alfabeto

155
L’ALFABETO DI PIERINO Cristiano Lavezzo Cristiano Lavezzo Cristiano Lavezzo Cristiano Lavezzo

description

presentazione dell'alfabeto in prima classe

Transcript of alfabeto

Page 1: alfabeto

L’ALFABETO DI

PIERINO

Cristiano LavezzoCristiano LavezzoCristiano LavezzoCristiano Lavezzo

Page 2: alfabeto

L’Alfabeto di Pierino

di Cristiano Lavezzo

Anno scolastico 2007-2010

Scuola di pedagogia “Carlo Rizzi”

Corso triennale di pedagogia Steineriana

Page 3: alfabeto

INDICE

L’ALBA .................................................................................... 10

IL MIELE PIACE A TUTTI......................................................... 17

UN PICCOLO EROE ................................................................. 22

LE UOVA DI NONNA MARIA .................................................. 29

TRA I SUONI DEL BOSCO ...................................................... 37

UNA GATTA NELL’ ORTO...................................................... 45

UNA BAMBINA IN SOFFITTA? ............................................... 53

LA VECCHIA CHITARRA ........................................................ 59

IL DOTTORE E I MALANNI DEL NONNO ............................... 64

UN LIBRO DI AVVENTURE..................................................... 75

IL NONNO E LA FOCA ............................................................ 83

UNA GIORNATA AL MARE.................................................... 92

LA PIPA DI ATTILIO ................................................................. 98

NANETTO FUNGHETTO E GLI STRANIERI ........................ 105

SERGIO LO SCOIATTOLO .................................................... 111

LA QUERCIA STORTA.......................................................... 117

LA RANA E IL LETARGO DIFFICILE .................................... 122

IL TORO E IL BERRETTINO.................................................. 129

APRILE E LE FORMICHE ...................................................... 134

UNA VOLPE AFFAMATA ...................................................... 139

UN CANE FELICE .................................................................. 146

Page 4: alfabeto
Page 5: alfabeto

1

INTRODUZIONE

I bambini che ho avuto la fortuna di seguire nel

mio anno come maestro di prima classe erano, come

spesso sono i bambini di questa epoca,

intellettualmente molto svegli, abituati a prendere

decisioni autonomamente come fossero già grandi e

sempre critici nei confronti degli adulti, in un certo

senso già disillusi rispetto all’ambiente che si cerca di

mantenere in una scuola Waldorf per poter rispettare

e proteggere i loro tempi di crescita. Nel momento in

cui mi sono trovato di fronte al compito di creare per

loro una storia per presentargli l’alfabeto maiuscolo,

mi sono messo a cercare spunti tra l’infinito materiale

che, corsi di formazione, scuole Waldorf e singoli

insegnanti mettevano a disposizione, ma più leggevo e

più mi rendevo conto che nulla di tutto ciò calzava

perfettamente con quella classe vivace e desiderosa di

avventure più vicine al loro mondo. Avevo bisogno di

qualcosa che li catturasse e li portasse senza riserve

all’interno di quel mondo magico che per altri

Page 6: alfabeto

2

bambini è reale. Così, decisi che invece di portargli da

subito vicende di nanetti e gnomi, che

immancabilmente gli avrebbero messo la puzza sotto il

naso, ero io che dovevo trovare una storia capace di

andare a prenderli esattamente dov’erano. Partendo da

un lavoro fatto per presentare la lettera “G” durante il

corso di formazione, che mi aveva dato particolari

soddisfazioni, ho cercato di creare, lettera dopo lettera,

una storia che parlasse di un bambino come loro, che

provava emozioni come loro, entusiasmi e paure come

loro. In un’epoca palesemente odierna si susseguivano

le sue avventure, in un ambiente molto vicino alla

natura, una semplice vita di campagna, senza negare la

modernità delle auto, del porto, delle navi e delle

città, molto sensibile al ritmo delle stagioni e legata

alle conoscenze della vita contadina grazie alla

costante presenza di un nonno arzillo e sapiente.

Tutto questo mi ha permesso di conquistare i loro

entusiasmi e, mano a mano che l’anno continuava, di

poter introdurre nella vita di classe anche storie e

personaggi ormai “invisibili” all’uomo moderno, senza

che nanetti e gnomi venissero più criticati come

avveniva all’inizio di quell’anno….ed in realtà mi resi

Page 7: alfabeto

3

conto che ero pronto ad accettarli anch’io. Il lavoro di

questa tesi non è però la stessa storia che ho portato ai

miei bambini, alcune storie sono state leggermente

modificate, altre che non mi avevano soddisfatto le ho

completamente riscritte perché, per fortuna,

dall’esperienza si impara sempre…e si corregge la

direzione.

Il significato di vocali e consonanti

I suoni vocalici sono suoni legati alla vita

dell’anima, sicuramente la lingua italiana (e quelle

latine in generale) è una lingua che da ampio spazio

all’espressione vocalica ed in effetti come popolo,

lungi da me il voler generalizzare, ci possiamo

riconoscere in una particolare predisposizione

all’esternazione della vita animica, sia negli aspetti

positivi : un paese di artisti: poeti…navigatori e santi

mi verrebbe da aggiungere, pittori, cantanti, ma anche

pizzaioli, gelatai, ecc..; sia in quelli negativi : abbiamo

indiscutibilmente la tendenza ad ingrandire ogni

evento della nostra vita in miracolo o tragedia a

Page 8: alfabeto

4

seconda del caso, cosa che un danese limiterebbe

sicuramente.

I suoni consonantici sono invece

rappresentazione di qualcosa che si trova all’esterno,

nel mondo, sono riconducibili ad una certa struttura,

elemento di cui, come popolo, siamo più carenti e che

invece sembra abbondare in un popolo e in una lingua

come quella tedesca. Portare vocali e consonanti ai

bambini significa anche cercare di far vivere loro

questa differenza. Volevo mantenere la presentazione

di vocali e consonanti all’interno di un’ unica storia

che, attraverso le vicende di uno stesso gruppo di

personaggi creasse, con il passare dei giorni, un legame

con l’interiorità dei bambini, ma al tempo stesso,

volevo rendere sottilmente evidente la differenza di

punto di vista tra vocali e consonanti così, ho deciso

di raccontare le storie sulle vocali in un ambiente

diverso da quello dove successivamente si sarebbero

sviluppate le storie sulle consonanti. Quale miglior

luogo per elevarsi alla comprensione dei sentimenti

dell’anima se non la montagna? Altro elemento

fondamentale nella presentazione dell’alfabeto è il

tentativo di far vivere ai bambini quello che è stato il

Page 9: alfabeto

5

cammino evolutivo dell’umanità: l’invenzione della

scrittura partendo dal collegamento tra il soggetto da

“de-scrivere” e il simbolo stesso. Nel lavoro in classe

si cerca quindi di collegare la forma della lettera

proposta alla forma del soggetto narrato in modo da

far vivere ai bambini quello che l’uomo antico ha

vissuto nel momento della nascita della scrittura.

Il lavoro in classe

Nella mia piccola esperienza di

formazione e di insegnamento ho avuto la fortuna di

venire in contatto con tanti e tanti bravi maestri ed

ognuno di loro, mi ha portato il suo personale

contributo su come si può creare un lavoro in classe,

tenendo conto soprattutto delle caratteristiche dei

bambini che si hanno di fronte. Partendo dal principio

che i bambini del secondo settennio vivono

nell’elemento ritmico musicale è fondamentale aiutare

l’interiorizzazione dei contenuti portati in classe

attraverso il risveglio di queste forze sia attraverso

quelle della volontà. Già nei ritmi del mattino

Page 10: alfabeto

6

dell’epoca di scrittura vengono proposte filastrocche e

canzoncine per le lettere che arriveranno (“Sulla Terra

bene sto” , “A è un anatroccolo” filastrocche sulla C,

G e poi più avanti sulla GN, SC, GL, eccetera) oltre

a giochi di movimento che destino tutto il corpo.

Dopo la parte ritmica inizia l’epoca. Il maestro

racconta una storia che “nasconde” al suo interno

l’arrivo di una lettera. Ma la lettera non viene

presentata subito. Il giorno seguente, dopo che il

sonno della notte ha dato il suo contributo, i bambini,

incoraggiati dal maestro ricostruiscono gli episodi del

racconto del giorno prima, poi il maestro disegna alla

lavagna una parte di quel racconto mettendo in

evidenza il soggetto della storia in modo da far

risaltare il legame tra la forma del soggetto e la forma

della lettera. Dopo che il maestro ha iniziato il disegno

alla lavagna anche i bambini sui loro quaderni creano

il loro disegno. Solo dopo un’altra notte di sonno, al

terzo giorno, i bambini si ritrovano in classe pronti a

scoprire quale lettera fosse legata a quel disegno. “Vi

ricordate bambini cosa abbiamo disegnato ieri? E vi

ricordate come era fatto il gatto che abbiamo

disegnato? Ecco, oggi scopriremo che la “G” di gatto

Page 11: alfabeto

7

ha una forma che ci ricorda proprio il gattino che

abbiamo disegnato ieri”. Può cominciare così il

passaggio dal lavoro immaginativo fatto con i bambini

all’astrazione della forma della lettera che per noi

uomini d’oggi è l’unica cosa evidente.

Con il passare dei giorni il ritmo di presentazione

delle lettere può aumentare se il maestro sente che i

bambini sono pronti, sempre però mantenendo la

suddivisione in tre giorni nella presentazione della

singola lettera, per cui si arriverà per esempio in un

giorno ad avere:

presentazione della B disegno della C storia della D

Ci sarà così nell’epoca di ogni giorno un processo di

conclusione (presentazione della B), un processo di

elaborazione (disegno della C) ed un processo di

narrazione (racconto della D).

L’epoca può venire completata da situazioni e

momenti che permettono ai bambini di “fissare”

divertendosi i contenuti.

Nella mia esperienza di prima classe tanti sono stati i

giochi, soprattutto di movimento che ho portato ai

Page 12: alfabeto

8

bambini per aiutarli ad interiorizzare le lettere

dell’alfabeto. Ho avuto la fortuna durante la settimana

di aggiornamento alla prima classe di avere come

formatore il maestro Luca che ha aperto davanti a

tutti, con sano e fresco entusiasmo, un mondo di

giochi e possibilità da portare ai bambini. Molte delle

attività che ho portato ai miei bambini hanno preso

spunto da quei suggerimenti. Sono stato aiutato dal

nanetto Barbarossa che ogni mattino nascondeva

all’interno della scuola un sacchettino con dentro la

lettera del giorno ed il sacchettino si trova proprio

sotto un oggetto che comincia con quella lettera….

“fogli!” esclama Michele durante la presentazione

della F. “Forbice” dice qualcun altro, ma sotto la

forbice non c’è nulla, “fico” dice entusiasta Samuel…

“bambini, avete mai visto un fico in classe?” E tutti si

mettono a ridere. “Frigorifero” dice Francesco e riceve

un permesso speciale per entrare nella cucina della

scuola. Quando torna con il sacchettino in mano tutti

i bambini si fanno attorno e scoprono il cartoncino

con la F che viene appesa al muro.

Un altro grande divertimento dei bambini è stato

quello di trovare parole che iniziassero con la lettera

Page 13: alfabeto

9

del giorno mentre il maestro riempiva la lavagna mano

a mano che ne trovavano di nuove.

La tombola delle lettere, il bastimento carico di A, i

dadi che danno una lettera (per esempio 5= E) e i

bambini che cercano una parola con quella lettera (5--

-E---ELEFANTE). E poi con il passare dei mesi i

cartoncini al collo con le lettere dell’alfabeto per creare

piccole parole.

Ma la cosa più entusiasmante per un maestro è

sicuramente vedere che i bambini anche nel gioco

libero continuano a sviluppare cioè che viene fatto in

classe. Cecilia all’improvviso lasciava il gioco con i

suoi compagni e venendomi incontro diceva entusiasta

“maestro! F di farfalla!.” Oppure Pietro che tutto serio

con un bastoncino spezzato in mano mi diceva

“maestro se lo piego in due è una V”.

Mi sono reso conto, nell’anno di prima classe con i

miei bambini, che non è importante quanto riuscito

sia il lavoro che ogni giorno prepariamo per loro,

l’unica cosa importante è che lo facciamo con

impegno. I bambini sentono quando abbiamo

dedicato a loro tempo ed energie e ci ricambiano

sempre con attenzione ed entusiasmo.

Page 14: alfabeto

10

L’ALBA

QQQQuesta è la storia di Pierino che la mattina si

svegliava sempre di buon’ora, quando ancora i suoi

genitori erano a letto, ma quel sabato mattina si era

svegliato ancor prima del solito!

Non riusciva più a dormire e appena si era levato il

sole e la luce aveva iniziato a passare attraverso le

fessure della finestra, si era messo in ascolto dei

rumori della casa. Aspettava di sentire i passi dei suoi

genitori che si alzavano e si preparavano per il grande

giorno. Dopo un po’ Pierino sentì Aprile, la sorellina

più piccola, che aveva iniziato a piangere, era un buon

segno, ciò voleva dire che ora anche i genitori si

sarebbero alzati. Allora scese dal letto, si infilò le

pantofole e di corsa entrò nella camera dei genitori,

che già avevano la sorellina tra le braccia. “Mamma,

papà!!! Si parte ora? Si parte?”, “calma Pierino” disse il

papà, “dobbiamo prima preparare tutte le valigie, fare

Page 15: alfabeto

11

una buona colazione, caricare l’auto e poi partiremo.

Mi aiuterai Pierino?”, “certo papà, io sono pronto”

disse egli.

Eh si, quella mattina sarebbero partiti per la

montagna, e Pierino non era mai stato in montagna.

Non vedeva l’ora di partire con la sua famiglia, chissà

quante avventure gli sarebbero capitate! Così, dopo

aver fatto colazione tutti insieme ed aver preparato per

bene l’auto, Pierino passò a salutare il nonno che stava

annaffiando l’orto, “ciao Pierino, buone vacanze!

…Divertiti!” rispose il nonno, che come al solito gli

prendeva il viso con le mani sporche di terra secca e gli

stampava un grosso bacio sulla fronte, e tutta la

famiglia partì verso i monti.

Mentre uscivano dal paesino l’emozione di Pierino

cresceva ed egli rimaneva incollato al finestrino

dell’auto. Amava guardare come cambiava il paesaggio,

erano passati per campi coltivati a mais, soia, lattuga e

patate, poi avevano raggiunto una zona in collina dove

si potevano vedere grandi distese di vigneti ed ora in

lontananza Pierino cominciava a scorgere le prime

montagne. Poi, ad un certo punto, Pierino si rese

conto che l’ auto iniziava a salire, salire e salire e dal

Page 16: alfabeto

12

finestrino vedeva tutti i paesini e le cittadine giù in

basso. Un po’ più tardi sentì che anche l’aria che

entrava dal finestrino stava cambiando, era diventata

più fresca. All’improvviso iniziò a vedere prati pieni di

erba verde e rigogliosa e fiori e… tante tante mucche

che pascolavano! E attorno al collo avevano tutte una

bella campana che suonava ogni volta che si chinavano

per strappare un po’ d’erba e masticarla.

E così tra un paesaggio e l’altro la famiglia di Pierino

passò tutta la giornata in viaggio per giungere

all’alloggio per la notte. Si fermarono anche a fare pic-

nic su un tavolino nel boschetto vicino la strada. Ma

verso sera, quando ormai mancavano pochi chilometri

alla baita, all’improvviso…POP POP POP …era la

vecchia auto del papà che tossiva dalla fatica e

sembrava davvero non voler più andare avanti

…POP…POP… ancora qualche metro… POP…. e

l’auto si fermò. “Perbacco” disse il papà, “che cosa

avrà adesso?”. Stava già facendo buio, si trovavano in

una strada tortuosa nel mezzo del bosco e la baita non

era ancora così vicina da poterla raggiungere a piedi,

tantomeno con tutte le valigie che la famiglia si

portava appresso.

Page 17: alfabeto

13

Il papà scese dall’auto ed aprì il cofano per vedere se

ne capiva qualcosa, ma niente da fare, l’ auto era

immobilizzata. Mamma e papà parlarono un poco a

bassa voce mentre Pierino rimaneva in auto, curioso di

sapere che cosa si stessero dicendo, poi rientrarono

insieme nell’auto e alla fine annunciarono a Pierino ed

Aprile “questa notte dormiremo tutti e quattro nell’

auto e domani mattina andremo in cerca di un buon

meccanico per ripararla”. Pierino fu molto sorpreso

dalla notizia e all’ inizio anche un po’ spaventato. Fuori

stava scendendo la notte e già non si vedeva quasi

nulla di ciò che c’era attorno, ma poi pensò che lì

dentro al calduccio con la sua famiglia non gli poteva

accadere nulla. E un po’ alla volta tutti si sistemarono

per la notte, la mamma aveva preparato un buon

panino per tutti con quello che rimaneva degli avanzi

del pic-nic e dopo averlo divorato, Pierino si

appoggiò al braccio del papà, che si era messo al suo

fianco, e si addormentò quasi subito.

Pierino si svegliò che doveva assolutamente far pipì.

Era quasi mattino, ma era ancora molto buio, i

finestrini erano coperti da tante piccole goccioline di

umidità e Pierino rimase per un po’ a giocare facendo

Page 18: alfabeto

14

dei disegni con il dito. Poi però decise che doveva

uscire o si sarebbe fatto la pipì addosso. Per non

svegliare tutti, aprì pian piano la portiera dell’auto e

uscì silenziosamente. Fuori si vedeva appena e dovette

farsi coraggio per allontanarsi. Finalmente trovò un

posticino tra gli alberi e si liberò della pipì. Ma,

proprio quando fu il momento di tornare indietro, si

accorse che dalla collina di fronte arrivava una gran

luce che già illuminava la cima degli alberi più alti. Era

una luce così bella, Pierino non ne aveva mai visto

una di così chiara ed intensa. Non sapeva cosa fare, la

voglia di andare a vedere da dove provenisse era tanta,

ma era forte anche il desiderio di tornare al calduccio

nell’auto con la sua famiglia. “Bene”, disse, “farò in un

attimo” e si mise a camminare per aggirare la collina.

Quando arrivò dall’ altra parte lo spettacolo che vide

lo lasciò senza fiato. “AAAAAAHHHH” poté solo

esclamare. Davanti a lui si estendeva un grande lago,

l’acqua era tranquilla, quasi immobile, tanto da

sembrare uno specchio. In alto si vedevano le

montagne da cui scendeva un fresco ruscello che

andava a buttarsi dritto dritto nel lago e sopra le

montagne, proprio il quel momento stava sorgendo il

Page 19: alfabeto

15

Sole! Tutto fu invaso da una luce calda e silenziosa, i

raggi si espandevano in ogni direzione e i riflessi

arrivavano ad illuminare il fondo del lago. “Che

meravigliaaaaa” disse Pierino, “non ho mai visto uno

spettacolo tanto bello!”. Dei pesciolini nuotavano

proprio lungo la riva vicino ai suoi piedi e Pierino

non riuscì a resistere alla tentazione. Si tolse le scarpe

e poi le calze ed entrò con i piedi nell’ acqua. Era

freddissima, sembrava fosse neve appena sciolta ed i

pesciolini parevano non essere impauriti e

continuavano a girargli attorno ai piedi! Un po’ alla

volta il sole salì nel cielo fino a che si staccò

completamente dalla montagna, e lentamente i colori

arrivarono a tutto ciò che Pierino vedeva: gli alberi, i

sassi sulla riva, i fiori e gli uccelli che volavano…..

“Pierinoooo! Pierinoooo!” si sentì chiamare. Era la

mamma, “si sarà svegliata e sarà preoccupata per me”

pensò Pierino. “ Arrivooo!” disse ad alta voce, e corse

verso la sua famiglia.

