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Alla scoperta dei Monti Pallidi

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Alla scoperta dei

Monti Pallidi

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l Introduzione

Cesare, persona stupenda che ci ha lasciato troppo presto e a cui il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha onorato la memoria con un percorso dedicato.Insomma le Dolomiti stavano diventando sempre più una salutare ossessione per me e il corso di laurea non poteva che terminare in uno di quei luoghi che ti fanno accapponare la pelle da quanto seducenti sono: la Foresta di Paneveggio. Il mio lavoro consisteva nel catturare, marcare e rilasciare le arvicole rossastre, dei piccoli roditori, veri e propri gnomi del bosco. Il lettore deve chiudere gli occhi e trasferirsi idealmente in quel bosco e immaginare abeti secolari, mezzo metro di neve, il nero profilo triangolare del Monte Colbricon e le infuocate e taglienti sagome delle Pale di San Martino al tramonto. Questo è Paneveggio! E poi i cervi, i picchi neri, le aquile, i camosci, insomma una esperienza quasi paranormale.È passato tanto tempo da allora, ma il destino aveva già deciso e me ne rendo conto ora quando cercando materiale per le mie scritture mi accorgo che tutto torna utile e che le foto che mi servono le ho già scattate inconsciamente in chissà quale escursione.Approfitto indegnamente di questo “mezzo di comunicazione” per chiedere scusa a tutte quelle persone che hanno condiviso con me le innumerevoli passeggiate, ferrate, vie normali. A loro va tutta la mia riconoscenza per aver sopportato le lunghe pause fotografiche, le elucubrazioni di mezz’ora dedicate a una roccia o a un animale: lo so, avere a che fare con un naturalista può essere pesante. Però rigirando egocentricamente la frittata scopro di essere stato pure conta-gioso e di aver fatto amare le Dolomiti a parecchie persone, cosa che mi riempie d’orgoglio.Il paziente lettore che sarà arrivato a leggere fin qui, e che continuerà a sfogliare le pagine successive, si accorgerà che nell’opera si alterneranno di continuo le mie due anime. Se da un lato ho cercato di essere rigoroso e scientifico, usando dati e tabelle ufficiali, dall’altro emerge l’emozione che mi avvolge mentre sto scrivendo. Sfido chiunque abbia assaporato il gusto della magia dolomitica a rimanere freddo mentre ne descrive le infinite sfumature. So di aver esage-rato con i superlativi, ma i termini bellissimo, spettacolare, sensazionale, struggente sembrano quasi impressi come dei fossili nella dolomia, non riesco ad estrarli e a gettarli altrove. Spero che il lettore carpisca questi miei sentimenti e sia incuriosito ad andare a commuoversi di persona davanti alle crode dolomitiche.

Denis Perilli

Questa seconda edizione di “Escursionismo consapevole in Dolomiti” presenta molti aggiorna-menti, sia a livello di contenuti che di fotografie, e un nuovo capitolo dedicato alla storia dell’al-pinismo nelle Dolomiti. Pure le escursioni consigliate sono in gran parte rinnovate e riproposte con una veste grafica sicuramente più accattivante. Insomma un libro nuovo.Per me questo lavoro è come un amico, mi ha dato tanto, ci ho passato assieme serate e weekend per sistemarlo al meglio, in sintesi una presenza importante. Era mia intenzione dargli anche un’introduzione degna, ma poi rileggendo quanto avevo scritto qualche anno fa mi sono reso conto che il senso dell’opera era stato spiegato in modo più che egregio, ecco il motivo per cui ripropongo in toto tale testo, convinto di avere fatto la scelta giusta.

