Alessandro Lupi

75
Alessandro Lupi ricerca a cura di Camilla Brunelli e Alberto Casati Politecnico di Milano a.a. 2011/2012 Light art e design della luce Prof.ssa Gisella Gellini

description

ricerca a cura di Camilla Brunelli e Alberto Casati Politecnico di Milano

Transcript of Alessandro Lupi

Ale

ssan

dro

Lupi

ricerca a cura di

Camilla Brunelli e Alberto Casati

Politecnico di Milano a.a. 2011/2012 Light art e deisgn della luce Prof.ssa Gisella Gellini

Alessandro Lupiricerca a cura di

Camilla Brunelli e Alberto Casati

Politecnico di Milano a.a. 2011/2012 Light art e design della luce Prof.ssa Gisella Gellini

Alessandro Lupi

Politecnico di Milano a.a. 2011/2012 Light art e design della luce Prof.ssa Gisella Gellini

ricerca a cura di

Camilla Brunelli e Alberto Casati

l uomo la mano

la mente

_biografia_il percorso_le opere

_influenze_intervista

approfondimenti_”Percezione” 2011_lo spazio_il tempo_l’umano

_l’artista_lo scienziato

indicebibliografia

L UOMO

biografia

Nato a Genova il 26 dicembre 1975, Alessandro Lupi si è diplomato presso l’Accademia lingui-stica di belle arti di Genova nel 2000. Dopo un Erasmus a Granada si indirizza verso la sperimentazione tecnica, soprattutto sugli effetti della luce. Giunto a Berlino la prima volta nel 2001, per esporre alla Kunsthaus Tacheles, vi si trasferisce nel 2008. La sua galleria è la Guidi&Schoen, di Genova. Dal 1997 ha esposto in numerose mostre in molte città italiane, in Francia, in Germania, in Slovenia, in Finlandia, in Serbia, in Russia, a Cuba, e in Spagna.Ha impartito diversi seminari e laboratori sulla “Luce nell’Arte contemporanea” in Italia e anche nella prestigiosa Escuela Nacional de Bellas Artes de la Habana a Cuba. Ha anche collaborato con alcuni docenti universitari a progetti culturali sul rapporto tra matematica e arte.

A soli 36 anni ha già esposto in tutto il mondo, vanta installazioni di light art permanenti in luoghi pubblici, gli sono già state dedicate molte mostre personali, in Italia e all’estero ed è ormai una figura affermata nel panorama della light art contemporanea.

il percorso

sper

imen

tazion

e

1997

dentr

o - fu

ori

2000

dinam

ismo

2001

la mem

oria

2005

il pes

o

2007

la luc

e artif

iciale

2007

la luc

e artif

iciale

le om

bre

luce n

atura

le

spaz

io-tem

po

2008

2009

2010

2010

astra

zione

2011

le opere

“ Fin da piccolo smontavo e rimontavo oggetti, e avevo un’idea fissa: inventare una pila che facesse buio.

Ho provato ad immaginarmi una luce che facesse buio; che mi facesse vedere le cose da un’angolazione capovolta ”.

sperimentazione

La prima opera di Alessandro Lupi nasce per caso, rovesciando per sbaglio del colore su dei fili.Venendo da una formazione accademica, i soggetti delle opere sono quasi sempre corpi scultorei femminili.

Una delle opere più ricorrenti di Lupi è la “densità fluorescente”. Nella sua prima opera del 1997, i fili sono incrociati e attraversano uno spazio senza toccarsi. Ogni filo segue una direzione a se stante dando una doppia percezione figurativa e astratta nello stesso istante.

Quest’ opera è cinetica e ruota su se stessa, poggiandosi su un piatto ruotante, preso da un microonde.

densità fluorescenti 1997

dentro - fuori

Dopo aver osservato i filari di alberi andando in autostrada, Lupi ha pensato di disporre i fili parallelamente, senza più intrecciarli.Dal 2000, Alessandro Lupi si concentra sulle densità fluorescenti, andando ad indagare il rapporto dentro-fuori, spazio-vuoto.

Ci sono voluti più di 2400 fili per questa scultura di due metri di altezza e quasi 1 anno di lavoro. Quest’opera,temporizzata in due fasi, rappre-senta prima la figura intera della donna incinta accompagnata da una sonorizzazzione che riproduce i suoni del cuore del feto e della madre che si alternano stereofonicamente, nella seconda fase invece la luce si spegne lasciando intravedere solo il feto fosforescente accompagnato dal suono quasi subaqueo admiotico del cuore della madre .

densità fluorescenti donna con bambino

2000

Quest’ opera dell’ anno successivo è frutto di un lavoro molto complesso e rappresenta una donna fluttuante in posizione fetale. Quest’ opera si divide in due fasi temporizzate, una rappresentante il corpo illuminato che fluttua e l’altra rappresentante lo scheletro della figura stessa fosforescente nel buio più totale. Anche in questo lavoro è importantissimo il suono che permette di essere coinvolti totalmente sul concetto interno-esterno, nascita- morte, pensiero-alienazione.

densità fluorescenti trasparenze

2001

dinamismo

Il soggetto di questo lavoro è un corpo che entra nell’acqua colto nell’istante del colpo di reni per tornare in superficie. Lupi cerca con questo lavoro di rendere le sue densità fluorescenti più dinamiche e per questo crea una struttura ruotante, a 2,5 giri al minuto. L’asse della forma è studiata e iscritta in una spirale che si avvita su se stessa. L’ opera è accompagnata da una sonorizza-zione che permette di rendere dinamico lo spazio buio che la circonda.La posizione del corpo e il movimento ruotante della struttura, rendono questa scultura non solo tridimensionale ma creano anche l’ illusione di una figura che si immerge nello spazio.

densità fluorescenti blu

2001

“ Dal 2004, in effetti, ho tralasciato l’aspetto più teatrale, rendendo le mie opere più simili a delle sculture, anche per

rendere la visione del pubblico più attiva; può girarci attorno, avvicinarsi, guardare, cercare di capire ”.

la memoria

Nel 2005, Lupi introduce un elemento nuovo e che sarà ricorrente nelle sue opere successive: i bauli degli emigranti.

