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L’insegnamento dell'Estimo scritto e discusso sul web Prefazione di Francesco Cellini Introduzione di Stefano Converso cura dei testi e coordinamento generale Giorgia Alessandra Sborlino Garcia Alfredo Passeri

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L’insegnamento dell'Estimoscritto e discusso sul web

Prefazione di Francesco CelliniIntroduzione di Stefano Converso

cura dei testi e coordinamento generaleGiorgia Alessandra Sborlino Garcia

Alfredo Passeri

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: giugno 2009

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Prefazione di Francesco Cellini 15

Introduzione di Stefano Converso 19

L’Estimo a Roma Tre compie dieci anni(parte prima, 1996−1998) 25

L’Estimo a Roma Tre compie dieci anni(parte seconda, 1999−2001) 31

Le lauree sui beni pubblici 37

Esiti di ottobre dei laureati in Estimo 41

Il senso del mestiere e della professionedi Architetto 45

Contro corrente 63

INDICE

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Le lauree possono essere taroccate? 67

L’Estimo a Roma Tre compie dieci anni(parte terza, 2002−2005) 73

Le promesse dell’Architettura 81

Come nasce un progetto 95

Edilizia negli anni Venti e Trenta: unineluttabile riesame 105

Economia o finanza per me pari sono… 127

Se vogliamo che tutto rimanga come èbisogna che tutto cambi 133

Passione, interesse, partecipazione,piacere, follia 145

L’unità architettura−urbanistica 153

I sogni che verranno 171

Architetture, costruzioni e polemiche aRoma 189

Stime immobiliari: istruzioni per l’uso 199

Le certezze, le ansie e l’autostima degliarchitetti 215

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I clienti di Le Corbusier… forse sonorimasti gli stessi 223

Renato Bonelli, Tor di Nona equestioni di ambientamento 239

Stimare ovvero valutare 251

Il partito degli italiani, la furbizia el’insider trading 263

Professionalità e autorevolezza delDirettore dei Lavori 277

Villettopoli 291

Splendori e miserie dei meccanismidella rendita 315

Un Architetto per amico 327

Città a rischio rottamazione 335

La palazzina d’autore degli anniCinquanta 341

Una relazione di progetto 349

Le architetture di vicinato al Testaccio 361

Case da ascoltare 369

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L’Aventino, il quartiere “privato” diRoma 373

Gli esami come sfondo 377

Insegnare, educare, formare 385

Gli anatemi della storia 393

Tipologie e caratteri di modernitànell’edilizia economica 403

La creatività come scelta diprofessionalità 413

Pubblicati i primi Editoriali 419

Quando si studiavano le case percapire le città 425

Aprire la finestra 437

Fine di un’avventura 443

La fatica di essere un genio 449

Un professionista “colto” 455

Imprenditore di serie A 461

Si concludevano gli anni Sessanta 467

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Sabaudia città di fondazione: unaGiornata di Studio 475

Recupero della bellezza e cittàconsolidate 481

Timeo Danaos et dona ferentes 487

Quanto piace, quanto mi dispiace 495

Architetti e Valorizzazione 503

Dolci fantasie pescaresi 509

Copia e incolla 515

Ricominciare 525

La fiducia perduta 529

Esplorazioni architettoniche(Beyond The Pale) 535

La fatica di proporre un progetto diqualità 547

Percorso ad ostacoli 555

La cattiveria del 2007 569

Alfredo, il destino nel nome 575

Promesse, promesse 581

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Regole e trasgressioni 587

La bellezza come scelta 597

Le identità nascoste 615

Bamboccioni e sfasciacarrozze 625

Pensare positivo ed agire 635

Un sottile filo rosso 645

Il nuovo Rinascimento della Garbatella 653

Ringraziamenti 663

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Prefazione

L’Estimo, nella percezione comune a tanti che ora studiano (o, comeme, studiavano) nei corsi di architettura, appare (appariva) spesso comeuna materia noiosa, inserita nei programmi didattici quasi a forza, vistolo stridente contrasto dell’aridità contabile e procedurale con cui essaviene usualmente impartita coll’aura ingannevolmente semi artisticadel curriculum progettuale. Dopo gli studi, capita però di accorgersi, inuno qualsiasi dei ruoli che la vita professionale avrà offerto, che non c’èmai nulla in quel che si fa in architettura ed in edilizia che non sia de-terminato, a volte quasi schiacciato, dalla dimensione economica; cosìda far risultare ingenua ed, in ultima analisi impraticabile, ogni pro-spettiva professionale che non parta dalla comprensione che il nostro la-voro consiste soprattutto nella gestione responsabile, orientata e anchecritica, dei soldi degli altri.

