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    TECNICO ALLENATORE

    CATEGORIE INTERNAZIONALI

    DIRETTORE SPORTIVO

    3 LIVELLO

    SALSOMAGGIORE TERME (PR) 4-5-6, 11-12-13, 25-26-27 Novembre 2011

    CANDIDATO: ARGENTINI EMANUELE Via SantAngelo n. 6 35010 Massanzago (Pd)

    TITOLO: LALLENAMENTO FUNZIONALE PER LA PREPARAZIONE FISICA DEL CICLISTA. DALLANALISI BIOMECCANICA DEL MOVIMENTO, ALLA SUA APPLICAZIONE

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    INDICE

    1 PREMESSA

    2 MOTIVAZIONI E CONSIDERAZIONI 2.1 MOTIVAZIONI

    3 DESCRIZIONE DELLARGOMENTO TRATTATO 3.1 INTRODUZIONE

    3.1.1 IL FUNCTIONAL TRAINING NEL SUO SIGNIFICATO GENERALE (Le azioni primordiali)

    3.1.2 IL CONCETTO DI CORE IL NUCLEO 3.1.3 IL CONCETTO DELLE CATENE MUSCOLARI

    3.2 FUNCTIONAL TRAINING E CICLISMO 3.2.1 MOTIVI, PRESUPPOSTI ED EFFICACIA DEL TRAINIG FUNZIONALE NEL CICLISMO 3.2.2 BIOMECCANICA DELLA PEDALATA CHE MUSCOLI USIAMO QUANDO

    PEDALIAMO? 3.2.3 LA BIOMECCANICA DEGLI ARTI E DELLA COLONNA VERTEBRALE 3.2.4 LA POSTURA IN BICICLETTA NON SI PUO CERTO TRASCURARE. 3.2.5 LE SPECIALITA DIVERSE.

    3.3 LALLELENAMENTO FUNZIONALE 3.3.1 LA VALUTAZIONE DELLATLETA 3.3.2 LA PROGRAMMAZIONE E LA PERIODIZZAZIONE 3.3.3 ATTREZZI 3.3.4 COME DEVE ESSERE STRUTTURATA LA SEDUTA TIPO 3.3.5 IL PERCORSO COI GIOVANI 3.3.6 LALLENAMENTO FUNZIONALE COME FORMA DI PREVENZIONE DEGLI

    INFORTUNI

    4 CONCLUSIONI

    5 BIBLIOGRAFIA

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    1 PREMESSA

    Nel presente elaborato, intendo descrivere, come possibile integrare lallenamento classico outdoor di un ciclista, con sedute di palestra indoor, che prevedano esercitazioni funzionali al modello di prestazione e che possano migliorare il gesto atletico e la performance delatleta.

    Allo scopo, provveder prima a fare una panoramica generale sullallenamento funzionale, per poi analizzare la muscolatura e i vari movimenti che caratterizzano il ciclismo, elencare i benefici del funziona training, per finire con la programmazione, la periodizzazione e alcune schede tipo.

    Il sottoscritto non ha ancora un vero e proprio ruolo di Direttore Sportivo, ma quanto segue frutto di esperienze personali con altri colleghi, corsi di formazione e testi scritti su cui mi documento, perci quello che di seguito descriver, sar una mia esperienza applicata ad un gruppo di atleti che seguo presso alcune palestre, o esercitazioni eseguite da atleti che ho potuto seguire durante lo stage, che applicano questa metodologia di allenamento.

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    2 MOTIVAZIONI E CONSIDERAZIONI

    2.1 MOTIVAZIONI

    Mi chiamo Argentini Emanuele, ho 33 anni, sono nato a Camposampiero (Pd) il 20 Gennaio 1979 e risiedo a Massanzago, un piccolo comune di 8.000 abitanti, nellalta Provincia Padovana. Mi sono diplomato Geometra nellanno 2000, ed ora esercito la Libera Professione come Geometra.

    Spronato dai genitori e, favorito dal mio carattere attivo, gi dallet di 6 anni ho iniziato a praticare sport, inizialmente nuoto fino allet di 12 anni, successivamente calcio fino allet di 20 anni, poi dopo un breve periodo di stasi, ciclismo dai 24 anni fino ad ora, praticando un po tutte le specialit con la A.S.D. PASSIONE SPORTIVA di Santa Maria di Sala (Ve). Ad oggi integro lattivit ciclistica, tenendo corsi invernali in palestra e seguendo anche alcuni atleti amatori nella loro stagione agonistica.

    Appassionatomi a questo sport, ho deciso di approfondirne anche il carattere tecnico-scentifico sotto laspetto della preparazione e, a questo scopo, ho iniziato il percorso formativo previsto dalla Federazione Ciclistica Italiana, cos a Dicembre 2010 ho conseguito la qualifica di Direttore Sportivo di 1 Liv. a Padova, a Febbraio 2011 di Maestro di Mountain Bike e Ciclismo Fuoristrada a Creazzo (Vi) e ad Ottobre 2011 di Direttore Sportivo di 2 Liv a Padova. Inoltre per integrare meglio le metodiche di allenamento, mi sono qualificato con la F.I.F. Federazione Italiana Fitness come: Istruttore di Indoor Cycling Evolution nellAprile del 2010, Istruttore di fitness 1 Liv. nellOttobre 2011, Functional Training Istructor nel Marzo 2012, Suspension Workout nellAprile 2012, Barbell Training nel mese di Luglio 2012, Bodyweight & Joint Mobility nel mese di Luglio 2012, Istruttore di Kettlebell Rkc nel Mese di Luglio 2012, cos da poter svolgere anche corsi indoor in palestra con esercitazioni sempre pi specifiche e particolari.

    Visto che la societ sportiva di cui faccio parte, non ha un settore dilettantistico, ed io non ho ancora maturato significative esperienze sul campo, le mie considerazioni si sono sviluppate a fronte delle spiegazioni teoriche in classe, dei testi scritti su cui mi sono documentato, dalle sedute di allenamento che tengo assieme al mio piccolo gruppo di atleti amatori e delle ore di prova pratica del corso e, delle 60 ore di tirocinio che ho frequentato presso ASD ZALF DESIREE FIOR di Castelfranco Veneto (Tv) con esperienze anche presso la S.C. Isolana Novello Group di Isola Vicentina (Vi), lAssociazione Sportiva Dilettantistica BMX Creazzo (Vi), la scuola di ciclismo fuoristrada Panther Boys di Padova, la G. C. di Robegano (Ve) e i corsi che tengo in palestra presso la A.S.D. Multisport di Spinea (Ve), la A.S.D. Isola di Noale (Ve) e la A.S.D. Vita Style di Trebaseleghe (Pd).

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    3 DESCRIZIONE DELLARGOMENTO TRATTATO

    3.1 INTRODUZIONE

    3.1.1 IL FUNCTIONAL TRAINING NEL SUO SIGNIFICATO GENERALE

    Per meglio comprendere il concetto di Functional Trainig, occorre ripensare ai movimenti primordiali che luomo primitivo acquisiva e praticava per quotidiana necessit. Correre, saltare e arrampicarsi, sono movimenti funzionali. Il corpo umano interagisce con lambiente formando un tuttuno e ci rende fondamentale, il riappropriarsi di movimenti naturali, gli stessi che da bambini ci permettono di cadere e rialzarsi velocemente senza avere una cognizione cosciente dellazione.

    fig. 1 le azioni primordiali: Torsione e slancio, trazione, elevazione, abbassamento, slancio, oscillazione, ecc.

    Il nostro fisico non nato per selezionare e isolare movimenti: invece la completezza del gesto, composto da sequenze omogenee di movimento, da migliaia di anni il motivo fortunato della nostra evoluzione. Cos nellelenco degli esercizi che compongono questo sistema funzionale di allenamento, non vi saranno certo quadricipiti alla Leg Extension o alzate laterali, ma esercitazioni come squat col bilancere (fig. 2) o piegamenti delle braccia in appoggio su una palla medica (Fig. 3), tanto per far capire con due semplici immagini quello che significa allenamento funzionale.

