Giancarlo DallAra - Albergo Diffuso in Piemonte - 23 settembre 2013
Albergo Diffuso - Rapporto di progetto
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Rapporto di progetto
ALBERGO DIFFUSO
Gennaio 2014
Gruppo di lavoro:
Angela Pepe
La Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) èun’istituzione non-partisan e non-profit chesvolge attività di ricerca nel campo dello svilupposostenibile e della governance globale.Riconosciuta dal Presidente della Repubblica nel1989 e operativa dal 1990, la Fondazione èdiventata un’istituzione leader nel campo dellaricerca, in grado di fornire analisi puntuali eobiettive su un’ampia gamma di temiambientali, energetici e di economia globale.
© FEEM – Documento redatto dal gruppo diricerca “turismo sostenibile” della Fondazione Eni Enrico Mattei
Fondazione Eni Enrico MatteiCorso Magenta 63, Milano – Italia Tel. +39.0975.350.729Fax. +39.0975.350.729E-mail: [email protected] www.feem.it
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INTRODUZIONE
I piccoli comuni sono una realtà consistente in Italia. Si parla infatti di 5.868 Comuni sotto i 5mila abitanti, ossia il
72% dei Comuni italiani, i quali amministrano il 50% circa dell’intero territorio nazionale e che interessano circa il
20% della popolazione italiana1. Oltre l’80% è localizzato in aree montane e collinari, in zone dove il rapporto con
l’ambiente ed il paesaggio circostante è sempre stato il punto di forza dello sviluppo di modelli insediativi
tradizionali. Molti dispongono di un patrimonio architettonico e culturale unico. Secondo alcune stime del Censis 2
chi vive nelle aree più grandi e sviluppate tende inoltre sempre più spesso a raggiungere questi luoghi tranquilli per
trascorrere vacanze e weekend (il 50% del campione a livello nazionale) con l’aspettativa di una vacanza leisure che
unisce: la scoperta di posti nuovi e poco conosciuti alla tranquillità e serenità dei luoghi, dalla genuinità del cibo,
alla convivialità e socievolezza degli abitanti del posto3. Tali luoghi rappresentano da sempre il tratto distintivo del
turismo italiano e soltanto negli ultimi anni si è iniziato a riconoscerne l’importanza attraverso ricerche e studi che
ne hanno testimoniato il ruolo chiave, accostandoli sempre di più a un prodotto specifco e meritevole di
attenzione quale fenomeno turistico. È forte la consapevolezza che rappresentano una ricchezza e una peculiarità
che costituisce valore aggiunto per il nostro Paese. Una ricchezza sui cui investire, attraverso adeguati interventi di
valorizzazione. E il turismo di qualità appare come uno strumento idoneo per la riscoperta di questi luoghi, di
queste piccole realtà con un patrimonio immenso fatto di storia, cultura, prodotti tipici4 . La riscoperta e la
valorizzazione di questi luoghi permette di conoscere ed apprezzare realtà capaci di coniugare qualità della vita e
tutela dell’ambiente, economie e saperi tradizionali, con innovazione e sviluppo locale. Oggi, il tema entra anche a
pieno titolo anche nell'ambito delle politiche di coesione che puntano a ridurre i divari territoriali, promuovendo
uno sviluppo equilibrato. Sono proprio queste aree, fatte di piccoli comuni, di paesaggi meno attraversati dal
turismo di massa e di tradizioni meglio conservate ma meno note, a contribuire a defnire l'identità italiana (Anci,
2012). Proprio in queste aree, infatti, prevale il senso di appartenenza a un sistema di valori e a una storia collettiva.
Il paesaggio, la cultura, l'enogastronomia, l'agricoltura di qualità e l'artigianato sono parte essenziale di questa
identità. Questi possono rappresentare quelle leve su cui innescare circoli virtuosi, rendere attrattivo il territorio e le
sue comunità locali, arginare l'esodo demografco verso centri urbani di maggiori dimensioni, permettere all'Italia di
crescere sulla base di risorse uniche e fortemente territorializzate. Il recupero e rilancio di queste piccole realtà
stanno in parte già avvenendo, ma solo in alcuni luoghi e a macchia di leopardo. In particolare, nelle aree interne si
sono attivate molte iniziative, private e pubbliche: rilancio di attività agricole; borghi in ristrutturazione e
valorizzazione; infrastrutturazione digitale; progetti turistico-culturali. I più recenti percorsi economici dei piccoli
centri testimoniano come, negli ultimi anni, si sono risvegliate le identità locali e gli orgogli territoriali, attraverso un
viaggio fatto di parchi e borghi, di storia ed arte, alla riscoperta delle tradizioni italiane, dell’artigianato e dei
prodotti tipici locali. La Basilicata è esemplifcativa di quanto fnora esposto. Il 75,6% dei comuni lucani ha una
popolazione che non va oltre i 5.000 abitanti; in questi comuni risiede il 33,1% dei residenti (191.044 unità). La
Basilicata è ricca di aggregati storici di piccole dimensioni connotati da un’elevata concentrazione di valori
1 G.Dall’Ara, Francesco Morandi, “Il Turismo nei Borghi”, Nuova Giuridica, 2010, pg 177.2 Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964.3 G.Dall’Ara, Francesco Morandi, “Il Turismo nei Borghi”, Nuova Giuridica, 2010, pg 177.4 V. Andreani, L. Chiodini (a cura di), Una Risorsa strategica per lo sviluppo dei piccoli Comuni: il turismo delle identità, Cittalia-Fondazione Anci Ricerche, 2007.
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architettonici, antropologici e ambientali. Dal punto di vista turistico, a fanco ad aree più note vi sono, infatti,
molteplici località e destinazioni interne contraddistinte da borghi e paesaggi montani che costituiscono il tratto
forte e identitario della regione. I comuni di minore dimensione demografca si collocano per la gran parte
all'interno, lungo la dorsale appenninica, e sono quelli caratterizzati dai cali più consistenti di popolazione. In
particolare, lo studio della Fondazione Eni Enrico Mattei, si focalizza su un'area interna della provincia di Potenza,
la Val d'Agri, prevalentemente montana, priva di poli urbani di rilievo. Agli inizi degli anni '60, l'ampia valle
disegnata dal corso del fume Agri veniva considerata da Ranieri (1972, p.125) “l'unità valliva più importante e più
favorita per condizioni fsiche, che ne fanno anche la più densamente abitata ed economicamente sviluppata”.
Sembra un modo per indicare un percorso alternativo all'attività industriale diffusa in quest'area, per valorizzare
antiche “prese” per lo sviluppo locale (agricoltura, paesaggio, cultura ecc.). Ciò pone le basi per ipotizzare percorsi
di sviluppo che recuperino e valorizzino i borghi, cuore dell'identità locale, legata a una cultura contadina di cui la
valle è custode, oltre alla bellezza dei paesaggi. Nello specifco, l'obiettivo del lavoro è rappresentato dalla volontà di
concentrarsi sulla riqualifcazione del territorio della Val d'Agri, con un focus su sei paesi (Corleto Peticara,
Grumento Nova, Marsico Nuovo, Montemurro, Tramutola e Viggiano), attuando delle strategie di marketing
territoriale dal punto di vista turistico e proponendo una nuova formula di ospitalità in fase di diffusione in Italia:
l'Albergo Diffuso (AD). Questo rappresenta un prodotto strategico per lo sviluppo dei piccoli comuni. Si tratta di un
modello di albergo che offre al turista un'esperienza nuova, fnalizzata alla scoperta dello stile di vita di un borgo,
alloggiando in case localizzate nei pressi di quelle dei residenti5. Infatti alcuni borghi, per lo più abbandonati, sono
stati completamente restaurati, ripristinando l’architettura e gli arredi originali e trasformati, appunto, in alberghi
diffusi. In questo modo alcuni luoghi che rischiavano l’abbandono sono rinati: il valore delle case è cresciuto
enormemente, sono arrivati turisti sia italiani che stranieri, l’occupazione ha cominciato a crescere e il territorio si è
rimesso in moto (Anci,2007). L'AD nasce allo scopo non solo, e non tanto, di recuperare il patrimonio immobiliare
abbandonato, quanto piuttosto di veicolare alla domanda turistica la possibilità di vivere il territorio, la vita di un
borgo e la cultura dei luoghi, senza rinunciare ai servizi alberghieri. Del resto, dagli anni 2000 si comincia a
delineare una forma di turismo mossa dall'interesse per i borghi ospitali, di quelle realtà, cioè, che si caratterizzano
per una vocazione ospitale che si palesa in una attenzione particolare ai temi della qualità, della sostenibilità, della
partecipazione delle comunità locali all'accoglienza, del sistema dei servizi ai turisti. In sintesi, ciò che affascina
questo target di turisti è l'atmosfera di questi luoghi, data dallo scenario urbanistico e antropico, dalle attrattive che
si possono vedere, dalle cose che si possono fare e mangiare. Questo genere di turista desidera conoscere meglio le
risorse culturali ed ambientali e le tipicità locali, essere considerato non un turista consumatore ma “residente”,
seppur temporaneo, del territorio che visita. I turisti oggi concepiscono la vacanza come strumento di arricchimento
culturale, esperienza in grado di arricchire ed accrescere la propria identità, la propria cultura e la propria interiorità.
