Anno XXXII - n. 4 OPERAZIONE LIETA · Ci aiuta Padre Pier Giordano Cabra, piamartino, amico da...

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OPERAZIONE LIETA Dicembre 2015 Anno XXXII - n. 4 Via Ferri, 91 - 25123 Brescia 030 2306463 www.lieta.it - [email protected] Direttore responsabile: Giancarlo Caprini Registro: Tribunale di Brescia n.29 del 13/6/2001 stampa: Artigianelli SpA ed è ancora Natale

Transcript of Anno XXXII - n. 4 OPERAZIONE LIETA · Ci aiuta Padre Pier Giordano Cabra, piamartino, amico da...

OPERAZIONELIETA

Dicembre 2015 Anno XXXII - n. 4Via Ferri, 91 - 25123 Brescia030 2306463www.lieta.it - [email protected] responsabile: Giancarlo CapriniRegistro: Tribunale di Brescia n.29 del 13/6/2001stampa: Artigianelli SpA

ed è ancoraNatale

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Un presepio? No, o forse sì. È una favela, una delle tante“città nella città” delle megalopoli dell’America Latina.Moltissime cose sono cambiate negli ultimi trent’anni dentroquesti concentrati di umanità: i camminamenti che eranofogne a cielo aperto ora sono strade, ci sono servizi sociali, ibambini vanno a scuola. Restano le contraddizioni di fondo:l’ingiustizia sociale, un’economia senz’anima, la mancanza diopportunità per chi ha meno. Ma è ancora Natale. Un’altraoccasione per ripensarsi e cambiare.

LA COPERTINA CHE COLPANE HA LUCAS?Lucas è cresciuto a Pacotì. Og-gi va a scuola nel Centro Edu-cacional di Fortaleza. All’ap-parenza va tutto bene. Ognitanto però diventa intrattabi-le e aggressivo. Piange e siisola. Sua madre è in carcere eci rimarrà ancora a lungo. Elui è in bilico, pieno di rabbiae di paura, tra una vita in sali-ta e le sirene di chi vende si-curezza a base di droga e de-linquenza. Nelle pagine cheseguono Domenico usa la sto-ria di Lucas per spiegarequanto urgente sia oggi pren-dersi cura degli adolescentiche sono finiti nella rete dellamalavita. Fossero aiutati po-trebbero riprendersi la lorovita. Noi vogliamo provarci.

DECATHLON X OPERAZIONE LIETADecathlon è un’azienda francese che produce e distribuisce in 540 negozi nel

mondo prodotti per lo sport. Filippo (al centro nella foto) lavora in uno diquesti negozi e quando la scorsa estate ha deciso di passare le sue ferie

andando a Pacotì con il campo di lavoro, ha fatto nascere tra i suoi colleghiinteresse e curiosità. E il direttore del suo punto vendita si è reso

attivamente disponibile a creare un’occasione per aiutare Operazione Lieta.E così in un sabato pomeriggio di ottobre, in quattro negozi Decathlon...

Leggi tutto in ultima pagina.

SOM

MAR

IO

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buon NatalePer questo tempo così speciale

dell’anno siamo tutti alla ricercadi qualche pensiero pensato.

Ci aiuta Padre Pier Giordano Cabra,piamartino, amico da sempre

di Operazione Lieta, capace di scriverecon leggerezza e con profondità.

Il testo qui accanto è apparso qualcheNatale fa sulla prima pagina

dell’Osservatore Romano,il quotidiano della Santa Sede.

Altri scritti di Padre Cabra sul Natalesono stati raccolti in un volume

intitolato “Il cammellodel mio presepio”

(Editrice La Scuola, 2013).

Quando il presepe s’incarna nella fraternità e nella solidarietà di ogni giorno per un mondo diverso

La pecora e il Bambino

Lorenzo Lotto 1480-1556Adorazione dei pastori (1534 circa)particolare.

di un progetto, ancora in fase di elabora-zione, appoggiato dal Governo dello Sta-to del Ceará (Sato del Nord-est del Brasilecon Capitale Fortaleza) che ha comeobiettivo quello di lavorare, a partire dal2016, con 200 adolescenti. La novità èche 50 di questi saranno adolescenti, dai12 ai 17 anni di età, 10 dei quali risiede-rebbero nella nostra struttura. Sono ra-gazzini responsabili di aver commesso“crimini con bassa potenzialità offensi-va” e condannati dal giudice dei minori ascontare una misura socio-educativa di-versa dal carcere, al fine di riparare al tor-to compiuto nei confronti di singoli indi-vidui e contro la società.Davanti all’incontenibile emergenzaumanitaria e di sicurezza pubblica in cuiil Brasile e la città di Fortaleza in parti-colare vive, non possiamo girarci dall’al-tra parte e non lo faremo, così come maici siamo tirati indietro di fronte allegrandi sfide.

