Alessandria-Pordenone

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QUINDICINALE DI CALCIO... E NON SOLO – Direttore Massimo Taggiasco Anno VI n. 15 17/10/2014 ALESSANDRIA Corso Acqui 173 (zona Cristo) Tel. 0131 240228 AFFIDABILITÀ PREZZI IMBATTIBILI CORTESIA TI ASPETTIAMO SPACCIO OCCHIALI DEGLI OTTOBRE È IL MESE DELLA PREVENZIONE VIENI DA NOI A FARE UN CHECK-UP I TUOI OCCHI SONO IMPORTANTI DAL 2001 Pizzeria-Ristorante ALESSANDRIA Corso Crimea 67 Tel. 0131 445005 Pizzeria-Ristorante ALESSANDRIA Corso Crimea 67 Tel. 0131 445005 Pizzeria-Ristorante ALESSANDRIA Corso Crimea 67 Tel. 0131 445005 Pizzeria-Ristorante ALESSANDRIA Corso Crimea 67 Tel. 0131 445005 hurra.grigi INTERNET www.hurragrigi.it Noi vogliamo una vittoria! MASSIMO TAGGIASCO S tatistiche alla mano, nel gi- rone A di Legapro siamo primi almeno in una gra- duatoria: quella dei pareggi. Ne abbiamo totalizzati cinque, uno in più di Novara e Renate. In classifi- ca, invece, occupiamo un mesto ottavo posto, a sei lunghezze dalla vetta. Siamo anche una delle po- che formazioni con una sola scon- fitta al passivo, ma, coi tre punti, non basta pareggiare, non basta non perdere, bisogna vincere. A Cremona non si è visto molto: alla fine, faceva veramente strano seguire quanto si agitava in pan- china Mister D’Angelo, evidente- mente per suonare la carica ai suoi, mentre in campo non succe- deva praticamente nulla. Nono- stante l’ottimismo sbandierato dal Presidente Di Masi al termine del- l’ultima trasferta, ci pare che non ci siano grandi motivi di soddisfa- zione. Poco gioco, poca voglia di vin- cere, poco di tutto: non si può continuare ad essere gagliardi in casa e fantomatici in trasferta. Il cammino è ancora lungo, gli erro- ri si possono correggere, qualche rinforzo può arrivare. L’ultima gara al Moccagatta ha già mostrato qualche vuoto di troppo sugli spalti: è chiaro che questi risultati non portano entu- siasmo. Vogliamo una squadra che lotti su ogni pallone, che vo- glia sempre, in ogni partita, un so- lo risultato: la vittoria. Solo così, tutti insieme, raggiungeremo grandi traguardi. Hurrà Grigi! GianmariaZanier Videointerviste

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Vogliamo la vittoria!

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QUINDICINALE DI CALCIO... E NON SOLO – Direttore Massimo Taggiasco Anno VI n. 15 • 17/10/2014

ALESSANDRIACorso Acqui 173 (zona Cristo)Tel. 0131 240228

AFFIDABILITÀ

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Noi vogliamo una vittoria!

MASSIMO TAGGIASCO

Statistiche alla mano, nel gi-rone A di Legapro siamoprimi almeno in una gra-

duatoria: quella dei pareggi. Neabbiamo totalizzati cinque, uno inpiù di Novara e Renate. In classifi-ca, invece, occupiamo un mestoottavo posto, a sei lunghezze dallavetta. Siamo anche una delle po-che formazioni con una sola scon-fitta al passivo, ma, coi tre punti,non basta pareggiare, non bastanon perdere, bisogna vincere.

A Cremona non si è visto molto:alla fine, faceva veramente stranoseguire quanto si agitava in pan-china Mister D’Angelo, evidente-mente per suonare la carica aisuoi, mentre in campo non succe-deva praticamente nulla. Nono-stante l’ottimismo sbandierato dalPresidente Di Masi al termine del-l’ultima trasferta, ci pare che nonci siano grandi motivi di soddisfa-zione.

Poco gioco, poca voglia di vin-cere, poco di tutto: non si puòcontinuare ad essere gagliardi in

casa e fantomatici in trasferta. Ilcammino è ancora lungo, gli erro-ri si possono correggere, qualcherinforzo può arrivare.

L’ultima gara al Moccagatta hagià mostrato qualche vuoto ditroppo sugli spalti: è chiaro chequesti risultati non portano entu-siasmo. Vogliamo una squadrache lotti su ogni pallone, che vo-glia sempre, in ogni partita, un so-lo risultato: la vittoria. Solo così,tutti insieme, raggiungeremograndi traguardi.

Hurrà Grigi!

GianmariaZanier Videointerviste

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HURRÀ GRIGI2 anno VI n. 15

Nella settima giornata di Le-ga Pro, miglior prestazionestagionale del Südtirol. Ad

Alessandria finisce 2-2. Mister Lu-ca D’Angelo è costretto a rinun-ciare a Terigi all’ultimo momentoe a rispolverare Sirri al centro alfianco di Sosa. Sulle fasce spazio aPapaianni sulla destra e a Sabatoa sinistra; a centrocampo Meza-villa-Obodo-Vitofrancesco allespalle di Taddei a servizio di Mar-coni e Guazzo . Lendric portaavanti l’FCS, l’Orso Grigio rimon-ta, ma nella ripresa Fink trova ilcapolavoro del pareggio. Nel fina-le, biancorossi con l’uomo in più,per l’espulsione di Sosa, ma si fi-nisce con un punto per uno.

Partita subito viva al Moccagat-ta e biancorossi avanti dopo ap-pena tre minuti. Leggerezza difen-siva dei Grigi, Fischnaller recupe-ra la sfera sulla tre quarti, palla aLendric, che scaglia di controbal-zo dal limite un destro potente,che si infila alle spalle di Nordi.FCS cinico, per il croato secondarete in stagione. Marras doponemmeno un minuto, sbaglia ilcolpo del 2-0: cross con il contagi-ri di Branca, il fantasista bianco-rosso conclude da due passi, maSabato salva sulla linea di porta.

L’ Alessandria reagisce e pareg-gia al 17’. Mezavilla trova un belfiltrante per Marconi, che eludel’intervento di Martin e a tu per tucon Melgrati non sbaglia. L’Ales-sandria insiste, Taddei esalta i ri-flessi di Melgrati, dall’altra, è Fi-schnaller, alla mezz’ora, ad impe-gnare Nordi, con una botta dafuori area. La grande occasione èper Tait, che al 35’ indovina unafiondata da fuori area, Nordi fa ilmiracolo e mette sopra la traver-sa. FCS sempre pericoloso, l’Ales-sandria sembra subire ma al 39’ha la chance per il sorpasso. Mar-ras frana in area su Taddei, ma ilrigore di Guazzo si spegne suiguantoni di un grande Melgrati.Grande primo tempo dei bianco-rossi, il migliore dall’inizio del-l’anno.

Nella ripresa succede poco, finoal 58’. Nicolao prende il posto diPapaianni e subito un’incursionedel neo entrato porta al sorpassodell’Alessandria. Cross dalla sini-stra di Nicolao, Mezavilla staccaaltissimo e infila di testa l’incolpe-vole Melgrati per il 2-1. L’FCS nonmolla la presa e pareggia poco do-po. Calcio di punizione dai 25 me-tri di Hannes Fink, traiettoria me-ravigliosa sul primo palo e nuovaparità. Capolavoro del centrocam-pista del Renon, che incanta ilMoccagatta col più bel gol in car-riera. L’FCS, dal minuto 68’, giocacon l’uomo in più, per l’espulsio-ne di Sosa, per fallo di mano suchiara azione da rete, Fischnallerera pronto ad involarsi in solitaria.

L’Alessandria, anche con l’uo-mo in meno, sfiora il 3-2, conMarconi che di testa chiama almiracolo Melgrati. Rastelli schie-ra Campo a 20’ dalla fine e il cen-trocampista di Nichelino è subitopericolo su punizione. Nordi c’è.L’FCS ci crede: al 76’ Fink serve iltaglio di Fischnaller, che di testatrova la respinta di un grandeNordi. Cia entra per gli ultimi die-ci minuti, c’è spazio anche per

DETTO FUORI DAI DENTI di Mario Bocchio

Manca forse il coraggio di vincere?

Chinellato nel finale (fuori ungrande Fink). I biancorossi pre-mono fino alla fine, Campo sba-glia una buona chance. Finisce 2-2, una sfida molto bella.

«Altra buona prova, ma pesanorigore sbagliato ed espulsione», ilcommento in sintesi del tecnicoalessandrino D’Angelo.

La notte di Coppa Italia

Bene i Grigi e per i liguri arrivala quinta sconfitta consecutiva,questo il verdetto del Moccagatta.Il Savona perde tre a zero contro irivali dell’Alessandria (che vendi-cano la doppia sconfitta in cam-pionato due anni fa) ed esce me-stamente dalla Coppa Italia di Le-ga Pro. Risultato prevedibile per ladifferenza tecnica ed atletica tra ledue squadre: mentre mister D’An-gelo decide di schierare diversi ti-tolari (tra cui spiccano Guazzo eObodo), i liguri scendono in cam-po con una squadra completa-mente rimaneggiata; sono addirit-tura sei i giocatori che non hannomai partecipato a gare ufficialicon la maglia biancoblu e Mar-chetti, unico titolare previsto allavigilia, rimane a sorpresa in tribu-na.

L’Alessandria, in classica tenutagrigia, incomincia forte e passa invantaggio dopo appena quattrominuti con Guazzo che anticipaAddario e l’intera difesa ospite(apparsa colpevolmente in ritar-do) su assist rasoterra dell’exScotto. Il Savona accusa il colpo esubisce le ficcanti ripartenze deipadroni di casa che creano grossigrattacapi alla retroguardia ligure:al 18’ Rantier sfiora il palo con untiro rasoterra e al 23’ Spadafora

ravvicinata su cross di Scotto,quest’oggi autentico uomo assist.I piemontesi sembrano soddisfattidel risultato e la partita cala d’in-tensità; da rimarcare la prodigiosaparata su Mezavilla di Addario,che evita così il poker alessandri-no.

Per l’Orso Grigio, alla vigilia del-la delicata trasferta di campionatoa Cremona, una prestazione checomunque serve ad accrescere ul-teriormente il carattere; ci è pia-ciuto in particolare l’ex Scotto,che ha tentato in ogni modo dimettersi in luce offrendo gli assista Guazzo per il primo gol ed aRantier per il terzo, ha scheggiatola traversa nel primo tempo e gli èmancata solo la rete. Un vero pec-cato. Da rivedere Mora, utilizzatoperò nell’inusuale ruolo di mezza-la, e Ferrani, ritornato in campodopo il recente infortunio.

