell’area».

La battaglia per cambiare vol-to alle aree inquinate, specie inprossimità dei litorali costieri edelle zone urbane, non è slegatadal problema più generale dellagestione passata e futura dei ri-fiuti e del loro smaltimento. Acominciare dai rifiuti “d’impor-tazione” che, purtroppo, conti-nuano a sbarcare in Sardegna.Su questo fronte, proprio di re-cente, nel consiglio comunale diSassari è stata raggiunta un’inte-sa trasversale tra opposizione emaggioranza per chiedere lamodifica della normativa cheprevede l’ingresso nella nostraisola di scarti (rifiuti) come ma-terie prime.

Il rischio che il territorio delSassarese possa diventare unagrande pattumiera nella qualescaricare rifiuti tossici e nocivi,in effetti, comincia a preoccupa-re un po’ tutte le forze politiche.E in consiglio comunale è statapresentata una mozione (primofirmata- rio Antonio Capitta,capogruppo dei Democratici disinistra) che è stata condivisa da

tutti gli esponenti del centro si-nistra e da buona parte dei parti-ti della maggioranza (Forza Ita-lia, Ccd e An), mentre gli altrirappresentanti del centrodestrahanno assicurato l’adesione se,dopo il dibattito in aula, la posi-zione verrà esplicitata in un or-dine del giorno. Cadono, insom-ma, gli steccati politici e si allar-ga il fronte dei partiti che sischierano per la tutela ambienta-le. La mozione sui rifiuti prendelo spunto proprio dalla vicendadella discarica di materiali tossi-ci scoperti nella zona di Mincia-redda – tra il petrolchimico diPorto Torres e Fiume Santo – efissa l’impegno per «impedirenuove e devastanti forme di in-quinamento ambientale» e per«indagare su eventuali disastriambientali e rivendicare un’im-mediata azione di bonifica». Mail riferimento principale è quel-lo che riguarda gli attacchi al-l’ambiente che possono arriva-re attraverso le “incursioni”possibili grazie ai varchi pre-senti nella legislazione regio-nale.

«Succede, infatti – si affermanella mozione – che la legge re-gionale n. 6 del 24 aprile 2001(che prevede all’articolo 6,comma 19, il divieto di traspor-tare, stoccare, conferire, tratta-re o smaltire nel territorio dellaSardegna rifiuti, comunqueclassificati, di origine extrare-gionale) sia stata modificata,quasi subito, dalla legge regio-nale n. 8 del 19 giugno 2001.Tale normativa ha stabilito che

le disposizioni non si applicanoai rifiuti di origine extraregio-nale da utilizzarsi esclusiva-mente quali materie prime neiprocessi produttivi degli im-pianti industriali». Il documen-to spiega che la legge originaria«ci metteva al riparo dalla pos-sibilità che rifiuti di qualsiasitipo, di origine esterna, potes-sero essere trasferiti nell’isola.La regola è stata, però, stravol-ta in ragione di cosiddette esi-genze industriali, consentendoche qualsiasi genere di rifiutipossa essere importato e smal-tito in Sardegna».

Pur considerando l’apparatoproduttivo industriale un ele-mento fondamentale dell’eco-nomia, i firmatari della nozioneescludono che il riciclaggio deirifiuti pericolosi possa fare par-te di uno sviluppo compatibilecon la salvaguardia ambienta-le». Si chiede, quindi, alla Re-gione la modifica della legge n.8 del giugno 2001.

L’inchiesta sulla «collina deiveleni» dell’area industriale diPorto Torres, intanto, procede.L’obiettivo è quello di farechiarezza sullo scempio am-bientale di «Minciaredda»,dove nel mese di agosto la ben-na di una ruspa, manovrata da-gli indipendentisti, aveva dis-seppellito le scorie. Ma è inuti-le farsi illusioni. Il colpevolepotrebbe restare per sempresenza nome. Troppi anni sonotrascorsi da quando la Sir auto-rizzò lo smaltimento dei rifiutitossici provenienti dal suo sta-bilimento nella collinetta cheguarda l’Asinara, a poche deci-ne di metri da una bellissimaspiaggia.

Rispettando i tempi annun-ciati dal momento del conferi-mento dell’incarico della Pro-cura, i tecnici del presidio mul-tizonale di prevenzione del-l’Asl 1 hanno consegnato almagistrato i risultati delle ana-lisi eseguite sul materiale por-tato alla luce dagli indipenden-tisti dell’Irs (IndipendentziaRepubrica Sarda). Il sostitutoprocuratore del Tribunale diSassari,

Michele Incani, avrà

bisogno di tempo per studiare ilfaldone di documenti deposita-to nel suo ufficio dagli esperti,ma una cosa è apparsa subitocerta: quelli scoperti a Mincia-redda sono rifiuti risalenti aglianni della Sir. Si tratta – questa

è la spiegazione – di materialiferrosi, residui di lavorazioni,catalizzatori a base di sali dinichel, ma c’è anche dell’altro.Tutto materiale che veniva uti-lizzato all’epoca della Sir.Roba nociva, com’è intuibile, eadesso bisogna stabilire il gra-do di tossicità. Come dire: ildanno all’ambiente è stato giàfatto, quello alla salute deveessere valutato. Mentre grazieagli esperti si dirada la nebbiadelle informazioni tecnico-scientifiche, gli addetti ai lavo-ri giudiziari sono consapevolidi avere tra le mani una bombapotenzialmente disinnescata.Per trovare un indagato è indi-spensabile circoscrivere, tem-poralmente, il reato. In questocaso,

per incriminare qualcuno

è necessario conoscere la datadi nascita della “collina dei ve-leni”. Questo però nessun chi-mico è in grado di stabilirlo conla precisione richiesta, invece,dalla complessa macchina giu-diziaria. La responsabilità pe-nale è personale e la magistra-tura, che deve individuare ilpresunto colpevole nella miria-de di funzionari avvicendatisialla guida della Sir, non può ov-viamente accontentarsi di ge-neriche datazioni.

L’inchiesta prosegue, co-munque, e non è detto che allafine il magistrato riesca a chiu-dere il cerchio e a individuareresponsabilità personali. Leanalisi sui campioni dei rifiutierano state disposte dalla magi-stratura di Sassari a conclusio-ne del blitz compiuto la mattinadel 19 agosto dagli indipenden-tisti dell’Irs a “Minciaredda”alle spalle del petrolchimicodella Marinella. I carabinieridel Noe (Nucleo operativo eco-logico) avevano poi inviato unrapporto preliminare all’autori-tà giudiziaria che, in attesa dairisultati, ha aperto un fascicoloa carico di ignoti. Con gli indi-pendentisti si sono mobilitati,per denunciare lo sconcio diMinciaredda, i parlamentariGabriella Pinto (Forza Italia) eMauro Bulgarelli (Sole cheride), entranbi componenti del-la Comnissione bicameraleEcomafie. Ma in questa dire-zione stanno ormai confluendole posizioni di gran parte deirappresentanti delle forze poli-tiche.

C’è da dire che alcuni anni fa,ai tempi del maxi-risarcimentoImi-Sir agli eredi di Nino Ro-velli (l’industriale brianzolo in-ventore della Sir), il Comune diPorto Torres aveva cercato diinserirsi nella vicenda per ri-vendicare il “congelamento” diparte di quelle risorse a titolo dirisarcimento danni. Un parerelegale, però, aveva sancito chegli eredi non erano perseguibilie a distanza di troppi anni – conle società interessate ormai fal-lite o comunque non più in atti-vità – non era possibile indivi-duare gli effettivi autori delgrave inquinamento del territo-rio.

Da allora più niente. Ora lavertenza riparte dopo lo scoper-chiamento a colpi di ruspa del-la “collina dei veleni”, forsesolo uno dei tanti nascondigliterrestri di rifiuti industriali. Ela vera sfida ora si gioca nonsolo sulla scoperta dei siti in-quinati (certamente fondamen-tale) ma anche e soprattuttosulla bonifica e il risanamentoambientale di territori che me-ritano di essere restituiti all’usodella collettività e a nuove in-traprese di svilupppo eco-com-patibile.

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IL MESSAGGERO SARDO 12OTTOBRE 2003

SOCIETA'Riunite a Cagliarile presidentiregionalidelle Commissioniper le PariOpportunitàdenuncianola �patologiadel sistemademocratico�

LE DONNE RIVENDICANOUN PESO MAGGIORENELLA VITA POLITICA

di Alessandro Zorco

IL SIMBOLISMODELLA MADREMEDITERRANEA

PSICOLOGIA E ARTE

Silvia Lecca, è psicologae attualmente studia aBerlino un ramo della

psicologia applicata all‘arte.Crede fortemente che sia im-portante mantenere vive leproprie radici.

A questo numero comincia acollaborare con “Il Messagge-ro sardo” con riflessioni suglistudi fatti per l´interpretazionedelle manifestazioni espressi-ve, artistiche e tradizionalidella cultura sarda piú antica.

Di seguito pubblichiamol’interpretazione di C.G. Jungcirca la figura della MadreMediterranea.

Esistono, in archeologia cosicome in arte, alcune figuresimboliche che ci rimandanoalle primitive visioni del mon-do. La Grande Madre, una im-magine di divinitá molto diffu-sa nelle zone mediterranee, ri-sale ad un periodo antecedentealla nascita degli dei uranici.

La sua rappresentazione evi-denzia il simbolismo del vasopieno che, come il grembo ma-terno, contiene l´oscuritá pri-mitiva, la forza generatricedella terra capace di dare allaluce una nuova vita.

Il simbolismo é evidentenell’accentuazione del seno edel ventre, zone centrali del

corpo femminile.La testa, molto spesso priva di

viso, si inclina verso il centrodel corpo e le cosce, grosse, ter-minano in un unico blocco.Braccia e gambe, elementi atti-

vi dell’azione e del movimen-to, sono appena accennati equesto conferisce alla GrandeMadre una postura sedentariain stretta aderenza alla terra.Seduta, essa suggerisce l´ideadel trono. Non a caso il nomedella maggiore Dea madre deiculti primordiali é Iside, termi-ne che significaseggio.

Il Re prende possesso dellaterra, ossia della Dea madre,sedendosi sul suo grembo. E,cosi la Grande Madre rappre-senta anche l´albero dellavita che, piantato nella terrache lo nutre, si innalza versol´alto e genera rifugio per unanuova vita.

Prende spunto da questa ri-flessione, l´interpretazionejunghiana della Grande Madrecome archetipo (forma menta-le a priori, presente nell’incon-scio collettivo) che rimandaalla relazione madre-bambino.Quest´ultimo proietta sullamadre le qualitá positive e ne-gative dell´archetipo. “Ció cheé benevolo, protettivo, tolle-rante; ció che favorisce la fe-conditá, la nutrizione, la cre-scita; ció che é segreto, occul-to, tenebroso; l´abisso.”

Cosi come ha scritto Jung.Silvia Lecca

Unite per avere un pesomaggiore nella vita po-litica e per far valere il

loro punto di vista spesso piùsensibile e aperto e in ognicaso molto diverso da quellodegli uomini. Le donne affila-no le armi e, per farlo, scelgo-no il loro strumento istituzio-nale: la Commissione per lePari Opportunità.

Le presidenti regionali sisono riunite informalmente aCagliari in una Conferenza te-nutasi dal 13 al 15 settembre. Ilavori, terminati con una visitaufficiale al presidente del Con-siglio regionale Efisio Serren-ti, hanno evidenziato come lascarsa partecipazione del gen-til sesso alla politica del Paeserappresenti una «grave patolo-gia del sistema democratico».

Per correre ai ripari, le rap-presentanti femminili speranoche la Conferenza delle presi-denti, che verrà presto ufficia-lizzata, possa diventare un or-gano consultivo permanentedel ministero delle Pari Oppor-tunità. Il ministro Prestigiaco-mo ha infatti recentemente rin-novato la Commissione nazio-nale, prevedendo anche unarappresentanza delle Regioni.

Ai lavori cagliaritani hannopartecipato la presidente dellaCommissione Pari Opportuni-tà della Lombardia CristinaCinquegrana, del Veneto Pa-trizia Marin, della CalabriaMaria Rita Acciardi, della Ba-silicata Anna Maria Fanelli,dell’Abruzzo Carmelita Panta-leone e delle province autono-me di Trento e Bolzano, AnnaCova e Olga Aprea. Presentianche la presidente della Con-sulta femminile del Lazio Be-nedetta Castelli e, ovviamente,la padrona di casa, la presiden-te della Commissione regiona-le sarda Anna Maria Aloi.

«C’è un sostanziale regres-so della rappresentanza fem-minile e un disamore delledonne verso la politica», haevidenziato la rappresentantecalabrese Maria Rita Acciardi,denunciando come la stagna-zione sia generalizzata, a de-stra come a sinistra. «La forzadelle donne – ha detto – sta co-munque in una sana trasversa-lità».

L’appuntamento cagliarita-no, che ha seguito incontri te-nuti in altre regioni italiane,aveva una forte valenza euro-pea in vista del Forum femmi-nile che si terrà a Venezia innovembre. Le rappresentantidel variegato mondo femmini-le (che rappresenta il 52 percento della popolazione) in-tendono mettere a frutto nelmigliore dei modi il semestreitaliano alla presidenza del-l’Unione europea. Anche per-ché, rispetto alle altre nazionidel Vecchio Continente, l’Ita-lia è il fanalino di coda quantoa presenza femminile nellestanze dei bottoni (tutti gli Sta-ti del settentrione europeosono infatti al di sopra dellasoglia del 30 per cento).

Per questo la Conferenzadelle presidenti delle Commis-sioni italiane Pari Opportunitàha fatto propria – con moltoentusiasmo – la proposta lan-ciata dal ministro Prestigiaco-mo nel corso della conferenzaministeriale tenuta a Siracusalo scorso 12 settembre: quella,cioè, di stipulare un “patto dirappresentanza” che impegni ipartiti europei a candidare nel-le proprie liste almeno il 30 percento di donne. Con l’obiettivodi arrivare al più presto a una

effettiva parità (50 per cento).Secondo le rappresentanti

del gentil sesso, per dare corpoalle norme della Costituzioneitaliana (articoli 51 e 117) che,almeno sulla carta, garantisco-

“punto di vista femminile”.«Una gran parte della popola-zione non ha voce nella gestio-ne della politica – spiega – eper questo occorre non soloun’azione forte a livello legi-slativo ma anche una maggio-re sensibilizzazione dei partitie dell’opinione pubblica. Siaben chiaro – precisa – non vo-gliamo fare una guerra controgli uomini ma vogliamo co-struire insieme». Tra l’altro, laAloi durante i lavori dellaConferenza ha lanciato unaprovocatoria proposta al presi-dente della Regione Italo Ma-sala. «Vogliamo che due deiquattro posti vacanti nellaGiunta regionale – ha detto -siano assegnati alle donne».

Una proposta che alla consi-gliera regionale Ivana Dettori(Democratzia) non è apparsaparticolarmente appropriata inquesto momento politico. LaDettori ha definito “deleteria”anche la revisione della Com-missione Pari Opportunità pre-vista dal ministro Prestigiaco-mo, proponendo un cambio dinome. «Bisogna passare dallapari opportunità alla parità»,ha detto.

Il che, tradotto in numeri, si-gnifica 50 e 50. «Occorre un“patto forte” – ha concluso –tra le donne e il futuro candi-dato alla guida della Regione».Mariella Pilo, consigliere re-gionale di FI, ha invece sotto-lineato l’esigenza di evitarepolemiche sulla futura naturadell’organismo e definire almeglio gli obiettivi da perse-guire.

«La situazione non è dram-matica solo in Consiglio regio-nale – ha ricordato – non di-mentichiamo che nei consiglid’amministrazione degli entidi gestione del potere in Sarde-gna non c’è neppure una don-na».

La riunione di Cagliari sicolloca in una serie di iniziati-ve connesse al semestre italia-no alla guida dell’Ue. A Mes-sina, il 24 e 25 settembre, siterrà una conferenza ministe-riale in cui saranno presentati iprogetti per il miglioramentodella condizione femminilementre a Torino (24 e 25 otto-bre) si parlerà del reinserimen-to sociale e lavorativo dellevittime della tratta. Ma il prin-cipale appuntamento – comeaccennato – è previsto a Vene-zia dal 15 al 17 novembre.Come ha anticipato la presi-dente della Commissione PariOpportunità del Veneto Patri-zia Marin, al Forum europeo“Aspasia” (questo il titolo)parteciperà la maggior partedei network femminili presen-ti in Europa.

I lavori della Conferenza sisono conclusi con la visita uf-ficiale in Consiglio regionale,dove il presidente dell’assem-blea Efisio Serrenti ha fattoomaggio alle gentili signore diun ricordo della Sardegna.«C’è bisogno di battagliecome la vostra», ha detto Ser-renti, ricordando che la parte-cipazione delle donne alla po-litica (come quella di tutti glialtri “esclusi dal potere”) è «unfatto di democrazia». Non èmancato, dopo i saluti di rito,un vivace scambio di opinioni.«In fin dei conti – hanno riba-dito in coro (non senza unavena di polemica) le rappre-sentanti del gentil sesso – ladifferenza fondamentale è chenoi non abbiamo a casa unamoglie ad aspettarci e a piani-ficare la nostra vita».

no la pari rappresentanza alledonne, oltre a un intervento le-gislativo ad hoc, occorre uninserimento negli ingranaggidi formazione delle liste elet-torali con un’azione forte sui

partiti di appartenenza.Ne è convinta la presidente

della Commissione Pari Op-portunità sarda Anna MariaAloi, che evidenzia tre priori-tà per la valorizzazione del

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IL MESSAGGERO SARDO 13OTTOBRE 2003

STORIAIl 60º anniversariodel siluramentodella naveammiragliail giorno dopol'Armistiziodell'8 settembrericordatocon una cerimoniaalla presenzadel presidenteCiampi

RICORDATO ALL'ASINARAL'AFFONDAMENTODELLA CORAZZATA �ROMA�

di Carlo Figari

Nell’affondamento dellacorazzata Roma avve-nuto al largo dell’isola

dell’Asinara il 9 settembre1943 persero la vita 1253 uo-mini, i superstiti furono 589.Tra le vittime anche due gio-vani ufficiali cagliaritani e 35tra sottufficiali e marinai sem-plici provenienti da tutta laSardegna. Quest’anno, in oc-casione del sessantesimo an-niversario, la tragedia dellaRoma e della flotta italiana èstata rievocata solennementecon una cerimonia in marealla presenza del capo delloStato. In una giornata grigia leunità della Marina hanno sfi-lato davanti alla nave appog-gio San Giorgio che ospitavaa bordo Ciampi, le autorità enumerosi reduci della batta-glia scatenata dagli aerei te-deschi all’indomani dell’ar-mistizio. Momenti di commo-zione nel ricordo di tanti uo-mini finiti sul fondo del maresardo con la più potente co-razzata della Marina italiana,spezzata in due dalle bombenaziste. Lanci di corone, pre-ghiere e poi le toccanti paroledel presidente: <L’ 8 settem-bre - ha detto Ciampi - fu ilmomento in cui incominciaro-no a cementarsi i valori chetengono unite le nostre genti,si avviò quel processo che siconcluse con il varo di unaCostituzione ancora viva e vi-tale. «Dopo 60 anni ci rendia-mo conto di quanto sia statoimportante per noi, per i no-stri figli, per il futuro dell’Ita-lia che anche in quei giorniterribili il tricolore non siastato ammainato mai».

Il capo dello Stato ha quin-di reso onore al comandantedella forza navale italiana,ammiraglio Carlo Bergamini,che morì a bordo della Roma.«Immagino - ha affermatoCiampi - il tormento interiore,il dramma che in quelle oresconvolse l’animo dei prota-gonisti di quella vicenda. Nelpomeriggio dell’8 settembre,quando arriva improvvisol’annuncio dell’armistiziocon l’ordine di prendere ilmare per portarsi in un portocontrollato dagli anglo-ameri-cani, Bergamini pensa all’au-toaffondamento della flotta alui affidata. Dopo ore dram-matiche, decide di ubbidire.Forse i minuti dell’affonda-mento furono da lui vissuticome una liberazione: inabis-sarsi con la sua nave sotto lasua bandiera. E quella trage-dia interiore, e quella epopeadell’onore che oggi ricordia-mo e celebriamo».

Parole commosse anche dalministro della Difesa Marti-no: «Il nostro pensiero nel ri-cordo dei caduti delle navidella flotta - ha detto - va aitanti martiri che nel settembredel 1943 testimoniarono lavolontà di riscatto dell’Italiadando avvio alla resistenza ealla guerra di liberazione».Nella tragedia perirono anchedue ufficiali cagliaritani. Ilguardiamarina AngelinoBrozzu aveva appena ventunanni ed era al suo primo im-barco. Insieme a lui sullaRoma c’era il sottotenente divascello Stanislao Palomba.A entrambi fu conferita lamedaglia di bronzo alla me-moria.

La battaglia dell’AsinaraL’anniversario è stata l’occa-sione per rievocare una pagi-na di storia che ancora brucia.

Ciò che rimaneva della flotta,dopo lo stillicidio di tre annidi battaglie e di scorte ai con-vogli, la notte dell’8 settem-bre aveva lasciato i porti diGenova e La Spezia diretta aMalta. L’ordine era giunto dalcomandante in capo della Ma-rina, ammiraglio De Courten.Secondo i patti firmati in se-gretezza a Cassibile, le naviitaliane avrebbero dovutoconsegnarsi agli Alleati.Combattuto tra contrastantisentimenti, incerto se ubbidi-re all’onore di comandante oagli ordini supremi, alla fineBergamini decise di eseguireciò che gli imponeva la disci-plina. Così la mattina del 9settembre anziché dirigersi inalto mare per un’ultima epicabattaglia, come lo invitavanoa fare molti suoi ufficiali, or-dinò alle navi di lasciare i por-ti di La Spezia e Genova perun rendez-vous al largo dellaCorsica. Nessuno sapeva qua-le fosse la vera destinazionedella flotta che fu resa notasolo durante la navigazione.

All’alba di quella mattina disessant’anni fa lungo la costaoccidentale della Corsica na-vigavano allineate su tre file,una dietro l’altra, ventitré uni-

tà. In testa la 9° Divisione cheincludeva le potenti corazzateRoma, Vittorio Veneto e Ita-lia. Seguiva la 7° Divisionecon gli incrociatori Eugeniodi Savoia, Duca d’Aosta eMontecuccoli; poi l’8° Divi-sione con gli incrociatoriDuca degli Abruzzi, Garibaldie Attilio Regolo. A seguire, la12° Squadra cacciatorpedinie-re con le navi Mitragliere, Fu-ciliere, Carabiniere e Velite ela 14° squadra con le caccia-torpediniere Legionario,Oriani, Artigliere, Grecale eLibra. In coda le unità dellasquadriglia torpediniere Pe-gaso, Orsa, Orione, Impetuo-so e Ardimentoso. Alle 9 ilconvoglio incrociava a ponen-te della Corsica quando, intor-no alle 9,45, veniva avvistatoun ricognitore inglese (presu-mibilmente un Glenn MartinMarauder) che prese a girareintorno alla flotta.

Ecco la cronaca della batta-glia, così come è stata rico-struita nei documenti dell’ar-chivio storico della Marina.Alle 10,30 veniva identificatoun ricognitore tedesco, al chela flotta prendeva a navigare azigzag (le navi militari infattinavigavano zigzagando du-

rante un bombardamento perevitare le traiettorie verticalidelle bombe in caduta). Passa-te le 12, appena scorta l’isoladell’Asinara, le unità riassu-mevano l’ordine di navigazio-ne in linea di fila cessando dizigzagare.

Alle 12,34 si disponevanoper entrare nelle acque prossi-me alla Maddalena per poi di-rigersi al porto. Intorno alle14,45, Bergamini ricevette untelegramma dallo Stato mag-giore di Roma che comunica-va la caduta della Maddalenain mani tedesche. Dopo un ra-pido consulto con i suoi uffi-ciali, decideva di invertire ra-pidamente la rotta in direzio-ne dell’Asinara.

Alle 15,10 le navi avvista-vano una formazione di quin-dici bombardieri Dornier 217tedeschi. Scattava l’allarme alquale seguivano i primi colpidi cannone antiaereo. Intornoalle 15,36, una prima bombacadeva di fianco alla poppadella corazzata Italia solle-vando un enorme muro d’ac-qua. Alle 15,50 una bombacolpiva il lato sinistro dellacorazzata Roma provocando-ne un drastico rallentamento.Poco dopo, un’altra bomba

centrava la corazzata: in unistante scoppiò il deposito dimunizioni di prora. L’esplo-sione generava un vasto in-cendio in corrispondenza del-le torri prodiere, della planciae del fumaiolo. A bordo l’apo-calisse, tra fumo, fiamme,urla dei feriti, ordini concita-ti, marinai aggrappati eroica-mente alle mitragliatrici e al-tri che si lanciavano in marein un disperato si salvi chipuò.

Tra le vittime un ufficialecagliaritano. Testimone dellamorte di Angelino Brozzu ilguardiamarina Antonio Me-neghini, l’ultimo ad aver vistoil giovane cagliaritano: «In-sieme ad altri ufficiali - si leg-ge nei documenti d’archivio -mi trovavo nella sala di con-trollo del tiro, con i puntatorie i telemetristi al completo.Con me c’era anche AngelinoBrozzu che all’allarme mi la-sciò di corsa per recarsi al suoposto di combattimento inplancia comando». Pochiistanti dopo la plancia saltò inaria. Centrata dalle bombe edevastata dalle esplosioni lacorazzata, orgoglio della no-stra Marina, progressivamen-te si spezzò in due tronconi elentamente si inabissò.

La testimonianzadel superstiteTra i superstiti dell’affonda-mento il cagliaritano ClaudioCannas, 83 anni, infermiere inpensione del pronto soccorsodell’ospedale San Giovanni.«A bordo tutti erano tesissimi- racconta Cannas - molti nonvolevano saperne di conse-gnarsi e parlavano di autoaf-fondare le navi. Stavamo pro-cedendo speditamente direttia La Maddalena quando, inprossimità della Corsica, fum-mo avvistati dai ricognitoritedeschi. Alle 15,10 nel cielocomparvero gli Junker ma leloro bombe finirono in mare.Quaranta minuti dopo, ricor-do benissimo, arrivarono altriaerei e questa volta fecerocentro». Sulla corazzata siscatenò l’inferno. «Mi trova-vo in coperta per soccorrere ilcannoniere Raimondo Melis,ferito dalla prima bombaquando la seconda bomba ra-diocomandata penetrò nel tor-rione di comando>, continual’ex infermiere. <L’esplosio-ne fu terribile. Io e Melis fum-mo scaraventati in mare».Claudio Cannas, ancora informa nonostante gli acciac-chi dell’età, rivive quei tragi-ci momenti come se fosseroaccaduti ieri. Non ha dimenti-cato neppure un attimo. «Lanostra ammiraglia colpita amorte si spezzò in due tronco-ni e affondò. In mare i super-stiti gridavano, nuotavano,cercano di tenersi a galla di-speratamente».Cannas fu salvato dai mezzi disoccorso giunti dalle altrenavi. Era rimasto miracolosa-mente illeso, fu raccolto e tra-sportato a Port Mahon, nelleBaleari, dove venne internatosino alla fine della guerra. «Inoccasione del quarantesimoanniversario dell’affonda-mento - ricorda ancora l’an-ziano marinaio - cercai dimettermi in contatto con Rai-mondo Melis, sapevo che siera era salvato, ma nella con-fusione di quei giorni l’avevoperso di vista. Speravo di po-terlo riabbracciare, invecescoprii che era già morto dauna decina d’anni».