    Fig. 2 squat con bilancere. Fig. 3 piegamenti su palla medica.

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    Lallenamento funzionale parte dai modelli passati e dallapplicazione delle pi recenti conoscenze e metodologie. E al contempo condizionale e preventivo, perch si basa sul controllo del movimento, migliora le capacit coordinative e si concentra sulla cintura addominale. Riacquistare la consapevolezza del corpo per tornare ai massimi livelli di efficienza fisica e concretezza operativa, dovr essere lobiettivo finale del processo rieducativo introdotto dal Functional Tainig

    3.1.2 IL CONCETTO DI CORE IL NUCLEO

    Se si volesse interpretare la parola Core, secondo litaliano corrente, la sua traduzione sarebbe Nucleo, inteso come quella zona centrale del nostro corpo che comprende tutti i muscoli fra le spalle e i pelvi e che agiscono per il trasferimento di forze della colonna vertebrale, alle estremit del nostro corpo (braccia e gambe).

    Fig. 4 schema della regione del CORE

    Il controllo della muscolatura addominale e lombare assume cos un ruolo primario nella prevenzione e nel recupero di patologie muscolo/scheletriche e nel controllo della postura, ma anche nel miglioramento della performance sportiva, infatti le funzioni principali del core sono:

    - Trasferire le spinte degli arti inferiori; - Trasferire gli slanci degli arti superiori; - Compattare in sistema; - Prevenire gli infortuni; - Aumentare la percezione delle sinergie muscolari; - Migliorare la prestazione.

    Nel ciclismo, il movimento della pedalata enfatizza molto la muscolatura addominale e lombare, quindi una muscolatura addominale e lombare tonica permette unazione pi efficace sul pedale evitando inutili dispersioni di forza. Al contrario un Core debole, produrr un movimento meno efficace e potr favorire linsorgere di problematiche alla colonna vertebrale.

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    I muscoli che compongono il Core si possono dividere in due categorie a seconda della funzione che svolgono: sistema stabilizzatore (Muscolatura locale) e sistema di movimento (muscolatura globale) e si possono cos elencare:

    SISTEMA STABILIZZATORE (Muscolatura locale): Trasverso dellAddome, Obliquo interno,Multifido e Trasverso Lombare (di cui allego alcuni schemi per individuarne la posizione e le principali funzioni)

    TRASVERSO DELLADDOME PRINCIPALI FUNZIONI

    - Aumenta la pressione addominale diminuendo i carichi compressivi lombalri;

    - Contribuisce al controllo dei continui aggiustamenti posturali;

    - Contribuisce alla preattivazione nel movimento del tronco e degli arti.

    OBBLIQUO INTERNO PRINCIPALI FUNZIONI

    - Flessione del rachide; - Rotazione del tronco; - Retroversione del bacino; - Aumento della pressione addominale.

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    MULTIFIDO PRINCIPALI FUNZIONI

    - Contrazione eccentrica, controllo flessione e scivolamento anteriore della colonna;

    - E un muscolo stabilizzatore ricco di fusi neuro muscolari, con la funzione di coattivare gli stabilizzatori globali.

    TRASVERSO LOMBARE PRINCIPALI FUNZIONI

    - Aumenta la pressione addominale diminuendo i carichi compressivi lombalri;

    - Contribuisce al controllo dei continui aggiustamenti posturali;

    - Contribuisce alla respirazione.

    SISTEMA DI MOVIMENTO (Muscolatura globale): Del sistema di movimento, non allegher nessuna tavola anatomica anche perch alcuni fanno parte di gruppi muscolari, ma elencher solamente i muscoli coinvolti coi relativi principali movimenti:

    -Retto addominale: flette il bacino sul torace e viceversa, aumenta la pressione addominale, controlla la cifosi, ha funzione espiratorie -Obliquo esterno: flessore del rachide, rotazione del tronco, retroversione del bacino, aumento della pressione addominale -Erettore spinale: un complesso di muscoli posto a livello del rachide spinale che ne segue tutto landamento dalla regione cervicale, alla regione lombare, la sua funzione pi che altro di estensione della colonna

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    -Quadrato dei lombi: flessione ed estensione del tronco, espiratore, flessore laterale del tronco, stabilizzatore isometrico della colonna vertebrale; -Adduttori: sono un complesso di tre muscoli posti a livello dellinguine, la loro principale funzione addurre esternamente la coscia, flessione della coscia sul bacino. -Quadricipite: un complesso di quattro muscoli, ma le sue principali funzioni sono: flessione della gamba sulla coscia, estensione dellanca, extrarotazione; -Ischio-Crurali: sono un complesso di tre muscoli posti nella parte posteriore della coscia, le loro principali funzioni sono, flessione della gamba su coscia, estensione dellanca, extrarotazione. -Grande gluteo: estensore ed extrarotatore del femore; -Illeopsoas: un muscolo interno e le sue azioni sono, flettere e ruotare esternamente la coscia.

    3.1.3 IL CONCETTO DELLE CATENE MUSCOLARI

    I gruppi muscolari che partecipano ad un movimento, vengono definiti catene muscolari. Queste, sono fasce e muscoli in cui vi un passaggio preferenziale di tono. A differenza delle catene articolari, le catene muscolari sono formate da elementi plastici anzich rigidi.

    Secondo Lopold Bousquet si possono individuare 5 catene muscolari (vi sono comunque anche alte classificazioni):

    - CATENA DI ESTENSIONE (fig. 1) Determina lestensione delle dita dei piedi, del ginocchio, dellanca e del tronco. Se iperfunzionante pu causare: aumento dellappoggio metatarsale, ginocchio recurvato, antiversione di bacino, aumento delle curve della schiena.

    - CATENA DI FLESSIONE (fig. 2) Determina la flessione delle dita del piede, del ginocchio, dellanca e del tronco. Se iperfunzionante pu causare: dita a martello dei piedi, flessione del ginocchio, retroversione di bacino, diminuzione delle curve della schiena.

    - CATENA DI APERTURA (fig. 3) Determina supinazione del piede (piede verso lesterno), rotazione esterna di tibia e femore, allungamento funzionale dellarto inferiore, torsione e/o apertura (spalle in dietro) del tronco. Se iperfunzionante pu causare: piede cavo-varo, ginocchio varo, torsione di bacino e tronco.

    - CATENA DI CHIUSURA (fig. 4) Determina pronazione del piede (piede verso linterno), rotazione interna di tibia e femore, accorciamento funzionale dellarto inferiore, torsione e chiusura del tronco (spalle in avanti). Se iperfunzionante pu causare: piede valgo pronato, ginocchio valgo, torsione di bacino e tronco.

    - CATENA STATICA POSTERIORE Di natura non muscolare, ma fasciale, ha funzione antigravitaria, favorendo la stazione eretta. Oltre alle catene muscolari sopra citate, possiamo identificare un altro sistema muscolare molto importante per le posture:

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    - CATENA LINGUALE (fig. 5) Situata nel corpo in sede prevalentemente antero-mediana, fondamentale nel meccanismo di suzione-deglutizione. Se iperfunzionante pu causare: testa protesa in avanti, aumento delle curve della schiena, ventre prominente.

    E noto che lampiezza fisiologica delle articolazioni e del movimento che ne consegue, dipende dallo stato di equilibrio delle tensioni muscolari che su di esse vengono applicate. E fondamentale perci valutare il muscolo non come un singolo segmento, ma come ununit inserita allinterno di un sistema che crea o stabilizza in movimento, si pensi per lappunto al sistema di muscoli agonisti ed antagonisti che si attivano sinergicamente per stabilizzare un articolazione.