Come avrebbe dovutoessere la svolta

La Cremonese riprende a muo-versi a piccoli passi, e l’Orso con-tinua a collezionare pareggi. Con-tro l’Alessandria, i grigiorossi nonsono riusciti a portare a casa i trepunti nonostante la partita nelprimo tempo si fosse messa benegrazie al vantaggio realizzato daManaj. Proprio l’attaccante messoin campo da Montorfano al postodi Brighenti è stato protagonistadi una gara volitiva e praticamen-te da solo ha impegnato la difesapiemontese. Nel primo tempo do-po il gol dell’attaccante grigioros-

salva sulla linea un tiro a botta si-curo di Obodo. Gli Striscioni ini-ziano ad affacciarsi nell’area av-versaria e Verachi, dopo un con-tropiede nato da un recupero acentrocampo di Del Sole, sciupaun’occasione d’oro non inqua-drando la porta; i Grigi però nonsi scompongono e Scotto si divorail 2 a 0 colpendo la traversa da di-stanza ravvicinata.

La ripresa è la fotocopia del pri-mo tempo: al 49’ l’Alessandriaraddoppia con un gran tiro al volodi Rantier che sfrutta un cross albacio di Mora; i liguri provano areagire, ma le loro offensive sonosterili e non generano alcun peri-colo all’estremo difensore Poluzzi,spettatore aggiunto di questa par-tita. Al 68’ l’Alessandria cala il tris:Rantier, lasciato colpevolmentesolo in area, insacca da distanza

so, l’Alessandria ha guadagnatocampo e pur non essendo mai pe-ricolosa ha raggiunto il pareggiocon Mezavilla prima dell’interval-lo grazie al solito ‘pasticcio’ delladifesa cremonese non pronta su-gli sviluppi di un calcio d’angolo.Nella ripresa l’Alessandria ha fat-to la partita per i primi 25 minutigiostrando il pallone a centro-campo. Nel finale ancora unabuona occasione per la Cremone-se con un tiro del solito Manajben parato dal portiere Nordi. Altriplice fischio finale il pubbliconon ha mancato di far sentire lasua delusione fischiando il rientrodei giocatori di casa negli spoglia-toi.

Ancora una volta Mister D’An-gelo stravolge la formazione dellavigilia schierando una difesa a trepraticamente inedita con Terigi-Pappaianni-Sabato e lasciandoFerrani in panchina. A centro-campo sulle fasce Nicolao e Vito-francesco, Cavalli davanti alla di-fesa con Obodo e Mezavilla inter-ni. In attacco Marconi supportatoda Taddei. Alla fine, negli spoglia-toi, D’Angelo ha parlato di «golevitabile». Guazzo è rimasto inpanchina sino al 71’, quando harilevato Cavalli, per via di unabotta rimediata nella rifinitura edi una condizione non delle mi-gliori. Sul turn-over lo stessoD’Angelo è stato categorico: «Gio-ca chi nel corso della settimana siallena bene».

Queste invece le dichiarazionidel presidente Luca Di Masi: «Su-bito un gol evitabile, reagito dagrande squadra. Atteggiamentogiusto, secondo tempo in crescen-do. Senza dubbio la migliore tra-sferta fino ad ora. Adesso ci voglio-no punti pesanti per scalare qual-che posizione e prenderci qualchepunto lasciato per strada».

In conclusione: a noi è sembra-to un pareggio giusto, perché nes-suna delle due formazioni ha pre-valso sull’altra, ma che non puònon lasciarci insoddisfatti, perl’ennesimo punticino che sicura-mente non ci fa fare l’auspicatobalzo in avanti in classifica. La tra-sferta di Cremona avrebbe potutoessere la svolta, ma a ben vedereall’Alessandria è mancato il co-raggio di vincere e la squadra hacommesso l’errore di regalare untempo ai padroni di casa. L’assen-za di Guazzo per tutti i 90’ si è fat-ta sentire e chi lo ha sostituito nonè un attaccante.

[GSM

Pho

to]

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HURRÀ GRIGI 317 ott. 2014

Altro pareggio e nessun ti-po di spiegazione. Bisognacambiare qualcosa o biso-gna aggiungere qualcos’al-tro? Un quesito da non sot-tovalutare, perché le gior-nate di campionato giocatestanno aumentando, pro-prio come i punti di distanzatra una squadra e l’altra.Volevamo condurre uncampionato tranquillo ed èun obiettivo da tenere inconsiderazione e da nonperdere mai, è necessarioperò sapere che tranquillitànon deve e non può esseresinonimo di rassegnazione.Stiamo aspettando da trop-po tempo un’occasione delgenere, non si può e non sideve sprecare tutto così.Cosa c’è che non quadra? Èil modulo che non gira?Non trovate sia troppo faci-le affermare che ‘è bella manon balla’, senza spiegarsiil perché? Tutto sembraovattato e sottovalutato, tut-to preso alla leggera: ognidubbio, ogni considerazio-ne, oggi affermazione. Co-s’è tutta questa tranquilli-tà? Siamo o non siamo unasquadra professionisticache punta in alto? Perchétutto questo silenzio? Ales-sandria, dove sei? Ci ren-diamo forse conto dell’op-

portunità che stiamo lenta-mente strappando? Ci ser-vono delle soluzioni, imme-diate, imminenti, radicali.Nessuno ha ancora esplici-tato niente, nessuno sem-bra averci pensato, ma lacosa pare strana. Il moduloè incerto e varia di partita inpartita, i cambi non sonochiari e la squadra di muo-ve lenta e scoordinata. Gliinterpreti sono allenati, so-no pronti, concentrati, unici.Come mai non si ‘balla’?Non si può trovare l’espe-diente della vittoria in Cop-pa Italia, l’età media dellacompagine ligure era moltobassa e quella non era evi-dentemente la formazioneche scende in campo du-

rante il campionato. Ci ac-contentiamo di continuareverso questa opaca cande-la? O preferiamo muoverciseguendo la stella più alta eluminosa? La nostra città èin ginocchio: davanti allacrisi economica, davanti al-la politica, davanti a un’Ita-lia che sta cadendo a pezzi.Perché anche noi dobbiamorimanere inginocchiati?Non vi pare di essere cosìda troppo tempo? Vogliamodare una scossa a questanostra rassegnata monoto-nia o continuiamo a naviga-re nell’ambiguità del pareg-gio? Ora più che mai, forzavecchio cuore grigionero,tutti uniti per quel solo e im-portantissimo obiettivo.

L’INTERVISTA a Sivio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Mentre le avversarie ci aspettanoè ora di scegliere modulo e uomini

Silvio, la pareggite sembraaffliggere in modo incura-bile l’Alessandria.

«In questo momento la miamaggiore preoccupazione non ètanto legata ai risultati, ma allaqualità del gioco.»

Cioè?«Ci sono due circostanze che bal-

zano agli occhi: la prima è che Mi-ster D’Angelo ha cambiato troppospesso modulo ed interpreti, la se-conda è che noto un certo squili-brio tra gli uomini che abbiamo inrosa e il modello di giuoco che l’al-lenatore sembra prediligere.»

Devi essere più chiaro!«D’Angelo sembra puntare molto

su un lavoro di fascia che necessitadi elementi in grado di coprire l’in-tero corridoio sapendo difendere

8ª GIORNATANovara - Bassano 1-1Arezzo - Pordenone 1-0Südtirol - Renate 1-2Cremonese - Alessandria 1-1Lumezzane - Real Vicenza 1-2Unione Venezia - Monza 0-1Mantova - Pavia 3-0Giana Erminio - Torres 1-0AlbinoLeffe - FeralpiSalò 0-0Como - Pro Patria 4-3

9ª GIORNATA17/18/19 ottobre 2014

MONZA - COMORENATE - ALBINOLEFFEBASSANO - LUMEZZANEALESSANDRIA - PORDENONESabato 18 ott. 2014 - Ore 16,00PAVIA - AREZZOPRO PATRIA - GIANA ERMINIOTORRES - MANTOVAUNIONE VENEZIA - NOVARAREAL VICENZA - SÜDTIROLFERALPISALÒ - CREMONESE

10ª GIORNATA24/25/26 ottobre 2014

LUMEZZANE - PRO PATRIAPORDENONE - PAVIAMANTOVA - MONZAGIANA - REAL VICENZAAREZZO - FERALPISALÒALBINOLEFFE - ALESSANDRIASabato 25 ott. 2014 - Ore 19,30COMO - RENATEBASSANO - TORRESCREMONESE - U. VENEZIANOVARA - SÜDTIROL

CLASSIFICA

SQUADRE PT G

COMO 17 8REAL VICENZA 17 8BASSANO 17 8AREZZO 15 8PAVIA 14 8MONZA 13 8TORRES 13 8ALESSANDRIA 11 8SÜDTIROL 11 8GIANA ERMINIO 11 8UNIONE VENEZIA 10 8NOVARA 10 8RENATE 10 8FERALPISALÒ 10 8CREMONESE 9 8MANTOVA 6 8LUMEZZANE 6 8ALBINOLEFFE 6 8PRO PATRIA 5 8PORDENONE 5 8

Promozioni Le prime classificatedei 3 rispettivi gironi saranno pro-mosse in B. A queste si aggiungeràla vincente dei play-off tra le se-conde e le terze classificate e le 2migliori quarte, che si articoleran-no in un turno preliminare a garaunica e in semifinali e finali in garadoppia, sempre accordando il van-taggio del fattore campo alle squa-dre meglio piazzate in classifica.Retrocessioni Sono previste 9 re-trocessioni in D, 3 per girone. L’ulti-ma classificata retrocederà diret-tamente; le altre 4 squadre, classi-ficatesi fra il 16º e 19º posto, di-sputeranno i play-out in gara dop-pia, concedendo sempre il fattorecampo alle meglio classificate.

...ma con un po’ di amarezzaPARLA L’ORSO di Beatrice Bruno

crescita le quotazioni di Taddei,mentre a inizio campionato il Mi-ster sembrava preferire Rantier.»

E per quanto riguarda il centra-le di difesa e di centrocampo?

«A centrocampo mi pare cheObodo e Mezavilla non si discuta-no e che il maggiore dubbio ri-guardi il terzo elemento (se si pre-dilige un modulo a tre centrali). Indifesa Ferrani e Terigi, se sono informa, mi paiono le prime scelte.»

E tu condividi?«Intanto, posso dirti che conside-

ro D’Angelo un allenatore di gran-di qualità umane; poi ritengo chequasi sempre gli uomini che mettein campo siano i migliori della ro-sa che ha a disposizione.»

E allora, qual è il problema?«Che, secondo me, il Mister non

ha ancora deciso quale sia il mi-glior modulo da applicare.»

E questo è un male, secondo te?«La duttilità è senz’altro una vir-

tù, ma penso che occorra anche unpo’ di stabilità affinchè i giocatorisappiano quali sono i loro compitie si trovino il più possibile a me-moria.»

Continui comunque ad essereottimista sul valore di questasquadra?

«Continuo a pensare che questasia una delle compagini meglio at-trezzate del girone e che l’instabili-tà fino ad ora mostrata da quasitutte le antagoniste possa costitui-re un valore aggiunto esterno per igrigi. Però è necessario ritrovaresubito la vittoria e la qualità delgioco.»