Queste nuove tendenze trovano il loro naturale corrispondente nelle forme di “ospitalità diffusa”. In questo senso,
l'Albergo Diffuso si propone come un modello di sviluppo territoriale integrato, i cui confni si estendono fno a
includere il territorio circostante, che entra nell'offerta turistica locale. Da questo punto di vista, quindi, l'AD è un
esempio di coincidenza tra valori della comunità locale e quelli dell'impresa che gestisce, in un'ottica condivisa di
marketing territoriale per aumentare l'attrattività de luogo e per stimolare e qualifcare l'ospitalità locale.
5 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso – L’idea, la gestione, il marketing dell’ospitalità diffusa, Milano, Franco
Angeli S.r.l., 2010.
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APPROCCIO METODOLOGICO
La nostra indagine riguarda, in particolare, l’ambito territoriale della Val d’Agri dove il turismo, sebbene ancora in
fase esplorativa, emerge come la strada più promettente per dare vita a un processo di sviluppo basato sulle risorse
locali. Si tratta di un’area che può vantare proprie specifcità, una buona attrattività turistica determinata da una
dotazione di risorse naturali e storico-architettoniche e da un paesaggio gradevole. In sintesi, l’obiettivo generale
della ricerca può essere espresso come un tentativo di verifca delle possibilità di sviluppo dell’area indicate, facendo
leva sulla formula dell’ospitalità diffusa. Questo nuovo modello organizzativo dell’offerta turistica si é rivelato
particolarmente adatto per valorizzare borghi e paesi con centri storici di interesse artistico o architettonico, che in
tal modo possono essere recuperati e valorizzati. Il lavoro di ricerca si snoda in due ambiti distinti: uno
conoscitivo/esplorativo dell’area e della comunità locale e uno prettamente operativo con l’analisi del patrimonio
immobiliare, della defnizione degli scenari economici e delle ipotetiche azioni di valorizzazione. Il percorso di ricerca
è stato articolato in 4 fasi. Si è partiti da un’indagine teorica - bibliografca con l’obiettivo di inquadrare il tema,
oggetto dello studio. Nella fase successiva è stata fatta una diagnosi turistico - territoriale (desk) e una valutazione
delle caratteristiche dell’area di riferimento. La terza parte del lavoro è stata svolta mediante un’indagine sul campo
con un approccio quali - quantitativa, utilizzando due tecniche di indagine: l’intervista semi - strutturata agli
stakeholders locali per verifcarne il reale interesse nella creazione di un Albergo Diffuso e un questionario sulla
valutazione della percezione della comunità locale su concetti come “turismo”, “turista” e “accoglienza”. La parte
conclusiva del lavoro si è soffermata su un’indagine operativa attraverso l’analisi del patrimonio immobiliare
potenzialmente disponibile (censimento degli immobili potenzialmente utilizzabili e analisi delle caratteristiche
generali delle unità abitative disponibili da essere utilizzati/ristrutturati in funzione di Albergo Diffuso). I principali
risultati del progetto sono stati rappresentati dalla individuazione di strutture che hanno i requisiti minimi per essere
classifcate come Albergo Diffuso sulla base della raccolta e rielaborazione di tutti i dati disponibili (desk e on the
feld). Inoltre, sono stati individuati e tracciati i percorsi tematici che integrano tutte le risorse (storiche, culturali,
letterarie, enogastronomiche e naturali) che costituiscono il nucleo intorno al quale si è sviluppato l'intero progetto.
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CAPITOLO 1
LA RIVITALIZZAZIONE DEI CENTRI STORICI ATTRAVERSO IL PRODOTTO ALBERGO DIFFUSO
1.1 L’ALBERGO DIFFUSO: UNA FORMULA SOSTENIBILE DI OSPITALITÀ E SVILUPPO TURISTICO
L’Albergo Diffuso (AD) è un albergo orizzontale a carattere unitario che offre un modello originale di ospitalità, con
camere e servizi situati nel centro storico, in differenti edifci vicini tra loro6. Tale modello ha avuto origine in Friuli
dopo il terremoto del 1976, quando si presentò la necessità di rivalutare abitazioni danneggiate dal sisma o edifci in
disuso e abbandonati a causa della migrazione. Dato che il recupero richiedeva elevate risorse economiche che non
potevano rappresentare un investimento, si decise di restaurare questi edifci a fni turistici, per ottenere ricadute
economiche in seguito. Questa è quindi un’esperienza che nasce al servizio della salvaguardia del patrimonio
immobiliare rurale e non per una domanda turistica particolare, tenendo in considerazione soprattutto le esigenze
dei proprietari delle case e la soluzione dei problemi del territorio. Questa forma ricettiva si è poi diffusa altrove,
tanto da richiedere normative regionali precise in materia7. Si tratta quindi di un albergo diverso da quello verticale
tradizionale, che non va costruito ma che sorge da edifci preesistenti e disabitati appositamente ristrutturati e
valorizzati nel pieno rispetto della tradizione del luogo e della sua comunità. Questo tipo di ospitalità prevede unità
abitative situate nel centro storico a un massimo di 200-300 metri dalla reception, spazi comuni (reception, bar,
zona ristoro, sala lettura ecc.), servizi alberghieri garantiti ma anche una comunità autoctona viva e attiva, un
ambiente autentico in cui inserire l’albergo e i suoi ospiti8. L’AD va quindi realizzato in un luogo che sia autentico
perché ha saputo mantenere la sua tipicità, in edifci recuperati rispettando le regole urbane del luogo, a contatto
diretto con la comunità di persone che abitano il borgo. È proprio in questo modo che molti piccoli borghi, spesso
in località lontane dai fussi turistici e prossime allo spopolamento, hanno subito un processo di rivitalizzazione che
ha avuto notevoli ricadute sull’economia del territorio9. Dare vita a un AD è solitamente opera di proprietari,
gestori, architetti, persone che fanno parte di tale comunità e che, in genere, si attengono alla normativa regionale. Il
vero AD è aperto 12 mesi l’anno: la sua attività non deve essere stagionale. L’AD è frequentato da un turista assai
diverso da quello del passato e quindi deve avere la capacità di rispondere a una domanda differente e particolare,
concepita da un tipo di turismo sofsticato. Il turista del dopoguerra o turista “di prima generazione”, infatti, sia
straniero sia italiano, era un turista con poche pretese, ma a partire dagli anni ’60, con il cosiddetto “turismo di
massa” o “standard”, il turista di “seconda generazione” cerca un albergo che riproduca le comodità e le abitudini
della vita di ogni giorno. Per tale ragione nascono località turistiche che tentano di riprodurre servizi e infrastrutture
delle grandi città. C’è poi il diffondersi delle vacanze organizzate, con la creazione di villaggi turistici e catene
alberghiere con requisiti e servizi che prescindono dal contesto culturale e geografco in cui la struttura è situata. I
turisti di “terza generazione” cominciano ad affancarsi al turista “standard” tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Questa
6 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, Centro Studi Unioncamere Basilicata – Gruppo CLAS (a cura di), s.l., 2011.7 http://www.slideshare.net/dallara/cosa-davvero-lalbergo-diffuso (ultima consultazione: ottobre 2013). 8 Gli Alberghi Diffusi – Soggiorni d’emozione, JFC, Faenza, 2012, in www.jfc.it/download/20/ (ultima consultazione: ottobre 2013).9 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso – L’idea, la gestione, il marketing dell’ospitalità diffusa, Milano, Franco Angeli S.r.l., 2010, pp. 13-19.
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nuova generazione di turisti preferisce servizi mirati, organizzandosi da sé nella ricerca di esperienze autentiche e non
fnte o artifciali, ma a contatto con il paesaggio umano e il contesto storico-ambientale, alla ricerca di esperienze
vere e non di semplici vacanze. Questo tipo di turista mostra di avere la capacità di scegliere e comparare, anche
perché sono ospiti esigenti che hanno già avuto esperienze di viaggio, sanno che tipo di vacanza cercano. È questo il
cosiddetto turista “permeabile”, interessato alle persone e ai luoghi e a tutti i problemi e gli imprevisti che questi
possono originare. Si manifesta dunque la necessità di organizzare servizi personalizzati, di far fronte a una richiesta
di esperienze genuine e a stretto contatto con la cultura locale e, pertanto, è chiara la necessità di mettere a
disposizione maggiori informazioni su dove andare e cosa vedere, comparando offerte e costi, in modo da
organizzare una vacanza che favorisca relazioni con i residenti e con gli altri turisti. Insomma, questo tipo di turista,
appartenente a tutte le fasce d’età e di ogni provenienza, è in grado di crearsi una vacanza su misura. È questo il tipo
di ospite ideale dell’AD. Questa piccola fascia di turismo è andata via via allargandosi divenendo oggi un mercato
signifcativo, interessato anche alla formula dell’Albergo Diffuso. Questo turismo di “quarta generazione” che è
venuto creandosi è anche frutto dei cambiamenti avvenuti con internet e la disponibilità di ottenere informazioni in
maniera veloce e pratica, aumentando la possibilità di scelta fra le diverse offerte turistiche. Ciò ha generato i
cosiddetti “nuovi turismi” (turismo flantropico, di conoscenza, emozionale) che cercano l’innovazione per una
vacanza in alloggi non tradizionali, per un’ospitalità sostenibile e a contatto con ambienti autentici ma non privi di
contaminazioni tecnologiche e negli arredi al fne di garantire ogni comodità. Da qui nasce una serie di formule di
ricettività che anni fa non esistevano neppure e che esistono parallelamente alle formule tradizionali di accoglienza.