    Le catene si possono cos classificare in funzione del movimento: - CATENA CINETICA (O MUSCOLARE) APERTA: si intende quando lestremit pi lontana

    della catena libera e priva di alcun vicolo. Per esempio: muovere il braccio nel lanciare un oggetto, sollevare un braccio e gesticolare.

    - CATENA CINETICA (O MUSCOLARE) CHIUSA: quando lestremit pi lontana della catena cinetica fissa ossia non riesca a muoversi durante lesecuzione di un gesto. Per esempio: gli arti superiori mentre si spinge contro una parete, oppure gli arti inferiori mentre si solleva un peso da terra con le mani, o il piede in spinta durante la corsa.

    - CATENA CINETICA (O MUSCOLARE) FRENATA: quando la resistenza esterna nella parte pi lontana della catena cinetica inferiore al 15% della resistenza massima che essa riesca a spostare si definisce catena cinetica poco frenata, se invece la resistenza supera il 15%, la catena si intende molto frenata. Si crea cos una condizione che limita lapparato locomotore nella sua libert di movimento.

    E importante precisare che il gesto sportivo si articola attraverso lalternarsi di catene muscolari aperte e chiuse. Un esempio la corsa a piedi, quando larto in appoggio al terreno lavora con catena cinetica chiusa, mentre quando larto in slancio, lavora con catena cinetica aperta. Tuttavia alcuni sport usano in prevalenza determinate tipologie di catene cinetiche, un esempio ne il ciclismo che usa in prevalenza una catena cinetica frenata, che vincola latleta su due punti fissi che sono il manubrio e la sella (o quasi, visto che posso alzarmi dalla sella o lasciare il manubrio), mentre il punto mobile rappresentato dal pedale che rappresenta una resistenza superiore al 15% del massimale.

    Riferendoci comunque al modello di prestazione nel ciclismo e partendo dallaccurata analisi del movimento di pedalata, si pu osservare come ci sia il coinvolgimento di pi muscoli uniti tra loro in catena. Questi muscoli e apparati scheletrici, sono legati seguendo un preciso ordine, quindi non si potr pi parlare di allenamento di un muscolo, ma di allenamento di un movimento.

    3.2 FUNCTIONAL TRAINING E CICLISMO

    3.2.1 MOTIVI, PRESUPPOSTI ED EFFICACIA DEL TRAINIG FUNZIONALE NEL CICLISMO

    Dopo aver analizzato i tratti generali del Functional Trainig e averne capito lutilit e limportanza, ci deve essere chiaro che i muscoli, lavorano sinergicamente come una grande orchestra. Questo concetto deve

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    essere ampliato in maniera logica, applicandolo alla totalit dei movimenti che caratterizzano il nostro sport, infatti, che efficacia avrebbe la pedalata solo con lutilizzo del quadricipite, escludendo la caviglia e il busto?

    Per molti anni le teorie di allenamento derivanti dellatletica, sono state trapiantate anche in altre discipline sportive, pensando che i gesti atletici specifici fossero alla base dei movimenti, ma da subito ci si viene a chiedere che correlazione vi sia fra uno skip o un salto, con la posizione statica in sella di un ciclista che pedala? Inoltre recenti metodologie di allenamento, hanno inserito in modo massiccio lutilizzo di macchine isotoniche, che isolano il movimento del singolo muscolo, a discapito della funzionalit del movimento. I punto di partenza deve essere lanalisi della prestazione sotto laspetto cinematico e sotto laspetto biomeccanico. Ecco perch di seguito elencheremo i motivi e le caratteristiche che rendono unico ed efficace lallenamento funzionale.

    I motivi perch lallenamento funzionale efficace sono i seguenti: - Migliora i movimenti e coinvolge pi catene muscolari; - Evidenzia le limitazioni; - Programma esercitazioni adatte; - Migliora la postura; - Migliora lazione dei muscoli stabilizzatori; - Migliora leconomia del movimento; - E specifico per lo sport interessato.

    Ma perch sia efficace, il lavoro funzionale deve possedere alcuni presupposti che devono sempre essere inseriti nella singola seduta:

    - Esercizi poliarticolari: che coinvolgono pi articolazioni contemporaneamente (esempio lo squat);

    - Esercizi poliassiali: si sviluppa su pi assi coinvolgendo anche azioni in rotazione; - Esercizi di stimolazione del core: stimola tutti i muscoli della fascia addominale; - Esercitazioni di riequilibratura e controllo della sensibilit propriocettiva: perch alcune

    esercitazioni devono essere eseguite su superfici instabili.

    Infine, perch un esercizio possa essere definito funzionale deve possedere i seguenti requisiti: - Dinamico, perch si cerca di migliorare la coordinazione intermuscolare; - Tridimensionale; - Deve utilizzare diverse modalit di contrazione muscolare; - Deve utilizzare diverse velocit di contrazione; - Deve richiedere una ottimale ampiezza del movimento.

    Bisogna inoltre ricordare che la maggior parte delle comuni esercitazioni, non prevedono esercizi in rotazione, ma altrettanto importante precisare che il nostro corpo stato creato per ruotare, quindi le esercitazioni in rotazione non possono essere trascurate.

    Inoltre gli esercizi eseguiti su superfici instabili, creano una situazione di disequilibrio, che il nostro sistema muscolare costretto a contrastare ricercando la situazione di equilibrio ottimale, ci aumenta la forza nei

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    muscoli fissatori dellarticolazione, che comporter anche un aumento della forza generale e un miglioramento della performance.

    3.2.2 BIOMECCANICA DELLA PEDALATA CHE MUSCOLI USIAMO QUANDO PEDALIAMO?

    Dopo aver citato i presupposti su cui si basa lallenamento funzionale nel ciclismo, necessario analizzare anche il modello biomeccanico in modo da capire i movimenti e la muscolatura coinvolta durante la pedalata.

    Per convenzione, la pedalata, viene divisa in quattro fasi e secondo Jorge et Hull, nel 1985 la muscolatura coinvolta nellazione di pedalata, viene cos schematizzata:

    Come si pu notare, lazione di pedalata viene analizzata in senso orario ed, ad ogni angolazione, riferita al punto morto superiore, vengono classificati i muscoli che intervengono nella pedalata, evidenziando anche la fase di spinta.

    Osservando attentamente, la sovrapposizione dei vari colori in pi settori contemporaneamente, si pu gi capire che vi sono pi muscoli allopera durante tutta la fase di pedalata che lavorano sinergicamente per ottimizzare lo sforzo. Si noti che nella fase di spinta (secondo questo schema da 25 a 160) vi sono ben sette muscoli al lavoro, senza contare tutto quello che avviene a livello del rachide, del core e delle braccia. Gi questo basterebbe a far capire che lallenamento deve coinvolgere un movimento e non un singolo muscolo!

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    Pi nello specifico e con successive rielaborazioni possiamo scomporre ogni singola fase come segue: (fonti e disegni: Zeno Zani pedalare bene edilciclo editore e la preparazione atletica del ciclista manuale tecnico Federaione Italiana Fitness a cura di Luca Piancastelli):

    Fase 1 o fase di spinta: essa va da 20 della verticale a circa 145 rispet to al punto morto superiore.

    Lazione muscolare a carico di: - Grande, medio e piccolo gluteo: sono

    estensori della coscia su bacino e favoriscono lazione propulsiva verso il basso (sono muscoli di estrema importanza ai fini dellottimizzazione della pedalata);

    - Vasto laterale e vasto mediale: sono estensori di gamba su coscia e spingono dunque il piede in avanti;

    - Tricipite surale (gastrocnemio e soleo): sono estensori del piede responsabili del mantenimento della pressione sul piede;

    - Flessori dellalluce e dellarco plantare.

    Fase 2 o fase di transizione da fase di spinta a fase di trazione: essa va da 145 della verticale a circa 215 rispetto al punto morto supe riore.

