Alquati Per Fare Conricerca

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RoHMlO AWuAll \\ It-R.. 1993, prima edizjone. No Copyright. Calusca EdizjorU. Libreria Calusca 3. Via Michele Sanrnicheli n.312. 35100 Padova. Radio Balck Out. Via S. Anselmo 13, tL 011-650 3421. 10 100 Torino. Prefazione "Fer fare conricerca" e la trascrizione eli alcune lezioni tenu- te da Romano Alquati per il seminario "sui comunicatori" svoltosi quest'anno alIa Facolta eli Scienze politiche eli Torino. Seminario a cui hanno partecipato, insieme agli studenti del corso, anche alcuni giovani eli radio Black Out. primavera eli quest' anno era uscito, sempre inerente al seminario, un altro breve libro: "SuI comunicare" eelito da II segnalibro. In un prossimo futuro uscira la seconda parte eli "per fare conricerca". Diciamo subito che si tratta eli due testi non fadli. Chi Ii affronta vi trova pero non delle mere lezione acca- demiche, rna Ie tracce per percorsi da compiere, soprattutto in elimensioni collettive, tutti altro che semplici, anzi molto pro- blematici e total mente aperti. Percorsi eli elaborazione ed approfonelimento eli un punto eli vista per guardare e stare nella realta sociale, con Ia consape- volezza che questa non e statica, rna si forma e si trasforma all' intemo eli una processualita elinarnica e elialettica destinata a non terminare maio La realta e i processi sociali quineli sem- pre possono essere trasformati, e il mutamento continuo puo essere accelerato e portato alIa rottura dalla concretizzazione di un agire consapevole e finalizzato: capace di ribaltarne i fini sistemici attuali. La conricerca e quineli proposta come elaborazione eli pro- gettualita, formazione di capacita, radicamento e concretizza- 1

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Metodologia della ricerca sociale e azione politica

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RoHMlO AWuAll \\ It-R.. -:fA~6 c.oN~\C£RcA·

1993, prima edizjone. No Copyright.

Calusca EdizjorU. Libreria Calusca 3.

Via Michele Sanrnicheli n.312. 35100 Padova.

Radio Balck Out. Via S. Anselmo 13, tL 011-650 3421.

10100 Torino.

Prefazione

"Fer fare conricerca" e la trascrizione eli alcune lezioni tenu­te da Romano Alquati per il seminario "sui comunicatori" svoltosi quest'anno alIa Facolta eli Scienze politiche eli Torino.

Seminario a cui hanno partecipato, insieme agli studenti del corso, anche alcuni giovani eli radio Black Out. N~lla primavera eli quest' anno era uscito, sempre inerente al

seminario, un altro breve libro: "SuI comunicare" eelito da II segnalibro. In un prossimo futuro uscira la seconda parte eli "per fare conricerca".

Diciamo subito che si tratta eli due testi non fadli . Chi Ii affronta vi trova pero non delle mere lezione acca­

demiche, rna Ie tracce per percorsi da compiere, soprattutto in elimensioni collettive, tutti altro che semplici, anzi molto pro­blematici e total mente aperti.

Percorsi eli elaborazione ed approfonelimento eli un punto eli vista per guardare e stare nella realta sociale, con Ia consape­volezza che questa non e statica, rna si forma e si trasforma all' intemo eli una processualita elinarnica e elialettica destinata a non terminare maio La realta e i processi sociali quineli sem­pre possono essere trasformati, e il mutamento continuo puo essere accelerato e portato alIa rottura dalla concretizzazione di un agire consapevole e finalizzato: capace di ribaltarne i fini sistemici attuali.

La conricerca e quineli proposta come elaborazione eli pro­gettualita, formazione di capacita, radicamento e concretizza-

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zion di un agire sociale che parte e si colloca anche nell' am­bivalenza, rna mira a diventare alternativo.

E' una proposta che naturalmente ha una valenza genera Ie, rna che pili nella specifico cerca come interlocutori copartecipi quei soggetti e quegli ambiti di aggregazione sociale che so no emersi in questi anni e stanno ripresentandosi come punti di aggregazione, di espressione di nuovi e diversi bisogni, com­portamenti e soggettivita.

Dunque Ia proposta di sviluppare momenti di conricerca e rivolta a tutti, rna vorrebbe relazionarsi innanzitutto a radio, riviste, centri sociali, aggregazioni studentesche e giovanili (scienza della comunicazione) aggregati territoriali e lavora­tivi possibilmente non solo di Torino, rna anche dell' intera dimensione nazionale e oltre.

Conricerca come estensione ed approfondimento della cono­scenza. Conoscenza del contesto in cui si e inseriti, si e parte, si opera. Conoscenza di se stessi, come soggetti, soggettivita collettive, come classe. Conoscenza delle dinamiche sociali che muovono ed esprimono forme di contrapposizioni, con­flitti, lotte, movimenti. Conoscenza dei problemi e delle neces­sita dei percorsi e dei processi, delle forme aggregative ed or­ganizzative adeguate allo sviluppo e al potenziamento di que­sto agire sociale finalizzato ad incrementare il mutamento e i conflitti. Quindi anche interesse a capite i processi che gene­rano conoscenza e dunque in primo luogo della conricerca.

Conricerca dunque come consapevolezza e progettualita da costruire e da verificare, anche e soprattutto individuando e scegliendo nodi e categorie da privilegiare e da verificare, in prima istanza: la comunicazione e la formazione.

Pensiamo quindi che ambiti come una radio, un centro so­ciale, un collettivo di studenti si prestino non tanto solo come luoghi da indagare, comprendere, su cui sperimentare la con­ricerca, rna soprattutto come laboratori sociali in cui farla. Li infatti l'esperienza non diventa solo leggibile, rna anche co­struibile estendibile, in dimensioni collettive massificabili.

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Certo non sono percorsi semplici e privi di difficolta, so no momenti da sperimentare, da costruire, da sviluppare.

D'altra parte questiambiti sovente non so no ancora compiuti e formati. In essi la definizione stessa dell' antagonismo e pili agognata che realizzata. Occorre quindi avviare e concretiz­zare i percorsi e i processi capaci di deterrninarlo I'antagoni­smo! Cos a ne semplice ne breve da realizzare!

Proprio questa e uno dei principali problemi irrisolti : come costruire degli indrizzi e un agire che producano un salto qualitativo, creino componamenti, smuovere identita, costrui­scano percorsi reali.

L' attuazione della conricerca e andare in questa direzione. La conricerca cosi come ci viene riproposta da Romano e

quindi prima di tutto un obbiettivo da raggiungere in un per­corso da consolidare e non e certo una ricettina precostruita da applicare.

Pure, non va dimenticato che, una certa esperienza gia esiste ed e consolidata. II richiamo, solo velato nel testo nelle preci­sazioni su panzieri e tutt'altro che infondato. PercM proprio come esperienza di conricerca rimangono ancora oggi insupe­rate, non gia nella specifico delle analisi, rna nel metoda con­cretarnente attuato, Ie pagine riedite nel volume "Sulla Fiat".

Forse qualcuno oggi preferisce non ricordarlo, percM ha fatto ben altre scelte, rna piaccia 0 no, i saggi di Alquati ap­parsi su Classe operaia so no stati punto di riferimento e hanno formato pili di una generazione di militanti quando i movi­menti c'erano negli anni 60 e 70.

Si puo pensare alia radio quindi come momenta privile­giato, per la collocazione e Ie potenzialita che concretamente ha; non solo e non tanto come mezzo di cornunicazione, rna come laboratorio capace di elaborare e di rapportarsi a contesti irnportanti. Rapporto ed elaborazione iterativa, di scambio di confronto e di crescita tra ambiti e soggettivita diverse e diffe­renternente collocate.

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L' emittente e trasversale:- al sistema dei mezzi di comu­nicazione di massa con la specificita della problematica del modo di comunicazione , da intendersi come processo speci­fico: processo di produzione di informazione rna, anche di comportamenti e di conoscenza, con Ie loro relative peculia­rita; - al sistema complessivo, in tutte Ie sue divers ita di arnbiti e stratificazioni sociali.

Si rapporta e rnisura quindi con il modo di comunicazione e con il modo di produzione dominanti, rna al contempo diven­tare I'arnbito che costruisce 0 sperimenta la generazione di un modo di comunicazione e un modo di produzione altemativi e antagonisti.

Andrebbe approfondita per esempio Ia specificita oltre che la particolare ambivalenza e potenzialiffi dell' infonnazione e della conoscenza sia come frutto di una costnizione e produ­zione per la mercificazione che verso un'eventuale demercifi­cazione.

La conoscenza pili di qualsiasi altro prodotto si presta a in­durre processi di cooperazione, di socializzazione, di tra­sformazione. La sua caratteristica intrinseca forse pili impor­tante e sicurarnente pili potente sta nel fatto che essa si fonna gia per essere modificata dal fruitore e per modificare a sua volta chi ne entra in rapporto. La sua specificita non sta tanto nella dimensione intangibilita quanto nella potenzialita trasformativa e trasformante prodotta che la sua fruibilita atti­va. L' Ambivalenza importante sta nel quanto puo muovere e trasformare. Pili di qualsiasi altro prodotto viene diffusa per modificare e essere modificata, riappropriata da altri ed uti Iiz­zata per altro. Racchiude una moltepliciffi d' usi e genera una molteplicita di cambiamenti come nessun altro prodotto.

La conoscenza ha una potenza trasformativa incommensu­rabilmente pili grande. Mentre in genere una nonnale merce viene prodotta per un singolo utilizzatore 0 al limite per pochi utilizzatori, la conoscenza e l' informazione sono apposita-

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mente prodotte tenendo conto che saranno utilizzate senza limiti di spazio e di tempo da una grande massa di persone.

E' corretto ipotizzare quindi che la conoscenza e oggi una merce potente e quindi qualitativarnente considerata da1 capi­tale e pel processo di produzione capitalistico. A maggior ra­gione andrebbe esplorata la potenzialita, la ricchezza e Ie pos­sibilita qualitativa della conoscenza qualora si riuscisse a libe­rarla della caratteristica di mercicita e a spostarla e inserirla in processi altri, tesi a sviluppare percorsi di liberazione e di an­tagonismo.

AHora pensare e concretizzare percorsi eli conricerca vuol elire proprio attrezzarsi per muoversi su questi terreni. Altret­tanto .varrebbe per Ia comunicazione e la formazione che sono appunto i processi relativi alIa produzione e all' acquisizione accrescimento eli questi prodotti: infonnazione e conoscenza appunto.

Allora conricerca come percorso e metodo per un eliverso e consapevole agire sociale che ci porti continuamente a doversi confrontare con la realta, ci permetta eli 'costruirci un punto eli vista della realta considerata, e soprattutto ad essere attivi nel . trasformare questa realta.

La qualita eli questa elaborazione elipende principalmente dal rapporto con la situazione sociale, quineli c'e un problema eli diffusione della presenza, presenza del militante che si ra­dica in un contesto eli attivita sociali, eli conflitti, eli lotte e eli proposte e ne costruisce relazioni iterative.

La conoscenza acquisita, costruita con la conricerca, ha dei percorsi eli andata e ritorno, si concretizza in pili arnbiti, co­munica e si socializza tra questi in un processo eli continua rielaborazione, accrescimento verifica. E' una conoscenza che fa i passaggi qualitativi proprio sviluppando pili momenti eli

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confronto e che da luogo a sintesi sempre provvisorie e da superare.

E un processo che non puo che avere una dimensione col­lettiva di esperienza e di attivita politica agita socialmente.

n problema e si di rendersi comprensibili, rna anche di ren­dersi distinguibili. Costruire attenzione rispetto a quello che si propone, cioe dire altro, proporre ragionamenti, punti di vista, contenuti che aItri n on danno, percM non hanno interesse a farlo. Si tratta di creare e valorizzare la differenza. La diffe­renza, la diversita se e effettiva crea attenzione, percM diventa stimolo e punta di riferimento.

Porsi il problema di come si puo favorire la liberazione di un nuovo modo di pensare, di confrontarsi di viyere, rna soprat­tutto di lottare e di contrapporsi a quanto c'e.

Anche qui ritoma il problema della soggettivita autonoma doe come capacita di fare e stare in percorsi non subordinati a quelli dominanti , non solo nella forma, rna innanzitutto nella sostanza, cioe della effettiva capacita di fare Ie scelte oppor­tune che creino un effettiva diversita: che sia altro aItemativa , , e poi che questa diventi riproponibile e estendibile massificabile, come aggregazione, contrapposizione forza da indirizzare contro questo sistema.

Conricerca nella radio quindi come in un ambito ill espe­rienza che crea soggettivita, anche collettiva, non prestabilita ed etema, che certo muta nel tempo ed e esattamente il risul­tato del suo agire comunicativo.

Sotto un aItro aspetto, proprio percM e un laboratorio aper­to, cio che si crea 0 si concretizza in essa e una raccolta conti-­nua di elaborazioni, cronache, narrazioni, testi, punti ill vista, giuillzi, problematiche non solo dei redattori, rna possibil­mente sempre di pili delle reaIta sociali.

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In una dimensione di laboratorio comunicativo e formativo diventano imponantissimi gli apporti che possono giungere daH' estemo, sia come socializzazione di capacita, di esperienze di contributi, sia come costruzione stabile di una rete comunicativa aperta che fa circolare nei due flussi opposti intemo/estemo, cia che in diversi ambiti viene espresso nella forma appunto sia della diffusione che del confronto.

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PER .FARE CONRICERCA

1. PREMESSE.

. Inco~~cio con cene premesse pill generali; nelle quali pero mfilero gla qualche definizione di una cena importanza( 1).

1. 1. Ricerca e Conricerca.

Propongo un metodo e un "conricerca" e solo alIa fine quest'ultima.

taglio di ricerca orientato alIa parlero pill esplicitamente eli

Molto eli quello che si puo dire del ricercare scientifico e della "scienza. ~ociaIe" e "scienza dell'uomo" in generaIe, puo val ere, tantopm se opportunamente riadattato, per la conri­~erc~. E ques.ta e un'affennazione pesante e problematica che ImplIca gf<'SSI ed ardui discorsi che di soli to nessuno fa e sulla quale tornero subito.

Questa prati~a nel.I~ rnia concezione e ri-proposta ha soprat­rutt.o . due pa~cola?ta, due caratteristiche, che voglio subito antlclpare, eVldenzlare, premettere: innanzitutto richiede la

Al solito questo testo e la sbobinatura di lezioni al semm' an'o della . "s . ' . '11 " ncerca Ut co~urucanh. umaru ? qumdt e ancora una volta la trascrizione di un parlato,

e al sollto pure ptuttosto unprovvisato.

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)

cooperazione nel ricercare di persone (militanti.. .. ) in posi­zioni differenti e dotate di conoscenze, esperienze, competenze e pure di capacita di indagare differenti, qualitativamente, ed un poco di differente livello; e poi il fatto che la ricerca stessa si muovc dentro una realta, formata, strutturata, ed ancora ge­rarchica e centrica perche la rete sta nel sistema e non vice­versa, realta in movimento ed in innovazione; e che si pro­pone di influire nella trasformazione di questa dal suo interno, da una presenza e un Iocalita peculiare a1 suo interno, secondo certi desideri ed una certa progettualita di liberazione e cosi sempre costitutiva, di nuovo e di eliverso, di alterita (e per la resistenza del presente puo essere costretta all'antagonismo).

E vedremo che questa idea di progettualita puo opporsi -rna non sempre- sia all'idea di deriva e di mero abbandonarsi all'evoluzione ed all'alterazione, come d'altronde a quella eli farsi ponare passivamente da un'innovazione (che per me nella specificita e sempre capitalistica) concepita in particolare e correttamente come sistema eli cieli "incrementali", ossia aggirando Ia questione eli quel che un tempo si chiamava "salto qualitativo", e tantopill con l'idea a mio parere assai in­gannevole e pericolosa del "nuovo" come eli qualcosa che sia prodotto da una qualsiasi combinatoria eli momenti dell'oelierno esistente; quand'anche in termini eli un potere co­stituente ed una costituzione cosi intesa e cosi disinnescante non solo l'antagonismo e la ricerca di alterita rna perfino l'ambivalenza, sulla quale io insisto. E suggerisce anche che la tendenza vada anticipata per deviarla altrove e non solo per precorrerla, e che per deviarla bisogna cercare contro-risorse nell'ambivalenza del presente fincM la tendenza e ancora apena, ovvero prima che sia conclusa; il che e tutto me no che farsi portare dall'innovazione. Non e questa neppure la lotta passiva; tantomeno 1a rivoluzione passiva. Ed a partire dalla primavera del '93 1a passivita come lotta si ripropone, fra l'al­tro, non poco.. ... alIa Conricerca. La specificita in cui siamo

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p r realizzare desideri ci costringe ad essere contra momenti di un sistema e di una forma contraddittoria rna strutturata, e cosi a ricercare Ia Iiberazione da cia che non puo essere accet­rato, e non deve. E e quindi a negare e rifiutare continua-mente ...... Ho I'impressione che intorno a me si vada eIabo-rando adesso un'ideologia "iper-liberale". La rivoIuzione iper­.liberaIe?

1.1.1. PRECISAZIONE AMARA.

Attaccando un mite consolidato rna ingiusto sono costretto (per amore di verita) a far presente che non solo Panzien non e stato l'inventore della Conricerca, rna Ie e stato sempre, deci­sarnente, ostile. Ed e stato anche ostile all'inchiesta operaia, almeno secondo certi significati di questa dizione. L'idea di "Conricerca" e nata sociologica- mente negli Usa; ed e stata tradotta in Italia da Pizzorno, negli anni '50, rna gia con va­lenze politiche. Quest'idea e stata raccolta dalle labbra di Piz­zorno e trasformata applicandola nella pratica da Danilo Montaldi e da me insieme cooperando, e con altri, a Cremona, fin dal 56-57, e con cene influenze francesi; e dunque anni prima che io (che poi vi ho fatto la "ricerca operaia" ) cono­scessi Panzieri e venissi a Torino, dove purtroppo ancora giaccio; e non ne posso pili. Nell'ostilita a quel tempo diffusa nel mondo socialcomunista italico, alIora piuttosto stalinista, contro qualunque cosa ritenuta "americana" (anche contro la stessa sociologia, quindi : contro quest'ultimo ostracismo qui si batte pure Panzieri; rna cia e tutta un'altra faccenda) la Conri­cerca stessa rimase esclusa dalle pratiche del movimento ope­raio "u.:fficiale" Italiano anche quando nella meta degli anni '60 questo comincio ad aprirsi a1Ia sociologia. E' stata quindi que­sta del conricercare una pratica che ha caratterizzato una fronda tendenzialmente rivoluzionaria ai margini e talora

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all'interno di quest'ultimo ed in opposizione non sempre pic­cola al medesimo; ed e cresciuta negli anni '70 (direi abba­stanza per iniziativa mia, almeno indiretta) raggiungendo an­che una certa visibilita nei momenti pili alti della lotta aperta di massa e coinvolgendo soprattutto dei militanti. E fu pr~ti­cata di solito senza conoscerne il nome e ricevere una codifi­cazione vera e propria, neppure metodologica. Se non in ma­niera assai franunentaria : da parte mia e di pochi altri, soprat: tutto dopo il '68 e fino ali uItimi anni '70. Di modo ~he Oggl qualche giovane che ne ha sentito dire qualcosa per VIe strane viene a stanarmi per saperne qualcosa.

1.1.2. CONRlCERCA E LINGUAGGIO.

Qui fra l'altro si va lentarnente sviluppando ed esplor~do anche un "linguaggio del conricercare", e cosi p~e con~lde­rando il "linguaggio della ricerca" scientifica. Ed 1 con-nc~r-

. canti dovrebbero sforzarsi di uniformare almeno questa lin­guaggio, per comunicare almeno "metodologicamente". Ma non bastera. Bisognera comunicare anche sul nodo-oggetto­della ricerca, e quindi uniformare un poco il linguaggio :on cui parlame, ed inoltre illinguaggio ancora different~ che 11 l.a gente parla. Non confondiarno fra loro questi tre lrnguaggI: tutti necessari al conricercare ... ... .

Ma non sara solo questione di parole, bensi di significati e di concetti, i quali tutti dovranno .s~~e tend~nzial.~e~~~ i.n no­ta e comune interrelazione con del correlau empm~l . Sla n~l metoda che nella pratica del conricercare (il quale e anche n­concet~alizzare), che relativi al node di ricerca ~ul camP.o scelto (in questo caso il comunicare e soprarr.utto 1 Com~-

. canti) . In fonda la rice rca parte da fenomeru e da concettI, anche nostri , a questi relativi, 0 relati.

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1.1.3. PROCESSUALITA APERTA.

La conricerca pur nella sua progettualita e un processo ed aperto in ~~anti (e non solo) e la sua processualita aperta e la sua rnodahta fondarnentale. Ed anche nei suoi aspetti di ri­cerca e sviluppo leorico e cornunque sernpre un processo prati­~o . Ap~rto non solo perche cornunque sempre ipotetico ed llldefimto, nel suo rnovimemo interminato, verso il futuro ' rna anch~ perche. flessibile, con rnargini di indeterminazion~ e con nprodursl continuo di alternative e quindi con una varieta a.tmeno ~ote~iale in~~tinta: da cui possa sempre riproporsi e ncer~ar~1 e nprodursl 11 nuovo, ulteriore (ancIle selezionando p~cuh~n c.ombinazioni; anche.. . rna non solo) in un cammino dl c~s~l tuzlOne sempre necessariarnente locale, rna di ricerca di aItent~ globale. II che ci ripropone l'individuazione di localita strategIche e dei livelli di realta piiI alti, quindi anche oltre quella ~h~ un tempo ponevamo come la "generalizzabilita": P?ne, dir~l , la "globalizzabilitcl", a partire dalla comprensione di come e. davvero formato nella sua specificita I'esisteme.

II . connc~rc~~ e sempre applicato, anche quando insiste sugh aspettl di lllvenzione ed innovazione teorica, perche si tratta comu~quc:: sempre di "teoria-applicata"; questa e il punto. !"fa SI tratta di un'applicazione innanzitutto (ma non solo) dl ~ono~cenza scientifica alIa produzione di altra cono­s.cenza sClentifica da applicare, in maniera a suo modo scien­tif'!-ca: pe~che 1~ scientificita, nella sua ambivalenza, che va as­SaI megho caplt~ e? approfondita in concreto, da potenza: al conos~ere ed a.11 agIre. II suo oriemamento come qui 10 si pro­P?ne e strateg.lco; anche nel senso forte dei giochi di strate­gla...... Non SI tratta subito di soluzione di problemi ' rna . art d" , In

p ~nza 1 n cerca del meta-problema di un certo modo e maruera e ~ti le di rapporto con la reaIta sistemica in movi­memo: C OSI con-apphcazione pure sperimentale di un metodo­atteggIamemo, come gia ho detto e ripetuto aItrove, vol to a

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rornpere sempre l'equilibrio dell'esistente e aHa sua ulteriore uasformazione in altro, rna con un certo riferirnento ad un Conuopercorso e ad una certa vaga contro-progettazione fles­sibile e sempre in movimento. Nomade, rna con una certa progettualita e qualche grande scopo, e obbiettivo suategico.

l. 1.4. SCOPO lMMEDIATO.

Scopo immediato della conricerca e di acqUlsne nuova ulteriore conoscenza piiI "potente" di quella che gia abbiamo. PiiI potente nel sensa di piiI estesa, piiI profonda e piiI aggior­nata, oltreche piiI efficace ed efficiente nel conseguimento degli scopi di trasformazione della realta odiema, secondo la tendenza di liberazione e realizzazione dei nostri desideri.

Nel conricercare si dovranno fare anche e continuamente scoperte, tali almeno per noi (dove pero bisogna approfondire chi sana i noi, i livelli del noi); rna non ci si potra limitare a cio.

Se si tien canto della maniera in cui molti oggi, soprattutto giovani, si buttano piuttosto su vecchie identita relativamente forti , e cosi vecchie pratiche e modelli paventando l'incer­tezza, si inferisce che 1a conricerca interessa ben poco. Eppu­re adesso c'e qualcuno gia piiI di ieri che se ne informa. Tut­tavia fra castoro i piiI non si rendono conto abbastanza che essa non puo che essere complessa, molto complessa; anche percM non e solo rivolta a far luce su dei problemi pratici 0

anche teorici locali e frammentari, rna percM, magari a parti­re da questi, e da reinventare (perche si e rnostrata errata ed ha portato a fallimenti anche gravi e clamorosi) non solo la teo­ria piiI ampia e generale in cui sono inscritti, rna poi anche i modelli e Ie modal ita organizzative delle pratiche che da tale teoria son~ derivate. Ma questo purtroppo non sernbra a ta­luni un motivo per cambiare strada. Prevale il bisogno di identificazione e di praticare un'organizzazione autoreferente, ossia fine a se stessa! E non insistero ancora sulle irnportan-

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tissime dimensioni magico-religiose della partecipazione al gruppale ed al coUettivo, essa pure a mio parere ambivalente (l'ambivalenza di cio non e stata capita e, altrove, battero qui sopra), e sulle sue radici profonde.

1.1.5. ALTRE IMPLICAZIONI.

10 parlo di scientificita nella Conricerca, e di uso della po­tenza della scienza: come di qualsiasi mezzo nella sua uIte­riare e peculiare ambivalenza, in un discorso pill generale di ~'inestinta utilizzabilita aIternativa dei mezzi pure come ca­pltale-rnezzi, come delle stesse innovazioni sistemiche~ realiz­zate dall' Iperproletariato "per conto del padrone". Usare la P?tenza di capacita per produrre ricchezza di capacita! Ma qui blsogna anche andare oitre vedendo la scienza stessa come un sistema stratificato. E capire l'importanza pratica e la potenza pure dell' immagine della scienza" (come dice Elkana) e della retorica scientifica! Ed irnparare a contro-usarle! Questo e un grande tema e campo di esperienze non casuali.

~ per questa strada si puo ritornare al tema appena affaccia­tOS1. dell'arnbivalenza del religioso e delliturgico nella parteci­pazlOne, e del magico. Ed in particolare del mito e della mito­l~gia: M~ i~ ~o~ mi fermo neppure qui . Ma proprio parlando di sClentificlta dico che trovo sbagliato 1'atteggiamento, in vero abbastanza post-rnodernista, che circola nei confronti dell'ideologia. Basta con la favola stupida che sono finite Ie ideologie e che non ci sono pill Ie ideologie! Non c'e mai stata un'epoca tanto ideologica come questa! Gia dire che non c'e l'id~ol?g,ia, che si e fuori dall'ideologia e ideologico! L'ideo-10gla e II, sernpre Ii, sempre, virulenta, ed opera e come. Ed e potente. E da potenza a qualcuno. E ce ne sara almeno un mo­tivo;. delle ':ragioni"! Cl~e senso ha rimuovere l'onnipresenza deIlldeologla nel co-agIfe-umano odiemo? L'ideologia e un

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mezzo, ed un capitale-mezzo a sua volta. ambivalente. E cosi porenzia. La critica delle ideologie si deve praticare, e non la loro rimozione! Ma comprendendo cos'e oggi l'ideologia nella sua nuova ambivalenza. E che ci siamo dentro tutti in una maniera 0 nell'altra. Ed allora ci conviene guardarla in faccia. Non avere paura di guardarla in faccia. Farci i conti! E' l'unica maniera di difendersene; di combatterla anche. Non solo pero srudiare scientificamente l'ideologia e la sua potenza oggi, rna dieo anche: farlo in un'ipotesi provocatoria di sua ambiva­lenza, comunque. Ed allora procedere pure nell'ipotesi di lavo­ro di conricerca ulteriore di una qualche utilizzabilitil dell'ideologia ri-conosciuta? Ma? Diceva Mannheim (sulle orme di Marx) che I'ideologia e una rappresentazione defor­mata della realta perc he rivolta alIa conservazione ed alIa coesione del gruppo, reale od immaginario dico io, di apparte­nenza. E quindi fra 1'altro ha molto a che fare sia con l'identita che con quell'altra faccenda anche pill importante rna piuttosto ignorata che e invece 1'identificazione. Oggi scienza ed ideo­logia: non solo in reciprocita, rna in circolarita, verso livelli alti. Conricercare pure sull'ideologia, da dentro e contro ..... , scientificamente.

Ma verso 1'altro versante la scientific ita della conricerca po­ne 1'altro pill scabroso ed arduo dilemma: quello della utiliz­zabilita della "scienza galileiana" tanto connaturata al capita- . lismo nel salto qualitativo, nella ricerca e pratica di alterita globale e dell'uscita dal capitalisrno. Nienterneno. Per me que­sto. e il cuore di una strategia di "dentro e contro", in termini di anticipazione. .... Che assurna la contraddizione, ed il di­lemma fino in fondo. E di una strategia di "dentro e per", giaccbe, ripeto ancora, essa si ribalta immediatamente nel "contro", anche se non 10 si vuole. E dentro siamo cornunque, arabi e neri cornpresi: non dipende neanche pill da noi, come singoli. Pongo adesso un problema che certo non risolvo· anche percbe non e nemrneno questa la sede.

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Premetto che qui, come gia si e precisato neUe lezioni "suI comunicare", eli cui queste sono una sorta eli allegato, muo­viamo solo i primi passi verso un Contropercorso; non l'ab­biamo ancora a sufficienza immaginato e tantomeno gia 10 posseeliamo! PiiI oltre parlero anche eli conoscenza, in un si­gnificato abbastanza riduttivo. Premetto anche -a mio parere­che qui noi in prima istanza non cerchiamo la conoscenza per mero amore del conoscere! E quineli neppure vog1iamo rag­giungere 1a Verita (con 1a maiuscola). Ma vogliamo produrci una conoscenza anche un poco parziale e ridotta ed un poco appiattita e modulare, sl, rna che funzioni praticamente per il raggiungimento eli certi nostri fini , nel movimento "verso" un Contropercorso: conoscenza relativa e performativo, strlimen­tale, efficacelefficiente. In prima istanza. Poi si vedra.