L’ opera densità fluorescente “Baule Genova-New York” realizzato nel 2005 e presentato alla fiera di ARCO Madrid , è costruito all’interno di una antico baule da trasporto di fine ottocento utilizzato nelle navi a vapore che collegavano Genova a New York.

All’interno è stata realizzata una forma rappresentante una donna compressa nello spazio angusto della cassa, studiata per dare due senzazione differenti: una di tensione e una di abbandono da cui parte tutta una riflessione sul concetto di viaggio, immigrazione, spe-ranza, schiavitù, sogno e memoria.

densità fluorescenti baule Genova - New York

2005

densità fluorescenti baule blue kid

2006

Realizzato nel 2006, “densità fluorescenti - baule blue kid” è un ulteriore sviluppo poetico e tecnico dei primi bauli, infatti in questo caso la figura è realizzata con fili orizzontali tirati longitudinalmente dal coperchio al fondo del baule, questo lavoro si materializza e smaterializza aprendo e chiudendo il baule.L’ artista in questo modo trasporta la sua opera senza smontare niente ma semplicemente chiudendo il baule.

Le luci di wood sono sempre nascoste e generalmente vengono posizionate sul coperchio del baule.

densità fluorescenti baule

2009

Lupi continua per qualche anno la ricerca sul rapporto interno-esterno, libertà-prigionia disponendo le sue densità fluorescenti all’ interno dei bauli.In questo lavoro mischia pigmenti luminescenti con fotoluminescenti creando un effetto più nebuloso.

“ Dopo diversi tentativi sono riuscito a miscelare un nuovo colore, un bianco/verde/azzurro. questo colore è cangiante (il colore si scompone) ed è importante quindi vederlo

dal vero per fruire in modo piu completo dell’opera ” .

il peso

Questo lavoro realizzato nel 2007 studia il contrasto delle forze, dei materiali come il cemento e la luce di cui è fatta la forma.Alessandro Lupi comunica con questo lavoro uno stato di tensione nel quale non si capisce se c’è pressione o divaricazione.Il cemento è il simbolo della sicurezza ma anche della speculazione, della costruzione, include molti significati nello stesso tempo.

“ In altre opere ho utilizzato il cemento, un materiale indubbiamente pesante, al quale ho voluto attribuire l’ambivalente significato

di schiacciamento della materia o liberazione dalla stessa…”

densità fluorescenti cemento

2007

Questo lavoro realizzato in occasione della Biennale de La Habana, è stato esposto nella casa della cultura de Playa successivamente è stato installato in uno spazio permanente nella Escuela Nacional de Bellas Artes de S.Alejandro, la più importante e storica scuola d’Arte di Cuba.L’opera rappresenta una donna che sostiene un cubo di cemento, partendo dalla riflessione sul contrasto, in primis, dei materiali e poi concettualmente sulla condizione di forza o sottomissione della condizione umana e anche mentale.

“ Questo lavoro nonostante lo avessi realizzato prima di andare a Cuba, riflette molto quello che è stata la mia esperienza

di 40 giorni a La Habana, che ha come caratteristica una forte quantità di energie

contraddittorie che rendono Cuba un paese, sospeso, unico al mondo.”

densità fluorescenti Cuba

2009

la luce artificiale

Nel 2008, Lupi introduce la luce artificiale nei suoi lavori. In quest’ opera inserisce una lampadina che è visibile e che crea un’ ombra, dando fisicità all’ opera. La lampadina è tinta con una speciale pittura trasparente e l’ ombra che si genera è virtuale: infatti non proviene veramente dall’ opera ma è stata dipinta usando una pittura fluoresecnte.

densità fluorescenti baule lampadina

2008

Sempre nel 2008, Lupi gioca con la luce, inserendo una densità fluorescente raffigurante una donna, all’ interno di una vecchia finestra.

Una luce esterna è fissata su un braccio che ruota di 180 gradi in 12 secondi, facendo apparire e scomparire la figura tridimensionale così come farebbe il sole lungo un’ intera giornata.

densità fluorescenti finestra

2008

le ombre

Durante il festival Freeshout di Prato Lupi ha realizzato un’ idea che aveva maturato già da tanti anni.

Un albero di 6 metri secco è stato ricostruito all’interno dello spazio, generando un ombra che include anche le foglie.

In questo lavoro l’ artista ha indagato il con-cetto di tempo-spazio vita-morte, attraverso l’ uso della luce.

albero2009

“ Per quest’ opera ho studiato il comportamento della luce e delle ombre calcolando la lunghezza focale in base al

punto di partenza della luce. In questo lavoro, spazio e luce evocano una contraddizione in

termini di tempo: passato e futuro, vita e morte.

Alla fine ho anche fatto una performance durante la quale ho tagliato l’ albero con una

sega elettrica ”.

la luce naturale

RB 2010 è un nuovo lavoro con la luce naturale ed è incentrato sul concetto di spazio pieno/vuoto.Per la prima volta Lupi non usa la luce di wood e la fosforescenza ma dipinge la sua opera con una pittura acrilica rossa.Anche la variazione della luce è importante, la luce del sole e la luce artificiale rendono l’opera sempre diversa.

RB2010

B/N è un lavoro incentrato sulla percezione e sulla costruzione delle immagini all’interno del cervello dello spettatore.In questa opera la dimensione cinetica serve per costruire, giro dopo giro nell’immaginazione dello spettatore, la forma, il corpo e la presenza nello spazio ma anche la materia astratta che la compone.In questo allestimento Lupi ha voluto due pareti una bianca e una nera permettendo così la percezione opposta della stessa, (vuoto/pieno).L’ uso del bianco e del nero permettono una visione soggettiva, che in alcuni casi può far percepire dei colori.