ià da qualche anno, anche inostri bambini, adolescenti egiovani, affrontano difficoltàdiverse, più complesse dellasemplice negligenza genera-

ta da condizioni economiche di estremapovertà. I beneficiari diretti delle nostreazioni sono in gran parte (per non direquasi tutti) fratelli, sorelle, figli, nipotidi soggetti coinvolti in uso e spaccio didroghe illecite, furti, rapine, prostitu-zione e tutto ciò che può generare unasocietà fortemente caratterizzata daenormi disuguaglianze sociali ed eco-nomiche, con immense richezze accen-trate nelle mani di pochissimi e la stra-grande maggioranza della popolazione

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UCASL ?Che colpane ha

DAL PROSSIMO ANNO IL CENTRO EDUCACIONAL DI FORTALEZA – DI CUIPACOTÌ È PARTE INTEGRANTE – APRIRÀ LE PORTE AD UN PICCOLO NUMERODI ADOLESCENTI CHE HANNO AVUTO PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA. RAGAZZICON STORIE FAMILIARI CHE LI HANNO SEGNATI PESANTEMENTE, VITTIMEDELLA MANCANZA DI FIGURE IN GRADO DI AIUTARLI A CRESCERE SAPENDOCIÒ CHE E BENE È CIÒ CHE È MALE. CONDANNATI PER PICCOLI REATI, SEDOVESSERO FINIRE IN CARCERE NON AVREBBERO PIÙ ALCUNA POSSIBILITÀDI RISCATTARSI. DA QUI IL PROGETTO EDUCATIVO DI ACCOGLIENZA ERECUPERO CHE VEDE COINVOLTO IL CENTRO DI AVENIDA AGUANAMBI.

GG

ammino per dieci passi el’orizzonte si sposta di die-ci passi più in là. Per quan-to io cammini non lo rag-giungerò mai. A cosa serve

l’utopia? Serve proprpio a questo: acamminare ad andare avanti, sem-pre, senza fermarsi, senza illudersimai di essere arrivati.È un pensiero di Eduardo Galeano cheben rappresenta ciò che si vive a Pacotì eFortaleza. Le sfide che la vita, la società el’economia ci propongono costante-mente, non sono fisse, sono mutevoli,diverse e dinamiche. Allo stesso modo,dinamico e diversificato deve esseresempre il nostro modo di affrontarle af-finché le nostre azioni possano essereefficaci ed efficienti.Da quando il Centro Educacional da Ju-ventude Padre João Piamarta é stato fon-dato, circa 45 anni fa, a Fortaleza (Nord-est del Brasile), si è sempre occupato dibambini, adolescenti e giovani in situa-zione di vulnerabilità personale e sociale,derivante prevalentemente da abbando-no, negligenza dei genitori, impossibilitàeconomica di prendersi cura di loro.Ma gli scenari sociali sono cambiati e og-gi i bisogni riguardano giovani e giova-nissimi con problematiche più complessee un atteggiamento meno favorevole adun approccio partecipativo nel portareavanti le attività che normalemente svol-giamo. Per questo dall’anno prossimo, ai ragazzie ai giovani che animano il Piamarta diFortaleza, si aggiungerà un piccolo grup-po di adolescenti che l’autorità giudizia-ria ha posto in regime di “libertà assisti-ta”. Un’altra sfida per tutti noi. Si tratta

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striale italiana del Nord d’Italia, a Brescia.A lui, a Padre Piamarta, guardiamo anco-ra oggi per capire come agire e reagirealle collateralitá generate dal nostro si-stema economico, tante volte citate an-che da Papa Francesco. Ai dolcissimi occhidi Lucas e di tutti i bambini come lui dedi-chiamo questa ulteriore sfida, con i giustitimori di chi ha i piedi per terra e la cer-tezza assoluta che stiamo camminandonella direzione giusta.

Domenico AbbateResponsabile dell’Area progetti

del Centro Educacional di Fortaleza

grandi proporremo corsi di formazioneprofessionale, possibilità di studiare mu-sica, di prepararsi per superare i test d’in-gresso per accedere all’università.

é piú né meno, quello che ci hainsegnato con la sua vita PadreGiovanni Piamarta, il Santofondatore della Congregazio-ne dei piamartini, nato nellametà dell’Ottocento, di origini

umilissime che anche lui affrontò gli ef-fetti collaterali di un sistema economicospietato, quello dell’inizio della rivolu-

con in mano nulla o quasi. Il 90% dei no-stri bambini e ragazzi hanno almeno unfamiliare in carcere. È una condizioneche pesa su di loro in maniera pesante.