Reduce dalla prima vittoria in serie A con il suo Empoli (3-0 alPalermo), Maurizio Sarri ha raccontato a QS le sue prime im-pressioni sulla massima serie del calcio italiano. L’allenatore55enne, (per il campionato 2010-’11 fu ingaggiato dall’Alessan-dria, in Prima divisione, voluto dall’allora presidente Giorgio Vel-troni con cui aveva lavorato al Sansovino anni prima. Al terminedella stagione, con la squadra giunta terza ed eliminata in semi-finale di ritorno dei playoff per la Serie Bdalla Salernitana, venne in pratica liqui-dato con poca eleganza dai nuovi ‘sal-vatori della patria’, finendo per acca-sarsi a Sorrento) spiega quali siano,dal suo punto di vista, le differenzetra la Serie A e la cadetteria: «I mar-gini di errore sono ridotti al minimo.Non può permetterti di sbagliare. Le par-tite di serie A tatticamente si prepa-rano allo stesso modo chein Serie B, quello chefa la differenza è ilvalore dei singoligiocatori». Sarri èstato ‘accusato’ diessere troppo sin-cero, un atteggia-mento giudicatopenalizzante suigrandi palcosceni-ci. «Forse il calcio èun mondo dove bi-sogna affidarsi allebanalità invece chealla verità», conclu-de con l’amaro inbocca. [Mario Boc-chio]

MISTER 2011 ALLA PRIMA VITTORIA IN A

SARRI: nel calcioamano le banalità

ma anche spingersi fino al cross:ebbene, a destra mi sembra chenessun giocatore possegga questecaratteristiche, essendo sia Spighiche Vitofrancesco troppo poco ‘di-fensivi’. A sinistra, con Sabatomaggiormente difensivo e Morapiù portato in avanti, mi sembra-va che Nicolao fosse l’unico vera-mente versatile, ma, a quanto pa-re, sabato scorso allo Zini di Cre-mona, ha steccato.»

E per quanto riguarda l’attac-co?

«Mi pare che D’Angelo abbia an-cora incertezze tra un modulo adue punte, a tre punte oppure condue punte ed una mezzapunta:sotto questo profilo, con Guazzo eMarconi pressoché indiscutibili,mi pare che ultimamente siano in

Page 4: Alessandria-Pordenone

Il top player di questa edizione non puòche essere Kenneth Obodo. È impossibilenon notare l’immensa qualità che semina a

ogni pallone, a ogni movimento, a ognipassaggio, a ogni passo. È arrivato qui

con l’umiltà di un ragazzino, con laconsapevolezza e la voglia di la-sciare il segno. E accidenti, ci èriuscito. Uno dei pochi nomi cheé comparso tra i cori della nord.Un’eleganza, una classe, unapotenza fisica davvero impres-sionanti. Fa girare il centrocam-po, porta avanti la squadra, im-

posta rompe e imposta di nuovo.Qualità ammirevoli e spirito disacrificio. Obodo non si abbatte

neanche con un carro armato.Una conferma, un punto di riferi-

mento per mister e compagni. Unesempio di buon calcio, di calcio medi-

tato e messo in pratica a dovere. Unesempio di calcio pulito, elegante, scorre-vole, intelligente. Ha iniziato nel Pisa, anno2009. Nella provincia Toscana ci é rimastoper tre stagioni, con 79 presente e 4 reti.Successivamente ci furono le due stagionial Grosseto, con Magalini in società. 58presenze e due gol. Lo stesso Magalini loha voluto qui, per consolidare un progettoambizioso, per portare l’Alessandria in quelcalcio che sembra così distante ma che allafin fine non è poi così lontano. Ha sceltoObodo, la sua tecnica, la sua visione dicalcio, il suo silenzioso ma ammirevoleoperato. Alessandria è fiera di questascelta, é onorata di averlo fra i suoi, onora-ta di vederlo correre e sudare in mezzo al

campo, è felice di vedere che il grande cen-trocampo grigio ha avuto un erede come lui.Un degno sostituto in un reparto davvero de-licatissimo. Un reparto da cui nasce e in cuimuore tutto. Adoss Kenneth, portaci dove cispetta, i Grigi contano su di te!

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Altra edizione, altra ‘Faccia’ concui, occasionalmente, ci siamospostati in Parterre. Questa vol-

ta tocca a Paolo Puglisi, grande tifo-so e papà di un piccolo prodigioche sta crescendo in grigio, Fede-rico. Cominciamo subito.

Da quanto vieni allo stadio,ricordi la tua prima volta alMoccagatta?

«Onestamente la prima par-tita non la non ricordo, anchese la mia è una passione relati-vamente recente in quanto risa-le ad appena otto-dieci anni fa.Prima di allora mi interessavosolo occasionalmente ai Grigi. Poiuna serie di circostanze mi hannoavvicinato all’ambiente dei tifosi sto-rici del Moccagatta ed è nata la passio-ne, un poco tardiva ma profonda; si di-ce che accada anche questo nella vita.»

Non c’è età per innamorarsi, a mag-gior ragione di una squadra di calcio!

A questo proposito, quali sono statela partita più bella e quella più bruttaa cui tu abbia assistito?

«La partita più bella, soprattutto peril clima e la particolare situazione, ri-tengo sia stata quella contro l’Olbiacon il fantastico goal di Briano. Perquanto riguarda la più brutta i ricordisono più di uno, alcuni anche recenti;mi viene però difficile assegnare un ‘ti-tolo di vincitore’ ad una situazione dipessimo calcio. Il brutto calcio è tuttoda dimenticare, un poco più o un pocomeno non fa differenza per me.»

Cosa vuol dire per te essere un tifo-so grigio?

«Innanzitutto assecondare una pas-sione, il che potrebbe essere già abba-stanza. Poi con gli amici del Parterre èanche un momento d’incontro, di sva-go e di goliardia, inteso come il piaceredell’ironia, che non manca mai, oltreche della compagnia.»

Quali sono stati il migliore e il peg-giore giocatore che hai visto in magliagrigia.

«Uno dei migliori giocatori che io ab-bia visto, considerando tempi recenti,ritengo sia stato Daniele Croce. Grandegiocatore in una grande squadra che inuna situazione di enorme difficoltà,sappiamo tutti dov’è arrivata e dovesarebbe dovuta arrivare. Sul peggioreavrei, anche qui, qualche idea ma pre-ferisco non esternarla e pensare ai mi-gliori.»

La coreografia più bella della Norddegli ultimi anni?

«La partita giocata se non sbaglio unpaio di anni fa in notturna contro ilNovara, emozioni uniche, partita sof-ferta ma sensazionale nel suo calore.Una meraviglia di serata nonostante ilrisultato.»

Quale coro porti nel cuore? Perché?«Trovo che i cori ‘storici’ siano tutti

appassionanti e coinvolgenti, fannoparte di una identità condivisa e incar-nata da tutti colori i quali vengono alMocca con entusiasmo e passione, ap-punto. Lo stesso dicasi di quelli intona-ti, ad esempio, in omaggio ad atleti

quali Andrea Servili o Marco Martini,sempre per ricordare personaggi e mo-

menti di buon calcio. Insomma tuttofa parte del sentirsi Grigi.»

Secondo te, quali sono i limitie i punti forti della formazio-

ne di quest’anno?«Partirei dai punti forti che

sono facilmente individua-bili nella società finalmentetornata grande (sotto tutti ipunti di vista, non soloquello sportivo) e la granparte dei giocatori, perlome-

no relativamente ad espe-rienza e tasso tecnico. Il prin-

cipale punto debole, a mio mo-do di vedere, potrebbe essere il

carattere un poco attendista senon a volte rinunciatario con il

quale vengono affrontate spesso lun-ghe fasi di partite che, con un poco dicoraggio e determinazione in più, si sa-rebbero potute dominare.»

In questa tua affermazione penso cisi ritrovi gran parte di noi, volevo sen-tire un tuo parere su queste ultime e,consentimi, anonime prestazioni.

«Ho fiducia e penso che sia solo unafase di assestamento, un momento nelquale le idee e il percorso da compierenon siano ancora completamentechiari. È probabile anche che la condi-zione psico-fisica di alcuni giocatorinon sia ancora ottimale, almeno spero.Sono però convinto che una societàqualificata e motivata come è la nostrain questo momento, sfrutterà, alla lun-ga, tutte le opportunità per ben figura-re in questo campionato.»

Un consiglio alla società e al misterper tornare sulla via vincente.

«La società credo davvero che nonabbia bisogno di consigli, penso che nelpanorama calcistico attuale abbia diche insegnare piuttosto. Al Mister mipermetto di chiedere solo un poco piùdi coraggio e di spregiudicatezza, pensoche ci sano le risorse per provare adosare di più.»

Kenneth ObodoTOP PLAYER di Beatrice Bruno

Paol

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HURRÀ GRIGI 517 ott. 2014

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Un altro pareggio, che portacon sé, ancora una volta, lanetta sensazione di aver la-

sciato per strada punti pesanti,che a lungo andare potremmorimpiangere amaramente. La Cre-monese di questi tempi non rap-presenta di certo un ostacolo in-sormontabile e un pizzico di co-raggio in più, forse, avrebbe potu-to portare a un risultato pieno.Passione, entusiasmo, investi-menti: tutto viene riconosciuto,giustamente, al patròn Di Masi;ora, però, comincia a insinuarsi,con sempre maggiore insistenza edecisione, nei settori più caldi eappassionati del tifo, la convinzio-ne che occorra un cambio di mar-cia convinto: se provarci con que-sta stessa guida tecnica o cam-biando qualcosa dovrà essere de-ciso dai vertici societari. L’unicacosa certa, dice ‘radio curva’ è ches’ha da fare ‘adesso a mai più’!Serve coraggio: chi ce lo debbamettere va deciso in fretta.

Il cambio di passo, di mentalità,di risultati deve avvenire da oggi,dalla partita col Pordenone, sfidache non ammette passi falsi. Or-mai è evidente che questo cam-

pionato non proponga, stando aquanto è successo fino a oggi,squadre capaci di imporre il pro-prio dominio e di prendere il largoin classifica. Lo stesso Bassano,che sembra sempre sul punto dispiccare il volo, non si decide maia staccare il carrello dalla pista; alsuo fianco un Como dotato macomunque vulnerabile e un RealVicenza a lungo messo sotto, tra lemura amiche, da Mezavilla ecompagni. La situazione si man-tiene dunque abbastanza interlo-

cutoria, cambiare marcia ora po-trebbe regalare soddisfazioni inat-tese. D’accordo che l’obiettivo de-nunciato a inizio stagione sia sta-to quello di porre le basi per unavittoria da conseguire successiva-mente, magari già dalla prossimastagione, ma, in questo stato ditotale incertezza che caratterizzail torneo in corso, anticipare itempi del trionfo e di quel ritornoin Serie B atteso da quasi quaran-t’anni, non dispiacerebbe certo néai tifosi né alla proprietà.