B/N2010

astrazione

Nel 2010, Lupi sperimenta molto e arriva a ad integrare la luce di wood con una normale luce alogena. Per la prima volta, Lupi non utilizzerà piu’ fili ma listelli di legno sospesi nell’ aria.L’ opera vuole evocare la luce nella radura e, attraverso l’ uso di 4 alogene puntiformi e l’ uso di dimmer che accendono e spengono le luci, lo spazio viene animato da ombre sempre diverse.Le estremità dei listelli di legno sono dipinte con pittura fluorescente e sono visibili grazie all’ uso di tubi di luce di wood presenti sul soffitto e sul pavimento.

lichtung2010

spazio tempo

Nel 2009 Lupi fa dei primi esperimenti cercando di indagare e ricercare maggiormente il rapporto tra spazio e tempo.

L’ opera “scala” del 2009 è il suo primo tentativo di indagare il concetto di partenza / arrivo, concentrandosi sullo stato di sospensione e di equilibrio.

“ Ragionando sul tempo, nella nostra immaginazione il presente è il punto di equilibrio tra passato e futuro. Senza la

visione di per se astratta di passato e futuro, il presente, di cui raramente siamo coscenti,

forse non sarebbe così dinamico “.

densità fluorescentescala

2009

Questa ricerca sul rapporto spazio - tempo porta Lupi ad indagare la capacità mnemonica della percezione.

“Percezione” è l’ ultima mostra di Alessandro Lupi. Questa mostra agisce sull’interazione delle osservabili fisiche e sulle molteplici possibilità della sua percezione. In particolare sono installati diversi lavori che portano ad interrogarsi e ad indagare le relazioni tra tempo e spazio che risultano in una specifica forma.Si tratta di lavori cinetici, luminosi, e interattivi che introducono un’estetica della conoscenza scientifica e che quindi vogliono rompere gli argini di un’arte fine a se stessa.

In “frame dragging” per esempio la forma può essere interpretata come in disgregazione o in aggregazione, gli spazi vuoti tra i punti portano la nostra immaginazione e la nostra memoria a ricostruire ed interpretare la forma.

frame dragging2011

LA MANO

l artista

Le opere di Lupi nascono sempre sulla carta e mai sul computer. Partendo da disegni su carta millimetrata delle opere nelle varie viste, si passa poi alla realizzazione delle opere in tre dimensioni.

disegni preparatori e opere a confornto

Lupi afferma che all’ inizio del suo percorso la realizzazione delle opere era percepita come disegno per strati, mentre si è progressivamente affermata come vera e propria scultura.

“ Mi piace osservare le persone che si interrogano sulla tecnica; per niente semplice,

tra l’altro! Sapessi quanto tempo impiego in esperimenti; i dettagli e gli imprevisti sono

infiniti, lavorando con materiali nuovi ”.

Lupi non usa il computer per la realizzazione delle sue opere.Venendo dall’ Accademia di belle arti, l’ artista ha molta domistichezza con il disegno e le sue opere sono una miscela di scultura e pittura.Il fili delle sue opere vengono dipinti a mano come in un quadro e le tre dimensioni rendono l’ effetto scultoreo.

la tecnica

come agganciare i fili

Per ogni opera Alessandro Lupi usa mediamente tra 800 e 2000 fili di poliestere. Venendono da una città marinara come Genova, l’ artista ha usato fin dall’ inizio i fili impiegati nelle vele nautiche.

Nelle prime opere Lupi, per fissare i fili alle estremità, utilizza gli anelli delle tende.

“ Per un’ opera di 800 fili, usavo 1600 anellini, svaligiando tutte le ferramenta di Genova ”.

Con il passare del tempo, Lupi affina la tecnica e velocizza il processo, creando dei telai.In questo modo risulta anche piu’ sicuro e semplice smontare le opere e trasportarle.

in questa pagina:dettagli schematici della tecnica di ancoraggio dei fili di poliestere

nella pagina successiva:processo di installazione di “densità fluorescente, sogno”, 2007

la percezione

La Gestalt

La psicologia della Gestalt (in tedesco “essenza della forma completa di un’entità”) è una teoria della mente e del cervello secondo cui il cervello è olistico, parallelo ed analogico, con tendenza all’auto-organizzazione. La Gestalt sostiene che la percezione sia il prodotto della complessa interazione tra stimoli diversi. L’effetto gestaltico è la capacità di generare forme attraverso la rielaborazione mentale di ciò che viene percepito attarverso i sensi, con particolare attenzione alla capacità di ricreare figure dal’insieme di linee, curve, luci e ombre.Kurt Koffka disse che “Il tutto è altro rispetto alla somma delle parti”, o in altre parole, maggiore della somma delle parti.

Analizzando le opere di Alessandro Lupi, il fenomeno più interessante descritto dalla Gestalt è la Reificazione.

Reificazione

Dal latino res (al genitivo rei), cioè cosa + facere cioè fare, reificazione può essere ‘tradotto’ come “far diventare oggetto”, “rendere cosa”.

La reificazione è un aspetto costruttivo o generativo della percezione che fa sì che ciò che viene percepito attraverso l’esperienza contenga più informazioni spaziali esplicite della somma degli stimoli sensoriali su cui si basa.

La reificazone è interna alla famiglia delle illusioni ottiche legate ai contorni.

Un esempio: nell’immagine è riconoscibile un triangolo anche se nessun triangolo è stato disegnato.

Il 95% di un’opera di Alssandro Lupi è vuoto. Fili di poliestere dal diametro massimo di 1 mm, montati a distanza di 8-10 mm vengono ricomposti come immagini singole e tridimensionali.

la percezione

La reificazione viene usata da Lupi per dare la illusione della materia.Il nostro occhio vede la scultura nella sua totalità come se fosse piena; in realtà lo spazio occupato dall’ opera, è solo il 5% di quello che percepiamo.

