All' ombra del Castello

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1 ALL’OMBRA DEL CASTELLO Nelle fiabe di un tempo, quelle che mia madre mi raccontava, c’era sempre un castello incantato… nella vita di Angela c’era un castello vero. Lei era nata negli anni venti in un centro delle Bassa Friulana, fra gente semplice, ma laboriosa ed onesta. La madre buona e premurosa l’aveva cresciuta con amore assieme ai suoi fratelli….e lei crebbe all’ombra del ….Castello di Zoppola. La costruzione imponente era sorta intorno l’anno Mille, probabilmente a difesa della strada, che dal guado sul Tagliamento portava in direzione di quel centro abitato, che ora si chiama Pordenone. Trovandosi in pianura, il Castello aveva avuto la necessità di rinforzare le fortificazioni giungendo ad avere persino tre cinte di mura con varie porte, torri e numerosi fossati. Nel corso dei secoli subì le scorrerie degli Ungari, accusò pure notevoli danni dovuti alle sommosse popolari e alle lotte tra il Patriarca Ludovico e i Duchi d’Austria, la conseguenza fu che venne occupato dalle milizie imperiali. Infine il feudo venne confermato, dopo parecchie lotte tra nobili, alla famiglia del Patriarca Antonio Panciera, che lo possiede tuttora. La storia millenaria del castello documenta tutte le vicissitudini e gli adattamenti che ha dovuto subire per giungere ai giorni nostri, essendovi state apportate numerosissime modifiche fino ad avere l’attuale struttura e un’unica cinta muraria. Non mancarono le storie di sangue e di successioni molto complesse, che comunque riflettono un’epoca di grandezza e d’importanza strategica. ------------ - ------------ La mia amicizia per Angela nacque in un luogo di vacanza ben tanto tempo fa. Era piacevole conversare sotto l’ombrellone con lei, anno dopo anno. Non si è mai vantata di niente, ma quando parlava di Zoppola e del suo Castello, i suoi occhi si illuminavano e si vivacizzavano. Accadeva sempre che si entusiasmasse nel racconto, come è successo ora, allorché ho pensato di dare un assetto ordinato nel tempo a quei ricordi che in trent’anni di amicizia ho sentito riaffiorare man mano nella sua mente. Anche ora ho avvertito in lei tanta gioia nel raccontare di quel paese, che ha messo le radici nel suo cuore. Ma ritorniamo ad Angela. Secondo me lei subì, sin da bambina, il fascino di quella imponente costruzione, che dava lustro al suo paese natio. Anche gli altri residenti del luogo guardavano con rispetto e deferenza a quella nobile famiglia che abitava ora il maniero, poiché era tanto semplice ed attenta ai problemi del paese e dei suoi abitanti, adoperandosi, nel contempo, per migliorare le condizioni della vita quotidiana. Infatti il conte Francesco, laureatosi a Padova in medicina e specializzatosi a Berlino, al suo rientro a Zoppola si era dedicato con generosità alla cura dei suoi contadini e delle loro famiglie in vari modi. Ad esempio… All’epoca i contadini usavano intrecciare grandi ceste di vimini per usi vari. Le donne ci mettevano i loro bimbi, ancora piccini, quando erano occupate nel lavoro dei campi, e volevano tenerli sotto controllo e al sicuro. Erano gli anni trenta, quando il Conte Francesco ebbe la geniale idea di realizzare una struttura per più funzioni, che fosse utile a tutto il paese. Volle coinvolgere ogni famiglia, nel progetto, per far capire loro l’importanza di tale opera, che tra l’altro avrebbe consentito alle madri che si recavano al lavoro nei campi, di affidare i loro piccoli a delle persone qualificate in un ambiente protetto. Siccome la spesa prevista era considerevole e le risorse economiche a disposizione non erano sufficienti, ebbe l’idea, piuttosto singolare, di far partecipare tutti, contribuendo secondo le possibilità di ciascuno, cioè offrendo giornalmente delle uova,