Nuove forme di ricettività rispondono a nuove richieste con le loro proposte innovative. Da qui scaturisce il successo
dell’AD, caratterizzato anche da un’attenzione particolare nei confronti dell’ambiente, della cultura e del territorio.
Questa formula orizzontale e particolare di ospitalità, poi, aderisce in maniera adeguata allo stile di vita italiano,
assai apprezzato soprattutto all’estero10. Gli avventori provenienti dall’estero, in effetti, risultano essere circa il 46,4%
della clientela, contro il 53,6% di turisti italiani11.
1.1.1. Le origini dell’AD tra recupero dei borghi e rivalutazione del territorio
Le origini dell’AD vanno cercate nel tentativo di utilizzare a fni turistici le abitazioni appena ristrutturate ma
disabitate del Friuli, con i fondi del dopo terremoto del 1976. Tale modello fu in seguito disciplinato da norme
apposite, dando origine a modelli di ospitalità orizzontale utili a rivitalizzare borghi e centri storici prossimi allo
spopolamento. Questo avrebbe poi fornito l’ispirazione per la creazione di un AD, albergo originale situato
all’interno di case disposte in mezzo a quelle dei residenti, possibilmente intorno a una piazzetta, in un centro
storico abitato da una comunità attiva12.
Il termine Albergo Diffuso compare per la prima volta nel 1982 nell’ambito del “progetto pilota Comeglians”. Tale
termine verrà poi riutilizzato a Sauris (Udine) negli anni ’80. Dopo il terremoto c’era la necessità di recuperare intere
borgate distrutte e spopolate. Queste case sparse vennero poi utilizzate a fni turistici con un certo numero di edifci
da affttare e denominati “Residence Diffusi” che non prevedevano gestione e servizi alberghieri per gli ospiti;
10 Gli Alberghi Diffusi – Soggiorni d’emozione, cit.11 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 7-8.12 I GAL sono società a capitale pubblico e privato che elaborano il Piano di Azione Locale (PAL) e che possono benefciare di fondi comunitari. Il loro scopo è essenzialmente elaborare strategie di sviluppo di aree rurali che diventano in seguito e responsabili dell'attuazione di tali strategie (in www.sistema.puglia.it).
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manifesto era il desiderio di recupero che però si sbilanciava verso l’offerta piuttosto che verso la domanda. Da qui
comincia a crearsi un collegamento con la cultura abitativa tutta italiana. Solo negli anni ’80, lentamente, si
diffonde il nome di Albergo Diffuso, anche in seguito all’avvio di studi e ricerche che cercano di defnire questo
nuovo modello alberghiero come avvenuto nel 1984 con la ricerca Progetto turistico per la Val d’Enza realizzata da
Icie (Istituto Cooperativo per l’Innovazione) e regione Emilia Romagna nel 1984. Obiettivo era utilizzare edifci vuoti,
animare centri storici spopolati, valorizzando un sito partendo dalla soluzione delle problematiche di un luogo. Era,
tuttavia, ancora lontana l’idea di creare un modello distinto e autentico di ospitalità. Nel frattempo, poi, nel 1989 a
Sauris, in Friuli, venne avviata una prima forma di AD che inizierà la sua attività nel 1994 e sarà riconosciuta come
“Case per vacanze” nel 2002. La prima vera defnizione del concetto di AD, però, viene esplicata nel 1989 durante il
progetto “Turismo” dell’amministrazione Comunale di San Leo (Montefeltro). Questo progetto aveva lo scopo di
offrire ospitalità a un turismo considerato esclusivamente escursionistico, di promuovere soggiorni brevi, far
conoscere il contesto valorizzandone la cultura, gli edifci di pregio e inutilizzati. La conformazione urbanistica del
borgo di San Leo era anche idonea alla creazione di un AD intorno a una piazza principale, tra bar e servizi vari. I
requisiti principali di questo progetto erano molto vicini a quelli di un AD, ovvero la gestione unitaria (che fa capo a
un unico soggetto per i servizi principali e non), offerta di servizi alberghieri per tutti gli ospiti alloggiati negli edifci,
ambiente autentico fatto di case studiate per residenti temporanei in un paese piccolo ma vivo e con tutti i servizi
(farmacia, negozi, edicola, chiesa). Nonostante questo, però, il progetto non viene attuato a causa di varie
diffcoltà, come quella di trovare proprietari interessati (molti di questi vivevano da tempo all'estero) e di contare, di
conseguenza, un numero suffciente di case da mettere a disposizione. L’idea del Montefeltro viene però ripresa in
Sardegna per il Piano di Sviluppo del Marghine Planargia, nella città di Bosa, piano pubblicato nel 1995. Oltre ai
punti previsti per San Leo, questo progetto prevedeva anche gestione imprenditoriale e professionale e spazi comuni
per gli ospiti, una distanza massima (200 metri massimo dalla reception) che permetteva agli ospiti di sentirsi parte
del vicinato autoctono, anche se temporaneamente, stile e identità riconoscibile. Proprio questo progetto è stato
alla base della prima normativa sull’AD che l’ha distinto dalle altre forme di ospitalità. Questa prima traccia di
progetto ha in seguito attratto l’interesse dei Gruppi di Azione Locale (GAL) in diverse parti d’Italia, soprattutto a
Santulussurgiu (Montiferru). In quegli anni il modello di AD cambia scopo fondamentale, ovvero recuperare case
abbandonate, sostituito dalla possibilità di vivere il territorio e la sua cultura senza rinunciare alle comodità e ai
servizi tipici di un albergo, creando un legame tra il turista e il territorio. Sempre in questo periodo viene proposta
l'idea di Albergo Diffuso nel Piano di sviluppo provinciale dell'Assessorato al Turismo della Provincia di Modena.
Nel 1998, poi, la Regione Sardegna, anche se priva di una normativa regionale precisa, comincia a pensare allo
sviluppo di un AD. Nell'articolo 3 della Legge Regionale n.9 dell'11 marzo 1998 vi è una norma a favore della
concessione di contributi per la realizzazione di Alberghi Diffusi. È la regione Sardegna, quindi, la prima a
distinguere, nel 1998, l'AD dalle altre forme di ospitalità alberghiera, defnendolo come «centralizzazione di un unico
stabile dell'uffcio ricevimento, delle sale di uso comune e dell'eventuale ristorante ed annessa cucina e dalla dislocazione delle unità
abitative in uno o più stabili separati, purchè ubicati nel centro storico (zona A) del Comune e distanti non oltre 200 metri
dall'edifcio nel quale sono ubicati i servizi principali13». Tale normativa si ispirava al progetto della Comunità Montana
Marghine Planargia del 1995 sopra citato, migliorando l'accenno di legge regionale del 14 maggio 1984, n. 2214. Nel
13 Legge Regionale 12 agosto 1998, n. 27, capo IV, art.2514 Dove nell’art. 3 si specifca che «[…] Possono assumere la denominazione di villaggio albergo gli alberghi caratterizzati dalla centralizzazione dei principali servizi in funzione di unità abitative dislocate in più stabili e dall’inserimento dell’insieme ricettivo in un’unica area recintata e attrezzata per il soggiorno e lo svago dellaclientela [...]».