AHora la "scienza galileiana", sempre manipolato di qualco­sa che pone come oggetto, anche se si tratta dell'umano idea­lizzando e calcolando, ecc., e stata fino ad oggi; anch~ nella produzione eli conoscenza sull'agente umana singolare e col­lettivo e della sua combinazione ai mezzi, nella sua peculiare potenza quella pili adeguata al movimento del trasformare ed accumulare capitalistico. Ed un Co-mezzo fondamentale e sempre combinato pure agli altri essa stessa. L'ambivalenza della sua potenza, della capacita di potenziare la nostra capacita ed il nostro co-agireltrasformare puo e deve essere creativamente e eriticamente utilizzata anehe antagonistica­mente e per useirne fuori . Non si puo aneora rinunciare alIa potenza di questo mezzo ancora privo di alternative solo per­che ha dei eosti. Si tratta di cereare di minimizzare questi eosti e nel frattempo di spingerl0 oltre lui stesso con un uso aIter­nativo. D'altronde le eontro-risorse sono per noi sempre tutte da prendersi dentro questa realta, e poi sempre da eurvare e pieg~e trasformandole nella pratiea e nell'esperienza per del mOVlmento per altro. Cia ha dei eosti, comporta dei limiti e dei rischi. Ma non ci sono alternative gia date. Infatti non ~'e

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un altrove in cui attingere contromezzi inventati e sviluppati tutti da fuori. L'alterita e si una potenzialita che ipotizzo con­tenuta ora pili or menD pure nel Valore-d'uso di questi mezzi per definizione II ambivalenti II , anche percM prodotti da noi come "operaio sociale" .. .. , e talvolta gia l'autonomia e l'anta­gonismo dei soggetti riesce, almena temporaneamente, a svi­lupparla per 10ro stessi. Eppero solo in quanta l'alterita mede­sima e ne1 nostro pensiero e nella nostra immaginazione e nella nostra soggettivita singolare e collettiva riusciamo a realizzarla in qualche maniera e misura ideando quei mezzi e combinandoci con essi e sviluppandoli con l'uso sopratturto autonomo ed antagonistico di quelli, che di solito nascono con una notevole potenzialita di a1terita che si realizza nell'utilizzo alternativo, appunto. Cosi e per la scienza-capitale-mezzo. E ' cosi a maggior ragione nell'agire di liberazione, in cui noi possiamo liberare e trasformare i mezzi, e 1a scienza-mezzo, solo liberando e trasformando noi e la nostra soggettivita nel suo contesto nel movimento sempre anche di lotta. Libera­zione globa1e che richiede innanzitutto di demercificare la Ca­pacita-attiva-umana. AHora l'alterita deve crescere soprattutto dentro di noi. Ed il salta qualitativo si ripropone innanzitutto come questione della capaeita del contro-movimento e delle "forze-antisistema" di avvicinarsi a certe soglie critiche per la globalita del sistema, puntando ad altro, ed a superarle verso la massima nostra ricchezza, rna usando il massimo di potenza possibile. Qui Formazione e comunicazione. .. . Una scienza altra finora non esiste. Ed anche la fenomenologia husserliana ha fallito nel fondarla, tanto che oggi viene integrata in un aggiornamento di questa scienza del capitalismo. E la "scienza-operaia" di ascendenza marxiana finora si e posta piuttosto come una meta-scienza dell'utilizzo antagonistico 0

alternativo di questa. Idem per una "scienza della rivolu­zione", la quale pero dovrebbe prendere pili sui serio e svilup­pare aIternativamente certi spunti per una scienza davvero arricchente la Capac ita-umana, quand' anche merce, rna in-

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tenzionata a demercificarla: far leva su questa contraddizione sperimentando dall'intemo, sporcandoci anche Ie mani : in specie nel suo metodo, e riferita alIa politicit't intrinseca ..... (2). Conrro-valorizzare e sviluppare spunti di scienza-altra innan­zitutto come conrro-scienza, rna utilizzare anche quella gali­leiana. A livelli di realta differenti .

E COS! ad esempio: e vero che la comunicazione ad un livello alto coincide con la ricchezza della vita. Ma proprio il fatto che pongo come ipotesi che oggi la nostra comunicazione e assai potente, rna molto impoverita rilancia Ia questione del suo arricchimento uasformando appunto la sopravvivenza in vita. E cia come un grande scopo "globaie" del contro­movimento, per conseguire il quale questa potenza dell 'odiemo comunicare va usata, -singoiarmente e collettivamente. Ma aHora va anche meglio capita.

Ma e ora di entrare pili dentro Ie peculiarita del conricer­care.

1. 2. Fecondita della differenza di opinioni.

Quand'e che si fa una ricerca? Si fa forse un'indagine quan­do si e tutti d'accordo che una cosa e fatta cosi 0 che Ie cause, come dicono alcuni, oppure Ie variabiIi indipendenti come di­co no degli altri, (0 come dice il Boccaccio: Ie ragioni e Ie ca­gioni dell'avvenire delle cose) so no queUe Ii? Per cui tutti sono d'accordo? La risposta e chiara: no! No, perche se tutti sono d'accordo che Ie cause so no queIle Ii e Ie cose stanno cosi, e non se ne vedono altre 0 perlomeno non se ne immaginano altre, allora non si puo che accettare che -pel momento-Ie cose

2 Su questo nel 77 ho scritto un libretto, oggi introvabile.

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stiano cosi e Ie ragioni 0 i motivi siano queUi Ii; cosi di solito in tal caso la ricerca non avviene, non se ne sente il bisogno, non si fa.

La ricerca si fa, quando non si sa che cosa e quella roba Ii e quando si hanno differenti e contrastanti ipotesi (e concetti) suI come e suI perche di queUa roba Ii, rna si pensa di poter progredire in questa conoscenza. Solo in questo caso si fa la ricerca. Questo per voi non e facilissimo da accettare; 10 ab­biamo gia constatato in altre sedi. Cia a mio parere dipende dalla grande, e forse maggiore, importanza che i giovani ed in specie quelli che si aggregano in microgruppi e gruppi, danno aU'identificazione ed all'identita dentro una particolare loro differenza intemamente conforme. Ancorche spesso illusoria. E qu'indi ad una sorta di 10ro fTequente orrore per la differenza che si mostri dentro i 10ro gruppi; e innanzitutto per la pro­pria, Questa (ipotetica) insopportazione da parte dei giovani odierni di differenze interne a1 gruppo, e pochissima dispo­nibilita alla comunicazione e al confronto orizzontale fra per­sone differenti , ci interessa. E questa e gia un'ipotesi signifi­cativa sulla situazione del contesto della comunicazione che dobbiamo conoscere, scientificamente (la quale prevedo aVTa immediatamente conseguenze negative sulla praticabilita della nostra conricerchina) : ipotizzo sia gia un dato forte di tale contesto reale neo-modemo. Ma non 10 vogUo drammatiz­zare.

1. 3. Tre parti fondamentali .

Ad un primo molto sintetico e semplificativo sguardo una ricerca "scientifica" si presenta suddivisa in tre parti: A) la formulazione delle ipotesi, B) l'analisi, C) la verifica delle ipo­tesi e l'omo}ogazione dei risultati. Fra poco io scomporro que-

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ste tre parti in sei "momenti", di cui A=l; B= 2,.3, 4, mezzo -. C= l'altro mezzo 5 e 6. Dal momento che in questa sede ci i~teressa pili l'avvio della ricerca, il suo inizio come inizio di una delle inchieste annue particolari, io approfondiro qui so­prattutto la parte A coincidente col momenta 1 0 "primo mo­mento", e solo il momento 2 0 "secondo momento" della se­conda parte B. Premetto pero che il cuore della ricerca, da ap­profondire pili avanti e nel concreto del farIa, dell'esperirla, saranno i momenti 3 e 4 nella parte B: il "cuore" della conri­cerca.

1. 4. Disegno della conricerchina, 0 suo abbozzo sempre provvisorio e aperto.

Detto questo, qual'e il disegno, aperto, della' ricerca che avrei in mente, 0 almeno un abbozzo iniziale aperto e sempre in fieri che cambi col suo eventuale sviluppo? Dicevo per scherzo che ci si deve impegnare in una conricerchina suI no­do dei "Comunicanti" che duri almeno quindici anni! Si tratta allora di disegnare una mappa aperta e prowisoria, un model­lino prowisorio del carnmino quindicinale del conricercare su tale node "baricentrale", che si elabori man mana che si pro­segue in avanti verso il futuro con una successione di "con­indagini". Ed e chiaro che si deve prevedere una successione di ondate progressive del conricercare stesso e sempre pili in profondita, qualitativamente. Cominciando a disegnare intanto Ie prime due ondate/anno 0 almena la prima; e poi lasciando sempre pili nel vago e a successive elaborazioni il ridisegno delle ondate successive per gli anni seguenti. Potremmo infatti stabilire in partenza un'ondata all'anno. Cominciando con una o due inchiestine in un'esplorazione preliminare per il '93/94 partendo dall'autunno, assai formative ed autoformative (al

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conricercare), appunto ancora rivoHe soprattutto a ricercare ipotesi pili fondate ed articolate e loro connessioni in ~ Mo­dello(3) meglio fondato e meno generico ed astratto dl quello contenuto nella mia "Lezione propedeutica" in pili puntate: modello molto sperimentale ed esemplificativo. Vedremo subi­to che dal punto di vista metodologico/tecnico il carnmino li­neare, sequenzializzato, della singola ondatalinchiesta sara nelle sue linee fondamentali in se sempre pili 0 menD 10 stesso, e quindi verra ripetuto (con variazioni) negli anni successivi. Comunque: la conricerchina consistera di una sequenza aperta di inchiestine ed indaginine annuali .. ....

Awertenza importantissima: non dobbiamo confondere la mappa (0 il modeUo) del conricercare di cui qui sto abboz­zand'o il disegno, con la mappa (0 il modello) del campo reale o del nodone della realta stessa su cui si va facendo la ricerca 0

Ie singole sub-inchieste annue. La mappa dei comunicanti non e quella del nostro conricercare: ci vogliono pero entrambe. E' bene che fra i due modelli ci sia anche corrispondenza e per­fino corrispondenza analogica, rna sono due momenti logica­mente ed anche praticamente differenti.

1. 5. Ipotesi.

Ho gia parlato prima eli "ipotesi iniziali contrastanti", eli partire da ipotesi prowisorie da selezionare e sempre meglio fondare. Questo e proprio il punto da cui una ricerca puo par­tire. Quando si hanno ipotesi (e concetti) relative a110 stesso fenomeno in contrasto e quante pili cosi se ne hanno tanto pili vale la pena di fare ricerca. Soprattutto per eliminare Ie pili

3 Edita in "Sui comunicare", II segnalibro editore, Torino gennaio 1993.

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d boli. Ma io rovescio anche la cosa e dico: quanto pill se ne hanno tanto pill la ricerca dispone gia in partenza di una po­tenziale ricca prospettiva; e puo essere forse pill interessante, meno noiosa e pill utile. La differenza di opinioni sulla realtfl (come queUa fra Ie concettualizzazioni degli uni e degli aItri), se esplicitata e riconosciuta riflessivamente di soli to giova alla ricerca.

Pero noi ancora non siamo arrivati a un censimento a una cernita, a una selezione nel cono 0 piramide di questr diffe­~enti ~oncetti (e Iinguaggi, e significati) e di queste differenti lpotesl 0 congetture che spiegherebbero il perche e il come dell'accadere di queUe cose, delle ipotesi sulle cose che avven­gono nel grande nodo della Comunicazione e del perche acca­dono. N~n .sappiamo neanche Ie cose (Ii all'intemo in quel compiesslsslmo e vastissimo mondo) di cui ci vogliamo dav­vero occupare; perche non abbiamo ancora scelto i nodi della CO~unicazi?,ne .che pill ci interessano: non sappiamo neppure se Cl sono gIa dlvergenze su quesro! Ma se anche avessimo i nodi non abbiamo ancora Ie congetture, Ie ipotesi.

Orbene, Ie "ipotesi" non sono altro che congetture su come potrebbero essere davvero essere fatte quelle cose oppure suI perche so no cosi 0 su come potrebbero evolvere. E queste sono tre dimensioni della ricerca: cioe la dimensione descrittiva suI :ome e fa~a una reaWl; e la dimensione esplicativa suI perche e fatta COSI ; e quell a simulativa che cerca di immaginare come potrebbe evolvere e poi prova a simulare questo movimento nel futuro. '

Si tratta pera, una volta per tutte, di poter almeno creare Ie condizioni per arrivare ad un'esplicitazione di concetti a con­~onto. e ad una formulazione comune, collettiva qui, di queste Ipotesl; c~e potrebbero 0 no essere differenti 0 anche divergere (q~esro 51 vede ovviamente quando Ie ipotesi ci sono e non pnma che ci siano): come partenza dobbiamo esplicitare que-

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ste ipotesi che poi io spero di scoprire che sana differenti tra di loro ed anche un po' in contrasto. Pero solo dopo che ci sa­ranno. Allora qui siamo tuttora in una fase ancora precedente. Noi dobbiamo incominciare a fare un lavoro preliminare, nel corso del quale si creino Ie condizioni perche almena vengano fuori Ie ipotesi per una successiva fase di ricerca; quindi noi dobbiamo da un lato discutere e confromare Ie nostre concet­rualizzazioni cominciando a riconcettualizzare insieme; e dall'altro fare prima una specie di "prericerca", 0 "ricerchina­preliminare", sia formativa che sperimentale ed esplorativa, che pero serva a sua volta a tirare fuori queste ipotesi per una successiva fase di ricerca, e ad una prima riconcettualizzazio­ne comune; e cosl anche a costruire un certo minima linguag­gio comune, con cui ci si capisca operando e per operare, e quindi dei significati comuni. Questo si fara probabilmeme nel corso di quest'anno e magari durera anche ottre. Dipendenl pero dalla vostra disponibilita ad erogare effettivamente tempo, capacita ed energia; pure disponibilita di lavoro di in­dagine, di inchiesta.

10 ho in mente 'una ricerca che sia al contempo descrittiva, esplicativa ed un poco pure prescrittiva. Pero non distin­guero questo, per 10 menD per un bel po' di tempo. E, sottoli­neo ancora, punto ad inserirlo in una tendenza pure a co­struire, a produrre, una conoscenza (un poco almeno) simula­tiva.

1noltre, benche quanto aIle tecniche, come vedremo sub ito [ricordando che ci sono ormai tecniche potenti standardizzate pill 0 menD per ciascun momenta del ricercare, e tecnologie, nella prospettiva della conricerca non ci sia motivo di esclu­dere inchieste quantitative (ed anche dalla fase pili esplorativa e preliminare)], penso sia meglio che ci orientiamo ad Ufl

conricercare insieme di tipo piuttosto "qualitativo". n che fra l'altro, in specie oggi, puo essere anche menD facile a farsi e puC> richiedere una pili lunga ed impegnativa formazione dei

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ri rcatori e conricercatori. Rieccoci dunque alIa questione d licata rna irnportante della vostra disponibilita, che a me pa­re piuttosto modesta (non c'e un grande interesse), anche ad irnparare.

1. 6. Accenni a1 metoda (scientifico).

II metodo e meglio vederlo man mana che la pratica del ri­cercare va avanti e non solo come un pistolotto separato. Evi­tiamo di predicare prima nel vuoto la metodologia, e poi fare la ricerca, perche avendo gia assimilato poco nessunO poi si ricorda il come-fare. II metoda deve essere. tutto applicato ed allora meglio parlarne applicandolo.

Ma ci sono pili aspetti e dimensioni del metodo stesso. Giacche la conricerca si basa su una peculiare s~ientificita, e bene accennare innanzitutto al metoda del conoscere scienti­fico, ossia alI'applicazione al conoscere, alla produzione di co­noscenza, del "metodo-scientifico". AlI'interno di questa che ho chiamato scienza galileiana, ne viene fuori un discorso suI metodo non tanto semplice e Iineare.

Applicazione e torse Ia parola che designa l'agire pili im­portante del mondo; eppure il suo significaro e oscuro, lasciato stranamente nell'ombra da tutti quanti. Tutte Ie risorse e quasi tutte Ie utilita, ossia quasi tuuo quanto, deve essere applicato. Anche il metoda deve essere applicato. 10 nelle vecchie di­spense di sociologia (quelle illeggibiIi), nel secondo tomo del rna volume, ho gia dedicato un capitoletto all'appIicazione; ed e un capitoletto esplorativo, poco chiaro, rna non e tutta colpa mia, perche Ia questione e molto intricara; proprio la questione dell' applicare: l'applicazione e faccenda complicata, com­plessa, gerarchizzata e spesso difficile. E ripe to, a quel ch'io

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so, fino a qualche anna fa pochissimo uattata. Cosicche ho dovuto inventarmi una sua rappresentazione quasi tutta cia solo e di testa mia .... .. Ma certo ora c'e in giro tutta una cono-scenza tecnologica potente anche su questo. Arriviamo dunque adesso al metoda scientifico lasciato Ii in sospeso .... II metoda che si dice scientifico nella scienza che io chiamo galileiana. Questa scienza-galileiana non e solo quella sperimentale sul modello della fisica, rna e quella <che nella sua perforrnativita rnanipolativa si fonda sulla ricorrenza ed idealizza ecc., ed ha una sisternaticita di calcolo razionale basato sulla logica se­quenziale, ecc. nella separazione dall'oggetto che si manipola, ecc.>. E' dunque la scienza tipica della nostra civilta da alme­no quattro secoli. Fino ad oggi il metoda galileiano e stato ab­bastanza la base del produrre scienza, rna oggi comincia ad essere messo in questione anche dall'interno di questa produ­zione. Ma non sono ancora davvero maturate alternative.

n metodo-scientifico viene molto mitizzato, rna in realta va ri-definito di volta in volta e c'e una grande liberta di ridefi­nirlo cosi all'interno delle sue regole piuttosto ampie (come polemicamente ha abbastanza dimostrato un epistemologo anarcoide, esibizionista e narcisista che si chiama Fayerabend~

pera anarcoide solo in apparenza .... ). Ma comunque resta il fatto che Fayerabend dimostra che il cosiddetto metodo-scien­tifico si riduce nella pratica ad alcune regolette molto "banali" (come pure io ho scritto approfondendo parecchio la questione da qualche altra parte), cia malgrado, molto spesso disattese dai cosiddetti scienziati. I quali quando a posteriori spiegano come hanno tatto a realizzare quella data scoperta Ii, quasi sempre mentono su come ci sono arrivati davvero, tantopiil che lora stessi spesso non ne sono ben consapevoli (molto spesso noi non sappiamo come facciamo, come davvero riu­scianlo a fare Ie cose), e non di rado ci so no arrivati per caso. Pera alcune regolette ci sono. E -ripeto di nuovo- il metodo-

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cientifico si riduce di solito al rispetto di queste regolette in fonda di realismo 0 di buon senso.

E' metoda di un'attivita assai complessa, fatta di molti aspetti. Esso consiste in cia: <nel "muoverti con attenzione e curiosita" osservando sistematicamente, otUeni i risultati "[acendo certe previsioni a partire da una teo ria e aggiungen­dovi uHeriori approssimazioni che contengono ulteriori ipotesi e congetture riguardo a cia che accade ad un particolare livello concreto", e in un particolare contesto (tenendo conto delle nuove ipotesi che inserisci "nella cosiddetta derivazione dalle . premesse. ">. Questo e per Fayerabend l'essenziale. I neoposi­tivisti la pensano diversamente: rna per noi non e granche il caso di cercare di ritrovarci d'accordo con loro .. .. ............ .. .

Poi c'e la versione hard pill propriamente gaIileiana Ia dove si allestisce l'esperimento, infinite volte ripetuto dopo, in una noia mortale; e la versione soft pill propria delle. scienze come quelle sociali e dell'uomo che marginalizzano l'esperimento, e osservano con tale sistematicita Ie ricorrenze dal vivo, sempre idealizzando ed oggettivando, nella manipoIazione dell'og­getto-umano. Oggi Ie due versioni, hard e soft, starmo con­vergendo.

Ma noi nel conricercare pill che all'esperimento ricorriamo all'esperienza, che e tutt'altra cosa e spesso in contrasto con questo. E cosi per la conricerca scientifica questa fonnula­zione di Fayerabend calza abbastanza bene.

Le scoperte scientifiche sono fatte davvero secondo il meto­do scientifico idealizzato dai neopositivisti che i cosiddetti scienziati di quell a scuola dicono sia canonico obbligatorio ed e quello che legittimerebbe (rna legittimerebbe solo pero e pill una questione di legittimazione della scienza che non di po­tenza conoscitiva) la ricerca scientifica effettiva? Pare di no. Infatti ira l'altro il sociologo della scienza Elkana (che Gu­glietti ritiene sacro e inviolabile), distingue molto opportuna-

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mente "wl'immagine-della-scienza" in cui opera molto la re­torica-della-scienza ed afferma che la scienza usa molto la re­torica che cioe la scienza raCCOnta molte balle perche per essa (ovve;o per i cosiddetti scienziati) e molto una que.stione d'immagine, di autorappresentazione~ cioe la scienza S1 deve vendere e si vende molto bene raccontando molte balle e leg­gende su se stessa: questo concerne l'immagine della scienza. E questa immagine e distinta dal vero "corpo" della cono­scenza scientifica che include il metoda e Ie conoscenze omo­logate ed e un'altra questione, e un'altra faccenda. 10 ~tengo che questa distinzione sia molto importante anche pOl ~ella mia idea di conricerca per cui questo dual1smo "corpo"l"immagine" poi andra ripreso, insistendo anche sulle immagini della ricerca scientifica e non solo suI corpo-deUa­scienza, in specie come metodo.

Ii metoda pero in questo nostro peculiare caso, e appunto pe~ la sua peculiarita, che si viene sbozzando, tende a proporsl come il contenuto pill importante, almena inizialmente, della conricerca. Infatti si trattera di sperimentare e di esplorare soprattutto una conoscenza metodologica in una particolare maniera "scientifica" . Come ho gia detto introducendo la le­zione propedeutica al seminario, dobbiamo sviluppare soprat­tutto un meta-metodo/atteggiamento.

Ossia il metodo-atteggiamento ill partire dall'ambivalenza per far crescere la faccia autonoma; far crescere un p~to di vista teso alla realta ed alIa realizzazione ill una propna pro­gettualita che da un 1ato da per scontata la capacita del capita­lismo (e del capitalista collettivo abbastaIlZa detentore del po tere c~stituente ........... ) proprio nella sua sistemicita nel pill lungo periodo ill riassorbire la trasgressione e l'antagonis~o nel suo movimento accumulativo come d'altronde certe ill­

venzioni di alterita, e cosi perC> anche gia trasfonnandosi, in basso· ma nel breve-medio continua a rompere sempre l'equi librio' dell'appena costituito 0 ad ampliarne cene contradill-

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zioni, riaprendo continuamente, pemlanentemente, sempre nuove possibilita e iniziative di autonomizzazione, verso l'al­rerita pill 0 meno progettata ed in maniera aperta; e meno chiudibile in basso. E cosi data la gerarchicita del sistema, ca­pace di far salire pill in alto possibile Ie aperture, Ie trasfor­mazioni, Ie lotte. Ripeto sottolineando: processualita aperta del conricercare dentro e contro Ia processualita limitata, e gover­nata, e l'innovativita limitata e governata, proprie del capitali­smo; che talvolta puo sub-assestarsi in specie localmente an­che su momenti di difesa di taluni aspetti del presente 0 su certi ritorni ... , rna tende all'oltre ed all'altro secondo desideri e volonta di liberazione. E soprattutto liberazione della capacita­umana dalla "mercita" e "mercificazione". Questa e la vera condizione sine qua nonl

Poi abbiamo il metodo dell'arco quindicinale e poi pill sotto il sub-metodo delle singole con-inchieste. Vedremo qualcosa di pill abbozzando i momenti della ricerca. Ed aHora atten­zione: non confondiamo l'applicazione del metodo scientifico in metoda della ricerca a questi livelli, con la questione impor­tantissima -che vedremo poi- del "metodo-organizzativo", e quindi delI'organizzazione con cui si intende fare il lavoro 0

l'attivita collettiva e cooperante di ricerca (nella conricerca). Questo e decisivo!

Quindi e all' interne dell'applicazione del metodo-scienti­fico (in versione pill 0 me no soft, come e proprio della scienza sociale) che concretamente ci si trovera a fare i conti con Ie cosette che ho incorninciato ad accennare questa sera. Non e il caso di spaventarsi, infatti non sara difficile nell'esperienza capire (pure dal momento che saro con voi nell'avvio della ricerchina sperimentale e formativa suddetta, e spero in com­pagnia di qualcun altro che sia gia esperto eli inchieste empiri­che/induttive di scienza sociale. Se ricerca effettiva davven: si fara).

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1.6.1. DISTINZIONl CANONlCHE.

Allego al primo discorsetto suI metodo (scientifico) alcune distinzioni canoniche che si possono fare nell'ambito del ricer­care perlappunto scientifico.

1.6.1.1. Ricerca empirica e no.

Le cose che diro adesso qui di seguito ritengo valgano ap­'punto per quella che genericamente ed acriticamente si suole chiamare "ricerca-empirica", suI campo, ecc. intendendo con cio la ricerca induttiva che non procede solo con fonti lettera­rie convenzionali . Infatti la nostra conricerca avra peculiar­mente ' tali modal ita empiriche e si svolgera dentro e su un can1po, ecc. Tuttavia non solo cosi, essendo assai riferita pure alia revisione od anche elaborazione ex-novo di teoria fondata ed efficace, non poca parte di quel che seguira puo valere an­che per ricerche solo su fonti letterarie. Quindi noi stessi dob-

,biamo includere come momenta imponante e permanente del nostro conricercare anche 10 sviluppo parallelo, pili 0 menD permanente di tale ricercare non immediatamente empirico: sempre pero confrontato ed interrelato a quest'ultimo. Oltrech6 quello di studio.

La differenza fra ricerca e studio? Lo studio e una maniera di apprendere una conoscenza che c'e gia da qualche parte; la rice rca invece e produzione di conoscenza nuova, in qualche maniera. La distinzione tal volta e sottile e pili relativa di quel che possa sembrare. Talvolta .....

1.6.l.2. Ricerca quantitativa ricerca qualitativa.

Un'altra distinzione canonica ricorrente e quell a fra ricerca quantitativa e rice rca qualitativa, che si e gia affacciata poco fa. La ricerca qualitativa e quella che non si basa sulla quanti­ficazione e rnisurazione delle variabili, e poi che non intende

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fare un uso sistematico di dati ed informazioni quantitative. Quella quantitativa e il contrario. Sono partito (negando) da queUa qualitativa perche la nostra conricerca, come ho gia ac­cennato, sara caratterizzata peculiarmente in questa maniera: sara precipuamente qualitativa. Nondimeno precipuamente apre fin d'ora la porta alIa possibilita che al suo intemo e sub­altemamente, strumentalmente, alcune inchiestine quantita­tive possano anche esservi via via incluse, in ciascuna ondata­annua, a cominciare quindi anche dalla prima, eventualmente (ossia gia per produrre e specificare ipotesi. ... ).

Vorrei solo farvi notare e meditare che oggi, ancora oggi, fare la ricerca qualitativa e spesso menD facile e richiede un poco pili di intelligenza, riflessione, qualita di capacita di ri­cerca, e quindi anche di esperienza, critica. Capacita da farsi : ciascuno la propria; oltreche da farsi trasmettere e dare da aI­tri. .. .... E innanzitutto proprio capacita di ~sperire (e non tanto, 0 non solo, di sperimentare, che e un'altra cosa, ripeto).

1.6.1.3. Mobilitazione cognitiva.

Oggi siamo in un epoca, che alcuni chiamano con sarcasmo di mobilitazione cognitiva, in cui tutti noi siamo mobilitati e pressati ad essere molto produttivi cognitivamente, rimuo­venda tutto iI resto. Ed infatti soprattutto la scienza dell'uomo oggi e ridotta ad una scienza "cognitiva": contano secondo Ie preferenze attuali solo certe funzioni del cervello, certe componenti della mente; il resta del corpo 0 1a corporeita umana intera contano pochissimo. Quel che non interessa que­sto nuovo cognitivismo interdisciplinare assai (non pili solo psicologico rna anche e sempre di pili sociologico, oltreche antropologico-culturale, benche piuttosto neo-comportamenti-5ta, accadernicamente rna anche socialmente, sistemicamente) conta pochissimo in particolare suI mercato accademico; rna non solo Ii.

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AHora, dicevo, si sta sviluppando una sociologia cognitiva e un cognitivismo sociologico molto pili potente di quello psico-10gico perclu: mentre quello psicologico considera solo la mente isolata quello sociologico studia la cooperazione tra molte menti! Lo scambio cooperativo: microcooperativo in­nanzitutto; appunto ... . E questa e un altra cosa che interessera molto la nostra conricerca perche essa e fatta da molte rnenti (si spera, con eccessivo ottirnismo) ed e una cooperazione di menti 0 non e. Eppero almena la nostra non solo di menti, rna anche di corpi tutti interi; sottolineo: tutti interi e non scompo­sti in pezzettini, come e ormai regola generale di sopravvi­venza neo-modema .. Mentre, ripeto, il cognitivismo dal corpo tira fuori solo la mente e la isola e mette via tutto il resto. 10 dico invece: una conricerca di soggetti tutti interi non costretti ad essere solo delle menti, rna capaci di essere 0 tesi ad essere delle persone intere e dei soggetti interi (il che nel mio lin­guaggio vuol dire qualcosa di molto particolare). Vedremo.

1.6.1.4. Un prima coppia di elementi cognitivi, da discri­minare: DatiJinformazioni.

Accenno ora a due coppie concettuali: in una rnetto "dati" ed "informazioni"; nell'altra "saperi" e "conoscenze". Ripeto anche qui delle mie ibride definizioni distintive di questi irn­portantissimi concetti, parole, entita. Vediamo adesso la pnma.

Noi nei dintorni del ricercare sentiamo spesso pad are di produzione del dato, interpretazione del dato, produzione dell'informazione, interpretazione dell'informazione, ecc. Ma questa per essere compreso implica che si abbia prima un'idea menD precaria di che cosa e il dato e soprattutto di che cosa e l'informazione. Tantopili perche noi veniamo da un'epoca (che sta per finire) di forte mitizzazione e idealizza­zione dell'informatica e del concetto informatica di informa­zione; 1a qua1e adesso si sta trasformando in idealizzazione e

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mitizzazione del "cognitivo"; e questa e forse un passo avanti. L'infonnativo ovvera l'infonnazionale e visto oggi solo come il primo stadio del cognitivo.