In queste due pagine si puo’ osservare come il nostro occhio riesce a ricostruire un’ immagine anche con pochi tratti.Questo perchè l’ immagine ( una figura umana)è nota e presente nella nostra coscienza percettiva.

lo scienziato

i pigmenti

Alessandro Lupi lavora molto con pigmenti fotoluminescenti. Mentre all’inizio del suo percorso l’attenzione ai pigmenti stessi era relativa, oggi Lupi ha sviluppato un vero e proprio know-how in materia. Grazie all’ appoggio di collaboratori laureati in chimica e di laboratori di ricerca sui pigmenti, l’artista ha sviluppao la possibilità di ottenere diverse tonalità cromatiche oltre che pigmenti sensibili a diverse lunghezze d’onda. Nel caso di “Trasparenza” infatti, si assiste alla successione della visione dello scheletro della figura, dell’esterno della figura e dei due elementi in contemporanea. Tutte le conoscenze acquisite durante lo sviluppo dei pigmenti e le loro ricette sono oggi diventati i “segreti del mestiere” dell’artista.La collaborazione di Lupi con scienziati non si ferma ai chimici che collaborano con lui nello sviluppo dei pigmenti ma si estende fino ai fisici, a quali l’artista ha chiesto addirittura di curare cataloghi di mostre, come nel caso di Percezione, 2011. La multidisciplinarità sembra un elemento in forte espansione nella ricerca espressiva di Lupi, soprattutto da quando si è trasferito a Berlino.

“ La ricerca è ricerca, non deve andare per scompartimenti stagni ”.

fosforescenza / fluorescenza

La fosforescenza è una emissione radiativa, caratteristica di alcune sostanze chimiche a seguito di eccitazione elettronica, derivante dal decadimento a livelli quantici di minore energia. Si distingue dalla fluorescenza perché in quest'ultima l'effetto è immediato e si interrompe appena viene interrotta la fonte di energia, mentre nella fosforescenza l'effetto continua anche dopo. Il principio, semplificato, è lo stesso: una fonte di energia, in genere composta da luce visibile o radiazione ultravioletta, eccita gli atomi, facendo saltare alcuni elettroni su un'orbita più esterna. Quando questi tornano sull'orbita interna emettono luce.

La fluorescenza è uno dei due processi radiativi, insieme alla fosforescenza, con cui si può verificare il rilassamento di una molecola eccitata.

La distinzione tra i due processi fu originariamente fatta in base al tempo di vita della radiazione: nella fluorescenza la luminescenza cessa quasi subito dopo aver eliminato la radiazione eccitante, mentre nella fosforescenza la radiazione continua ad essere emessa, almeno per un breve lasso di tempo, anche dopo aver eliminato la sorgente eccitante.

La fluorescenza è la proprietà di alcune sostanze di riemettere, nella maggior parte dei casi a lunghezza d’onda maggiore e quindi a energia minore, le radiazioni elettromagnetiche ricevute, in particolare di assorbire radiazioni nell’ultravioletto ed emetterle nel visibile. Un esempio di questo processo lo vediamo in tutti i materiali che contengono pigmenti fluorescenti, come ad esempio nell’inchiostro degli evidenziatori e vernici fluorescenti. Le proprietà fluorescenti di un oggetto spesso diventano evidenti con l’utilizzo di una lampada di Wood, ma a seconda dei materiali può essere necessaria una lunghezza d’onda inferiore.

Una radiazione incidente (in questo esempio raggi ultravioletti) eccita gli atomi della sostanza fluorescente, facendo saltare gli elettroni in un orbitale più esterno. Entro poche decine di nanosecondi, gli elettroni eccitati tornano al livello precedente in due o più fasi, passando cioè per uno o più stati eccitati a energia intermedia. Tutti i decadimenti tranne uno sono, di solito, non radiativi; mentre l’ultimo emette luce (in questo esempio nello spettro visibile) a lunghezza d’onda maggiore rispetto alla radiazione incidente: questa luce è detta “fluorescenza”.

LA MENTE

percezione

“ La mostra “percezione” è stato per me un tentativo di lavorare su temi come spazio, tempo e forma ”.

29 ottobre -13 novembre 2011Sala DoganaPalazzo DucaleGenova

In occasione del Festival della Scienza e con il contributo scientifico di Marco Rusconi

Mostra personale"Percezione"

L’analisi della poetica dell’artista è stata qui basata sulla scelta delle opere esposte alla sua mostra personale “Percezione”, ritenendo quest’occasione un’opportunità insostituibile: Alessandro Lupi ha infatti personalemnte selezionato le opere da esporre, curando in prima persona il loro inserimento nello spazio, la loro sequenza e il loro accostamento.

lo spazio

decostruzione/continuità

L’opera-ingresso alla mostra personale di Sala Dogana è una perfetta introduzione alla percezione dello spazio proposta dall’artista. Attraverso questa semplice ma efficace installazione luminosa infatti il visitatore viene da subito sfidato a riconsiderare quanto di automatico e “ovvio” costituisce il nostro quotidiano movimento nello spazio. Attraverso una serie di porte fluorescenti Lupi decostruisce lo spazio conosciuto e ricostruisce uno spazio ‘astratto’. L’esperienza di quest’opera è interattiva: provoca uno spaesamento ed impone uno sforzo percettivo. Uno spazio continuo viene spezzato e suddiviso in frammenti, in ‘dis-livelli’ che l’osservatore deve ricomporre per muoversi al suo interno.