gni giorno davanti alla portasempre aperta del mio ufficioa Fortaleza, passano in tanti:“Ola tio”, mi dicono sorri-dendo. Tra di essi c’è Lucas (il

nome è di fantasia ovviamente). Gli man-ca la mamma, ripete che la rivedrà tra 8mesi, quando uscirà dal carcere. Ma Lu-cas non sa che in realtà sua madre usciràdal carcere tra 8 anni e 8 mesi. Che colpaha Lucas di tutto ciò? Perché deve pagarecon la sofferenza qualcosa che non capi-sce e che non sa nemmeno descrivere. Luiè un ragazzino dolcissimo ma a tratti di-venta nervoso, le maestre non riesconopiù a controllarlo, diventa sempre più ag-gressivo e poi scoppia in un pianto appa-rentemente inconprensibile. Quando ve-do tutto ciò, oltre che sentire un enormedolore dentro di me, ho paura. La pauranasce dalla consapevolezza che basta unnulla perché Lucas lasci la scuola, comincia frequentare i piccoli boss dello spaccio,che si perda per sempre.Tutti i giorni sui quotidiani di Fortalezaleggiamo di ragazzini e adolescenti ucci-si. Le statistiche più recenti ci dicono chedei 56.337 morti per omicidio in Brasile inun anno, il 52.63% erano giovani, 77%

IL NOSTRO NON FACILE COMPITO SARÀ QUELLO DIAIUTARE GLI ADOLESCENTI IN “LIBERTÀ ASSISTITA”CHE CI VERRANNO AFFIDATI A GUARDARE ALLA LOROVITA IN MANIERA NUOVA

IN BRASILE56.337morti per omicidio

il 93%maschi appartenenti

alle fasce più poveredella società

il 52% erano giovani

per il 77%

neri o di carnagione scura, e il 93,30% disesso maschile e appartenenti alle fascepiú povere della societá.L’abbandono delle scuole, l’aumento delconsumo di droghe lecite e illecite, deltraffico di droga, l’aumento degli atti cri-minali e il numero di minorenni uccisi haraggiunto livelli mai visti prima. Il sistemapenitenziario minorile è collassato.

gni giorno leggiamo di centi-naia di ragazzini dai 12 ai 17anni d’età, ammucchiat iall’inverosimile in strutturenon adeguate, senza servizi

igienici (senza acqua), che si ribellano, di-struggono tutto, appiccano incendi neltentativo di fuggire; a volte ci scappa an-che il morto, tra i ragazzini ovviamente.Il Piamarta non si tirerà indietro di frontea questa ennesima sfida causata dagli ef-fetti collaterali di un sistema economicopaurosamente ingiusto. Così dal 2016 accoglieremo questo grup-po di giovani che si sono resi responsabili

neri o dicarnagionescura

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Tanti film hanno rac-contato e raccontanola fatica di essere bam-bini in Brasile. Tra gliultimi usciti nelle salecinematografiche c’èTrash , de l reg i s taStephen Daldry. Rac-conta le avventure ditre ragazzini delle fave-las di Rio de Janeiro in

una sorta di caccia al tesoro cherivelerà la profonda corruzionedella politica, la violenza dellapolizia, ma anche il coraggio e lasperanza dei giovani protagoni-sti.

di piccoli reati, molto spesso commessi acausa di pesantissime situazioni familiari.Ragazzini messi al mondo ed abbando-nati a se stessi, senza nessuna guida, nes-suno che dica loro questo si fa e questono, questo è giusto e quest’altro no. Il no-stro non facile lavoro sarà quello di esse-re per loro una guida, dimostrare che esi-stono altri modi di vivere la propria esi-stenza, mostrare la bellezza della vita,dare loro affetto, attenzione, opportu-nità, ascolto, valori; e anche cibo, la mi-gliore istruzione possibile, un ambientesicuro in cui studiare e giocare. Ai più

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TUTTE LE STRADEPORTANO DA LIETAgli incontri di gennaio 2016

Perché è importante continua-re il lavoro di sviluppo socio educativo del Pia-marta? Perché non possiamo rinunciare di of-frire il servizio a coloro che non hanno unabuona scuola? Perché continuare a sforzarsi dioffrire un futuro diverso per tanti giovani?Una scuola può dare o essere speranza? Do-mande non in silenzio, perché in mezzo a tan-te sfide per portare avanti il lavoro del Piamar-ta Aguanambi a volte sembra di combatterecontro mulini a vento. Lavorare per l’educazio-ne di coloro che si trovano in situazione di vul-nerabilità, si potrebbe pensare che si trova ilsostegno di tutti e di qualsiasi organizzazioneche si dice in difesa dei bambini e dei giovani...Ma non è così! La lotta è ardua e difendere illavoro di prevenzione e protezione che stiamosviluppando richiede molta determinazione eamore per quello che facciamo. Siamo deter-minati, in quanto riteniamo che per formareuna buona persona, abbiamo bisogno di pren-derci cura dei bambini e dei giovani a noi affi-dati in tutti gli aspetti, perché l’amore ha biso-gno di molta cura per l’altro, soprattutto se sitratta di piccoli o vulnerabili: quelli che amanosono attenti! Perché crediamo – e siamo deter-minati a raggiungere l’obiettivo – che per for-mare una brava persona, dobbiamo offrire acoloro che sono stati esclusi dal sistema, unagrande educazione in ambienti piacevoli eumanizzati. Perché crediamo e siamo determi-nati che per formare un buon cittadino, dob-biamo offrire ai giovani che non hanno oppor-tunità, professioni alternative e posti di lavoropiù attraenti rispetto al denaro facile che il cri-mine è in grado di offrire. Siamo certi perchénoi non accettiamo che sia considerato “nor-