9
1999 poi, a Piazza Armerina (Enna) venne proposta la realizzazione di un AD nel centro storico. Alla fne degli anni
'90 presero forma alcuni progetti (come quello del “parco letterario” nell'alta Irpinia) che prevedevano la creazione
di forme innovative di accoglienza come i cosiddetti “paesi albergo”, i “paesi hotel”, i “borghi albergo” e in alcuni
casi forme di AD, tutte iniziative, però, che non prevedevano ancora la gestione unitaria, i servizi e le caratteristiche
tipiche dell'ospitalità diffusa. Nel 2000 vennero realizzati nuovi studi sull'AD, pubblicati articoli ed elaborati
progetti. Nel 2002 venne, tra l'altro, pubblicato il primo Report sull'AD in Italia da parte del Touring Club Italiano e
in cui furono defnite le linee giuda per la realizzazione dell'AD, in cui si sottolineava la diffcoltà di reperire case di
pregio da ristrutturare ma vicine tra loro e la mancanza di norme chiare relative all'AD. Nel 2002, poi, la Regione
Friuli intervenne con una legge che regolamentava l'Albergo Diffuso15. Nel 2003 il Bollettino uffciale della Regione
Lazio pubblicò le linee giuda per la realizzazione dell'AD; vennero poi pubblicati studi e articoli in materia, come
l'articolo di Giancarlo Dell'Ara intitolato Un po' casa...un po' albergo che lo defniva. Sempre nel 2003, per conto
del Ministero delle Attività Produttive, venne poi presentato un secondo Report sull'AD pubblicato nel XII Rapporto
sul Turismo Italiano. Fu nel 2003 che venne presentato il progetto per la realizzazione dell'AD di Santo Stefano di
Sessanio, in Abruzzo, la cui apertura avverrà nel 2004 e di cui si parlerà nei paragraf successivi. Nel 2004, a
Campobasso, si è tenuta la Prima Conferenza Nazionale sull'AD con lo scopo di diffondere la conoscenza di questa
forma di ospitalità orizzontale, tentando di classifcarla e analizzando il fenomeno e i relativi problemi a livello
nazionale, saggiando, tra l'altro, l'eventuale interesse di possibili investitori. Nel 2005 l'AD ha una sua precisa
defnizione che venne diffusa anche attraverso articoli su giornali e riviste come Repubblica, Il Sole 24 Ore o
Gambero Rosso, e che si rifaceva alla normativa regionale della Sardegna. Vennero inoltre organizzati convegni e
redatti rapporti sull'AD, con la creazione di vari siti internet. Proprio su uno di questi siti principali apparve la
denuncia del fatto che, nonostante i numerosi studi e proposte sull'AD, tanti interpretavano diversamente questo
modello di ospitalità, creando forme alberghiere simili all'AD ma che in realtà nascondevano altre forme di
ospitalità. Solo nel 2006, in effetti, un assessore del comune di Sarroch propose la creazione di un marchio che
distingua il vero AD dal resto delle altre forme di ospitalità. Proprio per meglio defnire la forma di ospitalità in
esame, si tenne, nel giugno 2006, la prima Giornata dell'Albergo Diffuso, durante la quale nacque l'Associazione
Nazionale degli Alberghi Diffusi (ADI) che ancora oggi tutela le caratteristiche degli AD italiani riconosciuti. L’ADI
ha anche lo scopo di favorire lo sviluppo del tema della sostenibilità rispettosa dell'ambiente. Sempre nel 2006, sia
le Marche che l'Umbria riconobbero uffcialmente l'AD, mentre erano in corso convegni e venivano redatti report in
materia. In seguito furono molti i convegni e gli studi o articoli (anche stranieri, in particolare tedeschi) sull'Albergo
Diffuso, ma anche i programmi televisivi ne parlavano. Nel 2007 l'ADI tenne la sua prima Assemblea Nazionale,
mentre nel 2008 il modello di Albergo Diffuso venne premiato a Budapest in occasione del Convegno Helping new
talents to grow come migliore esperienza di crescita economica da trasferire nei paesi in sviluppo. Nel 2008 venne
proposta la Carta dell'Albergo Diffuso, redatta durante un seminario ad Assisi e che delineava i principi
fondamentali dell'AD. Sempre in questo periodo si cominciò a parlare di AD anche presso testate estere come la
giuda in lingua inglese Lonely Planet o la rivista americana Budget Travel, o come il Times online. Nel 2010 l'AD
ricevette il premio “Turismo responsabile” del quotidiano “L'agenzia di viaggi”, a nome dell'AD Locanda del
15 La legge regionale del Friuli Venezia Giulia del 16gennaio 2002, Disciplina organica del turismo, nell’art. 64 defnisce l’AD : «[…] le strutture ricettivealberghiere si dividono in alberghi, motel, villaggi albergo, residence turistico alberghiere o aparthotel o hotel residence, e alberghi diffusi [...] ”. La legislazione delFriuli riconosce quindi l’AD come categoria distinta e defnisce alcune delle caratteristiche tipiche dell'AD, ma non prevede la vicinanza dimassimo 200 metri delle case alla reception (cosa che veniva ben defnita nella normativa della Regione Sardegna), richiedendo invece un numeropreciso di posti letto (80). (In http://www.ghnet.it/2006-2010/Article162.html. Ultima consultazione: ottobre 2013)
10
Ditirambo di Castro dei Volsci, per conto di 40 AD italiani. L'interesse per l'AD, in questo periodo, parve aumentare
sensibilmente, non solo da parte dei media nazionali ma anche da parte di giornali esteri come il New York Times.
Sempre nel 2010 iniziano ad essere segnalate prime sanzioni per l'utilizzo improprio della denominazione di AD.
Prima che l'AD fosse riconosciuto in Puglia e in Veneto, in occasione del World Travel Market di Londra, l'ADI ha
ottenuto il Global Award 2010, importante riconoscimento turistico internazionale16.
Oggi 17 regioni italiane hanno una norma sull'AD: recenti sono, a tal proposito, le leggi di Abruzzo (L.R. 9 agosto
2013, n. 2217), Sicilia (Legge 2 agosto 2013, n. 1118) e Piemonte (Legge Regionale n. 17 del 12 agosto 2013,
art.2619). Lombardia e Umbria, però, non hanno un regolamento preciso e la Toscana ha elaborato solo una
circolare regionale in materia20.
1.1.2 Le caratteristiche dell’Albergo Diffuso – I requisiti essenziali di una nuova forma di ospitalità
L'Albergo Diffuso è un modello di accoglienza turistica tutto italiano e che propone una soluzione sostenibile per il
turismo21. L'AD non va confuso con altre forme di ospitalità: è un albergo a tutti gli effetti, ma in grado di proporre
uno stile di vita originale, offrendo all'ospite la cultura tipica dell'accoglienza, lontano dal sistema standard delle
strutture alberghiere tradizionali22.
Secondo uno studio realizzato nel 2003 dal CISET (Centro Internazionale di studi sull’Economia Turistica –
Università Ca’ Foscari di Venezia) i turisti stranieri che decidono di visitare l’Italia chiedono un tipo di esperienza alla
scoperta autentica del territorio e delle sue tipicità, delle tradizioni locali, tra esperienza ricreativa e nuova esperienza
culturale. I luoghi idonei alla realizzazione di un AD, infatti, sono tessuti edilizi di pregio in quanto in grado di
trasmettere le tradizioni, la cultura e la storia anche architettonica del territorio: la cosiddetta “edilizia minore”.
Questa può riferirsi sia a edifci costituiti da uno o due ambienti sullo stesso piano, sia a edifci cosiddetti nobiliari23.
Per creare un AD, in effetti, è necessario avere a disposizione un certo numero di case disabitate, di pregio e vicine
tra loro, localizzate nel centro storico in modo da garantire raggiungibilità e servizi. Inoltre è basilare che il turista
abbia la possibilità di vivere a pieno lo stile di vita di un determinato luogo e della comunità locale. Il borgo o centro
storico deve possedere caratteristiche particolari sia dal punto di vista culturale che paesaggistico; quello dell’AD
deve essere un progetto strettamente allacciato con il borgo, con il territorio, con la sua comunità e con la sua
cultura24.
In sintesi, l'AD deve avere alcune caratteristiche essenziali: gestione unitaria, servizi alberghieri garantiti, unità
abitative localizzate in più edifci distaccati e già esistenti nel centro storico abitato da una comunità viva, presenza
di servizi comuni (per il ricevimento, sale comuni, bar, ristoro), distanza di massimo 200 metri tra le unità abitative e
le strutture che ospitano i servizi e gli spazi comuni (case lontane potrebbero creare vari problemi e disagi agli ospiti
e diffcoltà gestionali), ambiente autentico e rispettoso delle tradizioni storiche e architettoniche locali,
16 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit., pp. 20-23, 101-119.17 «Recupero e restauro conservativo dei borghi antichi e centri storici minori della Regione Abruzzo attraverso la valorizzazione del modello abruzzese di ospitalità
diffusa. Disciplina dell’albergo diffuso». 18 «Norme per il riconoscimento dell’albergo diffuso in Sicilia».19 «Istituzione dell'albergo diffuso nei territori montani».20 http://albergo-diffuso.blogspot.it/2013/06/le-leggi-regionali-sullalbergo-diffuso.html (ultima visualizzazione: ottobre 2013).21 http://www.ghnet.it/2006-2010/Article162.html (ultima consultazione: ottobre 2013).22 http://www.albergodiffuso.com/l_idea.html (ultima visualizzazione: ottobre 2013).23 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.24 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit.
11
riconoscibilità della struttura, stile gestionale della struttura integrata nel territorio e nella sua cultura. L’AD è infatti
una proposta direttamente inserita nel luogo, nella sua comunità e nella sua cultura, tutte cose alla base dei servizi
offerti al turista25.
L’obiettivo che si vuole raggiungere con la creazione di un AD è quello di valorizzare le risorse ambientali, storiche,
architettoniche e culturali proprie del territorio, lasciando però inalterato il territorio da rivitalizzare (a partire
dall’originalità di corredi e arredi), creando infne una struttura a bassissimo impatto ambientale. Tutto questo deve
poi avere una ricaduta positiva sull’economia e l’occupazione non soltanto del luogo ma anche dei territori limitrof.