E’ molto interessante soffermarsi sul dialogo tra determinatezza e indeterminatezza che torna costantemente nelle opere di Alessandro Lupi. Le porte di luce sono rigidamente deter-minate, sono delle lame di luce saldate tra loro a creare elementari angoli retti. Tra esse l’indeterminato, il buio.

corridoio2011

L’interazione soggetto/spazio, al di là dell’ interazione con lo stesso, è approfondita in un’altra opera presente alla mostra. Quest’opera del 2010 infatti mostra in figura umana racchiusa in una struttura di 5 cubi. Lo spazio creato per la figura ricorda, anche se realizzato con una tecnica strutturalmente diversa, lo stesso ricreato nel corridoio per il visitatore. Questo ricordo porta inconsciamente ad un’immediata identificazione con la figura. Lupi ci mostra una sorta di visione oggettiva, dell’esperienza vissuta invece soggettivamente nel corridoio, per portare avanti la riflessione del visitatore sulla relazione tra l’io e lo spazio. E’ molto utile in questo caso sapere che queste ‘strutture spaziali’ fanno capo, nell’opera complessiva dell’artista, alla serie Rational. La ‘ratio’ dello spazio è quindi chiave interpretativa. Lo spazio razionale, e quindi l’interpretazione razionale che facciamo dello spazio che ci circonda, è un limite (struttura come gabbia) ma anche un limite non rigidamente determinato. Ritroviamo infatti lo spigolo in compresenza dello spazio che non riesce a rinchiudere (buio circostante e interno). Esattamente come avveniva con il visitatore nell’attraversamento del corridoio.Gli spigoli sono rigidamente determinati ma tutto il resto è come sfondato dall’indeterminatezza del buio.

rational2010

Essendo i cubi rappresentati per spigoli e la figura completamente racchiusa si sarebbe portati a pensare ad una sorta di gabbia, non fosse che la figura, femminile come spesso in Lupi, risulta composta, quasi rilassata. Questa contrapposisione dei due elementi che costituiscono l’opera, la ‘figura e la struttura’, lasciano uno spazio interpretativo ampio, che costituisce un altro degli elementi chiave dell’opera di Lupi. Le opere dell’ artista infatti sollevano reazioni e si prestano ad interpretazioni contrastanti che possono essere descritte dai seguenti contrasti:

angoscia/pace, progionìa/libertà, costrizione/liberazione, cupezza/spensieratezza, gravità/leggerezza, caos/ordine.

E’ interessante riportare come, a detta dell’artista, il pubblico adulto tenda a percepire gli aspetti asgoscianti e costrittivi delle opere, mentre i bambini tendano a percepire il solo lato positivo, intrigante e ludico.

Lupi afferma che lo stato dell’infante è una sorta di stato di grazia, ancora libero da sovrastrutture culturali ed interpretative della realtà.

rational2010

“ La deformazione dello spazio è legata alla curvatura del tempo ”.

Forse non a caso nelle opere il bambino gioca con strutture spaziali mentre l’adulto ne è completamente inscritto. Resta evidente che una riflessione sul tema risulta immediatamente come un primo passo verso un’evoluzione e liberazione percettiva.

il tempo

sincronia/discronia

Alla mostra di Genova è presente anche il tema del tempo. Come per lo spazio il tempo si presenta sempre sotto un duplice aspetto.Il tempo è sogggettivo/oggettivo, discronico/sincronico. In questa densità fluorescente riconosciamo un richiamo alla dea giustizia, ma qui, i “bracci della bilancia” sorreggono due cubi di cemento, due orologi, due ‘nuclei temporali’.La presenza del cemento in Lupi richiama sempre un limite, un peso, un’oppressione. Il tempo in quest’opera ha dunque un connotato negativo, anche se viene sostenuto facilmente dalla figura che pero’ ha comunque a che fare con la sua dualità.

Una chiave di lettura della dualità temporale nell’opera di Lupi è data da un’altra opera, 60 seconds, 2011.

densità fluorescenteconcrete time

2009

60 lancette dei secondi sono montate su un pannello di legno.Dipinte con pigmenti fotoluminescenti risultano nello spazio espositivo come l’unica parte visibile dell’opera. I meccanismi delle singole lancette sono funzionanti, collegati ad un sistema di controllo elettronico che le attiva alternativamente, ogni 30 secondi, sincronicamente e discronicamente. Nel momento della sincronia quello che viene messo in luce è il tempo come fenomeno istituzionale, razionalizzato, percepito da tutti come uguale, misurabile, che unisce e standardizza. Nel momento della discronia si assiste invece ad una frantumazione del tempo istituzionale in una moltitudine di tempi soggettivi. Nella vita ognuno infatti percepisce un tempo personale, interiore, diverso da quello percepito dagli altri. Per l’uno il tempo vola, per l’altro non passa mai. L’opposizione tra il caos disturbante della discronia e l’ordine opprimente della sincronia suggerisce al visitatore una riflessione su ciò che sta tra i due.

sixty seconds2011

l umano

Lo stesso processo di decostruzione e reinterpretazione che l’artista applica a spazio e tempo viene applicato all’essere umano.Il risultato delle densità fluorescenti, dell’analisi, scomposizione e ricompasizione dell’uomo non è certo una tavola anatomica, quanto una messa a nudo di quella che è la natura più impalpabile dell’essere umano, il suo spirito, i suoi sentimenti, le senzazioni più intime e sconosciute. L’ intimità viene suggerita da subito per il solo fatto di trovarsi al buio. Da un altro lato il buio aiuta a divincolarsi dalla percezione razionale di sè e del contesto, risvegliando istintivamente gli aspetti più ancestrali del nostro stare nel mondo. L’arte di Lupi stravolge il mondo del quotidiano e ci mostra il mondo dello spirito, in luce. Per fare ciò è necessario creare nello spettatore un senso di straniamento e di sforzo percettivo, così come, nella ricerca dell’artista stesso, si puo’ supporre che sia stato necessario fare uno sforzo, per indgare il mondo “altro”, l’inconosciuto ciò che viene sopraffatto dal’abituale approccio razionale.