    Lazione muscolare a carico di: - Grande, medio e piccolo gluteo: sono

    estensori della coscia su bacino e favoriscono lazione propulsiva verso il basso (sono muscoli di estrema importanza ai fini dellottimizzazione della pedalata);

    - Vasto laterale e vasto mediale: sono estensori di gamba su coscia e spingono dunque il piede in avanti;

    - Tricipite surale (gastrocnemio e soleo): sono estensori del piede responsabili del mantenimento della pressione sul piede;

    - Flessori dellalluce e dellarco plantare.

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    Fase 3 o fase di risalita dinamica: essa va da 215 della verticale a circa 325 rispe tto al punto morto superiore.

    Lazione muscolare a carico di: - Illeo-psoas: uno dei pi importanti

    muscoli flessori di coscia su bacino; - Retto femorale: essendo un muscolo bi

    articolare rappresenta la componente flessoria di coscia su bacino;

    - Bicipite femorale: responsabile dellazione di flessione di gamba su coscia;

    - Gastrocnemio: flessore di gamba su coscia e estensione di piede;

    - Soleo: estensore di piede; - Flessori dellalluce e dellarco plantare.

    Fase 4 o fase di chiusura: essa va da 325 della verticale a circa 20 rispet to al punto morto superiore.

    Lazione muscolare a carico di: - Vasto laterale e vasto mediale: sono

    estensori di gamba su coscia e spingono dunque il piede in avanti;

    - Tricipite surale (gastrocnemio e soleo): sono estensori del piede responsabili del mantenimento della pressione sul piede;

    - Flessori dellalluce e dellarco plantare.

    Unaltra rappresentazione pi complessa, frutto di unanalisi cinematica con strumentazioni ancora pi allavanguardia (fonti e disegni: Zeno Zani pedalare bene edilciclo editore), analizza oltre la cinematica della pedalata, anche il movimento del piede a livello della caviglia, del ginocchio, del femore e dellanca, a riprova di quanto sia complesso il movimento della pedalata.

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    Punti 1, 2,3: indicano la fase in cui il pedale orizzontale, vi lottimale trasmissione di forze; Punti 4 e 5: il pedale in fase di risalita inclinato di circa 30 rispetto lorizzontale; Punto 6: punto dappoggio: pi lontano dallasse del pedale, pi grande la perdita di energia meccanica; Diagramma A: rappresenta il cerchio perfetto iscritto dalla pedivella; Diagramma B: lasse della caviglia che iscrive un ellisse a forma di uovo; Diagramma C: lasse biomeccanico del ginocchio e disegna un otto diverso da soggetto a soggetto Diagramma D: rappresenta il movimento del gran trocantere femorale a forma di otto.

    Biomeccanica della pedalata, le quattro fasi (vista laterale)

    Non bisogna dimenticare che questi dati fanno riferimento ad atleti privi di anomalie fisiche come paramorfismi e dimorfismi o comunque patologie e/o morfologie particolari. Inoltre con frequenze di pedalata superiori ai 100 rpm, vi una maggiore componente di forza centrifuga, che deriva dal tallone e che induce il piatto plantare ad inclinarsi verso il basso.

    3.2.2 LA BIOMECCANICA DEGLI ARTI E DELLA COLONNA VERTEBRALE

    IL TRONCO Il tronco costituito da: torace, addome e bacino. Il bacino, che il punto di ancoraggio degli arti inferiori, sottoposto a notevoli azioni di destabilizzazione, ma al contempo la sua stabilit determina un buon rendimento muscolare, inoltre la sua tonicit previene i disturbi specialmente nella zona lobo-sacrale.

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    Come gi abbiamo visto in precedenza, nel ciclismo, il movimento della pedalata enfatizza molto la muscolatura addominale e lombare, quindi una muscolatura addominale e lombare tonica permette unazione pi efficace sul pedale evitando inutili dispersioni di forza. Al contrario un Core debole, produrr un movimento meno efficace e potr favorire linsorgere di problematiche alla colonna vertebrale.

    Si tenga inoltre conto che vi sono forti sollecitazioni oltre che a livello del bacino, influenzato dal movimento del femore, anche a livello del gran dorsale che collega il bacino allomero. Il basculamento dal bacino, che dovrebbe essere contrastato dallazione del quadrato dei lombi, a lungo andare una delle cause del formarsi della lombalgia.

    LE BRACCIA Anche la muscolatura delle braccia fissate allarticolazione scapolo-omerale e alla colonna cervico-dorsale sono animate da innumerevoli movimenti. In breve a livello del manubrio, le mani hanno unazione alternata di trazione e spinta, il gomito, che dovrebbe rimanere leggermente flesso, ha la funzione di ammortizzare la testa e il tronco in posizione di riposo, ma nei momenti intensi pu compiere dei movimenti di flesso-estensione che contribuiscono alla trasmissione di energia meccanica. Se analizziamo anche il dorso, il collo e la testa, effettuano uneffetto di trazione sulla ruota anteriore. Tutto quanto ci, a riprova che il nostro corpo funziona con catene cinetiche e sistemi di movimento.

    IL COLLO ED IL CAPO Fino a qualche tempo fa si riteneva che questa zona non fosse interessata da movimenti, ma le analisi moderne hanno evidenziato che i movimenti tipici di questa regione sono:

    Flesso estensione della colonna vertebrale durante le fasi di pedalata; Movimenti di oscillazione in rapporto al piano longitudinale del ciclista; Movimenti di flesso-estensione della testa e della nuca.

    Da alcuni studiosi questo movimento viene paragonato al movimento di un delfino che nuota, ad esclusione della sua parte caudale (della coda).

    IL GINOCCHIO Un occhio di riguardo va dato inoltre allarticolazione del ginocchio, che nel ciclismo si trova ad essere condizionata dal punto di fissaggio obbligato dellavampiede sul pedale (fonti e disegni: Zeno Zani pedalare bene edilciclo editore).

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    Punto 1: indicano la fase in cui il ginocchio percorre la parte discendente di un otto schiacciato; Punto 2: il ginocchio percorre un piccolo tratto di 6 cm circa; Punto 3: il ginocchio percorre il lungo tragitto discendente anteriore allotto; Punto 4: si percorre il tragitto di transizione nella parte alta della pedalata; Diagramma A: rappresenta linterno del tallone Diagramma G: rappresenta la rotula e le sue traiettorie; Diagramma H: rappresenta la testa del femore; Diagramma C: lasse biomeccanico del ginocchio e disegna un otto diverso da soggetto a soggetto Diagramma D: rappresenta il movimento del gran trocantere femorale a forma di otto.

    Diagramma di rivoluzione del ginocchi e del tallone (vista anteriore)

    Da questo complesso schema, si evince che il ginocchio non lavora come una biella meccanica, compiendo movimenti su un unico asse, bens continua a muoversi anche in senso laterale durante tutte le fasi di pedalata.

    E molto importante osservare il comportamento del ginocchio durante la fase di pedalata, perch questi movimenti sono influenzati dai vari possibili paramorfismi del ginocchio e della tibia, come per esempio il varismo e il valgismo.

    3.2.4 LA POSTURA IN BICICLETTA NON SI PUO CERTO TRASCURARE.

    La postura in bicicletta, ad alti livelli di specializzazione dellatleta, fondamentale. Dalla sua definizione infatti, emerge che la postura non una posizione statica, ma un movimento continuo, per questo, il functional training stimola il lavoro dei muscoli tonici, programmando esercitazioni che li coinvolgano in maniera attiva.

    Lallenamento posturale alla base del lavoro preventivo, inoltre la continua ricerca esasperata della posizione aereodinamica pi efficace fa si che latleta debba adattarsi al mezzo, modificando la funzionalit dei propri muscoli e dei propri arti. Questo adattamento va supportato con esercizi adeguati, potenziando i

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    muscoli stabilizzatori, affinch queste modificazioni, a lungo andare non comportino patologia da sovraccarico.