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ALL’OMBRA DEL CASTELLO Nelle fiabe di un tempo, quelle che mia madre mi raccontava, c’era sempre un castello incantato… nella vita di Angela c’era un castello vero. Lei era nata negli anni venti in un centro delle Bassa Friulana, fra gente semplice, ma laboriosa ed onesta. La madre buona e premurosa l’aveva cresciuta con amore assieme ai suoi fratelli….e lei crebbe all’ombra del ….Castello di Zoppola. La costruzione imponente era sorta intorno l’anno Mille, probabilmente a difesa della strada, che dal guado sul Tagliamento portava in direzione di quel centro abitato, che ora si chiama Pordenone. Trovandosi in pianura, il Castello aveva avuto la necessità di rinforzare le fortificazioni giungendo ad avere persino tre cinte di mura con varie porte, torri e numerosi fossati. Nel corso dei secoli subì le scorrerie degli Ungari, accusò pure notevoli danni dovuti alle sommosse popolari e alle lotte tra il Patriarca Ludovico e i Duchi d’Austria, la conseguenza fu che venne occupato dalle milizie imperiali. Infine il feudo venne confermato, dopo parecchie lotte tra nobili, alla famiglia del Patriarca Antonio Panciera, che lo possiede tuttora. La storia millenaria del castello documenta tutte le vicissitudini e gli adattamenti che ha dovuto subire per giungere ai giorni nostri, essendovi state apportate numerosissime modifiche fino ad avere l’attuale struttura e un’unica cinta muraria. Non mancarono le storie di sangue e di successioni molto complesse, che comunque riflettono un’epoca di grandezza e d’importanza strategica. ------------ - ------------

La mia amicizia per Angela nacque in un luogo di vacanza ben tanto tempo fa. Era

piacevole conversare sotto l’ombrellone con lei, anno dopo anno. Non si è mai vantata di niente, ma quando parlava di Zoppola e del suo Castello, i suoi occhi si illuminavano e si vivacizzavano. Accadeva sempre che si entusiasmasse nel racconto, come è successo ora, allorché ho pensato di dare un assetto ordinato nel tempo a quei ricordi che in trent’anni di amicizia ho sentito riaffiorare man mano nella sua mente. Anche ora ho avvertito in lei tanta gioia nel raccontare di quel paese, che ha messo le radici nel suo cuore.

Ma ritorniamo ad Angela. Secondo me lei subì, sin da bambina, il fascino di quella imponente costruzione, che dava lustro al suo paese natio. Anche gli altri residenti del luogo guardavano con rispetto e deferenza a quella nobile famiglia che abitava ora il maniero, poiché era tanto semplice ed attenta ai problemi del paese e dei suoi abitanti, adoperandosi, nel contempo, per migliorare le condizioni della vita quotidiana. Infatti il conte Francesco, laureatosi a Padova in medicina e specializzatosi a Berlino, al suo rientro a Zoppola si era dedicato con generosità alla cura dei suoi contadini e delle loro famiglie in vari modi. Ad esempio… All’epoca i contadini usavano intrecciare grandi ceste di vimini per usi vari. Le donne ci mettevano i loro bimbi, ancora piccini, quando erano occupate nel lavoro dei campi, e volevano tenerli sotto controllo e al sicuro. Erano gli anni trenta, quando il Conte Francesco ebbe la geniale idea di realizzare una struttura per più funzioni, che fosse utile a tutto il paese. Volle coinvolgere ogni famiglia, nel progetto, per far capire loro l’importanza di tale opera, che tra l’altro avrebbe consentito alle madri che si recavano al lavoro nei campi, di affidare i loro piccoli a delle persone qualificate in un ambiente protetto. Siccome la spesa prevista era considerevole e le risorse economiche a disposizione non erano sufficienti, ebbe l’idea, piuttosto singolare, di far partecipare tutti, contribuendo secondo le possibilità di ciascuno, cioè offrendo giornalmente delle uova,