frame dragging2011

disgregazione/aggregazione

L’essere umano rappresentato da Alessandro Lupi, tranne in sporadiche eccezioni, (vedi l’opera dedicata a Primo Trubar del 2010, installazione permanente presso la Trubar Literary House di Ljubljana) incarna la donna e il bambino. Il bambino è androgino e riporta all’interesse di Lupi verso il mondo dell’infanzia, l’interesse verso la ricerca della poetica come processo di regressione all’infanzia. La spiegazione della ricorrenza della figura femminile puo’ essere di due ordini: filologico e poetico. Filologicamente si puo’ risalire alla formazione di Lupi, presso un’Accademia delle Belle arti di stampo classico, incentrata sull’importanza del disegno e su ore di pratica di disegno di nudo, prevalentemente femminile. Poeticamente, senza scomodare interpreta-zioni di tipo psicoanalitico, si puo’ accostare l’attenzione di Lupi al mondo femminile al suo interesse verso ciò che è altro, ciò che puo’ essere indagato ma non ‘vivisezionato’, ciò a cui l’artista puo’ lasciare maggiori margini di espressione. Lo stesso Alessandro Lupi parla del corpo femminile come di un linguaggio, ogni gesto o parte del corpo femminile diventa un alfabeto in grado di raggiungere il nucleo più arcaico della percezione di tutti. densità fluorescente

sedia

2007

influenze

Durante gli studi presso presso l’Accademia Di Belle Arti di Genova Lupi si sente lontano dall’arte in senso classico, dalla pittura. Trova grande ispirazione nella lettura del “ Libro Degli Artisti” di Alberto Giacometti.Artista tutt’altro che ingenuo o sprovveduto, filosofo, prima ancora che scultore e pittore, Giacometti ha indagato il problema della visione con una lucidità e un’ insistenza che pochi possono vantare, come si comprende leggendo le sue conversazioni con Georges Charbonnier e con gli altri numerosi intervi-statori.La ricerca di Giacometti si spinge fino alle soglie dell’inconnu, l’ignoto, lo sconosciuto che occorre scolpire nel noto, nel vuoto. Avanzare sempre, diceva Giacometti, anche di pochissimo, ma «avanzare ogni giorno».

In quest’esplorazione e sperimentazione Lupi trova la sua strada, soprattutto per quanto riguarda la tecnica della “regressione all’infanzia”. La regressione all’infanzia secondo Giacometti è fondamentale nella ricerca nella definizione di una proprio poetica da parte di un artista.

Lupi comincia a pensare a sè stesso da piccolo e ricorda della sua passione per smontare le cose, per vedere il dentro delle cose e del suo grande desiderio di poter sovvertire la banalità

da Giacometti a Corneli

Alberto Giacometti“Il libro degli artisti”, 1969

Sigmund Freud

Gianni Colombo“Spazio elastico”, 1967

di una torcia che ricrea la luce in un ambiente buio, con un oggetto che fosse in grado di creare il buio in un ambiente illuminato.

Nel 1996 Lupi indaga la luce e considera la possibilità di utilizzare la luce come mezzo di espressione artistica.

Nel 2000 finisce il suo percorso in Accademia scrivendo una tesi sulla luce nell’ arte contemporanea e verrà influenzato molto da artisti come Dan Flavin, Fabrizio Corneli, James Turrell e Gianni Colombo.

Dan Flavin“Untitled” , 1974

Fabrizio Corneli“Sognatrice - Linda”, 2000

James Turrell“Meeting at P.S. 1”, 1986

intervista

interessante che ha funzionato e che ha una sicuramente una prospettiva di sviluppo, adesso pero’ non ho ancora bene in mente cosa realizzare.

D: Quindi è possibile pensare a questo nuovo filone astratto nella tua poetica?

R: Io non ragiono per filoni; sembro ordinato ma non lo sono, sbaglio tutto pero’ è importante essere liberi. L’ “Albero” ad esempio l’ ho fatto una volta e lo portero’ avanti se avro’ occasioni, pero’ le rielaborazioni devono arricchiere l’ idea iniziale e non impoverirla. Sono una persona a cui piace sperimentare e non mi fossilizzo su un argomento; alcune volte mi voglio slegare dalla tecnica che ho creato.

D: Tu hai lavorato con luce artificiale e naturale. Che diversa percezione hanno gli spettatori e come leggono le tue opere?

R: I lavori fatti con la luce di wood hanno sicuramente una resa diversa perchè la fluorescenza riempre di più gli spazi e trasforma il colore in luce. La luce riempe molto di più il vuoto, si percepisce un filo che emana luce e quindi gli spazi vuoti vengono percepiti pieni e occupati da luce. Le opere come “RB” o “B/N” invece sono percepite come vettori e sono più a fuoco.

D: L’ opera “Lichtung” del 2010 si differenzia da tutte le altre, perchè molto più astratta. Le opere successive pero’ tornano al figurativo. E’ stato solo un esperimento oppure è l’ inizio di un nuovo percorso artistico?

R: Tutti i miei lavori sono abbastanza figurativi. “Lichtung” in effetti è stato un esperimento di astrazione che sicuramente portero’ avanti. E’ stata un’ opera nella quale mi sono lasciato andare ed è stata un’ occasione interessante che mi si è presentata; ho infatti potuto fare quello che volevo. E’ stata una sperimentazione pura e non mi sono dato degli schemi. Anche l’ opera “Albero” invece si differenzia da tutte le altre ma è molto più poetica ed è stata un’ opera sulla quale ci pensavo da 3 anni. Ho chiesto di procurarmi un albero di 6 metri di altezza perchè ci voleva una cosa molto invasiva.Da quando vivo in Germania ho pero’ un nuovo approccio nelle mie opere. In Italia l’ arte è collegata alla cultura classica e figurativa, mentre in Germania sono molto più astratti e concettuali; hanno una cultura diversa e ho avuto modo di capire e vedere le cose in un altro modo. Sicuramente le mie opere hanno risentito di questa nuova influenza, del resto noi assorbiamo tutto quello che è attorno a noi.“Lichtung” è stato quindi un esperimento

coglie sentimenti opposti, c’è chi ci vede un mondo ludico e chi invece ci vede la raffigurazione della morte. A me tutto questo piace molto. Mi piace il carattere ossimorico delle mie opere.