I dati, raccogliere, elaborare i dati. Ma cosa so no i dati? I dati sono spesso ben definiti come delle onne, delle tracce lasciate dagli eventi in qualche modo accaduti. Non necessa~ riamente dati scritti, possono essere scritti, visivi, sonori, ecc., multimediali. Ed attraverso di questi noi possiamo ricostruire e comprendere qualcosa di quegli eventi oscuri; noi perche aHora appunto i dati sono piuttosto "passivi", inerti, zitti. Di­cono solo se noi Ii facciamo parI are .... . Innanzitutto non e vera che sono necessariameme solo "quantitativi", nient'affatto.

. ,. L'info~azio~e inve~e che cos'e, in vera'? Rispondo cosi: 1lnfonnazlOne e una differenza che crea una differenza. Nes­sunG ~i voi si aspettava questa definizione, poco "infonnatica", tu~av~a ques~~ e .1a definizione pili pertinente, pili giusta, pili sClentifica, pm ngorasa e anche pili potente. Tutte Ie altre _ facilissime da trovare in gira- sono molto pili stupide e lascia­no perdere molto di quello che e 1'informazione. Ma possiamo collocare Ie altre all'intemo di questa. Fatelol

AHora 1'informazione e una differenza; noi la notiamo 1'os­serviamo, ne eogliamo il eontenuto perche nella realt~ ehe stiamo osservando notiamo ehe e'e una diseontinuita, una dif­ferenz~ s~gnifieativa onde si staglia; se non ci fosse Ii un qual­cosa di differente noi non ne avremmo pereezione non ne sa­remmo ·attratti: il suo esseredifferente ei colpisce e ci tra­smette qualeosa ehe e proprio inerente a questo suo differire; ed essa opera appunto in quanta e pure innanzitutto una diffe­renza dentra qualcosa.

Le informazioni pero ereano altre differenze; dove? nel sa­pere e nella conoseenza. L'informazione puo essere eonside­rata u~a eosa ~olo per sottolineare ehe essa non e un pracesso, come mveee e la eomunieazione. Ma pili esattamente l'infor-

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mazione e un fenomeno relazionale, non e tanto una cosa, rna e innanzitutto una speciale relazione 0 semmai qualcosa che esiste in una speciale relazione. L'infonnazione esiste solo nel momento in cui qualcuno la coglie e dentro questa relazione con l'interesse di qualcuno; cosi pero e sempre operativa. E sull'altro versante l'operativita dell'infonnazione sbocca nel produrre una differenza nella stato di un sap ere ed una cono­scenza (caldi 0 umani-viventi; oppure freddi 0 dei rnezzi 0

macchiniei) e nella loro fonna integrata, destrutturandola e ri­strutturandola: non tanto in rnaniera che diventi maggiore, rna piuttosto ehe diventi pili potente (ovvera ripeto: pure piu ap­profondita, 0 pili dettagliata, pili aggiomata, ecc., oltreche maggiore, ovviamente: perche la quantita e soprattutto la qua­lita di informazione selezionata e potenza ..... che potenzia il sapere e la conoscenza, i quali a lora volta potenziano l'agire/trasformare) . II sapere e di piu la conoscenza, vedremo sub ito, sono qualcosa di molto di pili dell'informazione ed a cui quest'ultima e funzionale. L'informazione allora consente diversamente e piu direttamente 10 sviluppo di sape­re/conoseenza. L'informazione stessa diventa allora questione cognitiva innanzitutto perc he e un momento funzionale del sapere/conoscere, in quanto e sviluppo di sapere/conoscenza, rinnovamento e crescita di sapere/conoscenza. Ma allora da un lato non va confusa con la coppia sapere/conoseenza, rna dall'altro e qualcosa di ancillare rispetto a questa coppia stes­sa, tanto che e la coppia sapere/conoscenza a definire il eo­gnitivo, in cui l'informazione rientra.

Talora pero Ie informazioni (selezionate, per eerta lora qua­lita) sembrano agire trasformando la realta medesima anehe direttamente; essere direttamente operative. Ma e vera? 0 e eomunque direttamente operativa ed automatieamente sempre un sapere/conoseenza (magari di mezzi 0 maeehine?)?

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Page 18: Alquati Per Fare Conricerca

Adesso qui di solito io non distinguero pili i dati dalle in­formazioni e spesso dicendo informazioni intendero anche i dati.

1.6.1.5. Sapere/conoscenza.

Una seconda coppia cognitiva, fino ad un certo punto, per­cM secondo me fuoriesce dai contini del cognitivo in specie psicologico: sapere/conoscenza.

"Sapere" <e possedere in se stessi concetti e/o rappresen­tazioni (mobili) interconnesse ed (operazionalizzabili) di co­me sono fatte e funzionano Ie cose e del percM, ecc., e quindi un sistemaillinformazioniintegratoinunaforma>.Chiamo invece "conoscenza" <un sapere consapevole> (il che implica che si sappia cos'e la consapevolezza, che distinguo comunque dalla coscienza).

n sapere pertanto e qui qualcosa di pili elementare della co­noscenza. Entrambi sono sistemi strutturati ed integrati, che vengono sempre ristrutturati, modificati: ora arricchiti rna ora anche no, da nuove informazioni. Cosi appunto veillamo che il sapere/conoscenza da un lato abbisogna ill informazioni quali­tativamente selezionate; rna dall'altro Ie informazioni contano in quanto sboccano nel rinnovare il sapere/conoscenza stesso. La conoscenza e un sapere consapevoIe, attraverso una certa riflessione, ecc. La conoscenza-scientifica e queUa prodotta secondo Ie regolette di metodo-scientifico appena dette; ed e pili 0 meno omologata.

Noi qui parleremo soprattutto di conoscenza perche rite­niamo che nella conricerca (in specie sui comunicanti .. . ) si ri­chieda non poca consapevolezza di quel che si sa, e di come 10 si sa, e perche e con che conseguenze. E quindi anche una certa minima meta-conoscenza.

Cosicche Ie informazioni vere (in dimensione cognitiva) ri­strutturano sempre il sapere e la conoscenza, Ii modificano: in

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genere, ripeto, Ii accrescono e Ii fondano meglio, danno loro pili potenza anche rappresentativa (oltrecM descrittiva, espli­cativa, previsiva, normativa, simulativa, ecc.). Come i1 sapere, anche la conoscenza e sempre un sistema di informazioni in qualche modo strutturate e quindi elaborate che ora vengono rielaborate di nuovo. Quindi ripe to anticipando, che per via di questa indispensabile elaborazione destrutturante/ristrutturante la quale esige intelligenza, la conoscenza rnedesima esce dal mero campo informatica [caratterizzato -come sapete meglio di me- dal mero trattamento dell'informazione (trattare Ie in­formazioni, vuol dire fare quelle operazioni che non la tra­sformano nel contenuto: quindi per esempio spostarla, per esempio trasmetteria, trasmettere l'informazione, trasporla, ar­chiviarla, ecc. : questi so no trattamenti~ e in essi l'informazione pero non cambia molto), e quindi non esigente intelligenza. Questo e il punto: il mero trattamento non richiede intelli­genza; e nemmeno vera immaginazione e capac ita sirnbolica e simbolizzante] . L'elaborazione invece interviene pure sull'in­formazione e la cambia molto di pili, cambiando soprattutto poi il sistema integrato in cui essa sbocca; infatti -replico an­cora- e sempre orientata a cambiare quel sistema integrato di informazioni che so no il sapere e la conoscenza. IT sapere ed il conoscere come attivita-in-atto, incrementano il nostro prece­dente bagaglio di sapere/conoscenza. Sapere/conoscere in atto ed invece sapere/conoscenza come suo output: questa e un'ul­teriore distinzione ed assai importante. IT sapere/conoscere quindi non si accontenta del trattamento rna richiede elabora­zione: per incrementare~ e per questo, ripeto, richiede intelli­genza: l'elaborazione richiede sempre intelligenza. Mentre il trattamento dell'informazione 'si dice che e stupido. L'elabo­razione e nel co-agire il momenta che richiede ,e sviluppa ric­chezza di capacita, qui oltre all'intelligenza convergono anche inventiva ed immaginazione ecc. ecc. E' il clou della Forma­zione e va riproposta nella Comunicazione. Ed e interesse strategico nostro prirnario.

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1. 7. DISTINZIONE DELLA RICERCA IN MOMENTI.

Come ho detto dianzi, Ia ricerca in genere si distingue in tre [0 quattro (0 piiI)] parti, -A, B, C,- ognuna delle quali pero puo uIteriormente distinguersi in sub-parti 0 momenti: io qui ne distinguero analiticamente sei. Ed essi sono:

1) I'iniziale formuIazione di pre-ipotesi provvisorie (di con­tenuto come pure di metodo) fra loro collegate (e piiI 0 meno) dalI'intemo di una realta in trasformazione/costituzione; 2) la raccolta e produzione di dati ed informazioni ed il reperimento anche di certi saperi e conoscenze gia esistenti ed un primo

.. loro trattamento (ed elaborazione); 3) I'interpretazione ed uI­teriore elaborazione dei dati e delle informazioni; 4) Ia struttu­razione di una nuova conoscenza; 5) Ia diffusione come ricon­duzione, reinserimento, della conoscenza in quella realta e n.~Ila c~stituzione/trasformazione attiva di essa, e quindi in c~o facclamo anche un certo riscontro 0 verifica; 6) Ia valuta­ZlOne deIl'esperienza conricercativa fatta e la progettazione deI~a successiva inchiesta-ondata annua, imparando dagli er­ron.

Anche cosi formuIati da me, questi sei momenti ideali in se­quenza ideale nella pratica effettiva non solo stanno non di rado anche in ~rdine diverso da questo appena stabilito, rna stanno ta.lora ~ ntomano ricorsivamente, come frattali, gIi urn de~tro gh ~lu: secondo differenti livelli di reaIta, di rappresen­tazlOne e dI ncerca. Quest'ultimo e un aspetto assai delicato da ~pren~ere ~ seguito: dentro 10 sviluppo pratico della prati~ ca dl con-mdagme, se ci sara.

Avvertenza: non confondiamo questi sei momenti in cui ideal mente si puo sub-dividere ciascuna con-inchiestalondata annua dalla sequenza quindicinale delle singole con-ichie-

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ste/ondate/annue in cui elivieliamo il quinelicennio eli conri­cerca. Ripeto che questa sub-suddivisione eli ogni singola con­inchiestina-annua in momenti e un poco standard, e sara ripe­tuta can varianti nelle altre. Anche una pre-ricerca e con-in­chiestina come questa con cui inizieremo, una sub-ricerchina preliminare e ancora finalizzata soltanto ad estrarre Ie ipotesi, puo distinguersi in questi "miei" sei momenti-standard.

Molte ulteriori questioni su questi sei momenti, soprattutto nella dimensione formativa ed auto-formativa, esperitiva fra l'altro e non a caso, andranno approfondite dentro la pratica, da me e da altri assistita, se ci sara; e non qui in astratto e nel vuoto eli esperienza conricercativa; ed allora Ie rinvio a quella. Mentre molti di voi vorrebbero sapere tutto prima perfino nei dettagli e sono ansiosi, e vogliono essere garantiti su tutto in anticipo, ed in astratto, verbosamente. Tanto che non avendo soddisfazione su questo prevedo che presto spariranno di tomo. Cosi sono appunto oggi moitissimi giovani: questa e gift un'altra ipotesi interessante di contesto della situazione su cui conricercare.

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1.7.1. PRIMO MOMENTO: FORMULAZIONE DI IPOTESI INIZIALI.

Ho gia detto cosa so no Ie ipotesi e l'importanza di avere all'inizio una certa quantita di ipotesi in contrasto fra loro per­cM sia il caso di fare Ia rice rca e percM poi si possa farla. Ho gia anticipato che la "parte A" ed il "primo-momento" della ricerca stessa consiste nel produrre (collettivo, in comune, attraverso un confronto collettivo) un primo insieme tenden-

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zialmente sistemico(4) eli ipotesi provvisorie e possibilmente problematiche e contrastanti: da integrare poi, rna anche da selezionare, nel prosieguo della ricerca stessa. Ordunque si incomincia la ricerca proprio di qui. Ed alcuni dei prossimi punti in cui articolero il eliscorso eli approfonelimento riguarde­ranno proprio questa momenta di partenza, il quale ancora non richiede una vera e propria "eliscesa suI campo" (come alcuni elicono).

Mi interessa sottolineare il passaggio da pre-ipotesi ad ipo­tesi successive, piiI fondate, definite, articolate e numerose, rna anche ulteriori, successive pure nel tempo, in una processua­lita in-terminara. Ecco, in fondo la conricerca puo pensarsi come qualcosa di pennanente ed infinito, come il gia mitico "potere costituente" .... La conricerca parte da certe ipotesi sulla realta e sulla sua trasfonnazione ed arricchimento, e sbocca sempre cosi in nuove ipotesi eli ulteriore trasfonnazio­ne, permanente, perenne, in una certa inestinta· progettualita costitutiva ed inventiva.

Ci sono tecniche e strumenti onnai per tutti i momenti della ricerca: si vedra se eventual mente c'e gia a nostra portata qualcosa di utilizzabile anche per questo primo momento.

4 "Sistemico" neI senso che queste ipotesi siano interdipendenti come parti in un tullo.

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1.7.2. ALCUNE FORMULAZIONI SIMONIANE(5), FRA LE ALTRE.

Introduco adesso una grande complicazione che si puo an­che ignorare, saltare. E' bene saltare questo paragrafo Ie prime due volte che si legge (infatti questa macchinetta metodoIogica e da stueliare ed imparare; non solo da leggere!) e provare a Ieggerlo solo dalla Iterza volta in poi.

Un autore che io da molti anni faccio portare all'esame, Herbert Simon, in un libro(6) molto facilec7) fonnula pili 0

menu COS! i momenti eli un "processo-decisionale" in ideale seque.nza: 1. Ricerca, 2. costruzione eli alternative, 3. ~ceIta dell'alternativa, 4. valutazione ex-post. Orbene, questa e una

5 Questo inserimento qui a questa punto del processo decisionale di Simon complica moltissimo Ie cose.

6 Herbert Simon "Informatica, direzione aziendale e organizzazione del Iavoro.", F. Angeli, Milano, 1988.

7 Talmente facile che molti studenti 10 scelgono per l'esame, pur

considerandolo stupido perche 10 trovano molto facile. Mentre l'autore e talmente

bravo che riesce a dire in modo facile cose difficilissime, ed e il nuovo Taylor del

capitalismo contemporaneo, neo-modemo: un premio-Nobel, rna premio-Nobel

dell'economia e lui e psicologo ..... Ed e uno degli uomini grazie ai quali esistono i

computer, esiste l'informatica, e forse domani, esistera I'intelligenza artificiale:

uno dei pochi grandi cervelli del capitalismo neo-rnodemo. Herbert Simon ha

idee molto chi are e infatti il capitalismo ha fatto passi da gigante con rnenti cosi al

suo servizio. La dove passi da gigante non Ii ha fatti per niente l'altro soggeno

storico collettivo e forse globale, se ancora esiste. E tanto schizzinoso .....

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distinzione e definizione e concettualizzazione del decidere (non irnmediatamente del ricercare, quindi; rna essa contiene un momento che egli chiama -a mio parere inopportunamente­"ricerca" e io ora chiamo "ricerca-decisionale"). E questa ci interessa qui perche il processo decisionale nella sua proces­sualita puo essere esteso all'agire pili in generale in quanto esso co-agire sia sempre in fonda in qualche maniera e misura un processo-decisionale (come osservano i sociologi della decisione ... ); e quindi poi allora esso sia ulteriorrnente esteso al ricercare ovvero al <processo di ricerca (anche scientifica) corne particolare co-agire> (e fra l'altro poi anche al risolvere problemi, che pure e un agire speciale che puo essere ridotto al cognitivo), oltreche particolare decidere: rna a sua volta l'agire non (molto) ripetitivo, non (molto) routinqrio, e gia pure deci­dere.

AHora la ricerca vista in analogia col decidere, ricorsiva­mente, corne nei frattali, e intesa al contempo in· due differenti maniere: qui nella mia e generale accezione essa e l'intero processo del ricercare, implicante a sua volta anche decisione e processi decisionali. Nella sequenza simoniana invece la ri­cerca-decisionale e la prima fase, rna in verita una sub-fase, di un processo decisionale corne sempre e in Simon -impropria­mente pero-.

Cosi se combiniamo Ie due accezioni vedendo 1a ricerca in genera1e tutta corne un processo decisiona1e, a sua volta pili sotto sub-divisibile a sua volta in questi quattro sub-processi, che chiamo fasi-decisionali (e so no parzialmente coincidenti coi miei sei momenti, corne vedremo subito) 1a prima fase-de­cisiona1e della ricerca in generale sottostante sara 1a ricerca per decidere la ricerca.

E se appunto confronto Ie quattro fasi-decisionali simoniane coi miei sei momenti vedo che iI mio primo momenta (forrnu1azione di ipotesi) in Simon e solo implicito; i1 mio se-

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condo momento (raccolta di dati ed inforrnazioni -e cono­scenze-) coincide con la sua prima Fase; il mio terzo, quarto movimento stanno nella terza e quarta fase-decisionale rna sono comunque un poco differenti dalla concezione simo­niana; il mio quinto in Simon non c'e; gli ultimi coincidono. Resterebbe dunque da approfondire questa relativa differenza fra i miei due momenti centrali (interpretazione/elaborazione e produzione di nuova conoscenza) con Ie sue due fasi-decisio­nali centrali (costruzione di alternative e sceUa) ..... : provate a fhrlo voi, intanto.

Mi interessa particolarrnente la forrnulazione simoniana e la sua terrninologia pure perche, non solo ha dato un forte con­tribuito aHo ~V'iluppo di tecnologie sia dell'intelligenza che della ricerca e conoscenza; rna anche perche Ii ricorre parec­chio del suo linguaggio. E Ii dentro anche noi, e da pili punti di vista e direzioni di attraversamento, oggi dobbiamo pass are, comunque; perc he questo snodo interconnette epistemologia e filosofia della conoscenza e metodologia (scientifica) e tecno-

. logie della conoscenza e dell'intelligenza (e comunicazione,

appunto).

Le tecnologie della rice rca e della conoscenza e dell'intelli­genza oggi ci interessano particolarmente non solo come un momento dell'oggetto della conricerca, e dell'agire iperprole­tario; ma perche dovremo noi stessi usarle peculiarrnente, cri­ticamente, nel nostro conricercare, per potenziarlo. E per que­sto e preziosa la competenza di iperpoletari in cio specialisti (che vannO coinvolti nella conricerca), anche pili di quella di certi intellettuali 0 intellettualini tradizionali. Ma non e facile, per reciproci pregiudizi, fare cooperare queste differenti figure fra loro; anche perche c'e bisogno che entrambi si dotino di un linguaggio comune di collegamento, di reciproca interconnes­sione, di interfaccia, come e un poco quello che sto elaborando qui io: un interfaccia ...... Simon (ad esempio) ci interessa. ~u-re per gettare un primo nostro piccolo ponte fra certe tradizlO-

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nali ed artigianesche riflessioni e metodologie intellettuali eli conoscenza e ricerca e Ie attuali tecnologie di cio, iperindu­' triali e scientifiche esse pure nel metoda organizzativo e nella loro razionalita particolare, e cosi ricche eli mezzi e macchi­nari potenti e potenzianti.

Tomando allora a Simon, egli -replico ancora- vede la ri­cerca come prima fase-decisionale eli un processo-decisionale effettivo e non fasullo; di un qualsiasi processo-decisionale. Come d'altra parte per qualsiasi processo eli soluzione eli pro­blemi; giacche esiste anche un parallelismo importante e si­gnificativo pure fra il processo decisionale e il processo me­diante i1 quale noi risolviamo i problemi, ed almeno un certo nostro agire non (moltissimo) ripetitivo, e pure effettivo ricer-care: che siano veri problemi percL. ...... Dove il problem-sol-ving e pero preceduto (ideal mente) dal "problem-setting" e cosi dalla "strutturazione-del-problema" (e qui fra l'aItro stan­no pure formulazioni eli ipotesi). E cosi nella conricerca non solo noi dovremo risolvere molti problemi di ricerca e non solo la ricerca servira aUa soluzione di una grande quantita eli pro­blemi teorici e pratici, via via che essa procedera, rna il fare ri­cerca conricercando si pone gia esso stesso come un complesso meta-problema. ...... Inoltre la parte del co-agire umano, che ancora non e standardizzato e proceduralizzato ed e ancora elaborativo ed intelligente, si pone come soluzione di problemi e processo eli vera decisione, e cosi noi nella conricerca do­vremo vederlo, a corninciare dal nostro(8).

8 Come ho gia piti volle precisato in vari miei testi, io non "denuncio" e

combarto in se questa proceduralizzazione. lnfatti ritengo che il suo crescere,

come crescita di potenza del co-agire dei singoli e soprartutto collettivo sia

positivo (noi non possiamo perdere tempo ed energia problematizzando tutto, una

certa routine ci vuole! E' positiva. Va benissirno). Io non sono luddista, rna dico

che i mezzi in quanto sono capitale-mezzi sono distorti e vedono limitate Ie loro

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Nella processualita continua ed apena della conricerca (sia pel continuo succedersi di inchieste pure in sequenza, sia per la compresenza continua di una gerarchia di sistemi di azioni problematiche e eli ricercare in esse) ci sara sempre a livelli differenti una compresenza e parziale sovrapposizione eli fasi­decisionali e momenti di ricerca, 0 almeno il lora ritornare cic1ico ad ondate. E bisognera saper analiticamente separare, discriminare, distinguere e discernere. E classificare. Bene.

potenzialita. 10 voglio che pera la potenza non sia a danno della ricchezza di

capac ita-umana, come avviene ancora oggi. Quindi denuncio e combatto due

altre cose. Primo: una divisione del lavorare e deIl'agire in cui una grandissima

parte dell'iperproletariato novvero dell'umanitil (almeno) fa solo co-artivitil

proceduralizzate. Secondo: la tendenziale proceduralizzazione (anche con modelli

e grazie alia moda) di "tutto quanto" il co-agire umano. 10 "riformisticamente"

sono per 10 spostamento degJi umani ad un cospicuo (ed in specie "nuovo")

coagire, potente rna richiedente capacita ricca ed arricchente la sopravvivenza, e

dunque in quanta problematicol inventivo, elaborativo e quindi pure

intelligente, accanto a quello routinizzato da macchinizzare in un di.fferente

macchinario. E tantopill se in autonomia, rna fmanco i.n termini di sfruttamento,

ossia ancora dentro il capitalismo! Riformisticamente: in un capitalismo diverso

da questo. E perch!! sono convinto che questa ricchezza di capacita umana serva

alia rivoluzione. ossia all'lIscita dal capitalismo stesso, esigente la

demercificazione della capacita-umana medesirna, sia una risorsa ambivalente

indispensabile a cio. Chiaro? II Toyotismo ribalta davvero la direzione della

marcia capitalistica in questo senso? Su cio I'ottica lavorista confonde molto te cose .. ... .

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1.7.3. "SECONDO MOMENTO" MIO E DECISIONALE I": LA RACCOLTA INFORMAZIONI., ECC.).

"FASE­(DELLE

Quindi c'e un primo momenta gia visto di formulazione delle ipotesi della ricerca [nel quale gia un pochino l'informa­zione ed iI dato devono gia essere prodotti raccogliendoli (paralIelamente alI'impostazione e prima strutturazione del problema) e cosi un pochino gia elaborando, pensando .... (ed ad un sub-Iivello cia frattalmente contiene infatti gia sub-sub­decisioni ... )]. Ma poi un secondo pili propriamente di raccoIta ~ dati i~ormazioni ed anche di conoscenze gia disponibili in gIro; quaSI solo trattando e dunque solo poco elaborando.

n Simon esplicitamente riduce tutta la ricerca-decisionale a cia, e quindi cosi spesso assai impoverendola, anche se si tratti di ri~erca applicata, di inchiesta rnirata alIa solu~ione di parti­C?,lan problerni. 10 invece ponendo nella ricerca-in-generale ClO solo come secondo-momento sposto il cuore della ricerca n~ll~ successive seconda e terza fase della sua decisionalita (e nuel terzo e quarto momento) la dove nella decisionalita si e gia ol~e ~uella ricerca-decisionale rnirata e circoscritta e piat­t~ cos I diversamente intesa. Chiaro? E sposto questa cuore del ncerc~e app~nto nei prossirni due momenti centrali (dei sei) della ncerca-In-generale! E questa non e una differenza da poco rispetto aIIa prospettiva simoniana, che e differente! In questo differire vedremo subito che pili che la differenza fra ricercare teorico 0 invece pratico, oppure puro e fondamentale o in:~ce a~plicato, contano nei differenti livelli gerarchici moblb del ncercare-in-generale la ripetitivita e Ie scale delle ?perazi.o~ e la serialita ed i modeIIi organizzativi (artigiani od ~ndustnall) del ricercare medesimo, complesso e gerarchizzato Internamente, e rispetto alIa complessita e gerarchia dell'og­getto mobile della ricerca!

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Dunque: un secondo-momento della ricerca in generale e questa fase in cui si debbono raccogliere Ie prime informazioni e -aggiungo io- saperifconoscenze "gia disponibili" . Racco­glierle cosa vuol dire? Che si va in un posto dove ci so no la per terra tutte Ie informazioni e i saperifconoscenze gia pronti e basta raccoglierli e ponarseli via? Disponibili in questo senso? Beh questo raccoglierle molte volte vuol dire anche produrle Ie informazioni (ed anche certi saperifconoscenze gia disponibili, nel senso che qualcun a11ro gia Ii ha prodotti e stanno da qualche parte 0 in qualcun altro, dentro qualcun altro -e per questo si fanno colloqui, interviste, ecc.-, rna co­munque fuori di noi)! 0 almeno artuare alcune parti della lora produzione! Nel senso che Ie informazioni non sono quasi mai Ii gia .tutte pronte percM Ie si possa portar via. Ed anche i sa­perifconoscenze non sono Ii gia fatti . Gia ad identi:ficarie e ne­cessario qualche trattamento e perfino qualche piccola elabo­razione. E bisogna avere in testa una qualche idea di perti­nenza e criterio selettivo, e quindi un'idea del node problema­tico da chiarire, ecc. Trattamento ed anche elaborazione quindi; bencM quest'ultima si concentri esplicitamente nel

. successivo momento vero e proprio che chiamo di elaborazio­ne; in vero essi continuano pili attenuati in tutto' il processo dell'inchiesta. Ma poi bisogna trasporle, tradurle, trasportarle altrove, per l'analisi sistematica.

Vedremo pili oltre Ie tecniche qualitative e gli strumenti di raccolta dell'informazione cui faremo ricorso (osservazione partecipante, diario, memoriali, autobiografie, storie di vita, interviste in profondita e colloqui 0 conversazioni guidate e focalizzate, ecc.).

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1.7.4. TERZO-MOMENTO MIO E FASE-DECISIONALE SIMONIANA 2: INTERPRETAZIONEIELABORAZIONE E ALTERNATIVE.

Nel processo-decisionale Ie informazioni servo no a creare Ie alternative di decisione (nella soluzione dei problerni analo­gan1ente a diran1are l'albero prima, ed a creare al contempo Ie condizioni per successive potature e movimento esplorativo lungo i ranti selezionati, per arrivare al goal, ecc.). E questo suggerisce qualcosa anche al Terzo momento della ricerca-in­generale. Infatti per noi -replico- innanzitutto pure Ie infor­mazioni e i saperi/conoscenze gia disponibili sono serviti gia prima un poco a creare ipotesi alternative di ricerca ed adesso a svilupparle ed integrarle, rna soprattutto poi a destrutturare il "nostro" sapere/conoscenza attuale e/o precedente costruendo possibilita di reintegrarlo e cosl di mutario in uno nuovo, ul­teriore. Cosi 10 si accresce, estende, anche creando e svilup­pando alternative (fra cui poi nel momenta successivo si sele­zionera scegliendo la rnigliore). Questo terzo momenta e il successivo quarto pero sono distinguibili, se e davvero il caso, solo nell'astrattezza analitica di una meta-considerazione Ii sopra; nella realta del processo coincidono, sono uno dentro l'altro. Proviamo comunque a districare un poco approfon­dendo un attimo (ed un poco arbitrariamente) il terzo: l'inter­pretazione/elaborazione.

Ripeto: la creazione simoniana delle alternative ai vari li­velli decisionali (e del ricercare ... ) e la second a fase non solo di una ricerca in quanta azione implicante decisionalita. Ma di un qualsiasi processo-decisionale, si, rna effettivo, e quindi e in un'azione ed attivita non routinarie, non ripetitive. Ci vuole del "nuovo", della novita; e qui si vede gia che quella vera non viene da una mera combinatoria. Per decidere dav­vero bisogna scegliere tra delle alternative che in un certo senso siano problematiche, e siano abbastanza nuove. Senna c'e gia una pre-scelta scontata ed automatica. Ma noi sappia-

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mo che nel nostro agire ormai non e frequente la non-routina­rieta. E qualcosa di analogo e vero anche per la ricerca-in-ge­nerale. La questione-oggetto di indagine all'inizio deve avere effettiva novita ed oscurita per noL Vedremo che e un grosso problema stabilire cos'e davvero il nuovo e come si produce.

Le alternative vanno pero costruite e si costruiscono ricom­binando criticamente e creativamente (cosi immaginando an­che il nuovo) Ie informazioni ecc., dice Simon (ed egli da ap­punto questo taglio molto informatico, che io non condivido tanto perche e riduttivo). Ed io cornincio con l'aggiungere su­bito: pure ricombinando anche saperilconoscenze gia dispo­nibili altrove.. .. Comunque la ricerca e raccolta delle infor­mazioni e saperilconoscenze puo innanzitutto consentire di creare delle alternative: questo e il suggerimento simoniano che qui raccolgo. Pero appunto cosa vuol dire aHora in una rice rca esplorativa? Nella destrutturazione/ristrutturazione di una conoscenza percM sia pili potente? che e qualcosa di pili? Questo dovremo approfondire!