Page 20: alfabeto

16

Page 21: alfabeto

17

IL MIELE PIACE A TUTTI

QQQQuel mattino presto, il papà aveva

rintracciato un meccanico che in un batter d’occhio

riparò l’auto, fortunatamente non era una cosa tanto

grave, così in breve tempo la famiglia poté ripartire e

in un attimo giunsero al paese meta delle loro vacanze.

La baita era subito fuori il paese, salendo su un

sentiero di terra si arrivava all’ingresso di un viale, due

strette file di pini portavano in cima ad una collinetta

erbosa sulla cui sommità si trovava una splendida

baita, tutta fatta di legno. Appena la mamma aprì la

porta Pierino corse dentro a vedere come erano

disposte le camere perché voleva scegliersi un letto

vicino alla finestra.

Quando ebbero sistemato le valigie e i borsoni all’

interno della baita, uscirono di nuovo sul prato

davanti casa. Pierino iniziò a gironzolare nei dintorni

in cerca di qualcosa di interessante. In alto si vedevano

le alte montagne e tanti piccoli sentieri che si

Page 22: alfabeto

18

inoltravano nei boschi e che sicuramente conducevano

alle cime. A Pierino venne voglia di vedere che cosa ci

fosse lassù! “Papà papà” disse, tornando verso i suoi

genitori, “ andiamo a fare una camminata?”. E così,

dopo che il papà ebbe preparato un piccolo zaino con

cose che potevano essere utili durante la passeggiata,

tutti e due si infilarono delle buone scarpe da

montagna e bastone alla mano iniziarono a salire un

sentiero, mentre mamma e la piccola Aprile si stesero

sul prato a gustarsi il tiepido sole. Dopo un po’ che

passeggiavano Pierino si rese conto di quanto fosse

faticoso camminare in salita, le gambe gli dolevano ma

non voleva dirlo a papà altrimenti gli avrebbe

proposto di tornare indietro. Per fortuna il paesaggio

era talmente incantevole che ricambiava di ogni fatica.

Erano saliti molto e in quel tratto i prati erano verdi e

luminosi, e in lontananza si vedevano pascoli di

mucche che passavano la giornata a sfamarsi con la

fresca erbetta della montagna. Ed ecco che un po’ più

in là Pierino scorse un ruscello spumeggiante che

scendeva dal monte. “Acqua fresca!” disse, “papà

andiamo a bere!”. In un attimo furono al ruscello, si

sistemarono bene con i piedi sulla riva per non perdere

Page 23: alfabeto

19

l’equilibrio e unendo le mani bevvero tutti e due delle

buone sorsate. “Aaah ,ci voleva proprio” disse il papà.

Poi estrasse dallo zaino un sacchetto di carta, con gran

sorpresa di Pierino ne uscirono due grosse fette di

pane ed un vasetto di miele che il papà spalmò con un

coltellino.

Mentre erano lì seduti che si gustavano la meritata

pausa, ed il panino con il miele… sentirono uno

strano grugnito alle loro spalle… “MMMHHHH!”.

Si girano di scatto e videro, dall’altra parte del

ruscello, un grosso orso bruno che li guardava fissi, gli

occhi erano piccoli e neri e annusava in loro

direzione, “MMMHHHHH!!!!” fece di nuovo l’orso

“EEEEEEEEHH! fece Pierino spiccando un balzo

all’indietro e mettendo avanti le mani per proteggersi.

Il papà invece era rimasto immobile e non sembrava

spaventato. Per fortuna l’orso si trovava ancora

dall’altra parte del ruscello ma non ci avrebbe messo

molto ad attraversarlo se avesse voluto. Allora il papà

disse “Pierino, sai che gli orsi amano il miele, forse è

meglio se gliene diamo un po’, sembra molto

affamato”. Pierino guardò il suo pezzo di pane, diede

l’ultimo morso e poi, con un gran lanciò, lo gettò al di

Page 24: alfabeto

20

là del ruscello. Subito l’orso alzò il muso per annusare

ciò che gli era stato lanciato, fece qualche passo avanti,

raccolse il pezzo di pane e lo masticò con calma.

Anche il papà lanciò il suo pezzo di pane e l’orso si

mangiò pure quello. Poi guardò verso Pierino e fece

ancora….“MMMMHH!!!!”. Sembrava ringraziarlo…

si voltò e si diresse tra gli arbusti da cui era venuto.

Pierino rimase in silenzio per un bel po’ pensando al

grande orso, non ne aveva mai visto uno così da

vicino!

Page 25: alfabeto

21

Page 26: alfabeto

22

UN PICCOLO EROE

LLLLa mattina seguente Pierino si svegliò al

canto degli uccelli che dal bosco lì vicino sembravano

avvisarlo dell’inizio del giorno e che c’erano tante

nuove avventure ad aspettarlo. Ma prima di scendere

dal letto e dar loro retta, Pierino decise di rimanere lì

sotto le coperte ancora qualche minuto al calduccio e

farsi coccolare dal dolce canto di quei simpatici amici.

Poi, quando sentì che qualcuno nella cucina della baita

già si era messo a trafficare con pentole e padelle, scese

dal letto ed andò a vedere curioso.

“Buongiorno Pierino!” lo accolse gioioso il papà . “Ho

bisogno di un grosso piacere!”. “Dimmi papà” rispose

Pierino, felice di poterlo aiutare. “ Vorrei fare una

sorpresa alla mamma e farle trovare la colazione

pronta, ma finché non bollirà il caffè non posso

muovermi di qui. Vorresti andare dal fornaio qui in

paese a prendere del buon pane fresco? Poi lo

scalderemo e ci spalmeremo sopra tante cose buone”.

Page 27: alfabeto

23

“Certo papà” rispose Pierino, felice di poter fare una

bella sorpresa alla mamma… e pure della

responsabilità che il papà gli affidava nel lasciarlo

andare in paese da solo. Ricevute un po’ di monetine

già volava attraverso la soglia di casa mentre il papà

ancora gli stava raccomandando di fare attenzione

lungo il cammino.

Fuori l’aria del primo mattino era frizzante e Pierino

la respirava a pieni polmoni, si gustava quel momento

camminando per la stradina che dalla baita conduceva

al piccolo centro del paese, si sentiva grande e

soddisfatto per l’importante incarico che il papà gli

aveva affidato. Gli piaceva quel piccolo paese di

montagna con quell’atmosfera così diversa

dall’ambiente di campagna in cui era cresciuto.

Dopo qualche minuto arrivò nella piazzetta del paese

e subito il suo naso fu attratto da un irresistibile

profumo di pane caldo. Era impossibile sbagliarsi, a

Pierino bastò seguire quella scia per trovare

immediatamente il fornaio. “Pane fresco, pane appena

sfornatoooo!” annunciava la signora, tutta vestita di

bianco, che indaffarata serviva pane a paesani e turisti

mattinieri che, come Pierino, si erano disposti in fila

Page 28: alfabeto

24

ordinata aspettando il proprio turno. Così, dopo

qualche minuto, anche Pierino uscì dalla piccola

bottega col suo sacchettino di pane ancora caldo e

profumato. Lungo la via del ritorno, di tanto in tanto,

portava il sacchetto al naso e ne odorava il profumo.

Già se lo immaginava, sulla tavola di casa con un bel

po’ di marmellata e una bella tazza di latte caldo!

Ma mentre era tutto assorto in quei pensieri, qualcosa

attirò la sua attenzione. Là, nel centro della piazza si

stava radunando una gran folla, c’era qualcuno che

parlava a voce alta e dalle facce di grandi e piccini

sembrava essere qualcosa di molto importante. Pierino

si dimenticò all’istante di tutti i suoi progetti per la

colazione ed incuriosito si avvicinò alla gente radunata

là. Si fece un po’ di largo fra i presenti per poter

sentire meglio e vedere chi stesse parlando. C’erano

due uomini alti, …vestiti uguali, …di verde…

“saranno due guardie del bosco” pensò Pierino, che

già aveva sentito parlare dal papà di queste persone

con la divisa che si occupano che tutto vada bene.

“Ripeto ancora una volta”, disse quello di destra, “ci e’

giunta voce che nei dintorni del paese si aggira un orso

bruno, siamo stati avvisati da qualcuno che lo ha visto

Page 29: alfabeto

25

nei giorni scorsi nei sentieri attorno al villaggio. Se

qualcuno lo ha avvistato recentemente ci informi

immediatamente, in modo che possiamo rintracciarlo e

spingerlo verso il bosco, più vicino al suo territorio e

dove non possa rappresentare un pericolo per adulti e

bambini”. “Abbiamo bisogno del vostro aiuto” disse

l’altra guardia.

“Un orso bruno!” pensò Pierino, “vicino al paese? Ma

è sicuramente quello che ieri voleva il mio miele!”

Nessuno dei presenti si faceva avanti, si udiva un

parlottare sommesso e ipotesi su dove si potesse

trovare l’orso in quel momento, ma sembrava proprio

che nessuno lo avesse visto di persona. Pierino, che un

po’ si vergognava a dover parlare in mezzo a tutta

quella gente, non sapeva che cosa fare ma, vedendo che

nessuna interveniva, si rese conto che era l’unico in

grado di essere d’ aiuto in quella situazione. “Solo IO

posso dire dove si trova quell’orso”. Si fece

coraggio… e ad un tratto… “IO” disse, alzando alta

alta la mano in mezzo alla folla, e un po’ anche le

punte dei piedi. “IO ho visto l’orso”. A quel punto

tutti i presenti si erano voltati a guardarlo e Pierino si

sentì piccolo piccolo al centro di tutta

Page 30: alfabeto

26

quell’attenzione. le due guardie si avvicinarono e la

gente attorno fece largo creando un piccolo cerchio

attorno a Pierino. “Ciao piccolo, come ti chiami?”

chiese una delle guardie sorridendogli.

“Io sono Pierino” rispose. “Hai davvero visto un orso

aggirarsi da queste parti?” chiese l’altro. “Si” disse

Pierino, “proprio ieri pomeriggio, mentre stavo

facendo una passeggiata con mio padre….”. E così

Pierino raccontò tutta la storia della loro avventura

con l’orso. Alla fine le due guardie dissero “bene,

grazie Pierino per questa informazione, ci sarà

sicuramente utile per capire in che zona dobbiamo ora

cercare quel simpatico orso e poterlo così portare in

un punto del bosco più tranquillo per lui e più

lontano dal villaggio”. Gli strinsero la mano e

voltando le spalle alla folla si d iressero verso il

sentiero. “Grazie Pierino” cominciò ad esclamare la

gente ancora lì radunata, “grazie, grazie, grazie

Pierino” giungeva un po’’ da tutte le parti …e Pierino

imbarazzato rispondeva con cenni del capo a destra e

a manca, sorridendo.

Poi, quando quel momento fu passato e la gente

tornava, commentando l’accaduto, alle proprie

Page 31: alfabeto

27

faccende, anche Pierino si mise in marcia per ritornare

alla propria famiglia, annusò il sacchetto, il pane era

ancora tiepido e la mamma stava aspettando una

sorpresa!

Page 32: alfabeto

28

Page 33: alfabeto

29

LE UOVA DI NONNA MARIA

QQQQuel pomeriggio la mamma aveva deciso di

preparare un buon dolce di mele. Certo nella baita non

c’erano tutti gli strumenti da cucina che avevano a casa

ma in qualche modo avrebbe fatto comunque. Era

l’ultima sera che avrebbero cenato lì e voleva che i

bambini la ricordassero con gioia. Pierino era al suo

fianco ed ascoltava in silenzio, mentre Aprile si stava

lentamente svegliando dal suo sonnellino sul divano.

“Farina c’é, zucchero c’é, lievito c’è”, elencava la

mamma.

“Ahhh, ci mancano le uova” disse improvvisamente.

Pierino un po’ deluso, pensava che la torta non si

sarebbe più fatta, ma la mamma si riprese subito

dicendo “bè, non è un problema Pierino, qui vicino

vive una vecchietta che tutti chiamano nonna Maria ,

ho visto che dietro casa ha un pollaio con tante

galline, non avrà problemi a darci qualche uovo fresco

per la nostra torta”. “Si mamma andiamo!” esultò

Page 34: alfabeto

30

Pierino, “vado subito a svegliare Aprile per portarla

con noi”.

Tutti e tre scesero il sentiero e poco dopo arrivarono

alla casetta di nonna Maria. Si fermarono davanti ad

un vecchio portone di legno, la vernice era tutta

scrostata e solo ne rimaneva qualche pezzo verde in

qua e in là che Pierino cominciò a scrostare con le

unghie. Intanto la mamma cercava il campanello ma

non riusciva a trovarlo. “Sarà quello!” disse Pierino

indicando un campanaccio appeso ad una vigna che

fiancheggiava il bordo del vecchio portone. Al

campanaccio era appesa una cordicella e Pierino

cominciò a scuoterla… DON DON DON, e a quel

suono anche Aprile volle essere presa in braccio e

suonare: “DON DON” diceva la piccola e …DON

DON suonava il campanaccio. Finalmente dopo tanto

rumore, la signora Maria, che era un po’ sorda, tirò la

tenda che proteggeva l’entrata della casa dal sole del

primo pomeriggio e mise fuori la testa per vedere chi

fosse. “ Buongiorno” disse sorridendo, e a passi lenti si

avvicinò al portone. Era una vecchietta con i capelli

bianchi raccolti in una cipolla dietro la testa,

camminava tutta curva con l’aiuto di un bastone e

Page 35: alfabeto

31

aveva tante tante rughe in viso e anche nelle mani e

mentre sorrideva si vedeva che gli mancavano vari

denti. Ma quel sorriso a Pierino era così simpatico,

forse perché anche a lui mancavano tanti denti.

“Chissà se anche nonna Maria mette i denti che gli

cadono sotto il cuscino per avere la sorpresa dei

nanetti” penso fra sé.

“Buongiorno nonna Maria” disse la mamma, mentre la

vecchietta si avvicinava, “avremmo bisogno di quattro

uova per preparare un dolce di mele”. “Ma certo”

rispose la nonnina aprendo il portone, “entrate pure e

accompagnatemi verso il pollaio, andremo a vedere

insieme perché quelle raccolte stamane le ho già

impiegate per fare la tagliatelle”.

La mamma accompagnava nonna Maria che si

appoggiava al suo braccio dopo aver posato il bastone

davanti la soglia di casa, e Pierino le seguiva tenendo

Aprile per mano. Passarono sotto una pergola carica di

uva ancora verde ma che alla fine dell’estate sarebbe

diventata rossa e succosa. C’erano tante galline che

razzolavano per il prato e beccavano qua e là qualche

filo d’erba.

Page 36: alfabeto

32

Poi arrivarono al pollaio, la porta di legno era aperta e

le galline entravano e uscivano gustandosi l’ombra di

quel caldo pomeriggio. Appena entrarono anche

Pierino ed Aprile furono sorpresi dal cambio di luce,

dentro sembrava tutto buio e non si riusciva a vedere

ad un palmo dal naso. Solo si sentiva

“COOOOOCOCOCO”. Un po’ alla volta anche i

loro occhi si abituarono e cominciarono a vedere.

Nonna Maria si chinò su una cassetta piena di paglia e

raccolse con le mani delle uova. “ Ooh che fortunati

questi bambini” esclamò con la sua voce tremula,

“proprio quattro uova per la vostra torta”. “Ma lei

rimarrà senza nonna Maria”, disse un po’ dispiaciuta

la mamma. “Oh non si preoccupi, ho già usato quelle

che mi servivano e domani mattina ne troverò altre”.

“Ci sono ancora altre uova per lei nonna Maria!”

esclamò a quel punto Pierino che non voleva lasciare

la nonna sprovvista. “Lì, in quella cesta, sotto la

gallina” disse, indicando un altro punto del pollaio

dove una chioccia stava tenendo al caldo un certo

numero di uova. “Eh no Pierino” rispose la vecchietta,

“quelle uova mi daranno dei bei pulcini, non sono lì

per essere mangiate”. “Dei pulciniii?” esclamò Pierino,

Page 37: alfabeto

33

“ciini” disse Aprile battendo i piedi e sorridendo. “Ma

fra quanto nonna Maria?” continuò Pierino. La nonna

rimase un attimo a pensare e poi concluse “a dire il

vero dovrebbe essere oggi il giorno, potrebbe essere

che da un momento all’altro sbuchi la prima

testolina”. “Oooh, che bello sarebbe poterli vedere”

disse Pierino chinandosi vicino alla chioccia e

abbassando la testa per cercare di vedere le uova.

Allora successe qualcosa di davvero magico, dopo

qualche minuto, mentre mamma e nonna Maria

continuavano a parlare del più e del meno, lì fuori dal

pollaio, e Aprile si era distratta con una fila di

formiche indaffarate a portare dei chicchi di grano

dentro la loro tana, Pierino vide la chioccia che si

sollevava sulle zampe, si spostava un poco e si

riaccovacciava a lato della uova tenendole vicine a sé.

Poi su udì un piccolo suono sordo …PIC PIC PIC,

proprio lì sulle uova. Ma Pierino non avrebbe saputo

dire da quale uovo venisse. Poi ancora …PIC PIC

PIC… e a quel punto… PIC… un piccolo becco

giallo ruppe il guscio di un uovo. “Mammaaa,

mammaaa, Aprile, nonna Maria!” esclamò Pierino

tutto d’un fiato, “stanno nascendo i pulcini”. Mamma

Page 38: alfabeto

34

e nonna Maria entrarono incuriosite seguite dalla

piccola Aprile che provava a correre con passi incerti e

traballanti ma voleva essere in prima fila per il grande

evento. Si accucciarono tutti dietro Pierino e rimasero

in silenzio. …PIC PIC PIC, con qualche altro colpo

di becco il pulcino aveva allargato il buco del guscio e

ora coraggioso metteva fuori la testolina per scoprire

un mondo tutto nuovo. “Oooooohhhhhh”

esclamarono tutti insieme e anche nonna Maria, che di

pulcini in vita sua ne aveva visti nascere veramente

tanti, si commosse un poco al vedere quei bambini

così emozionati. Dopo qualche minuto anche dalle

altre uova si cominciarono a sentire dei piccoli

ticchettii e in poco tempo altri due pulcini si fecero

coraggio e rompendo il guscio sbucarono fuori con la

testa. Nel giro di poco tempo un gran PIO PIO PIO

cominciò a diffondersi per tutto il pollaio, dove prima

c’era il silenzio e la tranquillità della chioccia che

covava. Poi mamma disse “pulcini miei, dobbiamo

tornare ora, altrimenti non faremo in tempo a

preparare la torta”. “Si mamma” rispose Pierino,

“grazie nonna Maria” disse rivolgendosi alla vecchietta

e prendendo Aprile per mano, uscirono dal pollaio.

Page 39: alfabeto

35

Quando giunsero sul portone accompagnati da nonna

Maria qualcuno stava suonando il campanaccio…

DON DON DON… “Buongiorno nonna Maria,

buongiorno bambini” disse un giovane dalla voce

grossa, con un pennello in una mano e un barattolo di

vernice verde nell’ altra. “Oggi ho un po’ di tempo

libero e ho pensato di scrostarle e verniciarle a nuovo

il portone”. “Buongiorno giovanotto” rispose nonna

Maria, “ti ringrazio tanto, io ormai sono vecchia e

questi lavori non riesco più a farli, la mia povera

schiena non me lo permette. Spero che almeno ti

fermerai a cenare da me questa sera, ho preparato delle

tagliatelle fatte in casa e tra un po’ dovrebbe essere

pronto il sugo che si sta cucinando al fuoco. “Ne ho

sentito il profumo in lontananza per questo sono qui”

rispose scherzando il ragazzo e lasciandosi andare ad

una bella risata. “Arrivederci nonna Maria!”,

“arrivederci Pierino, arrivederci Aprile, tornate a

trovarmi ”disse la vecchietta rientrando in casa per

andare a togliere la pentola dal fuoco.