L’obiettivo generale è quindi quello di valorizzare il territorio soggetto a un progressivo spopolamento; l’obiettivo
specifco è quello di investire per la crescita dell’economia locale. Per realizzare tutto ciò, molti sono gli interventi da
attuare e che partono innanzitutto dal risanamento degli edifci, degli impianti e delle condotte, in modo da renderli
perfettamente fruibili anche recuperando i prospetti delle unità del borgo antico per ristrutturare al meglio anche
opere e affreschi di particolare pregio rispettando la loro originalità. Infne, sarebbe necessario recuperare edifci da
adibire a spazi comuni come alcune chiesette, rivalutando anche le strade in cui sono ubicati tali edifci26.
Il borgo ideale per la creazione di un AD è pertanto situato in un contesto storico-ambientale di interesse in modo
da creare sia un “effetto calamita” (attirare il turista) sia un “effetto spugna”(trattenere il turista nella zona). Tale
borgo è poi abitato da una comunità viva, è caratterizzato dall’esistenza di edifci disabitati vicini tra loro e da
ristrutturare a fni turistici e conta su una buona accessibilità. I prodotti locali di tale borgo sono conosciuti e
generano interesse; può offrire al turista uno stile di vita tranquillo, itinerari escursionistici e attività per il tempo
libero, feste e animazione, visite a musei, castelli, chiese, valorizzando e promuovendo tradizioni culturali e
gastronomiche. Tutto questo può dare un contributo alla rivitalizzazione di borghi che si vanno spopolando ma che
hanno comunque una vocazione turistica, fungendo da freno a tale spopolamento, incentivando la nascita di nuovi
servizi anche per i residenti. La progettazione di un AD, dunque, richiede l'attenta valutazione delle risorse del centro
storico e del territorio, delle relative potenzialità turistiche, coinvolgendo soggetti (come anche gli artigiani locali) e
servizi che potrebbero essere utili per costruire l’AD, ma anche le istituzioni e le associazioni, effettuando, tra l'altro,
l'analisi delle normative regionali e dei sistemi utili a ottenere incentivi. Creare un AD richiede dunque la creazione di
una società composta dai proprietari degli immobili, gestendo anche convenzioni con attività commerciali del
territorio (tipo ristoranti). Talvolta, invece, la società o il soggetto può acquisire o gestire anche altri immobili vicini
(mediante convenzioni con fornitori locali), oppure aggiungere agli immobili acquisiti quelli di proprietà di un Ente
locale. In taluni casi i proprietari delle case potrebbero creare un consorzio affdando la gestione dell’AD ad una
cooperativa giovanile. Riepilogando, quindi, vanno prima individuati gli immobili giusti per la costruzione dell’AD,
anche con collaborazione dell’amministrazione comunale (spesso i comuni possiedono edifci inutilizzati che
potrebbero essere adatti alla forma dell’ospitalità diffusa) valutandone anche le caratteristiche (numero di camere
dislocate in edifci diversi – minimo 12 o 15 camere distribuite in 2 o 3 stabili secondo uno studio della BIC -, spazi
per l’accoglienza situati ad una distanza massima di 200 m dalle case e possibilmente in zona centrale rispetto a
queste). Le hall di un AD dovrebbero essere due, una esterna (in un vicolo o in una piazza) e una interna in cui il
gestore lascia percepire l’atmosfera tipica dell’AD, tipo biglietto di benvenuto. Le camere, invece, non dovrebbero
avere numeri ma nomi che fanno riferimento al territorio e alla cultura del luogo. L’arredo dovrebbe essere
25 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 22.2326 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.
12
particolarmente curato e autentico, dovrebbe mostrare la personalità propria della struttura e il legame con il
territorio.
I requisiti minimi di un AD, dunque, sono: strutturali (autenticità e pregio anche dopo gli interventi edilizi di
ristrutturazione, coerenza architettonica), ambientali (arredo, comodità, atmosfera), gestione (di cui si parlerà a
breve), servizi e competenze professionali (capacità di accoglienza, gestione unitaria e imprenditoriale, personale
preparato e che partecipi anche a percorsi formativi e aggiornamento sia per i titolari che per il personale),
accessibilità, idonee unità abitative (dimensioni adeguate, adeguata illuminazione, pulizia, presenza di accessori vari
e di documentazione promozionale sul territorio), reception e spazi comuni e punto ristoro dove promuovere anche
la cultura gastronomica del luogo.
Importante è altresì il modello gestionale dell’Albergo Diffuso. Già negli anni ’80 si era intuito che la gestione di un
AD dovesse essere professionale ma non spersonalizzante come poteva essere la gestione di un albergo tradizionale.
Il gestore di un AD dovrebbe conoscere a fondo il territorio e vedere l’AD come un progetto essenzialmente legato a
questo, un modo per valorizzarlo rispettandone l’identità e promuovendola; è coinvolto lui stesso nella vita, negli
eventi e nella cultura del luogo in cui cerca di introdurre i suoi ospiti. Funge inoltre da impulso per iniziative ed eventi
di animazione locale, coinvolgendo gli operatori, le associazioni e anche i residenti della zona. Questo modello offre
opportunità di sviluppo, poi, anche agli enti locali, valorizzando le risorse esistenti e rivitalizzando i centri storici, ma
anche incentivando l’attività di altre strutture presenti in zona, migliorando l’identità turistica del territorio,
allargando lo sviluppo del territorio alle aree circostanti, rispettando i valori della comunità e quelli dell’impresa. Un
Ente locale non può gestire da solo un AD ma può mettere a disposizione immobili di sua proprietà che sono da
anni inutilizzati, organizzare incontri con proprietari di case disabitate, creare spazi comuni con servizi gratuiti (sale
lettura) per il turista, curare l’arredo urbano, avviare attività di animazione e percorsi storici che rendano il territorio
vivo e fruibile turisticamente e, infne, promuovere attività che sensibilizzino e informino gli abitanti locali a
proposito di questo nuovo tipo di turismo.
Ruolo importante per l’AD, inoltre, lo gioca il marketing: saper ascoltare il tipo di domanda è essenziale quando il
mercato cambia e diventa il luogo delle conversazioni anche tramite internet, creando un contatto diretto tra
venditori e clienti. Non si può quindi fare affdamento su un marketing incentrato principalmente sulla semplice
pubblicità, ma occorre fare affdamento su un marketing “relazionale” che cerca di coinvolgere il consumatore.
Questo marketing delle relazioni va interpretato come personalizzazione dei prodotti realizzata coinvolgendo
maggiormente i consumatori. Lo stesso personale, in questa logica, va visto come “part-time marketer”, ovvero un
addetto part-time al marketing che va formato sui suoi compiti concernenti le tecniche di mercato all’interno
dell’AD. Questo tipo di marketing detto interno riguarda essenzialmente l’informazione (informare collaboratori,
associazioni e amministrazioni locali su quali sono le caratteristiche dell’AD), la condivisione (rendere pubblici i
progetti di sviluppo possibili per il territorio e per i soggetti coinvolti in tale progetto), l’aggiornamento (di
collaboratori e soggetti coinvolti) e la formazione (per apprendere competenze professionali essenziali)27. Gli
interventi del marketing, difatti, dovrebbero essere essenzialmente quattro: utilizzare personale specializzato che
sappia offrire servizi chiari e affdabili, sempre adeguati al tipo di utenza, con messaggi promozionali chiari e diretti;
il prezzo deve rispecchiare a pieno la qualità e la tipologia dei servizi offerti; individuare una persona esperta che si
occupi dell'aspetto commerciale, modo di distribuire i punti vendita e i prodotti; attività di promozione effcace,
investendo in pubblicità soprattutto nel primo anno, anche attraverso l'aiuto di esperti (agenzie pubblicitarie),
27 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 33-70.
13
usufruendo anche del passaparola tramite aziende e associazioni, o tramite giornali anche locali e bollettini del
settore28. La distribuzione deve essere “multicanale”, cioè che possa contare sul cartaceo, sul contatto telefonico o
personale, sulle guide turistiche ecc. Il contatto diretto con il cliente oggi si aggiorna con l’aiuto del web: essere
presente sul web, anche attraverso attività di web marketing, è importante per un AD che deve avvalersi, tra l’altro,
sempre di un sito internet funzionante e attivo e dove il cliente può anche creare conversazioni virtuali con gli altri
ospiti o pubblicare foto. Questo sito web non deve però essere principalmente pubblicitario e deve essere gestito da
personale che ne abbia le competenze, arricchendosi però anche grazie all’intervento dei visitatori con commenti e
foto. Da questo punto di vista, un aiuto può arrivare dall’adesione all’ADI che comporta anche la presenza e
visibilità sul sito web. Ma un AD non può trascurare il sistema intermediario, come agenzie viaggio, tour operator,
cataloghi. Interessante è inoltre l’aiuto fornito dai canali non professionali come l’associazionismo e le
organizzazioni del turismo sociale, ma anche i media come quelli online. In sintesi, per un marketing relativo all'AD
che sia effcace, sono necessari: un sito web e attività di web marketing, adesione all’ADI, avviare un piano di
formazione per il personale, creazione di opuscoli, dossier sulle offerte del territorio, avviare attività di pubbliche
relazioni, creare un calendario degli eventi del luogo da utilizzare come argomenti di marketing e formare un piano di
ospitalità insieme agli enti locali. È anche una corretta operazione di marketing a favorire il successo di tale originale
forma ricettiva attenta all'ambiente, alla cultura di un borgo e nel pieno rispetto di uno stile di vita italiano tanto
apprezzato soprattutto all'estero29.