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IL MESSAGGERO SARDO 14OTTOBRE 2003

CINEMASuccessodel filmdi SalvatoreMereuregistadi Dorgalipremiatodalla criticaal Festivaldi Venezia

BALLO A TRE PASSIUNO SGUARDOSULLA SARDEGNA

di Gianni Olla

SALVATORE MEREU:UN RACCONTO UNIVERSALECHE PARTE DA SU CONNOTTUSalvatore Mereu, 38 anni,

nato e vissuto a Dorgali,ha studiato alla Scuola

Nazionale di Cinema diplo-mandosi nel 1998. Ha esorditocon due cortometraggi, en-trambi ambientati in Sarde-gna, Prima della fucilazione(saggio di diploma) e Miguel,premiato al festival del corto-metraggio di Bologna nel2001. Ballo a tre passi è il suoprimo lungometraggio

Il titolo del film è una sem-plice evocazione di un episo-dio. Durante una festa di ma-trimonio la pioggia costringe ipartecipanti a rifugiarsi sotto illoggiato di una casa di campa-gna. Improvvisamente qualcu-no attacca un altoparlante: aquel punto giovani e vecchi aballare “su ballu tundu”. Traloro c’è anche la cugina dellasposa, una suora di clausurache ha lasciato il convento perqualche giorno. Se vogliamo èuno dei tanti contrappunti difelicità, magari effimera, cheesplodono durante il film, eforse racchiude anche il signi-ficato generale, o almeno unodei suoi temi. (...)

(Il film) Io ho cercato di co-struirlo come un unico percor-so e spero che il pubblico lopercepisca così. D’altro canto,sul piano generale c’è un’eviden-

te coesione temporale e i prota-gonisti di ogni vicenda appaionodi scorcio anche nelle altre; infi-ne tutti i personaggi ricompaiononel finale, creando una contigui-tà anche spaziale. (.)

Che cosa significa “etnico”?Uno cerca di raccontare quelloche conosce. Io sono nato lì, aDorgali, vicino a Nuoro, inquelle terre dove è ambientataparte del film. (...) Personal-mente sono convinto che sipossa raccontare bene solo ciòche si conosce davvero. (Lalingua sarda usata nel film)Non è un manifesto politico(...) C’è stato un approdo natu-rale. Ho provato a raccontaregente della mia terra, la faccioparlare così come si esprimenaturalmente. Non c’è un pia-no in questo senso, né c’era lavolontà di confrontarsi con iprofessionisti dell’identità (...)

La scena d’amore può risul-tare persino provocatoria, ma-gari perché va ad infrangere unluogo comune che vede un per-sonaggio come il pastore Mi-chele risoluto in situazionicome queste, persino “macho”ed invece si racconta di unapersona alle prime armi. (...)Questo non vuol dire che quelpersonaggio e tante altre storieche vengono raccontate nelfilm debbano diventare un

simbolo o assurgere a paradig-ma. (...)

Gianni Amelio ha detto chel’ebbrezza di mischiarsi ai per-sonaggi, di vivere con lorol’avventura del film, è di granlunga più importante del deci-dere il tipo di inquadratura o ilmovimento di macchina. Ècerto una provocazione, ma dàil senso della coralità, e soprat-tutto della contiguità con i per-sonaggi che ho cercato di rea-lizzare: catturare volti e suoni,atteggiamenti, modi di dire.Certo l’approccio locale nonesclude la metafora universalee, a sua volta, nel realismoambientale e caratteriale s’in-nestano motivi onirici e surre-ali che credo siano ben visibi-li. Ma, alla fine, i due aspettisono comunque indivisibili, eio spero che Ballo a tre passisia giudicato dal pubblico, an-che quello sardo, prima di tut-to come un film. Poi si potran-no anche sottolineare la prove-nienza geografica e la visionedel mondo sardo contempora-neo di Salvatore Mereu, maquesto vale per tutti i registi,compreso Fellini: senza le ra-dici riminesi sarebbe stato unartista diverso. Vale ancora,insomma, il detto di Tolstoj:“racconta il tuo paese e saraiuniversale.”

Fa notizia, in Sardegnacome oltre Tirreno,Ballo a tre passi , un

film “sardo”, o più sempli-cemente ambientato nel-l’isola e diretto da un regi-sta di Dorgali , SalvatoreMereu.

Selezionata per il festivaldi Venezia, la pellicola vin-ce la Settimana della critica(sorta di passaporto inter-nazionale per i giovani ci-neasti) e ottiene una men-zione speciale della giuria.La storia potrebbe chiuder-si qui – e già sarebbe untrionfo – ma i produttoridel film non si accontenta-no: usano bene i soldi delpremio (da investire in pub-blicità) e programmanoun’uscita a tappeto in Sar-degna (undici copie, prati-camente tutte le località sar-de provviste di cinemato-grafo) e nelle principali cit-tà del Continente. Così,dopo l’ottima accoglienzacritica, anche il pubblico ri-sponde. Nell’isola Ballo atre passi insidia i “blockbu-ster” americani. A Roma,Milano, Bologna, Firenze,la gente si mette in fila pervedere un film parlato insardo con i sottotitoli italia-ni: mai successo. È un casoche, ovviamente, travalical’appartenenza regionale,pur fortissima; ed anzi que-st’appartenenza esibita mo-tiva l’interesse nazionale einternazionale, tanto che ilfilm viene invitato ai mag-giori festival internazionali,in USA come in Europa o inAsia. (Infine, potenza delcaso anche mediatico, Me-reu e il suo attore MicheleCasula vengono invitati aduna puntata speciale delMaurizio Costanzo Showdedicata al cinema italiano.)

Inevitabile la discussionetra il pubblico, fino ad orasommessa: Internet rivelapareri di spettatori comunidiscordanti. Il film è bellis-simo, poetico, legato ad unaSardegna reale ma quotidia-na; no, è banale, noioso,senza storia, e pieno di luo-ghi comuni sulla Sardegna.Si scatenano i confronti traBallo a tre passi, e le ultimepellicole sarde di Pau, Co-lumbu, Sanna, Grimaldi, epersino Cabiddu. Ottimo se-gno: prima d’ora, ogni di-battito sul cinema in Sarde-gna, persino nel versante in-tellettuale, rimaneva anco-rato alla celebre, quanto di-scutibile, scomunica di Mi-chelangelo Pira: “I Sardinon si sono mai riconosciu-ti nei film girati nell’isola”.

Ma la modesta opinione dichi scrive – pur orgogliosodi questo meritatissimoexploit di Mereu – è che rin-chiudere Ballo a tre passientro i ristretti confini dellariconoscibilità (o non rico-noscibilità) sarda, equivalea soffocarlo.

Che cosa racconta Mereudel proprio paese? Un grup-po di bambini si reca in unaspiaggia e vede il mare perla prima volta. Un pastoreche ha portato il suo greggein montagna, scende sullacosta per vendere il suo for-maggio ed ha un’effimerastoria d’amore con una turi-sta francese. Una suora diclausura torna al suo paeseper partecipare al matrimo-nio della cugina. Un vec-chio pensionato attende la

fine del mese, cioè la pen-sione, per concedersi un in-contro con una prostituta unpo’ speciale.

L’epilogo onirico non varaccontato, ma chi conosceil cinema di Fellini…

Non è propriamente unfilm ad episodi. Tempi (loscorrere delle stagioni) espazi (luoghi contigui, al-meno sullo schermo) sono,

in un certo senso, unitari, edalcuni personaggi fanno datramite tra i vari blocchi,veri e propri frammenti diuna narrazione fissata innon molte sequenze e tanteellissi. Il significato è datoper accumulo: il viaggioesistenziale parte alla gran-de con l’ingenua festa deibambini, prosegue con l’ini-ziazione erotica del pastore,

si blocca nei pochi momentidi festa a cui partecipa ladonna votata al distacco dalmondo. Infine, al vecchio,prima di morire, resterannosolo i ricordi.

Anche se l’occasione digirarlo è partita da un corto-metraggio a tema (il mondodell’infanzia) e su commis-sione (l’Istituto SuperioreRegionale Etnografico di

Nuoro), la riuscita del filmsi può misurare proprio dal-la capacità di far avanzareuna sorta di apologo esi-stenziale seguendo le sta-gioni reali e quelle dellavita, senza nessuna sovrap-posizione filosofica. Bastala quotidianità della gentecomune.

La Sardegna che c’è. Glispettatori si possono acco-modare: tante le specificitàisolane, ma certo non esclu-sive. Due luoghi ricorrenti,montagna e mare, cioè iso-lamento e modernità, segnidi opposizione anche for-male che percorre tutto ilfilm. E ancora la “balentia”presumibilmente alcolicadegli adulti che insegnano asparare ai bambini, durantela festa di nozze: la mortecontro la vita, altro temacentrale. Infine il contrastotra la bellezza di “PischinaUrtadala”, luogo di un am-plesso “selvaggio” alla “Pa-dre padrone”, e il gesto delpastore che pesca (si fa perdire) le trote nel laghettocon i cavi elettrici. La liber-tà di raccontare le contrad-dizioni e persino le brutturedella propria terra fa partedella forza di un autore,come hanno già dimostratoGiovanni Columbu con «Ar-cipelaghi» e Piero Sannacon «La destinazione».

Antropologia e favola .Fino ad ora, la più bella esintetica definizione criticadel film, appartiene a TullioKezich: “ha radici nell’an-tropologia, ma rami e foglienella favola”. L’antropolo-gia di Ballo a tre passi èquasi un dato naturalistico(o forse Zavattiniano, cioèneorealista): si vede unaSardegna che c’è, al di là diogni impossibile ricerca ar-chetipa che la possa rappre-sentare per intero. L’univer-salismo della favola (amara,leopardiana, intessuta diesaltazioni erotiche infanti-li e rimpianti della maggioretà) rientra in quella celebrefrase di Tolstoj, usata spes-so dal poeta scrittore Fran-cesco Masala: “racconta iltuo paese e descriverai ilmondo”.

Negli ultimi anni, glispettatori italiani più curio-si e avvertiti hanno visto al-tre pellicole che potrebberoessere accostate, anche intermini formali e stilistici, aBallo a tre passi: proveni-vano dalla Cina, dall’Iran,dai Balcani, dalle repubbli-che ex sovietiche, luoghiche, in passato, hanno co-municato ben poco con ilresto del mondo in terminicinematografici e culturali.Alcune di queste opere, fir-mati da autentici maestri(Kusturica, Zhang Yimou,Kiarostami) hanno sbancatoi festival di tutto il mondo.Per lo spettatore europeo oamericano, quelle visionierano appunto radicate nel-l’antropologia o nella storialocale, e contemporanea-mente universali, favolisti-che o meno. Anche per Bal-lo a tre passi occorrerebbeuno sforzo di “distanzia-mento”: vederlo come unfilm arrivato da un “paeselontano” che non siamo si-curi di conoscere intera-mente, ma di cui apprezzia-mo la straordinaria potenzaevocativa, tipica del buoncinema.

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IL MESSAGGERO SARDO 15OTTOBRE 2003

EMIGRAZIONEPer iniziativadel circolo�Ulisse Usai�di Lima sancitoun legamecon gli antichiabitantidel paese andinoche utilizzanoimbarcazionicostruitecon erbe palustri

�FASSONIS� E �CABALLITO�PER IL GEMELLAGGIOTRA SANTA GIUSTA E IL PERU'

di Gianni Ledda

Sullo stagno di SantaGiusta, in provincia diOristano, galleggia una

piccola imbarcazione detta“fassoni” completamente co-struita da erbe palustri. Manisapienti legano in fasci igiunchi raccolti sugli acqui-trini circostanti al paese finoa ricavarne il natante dallaprua appuntita e la poppatronca. Modelli simili si tro-vano in Perù, sono usati dal-le popolazioni locali e porta-no il nome di Caballitos deTotòra e Balsas.

Per questo, fortemente vo-luto dal Comune di S. Giusta,recentemente si è avuto ungemellaggio tra la cittadinalagunare sarda e due città pe-ruviane: Huanchaco, sul-l’Oceano Pacifico e Puno chesi affaccia sul lago Titicaca.

Una delegazione compostada quindici persone, il sinda-co Tino Melis, rappresentan-ti della giunta e del consigliocomunale, della comunitàmontana, della pro loco, il vi-cepresidente della Provinciadi Oristano Gianni Solinas,Marco Ghiani, direttore delservizio emigrazione del-l’Assessorato del Lavoro del-la Regione sarda, GiovanniMarras, dalla Faes, e un co-struttore di fassonis, è partitaalla volta del Perù

L’intento, oltre a quello dicreare un legame culturale traquesti tre centri, era quello dicercare di capire se i tre tipi diimbarcazioni, accomunate daaffinità costruttive, potevanoavere una radice comune o sesono il frutto di una produzio-ne autoctona che l’uomo harealizzato e perfezionato perle sue esigenze.

Prima tappa del viaggio èstata Lima dove il locale Cir-colo dei Sardi, presieduto daAntonio Simeone, per l’occa-sione ha organizzato la “Setti-mana gastronomica sarda”con una vasta esposizione diprodotti agroalimentari giuntiappositamente dalla Sarde-gna.

All’arrivo la delegazionesarda è stata accolta dall’am-basciatore italiano in Perù,Sergio Busetto, che in unaconferenza ha dato il benve-nuto e ringraziato il Comunedi Santa Giusta per questo im-portante gesto che avrà certa-mente ripercussioni positivesui rapporti tra Italia e Perù.

L’ accoglienza è di quelleriservate alle delegazioni uf-ficiali con tanto di protocolloche prevede, prima di ognialtra cosa, che vengano suo-nati gli inni nazionali.

Dato l’arrivederci ai con-terranei residenti nella capi-tale del Perù la delegazionesarda si è spostata a nord inautobus attraverso la Pana-mericana, che aldilà dellasuggestività del nome altronon è che una strada a doppiacorsia che attraversa tuttoSud America, partendo dalCile fino ad arrivare in Mes-sico, sfiorando, in pratica, laCordigliera delle Ande.

I due giorni trascorsi aLima hanno dato a moltiospiti sardi l’illusione che ilPerù, nonostante tutte le ca-ratteristiche dei paesi SudAmericani, fosse un paesequasi normale, ma dalla peri-feria di Lima in poi ci si ren-de conto dell’esatto contra-rio. Le cosiddette bidonvillesfanno da sfondo e si alterna-no all’immenso deserto fattodi sabbia e pietre di cui è

costituita la gran parte dellazona peruviana che si affac-cia sull’Oceano Pacifico.

La grande povertà è la pe-culiarità che più colpisce.Immense distese, quasi a per-dita d’occhio di fatiscenti ba-racche, dove mancano acquaed elettricità. E così per chi-lometri.

La tappa di trasferimentosulla Panamericana dura cir-ca dieci ore per cui non c’èpossibilità di fermarsi nem-meno ad ammirare i bellissi-mi tratti di costa incontami-nata dove le onde dell’ocea-no regalano paesaggi a voltesimili alle nostre coste.

A Trujillo, tappa interme-dia prima di arrivare a Huan-chaco, la delegazione sardaviene accolta dal Rettore del-l’Università che consegna aciascuno degli ospiti la mas-sima onorificenza dell’Ate-neo più importante del Perùche porta il nome dell’eroenazionale Simon Bolivar.

Il giorno dopo il presiden-te della regione della Liber-tad, cui fa capo Huanchaco,ha convocato una riunionenella sede della presidenza, ecosì ha fatto il presidente del-la locale Camera di Commer-cio, ansioso di mostrare unostudio sull’economia dellaregione e un progetto ambi-

zioso che prevede la distribu-zione dell’acqua per l’irriga-zione ai campi tramite un si-stema di canali giganteschi.Tutto ciò ricorda a molti labonifica della piana di Arbo-rea avvenuta negli anni Tren-ta.

Trujillo, con i suoi 650 milaabitanti, è la seconda città delPerù. Ed è strettamente legataalla Sardegna. Perché il sinda-

co della città si chiama JosèMurgia ed è discendente di unemigrato originario di Nurri.

Finalmente si arriva aHuanchaco, prima vera tappadel viaggio di oltre trentamilachilometri. Un professore uni-versitario spiega come questoterritorio, per via della pre-senza delle coltivazioni di To-tòra, è diventato una riservanazionale, in cui si intendepromuovere e salvaguardarela produzione da cui poi na-scono i famosi Caballitos.

Ogni pescatore ha per se unpezzo di terra che comprendealcune fosse in cui nasce rigo-gliosa la Totòra. Questa dopoessere stata raccolta e oppor-tunamente essiccata da vitaalla più famosa imbarcazioneperuviana: il Caballito, chia-mato cosi perchè il pescatorevi monta sopra a mò di caval-catura per superare le insi-diose onde oceaniche, alte di-versi metri.

È sull’Oceano Pacifico chesi ha l’esibizione dei rega-tanti giunti da Santa Giusta,Alfredo Cadoni, RaimondoCadoni ed Efisio Canu. L’esibizione è una sorta dicompetizione tra “fassonis” e“caballito” che entusiasma

un folto pubblico e che vedela vittoria dei Sardi. Le im-barcazioni sono simili ma èdiverso il modo di condurle: iSardi in piedi e i peruvianiinginocchiati.

Al termine viene firmatol’atto ufficiale che sancisce ilgemellaggio tra i due paesi.

Il programma del viaggioprevede un’altra tappa inter-media, stavolta nella miticacittà di Cuzco, nel mezzo del-la vallata che gli Inca aveva-no scelto per costruirvi laloro capitale. Per la delega-zione sarda ci sono non pochedifficoltà di adattamento al-l’altitudine, siamo a 3.500metri e l’ossigeno comincia ascarseggiare. Si prosegue ilgiorno dopo per la città sacradi Machu Pichu, che sintetiz-za tutto il simbolismo dellaciviltà inca, dove la filosofiadell’adorazione del sole (det-to inti) è presente in ogni suaparte. Tanto che è il suggesti-vo gioco di ombre e luci acreare nell’immaginario le fi-gure pietrificate, visibili par-ticolarmente il giorno delsolstizio d’inverno, che quicade il 21 giugno.

Ultima tappa del viaggio èla città di Puno, sul lago Titi-caca (lago sacro agli Incaperchè sempre esposto alsole) a 3850 metri.

Anche qui qualche difficol-tà di adattamento all’altitudi-ne, c’è pero il bellissimo pa-esaggio offerto dal lago checi dà la forza di proseguire.

Accoglienza ufficiale inComune con l’Alcalde e gliassessori.

Il sindaco di Puno ha deci-so di formalizzare l’atto delgemellaggio sopra un’isolagalleggiante dove vive l’anti-chissima popolazione pre in-caica degli Uros, veri deten-tori della tradizione delleBalsas de Totòra.

L’accoglienza che gliUros riservano alla delega-zione giunta dalla Sardegna èestremamente calorosa.

Da subito si cerca un lega-me tra noi e loro come seavessimo da sempre fatto par-te della loro razza e tutto ciògrazie anche alla presenza diun fassoni originale, fatto tra-sportare appositamente sul-l’isola, che crea un filo diret-to tra due popolazioni lontanemigliaia di chilometri ma cheprobabilmente hanno condivi-so modi di pensare e di agireanche a distanza.

Ma se per noi su fassoni èsolo una tradizione da salva-guardare che appartiene alpassato e da esibire ai turisti,per gli Uros la balsa è il pre-sente. Il mezzo con cui lavo-rano e si procurano il cibo.

L’attimo in cui Alfredo Ca-doni comincia a solcare illago Titicaca affondando il“cantoi” è uno dei più belli epiù emozionanti. Insieme alui Raimondo Cadoni ed Efi-sio Canu che nonostante isuoi settanta anni e la fortecarenza di ossigeno nell’ariaha voluto provare l’ebbrezzadel lago Titicaca, con l’acquache non supera i sei gradi.

Al ritorno a Lima, prima dilasciare definitivamente ilPerù, nuovo caloroso incon-tro con i nostri conterraneiospiti presso il Circolo Italia-no Sportivo, dove in una con-ferenza vengono tirate lesomme del viaggio alla pre-senza dell’Ambasciatore Ita-liano e di altre personalitàperuviane.

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IL MESSAGGERO SARDO 16OTTOBRE 2003

CULTURAPer iniziativadella Federazionedei Circoli sardiin Franciaricordata la figuradel grandecompositoredi Samassinel cinquantesimoanniversariodella morte.Omaggio allatomba nel cimiterodi Pantin

CONCERTO A PARIGIIN MEMORIADI LAO SILESU

Servizi e foto di Antonello De Candia

UN GENIO DIMENTICATO�RISCOPERTO�DA UN GIOVANE PIANISTA

CULTURASono trascorsi 50 anni esattidalla sua morte, e il tempo, lapioggia e il vento stavano fi-

nendo di cancellare anche il nomeinciso sulla lapide della tomba chene custodisce i resti, nel cimitero diPantin, il più grande di Parigi e del-la Francia e forse d’Europa, con isuoi 107 ettari di estensione.

Non è stato facile individuare inquesto immenso giardino, tra fila-ri di ippocastani e pini secolari latomba del grande compositore sar-do Lao Silesu e della sua compa-gna di vita Carmen De Villa.

Ma la ricerca affidata ad un fio-raio che gestisce il suo atelier pro-prio di fronte all’ingresso del cimi-tero, monsieur Nicola Berbeth, hadato i suoi frutti (e per chi volesseandare a vedere dove si trovano lespoglie mortali di Lao Silesu e ma-gari deporvi un fiore, l’indirizzo ci-miteriale è il seguente : Divisione83, linea 4, tomba numero 29).

Ripulita dalle erbacce e dal mu-schio e abbellita con un bel mazzodi fiori la tomba di Lao Silesu èstata così “riscoperta” dai suoi esti-matori, che gli hanno reso visita nelcimitero di Pantin.

Ma la “riscoperta” di Lao Silesuva evidentemente al di là del ritro-vamento della sua tomba.

La vera “riscoperta” è quellamusicale, che si deve soprattutto algiovane pianista sassarese, Rober-to Piana.

Dopo essersi diplomato brillan-temente al Conservatorio “L. Ca-nepa” di Sassari ed aver partecipa-to e vinto numerosi concorsi piani-

stici internazionali, Piana ha dedi-cato una decina d’anni di studi edi ricerche che gli hanno consen-tito – grazie anche alla disponibi-lità e alla collaborazione dell’uni-co nipote vivente, Faust Silesu,ormai novantenne, e residente aSamassi (paese natìo anche delgrande Lao), non solo di “risco-prire” il grande genio musicaledel compositore sardo, ma di far-lo conoscere e apprezzare attra-verso una serie di concerti in Ita-lia e in Europa.

L’ultimo, nell’ordine di tempo,quello tenuto a Parigi, il 29 set-tembre, al Théatre du Rond-Pointdes Champs Elysées, e che haavuto come straordinaria interpre-te canora, la soprano Maria Tere-sa Pasta, anch’essa sassaresecome Piana.

Una “Soirée Lao Silesu” orga-nizzata dal Centro Studi Culturasarda (SASER) e dalla Federazio-ne dei Circoli Sardi in Francia,grazie al conributo degli Assesso-rati dei Beni Culturali e del Lavo-ro della Regione Sardegna, con la

partecipazione del Consolatod’Italia a Parigi e della Associa-zione Art et Culture en Sardaigne.

Un concerto che è stato intro-dotto dalla signora Lella Cuccache ha presentato gli artisti – ilpianista Roberto Piana e la sopra-no Maria Teresa Pasta – e soprat-tutto ha ricordato la figura di LaoSilesu e la sua straordinaria attivi-tà di compositore di musica nonsolo da camera, ma anche di jazze musica leggera e di canzoni ce-lebri portate al successo da chan-sonniers francesi come MauriceChevalier e Charles Azsnavour,un attivismo (oltre 600 opere) cheproietta l’artista in una luce ai piùsconosciuta.

Così come ha sorpreso la granparte degli spettatori sardo-fran-cesi l’apprendere che è opera diLao Silesu anche l’Inno Sardo,che è stato interpretato con gran-de trasporto da Maria Teresa Pa-sta, lungamente applaudita.

Il concerto ha avuto infatti duemomenti distinti: l’esibizione diRoberto Piana, che ha eseguito al

pianoforte “Notturno in mi” e“variazioni in do minore”, e poi“Feuilles èparses ,1, 9” ,”Madri-gal” e “ Sérénade passionée”, equindi l’esibizione canora di Ma-ria Teresa Pasta che ha interpreta-to quella che viene ritenuta la piùcelebre canzone musicata da Sile-su, “A little love, a little kiss”,quindi l’Ave Maria, “Star of mylife”, quindi il già citato Inno Sar-do (“Sardigna”), “Love here ismy heart” e T’amo.

Subissati di applausi i due gio-vani artisti sassaresi hanno con-cesso un fuori programma inter-pretando “No poto reposare” e “Osole mio”.

Al Concerto erano presenti ilPresidente della CommissioneCultura del Consiglio Regionale,Tore Piana (omonimo, ma nonparente del pianista!!) e l’on.leSergio Pisano, componente dellastessa Commissione.

L’on.le Piana, anche a nome ditutto il Consiglio regionale dellaSardegna, si è complimentato vi-vamente con gli artisti per l’eccel-

lente concerto e ha quindi rivoltoun ringraziamento alla Federazio-ne dei Circoli sardi in Francia “peraver contribuito a questa grandis-sima serata” (ai margini della qua-le è stata allestita anche una mo-stra di dipinti e di fotografie ese-guiti e scattate in Sardegna, agliinizi degli anni ’50 da un pittorefrancese, conosciuto come Orazi(1906 -1979) durante un soggior-no nella nostra Isola) ed ha quindiconsegnato una targa alla Presi-dente dell’associazione “Art etCulture de la Sardaigne”, GiusyPorru.