Page 40: alfabeto

36

Page 41: alfabeto

37

TRA I SUONI DEL BOSCO

EEEEra il loro ultimo giorno di vacanza e

Pierino voleva fare qualcosa di davvero straordinario.

Ma era già passata tutta la mattina e mamma e papa

non avevano fatto altro che riempire valigie, lavare

piatti, pavimenti, ordinare le camere da letto…

insomma Pierino non ne poteva proprio più di stare lì

attorno alla baita a giocare quando avrebbe invece

potuto approfittare di quella bella giornata per

scoprire un tesoro nel bosco, un rifugio di gnometti o

chissà che cosa altro. Guardava Aprile mentre giocava

con dei sassi tra l’erba del prato, era così carina e gli

voleva tanto bene, e poi lei almeno sembrava divertirsi

anche lì seduta con i suoi quattro sassi…e un po’ la

invidiava.

“Papà, andiamo a fare una passeggiata?”. “Tra un po’

Pierino” rispose distratto il papà mentre con una

mano cercava di aprire il baule dell’auto e con l’altra

teneva un ingombrante fagotto di tela. “Ma è tutto il

Page 42: alfabeto

38

giorno che mi dici tra un po’ papà, io sono stufo di

stare qui”, disse Pierino lamentandosi. “Posso almeno

andare a fare un giro da solo? Rimarrò qui vicino, te lo

prometto!”

Il papà sospese un attimo tutte le sue faccende mentre

teneva ancora un grosso valigione tra le braccia…

pensò che in fondo Pierino aveva ragione, e che

probabilmente lui e la mamma sarebbero stati

indaffarati fino a tardo pomeriggio nel preparare i

bagagli per il ritorno, e guardando Pierino così serio

ed imbronciato rispose: “Va bene Pierino, io e la

mamma ne avremo ancora per un po’, puoi andare a

fare una passeggiata lungo quel sentiero laggiù che

porta alla cascata, ma non fino alla cascata mi

raccomando, è troppo lontano, vai per un po’ e poi

torna indietro”. “Grazie papà!!!! grazie grazie” disse

contento Pierino mentre gli saltava al collo

abbracciandolo e facendogli quasi perdere l’equilibrio

con la grossa valigia in mano! “Va bene, va bene

Pierino” disse il papà sorridendo, vai ora o farà presto

sera.

E così Pierino s’incamminò lungo il sentiero, raccolse

un bel bastone diritto per aiutarsi nelle salite, e pensò

Page 43: alfabeto

39

che in fondo gli poteva essere utile anche come spada,

“non si sa mai che cosa posso incontrare” disse fra sé.

Il sentiero era già entrato nel bosco, ma la vegetazione

non era poi così fitta, Pierino vedeva ancora bene il

cielo azzurro e qualche nuvola che passava in alto

sopra le cime degli alberi portata dal vento. Era felice e

di tanto in tanto si fermava, ad ispezionare qualche

tana vuota, a osservare un formicaio, poi un ragno che

aveva fatto una ragnatela bellissima e lo guardava con

fare curioso mentre Pierino avvicinava il suo naso alla

ragnatela.

Poi ad un certo punto trovò un segnale, una tavola di

legno che da una parte aveva una punta per indicare la

direzione inchiodato ad un palo a sua volta conficcato

nel terreno. “C- A- S-C-A…..Cascataaaa!” esultò

Pierino. Poi si ricordò che aveva promesso al papà

che a quel punto sarebbe tornato indietro… e si

rattristò. Era così bella la sua avventura che proprio

non riusciva a pensare che potesse essere finita lì. “In

fondo c’ho impiegato molto meno di quello che

pensavo, sicuramente anche il papà credeva che avrei

avuto bisogno di più tempo per giungere fino a qui,

lui pensa sempre che sia piccolino come quando

Page 44: alfabeto

40

andavo all’asilo, o come Aprile, ma le mie gambe sono

sempre più lunghe e faccio sempre più in fretta. Di

sicuro non si arrabbierà quando gli racconterò che in

un baleno ho raggiunto la cascata” concluse tra sé

mentre già si avviava a passo spedito per il sentiero che

continuava.

Cammina cammina, mentre dava colpi di spada con la

sua bacchetta ai grossi tronchi che trovava sul sentiero,

ad un certo punto cominciò a sentire in lontananza un

rumore, sempre più forte. SCCCCCHHH…

SCCCCCHHH… era il suono della cascata! “Ma

certo” disse Pierino a voce alta, “lo sapevo, non poteva

essere tanto lontana!” E si mise a correre perché non

stava più nella pelle. Quando arrivò si trovò di fronte

ad una enorme cascata che buttava giù acqua dall’alto

di una montagna e questa andava ad infrangersi su

delle grandi rocce per poi cadere in una laghetto

d’acqua alzando una grande nuvola di vapore tutto

intorno. Pierino era emozionato, e l’aria umida tutto

attorno rendeva la scoperta ancora più sensazionale.

Col suo bastone affondato nel terreno morbido si

sentiva come un esploratore che aveva scoperto un

mondo segreto.

Page 45: alfabeto

41

Dopo un po’ che stava lì incantato a guardare l’acqua

gelida cadere sulle rocce, si rese conto che la luce non

era più quella di quando era partito. Gli alberi

portavano già la loro ombra su tutto il lago e l’aria

cominciava ad essere più fredda. “Si sta facendo sera”

pensò Pierino, “devo affrettarmi a tornare”. Affondò

un ultimo colpo di spada nell’acqua ed immaginandosi

sopra un cavallo al galoppo, diede un colpo di frusta e

si diresse per la via del ritorno.

Era già un po’ di tempo che aveva preso il cammino

per tornare alla baita e Pierino si aspettava di vedere

l’indicazione per la cascata da un momento all’ altro,

ma continuava a camminare e non ne vedeva l’ombra.

“Si sta facendo buio” pensava Pierino “ e tra un po’

non riuscirò nemmeno a vedermi le punte dei piedi” e

cominciò ad avere un po’ di paura. Era davvero tardi e

chissà quanto si stavano preoccupando i suoi genitori,

la luna stava facendo la sua comparsa nel cielo e si

intravedevano le prime stelle. Un po’ di luce arrivava

anche ad illuminare il cammino di Pierino anche se

c’erano alcuni punti dove il bosco era così fitto che

nemmeno uno spiraglio di luce arrivava ad indicargli la

via e di tanto in tanto inciampava sulle radici di

Page 46: alfabeto

42

qualche grosso tronco. Finalmente, là in fondo,

nell’oscurità, Pierino riuscì a distinguere qualcosa “il

segnale, il segnale!!!!” gridò contento, “manca poco!!!”,

ma proprio quel suo urlo di gioia risvegliò il bosco…

“GUGU GUGU”, e si udì, proprio sopra la sua testa,

lo sbatter d’ali di un gufo che fuggiva spaventato,

“AUUUUUUUUUU”, si sentì in lontananza, era un

lupo che sembrava rispondere al grido di Pierino.

“Uuuuuuuuuuuuuu” fece Pierino tremando di paura,

ed un brivido gli corse giù lungo tutta la schiena. Si

mise a correre a gambe levate e gridava e piangeva

insieme, urlando con tutta la voce “mammaaaaa!!!!

papaaaaaaaà!!!!” ed ogni tanto cadeva e si rialzava

correndo più forte di prima…

“Pierinoooo” si sentì rispondere in lontananza.

Pierino arrestò di colpo la sua corsa, pensava di non

aver sentito bene e che il rumore dei ramoscelli e dei

sassi calpestati lungo il cammino gli avessero fatto un

brutto scherzo. Rimase in attesa in silenzio sentendo

solo il suo cuore che batteva impazzito. “Pierinooooo,

dove sei?” sentì di nuovo dopo qualche secondo.

“Papaaaaà, papaaaaaà, sono qui!” urlò Pierino che a

quel punto era proprio sicuro di aver sentito le voci

Page 47: alfabeto

43

dei suoi genitori… e si mise a correre come il vento

nella direzione da cui venivano. Poi vide la luce di una

torcia che illuminava il cammino e poco dopo riuscì a

distinguere le ombre dei suoi genitori che gli andavano

incontro a braccia aperte chiamando il suo nome.

“Papaaà, mammaaaa” riuscì solo a dire prima di

abbracciarli e mettersi a piangere disperato. La

mamma teneva in braccio anche la piccola Aprile che,

mentre tutti e quattro stavano inginocchiati

abbracciandosi e scambiandosi baci e carezze,

continuava a dire “Piiiiino, Piiiino”.

Page 48: alfabeto

44

Page 49: alfabeto

45

UNA GATTA NELL’ ORTO

PPPP ierino era di nuovo a casa e quella mattina,

appena si svegliò, aveva così tanta voglia di rivedere la

sua casa che scese subito dal letto e si vestì per andare

a curiosare in ogni angolo. Gli piaceva tanto scendere

in cucina e mettersi alla finestra a guardare l’orto

dietro casa.

Il nonno era così bravo! Si occupava delle sue piantine

dalla semina fino al raccolto e quel pezzo di terra era

pieno di buoni ortaggi tutto il tempo dell’anno.

Pomodori, lattuga, carote, cetrioli e cavoli erano il

divertimento di Pierino, quanto amava vederli crescere

giorno dopo giorno, e il nonno tutti i pomeriggi

annaffiava, zappava dove serviva, poi tirava fuori il suo

coltellino dalla tasca posteriore dei pantaloni e

…ZAC, raccoglieva una lattuga matura, tirava una

carota, un pomodoro.

Dopo un po’ che stava alla finestra, Pierino usciva

dalla porta della cucina e correva nell’orto. La mattina

Page 50: alfabeto

46

presto le foglie erano sempre colme di rugiada e a

Pierino piaceva piegarle e far cadere le goccioline nelle

sue mani.

E come tutte le mattine ad un certo punto la mamma

chiamava “Pierino, cosa fai lì? Sei ancora in pigiama!

Su vieni che è pronta la colazione!”. E faceva la voce

severa ma in realtà sorrideva dalla finestra della cucina

al vedere il suo bambino così felice in mezzo all’orto.

Ma quella mattina, mentre Pierino, come tutte le

mattine, era tra le piantine dell’orto, vide una grossa

gatta passare svelta tra i paletti dei pomodori in fiore e

infilarsi in un buco tra le assi del fienile.

Quando più tardi rientrò in casa, la mamma stava

preparando la colazione per lui e la sorella più piccola

e Pierino le raccontò ciò che aveva visto.

“Certo Pierino, i gatti sono spesso animali selvatici e si

spostano da un posto all’altro senza fissa dimora né

padrone…a meno che non si inizi a dargli da

mangiare…” disse la mamma.

Ma la mattina successiva Pierino, dalla finestra vide di

nuovo la grossa gatta passare tra i filari dell’orticello e

infilarsi nel fienile, ed il giorno dopo di nuovo,

Page 51: alfabeto

47

proprio mentre lui era lì nell’orto e il giorno dopo

ancora.

Una mattina però, proprio quando Pierino e la gatta si

erano abituati a vedersi l’un l’altro nell’orto, la gatta

non si vide. Pierino aspettò ed aspettò, fino a che la

mamma, che già lo aveva chiamato ripetutamente disse

“ora basta Pierino, è ora di prepararsi per andare a

scuola”. Pierino dovette ubbidire mogio mogio, ma

tutta quella mattina, anche durante la lezione, pensò

alla gatta che non aveva visto.

Quando il pomeriggio tornò a casa , incuriosito si

avvicinò al portone del fienile ed entrò dal portone

socchiuso.

Dentro era pieno di attrezzi per l’orto, per la

vendemmia e di un sacco di altra ferraglia strana a cui

Pierino non riusciva proprio a dare un nome, e molte

cose erano coperte da un spesso strato di polvere e di

ragnatele. Ma al centro della stanza dominava la

sagoma della vecchia auto del nonno coperta da un

grosso telo rosso con ricamati dei fiori blu. Solo le

ruote si vedevano un poco di sotto il telo, sgonfie ed

impolverate.

Page 52: alfabeto

48

Ma all’ improvviso qualcosa distolse Pierino dalle sue

osservazioni… “miao… miao… miao”.

Pierino sempre più curioso si diresse verso quei suoni

e proprio dietro il cofano dell’auto, dentro una vecchia

cesta della biancheria piena di vecchie coperte, vide la

gatta!... ma non era sola!... Teneva vicino alla pancia

quattro gattini che miagolavano con tutto il fiato

mentre mamma gatta li attirava continuamente per

allattarli. Avevano ancora gli occhi chiusi e cercavano

la mamma con la testa! Era un spettacolo meraviglioso

e Pierino non lo aveva mai visto così da vicino.

Egli però si rese conto che la gatta era molto più

magra di come l’aveva vista l’ultima volta nell’orto e

sembrava affaticata ed affamata. Uscì piano piano dal

fienile e corse dalla mamma in cucina che come al

solito stava preparando qualcosa di buono per la cena.

“Mamma mamma” disse, “mi prepari una merenda

per favore che ho tanta fame”. E così dopo poco

Pierino già correva attraverso l’orto per infilarsi nel

fienile con un pezzo di pane e marmellata per lui e

uno per mamma gatta.

Facendo attenzione a non far rumore si avvicinò alla

vecchia auto, le girò attorno e vide che la famiglia di

Page 53: alfabeto

49

gattini era ancora lì. Dopo un po’ che li osservava

incantato si fece coraggio e a passi piccoli e lenti si

avvicinò. Appena la gatta lo vide si rizzò sulle quattro

zampe e gli mostrò il pelo dritto ed i gattini

iniziarono forte a miagolare.

Allora Pierino cominciò a parlarle con tono dolce e

amichevole e le mostrò il pezzo di pane.

La fame era così tanta che la gatta si rabbonì subito e

con un po’ di esitazione si lasciò avvicinare da Pierino.

Poi addentò la fetta di pane, allora anche Pierino si

sedette sul pavimento polveroso di terra battuta ed

iniziò a mangiare osservando contento i gattini.

Passarono così diversi giorni e l’amicizia tra Pierino e

la famiglia di gattini si rafforzò. Latte, pane,

formaggio e fettine di salame non mancarono mai alla

bocca di mamma gatta e i cuccioli intanto crescevano e

crescevano sotto l’occhio vigile di Pierino. Avevano

iniziato prima ad aprire gli occhi, poi a rotolarsi

all’interno della cesta e ad azzuffarsi tra di loro, e negli

ultimi giorni uno di loro, il più coraggioso, che

Pierino aveva chiamato Jodi, si avventurava in qualche

uscita fuori dalla cesta e sotto la vecchia auto del

Page 54: alfabeto

50

nonno, per uscirne con la testa ed i baffi tutti pieni di

ragnatele…e questo faceva tanto ridere Pierino!

La mamma di Pierino in quei giorni però, aveva

notato qualcosa di strano nel suo bambino ed era

incuriosita dai suoi cambiamenti. Suo figlio negli

ultimi giorni passava tutto il tempo dentro quel

fienile, l’orto, che era sempre stata la sua passione, non

lo interessava più. Anche quando c’era il nonno a

lavorare tra i filari, Pierino passava di corsa, gli dava

un rapido bacio sulla guancia sempre profumata di

dopobarba e correva verso il fienile “ho da fare nonno,

ci vediamo dopo” diceva.

Inoltre la mamma aveva notato che Pierino aveva

iniziato a mangiare di più, ma spesso le merende non

le mangiava davanti a lei, anche per fare ciò si rifugiava

nel fienile. Pensando a tutto ciò alla mamma venne un

sospetto… e sorrise.

Quella stessa sera a tavola, con il papà e il nonno che

si era fermato a cena lì come tutti i giovedì, la mamma

chiese a Pierino “ti vedo un po’ strano in questi giorni,

hai per caso qualcosa che ti preoccupa e vuoi

raccontarci?”. A quel punto Pierino, che non sapeva

proprio nascondere le cose alla mamma disse

Page 55: alfabeto

51

“mamma, devo raccontarti un segreto” e così raccontò

tutta la storia della sua amicizia con la famiglia di gatti

e alla fine disse “però mamma, ho già dato da

mangiare alla gatta molte volte ora tutta la famiglia si

è abituata e non se ne possono più andare”.

Il nonno che stava sorseggiando un buon bicchiere di

vino rosso scoppiò a ridere, ma anche mamma e papà

sorrisero per la furbizia di Pierino.

Così alla fine, i genitori decisero che mamma gatta e

Jodi potevano entrare a far parte della loro famiglia,

nelle settimane seguenti avrebbero cercato con Pierino,

altre famiglie nel vicinato che potessero adottare i tre

gattini, così Pierino avrebbe potuto andare a salutarli il

pomeriggio dopo la scuola.

Page 56: alfabeto

52

Page 57: alfabeto

53

UNA BAMBINA IN SOFFITTA?

UUUUn pomeriggio Pierino, tornato da scuola,

corse come sempre nell’orto dietro casa a cercare i suoi

gattini. Non li trovò tra le pianticelle come al solito a

giocare, così entrò nel fienile, che era ormai diventato

per loro una sicura dimora. “Zucchinaaaaaa!” , così

aveva chiamato mamma gatta perché la trovava sempre

nascosta sotto le grandi foglie delle zucchine del

nonno, “Jodiiii!”, chiamò per diverse volte, ma i gatti

non rispondevano.

“Chissà dove si saranno andati a cacciare questa

volta?” pensò Pierino. Cercando di qua e di là scorse,

dietro una parete di legno piena di ragnatele una

scaletta che non aveva mai visto, seguì con lo sguardo

dove questa arrivasse e vide che la cima della scaletta

finiva proprio sul soffitto e l’apertura della botola era

tappata da un coperchio di legno. Incuriosito da

questa grande scoperta, iniziò a salire cauto la scaletta,

i pioli cigolavano sotto i suoi piedi e a Pierino, ogni

Page 58: alfabeto

54

scricchiolio dava un brivido sulla schiena, ma la voglia

di scoprire cosa ci fosse in cima a quella scala era

troppo grande. Finalmente raggiunse la cima. Con

grande sforzo scostò il coperchio che chiudeva

l’entrata della soffitta. Guardò in su, ma era tanto buio

che proprio non poteva vedere. Infilò la testa dentro

mentre pensava che il papà sarebbe passato a malapena

da quel buco stretto e angusto.

Appena gli occhi oltrepassarono le assi del pavimento ,

la sua testa fu avvolta da una gran quantità di ragnatele

che, per la sorpresa, per poco non gli fecero perdere la

presa della scala! Appena si fu ripreso dalla paura,

tornò a infilare la testa dentro. Non si vedeva proprio

nulla, era buio pesto.

Ma dopo un po’ che era lì in silenzio, i suoi occhi si

abituarono al buio ed iniziò lentamente a vedere i

contorni di luce che entravano da una piccola finestra

chiusa sulla parete. Qualche filo di luce filtrava e si

vedeva la polvere giocare su e giù con i raggi di sole.

Poi girò lo sguardo verso la sua destra e in quel

momento, riconobbe appena nel buio la sagoma di una

bambina seduta su un grande baule vicino al muro. La

sua paura fu tale che ridiscese la scaletta tre pioli per

Page 59: alfabeto

55

volta e per poco non scivolò e rischiò di rompersi il

collo. Una volta messi i piedi a terra volò fuori dal

fienile e ancora mentre correva per l’orto verso casa

solo non strillò perché poi se ne sarebbe vergognato se

lo avessero sentito gli amici.

Quando il nonno lo vide entrare in casa sbattendo la

porta della cucina, gli chiese preoccupato “ Pierino che

ti prende? Hai forse visto il diavolo?”.

Allora Pierino, con il poco fiato che gli era rimasto in

gola, disse al nonno ciò che aveva visto!