Affnché l'AD abbia successo, poi, è necessario coinvolgere la popolazione locale: gli abitanti del luogo vanno
educati alla cosiddetta “cultura dell'accoglienza” con informazioni dirette su risorse e vantaggi e suscitando
l'interesse anche degli attori che operano sul territorio. Questo può essere possibile solo con l'organizzazione di
seminari, convegni, incontri pubblici anche durante la fase di realizzazione dell'Albergo Diffuso, invitando gli
abitanti, le associazioni e le autorità locali. È inoltre importante che gli enti locali e la Regione collaborino, anche
con la creazione di una normativa precisa, con fnanziamenti pubblici e incentivi per i proprietari delle abitazioni da
ristrutturare e inserire nell’AD.
Il funzionamento di un AD dipende molto dalla capacità dei gestori e degli abitanti locali di collaborare tra loro e
con i privati (ristoratori locali, proprietari delle case, artigiani, aziende agricole), con gli enti pubblici e con le pro
loco e le altre associazioni-cooperative. Questa collaborazione deve essere guidata dalla cultura dell’accoglienza
fnalizzata alla valorizzazione delle peculiarità della zona attraverso: promozione di attività ricreative e sportive,
organizzazione di percorsi naturalistici, culturali ed enogastronomici e pubblicizzazione anche per via telematica di
possibili eventi. Occorre inoltre fornire prodotti locali tramite la rivalutazione degli orti, dei frutteti e varie attività di
questo genere anche a conduzione familiare.
Infne, essenziale è per un AD che gli abitanti del luogo evitino comportamenti diffdenti nei confronti di ciò che è
nuovo e che siano aperti nei confronti delle innovazioni, che siano interessati a collaborare e mettersi in gioco30.
1.1.3. I punti di forza e di debolezza di un AD
28 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.29 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 84-91.30 http://www.valtemo.it/albergo_diffuso.html, http://www.unionealtavallecamonica.bs.it/App_Functions/DB_File.aspx?Id=170962 (ultima visualizzazione: ottobre 2013).
14
L'Albergo Diffuso richiede caratteristiche comuni essenziali per la defnizione stessa di questa struttura diffusa. Non
sempre, in effetti, è possibile rispettare queste prerogative. Gestione unitaria in grado di garantire una pluralità di
servizi ai suoi ospiti e rapporto stretto con il territorio e le sue peculiarità culturali e tradizionali sono diffcili da
ottenere. Il turista dell’AD è esigente e interessato a esplorare il territorio chiedendo servizi di qualità. Se non
dovessero esserci queste caratteristiche essenziali si cadrebbe in una normale forma di ricettività alberghiera che non
giustifcherebbe il prezzo generalmente alto degli AD, oppure nell'abuso della defnizione di AD, con la conseguente
speculazione di privati o di enti pubblici. Una delle problematiche dell’AD è proprio l’elevato costo di gestione che
va giustifcato nella qualità dei servizi offerti31. Questo è dovuto al fatto che i risultati economici non saranno
immediati perché richiedono almeno un paio d’anni: nei primi tempi i ricavi sono generalmente bassi. I costi di
gestione, poi, possono variare come anche i costi dei prodotti per gli ospiti e i costi di manutenzione. I costi che
dovrebbero essere fssi sono invece quelli che riguardano gli stipendi del personale. La previsione dei ricavi è tuttavia,
soprattutto nei primi mesi, assai diffcile perché non si può far riferimento ai risultati passati. Risulta a tal proposito
necessario prevedere il prezzo approssimativo da attribuire ai servizi, prezzo che non deve superare quelli della
concorrenza presente in zona. Soprattutto nei primi tempi, se non si può usufruire di agevolazioni fnanziarie o
contributi a fondo perduto, si dovrebbe ricorrere a varie forme di fnanziamento ordinarie: capitale proprio dei soci
(l’imprenditore dovrebbe possedere capitali adeguati al fabbisogno fnanziario richiesto dall’attività o un piccolo
fondo personale da cui attingere in caso di necessità), capitale di rischio (se l’imprenditore o i soci non dispongono
di capitali propri devono fare riferimento a società fnanziarie che siano disposte a investire nel progetto e in grado
di partecipare anche agli utili prodotti dall’attività) e capitale di credito ordinario (capitale prestato da terzi come
banche, istituti di credito, società fnanziarie, considerando però che i ricavi non sono immediati e occorre tenere
conto delle esigenze di tali società che richiedono garanzie al momento del prestito)32. L’AD richiede dunque costi
più elevati rispetto a un normale albergo, sia in fase di avviamento e investimenti iniziali e sia per la gestione che è,
tra l’altro, più dispersiva anche per via di un recupero edilizio che rispetti la tradizione artigiana e architettonica.
Inoltre, tra i punti di debolezza, va anche annoverata la diffcoltà normativa e l’esistenza di strutture che si fregiano
impropriamente della defnizione di AD. Questo modello può però attirare l’interesse di intermediari specializzati
(agenzie viaggio, operatori online) e dei media, permettendo la crescita del turismo sostenibile e la valorizzazione dei
prodotti locali, favorendo la creazione di una norma regionale precisa33 L'AD va infatti visto come promotore
economico e culturale dei centri minori, dei centri storici e di tutti i suoi aspetti commerciali, artigianali e
residenziali. Punto di forza dell'ospitalità orizzontale, quindi, è l’originalità della proposta che aiuta a conferire
maggiore visibilità sul mercato turistico. L'AD ha uno stile unico che rispecchia la personalità dei turisti che lo
richiedono ma deve al contempo esprimere a pieno la personalità del territorio34. I punti di forza dell'AD sono
indubbiamente legati al recupero del patrimonio culturale e artistico dei centri minori, all'autenticità dell’offerta,
alla novità della proposta che permette una maggiore visibilità nel mercato turistico, e quindi all'incentivazione
dell'economia del luogo e alla rivitalizzazione del borgo e delle zone limitrofe, senza intaccarne cultura e ambiente35.
31 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, cit32 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.33 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 24-2534 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.35 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit.
15
1.2. LA SITUAZIONE ATTUALE DEGLI ALBERGHI DIFFUSI IN ITALIA
Gli Alberghi Diffusi uffcialmente riconosciuti in Italia dall’Associazione nazionale degli AD, al maggio 2013, sono
76, ma il numero potrebbe salire a 80 (anche se gli AD non riconosciuti sono ancora tanti, soprattutto in quelle
regioni dove manca una corretta legislazione come in Puglia).
Come si può notare dal grafco36, l’AD è una realtà diffusa soprattutto nell’Italia centro-meridionale, in Sardegna e
nell’Italia orientale, in particolar modo nel Friuli Venezia Giulia37, eccellenza, insieme alla Sardegna, per quanto
concerne le strutture diffuse. È proprio in Friuli, infatti, che dopo il terremoto del 1976 nasce il concetto di AD 38. La
regione che ha un maggior numero di AD risulta essere l’Umbria (10 strutture diffuse) seguita dal Lazio (9) e dalle
Marche (7)39. Seguono Sardegna, Toscana e Puglia. Fanalino di coda è la Calabria, con un solo AD, mentre in
Lombardia sono stati aperti i primi AD a Lovere e Ornica. La Campania, con i suoi 3 AD, è una regione che ben si
presta al concetto di AD, con un regolamento che ne rispecchia a pieno il modello40. Qui, infatti, ci sono 331
comuni su 551 che hanno meno di 5000 abitanti, il 60% del totale, percentuale che sale nelle province di Avellino e
Benevento (85,27%). Capitale dell’Albergo Diffuso, poi, è Santu Lussurgiu, in provincia di Oristano, con 3 Alberghi
Diffusi che presto dovrebbero diventare 4 (dati del 2012)41. Gli AD sorgono, per il circa 33% dei casi, in comuni con
1000-5000 abitanti, per il 30% con circa 500 residenti e per il 37% in cittadine con un numero di abitanti superiore a
500042. La gestione degli AD è unitaria per la fornitura dei servizi principali: nel 54% dei casi gli immobili hanno un
unico proprietario che gestisce la struttura o la dà in gestione, mentre nel 45,8% dei casi i proprietari affdano la
36 Fonte grafco: http://infogr.am/Alberghi-Diffusi-un-fenomeno-in-crescita (ultima visualizzazione: ottobre 2013).37 http://www.albergodiffuso.com/albergo-diffuso-santo-stefano-di-sessanio-e-specchia.html (ultima consultazione: ottobre2013).38 http://it.wikipedia.org/wiki/Albergo_diffuso e http://www.albergodiffuso.com/l_idea.html.39 Informazioni prese dal sito http://albergo-diffuso.blogspot.it/ (ultima consultazione: luglio 2013).40 http://www.albergodiffuso.com/se-dovete-copiare-un-regolamento-sullalbergo-diffuso-copiate-quello-della-campania-e-il-migliore.html (ultima consultazione: luglio 2013).