male” o “inevitabile” l’assassinio di bambini,adolescenti e giovani per nessun motivo, an-che se hanno preso delle strade sbagliate! Lavita è il valore più grande che Dio ci ha dato.Noi amiamo e difendiamo quello che facciamoperché crediamo che il nostro dovere è quellodi lavorare per la prevenzione; curare primache accada; offrire alternative alle tentazionidella criminalità; incanalare l’energia e il desi-derio di potere e di apparire dei giovani perprogetti giovanili che rispettano la vita in tut-te le sue manifestazioni. Amiamo quello chefacciamo, perché abbiamo cercato di portaregli insegnamenti che ci ha lasciato Gesù nelVangelo e che ci fa crescere come figli e figliedi Dio. Amiamo quello che facciamo perchéogni giorno seguiamo la fioritura di piccoli egrandi talenti che, a volte anche dalla sua stes-sa famiglia, era considerato non in grado diimparare o fare qualcosa di buono... E poi l’ul-tima spiaggia (o ultimo tentativo di salvezza)la ricerca di un posto al Piamarta! Ci impegnia-mo duramente per difendere il nostro proget-to educativo in cui crediamo, perché allorastiamo formando quello che il nostro caro Pa-dre Piamarta voleva “professionisti ben adde-strati, onesti cittadini e buoni cristiani”.Per questo anche quest’anno nonostante le in-numerevoli difficoltà, all’inizio di ottobre ab-biamo aperto le iscrizioni per l’anno scolastico2016 e stiamo ricevendo segnalazioni di nuovicasi sempre più complessi. Sappiamo che dasoli non ce la faremo ma non possiamo desiste-re e non tentare fino all’inverosimile pur di of-frire speranza e alternative. Continuate connoi. Vi abbraccio fortemente.

Lieta Valotti

Bedizzole (Bs) ore 10 Messaore 12.30 Pranzo in Oratorio(Annunzio 030 674951)

3Ospitaletto (Bs)ore 11 Messa - ore 12.30 pranzo in Oratorio

(Gianni 328 3240038)6

Cremona ore 19.30Parrocchia B. VergineViale Concordia

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Monticelli Brusati (Bs)ore 19.30 Cena Oratorio(Angelo 349 5981163 o sede OL)

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BresciaLA FESTA10

Orte (Vt) ore 10.00 Istituto ComprensivoVignanello (Vt) (Elena 0761 755417)Roma ore 20.30 Cena Villa Dafne Majestic(Abramo 335 8130118)

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Cecchina (Rm)ore 20.30 Oratorio18

Paderno Franciacorta (Bs)ore 20.30 Oratorio 21

Roma ore 16.00 Parrocchia Santa Mariadi Loreto Via Boccea 141717Felino (Pr)

ore 10.00Scuola Media

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Pontinia (Lt)ore 21.00 Oratorio15

Mairano (Bs)ore 20.30 Oratorio20

Pompiano (Bs)ore 20.00 CenaCasa degli Alpini (Luigi 347 6832756)

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Travagliato (Bs)ore 19.30 Cena al Vomere

(Maria 333 9171301 o in sede OL)23

Calcio (Bg)Pizza con gli amici(Fabrizia 0363 968943)

12Rivoltella (Bs) ore 16Centro Sociale(Mauro 333 5226220)

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Continuate con noiCUNA GIORNATA INSIEME

Il programma della giornataore 12,00 Santa Messaore 13,00 Buffet (prenotazioni non oltre

il 7 gennaio allo 030 2306463)ore 15 Incontro con Lieta, Angelo e i volontari

Brescia - Istituto S. Maria di Nazarethvia Ferri, 75 (oppure da via F. Lonati)

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Nel 2015 il Brasile commemora il 25esi-mo anniversario dello Statuto del bam-bino e dell’adolescente: per mesi cam-pagne e dibattiti hanno ribadito i dirittidei giovanissimi a essere protetti dagliabusi. Quest’anno cade anche il quintoanniversario delle linee guida federalicontro la brutalità della polizia, cheproibiscono esplicitamente la «violenzaarbitraria» ai danni dei minori. Ma neglistessi primi nove mesi del 2015, che ha lasorte di precedere la kermesse delleOlimpiadi di Rio de Janeiro, nella capita-le brasiliana sono “spariti” almeno 371ragazzini di strada tra i 4 e i 15 anni. Tut-ti, denunciano le Nazioni Unite e la Con-ferenza episcopale brasiliana, sarebbe-ro stati uccisi dalla polizia nel corso diuna macabra operazione di “pulizia”delle strade di Rio. Sono solo i casi confermati. L’Onu ne so-spetta almeno duemila, il Consiglio fe-derale di medicina brasiliano 250mila intutto il Paese negli ultimi anni. Padre Re-nato Chiera, fondatore della “Casa doMenor”, parla di «400 alla settimana»,eliminati nel corso del «genocidio socia-le» in atto. Bambini svaniti, raramentecercati, mai ritrovati. Non è una novità, sottolineano gli ope-ratori sociali. Non per cinismo, ma per ri-cordare ai giornalisti e alle organizzazio-ni per la protezione dell’infanzia che imeninos da rua delle favelas non finisco-