“Nonno, c’è una bambina in soffitta!”. Il nonno lo

osservò con sguardo interrogativo e rispose “ ah si

Pierino? E’ una tua amica? State giocando insieme? Lo

sai che il papà non vuole che tu vada a finire là sopra,

è pericoloso e potresti cadere, tantomeno con degli

amici!” ,“ ma no nonnoooo” rispose Pierino

spazientito, “ non è una mia amica, c’è una bambina là

sopra, seduta su un baule, ferma e immobile e guarda

dritta davanti a sé!”.

Allora il nonno, si fece un momento serio e poi tutto

d’un tratto scoppiò a ridere. “Ha ha ha… ha ha”, in

una di quelle risate così forti che a volte spaventavano

Pierino. Pierino non fu contento della sua reazione e si

Page 60: alfabeto

56

sentì preso in giro ma non ebbe nemmeno il tempo di

mettere il muso che il nonno disse “aspetta qui

Pierino, vado io a vedere, credo di conoscere bene la

tua amica” e sparì dalla porta della cucina.

Pierino rimase immobile in piedi davanti alla porta.

Non sapeva cosa pensare. Il nonno già conosceva la

bambina? E perché allora l’aveva lasciata tutto quel

tempo là sopra al buio in mezzo alle ragnatele e alla

polvere? Mentre si faceva queste domande il nonno

entrò di nuovo dalla porta della cucina e……Pierino

non poteva credere ai propri occhi! Aveva tra le

braccia la bambina! Ma non era una bambina, … era

una bambola grande come una bambina….. non era

alta come Pierino…. ma quasi! Il nonno la mise a

sedere su una delle sedie della cucina, prese uno

straccetto, lo bagnò un poco sotto il rubinetto e lo

passò alcune volte sulla testa della bambola e poi su

tutto il corpo per toglierle un po’ di polvere e

ragnatele e poi disse solennemente schiarendosi la voce

“Pierino, ti presento Bella!” . Ancora prima che

Pierino potesse parlare il nonno continuò “ questa è la

bambola che io e tua nonna regalammo alla mamma

quando compì cinque anni. Sai, allora tua madre

Page 61: alfabeto

57

desiderava tanto una sorellina che ancora non arrivava,

ed era sempre triste per questo, così io e la nonna

decidemmo di farle questo regalo, una bambola

grande come lei per poter giocare come con una

sorella ”.

A quel punto Pierino comprese tutto e finalmente sul

suo viso comparve un sorriso largo e disteso. “Ma dai

nonno” disse, “davvero mi sono spaventato con una

bambola? Eppure là nel buio della soffitta sembrava

una bambina vera!”.

E tutti e due finirono quella chiacchierata con una

bella risata e uscirono ad occuparsi dell’ orto che aveva

bisogno di essere annaffiato.

Page 62: alfabeto

58

Page 63: alfabeto

59

LA VECCHIA CHITARRA

AAAAnche quel giorno Pierino stava cercando i

suoi gattini. Nell’orto non c’erano, nel giardino

davanti casa nemmeno e sulla cesta della biancheria

sporca, a fianco della lavatrice, dove si mettevano ogni

volta che la mamma usciva di casa…neppure.

“Zucchinaaa, Jodiiii , uscite su, venite a giocare con

me! ….mcmc…..mcmcm” faceva Pierino.

Ed ecco che a un certo punto, per tutta risposta…

“teng, ting, teng”, qualcuno stava suonando musica

all’interno del fienile! Pierino seguì incredulo il

suono, aprì il vecchio portone di legno… “ting, teng”

continuava a sentire, “ting….” .“Da dove arriveranno

mai questi suoni?” si chiedeva, “e chi starà

suonando?”, ma non aveva il coraggio di aprir bocca e

si avvicinava cauto e silenzioso, attento a non

calpestare nulla che facesse rumore. Ad un certo

punto entrò in una stanzetta, proprio dietro la scala a

pioli su cui era salito qualche tempo prima per

Page 64: alfabeto

60

giungere alla soffitta, anche quella stanza, come tutte

le altre, era piena di ragnatele e polvere, e lì quasi

nell’oscurità riconobbe i suoi gattini che stavano

giocando con qualcosa di strano: “ ting, teng,”sentì di

nuovo.

Pierino si avvicinò ancora e i gatti, che ancora non lo

avevano visto, tanto erano occupati nella loro attività,

si spaventarono e miagolarono forte. Ma riconobbero

subito il loro amico e i miagolii d i spavento si

trasformarono in fusa, mentre gli circondavano le

gambe strofinandosi e chiedendo carezze.

Ma Pierino in quel momento era tutto interessato a

scoprire che cosa avesse prodotto quel suono!

Fece qualche passo nella piccola stanza e vide che,

appoggiata ad una cassetta che il nonno usava per

raccogliere le patate, c’era una vecchia chitarra

impolverata. La prese in mano e con un straccio

raccolto da terra, tolse un po’ di polvere. Povera

chitarra era proprio ridotta male. Aveva molti graffi e

c’erano appiccicati tanti vecchi adesivi in parte

scrostati e scoloriti dal tempo. Inoltre le mancavano

due corde e le altre erano allentate e mal ridotte.

Page 65: alfabeto

61

Ma Pierino aveva deciso, quella chitarra sarebbe

dovuta tornare a suonare come nei tempi migliori!

Uscì dal fienile con Zucchina e Jody al seguito ed

andò a cercare il nonno.

Lo trovò nel cortile che stava lavando al rubinetto la

lattuga. “Nonno nonno, guarda cos’ho trovato!” disse

alzando la chitarra trionfante. “Oh perbacco!” rispose

il nonno, “pensavo che quel vecchio strumento fosse

finito in uno dei camion che ogni anno portano via i

ferrivecchi , e invece eccola ancora qua a girare per

casa, erano anni che non la vedevo!”

“E’ tua nonno?” chiese Pierino, “ me la puoi

regalare?”.

Il nonno si alzò e lasciò per un momento il lavoro che

lo teneva occupato, si asciugò ben bene le mani e

prendendo la chitarra si mise ad osservarla con

attenzione.”Non sembra così malridotta” disse alla

fine.

“Ma nonno”, rispose Pierino “le mancano le corde ed

è tutta sporca e appiccicosa! Posso tenerla io?”

Il nonno fece una pausa, poi guardò Pierino e disse “ti

piacerebbe imparare a suonarla?”. La gioia di Pierino

era incontenibile! “Si nonno siiii, mi insegnerai tu? Sai

Page 66: alfabeto

62

suonare la chitarra?”. Il nonno tutto soddisfatto si

sentì orgoglioso al poter rispondere a quella domanda.

“Certo che la so suonare Pierino , forse non sai che

quando ero più giovane avevo un gruppetto di amici

con cui si suonava tutte le settimane ed ogni tanto,

quando c’era qualche festa d’estate in paese, si faceva

anche qualche piccolo concerto…..ma a me, la cosa

che piaceva di più, era quando con la nonna, le sere

d’estate ci sedavamo là sotto il vigneto di uva rossa e

passavamo le ore a cantare e chiacchierare”.

“Devi sapere però che per imparare a suonare uno

strumento ci vuole molta pazienza e non dovrai

scoraggiarti alle prime insoddisfazioni, è una passione

che devi prendere con molta calma”.

E così dopo qualche giorno la chitarra del nonno, ben

ripulita e con le corde nuove e ben tirate era già nella

cameretta di Pierino e quando il nonno la sera andava

a trovarlo, Pierino correva su a prenderla, si sedevano

fuori dalla porta della cucina, il nonno sulla vecchia

sedia di vimini e Pierino sugli scalini di mattoni rossi,

ed il nonno con pazienza gli insegnava qualche

ritornello.

Page 67: alfabeto

63

Page 68: alfabeto

64

IL DOTTORE E I MALANNI DEL NONNO

EEEEra un pomeriggio caldo ed assolato,

Pierino ed il nonno stavano togliendo le erbacce

dall’orto, crescevano sempre tanto durante l’estate,

soprattutto attorno alle piante di pomodoro e sotto le

zucchine naturalmente, dove Pierino faceva così fatica

ad arrivare, le sue braccia non erano ancora abbastanza

lunghe e doveva faticare molto per arrivare là sotto

senza graffiarsi, in più ci si metteva anche Zucchina,

che amava rifugiarsi sotto le grosse foglie nelle ore più

calde, era il suo nascondiglio, e da lì, come faceva

giocando con Jody, provava a graffiare le mani di

Pierino mentre tentavano di afferrare le erbacce.

“Ahiiii!” disse Pierino ad un certo punto, e

guardandosi la mano vide un grosso graffio che

cominciava a sanguinare. “Ma insomma Zucchina!”

esclamò indispettito, e la gattina scappò come una

freccia verso il fienile. Pierino si mise a ridere di gusto.

Page 69: alfabeto

65

Il nonno era in fondo all’orto che con la zappa stava

togliendo delle alte erbacce che infestavano i cetrioli,

Pierino lo osservava, era molto indaffarato e il viso

era tutto rosso, delle grosse gocce di sudore gli

scivolavano di tanto in tanto giù per la fronte fino al

mento, rimanevano lì sospese qualche attimo… per

poi cadere sul terreno arso dal sole caldo di fine estate.

Ma di tutto questo il nonno sembrava non curarsi e

continuava assorto il suo lavoro. Pierino lo ammirava

tanto e sempre pensava che un giorno sarebbe voluto

diventare esperto come lui, il nonno conosceva tutti i

segreti dell’orto, sapeva come preparare il terreno,

quando seminare, come potare le piantine perché

dessero ortaggi grossi e saporiti, gli raccontava della

luna e dei pianeti che aiutavano le piante a dare il loro

meglio e Pierino era felice di potergli fare sempre tante

domande mentre lavoravano insieme.

Ad un certo punto, il nonno si fermò , estrasse con

calma il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e si

asciugò la fronte, lo rimise in tasca e si chinò a

raccogliere con una mano un’erbaccia che aveva

appena tagliato. Ma proprio mentre si stava

Page 70: alfabeto

66

raddrizzando… “Ohi, ohi ohi” esclamò a gran voce

mettendosi una mano dietro la schiena.

Pierino ,che non era abituato a sentire il nonno

lamentarsi ,subito si preoccupò pensando gli fosse

accaduto qualcosa di serio. “Nonno nonno” disse

correndogli incontro, “ che ti succede?”.

“Nulla nulla Pierino, ho un dolore qui dietro la

schiena ma non preoccuparti passerà subito” rispose il

nonno. Poi tentò di fare un passo per avviarsi verso la

casa ma si fermò subito e Pierino notò una smorfia di

dolore sul suo volto. “Aspetta nonno” gli disse “ vado

a chiamare il papà” e corse in casa mentre il nonno

rimaneva appoggiato alla zappa. Aiutato dal papà, che

lo sosteneva per un braccio, e da Pierino che gli teneva

la mano grande e ruvida, il nonno fu accompagnato

sul divano di casa e lì cominciò a sentirsi un po’

meglio.

“Chiamerò il dottore” disse il papà. “Oh figlio mio,

non è così grave, sicuramente con il riposo della notte

il dolore svanirà, non disturbare subito il dottore”

rispose il nonno.

Il papà rimase un attimo pensieroso e poi disse “va

bene papà, ma questa notte rimarrai qui, non voglio

Page 71: alfabeto

67

che ti affatichi tornando a casa, ti prepareremo il letto

che c’è in camera di Pierino”.

All’udire quelle parole Pierino esultò di gioia “siii

nonno, non preoccuparti questa notte veglierò io su di

te” e gli scoccò un grosso bacio sulla guancia.

E così quella sera il nonno fu accompagnato al piano

di sopra, lo stesero nel letto a fianco a quello di

Pierino, ed anche Pierino si stese con lui. Rimasero lì a

chiacchierare a lungo, il nonno gli raccontava di storie

di principi che lottavano per difendere i loro regni e

Pierino chiedeva e chiedeva fino a che ad un certo

punto senti “Ronf ronf ronf” e si rese conto che il

nonno si era addormentato.

Spense la luce che si trovava sul comodino tra i due

letti, tirò il lenzuolo in modo che gli coprisse ben bene

le spalle e pure lui si addormentò felice.

La mattina seguente, quando Pierino si svegliò, vide

che il nonno ancora sonnecchiava al suo fianco, lo

aveva sentito rigirarsi tra le coperte tutta la notte ed

ogni tanto gli era sfuggito pure qualche lamento di

dolore. Scese senza far rumore dal letto e si avviò

verso la cucina. Lì c’era la mamma che lo stava

aspettando. “Buongiorno Pierino” le disse sorridente.

Page 72: alfabeto

68

“Oggi ho un importante incarico da affidarti, il papà è

già uscito per recarsi al lavoro, ma viste le condizioni

del nonno, che durante la notte non è migliorato,

abbiamo avvisato il dottore che stamattina verrà a

visitarlo. Pure io devo uscire con tua sorella, vorrei

chiederti di occuparti tu del nonno per questa mattina

e di accogliere il dottore appena arriverà”. “Certo

mamma” rispose Pierino, “non preoccuparti, mi

occuperò io di tutto”.

E così ,dopo che la mamma uscì con Aprile, Pierino

risalì le scale ed entrò in camera per vedere come stava

il nonno. “Buongiorno nonno, come stai?”.

“Sto molto meglio Pierino, ma tuo padre ha insistito

perché il dottore venga a vedermi, secondo me non

era il caso ma sai com’è tuo padre, si preoccupa

sempre troppo per questo vecchietto” disse

sorridendogli il nonno.

“Avvicinati” e lo invitò con la mano a sedersi sul letto.

“Ti devo raccontare qualcosa”. Pierino si avvicinò

incuriosito e si sedette proprio a fianco al nonno che

però ancora rimaneva steso per il dolore.

“Tra poco arriverà il dottore Pierino” continuava il

nonno “sai, è un tipo un po’ strano, è un mio vecchio

Page 73: alfabeto

69

amico d’infanzia, una persona molto buona, un po’

all’antica forse, gli piace che tutti lo ascoltino con

attenzione mentre fa il suo lavoro e vuole essere

servito per ogni cosa di cui necessita, tu cerca di

essergli utile e lui ne sarà contento”.

Pierino rimase un po’ pensieroso a quelle parole, ma

proprio mentre stava per chiedere qualcosa al nonno si

sentì lo strombazzare di un’ auto giù in giardino.

“Eccolo, è lui” disse il nonno, “vai, vai ad aprire ”.

Pierino, incuriosito dalla descrizione del nonno, si

precipitò giù dalle scale per aprire la porta di casa. Il

dottore stava scendendo da una vecchia auto che

sembrava avere più anni di lui, chiuse la portiera e si

diresse verso il sentiero di casa. Indossava un cappello

nero a bombetta, un paio di occhiali appoggiati sul

nasone e un vestito scuro con la giacca aperta sul

davanti da cui usciva un enorme pancione che metteva

a dura prova i bottoni della camicia bianca che

sembravano resistere per miracolo.

Nella mano teneva una valigetta marrone che doveva

contenere gli attrezzi del mestiere.

“Buongiorno giovanotto” disse con voce sicura mentre

si avvicinava alla porta, “sono qui per visitare tuo

Page 74: alfabeto

70

nonno”. “Buongiorno dottore” rispose Pierino

intimidito, “è di sopra, la accompagno io”.

Il dottore entrò e Pierino si vide sfilare davanti al naso

l’enorme pancione. Poi il dottore prese a salire le scale

e Pierino lo seguì. In realtà avrebbe voluto passargli

davanti per accompagnarlo alla camera dove si trovava

il nonno ma tanto era grosso il pancione del dottore

che non riusciva a trovare un buco per poterlo

superare. Alla fine, la porta della camera era aperta e

Pierino si accontentò di seguire il dottore che entrava.

“Buongiorno Dottore” disse il nonno, “è tanto tempo

che non ci vediamo, come sta?” “Io bene” rispose il

dottore, “ora vediamo come sta lei”.

“Una sedia per favore” disse a quel punto il dottore

rivolgendosi a Pierino che si era seduto in un angolo

della stanza ad osservare lo strano personaggio. E

subito Pierino scattò in piedi e gli avvicinò la sedia su

cui stava seduto. Il dottore vi appoggiò la grossa borsa,

la aprì con un “CLICK” e cominciò a frugare dentro.

Appoggiò vari arnesi sul letto del nonno, poi gli si

avvicinò e cominciò a guardargli gli occhi… “ma

dottore, io ho solo un po’ di mal di schiena” protestò

il nonno. “Beh… cos’è ? …c’è un altro dottore qui?”

Page 75: alfabeto

71

rispose lo strano signore sbottando “fino a prova

contraria sono io l’unico medico in questa stanza,

saprò pur quel che devo fare”. Il nonno guardò per un

attimo Pierino e gli strizzò l’occhiolino mentre gli

scappava un sorriso.

“Termometro fanciullo” ordinò il dottore. Pierino

rovistò tra gli arnesi e gli passò il termometro. Il

nonno lo mise in bocca e dopo qualche minuto il

dottore lo ritirò guardando la lineetta blu che indicava

la temperatura “…niente febbre” disse. “Stetoscopio”,

Pierino guardò il nonno con fare interrogativo e

allargando le braccia. Fortunatamente il nonno gli

indicò col dito un attrezzo strano che stava proprio lì

vicino alla sua mano destra. Pierino sollevato, lo passò

al dottore. Il dottore si infilò due fili dentro le

orecchie, fece aprire la camicia da notte al nonno e

appoggiandogli un ferro rotondo sul petto gli chiese

di respirare profondamente, …poi disse “il torace è a

posto”. Fece sedere il nonno sul letto e dopo che si fu

tolto la camicia cominciò a tastargli i muscoli della

schiena. “Ahi” esclamava il nonno ogni tanto. “Bene,

si può rivestire” disse il dottore alla fine. Rimise i ferri

Page 76: alfabeto

72

dentro la borsa marrone e richiuse l’apertura con un

“CLICK”.

Poi attese che il nonno si fosse rivestito e solo quando

tutti e due furono in silenzio, prese un profondo

respiro, facendo uscire ancor più la sua enorme pancia,

tanto che a quel punto Pierino era convinto che i

bottoni della camicia sarebbero saltati fuori dalla

finestra aperta, e sentenziò “Colpo della Strega”.

“Una strega???” penso tra sé e sé Pierino, “una strega

ha fatto questo a mio nonno?” ma rimase in silenzio

perché non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni al

nonno …e tantomeno al dottore.

“Una settimana di riposo assoluto” disse il dottore, “e

tu ragazzo”, continuò indicando Pierino col dito

“avrai il compito di vegliare su tuo nonno perché

rispetti le indicazioni che gli ho dato, conosco bene

questo vecchio volpone e so che farà di tutto per

alzarsi dal letto il prima possibile”. Pierino guardò

negli occhi il nonno per un istante e un po’ gli veniva

da ridere, poi si fece serio e disse “non si preoccupi

dottore, me ne occuperò io”.

“Bene, accompagnami alla porta, arrivederci Antonio”

disse il dottore, “arrivederci Dottore” rispose il

Page 77: alfabeto

73

nonno. E il dottore col suo enorme pancione uscì

dalla stanza per prendere le scale, ma stavolta Pierino

fu più lesto e lo anticipò indicandogli la via. Quando

il dottore fu sulla porta, si voltò verso Pierino e

offrendogli la mano gli disse “arrivederci ragazzo, sei

stato un ottimo collaboratore, ti ringrazio”. Pierino

orgoglioso gli strinse la mano e rispose “la ringrazio

dottore, arrivederci” e lo guardò mentre portava il suo

pancione verso la vecchia auto. Con un colpo di

tromba il dottore lo salutò e Pierino richiuse la porta.