41www.chipsmachine.com/tourinbo2012/page_1339657497444/s_pg_1345977696470/page_contents/media/pdf/JFC_-_Alberghi_Diffusi.pdf (ultima visualizzazione: luglio 2013).42 http://www.albergodiffuso.com/nuovi-modelli-organizzativi-e-gestionali-dellimpresa-turistica-il-progetto-dell’albergo-diffuso-di-artena.html.
16
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Gli AD in Italia e all'estero nel 2013
Num
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AD
gestione ad associazioni, consorzi, cooperative o altro. Il 91% degli AD effettua un’apertura annuale e il 66,5%
fornisce solo servizio di colazione e non di ristorazione. Le prenotazioni avvengono principalmente tramite mail e siti
internet degli AD (42,4%), tramite Booking (31%), mediante tour operator e agenzie viaggi (14,8%) e tramite
contatti telefonici (11,8%). Nelle strutture in esame lavorano in media 4,7 persone: 75,8% sono italiane, 24,2%
straniere. Tra gli italiani, la maggior parte dei collaboratori (64,2%) vive nelle vicinanze della struttura, mentre il
personale straniero è in maggior misura rumeno (19,3% sul totale del personale straniero), ucraino (18%), polacco
(11,8%) e britannico (11,2%)43.
Nel primo semestre del 2012, le presenze attestate in AD sono in media pari a 2,9 notti. Secondo Giancarlo
Dall’Ara, presidente dell’Associazione nazionale Alberghi Diffusi e docente di Marketing del turismo all’Università di
Perugia, la cosiddetta ospitalità orizzontale, nel 2012, è l’unico modello di ospitalità a far registrare un incremento
in un anno che non è stato particolarmente felice per il turismo, anche a causa della crisi economica, crescendo del
10 – 15%44. Nell’estate del 2012, in effetti, rispetto al 2011 si è registrato un brusco calo di presenze in tutta Italia,
salvo in Campania, con il 2,4% di presenze alberghiere45. Questi dati emergono da un monitoraggio effettuato dalla
Federalberghi sulle presenze alberghiere per i mesi di luglio e agosto: a luglio si è registrata una fessione del 5% (-
8,9% italiani, +0,2 stranieri), mentre ad agosto la fessione è stata di 1,1% (-3,3% italiani, +2,1 stranieri)46.
L’offerta ricettiva delle strutture diffuse pare essere particolarmente apprezzata dai turisti stranieri: gli avventori
provenienti dall’estero rappresentano circa il 46,4% della clientela, contro il 53,6% di turisti italiani. Le regioni che
danno vita a maggiori presenze negli AD sono il Lazio (14,2% sul totale Italia), la Lombardia (11,6%)47 e la
Campania (7,5%), seguite dall’Emilia Romagna (7,1%), Toscana e Puglia (6,6%), Veneto (6,4%) e Piemonte (6,2%)48.
Per quanto riguarda i mercati esteri, invece, i clienti degli AD sono principalmente tedeschi (il 19,4% sul totale
estero), francesi (14,5%), olandesi (8,1%), spagnoli (7,3%), provenienti dai paesi scandinavi (7%), belgi (6%) e
inglesi (5,5%). Ci sono anche esigue presenze che arrivano dal Giappone (3,9%), dalla Russia e dalla Cina (3,4%) e,
infne, dall’Australia (2,3%). I clienti delle strutture diffuse sono poi essenzialmente coppie trentenni (54,8%),
famiglie (33,8%), sportivi (6,1%) e clientela dall’età avanzata (3,2%). Le motivazioni di questi turisti aperti ed
esigenti sono maggiormente collegate al desiderio di una vacanza lontana dai circuiti turistici tradizionali, per
un’esperienza alternativa e originale, tra natura, ambiente, enogastronomia e tipicità dei luoghi49. Secondo
un’indagine del WTO (The World Trade Organization) sulle tendenze turistiche generali, il 66% dei turisti culturali
europei è interessato a una vacanza originale e a esperienze nuove, mentre secondo il sociologo Bernard Cova, oltre
il 50% dei turisti interessati alla cultura e presenti in Europa è interessato alla scoperta delle tradizioni di un luogo,
alla sua tipicità50. Il turista che frequenta l’Albergo Diffuso, insomma, spesso è straniero, alla ricerca di un turismo di
qualità, autentico e immerso nella cultura del luogo (stili di vita, tradizioni, gastronomia) che si caratterizza anche
per la cosiddetta “ospitalità italiana”. I luoghi in questione sono principalmente zone fuori dai grandi circuiti
43www.chipsmachine.com/tourinbo2012/page_1339657497444/s_pg_1345977696470/page_contents/media/pdf/JFC_-_Alberghi_Diffusi.pdf.44 albergo-diffuso.blogspot.it/2013/05/gli-alberghi-diffusi-visti-dalla-sicilia.html.45ww.ilmattino.it/napoli/citta/agosto_nero_per_il_turismo_in_italia_ma_boom_in_campania_24/notizie/218023.sml46 www.agopress.info/turismo-estate-2012-presenze-in-calo/11649/.47 Gli Alberghi Diffusi – Soggiorni d’emozione, cit.48www.chipsmachine.com/tourinbo2012/page_1339657497444/s_pg_1345977696470/page_contents/media/pdf/JFC_-_Alberghi_Diffusi.pdf (ultima consultazione: luglio 2013).
49 www.chipsmachine.com/tourinbo2012/page_1339657497444/s_pg_1345977696470/page_contents/media/pdf/JFC_-_Alberghi_Diffusi.pdf50 www.slideshare.net/FormazioneTurismo/il-metodo-di-lavoro-albergo-diffuso-le-frontiere-del-marketing-turistico (ultima visualizzazione: luglio 2013).
17
commerciali del turismo, con un patrimonio storico, culturale, tradizionale e ambientale autentico e quasi
“incontaminato”51.
Infne, per quanto riguarda i costi di prenotazione degli AD, in media le tariffe base partono dalle 30 € a persona per
notte in AD come quello di Lauco (Udine)52 o Borgo Soandri (Udine)53, alle 30-40 € a persona per Sas Benas (Santu
Lussurgiu – Oristano)54, fno alle 70 € base per Santo Stefano di Sessanio (l'Aquila) e Sauris (Udine)55. Si arriva poi
a un prezzo base compreso tra le 70 e le 100 € per Il Borgo Ritrovato (Montescaglioso-Matera)56, fno alle 100 €
base delle Grotte della Civita di Matera. Ogni prezzo può però variare e aumentare in base al tipo di camera/casa e
ai servizi richiesti, nonché al periodo di bassa o alta stagione. A tal proposito, è possibile anche effettuare una stima
media dei ricavi che un AD potrebbe procurare: tabella Dossier ospitalità diffusa
I costi, dunque, risultano essere leggermente più elevati rispetto a quelli di una normale struttura alberghiera, ma
tale aspetto va giustifcato con la qualità dei servizi che questa forma originale di ospitalità offre.
Tab. 1 - Stima approssimativa dei ricavi annuali di un AD57
Prodotto/servizio Prezzo medio Media presenze al giorno Giorni anno Fatturato
Capacità ricettiva
Posti letto € 40,00 93 365 € 1.357.800,00
Servizi aggiuntivi+pacchetti € 15,00 46 365 € 251.850,00
Attività food € 20,00 61 365 € 445.300,00
Totale capacità ricettiva € 2.054.950,00
1.3. ANALISI DI BENCHMARKING DEI CASI STUDIO DI INTERESSE – GLI AD DI SANTO STEFANO DI SESSANIO, SPECCHIA E SAURIS
Coniugare servizio alberghiero e valorizzazione del territorio è indispensabile per il modello dell'AD che si pone come
scopo quello di rivitalizzare i centri storici dei piccoli borghi, con tutte le positive ripercussioni economiche che ne
conseguono. I piccoli borghi, in effetti, potrebbero essere assai utili al rilancio turistico (ed economico) italiano,
sempre tutelando il patrimonio artistico e culturale dei centri minori. L'Albergo Diffuso si fa proprio portatore di
tale cultura, promuovendola anche all'estero. Sono, tuttavia, ancora pochi coloro che conoscono questo tipo di
ospitalità, e ancora meno sono coloro che hanno deciso di investire in un AD58. Alcuni, poi, si fregiano del nome di
AD senza possederne le caratteristiche, soprattutto in quelle regioni dove la normativa non è chiara. Ci sono, però,
anche eccellenze nel settore, AD che hanno saputo aderire al meglio al concetto di alloggio orizzontale,
rivitalizzando piccoli borghi vicini allo spopolamento e risollevando l'economia e l'occupazione anche delle zone
circostanti. I casi in questione riguardano principalmente gli AD di Santo Stefano di Sessanio, Specchia e Sauris.