L’estimo quindi, o meglio, un insegnamento che faccia comprenderela dinamica reale che sottostà all’edilizia ed ai suoi processi, non èquindi in alcun modo eludibile: tutto sta a non renderla un mattone in-digeribile, isolata dal restante corpo degli studi, e invece nel riusciread integrarvela profondamente. Questo è proprio, per la fortuna dei no-stri studenti, quello che si è riusciti ad ottenere nella facoltà che dirigo,grazie al suo docente ed ai suoi collaboratori, con un successo testimo-niato anche dal fatto, abbastanza unico, che l’estimo diventa sempre piùspesso l’ambito culturale centrale di numerose ed interessanti tesi dilaurea. L’attenzione di Alfredo Passeri è stata infatti, oltre che discipli-narmente aggiornata, precisa, costantemente aperta verso il mondodella cultura e della pratica dell’architetto ed ampiamente umanistica,

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anche animata da una coraggiosa vena di sperimentalità; tutto ciò sicomprende appieno sfogliando questo volume, che non è che la trascri-zione (dal web) del vivace e proficuo dialogo con gli studenti e con icollaboratori alla didattica avviato dagli spunti critici, dalle lezioni edalle riflessioni proposte dal docente. Il libro quindi ci rappresenta assaibene i caratteri di un lavoro che è stato costantemente mirato, in tantianni di esperienze, di successivi perfezionamenti e di impegno capillaree pesante, a riconnettere i processi tipici dell’architettura e dell’ediliziaalla relativa processualità economica, spaziando dal rilievo al progettoarchitettonico, dall’urbanistica alla pianificazione ed alle sue strategie;il che vuol dire far calare il progetto nel reale e anche, e questo è quelche veramente conta, vuol dire restituire al progetto la sua effettività ela sua dignità di disciplina conoscitiva ed autenticamente operativa.

Osservando infatti i lavori degli studenti (oppure qualcuna delle nu-merosissime tesi sopra citate) si scopre con soddisfazione come non cisi trovi mai di fronte ad un puro esercizio di valutazione o computa-zione: si tratta invece di elaborati complessi, comprendenti, per esem-pio, seri approfondimenti di storia dell’architettura, di urbanistica, diprogettazione e tecnica delle costruzioni. Ci si accorge poi di come moltigiovani abbiano imparato a comprendere quanto sia indescrivibile edincomprensibile l’evoluzione di un edificio, o di un contesto, o di un tes-suto urbano, se essa non venga indagata sia dal punto di vista della sto-ria delle idee estetiche, del gusto, delle tecniche, degli usi, dei bisognie dei valori culturali, sia da quello della storia delle dinamiche e deiprocessi economici. Ci si accorge ancora come per essi persino il ri-lievo di un oggetto edilizio non possa consistere solo nella restituzionedella sua facies, o di quella preesistente, o del suo stato fisico e del suoeventuale degrado, ma anche nella valutazione del suo valore attuale edei possibili processi per reinserirlo nel contesto delle cose utili. Così èinfine per il progetto, che in questi lavori, pur giovanili, cessa (o tendea cessare) di essere un esercizio formalistico o un’esibizione di dubita-bili illazioni tecnologiche, ma prova a costituirsi come una responsa-bile strategia di trasformazione del reale. Ed è ancora significativoscoprire, sempre in queste tesi o lavori didattici, come la dimensionedella valutazione economica non si limiti alla mera calcolazione deicosti delle opere ed alla conoscenza delle procedure che accompagnanola progettazione (i computi metrici ed estimativi, le analisi dei prezzi, icapitolati e contratti ecc.), il che è la parte più ovvia e rituale dell’estimoprofessionale, ma si spinga più oltre: qui infatti si indaga sul processo