Cosi -come abbiamo gia visto- io mangio la foglia e dentro l'aspetto di parallelismo appena accennato dico a mia volta: gia in partenza la differenza di opinioni utilissima, feconda nella ricerca, puo essa pure porsi come presenza di alternative: ci vogliono in partenza pili alternative, molte alternative, al­ternative vere e non posticce: ci vogliono molte ipotesi alter­native fra Ie quali selezionare queUe che sembrano fondata­mente Ie migliori. Ma questa avviene gia per delle informa­zioni alternative, e poi soprattutto per momenti di sape­ri/conoscenze alternativi da inlformare, e poi ulteriormente per nuovi possibili saperilconoscenze interi e reintegrabili . Ed allora l'attenzione si sposta suo questa costIUzione/selezione ideal mente successiva, che richiede una riflessione valutativa complessa pure di confionto, ecc., e di sistematico e potente raffronto alla realta e di corrispondenza ad essa (verifica, ap­punto, che pero nel nostro casu non si esaurisce in un solo

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atto, con procedure piiI 0 meno standardizzate, perche si svi­luppa nell'effettiva trasformazione appropriata -al nostro pro­getto mobile ed aperto che ha gettato avanti idee 0 immagini di novitaJalterita COS! orientando il cammino singo­lare!collettivo- della realta) ed al suo movimento ed alIa pro­spettiva di sua trasformazione che e appunto gran parte del mio interpretare/elaborare come terzo momento. Ora (cominciando dalle ipotesi iniziali, rna poi per Ie ipotesi suc­cessive che continuamente si aggiungono e si susseguono e per Ie nuove alternative che continuamente su producono, e sulle quali ci si interroga ri-ipotizzando e sub-ipotizzando, e pure anche meta-ipotizzando) Ie alternative si incrementano, si ar­ticolano e riarticolano, si aggregano e disaggregano; e gia si selezionano.

Ripeto ancora: conoscenza nuova 0 almena rinnovata: per­che se questa conoscenza c'era od era cosi anche prima (ammesso che l'indagine non sia stata assolutamente sterile) non si faceva 1a ricerca; al massimo questa consisteva nell'in­formarsi su dove era depositata questa conoscenza-fredda (0 calda) gia esistente, gia prodotta da qualcun altro 0 magari da noi stessi in precedenza, si andava a prenderla dove c'era senza elaborare pili nulla in questa dimensione; ed era solo un impossessamento dei risultati di una ricerca gia esistenti ap­punto come conoscenza. Oppure come dati od informazioni da rielaborare. Ed allora comunque ogni nuova elaborazione di informazioni (anche gia disponibili in archivi vari qui 0 la) e da considerarsi una nuova "inchiesta". Dunque, e l'elabora­zione che possiamo considerare delimiti un'inchiesta, ne di­stingua una dall'altra; non il mero raccogliere informazioni. E' l'elaborazione il clou della ricerca-in-generale!

Una precisazione: 1a nuova conoscenza e la sua elaborazione e pili sotto l'elaborazione in essa ci servono a trasformare l'esi­stente, ad abolirlo .. .. . ; ed in rapporto a cia sviluppo di cap~i­ta-umana-ricca. Ma questa nuova conoscenza e una contfo-

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, I

risorsa, un contro-mezzo. Perche sia nuova la forma della real­tal Quest'altra meta-novita e quella che si vuole raggiungere, il meta-fine! La forn1a nuova perche altra della realta globale ..... . Cosi mentre per la nuova conoscenza posso accettare che si ricombini e si reintegri qualcosa di esistente, quantunque non solo diversamente rna tesi al nuovo, per la forma della realm che con la conoscenza che acquisisco mi propongo di rag­giungere 0 trovare il combinare l'esistente, Ie mere combina­torie di cio che cte gia, raramente sono accettabili. 11 nuovo che ci interessa non e tanto il risultato di combinazioni alea­torie rna si fonda e radica piuttosto nella progettualita aperta e cosi anche abrogativa (dell'esistente). E' anche per questa che dico: andiamoci piano con certe maniere di dichiarare morta per noi ogni dialettica.... Questa questione ardua e decisiva senza una distinzione di livelli di realta puo anche apparire e perfino diventare di lana caprina. Ma attentl, C). certi livelli Ie combinatorie ed i cross-over di per se non ci portano nemme­no in direzione dell'uscita dal capitalismo, non ci liberano da niente; rna ci farmo girare e turbinare (anche a vuoto) nel la-

o birinto, anche impantanati, con pili 0 meno leggerezza: non ci arricchiscono ne nella capacita ne nella soggettivita. Pur­troppo. Dipende invece da certe peculiarita della nuova forma ... ..

Interpretare/elaborare appunto Ie possibili parti di nuova conoscenza, da inserire in una pili ampia conoscenza rinno­vata e potenziata. E questa puo essere non facile e richiedere capacita ed esperienza, propria oltreche altrui. Dico "puo" per­che anche su e per questo oggi cominciano ad essere disponi­bili delle euristiche standardizzate e banalizzate; e tecnologie, e tecniche iperindustriaIi! Questo e importante. Questo e in­fatti, 10 ripeto in quest'ottica tecnologica- il cuore della ricer­ca. Cuore che in dimensioni organizzative artigianesche era ieri difficile; rna oggi e in corso di forte semplificazione in varie parti pure nella ricerca qualitativa, proprio grazie a que-

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te tecnologie della conoscenza e ricerca. Tecnologie in senso forte e ristretto: delle "logie", ossia delle razionalizzazioni scientifiche di tecniche .... e della meta-tecnica .... potenti (e talora perfino utilizzabili in maniera non impoverente? E au­tonoma?).

Ma a che prezzi, per una conricerca come la nostra? Ci sono davvero grandi costi di qualita da pagare? Per noi? E quali? e come ? e perche? E' chiaro che solo 10 sviluppo di una conri­cerca finalizzata come la nostra permetterebbe di dare risposte migliori di queUe che avrei gia in testa adesso. Tantopiu che questa nostra conricerca, eventuale, essendo suI comunicare e sui comunicanti, e gia parecchio conricerca proprio anche su molte di queste tecnologie e moIti aspetti di queste lecnologie medesime, e della 10ro applicazione e .degli agenti-umani "applicanti" ! Dei costi da pagare, e tanti e differenti, ci sono sempre. II pun to nella meta-valutazione e se rendono piu di quel che costano per raggiungere certi traguarcli e conseguire certi scopi. E poi ancora come e perche e con che conseguenze prevedibili .....

Quindi viene il secondo problema, ed e il problema appunto dell' "interpretazione/elaborazione" dei dati, delle informa­zioni ed anche di certi saperi/conoscenze prodotti-raccolti; percM solo cosi Ie informazioni possono trasformarsi in nuova conoscenza efficace-efficiente.

Cosa significa "interpretare" oggi e a tutti no to grazie all'en­fatizzazione post-modema dell'ermeneutica .. .. : io direi che <si tratta dell'individuazione e della proposta del significato (e magari anche del senso) di qualcosa 0 qualche evento 0 anche testo, ecc., menD evidente in superficie 0 piu oscuro rna piu efficace e potente, od il suo accertamento>.

Cos'e invece l"'elaborazione"? <E' una manipolazione ri­chiedente intelligenza ed immaginazione che soprattutto sciogliendo 0 ignorando cene relazioni e (di piu) vedendone e

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stabilendone di nuove e cosi pure operando logicamente con deduzioni, induzioni ed abduzioni intrecciate e con l'apporto di euristiche ecc. (procedendo anche in analogia col problem­solving) propone nuove parti possibili di sapere e cono­scenza>.

Noi facciamo la ricerca innanzitutto per potenziare il nostro conoscere, come contro-mezzo in primis~ quindi l'informa­zione non ci basta. Dunque: dobbiamo interpretare ed elabo­rare cio che abbiamo raccolto: per trasformarlo in nostra rin­novata conoscenza. (Anclle nella ricerchina preliminare si do­vd fare un po' questo, anche se si tratterra soltanto di tirare fuori cosi delle ipotesi per la ricerca uiteriore, 0 solo dei prin-cipi euristici).

Un interrogativo pertinente e questo: il nuovo sapere/conoscenza piu potente le rieeo nel senso di arric­chente? si puo parlare di conoseenza-arricchente? Direi di si.) signifiea che questo, e quindi il prodotto della rieerca, e sem­pre cumulativo? Adesso rni limite a rispondere: ora si ora no; dipende .... Da cosa? Ma io suggerisco comunque di non porci in dimensioni di (ac)cumulazione! Neppure per cio.

1.7.5. QUARTO-MOMENTO DECISIONALE-SIMONIANA 3:

MIO E FASE-OMOLOGAZIONE Dr

NUOVA CONOSCENZA E SCELTA

DELL'ALTERNATIVA MIGLIORE.

Adesso accelero perche ci allontaniamo dai momenti iniziali e ci addentriamo in questioni che incontreremo sempre piu in lei nel tempo, in mesi successivi. Bene. Poi viene la fase-deci­sionale 3 della "scelta dell'altemativa" di conoscenza che ci sembra migliore fra queUe che abbiamo costruito, e che pos­siamo far coincidere con l'omologazione della nuova cono-

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cenza come "mio" quarto-momento: con la nostra omologa­zione della conoscenza rinnovata in seguito ad una prima ve­rifica "a tavolino", e di prospezione adesso pili fondata della trasfonnazione (e deU'intervento di trasfonnazione) della real­ta: ritenuta pili confonne ai nostri progetti mobili, e nostri desideri di liberazione, da un lato, i quali peri'> a loro volta dall'altro laio potranno ricevere qualche correzione sottostante e quindi soprattutto modifica di aspetti del cammino immagi~ nato e progettato per conseguirli. ..... . Infatti poi, dopo, una volta arrivati in possesso di una nuova conoscenza, questa conoscenza, cosi "scientifica" perche comunque ottenuta sci~nti.ficam~nte ~anche se non omologata dall'Accademia .... . ), sara da apphcarsl : ad un nuovo livello ed una nuova onda di t:asformazi.one "?perativa" della realta. Che offrira, nell'espe­nre, molte lpotesl e conoscenze per l'ulteriore conricercare.

1.7.6. QUlNTOMOMENTO, SOLO "MIO": DIFFUSIONE TRASFORMA TIV A.

.Pen) poi c'e il quinto momento, che ho appena anticipato. Ri~~to: che te ne fai della nuova e pili potente conoscenza che hm m q.ualche modo saputo elaborare? La applichi nella tra­sf~rmazIOne. Qui si vede bene, a mio parere, che la distinzione del ~om~nti e analitica ed astratta, e anche dentro una singola con-mchiesta! Comunque questa e qui, se si vuole anche il momento pili propriamente applicativo: la conosce~za rinno­vata dall'interno della trasformazione della realia adesso si applica pili propriamente e al di sotto alIa trasformazione stes­sa pili consapevolmente, adesso e conoscenzaitrasformazione fond~ta rna anche pili particolare, di queIIa stessa realta adesso megho conosciuta. E cosi pure si diffonde, viene diffusa an­che per canaIi proprio E quindi poniamolo pure come mo:Uen-

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"

to della diffusione e distribuzione di questa conoscenza: culiarnleme all'interno del movimento, pero.

In questa diffusione come applicazione si ha un certo uh~­riore e pili deciso riscontro, e quindi si accentua gia una se­conda verifica: "pratica" (e ben pili che empirica): una verifi­ca pratica della validita delle ipotesi e della maIliera in cui hanno contribuito a produrre la nuova conoscenza dall'interno della pratica di trasiornlazione della realta progettata. Per ora non dico altro su questo.

1.7.7. SESTO MOMENTO MIO (E FASE-4 SIMONIANA): VALUTAZIONE DEI RISULTATI ED IMPOSTAZIONE DI UNA NUOVA ONDATA.

Come ho gia anticipato, il sesto momenta coincide con la quarta fase di Simon: la valutazione ex-post dei risultati

,dell'inchiesta, dell'ondata annua trascorsa di coninchiesta. Nella conricerca la valutazione ex-post completa ed appro­fondisce anche Ia verifica. La quale, gia iniziata nei due mo­menti precedenti, avviene a due livelli: allivello sottostante si constata la verita, Ia corrispondenza al vero della scelta fatta, si constata che la nuova conoscenza corrisponde alIa realta, come predica la scienza positivista; rna ad un Iivello pili alto (e con pili sintesi magari ... ) non ci si Iimita alIa constatazione, rna si opera attivamente e si produce l'inveramento pratico di ipotesi che corrispondono ad un progetto che per quanto sia statu gia revisionato nelle fasi precedenti rirnane comunque il referente mirato della conoscenza.

Pertanto il sesto momento all'intemo della processualita in­temunata della conricerca e anche quello in cui il consunti 0

ex-post si ribalta in ex-ante rispetto ad un'altra successiva fu­tura ondata: in preventivo, in progettazione della nuova onda-

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ta-annua successiva e prosssima-futura eli conricerca, e da cui il progetto generale eli conricerca ripartira nell'anno prossimo. Dove poi che sia annua, che abbia una perioelicita COS! rigida, non e detto .... .. : e solo un esempio eli scansione temporale.

In fine, questo momento, insieme al quinto, puo essere quello in cui per una singola con-inchiesta annua, ad esempio, si stende la relazione finale sui risuItati e magari la si pubbIi­ca, seelimentando nell'ambito della conoscenza pubblica una qualche rransitoria cristallizzazione, sra ticizzazi one rappresentativa.

1. 8. Di nuovo: metoda.

Ho anticiparo gia qualcosa suI cosiddetto "metodo-scienti­fico" e sulla sua versione soft; noncM qualcosina anche suI merodo della conricerca e soprattutto delle singole inchieste. Vediamo ora di ritomare alIa questione gia prima anticipata del Metodo.

Un punto che potrebbe essere sviluppato pel metoda delle singole con-inchieste annue e poi pili sotto per certi lora par­ticolari segmenti (come ad esempio il metodo quantitativo co­me inquadramento di certe tecniche quantitative, nel caso che talvoIta vi si ricorra ... ) e quello delle implicazioni metodolo­giche delle modalita eli ricerca: "descrittiva" "esplicativa" "normativaJprescrittiva", "previsiva" e "simulativa"; nella mi~ sura in cui sono davvera elistinguibili. Tenendo conto che tutte, tramite una lora particolare curvatura, possono essere usate nella conricerca. Rinvio questo approfondimento. Mi limite a riprendere qualcosa sulla rice rca "simulativa", 0 "per simulazione" .

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1.8.1. CONOSCENZA SWULATIVA ED usa SWULATIVO DEL MODELLO.

Non elisponendo di una rappresentazione in base ad un'os­servazione diretta della reaIta, come nel caso del funziona­mento ad esempio di una cosiddetta e metaforica "scatola-ne­ra", sia in termini descrittivi che poi in termini causali, e non essendo in grade quineli di dire quali relazioni e correlazioni fra cosa avvengono Ii dentro e percM cosi (rna anche elispo­nendone rna aHora per un diverso uso di anticipazione delle trasformazioni possibili), e possibile simulare ipoteticamente il funzionamento nascosto nella "scatola nera" di questa realtiJ. ingegneristicamente. Ovvero si costruisce un modello-simu­lativo, immaginario (almeno in parte) e per definizione ipote­tico, del funzionamento immaginato, e se poi il modello fun­ziona si conclude, sebbene con riserva, che anche nella scato­la nera reale con una certa probabilita -non altissima, rna nemmeno trascurabile- il funzionamento e come 10 si era im-

. maginato e disposto ed attivato nel modello-simulativo. Chia­ro? Questo modello-simulativo tradotto in certi supporti eli­venta gia immeeliatamente operativo. Questo tipo eli cono­scenza relativa, probabile, e chiamata "conoscenza simuIa­tiva" . Questo modo di conoscenza simulativa e un tipo di co­noscenza che fino a pochi anni fa era poco considerata, rna oggi diventa quella centrale soprattutto attraverso Ie ricerche sulla mente umana e sull'intelligenza artificiale, percM non essendo in grade di avere una conoscenza sufficiente del cer­vello e della mente, ispirandosi anche al funzionamento del computer -il che spesso e state ingannevole, la metafora com­putazionale si e rivelata un dannoso pregiudizio-, si sono fatti modelli-simulativi della "scatola-nera" che sta nella mente umana. II funzionamento del cervello e della mente umani sia per 1a lora complessita enorme sia perche e difficile l'osserva­zione diretta e sono molto oscuri e opachi all' osservazione, e

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stato simulato. E quindi questa e un modo piuttosto performa­tivo di procedere. Ripeto. Se si fa l'ipotesi che disponendo Ie cose in un certo modo esse producono certi risultati e poi si hanno proprio quei risultati Ii, vuol dire che quell'ipotesi sulla disposizione, sulla forma invisibile, in qualche modo non era del tutto arbitraria; e quindi Ie relazioni che si sono supposte un qualche tipo di fondatezza ce l'hanno. Anche se questo fatto che si opera ottenendo certi risultati non consente ancora di dire con sicurezza come e fatto cio che resta nascosto nella scatola nera, perche non siamo certi che il risultato che ne esce sia state Ii dentro ottenuto proprio ed esattamente cosi, proprio in quella maniera. Pero comunque il fatto stesso che una cosa che si e immaginato potesse dare certi risultati immaginando un certo modo di funzionare e poi Ii da, pur non dicendoci che e fatta proprio cosi, e comunque una maniera di fondare una conoscenza che non si puo stabilire in altre maniere e sulla quale non c'e altro modo di decide me la verita. Ed e proprio cosi che si ha tal ora conoscenza sugli insiemi molio complessi, rna anche oscuri. E quindi questo atteggiamento cognitivo funziona non solo a dirci qualcosa sulla mente umana e il cer­vello (che sono realtfl infinitamente complesse e ancora molto sconosciute), rna anche sulla societa e su certi momenti della societa che e complessa altrettanto, e moHe volte e infinita­mente complessa; e tuttora malgrado tutto ed anche a causa del suo continuo movimento di trasformazione, poco cono­sciuta nei suoi funzionamenti e in particolare in quelli nascosti e latenti. Che a noi interessano anche pili degli altri. In cio che ho detto finora e simulativa la conoscenza, non la ricerca 0 il modello della realta ..... E questa ha forti implicazioni di meto­do.

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1.8.1.1. Modelli simulativi.

Ma aHora questa si puo tantopili fare per una realtfl di cui si conosce anche la forma e la maniera di funzionare; e questo diventa gia una maniera di utilizzazione della conoscenza che interessa anche noi. E allora qui in questo differente caso si fa un uso simulativo del modello di qualcosa che abbiamo gia potuto rappresentare mediante l'osservazione diretta, simu­lando il suo movimento possibile, soprattutto nel futuro, 0

variando certe circostanze, certe parti, ecc. II che e una diffe­rente faccenda (anch'essa con significative implicazioni di me­todo) rispetto aHa conoscenza-simulativa. Ossia simulando i1 moviIJlento futuro 0 possibile di una realta di cui gia sappi­amo come adesso e (0 fino ad adesso era) fatta, ci proiettiamo nel futuro a limitarne i suoi possibili; cominciando almeno a scartare certe impossibilita. E' ben pili che una previsione!

Si muove il modello per vedere come nel movimento pos­sibile si muoverebbero Ie variabili: e cio mostra Ie alternative e

. Ie scelte possibili e Ie possibilita relativamente migliori.

1.8.l.2. Virtualita.

VOITei ora solo nominare il fatto rilevantissimo che nella simulazione si affaccia la grande questione del virtuale. Ed i1 virtuale e una macchina non solo potentissima, rna che ci puo interessare qui pili di quel che inizialmente crediamo.

l.8.2. SIMULAZIONE E RET!.

Chi ci viene sa che nel mio corso insisto molto sui sistemi, sulla sistemicita ed i livelli di realta e rappresentazione, l'in­terdipendenza soprattutto verticale fra i livelli di realm e allora di rappresentazione, nonch6 su ambiti orizzontali complessi e fatti a rete, e la gerarchicita, e la sua articolabilita ed artico-

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Iazione in reti verticali di reti, ecc. ecc. E suI come, il percM, certe conseguenze e funzioni di tuno cia, ed altro. Bene.

L'idea, giusta, della processualita della conricerca, potrebbe suggerire l'idea sbagliata della sua immediata od esclusiva tra­duzione in un modello sequenziale lineare. Ma in verita questo non e affano sempre necessario e talora non e nemmeno op­portuno. Ad esempio anche la conricerca puo avvalersi di una modellizzazione che rappresenti ed organizzi e simuli un agire/trasformare "in parallelo", ad esempio combinando pili azioniltrasformazioni sequenziali fra loro paraUele; rna questo sarebbe ancora un compromesso. Ma potrebbe avvalersi allora anche di modelli sisternici decisarnente verticalizzati (e speri­men tare gia da ora fin dove spingerli) e sinottici, in cui azioni differenti ed in arnbiti differenti, rappresentate ad esernpio in quattro dimensioni, siano interconnesse da snodi ciascuno a forma steilare, ossia con snodi presentanti pili possibilita di direzione di lettura ed elaborazione e di interc0nnessione, e cosi almeno potenzialmente contenenti una pluralita di se­quenze lineari liberamente ricavabili da parte pure del lettore. E pure nella simulazione delle possibilita. E plural ita sempre cangiante e di sequenze che carnbiano continuamente a secon­da delle scelte del lettore/elaboratore. PercM appunto il lettore ora cosi diventa un ri-elaboratore del testo, e cosi pure a sua volta scrive. Si tratta dunque in tal caso di rappresentazioni ipertestuali. Anche, rna non solo, come metafore ... (fra l'aItro col virtuale ... ). Ho reso l'idea? Ma ancora una volta non iIlu­diamoci sulle mere combinatorie, sulle combinazioni aleatorie.

10 nelle mie lezioni uso moHe fare figure, rappresentazioni visive in grafici manipolabili, ed in manipolazioni immedia­tamente creative, produttive. E 10 faccio, riesco a farlo abba­stanza agevolmente, proprio pure percM l'impostazione che e sottesa anche alIa necessaria sequenzialita del mio discorrere e scrivere, non solo scambia cosi anche immediatamente con Ie mie visualizzazioni mentali ed i rniei fantasmi interni. Ma

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inoltre perche anche nella mia consapevolezza di lei e rifles­sione essa non e lineare rna sinottica e nel senso che tende all'ipertestuale. Cosi il disegnare, il rappresentare visivamente, e l'aspetto fondamentale ed originario dell'elaborazione delle mie mappe e modelli: poi Ii sequenzializzo nel discorso e nella scrittura. Anche per questo dico che i miei volumi non sono e non vogliono essere tanto dei "libri" , rna rnacchinette, e non sono solo da leggere. Sono si da imparare, rna sono soprattutto da operazionalizzare; pure talora pas sando per la loro inte­grale traduzione in ipertesti, ed esplorandovi anche nuovi e diversi percorsi. Tantopili che sono fatti per blocchi abba­stanza autonorni di testo e quindi riassernblabili differente­mente, con altri fili, spero rossi.. ... ! Dipende dall'irnmagina­zione e dall'irnpegno del lettore. Ma c'e chi gia I'ha fatto. Si possono anche cosi collettivizzare. E mettere in reti elabora­tive. Potrei gia farlo io col modem e forse presto 10 faro.

II modello descrittivo/causale, ipotetico rna descrittivo e cau­sale, e forse quello per il quale di pili si usano reti e ipertesti come risorse gia di una conoscenza e gia di una rappresenta­. zione sia di una realta che di una conoscenza "realistaltrasformativa" pili 0 me no immediatamente opera­tiva. In vera analogi a ad esernpio con certi sistemi esperti della second a generazione, tali modelli sono costruiti esatta­mente cosi, grazie ad una gerarchia di interconnessioni e di interfaccia: da aprire. E poi possono essere strumenti di simu­lazione; e via e via. E di pili 10 si puo fare trasformando certi "supporter" complessi aIle decisioni. Ma la casistica si allar­gherebbe assai se guardassimo al campo militare e bellico, do­ve c'e un software enorme e potente riconvertibile in queste direzioni.

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1.8.3. TECNOLOGIE RECENTI DELLA RICERCA , DELLA CONOSCENZA E DELLA COMUNICAZIONE.

I sistemi esperti appena nominati, ad esempio, stanno in una dimensione di produzione/sviluppo di conoscenza. Infatti c'e gia tutta una ricchissima tecnologia iperindustriale dell'in­telligenza (e di applicazione di intelligenza artificiale, anche se per ora assai precaria e di basso livello) e della conoscenza. Ma c'e pure una vera e propria ingegneria del conoscere e pen­sare e dell'immaginare (e perfino del significare), anche col­lettivi, ossia in rnicro-cooperazioni e cosi in scambi coopera­tivi fra agenti-umani, e combinati ai mezzi. Ed essa e innanzitutto un'ingegneria di produzione. Tutto cio ed altro si sta sviluppando sotto il nostro naso. Certo 'il General-intellect ne e protagonista, come agente collettivo/complessivo pero, e del padrone. Ma noi come soggetti, ce ne occupiamo, ci stiamo dentro consapevolmente e riflessivamente, e'sperendo? E "~o.scienremenre"? Ed inoltre: con quali principi e metaprin­~lPl e conoscenze scientifiche e teoriche (e filosofiche .. .. ) si fann.o queste .cose, si inventano e sviluppano queste tecnologie ed mgegnene? Con quali metateorie e metaconoscenze? Quindi abbiamo un'ingegneria della conoscenza e della ricerca (gli ingegneri di ricerca sono una professione nuova che nei recenti anni e molto presenre

gia a Torino e molto diffusa(9) tutta da utilizzare come Mezzi di conricerca! E da Ii (dallo sviluppo di intelligenza ar­tificiale) si sono sviluppate appunto queste te~nologie e queste

9 10 personaIrnente 7 od 8 anni fa ho laureato il mio primo dottore in scienze

politiche che pero faceva gia l'ingegnere della conoscenza nella produzione appunto di intelligenza artificiale.

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metodologie "scientifiche" in macchinizzazione Ie quali spesso so no ormai codificate standardizzate, sono gia dispooibili in pacchetti, in software (per personal computer e reti a nostra portata) che si puo comprare, che si puo quindi immettere in tante reti : anche reti di conoscenza anche come tecnologia di conoscenza. E quindi esiste una tecnologia gia standardizzata che si puo comprare, avere a casa nostra, utilizzare coi "personal", e tele-cooperando con altri. E noi possiamo svi­lupparla esperendo e sperimentando (e queste sono due cose assai differenti fra loro) secondo curvature nostre, almeno en­tro certi Ijrniti di contro-usabilita. E in tutto questo rientrano tecniche, tecnologie, conoscenze di comunicazione e teleco­municazione .. .. . Che so no oggetto gia scelto della nostra con-ricerca sui comunicanti ...... . .

Orbene, io per noi non sto pensando tanto a certa metodo­logia di ricerca serializzata ed integralmente iperindustriale come queUa di certe imprese-di-inchiesta. No. Ma ho in testa e vi propongo piuttosto una tecnologia di ricerca molto pili ar­tigianale ed ibrida, rnista( 10); e quindi poi non standardizzata un gran che, rna semi-standardizzata; diciamo cosi: mezza ar­tigianale, si, ancora e forse per sempre .. . , pero comunque pure gia mezza iper-industriale. Aliora di un certo peculiare arti­gianato conricercativo: pero difficile, impegnativo, coinvol­gente e richiedente una capacita che dobbiamo formarci! n quale artigianato pero utilizza dei mezzi iperindustriali (come in fondo per certi altri aspetti sembra proporsi il Toyotismo)! Chiaro? Si tratta di sperimentare progettando e riprogettando e

10 Devo avvisare che in una recente intervista fattami dal riff-raffmo torinese

numero 3 a pag.33 mi e sfuggito un errore di stampa, l'unico di quel testo, che

pero stravolge e rovescia il significato di un periodo dedicato proprio alia

conricerca. To ho detto "la serializzazione e il modello industriale proprio della

ricerca capitalistica, non della conricerca". Scusate.

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risperimentando, cosa, come, perch6, con che conseguenze; a1 solito! E collettivamente! E pure tele-collettivameme. Sia per il metoda di conricerca; sia per I'oggeno e sito privilegiato di questo magari velleitario progeno di conricerca. Sito c.:he per noi ora per partire dovrebbe essere pure la radio, e la rete di radio. Mi imeressa 10 scambio fra Ie reti ipertestuali della co­noscenza piu 0 menD computenzzata e Ie reti ipertesruali della comunicazione nella radio, nella rete ipertesruale in movi­memo e aperta suI fururo della conricerca costitueme.

T ul1avia l'ingegneria e la standardizzazione e stata realizza·· ta Iper-industrialmente (fin oggi) piuttosta razionalizzando dei procedimenti artigianali. Talora non e nient'altro che la standardizzazione di certe, piu semplici, reaIta artigianali. 10 intendo muovernu e 10 propongo a voi in una maniera ed una dimensione senu-artigianale, ripeto, con gia dei momenti iper­industrializzati dentro, ma ancora molto artigianaIe: media­mente senustandardizzata. Dove appunto perC> aI1alogicameme Ie fornle e Ie structure sono pili 0 menD Ie stesse. La differenza che dobbiamo avere ben chlara in testa, e che vi ho gia antici­paw, e quella tra una metodologia di organizzazione del ricer­care e metodologia della ricerca scientifica. Metodologia-or­ganizzativa (e di progettazione organizzativa), del modo in cui organizziamo pure il collettivo che (con)ricerca, distinta in­nanzitutto concettualmente e nella nostra consapevolezza dalla merodologia-del-ricercare-scientifico. E' ovvio che Ie due me­wdologie (e poi tecnologie, e cosi tecniche) so no nella pratica, nel movimento della pratica "politica" del conricercare e delle singole con-inchieste annue, intrecciate ed interconnesse anche talora isomorfe- e con coincidenze; rna so no due cose comunque distinte. E quindi abbiamo pure alternative di or­ganizzazione del ricercare stesso. E' Ii che si distingue l'arti­gianale daIl'industriale e dall'iperindustriale: nell'organizza­zione e metodo-organizzativo, e non tanto nel metoda della ricerca scientifica!

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1.8.4. METOD 0 ORGANIZZATIVO DEL CONRICERCARE E RICERCARE.

Replico ancora: bisogna distinguere il metoda della ricerca dal me to do di organizzazione dell' attivita di ricerca. Sono due cose diverse!

Coma molto come e orgaluzzato questo ricercare che puo ",ssere singolare in certi segmenti, rna e bene sia collettivo e quindi comenga cooperazione (e comunicaztone ... . j . Organiz­zazione gerarcluca? In che senso? piramidale? con controllo oltreche con coordinamento? E comando? In che sen so? Co­munque: collettivo di neo-militanti e non organizzazione d.i quadri !