    In funzione dellazione che compiono i muscoli, si possono dividere in: - Muscoli agonisti, cio quelli che compiono il movimento; - Muscoli antagonisti, quelli che controllano il movimento decontraendosi; - Muscoli stabilizzatori, partecipano al movimento aiutando lantagonista.

    A loro volta, i muscoli si possono dividere secondo gruppi che hanno caratteristiche diverse e per tali andrebbero allenate, infatti scorretto proporre unesercitazione di tipo posturale con un elevata velocit di esecuzione. In breve:

    Muscoli tonici/posturali: - Hanno funzione di sostegno; - Si affaticano tardivamente; - Contengono pi fibre muscolari rosse (lente); - Si contraggono pi lentamente; - Sono localizzati pi profondamente e pi medialmente; - Sono pi forti di circa 1/3; - Esprimono la massima potenza a velocit di contrazione moderata; - Se inattivi perdono tono in maniera pi lenta; - Tendono ad accorciarsi a causa della continua tensione a cui sono sottoposti.

    Muscoli fasici/dinamici: - Hanno funzione di movimento; - Si affaticano precocemente; - Contengono pi fibre muscolari bianche (veloci); - Hanno fibre muscolari pi lunghe e sono fusiformi; - Sono pi deboli; - Esprimono la massima potenza a velocit di contrazione elevata; - Se inattivi perdono tono in maniera pi rapida; - Tendono ad allungarsi con lattivit.

    Quindi bene ricordare, che gli esercizi posturali, dovranno essere eseguiti a velocit di contrazione moderata, mentre gli esercizi su muscoli dinamici, dovranno avere una contrazione ottimale, con velocit variabile a seconda dellesercizio specifico.

    3.2.5 LE SPECIALITA DIVERSE

    Fino ad ora abbiamo analizzato lapplicazione del functional trainig applicata ad un atleta che pratica ciclismo su strada o pista, ma sappiamo benissimo che vi sono altre specialit, come per esempio la mountain bike, il ciclocross, la BMX per il fuoristrada e la crono in strada. Andremo ora brevemente ad analizzarle, per capirne i tratti salienti ed eventualmente valutare un allenamento funzionale pi specifico in funzione anche della posizione e dei movimenti assunti sul mezzo.

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    LA MOUNTAIN BIKE

    Sebbene la postura in mountain bike rispetti la posizione che si assume con la bici da strada (stessa altezza sella, stessa lunghezza di pedivelle, stessa conformazione della sella), si pu notare che a causa del terreno accidentato, il mountain bikers costretto a svariate azioni in punta di sella durante le salite, in fuori sella durante le discese e a continui movimenti ammortizzatori da parte delle braccia e a momenti in cui si costretti a scendere dal mezzo per procedere a piedi. Non dimentichiamo inoltre che la presa del manubrio deve essere molto sicura. Questi fattori, non dovrebbero essere mai trascurati, le esercitazioni a secco in palestra, dovranno quindi prevedere esercizi specifici per busto, spalle, schiena, dorso, braccia, mani e zona cervicale. Un buon mountain bikers dovrebbe saper correre bene a piedi oltre che avere un ottima padronanza del mezzo.

    Per quanto riguarda il modello di prestazione, bisogna far notare che il fuori strada caratterizzato da unelevata forza resistente derivante dalla conformazione del terreno.

    IL CICLOCROSS

    La postura nel ciclocross rispetta la posizione che si assume con la bici da strada (stessa altezza sella, stessa lunghezza di pedivelle, stessa conformazione della sella), eventualmente latleta pu valutare un minor dislivello sella-manubrio ed eventualmente un manubrio pi largo, si pu notare che a causa del terreno per lo pi fangoso, il ciclocrossicta costretto a svariate azioni molto simili a quelle della Mountain bike con una componente di corsa a piedi maggiore, data dagli ostacoli posti durante il percorso. Per modello di prestazione quindi, ci si rif a quanto sopra descritto.

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    IL BMX

    La postura in bmx assolutamente diversa da qualunque altra bici. Si pu notare che latleta non si siede mai sul sellino, che anzi viene tenuto basso per evitare che intralci le azioni de ciclista. Latleta pedala praticamente in piedi, ricurvo sul manubrio, che per loccasione alto e posto proprio in linea con le spalle. Le braccia e le gambe, fungono da propulsori e, letteralmente pompando con questi arti e sfruttando salti e paraboliche che caratterizzano il circuito, si procede per lunghi tratti senza quasi mai pedalare. E una disciplina che richiede estrema destrezza, il mezzo quasi il prolungamento degli arti inferiori dellatleta. Questi fattori, non dovrebbero essere mai trascurati, le esercitazioni a secco in palestra, dovranno quindi prevedere esercizi specifici per tutto il corpo, gambe, bacino, busto, spalle, schiena, dorso, braccia, mani e zona cervicale. Un buon atleta di bmx deve avere un ottima padronanza del mezzo. Per quanto riguarda il modello di prestazione, bisogna far notare che il fuori strada caratterizzato da unelevata forza resistente derivante dalla conformazione del terreno, ma vi anche una notevole componente di forza rapida.

    CRONO

    In questa specialit vi un minor arretramento sella, il telaio specifico, vi un maggior dislivello sella manubrio e vi sono poste sul manubrio delle apposite appendici per appoggiare i gomiti. Il tutto per migliorare il coefficiente di penetrazione allaria CX. Tutti questi accorgimenti, fanno si che vi sia una maggiore estensione del capo, con maggiore carico a livello cervicale. I gomiti appoggiati, non fungono pi da ammortizzatori e quindi vi un maggior carico a livello scapolo omerale. Inoltre langolo fra busto e coscia risulta essere pi chiuso durante alcune fasi di pedalata. Le esercitazioni in palestra dovranno tener conto di tutte queste componenti.

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    3.3 LALLENAMENTO FUNZIONALE

    3.3.1 LA VALUTAZIONE DELLATLETA

    La valutazione dellatleta deve essere la base fondamentale di partenza per poter personalizzare lallenamento in base alle necessit e alle possibilit dellindividuo.

    Le valutazioni dovranno essere molteplici e comprendere: - Test biomeccanici; - Test su strada; - Valutazione delle capacit condizionali specifiche (contest specifici tipo VO2MAX); - Valutazione delle capacit condizionali generali; - Valutazioni di tipo funzionale.

    Mentre i primi tre test sono da ritenersi specifici e quindi da effettuarsi sul mezzo, gli ultimi due, sono a carattere generale e pi appropriati per le esercitazioni da eseguirsi in palestra. Con questi test dovremo valutare il movimento nella sua totalit, tenendo in considerazione il comportamento e la partecipazione della muscolatura dinamica, stabilizzatrice e posturale. A seguito di queste analisi, le scelte metodologiche che ne deriveranno potranno essere orientate in modo diverso. Di seguito ne elencheremo alcuni.

    SQUAT TEST Un test specifico che segue il modello funzionale pi appropriato, sicuramente lo squat test sia a due gambe, che ad una gamba. E un azione ottima, perch poliarticolare, facile da eseguire, facile da riprodurre ogni qualvolta ce ne sia la necessit, alla base di alcuni gesti tecnici come la pedalata.

    Con questo semplice test, si valutano: la capacit di controllo dei vari segmenti articolari, lazione dei muscoli stabilizzatori e la mobilit attiva del soggetto. Inoltre lesecuzione monopodalica ci da una valutazione specifica per lintroduzione dei lavori ad una sola gamba per volta.

    Squat test One legged test

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    SIT E REACH E un altro semplice test, ma che ci fa capire molto chiaramente la capacit estensiva della parte lombare, di tutto il rachide e della parte posteriore della gamba.