Poi volò su dalle scale e senza altre parole chiese al

nonno che si stava sistemando il cuscino dietro la

schiena: “Nonno! Perché una strega ti ha fatto

questo?”. “Ha ha ha…” fece il nonno, “è un modo di

dire Pierino, siccome non si sa da dove possa derivare

un tal malanno così all’improvviso si dice che una

strega ci ha mezzo lo zampino e così lo si chiama

colpo della strega”.

“Aaaahh” disse Pierino, “ora ho capito” e si sedette

sul letto del nonno per tenergli un po’ di compagnia,

convinto di fargli rispettare tutte le indicazioni che lo

strano dottore gli aveva dato.

Page 78: alfabeto

74

Page 79: alfabeto

75

UN LIBRO DI AVVENTURE

PPPP ierino in quei giorni era proprio felice. Il

nonno continuava a stare tranquillo nel suo letto e a

rispettare le indicazioni del dottore e lui cercava di

fargli compagnia ogni volta che poteva. Inoltre si

rendeva utile portando ogni cosa il nonno gli

chiedesse. A volte un bicchier d’acqua, a volte aveva

bisogno di una grattatina sulla schiena, a volte di un

po’ di frutta. Al nonno piacevano tantissimo i meloni

del suo orto e, quando lo desiderava, Pierino correva

giù in cucina, prendeva il coltellino che il nonno per

quei giorni eccezionali gli aveva dato il permesso di

usare, e correva in orto nella parte dove si trovavano i

meloni, erano sparsi e spesso nascosti tra le foglie,

Pierino ne raccoglieva uno, ma senza tagliarlo, lo

annusava come gli aveva insegnato il nonno e se

emanava un buon profumo dolce significava che era

maturo, allora estraeva il coltellino dalla tasca

posteriore dei pantaloni, come faceva il nonno e….

Page 80: alfabeto

76

“zaacc”, lo staccava dal picciolo. Poi, una volta in

cucina lo tagliava a spicchi e servito su un piatto lo

portava su in camera del nonno e insieme ne facevano

una gran scorpacciata.

Il nonno gli raccontava anche tante storie avventurose

della sua gioventù e Pierino poteva stare per ore ad

ascoltarlo incantato.

“Ti ho mai raccontato Pierino di quella volta che mi

sono imbarcato in una nave perché volevo diventare

marinaio?” “marinaio nonno? Davvero hai fatto il

marinaio?”. “Eh si Pierino, successe tanto tanto tempo

fa, io ero ancora molto giovane, avevo appena finito i

miei studi e non sapevo che cosa avrei voluto fare nella

vita, mi piacevano tanto i libri che raccontavano

avventure di marinai che, sulle loro navi, solcavano i

mari di tutto il mondo e in ogni porto dove

attraccavano trovavano città straordinarie e sempre

diverse. Mi piaceva anche andare al porto la mattina

presto a vedere le barche dei pescatori che arrivavano

dopo essere state in mare tutta la notte e lì, sul molo,

scaricavano casse di pesce appena pescato, poi si

mettevano a sistemare le reti danneggiate e intanto

arrivavano i camioncini che prendevano il pesce e lo

Page 81: alfabeto

77

portavano al mercato. Io non sapevo che cosa avrei

fatto in mare, non sapevo nulla di pesca né tantomeno

di viaggi in nave, ma una mattina decisi di recarmi al

porto in cerca di un lavoro”.

“Così successe che….” , il nonno si fermò un attimo,

gli era venuto in mente qualcosa all’improvviso, poi si

riprese e disse “Pierino, ti ricordi la soffitta del fienile

dove hai trovato Bella?”, “certo nonno come potrei

dimenticarla, è uno dei miei posti preferiti”. “Bene”

continuò il nonno, “lassù da qualche parte, non

ricordo più dove, è passato tanto tempo, dovrebbe

ancora esserci un grosso libro in cui, durante la mia

gioventù, raccolsi lettere, pensieri, ricordi e tante

fotografie delle mie esperienze in giro per il mondo.

Vai a vedere se lo trovi?”, “corro” rispose Pierino

entusiasta e si lanciò giù per le scale. “Stai attento alla

scala del fienile, è un po’ traballante” lo avvertì il

nonno”, “si, lo so nonno” rispose Pierino.

In men che non si dica Pierino era già davanti il

fienile, tirò la porta, che cigolando fece arruffare il

pelo a Zucchina che dormiva sopra il cofano della

vecchia auto del nonno e, quando fu dentro si avviò

Page 82: alfabeto

78

senza indugiare verso la scala che portava su alla

soffitta.

I pioli cigolavano sotto i suoi piedi ma Pierino era così

emozionato che non se ne curava, finalmente arrivò in

cima, con una mano spinse di lato la botola che

chiudeva l’apertura della soffitta mentre con l’altra si

teneva saldo alla scala. Quando la botola si spostò

Pierino sentì sul viso l’aria calda e umida che usciva

dalla soffitta sempre chiusa. Dall’ultima volta che era

stato lì dentro era passato diverso tempo ma ricordava

ancora che c’era una finestra chiusa da qualche parte e

bisognava solo avere la pazienza di aspettare che gli

occhi si abituassero al buio per poterne vedere i

contorni. E così fu, appena Pierino fu in grado di

vedere dove metteva i piedi entrò nella stanza, stavolta

però non aveva intenzione di cercare al buio, così si

diresse verso la finestra, alzò il battente che teneva

chiuso il balcone e la spalancò. Da quanto tempo

quella stanza non vedeva un po’ di luce, pensava

Pierino, poi cominciò a guardarsi attorno in cerca del

grande libro. C’erano tante cose accatastate alla

rinfusa, Pierino iniziò a cercare in ogni angolo, trovò

vecchi tappeti, coperte, lampade, giochi di quando era

Page 83: alfabeto

79

bambino, quadri e grandi fotografie in bianco e nero

di persone che non conosceva, “forse qualcuno di

questi è il nonno” pensava. Poi ancora trovò scatoloni

di cartone con dentro vecchi libri e li guardò uno ad

uno, ma nessuno di questi sembrava essere il libro di

cui parlava il nonno, c’erano anche delle casse di legno

e Pierino tentò pure lì… ma erano piene solo di

vecchie cose per la casa: piastrelle, tubi di metallo, un

rubinetto vecchio… ma del libro nemmeno l’ombra.

Ma proprio quando stava cominciando a disperarsi e a

rinunciare, Pierino buttò l’occhio sul vecchio baule

dove aveva visto Bella per la prima volta, si vedeva

ancora che lì, dove era stata seduta per tanti anni,

mancava la polvere che circondava tutto il resto. Si

avvicinò al baule, che per fortuna non era chiuso a

lucchetto, e impugnò le maniglie che si trovavano sul

coperchio. Uno stridere di cerniere arrugginite gli fece

venire i brividi lungo la schiena, ma l’emozione per

quello che avrebbe trovato dentro gli fece scordare

ogni timore. All’interno Pierino notò subito una

vecchia cornice dorata con la foto in bianco e nero di

un uomo e una donna in primo piano che si

abbracciavano sorridendo, riconobbe nel volto del

Page 84: alfabeto

80

giovane il viso del nonno… “e lei deve essere la

nonna” pensò tra sé. Mise da parte con cura la vecchia

cornice e continuò a cercare…libri, soprammobili, una

vecchia sveglia con la carica a mano, un portafogli

vuoto, tante riviste…. “tu-t-to pe-sca” lesse Pierino,

“no questa no”, un’altra parlava di giardinaggio, come

lavorare il legno, tutto chitarra… “questa la porto con

me” pensò. Una volta arrivato sul fondo, trovò

qualcosa della forma di un libro avvolto in una tela

colorata, era vecchia ma ancora molto bella, con cura

tolse la tela che lo avvolgeva fino a che, tolto l’ultimo

velo, si trovò davanti la copertina di un libro che

sembrava fatto a mano tanto era curato nei particolari.

La copertina era contornata da una cordicella di spago

e nel centro si trovava una piccola barca a vela fatta

con chicchi di grano incollati sul cartoncino. Pierino,

preso dalla curiosità, fece per aprirlo ma subito sentì

lo scricchiolare delle pagine vecchie e ingiallite che si

staccavano dalla colla che le teneva unite. “Devo fare

piano” pensò fra sé. Con molta calma riuscì ad aprire

completamente la copertina… “R i-co-r di…

Ricordi!... è questo!” esclamò contento Pierino,

“finalmente!”. Era proprio il libro che il nonno gli

Page 85: alfabeto

81

aveva detto di cercare! Era un po’ impolverato ma così

come si trovava lo mise sottobraccio e scendendo

dalla scala a pioli corse felice verso la camera del

nonno.

“Ecco nonno l’ho trovato” esclamò entrando in

camera, ma appena varcò la soglia si arrestò e gli

dispiacque aver fatto tanto rumore, il nonno si era

addormentato, lo si sentiva anche russare… “ronf

ronf, Pierino tirò la tenda della camera per togliere un

po’ di luce dal viso del nonno, poi uscendo socchiuse

la porta dietro di sé, era contento che il nonno stesse

riposando bene anche se un po’ gli dispiaceva non

poter subito guardare le foto con lui.

Uscì e se ne andò in giardino a giocare con Zucchina e

Jodi.

Page 86: alfabeto

82

Page 87: alfabeto

83

IL NONNO E LA FOCA

“PPPP ierinoooooo” chiamò ad alta voce il

nonno durante il pomeriggio, e Pierino che stava

facendo merenda giù in cucina con Aprile, prese al

volo il libro che aveva appoggiato sulla panca e corse

su’ per le scale. “Pierino, dove eri finito? Hai trovato il

libro?” lo interrogò il nonno. “Eccolo, ho fatto un po’

di fatica ma alla fine ce l’ho fatta” rispose Pierino

andandosi a sedere nel lettone a fianco al nonno. E

così insieme, cominciarono a sfogliare il grosso libro

dalle pagine ingiallite, ogni pagina nascondeva

cartoline da tutto il mondo, messaggi, lettere,

fotografie ed ogni tanto anche qualche fiore secco.

“Chi è quello nonno?” chiese Pierino ad un certo

punto indicando una foto in cui era ritratto un signore

alto e magro in divisa alle cui spalle si poteva vedere

una grande nave. “Ti raccontavo prima Pierino”

riprese il nonno, “che da giovane ho fatto per qualche

Page 88: alfabeto

84

tempo il marinaio, successe che una mattina mi recai al

porto in cerca di un lavoro.

Il porto della città era molto grande, c’era un gran via

vai di gente sulla banchina e una grande nave

attraccata che scaricava casse di ogni genere. Non

sapevo nemmeno in che direzione dirigermi tanta era

la confusione. Ero lì fermo davanti alla scaletta della

grande nave tanto incantato da tutto quel fracasso da

non accorgermi che stavo intralciando il passaggio dei

marinai. “Che ti succede ragazzo?” mi sentii dire alle

spalle “non hai mai visto una nave merci?”. Era un

uomo alto e magro quello che mi parlava, indossava

una divisa blu e un cappello bianco in testa, era il

capitano di quella nave. “Sto cercando lavoro” risposi.

“Lavoro?” riprese l’uomo, “e che cosa sai fare?”. A

quel punto, un po’ imbarazzato risposi “non lo so,

non ho mai lavorato in una nave ma ho tanta buona

volontà”. Il capitano mi squadrò dalla testa ai piedi

silenzioso, poi disse “beh, le braccia forti sembra non

ti manchino, la buona volontà dici di averla, io ho

bisogno di un aiutante per i miei uomini, c’è sempre

più lavoro e quelle pappe molli si lamentano

continuamente. Presentati domattina alle cinque qui

Page 89: alfabeto

85

dove ci troviamo ora e salperai con noi”. Poi, si voltò

senza nemmeno aspettare una mia risposta e prese a

salire la scaletta della nave.

Io ero rimasto lì immobile e non sapevo che cosa fare,

stavo cercando un lavoro e l’avevo trovato in men che

non si dica, talmente in fretta che avrei appena avuto il

tempo di salutare i miei genitori e gli amici, raccogliere

qualche vestito da casa ed imbarcarmi.

La mia avventura per i mari comincio così. Nella nave

il capitano mi faceva fare di tutto. Potevo aiutare il

cuoco in cucina pelando patate, lavare tirando a lucido

il ponte della nave o aiutare i marinai a caricare e

scaricare le merci ogni qualvolta la nave attraccava in

qualche porto, quello era il lavoro più faticoso ed

ogni sera cadevo nel letto sfinito. A volte la nave ci

portava per mari conosciuti non molto lontano dalle

terre in cui ero cresciuto, altre volte invece i viaggi

erano anche molto lunghi e si arrivava a solcare mari

tanto lontani, là, le acque erano molto fredde e non ci

si poteva fare il bagno, e le città dove si attraccava

erano tanto diverse dalle nostre e per le strade c’era

ghiaccio e neve quasi tutto l’anno.

Page 90: alfabeto

86

Il tempo libero non era molto ma appena potevo, tra

un incarico e l’altro, ne approfittavo per sedermi a

poppa della nave e guardare il mare. Ogni giorno

aveva un colore diverso, a volte era verde, a volte di un

blu cosi forte da non sembrare vero, a volte, quando il

vento si metteva a soffiare, diventava scuro ed agitato e

grosse onde cariche di schiuma bianca cominciavano a

sbattere la nave da una parte e dall’altra. Ma i

momenti che mi piacevano di più era quando, all’ora

del tramonto, potevo approfittare del cuoco che si

distraeva, allora sfuggivo all’enorme montagna di

patate che ancora dovevo pelare e correvo a vedere il

sole che scendeva nel mare. Le luci e i colori di quei

momenti erano il premio per tutte le fatiche di quel

lavoro.

“Nonno nonno!” esclamò Pierino, “cos’è questo?”

disse indicando una vecchia foto in bianco e nero in

cui si vedeva il nonno da giovane con dei grossi stivali

ai piedi, protetto da un pesante giaccone di pelle e da

un berrettone di lana mentre allungava la mano ad uno

strano animale liscio e tondetto che Pierino non aveva

mai visto prima.

Page 91: alfabeto

87

“Oooohhh questa è una bella storia Pierino” esclamò

il nonno.

Devi sapere che la nostra nave non trasportava

passeggeri ma di tanto in tanto succedeva che il

capitano permettesse a qualche avventuriero, che

voleva conoscere il mondo, di approfittare di un

passaggio in cambio di qualche favore. Così, capito

che un mattino, proprio mentre stavano per salpare

per un viaggio in mari freddi e lontani, uno strano

signore con una grossa borsa in spalla si avvicinò alla

nave e chiese al capitano che si trovava lì sulla scaletta

di essere imbarcato.

“Che cosa puoi offrirmi in cambio?” rispose un po’

contrariato il capitano, che quella notte non aveva

dormito bene a causa delle aringhe salate mangiate la

sera prima. “Fotografie” rispose lo strano personaggio.

“Fotografie?” ripetè il capitano con una espressione di

curiosità sul volto.

“E fotografie siano” riprese dopo un attimo di pausa,

i miei uomini hanno bisogno di qualche ricordo da

mandare a casa alle famiglie che non vedono mai.” E

così fu che il fotografo si imbarcò in quel viaggio.

Page 92: alfabeto

88

Nei giorni che seguirono feci amicizia con quel

fotografo che si chiamava Fulvio. Era un tipo molto

allegro e quando potevo lo seguivo nei suoi

spostamenti per la neve mentre cercava, col suo

macchinario, di cogliere qualcosa di particolare nel

cielo e nel mare. Poi un giorno avvistammo terra, non

ero mai stato così lontano e quelle terre erano davvero

fredde e inospitali. Dopo essere entrati in porto

scaricai con gli altri marinai tutte le merci dalla nave,

ma era ancora pomeriggio presto e mi rimaneva una

buona parte di giornata libera. Vidi Fulvio allontanarsi

col suo borsone e lo rincorsi “Fulvioooo, posso venire

con te?” chiesi, “certo, vorrei fare qualche fotografia ai

paesaggi qui attorno” disse lui. E così ci

incamminammo insieme, uscimmo rapidamente dalla

cittadina fatta principalmente di piccole case di legno

camminando sempre su sentieri pieni di ghiaccio e

neve e costeggiando il mare arrivammo in una zona

dove c’erano solo colline coperte di neve, rocce e mare.

Fulvio stava sistemando la sua macchina per fare

qualche fotografia e io mi gustavo il paesaggio. Ad un

certo punto sentii degli strani versi…EH EHEH, tutti

e due guardammo nella direzione da cui venivano e

Page 93: alfabeto

89

notammo in lontananza un gruppo di animali vicino

alla spiaggia. Incuriositi ci avvicinammo, poi Fulvio

interruppe quel silenzio… “sono foche!” esclamò, e si

diresse a passo spedito in quella direzione. Io non

avevo mai visto delle foche in vita mia ed ero

emozionatissimo all’idea di avvicinarmi!. Quando

fummo abbastanza vicini io rimasi incantato ad

osservarle mentre Fulvio scattava continuamente foto.

Poi estrasse dalle tasche una scatoletta di aringhe sotto

sale e me la lanciò. “Avvicinati” disse “e offrigli le

aringhe”. “Avvicinarmi?” risposi io, ma non sarà

pericoloso?”. “Ma che pericoloso” disse Fulvio

ridendo, “le foche sono animali socievoli”. E così mi

feci più vicino. Le foche erano un po’ sospettose e

facevano strani versi mostrando inquietudine ma

appena aprii la scatoletta, forse sentendo l’odore di

aringhe, una di loro si avvicinò incuriosita. Gliene

lanciai una a terra e subito la ingoiò. Fece una

espressione un po’ strana, forse, abituata a mangiare

pesce fresco, non era abituata al sapore delle aringhe

sotto sale, ma dopo un po’ di indecisione, si sollevò un

poco sulla schiena e guardandomi iniziò a battere le

Page 94: alfabeto

90

zampe facendo il suo verso e invitandomi a lanciarle

altre aringhe.

Io ero molto divertito e, mentre Fulvio mi scattava

foto, finii per dare alla foca tutta la scatoletta di

aringhe, mi divertivo a vederla battere continuamente

le zampe.

Quando le ebbi finite, anche la foca ritornò con il

gruppo leccandosi i baffi.

Quella sera sulla nave, rimasi tutto il tempo con

Fulvio e insieme ci raccontammo di tutte le cose

divertenti che ci erano successe durante quella

giornata.

Page 95: alfabeto

91

Page 96: alfabeto

92

UNA GIORNATA AL MARE

“PPPPapà, papà….mi porti al mare?” chiedeva

insistentemente Pierino ormai da una settimana. Da

quando aveva sentito le storie del nonno marinaio non

riusciva più a darsi pace. Voleva rivedere il mare! Ma

tutti i pomeriggi il papà sembrava avere qualcosa da

fare. Un giorno era occupato a sistemare la bicicletta,

un altro a potare le piante del giardino, un altro

ancora a sistemare la porta del fienile che si era

scardinata. Ma quel pomeriggio il papà, che si era già

avviato verso il ripostiglio per prendere in mano la

zappa e sistemare un po’ l’orto, pensò che doveva

proprio accontentare Pierino… si fermò e disse “va

bene Pierino, oggi si va pescare”. “Siiiiii!!!!” esultò

Pierino, “a pescare! Non sono mai andato a pescare!”.

La giornata era un po’ fresca, era ormai inizio

d’autunno e le prime foglie cominciavano ad ingiallire

e a cadere dagli alberi, tirava un po’ di vento ma il

tempo sembrava resistere. Con calma, il papà e Pierino

Page 97: alfabeto

93

prepararono le canne da pesca, tutta l’attrezzatura e

qualche panino e un po’ di frutta per il pomeriggio.

“Pierino, raccogli anche il sacco con i giochi per la

spiaggia” disse il papà. “Ma papà” rispose Pierino

“stiamo andando al mare per pescare, non per

giocare”… il papà decise di caricare comunque il

sacco e partirono.