Per rendere il lettore pienamente “consapevole” del significato e della logica di questo libro, come autore mi sento obbligato a fare tanti passi indietro e a tornare idealmente bambino per poi ripercorrere alcune tappe che hanno portato alla realizzazione di questo lavoro.Procediamo con ordine e andiamo ai tempi in cui non ero ancora un “montanaro”. Nato nel bel mezzo della Pianura Padana, ho iniziato fin da piccolo ad assaporare il gusto della Natura, ma gli ambienti erano un po’ diversi da quelli che frequento oggi, sparsi fra la Laguna di Venezia e il Delta del Po. Qui entrano già in gioco le prime due componenti dell’alchimia che ha portato in me il desiderio di scrivere: la CURIOSITA’ e la CONOSCENZA. Quello che per gli altri era relax per me era l’inizio della vita da naturalista, non a caso tutto ciò che si muoveva attirava le mie attenzioni e mi portava a ricercare delle soluzioni. Appena tornato a casa iniziavo a sfogliare libri (Internet fortunatamente non era ancora stato pensato) e quelle bestiole che avevo osservato trovavano un nome, più o meno corretto che fosse. Libri e animali: il destino sembrava già scrit-to! La terza componente, quella che non mi ha indirizzato a scrivere libri di biologia marina o di etologia, è entrata in gioco attorno ai 12-13 anni. Ricordo come fosse ieri il mio primo campo parrocchiale a Palafavera e lo sguardo attonito che magneticamente veniva attratto dalle DOLO-MITI. Come si fa a dimenticare quel tramonto che per pochi istanti abbraccia il Pelmetto, quelle notti stellate in cui Civetta e Pelmo diventano vitrei o le tubature dell’acqua che ghiacciano ad agosto? Esperienze forti che inesorabilmente hanno fatto accrescere in me la passione per la montagna o meglio per “le montagne”... io le chiamo così le Dolomiti! Le altre alture sono belle sì, affascinanti, ma non sono le Dolomiti!Negli anni successivi la frequentazione ha avuto seguito e a 18 anni ho iniziato a camminare con amici più grandi ed esperti che però già dovevano sorbirsi la mia smania di programmazione: cartina in mano e proponevo io dove andare. Il mio obiettivo era conoscere più montagne possibili, volevo osservarle tutte.Poi sono arrivati i tempi dell’Università, Facoltà di Scienze Naturali, più che scontato! E di quei tempi porto dentro un ricordo emotivamente forte, la mia prima ferrata seria, la Lipella percorsa in ottobre, con la parete finale completamente ghiacciata. Con me c’erano gli amici zoldani e

INTRODUZIONE

Sentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

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l Indice

• Prefazione 5• Introduzione 6• Guida alla consultazione 14• Avvertenze 19• Informazioni e recapiti utili 19• In caso di emergenza: come effettuare una chiamata d’emergenza 20• Bibliografia 21• Collaborazioni e ringraziamenti 22

UNO • LE DOLOMITI: LOCALIZZAZIONE, GRUPPI MONTUOSI E VALLI 23• Le Dolomiti di Brenta 25• Le Dolomiti di Gardena e Fassa 28 • Le Dolomiti di Fiemme 33• Le Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino 35• Le Dolomiti di Zoldo 37• Le Dolomiti di Sesto, Braies e d’Ampezzo 41• Le Dolomiti d’Oltrepiave 50

DUE • LA STORIA GEOLOGICA DELLE DOLOMITI 53• Come e quando si sono formate le Dolomiti? 54• Quali sono le rocce che compongono le Dolomiti? 54• Da cosa dipende la forma di una montagna? 56• Perché le montagne di quest’area compresa fra Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia si chiamano Dolomiti? 56• La litogenesi delle rocce dolomitiche 58• L’orogenesi alpina 69• Morfogenesi dolomitica 71• Dolomiti: l’evoluzione continua 73• Vive testimonianze dal passato: i fossili delle Dolomiti 75• Curiosando consapevolmente - Visioni subliminali in Dolomiti 772.1 • COLTORONDO E FORC. VALMAGGIORE - Nel cuore del Lagorai, fra le rocce più antiche 802.2 • MASORES DE PISSADÙ - Un antico “rock glacier” sospeso 842.3 • GIRO DI CIMA VALSORDA - Camminando sull’antica scogliera 88 2.4 • ALPE PICES FANES E COL BECCHEI - Fra le rocce più giovani delle Dolomiti 92

TRE • LE DOLOMITI E L’ACQUA 95• Che ruolo ha avuto e ha l’acqua nel modellamento delle Dolomiti? 96• Il reticolo idrografico delle Dolomiti 99• Magnifici specchi d’acqua 103• Cos’è un ghiacciaio? Quali sono i ghiacciai delle Dolomiti? 107 • Neve, acqua ed escursionismo in Dolomiti 111• Curiosando consapevolmente - I siti glaciogeni: un approccio moderno per comprendere l’evoluzione del territorio 1123.1 • LAGO FEDÈRA - Giro della Croda da Lago 115

3.2 • LAGO DEL SORAPÌS - Giro delle Cime di Marcuóira 119 3.3 • CASCATE DI VALLESINELLA - I più spettacolari salti d’acqua delle Dolomiti di Brenta 123 3.4 • LAGO D’ANTERMOIA - La solitaria Val di Lausa 127