Oltre al Presidente della Fede-razione dei Circoli sardi in Fran-cia, Francesco Laconi, hanno as-sistito al concerto il Presidentedella FASI, Tonino Mulas e ilrappresentante della Consulta del-l’Emigrazione Giulio Cesare Pit-talis, il Presidente del Circolo diParigi “Sa domo sarda” Costanti-no Falchi, il Presidente del Circo-lo di Grenoble, Mina Puddu, e ilPresidente del Circolo di Le Creu-sot, Arcangelo Maxia, giunto aParigi con una trentina di soci chesi sono sobbarcati 340 chilometridi pullman per assistere al concer-to “È stata una serata indimentica-bile – dice Arcangelo Maxia – neè valsa la pena ed ora ci apprestia-mo a ripartire per altri 340 chilo-metri.

Devo confessare che non sape-vo chi fosse Lao Silesu, che fosseun sardo così importante: è statauna scoperta per tutti noi, la suamusica, la sua vita”.

La straordinaria vicendaumana e artistica di Lao,o meglio Stanislao, Sile-

su, è emblematica e lascia sot-to certi aspetti sbalorditi e allostesso tempo perplessi.

Per una sorta di nemesi al-l’incontrario ebbe tanto suc-cesso in vita (una lunga vita,considerato che si spense a Pa-rigi a 70 anni, nel 1953), quan-to poco seguito da morto, con-trariamente a quanto accadde aillustri contemporanei comeSchubert, Bodelaire e VanGogh che pagarono l’eternagloria con una vita condottanel segno della sofferenza, oche addirittura ebbero la vitaspezzata prematuramentecome Bellini, Chopin, Mozarte altri.

Si è abituati a credere sia de-stino dei grandi artisti non go-dere di una facile notorietà, manon fu così per Lao Silesu , chei fasti di una gloria immediatali conobbe, ma stranamente,come sottolineavamo, la con-dizione di benessere e una fa-cile e incondizionata popolari-tà in vita, sono state impietosa-mente annullate dopo la mor-te.

Ora si deve ad un giovanepianista sassarese, RobertoPiana, e al nipote di Silesu,Faust, che ha 90 anni e vive aSamassi, la “riscoperta” diquello che è stato sicuramenteun genio musicale, se sol sipensa alla immensa produzio-ne di opere (oltre 600 spartiti)e al fatto che ad appena 8 annicominciò a mettere su carta lesue composizioni.

Già era stato un tripudio ilsuo debutto, come pianista,qualche anno prima, al TeatroArena di Iglesias secondo latestimonianza dello storicoPasquale Marica che assistetteal concerto,“ il piccolo timidoSilesu, tra la curiosità del pub-blico, attaccò con la Sonnam-bula di Bellini e finì con laMazeppa di Listz, noto scoglio

dei pianisti. L’uragano di ap-plausi che seguì la sua mirabi-le esecuzione intimidì Lao,che stordito si rifugiò tra lebraccia della madre, Anna Lai

Silesu, che commossa sino allelacrime lo abbracciò, quasi adifenderlo dall’entusiasmo de-gli spettatori “.

Lao era nato a Samassi il 5

luglio del1883, ma ad appenaun anno il padre Luigi si eratrasferito ad Iglesias per rico-prire l’incarico di organistadella Cattedrale, ed è ad Igle-

sias che Lao si formò grazieagli insegnamenti musicali ri-cevuti dal padre, poi proseguìgli studi con Luigi Allione(impresario teatrale cagliarita-no e successivamente direttoredella banda civica di Iglesias).

Parallelamente alle esibizio-ni pianistiche che si sussegui-rono numerose e con particola-ri consensi Silesu si applicòcon sempre maggiore costanzaalla composizione, tanto che -tra gli 8 e i 12 anni - ne scrisseuna dozzina.

“Sono brevi pagine che rap-presentano una sorta di affet-tuoso omaggio ai familiari o adamici – scrive Roberto Piananei suoi appunti in cui rico-struisce la vita e le opere di Si-lesu – E i titoli sono emblema-tici: Occhi azzurri, Mariuccia,Carmelina, Il vago giardino, Ilpasserotto, Gioventù, L’amicoche parte, L’Onestà, La farfal-letta svolazzante, Nobiltà dicuore, Il candido giglio, Coroper bambini.

Ma ciò che di queste primetestimonianze sorprende e chesarà una costante compositivain Silesu – dice Piana – è il ca-rattere e l’impulso ritmico checonduce alla danza.”

Infatti sulla stessa scia Laoscriverà tra il 1893 e il 1899 –cioè tra i 10 e i 16 anni – unaraccolta di 31 danze tra mazur-che, polche e valzer, e tra que-ste “La Bella Cagliari”, mazur-ca elegante per pianoforte, de-dicata al suo maestro Luigi Al-lione.

Nel 1904, a 21 anni, Lao Si-lesu, sollecitato anche dai fa-miliari si trasferisce a Milanoper ampliare e perfezionare lesue conoscenze musicali, ma ilsoggiorno milanese non fuparticolarmente fruttuoso dalpunto di vista dell’apprendi-mento.

A Milano Lao conosce Car-men De Villa (che sarà la suacompagna di vita) e nel 1907decide di trasferirsi a Parigi.

4SEGUE

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IL MESSAGGERO SARDO 17OTTOBRE 2003

“Parigi ebbe un effetto deci-samente rigenerante – rivelaPiana – Gli studi con Vincentd’Indy condotti alla “ScholaCantorum” e poi i corsi seguitia Londra con il maestro Weitzdiedero subito i suoi frutti.”Diverse e , alcune rilevanti, leopere scritte in questo periodo:Diabolo (raccolta di sei danzeper pianoforte), Candore Luna-re ( per violino e pianoforte) e ilmelodramma in tre quadri sto-rici Amsicora primo esperi-mento di Silesu nel filone ope-ristico.

“ Ma dove Silesu sembravaguardasse con maggiore inte-resse – ammette Piana – era ilgenere musicale d’intratteni-mento – La canzone, d’altron-de.

Nello stesso periodo fu ‘pia-nista accompagnatore’ in unodei più celebri locali di Parigi(lo “Chez-Fysher”), uno deipunti d’incontro di celebritànon solo parigine, ed è qui, in-fatti, che Silesu conosce D’An-nunzio, Puccini, Maurice Ra-vel, Manuel de Falla e perfino ilmiliardario americano DavidRockfeller. Ma a Parigi incon-tra e frequenta anche SandroPertini, Emilio Lussu e GraziaDeledda.

In questi anni nacquero an-che molte composizioni pervoce e pianoforte di grande for-tuna : un assoluto trionfo fu laromanza scritta nel 1912 “Unpeu d’amour” su testo di Nil-son Fysher e che fu tradotta epubblicata in Inghilterra dal ti-tolo A little love , a little kiss,(quella cantata nel concerto diParigi dalla soprano Maria Te-

dello stesso anno.Nel 1941 Silesu torna defini-

tivamente a Parigi, nel suo ap-partamento sul Boulevard deCliché, dove rimarrà fino allafine dei suoi giorni, avvenutail 12 agosto del 1953: una mor-te inattesa, dicono le cronache.

Ed è in quest’ultimo periodoparigino che Silesu completa lastesura della “Terza Sonata” edel ciclo delle venti “Valses perpianoforte”, e nei primi annicinquanta completa le “Sonatenn 5 e 6” e il nuovo ciclo piani-stico “Feuilles èparses” (anchequesta – per la cronaca – inter-pretata magnificamente da Ro-berto Piana nel concerto di Pa-rigi.

Il funerale – descritto dal-l’amico Giuseppe Marongiu -fu celebrato in tutta semplicità,in forma privata; la salma ven-ne portata nella parrocchia diSt. Jean de Montmartre e daqui, dopo la benedizione, al ci-mitero di Pantin, nella tombafatta costruire dalla sorella. Labara venne ricoperta di grandimazzi di gladioli bianchi e ros-si come i colori della bandieradella sua Sardegna.

“Oggi, a cinquant’anni dallamorte, Lao Silesu, lentamentesi sta riappropriando della posi-zione che la storia gli ha sbriga-tivamente sottratto. “Non so sein futuro – conclude RobertoPiana – le musiche di Silesuriacquisteranno la popolarità edentreranno con maggior fre-quenza nel comune repertorioconcertistico, ma al di la di ciò,la grandezza di Lao Silesu e illustro che ha dato alla sua terraresterà integro e inviolato”.

resa Pasta- n.d.c)Qualche anno dopo Silesu

musicò l’opera “Astore”, susoggetto di Grazia Deledda, lastesura del cui libretto fu affi-data sempre all’amico di Lao,Magnanelli.

Quest’ultimo scrisse anche ledue romanze “T’amo” e “Vo-glio tornar”, che furono due ca-valli di battaglia del mitico te-nore Enrico Caruso (leggi lalettera di Caruso, entusiasta!).

Nel 1921, a 38 anni, Silesu ri-torna nella sua città d’adozione,Iglesias, per un breve soggiornodurante l’estate, ad agosto, e vitiene un concerto memorabile.

“Gli anni Venti – scrive Pia-na – furono per Silesu una sor-ta di periodo di transizione, diforti ripensamenti sul propriostile compositivo. La maturitàespressiva raggiunta richiede-va sempre più un linguaggiomusicale elaborato, forbito. In

questa fase di transizione, tutta-via, non si affievolì il gusto perla musica popolare della pro-pria terra e nel 1923 composela“Fantasie sur des impressionde Sardaigne” e la “Rapsodiesarde” dedicandole alla suaconterranea Grazia Deledda.

Negli anni Trenta, Silesu pro-seguì nella sua ricerca acco-standosi a due generi musicalinon ancora affrontati la musicareligiosa (con una bella AveMaria, scritta per voce e piano-forte – e anche questa presenta-ta nel concerto di Parigi – e inversione alternativa per voce,pianoforte e harmonium) e lamusica per film! (con la colon-na sonora per il lungometrag-gio Les hommes de la côte delregista francese Andrè Pel-lenc.)

Sul finire degli anni Trenta,Silesu si dedicò soprattutto alpianoforte scrivendo l’impo-

nente “Theme en do mineuravec variations”, un “Prelude etfugue en ut” e portando a com-pimento un ciclo di dieci “Pre-ludes”.

Nel 1939, quando muore lasua compagna, Carmen, LaoSilesu torna in Sardegna, a Sa-massi. L’anno successivo sipresenta al pubblico di Caglia-ri con un concerto nella “SalaScarlatti” del regio Conserva-torio “Luigi da Palestrina”.

I giudizi del pubblico sonoentusiastici e la critica parla di“un compositore ragguardevoleche rende onore al movimentomusicale della nostra isola, cosìscarsamente ed inspiegabilmen-te fermo nella produzione dimusiche di respiro e di rilievo”.

Nello stesso anno, il 1940,Silesu si trasferisce a Genovaportando con se la sorella Ma-rietta e la madre Anna, che pur-troppo muore nel settembre

TRA GLI ESTIMATORIGRAZIA DELEDDAPUCCINI E D'ANNUNZIO

CULTURA / L'epistolario custodito da un nipoteChe Lao Silesu sia statoun grande talento, qua-si un genio della musi-

ca (peraltro non del tutto an-cora esplorato), lo si deducedalle parole e dai giudiziespressi da critici eccellenti,quanto disinteressati, qualipossono essere stati perso-naggi che lo conobbero e lofrequentarono del calibro diGabriele D’Annunzio, Gra-zia Deledda, Giacomo Pucci-ni, Enrico Caruso e GavinoGabriel, tanto per citarne al-cuni.

C’è un epistolario, custodi-to gelosamente dal nipote diSilesu, Faust, che lo confer-ma inequivocabilmente.

D’ANNUNZIO - “Prodi-giose mani”

Parigi, venerdìMon cher ami Lao, la grazia del magico arte-

fice, questa volta, ha supera-to quella, pur invincibile,delle sue musiche. Una solavolta da giovedì, il sole èscomparso oltre il boulevarde qui l’alba languida delnuovo giorno mi rivela, a mestesso sbalordito, contem-plante l’ultimogenita tuamirabile creatura che sacri-fichi dopo poche ore di vitaa questo impegno terrenonume. Verrò a goderne, sta-sera immancabilmente, i re-pressi ignoti vagiti attraver-so il filtro delle tue prodigio-se mani che le daranno colPleyel che accarezzi, rapidevaghe sembianze di italicadivinità.

Grato e commosso, ti rive-drò

tuo Gabriele D’Annunzio.

PUCCINI -”Incantevoledolcezza in tutte le tue com-

posizioni”Torre del LagoMio buon Silesu,Marsengo, puntualmente,

mi recò a Bruxelles i tuoi sa-luti consegnandomi il gradi-to omaggio, nuovo gioielloche va ad arricchire il tuofortunato scrigno musicale.

Anche questo gentile ed ar-tistico lavoro è tutto profusodi quella incantevole dolcez-za che sai riservare in tuttele tue composizioni renden-dole care.

Esse conquisteranno sem-pre i cuori delle folle. Hoconstatato con piacere losvelto propagarsi delle loroarie. Ti sta guadagnandol’erta ed ormai puoi guarda-re con serena fiducia versol’avvenire che ti sorridecome una giornata di prima-vera.

Ti sono infinitamente gratoper il costante ricordo che ri-cambio con molto affetto au-gurandoti, mio giovane ami-co, tutto il bene che meriti.

CordialmenteGiacomo Puccini

DELEDDA: “Vorrei anco-ra sentire dieci, cento volte,quei brani meravigliosi…

Illustre Maestro Silesu,il buon Dio nel darmi il sof-

fio della vita non pensò difarne una buona poetessa …

Sono finalmente riuscita afarmi eseguire al piano (do-menica scorsa) l’intermezzo“Paysage sarde”. Ella vi hasaputo instillare una stranavirtù che mi ha concesso unviaggio gratuito nello spazioportandomi nella Terra no-stra per riudirne, condensatein note musicali, quelle voci equei palpiti solo a noi fami-liari.

Ripenso con nostalgia aibrani dell’Amsicora e al mi-rabile ordito della sua musi-ca melodica sul canovacciodelle nostre tradizioni isola-ne e sui motivi della nostraetnofonia così ricca di colo-re. Ne conservo vivissimo ilricordo.

Se Ella dovesse degnarminuovamente di una visita,non mi sentirei mai intera-mente soddisfatta e vorreiudire ancora dieci, cento vol-te, quei brani meravigliosiche brulicano vaghi e irre-quieti nella mia mente dandovita ad un inesprimibile gau-dio spirituale.

A quando questa fortuna?Essa sarebbe incalcolabilese Ella potesse condurre an-che il tenore Caruso….

Mio marito l’attende e giàprogetta una nuova scorri-banda nei dintorni romani.

Cordialmente e con l’augu-rio di ogni miglior bene,

Grazia Deledda

GAVINO GABRIEL: “..un‘biddunculu’ geniale, un fe-nomenale pianista sardo..”

Nell’inverno del 1910( Si-lesu aveva appena 27 anni!-n.d.c.) mi trovavo a Londraper una serie di conferenzesul folklore musicale sardo ecoabitavo in una linda “bo-arding house” di Brompton,a Racton Road, con OrazioDemartis, un estroso inge-gnere di Tempio che avevainventato non ricordo piùquale congegno per azionareelettricamente le automobilie per tale invenzione era inrapporti d’affari con mezzomondo e faceva spesso laspola tra Londra e Parigi.

Appassionato di musica,seguiva i concerti nelle mi-gliori sale dove celebrità pa-gate e principianti passava-no senza tregua da Natale alcolmo della Season.

Di ritorno da una delle suecapatine a Parigi mi disseaver trovato nella capitalefrancese un “ biddunculu”geniale, un fenomenale pia-nista sardo che furoreggiavanegli ambienti scapigliati enei ritrovi eleganti: si chia-mava Lao Silesu e doveva inquei giorni venire a Londraper un suo concerto. E allaBechstein Hall conobbi que-

sto infuocato grano di pepe.La sala severa e signorile

imponeva raccoglimento, maquando il piccolo e vivacissi-mo brunetto si accostò al pia-noforte, Orazio Demartis, dame secondato, attaccò unoschioccante applauso profes-sionale che sorprese il con-tegnoso uditorio del pubblicolondinese e poi lo incoraggiòa rompere la tradizione.

Lao si inchinò disinvoltodopo una rapidissima imper-cettibile strizzatina d’occhioverso noi due e annunziò unasuite: tutta musica sua.

Era musica improvvisata,con le sorprese geniali, glisquilibri formali e l’inaffer-rabile sostanza tematica cheil dominio della tastiera e untemperamento vulcanico riu-scivano ad infondere in unseducente gioco caleidosco-pico paralizzando anche innoi, attentissimi, ogni capa-cità di discernimento critico.

Si godeva come ad unospettacolo pirotecnico e ilpubblico ne uscì rapito e unpoco intontito. Lao ripartì inserata per Parigi e non ci ri-vedemmo più.

Nel 1949 (quasi 40 annidopo -n.d.c.) rientravo inEritrea , reduce dal vano ten-tativo compiuto a New Yorkper l’indipendenza di quellacolonia, quando ricevetti inAsmara una lettera di Lao daParigi.

Animato da quanto si face-va per l’Autonomia sarda, misollecitava a far comunellaper un’affermazione artisticae una propaganda in armoniacon la nostra esperienza.Bellissimo sogno di esiliati,che sognando escono di sce-na….

Gavino Gabriel

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19PAESI DI SARDEGNAOTTOBRE 2003

BUGGERRU:TURISMOE MEMORIA

di Cristoforo Puddu

scopri il sitowww.ilmessaggerosardo.com

SANT'ANTONIO DI GALLURAUN ANGOLO DI ARCADIATRA SUGHERE E GRANITI

di Franco Fresi

Buggerru, piccolo centrodell’Iglesiente minera-rio, fondato nella secon-

da metà dell’Ottocento, è si-tuato in un suggestivo e incon-taminato litorale sulla costaoccidentale dell’Isola. Pittore-sche falesie (Planu Sartu) ericchezza di fantasie cromati-che nella magnifica spiaggia diPortixedhu sono gli apprezza-ti richiami per i nuovi e nume-rosi flussi turistici, alla ricercacontinua dei molteplici aspettiambientali, che inesauribile laSardegna offre. Morbide dune(da visitare quella di Santu Ni-colau), cale e scogliere rendo-no la zona affascinante; tutta lacosta presenta caratteristicheecologico-paesistiche di unicabellezza e grande interesse.

Ma ciò che il nome di Bug-gerru rievoca nella mente deiSardi è viva occasione di me-moria storica: riporta ad un se-colo fa quando la lotta politicain Sardegna iniziava a caratte-rizzarsi e indirizzarsi verso lanascente idealità socialista,sotto la guida di Pietro SattaBranca e Filippo Garavetti, inopposizione alla forte persona-lità del ministro sardo France-sco Cocco Ortu; richiama alleradicali trasformazioni socialie, sopratutto, allo sfruttamentodelle miniere “in manos istran-zas”, attuato con sistemi colo-nialistici.

Con i primi del Novecento iminatori del Sulcis-Iglesientesi organizzarono sindacalmen-te in “Ligas”; le più attive fu-rono a Buggerru, Carloforte,Masua, Nebida, Gonnesa, Gu-spini, Arbus e interessaronooltre diecimila lavoratori. Lemaggiori conflittualità furonoperò a Buggerru con la societàmineraria “Malfidano”, di pro-

prietà francese, con direttoreturco: sfociarono nel primotragico sciopero di protestache la storia sindacale registri.Batelli, il segretario della Legadei Buggerrai, racconterà cosìi fatti: «I minatori erano insciopero da cinque giorni. Ca-vallera era in mezzo a noi; si

trattava di respingere un nuovoorario di lavoro, che veniva asconvolgere abitudini trenten-nali. Fu quella la goccia chefece traboccare il vaso amaris-simo delle persecuzioni e del-le sfide cui era fatta segno laclasse operaia di Buggerru. Losciopero scoppiò improvviso

per uno scatto infrenabile diindignazione collettiva. I so-cialisti si misero alla testa delmovimento incanalandolo edisciplinandolo. [...]

Alle ore quindici giunsero isoldati. Duecento scioperantisi distaccarono dai compagni eseguirono la truppa che dovet-te accasermarsi nel laboratoriodei falegnami, dove alcunioperai stavano allestendo i lo-cali. Quei duecento minatori,sentendo che in quel locale silavorava mentre fuori c’era losciopero, incominciarono avociare. Fu un attimo, volaro-no dei sassi e si sentirono deicolpi secchi di fucile. Tre mor-ti e undici feriti!...».

Era il 4 settembre del 1904 eBuggerru contava ben 8000abitanti e 3307 minatori.

Con la definitiva chiusuradelle miniere, e la relativascomparsa delle attività artigia-nali collegate, la popola zionesi è ridotta oggi a circa 1200abitanti; rilevante la percentua-le di pensionati di “silicosi” e digiovani senza lavoro che neces-sariamente devono seguire lavia dell’emigrazione.

Alternative strategiche perrilanciare economicamenteBuggerru sono l’attivismo im-presso al recupero del territorio(si estende per complessi-

vi 48 Kmq.) attraverso i can-tieri di forestazione, con oltrequaranta unità lavorative im-pegnate; e il rilancio turisticodei suggestivi percorsi dellevecchie miniere. D’interesseunico la Galleria Henry (anno1865), importante strutturadella miniera di Planu Sartu,ubicata appena al di sopra del-l’abitato.

Il Comune è dotato di PianoUrbanistico, approvato dallaRegione Sarda, e punta “sullatrasformazione dell’ingentepatrimonio edilizio lasciatodalla miniera per creare centridi aggregazione sociale, museidella memoria storica e case didi riposo.

I Buggerrai, impegnati nelsettore della pesca, sono statirecentemente penalizzati dal-l’inagibilità del porticciolo tu-ristico, a causa dell’insabbia-mento. Attività minime, preva-lentemente a conduzione fami-liare, risultano quelle agricolee del settore zootecnico. Lastagione turistica appena con-clusa, rileva una flessione dipresenze; determinata dalla re-centissima chiusura della stra-da provinciale che collega ilcentro a Nebida e a tutto il Sul-cisìglesiente. L’intera Sarde-gna si ritroverà, nell’imminen-te ricorrenza del I centenariodell’eccidio, attorno alla me-moria di Buggerru per attinge-re rinnovata coscienza, forzadi rinascita e di riscatto. È au-spicabile che per l’occasione siattivi una rilettura e riflessio-ne, che coinvolga tutte le orga-nizzazioni sociali, sulla situa-zione di isolamento e crisi deipiccoli centri sardi. Una spe-ranza per Buggerru e altri cen-to paesi,di grandi potenzialitàe marginali.

Uscendo da Arzachenasulla strada che s’inne-sterà dopo meno di

venti chilometri nella stataleOlbia-Tempio, si percorre unastrada, sommersa nel verdeantico dei boschi di piante adalto fusto, soprattutto lecci equerce da sughero, tra le piùbelle e pittoresche dell’interaSardegna. Dopo un breve trat-to, sulla sinistra, una fuga dirocce maestose raccolte, si di-rebbe, intorno al picco di lisunadori, dei suonatori (ilnome deriva dai i rumori addi-rittura non privi di una certacosmica armonia che il ventotrae da tafoni e pinnacoli fora-ti) offre allo sguardo uno sce-nario naturale che scaglial’immaginazione verso i pri-mordi della terra, quando ilsuo ventre partoriva gettienormi di lava incandescenteche poi sarebbero diventate lenostre montagne.

Al viaggiatore curioso si of-fre a questo punto un’occasio-ne quasi rara: basta deviare asinistra per due chilometridalla strada, dirigendosi versoLu Palazzu, lo stazzo dei San-guino e chiedere ad uno diloro, gentilissimi, di mostrar-gli la Conca di Laicu. . Si trat-ta di un tafone di granito dovei carabinieri, un lontano gior-

no di febbraio del 1887, asse-diarono il bandito gallureseLaicu Roglia Fresi, crivellan-do il granito di pallottole, lecui tracce sono ancora benevidenti. Laicu Roglia riuscì afuggire uccidendo il malcapi-tato comandante della pattu-glia che si era illuso di avere ilbandito già in pugno.

di Gallura, appollaiato sullacollina. Sulla destra, prima dientrare nell’abitato, un’inse-gna invita a raggiungere il vi-cino lago artificiale del Li-scia. Ne vale la pena per unsacco di motivi. E non tantoper ossequiare un nume tute-lare che, con i suoi 104 milio-ni di metri cubi di ottimo li-quido, allontana la sete dallaGallura nord-orientale, l’isoladella Maddalena e Costa Sme-ralda comprese. Proseguendo,dopo aver lasciato a sinistra lecolate laviche diventate mon-

tagne color alluminio, mae-stose verso l’orizzonte fino alcuore di pietra delle zone diLu Bulioni, un turbine di ven-to, la strada prende a salirefino al piccolo centro di San-t’Antonio ma soprattutto peronorare un altro totem, unadivinità bucolica, vecchia dimillenni:l’olivastro di Cara-na. Onorarlo e volergli bene èun dovere. abbracciarlo è dif-ficile: per farlo bisogna esse-re almeno in dodici e darsi lamano per cingerne il fusto. Direcente è stato incluso nel-l’elenco delle piante da pro-teggere in Italia. Studi appro-fonditi lo danno per uno deipiù vecchi alberi d’Europa.

A due passi, un’altra nota ac-cattivante. Sotto l’acqua dellago, a non più di cinque metri diprofondità, c’è la chiesetta som-mersa di San Nicola di Carana.Ad entrarci, attraverso la porta

senza più battenti, con pinne edocchiali, fa un certo effetto ve-dere fuggire tinche e carpe dallenicchie ormai disabitate. Qual-che volta la chiesa emerge e vie-ne fuori. Ma non è sortilegio; èsolo un brutto segno: vuol direche la siccità ha stretto le misu-re alla circonferenza dell’acqua.

Il paese di Sant’Antonio diGallura (m 355, ab.1700), èun lindo centro abitato, contutti i servizi canonici per ren-derlo un posto dove si stabene. Autonomo dal 1978 stacercando di inventarsi un suofuturo. Il centro, la cui la cre-scita demografica può esserepresa come chiave di letturadi una certa buona salute e diun progresso più generale,punta ad andare oltre lo sfrut-tamento delle cave di granitoche, pur garantendo manodo-pera, deturpano e impoveri-scono irrimediabilmente l’in-

tero territorio comunale(7.600 ettari). Incrementandoil turismo interno, ricco di te-stimonianze preistoriche; pro-gettando interventi turistico-sportivi nel lago del Liscia;mandando avanti un’idea, giàpresa in considerazione datempo, di “turismo verde” at-traverso ridenti campagne conmolti stazzi ancora popolati;allargando l’attività agrituri-stica, ristorativa e alberghieraper diffondere fuori dall’abi-tato domestico l’antica, inimi-tabile, cucina della tradizionegallurese. Esistono già esem-pi pienamente convincenti: ilristorante-agriturismo “Ange-lo e Arcangela”, a ridosso diMonti Pino, quello di Li Licci,l’albergo-ristorante Monte-nero, a Prìatu, piccolo centroin crescita sulla strada Olbia-Luras-Tempio (260 abitanti ).