    TEST PER LO PSOAS E PER IL QUADRICIPITE Con questo semplice test che si esegue da sopra un lettino, si pu capire lo stato di contrazione del quadricipite e dello psoas

    TEST PER LE SPALLE Semplicemente utilizzando un bastone posso valutare la mobilit delle spalle.

    TEST PER LA SCHINA Con le spalle al muro, si possono valutare le curve fisiologiche della schiena e quindi individuare eventuali cifosi, lordosi o retroversioni del bacino

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    A seguito di tutte queste valutazioni, si po capire che la diminuzione della performance, oltre che allo stato di condizione dellatleta, legata anche alle eventuali retrazioni muscolari, ipertono delle catene muscolari, sindrome da sovraccarico, appiattimento lombare, cifosi dorsale e aumento della lordosi cervicale.

    E importante riproporre i test in svariati periodi della preparazione, per verificare se vi sono miglioramenti o ancora peggio, peggioramenti da parte dellatleta.

    3.3.2 LA PROGRAMMAZIONE E LA PERIODIZZAZIONE

    LA PROGRAMMAZIONE Per definire un programma di allenamento, si devono aver chiari alcuni presupposti iniziali fondamentali. Si deve innanzitutto analizzare la situazione di partenza, cio tramite i test prima citati, valutare lo stato di forma dellatleta, sotto tutte le sue caratteristiche, per poi scegliere le metodiche pi appropriate. Si devono definire gli obiettivi raggiungibili, che saranno direttamente correlati allo stato di partenza dellatleta, alla sua et, alle sue caratteristiche fisiche, alle sue attivit sportive precedenti. Si dovranno infine scegliere i mezzi e i metodi di allenamento pi idonei al caso.

    Inoltre dobbiamo tener sempre bene in considerazioni i parametri dellallenamento, che sono: - Intensit dello sforzo: la modalit esecutiva di realizzazione delle esercitazioni dal

    punto di vista della percentuale di sovraccarico rispetto al massimale. - Densit: il rapporto tra durata effettiva delle esercitazioni e il tempo totale della seduta

    allenante. - Volume di lavoro: (o quantit) si pu intendere come il numero di allenamenti eseguiti in

    un determinato periodo. - Recupero: consiste nello smaltimento della fatica metabolica e/o nervosa accumulata

    durante uno sforzo.

    Questi quatto elementi sono strettamente legati fra loro e determinano laffaticamento. Stressare eccessivamente i sistemi e gli apparati coinvolti, aumenta il rischio di cadere in overtraining. Ci deve essere sempre un rapporto ottimale tra carico di lavoro e riposo.

    LA PERIODIZZAZIONE Un clamoroso errore, stato quello di ritenere che per andare bene in bicicletta, fosse stato sufficiente ed indispensabile praticare solo ciclismo. Ad oggi, come avvenuto in tutti gli sport, la preparazione fisica rappresenta uno dei momenti fondamentali dellallenamento del ciclista, perci inserire esercitazioni di carattere preventivo e funzionale necessario durante tutta la stagione, dedicandone il giusto rapporto nel volume totale del lavoro in funzione del periodo agonistico.

    Per strutturare la stagione, lanno verr diviso in vari periodi per consentire una maggiore quantit di recupero, in un lavoro che sar prevalentemente preparatorio. A tal fine lorganizzazione avr come riferimento il calendario degli eventi sportivi nei quali si vorr arrivare a partecipare nelle migliori condizioni di forma per esprimere al meglio tutte le proprie possibilit.

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    Il programma di allenamento tuttavia, non pu essere considerato una struttura rigida, ma il piano sar in continua evoluzione e dovr essere ragionevolmente adatto alla situazione e alle necessit individuali dellatleta.

    Il primo passo nella preparazione atletica rappresentato dalla periodizzazione dellallenamento, una fase di carico, con la relativa fase di riposo viene definita ciclo, questo rappresenta lunit di misura nel piano di allenamento, che pu essere brevemente cos descritto:

    - Microciclo: programmazione a breve termine (esempio una settimana); - Mesociclo: programmazione a breve-medio termine (esempio un mese) - Macrociclo: programmazione a lungo termine (esempio la stagione);

    Per strutturare la stagione, si dovr individuare sul calendario le gare e quindi le giornate, le settimane e i mesi, da considerare come pi importanti, procedendo a ritroso per stabilire tutte le fasi e i cicli di preparazione precedenti ai predetti giorni.

    CATEGORIE GIOVANILI, AMATORIALI, DILETTANTI, PROFESSIONISTI

    I Mesociclo

    II Mesociclo

    III Mesociclo

    IV Mesociclo

    Periodo

    Fine gare/ Vacanza

    Inizio preparazione

    Inizio gare

    Periodo Gara

    Durata

    12 settimane 6 settimane 15 settimane 15 settimane

    Data

    Ottobre/ Dicembre

    Gennaio/ Febbraio

    Marzo/ Maggio

    Giugno/ Agosto

    Obiettivi

    Forza Funzionale/ massimale

    Forza Funzionale/ Dinamica/ esplosiva

    Forza Funzionale/ Esplosiva

    Forza funzionale

    Periodizzazione da La preparazione fisica del ciclista Gianni Cedolini

    La stagione verr divisa in quattro momenti differenti, allinterno dei quali verranno svolti diversi tipi di esercitazioni con diversi obiettivi:

    - Periodo di transizione; - Periodo di preparazione generale; - Periodo speciale; - Periodo agonistico.

    Periodo di transizione: collocato alla fine del periodo agonistico, fra i mesi di Ottobre e Novembre, lobiettivo di questo periodo il recupero e la rigenerazione fisica generale, le esercitazioni in bicicletta potranno essere del tutto sospese, mentre le attivit sportive preferite, potranno essere comunque condotte, ma non con grande impegno. In pratica si cercher una situazione di recupero e di riposo per il nostro corpo,

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    ma mantenendo sempre una certa attivit. Inoltre si provveder a: recuperare gli infortuni pregressi, prevenire gli infortuni, lavorare sulla forza massima e dinamica, introdurre delle tecniche di forza funzionale, applicare metodologie di stretching generale.

    Periodo di preparazione generale: durante questa fase, lallenamento in palestra avr una parte importante rispetto alla strada e i principali obiettivi da perseguire saranno: lavoro preventivo, lavoro sulla forza massima e dinamica, lavoro funzionale, metodologie di stretching specifico.

    Periodo speciale: durante questa fase, lallenamento in palestra avr una parte secondaria rispetto alla strada e i principali obiettivi da perseguire saranno: lavoro preventivo, lavoro sulla forza dinamica, lavoro funzionale, metodologie di stretching specifico.

    Periodo agonistico: durante questa fase, lallenamento in palestra avr una parte secondaria rispetto alla strada e i principali obiettivi da perseguire saranno: lavoro preventivo, lavoro funzionale, metodologie di stretching specifico.

    Di seguito schematizzeremo le percentuali di lavoro nei vari periodi e le percentuali di lavoro fisico rapportato al lavoro in bicicletta.

    TIPOLOGIA DI LAVORO NEI VARI PERIODI (%)

    Transizione Generale Specifica Gara

    POSTURALE 10 10 15 15

    CORE 10 10 15 15

    FORZA FUNZIONALE

    50 40 30 20

    STRETCHING 30 40 40 50

    Periodizzazione da La preparazione fisica del ciclista Gianni Cedolini

    RAPPORTO FRA LAVORO FISICO E LAVORO IN BICICLETTA (%)

    Transizione Generale Specifica Gara

    POSTURALE 10 10 15 15

    CORE 10 10 15 15

    FORZA FUNZIONALE

    50 40 30 20

    STRETCHING 30 40 40 50

    Periodizzazione da La preparazione fisica del ciclista Gianni Cedolini

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    3.3.3 GLI ATTREZZI

    Per poter svolgere una buona preparazione di base, sono sufficienti anche semplici attrezzi, in ogni caso di seguito andr ad elencare anche alcuni attrezzi pi complessi ed innovativi che possono essere utili per una pi completa metodologia di lavoro

    PEDANE PROPRIOCETTIVE (Stability Trainer) Sono cuscinetti in gomma antiscivolo, codificati per colore, che permettono allatleta esercizi su superficie progressivamente sempre pi instabile, a seconda della pressione con cui vengono gonfiate

    TAVOLETTE BASCULANTI E TROTTOLE Il concetto rimane la destabilizzazione del piano dappoggio. E interessante notare che le tavolette permettono il movimento su un unico piano, mentre le trottole (che devono essere una progressione successiva) si muovono su pi piani.

