ALPI DELL’ARTE Manta | Bergolo | Mombarcaro · Manta - Chiesa di Santa Maria del Monastero ......

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PIAZZA DEL POPOLO, 1 -12030 MANTA TEL. 0175/85205 85755 FAX 0175/87652 e-mail: [email protected] ALPI DELL’ARTE Manta | Bergolo | Mombarcaro Manta - Chiesa di Santa Maria del Monastero Giovanni Thoux “Dalla Bibbia all’anno 2000” Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli Dorino Ouvrier “I Cristi della Misericordia” Dal 9 aprile al 26 giugno 2016 Bergolo - Vie del Borgo - Sala Comunale - Cappella Romanica Mombarcaro - Centro Polifunzionale - Cappella di San Rocco Lea Berad Angelo Bettoni Piero Communod Guglielmo Pramotton Dal 3 luglio al 2 ottobre 2016 Inaugurazione Sabato 9 aprile ore 16 Chiesa di Santa Maria del Monastero Giovanni Thoux “Dalla Bibbia all’anno mille” ore 17.15 Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli Dorino Ouvrier “I Cristi della Misericordia” Ore 17.45 Concerto del coro misto Chorale de ValgrisencheGrazie alla preziosa e continuativa collaborazione con la Regione Autonoma Vallée d’Aoste, per la quarta volta, le Alpi e la loro millenaria civiltà tornano a incontrarsi e ad affascinare il pubblico sotto il segno dell’arte. Un evento espositivo di rilievo nazionale accolto nei Comuni di Manta, Bergolo e Mombarcaro, all’interno di monumenti storici di grande prestigio: in Manta, fino al 26 giugno, nella chiesa di Santa Maria del Monastero e presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli. A partire dal 3 luglio, gli artisti Berad, Bettoni, Communod e Pramotton esporranno a Bergolo nelle vie del borgo, nella Sala Comunale e nella Cappella Romanica e a Mombarcaro, nel Centro Polifunzionale e nella Cappella di San Rocco.

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ALPI DELL’ARTE Manta | Bergolo | Mombarcaro

Manta - Chiesa di Santa Maria del Monastero Giovanni Thoux “Dalla Bibbia all’anno 2000” Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli Dorino Ouvrier “I Cristi della Misericordia” Dal 9 aprile al 26 giugno 2016 Bergolo - Vie del Borgo - Sala Comunale - Cappella Romanica Mombarcaro - Centro Polifunzionale - Cappella di San Rocco Lea Berad Angelo Bettoni Piero Communod Guglielmo Pramotton Dal 3 luglio al 2 ottobre 2016

Inaugurazione Sabato 9 aprile

ore 16 Chiesa di Santa Maria del Monastero

Giovanni Thoux “Dalla Bibbia all’anno mille” ore 17.15

Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli Dorino Ouvrier “I Cristi della Misericordia”

Ore 17.45 Concerto del coro misto “Chorale de Valgrisenche”

Grazie alla preziosa e continuativa collaborazione con la Regione Autonoma Vallée d’Aoste, per la quarta volta, le Alpi e la loro millenaria civiltà tornano a incontrarsi e ad affascinare il pubblico sotto il segno dell’arte. Un evento espositivo di rilievo nazionale accolto nei Comuni di Manta, Bergolo e Mombarcaro, all’interno di monumenti storici di grande prestigio: in Manta, fino al 26 giugno, nella chiesa di Santa Maria del Monastero e presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli. A partire dal 3 luglio, gli artisti Berad, Bettoni, Communod e Pramotton esporranno a Bergolo nelle vie del borgo, nella Sala Comunale e nella Cappella Romanica e a Mombarcaro, nel Centro Polifunzionale e nella Cappella di San Rocco.

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Dal 9 aprile, Manta ospiterà Giovanni Thoux con la mostra dal titolo “Dalla Bibbia all’anno mille” e Dorino Ouvrier con la mostra “I Cristi della Misericordia”. Emily Rini, Assessore all’Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta: << L’Assessorato dell’Istruzione e della Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta presenta al pubblico, in occasione dell’annuale rassegna « ALPI DELL’ARTE», lo scultore valdostano Giovanni Thoux. L’esposizione “Dalla Bibbia all’anno 2000” è il frutto di una lunga e impegnativa ricerca che Thoux ha saputo realizzare, interpretando i soggetti religiosi e la devozione popolare, calandoli nella realtà della Valle d’Aosta e mettendoli in relazione con la nostra cultura e tradizione alpina. La mostra, composta da trenta pannelli lignei policromi lavorati a bassorilievo, privilegia i luoghi e i monumenti più evocativi della Valle, e illustra il percorso dei pellegrini per giungere a Roma. Animano i pannelli i personaggi che hanno reso celebre lo scultore valdostano, con la loro espressione curiosa, impaurita e attonita, sempre sospesi fra storia e fantasia. Sono, dunque, particolarmente lieta di presentare una delle eccellenze della nostra Regione, in un luogo senza dubbio suggestivo quale la Chiesa di Santa Maria del Monastero di Manta >>.