Questa partita contro il Pordenonenon sarà semplice. E non si parla solo dipiano tecnico-tattico-calcistico, ma anchedi tensione morale. Ci ritroviamo, dopo tan-to tempo, una figura estremamente impor-tante e unica davanti, o meglio, contro. Pernostra fortuna non sarà con le scarpette e icalzettoni, ma saperlo in tribuna, o per lo me-no, nel suo vecchio Mocca, ci emozionerà e nonpoco. Marcelo Mateos Aparicio. Io personalmente ciavevo impiegato un po’ per memorizzare questi trenomi. E non mi ricordavo mai se lo si poteva chiamareMateos, o se fosse stato meglio Aparicio. Sta di fatto,che quei tre nomi ci sono rimasti nel cuore. Pianti, ab-bracci, grida, cori, incitamenti, vittorie. Stagioni indimen-ticabili, partite indescrivibili. Lui lì, a centrocampo, pron-to, veloce, abile, tosto. Con il suo sorriso, con il suo ciuffo,con la sua aria da bravo ragazzo, con la sua sete di gioia, coni suoi occhi che ridono, che trasmettono allegria. Con la suagrinta, la sua tenacia, la sua voglia di darci dentro, sempre ecomunque, dal primo minuto all’ultimo. Con la sua simpatia cosìumana, con la sua umiltà. ‘Giocatori così non se ne trovano’, e nonc’è mai stato nulla di più vero. Guai a dire che è tutto dovuto allesoddisfazioni che ci siamo tolti in quel periodo. Guai a dire che sta-vamo bene solo perché vincevamo. Perché non era fondato tutto so-lo su quello. La loro era una famiglia e di questa famiglia facevamoparte anche e soprattutto noi. Noi non eravamo solo il dodicesimo uomo,eravamo dentro di loro, dentro ognuno di quei giocatori, dentro Marcelo.Come un sentimento, come un organo vitale, come un angelo custode cheè lì e non ti abbandona. Eravamo una cosa sola, tutti, noi sui gradoni,loro sul prato al Mocca o in giro per l’Italia. C’era energia, compren-sione, c’era un’ intesa tale da sembrare magica. C’era amore. Per lamaglia, per la storia, per il futuro. Amore reciproco, voglia di sorrisi, voglia divolare. E rivedere qui il nostro Marcelo ci farà sicuramente scendere una lacri-ma. Nella speranza di ritrovare quella sintonia al più presto possibile con nuoviinterpreti. Nella certezza di non dimenticare mai e poi mai il viso, la tenacia e lameraviglia di Marcelo e di tutti quegli UOMINI fantastici. [Beatrice Bruno]

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Marcelo di nuovo tra noi

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Qual è il nesso che lega i Gri-gi all’orso? Ne abbiamoparlato con Ugo Boccassi,

personaggio poliedrico: giornali-sta ed editore con una forte voca-zione per la cultura e le tradizionidi tutto ciò che riguarda la città diAlessandria e l’alessandrinità nelmondo.

«Non si sa se, nell’antichità, Ales-sandria abbia eletto un animalequale simbolo di sue caratteristi-che peculiari, come ad esempioRoma con la lupa. Certo, la leg-genda parla di una lupa amman-sita da San Francesco di passaggionelle nostre strade o, ancor prima,delle oche di San Baudolino; sial’una che le altre, però, glorificava-no già la caput mundi e la nostracittà, sorta in nome di Papa Ales-sandro III, mai si sarebbe sognatadi scippare un pelo o una piuma acotanta sacra e madre sede. Ci fuin seguito la storia di un galletto –e manco vivo, perché di ferro – che,pur ben posto in vetta al palazzocomunale, non poteva de... cantaremagnanimità di cresta locale, es-sendo casalese d’origine e bottinodi guerra. Qualcuno potrebbe allo-ra obiettare che s’avrebbe potutotrarre vanto da Rusinén, la vaccadi Gagliaudo sacrificata per salva-

re i suoi concittadini, beffando ilBarbarossa, ma ve l’immaginate ifuturi scherni per gli alessandrini,salvati da una vacca? La fauna,infine, che circolava nella contra-da non presentava particolaritàtali nei suoi esemplari da affer-marsi come dignità distintiva. Co-sì, l’attributo che ci accompagnònel corso dei secoli fu piuttosto ele-mento di specie vegetale che nonzootecnica: Alessandria divenneper molto tempo ‘città della pa-glia’.»

Bisognerà arrivare alla fine del-l’Ottocento prima che un anima-le le sia accostato come simbolo-gia. Ma fu un’operazione di mar-keting commerciale.

«Esatto, commerciale d’antanpriva di nobilitas da magnanimilombi storici o leggendari. Unafabbrica di birra (Michel/Alessan-dria) e un’officina produttrice dibiciclette (Maino), infatti, scelserocome icona l’elefante. Va da sé che ipachidermi proboscidati sono gri-gi e forse non è stato un caso, per-ché questo nostro centro urbano,che si affacciava pionieristicamen-te al mondo industriale, era ‘grigiodi natura’, ovattato tra le nebbie ecinto dai bastioni; inoltre, sul suo

gonfalone spiccava una croce rossasu campo grigio-argenteo. L’elefan-te non è mai appartenuto al nostrohabitat, ma non bisogna scordareche Napoleone aveva conquistatol’Egitto e non è da escludere, quin-di, che qualche esemplare abbiacircolato in bella mostra nella Fra-scheta, la savana nostrana. Tutta-via, fin dalla prima decade del No-vecento, questo abbinamento co-minciò a... decadere sull’incalzaredi una più bellicosa fiera: l’orsoche, chissà perché, invece di un belbruno marsicano (plantigrado ap-penninico più a portata di mano)era grigio. La ragione – siamo di-sposti a giurarlo –, oltre al fatto dimantenere un colore, ormai carat-terizzante loci, fu che il caravan-

serraglio del famoso Buffalo Bill,da noi giunto nel 1906, pensò benedi lasciare, ad imperituro ricordodel fascinoso west, un grizzly (lett.brizzolato) verace.»

Ad impadronirsi per prima edin esclusiva di un simbolo cosìsimpaticamente accattivante(audace, coraggioso, goloso esornione) ci pensò la Borsali-no.

«Sì, la Borsalino fu Lazzaro,che nel 1911, sulla testa di unirsuto ungulato, rigorosamen-te grigio, appose un bel catra-nen (bombetta) nero. Un belbinomio, non c’è che dire!Ma nell’immaginario col-lettivo fece fatica ad imporsi.L’orso rimase quindi, per un belpo’, in gabbia, mentre il cappellocominciò ad imporsi in giro per ilmondo, promuovendo l’accoppia-ta Borsalino-Alessandria.»

Finché venne l’era di Carlin edel suo Guerin Sportivo: il grossomammifero venne ripescato peridentificare calcisticamente Ales-sandria nel processo creativo dianimalizzazione delle squadre,ad opera dell’estroso ed ironicogiornalista-caricaturista CarloBergoglio, detto appunto Carlin.Siamo nel 1927.

«Come e perché abbia pensato aquesta trasposizione zoo-footballi-stica non è dato sapere. Probabil-mente, già nel fantasioso vocabo-lario dei tifosi, ad esempio, il Toroper il Torino e la Zebra per Juven-tus erano conseguenze logiche diassonanze foniche o di similitudi-ni visive. Certo è che, con il suocontributo e con la forza di quelloche era in allora uno dei più segui-ti media sportivi, la moda si radicòe si diffuse ad altre realtà pallona-re, tanto da codificare una sorta di

L’ORSO GRIGIO RACCONTA di Mario Bocchio

La storia quasi verosimile de

Sopra, Ugo BoccassiFotografie tratte dal sito www.museogrigio.it

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HURRÀ GRIGI 717 ott. 2014

PORTIERI Roberto BAZZICHETTO (1993), Gianni CARERI (1982), LucaMANIERO (1995). DIFENSORI Gaetano CAPOGROSSO (1989), LucaCORRADO (1994), Riccardo FISSORE (1980), Tommaso GHINASSI(1987), Maurizio PECCARISI (1978), Mattia PLACIDO (1995), MarcelloPOSSENTI (1992), Nicholas PRAMPARO (1994), Daniele ROSANIA

(1991). CENTROCAMPISTI Michael BACHER (1988), Matteo BURAT-TO (1994) Gianmarco CONTI (1992) Federico MARACCHI (1988),

Daniele MATTIELIG (1980), Gianluca MIGLIORINI (1993), Mar-co MINSINI (1997), Francesco ULIANO (1989). ATTACCAN-

TI Riccardo BARBUTI (1992), Riccardo BENATTI (1994), De-nis MACCAN (1984), Alberto Padalin (1994), Francesco PO-TENZA (1986), Daniele SIMONCELLI (1989), Emil ZUBIN(1977). ALLENATORE Luciano FOSCHI (1967).

‘araldica dei calci’ proprio sullaprima pagina del Guerin Sportivo

del 10 ottobre 1928, dove, neiblasoni, la metafora ‘grafi-

canimal’ faceva la partedel... leone. Questo pro-

cesso identificativo,anzi, da qualche

tempo, era re-clamato ancheda altre squa-

dre non ancoraconnotate. Tor-niamo a noi eal perché Car-lin immaginòlo squadrone

grigio come unorso. Forse ave-

va adocchiato, daattento disegnatore ed illustratore,il manifesto della Borsalino fuLazzaro, tanto tempo prima? Nonpossiamo dirlo. Ci soccorre pertan-to la leggenda provincialmetropo-litana.»

Si narra che il campo degli Orti,quasi sempre fangoso e la capaci-tà dei nostri giocatori di destreg-giarsi nella melma, imponendoun gioco lento ma sornione, ingrado di sferrare inaspettatamen-te la zampata fatale, abbia evoca-to la figura di un plantigrado.