    BOSU O CUPOLA PROPRIOCETTIVA E un grosso cuscino gonfiato daria da porre a terra. Linstabilit pu essere data, salendo direttamente sopra la cupola, o addirittura usando la cupola al rovescio.

    ELASTICI Prevedono la contrazione muscolare con massima efficacia alla fine del movimento (auxotonica) e questo li rende unici. Con gli elastici si devono evitare movimenti veloci, ma usarli nel lavoro posturale.

    SWISS BALL O fitball o palla svizzera, un attrezzo riabilitativo, ma la sua instabilit e al contempo facilit di utilizzo la rende utile in svariate applicazioni.

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    SANDBAG Si tratta semplicemente di una sacca parzialmente riempita di sabbia, munita di maniglie. La sabbia che pu muoversi allinterno della sacca, crea delle situazioni destabilizzanti, perci ogni ripetizione risulta diversa dalla precedente.

    KETTLEBELL E una palla di ghisa con la maniglia. Questo attrezzo grazie alla sua massa decentrata, usato in un determinato modo, permette di sviluppare tutte le qualit fisiche, nessuna esclusa.

    PALLE MEDICHE E stata ideata per il potenziamento muscolare generale e per il potenziamento speciale finalizzato alla tecnica sportiva. La sua superficie gommosa ne permette un ottima presa e la variet di peso e diametro permette un facile adattamento alle pi diverse esigenze.

    DISCHI IN GHISA Oltre che per caricare i bilanceri, possono essere usati come pesi da spostare attorno al corpo per eseguire esercizi multiplanari.

    WATER PIPE O WATER BAG E sostanzialmente un tubo (o una sacca) pieno per 2/3 dacqua. Lacqua che pu muoversi allinterno del tubo, costringe latleta ad utilizzare tutti i muscoli per cercare di controllare e stabilizzare il peso. Pu essere caricato da diverso peso a seconda del quantitativo dacqua inserito.

    BILANCERI E una sbarra in acciaio, alla quale vengono applicati dei pesi sotto forma di dischi. Pu essere di diversa lunghezza. Si pu sollevarlo, farlo rotolare sui dischi o addirittura caricarlo su una sola estremit per creare delle situazioni di disequilibrio.

    SUSPENSION O TRX E costituito da un fulcro da appendere a soffitto, dal quale si calano due nastri resistenti, muniti di maniglie. Si possono eseguire infiniti esercizi in sospensione. Lincidenza della forza di gravit modificando semplicemente la pendenza del corpo stimola costantemente tutta la muscolatura antigravitazionale del core.

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    3.3.4 COME DEVE ESSERE STUTTURATA LA SEDUTA TIPO

    Un allenamento per essere efficace deve essere personalizzato secondo le caratteristiche dellatleta. Esercizi che vanno bene per un atleta, possono essere del tutto inefficaci per altri, o addirittura dannosi. Ogni esercizio deve essere proposto con una progressione che ne preveda lesecuzione dal semplice al complesso, inserendo difficolt in maniera graduale.

    Lesercitazione in palestra deve sempre comprendere: - Riscaldamento efficace e specifico, per esempio, inutile eseguire un riscaldamento alla

    cyclette per poi andare ad eseguire degli esercizi alle spalle e alle braccia, perch il riscaldamento non ha preparato quei distretti muscolari;

    - Massima attenzione al lavoro: importante prestare attenzione al lavoro in modo da evitare banali infortuni frutto di semplici distrazioni;

    - Esecuzione corretta: perch lesercizio deve essere appreso in modo corretto dal nostro corpo;

    - Controllo del carico adeguato alle capacit: esagerare col carico, porterebbe o ad infortuni o comunque a situazioni di overtraining.

    Perci lesercitazione tipo dovr essere cos strutturata:

    Di seguito si riporta una scheda di allenamento tipo, che segua lo schema sopra citato (per gli esercizi, si faccia riferimento al dvd allegato la libroLA PREPARAZIONE FISICA DEL CICLISTA a cura di Gianni Cedolini Calzetti Mariucci Editore)

    FASE INIZIALE Riscaldamento specifico

    Esercizi Posturali

    Esercizi Posturali complessi

    FASE DI ATTIVAZIONE

    Esercizi funzionali dinamici con elastico

    Potenziamento del core

    Forza funzionale di base

    FASE CENTRALE

    Forza funzionale complessa

    FASE FINALE Stretching specifico

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    Atleta Mario Rossi 24 anni peso 70 kg altezza mt 1,78 Categoria Under 23

    Obiettivo Periodo/Mesociclo Data inizio Data fine

    Forza max e dinamica Preparazione generale / II meso. 09/01/2012 05/02/2012

    Tipo di esercizio

    Esercizio Serie Ripetizioni Carico Recupero

    Riscaldamento Corsa leggera 20 Riscaldamento Mobilit articolare parte alta 5

    Ex. Post. Front gomiti a terra con slancio gamba

    3 10 / 45-1

    Ex. Post. Back a terra 3 10 / 45-1

    Ex. Post. Comp. Chiusure su fitball 3 12 rep. / 45-1 Ex. Post. Comp. Back su fitball per addominali 3 12 rep. / 45-1 Ex. Funz. Din. El. Trazioni ai cavi 3 8 rep. 40% RM

    max

    45-1

    Ex. Funz. Din. El. Slancio palla medica in avanti 3 8 rep. 5 kg 45-1

    Pot.nza Core Estensioni busto a terra 3 15 rep. 45-1 Pot.nza Core Torsioni busto in appoggio su

    bosu 3 15 rep. 45-1

    Fr.za Funz. Base Mezzo squat con bilancere sulle spalle

    6 5 rep. 90% RM max

    3-5

    Fr.za Funz. Base Contropiegate o affondi con bilancere

    6 5 rep. 90% RM max

    3-5

    Fr.za Funz. Base Squat monopodalico con manubrio

    4 x gamba

    5 rep. 16 kg 3-5

    Fr.za Funz. Comp. Jump su step laterali 4 8 rep. / 45-1 Fr.za Funz. Comp. Girata con manubri 4 12 rep. 6+6 kg 45-1 Fr.za Funz. Comp. Strappo con manubrio arrivo

    sulla gamba 4 6 rep 6 kg 45-1

    Str. Stretching secondo indicazioni 20

    Oltre a prevedere esercitazioni in disequilibrio, in torsione e per gli arti superiori, si noti come la programmazione oltre a rispettare le varie fasi sopra descritte, a fronte di un periodo di preparazione generale nel II mesociclo preveda esercitazioni di forza funzionale di base e complessa pi intense (90% 1RMmax)

    Da notare che gli esercizi, possono essere organizzati a circuito, mantenendo la formula muscoli agonisti-muscoli antagonisti o dividendoli per settore muscolare o tipo di forza da sviluppare.

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    3.3.5 IL PERCORSO COI GIOVANI

    Il lavoro di base deve essere differenziato fra atleti giovani ed atleti adulti. Con i giovani lobbiettivo dovrebbe essere a lungo termine, quindi anche la gara dovrebbe essere un momento in cui si verifica il lavoro svolto, ma non con pretese agonistiche.