16 Francesco Cellini

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progettuale reale, intuendo che l’analisi economica non può darsi a po-steriori, come in genere avviene, ma che deve esser parte essenziale delsuo esercizio, e che conseguentemente l’architetto deve farsi simulta-neamente controllore di quel che fa, come il lemma inglese “quantitysurveyor” ben esprime, e pure promotore, propositore e critico dellestrategie e delle strutture operative (formali, proprietarie, finanziarie,gestionali, contrattuali ecc.) capaci di assicurare un futuro plausibileal suo prodotto. E questo è tanto più meritorio in un paese dove chi faquesto per mestiere in genere segue metodi approssimativi e finalità soloaffaristiche (e spesso suicide), come dimostra la resistibile, ma pur-troppo non resistita, ascesa e conseguente grottesca caduta di molti deipiù noti immobiliaristi nostrani.

Francesco Cellini

17Prefazione

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Introduzione

Nel 2007 ho presentato a Lisbona “Shared Design”, un paper sul pro-getto “Archinet”, nato per la sperimentazione di una didattica sul webnella Facoltà di Architettura di Roma Tre.

Il rapporto tra sviluppo tecnologico e modalità didattica, tema delconvegno portoghese (“Teaching and experimenting with ArchitecturalDesign: Advances in Technology and Changes in Pedadogy”) era in ef-fetti al centro anche di quanto stavamo facendo a partire dal 2001 in col-laborazione con i Laboratori di Progettazione e altri Corsi della Facoltàche decidevano di sperimentare con forza le nascenti tecnologie del web“dinamico”.

Condizione di partenza del progetto sperimentale è stata l’installa-zione e gestione di un server Linux (a sorgente aperta) nei nuovi Labo-ratori della Facoltà all’ex–Mattatoio di Testaccio di Roma. Servermigrato in seguito prima presso il Dipartimento DIPSA e poi presso ilcentro di calcolo CASPUR in seguito alla formalizzazione del progetto in-teruniversitario UniET (Emittente Telematica dell’Università).

Il primo spazio di sperimentazione è stato il Laboratorio; dapprimaquello del Seminario Multifacoltà “Villard”, poi, con maggiore efficacia,quello di Progettazione coordinato da Francesco Cellini, seguito da moltialtri: Mario Panizza, Michele Furnari, Lorenzo Dall’Olio, Andrea Vi-dotto.

Un Laboratorio, a differenza della lezione frontale, è già di per sé unmomento di condivisione del pensiero e del fare; una condivisione cheprende forma in momenti come le revisioni collettive o gli esami orga-nizzati come mostre dei lavori, che tentano di scardinare la tendenza alla

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“confessione”, al segreto confronto tra docente e studente che comportalunghe attese del proprio turno, inconsapevolezza di quanto avviene aldi fuori della propria esperienza personale e lunghe, faticose replichedegli stessi argomenti.

Tale distinzione netta tra confronto personale ed esperienza collet-tiva viene messa in discussione dal passaggio dalla compresenza fisicain uno spazio reale di tutti gli attori dell’evento — professore, studenti,assistenti, progetti testi e disegni — a una compresenza virtuale di tuttiquegli stessi protagonisti in un open web space, il portale dinamico delleattività.

Durante l’attività svolta in un Laboratorio, infatti, l’esperienza delsingolo parte da un progetto personale e viene inscritta in un pensiero co-mune: ciò stimola una comune ricerca intorno all’architettura, nel nostrocaso, senza che per questo si verifichino necessariamente processi diomologazione.

Nel Laboratorio sul web il prodotto del singolo diventa subito (intempo reale) e per sempre (archiviato e ricercabile) un patrimonio dellacollettività: spunti, riflessioni, indicazioni, materiali “didattici” offertiad uno da professore e assistenti sono automaticamente a disposizionedi tutti, grazie alla loro pubblicazione nelle singole conferenze.