Per il turismo religioso letappe sono d’obbligo: oltrealla parrocchiale, all’entratadel paese per chi viene da Ar-zachena, ci sono le chiese dicampagna di San Giacomo, diorigine settecentesca e quelladi San Santino di Lu Pulted-du. Vicino alla chiesa, la“conca di Santu Santinu offreal visitatore in ricco d’imma-ginazione suggestioni di ordi-ne miracolistico.

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20PARLIAMO DELLA SARDEGNAa cura di Manlio Brigaglia

OTTOBRE 2003

IL SARDOIN TUTTELE VARIANTI

di Salvatore Tola

CULTURANel nuovo�DizionarioUniversale dellalingua diSardegna�di Tonino MarioRubattu

di Natalino Piras

CULTURA

Molti credono che i pri-mi vocabolari dellalingua sarda fossero

dedicati ognuno a una dellemaggiori varianti della linguasarda: quello di Vincenzo Porru,pubblicato nel 1832, al campi-danese; e quello di GiovanniSpano, uscito con l’aggiunta diuna raccolta di proverbi nel1851-1852, al logudorese. Manon è così perché lo Spano eraconvinto – come scriveva nel-l’introduzione – «che un dì fuuna [sola] la Lingua del PopoloSardo», cioè composta da que-ste due principali varianti; per dipiù non si sentiva di trascurare il“Dialetto Settentrionale”, ossiaquello che comprende galluresee sassarese, perché è parlato an-ch’esso, come diceva, «da Fra-telli Isolani». Egli intese cosìformare «dei tre Dialetti princi-pali dell’Isola», con quel suoprimo e impegnativo lavoro, ununico «corpo di lingua».

Su questa stessa linea si èmosso di recente, nel suo lavo-ro di lessicografo o vocabola-rista, Tonino Mario Rubattu,che ha appena finito di pubbli-care il DULS, ossia DizionarioUniversale della Lingua diSardegna. Bisogna dire “finitodi pubblicare” perché si trattadi un’opera enorme, visto cheai primi due volumi, usciti nel2001, se ne sono aggiunti direcente altri tre, in tutto oltre5000 pagine. Egli infatti, se-guendo le orme dello Spano,non si è limitato a una o almassimo due varianti – comehanno fatto gli autori degli al-tri vocabolari usciti in questianni – ma ha esteso la sua ri-cerca a tutta l’isola, lasciandofuori soltanto i due dialetti cheportano più evidenti i segnidella provenienza esterna, os-sia il ligure di Carloforte e il

catalano di Alghero. Non solo:mentre gli ultimi tre volumierano in corso di stampa egligià avviava la raccolta di nuo-vi termini e di nuove espres-sioni: sia perché sfuggiti allaricerca precedente, sia perchéappartenenti a zone linguisti-che particolari, come Castel-sardo e La Maddalena, o quel-la barbaricina detta del “colpo

di glottide”. Tanto che è previ-sta l’aggiunta di un sesto volu-me di aggiunte e integrazioni.

L’opera tuttavia (che costa365 euro e può essere richiestaall’editore: EDES, via Porcella-na 16, 07100 Sassari, tel.079.231314) è sin da ora la piùvasta tra quante sono uscite:basti pensare che, mentre ilDizionario etimologico sardo

del linguista tedesco Max Leo-pold Wagner comprende50.000 vocaboli, nell’opera diRubattu se ne trovano250.000, ritrovati attraversoun paziente lavoro di ricercanei vocabolari già usciti, nellenumerose opere in prosa e inpoesia, nonché dalla viva par-lata delle diverse zone.

Da notare poi che il DULS

non parte dalla parola sarda mada quella italiana. Il lettore fala sua ricerca nei primi due vo-lumi, nei quali trova appunto ivocaboli italiani: per ognunodi questi viene data in primoluogo – per dare respiro inter-nazionale all’opera – la versio-ne in inglese, francese, spa-gnolo e tedesco; seguono le in-dicazioni etimologiche e quin-di i termini equivalenti in sar-do, per i quali viene indicato sefanno parte del logudorese, delcampidanese, del gallurese odel sassarese; alla fine even-tuali modi di dire e proverbi.

Questi termini si ritrovanopoi, col corrispettivo italiano edivisi per area linguistica, ne-gli altri tre volumi. In questomodo Rubattu ha differenziatoil suo lavoro da quello deglialtri vocabolaristi odierni, chepartono tutti dalla parola insardo; e si è avvicinato ancorauna volta allo Spano, che ave-va concepito il suo sia nellaversione dal sardo all’italianoche nella contraria. L’editorespiegava che egli era mossodall’esigenza di venire incon-tro, in un periodo in cui si in-tensificavano i contatti con lapenisola italiana, alle «diffi-coltà che incontrano li stranie-ri, e l’italiani stessi, special-mente nell’interno» dell’isola.

Il problema si è fatto più gra-ve, ai giorni nostri, perché lacaduta dell’uso del sardo hareso stranieri alla loro lingua ealla loro cultura anche ungrande numero di Sardi. Il la-voro di Rubattu nasce quindianche da un atto di speranzanel futuro: dalla fiducia cioèche possano essere tanti quelliche, servendosi dello strumen-to che ha reso disponibile, simuovano alla riconquista diquel loro patrimonio perduto.

LA LONGEVITA'DEL PREMIO POSADADI POESIA SARDA

Prosegue il viaggio nellestrade della poesia ecome si dice “in caminu

s’acconzat garriu, si aggiustail peso lungo il cammino”. De-finizione che più giusta non sipotrebbe se riferita al “PremioPosada” che compie 22 anni.Proprio ieri ci sono stati il pran-zo collettivo a Santu Migalli, adue chilometri dal paese, versoBudoni, all’ombra della chieset-ta di origine bizantina, e a sera lapremiazione in Piazza Belvederesotto il Castello della Fava. Luo-ghi di percorso ormai istituziona-lizzati nel viaggiare dei poeti.Durante l’estate, Posada passa da2300 a 15-20000 abitanti. C’è ilmare ma ci sono anche la storiae gli incanti del centro storico,l’arrampicata nella rocca medie-vale lungo strettoie, archi, casebasse, portali e chiese, speciequelle dei due patroni: la Madon-na del Soccorso e Sant’AntonioAbate. In alto c’è il castello, for-tezza e amletica Elsinore a se-conda degli stati d’animo. Ve-dendo il mare e le sue mutazioni,in basso e in parallelo, da quelladistanza uno si sente scolta e po-eta. A saperla raccogliere, la po-esia passata nelle terre e nelle ac-que di Posada, ci si arricchisce.La poesia richiama anzituttonomi di antichi bighinados chesono di Posada e del mondo. Tur-rione, su Rosariu, sas Prathas, saRocca, Coche-Fae, sas Tilibas,s’Istradone che serviva per ilcommercio e per i comizi, sa Tra-versa. Nomi di luogo che si ani-mano di volti di persone, di grup-pi, di associazioni, di caminantese di piccole folle. Gente del po-sto e forestieri. La poesia ha in

tutto questo una sacralità che isti-tuisce un discorso di durata, diviaggio lungo, e come in tutti intutti i viaggi ci sono compagni diitineranza e umiles Virgilio. Unodi questi è Ignazio Porcheddu, 60anni, muratore, poeta, ideatore,presidente e da sempre sostenito-re del premio. “Adesso che sia-mo a 22 anni di vita”, dice, “mi-nimo bisogna arrivare a 25, farglifare le nozze d’argento”. Poi sivedrà. Certo è che vent’anni epassa di elaborazione poeticasono tanti. Il “Posada” è uno deipiù longevi in Sardegna e vuolecontinuare, arrivare magari ai 50anni. Lo tengono insieme duecose principalmente su cui con-cordano altri compagni di viag-gio: Gennaro Careddu, 67 anni,molta emigrazione alle spalle, eGiacomino Zirottu, uomo di cul-tura e uomo politico, che è statoanche sindaco di Posada. Le duecose che garantiscono la duratadel premio sono la grande coe-sione tra la gente del comitato,tra questi e le varie giurie succe-dutesi nel tempo, e poi o all’ini-zio, come sostiene Porcheddu, ilcredere nella lingua sarda. Non è

un caso che a Posada siano pas-sati tutti i migliori poeti, quellidella rima e gli altri del versosciolto, la formula che ancorapermane. Ed è lungimiranza re-cuperare del sardo le parlate piùdiffuse, logudorese e campidane-se ma anche quelle meno, il gal-lurese e il sassarese, e le mino-ranze: tabarchino e qualche vol-ta anche catalano. In 22 anni ne èpassata di gente, se ne sono vistee sentite di storie. Liete e meno,innovative e scontate. Qualchevolta si è deciso di non assegna-re nessun primo premio. Non perarbitrio ma nell’idea giusta dicrescere insieme, con il sardo alcentro dell’attenzione. Mancaancora una sezione pro pitzinnos,evidenzia Ignazio Porcheddu.Ma, aggiunge Zirottu, c’è sempretempo. Se si ripeteranno neglianni a venire tanti altri secondisabati ad agosto. Si è istituziona-lizzata anche la data di premia-zione. Così come, da qualcheanno, la giuria, di cui oltre glistessi Porcheddu e Zirottu fannoparte i poeti posadini Paolo Por-ru e Pipinu Deledda. A loro si ag-giungono il nuorese Juanne Piga,

l’olbiese Paolo Russu ed il tor-peino Bustianu Pilosu, il bonese-macomerese Pinuccio GiudiceMarras, poetas e conoscitori pro-fondi delle lingue di Sardegnacosì come il giornalista GianniPititu, anch’egli giurato. Com-pletano il quadro il segretarioFlavio Zirottu, lo speaker Seba-stiano Fiori, attuale sindaco diPosada, il mescitore –mai man-chi alla poesia come convivium-Natale Murgia e il cassiereAchille Costaggiu. E ancora Bat-tista Vardeu, Ignazio Depalmas,Gualtiero Deledda, Giovanni eAttilio Boccoli, Salvatore Sannae Pasqualino Costaggiu. Il pre-mio non vivrebbe senza questepersone che interpretano il lororuolo in spirito di servizio: conun grande senso di responsabili-tà e insieme di diplomazia. E perla parte interna e per la gente cheviene da fuori. C’è un luogo adat-to a tutto questo. A s’Ortu ‘e Ba-inzu, nel cenacolo appena fuoriil paese messo a disposizione daMario Calvisi, altro esponentedel comitato, in riunioni infor-mali e pranzi ufficiali si ricom-pongono attriti, si stemperano

fazioni, si programma il futuro.Molto conta anche la politica delpremio, quella che chiama a rac-colta i politici locali e no ma an-che quella che ritesse il sensodella comunanza. Il comitato èuna élite ma tutto è tranne checorporazione. Accetta per ridi-stribuirle le offerte in denaro e innatura dei commercianti, deimassai e dei pastori che donanoin nome del paese e della poesia.Ignazio Porcheddu ci tiene a diredel ruolo che ricopre nella storiadel Premio il commerciante Al-bino Contu che è un bravo poetae uno squisito hospes. Un’ospita-lità senza sbavature, il lato mi-gliore dell’interezza della genteche è insieme della costa ma an-che dell’interno. E che molto tie-ne alla tradizione dei suoi poetas.A iniziare da Merzioro Dore,prete posadino di sangue bittese,autore nell’Ottocento de “ SaJerusalem victoriosa”, per prose-guire, nel secolo appena passato,con i vari Edmondo Ziri, PaoloPorcheddu, Nennu Calvisi, Ago-stino Deledda, Valerio Pilurzi,Predu e Juanne Mazzone. Persi-no in guerra, nel ‘15 e ‘18, rac-conta Zirottu, davanti all’ufficia-le nuorese Attilio Deffenu sicompì una appropriazione inde-bita di versi di Luisi Careddu daparte di Luigi Cirottu, entrambiposadini.C’erano in gioco l’onore el’amor patrio. In tempo di paceinvece il premio pensa a ben al-tro. In 22 anni ha costruito la suabiblioteca: ogni anno un volumecon le poesie premiate. Più, neldecennale e nel ventennale, dueantologie. E’ un bel continuare aviaggiare.

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a cura di Salvatore Tola

PARLANDO IN POESIAOTTOBRE 2003

INFANZIA A BONOUn «gruppo di immigrati sar-di» mi ha inviato di recente,da Genova, una lettera tutta

in lode e a favore di CostantinoBussu, nato a Bono ma anche luiresidente fuori della Sardegna, pre-cisamente a Pavia. Lamentano cheormai da due anni le sue poesie noncompaiono in questa pagina, e que-sto malgrado egli sia «un gran poe-ta e scrittore», «un protagonista» che«ha vinto tanti prestigiosi premi lettera-ri internazionali».

Mi riferisco in via eccezionale a que-sta lettera perché non ritengo giustofare spazio a chi, mancando di corret-tezza, non dichiara la propria identità;e bene avrebbero fatto, questi «immi-grati», a usare il proprio nome, visto tral’altro che non stavano facendo nulla digrave o di proibito; ma debbo ricono-scere che sono bene informati sulla vitae le opere di Bussu.

A questo poeta, in realtà, abbiano giàdedicato ampio spazio, quando se ne èpresentata l’occasione. La pagina eradedicata a lui sul “Messaggero” del lu-glio 1996, e si parlava del suo libro Ri-

cordi del passato; mentre due annidopo, maggio 1998, il discorso si ria-priva a proposito di una sua nuova ope-ra, Sa Sardigna càntada.

Di recente egli, trovandosi in Sar-degna, mi ha fatto una gradita visitainsieme a un nipote, e mi ha portatoil suo ultimo libro, intitolato L’edi-

tore inetto. Ma insieme mi ha regala-to anche una raccolta di Modas e otta-vas e atteras poesias, opera di suo fra-tello Pietro Maria il quale, ritornato aBono dopo essere stato a lungo emi-grato, è scomparso qualche tempo fa.

Mi è sembrato perciò opportunodare la precedenza ad una persona

che ci ha lasciato, e nel febbraio diquest’anno ho parlato di Pietro Ma-ria e dei suoi versi: il discorso su Co-stantino era semplicemente riman-dato.

Ora lo riprendo, per dire che il cu-rioso titolo di questa sua ultima ope-ra nasce dai contrasti che ha avuto coltipografo che aveva stampato il suoprimo libro, e lo aveva “condito” conmolti errori; ma subito dopo le “pic-conate” contro di lui, che aprono ilvolume, le pagine fanno spazio allapoesia e alla prosa, e soprattutto allacronaca, accompagnata da numerosefotografie, delle numerosissime af-fermazioni di questo autore in con-corsi letterari svoltisi in tutte le partid’Italia. (L’opera, che costa 20 euro e66 centesimi, può essere richiesta al-l’autore: via Tasso 34, 27100 Pavia,telefono 0382.575461).

Riporto qui due brani, uno auto-biografico e uno che dimostra la sen-sibilità di Bussu verso gli animali ela natura; e completo la pagina conopere di autori che trattano questidue argomenti.

LA MIA INFANZIASono nato a Bono e battezzato,in chiesa maggiore a San Michele,i miei genitori erano cattolicifedeli alla santa religione...Mi ricordo quando ero bambino,gli anni Venti e gli anni Trentai poveri campavano malamentenelle vecchie case affumicate,scalzi e nudi soffrendo la fame;mancava il necessario nutrimento.Nessuno possedeva l’orologio,in casa non avevano una sveglia,nei giorni chiari guardavanol’orologio a pendolo della torrescattava e si sentiva ogni mezzora.La campana della torre dava l’orarioesatto, nel periodo scolastico glialunni delle scuole ascoltavamole campane per entrare ed usciredalle scuole elementari...

Costantino Bussu

L’USIGNOLO IN GABBIAIn cima ad una rosa del giardinoda solo un usignolo ho catturato,subito alla gabbia l’ho portatosenza fare del male all’uccellino.

Canta a voce alta ogni mattino,mi sveglia quando sono addormentato,la sua voce mi ha consolato:com’è bello, simpatico e carino!

Non gli manca niente a casa mia,mangia e beve a soddisfazione;come prima non può più volare.

Lo rende triste la malinconia,la gabbia per l’uccello è la prigione,per liberarsi vuole scappare.

Costantino Bussu

QUARANT’ANNUS EMIGRAUS’annu sessantadusu du tengiu presenti:su 27 de austu cun coru tristu dolenti,poita no ischia a s’arribu ita accoglienza,de s’Italia a s’Olanda manna e’ sa differenza.

Sa vida de s’emigrau e’ bella a raccontai,ma tristu e miseru chi da deppid’affrontai;deu dopu quarant’annusu happo considerauchi una segunda patria innoi happ’ agattau.

Pentzendi de torrai appu de Sardigna nostalgia.A Enschede e’ passendi sacrificada sa vida mia.Seu tra i’ Sardus distintu pro traballai,puru po fundai su Circulu sardu mi seu fattuonorai.

Seu cuntentu chi Deus bonu m’a’ giau sa saludi,cunsideru custa est una manna bella virtudi;medas annus appu passau traballendi in filatura,comu mi godu s’aria bella in su bidri de sa natura.

Giovannino Setzu

IN SU NURAGHEDE LOPPELÌEIn su nuraghe ‘e Loppelìe pagu a sutta,in sa miniera ‘e tiu Peppe una forreddababbai l’at assentada in d’una sedda;cun sida e terra pustis l’at allutta,in cumpensu su ‘entu l’at distrutta.Nos restat sa cara ‘e foddìne niedda,su crabone in sartu ‘e Trieidistruttu che vulcanu at Pompei.

Su nutrimentu fit a pan”e orgiuchi oe mancu nde pappat calleddu,po cuguggiura aimis un’imbratorgiu,po alluer su fogu unu correddu.Bi fio geo puru piccioccheddu,dae su tramontu a s’arbescidorgiu,ma de cussos disaggios fio istraccumi nde bao a pastoreddu teraccu.

Mario Loddo

L’EMIGRATOLa valigia di cartonelegata con un giunco,una pagnotta eun po’ di cacio,son partitoa cercar fortunanel lontano Continente.

E come certuni diconsiam partiti poverelli;ora siam ricchi,giovani, sanie belli.

Ma io son diverso,son qui datanti anni,povero, vecchio, bruttoe pieno d’affanni.

Costatino Mele

SA ZOVENTUDE MIAPo narrer cando fio zovaneddua mie m’est toccada cussa parte:senza cultura, isperanzia e ne artefio per’in sos montes pastoreddu.

App’affrontadu biancu e nieddu,appo lottàdu prus de unu Marte,e no est zustu chi zeo l’iscartesu ch’appo fattu so raccontandeddu.

De’appo fattu casu e casizzolu,anzones e porcheddos in s’ispidu,e tantas cordas cottas a orrostu.

Fi’ gasi tando s’ambiente nostu,bisonzaìa’ meda esser ischìdu,po cumpensu quasi sempre solu.

Tribulada sa mia zoventudeperò sempe cun ottima salude.

Salvatore Demurtas

INTORNO AL TORRENTELo zefiro le glauche cime foltefa vibrar sibilando del cannetoche in doppia fila, lungo tratto il greto,riempie del fiume tra le selve incolte.

Dalle chiome si tuffan svolazzantinella spuma dei flutti, tra sassosesponde, di augel frotte vispe e chiassosein toni modulati gorgheggianti.

Nell’aria vaporosa del torrente,col fluire dell’acque gorgogliantichiare e fresche, tra i ciottoli, si sente

una vivace fuga di violinicon vari altri strumenti concertanti,arpe, chitarre, flauti e mandolini.

Elio Veccia

FIORI DI MIRTOAccaddein un mattinodei miei primi anninella terra dei nuraghi.

Sul mirto lucentemille corone di stami:minimo il fiore,immenso l’incantoche m’iniziòal traboccar dell’anima.

È da quel tempoche mi vedo intornole cose coronatedi magnificenza.

È da quel tempoche scorre la mia anima.

Angela Furcas

SI NON PIOET…O Sardos, si est chi non pioet dae annosnon bettedas sa culp’a sa natura:ma bois, cun sa dolosa brujaduradistrutt’azis sos buscos bezzos mannos!

Gai s’errada credentzia in ingannosbos at giuttu a sa trista disaura;su fogu non mezzorat sa pasturac’oltre a distruer faghet solu dannos.

Ischimos bene chi sun sas forestaschi cundensan in modu naturalesu formar’ ‘e beneficas tempestas;

da cand’issas subìd’an tantu malesas annadas sun sempre pius molestasd’esser Sardign’a s’Africa uguale!

Edoardo Turnu

PILLONI CANTADORIPilloni cantadori,po pena e po amoricantas cun bona vena,po amori e po pena.In paxi solianu,giovanìa in su beranu,esprimis a fantasiain beranu giovanìa.Is liberas serenadasde fuas e torradas,de istimas passeggerasin serenadas liberas.Ma candu notas falcumai presumas palcu,po no lassai piumaspalcu mai presumas.

Tiberio Vacca

SA DECADENTZIADE SU PIANETASas aves de s’aeracun sos pisches de su marecheren s’omine citarepro dann’a s’atmosfera.

A sa cort’ ‘e s’animalean mannadu su ricursucomo ch’est sa causa in cursupro debellare su male.

De guvernare su munnunaran custa no est manera,bocchin aves in s’aerae pisches in mare funnu...

Su pianeta in decadentzianan sos sabios est annanne,e s’homine sighit mirannesa fin’ ‘e cust’esistentzia.

Salvatore Corbinzolu

UN AMIGU PERFETTUSu cane est fidele in cumpagnia,a fiancu de su mere issu resta’e a su padronu sou faghet festacun sincera istima e simpatia,lu diffendede cun risoluta energiacontra a chie lu molesta.Trattadelu cun amore e affettuca su cane est un’amigu perfettu.

Su cane bene addestraduest semper preziosu e puntuale,non permittit de fagher malea su padronu sou istimadu.Su cane bene guvernadunon abbandona’ mai su principale.Pro difendere a su mere devotusa vida sua arrischiat in su tottu.

Eo naro chi su cane est bonu,tenet abilitade e giuditziu,issu si ’ettada a precipitziupro difender e salvare su padronu,su cane non lu lassada in abbandonu,finas a morrer li presta’ servitziu:bestia fedele sena cunfrontu,si su mere lu giamat iss’est prontu.

Giovanni Palmas

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SARDEGNA NOTIZIE 22

OTTOBRE 2003

L'ESERCITO ARRUOLAVOLONTARIIN FERMA BREVE

RECUPERATO LO SCHELETRODI UNO SQUALO GIGANTENEL MARE DELLA MADDALENA

PASSA DALLA PROVINCIAAL COMUNE DI QUARTUUN PEZZO DI LITORANEA

UN PROGETTO DI MASSIMAPER TRE NUOVI ATTRACCHINEL PORTO DI OLBIA

Due importanti relazioni peril futuro della Sardegna e ditutte le isole sono state appro-vate nei giorni scorsi dal Parla-mento europeo Si tratta della“Relazione Mastorakis” chechiede espressamente allaCommissione un regime diaiuti particolare per i territoricon handicap naturali e in par-ticolare per le isole, e della“Relazione Pomes Ruiz”, inte-ramente dedicata a tali territo-ri ed alle loro evidenti difficol-tà di sviluppo. Decisivo - èscritto in una nota - l’emenda-mento presentato dall’euro-parlamamentare Mario Segni,approvato a larga maggioran-za, che chiarisce, una volta pertutte, le ambiguità dell’art.158CE e riafferma in modochiaro il principio della insula-rità.

Sono molto soddisfatto - af-ferma Segni - perché è passatoil testo per cui da anni stiamolottando. Sia il Servizio giuri-dico del Parlamento Europeoche le conclusioni di Nizzaavevano accolto, in passato,un’interpretazione dell’art.

158 in linea con la Dichiara-zione 30 annessa al Trattato,che prevede una particolare at-tenzione della “Comunità ver-so le regioni meno favorite einsulari” e non “insulari menofavorite”. Si è rischiato di ri-mettere tutto in discussione -continua Segni - per fortunanon ci siamo fatti sorprenderee l’aula a grande maggioranzami ha dato ragione. Possiamodire a questo punto che la bat-taglia sull’insularità sta andan-do bene. Si sta affermando latendenza a istituire un aiutopermanente dell’UE a favoredelle isole e delle altre regionigeograficamente svantaggiate.Questo significa che se ancheuscissimo dall’Obiettivo 1 po-tremo sempre contare su un in-tervento europeo che ci aiuti asuperare l’handicap naturale.La battaglia - conclude MarioSegni - è ancora lunga, e potre-mo cantare vittoria solo quan-do sarà conclusa, ma possiamoaffermare che è impostatabene. Adesso molto dipendedall’impegno della Regione edel Governo italiano.

Lo scheletro di uno squalogigante è stato avvistato e re-cuperato nelle acque antistantil’Arcipelago della Maddalenadai ricercatori del Centro Ri-cerca Delfini CTS di Caprera.L’eccezionale ritrovamento,compiuto a circa 4 metri diprofondità, riguarda i resti diun animale marino lungo 9,5metri. Secondo i ricercatori delCRD che si sono avvalsi dellaconsulenza esterna di EgidioTrainito, si tratta di uno squa-lo elefante (Cethorhinus maxi-mus), il secondo pesce al mon-do per dimensioni dopo losqualo balena. Il Cethorhinusmaximus, il più a rischio tratutti gli squali. Si calcola che illoro numero sia diminuito dicirca l’80% e potrebbe essermorto per cause naturali o du-rante una sorta di “letargo” in-vernale. Si ipotizza infatti chequesti animali d’inverno viva-no uno stato di “ibernazione”,

rallentando tutte le attività equindi i consumi energetici.

Il recupero di tutti i reperti èstato reso difficoltoso dalle con-dizioni del mare, ma a distanzadi due giorni dal primo avvista-mento, lo scheletro è stato tra-sferito al Centro Ricerca a Ca-prera che sta attivando l’opera diricostruzione. Al momento delritrovamento, la colonna verte-brale del grosso animale marinoera praticamente integra e nel-l’area circostante giacevano unnumero imprecisato di altre“ossa”. I ricercatori si sono resiconto che le ossa erano cartilagi-nee e la colonna vertebrale di-mostrava una certa consistenzaconfermando l’appartenenzadell’animale alla specieCethorhinus maximus.