D: Qual è il tuo punto di vista? Vedi più l’ aspetto ludico o drammatico nelle tue opere?

Io ho un punto di vista universale, io vedo tutte le cose che gli altri vedono e quindi vedo i contrasti. I contrasti sono necessari per creare energia perchè un’ opera deve avere energia e se porti un solo messaggio l’ energia viene persa. Io non porto provocazioni nelle mie opere quindi ho bisogno di qualcosa più inconscio per creare questa forza.Per me poi è molto interessante fare l’ opera perchè per me è un momento intimo nel quale non penso a niente.

D: Nelle tue opere usi molto la figura femminile e non quella maschile. Qual è la motivazione di questa scelta?

Venendo dall’ Accademia ho delle basi classiche e lo stereotipo della bellezza classica è il corpo femminile.Io uso donne e bambini nelle mie opere perchè mi piace rappresentare gli elementi più fragili della società, che poi in realtà sono quelli più forti. La donna per me dovrebbe essere l’ amministratrice del mondo, invece viviamo in un mondo maschilista dove il Dio è maschio e tutto è maschio.

Hanno sicuramente un discorso mnemonico molto più interessante: si ricostruisce la figura solo dopo un po’ di tempo, si fa più fatica e il tutto è una scoperta.La luce di wood invece è più eterea, magica perchè non si percepisce il materiale e sembra una visione di qualcosa che non si è mai visto.In “RB” invece vedi subito il materiale e quindi ti concentri sulla forma.

D: Riesci ad immaginarti come osservatore esterno delle tue opere? Cosa ne pensi?

E’ difficile. Io faccio delle analisi delle mie opere ma solo a posteriori. I lavori che giudico meglio riusciti sono quelli sui quali ho pensato di meno e che quindi sono usciti dall’ inconscio; in questo modo dovevo poi io stesso capirli.Sicuramente poi è interessante sentire le opinioni degli altri fruitori e mi fa piacere avere un rapporto con chi viene ad osservare.

D: Qual è il commento a cui tieni di più? Quello di un esperto del settore o quello di un osservatore non esperto?

Mi interessa avere punti di vista diversi. Sicuramente i giudizi di chi è lontano dal mondo dell’ arte sono più interessanti perchè sono più sinceri e reali.Ho ricevuto un commento di una mia opera fatta da contadino in un paese siciliano ed ero sbalordito perchè aveva capito più lui di tanti critici. Poi l’ arte non è dare un messaggio ma fare aprire messaggi soggettivi a posteriori; ad esempio nelle mie opere dei bauli molta gente

curvatura del tempo.Per questo subito dopo la zona dedicata allo spazio, c’è quella dedicata al tempo con la mia opera “ sixty seconds”. Anche in quest’ opera c’è un forte effetto straniante.

Vuoi parlarci un po’ dei tuoi artisti preferiti?

I miei artisti preferiti sono Giacometti, Schiele e Turrell. Mi rendo conto che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Di Giacometti mi piace il rapporto tra il segno e la materia, mi piace il suo percorso artistico e la sua teoria sull’importanza del ritorno all’infanzia, che per me è stata fondamentale.Di Turrell mi piace l’indagine sullo spazio, la sperimentazione con la luce pura. In Schiele mi piace il contrasto, la compresenza di sensualità e drammaticità.

Guardando le tue opere si puo’ pensare all’arte metafisica. Tu cosa ne pensi?

Beh... che le mie opere siano “metafisiche” si vede! Noi siamo abituati a leggere il mondo utilizzando i cinque sensi, l’arte metafisica mette in luce qualcosa al di là di questo; è in questo senso che mi sento vicino all’arte metafisica, non so quanto si possa parlare nello specifico di De Chirio piuttosto che di Sironi, in fondo uno assorbe un po’ tutto quello che gli sta intorno, nelle opere si puo’ trovare tuttto o il contario di tutto.Mi viene in mente, parlando di questo “tutto”, il ruolo della fisica quantistica nel fondere tutti gli aspetti del reale. E’ come se non ci fosse

A me piace rappresentare la sensualità classica ma anche usare la donna come rivalsa simbolica. Utilizzo anche il bambino perchè è poco considerato nella società. Nelle donne e nei bambini ci sono le radici di tutte le cose, non a caso uno dei miei primi lavori è stato “densità fluoresecente - donna con bambino”.

D: Qual è il ruolo dei bambini nella tua poetica?

I bambini sono puri e non sono contaminati dalle sovrastrutture; più crescono e più sono stereotipati e non guardano più le cose come le vedevano prima. Un bambino riesce a stare ore a fissare una foglia o una candela, adesso invece crescendo non lo fa più perchè non è più se stesso ma è condizionato dalla cultura o dalla controcultura. Cultura e controcultura sono la stessa cosa perchè la controcultura è comunque influenzata dalla cultura.

D: Nella tua mostra “percezione” poni l’ accento sulla sospensione spazio - temporale.

Percezione è stato per me un tentativo di lavorare su spazio, tempo e forma.L’ ingresso stesso della mostra è un corridoio di luce che deforma lo spazio. Lo spazio si deforma e crea un effetto di straniamento e questo straniamento crea una sensazione di sospensione. La curvatura dello spazio è poi molto legata alle teorie della relatività e ci sono quindi molte connessioni con la scienza. La deformazione dello spazio è legata alla

sempre così... dipende.

Quanto sono fragili le tue opere?