QUATTRO • AMBIENTI, FLORA E FAUNA DELLE DOLOMITI 131• Un approccio funzionale per comprendere l’ambiente 132 • I fattori ambientali che determinano la distribuzione degli ecosistemi dolomitici 134• La flora delle Dolomiti: dalle cupe foreste ai delicati endemismi 137• Origine della flora dolomitica 142• Graditi ritorni ed elusive presenze: la fauna dolomitica 148• Leggi per la tutela di flora e fauna nelle Dolomiti 167 • Curiosando consapevolmente - Preziosi indizi: le tracce degli animali 1674.1 • GIRO DEL MONTE CIARIDO - Il Sentiero Attrezzato Amalio Da Pra 1704.2 • PUNTA FIAMES E PEZZORIES - Sul Pomagagnon settentrionale 1744.3 • GIRO DEL ZIMON DE TERNE - In uno dei luoghi più solitari delle Dolomiti 1784.4 • GIRO DELLE ODLE - Alla scoperta del “paesaggio culturale” 181

CINQUE • DALLA PREISTORIA AL TURISMO MODERNO 187• La preistoria in Dolomiti 188• Dall’epoca romana al Risorgimento 190 • La rivoluzione alpinistica e turistica: da Grohmann alla Grande Strada delle Dolomiti 192• La follia della Grande Guerra: il fronte dolomitico 194 • Chi erano i “difensori” del fronte dolomitico? 195 • I forti del fronte dolomitico 196• Le strategie austro-ungariche 197• La vita sulle alture del fronte dolomitico e alcune situazioni emblematiche 198• L’ultimo secolo delle Dolomiti 200• Curiosando consapevolmente - La Via della Pace 2015.1 • I PASCOLI DI MONDEVAL - Lassù dove si spingevano gli uomini di Cro-Magnon 2035.2 • GIRO DELLA CAVALLAZZA - Il sito archeologico dei Laghi di Colbricon 2065.3 • GIRO DEL COL DEI BOS - Sulle gallerie del Piccolo Lagazuoi 2105.4 • MONTE RITE - Il grande osservatorio della Prima Guerra Mondiale 214

SEI• L’ALPINISMO NELLE DOLOMITI 219 • L’esplorazione 220• La nascita delle associazioni alpinistiche 223• L’inizio del Novecento 224• L’epoca del sesto grado 228• Le Lavaredo si prendono la scena 230• Il secondo dopoguerra e l’artificiale 232• Il ritorno all’arrampicata libera 233• Le cascate di ghiaccio 236• L’arrampicata sportiva 236• Lo scialpinismo 237• Il terzo millennio 237

INDICE

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• Curiosando consapevolmente - Visto dalla parte del Club Alpino Accademico Italiano 2396.1 • GIRO DELLE TRE CIME DI LAVAREDO - Le montagne simbolo dell’alpinismo dolomitico 2416.2 • GIRO DELLA CIVETTA - Uno dei più grandiosi trekking dolomitici 2456.3 • GIRO DEL PELMO - Attorno alla montagna dell’esploratore John Ball 2516.4 • VAL OMBRETTA - Ai piedi della Parete Sud della Marmolada 255

SETTE • LA GESTIONE STORICA DEL TERRITORIO 259 • L’uomo e i pascoli 260• Come avviene una buona gestione dei pascoli presso una malga? 261• La secolare gestione del territorio dolomitico 263• Il paesaggio culturale in Dolomiti 269• Curiosando consapevolmente - Le foreste e la selvicoltura 2707.1 • ALTOPIANO ERÈRA BRENDÒL - Alti pascoli delle Dolomiti Bellunesi 2737.2 • I TABIÀ DEL SASSO BIANCO - Superbe visioni verso la Civetta 277 7.3 • VAL TRAVENANZES - Il lato nascosto delle Tofane 281 7.4 • FORCELLA PIRIA - Ai piedi del “Re delle Dolomiti” 285

OTTO • LE LEGGENDE, I MISTERI E LE FIGURE MITOLOGICHE DELLE DOLOMITI 289• Quali sono le figure salienti delle leggende ladine? 291 • Altri personaggi leggendari 292• Il territorio ci parla di leggende 294 • Alcune famose e significative leggende ladine 298 • I castelli dolomitici 304• I Giauli 306• Curiosando consapevolmente - I Ladini 307 8.1 • GIRO DI CIMA CATINACCIO - Fra le rose di Re Laurino 309 8.2 • VAL DI FANES E LAGO DI LIMO - I leggendari panorami degli “uomini marmotta” 315 8.3 • FALORIA - La montagna dei misteri ampezzani 320 8.4 • GIRO DEL SASSOLUNGO - Sotto la mano del Gigante 324