E allora se e metoda di un agire comune, deciso insieme, e qui in una democrazia relativamente diretta che non' solo non delega Ie decisioni, rna neppure la responsabilita, come questa si contempera con il fatto che la conricerca per definizione po­stula una differenza di competenze e soprattutto una stratifi­cazione di professionalitil? Ad esempio qui, in questa periodo preliminare di incubazione, ho deciso (provvisorianlente ed ipoteticamente) molto io per via di certa competenza ed espe­rienza; ma io non sono un "capo", e cosi non si puo conti­nuare. Cio ci pone l'interrelazione fra modello organizzativo in progettazione e revisione continua della stessa progetta­zione nonche dell'organizzazione, ed invece metodo e modelIo della nostra conricerca. Ed un metoda che general mente da ar­tigianale tende a diventare (iper)industriale; perlappunto, en­tro certi limiti. E vedremo adesso che nell'organizzazione conta la serialita, e per la rice rca certe questioni tipiche del Modo-(iper)industriale, come la serial ita e ripetitivita, val­gono due volte.

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La grande ricerca-scientifica, queUa che si fa di solito in aziende specializzate, non solo e industriale; rna si ritiene che sia la cosa piu industriale che ci sia( 11): che sia stata indu­strializzata per prima. Ed in particolare e oltre alIa serializza­zione, alIa serialita introdotta dall'industrialismo cIassico che e propria della grande industria delle grandi scale 1a ricerca sci~n~ca industrializzata ha una serialita che e ~ua propria ed mtrinseca e che dipende dall'applicazione della statistica dal fa tto che il cosiddetto "metodo-statistico" richiede un alt~ nurnero di casi; quindi ha Ia dove e sperimentale e soprattutto bas~dosi. sulla ricorrenza idealizzata Ia produzione di quella che 10 chiarno "scienza-galileiana" ha un'ulteriore serializza­zione, ed ulteriore banalizzazione delle procedure. La ricerca­scien~ca hard e quanto mai serializzabile. Forse e quella produzlOne ovvero artefattura che piu chiararnente ha mostra­to cosa significa modo-industriale. Eppure spesso i ricercatori che -serialmente ed assai routinariamente- la fanno non ne so­no granche consapevoli. E proprio questo consente l'introdu­zione di macchinario di ricerca. Dunque: i1 primo Modo indu­striale (che e sempre scientifico ed e cosi sempre anche auto­referente, e autoscientifico) organizza scientificamente proprio se stesso: la ricerca scientifica e industriale e l'industria e or­g.anizzata scientificarnente: c'e cosi circolarita. Questo e un clfcolo molto importante; ed esso pero riguarda in qualche modo 1a conricerca se non e proprio solo artigianato puro rna e "semi-industriale" e se anch'essa cosi tende a industriali;zare ed a standardizzare qualcosa, delle sue parti; corne ho detto prima. E quindi interessa in qualche modo noi.

Orbene, rna in una certa misura condividendo 1a condizione della ricorrenza e a suo modo serializzabi1e ed industrializ-

11 C . on sottmteso I"'iper".

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zabile anche la ricerca con sub-metodiJparaeligmi-scientifici soft; e quindi 10 e anche la ricerca scientifica nell'ambito della scienza-sociale e scienza-dell'uomo. Quindi anche qui ci ri­troviarno con metoeli organizzativi (iper) industriali E ricordo che se e vero che la ripetitivita indotta dalla serialirn rende l'agire-ricercativo squallido, monotono, stupido e vuoto, dall'altro cio riduce enormemente i livelli di capacirn e di competenze richieste rendendo possibile il ricercare iper-in­dustrializzato anche a persone poco professionalizzate nel ri­cercare scientifico e con poca 0 nulla esperienza di cio! Quin~li avere, corne io propongo, un modelio semi-artigianale e serni-industriale eli ricercare collettivo implicante compe­tenze di ricerca differenziate non solo qualitativamente, rna anche quantitativarnente, adesso si capisce cosa vuol dire. Soprattutto se si considera che noi dovrernrno abolire la di­stinzione sottostante e tipica del capitalismo e della sua indu­stria fra dirigenti ed esecutori, corne fra strateghi e realizzatori quotidiani! 0 no? Quindi coi modelli bolscevichi, quelli che imitavano Ie banche, Ie imprese bancarie .... .. .. , quelli dei "quadri" esecutori e trasmettitori di ordini dall'alto, come la mettiarno? E con Ie verita-organizzative-nomadi? Bisogna al-meno distinguere differenti livelIi-di-rea1ta .. ... .

Anche il "neo-ricercatore-scalzo" ricorre in qualche modo a delle procedure gia standardizzate 0 puo presto farlo; e se usa il computer puo ricorrere a dei pacchetti standardizzati; per 10 menD a un word-processing di un certo Iivello con modem che gli consenta gia di lavorare in certe reti.

Riepilogando, aHora distinguiamo il metodo-scientifico dal metodo-organizzativo; e quello che contenl sara appunto il ragionare sull'organizzazione della ricerca in quanto attivita efficace ed efficiente; perche nessuno ha tempo da perdere e perche si vogliono raggiungere degli obbiettivi. Ed assurnere l'almeno potenziale contraddittorieta per noi fra la pOtenza di certi modelli di organizzazione della cooperazione che e un

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co-mezzo, ambivalente e trasformabile nell 'uso alternativo, e 1a liberazione dal capitalismo e Ia realizzazione di alterita a cominciare proprio dall'elaborazione collettiva della trasfor­mazione. Questo e un nodo enorme che presto va ripreso. Al­trove. Ma anche su questa meta-problema di strategia politica bisogna conricercare sperimemando e sporcarsi pure Ie mani!

E poi pill sotta, c'e da fare anche un'altra importante di­stinzione: ad un Iivello eli realta sottostame, dobbiamo distin­guere il meiodo-organizzativo e l'organizzazione dalle cosid­dette "tecniche" della ricerca; Ie quaIi oggi sono orn1ai spesso tecnoIogie disponibiIi . II metodo-scientifico si puo realizzare con una plural ita di tecniche 0 anche di tecnologie differenti, come suo contenuto sottostante.

1.8.5. TECNICA E TECNOLOGIA.

Io ho gia parlato di osservazione, penso che la tecnica qualitativa e la tecnologia e la tecnica diventa una tecnologia quando e scientificamente razionalizzata, quando diventa una "Jogia" di quel fare, di quel sapere-fare.

1.8.6. TECNICHE.

Ho detto e ripetuto che ci sono, ormai, "tecniche­tecnologiche" pill 0 meno disponibili sia per tutti i momenti deIl'inchiesta che, di piiI, per Ie varie parti in cui questi mo­menti sono scomponibili . Bene. La prima distinzione a questo riguardo e quella che 5i puo fare e che io ho gia fatto quando dico che a noi non interes5era tanto la ricerca quantitativa rna piutt05to la ricerca di tipo qualitativo (anche se -ripelO- io non

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scarterei a priori che in una prospettiva di conricerca anche una ricerca suII'uso della radio, proprio percM la conricerca fa cooperare come dire ricercatori con diversi livelli di professio­nalita nella ricerca, non si possano anche usare sia in sede preIiminare che pill oltre tecniche quantitative, io non 10 scar­[0 a priori non ne faccio la base del lavoro di conricerca come pill 0 menu 10 immagino, perC> non 10 escludo neanche). Met­terei l'accento suI qualitativo. Ho gia accennato pill sopra al­lora quali sono Ie tecniehe qualitative pill rieche, pill frequenti e anehe pill elementari di cui si dispone nella rice rca e raccolta dei dati, informazioni, saperi e conoscenze. Ma ci sonG tecni­ehe anehe per gli altri momenti. Qui e bene contattare specia­Iisti, pill 0 meno professionali. E ci so no prontuari, manuali. 10 ho sempre detto Ie tecniche non sono un problema, ehe sono la cosa meno problematiea di tutte, so no Ia cosa pill SCOIl­

tata di tutte.

QueUo che eonta e appunto ehe nella conricerca ci sia una fascia (intermedia -rna non in senso piramidale-) di specialisti­relativi in certe tecnologie iperindustriali particolari, di intel­Iigenza, di conoscenza, di ricerca, di organizzazione e di co­municazione; oItrecM di trasformazione Iiberativa. Ma rico!do che nella fase iper-industriale e neo-moderna l'iperproletariato essendo prevalentemente inteIIettuale, e cosippure i neo-mili­ianti, queste competenze sebbene in qualita e quantiill diffe­rente si ipotizzano possedute, pill 0 me no, da tutti quanti i comunicanti-umani, gli agenti-umani, e quindi anche i con-ri­cercanti-umani medesirni.

2. APPROFONDIMENTI.

Dopo aver abbozzato una traccia sia dell'intera conric rca che di ogni singola ondata di con-inehiesta-annua, dobbiamo

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~pp~o~onclire ~cuni ?ei sei momenti stabiliti, ed in particolare I .pn~, quell! da CUI dovremo iniziare; per gli altri, 10 ripeto, CI sara tempo per approfondirli in seguito.

2. 1. Approfondimenti del pnmo momento: formulazione di ipotesi.

Riprendo adesso il momento iniziale del processo di ricerca toccando altri aspetti tutti abbastanza importanti. '

2.1.1. ESTRARRE LE VARIABILI.

Pili 0 meno in contemporaneita con la formulazione delle ip?tesi iniziali della ricerca, e quindi nel primo momento pnma ancora di incorninciare a raccogliere i dati e Ie infor~ mazioni~ e bene corninciare a costruire un primo modeIlo sommano e provvisorio ed ipotetico del node oggetto di ri­cerea; e poi via via 10 si revisionera continuame~te, ed anche un poco de~agliandolo, approfondendolo, oltreehe aggiornan­?olo. Pr~pn? per sapere su cosa dobbiamo raecogliere dati, InfO~azlOIll e conoscenze (e come e perche) e necessario que­sto pnmo modello ipotetieo provvisorio. Eppero per arrivare a far~o bisogna prima svoIgere altre operazioni: fra I'altro, se­lezlOnare e cIassificare Ie variabili ehe, interrelazionate 10 de­vO.no costituire. E per selezionare queste variabili bisogna pnma aneora comporne un primo eleneo provvisorio, estraen­dole da tutt~ .u~~ serie di fonti . Una delle quali (e magari queIla da CU11Ill.zlare) e la nostra eonoseenza attuale e quindi Ie nostre attuaI~ ~appresentazioni (interne e no) delI'argo­mento-oggetto-di-ncerca, appunto. Cosicche dobbiamo risalire fin qui per potere ripartire in avanti.

2.1.1.1. Cos'e una variabiIe?

Ma sappiamo cosa e una variabile? Intuitivamente forse si rna quando provi ad esporre ti accorgi che un'idea chiara moIt~

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volte non c'e. <La variabile e una qualunque cosa che in qual­che modo sta in una processualita ed e soggetta a trasforma­zione, nel senso che e suscettibile di assumere pili stati>. Nel mondo pero (quasi) tutte Ie cose sono soggette a trasformazio­ne visibile anche neU'arco della nostra sopravvivenza; Ie case esistono nel tempo in una realta temporale dove tutto si tra­sforma. Una variabile allora diventa un po di pili di una cosa che soltanto si trasforma, perche nel suo trasformarsi appunto e suscettibile di assumere -e spesso assume effettivamente- pili statio Muta passando fra pili stati; in relazione a qualcos'altro che la fa mutare. L'accento e sulla parola "stato" . Ed e qui questa una questione rutta qualitativa.

La realta e fatta di infiniti aspetti, fattori, componenti, mo­dalitcl ecc., e fatta di cose e relazioni e processi suscettibili di assumere pili statio Ed anche nel node della rice rca ne inter­vengono numerosissirni. Quindi vi abbiamo a che fare con numerosissime variabili; fra Ie quali fisseremo solo Ie pili im­portanti. E vedremo che esse sono stratificate, sovrordinate, gerarchizzate, secondo differenti livelli almeno di particola­rita, di generalita, e di organizzazione e sisternicita. n primo problema e ora stabilire dove dobbiamo guardare per indivi­duarle.

2.1.1.2. Estrarre Ie variabili (significative).

Dove si prendono queste variabili? Si prendono innanzitut­to, trarnite la nostra conoscenza, dalle nostre rappresentazioni interne, mentali, nella nostra memoria. Quindi dall'espe­rienza. E poi da analisi di documenti (e quindi da fonti let­terarie, ecc.), nonche da un prima riflessione in base all'osser­vazione preliminare della stessa realta; pili 0 meno mediante 1a stessa varieta di strumenti e tecniche con cui raccogliamo i dati, Ie informazioni ecc. Si tratta quindi di identificare ovvero estrarre Ie variabili del nodo-oggetto, queUe che compongono il nodo-oggetto di ricerca, in base a certe idee che gia ne ab-

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biamo ed approfondendo e migliorando queste idee mediante un primo intreccio fra osservazione, rimemorazione e rifles­sione; estrarle da cene fonti .

Quindi quando ad esempio verranno qui i conferenzieri, che sono fonti della ricerca: dal lora discorso, vedremo subito, dovremo tutti quanti anche individuare Ie variabili. Se al con­ferenziere voi volete poi fare una domanda perche lui chiari­sca ulteriormente un problema voi comunque dovete aver gia individuato il problema; e per individuare il problema, in fonda dovete individuare la variabiIe coinvolta in quel pro­blema. Questa operazione di individuazione ed estrazione fatta ad esempio in questa e in quelI'altra conferenza e poi la stessa cosa che si fara sempre e quasi dovunque, quasi dappertutto, ovvero in ogni possibile fonte significativa; estrarre dapper­rutto Ie variabili. .. Perche la ricerca richiede innanzitutto que­sta cosa qui, di saper Ieggere nelle fenomenologie di qual un­que natura e individuare Ii dentro Ie variabili. E 'noi avremo appunto alcuni mesi di tempo per provare a fare singolarmente e collettivamente questo interessante ed importante ed indi­spensabiIe giochino qua. E nel fhrIo capiremo varie altre co­se .. .. .

2.1.1.3. Primo elenco delle variabili.

Man mana che ce ne viene in mente 0 ne individuamo qualcuna, cominciamo a scriverla in un elenco. Estraendo Ie variabili si arriva ad un primo e provvisorio "elenco delle va­riabili estratte"; ripe to ancora: anche da una rappresentazione intema, menta Ie, ecc. e poi da rappresentazioni altrui, anche oggettivate, e da esperienze proprie ed altrui, e quindi da un'osservazione sistematica e discretamente consapevole della realtfl che ci interessa, della sua fom1a e della sua trasforrna­zione, in particolare. ecc.

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2.1.1.4. Variabili eli livello menu astratto di queste gia collegate.

11 professore candidato-conrieereante Alquati ha gia fatto lui un modeno esplorativo e sperimentale sulla eomunica­zione; cosi moite variabili lui Ie ha gia messe Ii dentro e basta andarle a vedere. Pero: primo, voi non avete letto il testo, benehe vi sia statu distribuito e quasi tutti ve 10 siate po nato a easa (per collezionare papiri? Infatti non e vero ehe in esso si e alzato troppo i1 tiro della qualita, 0 che e un testo troppo dif­fieUe. E poi sarebbe da studiare, da analizzare eritieamente e non solo da leggere ... . Voi nella vostra sopravvivenza non studiate mai? E se si, eosa studiate? 10 studio .. .. .. ). In secondo luogo, quello di Alquati nel papiro "suI eomunicare" pero e un discorso aneora troppo generale, e un modello troppo generale e cOSt astratto; noi dovremmo scendere aneora di livello, scen­dere a fenomeni pili concreti -in senso volgare-, in una mag­giore immediatezza e in una localita pili deterrninata: su nodi pili ristretti e me no astratti. Sta a voi!

Fra 1'altro, ripeto, dobbiamo ancora risolvere il problema dei famosi nodi di inchiesta del primo anno, i quali ancora non esistono. E quindi quando Ii avrete stabiliti ne faremo in­sieme dei modellini. Uno 0 pili, a seconda di quali e quanti nodi di questa ricerchina-annua faremo partire; credo nel prossimo autunno. Perche bisognera aITivare a fare dei model-1ini: ciascuno il suo (e non per microgruppini separati, inco­municanti e contrapposti in cui semmai parla solo il leader) e subito confrontarli ed unirIi, fonderli mediante un lavoro col­lettivo: modellini di qualcosa di pili irnn1ediato e concreto. Per cui Ie variabili che dovremo tirare fuori non solo non sa­ranno quelle astrattissime del mio Modellone, ma neppur queUe ancora cosi troppo astratte della mia lezione propedeu­tica sulla comunicazione; la quale e piuttosto esemplificati a e stabilisce una specie di orizzonte del campo 0 dei campi di indagine effettiva. Ma questa si vedra aHa lunga come.

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2. 1.1.5 . Procedura di estrazione.

La procedura di estrazione delle variabili e sempre la stessa: bisogna fare 10 sforzo di andare un poco dietro la fenomeno­logia, ovvero entrare dentro e scavare un pochino a fondo, anche con un minimo di interpretazione. Ci si riempie tanto la bocca con l'errneneutica, col circolo errneneutico.. ... : ecco dunque!

Cosa vuol dire fenomeno, fenomenologia? Che cos a sono i fenomeni? Possiarno dire che nel linguaggio della scienza so­no Ie cose cosi corne ci appaiono, nella loro irnrnediatezza (rna pure a differenti livelli di realta, e COS! almeno molarrnente). COS! pure corne inoltre dicono alcuni filosofi, se noi ci affac­ciarno alIa finestra guardiarno ad occhio nudo il mondo noi vediarno cio che appare all'occhio irnrnediatarnente; sebbene non sia mai possibile pili che poco, allora cerchiamo di met­tere tra parentesi la teoria e sforziarnoci di vedere inunediata­mente, eppero nel nodo che ci interessa (il che ci dice che sara un'immediatezza non solo relativa, rna anche particoIare).

AUora il tirar fuori Ie variabili e il guardare dentro i feno­meni andando un pochino dietro l'apparenza e cercando di vedere un po chino un po' pili dietro e dentro i loro aspetti si­gnificativi che mutano presentando pili statio E che stanno un po' nascosti dietro e dentro il fluire delle fenomenologie. Non c'e proprio bisogno di essere strutturalisti per voler far questo! io strutturalista non sono mai stato, neanche quando 10 erano quasi tutti! Si tratta di fare uno sforzo per non perdersi nell'apparenza, rna per vedere se dietro i fatti , i dati, i compor­tarnenti irnrnediati c'e qualcosa di significativo che deve essere coIto con un minimo di interpretazione.

Naturalmente per osservare dei flussi della vita, dal vivo dei comportarnenti (come faccio ad esempio io che quando sono qui vi guardo e vi vedo, vedo qui Ie variabili che vengono fuori dai vostri comportamenti : Ie seleziono, Ie scelgo, Ie scrivo an-

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che su dei foglietti e me Ie porto a cas a, dove me Ie e1aboro per la mia ricerca personale, no? Infatti io qui estraggo rego­larrnente Ie variabili di voi, di certi aspetti di voi, ecc. E' solo una mania? una deforrnazione professionale? Io non credo proprio. E non so no il solo a farlo, neppure qui; molti di voi 10 fanno gia pili 0 me no consapevoli di farlo in questa 0 comun­que in altre situazioni). Ed individuarvi Ie variabili richiede esperienza, accumulazione di una certa capacita, ecc. . Ma chiunque ci puo arrivare. Ripeto, voi stessi 10 fate spesso nella vostra vita e per vari usi; anche se di soli to non ne siete consa­pevoli. Sara diverso farlo con consapevolezza, cercando di migliorare questa pratica.

Estrarre Ie variabili direttarnente dal vissuto e la cosa pili difficile. Ma, ripeto, farlo non solo dal vissuto, rna anche da altre rappresentazioni gia fatte in precedenza, interne od esterne, nostre od altrui; ripeto.

Per esempio leggendo dei testi si puo fare due cose: consi­derarli come dei romanzi e arrivare fino alIa fine per vedere se si sposano 0 chi e l'assassino; oppure per che altro mai? Ma ad esempio proprio per estrarre Ie variabili contenute in quell a discorsivita, in quella narrazione, quindi in quel romanzo (come d'altronde suggerimenti di ipotesi e collegarnenti fra ipotesi; e come d'altronde ancora dati, inforrnazioni, cono­scenze; come d'altronde suggerimenti, indizi, stimoli, opinio­ni, giudizi, proposte, ecc., ed afferrnazioni, previsioni, inter­pretazioni ecc.) 0 in queUa canzone, 0 in quel film. Perch6 spes so b forse sempre dentro Ie variabili ci stanno, ci sono: 10 scrittore ce Ie ha messe! Anche se non sapeva che si trattasse di variabili. Questo vale sia per Ia letteratura scientifica, rna sia anche per la Ietteratura-Ietteraria, in particolare per il ro­manzo. 10 se leggo -ad esempio- un romanzo di Balzac 10 leggo innanzitutto per sapere se si sposano 0 se il protagonista ce la fa, e chi e l'assassino; questo e chiaro. Pero gia facendo questo e soprattutto se 10 leggo una seconda volta io incornin-

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io a tirare fuori Ie variabili; perche Balzac e un formidabile quasi-scienziato-sociale. E nO,n solo lui, ~1a rnolti ~andi. r~­manzieri. Perche il rornanzo e pure la pn rna rnaccluna di no. cerca "modema" suI sociale; rna non solo suI sociale come "fondo, rna di piu: perche se voi guardate un po come e il ro­manzo trovate che sernpre nel rornanzo (non in tutta la lettera­mra, ma nel romanzo) ci so no delle singole persone che si muovono interagendo col comesto in una interrelazione eco­Iogica, in uno scarnbio fra la sequenzialita della sua scrittura e 1a processuali ta piuttosto Iineare del cammino del protagonista nella spazio e nel tempo; e appunto cte spesso un protagonista che ne incontra degli aItri come singola persona ed interagisce con loro e sta in gruppi ed e neI suo movimento sia storico che al contempo spaziaIe -fa un viaggio nella spazio e nel tempo, come gia i cavalieri antichi .. . - inserito nel muoversi del conte­sto storico in una societa e chi dispone della psicanaIisi, puo sempre fare quassu l'orgia e quindi una fome della psicanalisi e sempre stata il romanzo. Si rappresenta Ii soggettivita che si muove (forrnandosi) in un contesto. Dostojevskij e una fonte di Freud e di tutta la psicanaIisi (e infatti scriveva prima dell'invenzione della psicanalisi). Pero in Dostojevskij ci sono Ie variabili.... . da estrarre. E allora estraiamo variabili pure dalla letteratura, dai libri, dalle letture, dalle riviste e dai gior­nali, rna soprattutto dalla letteratura sociologica. Questi scritti sana fonti-convenzionali se sono testi sociologici; e invece sono fonti non convenzionali se so no romanzi 0 articoli di giornale, 0 diari e memoriali, ecc ..

Individuare ed estrarre Ie variabili da una qualsiasi situazio­ne sia reale che rappresentata in varie maniere (scritte, rna an­che eventualmente filmate, sonorizzate, ecc., da varie situa­zioni reali; e poi rappresentate), e il punto di partenza. Tut­tavia questo e anche un processo che continua sempre, col crescere e il divenire del ricercare medesimo: sempre nuove

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variabili si estraggono e diventano oggetto eli prima selezione e riflessione.

2.1.1.6. Altro.

Pero la procedura eli individuazione delle variabili per 1'os­servazione dei comportamenti -ad esernpio dei Papua (pure torinesi .... ), 0 l'estrazione delle variabili dai pezzi di giornali, dai romanzi dalle fonti scritte pure registrate 0 da video-cas­sette, da queste fonti qui, e l'estrazione delle variabili dalla relazione ad esempio di Marco Revelli, sono esattamente 1a stessa cosa: si fa con 10 stesso procedimemo; e solo la fonte che cambia.

Preodiamo il caso deU'antropologo che osserva il fluire del1a vita dei Papua nella sua mitica genuinita; lui da fuori, di cosa deve essere capace? Rispondo: innanzitutto di individuare in quella vita ed estrarre, e scriversele su un foglio di carta, Ie variabili che caratterizzano la situazione dei Papua. Se lui fa questo ha fatto un bel po quello che deve fare. Se ottenessimo

. che nei cinque anni di frequentazione dell'universita questi signori che pagano Ie tasse per venire qua ad apprendere e dottorarsi e fanno tutti questi esarni e si imbottiscono la testa di tanta roba nozionistica che puo essere poi zavorra pura per tutta la vita, irnparassero almena a identificare ed estrarre Ie variabili, l'universita sarebbe gia una cosa molto utile. Qui e implicito un giudizio molto duro. Ma 10 dico perche in quei cinque anni nenuneno molti di quelli che studiano all'univer­sita hanno appreso questa operazione tanto elementare. Pero questo non vuol dire che allora e una cosa dranunatica, diffi.­cilissima, spaventosa. E' invece una cosa che si impara, che possono imparare anche i bambini dell'asilo. E questa sara una delle prime cose da fare, da imparare ricercando.

Se io os servo i soliti Papua dall'esterno non posso granche interagire con loro; se io leggo un giornale per quanto 10 graf­fi, 10 giri non riesco ad avere un ioterlocuzione interattiva con

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esso/lui, 10 posso solo leggere rna poi non posso fargli delle dornande, no? E probabilmente nemmeno ai testi registrati ulle videocassette; questo voi 10 sapete pill di me. Ma se Ie

metto in un computer attrezzato con certo software qualcosa a1 riguardo cornincia a cambiare. Ma a Marco Revelli presente in persona posso fare delle domande ed e anehe possibile che lui mi risponda, e questa e un salto di qualita nel rapporto .. ... . Questa pero non e una differenza dell'atteggiamento e del me­todo di estrazione: io voglio sempre -fra l'altro- daIl'intera­zione con il conferenziere, e poi col testimone, con l'esperto, con l'agente ecc. individuare e tirar fuori Ie variabili (e poi successivamente ed in altri momenti ideal mente successivi: Ie informazioni, Ie conoscenze, e poi ipotesi, euristiche, proce­dimenti, ecc. ecc.: se registro il suo discorso perdo l'interatti­vita, rna in cambio posso usare diversamente 1a registrazione in momenti successivi ... ... ). PercM nel casu ad esempio ill Marco Reve1li non c'e il problema di sapere chi -e l'assassino, ossia di fmime sprecandolo solo in una spettacolarita occasio­nale, come purtroppo avviene assai spesso per quasi tutti e da parte di quasi tutti per chi 'va in giro a fare conferenze e rela­zioni, come faccio anch'io.

2.1.1. 7. Che fare delle variabili estratte?

Queste variabili corrispondenli aIle realta, si estraggono e si elencano per classificaIe e collegarle fra loro in rappresenta­zioni consapevoli e riflessive, anche causal mente, e cosi co­minciare a mappare e modellizzare il no do, arrivare a formu­lare delle ipotesi ed a coUegarle fTa di loro, in un modello ipo­retico aperto del nodo-oggetto-di-ricerca.

Cosa se ne fa aIlora delle variabili man mana che si indivi­duano e 5i estraggono? Ripeto: bisogna fare tre cose (tutte e rre incluse nel primo momento. E pill si lavora in questa molto pill tempo e lavoro si risparmiera dopo; onde questo conviene, e inoltre non 5i rischiera di e55ere sommersi dai dati ed anne-

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gare in mari di informazioni non sapendo come selezionarle e che farne): Primo l'elenco delle variabili tirate fuori, la prima cosa quindi e elencar1e. Secondo classificarle, facendo uno schedario razionale. Terzo metterle in relazione tra di 10ro ..... fino a costruire un primo modelio sintetico e provvisorio, di­narnico aperto ed ipotetico.

Si fanno quindi tre operazioni molto pratiche. Ed esse fra l'altro richiedono molti fogli di carta rna non il quaderno: guai a chi viene con il quademo. Ci vogliono adesso, per adesso, fogli di carta sciolti su cui scriveremo un blocco di testo cia­scuno in relativa autonornia e -separatezza dal resto e cosi ri­collegabile a piacere in una altro ordine rimescolando i fogli come delle carte da gioco in un mazzo; rna ogni volta un pac­chetto': cosi almeno 200 fogli, ed una biro. E cio nella scrittura su carta. Ma sarebbe meglio poterlo fare in una scrittura elet­tronica e direttamente in vista di operazioni con computer (tuttavia qui useremo assai la 1avagna, per visuaIizzare, spa­ziaIizzare Ie rappresentazioni, aI di 1a della sequenzialita li-

,neare, verso l'ideografia ... . ; rna in tanti con la lavagna si lavo­ra bene percM si cancella facilmente e si cambia rapidamente, e si vede da lontano, la vediamo tutti insieme).

Lo strumento fondamentaIe per cui poi si procedera dall'elenco alIa classificazione, daIla c1assificazione aIle rela­zioni sara la grafica: si disegnera insieme. Ecco che anche noi torniamo aile immagini, alIa visuaIita, ad una nostra rozza multimediaIita ed a rappresentazioni che approssimano l'iper­testo.

Un arnico mi ha detto che io ho fatto una cosa che secondo lui e buona: nel primo libro sulla formazione e forse anche in quello del comunicare Ie variabili della ricerca e del modello Ie ho scritte tutte con la maiu5cola per cui con il procedimento computeristico di far cercare Ie parole con la maiuscola lui ha fatto immediatamente l'elenco delle variabili. Evviva!

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Cos'e l'ombelico, il centro eli qualsiasi capacita eli estrarre e selezionare variabili? e poi eli raccogliere informazioni, eli ela­borarle pure? e quineli eli osservare e se volete (perche e eli moda l'ermeneutica) eli interpretare il mondo? Ripeto: la ca­pacita eli vedere dentro il tIuire dei processi storici, della vita eli tutto cia che tIuisce inuneeliatarnente sebbene in una gerar­chia complessa eli flussi, e quineli la capacita di osservare. Im­parare facendo e osservando. Quineli facendo anche nella ri­cerca formazione.

Mai separare ricerca e formazione! Facendo anche nel ricer­care un'esperienza formativa; oltreche facendolo nell'espe­rienza formativa della vita estema. Cosi si imparera pure un po' cosa sono queste variabili e soprattutto ad inelividuarle e a tirarle fuori .