no nel mirino delle forze dell’ordine soloquando i grandi eventi portano il Brasilesotto i riflettori. Però alla vigilia delle Olimpiadi del 2016,come dei Mondiali del 2014, certamentemuoiono di più. Il Comitato Onu sui Di-ritti dell’infanzia riferisce di un «più ele-vato numero di esecuzioni sommarie dibambini» negli ultimi mesi, accompa-gnate dall’impunità della polizia brasi-liana, «direttamente coinvolta» negli as-sassini. Amnesty International ha conta-to le esecuzioni extragiudiziali liquidatecon la formula della «resistenza all’arre-sto» e ha rivelato che sono il 16% degliomicidi avvenuti a Rio de Janeiro negliultimi cinque anni. In molti casi le feriteprovano che la vittima stava scappandoquando è stata raggiunta da un proietti-le, o era in ginocchio. Ma se l’opinione pubblica internaziona-le s’indigna, la gente in Brasile, per lopiù, tace, anzi, “applaude”, fa notareancora padre Chiera. Perché ha paura. Edi fronte alla conta annuale di circa60mila omicidi riceve dallo Stato solo lapromessa di una “tolleranza zero” che,spiega il rapporto Onu, produce altramorte. «L’aumento del numero di adole-scenti vittime della polizia è una sfida –

vi si legge –. Le vittime sono soprattuttoragazzi poveri dalla pelle nera che vivo-no alla periferia delle aree metropolita-ne delle grandi città. La loro probabilitàdi essere uccisi dalla polizia è quattrovolte maggiore quella di un adolescentebianco». L’organismo propone al gover-no brasiliano la soluzione radicale di eli-minare il reato di autos de resistência, la«resistenza all’arresto» come «grandepasso verso la protezione dei diritti deibambini». Non ci sono per ora indicazioni che leautorità locali o federali abbiano presoin considerazione il consiglio. Al contra-rio, lo sforzo attuale sembra piuttosto direndere anche la povertà un reato. Asettembre, le famose spiagge di Ipane-ma e Copacabana sono state proibite airagazzini delle favelas. Basta non averele scarpe addosso o essere vestiti in malomodo per essere bloccati da un cordonedi agenti, spesso arrestati. E la stessa lo-gica sta spingendo il Parlamento brasi-liano ad abbassare a 16 anni l’età per laquale si può essere processati comeadulti, nonostante la misura sia stata se-veramente criticata dall’Onu e dallaChiesa.

Elena Molinari

Chi uccide un bambino, uccide il mondo.L’abbiamo sentito dire molte volte, manon ce ne diamo per intesi. Succede an-cora, succede sempre, succede in tantimodi diversi. Tutti terribili. Come ognialtra guerra contro l’umanità, che gli es-seri umani si sono ingegnati a combat-tere in maniera orrenda tacitando lapropria coscienza con ingiustificabiligiustificazioni o accecanti deliri. Scriver-ne è duro dovere, da onorare perchénon si può smettere di far crescere quel-la consapevolezza del male da sconfig-gere che sa generare il rifiuto delle bru-talità, comunque si tenti di ammantarlae di nobilitarla. Ci sono però orrori quasiinaccostabili. Che è straziante non solodescrivere, ma anche soltanto pensare.L’uccisione premeditata e sistematica dibambini, che sono non somme di vite,ma il tesoro stesso della vita, è il pensie-ro di una realtà con artigli e zanne, chenon dà pace a chi ne è assalito.Chi uccide un bambino, uccide il mondo.A Rio de Janeiro da troppi anni c’è chi

essere potenziali delinquenti. Bambinispezzati e spazzati via, perché soli, po-verissimi e contagiati dalla miseria neraprima ancora che dal crimine.

pensa, agisce e vive come se questa fos-se una logica azione di polizia, anzi di“pulizia” urbana. E ora l’Onu, attraver-so il rapporto di un suo Comitato per idiritti dell’infanzia, denuncia che gli uo-mini della polizia brasiliana per renderepiù sicura e vivibile la metropoli cheospiterà le Olimpiadi 2016 (che si cele-breranno tra appena dieci mesi) hannoridato forza e virulenza forse mai vistaall’insopportabile incubo delle mattan-ze dei meninos da rua. Per pulire anzi – testuale – per «ripulire»la città simbolo del grande Paese suda-mericano si uccidono su due piedi, som-mariamente, ragazzini “colpevoli” di vi-vere per strada, di non avere famiglia, di

La stragesilenziosa

“Colpevoli”di vivereper strada

CHI UCCIDE UN BAMBINO

Qui sopra le pagineche nei precedenti numeri

del nostro giornale abbiamodedicato al problema della

carcerazione giovanilein Brasile,

drammaticamente legatoal mancato rispettodei diritti de minori.