Il Pordenone si è riaffacciato nel cal-cio che conta da questa stagionesportiva, dopo undici anni di lonta-nanza; la stagione 2013/2014 è stataquella del trionfo, con la conquistadel girone C della Serie D. Nel calcio-mercato estivo in porta è arrivatoManiero a titolo gratuito dal Padova;è stato acquistato Bazzichetto dallaSacilese ed è stato confermato Care-ri. In difesa dal Prato è arrivato Ghi-nassi, ex giocatore dell’Alessandria;dall’Ascoli è stato acquistato a titolodefinitivo Rosania, che vanta 16 pre-senze in Serie B con la Virtus Lancia-no nella stagione 2012/2013; il 15settembre ha firmato Peccarisi cheera svincolato: per lui tanti anni diSerie B sulle spalle con Reggina, An-cona, Torino, Triestina, Rimini, Saler-nitana e Ascoli e 26 presenze lascorsa stagione con l’Avelli-no; dal Real Vicenza è ar-rivato Fissore che nel2000 ha debuttato inSerie A con la magliadel Lecce; in prestitodalla Reggiana è ar-rivato Possenti, chenelle ultime tre sta-gioni ha collezionato80 presenze in Pri-ma Divisione conReggiana, Lumezza-ne e Tritium; in presti-to gratuito dal Sienaecco Capogrosso, cheha passato lo scorsocampionato in due squadredi Seconda Divisione, primaBellaria Igea Marina poi Torres; inprestito dalla Sampdoria è giuntoPlacido. A centrocampo spicca l’arri-vo dal Mantova di Uliano con la for-mula del prestito annuale; Conti arri-va dalla Virtus Vecomp dove è statoutilizzato 22 volte; Maracchi invece èstato preso dall’Unione Venezia, do-ve ha totalizzato 51 presenze. L’at-tacco è stato rinforzato con Barbuti

dal Pescara con laformula del prestitoannuale; Benatti,classe 1994, è stato

preso in prestito dalBologna, dove ha rea-

lizzato 9 reti con la for-mazione Primavera; dal

Brescia è approdato Mac-can in prestito gratuito; dalla

Torres è arrivato Potenza con uncontratto annuale; Simoncelli è statoacquistato dal Savona. Il 30 settem-bre Luciano Foschi ha preso posto inpanchina, sostituendo LambertoZauli, esonerato. Mister Foschi, clas-se 1967 da Albano Laziale, ha firma-to un contratto annuale. Sotto la nuo-va gestione tecnica il Pordenone hasconfitto tra le mura amiche la Cre-

monese per 1-0, passando come mo-dulo al 4-3-1-2. Tra i pali c’è Bazzi-chetto; la linea difensiva prevede Fis-sore ad impartire esperienza al re-parto e Ghinassi al centro, Capogros-so sulla fascia destra - ma all’occor-renza può fare anche il centrale - ePramparo a sinistra - ma anche luipuò tornare utile al centro. A centro-campo Bacher funge da regista bas-so; Buratto è un centrocampista mol-to versatile, abile sia in coperturache negli inserimenti; Mattielig svol-ge la funzione di mediano incontrista;in avanti Paladin può ricoprire sia ilruolo di esterno di centrocampo siadi punta; Barbuti può fare sia la pri-ma punta, sia l’esterno offensivo; Zu-bin, cosi come Maccan, sono le clas-siche punte d’area di rigore.

LE VITE DEGLI ALTRIdi Paolo Baratto

Pordenone, la matricola dell’ex Foschi

«Ora non risulta che la possentefiera possegga particolari abilità didestreggiarsi in un terreno pesante,certo è che l’azione al ralentir e poiun improvviso attacco è sua doteprecipua. Poco nuoce quindi unalicenza interpretativa. Vi è poi ilcappello, meglio la bombetta Bor-salino che, nelle prime raffigura-zioni, faceva bella mostra di sé sulpeloso cranio: era un valore ag-giunto ed un elemento riconosciti-vo dell’origine più forte. Tuttavia,l’apposizione non è così semplici-stica e si avvale di un’ispirazionepiù precisa. I vecchi tifosi raccon-tano, e qualche foto immortala,che Elvio Banchero, grande cam-pione ammirato dal nostro carica-turista, da borghese era solito sfog-giare, soprattutto frequentando ilBar Florè, noto ritrovo sportivo,una fiammante bombetta nera, dilì il connubio grafico. Peccato cheil copricapo, apparso per la primavolta nel novembre 1927, nonadorni il nostro plantigrado nellostemma araldico. Orso+Borsalinoriapparve solo nella figurina n.476 della B.E.A. di Milano, serieStadio, anni 1948-’49, per poi spa-rire nuovamente. Da allora in poi,l’Alessandria U.S. Fu solo e persempre Orso Grigio.»

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...mi riferivo alla tua so-miglianza con l’ex n°

10 irlandese di Ju-ve, Sampdoria eInter...

«Ah, ecco (sor-ridendo, ndr). Ineffetti c’è stato unperiodo cui fisi-camente assomi-gliavo molto aLiam Brady. Pen-sa che avevo an-che il suo poster,preso dal GuerinSportivo, appesoin camera. Tan-t’è che un gior-no mia sorellami disse: ‘Seiproprio un ma-

lato di calcio: tisei persino fattofare una foto con

la maglia della Ju-ve...’ Mi ricordo an-che un altro aned-doto significativo,quando giocavo aFelizzano: una del-le mie caratteristi-che era il colpo ditesta, ma duranteuna partita, stra-namente, non cifu mai la possibi-lità di concludereun’azione in que-sto modo. Ad uncerto punto, uno

dalle tribune urlò in dialetto:‘Oggi Brady ha paura di rovi-narsi la pettinatura con i suoiricciolini...’»

Restando ancora un mo-mento sulla tua passione perla Juve, so che un altro tuogrande idolo è stato Bettega,peraltro ‘testimonial’ di ecce-zione quando hai presentatoil libro I Mondiali di Jules Ri-met nella Sala Consiliare del-la Provincia ad Alessandria...

«Sì, è vero. Un grandissimocampione, Roberto Bettega: lasua maglia n° 11 rappresentaun pezzo di storia sia per ciòche riguarda la Juve, sia ovvia-mente per quanto fatto anchenella Nazionale. Anche se, su-bito dopo, c’è stato un altrogrande n° 11, che è stato il poimio preferito in assoluto...»

Quale?«Zibì Boniek: fortissimo e

come testa era folle e al tempostesso geniale. Tra l’altro, oggiviviamo un’epoca in cui i gio-catori scelgono i numeri piùstrani, magari legati alla lorodata di nascita: da quel puntodi vista, io sin da allora nonavrei avuto alcun dubbio, vi-sto che sono nato esattamentel’11 giugno. Evidentemente,questo numero è sempre statonel mio destino, anche se in re-altà il mio ruolo era quello dicentravanti...».

Per quanto riguarda i grigi,invece, c’è un giocatore a cuisei rimasto particolarmentelegato?

«Se io devo legare il mio ri-cordo a personaggi che sonostati protagonisti nei grigi, liricollego in particolare al pe-riodo in cui io sono stato ad-detto stampa dell’AlessandriaCalcio e cioè dal dicembre2006 a fine campionato 2010.Al di là di quelli che sono re-stati un anno o due (per esem-pio Zappella, Longhi, Ander-son - con il quale, in particola-re, avevo stretto un bel rappor-to di amicizia -), ci sono in as-soluto due giocatori che, divi-dendo il cuore a metà, ricordosempre con affetto: AndreaServili e Vincenzo Cammaroto.Personaggi che hanno fattotutto il percorso con me: al dilà di quello che hanno sempreper l’Alessandria... Due perso-ne di cui, umanamente, sonoorgoglioso di essere diventatoamico: come persone e non so-lo in quanto calciatori».

Una scelta su cui mi trovicompletamente d’accordo.Tra l’altro, quello è stato unperiodo in cui sei stato scam-biato anche per Mister Bu-glio, vero?

«Confermo. C’era un ragazzoche aveva una edicola in ViaDante: avendomi visto un pa-io di volte con la divisa socialedell’Alessandria, un giorno miha fermato e mi ha detto ‘Mi-ster, domenica vinciamo?’ Al-l’inizio, pensavo che mi avessechiamato così per modo di di-re, in maniera simpatica: inrealtà, mi aveva veramente

scambiato per Buglio, forseanche perché abbiamo anchela stessa età e i capelli pettina-ti in modo molto simile.Quando l’ho capito, gli ho det-to: ‘Guarda, faccio parte del-l’ambiente, ma non sono il Mi-ster...’»

Concludendo questa piace-vole chiacchierata, facciamoil punto della situazione suAlessandro Trisoglio scritto-re...

«Per quanto riguarda IMondiali di Jules Rimet, loconsiglio in particolare a tutticoloro che volessero saperequalcosa in più sulle competi-zioni da Uruguay 1930 fino aMessico 1970, quando Pelè si èportato a casa il Mondiale perla terza volta e ha chiuso i gio-chi. Nel volume si parla di uncalcio diverso da quello attua-le, chiaramente molto più pio-nieristico rispetto ad oggi: lì,chiunque sia interessato, puòtrovare veramente di tutto, vi-sto che è un’opera folle (sorri-de, ndr.), piena di dati, aned-doti, curiosità, racconti... L’al-tro libro è La Magia delMocca, in cui in maniera unpo’ romanzata si ripercorrequella che è l’Alessandria cal-cio: si tratta di due entità di-verse (da una parte un’istitu-zione come un torneo mon-diale, dall’altra una gloriosasquadra di club, come l’Ales-sandria), anche se, in fondo, sitratta sempre di un palloneche rotola...»

A TUTTOCAMPO di Gianmaria Zanier

Alessandro TRISOGLIO: bomber, scrittore, sosia

L’intervista è visibile all’interno del canale Youtube GianmariaZanier Videointerviste o cliccando sul link https://www.youtube.com/channel/UCYOGuxJ5hYg9N5WJ47o2lSQ/videos

Alessandro Trisoglioal tempo in cui somigliava a Liam Brady(nel riquadro sopra)

Paolo Maldini ha ricevuto a CuccaroMonferrato, in provincia di Alessandria, il‘Premio Liedholm 2014’, riconoscimentoassegnato a coloro che nel mondo dellosport si sono contraddistinti per qualitàtecniche e umane.

All’ex capitano del Milan e della Nazio-nale è stato riconosciuto il premio intitola-to al ‘Barone’ svedese ‘per essersi distin-to nell’interpretazione del proprio ruolosul campo in modo tecnicamente eccel-lente e per i valori di lealtà e fedeltà dimo-strati durante l’arco della sua lunga car-riera, vissuta sempre con la massima pro-fessionalità ed eleganza’.

Le prime tre edizioni del ‘Premio Lie-dholm’, istituito nel 2011, avevano visto lapremiazione di Carlo Ancelotti, Vicentedel Bosque e Michel Platini.

«Questo Milan non puòvincere il campionato»

Dopo aver ricevuto il ‘Premio Liedholm’,Maldini si è soffermato sul nuovo Milan:«Questo Milan è un gruppo nuovo con unallenatore nuovo. La realtà è che non san-no ancora quale può essere il vero obietti-vo: di certo non il campionato, però credopossano entrare nella lotta Champions.

Senza soldi la gestione è complicata. Ma lacampagna acquisti dice che il club ha pro-grammato poco. Occorre mettere a fuocol’obiettivo: se è vincere, allora non è statofatto abbastanza. Questa non è una squa-dra costruita per vincere». Nessuna vogliadi allenare ma parole al miele per PippoInzaghi: «Se è arrivato dov’è, significa cheè bravo. La gavetta non è indispensabile.Io ho avuto diversi compagni che erano giàpotenziali allenatori. Lui era uno di quelliche pensavo ce l’avrebbe fatta». Nessunaccenno diretto infine, alla bufera inne-scata da Juventus-Roma, solo un sorriso.