2.1.2. NOMINAZIONE E CONCETIUALIZZAZIONE.

Ma adesso per ripartire davvero in avanti torno ancora pili inelietro. Per potere trovare qualcosa, individuare qualcosa, io devo gia avere in testa (0 anche all'estemo rna intemalizzabile facilmente nella mia testa) una certa idea eli rnassima di quel che cerco. Non devo tanto sapere i nomi delle cose, 0 cornun­que dargliene uno io se non 10 so. Non solo e non tanto questo. Ma devo avere in testa un qualche minima concetto (anche inconsapevole, anche silente) eli cia che corrisponde a que! nome ed a quel che sto cercando e che sto cercando, 0 di cui sto parlando (nella comunicazione), un'idea di cia. I concetti fanno anche 10ro parte del linguaggio, almena come partico­Iari significati. Picasso bluffava quando eliceva: "io non cerco, io troVO!"; in realta aveva idee talora inconsapevoli, rna rnolto chiare su quello che cercava e voleva (l'eidetica ... )!

Abbiarno quindi due particolari operazioni qui, entrambe inelispensabili, sebbene spesso date per scontate od implicite, che nella conricerca devono diventare non solo esplicite e con­sapevoli, rna oggetto di particolare riflessione, anche comune:

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la nominazione (che riduciarno a denominazione) ossia il dare i nomi aIle cose (astratte e concrete, e neo-concrete 0 neo-ma­teriali); rna prima ancora concettualizzare. Quineli poi cono­scere e stabilire insieme quali concetti corrispondono, 0 fare­rno corrispondere, a quei norni, il che eliventa esplicito neUe lora definizioni. C'e poi un terzo momento che riguarda piu il senso che non il significato-"letterale" ed e 1a significazione, che per ora ometto (benche vari esperti rni abbiano definito un "significatore .. . ", come a elire un inventore eli sen so; rna?).

2.1.2.1. Dizionario.

I norni sono allora segni molto particolari, e rirnandano pure a dei significati rnolto particolari che so no i 10ro concetti, i concetti cui corrispondono, cui sono interrelati; concetti che noi (ciascuno di noi) abbiarno pili 0 me no chiari in testa (comuni 0 no, convenuti 0 no), rna che nel conricercare ovvero nell'agire collettivo siamo tenuti ad esplicitare dandone Ie de­finizioni, ovvero elicendo cosa si intende, 0 cosa noi inten­diamo con quel dato nome. Cosi da un lato costruiamo un linguaggio comune; e dall'altro 10 rea1izziamo apprestando an­che un dizionario cornune. Questo e importante e va fatto; perche finora 10 si e fatto poco, non 10 si e fatto coUettivamen­teo Collettivarnente non si e fatto quasi nulla!

10 do sernpre Ie definizioni dei nomi (cornposti, balordi) che uso talvolta inventandorneli. Cosi malgrado tutto se si studia un poco il mio linguaggio e in specie il mio elizionario (sparso nei testi), se 10 si legge con attenzione, non solo grazie a que­ste definizioni si puo capire abbastanza, rna in fonda l'ambi­guita sernantica si riduce non poco; il che per certi aspetti (rna non per altri) e un vantaggio. Pero in una conricerca 1a que­stione e di fare un linguaggio ed un dizionario cornune; il che richiede non solo una certa organizzazione, rna un notevo1e lavoro collettivo e cornune per riuscirci!

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Coste l'ornbelico, il centro di qualsiasi capacita di estrarre e selezionare variabili? e poi di raccogliere inforrnazioni, di ela­borarle pure? e quindi di osservare e se volete (perche e di rnoda l'errneneutica) di interpretare il rnondo? Ripeto: la ca­pacita di vedere dentro il fluire dei processi storici, della vita di tutto cia che fluisce immediatarnente sebbene in una gerar­chia complessa di flussi, e quindi la capacita di osservare. Im­parare facendo e osservando. Quindi facendo anche nella ri­cerca formazione.

Mai separare ricerca e forrnazione! Facendo anche nel ricer­care un'esperienza formativa; oltreche facendolo nell'espe­rienza forrnativa della vita estema. Cosi si imparera pure un po' cosa sono queste variabili e soprattutto ad individuarle e a tirarle fuori .

2.1.2. NOMINAZIONE E CONCETTIJALIZZAZIONE.

Ma adesso per ripartire davvero in avanti torno ancora pili indietro. Per potere trovare qualcosa, individuare qualcosa, io devo gia avere in testa (0 anche all'esterno ma internalizzabile facilmente nella mia testa) una eerta idea di massima di quel che cerco. Non devo tanto sapere i nomi delle cose, 0 comun­que dargliene uno io se non 10 so. Non solo e non tanio questo. Ma devo avere in testa un qualche minima concetto (anche inconsapevole, anche silente) di cia che corrisponde a que! nome ed a quel che sto cercando e che sto cercando, 0 di cui sto parlando (nella comunicazione), un'idea di cia. I concetti fanno anche loro parte del linguaggio, almena come partico­Iari significati. Picasso bluffava quando diceva: "io non cerco, io trovo!"; in realta aveva idee talora inconsapevoli, rna rnolto chiare su quello che cercava e voleva (l'eidetica .. . )!

Abbiarno quindi due particolari operazioni qui, entrambe indispensabili, sebbene spesso date per scontate od implicite, che nella conricerca devono diventare non solo esplicite e con­sapevoli, rna oggetto di particolare riflessione, anche comune:

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la nominazione (che riduciarno a denominazione) ossia il dare i nomi aIle cose (astratte e concrete, e neo-concrete 0 neo-ma­teriali); rna prima ancora concettualizzare. Quindi poi cono­scere e stabilire insieme quali concetti corrispondono, 0 fare­mo corrispondere, a quei nomi, il che diventa esplicito nelle lora definizioni. C'e poi un terzo momento che riguarda piu il senso che non il significato-"letterale" ed e la significazione, che per ora ometto (bencM vari esperti mi abbiano definito un "significatore ... ", come a dire un inventore di sen so; rna?).

2.1.2.1. Dizionario.

I nomi sono allora segni molto particolari, e rimandano pure a dei significati molto particolari che so no i loro concetti, i concetti cui corrispondono, cui sono interrelati; concetti che noi (ciascuno di noi) abbiarno pili 0 menD chiari in testa (comuni 0 no, convenuti 0 no), rna che nel conricercare ovvero nell'agire collettivo siamo tenuti ad esplicitare dandone Ie de­finizioni , ovvero dicendo cosa si intende, 0 cosa noi inten­diamo con quel dato nome. Cosi da un lato costruiamo un linguaggio comune; e dall'altro 10 rea1izziamo apprestando an­ehe un dizionario comune. Questo e importante e va fatto; perche finora 10 si e fatto poco, non 10 si e fatto collettivamen­teo Collettivamente non si e fatto quasi nulla!

10 do sempre Ie definizioni dei nomi (composti, balordi) che uso talvolta inventandomeli. Cosi malgrado tutto se si studia un poco il mio linguaggio e in specie il mio dizionario (sparso nei testi), se 10 si legge con attenzione, non solo grazie a que­ste definizioni si puo capire abbastanza, rna in fondo l'ambi­guita semantica si riduce non poco; il che per certi aspetti (rna non per altri) e un vantaggio. Pero in una conricerca la que­stione e di fare un linguaggio ed un dizionario comune; il che richiede non solo una certa organizzazione, rna un note ole lavoro collettivo e comune per riuscirci!

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Adesso dieo qualeosa di un po' pili tecnico e mi dispiaee di essere un po' pili teenieo. Non dovete spaventarvi. Perehe su questo ei sara abba stanza tempo.

2.1.3. DALL'ELENCO ALLO "SCHEDARlO".

Ripartiamo allora dall'aver fatto un eleneo di variabili per passare dall'eleneo allo sehedario; uno schedario razionale, ho detto. Vediamo.

Adesso io vorrei dire qualeosa di pili di quanta non dica di soli to sullo schedario, anche perche qui non ci riferiarno solo all' artigianato studentesco, rna pure a qualcosa d'altro, pure ad altri soggetti di ricerca con altre risorse.

Faccio una premessa. Lo schedario "razionale" e qui per me innanzitutto queUo che ha una struttura sistemica stratificata e gerarchica (corrispondente nella sua forma a· quella realta come 10 sara poi la mappa ed il modello) ed e cosi gia un c1assificatore, e c1assifica Ie variabili nel lora ordine gerar­chico. n che significa che da un lato esso ha gia una corri­spondenza con la realta, che nella sua sistemicita per di pili, e essa stessa pure stratificata e gerarchica e per questo; rna dall'altro lata vuol dire che essa va corrispondendo man mana al modello che costruira, ed esso pure in una certa corrispon­denza con la realta medesima in movimento ed aperta, almeno sul futuro. AUora mi interessa abbastanza incominciare a dire che la struttura (razionale appunto) della schedario gia co­mincia ad essere una rappresentazione della realta, operabile: sulla Quale si possono fare delle modifiche di struttura, di composizione, e delle integrazioni, elirninazioni, ecc. ecc.

E trattasi innanzitutto di uno schedario cartaceo, in cui la gerarchicita pua essere ottenuta da una gerarchia di cartelIe, cartellette e cartelIine, contenenti schede. La base della sche­dario sono delle schede di differente livello gerarchico

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I .

I .,

I

(schede, schedine, sehedette, .... ), da ordinare e disporre gerar­chicamente, separandole per ambiti e livelli. Ed e ~por:ante il fatto che sono schede, ciaseuna relativamente compmta ill se stessa e che non hanno una sequenzialita, rna possono essere distribuite e ridistribuite in rnaniere via via sempre differenti nel mazzo rimescolate in maniere diverse, sempre cambiando il criterio. 'PereM cio gia ci aiutera ad andare oltre illibro, 01-tre la (mera) scrittura, caratterizzata da sequenzialita lineare.

Ed infatti si tratten} di arrivare a schedari-elettronici, nel computer, nella rete ... : verso ipertesti, fra l'altro. ~peto: i v~­iumi che scrivo io, a parte l'enorme ridondanza e 11 linguagglO -appunto!- e la difficolta di lettura (non sono l.ib? ~ leggere rna da studiare) io dico che non sono tanto del hbn rna delle rnacchinette gia un poco differenti percM sono espliciti mon­taggi di schede, rimontabili differenternente, secondo diff~­renti percorsi, appunto, ecc. Ed io posso gia farlo dentro il IIUO

computer, in successive revisioni di questi testi, per defini­zione in fieri e quindi sempre provvisori, temporanei.

Si dice, giustamente, che oggi senza saper rappresentare e senza saper leggere e capire orizzontalmente cornplessita si­sterniche e soprattutto vertical mente gerarchie cornplesse per strati e livelli, non si capisce e non si fa grancM. 10 sono da un lato esterrefatto e dall'altro demoralizzato e male impres­sionato dal fatto che i rniei lettori di rnolto si accorgono e ma­gari perfino mi parlano, rna ignorano il fatto macroscopico e centrale che io procedo secondo livelli gerarchici di realta, e dico che non cte sisternaticita in senso stretto senza la conside­razione dei livelli gerarchici di reaIta e la lora distinzione: nel sistema capitalistico rna anche nella societa in senso generico! Ma loro no. Fanno corne gli struzzi! Non Ii norninano nean­che. Sono rnasochisti . Peggio per loro!

Orbene, ci sono in giro oggi e ci vengono proposte tutta una serie di altre rappresentazioni gerarchiche, e di tanti tipi· e an-

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che rappresentazioni gia operative di tipo diverso. Sono fatte cosi Ie reti, gli oreliti delle tessiture. Ma e cosi anche la realta. Una prima considerazione allora e che questa rappresentazio_ ne gerarchica dello schedario e -ad esempio- embrionalmente rna fondamentaImente pill 0 meno Ia stessa della struttura ge­rarchica eli una banca dati, oppure e Ia stessa della struttura di una banca (0 base) eli conoscenza; e quindi e comunque anche Ia struttura gerarchica di quaIche cosa che possa essere anche (e quineli andando al di lit di un artigianato studentesco ed entrando in un artigianato eli ricerca eli aItro tipo e di elabora­zione artigianale si rna di altro tipo) pure COS! inserito in una rete, in una rete di reti; e quindi in una rete a sua volta tra l'altro .con una sua relativamente anaIoga struttura gerarchica: rete di rappresentazione, comunicazione, corrispondente alIa forma di una real tit, di un nodo della realtit effettiva.

10 adesso non mi addentro in quesro discorso e mi limite semp~icemente a sottolineare Ia questione della Struttura ge­rarchica, struttura gerarchica della realta. Non so se ne ho gia parIa~o nella prima lezione metodologica. Ne ho parlato pa­recc?io ~el. cars.o. E coloro di voi che ritengono che in questo semmano 10 flU muovo ad un livello troppo alto e difficile dovevano venire al corso: Ii il tagIio e pill basso e ci sono oltr~ 70 ore ...... Ma chi Ii ha visti?

2.1.4. CLASSIFICARE LE VARIABILI ESTRATTE.

Per c~struire qu~sto schedario razionale, che appunto e giit un c1.assificatore, bIsogna allara c1assificare Ie variabili elenca­teo Ricordo che Ia c1assificazione e un'operazione fondamenta-

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"

I 11/

Ie dell'operare scientifico: e ad esempio Foucault( 12) ci mostra fra l'altro gli enormi problemi che la comprensione del suo si­gnificato e natura ha comportato, e che alcuni scienziati (ad esempio botanici del 700, come Bouffon 0 Linneo) hanno in­fatti "solo" c1assificato Ie piante ... , partendo da certe tassono­mie, che non funzionavano bene. .... Hanno c1assificato un momento della realta classificandone Ie variabili, trovandosi eli fronte all'enonne questione della migliore scelta dei criteri di c1assificazione.

10 qui ora non staro ad approfondire cos'e logicamente un c1asse, mi limitero ad una definizione: <la c1asse e un insieme tale che cio che appartiene a tale insieme/classe non puo con­temporaneamente appartenere ad altri>. Chiaro? Noi classifi­chereino con molta flessibilita, sperimentalmente, esplorati­vamente. Ma adesso noi non impressioniamoci di vecchi pro­blemi gia risolti e quindi di questioni gia "banalizzate" e che per noi allora so no gia "banali". Dunque, viva la banalita! viva la banalizzazione! Tanto possiamo e dobbiamo spostarci su

. tanti problemi ancora aperti! Per fortuna c'e ancora molta oscurita! Ed essa pure si rinnova col tempo. Ma se possiamo fare questa spostamento. Questo e il punto: possiamo farlo ad esempio nel nostro lavorare? E agire quotidiano? Ecc. ecc.

Si tratta quindi innanzitutto di cercare, ill vedere queste va­riabili dal punto ill vista ill una loro possibile stratificazione e gerarchia; e dunque ponendoci la duplice domanda e1emen­tare: <quali ill queste variabili ne contengono altre? quali sono invece contenute in altre?>. Tenendo conto che la parola "contenute" corrisponde a stare in un grado 0 livello gerar-

12 In "Le parole e Ie case", BUR, Milano 67.

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chico inferiore; e invece "contenitrici" equivale a una colloca­zione in un livello 0 strato superiore.

Prendendo Ie variabili elencate e cercando di ragionare sui contenitori e sui contenuti io posso ritrovare tanti livelli di rappresentazione (e quindi di composizione verticale dello schedario) quanti me ne risultano dalla situazione dei lora ef­fettivi rapporti verticali : dipende dalle variabili (che ho messo nell'elenco), e quindi dalla forma del node osservato e tuttora in ~sservazione, da come ci ho riflettuto sopra, ecc.. Sempre raglOnando su quali contengono quali altre ... Pero ad un certo punto posso semplificare, ridurre, selezionando con sintesi solo pochi livelli pili significativi. I livelli non sono altro che classi-verticali, parti-verticali di un sistema; e sono al con­tempo pure sonosisterni di un sistema, e per questo so no sem­pre contenuti in qualcos'altro soprastante.

Poi pero ad esempio mentre 10 sto facenqo su queUe dell'elenco, possono venirrni in mente tante altre variabili che non ho ancora elencato; ed io allora osservo subito che sono contenute 0 sono contenitrici di altre, ecc.; e aHora Ie aggiun­go nella c1assificazione. E questo e un altro passo avanti. Quindi combinando varie strade potrei fare una prima classi­ficazione, provvisoria, ipotetica gia essa stessa, delle variabili. Una tassonornia, che puo essere rappresentata graficamente piuttosto bene.

In questa maniera Ie variabili vengono selezionate confron­tate e poi anche scomposte e ricomposte, e cosi distribuite su diversi livelli e strati di rappresentazione della realta. Perche P?i i livelli sono anche livelli di scomposizione 0 di composi­zlOne, sono anche livelli di dettaglio, so no anche livelli di particolare/generale: sono livelli da tanti punti di vista. Pero comunque si arriva Ii attraverso la domanda: <contiene 0 e contenuto?>. E con questa restiamo in una dimensione de­scrittiva.

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l \

2.1.4.1. Classificazione descrittiva e c1assificazione esplic­

ativa. Abbiamo cosi intfavisto qualcosa (che per ora puo bastare)

sulla c1assificazione delle variabili in modo descrittivo, soltan­to descrittivo: in termini di livelli gerarchici e quindi di una gerarchia in cui rni chiedo solo come e fatta la realta, e identi­fico certe "relazioni" significative vertic ali "descrittive" . E sot­tolineo la parol a "relazione": qui in senso logico: e un parola importantissima. Ed ora dico "relazioni-descritti~e': , ossia nella dimensione di <come e fatto> il nodo oggetto di ncerca.

Qcindi un primo esito della ricerca descrittiva e di porre ipotesi sulla natura delle relazio~ ed interrel,azioni fra .le va­riabili, e poi di verificarle, verificando COS! momenl1 della forma, della natura, della qualita del carnbiarnento, del muta­mento, del movimento ovvero della trasformazione del reale.

Queste c1assificazioni possono anche assumere (perche noi gliela diarno) la modalita di c1assificazioni tipologiche, ossia di tipologie, in cui si classificano alcuni idealtipi emblematici.

Ma poi potro chiederrni qualcosa di ulteriore ponendorni an­che la domanda <perche e fatto cosi?>; ed allora passare ad una dimensione pili "esplicativa": Ammesso che questa di­stinzione, almeno relativamente, abbia un senso, almeno prati­co' come io ritengo. Ed allora dovro riclassificare Ie variabili co~ criteri differenti, ossia a seconda -ad esempio- che siano pili cause, 0 pili effetti ... (rna questo che voi capite e tuttavia

un linguaggio inadeguato).

2.1.4.2. Correlazione.

Passiamo ora dalla relazione-descrittiva alia "correlazione" ~ alIa colrelazione. Voi sapete cosa sono Ie correlazioni? Non e

facilissimo spiegarlo.

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Se mi chiedo anche perche avviene quello che avviene perche quella realta e fatta COS!; e dunque voglio orientarmi ~ una ricerca sulle cosiddette "cause" (e non solo sul come sono fatte Ie cose), se voglio chiedermi anche per Quale "causa" Ie co~e so~o fatte cosi: perche?, devo fare due passi in pill : uno, i1 pnmo, e ancora pmttosto descrittivo, e pur essendo in se de­scrittivo e comunque un passo verso Ia causalita: e il passo di cercare Ie correlazioni fra Ie variabili.

~a ?arola "correlazione" e una paroIa chi ave della ricerca sClentifica. E' una parola che suggerisce intanto l'idea che si debba cercare una relazione tra Ie variabili. Co-relazione ossia "reI~z~o.ne-insieme". Bisogna prima individuare Ie rel~zioni P?SS~blh .fra variabili (relazioni-unidirezionali e invece reIa­zlOru-rec.lproche) e cominciare a riflettere ed interrogarsi sulla narura di queste relazioni. Nelle quali entrando Ie variabiIi stesse c~mbi~o gia un poco, pill 0 meno (come 1; persone che nelle div~rse ~nterrelazioni e relazioni con persone diverse. partner div~rsI, .non sono mai proprio Ie stesse). Provare a mett~re Ie nspetti~e variazioni, ovvero i rispettivi variare, in r~lazlOne (tendenzlalmente reciproca) tra 10ro. Allora comin­Clare ve?endo dallo schedario quali di esse sono strettarnente e taIora Vlst?Sameme gia in relazione COIl altre: nel senso che qu~ste v~ano con una certa forza (che posso distinguere) al vanare di quelle altre. Infatti il nome pili giusto di correlazio­ne dovrebbe esse~e "~o-variazione" . Naturalmeme bisogna avere una certa attitudine a stabilire e distinguere Ie relazioni. E come vanno Ie cose dentro Ie relazioni.

A questo p.~nto Ie. variabili so no giit gerarchizzate (perche stanno ora gIa classificate dentro 10 schedario, no?), quindi sta~o dentro una. ge:~rchia. Tuttavia adesso io prima provo a relazlOnare Ie vanabIll quasi ignorando Ia gerarchia e da I t I 11 . , un ~ 0 e 0 ~erarchizzate, e da quest'altro lato Ie metto in rela-

ZlOne tra di .lor? ~oi ragionero subito anche suI fatto che si hanno covanazlOru verticali, diagonali, ossia fra variabili a

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differeme Iivello 0 strato. Per questo mi conviene gerarchiz­zarle subito, per prima cosa.

Suggerisco di cominciare a indicare Ie relazioni con dei grafici. I grafici so no molto utili (rna i grafici non sono i grafi .. .. ). Possono essere alberi, grafi, diagrammi, ecc. Co­munque noi cominciamo pure con dei semplici grafici. In cui Ie relazioni unidirezionali so no indicate da frecce: ------->. E queUe reciproche da una doppia freccia coi versi contrari, in­versi : ------> e <----- (disegnata anche cosi: <----»

Riepilogando, aHora ci sono Ie variabili, queUe cose suscet­tibili di assumere pill statio Ma adesso prendo queste cose in quanta relazionate con iorza con altre nelloro movimento. Nel senso .che mentre questa cosa assume pill stati, assume pili stati al contempo anche un'altra cosa (materiale e no). Questa varia al variare dell'altra. Messa in relazione una cosa che va­ria cosi, ossia una variabile, con delle altre variabili, si vede 0 si scopre con cene procedure 0 si verifica che queste cose variabili (molte volte) hanno fra loro una correlazione di una

. cena forza; 0 magari non ce l'hanno. E se ce l'hanno, sub ito la si segna nel grafico con una freccia. La freccia puo essere unidirezionale 0 reciproca a seconda se la relazione va solo dall'una all'altra, oppure va anche viceversa. E questo modo di rappresentazione grafica e di una comodita e di una potenza notevole.

II concetto di correlazione e statistico; rna a noi non interessa la correlazione nel senso statistico rigoroso, rna ci interessa solo nei tennini molto generici in quanto covariazio­ne. Notiamo bene il fatto che incontrare due cose che variano magari analogamente, cioe alIa stessa maniera, e gia una cosa di discreto interesse per chi analizza certi fenomeni . Pero e di per se una faccenda soltanto descrittiva: ossia la correlazione anche forte non ci dice che se una cosa varia quasi alIa stessa maniera dell' altra io sono autorizzato a concludere che questa

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e 1a causa della variazione dell'altra; e nemmeno il vicevers I

Questo e fondamentale, e non bisogna scordarlo 0 sottovaluta~~ 10.

2. 1.4.3. C1assificazione ed indagine esplicativa.

" Per~ ~uesto ci. ~ette molto sulla strada del trovare la causa dl una VaI:8ZIone. Infatti molte volte la causa e rivela­

ta da una GOrre1azlOne. Ossia c'e probabilita (rna ness una sicu­r~zza, ne~suna garanzia) che se una cosa varia alla stessa ma­mera. ?eII a~tra : 0 una e causa della variazione (del passaggio fra pm s.[atl.) deII'altra; 0 , cos a molto pill probabile, c'e una [~rza vanabIle (Pill 0 meno nascosta) che e causa del variare ill ~tte .e due queste, ed allora bisogna individuarla e scoprir1a' e ill soItto alIora non e nemmeno tanto diffic 'l E ' ". I e. comunque

~nma. Sl pon~ 1a re1azlOne causale individuata 0 scoperta come Ipotesl: e pOl I~ si .verifica.. .. E questa e in SOS[anza la base della ncerca (sclentifica) esplicativa: scoprire Ie variabili piut­tos~o nas~os[e 0 evidenziare quelle palesi che so~o causa del vanare ~l altre che ci interessano, e cosi sono leve di movi­memo, <Ii mutamemo, di cambiamento: di trasformazione.

2.1.4.4. Funzione.

U~ .concetto matem~tico/statistico fondamemale (anche in te~ solamente ~~ahtativi cioe senza misurare nulla senza quantific~e nulla) e II concetto di funzione. Sapete voi cosa e una funzlOne? La funz ' , . . .

. . ' . . lOne e un tIpo dl relazlOne particolar-men~e Slgnificatlva. Infatti e un relazione pill forte (in un certo relatI;.o se~s?) della c.orre1azione, ed e prima deIl'uguaglianza e d~llldentIta la relazlOne pill significativa che ci sia E 1 lazlOne che meglio esprime 1a "causalitil" (. t . . a re­d t '" III esa III senso non .e e.rrrumstl~o, c~~e , "influenza" su un evento 0 su una va-

nazlOne). ~ IdentIta e a sua volta un tipo di relazione ed e ~uella ~~ss~ma : quando due cose sono in relazione tra <Ii lora m terrrum di . d ti '

, . 1 e~ ta, ne1 senso che sono una identica al1'altra questo e II maSSlmo di relazionalita che ci sia fra loro p ' ' . nma

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di arrivare a questo massimo c'e uno stadio intennedio di re­lazionalita che e proprio 1a funzione.

Secondo la teoria degli insiemi (che e una teoria matemati­ca fino ad un certo punto molto semplificatrice) <quando ad un solo elemento di un insieme 0 di una classe, corrispondono pili elementi, 0 stati di un altra classe, abbiamo una funzio­ne>. La funzione pone Ie due variabili in relazione in termini di dipendenza, ossia di causalita, Ie distingue secondo la di­pendenza 0 la causalita e ci indica anche la direzione della di­pendenzalcausalita. La funzione si scrive matematicamente y=f(X). Cosi si dice che Y varia "in funzione" dei differenti stati che puo assumere X, ossia del variare di X. Cosi Ie due variabili non sono simmetriche: una, la Y, gia un poco la co­nosciaino attraverso la ricerca descrittiva; Ia X invece puo an­che essere un'incognita (e per questa io la chiamo X) ed e pro­prio queUa che cambiando state fa cambiare anche la X (che senno probabilmente se ne starebbe inerte ed abulica). Ossia il caso pili comune e queUo in cui noi non sappiamo cosa fa va­riare un'altra cosa; ovvero, diciamo, ignoriamo qual'e la causa della sua variazione. E ci domandiarno allora qual'e la causa della stato che questa cosa qui assume 0 puo assumere? Una quindi subisce Ia variazione dell'altra: la Y subisce la varia­zione dalla X. La Y e qui una variabile causalrnente dipen­dente; e la X e la variabile nella relazione fra Ie due causal­mente attiva ed indipendente. 10 ho in genere delle Y di cui vogIio trovare Ie X: ovvero, ho delle variabili dipendenti (parto da delle variabili che variando 10 faranno per una qualche ca­gione) di cui voglio trovare Ie cause del loro variare, Ie ca­gioni, ossia Ie X.

.tUlora il punto e quello di classificare queste variabili in questi termini: "variabili dipendenti" che sono variabili che ricevono la causalita, la subiscono; e invece "variabili indi­pendenti" 0 "cause" che "influenzano" 0 attivano la causalitil, l'influenza... E' un pas so che si fa molto meglio dopa aver

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trovato Ie correlazioni. Dopo aver trovato Ie correIazioni ci si chiede quali sono i rapporti causali e alIora si cerca di distin­guere Ie variabili tra dipendenti ed indipendenti. Le frecce adesso sono davvero delle freece che indicano il verso della causalita: Ie frecce vanno dalle X aile Y. Ovviamente ci puo essere anche causal ita reciproca. A questa pun to Ia rappresen­tazione innanzitutto ci rappresenta Ie correlazione e poi ci rappresenta pure i rapporti funzionalifcausali e quindi i rap­porti di dipendenza. E questa rappresemazione qui e una cosa molto importante e general mente si chiama "modello".

2.1.5. MODELLO.

Ho gia anticipato pili sopra che interconnettendo Ie variabili secondo Ie loro relazioni ipotetiche pili probabili GOstrWsco un Modello ipotetico. Ordunque, COS'e un Modello? <II Modello e una rappresentazione semplificata e sintetica (Pili 0 meno) della realta che ne mette in evidenza Ie relazioni Iogiche fon­damentali> (fra Ie variabiIi, ovviamente). E queste sono ap­punto Ie relazioni-descrittive, Ie correlazioni, Ie funzioni, Ie uguaglianze, ecc. E fin che mi limite aile prime due avro un modello descrittivo; se invece vi inscrivo anche Ie funzioni avro un modello esplicativo/causale. II nostro, come ho gia detto e ripetuto, vuole andare anche un pochino oltre e fun­zionare un poco come "modello simulativo", e consentire un minimo di simulazione dei possibili e prevedibili movimenti del reale e sue trasformazioni.

Ho detto pili sopra che il nostro modello (0 piuttosto i due modellini da cui partiremo con il paio di casi della prima con­inchiesta) sara processivo, cosi sara non solo Ia rappresenta­zione dinamica di un processo che si sviluppa nel tempo, rna esso stesso sara flessibile ed aperto a continue modifiche e

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pure man mana che il riscontro si approfondisce ed aumenta la sua relativa corrispondenza aI movimemo delia realm in tra­sformazione oggetto di ricerca: modeno processivo, aperto. Un modello in fieri . Un modelIo ovviamente selettivo che sele­ziona cio che a priori ed ipoteticamente si ritiene essenziale; rna anche questo andra poi verificato e corretto. Un modello per quanto dettagliato non corrispondera mai interamente al reale: il nostro sara abbastanza astratto e sintetico.

Inoltre sara un modelio di un sistema e quindi strutturato vertical mente per livelli di rappresentazione ed orizzontaImen­te per ambiti, come ho gia sottolineato.

Ho gia anticipato che non dobbiamo confondere neppure il modello (piuttosto metodologico) del conricereare e delle sin­gole inchieste-annue in quanta "disegno" della conricerca e "disegno" delle singole con-inchieste, con la rappresemazione sostantiva, contenutista, del campo, ossia col modello del nod one di ricerca.