Lo Squalo elefante appartie-ne alla famiglia Cetorinidi,unico genere ed unica specie.La lunghezza massima è di 9-10 metri, tuttavia l’esemplare

più grosso mai misurato eralungo 12,3 m. Il peso medio diuno squalo elefante di 9-10 m.di lunghezza è tra 3.500 e4.500 Kg. Vive in mare apertoe nelle acque costiere, cui siavvicina spesso, frequentandoanche baie e foci dei fiumi;compie lunghe migrazioni sta-gionali per la ricerca di plan-cton. Lo squalo elefante è in-nocuo per l’uomo, infatti, è unpacifico filtratore che si cibaesclusivamente di plancton.Gli inglesi lo chiamano BaskinShark per l’abitudine di rima-nere in superficie a pancia al-l’aria come per prendere ilsole. La presenza di questaspecie - dichiara Alberto Foz-zi, direttore del Centro RicercaDelfini CTS di Caprera - testi-monia l’importanza dell’Arci-pelago di La Maddalena per lasalvaguardia di questo anima-le, quello più a rischio tra tuttigli squali.

Con una spesa pari a trentamilioni di euro, potranno esse-re realizzati tre nuovi attracchinel porto dell’Isola Bianca, aOlbia. Il progetto di massimacommissionato dall’AutoritàPortuale di Olbia - GolfoAranci ha avuto il via liberadefinitivo nei giorni scorsi altermine di una conferenza diservizi svoltasi nella sala con-siliare della città gallurese,alla presenza dei rappresentan-ti di Regione, Provincia di Sas-sari, Comune di Olbia, Autori-tà Portuale e Soprintendenza aibeni archeologici.

Due nuovi attracchi per navi

traghetto saranno realizzati nellato nord del corridoio del-l’Isola Bianca e uno, a sud, de-stinato alle navi da crociera.Poiche non necessitano di stu-dio d’impatto ambientale, i la-vori dovrebbero cominciarenei primi mesi del 2004. Restaincerto il destino dei binariferroviari che, prima della rea-lizzazione del tunnel nell’areaportuale, collegavano la cittàcon l’Isola Bianca. La Regio-ne, infatti, intenderebbe ripri-stinarli mentre il sindaco diOlbia, Settimo Nizzi, intendefar valere una delibera del con-siglio comunale che ne dispo-

ne lo smantellamento. Il diret-tore generale della Provinciadi Sassari, Antonio Appeddu,ha chiesto di tutelare i viciniimpianti di mitilicoltura, perevitare danni causati dal-l’enorme mole di materiale,circa 800.000 metri cubi, chedovrà essere asportata per rea-lizzare le nuove opere. Il diri-gente locale della Soprinten-denza, Rubens D’Oriano, hainfine chiesto un’ispezione su-bacquea preventiva e l’analisidei detriti asportati dal fonda-le per verificare l’eventualepresenza di materiale archeo-logico.

CONVEGNO A ORISTANOSU RIABILITAZIONE TOTALETRA SPIRITO E CORPO

Una nuova opportunità si apre per i giovani che intendono intrapren-dere la vita militare come occasione di lavoro e di formazione professio-nale. L’Esercito ha dato il via al terzo bando di arruolamento per Volon-tari in ferma breve (VFB). I posti a disposizione sono 995 e i moduli didomanda potranno essere ritirati al Distretto Miltare in viale Calamoscaa Cagliari, fino al 31 dicembre, data di scadenza del bando. Il concorso èrivolto a ragazzi e ragazze che abbiano già compiuto 17 anni e non supe-rato i 25. Per ulteriori informazioni è a disposizione l’Ufficio Informazionidel Distretto militare e il sito internet www.esercito.difesa.it. I primi duebandi hanno riscosso un notevole successo nell’isola. Solo al DistrettoMilitare di Cagliari sono state presentate oltre 600 domande. Si tratta digiovani motivati e altamente preparati che hanno lasciato tracce indele-bili, in compiti altamente operativi e di collaborazione umanitaria con altripopoli in contesti internazionali, nazionali e regionali.

L’inevitabile invecchiamen- to della popolazione, oltre al-l’incidenza di traumi da infor-tuni e incidenti stradali e gravipatologie cardiovascolari e ce-rebrali portano la Sardegna adun triste primato: una personasu quattro necessita di cure perla riabilitazione. I pazienti incondizioni peggiori che pre-sentano le maggiori difficoltàsono costretti ad affrontare de-fatiganti viaggio nella Peniso-la o all’Estero dopo aver atte-so invano di essere accolti nel-le poche strutture adeguateesistenti nell’Isola.

Il quadro, decisamente scon-fortante, è emerso nei giorniscorsi al convegno promossodal centro di cura e riabilita-

zione “Santa Maria Bambina”di Oristano dal titolo “La riabi-litazione globale: tra spirito ecorpo”, al quale sono interve-nuti i massimi esperti mondia-li del settore.

Nel corso dell’iniziative èstato posto l’accento sulla si-tuazione della Sardegna, quasipriva di strutture super qualifi-cate, a differenza di altre re-gioni d’Italia, come il Lazio ol’Emilia Romagna. Un ritardoparticolarmente grave e pro-blematico. Secondo i dati delministero della Salute, In Ita-lia esistono 677 tra istituti ecentri per la riabilitazione, deiquali appena 55 in Sardegna.

La quasi totalità delle strut-ture che si occupano di riabili-

tazione è composta da poliam-bulatori o centri per anzianidove vengono curate lesionilievi e la maggior parte dei fi-nanziamenti disponibili è indi-rizzata verso queste strutture.

Dei centri che si occupano diriabilitazione in Sardegna solouno, il “Santa Maria Bambina”di Oristano, è considerato dieccellenza per il suo alto livel-lo tecnologico e medico-assi-stenziale. “Un’attività che ri-schia però di essere ridimen-sionata”, è stato rilevato nelcorso del convegno, “dal man-cato rimborso delle prestazio-ni effettuate per conto delleASL convenzionate e dall’as-senza di un piano di certezzesanitario e finanziario”.

DECENNALEPER LA RASSEGNATEATRO-SCUOLA

Ha raggiunto il decimo annodi vita una delle manifestazioniculturali più importanti varatedalla Comunità montana MonteAcuto di Ozieri. Si tratta dellaRassegna internazionale teatro-scuola nelle lingue minoritarie.Come ha detto la presidenteMaria Antonietta Mazzone neldecennio hanno avuto modo diconfrontarsi ed allacciare fattivirapporti sociali e culturali mi-gliaia di ragazzi di ogni partedella Sardegna, della penisola espesso anche dell’estero, chehanno usato e così rilanciato a li-vello scolastico e familiare l’usodelle parlate. Nella sezionescuole materne primo premio aibimbi di Tula per la piacevolerappresentazione “Sos padronos

de sa Mandras”. Per le elemen-tari vincitori ex aequo San Gavi-no Monreale con “Puddighitta”e Su Cantaru-Ozieri con “Cu-ghuddeddu ruju”. Non assegna-to il primo premio nelle medieinferiori con segnalazione spe-ciale agli alunni della scuola diGuardia piemontese (Cosenza)per “Lhi pais aontla se parila oc-citan”. Scule medie superiori,primi ex aequo: Istituto tecnicoE. Fermi di Ozieri con l’opera“Isola mi tenevi per mano... e latua voce” e Liceo psicopedago-gico di La maddalena con il la-voro basato sul magico gioco diluci ed ombre intitolato “Ma-sciarè... a guerra nunn’è unuscasciu”.

Gerolamo Squintu

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SARDEGNA NOTIZIE 23

OTTOBRE 2003

CENTRO POLIVALENTEPER SPETTACOLIE ATTIVITA' CULTURALI

ENTRO IL 2005SI POTRA' BERELA BIRRA TREXENTA

CORSO DI FORMAZIONEDELLA PROVINCIA DI NUOROPER LA LINGUA SARDA

ANCHE IN SARDEGNASCATTA L�ALLARMEPER ALLERGIE E OBESITA�

NUOVA STRADALITORANEAPER OLBIA

Entro il 2005 si potrà bere la“birra Trexenta”. Sarà prodot-ta per la prima volta col malto-sio fatto in Sardegna con lacoltivazione di almeno duemi-la ettari di terreno orzo “disti-co”, una varietà particolarmen-te indicata per produrre un’otti-ma birra. Col vermentino e lemonica, la Trexenta, insomma,produrrà anche la “bionda” conprotagonisti circa duecento col-tivatori di orzo che, in parte,potranno anche diventare socisia della malteria che della an-nessa piccola birreria. Che sor-gerà probabilmente su un’areatra Guamaggiore e Senorbì. Ilsindaco di Guamaggiore NelloCappai, sogna ad occhi aperti.«In realtà – dice il capo del-l’esecutivo – siamo arrivati benoltre i sogni. Fra due anni avre-mo la nostra birra. Sarà una oc-casione styraordinaria di cre-scita sociale ed economica del-l’intero territorio. Perché conquesta operazione si annuncia-no grossi vantaggi anche per icontadini. Cheavranno il com-pito non di produrre solo granoma soprattutto orzo. I nostri ter-reni si adattano a questo tipo dicoltivazione. Secondo glinesperti garantiranno il migliororzo da maltosio disponibilesul mercato. Tra l’altro, la col-tivazione del grano è sempremeno remunerativa. Quest’an-

no, il raccolto ha superato haspuntato un prezzo beffa: unadecina di euro a quintale. Dav-vero assurdo. Con l’orzo laresa a ettaro lieviterà sensibil-mente».

L’“operazione birra-Trexen-ta” scatterà questo autunnocon 200 agricoltori che semi-neranno il cosidetto “semepre-base” da acquistare pressoditte specializzate. Con questoprimo ciclo di lavorazione sipotrà ricavare il seme che ci-clicamente sarà utilizzato perla produzione dell’orzo disti-co. L’intera operazione saràcoordinata dall’Arpom, l’asso-ciazione regionale dei produt-tori d’orzo da malto. Ma c’è dipiù. Con la collaborazione diun ente regionale (il Cras),verrà sperimentato anche l’or-zo “made in Sardegna”. Duevarietà che offrirebbero garan-zie di resa e di qualità. Come adire che si potrà arrivare aduna birra davvero tutta sarda.

«L’orzo così prodotto – diceil presidente Arturo Marongiu– sarà lavorato nella nostramalteria con la distribuzionepoi del maltosio nelle altre pic-cole birrerie in attività in Sar-degna. Oggi in Sardegna im-portiamo il cento per cento delmaltosio necessario per fare labirra. Il 15 per cento arrivadalla penisola, il resto da fuori

Italia. Facile intuire l’impor-tanza del nostro progetto. Tral’altro, le birrerie potranno pro-durre a costi minori, visto chepotranno risparmiare almeno lespese di importazione».

Il progetto è stato finanziatoper 723mila euro dalla Regio-ne attraverso i Pia che ha river-sato sui Comuni di Guamag-giore, Senorbì e Gesico oltresei milioni di euro (per tantealtre iniziative). Il soggettoprivato attuatore come detto èinvece l’Arpom che interverràcon un milione e 84mila euro.Si punta ad un’attività di filie-ra basata sul principio dellaconsorzialità economica. Qua-si una favola insomma. Con la“bionda” che punta a fre mira-coli in un’area come laTrexenta dove l’agricoltura èda anni sull’orlo del crack.«Noi – dice il sindaco di Se-norbì, Adalberto Sanna – cicrediamo. Il Pia lo abbiamofortemente voluto. Un succes-so per la “Unione dei Comunidella Trexenta”. Questa è lastrada da seguire. Non catte-drali nel deserto. Non illusio-ni. Ma fatti concreti. Col coin-volgimento diretto dei nostriagricoltori che potranno dav-vero diventare i protagonisti diquesta straordinaria opportu-nità di crescita».

Raffaele Serreli

Allergico e obeso, semprepiù di frequente. È allarme pernumerosi bambini sardi afflit-ti da questi due problemi chesono, non di rado, fonte anchedi disagio psicologico. Al paridei coetanei italiani, i bambinisardi sono facile preda del con-sumismo o, peggio, parafulmi-ne della crisi dei genitori.

L’analisi impietosa emergedal “Rapporto Infanzia Adole-scenza 2003 in Italia” compi-lato dai Pediatri di Famiglia epresentato a Roma dal presi-dente Pier Luigi Tucci, alla vi-gilia del Congresso NazionaleFIMP di Rossano Calabro.

IInm Sardegna i bambinisono figli della crisi della fa-miglia. C’è una preoccupazio-ne in più: quel mal di pancia equel vomito che, puntuali, siverificano di mattina, quandola baby sitter suona al portone.

“Non si può dire migliore lasituazione degli adolescenti -aggiunge il segretario regiona-le della FIMP della Sardegnadottor Giorgio Pusceddu – iquali sembrano avere assorbi-to la crisi dei genitori (alto ilnumero delle separazioni) maesprimono il loro disagio: nonaccettano di essere bassi di sta-tura e di avere qualche chilo ditroppo”. “Anche in Sardegna -precisa il dottor Pusceddu - la

famiglia ha perso il suo ruoloeducativo e così, in assenza deigenitori che lavorano, sono lepersone che si occupano deibambini sono diverse, maspesso non comunicano traloro. Succede così che il pedia-tra arrivi al mattino per una vi-sita domiciliare e parli con unababy sitter che non sa nulla diquello che il piccolo ha avutoil giorno prima”. In questa si-tuazione, i piccoli mandanosegnali importanti di disagio.Cresce l’allergia e preoccupal’obesità.

“Quando un bambino è gras-so - aggiunge il pediatra - vo-glio parlare con tutta la fami-glia, per evitare che i nonni sifacciano intenerire e non si rie-sca a rispettare il regime ali-mentare concordato. Senzacontare che le tante ore tra-scorse davanti alla Tv aumen-tano il consumo di dolci, pata-tine e fuoripasto”. Alle sogliedell’adolescenza, i problemiaumentano. “In Sardegna -spiega il dottor Pusceddu - lastatura della popolazione è aldi sotto della media e gli ado-lescenti non accettano i centi-metri in meno ma anche i chilidi troppo. In qualche caso, inaccordo con le Divisioni di En-docrinologia pediatrica, deci-diamo di bloccare un menarca

troppo anticipato, da noi abba-stanza frequente, per evitareun brusco arresto nella cresci-ta delle ragazze”. È buono ildialogo tra i ragazzi e il pedia-tra. “Specialmente quandohanno a disposizione giorni eorari apposta per loro - aggiun-ge Pusceddu - in cui possonofare domande sui tanti cambia-menti fisici e psicologici lega-ti alla fase che stanno vivendo.Soprattutto quando non posso-no contare su una famiglia chesappia non solo contenere leloro turbolenze ma anche darerisposte rassicuranti e autore-voli”. “È peggiorato - spiegaPusceddu - il rapporto con laTv, che resta ancora una catti-va baby sitter. Oltretutto favo-risce la passivita’ dei bambinie il consumo di alimenti iper-calorici. Ritengo poi che i ge-nitori debbano cercare di esse-re più presenti ed essere il veropunto di riferimento per bam-bini e adolescenti, troppo spes-so soli, mentre la scuola po-trebbe fare di più, anche nel-l’ambito dell’educazione allasalute”. I pediatri sardi danno ivoti (tra parentesi i voti dati loscorso anno): bambino 8 (8),adolescente 7 (7), genitori 6(9, rapporto con l’ambiente 8(9), rapporto con la Tv 4 (5),rapporto con la Scuola 6 (8).

Con l’obiettivo di offrireagli operatori linguistici chelavorano nell’Uls una visionedei concetti di base sui quali sifonda la terminologia, sui me-todi di lavoro per l’elaborazio-ne dei dizionari e sulle risorseche possono facilitare la pro-duzione di terminologie, è sta-to avviato nei giorni scorsi ilprimo corso di formazione interminologia nell’”Ufitziu desa Limba Sarda”.

L’iniziativa è inserita nelprogetto “Su sardu de oe e decras: limba de tottus limba protottus” fortemente voluto dal-l’Amministrazione Provincia-le di Nuoro. Il corso sarà tenu-to dal centro di TerminologiaTermcat nel quadro delle atti-vità di cooperazione interna-zionale di materia terminolo-

gica. Termcat è un consorziodel quale fanno parte la Gene-ralitat (il Governo catalano),l’Institut d’Estudis Catanas e ilConsorci per a la Normaliza-cio’ Linguistica.

L’accordo di cooperazionepermanente, di tipo scientificoe didattico, stabilito tra TermCat e l’”Ufitziu de sa LimbaSarda” rappresenta un risulta-to di estrema importanza per ilconsolidamento della linguasarda e un suo uso pubblico ef-fettivo. Per parlare di questoaccordo e anche per fare unprimo bilancio al termine delcorso di terminologia si è svol-ta una conferenza alla qualehanno partecipato il direttoredell’Uls Diego Corrine, e Glo-ria Fontova i Hugas di Ter-mcat.

Dopo l’approvazione delprogetto esecutivo da partedella Giunta comunale di Nuo-ro presieduta dal sindaco Ma-rio Zidda, sarà presto comple-tato il centro polivalente desti-nato a spettacoli e attività cul-turali. Il provvedimento, pre-sentato dall’assessorato deiLavori Pubblici guidato daGiuseppe Tupponi, consentiràdi predisporre la gara d’appal-to ai primi di novembre.L’opera costerà circa 2,5 mi-lioni di euro e dovrebbe essereconclusa entro un anno e sei

mesi. Particolare soddisfazio-ne è stata espressa sia dal sin-daco, sia dall’assessore, peraver compiuto un importante edecisivo passo in avanti versola consegna della struttura allacittà.

Una volta completato il cen-tro polivalente potrà disporredi una vasta sala multiuso, disale per convegni e concerti,di laboratori, di una scuola dimusica che risolveranno defi-nitivamente il problema deilocali per ogni tipo di spetta-colo.

Se la realizzazione del-l’opera non comporterà ri-schi per i beni archeologici,nessun ostacolo si frappor-rà più all’acquisizione, daparte del Comune di Olbia,delle aree demaniali delPorto Romano e a quelledella zona di Tilibbas, dicompetenza del Cpsio(Consorzio per lo sviluppoindustriale di Olbia) perpoter realizzare una nuovastrada litoranea urbana checollegherà la zona deglisvincoli all’altezza del tun-nel con la panoramica perGolfo Aranci.

La notizia che l’operaaveva ottenuto il nulla osta èarrivata mentre era in corsodi svolgimento una confe-renza di servizi alla qualehanno preso parte i rappre-sentanti di Comune di Ol-

bia, Anas, Genio civile ope-re marittime, Autorità por-tuale, Capitaneria di Porto,Cpsio e Soprintendenza aibeni archeologici.

La Soprintendenza ha su-bordinato l’assenso alla sal-vaguardia dei resti delle tor-ri cartaginesi presenti nelporto romano che dovrannoessere protette con una re-cinzione e segnalate conl’installazione di cartelli in-formativi.

Nei giorni scorsi, nel cor-so di una conferenza di ser-vizi svoltasi a Cagliari nel-l’ufficio della soprintenden-za dei Lavori Pubblici, èstato discusso il progettocomplessivo che riguarda ilnuovo waterfront della cittàgallurese e che prevede lariqualificazione della vastaarea soprastante il tunnel.

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EMIGRAZIONE 24

OTTOBRE 2003

ESPOSTA IN SARDEGNALA MOSTRA FOTOGRAFICADEI SARDI IN BELGIO

GRUPPO DI ITTIRIAL FESTIVAL FOLKDI SAN REMO

Positiva partecipazione delgruppo folcloristico di Ittiri, inprovincia di Sassari, alla sestaedizione del festival del fol-clore internazionale svoltasi aSan Remo. Nel parco dellaVilla Ormond si sono esibiti,di fronte ad un pubblico nume-roso ed entusiasta, i gruppi et-nici provenienti oltre che dallaSardegna, da Messico, Bulga-ria, Russia, Grecia e Senegal.La manifestazione articolata intre serate è stata presentata daRenzo Balbo.

Il gruppo “Ittiri-Bolotana”,

guidato da Piero Simula, è sta-to costituito nel 1974 da alcu-ni appassionati di vecchie tra-dizioni che hanno riportatoalla luce, attraverso le memo-rie degli anziani, costumi, mu-siche, canti e danze.

La foto mostra il gruppo incostume con i portacolori delCircolo dei sardi “Grazia Deled-da” di Ventimiglia, il vicepresi-dente Giuseppe Incani ed ilConsigliere Eduardo Raneri chehanno salutato gli amici dellaSardegna anche a nome dei sar-di dell’estremo ponente ligure.

La mostra fotografica “Lanostra storia”, realizzata dalcircolo “Quattro Mori” diCharleroi e organizzata incollaborazione con la Federa-zione dei circoli sardi in Bel-gio, ha concluso a Perfugas ilsuo tour in Sardegna.

La mostra, che ha riscossoun significativo successo dipubblico. Propone attraversoimmagini suggestive e spessocommoventi e drammatiche,

una riflessione sul percorsofatto dai sardi in Belgio in 50anni di emigrazione.

Dopo essere stata ospitatain Belgio nel Suite du Boisdu Cazier a Martinelle, lamostra è approdata a Talananel mese di agosto.

Era previsto un tour attra-verso Escalaplano, Siniscolae Macomer, ma per incom-prensibili disguidi delle am-ministrazioni locali, queste

tappe sono saltate.Dal 13 al 24 settembre è

stata ospitata nel museo etno-grafico di Perfugas dove èstata vista da un pubblicomolto numeroso. Soddisfa-zione per la riuscita dell’ ini-ziativa, al di là del dispiacereper non aver potuto realizza-re il programma per intero – èstata espressa dalla presiden-te del circolo di Charleroi,Anna Maria Secchi.

FESTA DELLE MINORANZEAL CIRCOLO DI BOLOGNACOL GRUPPO MANSARDA

Si è conclusa con successo aBologna la seconda edizionedella festa delle minoranze, lamanifestazione curata da “LaManSarda”, il gruppo cultura-le del Circolo “Sardegna”. Laprogrammazione – ci ha se-gnalato Giancarlo Palermo,coordinatore del programmasocio-culturale – è stata varia esempre di qualità.

Il 5 settembre è stata inaugu-rata la mansarda del Circolo, lospazio fisico de “La ManSar-da”, con il dibattito “L’identitàculturale nella standardizzazio-ne globale e nell’espressioneartistica” a cui sono intervenu-ti artisti provenienti da più par-ti del mondo: il poeta sardo Al-berto Masala, lo scrittore alge-rino Tahar Lamri, l’artista cata-lano Anton Rocca e il poetacheyenne Lance Henson.

Il 5 e 6 sera si è svolto il 2°Festival delle Minoranze.L’idea della manifestazione –ha spiegato Palermo – nascedalla necessità di riscoprire evalorizzare la propria e altruiidentità culturale con lo spiritodel confronto.

La prima serata è stata dedi-cata alle tradizioni dell’ Emi-lia–Romagna e della Sardegna;si sono esibiti i PneumaticaEmiliano Romagnola con cantie musiche della tradizione emi-liana e i Tancaruja con la loroetnico world music. Nella se-conda serata è stata la volta deigruppi che pur suonando gene-ri contemporanei utilizzano ilproprio dialetto di provenienza.Singolare l’accostamento dellafisarmonica al folk metal in bo-lognese dei Malnatt e al rockfurlan in friulano dei Bakan.Hanno concluso la serata gliAskra, che con il loro crossovercantato in limba hanno richia-mato tanti giovani sardi, manon solo. Tanti i curiosi per

questa particolare serata che èstata paragonata a una piccolaBabele.Uno di questi gruppiandrà in rappresentanza al Me-eting delle etichette indipen-denti di Faenza.

Sono stati invitati alla mani-festazione alcuni gruppi dallaSardegna così da dar loro lapossibilità di uscire dall’isola econfrontarsi con la realtà bolo-gnese. A causa della pioggia lu-nedì 8 non si sono potuti esibi-re gli “Umiliati e Offesi”, com-pagnia teatrale sassarese cheunisce sapientemente musica eteatro e la serata della Riky SunOrchestra da martedì è statospostato a sabato che con il lorospettacolo di lounge, funky e

improvvisazioni psichedelichehanno fatto scatenare il pubbli-co che ha ballato per tutta la du-rata dell’esecuzione.

Inoltre alcune serate sonostate dedicate al teatro. “LoStabile della Luna” ha messoin scena una divertente com-media dell’arte con attori cheutilizzano le proprie inflessio-ni dialettali, “Il Duo Mirasole”uno spettacolo che raccontasotto vari aspetti le giornate diGenova durante il G8, e per ibambini e per chi lo è ancoradentro, la compagnia dei “Ko-rekanè” ha presentato una fa-volosa fiaba.

Domenica 14 settembre è sta-ta la “Giornata Sarda” dedicata

interamente alla Sardegna. Si èiniziato nel pomeriggio con lasuggestiva proiezione di diapo-sitive “Gennargentu, montagnadi luce” a cura del fotografo na-turalista Nanni Marras di Sor-gono.

La serata è stata caratterizza-ta da canti sardi sia della tradi-zione maschile, in compagniade “Su Cuncordu Lussurzesu”proveniente da Santulussurgiu,che femminile, con la compa-gnia teatrale “Actores Alidos”con “Canti delle donne sarde”,e a concludere dei balli sardicon l’armonica a bocca in com-pagnia di Paolo Curreli detto“Capo” con un memorabileduetto con il pluristrumentistaOrlando Mascia.

Dal 15 fino alla fine della Fe-sta si sono svolti corsi di scrit-tura creativa per immigrati,uno spettacolo sulla Resisten-za e una serata di omaggio almusical.

Sabato 20, ultima giornata diprogrammazione del Circoloall’interno della Festa dell’Uni-tà, sono stati ospitati i Tenoresdi Ovodda “Santu Jorghi”. Isoci e nuovi simpatizzanti han-no aderito e partecipato positi-vamente alla manifestazione.

Nei locali del Circolo è statodato spazio anche all’arte visi-va con le opere espressionistedell’artista Zizzu Pirisi di Gal-tellì, che è stato presente pertutta la durata dell’esposizionee sempre disponibile a discute-re di arte.

Per tutta la durata della Festadell’Unità – conclude la notadi Palermo - negli spazi delCircolo è stato presente unostand gastronomico con spe-cialità della Sardegna, e comeogni anno, con la vocazionedella solidarietà, si sono rac-colti fondi da devolvere per laricerca sulla Thalassemia.