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che poi sarebbero state vendute al mercato. Sembra, che con questo sistema ci siano voluti trent’anni per finire di pagare l’opera, che ora porta la denominazione: “Asilo Infantile – Cardinale Antonio Panciera di Zoppola”. L’inaugurazione dell’edificio avvenne il primo giorno di scuola della prima elementare di Angela; allora ci fu una grande festa in tutto il paese e soprattutto nel suo cuore. L’Asilo era retto dalle suore Canossiane, che si dedicavano con amore e professionalità ai bambini a loro affidati. Le suore insegnavano canzoncine e poesie ai bimbi, per poter offrire uno spettacolino a parenti ed amici nei giorni di festa rendendo orgogliosi i genitori nel vedere i loro figlioli piacevolmente impegnati. Anche i ragazzi più grandi furono stimolati a ritrovarsi per preparare spettacoli da proporre al pubblico per beneficenza. In particolare quando il parroco decise di ridipingere l’interno della chiesa, gli stessi ragazzi offrirono un valido aiuto per completare il restauro per gli altari. Pure Angela partecipava con entusiasmo ed era sempre disponibile a recitare in quegli spettacoli che di solito venivano effettuati la domenica dopo il Vespro. Per elevare il tenore culturale del paese il Conte Francesco fece chiamare il maestro di musica Pierobon affidandogli la scuola di canto riservando, nel contempo, per sè il compito di supervisore. Infatti, di tanto in tanto, invitava il coro nel castello per seguirne i progressi e constatarne i livelli raggiunti. Anche gli abitanti dei paesi limitrofi, avendo assistito agli spettacoli musicali offerti dal coro, vollero imitare l’iniziativa invitando lo stesso maestro Pierobon a formare altre scuole di canto anche per loro. Vedo luccicare gli occhi di Angela nel ricordare il maestro, che essendo non vedente, veniva seguito con amorevole dedizione dal nipote. Il coro fu denominato “Scola cantorum Santa Cecilia” e divenne così bravo da venir invitato, spesse volte, per solennizzare le inaugurazioni o le varie ricorrenze . Quando la contessina Beatrice Balbo, dopo essersi unita in matrimonio al conte Giorgio Panciera, venne in visita al Castello, lo zio Francesco volle riceverla presentandole il coro per festeggiarla con i canti più belli del repertorio. Alcuni anni più tardi, durante un’esibizione canora, il maestro Pierobon pensò di eseguire un inno agli eroi, che riscosse molto successo. Era sottinteso che lo stesso fosse dedicato al Conte Giorgio, il quale aveva partecipato alla Seconda Guerra Mondiale e aveva dato un grande contributo alla Patria, rimanendo ferito in modo grave alle gambe. La contessa Beatrice interveniva agli spettacoli e dimostrava di gradire quelle manifestazioni. Era una persona affabile e gentile. La sua nobiltà traspariva dal suo modo di essere.

ANCORA… RICORDI

Nella struttura dell’Asilo c’era una stanza riservata al ricamo e al cucito per le ragazze da marito che volevano preparare il corredo. Anche Angela entrò in quella stanza per imparare a ricamare, ma aveva appena sei anni e le sedie erano troppo alte per lei; allora suo padre compì un gesto d’amore: portò dal mercato, sulla sua bicicletta, una seggiolina della giusta misura. Egli temeva che la sua Angela cadesse da quelle sedie troppo alte per lei.

L’insegnante di cucito, suor Maria Tessarolo, era una persona snella, distinta, delicata nei lineamenti e nel suo modo di fare. Curava la precisione nell’impostazione del lavoro, nella postura e nel modo corretto di tenere l’ago in mano, tanto che dopo qualche anno Angela ricevette dei complimenti per il modo di ricamare da parte di una

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professionista, E lei conserva ancora con cura quei lavoretti che l’avevano tanto impegnata e ora le ispirano tanta tenerezza. Ripensando a tutto ciò mi piace riportare una sua espressione: “…ma quanti avvenimenti mi fai tornare alla mente!…” e mi confida che alla sera prima di addormentarsi, ripassa in rassegna quelle belle scene della vita di un tempo. Mi racconta pure di quando il Conte Francesco ampliò il parco del castello ad imitazione di Schonbrunn, ornandolo di fiori e di piante e soprattutto dotandolo di un corso d’acqua proveniente da un vicino fiume. Nello scenario non mancavano il ponticello di legno e il laghetto. Zoppola si trova in piena zona di risorgive e lì l’acqua è un bene che abbonda, infatti, il nome del paese deriva da “Zampulis” che significa zampillo. Attorno a tutto il parco scorre, come un tempo scorreva, la “Zoppoletta”, un ramo della quale arrivava al mulino dove incontrando un altro ramo alimentava il funzionamento di quella ruota, che nei tempi andati macinò la farina per la polenta e per il pane di tutto il paese. Pure lei vi si recava con sua madre e passavano, con i loro cereali, davanti a quel Castello, che faceva parte della loro vita, vigilava sul paese, come un tempo, e dava loro sicurezza, orgoglio e prestigio. Ricorda inoltre che nel parco era stata costruita la dimora del fattore, divenuta ora la casa del Conte Giovanni, poiché il terremoto del 1976 aveva lesionato il Castello privandolo, tra l’altro, della Torre che era il vanto del Casato e del paese. Ad Angela piace ricordare come il destino abbia potuto condizionare l’arco della sua vita, infatti crebbe a Zoppola, dove frequentò la scuola elementare, mentre per le scuole medie, dovendo spostarsi fino a Pordenone alla scuola Vendramini, quotidianamente percorreva, in bicicletta, con qualsiasi situazione climatica, assieme ai suoi compagni, i dodici chilometri che separavano le due località. Ottenne ottimi risultati scolastici tali da indurre i suoi genitori ad iscriverla alla scuola media superiore ad indirizzo magistrale, situato nello stesso istituto, conseguendone il diploma. Fu chiamata subito in varie scuole per supplenze ed incarichi a tempo determinato. Quando si sposò si trasferì in Alto Adige, ma nel 1960 ritornò al suo paese come insegnante di ruolo. Le affidarono una prima classe elementare. Osservando i suoi scolaretti ravvide in loro i tratti somiglianti dei suoi compagni di un tempo e fu un momento di grande emozione. Qualche anno dopo, anche per poter completare la sua conoscenza, Angela chiese al Conte Giovanni di poter accedere, unitamente alle altre sue colleghe e agli scolari, al Castello e grazie alla sua preziosa guida, accrescere il patrimonio culturale dei partecipanti. Egli fu ben lieto di ospitare le allegre scolaresche e nel giorno stabilito era lì ad attenderle nella via Castello, appena passato il ponte sul fiume Castellana, fuori dalle possenti mura medioevali.