Secondo me per potere in qualche modo ope rare, rendere operativo uno schedario e quindi una banca dati una rete, tutte queste cose eomplesse e gerarchiche bisogna appunto riuscire a fare un modello corrispondente 0 realistico, e quindi a tro­yare una corrispondenza reciproca tra Ia rispettiva forma ge­rarchica che e di tutte queste cose appunto "isomorfe" ed e pure quell a di un modello corrispondente alIa realta che rap­presenta (ed alIa quale diventa molto pili dettagliatamente isomorfo).

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2.2. Approfondimento del secondo momento: la "raccolta" .. ...

Vediamo adesso di approfondire qualcosa del secondo momento, ossia della raccolta (delle informazioni, ecc.).

2.2.1. LE FONT!.

In relazione stretta con la raccolta di datilinformazioni e di altri saperi/conoscenze stanno Ie "fonti" della ricerca. Cosa sono Ie fonti della ricerca? Sono appunto quei differenti e svariati tipi di luogbi dove noi possiamo andare a raccogliere questi dati e queste .altre informazioni e altre conoscenze. 0 i tipi di persone che possono fornircele. Ma sapptamo gia che informazioni e conoscenze pero nelle loro fonti 0 Ii intomo non sono tutte esplicite e tantomeno tutte pronte per la nostra elaborazione (singolare e coUettiva) a tavolino. Di maniera che da queUe fonti Ie dovremo estrarre con un primo Iavoro, con un trattamento perlopiu; e trasformazione. Ma non avremo solo fonti di informazionilconoscenze scritte, ma anche di al­tro tipo, e multimediali. Anche realta effettive pecuIiari in movimento: come fonti. E pure di idee, di stimoli e di spunti, ecc ..

Noi dobbiamo iniziare a raccogliere informazione ponendoci aUora innanzitutto il problema delle fonti . Dove Ie troviamo? E' difficile dirlo prima, ci vuole anche una certa esperienza .... Bisogna cercare subito anche Ie fonti .

Si suole fare questa distinzione: fonti convenzionali, fonti non convenzionali. 10 ho r impressione che per Ia composizio­ne qualitativa di coloro che partecipano a questo s~rninario di

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conricerca sara utile, rna ovvio, indispensabile ed opportuno, ricorrere assai a fonti non convenzionali. Per quanto questa distinzione valga davvero .. ... . .

Una fonte privilegiata di conricerca (come pure di con-in­dagini particolari) ritengo sia comunque l'esperienza nostra ed altrui: noi siamo tutti "comunicanti-diffusi" e cosi abbiamo, piu 0 meno, esperienze complesse, stratificate e gerarchizzate di comunicazione. Ma ancora piu di noi probabilmente ne hanno sia dei comunicatori-f1 separati" di professione magari in grandi collettivi di comunicazione, come d'altronde per certi aspetti, certi particolari comunicatori trasgressivi 0 antagonisti in specie in certi collettivi cooperanti... ... Ecco tre fonti sui comunicanti, gia Ii per noi.. ....

2.2.1.1. Esperienza.

Quindi e anche per questa necessario fare ricorso a queUa cosa specialissima e centrale (che e tanto problematica per voi) che e r esperienza. Non solo didascalicamente e nemmeno solo di panenza, di emergenza .. .... Ma come "fante in sviluppo, che si sviluppa con la rice rca stessa.

Adesso non e tanto i1 caso di approfondire il discorso sull'esperienza. Come fonte di dati, informazioni e conoscenze pero il discorso su essa puo esser breve.

Una considerazione al margine: anche se alcuni di voi sba­gliandosi di grosso hanno avuto r impressione che i primi in­contri nella prospettiva di questa ricerca e richiami a momenti di vostra esperienza 0 di esperienza dei ricercatori siano stat disastrosi, ma soprattutto disonorevoli quasi, per l'immagine del gruppo che forse vorrebbe fare la conricerca .. .. .. ... , io resto convinto che invece la vostra esperienza -di comunicanti in specie- (in ragione del suo darsi. .. ) ci sara utile e sara un'altra fonte importante.

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2.2.1.2. I siti di con-inchiesta in senso lato come fonti .

Un'ul teriore fonte puo essere individuata nei siti di inchie­sta: magari come fonti di fonti ... Soprattutto pei conricercatori c~e h~o a c~e far~ con.la radio, che so no demro questa ra­dio. E ~onte di fontI ~a Vlcenda della radio stessa. In qualche modo In questa conncerca sui comunicanti la vostra "radio black-out" dovni entrare. Anche percM nella ricerca della radio in qualche modo si deve parlare. Ed in moHe maniere pro~ab.ilmeme. E questo non solo per l'inchiesta esplorativ~ prellIru~are suI~a radio. Altrettanto eventualmente per il nuovo corso di Iaurea In comunicazione.

2.2.1.3. Lezioni e conferenze.

. Un'altra fonte ancora sono Ie conferenze di quei signori che Cl v~ngono ~ parI are anche (io spero) della comunicazione in cern contestI. L'ho appena detto. Non deve trattarsi solo di co~s~o, ~i~ 0 meno collettivo (voi siete ben poco collettiviz­zan, ~ ve?ta, e poco propensi a socializzare, poco disponibili ?d a~ltuati a comunicare orizzontalmente fra voi, frantumati In rrucogrup~ini abbastanza chiusi, a confromarvi produtti­vamente ... ) di spettacoIi. Bisogneni subito estrame anche in­forrnazioni ~ ~onoscenze (oltre alle variabiIi, e certe ipotesi, ecc.) .. E SOClall~zarle, cumularle in un confronto coUettivo di se~ezlOne, .un p.o organizzato. Che finora spontaneamente pro­pno non SI aVVla .... .

Ma useremo anche altre fonti, di aItra natura. Vedremo.

Questi sono gia tre punti disponibili e ormai a tiro concreti ~ove raccogliere Ie informazioni. E poi ce ne vorr~o altri ~ 11 troveremo, se ci sara davvero disponibilita a conricercare.

94 , -, '

2.2.2. TECNICHE DELLA RACCOLTA DI INFORMAZIONl.

Ci so no ovviamente delle tecniche particolari per ciascun momento e sub-momento della ricerca. Nel secondo momento abbiamo a che fare con la raccolta dei dati, informazioni, sa­peri e conoscenze, in questa particolare modal ita (soprattutto) qualitativa. Adesso dunque diciamo qualcosa su alcune tecni­che di raccolta proprie dell'indagine qualitativa e pili esatta­mente: osservazione partecipante, diario e memoriale, intervi­sta in profondita e colloquio guidato e focalizzato, autobio­grafie 0 storie di vita .

Si tratta perfino in questi casi, or pili or meno, di tee niche­tecnoIogiche, ossia sviluppate in base a scienza applicata e razionalita scientifica. Ed allora gia abba stanza, e tantopili in tendenza, di tecniche iperindustriali di raccolta di informa­zioni; or pili or meno, ripeto: magari talora artigianalita sup­portata da mezzi tecnici potenti, proprio come dicevo prima.

2.2.2.1. Osservazione partecipante.

Vediamo per prima l'osservazione-partecipante. Come 10 di­ce gia la parola l'osservazione-partecipante pone due que­stioni: che sia un'osservazione, e poi che sia partecipante. n che richiede che si sappia osservare e poi che si sappia parte­cipare. Oggi queste non sono certo due cose facili.

2.2. 1. La. Osservazione. Ho gia parlato molto anche prima dell"'osservazione",

dell'importanza di sapere osservare per potere estrarre Ie va­riabili. Che si osservi, che si sappia osservare: questo (che e anche una delle due vie dell'apprendimento) non e poi cosi facile. Ma noi siamo qui anche per formarci, quindi impare­remo un poco anche ad osservare. L'osservazione partecipante secondo me e una fonte gia al confine perche e stata elaborata

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da dotti e notevoli scienziati sociali; soprattutto dagli antropo­logi piu che dai sociologi: malgrado sia in apparenza molto s mpIice: c'e tutta una letteratura su di essa che a1cuni di voi conoscono (perlino) meglio di me.

1 on stara qui ad approfondire il discorso su cos'e l'osservare in genere. Mi bastera dire per ora che significa guardare con molta attenzione, con cura, con una certa siste­maticita anche (qui soprattuno questo). 10 penso che l'attuale precarieta deU'osservare dal vivo dipenda da un'erosione del guardare nel vivo, il viveme .. .. .... . , e di discemere qui dentro. Sulle irnrnagini ed in specie su queUe in movimemo "fisico" invece 1a capacita di guardare e decodificare e cresci uta. Ma 1a realta non si esaurisce nelle sue irnrnagini; tutt'altro. E' eli moda un superficismo impoverente! Una cos;a e valorizzare anche la superficie, un'altra e sostiturla al resto appiattendovi tutto sopra, buttando via il resto: tenere la buccia e buttare via 1a mela.

E allora si richiede 1a disponibilita, una certa apertura agli altri : l'interesse, almeno la curiosita verso gli altri ed anche l'aItro, e una importante condizione per poter osservare; per­che se non si e disponibili a vedere non si osserva, giacche, ripeto, osservare il fIuire del viveme e divemato difficile. In particolare e difficile per i giovani.

I giovani (forse) non so no pill formati a guardare, soprattuno a guardare cia che e immediatamente vivo. I giovani guardano molto attraverso l'immagine e guardano molto l'immagine, nell'immagine e su questo hanno una cultura dell'immagine enorme. Pera la gente viva non e solo la sua irnrnagine, rna e anche quella persona e quel dato insieme di persone, che vive secondo sue modalita, comportamenti, significati, valori, scopi, senso, ecc.; probabilmente differenti dai nostri. Se tuno questo non ci interessa e non ci coinvolge non facciamo la fa tica di osservare. Specie se ci manca ii tempo. E cia e in in-

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", I

terrelazione con Ie mie ipotesi di declino dell'esperienza~ Q

almeno della poca consapevolezza di fame, di es~erire, ~h: c'e in giro. E 5i vede gia che in fonda 1'0sservazlOne n~hiede sempre di essere un pochino partecipante. Pertan~o, se c~ pen­sate bene, questo e essere gia dentro il tema dl una ncer~.

sulla comunicazione, perche se c'e questa problema p~,r la dif­ficolta di guardare le cose questo problema ci porta gta dentro i temi del comunicare.

2.2.1.1.b. Partecipante. .. . Se in generale l'osservazione richiede sempre un ~rumo ~

partecipazione quella "partecipante" per antono.masla n~ n ­chiede parecchia, e sistematica. Non basta stare In una sl~a­zione sito fome e oggeno di inchiesta~ ci vuole anc~e u~ ill­serimemo: pure soggettivo; un minimo di irnrnede~lmazlO~e neUe maniere di vita degli agenti-umani, ora quall comuru­canti che stamlO e sopravvivono Ii imerrelati fra lora e col lora ~ome5to, e dotati e combinati coi mezzi; e ci interessano. E cia va fano in comemporaneita e compatibilita con un certo mai estinto distacco: in un dentro e fuori. In cui pera gio~a la sua parte centrale ruso della memoria, a caIdo. E' un sltua­zione un poco schizofrenica, che solo accresce quel~a, ch: dovrebbe (rna non e) una normale situazione ~e ~apac~t?) dl vita. Si richiede capacita, esperienza e pure professlOnalita pa­rticolare, non facilis5ima e rapidissima da apprendere, e sen­sibilita, ecc.

Ci vuole anche disponibilita a partecipare: la mancanza di questa disponibilita e gia un ostacolo soggettivo, anche se e paradossale, in chi vuoie fare conricerca. Talora la testa vqole cose che il resto del corpo non \tllole aItrenanto 0 non sa fare. Poi c'e la poca disponibilita degli altri a farsi osserv~e) spesso. Ad accettare addirittura un rapporto a que~to fi~e. ~1 vu~.le un cointeressamemo, un coinvolgimemo che msensca m un mter­re1azione pure i lora tini. E questo nella conricerca e perlap­punto basilare.

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Ostacolo ulteriore alIa partecipazione.

~n particolare o~taco~o ~la partecipazione sono oggi Ie chiusure, Ie b~enz.z~lO~ nei microgruppi (tutti uguali in f?~dO, ~a tutti conVIn~ di .avere una propria enorme diver­~lta) .. E ~a s~dd~~a . ldentificazione oppositiva. Differenze l~~n~c.atJ.ve. di stIll di vita, del modo di essere di questi aItri, gIa se ,?ve~tJ. come molto altri perche hanno un anno pili 0 di ~e~o di nOI, on~e ~i Ievano alte barriere, steccati: mancanza di Interesse a pnon 0 per chi e fuori Qt' '1 . '. " . . ues 0 e 1 punto: a p:zon. non c e Interesse alI'interesse. Come non di rado _ Vlene nel mo d ' '1 av e . n 0 gIovarn e (dove pera ci sono pure interessanti n.cc~e: feco~de, rotture di questa norma. Preziosa e Ia vispa

CUflOSIta degII anziani) Se ' . d . . . . parazlOlll e opposizioni genera-zlOnall. Uno ha un anno di ., di r ' . arlan . , "" pm quel I II e questJ. qua non gli

p I 0 gIa PI~ InSlem~ perche dicono questo qua e gia tutta Ull.alt:a cosa. Sl ~eme dire <10 ho diciassette anni lui ne ha 19, qumdi non abblamo granche da scambiarci> 0 '1 mondo gio '1 . vvero, 1

d . . .varn e, soprattutto, e un mondo spavemosamente (~ az:m~lOsamente, attraverso l'imitazione nell'identifica­ZlOne li~tat~ ad a:cune .caratteristiche che agli esterni sem­bran~ ar.~ltrane ed InCOnslstenti; rna chi vive cia 10 trova natu­rale, ~ ClO che e naturale) frantumato e rinchiuso in comparti­~entI stagni. Ma questo non avviene per caso' c'e una politica ~etro che. se~ar~, che chiude, che bunkerizza ' nelle subculture di professlOill, di gruppi e microgruppi di eta di . e . . . . ,. ' ,' generazlOne

.VIa, oppure temtonalI (Ildentificazione territoriaIe 1 aI'-stica se ., al ' OC 1 . . ' mpre pm . , P?sto di quella di classe). QueUe territo-

nall sono an~ora pm vIstose oggi (Ia Bosnia vi da un esempio abbastanza mteressante di chiusure territon'alI' . h

'b T . reclproc e POSSI 1 lsslm~ anc~e q~, ed embrionaImeme gia presenti nell~ n~stre recent! neo-ldentificazioni territoriali, oppositive) Cia e gIa nel node del comunicare..... .. .

2.2.1.1.c .Tecnica usata dagli antropologi. L'osservazione-partecipante e anche propria pure di queUe

persone e attori (spes so malgrado Ie buone intenzioni) piutto­sto distruttivi di culture e di capacita umane che sana appunto gli amropologi. Come si vede in tanti documentari, anche in moltissimi film, un bel giorno (soprattutto a partire dalla se­conda meta dell'ottocento) essi partivano di casa in viaggi an­che molto ardui e andavano presso una tribli magari di Papua della Nuova Guinea, stavano la magari 25 anni, imparavano la lingua, imparavano tutto e partecipavano alia vita di quei vil­laggi; e stando la osservavano sistematicamente, partecipando. Quindi e una tecnica pili propriamente antropologica.

Ed 'inoltre un risultato, per quanto strurnentale all'indagine, non era solo che gli antropologi imparavano a vivere, a essere a sentirsi come dei Papua; rna che a 10ro volta i Papua finivano con l'essere meno Papua di prima perche diventavano sempre di pili sirnili all'antropologo. E questa (Pili 0 meno volontario) e il lato distruttivo: perche l'acquisizione del nuovo (ossia di elementi della nostra cultura borghese) e avvenuta ed avviene sostituendola a quella aborigena. Per esempio si vede in molti documentari che quegli indigeni (che ovviamente io chiamo Papua, rna tanto per dire un nome) quando so no arrivati gli antropologi erano tutti nudi, dopo quattro anni di presenza degli antropologi avevano tutti su Ie braghette, e via e via. Cioe una distruzione come dire della genuinita di questo og­getto di consumo, molto spettacolare, che e la vita dei prirni­tivi; per cui adesso fra l'altro anche chi Ii vuol guardare non se Ii trova pili belli e genuini come se Ii trovava una volta perche se Ii trova con Ie braghette, che hanno il tegame fatto indu­strialmente, i piattini di plastica, ecc. ecc.; anche nei punti pill remoti della Nuova Guinea (che pare siano proprio ai confini del mondo) .

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P ro questo schema e poi stato esteso in altre direzioni, non 010 e non necessariamente di popoli primitivi. E quindi non

implica l'idea di diverso, di un alterita: vado la dove sono prirnitivi, dove sono diversi e devo diventare come loro per potere comunicare con loro, carpire Ie informazioni e cono­scenze, ecc., Ie immagini, anche solo verbali.. . Si fa osserva­zione panecipante anche dove la presunzione del primitivo, del diverso, non c'e tanto; come a Torino, da noi. Per uno che va a fare l'osservazione partecipante tra noi, non c'e neanche il bisogno di partire.

Siamo gia qui; per cos a dobbiamo alIora imparare a fare al­tro? Eppure anche qui ci sono i Papua, e gli alieni: una molti­tudine. Magari sono alieni tutti gli altri. E ta10ra noi a noi stessi. E al10ra bisogna andare Ii dagii altri. E dunque bisogna imparare i linguaggi, ecc .. I Iinguaggi, appunto, per comuni­care e capire la loro comunicazione ... Pero assai come aper­tura, come disponibilita nei confronti dei linguaggi altrui, degli stili, ecc. . Infatti si pone il problema arduo e complesso di come nella conricerca conoscere queUo che c'e negli altri, ed assai di conoscere e comprendere la soggettivita dei comu­nicanti; rna al contempo anche trasformando e formando, ed innanzitutto proprio Ia soggettivita, ed in particolare attraverso la trasformazione del contesto!

2.2.1.1.d . Di nuovo esperienza. Tuttavia io ho detto e ripeto che l'osservazione partecipante

cosi intesa, incominciando a sgrossarla cosi, puo essere inter­relata assai con l'esperienza. E ripe to che a mio parere ed e nella mia ipotesi, di conricerca, oggi l'esperire e la capacita di esperire sono entrarnbi in crisi, in riduzione, in declin~. Ecco, la conricerca non solo usa, rna prornuove esperienza; e dell'al­tro.

2.2.1 .1.e. Annotare sisternaticamente. Pill avanti, mana mana che si va avanti, si sara in grado di

capire qualcosa di pill tutti insierne. Ma questa e gia per me il

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prototipo della raccolta dell' informazione che si potr~b,:>e fare privilegiato (almeno in partenza) rispetto a qualSIaSl altra tecnica. In fondo si basa suI tenere un diario, e gia il tenere un diario scrivere rnernoriali rientra fra Ie tecniche qualitative che ci possono interessare, in specie se 10 si fa con una ~ta sistematicita. Questa diventa il punto pili scabroso: la slste­maticita. Come? Ma, ad esempio col riferimento ad un model-10, appropriato un poco criticamente.

Se si e militanti e comunicatori-militanti si e gia li, antago­nisticamente, e magari in luoghi particolarmente significativi della comunicazione, come appunto spes so gia avviene pei neo-militanti: aHora si tratta solo di osservare sistematicamen­te annotando Ii e discutendo e confrontando con gli altri, si­st~maticamente; e da soli e con lora svolgere (tutte) Ie opera­zioni (ed i compiti e Ie funzioni) di cui qui da tempo sto par­lando. Non e nient'altro che uno sviluppo sistematico di queUo che e il diario, e un diario fatto con una particolare sistemicita, pero intanto vediamo un al~ra tecni~a e tec~ologia ~s~o~bile .di tipo qualitativo e quell a mtanto di stare 11 e fare 11 diano. n diario e uno strurnento importantissimo di conricerca; cosi l'osservazione-partecipante diventa una via molto importante.

Come insegna la M.T. Torti, l'osservazione partecipante (come altre tecniche di raccolta) richiedono di disporre suI po­sto, nel sito, di "mediatori" fra noi e quegli altri. Nel nostro caso pero mediatori sono di solito dei militanti di quel sito. Ma in maniera relativa e particolare in quanto essi devono essere parte costitutiva del "gruppo" articolato che fa co~cer~a, e rientrano nel novero e nella qualita di quelli che 10 chiamo "ricercatori scalzi" . La conricerca in fondo riguarda preci­puarnente i militanti. I quali non sono solo ~ei testi~oni p~vi~ legiati che inoltre si danno da fare a costrllire a nm canali dl

comunicazione!

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L'osservazione-partecipante e un osservare; pero osservare vuol dire saper tirar fuori Ie variabili, saperle classificare, sa­per metterie in relazione correlativa e in relazione causale, 0 Ie ipotesi, 0 Ie informazioni e conoscenze; pero a partire da un osservazione sistematica, di un qualche movimento reale, della rea1ta nella Quale realta si e collocati e si sta dentro e si sta Ii collocati sforzandoci magari per un po di starci (0 di mostrare di starci) aHa stessa stregua fra l'altro -pill 0 meno- di tutti quegli altri agenti che in quella reaHa stanno agendo. Questo e il me to do primario, la via regia delliantropologia. Ma tutto questa con ed in un diario ... ..

2.2.1.1.f Esempio. Mi viene chiesto di fare un esempio. Questa tensione ad

esempi astratti prima di corninciare praticamente rni sembra sintomo di una strana ansieta. Quando corninceremo 10 ve­dremo. A me sembra la cosa pill facile e normale del mondo. Sarebbe stato pill facile esemplificare avendo gia parlato dell'intervista; quindi leggete il prossimo punto, che e proprio l'intervista, poi tomate qui. E' agevole intendere che l'intervista segue uno schema anche se l'ordine non deve esse­re necessariamente queUo prestabilito e che l'ordine spontaneo degli argomenti nel parlato, nel colloquio, la successione, che Ii capita e gia interessante. Che l'intervista deve essere completa il pill possibile percM c'e una certa quanti til di ar­gomenti, e che semmai ne possiamo aggiungere altri non pre­visti se ci sembrano pertinenti con quell'argomento (quel par­ticolare tipo od aspetto della comunicazione). Ecc. Dunque, c'e un certo schema, che noi e meglio che non teniamo in mana su un foglio, rna imparianlo a memoria. Bene. Anche l'osser­vazione partecipante non e una qualsiasi esperienza vissuta: la si fa per raccogliere informazioni e conoscenze. Quindi si va Ii con una cena mappa iniziale provvisoria e prestabilita in testa, e con uno schema in testa, 0 perfino scritto sulla carta ed in tasca 0 in mano. Non si va Ii a mani nude e soprattutto a testa vuota! E ci si attiene alIo schema. II che vuol dire che si deve

1O?

aver gia fatto un certo lavoro singolare e collettivo prima di andare Ii. E se si erano gia fatte in passato esperienze sponta-nee di situazioni di quel genere ecc. tanto meglio: pure adesso esse arricchiscono questa osservazione partecipante e poi 1a sua registrazione. Lo schema e tratto da una mappa e suggeri-sce un ordine: non tanto di osservazione di argomenti, rna al­meno 0 piuttosto di registrazione delle nostre osservazioni, e considerazioni sull'osservato e sull'osservazione. La Quale os­servazionelregistrazione deve essere anche completa. Ed inol-[Ie estesa con l'inserimento nostro di aspetti e terni ed argo­menti che non avevamo previsto, rna che invece stando Ii "nella situazione" concreta e partecipando dal vivo ci sembra-no imponanti. E cosi sia l'osservazione che poi la .registra­zione nel diario delle memorie e considerazioni non SI fa a ca­saccio ~a secondo Ie variabili; giacche gli argomenti presta­biliti ~ontengono e si srrutturano su1le maggiori e principali variabili della mappaimodello e quindi di quel campo/sito/situazione; e secondo l'ordine, la successione pre­stabilite. E quindi se "nella situazione" abbiamo in~I:r.e "tirat? fuori" noi di nostra iniziativa delle "nuove" variablli lffipreVl­ste (che proporremo a1 collettivo di conricerca alIa prossim~ riunione comune), dovremo anche e studiarci al momenta ~ registrarie nel diario, come inserirle ne~a ~ela~vament~ rru­gliore successione (e annotare con quall cnten 10 facclamo, ecc.). Quando si e nella situazione si possono. prendere anche appunti, ecc. rna la registrazione vera e pro~na, 1a. quale deve essere riportata al collettivo conricercante, e meg~lO farla (~ poco) successivamente. Si fara qualche prova pnma, c~n s~­tuazioni fasu1le .. . E questa registrazione e sempre una sIlltesl, in cui noi interpretiamo e ci assumiamo la responsabilita e l'iniziativa di saper cogliere gli aspetti pill significativi .e im­portanti, su queUe variabili e secondo esse, per la conncerca collettiva e da questo punto di vista; e non da que~lo delle manie e dei capricci personali del singolo conncercato~ re/osservatore partecipante. Ed e ovvio che non tutto sara

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[Otale abbandono: tanto megIio .. . Pero sarebbe anche bene che qualcosa di questa esperienza dopo fosse comunque in qualche acconcia maniera riponata alIa elaborazione del collettivo; e passasse pure attraverso qualche forma di registrazione. Chia­ro? E cosi l'osservatore festaiolo tira fuori Ie variabili "comunicative" ed in specie sui comunicanti in quella festa della radio, in cui enua in varie maniere la radio, ecc. Secondo 10 schema e Ia mappa che gia Ie contiene ed in ordine. Arric­chisce quel che sa e si sa nel collettivo. Aggiunge informa­zioni e conoscenze suIle variabili gia mappate e magari ne uova di nuove. Ecc. Ad un ceno momento gli viene in mente 0

sbircia i1 foglietto che ha in Tasca e mette a fuoco -ad esem­pio- "linguaggio": una grande variabile di questa conricerca che e problematico osservare direttameme, e di cui si stava dimenticando. Allora per un poco si concentra nell'osserva­zione di quel che e visibile 0 percepibile del linguaggio. Gia, nella comunicazione c'e i1 linguaggio, il linguaggio e incluso nella comunicazione (0 viceversa?). Ma ci sono inolte comuni­cazioni li in circolazione, in atto: quindi molti linguaggi. Troppi linguaggi? n punto e che c'e nella schema, nella mappa, sempre troppa roba, e bisogna selezionare nel vivo della situazione. Allora sono in atto, in movimento Ii intorno, molti sistemi di segni interconnessi, ed anche qualche sim­bolo .... . , c'e del senso ... ecc. I segni sono inclusi nellinguaggio (0 viceversa?). Ad esempio: Marley fa ancora ballare, muove ancora i corpi. Induce ancora la gente (anche pili 0 meno inibita) a vivere ed a mostrare il proprio corpo in movimento, e il movimento del proprio corpo. Perfino, come dice Mas­simo, ad abbandonarsi al proprio narcisismo ... Ed i corpi sono mossi (Piu 0 meno consapevolmente) in un movimento anche comunicativo, che ha moHe dimensioni al contempo. Molte. Ballano muovendo il corpo, in particolare il bacino. II corpo e una variabile. II corpo-dei-segni ed il corpo-segno una partico­lare modalita di questa variabile, che ha a che fare con la co­municazione.... II bacino e una parte del corpo ed a sua volta

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un bacino-segno e luogo e mezzo di segni, e,u~ bacino-simu­lacro? un bacino-simbolo? .. Come e perche e mosso quest~ bacino, per comunicare cosa? e come ? e ?erche e quan~o? ecc. E come questo movimento del bacmo mteressa la radi~ : Ha a che fare con una radio? Ecc. Si scart~ranno l~,cose pm scontate e risapute e si concenuera l'attenzlOne suo ~1O. ch~ nel movimento comunicativo del bacino gli appare ~m slg~ca­tivo ed interessante dal punto di vista della co~cerca ~Ul. co-municanti, in un sitolradio ...... E quindi ~agan cerche~a di ,la-

sciar perdere cene particolarita di un smgolo e commce.ra a . " .." cor

fare attenzione con cio che gli pare magan tlPIC~.' 0 n -rente. Ecco un problema ed una grande contrad~zlOne d~lla scienza sociale galileiana che si presenta nel movlmento di un bacino, ossia di un cuIo. Bene. Non basta questo come. esem~ pio? Questo vale piu 0 meno COS1 per mtte Ie altre tecmche di

raccolta.

2.2.2.2. Altre due tecniche qualitative: intervista in pro­

fondita e colloquio.

Altre due tecniche qualitative molto ~i~cati;.e son? l'~­tervista soprattutto quell'intervista che SI chi~a 1 mtefVlsta .ill profondita ed il colloquio guidato. In profondita. non ~ol1¥e che si va nel profondo della persona in senso pSlcanalluco( ), rna semplicemente che si va a fonda ne~ parlare con ~ualc~? di una situazione, piuttosto sua. E 10 SI fa p.ure p~r fuoc~ , infatti si puo chiamare anche, pili 0 meno, "mtefVlsta focaliz-

13 Nel profondo singolare non e proprio detto poi che ci troviamo .l~ . I'ta' ecc ed in termini di monadi individuali. Giil in Freud la sessuahta sessua I , . .

segno ed anche metafora di socialitil., di tensione agli altn, dl stessa come . relazione con gli altri. Sia~o animali sociali. Come suggeriva Cal~O, n 1

profondo c'e il branco ...... , c'e illegame con gli altri: l'opposto del monadico!

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zata" : ossia fatta per argomenti prestabiliti da noi e per noi che intervistiamo (senza che necessariamente ne si informato od edotto l'intervistato 0 il comunicante con cui conversiamo) e chiari nella testa dell'intervistatore, il quale lascia fluire fin che pUO il parlare dell'intervistato, purche stia abbastanza su questi fuochi; e se quello si allontana troppo l'intervistatore deve riponarcelo senza bloccarlo. ecc. Anche se la successione non e detto debba essere quella che abbiamo previsto e tanto­menD prestabilito noi; anzi! Si deve guidare la conversazione, continuamente, rna senza interrompeme il flusso spontaneo, e anche senza perdere l'ordine spontaneo, almeno in un prima parte; interferendo il minimo.