[Mario Bocchio]

CUCCARO MONFERRATO L’EX CAPITANO DI MILAN E NAZIONALE SUCCEDE AD ANCELOTTI, DEL BOSQUE E PLATINI

‘Premio Liedholm 2014’ assegnato a Paolo Maldini

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Page 9: Alessandria-Pordenone

«Il fatto compiuto che cosìtante persone meravigliosesiano qui è una testimo-

nianza dell’impatto che SpecialOlympics ha sulla nostra nazione, ein tutto il mondo. Special Olympicsha toccato così tante vite, che stase-ra Michelle ed io siamo davvero fe-lici di avere la possibilità di dire‘grazie’ a tutti coloro che fanno par-te di questo movimento.»

Con queste parole lo scorso ago-sto, il Presidente degli Stati Unitid’America Barack Obama ha inau-gurato una cena alla Casa Biancadedicata a Special Olympics e allosport unificato, il fiore all’occhiellodel movimento che prevede com-petizioni sportive con squadrecomposte da atleti con e senza di-sabilità intellettiva. Questa iniziati-va rientra nella serie di attività diavvicinamento agli ‘Special Olym-pics World Summer Games LosAngeles 2015’ che, con 7.000 atletiin rappresentanza di 177 Paesi, in-sieme a 3.000 coach, 30.000 volon-tari e una previsione di 500.000spettatori rappresentano il piùgrande evento sportivo e umanita-rio in qualsiasi parte del mondo diquell’anno, e il più grande eventosingolo a Los Angeles dai GiochiOlimpici del 1984.

Un evento davvero epocale alquale, dal 24 luglio al 2 agosto,prenderà parte anche l’Italia conuna folta rappresentativa compo-sta da 102 atleti, 39 tecnici e tre de-legati pronti a rivivere le indimenti-cabili esperienze degli appena con-clusi Giochi Europei di Anversa.Per i portacolori azzurri un’occa-sione unica di diventare protagoni-sti e tentare di replicare ilgrande successo, non solosportivo, ottenuto in Belgiolo scorso settembre con unmedagliere che recita 14 ori,28 argenti e 17 bronzi.

A rappresentare l’Italia nellevarie discipline anche dueformazioni di pallacanestroiscritte al torneo ‘tradiziona-le’ e a quello ‘unifica-to’. Due Team chepotranno conta-re sull’apportodei ‘Tori’ man-drogni freschidi convoca-zione. Oltrea coach Pe-trozzi, de-signato co-me allenato-re nell’Unified

Basketball e già al suo ter-zo Mondiale dopo quelli

di Shanghai e Atene, laguardia Fishta alla sua pri-

missima esperienza in Na-zionale. «Siete sicuri che sia

indirizzata a me?»: que-ste sono state le sue pri-me parole al momentodella consegna ufficialedella lettera con la qualeSpecial Olympics Italia gliha comunicato la convo-cazione. Parole semplici,dense di emozione, chedanno l’idea di quanto

possa significare per ungiovane atleta la consa-pevolezza di aver intra-

preso un percorso lungo espesso difficile, coronato dalpremio per il proprio impe-gno dentro e fuori dal campo.E a proposito di ‘campi’ saràquello del ‘Galen Center’ del-la University of Southern Ca-lifornia a fare da palcosceni-co al nostro eroe nella pros-sima estate: un ‘palazzo’ di10.258 posti che ospita le ge-sta degli USC Trojans, che

hanno dato al campionatoprofessionistico americano

personaggi del calibro di GusWilliams, campione della NBAnel 1979 con i Seattle Superso-

nics. Probabilmente non ci sarà ilsold out durante le performancecaliforniane di Fishta & C., masiamo certi che l’esperienza chevivranno gli atleti speciali varrà

almeno quanto un anello NBA.

HURRÀ GRIGI 917 ott. 2014

L’ANGOLO DEL DIALETTOdi Luciano Olivieri

Culsbatil’óvCéncéncéncén!Ina dòna la sbàt in óv!La fursléina ant in piatlén,per la strà ‘ndó ch’am tróv,as fa sénti ant la matén.Ous j’ógg, a vìgh ansën,nenta ‘na dòna d’an pugió;gnànca l’ómbra d’in avsén:stàran fànda dói farció!Céncéncéncén!Alé! Tacùma tùrna!Però! Am la ricòrd pròpi bén!Con is ‘cén’ um ritúrnadavànti j’ogg ‘cul’ piatlén:a vìgh mé màma ch’la sbàtivain pàra d’óv per panèel cutlëti che me j’aurivacòl patàti per dišnè.Aturn a lé la giràvacmé ‘na bèlva la mé gatéinae curénda la gnaulàva:«Damni ‘n tòch di stà fetéina!»Is parlàvu tüt u dì,j’ó mai capì ‘sé ch’is dìvu,ma ‘l era pó tàca ‘l mešdìche i discùrs ad pü i fiurìvu!

Quellosbattere l’uovoCéncéncéncén!Una donna sta sbattendo un uovo.La forchetta in un piattino,per la strada dove mi trovo,si fa sentire nel mattino.Alzo gli occhi, non vedo nessuno.Non una donna dal davanzale,neanche l’ombra di un vicino:staranno facendo delle frittelle!Céncéncéncén!Alè! Cominciamo di nuovo!Però! Me lo ricordo proprio bene!Con quel ‘cen’ mi ritornadavanti agli occhi ‘quel’ piattino:vedo mia mamma che sbattevaun paio di uova per impanarele cotolette che io le volevocon le patate per pranzare.Intorno a lei scorrazzavacome un belva la mia gattinae correndo miagolava:«Dammene un pezzo di questa fettina!»Si parlavano tutto il giorno,non ho mai capito cosa si dicesseroma era proprio intorno al mezzogiornoche il parlare diventava più fiorito!

Organo dell’Associazione Culturale Orso GrigioCorso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 267842

Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/[email protected] / [email protected]

Stampa: CSQ Centro Stampa QuotidianiVia dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511

NUOVO Hurrà Grigi

Nelle rappresentative italiane di basket‘tradizionale e ‘unificato’ già si pensa

all’epocale evento degli ‘Special OlympicsWorld Summer Games Los Angeles 2015’

SPECIAL OLYMPICS La guardia cissachina raggiunge coach Petrozzi tra le file degli azzurri

Bulls: anche Fishta in nazionale

[Foto Alessandra Caneva]

La carta d’identità dice che è del ‘57ma lui è ‘giovane dentro’, a forza di vi-vere quotidianamente a contatto con iragazzini che fanno calcio all’Aurora.La carta d’identità dice anche che ènato ad Alessandria ma lui afferma diessere… «nato agli Orti»! Per EmilioColli il calcio non ha segreti: da qual-siasi punto di vista lo si affronti, per-ché lui il calcio lo ha vissuto e lo vivea trecentossessanta gradi, ne ha co-nosciuto e sperimentato tutti gliaspetti. A undici anni entra nel setto-re giovanile dell’Alessandria, selezio-nato nel corso dei classici proviniestivi da Francisco Ramon Lojacono,

uno che il talento lo sapeva ricono-scere. Quella maglia grigia se la in-colla sulla pelle e la porterà dalla ca-tegoria Ragazzi fino alla Primavera.Poi comincia a girare tra vari campio-nati (anche qualche presenza in Se-rie D) e varie squadre della provincia:Acqui, Valenzana, Lobbi, Amatori Or-ti, fino allo stop, attorno ai trent’anni.Cinque anni senza calcio e poi un fi-glio che vuol giocare a calcio lo portaall’Aurora. Il richiamo si fa irresisti-bile ed Emilio non resiste: FaustoCannas lo vuole al suo fianco nellascuola calcio biancorossa e lì comin-cia la seconda vita calcistica di Emi-

lio, quella di allenatore, anzi, di istrut-tore. Il top lo raggiunge con i ragaz-zini dell’85, che prende nel 1992 e al-lena fino al 2001, in un crescendo divittorie e di conquiste. Alla chiusuradella traiettoria sportiva con questogruppo Emilio fa una promessa: «nonallenerò più altre squadre». Il destino allora diventa la scrivania,quella scrivania alla quale è sedutoancora oggi e che non ha lasciatoneppure quando la voce delle sireneche lo avrebbero voluto portare altro-ve si era fatta particolarmente insi-stente e seducente. Direttore Generale dell’Auroracalcio,la terza vita calcistica di Emilio Colli,presenza imprescindibile dalle partidel Gigi Pisci.

Emilio Colli: calcio a 360°CELO/MANCA: FIGURINE DEL ‘NOSTRO’ CALCIO del Triso

GIOVANNI BAROSINI*

I recenti disastri naturali chehanno coinvolto gravemente an-che la provincia di Alessandriami inducono ad alcune conside-razioni. Innanzitutto, voglioesprimere a tutte le personacoinvolte e danneggiate la soli-darietà mia e dell’Istituzione cherappresento. In secondo luogo,potrebbe sembrare eccessiva-mente ‘leggero’ occuparsi disport in momenti come questo,ma mi permetto di osservare che

la qualità della nostra vita è undato che non dobbiamo mai sot-tovalutare. Dalle colonne di Hur-rà Grigi, che è essenzialmente ungiornale sportivo e del tempo li-bero, ho più volte ribadito il miopensiero, ossia che il calcio può edeve essere per noi tutti esempioe stimolo per far conoscere il no-stro territorio, per favorire even-tualmente attività economicheriferibili al calcio ed allo sport ingenere, per sentirci coinvolti inun comune processo di ‘promo-zione’. Proprio di fronte alle diffi-

coltà, dobbiamo ‘fare squadra’,perché sono questi i momenti incui più ci possiamo far coinvolge-re nella ‘complicità’ reciproca. Lasolidarietà, l’amicizia, il sentirciuniti dall’appartenenza ad unacittà, ad un territorio non debbo-no però essere fenomeni rari edeccezionali. Non dobbiamo ritro-vare il senso di essere alessan-drini solo quando gioca l’OrsoGrigio o quando rischiamo di es-sere travolti dagli eventi avversi.È importante essere consapevolie fieri del nostro appartenere adun territorio con grandi e unichequalità sempre e comunque.Uniamo le forze per uscire daquesti momenti difficili, non per-ché la situazione ci costringe a

farlo, ma perché crediamo nellenostre potenzialità. L’Alessan-dria Calcio si è fatta promotricedi una bella iniziativa volta a farconoscere i nostri prodotti ed ilnostro territorio alle città in cuisi disputano le gare in trasfertadi Grigi. Questa è una buona idea,per legare calcio e promozionedella città. Altre se ne possonoavere, perché il nostro è un gran-de patrimonio di cultura, indu-stria e attività sociali: nei mieiruoli istituzionali, ribadisco di es-sere pronto ad incentivare ogniiniziativa che rivaluti il nostro es-sere, tutti insieme, figli di questeterre.

*Assessore ProvincialeCultura e Università

CITTÀ LA NOSTRA VERA FORZA DEVE ESSERE IL SENSO DI APPARTENENZA

Promuoviamoci!