NOVE • RIFUGI E BIVACCHI FISSI DELLE DOLOMITI 329 • Cosa sono i rifugi montani? 330• A quando risalgono i primi rifugi alpini? Qual’era il loro scopo? 331 • Quando inizia la storia dei rifugi nelle Dolomiti? 331 • La magia dei rifugi dolomitici 335• L’evoluzione dei rifugi 339• I bivacchi delle Dolomiti 339• Un esempio di escursionismo “non consapevole” 341• Curiosando consapevolmente - I preziosi pensieri di chi gestisce un rifugio dolomitico 3449.1 • RIFUGIO CASERA BOSCONERO - Un salto a ritroso nel tempo 347 9.2 • RIFUGIO CHIGGIATO - Facile e panoramico anello fra le Marmarole 351 9.3 • RIFUGIO BRENTEI - La casa del “Custode del Brenta” 3549.4 • BIVACCO CARNIELLI-DE MARCHI - Sui selvaggi Spiz de Mezzodì 357

DIECI • I SENTIERI E LE VIE FERRATE 361• Cos’è ufficialmente un sentiero? Ci sono norme che riguardano i sentieri? 362• Qual è il significato del numero che indica un sentiero? 365 • Le ferrate delle Dolomiti 366• Quando e dove nascono le prime vie ferrate? 366• Qual è la prima ferrata delle Dolomiti? Cronistoria dei sentieri ferrati in Dolomiti 367• Le Alte Vie delle Dolomiti: una rivoluzione culturale 369• Sentieri e cartografia 378• Curiosando consapevolmente - La Via delle Bocchette: visioni futuristiche 37910.1 • SENTIERI BONACOSSA E DURISSINI - Strepitoso “trekking delle 7 forcelle” sui Cadini di Misurina 382 10.2 • VAL DEI RÒSS - Silenzi assoluti ai piedi della Talvèna 38610.3 • FERRATA LIPELLA - Uno storico percorso di guerra 390 10.4 • FERRATA DEL VELO - Spettacolare anello completato dal Sentiero Gusella 394

UNDICI • TUTELA E VALORIZZAZIONE AMBIENTALE 399 • Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: la gestione di un Parco “che funziona” 400• Otto gioielli dolomitici: i Parchi Naturali 403• Parco Naturale Puez-Odle: un libro aperto sulla storia delle Dolomiti 404• Parco Naturale Sciliar-Catinaccio: verso il Monte del Destino 405• Parco Naturale Fanes-Senes-Braies: il regno delle marmotte e dei fenomeni carsici 406• Parco Naturale Tre Cime: impossibili equilibri di dolomia 408 • Parco Naturale Adamello Brenta: dai ruvidi graniti alle colorate dolomie 409 • Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino: fra foreste, porfidi e svettanti guglie 411 • Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo: leggende, ospiti illustri e giganti rocciosi 413• Parco Naturale Dolomiti Friulane: verso valli dimenticate 414 • Un innovativo sistema di protezione capillare e globale: Rete Natura 2000 418• Curiosando consapevolmente - La TAM e il suo ruolo per la gestione consapevole delle Dolomiti 42111.1 • FODARA VEDLA - A cavallo di due parchi 42411.2 • VETTE FELTRINE - Verso la “Busa delle Meraviglie” 42811.3 • GIRO DI CIMA BRICA - Silenzi e panorami verso il Pramaggiore 43211.4 • MONTE PELLER - Al Pian della Nana fra gli incanti del Brenta settentrionale 437

DODICI • DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE UNESCO 441• Cos’è l’UNESCO e cosa fa? 442• Le Dolomiti e l’UNESCO 442• Che significato ha l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO? 444• Qual è l’importanza dell’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO? 444• La gestione delle Dolomiti UNESCO 445• I nove Sistemi Dolomiti UNESCO 445• Curiosando consapevolmente - Sognando fra vuoti paurosi, antichi dinosauri e un pizzico di magia 457 12.1 • GIRO DI CIMA UNA - Le meraviglie delle Dolomiti di Sesto 460 12.2 • GIRO DEL SASS DE PUTIA - Le grandi praterie 464 12.3 • GIRO DELLA CIMA DI SUOLA - Laddove le Dolomiti incontrano la Carnia 468 12.4 • GIRO DELLE PALE DI MISURINA - A caccia di panorami insoliti 472

l IndiceSentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

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rimanda al grande catino roccioso che sovrasta il versante meridionale della Cima Catinaccio. È uno dei gruppi dolomitici più ricchi di rifugi e amato dai turisti.