UCCIDE IL MONDO

Fin quando i bimbi saranno “invisibili”,gli abusi sull’infanzia – da parte della po-lizia, delle gang, delle mafie – continue-ranno. Parte da questa consapevolezzala campagna “Salviamo i nostri figli” ap-pena lanciata dalla Conferenza episco-pale brasiliana e dal Consiglio medico fe-derale. «Negli ospedali, spesso, ci veniva-no portati piccoli con segni di violenza. Alcuni erano terrorizzati e le personeche li accompagnavano sembravanonon essere i loro genitori. Il sospetto ditrovarci di fronte a casi di traffico o trat-ta era forte. Quattro anni fa, abbiamodeciso di non chiudere gli occhi». Il dot-tor Ricardo Paiva, esponente della com-

missione sociale del Consiglio, spiegacosì ad Avvenire l’origine dell’iniziativa,nel 2011. Dall’anno scorso, il lavoro è coordinatodalla Commissione sociale che includerappresentanti della Conferenza episco-pale brasiliana, giornalisti e assistentisociali. L’obiettivo è sensibilizzare l’opi-nione pubblica e le istituzioni sul dram-ma “dell’infanzia desaparecida”. I datisono impressionanti. Le Nazioni Unite parlano di 50mila mi-nori scomparsi all’anno nel Gigante lati-noamericano, in media uno ogni quindi-ci minuti. Il 40 per cento viene schiaviz-zato, un’analoga percentuale finisce nelmercato del sesso. Il resto svanisce nellesale operatorie clandestine dei trapiantiillegali d’organi o in discariche dove icorpi senza vita sono gettati. Vittimedelle bande o, soprattutto a Rio, dellapolizia, ansiosa di “ripulire” la città perle Olimpiadi, come denunciato qualche

giorno fa dal Comitato per i dirittidell’infanzia dell’Onu. Quanti bimbivengono uccisi? Quanti schiavizzati,abusati martoriati? «Nessuno può dirloperché nessuno sa esattamente quantiscompaiono. A fronte della stima Onu, ci sono appe-na 369 casi denunciati. Per questo, a lu-glio, abbiamo collaborato alla stesura diun progetto di legge per riformare e ag-giornare il registro nazionale e aumen-tare i controlli negli ospedali. È urgenteun osservatorio per monitorare le perso-ne scomparse. Solo così si potrà fermarela violenza sui bambini», aggiunge Pai-va. Da oggi, nell’ambito della campa-gna, è disponibile il sito www.crianca-sdesaparecidas.org, dove sono riportatetutte le informazioni per i genitori e imedici, in caso di paziente sospetto.«Informare è la premessa fondamentaleper agire», conclude Paiva.

Lucia Capuzzi

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La “caccia” per le strade dei quartieriresidenziali e fin dentro le favelas deimeninos, come i lettori di questo gior-nale sanno purtroppo bene, non è unanovità. Le denunce di operatori e comi-tati per i diritti umani si moltiplicano datroppi anni sostenute dalla voce accora-ta e forte della Chiesa brasiliana, in pri-ma linea, nel cercare di arginare esecu-zioni e autentiche stragi. Ma è una no-vità la certificazione da parte delle Na-zioni Unite dell’algida e feroce motiva-zione «d’ordine» di questo misfattocompiuto e ricompiuto da tutori dellalegge in una grande democrazia.Il mondo, quel mondo che muore ognivolta che un bambino viene ucciso, haaperto gli occhi. E adesso non può ri-chiuderli. La strada verso le Olimpiadi2016 non può essere lavata col sanguedi piccoli massacrati «per sicurezza». Cichiediamo chi avrà il coraggio di gareg-giare sapendo che il prezzo della festa èuna tragedia, che non si doveva vedere,che non si doveva sapere, e che ora, in-vece, è violentemente e definitivamen-te evidente. Ce lo chiediamo davvero. Evorremmo che se lo chiedessero sino infondo, senza esitazioni, tutti gli sportivie ogni cittadino di ogni Paese di questanostra terra. E fossero capaci di risposta.Le Olimpiadi delle origini imponevanola pace agli eserciti in guerra. O le quar-te Olimpiadi del terzo millennio dopoCristo sapranno non solo sospendere,ma far finire una volta per tutte la mat-tanza dei meninos da rua brasiliani o èmeglio che gli atleti se ne restino a casa.

“Colpevoli”di vivereper strada

Registrarele scomparse

CHI UCCIDE UN BAMBINO UCCIDE IL MONDO

I tre articoli di queste paginesono usciti su Avvenire

il 13 e 14 ottobre scorso.Il quotidiano cattolico si è

distinto dal resto della stampaitaliana per gli

approfondimenti sulledenunce degli organi

internazionali per la violenzacon cui vengono perseguitii bambini di strada a Rio deJaneiro, città che nel 2016

ospiterà le Olimpiadi

A casa, per partecipare a una gara di so-lidarietà e di giustizia alla quale ci siqualifica soltanto dimostrandosi donnee uomini di coscienza. Perché è vero, ve-rissimo: chi uccide i bambini, sempre,ovunque, in qualsiasi modo e per qua-lunque ragione, uccide il mondo.