Dopo i doverosi saluti, le accompagnò nel cortile quadrangolare e poi in alcune sale. Angela espresse il desiderio che coltivava da tempo: poter visitare lo studio del Cardinale Antonio, che si diceva ricavato nello spessore delle mura esterne. L’illuminazione ere fioca, però poté scorgere l’antico manoscritto in bella mostra sullo scrittoio. L’emozione fu grande nell’osservare un documento di così grande valore storico, ma non furono da meno le sale affrescate e i soffitti a cassettoni, che avevano “visto” tanta storia e tanti importanti personaggi.

E’ bello per Angela lasciarsi andare ai ricordi dei luoghi amati della gioventù e nel ripensarci affiorano alla sua mente altri particolari… In paese c’era l’acqua potabile del pozzo, sistemato al centro della piazza. Sulla pietra del bordo del pozzo ci sono ancora le scannellature profonde provocate dalle corde che issavano il secchio.

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Negli anni venti/trenta ogni famiglia di Zoppola aveva costruito nel cortile della propria casa un pozzo migliorando così la propria condizione di vita.

Ora l’antica vera da pozzo della piazza è conservata religiosamente nel cortile del castello a ricordo di quanto gli avi faticarono per avere un bene tanto prezioso per la vita.

Ancora altri ricordi ritornano alla mente di questa magnifica ottuagenaria, in particolare uno riguardante un pittore. Si tratta di Tullio Silvestri proveniente da Venezia, ma che visse per molti anni a Zoppola. Egli ritrasse vari scorci del paese, i personaggi più significativi, ma soprattutto il Castello visto da diversi punti. Non mancò di ritrarre le donne che lavavano i panni nell’acqua de “la Castellana” , tra di loro c’era pure la mamma di Angela. Egli lasciò le sue opere in tutte le istituzioni più importanti e così pure nelle sale del Castello. Riconoscente, il Comune di Zoppola dedicò una via a questo pittore, che amava definirsi autodidatta.

IN CONCLUSIONE

Ho raccolto molti appunti e quindi tanto “materiale” da riordinare. Le vacanze stanno per finire ed ognuno deve rientrare in città, perciò ci scambiamo i numeri dei nostri cellulari per poterci contattare, anche perché esiste il problema di ottenere il permesso dell’attuale conte Giovanni Panciera, in base alla legge sulla privacy, di pubblicare lo scritto su di un giornalino in abbonamento, edito a Trieste, che viene spedito in migliaia di copie agli Italiani emigrati in tutto il mondo. Comunque vada, è stato bello trascorrere le vacanze avendo uno scopo ben preciso, intriso di amicizia e di interesse culturale. Ed infine…… brava Angela, ti sei dimostrata veramente un portento, legata ad ogni particolare che ricordi con piacere e hai suscitato anche in me il desiderio di recarmi a Zoppola a vedere il tuo Paese e il tuo Castello. Speriamo che ciò sia possibile, poiché in tanti anni di amicizia, ho subito anch’io il fascino dei tuoi racconti.

Spunti storici tratti dal libro “Guida ai Castelli del Friuli Venezia Giulia” di Arnaldo del Fabro.