L’alto Passo di Tires separa il Catinaccio dal Massiccio dello Sciliar, ubicato più a nord ovest e degradante verso l’Alpe di Siusi. Detto Schlern dai Tedeschi e Scilier dai Ladini, comprende il Massiccio del Monte Pez, i Denti di Terrarossa (trait d’union col Catinaccio) e la Dorsale del Maglio. Il suo profilo è uno dei più noti di tutto l’Alto Adige. Grazie ad analisi dei pollini si è potuto capire che il vasto altopiano sommitale era già utilizzato nell’Età del Bronzo sia come pascolo che per motivi religiosi.A nord est del Catinaccio, oltre la Val Duron, dai verdi pendii del Passo Sella emerge l’inconfon-dibile sagoma del Sassolungo (Langkofel in lingua tedesca e Saslonch in ladino), vero e proprio punto d’incontro fra la trentina Val di Fassa e l’altoatesina Val Gardena, nonché simbolo indi-scusso di quest’ultima. La singolare montagna si sviluppa più in verticale che in orizzontale, con incredibili pareti, campanili, pinnacoli e assume la forma di un ferro di cavallo aperto verso nord ovest. Le cime principali sono il Sassolungo (3181 m), lo Spallone del Sassolungo (3081 m), la Punta Cinque Dita (2998 m), il Sasso Levante o Punta Grohmann (3126 m), la Torre Innerkofler (3098 m), il Dente (3001) e il Sassopiatto (2964 m).Il nome del gruppo deriva da una leggenda ladina che racconta di un popolo di pacifici giganti che convivevano serenamente con i valligiani alle pendici del Sella. Fra di loro ce n’era uno di-spettoso che derubava gli uomini e dava la colpa agli animali. Gli altri giganti riuniti lo esortarono a confessare, lui negò e per punizione, attraverso un incantesimo, fu sepolto. Una mano rimase fuori e ancora oggi si innalza verso il cielo costituendo le Cinque Dita del Sassolungo. Volendo dare una spiegazione meno poetica, il nome è dovuto alla “lunga” bastionata settentrionale che supera i 2000 m di larghezza ed è rivolta verso l’alta Val Gardena.

Le Dolomiti di Gardena e FassaOltrepassando l’Adige e l’Avisio si entra nel mondo dolomitico classico. Le prime montagne che si incontrano, sempre in riferimento alla SOIUSA, sono le Dolomiti di Gardena e Fassa.

SOTTOSEZIONE (STS) SUPERGRUPPO (SPG) GRUPPO (GR)

DOLOMITI DI GARDENA E FASSA

Dolomiti di Gardena

Sella

Sassolungo

Alpe di Siusi

Puez

Odle

Plose-Putia

Dolomiti di Fassa

Sciliar

Catinaccio

Marmolada

Le Dolomiti gardenesi e fassane secondo la SOIUSA.

In questa area si inizia a respirare l’incanto dei “Monti Pal-lidi”, con nomi altisonanti come Sella, Sassolungo, Odle, Catinaccio e Marmolada. Questo è il regno incontrastato della Lingua Ladina e delle antiche leggende, territorio ricchissimo di cultura legata alla gestione della montagna.Iniziando da ovest, le prime crode che si incontrano sono quelle fatate del Catinaccio, Rosengarten (giardino di rose) in lingua tedesca. Orientato prevalentemente secon-do un asse nord-sud, domina l’orizzonte orientale della cit-tà di Bolzano e si staglia alto sulla Val di Fassa, nel versante opposto. Questo intricato complesso roccioso (ben otto sottogruppi) è famoso per l’Enrosadira, quel fenomeno che lo fa apparire magicamente rosa al tramonto e che ha stimolato una serie incredibile di credenze popolari. La vetta più alta è il Catinaccio d’Antermoia (3004 m), ma svariate sono le cime note soprattutto in ambito alpinistico, come le Torri del Vajolet o la Roda di Vaèl. Il toponimo ita-liano Catinaccio sembra avere una duplice origine. La pri-ma ipotesi fa riferimento al ladino “ciadenac” (catenaccio), riferendosi al fatto che la montagna costituiva un’enorme barriera che impediva il transito dalla Val Duron all’attuale Passo di Carezza (Costalunga). La seconda interpretazione

La “parete rossa” della Roda di Vaèl, nel settore meridionale del Catinaccio.

La splendida Cima Catinaccio e le Torri del Vajolet dal Passo delle Coronelle.

Le cime del Gruppo del Sassolungo viste dal Passo Sella.