Marco Tarquino

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Ingredienti per 6 persone250 ml di cachaça, 125 g di zucchero, un pezzo di zenzero (10 g circa), 3 chiodi digarofano, 1 bastoncino di cannella, 1/2 lime tagliato a fette, 250 ml di acquabollente.

Procedimento1. Mettere lo zucchero in una pentola e farlo sciogliere a fiamma dolce mesco-

lando con un cucchiaio di legno, fino a quando non diventa un caramello dicolore dorato chiaro. Il colore del caramello determina quello del “quentão”.

2. Aggiungere lo zenzero sbucciato e tagliato a fettine, i chiodi di garofano, lacannella, il lime affettato e l’acqua bollente. Alzare la fiamma e far bollire,mescolando ogni tanto, fino a quando il caramello non si è completamentesciolto.

3. Infine unire la “cachaça”, mescolare bene e lasciar sobbollire a fiamma dolceper 5 minuti. Se il “quentão” risulta troppo forte, aggiungere un altro po’ diacqua bollente. A piacere si può aggiungere la scorza di un’arancia o un’aran-cia tagliata a fette.

4. Filtrare e servire bollente.5. È più buono fatto al momento, ma può essere preparato in anticipo e scaldato

al momento di servire.

Il quentão è il grog tipico delle aree piùfredde del Sud del Brasile, che qui da noisi adatta benissimo al periodo natalizio.Ha un irresistibile aroma dolce e allostesso tempo piccante, e vienetradizionalmente servito bollente inpiccole tazze di terracotta, ceramica ovetro spesso, che tengono bene il calore.È una bevanda molto popolare nata nellezone di campagna, probabilmentenell’entroterra degli Stati di São Paulo eMinas Gerais. In mancanza d’informazioniprecise, si può supporre che sia unaversione del vin brulé e dei grog europei,preparato con “cachaça”, il distillatonazionale. Il termine quentão deriva daquente (caldo), che mediante l’aggiuntadel suffisso aumentativo ão significa“molto caldo”.

“Cachaça” è il nome del distillato dimosto fermentato di canna da zucchero.Economico e di facile produzione, è unodei simboli della brasilianità, insieme alcaffè, al samba, al carnevale e al calcio.È stato il primo distillato dell’AmericaLatina apparso all’inizio dellacolonizzazione del Brasile. La sua nascita ècircondata da leggenda e non si sa disicuro se sia opera dei portoghesi, deglischiavi o se sia nato per caso, da unsemplice errore di lavorazione. Un po’ alla volta la “cachaça”è diventata un alcolico popolarelargamente consumato in tutto il paese. Ilsuo momento di gloria è stato nel XIXsecolo, durante il periodo delle lotted’indipendenza del paese, quando berevino era diventato sinonimo di alleanzacon l’oppressore e, per la prima volta,si è brindato con coscienza e con undistillato nazionale. Tra la fine del XIXsecolo e l’inizio del XX secolo l’éliteeconomica e la borghesia, nel tentativo di

CULTURA & CUCINA

FERNANDA BOCCONIcon

Protagonista del corso di cucina brasiliana che Operazione Lieta ha organizzato lo scorso annonell’ambito delle iniziative per il 30° dell’associazione, cuoca e blogger, curatrice di una rubrica pro-prio su queste pagine (qui accanto una sua proposta per i mesi invernali), Fernanda Bocconi ha “sfor-nato” da pochissimo un bel libro di ricette verdeoro condite di storia e cultura.

Quentãoper scaldare l’invernoL’architetto dei sapori

il libro l’autoreFernanda Bocconi Azadinhoè nata in Brasile nel 1959,figlia di papà bergamascoe madre di origini portoghesi. Laureata in Architettura,si trasferisce in Italia nel 1984 e dal 1988vive a Brescia.Nel 2011 ha creato il sito“Sabor Brasil, cucina brasiliana e altro...“(www.saborbrasil.it),la pagina facebook e il blog. Collabora con la rubrica Culinária musicalsul sito Na baca do Povo e, dal 2013,con Operazione Lieta, a Brescia,nell’organizzazione di eventi culinarie corsi di cucina brasiliana. In occasionedella Coppa del Mondo in Brasile le ricettedel sito sono state condivise da moltiportali, tra cui Cosmopolitane D-la Repubblica delle donne.Nel 2014 ha partecipato alla stesura dellibro “Ricette da tutti gli orti del mondo”dello SVI (Servizio VolontarioInternazionale).