    Le metodiche legate allallenamento della forza deve seguire il processo di maturazione biologica dellindividuo, che diverso da soggetto a soggetto e in particolare tra i due sessi.

    Taratto da Roberto Colli

    Lallenamento della forza e il suo conseguente miglioramento, nei maschi si pu protrarre anche fino i 18-20 anni, grazie alle spinte ormonali, mentre nelle femmine se la forza massima non viene allenata entro i 15-16 anni, non migliora, addirittura in alcuni casi decrementa. Sar importante quindi allenare la forza massima nelle femmine attorno ai 15-16 anni, mentre nei maschi, i carichi massimali faranno la loro comparsa intorno ai 18-20 anni (Studio Colli).

    E comunque importante, coi giovani, perseguire un sistema di apprendimento che parta dalla fase didattica, alla fase specifica tenendo conto del grado di apprendimento del soggetto e il suo processo di crescita. Allo scopo, sar importante che il soggetto abbia sviluppato e consolidato la sua struttura ossea prima di poter operare coi carichi in totale sicurezza. Inizialmente quindi si eseguiranno esercitazioni che avranno lo scopo di ricercare la pi corretta esecuzione tecnica e, solo in un secondo momento, verranno utilizzati sovraccarichi.

    PERCORSO COI GIOVANI FASE GENERALE Posture semplici e ricerca della miglior tecnica

    esecutiva FASE DIDATTICA Core, lavoro funzionale e dinamico FASE SPECIFICA Lavoro funzionale dinamico e complesso SENZA

    CARICO FASE SPECIALE Lavoro funzionale complesso con CARICO

    ADEGUATO

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    3.3.6 LALLENAMENTO FUNZIONALE COME FORMA DI PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI

    Abbiamo capito oramai, come lallenamento tradizionale eseguito con macchine isotoniche, sia basato sullisolamento muscolare con poca o nessuna coordinazione, conseguente inibizione di muscoli stabilizzatori e nessun rapporto fra muscoli agonisti ed antagonisti.

    Questo ci deve far pensare allallenamento funzionale, non solamente come ad una esercitazione che ha finalit specifiche, ma anche (e scusate se poco) come metodologia di prevenzione degli infortuni.

    Lallenamento finalizzato al miglioramento del movimento, con il coinvolgimento di pi catene muscolari, evidenzia subito le limitazioni dellatleta e i conseguenti punti deboli. Per esempio un atleta che esegue uno squat test in maniera non fluida, con spostamento laterale del bacino in fase di discesa o risalita, ci fa subito capire che vi devono essere contrazioni o sofferenze a livello muscolare da parte del soggetto e questo potrebbe essere sinonimo di possibili e probabili infortuni.

    Perci una giusta analisi iniziale del soggetto, che passa poi tramite una didattica degli esercizi finalizzata allapprendimento degli stessi in maniera corrette, con un lavoro posturale con finalit di potenziamento dei muscoli tonici, un lavoro con finalit funzionale sui muscoli fasici e il coinvolgimento di pi catene muscolari, modulato nellarco di tutta la stagione, oltre che a migliorare la performance, previene gli infortuni (Studio Trauma reserch center DPT Sport medicine).

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    4 CONCLUSIONI

    Per anni il ciclismo ha vissuto di reminescenze passate. Le metodologie di allenamento sono rimaste le stesse per un lungo periodo e nella credenza generale, il ciclista doveva solamente correre in bici, con volumi di lavoro massacranti. Le esercitazioni prevedevano ore e ore sul mezzo, che a volte portavano solo a situazioni di overtrainig dato anche dallo stress psicologico.

    Finalmente, grazie anche allapplicazione informatica in questo sport, una ventata di aria nuova ha introdotto delle metodologie innovative e pi efficaci, ora sta ai preparatori, agli allenatori e ai direttori sportivi, applicare queste novit, che sicuramente non saranno un punto di arrivo in termini di metodo di allenamento, ma una continuazione verso sempre nuove formule.

    E importante, durante lapplicazione della metodologia precedentemente descritta, ricordare che ogni uno di noi diverso dagli altri, quindi non assolutamente vero che gli esercizi si possono definire standard. Le modificazioni apportate dallallenamento sono simili per tutti ma univoche in ogni soggetto, che per questo deve essere valutato nella sua totalit preventivamente. Ricordiamoci inoltre che la differenza fra maschi e femmine e, fra giovani ed adulti fondamentale quindi una programmazione dellallenamento con sovraccarichi non adeguati, determina lo svilupparsi di patologie muscolo scheletriche anche irreversibili, al contrario un carico inefficace, porta al degrado della performance.

    Iniziamo sempre col far apprendere in maniera corretta, la giusta esecuzione del gesto, il sovraccarico arriver in un secondo momento e non pensiamo che sia una formula da applicare solo coi giovani, anche molti adulti hanno difficolt coordinative e per questo inutile pretendere ottimi risultati fin dalle prime serie.

    In fine non per ultimo, diamo spazio alla fantasia. Con criterio e cognizione di causa, supportati anche da validazioni tecniche, guardiamo anche verso altre discipline, traendo spunto per nuove esercitazioni che siano coerenti con la nostra attivit sportiva. Un allenamento noioso e sempre uguale, porta al degrado psicofisico dellatleta.

    Massanzago l 13/09/2012

    Il Candidato Argentini Emanuele

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    5 BIBLIOGRAFIA

    Gianni Cedolini: LA PREPARAZIONE FISICA DEL CICLISTA Calzetti Mariucci Editore; Christian Ferrante e Alberto Bollini TEORIA, TECNICA E PRATICA DEL CORE TRAINING PER LALLENAMENTO FUNZIONALE NELLO SPORT Calzetti Mariucci Editore; Pat Manocchia: TOP TRAINIG GUIDA COMPLETA PER IL CONDIZIONAMENTO MUSCOLARE E LALLENAMENTO FUNZIONALE Elika Editrice. Giuliano Anderlini - Marco Bonarrigo Giovanni Camorani LA VITA IN SALITA MANUALE ATLANTE DI PREPARAZIONE ATLETICA PER IL CICLISMO Edizioni Martina Bologna; C.O.N.I. GUIDA TECNICA DEL CICLISMO; Zeno Zani PEDALARE BENE IL POSIZIONAMENTO IN BICICLETTA, LA SCELTA DEL TELAIO E DEI COMPONENTI IL GESTO E LUSO SEQUENZIALE DEL CAMBIO RAPPORTI Edilciclo editore; Zeno Zani LE TECNOPATIE NEL CICLISMO I DISTURBI DA ERRATO POSIZIONAMENTO I POSSIBILI RIMEDI Edilciclo editore; Paolo Aprilini LALLENAMENTO PER LA MOUNTAIN BIKE E IL CICLISMO FUORI STRADA Multimedi Sport Service; Guido Brunetti ALLENARE LATLETA MANUALE DIMETODOLOGIA DELLALLENAMENTO SPORTIVO SDS Edizioni. Bob Anderson: STRETCHING Edizioni Mediterranee. Piero Fischi CICLISMO ALLENAMENTO E ALIMENTAZIONE Edilciclo Editore; Roberto Maccadanza: ADDOMINALI Giunti Demetra editori; F.I.F. Federazione Italiana Fitness LA PREPARAZIONE ATLETICA DEL CICLISTA Manuale Tecnico a cura di Luca Piancastelli; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI FUNCTIONAL TRAINING dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI SUSPENSION WORKOUT dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI BARBELL TRAINING dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI KETTLEBELL 1 LIVELLO dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI BODYWEIGHT & JOINT MOBILITY dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness CORSO DI PREPARATORE ATLETICO dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna; F.I.F. Federazione Italiana Fitness ISTRUTTRORE DI FITNESS dispensa tecnica a cura del Centro Studi la Torre Ravenna. Internet www.sportmedicina.com