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EMIGRAZIONE 25

OTTOBRE 2003

LIVORNO

RINNOVATOIL DIRETTIVODEI QUATTRO MORI

OULX

VINCENZO PIRASELETTOPRESIDENTE

Dai Circoli

CINISELLO BALSAMO SI CANDIDAAD OSPITARE L'EDIZIONE 2004DELLA SETTIMANA SARDA

OMAGGIO A TULLIO LOCCIDI CIRCOLI DI GALLARATEE DI CARDANO AL CAMPO

Omaggio a Tullio Locci, 98anni, protagonista negli annidifficili della lotta dei lavora-tori emigrati per organizzarsi,in Italia ed all’Estero in strut-ture riconosciute dalla Regio-ne. Lo hanno reso, con una vi-sita a Genova ricca di signifi-cati, i dirigenti ed i soci deiCircoli “Amici della Sarde-gna” di Cardano al Campo e“Sebastiano Satta” di Gallara-te, entrambi centri della pro-vincia di Varese. L’escursionea Genova ha avuto per obietti-vo la consegna al “patriarca”dell’emigrazione del libro“Amici della Sardegna”, scrit-to dal prof. Andrea Muzzeddu,che narra dieci anni di storiadell’omonimo Circolo con unaspaccato della vita dei sodalizi“Grazia Deledda” e “Sebastia-no Satta”. Nel volume, TullioLocci, nominato Cavalieredella Repubblica dal Presiden-te Sandro Pertini e primo Pre-sidente della Lega dei Sardiora divenuta FASI, viene cita-to piu’ volte quale fulgidoesempio per i lavoratori sardicostretti alla diaspora.

La folta comitiva e’ stata ac-colta a Savona dall’avv. Lucia-no Locci, figlio di Tullio, Pre-sidente del Circolo “Il Nura-ghe” attivo nella cittadina li-gure. L’accoglienza – ci hascritto Silvano Muzzeddu, re-sponsabile alla cultura del Cir-colo “Amici della Sardegna – èstata particolarmente calorosaconfermando una prassi co-stante della maggioranza deiSardi. L’incontro con TullioLocci è stato emozionante: ac-compagnato dalla figlia Ga-ziella Locci Frontero, ha ab-bracciato gli ospiti ed ha ascol-

tato i messaggi di saluto delPresidente del “SebastianoSatta, Paolo Carta e del Vice-presidente degli “Amici dellaSardegna”, Guido Paderi e l’il-lustrazione del libro effettuatada Gino Loche e Silvano Muz-zeddu.

Parlando a braccio TullioLocci si è intrattenuto a lungo,anche con molti aneddoti, sul-la storia dell’emigrazione sar-da e sulla sua vita contrasse-gnata dagli anni dedicati a re-cuperare un ruolo positivo e dicompleta integrazione dei la-voratori emigrati passando daimomenti difficili degli sforzicompiuti per aiutare i Sardi ele loro famiglie nei luoghi diemigrazione a quelli di un in-serimento dignitoso tra le co-munità ospitanti, al riconosci-mento, infine, di appositi pro-grammi e finanziamenti dellaRegione sarda.

Con voce rotta dell’emozio-ne – ha ancora scritto SilvanoMuzzeddu – Tullio ha parlatodella moglie, deceduta tre annifa, e dei figli che hanno saputo

comprendere ed aiutare soste-nendolo nella difficile missio-ne. In proposito ha ricordato diaver dovuto trasferire al marte-di’ l’ascolto della Messa do-menicale con la moglie perchénel giorno di festa era impe-gnato nell’attività dei Circoli.Non sono contento – ha preci-sato durante il pranzo a base dipesce allestito dal Circolo “IlNuraghe” – ma felice di questoincontro. Mi ha consentito diricordare momenti difficili ebelli della nostra attività e miha consentito di apprezzarel’azione che i Circoli, con ilnuovo ruolo di messaggeri del-la Sardegna in Italia ed al-l’estero, stanno svolgendo.

È stata – ha concluso Silva-no Muzzeddu nel resocontodella visita inviato al “Mes-saggero” una lezione di vitache rimarrà nella memoria dicoloro che hanno avuto la for-tuna di ascoltarla.

Il direttivo del CircoloAMIS è tornato a riunirsi. Lasuccosa novità è la proposta direalizzare nel 2004 la “Setti-mana Sarda” a Cinisello Bal-samo. Avverrebbe 4 anni dopola festa del trentennale che nel2000 ha visto svolgersi le cele-brazioni a riguardo sempre nelpaese dell’hinterland milane-se. La certezza al momentonon si ha, la FASI si pronunce-rà nelle prossime settimane,ma accordi di massima intra-presi tra il nostro Presidente,Carla Cividini Rocca e il Pre-sidente della CircoscrizioneLombardia, Giovanni Loi, la-scerebbero presagire il buonfine dell’operazione. Tant’èche il direttivo dell’AMIS haappoggiato all’unanimità taleopportunità con la consapevo-lezza comunque, che il diretti-vo con il rinnovo del prossimofebbraio, potrebbe non esserepiù quello attuale.

Ma dalle parole del Presi-dente Carla Cividini Rocca,traspare la convinzione che chi

subentrerà nei quadri socialidell’AMIS, porterà avanti co-munque un progetto prestigiosoper tutta l’associazione. Di fattoi dirigenti dell’AMIS si sono giàmossi nella direzione giusta,raggiungendo accordi con le au-torità locali, che metterebbero adisposizione i locali di VillaGhirlanda per le manifestazioniculturali. Certa sarebbe la pre-senza di un gruppo folcloristicoisolano, in una sorta di scambioculturale tra il sodalizio cinisel-lese e il comune sardo.

Ipotesi presa a priori punte-rebbe l’indice verso il paese diQuartu Sant’Elena che comeCinisello Balsamo, vive le stes-se problematiche di grosso cen-tro alle porte della metropoli.Vedi Cagliari come Milano.

Suggestiva l’idea appenaavanzata di proporre all’inter-no della Settimana Sarda, oltrealle mostre itineranti dell’as-sociazione, presentate in Tot-tus in Pari di settembre, nume-ro 64, anche la proiezione diqualche film dei tanti registi

sardi emergenti. Da “Ballo atre passi” di Salvatore Mereupremiato alla Mostra di Vene-zia, a “La destinazione” di Pa-olo Sanna, e perché no, un re-make storico di “Padre padro-ne” di Gavino Ledda. Spazioanche alla gastronomia, comenelle edizioni di “Sapori e Co-lori di Sardegna”, per il 2004 sipotrebbero utilizzare le struttu-re di Villa Ghirlanda anzichéquelle consuete della Sacra Fa-miglia. Sarebbe un passo avan-ti anche dal punto di vista logi-stico, che ci vedrebbe proietta-ti in pieno centro cittadino.

Consapevoli dell’enorme sa-crificio che la manifestazioneprocurerà, Carla Cividini Roc-ca ha già aperto un dialogo conla banca locale a cui si appog-gia l’AMIS, per ottenere uncontributo iniziale, in attesadella sovvenzione della Regio-ne Sardegna, appositamentemessa a disposizione allaFASI per l’organizzazionedella Settimana Sarda.

(M.P.)

Poesia dedicata a TullioLocci da Francesco PalombaSocio dell’Associazione “Se-bastiano Satta”.A Savona so egnidua bos visitarevida longa e serena boscherzo augurarecha mancu deodae su mareche scherzo torraree dae me e dae tottuso sardos emigradoscun coro in manubo cherimos ringraziare.A moranta otto gherriisiarrivaucun s’emigrazione c’azzisi coltivadicun eguaglianza solidalecomo che coghese frittosde sa mezzus calitale.

Palomba FrancescoVillanova Monteleone

Nuovo Consiglio Direttivodel Circolo Culturale sardo “4Mori” di Oulx in provincia diTorino. Presidente è stato elet-toVincenzo Piras. Sarà affian-cato nell’esecutivo da MariaRosaria Bitto, Vicepresidente;Cristina Valletti, Segretaria eDelegata alla Federazione del-le Associazioni Sarde in Italia(FASI); Anzio Desogus, Teso-riere; Basilio Pusceddu, Re-sponsabile attività culturali; eSalvatore Bitto, Responsabilepatrimonio. Completano il Di-

rettivo i Consiglieri BrunoTangianu, Claudio Cabriolu,Michele Orrù e Diego Ruggie-ro.

Il Collegio dei Revisori deiConti è presieduto da CarloMarras, coadiuvato dalla Vice-presidente Damiana Esposto edalla socia Evelina Piras.

Sono stati chiamati a far par-te del Collegio dei ProbiviriFabio Tanzilli, Presidente; Sil-via Valletti, Vicepresidente edArmando Piras e Mario Uc-cheddu, componenti.

L’assemblea dei soci delCircolo culturale sardo“Quattro Mori” di Livorno harinnovato gli organismi diret-tivi. Presidente è stato elettoStefano Biancareddu. Lo af-fiancano nell’esecutivo: i Vi-cepresidenti Antonio Deias(Vicario) e Lino Derosas; ilSegretario Salvatore Serra.Completano il Direttivo iConsiglieri Anna Marina Ac-ciaro, Luciano Battino e Gio-vanni Sedda.

Sono stati chiamati a farparte del Collegio dei Reviso-ri dei Conti Umberto Goli-sciani, Presidente; AlverioPodda e Andrea Pischedda,Consigliere.

Fanno parte del Collegio deiProbiviri Anna Licheri, Presi-dente ed i Consiglieri GiorgioCanu e Gianni Antonio Carta.

Angelo Puddu è stato elettoPresidente del Collegio dei Sag-gi, i cui Consiglieri sono PietroBudroni e Antonio Sanna.

LE CERAMICHEDI ALBISSOLAA SANTA TERESA

Sardegna e Liguria, due terredivise dal mare ma unite da unpassato di continui contatti eco-nomici, culturale, storici. DueComuni, quello di AlbissolaMarina, nella provincia savo-nese, e di Santa Teresa Gallura,accumunati dalla necessità disfruttare l’importante risorsadata dal mare.

L’incontro avviene grazie aduna serie di iniziative legate astrategie comuni di marketingterritoriale-turistico destinate amigliorare le attività portuali ela nautica da diporto, ma anchegrazie ad un gemellaggio cultu-rale senza precedenti.

Una grande mostra dal titolo“La ceramica di Albissola aSanta Teresa Gallura” ha riuni-to oltre 70 artisti in un allesti-mento di opere che si è suddivi-so tra le banchine del porto tu-ristico e l’interno dei locali del-la nuova stazione marittima, ilcentro servizi Taphros.

Lo scenario inconsueto del

porto e la tematica delle opere“il vento e il mare” hanno offer-to l’occasione per dar vita ad unpercorso suggestivo di colori eforme che hanno animato il co-mune gallurese durante i mesiestivi.

L’happening artistico di San-ta Teresa è stato completato dauna serie di eventi legati alfolklore e ai prodotti enogastro-nomici.

Hanno partecipato alla mo-stra anche i ceramisti tunisinidi Port el Kantauoi, di Gubbioe di Assemini. Il progetto avràun seguito il prossimo annoquando l’intera mostra verràpoi trasferita ad Albissola Ma-rina nel 2004, dove a sua voltaSanta Teresa Gallura presente-rà le sue peculiarità culturali,folkloristiche ed enogastrono-miche per rafforzare il legamecon il Comune ligure median-te un evento culturale di gran-de respiro.

Giulia Bardanzellu

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EMIGRAZIONE 26

OTTOBRE 2003

BANDITO DALLE ACLIIL �PREMIO FABER�PER CANZONI IN LIMBA

ASSOLTI DOPO 10 ANNIDUE EX DIPENDENTIDEL FONDO SOCIALE

Nessuna truffa, né abusod’ufficio, né turbativa d’astaper gli appalti relativi ai sog-giorni in Sardegna, neglianni ’92-’94, degli emigratiall’estero e dei loro figli. Lepratiche per i finanziamenticoncessi sono infatti risulta-te regolari. Sono stati perònecessari oltre dieci anni peraccertare che lo scandalo po-litico-giudiziario, scoppiatocon grande clamore, non eraaltro che un castello di accu-se senza alcun supporto diprova. L’ex Consigliere so-cialdemocratico Orazio Me-reu, titolare dell’hotel “Gi-rasole” di Lotzorai (Nuoro),gli ex Direttori del FondoSociale dell’Assessorato Re-gionale del Lavoro AntonioUnali e Pierpaolo Restivo eil titolare del residence diSolanas “Abbablu”, Pierpa-olo Leoni, sono stati scagio-nati dalle accuse loro conte-state.

In meno di un’ora di Ca-mera di Consiglio il Tribu-nale di Cagliari, presiedutoda Francesco Sette, ha ac-colto le richieste di assolu-zione formulate non solodalla Difesa ma anche dalrappresentante della Pubbli-ca Accusa Guido Pani. Lasentenza, definitiva per de-cisione del Pubblico Mini-stero, è stata accolta dagliimputati come la liberazioneda un incubo durato diecianni. Per tutti la vicenda haprovocato sofferenze, doloried un gravissimo danno al-

l’immagine politica e pro-fessionale.

Antonio Unali, PierpaoloRestivo e Pierpaolo Leonierano accusati di turbativadella libertà d’asta; Restivoe Unali anche di falso e abu-so d’ufficio mentre OrazioMereu di concorso in turba-tiva d’asta. Tutti gli imputa-ti hanno rinunciato alla pre-scrizione dei reati solleci-tando un giudizio di meritodei Giudici per dimostrare laloro correttezza e l’estranei-tà ai fatti oggetto dell’in-chiesta.

Avviati nel 1994, gli ac-certamenti riguardavano isoggiorni estivi in Sardegnadegli emigrati all’estero. Se-condo l’accusa la società

“Abbablu” sarebbe stataagevolata consentendo al-l’albergatore di ottenerecentinaia di migliaia di lireper spese di soggiorno gon-fiate. I Carabinieri avevanoindagato sull’operazione ini-ziata nel 1992 quando la Re-gione aveva deciso, attraversoil Fondo Sociale dell’Asses-sorato del Lavoro di ospitarenell’Isola gruppi di lavoratoriemigrati. I soggiorni si eranosvolti in tre strutture alber-ghiere: l’”Abbablu” di Sola-nas, il “Girasole” di Lotzoraie l’”Alba Dorata” di Orosei.Gli investigatori avevanocontestato i metodi adoperatiper scegliere gli hotels e perdefinire le somme da liquida-re.

STAND SARDOAL LORD MAYOR'STHAMES FESTIVAL

MORTO A CHARLEROIUN PIONIEREDELL'EMIGRAZIONEDIBATTITO AL CIRCOLO DI BERLINO

SUGLI EFFETTI SOCIO-CULTURALIDELLA LEGGE DELLE CHIUDENDE

“La Legge delle Chiudende:gli effetti nella vita e nella cul-tura dei sardi” è stato il tema diun interessante incontro-dibat-tito svoltosi il 19 settembrenella sede del Centro Cultura-le sardo di Berlino ubicato inZillestrasse 111 Charlottem-burg.

La discussione è stata ani-mata da Lino Depalmas, stu-dioso di lingua e cultura sardae da Guido Mensching, Diret-tore dell’Istituto di FilologiaRomanza della Freie Universi-tat di Berlino.

I relatori si sono soffermatisull’editto, emanato dai Savo-ia il 6 ottobre 1820, che decre-tò la fine dell’uso comunitariodelle terre nell’Isola.

Per effetto della Legge delleChiudende, sotto il controllodei Prefetti delle provincie,venne consentita la recinzionesia dei terreni agricoli non sog-getti a servitù di pascolo, siadei terreni destinati al pascolovagante, che erano la maggio-ranza.

Il 1820 per la Sardegna se-gnò anche l’inzio della pro-

tà, ha preso il via “Su ProzettuIspargheti” una serie di appun-tamenti volti a divulgare laStoria e la Cultura della Sarde-gna nella capitale tedesca.

Le ACLI provinciali diSassari hanno bandito la ter-za edizione del “Premio Mu-sicale Faber” per la canzonein lingua sarda dedicato aFabrizio De Andrè. Il con-corso intende valorizzare epromuovere gli artisti checompongono canzoni in lin-gua sarda, nelle diverse va-rianti, collocate fra tradizio-ne e innovazione.

Possono partecipare gli ar-tisti sardi, singoli o in grup-po, che inviino due canzoniregistrate su CD, almeno unadelle quali in sardo, compo-ste e interpretate da loro stes-si, la cui durata non superisingolarmente gli otto minu-ti. Sono previsti quattro fina-

listi alla cui selezione prov-vederà un comitato artisticoil quale si riserva di sceglie-re un vincitore tra coloro chepresenteranno brani ineditiin lingua sarda.

La premiazione avverrà il 6dicembre 2003 a Sassari. Ilvincitore riceverà 1500 euro ela targa Premio Faber.

Le composizioni devono es-sere inviate entro il 3 novem-bre prossimo a mezzo racco-mandata con ricevuta di ritor-no al Salone ACLI, viale Dan-te, 12 – 07100 Sassari, oppureconsegnate a mano entro le18.00 dello stesso giorno. Re-golamento e modulo di parte-cipazione sono disponibili nelsito www.premiofaber.too.it .

Il Centro Servizi di Lon-dra, costituito nell’ambitodel progetto partenariatointernazionale delle picco-le e medie imprese sarde,promosso dall’AssessoratoRegionale del Lavoro, hapartecipato al LordMayor’s Thames Festival,organizzato dal Comunedella capitale britannica. Èstato allestito uno standpromozionale per i diversisettori produttivi della Sar-

degna.Il Festival londinese è

un’importante manifesta-zione di musica etnica or-ganizzata dal 1989 conl’obiettivo di integrare evalorizzare le diverse co-munità presenti a Londra.

Per accrescere l’attenzio-ne e l’interesse intorno allostand sardo è stata garanti-ta la partecipazione ufficia-le del coro GioacchinoRossini di Sassari.

Lutto nella comunità sardadi Charleroi in Belgio, si èspento, dopo una vita trascorsanelle miniere di carbone e poinelle fabbriche, FrancescoZidda. Era nato ad Orune 81anni fa ed aveva lasciato laSardegna nel 1956 per cercarelavoro in Belgio.

Un mese prima della morteaveva celebrato con la moglieGiovanna le nozze d’oro cir-condato dall’affetto di dodicicongiunti tra figli e nipoti e dai

numerosi amici.La famiglia Zidda – ha scrit-

to Anna Maria Sechi, del Cir-colo “Quattro Mori” di Charle-roi-Chatelineau – ha semprevissuto nei dintorni di Charle-roi e si è fatta apprezzare daicorregionali e dai numerosibelgi per la saggezza e per ladeterminazione nell’assumeredecisioni. La scomparsa diFrancesco Zidda ha lasciato unvuoto tra i soci e gli amici del“Quattro Mori”.

prietà privata e, in alcuni casi,del latifondismo.

Con l’iniziativa culturale,promossa dal Circolo che fe-steggia il quarto anno di attivi-

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EMIGRAZIONE 27

OTTOBRE 2003

ORGOGLIO SARDO A MELBOURNEALLA TERZA CONFERENZADELLE ASSOCIAZIONI SARDE

MOSTRA DI PITTORI SARDO-ARGENTININELLA STAZIONE RETIRONEL CENTRO DI BUENOS AIRES

Ha riscosso un meritato suc-cesso la mostra di pittura “Entren de arte” allestita nella Sta-zione Retiro nel centro storicodi Buenos Aires, per iniziativadel circolo “Sardi Uniti” e del-la Federazione dei circoli sardiin Argentina. La mostra è rima-sta aperta dal 3 al 16 agosto.Sono stati esposte opere di pit-tori sardo-argentini. Alcuni ar-tisti sono nati in Sardegna altriin Argentina da genitori sardi.Complessivamente hanno ade-rito all’iniziativa 12 pittori:Juan Meridda, Claudia Chirra,Karina Di Menna, Noemi Aco-sta in Mele, Norma Trogu, As-sunta Marongiu, Nilo Puddu,Giovanna Porcu Sechi, BeltranMarras, Dario Piredda, AngelaMichele in Serra, Dardo Mulas.

Tra le altre manifestazioniche hanno animato il mesed’agosto in Argentina la visitapastorale del vescovo di Nuo-ro, mons. Pietro Meloni, lapresentazione del libro “Sud ilsegno e il viaggio”, di PaoloSanna, giornalista e scrittore,che si è tenuta nella sede delcircolo “Sardi Uniti”, con lapartecipazione dell’autore e di

mons. Meloni.Nel corso del mese di agosto

i circoli sardi in Argentinahanno ricevuto anche la visitadi un funzionario dell’ asses-sorato del Lavoro, il rag. Car-lo Puddu, del Servizio Emigra-zione, che ha collaborato con idirigenti della Federazione edei circoli alla definizione deiprogetti previsti dal Piano an-nuale 2003 per l’Argentina.Nel corso degli incontri è stataanche definita la lista di altri60 sardi bisognosi a cui asse-gnare un sussidio regionale.

Il rag. Puddu ha anche segui-to i lavori del convegno di gio-vani e anziani che si è tenuto aRosario per esaminare la situa-zione economica argentina e iriflessi degli interventi dellaRegione Sardegna e di altreistituzioni per il superamentodello stato di crisi. Al conve-gno hanno partecipato circa150 delegati in rappresentanzadei circoli aderenti alla Fede-razione argentina. Positivo ilgiudizio sull’iniziativa dellaRegione si istituire corsi diformazione finalizzati allaproduzione.

Si è svolta a Melbourne il 7ed 8 giugno scorsi la TerzaConferenza delle Associazionisarde in Australia. Lo slogan alcentro dei lavori è stato “Ci sia-mo e ci saremo!”. Nell’invito aisoci ed ai simpatizzandi dira-mato dal presidente del Sardi-nian cultural association ForzaParis, Paolo Lostia, che è ancheConsultore nella Consulta re-gionale sarda per l’emigrazio-ne, si sono sottolineati gliobiettivi con i temi piu’ impor-tanti che interessano la comuni-ta’ sarda. E la partecipazione e’stata rilevante, non solo fra isoci ma anche per le personali-ta’ che vi hanno preso parte.

Il programma dell’impor-tante consesso (nel 2002 laConferenza si e’ tenuta a Syd-ney) ha previsto diversi inter-venti con discorsi programma-tici sugli aspetti principali ine-renti la comunita’ del sardi qua-li, ad esempio, gli anziani, igiovani, i rapporti con la Re-gione. Ma anche la Firma dellaBozza di costituzione della Fe-derazione delle Associazionisarde in Australia; senza trala-sciare l’aggiornamento sui Pro-getti nazionali. Ma la Confe-renza e’ stata anche una signifi-cativa occasione di incontro, disocializzazione, di scambio diesperienze, ricordi, consigli edialogo fra i sardi in Australia.

“Si e’ trattato di una Confe-renza di altissimo livello - hasottolineato Paolo Lostia - conuna numerosa partecipazione econ discussioni che sono statidi interesse non solo per i Sardima anche per tutta la Comuni-ta’ Italo-Australiana”.

Alla riunione hanno presoparte, fra gli altri, Carlo Carli,segretario statale per le Infra-strutture in rappresentanza delPremier Steve Bracks, la parla-mentare della Provincia diTemplestowe Lidia Argondiz-zo in rappresentanza del mini-stro per gli Affari multicultura-li, John Pandazopoulos, il pre-sidemte del Comites Piero Ge-novesi, il dirigente Aitef Toni-no Casu, il ministro ombra peril Lavoro Jenny Macklin. Men-tre hanno inviato messaggi disaluti; l’assessore regionale delLavoro, Matteo Luridiana, ilvicepresidente vicario dellaConsulta regionale dell’Emi-grazione Domenico Scala, Al-

berto Pisano dell’Aitef, Bona-ria Spignesi dell’Atm EmilioLussu, Eligio Simbula del Cra-ies, Giorgio Randaccio dell’Anfe, Piero Franceschi del Par-co scientifico e tecnologicodella Sardegna, il campione delmondo di sci nautico disabiliJohn Onorato.

Presenti ai lavori natural-mente le delegazioni del Qld

Sardinian culture club UlisseUsai guidata dal presidenteFausto Zanda; l’Associazionedel Qld presieduta da Giusep-pe Murtas; l’AssociazioneCulturale e Sociale Sydney(presidente Leonardo Pintus)ed i rappresentanti delle comu-nita’ sarde del Western Au-stralia (Michele Piu) e del SudAustralia (Rino Matta). Dop il

saluto di Paolo Lostia ha aper-to i lavori della ConferenzaJenny Macklin che si e’ con-gratulata con la comunita’ sar-da per essersi saputa inserirenella societa’ australiana con-servando l’orgoglio delle pro-prie origini. E’ stata, quindi, lavolta di Piero Genovesi segui-to dall’intervento di RiccardoSchirru che ha presentato il

programma della Conferenza.La vincitrice (nel 2001) dellaborsa di studio bandita dal Sar-dinian Cultural Association,Alison Close, si e’ soffermata,fra l’altro, sul contributo delladonna sarda nel mondo del-l’emigrazione. Mentre il temadei giovani e’ stato al centrodell’intervento di Liliana Sa-nelli, che ha parlato dell’espe-rienza di giovane italo-austra-liana. Un’altra giovane, LauraPiu (Sardinian Cultural Asso-ciation), ha rivelato che i gio-vani italo-australiani di origi-ne sarda stanno appropriando-si delle loro origini e scopren-do la ricchezza della loro cul-tura atavica anche grazie alProgetto “Scoprire la Sarde-gna”. Il Progetto che ha comeobiettivo quello di fornire ogniCircolo riconosciuto dalla Re-gione di un computer per i gio-vani e di dare vita ad un sitoInternet che funga di collega-mento fra i Circoli sardi e laRegione e’ stato illustrato daYlenia Usepli, dell’AustralianSardinian Youth Network. E’stata, quindi, la volta del Sale-siano don Michael Ledda, e diSauro Antonelli presidentedella Federazione delle Asso-ciazioni Toscane, che si sonosoffermati sulla condizionedegli immigrati. Gli anzianiitalo-australiani ultra ottanten-ni aumenteranno da 13.200 a45.000. Angelo Ledda, mem-bro a vita del Sardinian Cultu-ral Club Victoria, ha spiegatoche i rapporti delle comunita’sarde in Australia e la Regionesono, nel tempo, migliorati.

Dopo i lavori ufficiali dellaConferenza l’incontro e’ prose-guito con una cena danzantementre il giorno successivo (sa-bato) e’ stato dedicato ad unagiornata conviviale aperta conl’opportunita’ di incontrarsi edi conoscersi per rinsaldarevecchi legami o avviare nuoveamicizie. Il tutto avvolto in unfilo sotteso della sardita’ piu’vera che ogni figlio dell’Isolaporta dentro il suo cuore estampato, quasi come un codicegenetico, nella mente.

Il prossimo appuntamentodella Conferenza (la Quarta) e’fissato per il giugno del prossi-mo anno. A coordinanrla sara’il Sardinian Culture club Ulis-se Usai.