Uno l Localizzazione gruppi montuosi e valliSentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

Spallone del Sassolungo

Punta Cinque Dita

Punta Grohmann

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A nord della Val Gardena, nel settore nord occi-dentale delle Dolomiti, lo splendore delle subli-mi Odle supera qualsiasi immaginazione umana. Affilate rocce dai profili slanciati fanno da cornice ai curatissimi prati della più settentrionale e riser-vata Val di Funes, creando un’atmosfera fatata. Il termine “odle” in ladino significa “aghi” e rende perfettamente l’idea della morfologia slanciata di queste montagne. Per i tedescofoni sono note come Geisler. Le cime principali della catena, che si sviluppa da ovest verso est, sono la Gran Fur-chetta (3030 m) e il Sass Rigais (3025 m).

Il Gruppo Plose-Putia costituisce la porta set-tentrionale delle Dolomiti. Il sottogruppo della Plose (2562 m) non appartiene alle Dolomiti in senso geologico e si staglia con forme arroton-date sopra l’orizzonte di Bressanone. Più a sud, a coronare il lato settentrionale della Val di Fu-nes si alza il minuscolo sottogruppo delle Odle di Eores (Aferser Geisler, 2654 m), mentre più a oriente, prima del Passo delle Erbe, si eleva prepotentemente il massiccio del Sass de Putia (Peitlerkofel) la cui vetta tocca i 2875 m.

L’Alpe di Siusi (Mont Sëuc in ladino, Seiser Alm in tedesco) è un vasto altopiano che funge da naturale raccordo fra la Val Gar-dena, il Sassolungo, lo Sciliar e le propaggini settentrionali del Catinaccio. È una delle aree più vaste d’Europa dedicate all’al-peggio (52 km2) e si sviluppa a un’altezza media di 1850 m di quota. L’immagine dei pascoli color smeraldo con lo sfondo del Sassolungo è una di quelle cartoline che ha fatto il giro del mondo.

Più a est, oltre il Passo Sella, il Gruppo del Sella (Sellagruppe in tedesco, Sela per i Ladini) fa da baluardo frontale alle quattro famose valli ladine: Gardena, Fassa, Livinallongo e Badia. Il massic-cio, molto diverso da tutti gli altri colossi dolomitici, appare da qualsiasi punto lo si osservi, come una poderosa e tozza isola rocciosa. Il Sella è nettamente diviso in una parte inferiore e in una superiore da una evidente cengia detritica. Le pareti sia sopra che sotto sono compatte e verticali, conferendo alla montagna l’aspetto di una fortezza inespugnabile. In realtà all’interno di quello che 200 milioni di anni fa era un atollo corallino si elevano eleganti torri, spuntoni e bastionate di colorata dolomia. Nella zona sommitale si sviluppa un vasto pianoro roccioso (Altipiano delle Mésules) da cui si staccano disparate cime e piccole catene che sovente non raggiungono i 3000 m. La vetta principale è il Piz Boè (3152 m), che emerge dall’altopiano nella parte sud orientale del gruppo con la sua inconfondibile forma piramidale. Due larghi valloni dividono il Sella in altrettanti settori: la profonda Val di Mesdì, che scende a nord verso la Val Badia e la Val Lastìes a sud ovest, orientata verso la Val di Fassa. La SOIUSA lo considera invece costituito da tre sottogruppi. Assieme al Catinaccio si contende la palma di gruppo dolomitico più frequentato.

L’Alpe di Siusi e lo Sciliar (foto Roberto Barbieri).

Il sublime versante settentrionale delle Odle e la Val di Funes (foto Roberto Ciri).

Il possente Sass de Putia alla testata della Val di Funes (foto Francesca Magillo).

La piccola catena dei Cir costituisce le propaggini meridionali del Puez che degradano verso il Passo Gardena.Il Gruppo del Sella visto dalla Marmolada (foto Roberto Ciri).

Piz Ciavazes Sass de Forcia Piz Boè Punta VallonSass Pordoi Punta de Joel Piz da Lech Dlacè Piz da Lech

Uno l Localizzazione gruppi montuosi e valliSentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

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Sicuramente uno dei più vari e spettacolari iti-nerari fra quelli che possono essere intrapresi nelle Dolomiti Friulane. Questa lunga, ma re-lativamente semplice escursione, che presenta solo un beve tratto leggermente esposto, con-sente di aggirare il nodo di Cima Brica (2362 m) e Cima di Val dell’Inferno (2287 m), ele-gante catena che, dal cuore centrale del Monte Pramaggiore, si stacca verso nord ovest. Alla ricerca di luoghi isolati, dove poter osservare, con un po’ di fortuna, camosci e stambecchi.

ACCESSOIl parcheggio di Pian Me-luzzo viene raggiunto da Cimolais, attraverso i 13 km della Val Cimoliana. La strada, in parte sterrata, è soggetta a smottamenti in caso di piogge consistenti. Nel dubbio contattare il Rif. Pordenone.