Quando furono sulla spiaggia Pierino corse a vedere le

onde che si infrangevano sugli scogli mentre il papà

preparava le canne per la pesca. Sistemò tutti gli

attrezzi sul molo di legno, si sedette sullo sgabello e ne

preparò uno anche per Pierino che finalmente arrivò.

“Papà, ma quanto ci mettono i pesci ad abboccare?”

disse Pierino dopo qualche minuto, “bisogna avere

molta pazienza, a volta in tutto un giorno di pesca

non si vede nemmeno un pesciolino, a volte invece se

ne prendono così tanti da non sapere più dove

metterli”, rispose il papà. “Ah” fece Pierino, io

intanto vado a vedere cosa c’è tra gli scogli” continuò.

E si avviò sulla spiaggia. Là tra le rocce Pierino si rese

conto che c’era tutto un mondo abitato da animaletti

strani, stavano nascosti nelle fessure tra una roccia e

l’altra e approfittavano dell’acqua del mare che saliva e

Page 98: alfabeto

94

scendeva. Ma i più belli erano i granchi che appena lo

vedevano avvicinarsi andavano a ripararsi dietro

qualche fessura correndo via di lato. Adesso a Pierino

sembrava che il mare si stesse facendo più agitato e le

onde arrivavano sugli scogli sbattendo con più forza.

Anche il vento si era alzato e grosse nubi scure

sembravano avvicinarsi minacciose. “Ne ho preso uno

Pierinoooo!!!” esultò il papà ad un certo punto, ma

Pierino era tutto intento ad osservare le onde che

diventavano più alte e minacciose, “chissà se quelle che

incontrava il nonno in alto mare erano così” pensava.

“Sssscccccccc” una raffica di vento gli portò via il

cappello. Pierino si ridestò dai suoi pensieri e corse a

prenderlo. Poi si diresse verso il molo per vedere i

pesci che aveva preso il papà. A quel punto però le

onde sul molo erano davvero forti e Pierino sentì una

goccia cadergli sulla testa. “Dobbiamo andare ” disse

il papà, “ sta per piovere” e già stava richiudendo la

sua canna. In quel momento Pierino vide in

lontananza una barca che si avvicinava con fatica tra le

onde sempre più agitate… “ guarda papà” disse. Il

papà si fermò un attimo, mise la mano sulla fronte per

proteggere la vista dal vento… “è un peschereccio”

Page 99: alfabeto

95

rispose, “sta tentando di tornare al molo”. Pierino

rimase incantato a guardare quello che succedeva, ora

le nubi scure erano proprio sopra la loro testa e le

onde erano così alte e forti da far vibrare tutto il molo

quando sbattevano sui pali che lo sostenevano. Erano

così belle da sembrare disegnate. Intanto aveva iniziato

a piovere forte e il papà aveva preso due teli per

coprire lui e Pierino dalla pioggia…anche lui voleva

sapere se il peschereccio ce l’avrebbe fatta a rientrare.

“Tira la cordaaa!” si sentiva dalla barca….

“attentooooo”, “mollaaa…”. Le onde scuotevano la

barca e i pescatori avevano il loro bel daffare a farla

rimanere a galla, finalmente si avvicinarono abbastanza

al molo per poter attraccare. Allora Pierino vide un

pescatore saltare dalla barca sulle assi del molo, poi

qualcuno gli lanciò una corda che il pescatore legò

stretta stretta ad uno dei pali, ma solo quando gli

lanciarono la seconda ed il pescatore la assicurò ad un

altro palo, la barca cominciò a stare più stabile. La

pioggia era incessante ma nonostante tutto altri due

pescatori scesero dalla barca e a quel punto, quelli che

ancora si trovavano dentro cominciarono a passargli

casse cariche di pesce che venivano accatastate lì sul

Page 100: alfabeto

96

molo. Quando ebbero finito tutto quel lavoro

iniziarono a scaricare anche le reti.

A quel punto il papà disse” ora andiamo Pierino,

siamo tutti bagnati e comincia a fare freddo”. “ Si

papà” rispose Pierino, e si avviò verso la spiaggia

continuando a guardare i pescatori impegnati nel loro

lavoro.

Page 101: alfabeto

97

Page 102: alfabeto

98

LA PIPA DI ATTILIO

LLLL’autunno era ormai alle porte e quel

pomeriggio la mamma stava sistemando i vasi delle

piantine aromatiche, era ora di metterli al riparo prima

che le notti diventassero troppo fredde. Lì ripose sul

lato della casa dove batteva di più il sole, dentro una

piccola serra che il papà aveva preparato apposta.

Poi si lavò le mani al rubinetto del giardino ed entrò

in casa.

Pierino stava giocando con Aprile nell’orto; dove il

nonno aveva raccolto le patate, la terra era rimasta

morbida e gonfia e con la paletta costruiva tunnel,

ponti, stradine e piccoli rifugi dove gli animaletti

potessero mettere le loro provviste per l’inverno. Ma

ogni tanto Aprile arrivava e con un pestone

distruggeva tutto il lavoro di Pierino…e Pierino le

faceva il solletico per farla allontanare… “Hiiiiiiiiiii”

faceva Aprile ridendo e correndo via di corsa tra la

terra smossa.

Page 103: alfabeto

99

“A tavola, è l’ora della merenda!” esclamò la mamma

uscendo dalla porta della cucina con un vassoio di

coppette di cioccolata calda in mano. Le appoggiò sul

tavolino di vimini che durante la bella stagione

rimaneva sempre in giardino e Pierino ed Aprile

accorsero felici a vedere cosa ci fosse per merenda.

“Cioccolata calda!” disse esultando Pierino,

“ata…ata!” ripetè Aprile. Ma, forse attirati dal

profumino di cioccolato, anche il nonno ed il papà,

che erano occupati dentro il fienile raccogliendo l’aglio

in lunghe trecce da appendere al soffitto, giunsero

come dei topolini attirati dal formaggio. “Cioccolata

per tutti!” disse il nonno e si sedettero.

Mentre ridevano e scherzavano attorno alle tazze di

cioccolata, Pierino ebbe l’impressione che il papà fosse

più basso del solito… “mi starò sbagliando” pensò e

tornò ad ascoltare le discussioni. Ma dopo un po’

Pierino si rese conto che il papà, lì seduto su quella

sedia, era più basso di Aprile che le stava a fianco

seduta su due cuscini. Non fece nemmeno in tempo a

dire “attentoooo” che….CRACK, il papà scomparve

dietro la tavola trascinando con sé la tazza di

cioccolata. “Ha ha ha”, tutti risero di gusto, il papà

Page 104: alfabeto

100

non si era fatto nulla ma la povera sedia… una delle

gambe si era infilata proprio dentro la tana di una

talpa e con il peso del papà non aveva retto e si era

rotta.

“Ooooh che peccatooooo! dovremo buttarla” disse la

mamma rattristata, “tenevo tanto a queste sedie”.

“Mamma non buttarla, il nonno la potrà sicuramente

sistemare” suggerì Pierino. Il nonno, che ancora stava

ridendo per il capitombolo del papà, diede un’occhiata

alla sedia, si grattò la barba bianca vecchia di qualche

giorno e disse “questo è un lavoro per Attilio Pipa!”.

“Ma certo” lo interruppe la mamma, “come ho fatto a

non pensarci!”. Pierino li ascoltava curioso di sapere di

chi stessero parlando. “Chi è Attilio Pipa?” chiese ad

un certo punto. “E’ un signore che abita qui vicino, ha

una piccola officina dove da tanti anni costruisce e

ripara oggetti di vimini, non ho mai conosciuto

nessuno abile come lui! Ma noi non possiamo

accompagnarvi ora, ci dobbiamo occupare dell’aglio”

disse il papà . “Andrò io con Pierino che mi aiuterà a

portare la sedia” concluse la mamma. Pierino, tutto

contento, era già pronto con la sedia in mano.

Page 105: alfabeto

101

Il tratto di strada che conduceva all’officina di Attilio

Pipa era breve. Quando furono davanti all’entrata

trovarono lì seduto su uno sgabello di legno un

signore intento ad annodare fili di vimini uno

sull’altro, aveva una pipa in bocca che spostava a

destra e sinistra con il solo aiuto delle labbra. “Ecco

perché lo chiamano Attilio Pipa!” disse sottovoce

Pierino, tirando la manica della mamma. “Buongiorno

Attilio, sono qui per sapere se mi può riparare questa

vecchia sedia a cui tengo tanto” disse la mamma.

Attilio Pipa si alzò in piedi a fatica… “Buongiorno

signora, vediamo cosa si può fare”. La stanza non era

molto grande ma c’erano dentro una quantità tale di

cose che uno spillo avrebbe fatto fatica ad entrarci.

Ceste di ogni dimensione, sedie impilate una sull’altra,

tavolini, poltroncine, sedie a dondolo, sgabelli, perfino

cavallini, tutto rigorosamente fatto di vimini. E poi

vimini ovunque, in fasci grandi e piccoli, secco o a

mollo in catini d’acqua. La stanza era luminosa, Attilio

Pipa aveva bisogno di tanta luce per poter lavorare

quei fili così sottili, la sua vista non era più quella di

una volta, indossava un paio di occhiali grossi come

fondi di bottiglia che stavano appoggiati sul grosso

Page 106: alfabeto

102

nasone. Attilio Pipa osservò con cura la sedia, poi

disse “è un lavoro complicato, farei prima a fargliene

una nuova signora, ma visto che ci tiene così tanto

proverò a ripararla”. Poi lasciò la sedia, si avvicinò ad

un bancone di legno dove erano appoggiati vari

attrezzi, aprì un cassetto ed estrasse un sacchettino

che conteneva del tabacco, ne prese una manciata e lo

schiacciò dentro la pipa. Estrasse dalle tasche una

scatola di fiammiferi. …Frosch portò il fiammifero

verso il tabacco mentre con la bocca tirava aria dalla

pipa e con l’altra mano proteggeva la fiamma. Diede

un paio di colpetti e due grosse boccate di fumo gli

uscirono dalla bocca. La pipa era accesa e ogni volta

che Attilio Pipa tirava si vedeva il tabacco diventare

rosso incandescente. Poi Attilio Pipa si sedette sul suo

sgabello e cominciò a lavorare sulla vecchia sedia della

mamma. La mise a bagno per ammorbidire i fili di

vimini e solo dopo un po’ cominciò a sfilare quelli

rotti. Ogni tanto si fermava, appoggiava la mano sulla

gamba e mettendosi dritto con la schiena dava una

boccata alla pipa, a Pierino piaceva quel momento

perché all’interno il tabacco tornava ad ardere ed

illuminava il nasone di Attilio Pipa.

Page 107: alfabeto

103

Poi Attilio cominciò a sostituire i pezzi rotti con

quelli nuovi e tra una tirata di pipa e l’altra terminò il

suo lavoro. “Ecco fatto signora, è stato più facile di

quello che pensavo” disse. La mamma era proprio

contenta, aveva la sua sedia sistemata e alla prossima

primavera avrebbe potuto rimetterla in giardino con le

altre. “Quanto le devo?” disse poi rivolgendosi ad

Attilio Pipa. “Nulla signora, è stato lavoro di un

attimo, piuttosto mi farebbe molto piacere se Pierino

tornasse a portarmi un po’ di patate di suo nonno, le

ho già provate l’anno scorso e sono ottime per gli

gnocchi!” “Ma certo” rispose Pierino, “sarò felice di

portargliele oggi stesso!”.

Così quel pomeriggio Pierino tornò da Attilio Pipa

con un bel po’ di buone patate e quando gli consegnò

il sacco gli disse “mio nonno le ha mandato anche una

treccia dell’aglio profumato che stava preparando per

l’inverno”. “Grazie Pierino” rispose Attilio tirando

una boccata dalla pipa “e ringrazia anche il tuo caro

nonno!”

Page 108: alfabeto

104

Page 109: alfabeto

105

NANETTO FUNGHETTO E GLI STRANIERI

IIIIl nanetto Funghetto aveva ormai una certa età!

Camminava per il bosco tutto ricurvo e si aiutava

lungo il cammino con un bastone, mentre con l’altra

mano ogni tanto si toccava la schiena dolente.

Ma anche quel giorno aveva deciso di andare in cerca

di funghi. Nulla lo avrebbe fermato dal suo intento,

era così goloso che, appena era iniziato l’autunno e le

prime piogge avevano rinfrescato il sottobosco, si era

subito lanciato alla ricerca di porcini, prataioli, mazze

di tamburo e chi più ne ha più ne metta. Gli amici del

bosco lo chiamavano nanetto Funghetto appunto per

questo motivo: avrebbe mangiato funghi a colazione,

pranzo e cena, se avesse potuto.

Mentre si arrampicava lungo un irto pendio, dove solo

lui sapeva si trovavano ogni anno una grande quantità

di funghi grossi e saporiti… “di qua…da questa

parte” qualcuno gridò. Il nanetto Funghetto si arrestò,

“chi sarà che si permette di rovinare la mia tranquilla

Page 110: alfabeto

106

ricerca” pensò indispettito. Si nascose dietro una

grossa quercia e aspettò che l’estraneo passasse di là.

Ma gli estranei erano due, anzi tre! Il nanetto si vide

passare a fianco due uomini con delle grosse ceste e

poco dopo vide un bambino che li seguiva a passo più

lento, teneva un grosso bastone in mano e

canticchiando dava colpi qua e là ai ramoscelli che

incontrava. “Pierinoooo, affrettati o ti perderemo!”.

Eh si! Proprio quel giorno anche il nostro amico

Pierino andava per boschi in cerca di funghi. Quel

pomeriggio era passato a casa sua un amico di papà ed

insieme stavano per uscire per andare a funghi, ma

appena Pierino intuì i loro intenti chiese subito di

unirsi al gruppo, così partirono tutti e tre. L’amico di

papà si chiamava Tonino, ma siccome come il nanetto

Funghetto, era un grande esperto di funghi, tutti gli

amici lo chiamavano Tonino Porcino.

“Tonino conosce ogni tipo di fungo, sa distinguere

quelli commestibili da quelli velenosi, ma soprattutto è

in grado di scovare i posti del bosco dove è più facile

trovare tanti buoni funghi” raccontava il papà a

Pierino mentre continuavano ad addentrarsi nel bosco.

Page 111: alfabeto

107

“Non si può più girare per il bosco in santa pace”

sbuffò nanetto Funghetto. “Ora farò io qualche bello

scherzetto a questi intrusi, l’unico esperto di funghi in

questo bosco sono: nanetto Funghetto!” esclamò

battendo il bastone al suolo.

“Ecco proprio da questa parte, tra un po’ dovremmo

vedere un segnale sulla nostra sinistra fatto con tre

bastoni piantati in fila nel terreno, l’ho lasciato

qualche tempo fa per riconoscere il luogo, lì vicino ci

saranno sicuramente tanti funghi” esclamò Tonino.

Ma continuarono a camminare per diverso tempo e

del segnale non videro l’ombra. “Ormai avremo

oltrepassato il punto” disse sconsolato Tonino

Porcino, “probabilmente i bastoni saranno caduti con

il vento. Ma più avanti c’è ancora un buon posto” si

riprese poi allegramente. Ma quando arrivarono in

quel punto… nemmeno un fungo! “Qui però i funghi

c’erano!” esclamò Tonino, e lui che era un esperto lo

poteva ben dire, “sembra quasi che qualcuno ce li

abbia soffiati da sotto il naso qualche momento prima

che passassimo noi”. E così successe per tutto il

pomeriggio. Ogni volta che Tonino Porcino diceva di

conoscere un posto buono per i funghi, succedeva

Page 112: alfabeto

108

sempre qualcosa di strano, o non trovavano i segnali

che aveva lasciato per riconoscere il luogo, o non

trovavano i funghi.

Intanto Nanetto Funghetto aveva il sacco così gonfio

che non riusciva più a trascinarselo dietro. Con una

mano lo tirava a fatica e con l’altra si sosteneva con il

bastone.

“Basta, ci rinuncio, mi dispiace tanto ma proprio non

capisco cosa succede oggi. Sono stanco di camminare

per nulla, ritenteremo un altro giorno” disse Tonino a

quel punto. Il nanetto ascoltò quel discorso e

finalmente tirò un sospiro di sollievo. “Noooo

Tonino” disse allora Pierino, “non ne abbiamo

trovato nemmeno uno piccolo, avevo promesso alla

mia mamma che gliene avrei portati a casa stasera

abbastanza per una bella polenta coi funghi”. “Polenta

coi funghi?” pensò tra sé nanetto Funghetto,

“buona!!!!! Anch’io voglio farmela stasera.” Ma poi

guardò il povero Pierino intristito e si impietosì.

Pensò che lui aveva così tanti funghi che avrebbe

potuto mangiarne per una settimana e quel bambino

aveva camminato tutto il giorno e non ne aveva

raccolto nemmeno uno.

Page 113: alfabeto

109

Così quando i tre stranieri si diressero sulla via del

ritorno nanetto Funghetto ebbe una grande idea. Ad

un certo punto colpì col suo bastone un grosso ramo

caduto che si spezzò. “STOCK” fece in un rumore

secco. A quel suono il papà si voltò ed incuriosito uscì

dal sentiero per vedere se in quella direzione ci fosse

stato qualche bell’ animale da far vedere a Pierino.

“Tonino, Pierinooo!” gridò ad un certo punto

entusiasta. E così anche i due si allontanarono dal

sentiero. Nel punto del bosco dove si trovava il papà

c’erano così tante testoline di funghi che spuntavano

dall’erba che sembrava qualcuno li avesse seminati!

“Evviva, evviva!!” esclamò Pierino, “finalmente i

funghi!” e tutti e tre si misero a raccoglierli e a

riempire le ceste. “Chissà come sarà contenta la

mamma” disse ancora Pierino. E intanto nanetto

funghetto, da dietro un albero, guardava sorridendo la

strana comitiva. “Ora devo andare a preparare i miei

funghi per la cena” si disse, e caricandosi il grosso

sacco in spalla, si fece forza con il bastone sul terreno

e si avviò verso casa.

Page 114: alfabeto

110

Page 115: alfabeto

111

SERGIO LO SCOIATTOLO

SSSSergio lo scoiattolo era proprio disperato!

Chi se lo sarebbe mai aspettato che in una sola notte

di pioggia avrebbe perso casa e anche riserve per

l’inverno.

Eh si, quella notte aveva iniziato a piovere così forte,

ma così forte, che in pochi minuti il letto del fiume si

era ingrossato ed ingrossato, aveva scavalcato gli argini

e inondato buona parte del bosco. Quando Sergio vide

che l’acqua era arrivata a toccare le radici dell’albero su

cui aveva il suo rifugio, ancora non si era preoccupato,

stava lì al calduccio dentro la sua tana e

sgranocchiandosi una bella nocciolina si gustava la

vista della pioggia che cadeva incessante sul bosco.

Ma quando l’acqua del fiume cominciò ad alzarsi,

Sergio iniziò ad avere qualche preoccupazione. Saliva

saliva lungo il tronco e soprattutto la corrente era così

forte da scuotere l’albero a destra e sinistra. Quando

poi Sergio cominciò a sentire che il suo caro albero

Page 116: alfabeto

112

scricchiolava ed iniziava a piegarsi come se le radici si

stessero staccando dal terreno, non ebbe più dubbi!

Era sicuramente meglio abbandonare la tana! Se ne

uscì fuori nella tormenta, corse lungo uno dei rami

del povero albero e con un gran balzo saltò verso

un’altra pianta.

Ebbe appena il tempo di voltarsi per vedere il suo

vecchio albero inclinarsi sempre più sul terreno fino a

quando con uno… SCROSCH… fragoroso, l’intera

pianta cadde nell’acqua. “Oh la mia povera tanaaaa!”

disse sconsolato… “e tutte le mie provviste , come

farò ora?”. Rimase lì impietrito a guardare l’albero

portato via dal fiume in piena, infreddolito e con la

coda fradicia.