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EMIGRAZIONE 28

OTTOBRE 2003

SUCCESSO DEI BURATTINIDE �IS MASCAREDDAS�NELL'OLTREPÒ PAVESE

RINNOVATO IL DIRETTIVODEL CIRCOLO �MARIA CARTA�DI FRANCOFORTE SUL MENO

FRANCO SALISCONFERMATOPRESIDENTEDEL CIRCOLODI TORONTO

TOURNÉE DEGLI �ARGIA�IN GERMANIA E FRANCIA

ADEGUAMENTOPENSIONI MINIMEAGLI EMIGRATI

Un autentico trionfo. Nonpotrebbe definirsi altrimenti ilmini tour che gli Argia, auten-tici divi del folk nostrano al-l’estero, hanno concluso pochigiorni fa a Nizza dopo una se-rie di concerti fra Germania eFrancia. Alberto Balia (chitar-ra), Enrico Frongia (voce) eMassimo Perra (percussioni efisarmonica), ormai da anniconosciuti in Europa per le ap-prezzate performances, anchequesta volta possono ritenersisoddisfatti.

I quotidiani locali di Wolf-sburg, città nella quale il trioha tenuto un applaudito con-certo a metà giugno in occasio-ne del popolare festival “Inter-nationale Sommerbühne”,hanno espresso apprezzamen-

to per il gruppo sardo titolan-do, come riportato nel pezzo diJohanna Kremer della Wolf-sburger Nachrichten:” Il giromusicale nella zona mediterra-nea. Canzoni d’ amore, poesiee racconti: Il ragno velenosodel Trio Argia incanta 400spettatori”. O come afferma ilWolfsburger Allgemeine Zei-tung: “Il Trio Argia è stato en-tusiasmante!”

Il tour, iniziato a Berga/Zi-ckra, piccolissimo paese a circa300 chilometri da Berlino eospitato dal Circolo culturale“ARTigiani e.V.”, ha toccatodiverse città tedesche e france-si suscitando manifestazioni dientusiasmo da parte del pubbli-co che ha richiesto in più diun’occasione il bis e ha tributa-

to al trio ripetuti applausi.Supportato dall’organizza-

zione di Manuela Razzu per laGermania, Odile Meynadierper la Francia, il tour è statoreso possibile grazie all’ ap-porto dell’ Istituto Italiano diCultura, della città di Wolf-sburg e non ultimo dal localeCircolo dei Sardi ”Grazia De-ledda”. Il momento più esal-tante della tournee si è forseavuto proprio a Wolfsburg,quando gli Argia si sono esi-biti nella magnifica cornicedel castello che domina la cit-tadina. Dopo aver toccato lecittà di Montpellier e Auch,presso Tolosa, il tour francesesi è infine concluso il 18 giu-gno a Nizza.

Antonio Mereu

La famosa compagnia caglia-ritana Is Mascareddas (che si-gnifica “le piccole maschere”)ha riscosso notevole successocon uno spettacolo di burattinia guanto in baracca intitolato“Areste Paganòs e i giganti”proposto in due paesi dell’Ol-trepò pavese: nella serata del13 luglio, al Castello di SantaGiuletta, presso il parco dellavilla Vismara, e, nella seratadel 17 agosto, a Pietra de’ Gior-gi, al coperto, nel “cantinone”sotto la piazza del municipio.

Lo spettacolo, inserito nelprogramma della prima rasse-gna di teatro di figura “Buratti-ni in Oltrepò”, organizzata nelperiodo giugno-settembre dallaProvincia di Pavia e dall’Asso-ciazione “Peppino Sarina”, harichiamato non meno di due-cento spettatori, tra adulti ebambini, sia nell’una che nel-l’altra rappresentazione.

Le azioni dell’eroe protago-nista Areste Paganòs (qualco-sa come “Selvatico Diavolo”),che riportano la tranquillità inun paese dove spadroneggianodue prepotenti, hanno entusia-smato il pubblico accorso aSanta Giuletta e a Pietra de’Giorgi.

A Santa Giuletta lo spettaco-lo di burattini è stato introdot-to dal prof. Gino Di Rosa, notopedagogista bresciano, autoredi commediole per burattini edi un testo didattico, “A scuo-la con i burattini”.

Il suo commento può esseredi qualche interesse anche al dilà del riferimento specificoalla messa in scena di “ArestePaganòs e i giganti” nelle duesedi oltrepadane.

A Di Rosa, che si è dichiara-to molto soddisfatto di aver vis-suto “questo intelligente even-to in uno scenario tra i più affa-scinanti dell’Oltrepò”, piacesoprattutto sottolineare il fattoche “anche un piccolo spettaco-lo di burattini appartiene al mi-sterioso fenomeno che si chia-ma teatro”. L’espertissimo bu-rattinaio (Antonio Murru), nota

Di Rosa, “aveva ovviamente unsuo testo preciso (è pubblicatoanche a stampa da Conda-ghes!), chiaro, con tanto di fra-si ben predisposte, ma, ad uncerto punto, si è visto il pupoAreste Paganòs (l’eroe delmondo burattinesco) rivolgersial pubblico dei bambini. E ibambini hanno risposto”.

Da quel momento in poi,continua Di Rosa, è avvenuta“la comunione di un spettaco-lo vivente con un pubblico dicui parla Silvio D’Amico aproposito del teatro. Da quelmomento in poi, i bambinisono entrati metaforicamentenella baracca di legno, cioèdentro la storia, hanno seguitotutte le azioni dei personaggi,hanno sofferto con loro, hannocioè vissuto il grande misteroche si chiama teatro”.

I bambini di oggi “sono co-stretti a vivere in un ambientein cui le stimolazioni sonore,cromatiche, cinetiche hannoraggiunto una soglia preoccu-pante e diventano quindi in-consapevoli destinatari di unacomunicazione unidireziona-le, che li avvia ad una passivaassuefazione”. Sono da ringra-ziare, perciò, conclude DiRosa, le amministrazioni loca-li che propongono spettacoliche consentono ai piccoli spet-

tatori di “sentirsi attivi e parte-cipi di una storia concretamen-te vissuta”.

La compagnia “Is Mascared-das” (che ha sede a Quartuc-ciu, in provincia di Cagliari, inVia Don Minzoni 7; tel. 070/883644; fax 070/883514, e-mail: [email protected]) è nata nel 1980, allestiscespettacoli di burattini ispiratialla tradizione popolare italia-na e, attraverso questi allesti-menti, affronta argomenti e te-matiche di attualità, con l’in-tento di proporre momenti diapprofondimento e di rifles-sione utilizzando la dramma-turgia “burattinesca”. La com-pagnia ha partecipato a nume-rose manifestazioni nazionalied internazionali. Oltre allaproduzione e circuitazione deipropri spettacoli, organizza epromuove il teatro di anima-zione in Sardegna con variprogetti teatrali.

La compagnia ospita nelproprio laboratorio un “Centrodi documentazione teatrale”riservato al Teatro d’Anima-zione. In esso sono raccolti li-bri sulla storia, sulla costruzio-ne e sull’animazione (in varielingue); le riviste e i bollettiniUnima provenienti da tutto ilmondo; video e testi teatrali.

Paolo Pulina

L’Assemblea dei soci delCircolo “Sardegna Unita” diToronto in Canada ha rinnova-to il Consiglio Direttivo. Presi-dente è stato riconfermato, perla terza volta, Franco Salis.Fanno parte dell’EsecutivoFranco Collu, Vicepresidente;Fernando Collu, Tesoriere;Anna Rita Usai, Segretaria.Consiglieri con incarichi defi-niti sono Vincenzo Mallocciper le attività sportive, Alber-to Mario DeLogu alle relazio-ne esterne e Tony Usai respon-sabile del Club: Completano ilDirettivo i Consiglieri TonyChirigoni, Ida Corda, CiprianoFancello e Salvatore Marreri.

L’Assemblea dei soci delCircolo “Maria Carta” di Fran-coforte sul Meno ha rinnovatoil Consiglio Direttivo alla pre-senza di Telemaco Bandone edi Giovanni De Murtas, rispet-tivamente Presidente e Dele-gata femminile della Federa-zione dei Circoli sardi in Ger-mania. Presidente è stato elet-to Ignazio Contu. Dell’Esecu-tivo fanno parte Mauro Lotto,Vicepresidente e Coordinato-re del settore giovanile; Fran-cesco Capra, Tesoriere; Anto-nio Orrù, Responsabile deiverbali e Nicola Famiglietti,Segretario. Completano il Di-rettivo: Maria AntoniettaSini, Coordinatrice femminilee culturale; Davide Putzu, In-caricato delle relazioni pub-bliche; Giovanni Arca e Ma-rio Saba, Responsabili del set-tore gastronomia.

Il Collegio dei Revisori deiConti è composto da MarioLunesu, Mariano Pisanu eMassimo Campagnola.

Probiviri sono stati elettiGiuseppe Mura, Marisa Arcaed Assunta Putzu.

Il nuovo Direttivo ha orga-nizzato il 12 luglio, nei localidel Circolo, una prima Assem-blea programmatica conl’obiettivo di coinvolgere i Socinell’individuazione delle ini-ziative da svolgere durante ilmandato. Nel corso dei lavorie’ stato rivolto un appello aisardi che lavorano nell’area diFrancoforte sul Meno e noniscritti al “Maria Carta” affin-che’ contattino i Dirigenti del

sodalizio per informazioni eper l’eventuale iscrizione. Lerichieste di informazione pos-sono essere avanzate diretta-mente nella sede del Circolo inHartmannsweiler Str. 67 –65933; per telefono e via fax ainumeri 0049 – 069/ 38030328 e0049 – 069/38030329 oppurevia E-mail: [email protected].

Il Circolo ha anche il sito webhttp/www.maria-carta.de .

L’Istituto nazionale di pre-videnza sociale (INPS) ha in-viato in 37 Paesi 200 mila let-tere ai pensionati italiani resi-denti all’estero, titolari dipensione inferiore al vecchiomilione di lire (516.46 euro).Per l’operazione, prevista dadue decreti interministeriali,sono stati stanziati 60 milionidi euro. Se i beneficiari do-vessero essere più o menonumerosi del previsto, la Fi-nanziaria 2003 prevede che ilGoverno modifichi, per de-creto, i requisiti che dannodiritto all’integrazione.

I requisiti richiesti per l’in-tegrazione sono identici aquelli dei pensionati residen-ti in Italia: 60 anni di età sepercettori di pensione d’ina-bilità; almeno 65 negli altricasi. Con riferimento alla si-tuazione reddituale che po-trebbe bloccare il beneficio,vengono prese in considera-zione le prestazioni previden-ziali o assistenziali percepitein Italia o all’estero, i redditidi lavoro, quelli immobiliari– ad esclusione della casa di

abitazione - e i redditi di ca-pitale e di partecipazione.

Il secondo decreto si è resonecessario per stabilire il red-dito equivalente fra i vari Pa-esi, utilizzando, come metro,la quantità di beni e serviziacquistabili negli Stati Uniticon un dollaro. La tabella deicoefficienti di conversionedel potere d’acquisto prendecome riferimento l’anno2000. Per esempio i pensio-nati residenti in Giapponeavranno 935 euro mentrequelli in Spagna ne riceve-ranno 477.

L’INPS, con l’obiettivo dimigliorare l’efficacia e la qua-lità delle pensioni pagate al-l’estero, intende ridurre i tem-pi di liquidazione da un annoa sei mesi. Per raggiungerequesto obiettivo verranno cre-eti poli regionali specializzatibasati sui flussi emigratori diciascuna regione. I poli regio-nali dovrebbero cominciare afunzionare dal prossimo otto-bre e verrà potenziata la viatelematica per l’invio delladocumentazione.

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EMIGRAZIONE 29

OTTOBRE 2003

CONFRONTO A SCHIOTRA I CORI DI GESSE DI USINI

RICORDATA LA FIGURADI LUIGI ALBERTONIINSEGNANTE E POETA

La figura di Luigi Alberto-ni, insegnante e poeta vissutofra il 1852 ai il 1920 in Sarde-gna, e’ stata ricordata al Mes-saggero Sardo dalla nipoteAda Albertoni, nata a Serba-riu ma poi trasferitasi in di-verse localita’ assieme ai ge-nitori impiegati statali e poicol marito ufficiale del Ge-nio. La Professoressa Alber-toni, oggi ottantenne, che sidiletta anch’ella nello scrive-re poesie (velate di sentimen-to come “Sardegna”, “O miaterra”, “Cagliari: aprile1943”), ha insegnato (è laure-ata in Magistero) per 40 anniLettere. A Cagliari e Quartuvivono ancora i suoi parenti.

“Mio nonno Luigi Alberto-ni, nato a Casalmaggiore(Cremona) nel 1852, si tra-sferì in Sardegna, a Portoscu-so, probabilmente nel perio-do, dopo l’unità d’Italia, incui il Governo cercò di amal-gamare la popolazione italia-na trasferendo i cittadini delNord nel Sud e viceversa -scritto la Professoressa - miononno fu tra questi, attratto

anche (buon cacciatore) dallapassione per la caccia alloraabbondante nell’isola e dallatranquilla cittadella marina diPortoscuso. A 14 anni eglientrò nelle file dei garibaldi-ni con un cugino, il SenatorePietro Albertoni, professoredi fisiologia nell’Universitàdi Bologna”.

Albertoni fu insegnante:“nel 1894 ottenne la conces-sione di aprire in un piccoloborgo “Paringianus” unascuola dove accoglieva i ra-gazzi che lui stesso andava aprelevare dalle case e per lestrade e vi insegnava gratui-tamente. Amante della lette-ratura, si dedicò negli ultimianni a scrivere argomenti dinarrativa e di poesia. Nonebbi il tempo di conoscere ilnonno perché mori nel 1920".In una ricerca viene così de-scritto: “Uomo di grandemente e compagnia, patriotaardito, maestro stimato, men-te e cultura, penna fiorita, haonorato il paese, vivendo”.Insomma un esempio per tan-ti giovani.

MOSTRA DEL PITTORE BERNARDINIA VILLAMASSARGIA NELL'AULAIN CUI STUDIÒ DA BAMBINO

“Dopo 38 anni ritorno inAULA, grazie all’Ammini-strazione comunale di Villa-massargia (mio paese natale)che mi ha invitato ad esporrein una struttura comunale:proprio la exscuola elementa-re che frequentavo da bambi-no”. Inizia così il racconto alMessaggero Sardo di GianPietro Bernardini, pittore e at-

tualmente anche vice presi-dente del Circolo culturalesardo di Piacenza, che ha la-sciato il paese natio nel 1965dove è tornato con un sostratoculturale di spessore con laproposta di sue opere che “na-scono dalla crescente nostal-gia, che parlano della Sarde-gna, non quella che vediamoma una mia personale inter-pretazione dell’antica civiltàprenuragica. La mostra itine-rante, proposta già in variecittà, soprattutto del Nord Ita-lia si intitola “Sulle orme deipadri, tra riti e simboli”, inau-gurata a Villamassargia il 19settembre. Bernardini, che siè riappropriato di antiche for-me e soggetti che hanno la-sciato segni nel tempo, haesposto sue opere anche al-l’estero: Parigi, Montecarlo,Pechino, Istanbul, Delhi,Seychelles, conquistando re-censioni e critiche positive.

Da anni l’artista Bernardinifa parte del Circolo culturalesardo di Piacenza dove, oltre aricoprire l’importante caricasociale, è impegnato assiemea tutti gli iscritti nel cercare divalonizzare e di far conoscereed apprezzare “ai non sardi”la nostra Isola con le sue bel-lezze naturali, la sua gente, lasua cultura e la proverbialeospitalità. “I risultati sonostati notevoli - ha sottolineatoil Vicepresidente del Circolo -perché rilevanti sono state leiniziative ludiche e culturaliorganizzate”.

AD ORISTANO LA MOSTRADALL'AGO NURAGICOALLA SPERADA LOMBARDA

RINNOVATO IL DIRETTIVODEL CIRCOLO �SU NURAGHE�DI BEHREN LES FORBACH

Nuovo Direttivo al Circolosardo “Su Nuraghe” di Behrenles Forbach, in Francia. Presi-dente è stato eletto BenignoPuddu. Lo affiancano nell’Ese-cutivo Giuliana Quai, Vicepre-sidente; Daniel Quai, Segreta-rio ed Eraldo Floris, Tesoriere.

Completano il Direttivo Giu-seppe Dessì, Pierino Sulis ePietro Piga, Consiglieri.

Il Consiglio Direttivo ri-marrà in carica 2 anni. Il Cir-colo “Su Nuraghe” ha sede inEcole Cheteubriand B.P. 22.Tel/Fax 03.87873067.

La mostra etnica “Dall’agonuragico alla Sperada lombar-da”, organizzata dal CircoloCulturale “Sardegna” di Vi-mercate - Concorezzo e Monza(MI) nel prestigioso PalazzoArcais di Oristano, ha ottenutoun lusinghiero successo di pub-blico.

La mostra è stata Inauguratail 16 settembre dal vice presi-dente della Provincia di Orista-no Gianni Solinas, insieme ilpresidente del Circolo Sarde-gna, Salvatore Carta, oristanesee concorezzese di adozione dal1962. Alla cerimonia sono in-tervenuti anche il presidentedell’associazione di arte etnicasarda “Arrastos” Antonio Led-da, il suo vice Giorgio Masili,la responsabile dell’ufficio cul-tura biblioteca del comunedi Concorezzo Irina Gerosa eil rappresentante del Cenacolodei poeti ed artisti di Monza eBrianza, Franco Langè.

Dopo un breve discorso e sa-cambio di libri di Concorezzoe della Brianza con libri di Ori-stano e della sua Provincia, si èpassati alla visita guidata del-

la mostra con la storia dell’agoe degli spilloni e della loroevoluzione con l’acconciaturadelle donne lombarde “La Spe-rada”, illustrata in 25 immagi-ni, dipinti e gigantografie digi-tali: Nel secondo salone ad ar-chi medioevali, si potevanoammirare oltre 50 opere di ar-tisti lombardi e sardi, in unconnubio culturale sardo/lom-bardo molto apprezzato. Si èipotizzato di organizzare unamostra collettiva di artisti sar-di e lombardi a Monza per il2004, e di una ulteriore mostrasu :” La Civiltà Nuragica e laCiviltà Camuna” due patrimo-ni dell’umanità tutelati dall’UNESCO, con il complessonuragico “Su Nuraxi” di Baru-mini (CA) e le incisioni rupe-stri dei Camuni in Val Camo-nica.

La mostra si è conclusa do-menica 21 settembre e ha fattoregistrare una grande affluenzadi pubblico, tra cui numerosituristi, tanto che nei giorni divenerdi e di sabato l’aperturadella mostra è stata prorogatasino alle ore 24.

È stato un incontro entusia-smante quello fra i cori Gess edi Usini svoltosi a Schio, nelluglio scorso, seguito da unatoccante visita sull’Altopianodi Asiago, dove sono stati ri-cordati i caduti della GrandeGuerra. Lo ha scritto al Mes-saggero Sardo Giorgio Sarais,nato a Siliqua ma che da 28anni vive a Lentiai nel Bellune-se, che ha seguito lo scambioculturale.

Dopo aver ricordato il presi-dente del coro di Usini, MarioCuccuru, e tutti i suoi validicomponenti, “circa 30 amicicultori del canto tradizionaledella Nostra Terra”, che si sonoesibiti in concerto in due bellechiese, Sarais ha parlato dellavisita all’Altipiano di Asiago,in particolare sul Monte Zebio,luogo in cui si trovava schiera-to il 151/o Reggimento dellaBrigata Sassari, nel periodo

della Prima Guerra mondiale.“Attraversata la cittadina diAsiago, di cui la Brigata Sassa-ri ha la cittadinanza onoraria,abbiamo affrontato - ha spiega-to Sarais - una lunga salita per-corribile con i fuoristrada quin-di, arrivati presso la Malga Ze-bio, si percorrono circa 7 km apiedi, si arriva così sul postodove molti nostri corregionali,adempiendo al proprio dovere,morirono.

Seguendo un camminamentodi retrovia, ristrutturato dallaSezione Alpini di Asiapgo, siarriva ad un piccolo campo af-follato di croci, ognuna con unatarghetta sulla quale è stampi-gliato un nome, il paese di na-scita e la data di morte. Dateche risalivano proprio a 86 anniorsono, molte fra il 10 ed il 17luglio. Osservando, non si riu-sciva a trattenere il magone”.Tanti i luoghi di provenienza

incisi sulle croci: Domusnovas,Berchidda, Buddusò, TempioPausania, Neoneli, Isili, Ittiri,San Vero Milis, ecc.

“Ecco i veri Balentes - ha os-servato Sarais - coloro che han-no sofferto, combattuto e versa-to il proprio sangue, con deter-minazione, per compiere undovere, per la Patria. Ricordia-moci, molti avevano solo 20anni. Commoventi le parole delSindaco di Asiago ricordando iNostri valorosi Fanti, il qualeha affermato che il Monte Ze-bio Terra di Sardegna, perche’bagnato dal sangue dei suoi fi-gli. Il Coro di Usini ha intonatol’Ave Maria, il Miserere ed in-fine l’Inno della Brigata Sassa-ri. E’ stata una emozione incon-tenibile. Invito tutti i Sardi araggiungere quei posti, di re-carsi a visitare i nostri corregio-nali, loro ne saranno sicura-mente contenti”.

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IL MESSAGGERO SARDO 30OTTOBRE 2003

CALCIOI rossoblù guidatida Zola in cercadei giustiequilibri.La squadradi Venturasoffre il maldi trasferta

IL CAGLIARICANDIDATOALLA PROMOZIONE

di Andrea Frigo

Anche i campioni sba-gliano. Anche a loro èconcesso errare, ma

quando un campione comeGianfranco Zola sbaglia un cal-cio di rigore, per giunta al 91’di una partita che il Cagliari,dopo essere stato per ben duevolte in svantaggio, era riuscitoa pareggiare, allora l’errore famolto rumore. E non solo per-ché avrebbe potuto regalarealla formazione rossoblù unavittoria in trasferta, tre puntid’oro che avrebbero proiettatoil Cagliari ad un solo punto dal-la capolista Atalanta. Una vit-toria forse non meritata (comelo stesso Giampiero Ventura haammesso a fine gara) ma chenel calcio ci sta, se è vero comeè vero che spesso le grandisquadre riescono a vincere lepartite pur non giocando bene oin quelle giornate che sembra-no stregate.

Sta di fatto che un errore diZola (chi l’avrebbe mai detto!)è costato due punti ai rossoblù.Già, capita anche ai più grandidi sbagliare. Zola non è infalli-bile, anche se aveva abituatobene i tifosi sardi, sin dai primigiAorni del suo ritorno in Ita-lia. Esordio ufficiale in agosto,a Busto Arsizio, contro la ProPatria: prima partita di CoppaItalia e Zola subito in gol, surigore. Il bis in campionato, aldebutto casalingo, contro ilPescara: altro penalty, altraconclusione perfetta. Aggiun-gi un gol su punizione (a Cata-nia, nella prima giornata dicampionato che le altre squa-dre recupereranno mercoledì),alla sua maniera, ed eccoun’altra prodezza di MagicBox – la scatola magica –come lo chiamavano i suoi ti-fosi londinesi. Ma questa vol-ta nessuna magia, quella pallamaledetta non ne ha voluto sa-pere di entrare e regalare la vit-toria al Cagliari. E quando sba-glia uno come lui, l’errore famolto rumore. Proprio comequello commesso quando gio-cava in Nazionale, agli Euro-pei d’Inghilterra nel 1996.L’Italia di Sacchi, nel miticoOld Trafford di Manchester, sigiocava il passaggio del turnocontro la Germania. Gli azzur-ri partono bene, attaccano e siprocurano un rigore con Casi-raghi. Dal dischetto si presen-ta l’allora attaccante del Par-ma: la conclusione, di destro, èdebole e non tanto angolata. Ilportiere tedesco Koepke s’al-lunga sulla sinistra e bloccasenza difficoltà (la partita poifinì 0-0 con l’eliminazionedell’Italia).

“Se non altro – prova a sorri-dere Zola – i miei errori dagli11 metri sono sempre pesanti.Ho rivissuto lo stesso incubo,capita, purtroppo e capiteràancora”. Zola racconta quantoaccaduto al minuto 46 del se-condo tempo di Messina-Ca-gliari: “Sono andato a colposicuro, ma ho angolato troppoil pallone. Dispiace, poteva es-sere il colpaccio”.

In effetti il Cagliari non hadisputato una grande partita,confermando i problemi attra-versati nelle ultime apparizio-ni oltre Tirreno. “Ci sono del-le difficoltà – riflette Zola - esu queste dobbiamo lavorare.La nostra non è stata una gran-de gara, anzi, ma è anche veroche contro il Cagliari que-st’anno tutte le squadre dannoil massimo. Il vero Cagliarinon è quello visto a Messina”.

Ma la partita di Messina, aldi là del decisivo e inaspettato

errore dal dischetto di Zola(proprio lui, che pareva infalli-bile sui calci piazzati: freddo epreciso dagli undici metri, ge-niale e imprevedibile nelle pu-nizioni dal limite) ha detto cheper il Cagliari questo campio-nato di serie B non sarà unapasseggiata. Anzi, ci sarà dasudare, e parecchio, per rag-giungere l’obiettivo che la so-cietà del presidente MassimoCellino si è prefissato ad iniziostagione: il ritorno, dopo quat-tro anni di purgatorio, nel pa-radiso della serie A. Sì perchéin serie B non bastano i grandinomi per fare una squadra disuccesso, ma ci vogliono an-che altre credenziali, quelleche un tecnico navigato edesperto come Giampiero Ven-tura conosce bene e che stacercando di creare e amalga-mare: umiltà, spirito di sacrifi-cio, tanto lavoro, capacità dinon esaltarsi troppo dopo unavittoria e di non deprimersi,viceversa, dopo una sconfitta.Sì perché già il torneo cadettoè definito per antonomasialungo e difficile, figuriamociquest’anno che le partite anzi-ché 38 sono salite a 46, con di-versi turni infrasettimanali chevanno a complicare prepara-zione e recupero dei giocatori.Proprio giocare sabato, merco-ledì e sabato sta creando nonpochi problemi alla squadra diVentura che, dopo un roboan-te avvio di stagione (due suc-cessi consecutivi per 3-0, sulcampo del Catania e in casa, aTempio, con il Pescara) haperso a Palermo nel primo big-match della stagione, poi hastentato in casa con il Treviso(solo 1-1) salvo poi travolgeredi nuovo per 3-0, tre giornidopo, sempre a Tempio,l’Ascoli.