Angelo Mistrangelo scrive a proposito di Giovanni Thoux: << Il Giubileo, la Fiera di Sant’Orso, la straordinaria storia dell’umanità che emerge dal legno scavato, rappresentano le occasioni, i momenti, i riferimenti di una stagione espressiva che caratterizza l’impegno, la tensione emotiva, la strenua energia compositiva che scandisce l’opera dello scultore Giovanni Thoux. Un’energia che conferisce all’artista di Verrès una particolare identità e una singolare dimensione nell’ambito della scuola valdostana, di quegli autori che costituiscono l’essenza di una ricerca tipicamente legata all’impegno del legno come materiale per «fissare» la forma di una figura, di un paesaggio, di un momento di lavoro o di festa o di preghiera. In tale dimensione, Thoux elabora un discorso dalle vitali connotazioni figurali, una ricerca che si è sviluppata nel tempo con coerenza, con forza, con sensibilità, mentre l’immagine evocata appare contrassegnata da un’interiore volontà di comunicare e di trasmettere il proprio pensiero, il valore dell’esistenza. L’indagine intorno all’arte popolare applicata, i primi lavori imperniati sugli oggetti del quotidiano, le sculture colorate con acquerelli a base di terra, formano il senso di una definizione delle immagini che ha come riferimento i ceri votivi antropomorfi ritrovati nella cappella cosiddetta dell’Attente di Champdepraz, mentre nei boschi «scopre» e raccoglie «radici dalle forme strane, ceppi corrosi dal tempo» per dare vita a personaggi «sospesi fra storia e fantasia. Personaggi dall’espressione attonita, impauriti, burloni, istrionici, comunque sempre improntati da una sottile ironia». Marco Rosci ha sottolineato che la sua «particolarissima cultura è essenzialmente una cultura della materia lignea, intesa come una sorta di matrice biomorfica, dotata di una sua vita lenta, oscura, in un certo senso magica a paragone della limitatezza e dell’affanno della vita antropomorfica. Il che significa che l’intervento della mano e dello strumento intagliatore...è guidato da una sorta di rispetto, di ritegno..». Intagli, sculture, bassorilievi, concorrono a delineare gli aspetti di una raffigurazione che appartiene alla tradizione della Valle d’Aosta, a un universo di oggetti, di gesti, di impressioni tratte dalle leggende popolari, di volti antichi come è antico il fascino di un abbraccio o di una festa all’aperto. E ogni rustica natività, ogni contadino intento al lavoro, ogni rappresentazione di una processione o della figura del Cristo in croce, è trattato da Thoux con sapiente misura, con l’energia del segno che enuclea dal fondo i mitici personaggi nel bosco, i montanari intenti alla raccolta del grano e