E così dubbi, errori, interdizioni, ma anche intuizioni e soluzioni delsingolo sono potenziali momenti di crescita e di miglioramento per ilgruppo intero.

Nel sistema web dei Corsi di “Archinet” non c’é un unico autore dellepagine pubblicate, si può veramente parlare di autore collettivo; non sitratta una composizione ex–post di materiali raccolti da un piccologruppo di redattori selezionati, ma di un vero e proprio strumento di la-voro condiviso.

La condivisione del pensiero è infatti la vera essenza della rete: diqui la scelta dell’open source di cui i sistemi dei Corsi sono stati testi-moni e veicoli di contenuti.

Ogni studente è al tempo stesso utente e redattore del portale: gesti-sce in prima persona un forum sul proprio progetto. Qui spedisce testi,immagini e materiali vettoriali, visibili da tutti e su cui tutti possono in-tervenire; gli assistenti e il docente del Corso quindi partecipano ag-giungendo immagini o schizzi di loro pugno o ancora modificando i fileprecedentemente spediti.

La “presentazione” del progetto avviene durante la formazione delforum, ne è testimone e invita a partecipare, a produrre nuovi contributi.

20 Stefano Converso

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Tutto il lavoro viene archiviato e gestito in un sistema di database chenel raccogliere i materiali prodotti automaticamente li nomina, li archi-via e li rende reperibili attraverso indici e ricerche per parole chiave.

In parallelo agli spazi dinamici di lavoro dei forum —che accolgonoi progetti e le riflessioni — del database generale fanno parte i materialididattici spediti dalla comunità ristretta dei docenti: album d’immaginidei materiali grafici proiettati durante le lezioni, disegni vettoriali del-l’area di progetto, foto dell’area stessa, foto dei quartieri studiati, link asiti utili, testi consigliati, insomma in un unico colpo d’occhio tutti hannoil polso del lavoro svolto e delle riflessioni fatte su di esso.

Un corpus che in quanto digitale permette ai docenti di coordinare laproduzione e di controllarla durante tutto lo svolgimento del Corso enon solo all’atto dell’esame finale; al tempo stesso gli studenti hanno lapossibilità di guardare all’esperienza collettiva ogni volta che ne avver-tano il bisogno. La dispersione diminuisce, i tempi della riflessione si di-latano.

La parola chiave di tutto questo è networking, il cui risultato è un usopersonale, non passivo o elegantemente asettico, di Internet.

Anche un sistema efficiente di collaborazione in rete, tuttavia, non èsufficiente a descrivere quanto accaduto con il sito di Estimo, che testi-monia quanto nell’avanzamento tecnologico lo scarto non sia esclusi-vamente legato alle tecniche. Si tratta soprattutto della costruzione egestione di un gruppo e di una community di riflessione e lavoro condi-viso, della cessione di potere di scrittura ed editing e del confronto di-retto con l’uso degli strumenti digitali da parte di tutti, pur nella ricercaspecifica del ruolo.

In prima istanza, la sequenza di scritti di Alfredo Passeri suggeriscela vista di un blog, ma del blog essa elimina il carattere autoreferenzialee di isolamento del discorso.

Tutta la comunità dei partecipanti ai Corsi di Estimo è stata testimonedello sviluppo dei testi pubblicati in questo volume: gli “Editoriali” delProfessore trovavano collocazione contestale sul web mese per mesesenza soluzione di continuità sviluppandosi con trasparenza in mezzo auna serie di contributi paralleli degli altri utenti: tesine, consegne, ri-flessioni, lezioni e materiali esposti al giudizio di tutti, in aula ma anchenel contesto esteso della Facoltà e della rete.

E ogni giorno i contenuti recenti trovavano posto nella prima pagina(un po’ come avvenuto poi su larga scala con i feed: headlines che sipossono anche condividere da un sito all’altro o con appositi reader),

21Introduzione

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con l’accortezza di rispedire in evidenza quelli che ricevevano com-menti.