Page 10: Alessandria-Pordenone

Quando ho iniziato l’ascolto diThe Best Day, il nuovo lavorodi Thurston Moore, non sape-vo cosa aspettarmi, per diver-si motivi. Innanzi tutto per lariverenza dovuta ad uno deimiei idoli di gioventù, quandocon i Sonic Youth era tra i po-chi ad invocare una TeenageRiot che, a suon di Marshall,ponesse fine ai plasticosi anni80. Poi perché i dischi prece-denti, Trees Outside the Aca-demy e DemolischedThoughts erano due grandiosidischi acustici, mentre l’annoscorso, con i Chelsea LightMoving, si era riavvicinato adatmosfere tipiche della no wa-ve newyorchese dei primi an-ni 80 che ormai parevano di-menticate.

Infine, perché il branoomonimo, in rete da qual-che tempo, mi aveva det-to davvero poco. TheBest Day, invece, è qual-cosa di completamentediverso dalle ultime pro-duzioni di Moore e, soprat-tutto, è un gran bel disco. Undisco dalle sonorità familiari,per chi è cresciuto a pane eSonic Youth: si ritrovano le so-norità tipiche dei lavori dellaband degli anni 90, a comin-ciare da quel gioiellino cheera A Thousand Leaves. Ses-santa minuti suddivisi in ottobrani, a cominciare dalla ipno-tica Speak To The Wild, tuttagiocata sugli incroci chitarri-stici di Moore e James Sed-wards e dalla lunghissima(undici minuti) Forevermore,a suo modo una canzoned’amore, dal testo oscuro, ric-co di richiami religiosi, che

poggia su una melodia incontinua evoluzione: unbrano che, anche grazieal lavoro come sempre

egregio di Steve Shelleyalla batteria e di Deb

Googe al basso, nonpuò lasciare indifferen-ti. L’atmosfera cambia

radicalmente conla successiva

Tape, le cui so-norità ri-

chiamano The Battle Of Ever-more dei Led Zeppelin, men-tre The Best Day non spazzavia le perplessità che avevasuscitato in me dopo i primiascolti. Detonation è un branodall’incedere nervoso e daltesto cantato con rabbia concui Moore sembra volere ri-vendicare la propria attitudineantisistema, che sembrava af-fievolita con gli anni, ma che,con il trasferimento a Londrasembra essersi riaccesa. Vo-cabularies ci guida verso ilgran finale: la cavalacta sono-ra di Grace Lake costituisceun’altra vetta del disco e cipresenta un Moore ai massimilivelli compositivi e di ricercasonora, che lo portano ad in-dovinare un riff che ritroviamoall’inizio della conclusiva, rab-biosa, Germs Burn. Moore cisaluta gridando Start a Fire,Stop a Fight e risiede forse inqueste parole l’essenza del-l’intero lavoro, quasi fosseuna dichiarazione di intentidel nostro che, lasciate allaspalle tutte le proprie recentivicissitudini (separazione daKim Gordon e conseguentescioglimento dei Sonic

Youth), sembra finalmentepronto a riprendere leproprie lotte e ad andarein questa nuova fasedella sua vita.

HURRÀ GRIGI10 anno VI n. 15HURRÀ GRIGI

LA MUSICA CHE GIRA INTORNOdi Davide De Faveri

chi li osserva, enigmi e pro-fezie indicibili. Parigi è notaanche per le sue ambienta-zioni noir, che, neanche adirlo, si manifestano pas-seggiando in un boulevardo lungo le sponde dellaSenna, in quelle sere d’au-tunno in cui la nebbia offu-sca i lampioni, creando unasensazione di dejà vu, o for-se è soltanto la trama di unlibro di Simenon a riaffiora-re. Infine c’è la Parigi del-l’arte e della pittura, quel ri-chiamo contagioso che an-cor oggi spinge molti artistisquattrinati a cercar fortunanella Belle Ville, sulla sciadel fiorente filone pittoricoimpressionista nato intornola metà dell’ottocento. Par-lando di pittori e di pitturanon possiamo eludereMontmartre: il quartiere in

collina eletto a luogo degliartisti. Oltre alla bella vistasull’intera città, l’appunta-mento è nella deliziosapiazzetta. Una collana dipittori e disegnatori, siedo-no attorniati dagli attrezzidel mestiere: cavalletti, ta-volozze, pennelli, china ecolori. L’insieme è gradevo-le e suscita un’emozioneimprovvisa. Tanti pittori al-l’opera non si sono mai vi-sti, ognuno con il propriomanifesto. C’è chi dipingepaesaggi attingendo da unacartolina, chi disegna scor-ci, cogliendo dalla luce edalle stagioni, quei visibilicambiamenti per poi trasfe-rirli sulla tela e poi c’è chiritrae volti e sono davveroin molti. Infatti chi sale aMontmartre il più delle vol-te lo fa, per regalarsi un ri-

Paris c’est toujours Pa-ris. Una celebre fraseper una città il cui fa-

scino ha conquistato ilmondo intero. A catturarciancor più dei musei e degliedifici solenni è la sua ani-ma romantica e sensuale,curata e preservata daglistessi parigini, abili conser-vatori.

Non a caso, Parigi incantaper quell’atmosfera fissa neltempo, per quell’aria bohe-mienne che contraddistin-gue i suoi locali all’aperto,per il mistero in cui è avvol-ta, celato tra le figure antro-pomorfe della cattedrale,che appese e protese, guar-dano in giù, divorando, confauci spalancate, la folla.Sono angeli caduti ed esserimostruosi, scolpiti per farspavento e promettono a

ECHI DI VIAGGIO

Souvenir

Da un fatto di cui recentemente mi so-no dovuto occupare come Presidentedi un Consiglio d’Istituto Comprensi-vo, colgo l’opportunità per fare un ra-gionamento generale sullo stato degliedifici scolastici della nostra città.Chiunque ha figli che frequentano ohanno frequentato le scuole alessan-drine, hanno vissuto in prima personaproblemi grandi o piccoli, relativi allamancata manutenzione e a mio avvisoalla scarsa sensibilità da parte degliorgani amministrativi preposti al con-trollo e al buon funzionamento delle

strutture per risolverli. L’elenco deiproblemi che sono certo tutti gli alun-ni, hanno vissuto, è variegato e va dal-la mancanza di materiale per lo svol-gimento delle attività didattiche allascarsa manutenzione degli spazi co-muni, come ad esempio cortili e giar-dini, fino al colpevole ritardo d’inter-venti per la sicurezza e il corretto fun-zionamento d’aule e palestre. Ho pro-fonda convinzione e materiale suffi-ciente a supporto, insieme con espe-rienze dirette, per ben sapere che daparte dei dirigenti scolastici ci sono e

ci sono state da sempre lettere di ri-chieste per interventi anche urgenti,che sono giaciute inascoltate, in qual-che ufficio, per scarsa volontà da par-te di chi doveva e deve rispondere im-mediatamente a ciò. Francamente so-no anche stanco della solita tiriterache tutto vuol scusare, della mancan-za di risorse economiche da parte deicomuni, la mia opinione che mai cam-bierò è; che un comune deve assoluta-mente destinare le risorse in attività dipriorità, eliminando tutto ciò che non èd’assoluta necessità. Certo qui sta ilpunto, per certe amministrazioni la si-curezza e il buon funzionamento dellestrutture a favore di bambini e adole-

scenti, è considerata una priorità? Cheha precedenza su manifestazioni espese inutili comprese quelle di fun-zionamento amministrativo politico? Amio avviso non è così, c’è da tempouna cultura imperante che tende adappiattire tutto e tutti verso il basso,preoccupandosi più di accontentareuna più vasta platea possibile, con in-significanti interventi che disperdonole risorse provenienti dalle tasche deicittadini, in tanti piccoli e inutili rivoli,anziché destinare dette risorse in ope-re durature e di priorità per il futurodel paese. La scuola è un pilastro ba-silare per il futuro del nostro paese elo scarso interesse dimostrato da tutti

Alessandria e le sue scuole

COLPO D’OCCHIO SULLA CITTÀ di Mauro Morando

URBANISTICA LE TRASFORMAZIONI DI ALESSANDRIA

Le curiosità di Gianni CellèCapire le novità di Alessan-

dria, dei suoi dintorni, le trasfor-mazioni avvenute nel tempo,valutare i tanti perché dellestrade, delle piazze, degli isola-ti, ecc.. è argomento di profon-do interesse, importante percostruire l’avvenire, un occasio-ne non sfuggita a Gianni Cellè,accurato ricercatore.

L’architetto Gianni Cellè hacolto nei libri: Valentinum, primiinsediamenti umani nel territo-rio alessandrino, uscito nel no-vembre del 2012, Piazzetta del

Grano... e l’osteria delle trelepri, uscito nel dicembre 2013,la trasformazione urbanisticaavvenuta, nel corso dei secoli,nella nostra Alessandria, non-ché dei dintorni.

La laurea in architettura è ilmiglior, per così dire, trampoli-no di lancio per trattare un ar-gomento di tale importanza,una buona base per capire, peraiutare a capire al grosso pub-blico gli sviluppi del nostro ter-ritorio, in altre parole come eperché l’urbanistica ha avuto lo

sviluppo attuale, non un altro...Tutto per volontariato. Il nostropersonaggio, uscito dal Politec-nico di Torino con la laurea inArchitettura, ha diretto il Grup-po Archeologico Alessandrino;in tale veste ha promosso sva-riati allestimenti espositivipresso Amministrazioni Comu-nali, nonché Istituzioni Cultura-li. La collaborazione con leScuole è stata determinante,uno sprono per approfondirestudi di carattere archeologico,ha partecipato a conferenze,

d’Arte della Biblioteca Civica adAlessandria. L’attività di Gianniprosegue con interventi al Con-vegno sulle origini di Gamondioa Castellazzo Bormida curando,nel frattempo, l’esposizione didocumenti, di fotografie, illu-strazioni in occasione del delConvegno ‘100 anni dell’Ordinedei Farmacisti della provincia diAlessandria’, tenuta a PalazzoMonferrato. Attualmente è nelDirettivo dell’Associazione Don-ne di Alessandria, investito diresponsabilità della biblioteca:dunque, un invito per continua-re a presentare gli angoli na-scosti della nostra bella Ales-sandria.