La mattina seguente però c’era il sole e Sergio lo

scoiattolo era di nuovo di buonumore, aveva deciso di

cercare in fretta un altro riparo dall’inverno, lo avrebbe

riempito di ogni prelibatezza per passare degnamente

la brutta stagione. Ma la sua ricerca fu più complicata

di quanto immaginasse. Tutti i rifugi sugli alberi erano

già occupati, cercò in lungo e in largo per il bosco ma

trovò solo tane già abitate: uccelli ed altri roditori si

erano già sistemati per l’inverno e non avevano

Page 117: alfabeto

113

nessuna intenzione di far posto ad uno scoiattolo che

aveva perso la casa. Era già tardo pomeriggio, Sergio

era molto stanco e pensava a quel punto di cercare

almeno un riparo per la notte. Si trovava sul limitare

del bosco e si vedevano in lontananza le case del

paesino vicino. “Bene” si disse, per questa notte mi

rifugerò tra gli umani e domani mattina presto mi

rimetterò alla ricerca.

Avvicinandosi al paese vide una bella casetta colorata,

c’erano due bambini che giocavano fuori nel giardino

ed un vecchietto che sistemata attrezzi al riparo

dall’umidità della notte. “Zucchinaaaa, Jodiiii, venite

quiiii” disse uno dei bambini. Sergio lo scoiattolo si

era avvicinato proprio alla casa di Pierino, ma quello

che a lui interessava veramente era altro! Là nel bel

mezzo del giardino gli era sembrato di distinguere

nettamente la sagoma di un bel nocciolo. Certo

l’albero era ormai spoglio ma chissà quante buone

noccioline avrebbe trovato frugando proprio sotto le

foglie cadute ai piedi della pianta. “Mi rifugerò lì per

questa notte!” esclamò soddisfatto.

“Squitt squitt!” udirono Pierino ed Aprile dopo

qualche attimo, ed alzando gli occhi si accorsero che

Page 118: alfabeto

114

uno simpatico scoiattolo li guardava tenendosi in

equilibrio su un ramo del nocciolo, la folta coda

arricciata era grande quasi come tutto l’animale, aveva

striature di pelliccia che andavano dal marrone scuro

all’arancio e teneva una nocciolina in mano che

sgranocchiava con i suoi dentoni sporgenti.

“Uno scoiattolo!” esultò felice Pierino, “attolo” ripeté

anche Aprile. I due bambini erano felicissimi, non ne

avevano mai visto uno così da vicino, e poi proprio sul

loro albero!

Sergio diventò subito amico di quei simpatici bambini,

erano così cari, ogni giorno gli portavano tante cose

buone da mangiare: briciole di pane, noci, grissini ed

avevano messo apposta per lui una ciotolina d’acqua

proprio lì ai p iedi dell’albero, ogni tanto per

ricambiarli di tutte quelle attenzioni si faceva coraggio

e scendeva dall’albero, i due bambini stavano

inginocchiati sul prato e lui si avvicinava prudente per

farsi allungare qualche pezzo di pane secco, poi lo

prendeva rapido tra le zampette e tornava di corsa tra i

rami del nocciolo. Aprile allora rideva divertita e

tirando la mano del fratello chiedeva di nuovo “pane,

pane”. Lo scoiattolo stava così bene in quella casa che

Page 119: alfabeto

115

i giorni passarono veloci ed aveva ormai dimenticato la

brutta notte in cui aveva perso il suo rifugio. Ma un

giorno Sergio si svegliò rattristato, si è vero, in quella

casa stava bene, si era anche affezionato a Pierino ed

Aprile, ma quello non era il bosco, gli mancavano gli

altri scoiattoli e anche tanti alberi su cui saltare, lì c’era

solo il nocciolo e per di più di notte doveva rifugiarsi

al riparo nel fienile. Lui voleva tornare ad avere una

tana sull’albero. E fu così che quello stesso pomeriggio

si decise a rimettersi in viaggio. Sembrava che quei due

bambini avessero già capito tutto. Lo guardavano con

aria triste mentre si era allontanato dal giardino lungo

la staccionata che conduceva alla fine dell’orto del

nonno. Sergio guardava un po’ verso il bosco e un po’

verso i bambini, non sapeva proprio come salutarli.

“Ciao scoiattolo! Buona fortuna” disse poi Pierino

alzando un braccio in segno di saluto. “Tunaaa” ripetè

Aprile, anche lei con il braccio alzato… Sergio si sentì

sollevato, i bambini erano felici di vederlo tornare

verso il bosco.

Si voltò e con un gran balzo saltò sul sentiero, il bosco

era lì vicino e c’era una nuova casa da trovare prima

dell’inverno!

Page 120: alfabeto

116

Page 121: alfabeto

117

LA QUERCIA STORTA

LLLL’aria all’interno del bosco si era fatta

davvero umida, ormai pioveva spesso e a volte un forte

vento soffiava tra gli alberi fischiando e mettendo

proprio voglia di avere una tana in cui rifugiarsi. Per

fortuna il nanetto Funghetto una tana ce l’aveva.

“Certo” pensava, “nessuno con un po’ di sale in zucca

si sognerebbe di essere ancora senza riparo a questo

punto della stagione. La mia vecchia quercia mi da

riparo da tanti anni e per fortuna non devo più

pensare a dove rifugiarmi ogni volta che arriva il

freddo. E’ un po’ storta ma fa ancora il suo servizio!”.

E’ già, la vecchia quercia dove viveva il nanetto

Funghetto era proprio storta! Era così grande che non

si sarebbe certo mossa di lì ma era cresciuta tutta

inclinata da un lato. Si perché, tanti anni prima,

quando la pianta era ancora poco più che un

ramoscello, e il nanetto funghetto non l’aveva ancora

adottata come sua dimora, in un giorno d’estate si

Page 122: alfabeto

118

avvicinò, dalle cime oltre i monti laggiù, un tremendo

temporale. Le nubi erano viola… quasi nere, i lampi

già illuminavano tutto il bosco e il rumore del tuono si

faceva sempre più vicino. All’improvviso il vento

iniziò a soffiare così forte che i rami degli alberi si

spezzavano. La povera quercia si piegava e si piegava e

ad ogni raffica si sarebbe detto che fosse la sua fine.

Piovve per diverso tempo mentre tuoni e lampi

terrorizzavano gli abitanti del bosco poi, finalmente il

temporale passò dirigendosi verso il mare. Tutto

attorno c’era un triste spettacolo di foglie e rami

caduti ed anche qualche grosso albero, che non aveva

retto alla furia del temporale, si era schiantato al suolo.

Il terreno era zuppo d’acqua e rigagnoli che correvano

verso il fiume si erano formati un po’ dovunque.

E la giovane quercia? Per fortuna si era salvata, aveva

resistito alle sferzate del vento ma… era rimasta un

po’ inclinata da un lato. Eh si, non era più dritta dritta

come prima del temporale. Per non cedere e spezzarsi

come era successo ad altre piante lì attorno si era un

po’ incurvata. Forse il terreno sotto di lei aveva

ceduto, fatto sta che ora si trovava così, piegata da

una parte. Per fortuna, dopo quel giorno, non ci

Page 123: alfabeto

119

furono più temporali così intensi e la giovane quercia

poté crescere negli anni che vennero, si rafforzò nel

tronco e suoi rami divennero sempre più folti e

numerosi finché un giorno arrivò da quelle parti il

nanetto Funghetto e la adottò come sua dimora.

Erano passati tanti anni da quel giorno ed oramai il

nanetto conosceva ogni ramo di quella quercia come le

sue tasche. Sapeva di tutti gli abitanti e i visitatori di

quella enorme pianta, soprattutto uccelli, che per la

maggior parte emigravano al caldo in autunno, e

scoiattoli. Ma quell’anno l’albero sembrava non avere

nemmeno un ospite per l’inverno. Neanche uno

scoiattolo si era visto preparare il nido durante quegli

ultimi giorni d’autunno.

Nanetto Funghetto era un po’ dispiaciuto per la sua

quercia, “è un po’ storta è vero, ma è pur sempre una

delle querce più belle che ci siano nel bosco” pensava.

“Ehilà della casaaa?” sentì gridare alle sue spalle. Si

voltò e vide un piccolo scoiattolo intimidito che

attendeva risposta. “Cosa vai cercando?” chiese un po’

di fretta Nanetto Funghetto, che già pensava al

pentolone di funghi da mettere al fuoco per la cena.

“Cerco un rifugio per l’inverno” rispose Sergio lo

Page 124: alfabeto

120

scoiattolo. Il nanetto si fece serio, poi disse “un rifugio

per l’inverno? Non ti pare un po’ tardi per cercare un

nido a questo punto dell’autunno? Tutti i tuoi amici si

sono già sistemati, lo sai?”. Lo scoiattolo Sergio si fece

serio, gli era tornata in mente la tremenda notte in cui

aveva perso la sua casa e, dalla risposta scortese del

nano sembrava che nemmeno quella sarebbe stata la

volta buona. “Qui sopra, sul primo ramo c’è giusto

una tana fatta da un picchio che poi se n’è andato

senza far sapere più nulla di sé. Puoi andare a vedere se

ti comoda” disse nanetto Funghetto, che sotto sotto

era contento di passare l’inverno in compagnia.

A quelle parole Sergio lo scoiattolo fece un sorriso da

qui a qui, ancor prima che il nano finisse di parlare si

stava già arrampicando su per la grossa quercia. “Qui

sotto le foglie è pieno di ghiande per le tue provviste

invernali, sprovveduto di uno scoiattolo!” urlò il

nanetto da basso, ma Sergio lo scoiattolo era già nella

sua tana che pensava dove disporre le ghiande, dove la

paglia per il suo letargo e ringraziava la vecchia quercia

storta per quel dono inaspettato.

Page 125: alfabeto

121

Page 126: alfabeto

122

LA RANA E IL LETARGO DIFFICILE

LLLLa rana Romina era appisolata sotto la

catasta di legna, il suo letargo era già cominciato da

diversi giorni ed il sonno era pesante e profondo.

Quest’anno aveva trovato un ottimo rifugio, lì tra i

ciocchi di legno si sentiva un certo teporino, era sicura

che non si sarebbe mossa fino a che la primavera non

l’avesse risvegliata al profumo delle viole e delle

margherite.

Ma ad un tratto qualcosa disturbò il suo sonno...

“stock, stock, stock…” , la rana Romina sobbalzò e a

fatica riuscì ad aprire gli occhi per vedere se ci fosse un

pericolo imminente. Il papà e Pierino quel giorno

avevano deciso di preparare la stufa per l’inverno.

L’ultima notte era stata molto fredda ed era meglio

farsi trovare pronti. Presero la carriola che il nonno

teneva sempre pronta nel fienile e si recarono alla

legnaia. A turno prendevano un pezzo di legno e lo

caricavano. Fecero uno, due e tre giri portando legna

Page 127: alfabeto

123

verso la cucina, la accatastarono a fianco della vecchia

stufa, ce n’era già per diversi giorni ma era una buona

idea tenerla lì vicino in modo che si asciugasse

dall’umidità dell’inverno e potesse così bruciare

meglio.

“Un ultimo giro e poi abbiamo finito” disse il papà.

Pierino ne era contento, la legna era pesante da

caricare e le braccia gli dolevano. Ma desiderava tanto

poter accendere la stufa con il papà e poi mettersi a

fianco a godere del calore che emanava.

Così uscirono nuovamente, e fu proprio mentre

Pierino prendeva uno degli ultimi ciocchi che la rana

Romina si vide scoperchiare il tetto del rifugio. Era

stata scoperta! “Cra, cra, cra!” gracidò

immediatamente, poi con un balzo scese dalla legnaia e

si avviò saltellando verso il giardino. Pierino ne fu

talmente sorpreso che non fece in tempo a dire nulla,

solo riuscì a indicarla col dito mentre anche il papà la

guardava scappare. “Le abbiamo rovinato il rifugio”

disse. “Non preoccuparti Pierino, ne troverà

sicuramente un altro”, rispose il papà. Ma la porta

della cucina era rimasta aperta e la rana Romina, con il

sonno che aveva, voleva solo trovare un altro

Page 128: alfabeto

124

nascondiglio caldo e sicuro per poter tornare a

dormire in pace!

Dopo poco Pierino ed il papà si avviarono verso la

cucina con l’ultima carriola di legna. La accatastarono

a fianco la stufa e soddisfatti del loro lavoro andarono

a prepararsi una merenda.

Tutto sembrava tranquillo nella casa, ma quella sera

mentre tutta la famiglia era seduta in divano a

chiacchierare “…cra….”, “non vi è sembrato di

sentire uno strano verso?” chiese la mamma. “Io non

ho sentito nulla” rispose il papà “… cra, cra”, “eh si,

questa volta l’ho sentito anch’io” esclamò a quel punto

Pierino. “Ca…ca” fece Aprile indicando col dito verso

la cucina. Tutti si diressero là incuriositi. Stettero un

attimo in silenzio e poi nuovamente “cra”. “Viene

dalla stufa?” disse la mamma incredula. Il papà si

avvicinò ed iniziò a controllare tutta la stufa ma

dentro non c’era nulla. “Cra, cra”, sentirono di nuovo.

Pierino allora ebbe un sospetto: si mise a spostare

pezzo per pezzo i tronchi di legna che quello stesso

pomeriggio avevano riposto con fatica a fianco la stufa

e ad un certo punto… “la rana!, Ancora lei!” esclamò

Pierino. La povera rana Romina guardò il bambino

Page 129: alfabeto

125

con espressione sconsolata, sembrava proprio che il

suo sonno quel giorno non potesse avere pace. Con un

balzo passò tra le gambe di Pierino e sotto lo sguardo

gioioso di Aprile si diresse verso il tavolo.

“Prendiamola!” esclamò la mamma, ma la rana

Romina con tutto quel fracasso si era impaurita.

Aveva iniziato a spiccare salti tremendi e correva a

destra e sinistra per non farsi prendere. “E’ sopra la

sedia!” disse Pierino, ma la rana Romina era già saltata

sul tavolo, “è sopra il tavolo!” disse Pierino, ma la rana

Romina era già saltata sopra il portafrutta

rovesciandolo, “ora è sopra il portafrutta” esclamò

Pierino, ma la rana Romina con un gran balzo finì

proprio dentro il lavello pieno d’acqua e lattuga che la

mamma aveva messo a bagno… “SCIAFF”, schizzi

d’acqua finirono sul pavimento della cucina e pure

sulla maglia e sui pantaloni di Pierino. Finalmente

però la rana sembrava essersi calmata, rimaneva

nascosta sotto le foglie di lattuga e con gli occhi

spalancati stava in guardia per vedere se qualcuno si

avvicinava. “Fermo Pierino” disse il papà mettendo

una mano sulla spalla del figlio, “forse è meglio se la

lasciamo lì per questa notte, si sentirà al sicuro,

Page 130: alfabeto

126

domani alla luce del sole la aiuteremo a trovarle un

altro rifugio”. Pierino voleva tanto vedere la rana da

vicino ma pensò che in fondo il papà aveva ragione.

Quella poveretta aveva già passato abbastanza

spauracchi per quel giorno.

La mattina dopo Pierino ed il papà entrarono in

cucina con molta cautela, …la rana stava dormendo

dentro il lavello, il papà immerse le mani nell’acqua

silenziosamente e senza difficoltà prese la rana nei

palmi delle mani. La rana Romina a quel punto si era

svegliata, ma non poteva fare più nulla per liberarsi.

Nel giardino cercarono un nascondiglio ma niente

sembrava convincere completamente Pierino. Sotto gli

alberi non era abbastanza riparato, nel fienile

circolavano spesso Zucchina e Jodi e poteva essere

pericoloso, nella legnaia la povera rana avrebbe passato

un inverno piuttosto agitato, troppe volte Pierino ed il

papà sarebbero andati a rifornirsi di legna. “Quello è il

posto giusto!” esclamò poi indicando la piccola serra

per i fiori sul fianco della casa. “Hai ragione , lì starà

al calduccio ed al sicuro fino a primavera” rispose il

papà. Così, mentre Pierino sollevava un angolo del

telo che avvolgeva le piantine della mamma, il papà

Page 131: alfabeto

127

allungò le mani dentro la serra e lasciò andare la

piccola rana. La rana Romina si guardò attorno

incredula per aver riacquistato la libertà così

rapidamente, sentì che lì dentro si stava proprio bene e

sembravano non esserci pericoli. Con un paio di balzi

andò a nascondersi dietro un grosso vaso appoggiato

al muro e in un balenò si riaddormentò, “speriamo che

questa sia la volta buona” pensò.

Page 132: alfabeto

128

Page 133: alfabeto

129

IL TORO E IL BERRETTINO

LLLLe giornate erano fredde ma il pomeriggio,

una volta tornato da scuola, Pierino si annoiava e non

voleva rimanere sempre in casa. Anche Aprile

sembrava non sapere più a cosa giocare, così dopo aver

fatto merenda, Pierino chiese alla mamma se potevano

andare a fare una passeggiata lungo il sentiero. “Ho

tante cose da fare oggi Pierino, perché non esci tu con

Aprile, portala a fare una camminata fino alla stalla in

fondo al paese”. “Va bene mamma !” rispose Pierino

che era sempre felice quando gli affidavano la

responsabilità di guardare la sorella.

“Ma dovrete vestirvi bene, fuori è freddo e umido”,

raccomandò la mamma. Così Pierino, prima si coprì

per bene con giaccone, sciarpa e guanti e poi preparò

anche la piccola Aprile.

Quando uscirono di casa sembravano due pupazzi

tanto erano infagottati ma almeno non avrebbero

patito il freddo. “Non fate tardi, farà buio presto

Page 134: alfabeto

130

stasera” disse la mamma. Il sentiero che i due bambini

presero iniziava proprio dietro il fienile, là dove un

giorno se ne era andato Sergio lo scoiattolo in cerca di

un rifugio per l’inverno, da una parte ci si addentrava

nel bosco mentre dall’altro lato, continuando sulla

stradina di pietra, si arrivava alla stalla di Tino il

contadino. Tino aveva tanti campi e di tanto in tanto

Aprile e Pierino lo vedevano passare con il suo trattore

sul sentiero che fiancheggiava la casa, sempre

indaffarato in attività di campagna. Tino però, oltre

ad avere tanti campi possedeva anche una stalla, dove

ricoverava il bestiame durante la notte e nei giorni più

freddi. Proprio camminando lungo quel sentiero ad

un certo punto i due bambini arrivarono alla

staccionata dove pascolavano gli animali di Tino. In

realtà erano così intenti nel loro gioco che nemmeno si

accorsero di essere arrivati lì. Pierino si divertiva a

saltare le pozzanghere di acqua ghiacciata con grandi

balzi, mentre Aprile, con gli stivali …CRACK…, ci

camminava proprio dentro per sentire il rumore del

ghiaccio che si rompeva. Poi, videro in lontananza

diversi animali al pascolo… mucche, vitelli, qualche

cavallo, che passeggiavano gustandosi un po’ di libertà

Page 135: alfabeto

131

prima di rientrare nelle stalle per la notte. Ma ad un

tratto….i due bambini si arrestarono….davanti a loro,

ma proprio a pochi passi… c’era un toro, un grosso

toro marrone che, immobile, li fissava senza battere

ciglio. Per fortuna c’era la staccionata a dividerli

dall’enorme animale, certo, anche così, i due bambini

non si sentivano molto sicuri. “SSSHHHH” fece di

colpo il toro sbuffando aria dal naso, ed una nuvola di

vapore caldo uscì dalle grosse narici. Poi il toro, fece

qualche passo verso di loro e si arrestò sul bordo della

staccionata. Aveva due grandi corna rivolte verso l’alto

e con il muso li puntava tenendo fissi gli occhi scuri su

di loro. Allora Pierino prese per mano Aprile per

rassicurarla e la guardò un attimo: un lungo moccolo

le colava giù dal naso ed il berretto rosso le scendeva

sulla testa fino a coprirle quasi gli occhi…… “il

berretto rosso!” pensò tra sé Pierino e in un lampo

glielo tolse dalla testa nascondendolo in tasca..

etooooo!” disse subito Aprile, mentre si stava per

mettere a piangere, ma il fratello le fece segno, col dito

davanti la bocca, di fare silenzio. A quel punto il toro

aveva sporto la testa dalla staccionata e sbuffando

guardava i due bambini dubbioso. Sembrava però che

Page 136: alfabeto

132

non ci fosse più nulla a infastidirlo, e dopo qualche

attimo, perso l’interesse per i bambini, si voltò e tornò

a pascolare nel campo. “Ufff” fece Pierino, “se n’è

andato”, “uff” fece Aprile, passandosi la manica del

giaccone sul naso. “Ehi bambini, cosa fate lì fuori al

freddo, non vorrete ammalarvi per caso?” Era Tino il

contadino che passava con una carriola piena di fieno

per i cavalli. “Perché non entrate in casa da nonna

Marta, vi preparerà una buona cioccolata calda!” .