Una dinamica che innesca l’aspetto competitivo: una alta frequenzadi aggiornamento, o un alto numero di commenti rendono il proprio con-tributo sempre visibile, a danno di altri. Alcuni degli Editoriali pubbli-cati hanno avuto vita molto maggiore in home page rispetto ad altri(penso, ad esempio, a quello su “Villettopoli”) proprio per questo mo-tivo.

Il continuo aggiornamento del portale, dovuto al costante inserimentodi dati testuali e di immagini, ha conferito al portale di Estimo la fre-schezza della posta elettronica e dei newsgroups — al tempo i luoghipiù frequentati e dinamici della telematica — e ha parallelamente favo-rito il processo di identificazione, caratteristica principale e imprescin-dibile di ogni vera comunità.

In questo schema lo studente con il proprio portatile dovunque si trovitiene aperta accanto al suo programma di disegno o di scrittura una fi-nestra con il portale del Corso, dove può immediatamente salvare e spe-dire il suo lavoro. Si verifica una contiguità senza invadenza, si ha lapossibilità di guardare al progetto o al proprio lavoro in momenti di-versi, di aggiornare qualche materiale grafico, di appuntarsi una “idea”in vista dell’incontro di persona nel luogo fisico della lezione o della re-visione, che rimane comunque fondamentale.

Infatti il virtuale non si sostituisce al reale, ne diviene strumento eintegrazione. Sul web non si crea un mondo parallelo ma al contrario sidà forma ad un’immagine stabile della realtà: agli inizi nel portale si co-stituiva — tra gli altri — un archivio visivo dei volti degli studenti, ri-tratti digitalmente all’interno delle aule del Mattatoio, collegato al loronome e cognome, al loro progetto, ai materiali prodotti, interrogabile,continuamente in aggiornamento: un particolare fondamentale che àn-cora saldamente lo spazio della telematica a quello della didattica.

Che l’Università fosse in grado quindi di agire da “Emittente Tele-matica” come previsto dalla piattaforma del progetto UniET è stato di-mostrato dagli eventi, e sembra quasi naturale ora che “Community” e“Social Network” sono diventate parole chiave del web, accettate e ri-petute praticamente ovunque.

Resta tuttavia il valore specifico della strategia integrata e complessadi cui il gruppo di Alfredo Passeri ha saputo farsi carico nel tempo, as-sumendo il digitale come precondizione del proprio lavoro sull’Estimo,ma ponendo come fine la costruzione di un gruppo, parola sempre ri-

Stefano Converso22

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chiamata, a più livelli e più occasioni, negli scritti e in aula.Ultimo passo compiuto della avventura tecnologica da loro intrapresa

è stata la modalità usata per raccogliere i contenuti di questo libro, rac-colti familiarizzando anche con la tecnologia run–time, sviluppata dalgruppo di UniET come backup “vivo”. Il run–time ha permesso la frui-zione e il controllo dei sistemi dinamici di Estimo, continuamente rin-novati anno per anno anche cancellando i contenuti precedenti (inossequio alla dinamicità dei sistemi), in modalità off–line: da un HardDisk, da una periferica USB o da un DVD, e la trascrizione nelle dense pa-gine che seguono.

Stefano Converso

23Introduzione

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L’Estimo a Roma Tre compie dieci anni(parte prima, 1996–1998)

Iniziato in sordina, materia del quinto anno obbligatoria, Estimo edEsercizio Professionale — come volli si definisse la disciplina in quellontano 1992 ben sapendo che avrei iniziato le lezioni vere e propriesolo nell’anno accademico 1996–97 attendendo che i primi iscritti del-l’allora Terza Università completassero il loro ciclo quinquennale —compie dieci anni nel 2005. È come se dovessi tirare un piccolo bilan-cio avendo avuto la possibilità di interloquire, conoscere, insegnare, di-scutere, collaborare, trasmettere la mia passione per l’Architettura agliiscritti del Corso di laurea: ognuno di loro, infatti, ha sostenuto l’esamedi Estimo. Come per una catarsi ho avuto l’onere di raccogliere gli umoriproprio di tutti, un momento prima della tesi, sulla soglia della Facoltà:traghettatore tra la cultura universitaria e la professione che attendeva inostri studenti solo qualche mese dopo.Ho sempre posto particolare attenzione a tale essenziale compito de-