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delle mele, le streghe di Dondena. L’artista ne definisce con forza le forme, le espressioni, la quotidiana fatica>>. Laurent Viérin, Consigliere della Regione autonoma Valle d’Aosta: << Dorino Ouvrier è una figura di spicco nel panorama dell’arte e dell’artigianato in Valle d’Aosta. Scultore autodidatta, realizza opere in legno di grande plasticità e spesso di dimensioni monumentali, che descrivono l’essenza più autentica della Civilisation valdôtaine e, in particolare, delle sue tradizioni agricole e pastorali. Le sue sculture realizzate prevalentemente in legno di noce, a volte in castagno o rovere, descrivono un universo contadino caratterizzato dalla fatica del lavoro quotidiano, ma anche dalla religiosità popolare e dalle feste tradizionali. Le opere di Dorino Ouvrier illustrano con uno stile inconfondibile e riconoscibile dei personaggi senza tempo, musicanti, suonatori di fisarmonica, pastori con le pecore, taglialegna al lavoro, uomini curvi per la fatica e contadini intenti nella raccolta delle mele o nella fienagione, bracconieri e cacciatori, avvicinando il visitatore a scoprire il mondo rurale valdostano. Numerose sono le mostre dedicate a Dorino Ouvrier realizzate nel corso degli anni sia in Italia sia all’estero: l’iniziativa alla quale collabora l’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, costituisce un nuovo momento di valorizzazione del patrimonio culturale valdostano, che sottolinea la particolarità dell’identità alpina e il valore delle nostre tradizioni >>. Guido Corniolo aggiunge: << Dorino Ouvrier è conosciuto come scultore della “Genti di Montagna”, un artista che lascia il segno nel profondo della nostra anima di fruitori delle sue opere. Dorino o ti piace o non ti piace, ma non si può non notarlo. Dorino è artista autodidatta. Sperimentatore continuo della materia lignea, alla ricerca di forme artistiche solo sue. Le sue sculture per qualità e espressione sono da maestro di bottega, piene di movimento, con la forza delle sue mani il noce ed il castagno si plasmano, acquistano una nuova vita, opere scultoree che narrano un tempo non troppo lontano, dove vivere in montagna era sinonimo di sopravvivenza e di fatica, fisica e mentale, la montagna era rifugio. L'intensità con cui Ouvrier realizza i suoi manufatti, deriva dalle sue radici emotive, che affondano nel mondo contadino alpino. Ma il prodotto finale potrebbe essere esposto in qualunque museo d'arte moderna del mondo, perché la sua opera è ricerca espressiva pura, moderna e concettuale, è figurativo geniale che colloca Ouvrier nell'olimpo dei grandi artisti internazionali. La gente di montagna che è abituata da secoli alla fatica della campagna e della montagna si integra immediatamente con le opere di Dorino che trasudano corpi di contadini intenti ai lavori della terra o coi calici di vino in mano intenti a festeggiare la fine di una giornata di lavoro in cantine senza tempo. I suoi fisarmonicisti, i contrabbandieri, i danzatori sono personaggi fiabeschi, d’altri tempi, che fanno rivivere una storia antica ma proiettata nel nostro presente, il mondo descritto sicuramente perduto ma rimasto immune dalle contaminazioni della nostra frenetica vita quotidiana, perché occupato a sopravvivere a se stesso. Per essere cittadini del mondo e raccontare o scolpire opere di grande intensità emotiva è necessario avere un’identità locale, Ouvrier ha compreso che per avere forza e messaggio universale, bisogna essere ancorati con forza ad una terra, una cultura e una lingua, bisogna, in fondo, avere radici. Dorino Ouvrier con le radici degli alberi ci lavora, le usa e le piega ai suoi capricci scutorei. Le grandi realizzazioni scultoree di questo splendido artista, sono alberi noci o castagni capovolti,d le radici arboree, nelle mani di Ouvrier, riprendono a risplendere sotto i raggi di un sole senza