“Ataaaa!!!! fece Aprile sorridendo e tirando il fratello

verso la casa. Pierino si guardò un attimo in giro, poi

guardò la sorella e disse sorridendo “va bene, ma

facciamo presto, la mamma ci aspetta” e prendendola

per mano si diressero verso la casa di nonna Marta.

Page 137: alfabeto

133

Page 138: alfabeto

134

APRILE E LE FORMICHE

AAAAprile aveva appena finito la merenda, quel

pomeriggio aveva fatto un pisolino più lungo del

solito e quando si era svegliata, Pierino era già uscito a

giocare in giardino. La mamma le aveva preparato una

buona fetta di pane e marmellata e una tazza di tè

caldo, poi le aveva detto “tesoro mio, sono qui fuori

in giardino a rastrellare le foglie secche, ti lascio la

porta aperta, appena finisci puoi andare a giocare con

Pierino”.

La piccola Aprile, ancora insonnolita aveva risposto

con un cenno del capo e aveva guardato la mamma

uscire dalla porta della cucina. Il barattolo dello

zucchero era ancora aperto e la tentazione per lei fu

troppo forte! Si bagnò il dito con la lingua e lo

immerse “mmmhhh!!!” che buono lo zucchero pensò,

e immerse di nuovo il dito nel barattolo. Ma proprio

in quel momento passò davanti la porta della cucina

Pierino, manovrava la pesante carriola del nonno a

Page 139: alfabeto

135

fatica, e le foglie che si trovavano dentro sembravano

una enorme montagna gialla! “Apile! Apile!” esclamò

subito la piccola, che senza nemmeno togliere il dito

dallo zucchero scese dalla sedia appoggiandosi ai pioli.

Ma tanta era la voglia di andare a giocare con Pierino,

che non si accorse del barattolo che rotolava sul

tavolo, rotolò rotolò rotolò fin sul bordo e lì…per

fortuna si arrestò. Ma lo zucchero all’interno cominciò

ad uscire e a cadere sul pavimento sottostante. Aprile

però era già fuori in giardino che si faceva trasportare

dal fratello dentro la carriola e mentre rideva e saltava

ributtava all’aria tutte le foglie che la mamma aveva

raccolto. Anche la mamma rideva al vedere i suoi

bambini così felici e poco le importava di dover

ricominciare tutto daccapo. Verso l’imbrunire però, i

bambini cominciarono a sentire freddo, “ora andiamo

in casa miei piccoli giardinieri” disse la mamma,

“continueremo il lavoro domani”, “va bene mamma”

rispose Pierino, e prendendo per mano Aprile la

accompagnò verso la cucina. Ma come misero piede

dentro… “che disastro!” esclamò la mamma. Una

folta colonia di formiche si trovava sotto il tavolo

proprio lì dove era caduto lo zucchero, andavano e

Page 140: alfabeto

136

tornavano in fila indiana per portare tutta quella

riserva di cibo nella loro tana. “Miche!” esclamò

Aprile divertita. La mamma aveva già preso la scopa in

mano ma… “noooo! Così le ucciderai” la interruppe

Pierino, “nooo” ripetè Aprile. “Avete ragione,

dobbiamo trovare un altro sistema” riprese la mamma.

Rimase qualche attimo silenziosa guardando Aprile

che col dito raccoglieva lo zucchero rimasto sul bordo

del tavolo… “ho trovato” disse poi,” le

accompagneremo con ciò che gli piace tanto” e preso

il barattolo iniziò a spalmarlo a zig zag proprio da

dove si trovavano le formiche fin fuori della soglia

della cucina.

Aprile e Pierino si inginocchiarono a fianco della

striscia di zucchero che la mamma aveva steso e

aspettarono curiosi: piano piano le formiche si

spostarono da sotto il tavolo ed iniziarono a seguire

zigzagando la fine strada bianca che la mamma aveva

preparato per loro. Lentamente portarono alla loro

tana tutto lo zucchero sparso sul pavimento e solo

quando l’ultima formica ebbe varcato la soglia Aprile e

Pierino diedero il permesso alla mamma di chiudere la

porta. “Micaaaa” strillò Aprile da sotto il tavolo, eh

Page 141: alfabeto

137

si, lì c’era ancora una piccola formichina che stava

trascinando faticosamente una briciola della merenda

di Aprile. Ma la briciola era così grande che la povera

formica non ce l’avrebbe mai fatta da sola, a meno che

non l’avesse mangiata sul posto. “Non volete lasciare

proprio nulla qua sotto” disse la mamma chinandosi

per osservare meglio la formica e, preso un pezzo di

giornale vecchio, raccolse briciola e formica e le

accompagnò in giardino. A quel punto Aprile e

Pierino chiusero finalmente la porta e insieme alla

mamma andarono di corsa ad accendere la stufa a

legna, la notte era davvero fredda, e il papà tornando

dal lavoro avrebbe trovato una casa calda ed

accogliente.

Page 142: alfabeto

138

Page 143: alfabeto

139

UNA VOLPE AFFAMATA

\\\\l mattino sembrava non arrivare mai,

Pierino credeva fosse già tardi ma…né papà né

mamma erano venuti a svegliarlo per andare a scuola,

ed in strada non si sentiva nemmeno un’auto passare,

il nonno non stava trafficando in orto, gli uccellini

non cantavano e lo scuolabus non era passato. Eppure

fuori dalla finestra sembrava esserci tanta luce. Pierino

decise di scendere giù in cucina e vedere cosa stesse

succedendo, sentiva i suoi genitori chiacchierare da un

po’ ma perché non lo avevano chiamato?

“Buongiorno Pierino!” dissero mamma e papà appena

lo videro scendere le scale. “Siediti qui con noi, oggi

faremo colazione con calma” .Pierino si sedette sulla

sedia accanto alla stufa rovente… “Perché con calma?”

chiese, visto che la mattina era sempre in ritardo.

“Oggi niente scuola”, rispose la mamma. “Niente

scuola? E perché?” chiese Pierino incredulo. “Vai fuori

a vedere tu stesso” lo invitò il papà. Pierino corse alla

Page 144: alfabeto

140

porta, passò la mano sul vetro appannato e….

“neve!!!!!” esclamò, “c’è la neve!”. Quella notte aveva

nevicato così tanto che tutto era bianco, i tetti delle

case, le strade, le campagne, il bosco e pure il giardino

e l’orto erano un unico manto bianco che nascondeva

ogni cosa. Mamma e papà decisero che quel giorno i

loro bambini potevano rimanere a casa, visto che

anche le strade erano piene di neve.

Il tempo di vestirsi e Pierino era già fuori a giocare e,

appena si svegliò, anche la piccola Aprile lo raggiunse.

Giocarono tutta la mattina e solo durante il pranzo la

mamma riuscì a convincerli a fare una pausa e a

riscaldarsi le mani gelate davanti alla stufa. Il

pomeriggio arrivò anche il nonno, ma con tutta quella

neve non poteva proprio dedicarsi ai lavori nell’orto,

così anche lui, insieme ad Aprile e Pierino, cominciò a

raccogliere neve per costruire un gran pupazzo. Poi il

nonno lasciò i bambini ai loro giochi e si recò nel

pollaio dietro il fienile per dare da mangiare alle

galline infreddolite. Nel tardo pomeriggio l’aria

divenne davvero gelida, il cielo era scuro e forse quella

notte avrebbe nevicato di nuovo. Pierino ed Aprile

Page 145: alfabeto

141

entrarono in casa e dopo un bel bagno caldo si misero

vicino alla stufa e di lì non si mossero per tutta la sera.

Quella sera erano così stanchi che si presto si

addormentarono sul divano, mentre ancora mamma e

papà chiacchieravano raccontandosi di come era

andata la giornata. “Coooocooocococo” si udì ad un

certo punto là fuori. “Cocococoooo”, Pierino si era

svegliato. Il papà si alzò ed andò in cucina per vedere

se dalla finestra riusciva a vedere cosa stesse

succedendo. Accese la luce che illuminava giardino e

fienile ma da lì non si poteva vedere il pollaio.

“Cocococoooo” si udì nuovamente. “Co co” si era

svegliata anche Aprile. “Devo andare a vedere” disse il

papà a quel punto. “Sarà qualche animale che vuole

mangiarsi le galline. “Vengo anch’io” rispose subito

Pierino. Il papà lo guardò un istante, “va bene, potrei

aver bisogno di un aiuto, ma vestiti bene, fuori fa

molto freddo”. Quando uscirono dalla porta della

cucina stavano cadendo grossi fiocchi di neve e Pierino

con la torcia in mano affiancava il papà che teneva un

grosso bastone per cacciare qualunque animale stesse

tentando di rubare le galline del nonno.

“Cococococo”....piano piano oltrepassarono il fienile,

Page 146: alfabeto

142

cercavano di non far rumore, la neve attutiva i loro

passi. “Fai attenzione Pierino” disse il papà quando

arrivarono davanti la porta del pollaio, “appena aprirò,

tu illumina bene dentro” e brandendo il bastone con

l’altra mano aprì il catenaccio. La porta si aprì con un

gran cigolio e le galline si spaventarono ancor più.

Subito Pierino mise dentro la torcia. Le povere galline

stavano tutte in un angolo spaventate e saltavano una

in groppa dell’altra per proteggersi. Pierino illuminò

anche gli altri angoli del pollaio ma non vedeva

nulla….”eccolaaa!” eclamò poi. Proprio dietro la

porta, una volpe li osservava terrorizzata. Aveva il pelo

rossiccio e teneva il muso appuntito rivolto verso il

basso, gli occhi fissi sul bastone.

“Che cosa facciamo?” chiese Pierino, “sembra molto

spaventata” . La volpe rimaneva lì in attesa e si

guardava intorno in cerca di una via di fuga, questa

volta sembrava aver fatto male i conti ed era stata colta

sul fatto. “Spostati Pierino” disse il papà invitando il

figlio a togliersi dalla porta. “Passami la torcia”. Il

papà entrò lentamente nel pollaio tenendo il bastone

puntato verso la volpe. Quando fu dentro

“sssccccccc!!! Via!!!!!” fece a voce alta e in un lampo la

Page 147: alfabeto

143

volpe prese l’uscio. Pierino ebbe appena il tempo di

vederla fuggire per i campi mentre il papà la

illuminava con la torcia.

“Era una volpe!” disse il papà, “doveva essere molto

affamata per uscire dal bosco ed avvicinarsi così tanto

al paese, sarà meglio tappare quel buco anche se non

credo tornerà per questa notte, visto lo spauracchio”.

Così con dei pesanti mattoni Pierino ed il papà

chiusero il buco, poi tornarono in casa al calduccio e

raccontarono la loro avventura alla mamma.

Il mattino seguente, appena ebbero fatto colazione,

Pierino e il papà uscirono per vedere se la volpe aveva

lasciato qualche traccia. Si diressero dietro il pollaio e

proprio dalla parte dove la volpe era entrata trovarono

la terra smossa. Doveva aver scavato a lungo, ma

inutilmente, “per fortuna l’aveva scampata bella!”

pensò Pierino. Poi si voltò verso la campagna, si

vedevano ancora le orme, anche se durante la notte era

caduta altra neve. Pierino guardò in direzione del

bosco e rimase qualche attimo in silenzio. “Papà, come

farà quella volpe se non troverà nulla da mangiare? Il

papà aveva già capito dove voleva arrivare Pierino e

sapeva che nulla lo avrebbe distolto dall’intento di

Page 148: alfabeto

144

aiutare quella volpe. Si diressero verso il fienile,

presero un secchio e ci misero un po’ del pane secco

che il nonno teneva per le galline, aggiunsero un po’ di

cereali, una mela, delle carote e un po’ del cibo di Jodi

e Zucchina, “non si arrabbieranno” pensò Pierino. Poi

uscirono e si recano nuovamente dietro il pollaio.

Posarono a terra il secchio e Pierino guardò ancora

una volta verso il bosco. A quel punto rientrarono in

casa, “grazie papà” disse Pierino prendendogli la

mano.

Il mattino successivo Pierino corse a vedere se la volpe

era venuta. Il secchio era quasi vuoto, “non gli

piacciono le carote” disse, guardando quello che era

rimasto sul fondo.

Così per vari giorni, come era successo per Zucchina

tanto tempo prima, Pierino si occupò di soccorrere

quell’animale in difficoltà fino a che, quando la neve si

sciolse e per tutti gli animali del bosco fu più facile

cacciare, la volpe non venne, quel giorno Pierino trovò

il secchio ancora pieno, diede ancora uno sguardo

verso il bosco pensando “avrà trovato qualcosa di

meglio” e felice portò il cibo alle galline del nonno.

Page 149: alfabeto

145

Page 150: alfabeto

146

UN CANE FELICE

“P“P“P“POP POP”….la mamma si affacciò alla finestra,

era il segnale che lo scuolabus era arrivato, salutò

l’autista con un gesto della mano ed andò ad aprire la

porta. “Ciao Pierino!, bentornato!” lo accolse . “Good

afternoon” rispose Pierino, che in quei giorni aveva

cominciato l’inglese a scuola. “Com’è andata oggi?

“very good” rispose Pierino alzando il pollice. “Vuoi

una bella fetta di pane con la marmellata?” “Yes”

rispose serio Pierino.

Prese la fetta di pane e se ne andò a giocare in

giardino. Fuori tirava un forte vento, la neve ormai

non c’era più ma la primavera tardava ad arrivare, non

erano ancora spuntati i germogli sugli alberi ed il

camino continuava a fumare in attesa della bella

stagione. La stradina davanti casa era tranquilla, ma ad

un tratto “uau uau uau” , i cani di tutta la via avevano

preso ad abbaiare. Prima quelli delle case lontane e poi

anche quelli delle più vicine. “Uau uau” fece anche

Page 151: alfabeto

147

Lampo, il cane della casa a fianco. Attraverso le fessure

della staccionata Pierino vide passare qualcosa di

bianco e peloso, quel qualcosa passò davanti al

cancelletto dell’orto, ficcò il naso tra le assi e

spingendolo lo aprì. Era un grosso cane bianco a

macchie caffè, aveva le orecchie lunghe ed il pelo

mosso e con fare sbarazzino si diresse verso Pierino

come se lo avesse sempre conosciuto. Gli si parò

davanti in attesa. Pierino rimase sorpreso da quella

visita e non capiva cosa volesse quel cane che gli stava

di fronte scodinzolando. Poi si rese conto che ancora

teneva in mano la fetta di pane che gli aveva preparato

la mamma. Il cane vedendo che Pierino non si

decideva si fece avanti. Si mise sulle due zampe

posteriori e appoggiò quelle anteriori sul petto di

Pierino. “Ehiiii” esclamò egli, “ho capito, ho capito!”.

Quel cane lo faceva proprio ridere, e sorridendo

spezzò un po’ di pane e glielo mise in bocca. Il cane

scodinzolò ancora più forte in attesa di un altro

boccone e Pierino non seppe resistere a quella faccia

tosta che si era presentata così all’improvviso, alla fine

gli diede tutto il pane rimasto, solo allora il cane

rimise le zampe a terra e lasciò in pace Pierino. A quel

Page 152: alfabeto

148

punto però fu Pierino a fargli le feste, lo coccolava e

gli grattava la pancia mentre il cane ben contento si

lasciava accarezzare pancia all’aria. “E questo chi è?” lo

interruppe il nonno che stava entrando dal cancello.

“Happy!” esclamò Pierino, è appena arrivato,

“secondo te il papà me lo lascerà tenere?”. Il nonno

rimase un attimo in silenzio, “ne parleremo stasera a

cena Pierino, vedrò quello che posso fare” rispose, e

dandogli una grattatina sulla testa si diresse verso il

pollaio.

Era giovedì, e come tutti i giovedì il nonno si fermava

a cena. La serata era piacevole, papà e mamma

chiacchieravano con il nonno del più e del meno ma

Pierino era impaziente. “Ma quando si parlerà di

Happy?” pensava. Quando arrivarono al dolce Pierino

non poteva più resistere, diede un calcione al nonno

che gli sedeva a fianco e guardandolo serio disse “uau

uau”. Il nonno si mise a ridere e poi cominciò

rivolgendosi a papà e mamma “ sapete, dopo quello

che è successo con la volpe nel pollaio ho pensato non

sarebbe male tenere qui un cane, terrebbe lontano gli

animali selvatici visto che Jody e Zucchina impegnano

tutto il loro tempo a dormire nella cesta del fienile”.

Page 153: alfabeto

149

“Per me non c’è alcun problema” rispose la mamma,

solo ci vorrebbe qualcuno che se ne occupi quando tu

non ci sei, io ho già tanto da fare e non posso pensare

anche a questo. “Se ne occuperà Pierino” rispose il

nonno battendo una pacca sulla spalla del nipote.

“Si certo!” disse egli già impaziente di poter arrivare

alla fine di quella storia. “Allora manca solo il cane?”

intervenne il papà. “Ce l’ho io!” esultò Pierino, “è in

fienile!”. Al nonno andò di traverso il boccone della

torta e appena riuscì a smettere di tossire guardò

mamma e papà che lo osservavano in attesa di

spiegazioni e si mise a ridere. “Io non ne so nulla”

disse alzando le mani e continuando a sorridere.

“Ah tu non ne sai nulla” rispose il papà che ora pure

sorrideva, “e questo cane avrebbe già anche un

nome?”, “Happy!” rispose Pierino, “si chiama

Happy”. “E perché Happy?” chiese mamma

incuriosita, “perché è sempre felice” rispose Pierino

alzando le spalle. “Posso andare a prenderlo?”. “Certo

Pierino” risposero insieme mamma e papà divertiti,

ma Pierino era già uscito.

Page 154: alfabeto

150

Page 155: alfabeto

151

Un grazie a…

a tutti i formatori che in questi tre anni di corso mi

hanno arricchito portandomi il loro mondo di

esperienze con gioia ed entusiasmo.

al numerosissimo anno triennale 2007-2010, il

gruppo più stimolante ma anche contestatore che

potessi incontrare sul mio cammino. Un perfetto

equilibrio di partecipazione e discussione, sempre

battaglieri, a partire dalle discussioni sui temi portanti

della pedagogia Waldorf fino alla decisione su chi

abbia diritto o meno di usare il fornello della mensa.

Ai bambini della prima classe 2009-2010 di Sgonico

che mi hanno insegnato e regalato tanto

un grazie speciale a Viviana e Michele che con

pazienza mi hanno aiutato nella preparazione dei

disegni e nell’ impostazione della tesi

un grazie più che speciale ad Aprile e Viviana, fonti e

risorse delle mie fantasie.