dicando gran parte del mio lavoro a quel momento specifico dei nostrigiovani, formatisi nelle aule universitarie alla cultura e che vedevo en-trare nella concretezza del mestiere, augurandomi che fosse pieno di sor-prendenti novità, mai deludente. Proprio come ci si augurò nelle nostreintenzioni di docenti, ricchi di speranze positive, quando aderimmo al-l’idea di una nuova Università romana per ricercare, anche in noi stessi,un’identità diversa, alternativa al modello di architetto che si andava of-fuscando, confondendo fino a temere potesse sparire sotto i colpi diun’incuria amministrativa e burocratica che omologava tutto. Essa ap-piattiva verso il basso e si accontentava della mediocrità. Noi ci ribel-lammo a tale visone catastrofica del futuro e lanciammo la nostra

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speranza per una scommessa che, alla luce della realtà, abbiamo vinto:Roma Tre è apprezzata e conosciuta ovunque, e porta con fierezza il pro-prio titolo verso un’autonoma e convincente direzione.Gli studenti di un tempo sono quasi tutti ottimi architetti; molti non

ci hanno abbandonato, ma hanno preferito restare per collaborare, anchea patto di enormi sacrifici che, come speriamo, saranno ripagati conun’entrata effettiva nel mondo accademico: sono il nostro investimentoper il futuro. Questi giovani non sono né migliori né peggiori di tantiloro colleghi europei che (apparentemente) dovrebbero competere conloro; sono semplicemente “motivati” e ciò, per me, è moltissimo. Nes-suno— almeno per quanto possa saperne— ha rinnegato la propria ispi-razione, la propria aspirazione, di diventare architetto militante del primoventennio del terzo millennio. Per rendere però concretamente esplicitatale affermazione e non farla apparire retorica, voglio tornare indietrocon la memoria e riportare, passo dopo passo, almeno nei punti più sa-lienti, ciò che scrivevo nei vari “programmi” del Corso preparati per ladidattica in questi dieci anni.Il programma del 1996–97 descriveva, in modo autonomo e di facile

accessibilità, la materia: «L’Estimo verrà presentato come il momentodell’economia preposto al giudizio di stima, secondo principi logici emetodologici per la valutazione dei “beni economici”. Il Corso si pro-pone infatti l’obiettivo di fornire gli strumenti di valutazione teorico–metodologici connessi alle diverse scale di progettazione, allaproblematica della riqualificazione urbana, alle tematiche che investonoil patrimonio edilizio esistente, monumentale ed ambientale. Una mate-ria così complessa ci si augura sia di assoluta attualità per la professionedell’architetto, per le valutazioni dei beni ambientali e monumentali. Inuna parola, per l’universo mondo architettonico».Nell’anno accademico successivo 1997–98, davo un’indicazione an-

cora più precisa circa gli esiti, le prospettive, le speranze legate all’ap-prendimento della disciplina: «Ogni ramo dello scibile va trattato inmodo diverso o quanto meno sotto quella angolatura che è più conge-niale per chi lo deve apprendere: per l’effettivo interesse immediato, perla propria utilità pratica che gliene deriva in campo professionale. Eccoperché ho preferito indicare da subito l’ambito entro il quale si muoveràcomplessivamente la materia: l’Estimo nel processo produttivo insedia-tivo. Tale sintetica definizione rappresenta una “scuola” di estimatoridalla vasta e consolidata esperienza i cui meriti sono ampiamente rico-nosciuti. Altra preoccupazione da me sentita è quella di presentare in