Pero ad un ceno delicato punto la conricerca ci mette su una strada differente da quella della ricerca sociologica ed antropo­logica, nel senso. assai problematico, gia aecennato prima. Infatti poi (e poi quando? questo e un altro bel problemino) magari, anche di proposito, in ondate successive e progressive, si puo essere sempre menD neutrali sullo sfondo, e diventare pili dialogici e poi anche pili dialettici, si puo inserire altri punti vista e proporre altri argomenti ecc. perfino opponendoci in contrasto all'intervistato trasformato in interlocutore' essere , assai menD seduttivi dei ricercatori professionali; e cambiando anche la conversazione in un dialogo ed in una discussione, in un confronto, che puo scaldarsi e diventare anche traumatico .. . In fondo eosi da sernpre operano i militanti . Dipende. Interlo­cutore: io considero interlocutori, cosi, anche i lettori dei miei scrittiJrnacchinette; rna loro no, purtroppo! C'e un grosso pro­blema di carenza, mancanza di interlocutori, ed adeguati .. ... , e di contro-micro-cooperazioni. Ci vuole aHora non solo capaci­ttl, professionalita, ed esperienza, rna anche una meta-espe­rienza "di un certo tipo" ... ; perche a questo punto dobbiamo metterci a nostra volta in gioco, ed in questione ... con la nostra soggettivita (sebbene non proprio come si richiede nella seduta psicanalitica .. . ). E pure con eerte idee un poco fondate suI

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cammino (comune? da rendere tale?) di liberazione, rna anche di antagonismo, data la forma del sistema capitalistico, pili 0

me no accettato. Questo "accettato" mi ricorda la poesia di Eluard che nel'64 (altri tempi) Tronti aveva pubblicato suI no­stro giomale..... e diceva a " .... . tutto quel che e accettato: dagli it fuoco deltuo odio!"

E aHora l'intervista in profondit.il e inizialmente simile a Lilla conversazione che si fa, avendo noi una certa consapevo­lezza e conoscenza, con la persona 0 con pili persone contem­poraneamente: e c'e un conversatore sistematico che sa, 0

crede di sapere, dove, almeno immediatamente (anche lonta­namente; rna gli mancano non solo i punti di inizio, di attacco pili concreti, rna spesso anche i momenti intermedi del cam­mino che ha spesso sommariamente immaginato, per obbiet­tivi in fondo sempre provvisori e aperti), vuole arrivare e sa cosa vuole cavare fuori; che e arrivato gia Ii con uno schema fatto in base al modello. In base al modello aperto ed in fieri; lui si e fatto insieme agii altri conricercatori uno schema (relativamente aperto e rivedibile) per cui lui conversa con della gente, rna sapendo almeno in una certa e buona parte cosa vuole cavar fuori da quell a conversazione Ii e quindi gui­dando. E gli interlocutori sono un poco, ora si ora no, guidati da lui . Ma in maniera da non esc1udere sorprese ed imprevisti, anche scioccanti; perche proprio questi imprevisti possono essere i reperti 0 i prodotti pili fecondi.

La scienza sociale galileiana si muove nella contradditto­rieta tra il suo basarsi sull'astrattezza, l'idealizzazione, la ri­correnza, la manipolazione delle situaziorri ecc. e perfino sulla tipicita quantunque per ventagli di idealtipi differenti, . e l'aspetto di singolarita irripetibile che non solo presentano, 10

spero, Ie situaziorri effettive dei soggetti tantopili in quanto supposti "autonomi", rna Ie persone ed i soggetti che si muo­vono in esse spes so rivendicano e difendono, caparbiamente. Pertanto solo un meta-scopo effettivamente comune, e seria-

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rn me, puo portare oltre questa limite intrinseco; se pero an­ch l'inrerlocurore ne e consapevole, si fa carico a sua volta di erti problemi della scientificita e della sua potenza, in quanto

servono anche a lui. Ma per questo rnetafine comune! Non per altro! Ad ogni modo, la ricerca scientifica qualitativa pre­gressa sugli urnani offre marchingegni ed atteggiamenti non solo per aggirare 0 limitare questa contraddittorieta epistemo­logica, ma per viaggiarci dentro, per starci dentro.

Si possono notare, in specie in una prospettiva di cOnricerca, analogie fra l'osservazione-panecipante ed il colloquio-guida­[0. E che non si escludono fra loro, rna anzi, si combinano benissimo, anche se non senza difficoIta particolari.

Da una parte non si deve influenzare, e conviene avere una relativa neutralita per conoscere il vero, e si devono portare a casa almeno Ie conoscenze che ci abbisognano e che avevamo prestabiIito (in comune con gli altri conricercanti) piu altre che al momento dal vivo troviamo importanti, che scioccano noi, ci scombussolano, rompono i nostri pregiudizi, stereotipi, totem e tabu, ecc .. .. ... ; rna dall'altra si deve influenzare. E co-trasfonnare con-co-trasfonnare. Quindi si richiede esperienza, sensibilita ed intelligenza nella stare su una specie di filo del rasoio; 0 anche di oscillare su un giusto mezzo ... . facendo Ie due case opposte insieme: eppero in genere prima l'una e poi l'altra, oppure altemandole continuamente (i l che e gia pili difficile). Infatti, ripeto perche e importante: nella conricerca ci si propane anche di influenzare, rna allora il ricercatore de­ve essere capace di distinguere il momenta in cui lui rileva una realta dal momento in cui lui stesso cerca di influenzare e modificare la realta. Amore ed odio stanno insieme rnescolati. rna non sono la stessa cosa! -

Sernpre J'intervista non e solo un modo di conoscere la real­til, rna e anche un modo per trasfonnarIa. Questo 10 hanno capito anche quelli che fanno Ie ricerche di rnercato che ti

110

mandano uno a intervistarti sulla maionese 0 sulle caramelle, non sol tanto per sapere quali carameUe preferisci, rna ~ercM attraverso Ie domande (e questo 10 dice molto BaudriUard) l'intervista influenza molto la persona, la quale non aveva mai pensato quella cosa Ii e l'intervistatore gliela mette nella testa. Gli viene magari voglia di succhiar caramelle. E l'importanza di saper cogliere, distinguere queUe cose Ii di cui non gIiene fregava niente prima, ecc. E in realta io col produrre e rac: cogliere informazioni da lui gli venda i miei prod?tti. perch.e da quel momenta li lui ha quel problem~ e. andra cerc.are 11 prodotto per risolvere quel problema, e qumdl la stessa ncerca di mercato talvolta la si fa immediatamente per vendere, e non per conoscere. Oggi la pubblicita sta dentro un grande meta-marketing ... , e gia l'esibizione della ricerca pres so certo ceto-~edio promuove... . E questo pero non succede sernpre solo per Ie ricerche di mercato, rna anche pili 0 menD per la ri­cerca scientifica, in specie per queUa applicata, mirata (si ve­dana Ie distinzioni che fa Almondo sulla rivista "Sisifo"). Ed e appunto per questa che all'inizio ho rnenzionato Ie distin­zioni di Elkana del corpo conoscitivo della ricerca dalla sua immagine, parlando anche di retorica della scienza: ossia della sua capacita non solo di legittimazione, rna di persuasione, ecc. E, suIle onne di Heisenberg, della prerogativa della ricer­ca di trasformazione inevitabile (or pili or meno) diretta ed immediata dei fenomeni che si osservano. Questo succede anche quando il ricercatore non 10 vuole, si crede neutrale, ecc. Quindi anche la ricerca puo proporsi di essere trasforma­tiva di una realta. Pero bisogna anche che si conosca la realm che si vuole trasformare: quindi si ha sempre sia un aspetto conoscitivo che un aspet.to trasformativo. La conricerca opera consapevolmente proprio su cio ed in cio; non considerandolo solo un limite, rna pure una risorsa!

III

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2.2.2.3. Altre due tecniche: diari e memoriali, autobiogra­:fi 0 storie di vita.

Altre tecniche (0 farse una sola) sono ad esempio -da un la­to- 1a raccolta di diari, memoriali a1trui, 0 addirittura storie di vita, 0 -dalI'altro- produrli insieme ad un testimone privilegia­to, ed in particolare produrre insieme a lui la sua autobiogra­fia, 0 momenti di una storia di vita, 0 comunque ricostruzioni pure di qualcosa che concerne lui stesso.

L'autobiografia e stata molto usata da Danilo Montaldi (e da me ed altri) nelle mitiche embrionali conricerche deg1i anni '50. Nelle prime conricerche sui mi1itanti, sulla militanza. E' molto interessante, rna anche problematica (soprattutto in un mondo giovanile, non solo perche i giovani hanno poca storia, e appunto questo non solo perche sono vissutipoco, rna perche l'ipotesi e che abbiano esperito poco, ed oggi cio avvenga non solo per i po chi anni di esistenza. E di pili per l'ipotesi diffusa che essi hanno poca memoria, e quest'ultima e una faccenda complessa che bisognerebbe approfondire assai e capire bene cosa vorrebbe dire, rna inoltre anche essi danno -od hanno­spes so l'impressione di non rendersi conto dell'esperienza che tuttavia ancora fanno. Non sappiano percepire il loro stesso esperire, e tantomeno la formazione che e richiesta ed hanno per realizzarIo, ecc. Anni fa si diceva anche che i giovani erano "afasici" ossia poco 0 niente verbalizzatori; rna secondo me non era vero, bisognava solo capire come e quando parla­vano .... D'altronde la gente non si rende neppure conto di es­sere cosi perche cosi e stata formata! E 10 nega!) questa famo­sa raccolta di autobiografie, e oggi sembra suggestionare pro­prio i giovani: Ie vite degli altri, dei militanti in particolare, perche Ii interessano? Non e una questione scontata quest'inte­resse, rna un poco paradossale .....

Abbiamo talora storie di vita sia gia esistenti, gia scritte 0

registrate, corredate di documenti di ogni tipo (multimediali).

1

Ci sono persone che gia hanno i lora memoriali. Basta riuscire a farseli dare 0 copiarli. Oppure aiutare una persona a scrivere Ie sue memorie. Oppure terza cosa, scrivere insieme a una persona, costruire insieme a lei l'autobiografia, la storia di vi­ta. Questa e un altra tecnica qualitativa, importante soprattutto 1a dove interessa il confronto storico nel tempo, rilevare Ie dif­ferenze qualitative nel tempo, tra situazioni in diversi mo­menti del tempo perche c'e una storia, quindi c'e un passato che si vuo1e magari confrontare ad un presente. E comunque magari Ia storia di vita permette di cogliere proprio la trasfor­mazione, il processo di trasformazione in atto nella sua pro­cessua1ita. La Quale e una processualita di una soggettivita, si, pero inserita in un contesto, e "materiale"; e quindi ci mostra al contempo la processualita di un soggetto, di un agente e di una persona, rna anche del contesto pure "materiale" in cui esso si muoveva e in cui la trasformazione soggettiva e avve­nuta. Bisogna puntare sul1'interrelazione dinarnica, la circola­rita decisiva, fra la persona nella sua processualita, la perso­nalita, ed il suo contesto che dico anche materiale nella sua processualita. Mai separare questi due poli. mai appiattirsi nell'unilateralita ieri dalla parte delle sole condizio~ materiali esteme oggi dall'altra, della personalita monadica e chiusa su se stessa e la sua separatezza e monadicita. La lotta, ad esem­pio, si muove ed opera, trasforma, sempre in questa circolarita processuale. Qui l'individualismo metodologico esasperato distorce tutto, sottraendo Ie persone da movimenti ed anche progettualita collettive che pur ci sono ancora. Ecc. Anche nel metodo l'individualismo metodologico deve incontrarsi ed in­terrelelazionarsi con collettivismo metodologico, pero en­trambi contestualizzanti, ed in questo senso ecologici ....

Pero attenzione: Ie autobiografie Ie raccogliamo per mette­rle in giro cosi come sono, ed in qu~sto senso "pubblicarIe" cosi come sono, ossia offrendole eventual mente. all'elabora­zione di un Iettore considerato con molto ottimismo (e cosa

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fare per renderlo davvero tale?) conricercatore diffuso, ecc.? Ed aHora perc non Ie diamo in pasto alla mera fruizione lette­raria 0 ricreativa, 0 perfino solo formativa; perche dovremmo contribuire a far si che anche il lettore diffuso sia in grado <Ii percorre la sua ricerca fino in fondo, attraversando tutti i sei momenti. Oppure invece Ie consideriamo come una fonte, uno strumento di una raccolta di informazioni e conoscenze, ecc., che noi elaboriamo insieme a queUe provenienti dalle altre, ad altre, e quindi poi utilizziamo noi per una nostra relazione 0

discorso? In tal caso poi dobbiamo appunto passare anche per gli altri quattro momenti idealmente successivi della con-in­chiesta. E ci sono compromessi, come il pubblicarle con un commento all'inizio 0 dopo, in fondo; oppure allegarle al no­stro discorso, ecc. Dipende.

2.2.2.5. 1Vforale.

Queste sono secondo me Ie tecniche qualitative P~ll ricche e pill interessanti. E ripeto di nuovo che esse non sono in con­traddizione con Ie tecniche quantitative che io non escIudo. Dico che il centro del metodo e un'utilizzazione peculiare di "tecniche-tecnologiche" qualitative, perche ormai anche queste tecniche stanno diventando gradual mente tecnologie sistemi­che. E Ie pill potenti ed anche ricche sono secondo me queste; pur nel loro artigianismo evidente (0 grazie a questo?). Poi puo darsi che ce ne siano altre.

Ci sono anche altre tecniche pill sofisticate, che abbiamo gia utilizzato in altre conricerche degli anni '70, e che even­tualmente vedremo in seguito. Mi pare che siano tutte combi­nabili fra loro. E che tutte pill 0 meno implichino l'essere pre­senti nella realta in movimento e di essere magari gia anche agenti di quel movimento, anche agenti di quella trasforma­zione. E questa e una delle due caratteristiche della conricerca che vale la pena di evidenziare. Ripeto sottolineando, la conri­cerca non e solo il mettere insieme delle persone con delle ca-

114

.~ ..

pacita differenti, degli specialisti con dei ricercatori ~c~zi e con dei testimoni qualsiasi 0 con degli agenti qualslasl che siano testimoni cioe espressione di una situazione, cioe pre­senti in una situazione, rna non abbiano mai rice~cat~ "scientificamente" su di essa; quindi mettere insieme hvell~ diversi di capacita. Non e solo questo, rna e anche il rnetter~ insieme dentro un tipo di ricerca che agisce dentro una realm in movimento, che agisce lei stessa e che conosce anche con­troUando sistematicamente Ie conseguenze della sua trasfor­rnazione del suo trasformare sistematico, consapevole e con­trollato. E con un progetto ed un atteggiamento "politico": innanzitutto nel senso che si rifa a una politicita intrinseca delle situazioni in cui si muove, e poi nel senso della politica, ossia che Ie riconduce anche nell'ambito politico-istituzionale e nella lotta che c'e Ii ..... . .

3. ALTRO.

Per ora mi sono limitato ad approfondire un poco i primi due rnomenti del processo di ricerca. Gli aItri quattro Ii ri­prenderemo quando la ricerca sara giunta nei loro dipress~. Ripeto pero che questi discorsi astratti e ~~a de~ far~ co~­cerca "praticamente" ed in comune, e qumdi fuor~ dall esp~~­rla sono sol tanto un primo riferimento metodologIco perche II ve;o approfondimento e dibattito su questo metodo, e conri­cerca della stesso metodo, si fara nella pratica del conricercare in atto, a partire daIla pratica della prima coninchie~a-ann.ua: Queste mie indicazioni sono adesso dunque soltanto Ipotesl di

metodo!

Vediamo rapidissimarnente di riprendere qualcosina d'aI~O che sembra di meritare subito altre due parole, senza un ordine

preciso.

11 "

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3. I . I giovani e Ia conricerca: certe ipotesi.

I?oresi: i giovani non sono granche innovativi. Cercano di so11to ~ ~ppropriar~i di eredita garantire, in cene prospettive mag~ di trasgresslOne e rivolta, spesso solo apparenti. Cosi fanno In vero spesso anche moIti aItri che (in apparenza alme­no) sono trasgressivi e ribelli.

AI~a ipotesi, essi di solito stanno abbastanza su due estre~: 0 II ~onf0:rrusmo . (s~esso travestito) 0 l'impegno vo­l~nr~o nel rifofmlsmo SPICClOlo, oggi in specie difensivo. E' ~cIl~ c~e acc~~no una lunga prospettiva di impegno senza eVI?~n~ ns~1ta~ ~ediati pratici. D'altronde quello che per­lopm 11 motiva e il bISOgnO di appanenenza, 10 stare nel giro e nelle relazioni in cui si identificano. Per grande bisogno di ap­partenere .ad un mondo "loro" quindi di essere identici in una q~alche differenza, di essere riconosciuti, ecc. Ed allora vanno dietro ad altri di loro, dietro ad un leader spessissimo.

~n:a ip~te~i : spes so cercano sicurezza in identita forti, e tra?iZl~n~I, In fondo. L~ conricerca e problematica. E' pill facile. nCldare nell~ conncerca vecchi militanti: una parte di que~ti, qu~lla (a IlllO parere e gusto) migliore, e disposta a ~~nr~ e nnascere, sempre conricercando. I giovani in genere s~ IPOti~za, ~ono po~o propensi al ricercare, come singoli, os~ s~a ~ d.l fuon del Illlcr~gruppo di identificazione e del gruppo ~ rifen~ent? ch~ ve II trascini. 10, come si sa, ipotizzo che SI~O a disaglO COl problemi aperti e vogliano proprio uscire di q~ .( e dall'~gos.cia ed ~sieta. che cio puo comportare, in spe­Cl~ In tempI ~un e depnmenti per la cosiddetta "lotta di das­se ) da ques~ ~roblemi e dai problemi, cercando certe sicu­rezze anche di n volta. La conricerca allora in vero non sem­bra fatta proprio pei giovani. D'altronde ipotizzo anche che i

Il6

giovani accettino spes so la proposta del sistema del capitali­smo neo-moderno (tanto apprezzata dal neo-ceto-medio) di scomporsi in pezzettini, sisteInicamente funzionali, e di otti­mizzare per queste loro parti separate illoro stato, perfonnati­vamente; per fortuna contraddicendosi e riuscendoci talora assai poco. Questo e un problema. Ci sono ipotesi che si fanno pensandole come ipotesi nulle, per la lora smentita, 0 deside­randola. .... Pero una metaipotesi rispetto a queste e che adesso venga alIa ribalta una nuova generazione molto differente dalla precedente: pure proprio in questi atteggiamenti ipote­tici.

Tuttavia alcuni giovani della conricerca se ne interessano, ad un ceno punto di un loro camrnino. Cercando anche il dia­logo 'con un diverso da lora, un vecchio, come me.

3.1.1 . SOGGETIIVIT A.

Ho toccato anche qui la questione di un interesse a cono­scere meglio aspetti e dimensioni soggettive dell'iperproleta­riato, singolari e collettive. Di questa parlo nella proposta di conricerca pubblicata in "Sul comunicare". Ed anche in inter­relazione con questo e quindi gia nota 0 dovrebbe esserlo che a me comunque anche in questo nodo interessa poi la questione della Formazione. Bene. Si trattera di approfondire presto un poco un'ulteriore curvatura anche del metodo della conricerca intenzionato a conoscere meglio e provocare e muovere e con­tro-formare anche la soggettivita iperproletaria e dei neo-mili­tanti ed anche collettiva. Pero ho sempre precisato: la sogget­tivita nel suo contesto, e trasformazione della soggettivim assai anche mediante la trasformazione del suo contesto. E questo dovrebbe impedirci di cadere in certi soggettivisrni neoroman-

117

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ti i ( pili 0 meno spiritualisti), anche nella success iva corre­zion del metodo.

3. 1.2. PERIODIZZAZIONE.

Ho acceIUlato, a proposito delle autobiografie ad esempio, al fatto che talora nella conricerca conta anche 1a memoria il , confronto nel tempo con situazioni precedenti pure essendo interessati noi pill alIa prospettiva del presente/futuro. AlIora potraIUlo presto porsi prob1emi di periodizzazione, di scan­sioni temporali, nell'arco del processo storico di quel che ci imeressa; a partire appumo dal preseme/futuro. Ed allora ri­cordo sotto1ineando che la periodizzazione varia a seconda delle variabili rispetto alle quali si scandisce il processo. D'al­tronde nella mia rnodellizzazione pubblicata io gia propongo Ie fasi interne alIa civilta ed epoca capitalistiche, e periodi dentro Ie fasi : ossia propongo un mia periodizzazione.

4. DECISION! DEMOCRATICHE?

COLLETTIVE:

Abbiamo gia incontrato il problema della non facile coesi­stenza di una direzione collettiva e non delegata del cammino della ricerca, e soprattutto per quel che riguarda Ie ipotesi di merito, con non solo delle capacita orizzontalmente diverse sullo stesso piano; rna all'inizio almeno coesistenti e pur~ combinate con livelli di capacita professionale, e di capacita rnirate "quantitativarnente" differenti, riguardo in particolare alle coninchieste aunue ed a singole indagini che di volta in volta si decidera di fare. Aggiungo solo che una dernocrazia-

118

diretta al riguardo del gruppo aperto dei conricercanti e nel suo scambio coi militanti deve riguardare innanzitutto la sua direzione strategica; poi di volta in volta l'esecuzione del piano di ricerca si affida a momenti organizzati temporanei e ad hoc, specializzati funzionalmente, e aHora li la professionalitil e un vincolo che (almeno all'inizio), conta funzionalmente, rna non si deve trasformare in potere di decisione oltre certi limiti.

Ricordo fra l'altro che i1 modello organizzativo sara artigia­nesco rna favorevole all'uso critico di mezzi iperindustriali po­tenti. Cia comportera allora oltre all'inventiva permanente ed esperienziale anche momenti di ripetitivita, monotonia e ma­gari noia: costi da pagare per l'uso di tecniche-tecnologiche. Eppera si trattera sempre di sperimentare un uso critico ed al­ternativo di questi mezzi potenti e potenzianti; il che dovrebbe richiedere rna anche dare pure ricchezza-di-capacitil e ridurre e/o circoscrivere la monotonia.

L'esperienza della ricerca politicamente orientata mostra che il metoda spesso rivela assai la linea, soprattutto la dove essa

. concerne anche la questione dell'organizzazione "politica". n modello organizzativo realizza una linea politica implicita. E questa ha anche per noi un significato non piccolo.

Non si propone la conricerca come un emozionante luogo di piacere superficiale. Essa e una strada con momenti di fatica e magari anche di noia per chi ritiene di percorrerla perche considera invivibile questo mondo e vuole quindi trasformarlo nella direzione di suoi desideri non soddisfacibili in esso (questo e il grande punto della motivazione dei conricercanti). E per questo sara anche disponibile a pagare dei costi. Se si sta gia bene nel capitalismo e si gode gia abba stanza di esso ed in esso lui, la conricerca non interessa.

119

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Highlight
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5. CONRICERCA E FORMAZIONE, DI NUOVO.

n no do suI quale dovremo fare questa conricerca ed impara­re a farIa, in questa collettivo, saranno i comunicanti nel Ioro contesto. Tuttavia la formazione che io strategicamente mi sono proposto come mio interesse principale ed ho proposto come baricentrale, anche qui ci si impone in due sensi: in primo luogo percM abbiamo un problema di nostra forma­zione al conricercare ed a fare Ie singole coninchieste; eppoi nel senso opposto percM privilegiamo comunque una dimen­sione formativa del comunicare e percM quindi fra l'altro po­mamo anche Ia conricerca come esperienza importante anche per far lUGe suI node formativo.

5. 1. Formazione alIa ricerca .

Formazione al conricercare e ricercare innanzitutto metodo­logica; rna non solo.

5. I. I. VARIE VIE PER APPRENDERE A CONRICERCARE.

Come si apprende a conricercare? Tre vie per apprendere (0 meglio due, la prima delle quali si suddivide ulteriormente in due sub-vie) : Una prima via fortemente basata sull'esperire diretto: l'imitazione di altri nella pratica; e seconda, la conver­sazione nella pratica con chi ha pili esperienza, capacita e pro­fessionalita: sono due sub-vie esperienziali e di interrelazione-

l?O

umana: e quest'ultima e una via calda. Invece l'apprendimento da mezzi, che e l'altra via, e una via fredda; che sviluppa una nostra combinazione coi mezzi, e sviluppando!potenziando la nostra capacita: mezzi quali prontuari e manuali e software didattico (pure multimediale) sostitutivo od informatizzativo di questi; questa e tutta un'altra cosa. Noi ci baseremo ben di pili sulla prima via; rna in certi casi non rifiuteremo a priori l'uso di un qualche mezzo freddo di formazione all'inchiesta, come gia 10 e. in dimensione artigianesca questa mio scritto metodologico preliminare di sbobinatura di lezioni metodolo­giche oralio Ecco un esempio di mezzificazione particolare, in­fatti io considero i mezzi suscettibili di uno sviluppo diverso da queUo sistemico ("ostile ... ) e capitalistico.

5.1. l. 1. Apprendimento caldo.

Due parole sulla strada calda. E' la strada basata sull'inter­relazione e scambio fra conricercanti via via di differente ca­pacita e livello di capacita rispetto a singoli aspetti e parti. Ed e in generale proponibile come via di arricchimento esperien­ziale della nostra capacita. E coinvolgendo militanti la sua or­ganizzazione e gia discreta parte dell'organizzazione "political! ... Non dieo altro per ora. Fra qualche mese ci vorra una seconda parte di questa discorso metodologico.

Riprenderemo il dis corso suI metoda del conricercare fra qualche mese.

Torino, maggio 1993

1')1

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lNDICE.

Prefazione ........ ..... .. .. ..... ... ..... .... ..... ...... .. .. ... .... .... .. ....... . 1

PE~ FARE CONRICERCA .. ... ... .. .... ..... ... ...... ..... ... ..... .. 8

1. Premesse ............................................................... 8

1. 1. Ricerca e Conricerca ... .... ... ..... .. .. ........ ......... ... .. .... 8

1.2. Conricerca e linguaggio . ... .... ....... .... ..... .... ..... ... .. .. 11

1. 1.3. Processualita aperta . .... .... .......... .. .. ... ... ... ...... ....... 12

1.1 .4. Scopo immediato . ...... ... ... .... .... .. .... .. .. ... ...... .. ....... 13

1. 1.5. Altre implicazioni . .. ... .. .... ......... .... .... ..... ............. .. 14

1. 2. Fecondita della differenza eli opinioni . ... .. ..... ....... 18

1. 3. Tre parti fondamentali .. .... .. .... .. .... .... ... .. ... ... . : ... ... . 19

1. 4. Disegno della cOnricerchina, 0 suo abbozzo

sempre provvisorio e aperto ...... .. ... ... ... .. ..... ........ ... 20

1. 5. Ipotesi .... .. .... .... ........ ...... ... .... ... .... ..... ... ... ..... ........ . 21

l. 6. Accenni al metodo (scientifico) .. .. ... .. ..... ........ .... ... 24

1.6.1. Distinzioni canoniche .. .... .. .... ....... .... .. .. .. ... .. ........ 29

1. 7. Distinzione della ricerca in momenti ... .. .. .... ... ...... 36

1.7.1. Primo momento: Formulazione di ipotesi iniziali. 37

1. 7.2. Alcune formulazioni simonianeO, fra Ie aItre . ..... 39

1. 7.3. "Secondo momento" mio e "fase-decisionale 1 ":

la raccolta (delle informazioni., ecc.) .... ..... ..... ..... 44

122

1.7.4. Terzo-momento mio e fase-decisionale

simoniana 2: interpretazione/elaborazione

e alternative ... .... .. ........ ... .... ...... ... ....... ...... ...... ... .. 46

1.7.5. Quarto-momento mio e fase-decisionale

simoniana 3: omologazione di nuova conoscenza

e scelta dell'alternativa migliore .... .... ... .... ... ... .. .... 51

1.7.6. Quinto momento, solo "mio": diffusione

trasformativa . ... .... ... .... .. ..... .. .. ... ...... ... .... ... ..... ... .. 52

1.7.7. Sesto momenta mio (e Fase-4 simoniana):

valutazione dei risultati ed impostazione di una

nuova ondata .. ... .............. ...... .. .... ........ ....... ..... .... 53

l. 8. Di nuovo: metodo .... ........... ..... .. .. .. .. ... .... ..... ..... ... 54

l.8.l. Conoscenza simulativa ed uso simulativo

del modello ............. .. .... ..... ............................. ... .. 55

l.8.2. Simulazione e reti .. .............. ...................... ......... 57

l.8.3. Tecnologie recenti della ricerca, della

conoscenza e della comunicazione . .. .. ......... .. ..... . 60

1.8.4. Metodo organizzativo del conricercare e

ricercare . ... ........... .. .... ........... ............... .............. 63

1.8.5. Tecnica e tecnologia . ....... ... ... ............... .. ... ... .. .... 66

1.8.6. Tecniche . .. ... .. .... ............. .................. ... .. ........ ... .. 66

2. Approfondimenti ............................................... 67 _

123

Page 64: Alquati Per Fare Conricerca

_. 1. Approfondimenti del primo momenta:

formulazione di ipotesi . ........ ... .. ... ... ..................... 68

.1.1. Estrarre Ie variabili ..... ... .......... ..... ... ... ........ ........ . 68

2.1.2. Nominazione e concettualizzazione .... ........ ... .... .. . 78

2. 1.3. Dall'elenco alIo "Schedario" ... .......... .. ... .. ....... ...... 80

2. 1. 4. Classificare Ie variabili estratte . ... ....... ........... ...... 82

2. 1.5. Modello . .... .... ........ .......... ....... ..... ...... ... ... ..... .. ... .. 90

2.2. Approfondimento del secondo momento:

Ia "raccolta" .. ... ..... .... ..... ... ... ...... .. ....... .... ........... ... 92

2.2.1. Le fonti .. ... ...... .. ....... ... ... .. .... .... .. .. ....... ... ... .. ......... 92

2.2.2. Tecniche della raccolta di informazioni ...... ........ 95

3. Altro ........................................................... : ....... 115

3. 1. I giovani e la conricerca: certe ipotesi ... .. ..... ..... .. . 116

3.1.1. Soggettivita ..... ... .... ..... ... ... ... ... .. .. ... ..... .. ..... ... ..... .. 117

3.1.2. Periodizzazione ... .... .. ... .. .. .. ....... ............. .. .... ... ..... 118

4. Decisioni collettive: democratiche? .................... 118

5. Conricerca e formazione, di nuovo ..................... 120

5. 1. Fonnazione alIa ricerca ... ... ... ... ... .... ...... ..... .......... 120

5.1.1. Varie vie per apprendere a conricercare . .......... ... 120

124