L’andamento tra alti e bassiè proseguito poi con la sconfit-ta con l’Atalanta a Bergamo(2-1, risultato sul quale pesa ilgol del possibile pareggio diEsposito annullato per un fuo-rigioco millimetrico) e, appun-to, la mancata vittoria di Mes-sina. Un pareggio che, percome sono andate le cose in

campo, alla fine è il risultatopiù giusto, visto che i rossoblù,rimasti in dieci per quasi tuttoil secondo tempo a causa del-l’espulsione di Rocco (doppiaammonizione), dopo essereriusciti a pareggiare con il pri-mo gol nel Cagliari di Gianlu-ca festa, sono tornati in svan-taggio. Ci ha pensato poi Zola,con una delle sue prodezze (gi-rata di sinistro che si è insacca-ta sotto la traversa) a fissare ilpunteggio sul 2-2, prima diquel maledetto rigore finito sulpalo.

Dopo sette giornate, se simette a confronto la classificadi questo campionato conquella dell’anno scorso, si notache il Cagliari ha tre punti inmeno. Erano 14, nel 2002,quando la squadra allenata daVentura (tornato in Sardegnaper sostituire Nedo Sonettiproprio alla vigilia dell’esor-dio in campionato) certo nonnutriva ambizioni di promo-zione ma fu protagonista di unottimo avvio, sono “solo” 11quest’anno, frutto di tre vitto-rie, due pareggi e due sconfit-te. Un ruolino di marcia noncerto da capolista o conforme achi il campionato lo vuole vin-cere. D’accordo che ci sono dadisputare ancora 39 partite eche in questa anomala stagionele promosse in A saranno bencinque (più l’eventuale sestache dovrà affrontare lo spareg-gio con la quartultima dellaserie A), però è anche vero cheuna buon partenza consentesempre di mettere punti in ca-scina in previsione dei mo-menti difficili che tutte lesquadre, prima o poi, incontra-no nel corso di un campionato.

E se in attacco Ventura hasoltanto problemi d’abbondan-za, a centrocampo e in difesal’organico presenta qualche la-cuna. La decisione presa pocoprima dell’inizio della stagio-ne di allargare il campionatoha 24 squadre ha preso in con-tropiede il presidente Cellinoche proprio quest’anno avevadeciso di sfoltire la rosa, nelleultime stagione composta al-meno da 25 giocatori, moltidei quali non trovavano spazioneanche in panchina, creandocomprensibili e naturali malu-mori. Quest’estate la rosa èstata ridotta a 22 giocatori(compreso il terzo portiere e il“lungodegente” SebastianoPinna) e integrata con la pre-senza fissa di alcuni elementidella “Primavera”. Sta di fattoche tra infortuni e squalifiche,e soprattutto alla luce di un ca-lendario che non concede tre-gua, proprio quest’anno il Ca-gliari aveva bisogno di unarosa più ampia, capace di offri-re all’allenatore più soluzioniper ogni ruolo. Se si considerache Macellari non si è presen-tato al via in condizioni otti-mali (saltando alcune partite),che Pinna si trascina un bruttoinfortunio dall’anno scorso eche Bucchi, non appena rien-trato e andato subito in gol, siè procurato una frattura al pie-de destro e starà fuori per duemesi, ecco che allora diventaobbligatorio pensare all’acqui-sto di rinforzi. Probabilmentea gennaio, alla riapertura delcalciomercato, uno tra Bucchie Cammarata andrà via, ancheperché entrambi partono riser-ve alle spalle di Suazo e Zola(e c’è pure Langella), e sicura-mente verrà acquistato quel-l’interno destro di centrocam-po che Ventura sta chiedendodall’inizio dell’anno.

I primi sono stati una fami-glia londinese composta dapadre e tre figli, giunti in

Sardegna con vedere Gian-franco Zola all’opera in alle-namento e nella partita Caglia-ri-Ternana. Un regalo di com-pleanno, per il più piccolo deifigli, che ha compiuto 9 anni.Ma da gennaio, un tour opera-tor inglese organizzerà viaggiin Sardegna per vedere Zola.Sì, proprio così. Quello di se-guire il proprio campione delcuore potrebbe diventare pre-sto un nuovo business. L’han-no pensato a Londra, dove gliamanti del calcio orfani diGianfranco Zola, dopo il suorientro in Italia, stanno subis-sando di richieste le agenzie diviaggi per venire nell’Isola avedere giocare l’ex fantasistadel Chelsea, ora leader del Ca-gliari.

Così un tour operator ingle-

se ha contattato la societàrossoblù per chiedere informa-zioni sulla possibilità di inseri-re, in un pacchetto viaggio perla Sardegna, oltre alla visitadella città di Cagliari, ancheuna partita di Zola e compagnie una seduta di allenamento. Ilvolo diretto quotidiano da Lon-dra per Alghero è già operativoda più di tre anni e nelle prossi-me settimane altre due compa-gnie aree collegheranno Ca-gliari con la capitale inglese.

E intanto la “Zola mania” aLondra continua: nonostante ilChelsea del magnate russoAbramovich abbia acquistatofior di campioni, la nostalgiaper l’attaccante sardo è tantaed è testimoniata dalla richie-sta fatta dal punto vendita delclub londinese che ha ordinatoal Cagliari Point 600 maglietterossoblù con il numero 10 diZola.

DALL'INGHILTERRAPER APPLAUDIREGIANFRANCO ZOLA

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IL MESSAGGERO SARDO 31OTTOBRE 2003

SPORT

IL CAGLIARI PALLAVOLONELLA A/2 DI VOLLEYPER ESSERE PROTAGONISTA

di Liliana Fornasier

NICOLA CABRASHA SCELTOLA PANCHINA

In campo decisi a rivivere isuccessi dell’anno passato.Il Cagliari Pallavolo inizia

la sua quinta stagione consecu-tiva nella serie A2 maschile divolley con tutte le intenzioni diessere ancora una volta prota-gonista. Anche se i suoi diri-genti per scaramanzia non fan-no proclami. Anzi, vanno pa-recchio cauti, consapevolicome sono che un campionatocosì lungo (trenta partite più,si spera, la coda dei playoff)può riservare qualsiasi tipo disorpresa.Le basi per far bene comunqueci sono tutte. La società rosso-blu, per far fronte agli impegnisempre più gravosi anche sulpiano economico, ha aperto leporte a nuovi soci e ha nomina-to presidente il consigliere re-gionale Giorgio Corona. Sulpiano tecnico, poi, è riuscita aconfermare cinque giocatorisu sette della vecchia forma-zione, artefice lo scorso annodi una stagione stellare, chel’aveva portata a un passo dal-la serie A1.

Il colpo più grosso è stata laconferma dei due stranieri, ilportoricano Picky Soto e ilbrasiliano Lucio Antonio Oro,corteggiati per tutta l’estateanche da club di A1. Ma en-trambi si sono trovati cosìbene in Sardegna che hannopreferito restare per un altroanno nell’Isola prima di cerca-re la definitiva affermazionenell’Olimpo dell’A1. Soto èrientrato in Sardegna con lafede al dito: ad agosto si è spo-sato con la giovane Mimì chesi è trasferita con lui a Caglia-ri e sarà al suo fianco per tuttoil prossimo campionato. Con-fermati anche il libero MatteoPagotto e i due sardi doc, Gia-como Scilè di Guasila e Ales-sandro Mascia di Domusno-vas, divenuti ormai pedine ina-movibili.

Rispetto al sestetto base del-l’anno scorso mancherannodue soli elementi: il palleggia-tore Masini, che è stato sosti-

tuito da Marco Fabroni, e ilcentrale Parma, che ha cedutoil posto a Paolo Baldaccini.Cambio della guardia anche inpanchina: dopo le dimissionidi Flavio Gulinelli, il Cagliarisi è affidato ad Emanuele Fra-cascia, giovane coach cresciu-to pallavolisticamente a Falco-

nara, che l’anno scorso ha gui-dato l’Ancona in serie A1. Alsuo fianco ci sarà Nicola Ca-bras, che dopo aver difeso dacapitano i colori del Cagliariper ben undici anni ha decisodi intraprendere una nuovacarriera come allenatore. Ilnuovo tandem tecnico punta le

sue carte sul gruppo, sul collet-tivo e sulla forza di squadra,convinto che in un campionatocosì lungo ci sarà bisogno ditutti per fronteggiare una con-correnza nutrita e temibile. Apartire con i favori del prono-stico per la promozione in A1sono Verona e Vibo Valentia,

che hanno allestito organici dilivello superiore (almeno sullacarta); alle loro spalle un grup-po nutrito di sette-otto squadredi cui fa parte anche il Caglia-ri, che sta riuscendo a riporta-re nel palazzetto di via Rocke-feller il pubblico entusiasta deitempi passati.

Regalare successi e domeni-che indimenticabili è anchel’obiettivo del Terra SardaTortolì che, per affrontare sen-za patemi il secondo anno diA2 femminile, ha messo suuna squadra nuova di zecca.Della formazione di un anno fanon è stata riconfermata unasola giocatrice; l’unico rima-sto è l’allenatore Giandomeni-co Dalù che ha deciso di ripar-tire da zero.

Per far dimenticare le ama-rezze della passata stagione(retrocessione e ripescaggio) idirigenti ogliastrini hannopuntato sull’esperienza di atle-te “continentali”; l’unica sardaè la seconda palleggiatrice Cri-stiana Spanu, proveniente dalThiesi. Con una formazionecompletamente rifatta il primoobiettivo da raggiungere è ov-viamente la salvezza ancheperché le retrocessioni nonsono poche: quattro su sedicisquadre, tutte ben equipaggia-te, con budget che le societàisolane neanche si sognano.Ma Tortolì non ha paura: si af-fida ad una squadra nuova eanche giovane con le due stra-niere, le brasiliane Cibele eFratoni, come punti di forza.“La giovane età potrebbe sem-brare un handicap”, spiegaDalù, “ma noi al contrario con-tiamo di farne un punto di for-za. Le ragazze sono motivatis-sime, hanno voglia di mettersiin mostra.

È questo che ci rende parti-colarmente fiduciosi: Dobbia-mo assolutamente riscattarci efar sognare i nostri tifosi.

Tortolì deve diventare pertutta l’Ogliastra e per l’interaIsola il faro del volley femmi-nile”.

Le squadre sarde di serieB gli avrebbero fattoponti d’oro pur di po-

terlo schierare in campo. MaNicola Cabras, storico capi-tano del Cagliari Pallavolo,ha preferito restare nella suasocietà. Anche se in un nuo-vo ruolo: non più come gio-catore ma come secondo alle-natore. Trentun anni, nato aCarbonia, una laurea in Scien-ze motorie, ha deciso che eragiunto il momento di appen-dere le scarpette al chiodo e diaprire un nuovo ciclo nellasua carriera sportiva. Schiac-ciatore di grande potenza,avrebbe potuto giocare anco-ra e magari portare un’altrasquadra sarda in A2 (come

fece cinque fa con il suo Ca-gliari), ma Nicola non ama farepassi indietro: voleva restare inserie A. “È questo il mio mon-do”, spiega l’ex capitano rosso-blu; “indosso questa maglia da

undici anni, non potevo an-darmene”. Affiancherà inpanchina l’allenatore marchi-giano Emanuele Fracascia,ma per gli ex compagni reste-rà sempre un punto di riferi-mento. In questi anni ha svol-to un ruolo importantissimo:non solo in campo con le suebordate ma anche negli spo-gliatoi dove ha contribuito atenere compatto il gruppo, ri-coprendo spesso il ruolo difratello maggiore soprattuttonei confronti dei nuovi arriva-ti. A sostituirlo in campocome secondo opposto ci saràlo slovacco Pavel Bartik, unaltro giovane da prendere permano. E questo sarà ancoracompito di “capitan” Cabras.

LA DINAMO SASSARIRIPARTEDALLA SERIE A/2

SPORT

di Giampiero Marras

Di nuovo in A2. Dove laDinamo e Sassari meri-tano. Sarebbe potuta es-

sere anche A1, perché in agostosi era aperta la possibilità del ri-pescaggio nella massima seriedopo l’esclusione della VirtusBologna. A parità di requisiti eclassifica però Messina ha po-tuto avvantaggiarsi del fatto diavere disputato la finale playoff per la A1. “Resta l’orgoglioper avere dimostrato quanto siasolida la società e meritevole lacittà” ha commentato il presi-dente Dino Milia. La DinamoBanco di Sardegna ricominciaquindi l’avventura in quella A2che l’ha vista protagonista perundici anni di fila, prima dellaretrocessione e dei tre anni dipurgatorio in B1. E già dallaprima partita al palasport dipiazzale Segni il segnale dei ti-fosi è stato forte: oltre tremilaspettatori hanno applaudito lavittoria sul Novara. Soltanto ilCastelmaggiore targato FuturVirtus (che raccoglie l’ereditàdi Bologna) ha saputo fare me-glio. L’obiettivo minimo è lasalvezza. Per quest’anno sol-tanto la quattordicesima classi-ficata retrocederà in B1.L’obiettivo sussurrato è quellodi riuscire ad agguantare un po-sto (dal secondo al nono) perdisputare i play off, che mette-ranno in palio la seconda pro-mozione in a1 (la prima classi-

ficata sale direttamente). LaDinamo si presenta economica-mente solida: ai tradizionalisponsor della Regione (TerraSarda) e del Banco di Sardegnasi è affiancato quello dell’En-desa Italia, costola nazionale diuna società con sede a Barcel-lona che è il terzo produttore almondo di energia elettrica. An-che la squadra era stata dise-gnata in maniera solida dal con-fermato coach Franco Ciani edal general manager Paola Mi-lia. Purtroppo il voltafaccia delpivot uruguaiano Esteban Bati-sta (il talentuoso ventenne del-la nazionale è andato al RealMadrid) e la brutta influenzavirale che ha colpito l’italoar-gentino Diego Ricci hanno cre-ato qualche scompenso nel re-parto lunghi. Il Banco ha chia-mato in prova prima RafaelGiovannoni, brasiliano di buo-na stazza ma scarso talento at-

letico, poi ha ingaggiato l’ala-pivot italoargentina AlejandroFerrari, 33 anni, 200cm, allasua prima esperienza in Europae cerca ancora un centro. Man-ca un tassello per completareun organico ben amalgamato.Rispetto alle ultime stagioni diA2 Sassari potrà schierare bentre stranieri, extracomunitari ocomunitari. Il Banco ha sceltotre americani. Il play ArthurLee era stato già allenato daCiani a Rimini. Grande intelli-genza tattica, capacità di fargiocare la squadra e discretedoti realizzative, come ha di-mostrato pure in Israele l’annoscorso (Hapoel Ironi Naharija)lottando per lo scudetto. Cono-sce bene il campionato italianopure il possente Thalamus McGhee, 204cm di altezza per 130chili di peso. Nonostante lamole i piedi sono rapidi, lemani forti e il bagaglio tecnico

notevole. Mc Ghee è giocatoredal rendimento costante, comesegnalano le prestazioni in A1con Udine e Avellino: 11 puntie 7 rimbalzi di media. Il terzoUsa è invece un ventenne daimezzi aletici straordinari: An-tonio Maurice Lawrence, appe-na uscito dalla St Jose Univer-sity e tra i migliori nella SumerLeague di Treviso. Lawrenceè alto appena 195cm ma han’elevazione che ricorda quel-la di Banks e Comegys e quan-do vola delizia il pubblico. Peril resto è stato confermato lozoccolo duro che ha ottenuto lapromozione in A2. Il capitanoEmanuele Rotondo anzitutto.Ormai con i suoi 28 anni non èpiù un giovane e l’esperienzalo ha fatto crescere nell’appor-to alla squadra senza per que-sto dimenticare le sue doti of-fensive: anche in A2 riesce araggiungere i 20 punti. Per

l’oriundo argentino ManuelCarrizo invece è il debutto nel-la A2 italiana. L’entusiasmodell’ex capitano della naziona-le Under 22 di Argentina si ènotato anche nelle amichevoliprecampionato, soprattuttoquelle di Cagliari e Quartucontro Benetton Treviso, Sca-volini Pesaro, Livorno e Tera-mo. Altro esordiente in A2 è ilplay Francesco Guarino, cheogni anno riesce a migliorarsiperché ha una grinta inesauri-bile. È un ritorno invece perl’alapivot Dimitri Agostini,che ha fatto la A con Trieste,Udine e Rimini. Infine i giova-ni Riccardo Carmelita, AndreaDoro e Francesco Soro, chedovranno dare una mano nonsolo in allenamento, ma anchein partita perché la A2 è uncampionato molto intensodove alla fine c’è spazio pertutti. LA ROSA - GUARINO,play, 24 anni, 182cm; DORO,play, 20 aa, 170cm; LEE,play, 26 aa, 188cm; CARME-LITA, guardia, 20aa, 191cm;ROTONDO, guardia, 28 aa,193cm; LAWRENCE, guar-dia-ala, 20 aa, 194cm; CARRI-ZO, ala, 23 aa, 196cm; SORO,ala, 20 aa, 192cm; RICCI, ala-pivot, 29 aa, 200cm; FERRA-RI, alapivot, 33 anni, 200cm;AGOSTINI, alapivot, 27 aa,203cm, Mc GHEE, pivot, 28 aa,205cm. All. CIANI.

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IL MESSAGGERO SARDO 32OTTOBRE 2003

CULTURAIl Canticodelle Pietredello scultoredi San Speratenella piazzadella Basilicadel Santo

ESPOSTE AD ASSISILE PIETRE SONOREDI PINUCCIO SCIOLA

di Maria Grazia Caligaris

Non è vero che le pietresono mute, sorde e in-sensibili. Sono solo ri-

maste imbavagliate e silen-ziose per millenni a offrire di-fese agli uomini, a dare rifu-gio agli animali e a unirsi conle piante. Le abbiamo credutegiganti impassibili in un’in-terminabile paziente attesache qualcuno ne rivelasse isentimenti segreti e le profon-de insospettabili sonorità. Ba-sta, infatti, saperle accarezza-re e addirittura rispondono atono modulando la voce a se-conda delle mani che le sfio-rano. Non è uno scherzo eneppure l’esito dell’eserciziodi un illusionista. Le pietreemettono suoni in grado dieguagliare l’armonia dellearpe e dei violini. E parlano:sono capaci di lodare l’Onni-potente con la grazia e la deli-catezza di una voce bianca.San Francesco, il Poverellod’Assisi che parlava agli ani-mali e ammansiva le belve,avrebbe sicuramente ringra-ziato Dio nel suo “Canticodelle Creature” anche per le“amorfe” pietre, specialmentese avesse conosciuto l’artistaPinuccio Sciola di San Spera-te che è riuscito a rivelarci leloro virtù e a farci conoscerela loro voce.

Sono arrivate proprio dallaSardegna, grazie alla creativi-ta’ del maestro sardo, le pietre“sonore” che, ad Assisi, han-no animato “Il Cantico dellePietre” un evento artistico-espositivo con un preludio dicanti e suoni dell’isola e le vi-brazioni modulate della mate-ria finora considerata senzavoce. Il museo all’aperto, conventi imponenti opere di Scio-la realizzate in basalto e inbiancone di Orosei, è stato al-lestito nella piazza della Basi-lica di San Francesco, dal 6 al26 settembre. Gli “strumenti”dello scultore sardo, che daoltre 10 anni studia il modo dirivelare il cuore delle rocceisolane, sono stati incastonatitra la quarzite del Brasile, ilgranito grigio della Namibia ela trachite dei Colli Euganei.Le pietre della Sardegna han-no sposato quelle di Hebron edi Gravina di Puglia.

Inserita nell’ambito dellemanifestazioni previste pergli 800 anni della Basilica delSanto Patrono d’Italia, l’ini-ziativa è culminata, il 13 set-tembre, in un concerto con lepietre all’interno del sacroedificio. Un evento straordi-nario impensabile prima dellaricerca sonora dell’artista sar-do. E così davanti all’altaredel Santo simbolo dell’umiltà,si è levata anche la voce diquella che dalla storia deitempi è considerata una mate-ria di infimo valore, calpesta-ta dall’uomo.

In occasione dell’inaugura-zione della mostra, invece,sono intervenuti danzatori ri-nascimentali accompagnati damusicisti con strumentid’epoca, mentre i cori sardi “atenores” di Neoneli, Bitti eCastelsardo si sono alternatialle voci delle pietre. Un con-nubio dal singolare effetto cheha favorevolmente colpitomolti degli ospiti.

Tra i protagonisti del pro-getto, con performance didanza e letture poetiche nellapiazza rinnovata per il Giubi-leo del 2000 dagli architettiPaolo Leonelli e Mario Struz-zi, l’attore Antonio Piovanel-li e il maestro di launeddas

Luigi Lai. L’iniziativa che haproiettato la Sardegna in uncontesto spirituale, oltre cheturistico, è stata sostenuta, tragli altri, dal Ministero deiBeni Culturali, dalle Presi-denze delle Regioni e deiConsigli di Sardegna e Um-bria, dai Comuni di Cagliari,Assisi e San Sperate, dagli as-sessorati isolani del Turismo,della Pubblica Istruzione e deiLavori Pubblici in collabora-zione con l’associazione cul-turale “Il suono delle pietre”di Terni e con la Basilica diSan Francesco.

Hanno animato l’appunta-mento musicale nel SacroEdificio, presentato dallagiornalista Emanuela Falcetti,anche l’“Attitidu per PietroSassu” un testo di GavinoLedda interpretato da AntonioDoro e “Il piccolo canto” pervoce bianca e una pietra diAlessandro Solbiati. A con-clusione degli interventi, in-vece, Piovanelli ha dato vocealle emozioni espresse daDante Alighieri nell’undicesi-mo canto del “Paradiso” dedi-cato a San Francesco e, infine,ha interpretato con particolaretrasporto “Il Cantico delleCreature”.

Le manifestazioni scelte inoccasione del “compleanno”della Basilica – ha evidenzia-to Padre Enzo Fortunato, re-sponsabile della Cattedrale di

Assisi, in occasione della con-ferenza stampa di presenta-zione dell’evento tenutasi aVilla Devoto con il Presiden-te Mauro Pili – sono state or-ganizzate valorizzando tretracce. Innanzitutto quella an-tropologico-spirituale che sisintetizza nell’idea dell’in-contro tra le persone. C’è poiquella ecumenica derivantedall’insegnamento di SanFrancesco che parla a tutti gliuomini e arriva al cuore deipotenti, come ha dimostratoanche il Papa. Giovanni Paolo

II che proprio dalla città diSan Francesco ha voluto chia-mare a raccolta i rappresen-tanti delle diverse religioniper costruire insieme un futu-ro di pace. C’è poi la tracciacosmico-culturale: la musicadelle pietre arriva a completa-re “Il Cantico delle Creature”del Poverello d’Assisi.

Le “pietre sonore” – haspiegato Pinuccio Sciola, loscultore-poeta sardo origina-rio di San Sperate, in provin-cia di Cagliari – stanno otte-nendo particolare interesse trai musicisti e i critici d’arte.Un po’ ovunque si organizza-no concerti utilizzando questiinusuali strumenti che, graziead una particolare lavorazio-ne, rispondono alla pressionedelle mani, ma anche al soffiodel vento. Un meravigliosoinnovativo modo di generareaccordi di suoni che si sposacon la tradizione della musicasarda abituata a elaborareconcerti utilizzando gli stru-menti che la natura offrespontaneamente.

Suoni di pietra che si fondo-no facilmente con quelli pro-dotti dalle canne delle launed-das arricchendo la gammadelle sonorità. Una scopertache fin dalle prime occasionirivela ulteriori possibilità diapprofondimento e ricerca.Non credo di aver aperto nuo-

ve strade. Ho solo trovato ilmodo di dare a una materiaapparentemente muta un suo-no, il suo suono.

Le “pietre sonore” dopo As-sisi andranno a Venezia, Lus-semburgo, San Francisco, Pa-rigi, Vienna e Salisburgo. Tragli interessati al progetto c’èElmar Zorn, direttore dei Mu-sei tedeschi di arte contempo-ranea, estimatore di Sciola.Nel frattempo è nato anche unsodalizio per valorizzare l’in-tuizione dell’artista di SanSperate. Si chiama Associa-zione Culturale “Il suono dellePietre”, ha sede a Terni, eguarda con particolare atten-zione ai basalti della Sardegnache producono note musicali.

Un giorno – rivela Sciolanell’intervista curata da Fran-ca Rita Porcu per il volume“Pietre sonore” che accompa-gna la mostra – vorrei che tut-te le mie sculture ridiventinoparte dell’Universo. Per orasono qui, nei miei laboratoriall’aperto e nei luoghi in cuile ho piantate perché mettes-sero radici e tornassero a vi-vere. Mi auguro però che ungiorno che non conosco, si ri-congiungano al Cosmo, nelquale sono state generate. Ilmio compito è quello di crea-re un altro rapporto con laNatura, fare qualcosa perchéle persone riscoprano la terra,la amino e la rispettino. Per-ché non possiamo, una volta,fermarci ad applaudire un al-bero in fiore? Un’opera d’artestupenda: quante volte la ve-diamo senza guardarla! Lapietra, da sempre, in tutti i po-poli, è sempre stata la mutasentinella del tempo. Le suesonorità sono state apprezzatein molte culture: dai giappo-nesi e dai cinesi per esempio.Si è sempre trattato però disuoni di tipo percussivo. Ilsuono delle pietre sonore è al-tra cosa. Io ormai riesco a sen-tirlo prima ancora di ricavarloattraverso la lavorazione. Losento persino prima di toccarela pietra e questa è un’emo-zione straordinaria!

Sciola, che ha da poco com-piuto 60 anni, non ha mai ab-bandonato San Sperate doveha dato vita alla Scuola Inter-nazionale di Scultura. Oltre aperfezionare la ricerca sullepietre sonore, che coltiva dacirca 10 anni, Pinuccio Sciolasta portando avanti un altroimpegnativo progetto quellodi dare alla materia anche laluce. Insieme al fotografoGiorgio Dettori – ha detto -stiamo lavorando alla realiz-zazione di una scultura sono-ra che rifrange la luce. Gli ef-fetti sono straordinari: lame diluce s’irradiano dalle mem-brane verticali delle pietre, al-l’interno delle quali abbiamoinserito delle fibreottiche.Grazie a un sistema elettroni-co l’intensità del suono modu-la quella della luce.

Un nuovo obiettivo ambi-zioso per l’artista di San Spe-rate che dal 1961, anno in cuiha esordito esponendo nel Pa-lazzo Durini di Milano, ha ot-tenuto lusinghieri successi indiversi Paesi europei e anchea Cuba.

Un progetto che, come sem-pre, lega la ricerca artistica aquelle sull’identità dell’indi-viduo e sull’unità del cosmo.Nel mantenere intatte e soli-damente attaccate alla pietrale radici, Sciola, insomma,procede verso innovativi,sempre più elevati, orizzonti.