26 L’insegnamento dell’Estimo

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forma oltremodo semplice, oserei dire elementare, una materia che nondovrà rimanere come ricordo di quella complementare cultura di riem-pimento da rispolverare periodicamente. L’Estimo rappresenterà uncampo d’azione molto praticato nell’attività professionale; tutto ciò pro-prio perché la disciplina estimativa e l’esercizio professionale sono estre-mamente gratificanti sotto ogni aspetto e consentono di spaziare in ognicampo. Tale affermazione di principio espone lo scrivente. Posso dire diaver percorso un lungo cammino prima di compiere “la scelta estima-tiva”, vista come materia che comprende le innumerevoli occasioni delmestiere dell’architetto, avendo ritrovato in essa la sintesi, più volte ri-cercata, dell’entusiasmo per la mia professione. Una soddisfazione sa-rebbe, pertanto, che la materia dell’Estimo fosse assimilata facilmente,suscitando un caldo interesse da parte di chi si accinge ad apprenderla».Con una ventina–trentina di studenti il primo anno e con un numero

triplicato il secondo, fu possibile costruire un impalcato di nozioni, in-formazioni, dati, lezioni sempre vive ed attuali. L’Estimo diventava len-tamente un punto di riferimento (almeno per i più) per svolgerecorrettamente anche la tesi di laurea, rendendola più coerentemente le-gata alla realtà. Con il raggiungimento di più di 120 studenti nel terzoanno di attivazione, volli inoltre sperimentare con particolare attenzionecosa significasse l’applicazione teorico–estimativa ai progetti. Intendevoverificare se fosse davvero possibile rendere l’Estimo funzionale allaprogettazione; e debbo dire che tale intuizione non mi ha più abbando-nato. Ho cercato di convincere me stesso e i miei allievi di quanto biso-gno ci fosse della disciplina nel momento in cui essa fosse a disposizionedel progetto.Anche nella fase primordiale della costruzione di esso, met-tendo contemporaneamente a fuoco l’importanza dell’Estimo per ciòche riguarda la “fattibilità” dell’intero processo progettuale.Ecco cosa intendevo esplicitare nel programma 1998–99: «I presenti

scritti riprendono le lezioni, le esercitazioni e tutti i temi svolti negli anniaccademici 1996–97 e 1997–98 tenuti dal sottoscritto presso la Facoltàdi Architettura di Roma Tre al quinto anno. In aggiunta ho ritenuto op-portuno integrarli con alcune considerazioni, soprattutto per ciò che con-cerne i “criteri” di valutazione. In sostanza l’Estimo è visto come unadisciplina autonoma in una fase, l’attuale, di complessa trasformazionesia nel campo edilizio sia in quello delle strategie per il territorio e l’am-biente. In sintonia con i toni delle varie “scuole” che via via si sono for-mate negli ultimi anni, l’Estimo oggi assume un’importanza nuova. Ciòdimostra che una materia così complessa è di assoluta attualità per la

27L’Estimo a Roma Tre compie dieci anni (parte prima, 1996–1998)

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professione dell’architetto e per le valutazioni che egli compie dei beniambientali e monumentali; in una parola per l’universo architettonico. Intale ottica il Corso di Estimo ed Esercizio Professionale potrà rappre-sentare un supporto logico e metodologico importante per il futuro me-stiere dell’Architetto. Per questo ho voluto indicare da subito, in ordinedi interesse, gli ambiti entro i quali si muoverà la materia: verranno te-nute 13 lezioni di Estimo dedicate agli aspetti teorici e metodologici, 13lezioni di Architettura nelle quali sarà possibile capire il lavoro profes-sionale svolto nel panorama attuale, 13 lezioni di Esercizio Professionalededicate alle regole per un corretto svolgimento della nostra professionee 13 lezioni sulle stime considerate campo applicativo, tangibile del-l’esito finale della valutazione».Mi risultò facilissimo, inoltre, coinvolgere figure “esterne” per rac-

contare la valutazione legata all’esperienza di architetto. Anche il temadel Corso era intrigante, ambizioso e divertente. Ogni studente doveva,elaborando in aula una propria proposta architettonica, redigere unastima considerando l’aspetto economico del progetto. I costi furono alcentro di molte attenzioni ed anche di infinite ansie per poter davverorendere credibili le proposte. I risultati furono di doppia natura: per i piùsensibili, l’occasione di dimostrare la propria abilità; per i meno attenti,un comune passaggio burocratico effettuato senza convinzione.

6 ottobre 2005

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Frontespizio di un testo di Estimo del 1862