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tempo, trasformate in mani e braccia nodose che trasportano fieno o in attrezzi agricoli frutto di culture e memorie antiche. Dorino Ouvrier è un brillante esempio di artista senza tempo, perché le sue opere sono immortali, come immortale è la natura a cui Dorino si ispira, ma l'artista di Cogne rimane saldamente ancorato alla sua terra, alla sua storia culturale >>. Paolo Levi così racconta Dorino Ouvrier: << Credo sia opportuno dichiarare che, nell’attuale panorama della scultura italiana contemporanea, c’è un caso emblematico, che si chiama Dorino Ouvrier. È uno di quegli artisti che appartengono alla generazione dei maestri del secondo Novecento, di cui sino ad oggi non si sono occupate le storie dell’arte contemporanea. È ingiusto, perché la sua vicenda umana d’artista è legata al suo quotidiano colloquiare con il legno in una sorta di necessario isolamento, nella sua Cogne, tra i monti e i boschi della Valle d’Aosta. Non gli è mai stato possibile giocarsi il ruolo di mercante di se stesso per vendere sul mercato collezionistico nazionale i suoi lavori dalla straordinaria suggestione, e da autentico maestro qual è non ama certo fare pubbliche relazioni. Debbo la conoscenza della persona e del lavoro di Dorino Ouvrier all’amico aostano Guido Corniolo, attento uomo di cultura, che bene conosce la sua terra e la sua gente. Così sono venuto in contatto con un artista appartato, non timido, in quanto conosce assai bene le sue qualità di scultore, che preferisce trascorrere le sue ore laboriose cercando nel bosco i legni più adatti, selezionandoli, tagliandone la corteccia e la pasta viva nei punti giusti, individuando le venature per che meglio corrispondono ai suoi progetti. Poi, con lentezza sapiente, sbozza la materia che magicamente gli si abbandona tra le mani, quasi che il legno gli fosse grato di questo inatteso ritorno alla vita. A Cogne c’è chi dice che Dorino Ouvrier parli agli alberi, confidando i suoi segreti, abbracciandoli. C’è da chiedersi come può un uomo, così di terra e di montagna, essere riconosciuto e distinguersi come un autentico maestro della scultura nel panorama attuale dell’arte italiana, dove proliferano tanti mistificatori? Egli esegue immagini tridimensionali, dove l’incavo e il tuttotondo dialogano sul mistero della forma e della bellezza naturale della materia lignea, che già di per sé esprime segni e cromie, e che quindi Ouvrier sa assecondare, esaltare, rivelandone l’essenza più nascosta, facendo emergere figure umane elementari e struggenti, da cui emana il senso solenne di un antico rituale. Le sue sculture, che sono paragonabili a quelle di Ernst Barlach, uno dei massimi esponenti dell’Espressionismo tedesco, esprimono i sentimenti primari della vita sacralizzandoli come icone del nostro esistere. I gesti più umili, le posture più consuete acquisiscono quindi una pregnanza di significato, parlando un linguaggio universale di immediata comprensione e coinvolgente. I suoi lavori nascono da legni nodosi, a volte duri, altre morbidi, in un processo formale di luci e di ombre, in un contesto figurale sempre riconoscibile, dove ogni immagine è espressivamente forte, intensificata, dando vita a messaggi unitari, in folte sequenze che raccontano storie di gente di montagna con limpida coerenza poetica. Da dove sgorga questo calmo pathos poetico di Dorino Ouvrier? È a questa domanda che bisogna rispondere, per cogliere il significato più autentico della sua ricerca. La risposta, a mio avviso, sta nel sentimento profondo che egli ha del suo lavoro, quello stesso sentimento che ha fatto parte del patrimonio culturale di pittori come Millet e Segantini, e che consiste nel rappresentare le cose semplici della natura con lo stesso spirito con cui si prega. Nel caso di Dorino Ouvrier la preghiera si materializza e nel contempo si esaudisce come miracolo visuale, e come canto pulsante di vita >>.

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Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli Sabato 9 aprile, ore 17.45

Concerto del coro misto “Chorale de Valgrisenche” Il coro misto "Chorale de Valgrisenche" nasce nel 1978 con la prima partecipazione alle "Floralies Vocales", rassegna annuale dei cori Valdostani. Accanto alla tradizione sacra si inseriscono brani folkloristici e tradizionali di montagna, quelli d’autore, la musica polifonica, gli spirituals e la musica leggera. Dal 2005 la Chorale è diretta dal Maestro Angelo Filippini. Dopo più di 35 anni la Chorale de Valgrisenche continua ad essere una splendida realtà forte di una quarantina di elementi. In questo lungo lasso di tempo ha presenziato, riscuotendo significativi consensi di pubblico e di critica, a numerosissime manifestazioni in Italia e all’estero incontrando importanti gruppi canori e folkloristici nazionali ed internazionali. Da citare fra le partecipazioni significative: il festival Internazionale di Canti di Montagna ad Oberstaufen in Germania, il concerto Internazionale di Canti Natalizi ad Hochst, interamente registrato dalla televisione nazionale austriaca, la partecipazione, ripresa in mondovisione, dell’Angelus del Papa Giovanni Paolo II a Les Combes di Introd (Aosta) a cui si sommano i numerosi concerti nelle varie tournées in Italia, in Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Germania, Spagna, Austria, Albania e Croazia. Vastissimo il repertorio, con brani tipici valdostani (in patois, dialetto valdostano), in francese, in italiano, e brani che spaziano nel folklore di paesi stranieri, con qualche brano di cantautore. Nel 2012 la Chorale ha partecipato a “Torna avoui mé“, primo musical realizzato in Valle d’Aosta in “patois”, messo in scena dalla regista Alessandra Celesia. A Manta, accompagnerà l’inaugurazione presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli e, a seguire, animerà la messa delle ore 18.00.

Le mostre sono ad ingresso gratuito Orari Domenica e festivi: 14,30 - 18,30 Dal lunedì al sabato su prenotazione all’Ufficio Turistico

Per informazioni Comune di Manta – Ufficio Turismo e Cultura, tel. 0175.85205 – int. 1 email: [email protected] sito: www.comunemanta.it