Sapori, sapere, la culinaria racconta dellastoria e dell’ anima di un popolo, di unpaese. Non c’è niente di più colorato,saporito e vario della cucina brasiliana. Inoltre 500 anni di convivenza tra indios epopoli immigrati si è creata un’infinità dipiatti, un meraviglioso groviglio di sapori,sempre e comunque fortemente legati aiprodotti locali e al territorio. Mi piacecucinare e cercare informazioni sulla storia diogni piatto, sul contesto dove vienepreparato, mangiato e a quali pietanze vieneabbinato. Ho scelto ricette quasi sempremolto facili con ingredienti che si possonotrovare in commercio anche in Italia.Prediligo ingredienti genuini e procedimentisemplici, cercando di restare fedele, il piùpossibile, alla ricetta tradizionale. Percondividere questa passione, parlando dicibo con storia e tradizioni alimentaribrasiliane, ho creato il sito “Sabor Brasil,cucina brasiliana e altro...“, che ora diventaquesto libro”. Benvenuti a Sabor Brasil perun assaggio della cucina brasiliana!

Scrivere ai nostri giorni un librocaratterizzato dall’incisiva presenza diricette fa correre il rischio, quanto menopotenziale, di cadere nella pletoraindistinta delle pubblicazioni dedicate alcibo e alla sua preparazione. Sottrarsenerichiede il possesso di un’esigenza vera,di argomenti che affondino il loro esserein qualcosa di più solido e profondo chela moda di turno o un compiaciuto, eahimè riconosciuto, esibizionismo.Fernanda Bocconi Azadinho, architettobrasiliano da oltre 30 anni in Italia,esorcizza questo rischio sin dal sottotitolodel suo Sabor Brasil: Ricette con storiadella cucina brasiliana. Storia significadocumentazione, ispezione, fonti.Spiegare insomma, e in modo felice, chequelle ricette prendono corpo e formadall’intrecciarsi degli accadimenti umani,da migrazioni, dalle risorsespontaneamente disponibili in un luogounite a quelle originariamente coltivate amigliaia di chilometri.

Carlos Mac Adden(dalla presentazione del volume)

identificarsi con la cultura europea,hanno relegato la “cachaça” a bevandapopolare di bassa qualità. Soltanto nel1922, dopo la Settimana dell’ArteModerna, la “cachaça” ha iniziato unpercorso di crescente importanza sociale,economica e culturale come uno deiprincipali simboli del paese.Dato che la “cachaça” è incolore è statasoprannominata “l’acqua che l’uccellino

non beve” e “branquinha” (bianchina).Ci sono un’infinità di marchee di qualità, dalla grande produzioneai prodotti artigianaliinvecchiati in botti di legno (soltantoquesti prendono un colore ambrato)per affezionati e intenditori.La fabbrica di “cachaça” più anticaancora in funzione è la Ypióca,fondata nel 1846 nello Stato del Ceará.

COME AIUTAREUna goccia (8 euro al mese)il pacco famiglia (14 euro al mese)le adozioni a distanza (18 euro al mese)

Se vuoi utilizzare il conto corrente postaleil numero è 10422251Se invece preferisci far avere il tuo aiutoattraverso la banca il nostro IBAN èIT 89 K 08735 11200 014000351261Per ogni informazione telefonaad Operazione Lieta al numero 030 2306463

OPERAZIONELIETA

X

Lavoro in un punto vendita della De-cathlon, la catena di negozi per lo sport.Quando l’estate scorsa il mio direttore,Luca Fumagalli, ha saputo che avrei pas-sato le mie tre settimane di vacanza inun campo di lavoro a Pacotì si è subitoadoperato per creare un momento dedi-cato alla solidarietà nei punti venditaDecathlon.Così è nato “Decathlon X OperazioneLieta”, un weekend dedicato ad una rac-colta di materiale sportivo per i bambinidi Lieta e Angelo oltre che in un’occasio-ne per far conoscere l’associazione. Ladata scelta è stata quella del primo finesettimana di ottobre, esattamente il 3 e il

4, nei negozi che si sono resi disponibili:Piacenza, Fidenza, Parma, Castenedolo(Ndr. In verità anche quello di Curno vo-leva essere della partita, ma per questavolta non c’erano volontari a sufficienzaper tutti i punti vendita. Ritorneremo!).La proposta ai clienti era quella di com-prare e regalare qualcosa ai bambini diPacotì scegliendo tra i 4 prodotti di cuiLieta e Angelo avevano più bisogno: unpallone da calcio, una tavoletta per l’ap-prendimento del nuoto, un paio di scar-pe e un telo in microfibra. I clienti De-cathlon che hanno accettato l’idea han-no poi ricevuto dall’azienda un buonosconto pari a 6 €.

L’iniziativa è stata un successo, la primaedizione di una serie, speriamo!Siamo riusciti a raccogliere 43 palloni dacalcio, 19 tavolette da nuoto, 22 teli inmicrofibra, 16 paia di scarpe e 2 zaini.Voglio ringraziare tutti per questo mera-viglioso evento, a partire dai volontariche si sono resi disponibili investendo unintero weekend, passando ovviamenteper gli amici della segreteria di Opera-zione Lieta che hanno creduto nell’ini-ziativa, per arrivare a Decathlon e a tuttii miei colleghi, in particolare il direttoreLuca Fumagalli per la regia dell’evento ela sensibilità che ha dimostrato.

Filippo Mancini