ITINERARIODal parcheggio di Pian Meluzzo (1163 m) se-guire la mulattiera (sent. 361-362) che, verso nord est, avanza pianeggiante sul fondo della Val Meluzzo. Verso nord incombono i dirupi dei Monfalconi, con la possenza di Cima Stalla (2100 m) e le più defilate quinte della Cima Monfalcon di Montanaia (2548 m). Dopo pochi minuti si supera la bucolica radura della Casera Meluzzo (1169 m), proseguire fino a raggiungere in breve il bivio fra il sent. 361 (che si seguirà al ritorno) e il 362, da dove appare splendido il Monte Pra-

GIRO DI CIMA BRICA Silenzi e panorami verso il Pramaggiore

GRUPPO MONTUOSO: Pramaggiore

PUNTO DI PARTENZA: Pian Meluzzo(1163 m)

QUOTA MINIMA: 1163 m

QUOTA MASSIMA: 2175 m

LUNGHEZZA: 14,3 km

DISLIVELLO: 1136 m

TEMPO: 6,45 h

TIPO DI PERCORSO: sentiero

PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Pordenone, Cason di Brica

ATTREZZATURA: normale dotazione escursionistica

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: bassa

DIFFICOLTÀ: EE

CIME DA SALIRE: Cima sopra Forc. dell’Inferno

CARTOGRAFIA: Tabacco n. 021

In Val di Brica verso i Monfalconi.

11.3

Sentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti Tutela e valorizzazione ambientale l Giro di Cima Brica

0 3 4 5 13 14,36 7 98 12111021

1400

1800

1200

1600

2000

2200Passo del Mus

Forc. Fantulina Alta

Cason di Brica

Cason dei Pecoli

Ruderi CasoneVal dell’Inferno

Forc. dell’Inferno

Cima Sboada1996 m

)( Passo del Mus

)(Forc. dell’Inferno

)( Forc. Fantulina Alta

Cima Brica2362 m

Cason di Brica

CimaVal dell’Inferno

2282 m

TorrioneComici

Croda del Sion2410 m

Cime Fantulina2283 m

Crodon di Brica2243 m

Cima Valmenon2235 m

Pic di Mea2207 m

CampanileGambet2015 m

Cima Stalla2100 m

CrodaCimoliana2408 m

Rif. Pordenone

Rif. FlaibanPacherini

CasoneVal dell’Inferno

(ruderi)

Cason dei Pecoli

CaseraMeluzzo

Casone Camporosso

Lago diMeluzzo

Val Postegae

Val dell’Inferno

Val Melu

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Val di Brica

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no (2175 m), da cui si coglie una spettacolare vista verso gli Spalti di Toro-Monfalconi fra le cui merlature si intrufolano le sagome più lontane dell’Antelao, della Tofana di Rozes, della Croda dei Toni e del Popera.Scendere sulle ripide ghiaie verso nord est finché, poco dopo, il sentiero diviene molto più agevole e cala con comode svolte verso nord, superando il singolare monolite del Mus di Brica (2067 m). Ancora una quasi insignificante salita fra radi larici e si raggiungono i cartelli che indicano verso de-stra per la Forc. di Brica (30 min, EE).Scendere a sinistra sul sent. 379, attraversare un bel tratto boschivo e calare fino a raggiungere il Cason di Brica (1745 m), spartano bivacco in legno dedicato dalle sezioni CAI di Rovigo e Forni di Sopra all’alpinista rodigino Giancarlo Milan (30 min, E).

maggiore (2478 m), cima a cui ci si avvicinerà nel prosieguo del cammino (30 min, E).Seguire il sent. 362 (sempre mulattiera con lieve pendenza) che prosegue nella Val Postegae ver-so sud est, alzandosi sopra la sinistra orografica di un rumoroso corso d’acqua. Dopo 10 min la traccia entra nel bosco di faggi e lascia sporadici spazi a radure detritiche aperte, balconi spalan-cati verso i Monfalconi e le Cime Postegae. Il cammino prosegue in direzione est, risalendo, sempre più ripidamente, i boschi della destra orografica della Val dell’Inferno e superando un passaggio su una cascatella, fino a raggiungere la verde piana dove una volta sorgeva il Casone Val dell’Inferno e si stacca il sent. 366 per la Forc. Pramaggiore (1791 m, 1,30 h, E). Il pano-rama è notevole, specie verso oriente, dove si elevano possenti e colorate la Croda del Sion (2410 m) e la Cima Val di Guerra (2353 m). Al centro del catino è appoggiato un enorme quanto singolare masso isolato.Seguire sempre il sent. 362 verso nord est, risa-lendo fra larici e mughi la Val di Guerra. Supe-