[Franco Montaldo]

puntualizzando le sue cono-scenze attraverso articoli sugiornali, riviste, ecc.; in tale ve-ste è stato chiamato nel senodella Commissione provincialedei Beni Culturali ed Ambienta-li, per circa una decina d’anni,nonché componente del Diretti-vo dell’Associazione Spazioi-dea. La nomina a Vicepresiden-te per la classe di archeologiadella Società di Storia, Arte edArcheologia delle province diAlessandria ed Asti, è un valoreaggiunto alla sua indiscussaprofessionalità per cui non gli èstato difficile curare la mostrasulle ‘Trasformazioni urbaneattraverso strumenti di carta”,inaugurata nei locali delle Sale

Il miglior giorno di Thurston Moore

Page 11: Alessandria-Pordenone

HURRÀ GRIGI 1117 ott. 2014

La frase ‘sono grato ai socialnetwork perché mi permetto-no di comunicare con i mieiammiratori, in qualunque par-te del mondo si trovino’, ripe-tuta in ogni singola intervista,sembra tanto sincera quantotutti i ‘non sto uscendo connessuno’ e i ‘non ho mai fu-mato erba’ che escono dicontinuo dalle bocche degliartisti ogni volta che vengonointerpellati. Nessuno è cosìingenuo da pensare veramen-te che i cantanti vedano in chicompra i loro album qualcosadi più di una macchina da sol-di. Se qualcuno raccontassedi essere stato personalmen-te invitato a casa della pro-pria cantante preferita, vinci-trice di sette Grammy Awardse detentrice di qualsiasi re-cord di vendita, per ascoltarein anteprima il suo nuovo al-bum, nessuno gli crederebbe.Chi farebbe mai entrare degliestranei in casa propria? Tay-lor Swift. La cantante ha per-sonalmente cyberstalkato iprofili di alcuni suoi fans permesi. Ha scelto persone chenon fossero mai riuscite a in-contrarla pur seguendola dadiversi anni e ha mandato lo-ro un invito per una listeningsession in anteprima del suonuovo album, 1989, in uscitail 27 ottobre. Così, circa 500fans in totale sono stati accol-ti nelle sue case. Sì, al pluraleperché se sei l’artista che havenduto di più in assoluto nel2013, avere una casa a LosAngeles, una a New York, unaa Nashville e, ancora, una aLondra non è poi così strano.«Se non fosse per loro nonavrei nemmeno queste case -ha dichiarato la Swift intervi-stata da Graham Norton, nelRegno Unito questo fine setti-mana - Volevo condividerequest’album in anteprima conle persone che mi hanno aiu-

tata ad arrivare fin qui e poi mipiace tantissimo l’idea di sor-prenderli e credo che l’avermandato questo invito sia sta-to abbastanza sorprendente».I ragazzi e le ragazze sceltidalla cantante hanno potutopassare una serata in suacompagnia facendo foto conlei, con i suoi premi e con lesue gattine, Meredith e OliviaBenson (i cui nomi sono laprova dell’ossessione di Tay-lor per le serie televisive, inparticolare Grey’s Anatomy eLaw & Order) per poi conclu-dere il tutto ascoltando in an-teprima assoluta il suo ultimolavoro in studio, di cui la can-tante di Nashville è estrema-mente fiera. La Swift, nata il13 dicembre 1989, l’ha defini-to la sua rinascita musicale ea questo è, in parte, dovuta lascelta dell’usare proprioquell’anno come titolo dell’in-tera raccolta. «È un anno di li-bertà, di scoperte, sono statamolto influenzata dalla musi-ca e dallo stile di quel periodo’ha rivelato ai fans mentremangiavano i biscotti cheaveva preparato per loro ‘cre-do di poterlo ritenere il miomiglior album finora». È unsalto nel vuoto per Taylor,una rinascita effettiva dal mo-mento che con quest’albumdice ufficialmente addio allamusica country per dedicarsiesclusivamente a quella pop.Non è un salto che la spaven-ta: sa di poter contare sulsupporto di chi ha sempreammirato il suo lavoro. L’invi-tare a casa alcuni dei suoi fanè solo uno dei tanti gesti chela Swift compie quotidiana-mente per dimostrare loro lasua riconoscenza: visita quelliche si trovano in ospedale,organizza meet & greet delladurata di diverse ore e nonc’è stata una volta che non sisia fermata per una foto, a co-sto di litigare con le sue guar-die del corpo. Quando si creaun rapporto di fiducia recipro-ca, quando il contatto diventatra due esseri umani e non traun prodotto e una macchinada soldi, allora sì che il saltonel vuoto non fa paura, èquello il momento in cui unartista passa dall’essere unameteora a vedere davanti asé la prospettiva di una lungae soddisfacente carriera.

HURRÀ GRIGI

I due volti di gennaioDi una noia pressoché mortale, tale tra-gedia greca dall’elefantiaco passo fasembrare 89 minuti un’eternità. E que-sto nonostante le prove degli attori, senon altro professionali, anche se le lorointerpretazioni non resteranno comun-

que nella storia del cinema. Alla fine ci si ritrova più che altrocon una bella cornice paesaggistica, che nulla può però controuna sceneggiatura ai limiti del tragicomico, tendente all’invero-simile (negli ultimi trenta minuti capita di tutto e di più...). Persi-no l’inseguimento finale, dove almeno qualcosa si muove, è ti-rato troppo per le lunghe. Filmaccio.

I PALLINI di Puppigallo

Maze Runner - Il labirintoPurtroppo, il sinistro fascino dell’imponen-te labirinto e di ciò che nasconde si dissol-ve quasi subito. In più, se in pellicole di talgenere si risparmia sugli effetti, è necessa-rio un copione a prova di noia e di inutilidialoghi tappabuchi. Non è questo il caso. E così ci si deve sorbire più di un’ora di titu-banze, confusione mentale e dubbi dati an-che dall’umana paura dell’ignoto e dell’in-

spiegabile, facendolo giungere piuttosto stremato e sbadiglianteall’epilogo, che sembra ormai essere un classico degli ultimi fanta-film per ragazzi (così è se vi pare e se ve lo fanno credere).

DIETRO LE QUINTEdi Serena Trisoglio

Un album da ascoltare nel salottodi casa... sua

AnnabelleL’inquietante Annabelle torna a farequello che le riesce meglio... pratica-mente nulla. Il problema è che anche lasceneggiatura consta di un bel mucchiodi horraria fritta, con tanto di soliti rumo-ri, oggetti che si attivano senza una spie-gazione e (ma guarda un po’ che ‘novi-

tà’) l’immancabile setta satanica. Se poi aggiungiamo, un livellopressochè inestinte di vera tensione e la presenza di una donnapiazzata lì giusto per spiegare allo spettatore con chi i due pic-cioncini hanno a che fare e per risolvere problemi, come Wolf inPulp Fiction, ecco che il filmaccio superfluo è servito.

Boxtrolls - Le scatolemagicheUn’impressionante stop motion e un 3Dpiuttosto sapiente si uniscono per crea-re un notevole prodotto artistico-anima-to, che colpisce e affascina (i boxtroll

coordinati, che sfruttano le scatole per superare ostacoli, o rag-giungere oggetti; la scivolata nel quartier generale sotterraneo,che coinvolge anche lo spettatore). Piuttosto godibili anche al-cuni personaggi, dal padre che non ascolta la figlia, neanchedavanti alla realtà (adulti ottusi), al cattivo voglioso di potere,qui rappresentato da una tuba bianca (un vuoto simbolo comeun altro). La storia è solo contorno. Da vedere.

tratto, un souvenir eseguitoappunto nel cuore di Parigi.Tuttavia l’abilità dei ritratti-sti non è quella sperata, laloro bravura non mi con-vince e solo dopo me nerendo conto, osservandolipiù attentamente, durantela realizzazione delle opere.E pensare che di primo ac-chito tutto mi pareva per-fetto: la piazza, i pittori, letele i colori. Attribuivo allagestualità di quelle mani, ailoro movimenti che volteg-giavano sulla tela, alle ditache sfumavano i colori e icontorni di volti sconosciu-ti, incomparabili tocchid’artista. L’entusiasmo miabbagliava e persisteva inme, lo stupore di trovarmidentro a quella cornice me-ravigliosa, in cui ero. Attoni-ta, guardavo, all’opera quel

raduno di artisti, richiamatidalla fortuna e dal successoche altri, prima di loro, ave-vano raggiunto. All’improv-viso li vedevo trasfiguratinei grandi pittori del passa-to, senza discernere il verodal falso, l’artista dal ciarla-tano. Così come d’impetoera nato l’entusiasmo, al-trettanto rapidamente si af-fievoliva, man mano cheapprofondivo la loro realevocazione artistica. Scopro,però, soltanto quando ètroppo tardi, che la loromano non è in grado diesprimersi liberamente,bensì scopiazza da voltiprestampati ai quali ag-giunge elementi reali sulsoggetto che ha di fronte.Quel che ne vien fuori è unvolto che non riconosci co-me te stesso, se non perqualche vaga somiglianza:taglio di capelli o di occhi,ma per il resto il ritratto cheappenderai alla parete, unavolta a casa, non sarai tu,ma un perfetto sconosciuto.Un po’ quello che è succes-so alla mia figliola, Sofia.Colta dall’atmosfera dellapiazza, da cui indiretta-mente godono di notorietàartistelli sovrastimati, haaccolto l’invito di un pittoreVoulez-Vous un portraitmademoiselle? E si è messain posa. Si è seduta e primadi restare immobile, ha vol-tato lo sguardo come le in-dicava l’artista dell’est, asentire dall’accento! Oraquando passa accanto allaparete in cui è affisso il suosouvenir, vi posa lo sguardoed esclama: ma sono pro-prio io, quella?

di Simonetta Gorsegno

de Paris

CARROZZONE MUSICALE ALESSANDRINO 30 CANTANTI DAVANTI A 300 INVITATI

Gran Gala della Canzone al Papayama

i colori amministrativi dimostra, quan-te chiacchiere si continui a fare su gio-vani e sul loro futuro, continuando in-vece con azioni reali a tenere fermi iprivilegi di vecchie cariatidi che frena-no il paese per non mollare la poltronae i loro grassi emolumenti. Emolu-menti che certamente, non riuscirannoa portarsi nell’aldilà, salvo che non sifacciano erigere dei mausolei dove in-terrare i loro soldi. Basta! I cittadininon sono più disposti a farsi racconta-re le favole, vogliono e pretendono diricevere servizi adeguati perché paga-no le tasse più alte d’Europa; ammini-stratori datevi immediatamente da fa-re il tempo, è oramai scaduto.

Un pubblico delle grandi occasioniha affollato il ‘Papayama’, suggestivoed elegante ritrovo della movidaAlessandrina. La serata si è svolta al-l’insegna della cordialità e della sim-patia. I trenta cantanti, provenientidalle più svariate località, hanno datovita a una delle più belle kermessemusicali dell’anno. Nel corso dellaserata le bellissime modelle hannosfilato in passerella con eleganti abitida sposa, molto graditi dai trecentoinvitati alla festa. La serata è statapresentata dallo Showman Mauro edalla bellissima Katia Isgro, nuova

coppia dello spettacolo alessandrino,che si sono esibiti in alcuni momentimusicali di alta professionalità. Nelcorso della manifestazione lo Show-man Mauro ha chiamato in passerel-la Gerardo Benedetto, ‘patròn’ delmicrofono d’oro, e il il maestro futuri-sta Mike Yacin, presidente dell’‘As-sociazione Culturale Musica e Canto- Cantagiro Alessandrino’ e per loscambio dei doni da parte delle asso-ciazioni. Un vivo ringraziamento vaallo staff tecnico del Papayama che,con alta professionalità, ha portato atermine la grande serata.

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