I pigmenti sono efficacemente fissati coi protettivi e i fili sono molto resistenti. Basti pensare che ogni volta che le devo spostare le opere vengono smontate, imbarcate come bagaglio a mano e rimontate. Il telaio che tiene i fili è molto utile in questo senso. Fino ad ora le opere si sono dimostrate molto resistenti, poi, è chiaro, bisognerebbe riparlarne tra magari 50 anni. In questo senso penso che la fotografia, per esempio, sia un medium molto più pericoloso, nell’arte contemporanea. Le fotografie infatti tendono a sbiadire negli anni, è molto più duratura un’incisione...ma questo è un altro discorso.

Quali sono le tue opere a cui tieni di più?

Per quanto riguarda l’ aspetto della complessità “La sedia” e “Trasparenze”. Per quanto riguarda l’ aspetto poetico “L’ albero”

Hai altrove detto che il ‘concepimento’ di quest’ ultima opera ha richiesto tre anni, ma pure che le opere più riuscite sono quelle meno pensate. Puoi commentare?

I tre anni di sviluppo dell’ ”Albero” sono stati di pensiero, ma, come dire, pensiero non razionale. E’ come una visione che arriva subito ma allo stesso tempo non è così diretta. Come un cerchio che deve essere chiuso.

più un assoluto quanto un insieme di energie che ti influenzano. Non dovrebbe stupire che in tempi remoti popolazioni che stavano a distanza di migliaia di kilometri facessero le stesse cose: in fondo il pianeta terra è un unico organismo.

Passando dalla metafisica alla materia, tu hai accennato, in altre interviste, all’aspetto collaborativo che spesso supporta la tua ricerca sui pigmenti, puoi parlarcene?

Uno dei miei più importanti collaboratori è un amico che lavora in un’azienda di colori, mi ha spesso aiutato a risolvere problemi o a trovare i pigmenti neri più profondi. La prima volta che ho installato l’opera “Densità fluorescente – Letto”, per esempio, mi sono accorto che il pigmento si sfaldava anche se solo sfiorato. E’ emerso così il problema di trovare un protettivo per i pigmenti delle mie opere. Il problema dei protettivi è che nella maggior pate dei casi sono opachi, riflettono la radiazione ultravioletta o non sono elastici. Tutte caratteristiche inconciliabili con le mie opere. Insomma la tecnica non è così elementare e in quel caso il mio amico è stato di grande aiuto.

A cosa è legata la scelta di una tonalità rispetto ad un’altra?

Dipenda da molte cose: il soggetto, il contesto... E’ difficile descriverla in termini definitivi. Per fare un esempio, uso il colore rosso per opere che devono esprimere staticità e l’azzurro per rendere aspetti aerei, ma anche questo non è

Dici che in Germania l’interdisciplinarietà è comune mentre in Italia è fantascienza, in cos’altro ti trovi meglio in Germania?

In Germania non è tutto più facile. Non me ne sono andato perchè in Ialia stavo male e in Germania sarei stato meglio ma perchè è fondamentale muoversi. Muoversi significa andare incontro a successi come a fallimenti, in altre parole a crescere. In Italia tante cose funzionano e tante non funzionano, quelle che non funzionano sono sempre le stesse in tutti i campi: le raccomandazioni, la corsa ai finanziamenti pubblici...cosa che in Germania sembrano non esserci, almeno fino ad ora. Di sicuro la struttura qui è meno feudale, più allargata.

Gisella Gellini, esperta di Light Art in Italia, ti ha definito “l’erede di Fabrizio Corneli”. Che ne pensi?

Mi sento lusingato! Mi piace molto come definizione. Di Corneli ho sempre apprezzato moltissimo la semplicità e la genialità. Poi lui come me usa strumenti analogici ed una tecnica molto personale. Anche lui sperimenta molto, a differenza di altri che si occupano di combinare luci preconfezionate. Sviluppare una tecnica, insieme ad una poetica, è tutt’altra cosa.

Finchè il cerchio non si chiude l’idea non è completa. E poi viene la sua realizzazione. O meglio, per me l’idea non viene pensando ma giocando con la materia. Bisogna entrare nella materia. La maggior parte delle idee vengono fuori dalla materia, anche un po’ per caso. Come nel caso dei fili. Mi è caduto del colore fluorescente su un filo e ho pensato “interessante!” e da lì è partito tutto. Poi la tecnica va esplorata ed affinata, se l’idea è bella ma la tecnica è brutta si butta via tutto.

Qual è il ruolo degli altri nel concepimento delle tue opere?

Per me è importantissimo lo scambio. E’ fantastico quando mi trovo a discutere del mio lavoro con architetti, ingegneri, designer, filosofi... Si discute liberamente e gli spunti sono moltissimi. E’ come quando da piccoli ci si trovava a giocare con gli amici, ma senza giochi preconfezionati, e si creava un mondo nuovo, dove ciascuno portava del suo. In Germania la fusione tra le discipline è comune, in Italia è come fantascienza. A livello pratico in Italia ho fatto dei workshop, uno all’Accademia e uno in una scuola media. Ho presentato le possibilità tecniche e poi mi sono prestato come consulente tecnico. I risultati all’Accademia sono stati notevoli ma quelli alla scuola media sono stati strabilianti. Ho chiesto ai bambini di lavorare in gruppi di cinque e secondo me è proprio questo che ha portato a dei risultati così interessanti.

Gellini, Gisella e Murano, Francesco Light Art in Italy 2009 Politecnica edizioni, 2009

Kanizsa, Gaetano Grammatica del vedere. Saggi su percezione e Gestalt Il Mulino, 1997

Bisson, Mario e Boeri, Cristina e Calabi, Daniela Light Art Maggioli Editore, 2009

Weiss, Richard J. Breve storia della luce: arte e scienza dal Rinascimento a oggi Dedalo, 2005

Hachen, Massimo Scienza della visione. Spazio e Gestalt, design e comunicaizone Apogeo,2007

www.alessandrolupi.comwww.fabriziocorneli.comwww.wikipedia.comwww.fis.unical.it

bibliografia

“ Alessandro Lupi è l’ erede artistico di Fabrizio Corneli ”

Gisella Gellini