rato un poggio aperto, la traccia si dirige verso est tagliando un facile ghiaione (attenzione in presenza di neve). Man mano che si sale si deli-nea verso ovest la bellissima cresta che unisce la Cima Brica alla Cima Val dell’Inferno e termina alla Forc. dell’Inferno. La salita termina al Passo del Mus (2063 m, 1 h, E) da cui, nelle giornate limpide, lo sguardo si spinge verso il Jof di Mon-tasio, il Jof Fuart, il Canin e il lontano Triglav, monte simbolo della Slovenia. Da qui si può pervenire all’attacco della Ferrata Cassiopea al soprastante Torrione Comici.Seguire il sent. 369 che punta verso nord ovest, supera un breve e facile tratto roccioso e rima-ne a sinistra del filo di cresta, prima di passare sul lato opposto, alto sulla Val di Suola, dove all’improvviso si materializzano le imponenti stratificazioni delle vicine Cime Fantulina (2283 m). La traccia è buona, ma presenta una certa esposizione fino alla Forc. Fantulina Alta (2107 m, 25 min, EE), dove un sentiero scende verso la Val di Suola e il Rif. Flaiban-Pacherini. In soli altri 5 min si raggiunge la vicina Forc. dell’Infer-

Sentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

Crodon di GiafCima Monfalcon di Montanaia

Punta Pia

Pala Grande Cima Toro Cima EmiliaMonte CastellatoCroda Cimoliana

Torre del CridolaCima Barbe

Cima dei PecoliCima Urtisiel Ovest

Monfalcon di CimolianaCima Stalla

Cresta del Leone

Val Monfalcondi Forni

Sopra: masso erratico nel vallone del Casone Val dell’Inferno.Al centro: arcobaleno verso il Passo del Mus.Sotto: la catena Spalti di Toro-Monfalconi dalla Forcella dell’Inferno.

Tutela e valorizzazione ambientale l Giro di Cima Brica

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GRUPPO MONTUOSO: Dolomiti di Brenta

PUNTO DI PARTENZA: Laghetto Dorigàt (1868 m)

QUOTA MINIMA: 1850 m

QUOTA MASSIMA: 2104 m

LUNGHEZZA: 8,7 km

DISLIVELLO: 396 m

TEMPO: 2,50 h

TIPO DI PERCORSO: sentiero

PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Peller, Biv. Sat Juffman, Biv. Pinamonti, Baita Nana

ATTREZZATURA: normale dotazione escursionistica

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-novembre

FREQUENTAZIONE: media

DIFFICOLTÀ: E

CIME DA SALIRE: M. Peller (2320 m), M. Pellerot (2292 m), C. Nana (2572 m), C. Cesta (2454 m)

CARTOGRAFIA: 4Land n. 139, Tabacco n. 053

Cavalli avelignesi al Pian della Nana(foto Roberto Ciri).

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Tutela e valorizzazione ambientale l Monte Peller

MONTE PELLERAl Pian della Nana fra gli incanti del Brenta settentrionale

Scendere ancora verso nord ovest nel bosco della Val di Brica, con pendenza che aumen-ta sempre più e con la traccia che passa dalla sinistra alla destra orografica del profondo im-pluvio. Le ultime impegnative pendenze condu-cono nei pressi del Cason dei Pecoli (1363 m), dove confluiscono anche i sentieri che calano dalla Valmenon e dalla Val Monfalcon di Forni (45 min, E).Percorrere l’ampia fiumana di sassi della Val Meluzzo seguendo il sent. 361 che avanza qua-si pianeggiante con bella vista sul soprastante Campanile Gambet (2025 m). Si rimane dap-prima sulla destra orografica dell’ampio Rio Valmenon, passando successivamente sulla sponda opposta e seguendo finalmente una comoda mulattiera che giunge all’incrocio in-contrato all’andata (1 h, E).Seguire a ritroso la sterrata fino al Pian Meluzzo (30 min, E).

CIME DA SALIREDalla Forc. dell’Inferno è possibile salire verso destra e raggiungere, in 10 min, un panorami-co pulpito sospeso sulla Val di Suola (EE). Ci si arriva seguendo l’evidente traccia, fare attenzio-ne all’esposizione dei versanti che ricadono su entrambi i lati.

Sentieri d’Autore l Escursionismo consapevole in Dolomiti

Sopra: Cima Brica e Cima Val dell’Inferno dal Passo del Mus.Al centro: salendo verso Forcella Fantulina Alta.Sotto: il Mus di Brica.

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