51 pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_TurismoSportSpettacolo/PIR_Turismo/PIR_4310159.886562473/Tesi%20Maria%20Damiano.pdf (ultima visualizzazione: luglio 2013).
52 http://www.albergodiffusolauco.it/prezzi.aspx.53 http://www.albergodiffuso.org/ita/pr_prezzi.aspx.54 http://www.albergodiffuso.net/sardegna/albergo-diffuso-sas-benas/ (ultima consultazione: ottobre 2013).55 http://www.albergodiffusosauris.com/it/about/listino/ (ultima visualizzazione: ottobre 2013).56 http://www.albergodiffuso.net/basilicata/albergo-diffuso-il-borgo-ritrovato/ (ultima consultazione: ottobre 2013)57 Dossier Ospitalità e Albergo Diffuso, cit., p.30.
58 http://www.ilghirlandaio.com/top-news/89573/turismo-dall-ara-puntare-sugli-alberghi-diffusi-per-rilanciare-il-settore-utili-per-la-ripresa-del-paese/#.Umq7tkzV-GE.twitter (ultima consultazione: ottobre 2013).
18
1.3.1. I casi di eccellenza: Santo Stefano di Sessanio, Specchia e Sauris – Tre modelli a confronto
In Abruzzo il caso più famoso di Albergo Diffuso è senza dubbio quello del borgo medievale di Santo Stefano di
Sessanio (L'Aquila), situato tra il Parco nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga. Questo comune conta poco
più di 100 abitanti (115 al 1° gennaio 201359) e ha saputo risollevare la sua economia soprattutto grazie al turismo,
incentivato dalla politica dei sindaci e da alcuni abitanti che vi hanno investito. Decisivo, però, è stato l’intervento di
un imprenditore di origini svedesi, Daniele Elow Kihlgren, che, con l’ausilio di un’effcace pubblicità, ha saputo
suscitare l’interesse degli investitori creando un AD famoso anche oltre i confni dell’Italia. Oggi, in effetti, grazie a
questa struttura orizzontale, nella zona si contano numerose strutture ricettive, ristoranti e botteghe artigianali che
hanno il compito di promuovere i prodotti tipici locali (enogastronomici e non60) e mestieri manuali messi in disuso
dalla tecnologica società contemporanea. L’AD di Santo Stefano di Sessanio è composto da 29 camere dislocate in
più edifci del centro storico, per 61 posti letto. Le camere sono spaziose, l’arredamento è autoctono e tradizionale,
senza interruttori a vista (il tutto è gestibile da un telecomando). Tutto questo è stato realizzato grazie alla
collaborazione del Museo delle Genti d’Abruzzo, analizzando foto d’epoca, ricostruzioni fatte dai musei etnografci e
tramite la testimonianza degli anziani abitanti del luogo. L’offerta dell’AD comprende il pernottamento e la prima
colazione per un costo base di 75 euro a persona. A disposizione degli ospiti della struttura ci sono: un ristorante,
una sala conferenze, botteghe per la vendita di prodotti locali, la possibilità di prenotare escursioni di vario genere e
visite guidate per i borghi abruzzesi nonché l’occasione di seguire corsi di artigianato e lavorazione del pane e del
formaggio. Si possono inoltre noleggiare auto d’epoca61.
Interessante è notare come il borgo in esame ha subito per molti anni una condizione di povertà e abbandono a
causa delle migrazioni nelle grandi città. Nell’attuale procedimento di ristrutturazione e riqualifcazione turistica e
culturale del borgo, Daniele Elow Kihlgren con cinque milioni di euro ha, nel 2004, comprato la maggioranza degli
edifci in disuso del borgo, abitato da circa 70 persone, per farne un Albergo Diffuso che si snoda tra 13 vie e
piazze62. La gestione dell’AD è stata assegnata alla Sextantio Srl., società fondata dallo stesso Daniele Elow Kihlgren
e che si occupa delle prenotazioni e della promozione, in collaborazione con la società Dom (che insieme cercano di
ridare vita al Patrimonio Storico Minore italiano). Daniele Elow Kihlgren ha anche creato botteghe artigianali ed
enogastronomiche, un ristorante per il rilancio del prodotto tipico del luogo (la lenticchia di Santo Stefano di
Sessanio) e una sala convegni anche per la realizzazione di mostre e concerti. Dopo l’acquisto degli edifci, sono
state ricostruite con tecniche tradizionali case di cui erano rimaste integre soltanto le mura. Una stalla è stata
adibita a reception, nelle stanze il cotto e il legno dei pavimenti sono originali, le lenzuola e i copriletti sono stati
realizzati in maniera tradizionale, anche con telai. Nel ristorante si mangiano soltanto prodotti del luogo. L’AD ha
creato un ingente indotto economico fornendo lavoro a oltre 300 persone e nei dintorni sono state create altre
strutture ricettive come le locande e i B&B63. Si è cercato di conservare le originali caratteristiche storico-
architettoniche, paesaggistiche e antropologiche del luogo, creando un vero e proprio “modello Santo Stefano”
incentrato sulla conservazione delle tradizioni ma anche del paesaggio. A tal proposito, la comunità locale ha creato
59 http://www.tuttitalia.it/abruzzo/26-santo-stefano-di-sessanio/ (ultima visualizzazione: 3 ottobre 2013).60 http://www.comunesantostefanodisessanio.aq.it/strutture-ricettive.html (ultima visualizzazione luglio 2013).61 http://www.albergodiffuso.net/abruzzo/albergo-diffuso-sextantio/ (ultima visualizzazione: luglio 2013).
62www.positanonews.it/articoli/96505/daniele_kihlgren_e_santo_stefano_di_sessanio_come_trasformare_un_paese_in_ un_albergo_diffuso.html (ultima visualizzazione: luglio 2013).63www.positanonews.it/articoli/96505/daniele_kihlgren_e_santo_stefano_di_sessanio_come_trasformare_un_paese_in un_albergo_diffuso.html.
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una “carta dei valori”, protocollo d’intesa per la conservazione dell’ambiente e del paesaggio tra la Sexantio, l’Ente
Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga, e il comune di Santo Stefano di Sessanio.
Curioso è infne notare come, durante il terremoto del 6 aprile 2009, questo centro è stato uno dei pochi a non
subire danni se si esclude la Torre Medicea che era stata ristrutturata negli anni '6064. L'AD, dunque, può essere utile
anche alla messa in sicurezza di vecchi borghi che rischiano di scomparire.
In Puglia, invece, caso di ospitalità diffusa d’eccellenza anche europea65 è l’AD “Residenza In” di Specchia, posto
nella zona turistica rinomata del Capo S. Maria di Leuca in Salento, in una cittadina di 5000 abitanti che non a caso
rientra dal 2004 tra i 108 borghi più belli d’Italia. Il lavoro di riqualifcazione di Specchia è stato possibile grazie al
Gruppo di Azione Locale (GAL) Capo Santo Maria di Leuca, società a responsabilità limitata a capitale misto
pubblico-privato fondata nel 1991 che, dal 1993, si occupa della gestione, promozione e prenotazione delle attività,
nonché di valorizzare le risorse presenti in zona. Il GAL ha un capitale sociale pari a 124.338,00 euro ed è composto
da 120 soci che rappresentano le amministrazioni locali, le imprese, le associazioni culturali e ambientali e le
categorie produttive e professionali. Obiettivo di questa società è stato sin dall’inizio quello di valorizzare il territorio
destagionalizzando l’offerta turistica, anche con l’ottimizzazione di produzioni tipiche locali sia nell’artigianato sia
nell’agroalimentare. Il GAL promuove e realizza anche corsi di formazione e aggiornamento professionale rivolti a
giovani e imprenditori, fornendo assistenza e supporto tecnico a favore degli Enti locali e di aziende private,
organizzando infne eventi promozionali in Italia e all’estero.
Gli immobili risistemati e utilizzati per l’AD appartengono agli stessi abitanti di Specchia che hanno usufruito dei
contributi apportati dai programmi di iniziativa comunitaria LEADER66. Il progetto del GAL si è infatti avvalso delle
risorse del Programma Comunitario LEADER fnalizzato alla promozione dello sviluppo endogeno e sostenibile delle
aree rurali e la rivalutazione di specifche esperienze con i territori esterni67. È in questo senso che si introduce
l’attuazione dei Programmi di Iniziativa Comunitaria LEADER I (1992 - 1996), LEADER II (1997 - 2001) e LEADER
+ (2003 - 2009). Con il LEADER, tra il 1992 e il 1996 sono state ristrutturate, grazie a un contributo del 60% delle
spese sostenute (euro 380.628,73), 10 abitazioni nel centro storico. Tra il 1998 e il 2001, invece, sono state
recuperate altre 6 abitazioni con un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese sostenute (euro
186.800,00), mentre tra il 2003 e il 2008 sono state recuperate altre 4 abitazioni con il 50% del contributo sulle
spese sostenute (280.656,28 euro). Il GAL si è attivato per creare organismi come il Consorzio intercomunale “Terra
dei due mari”, utile all’attuazione di alcune misure previste da LEADER +, e il Consorzio “Centro Qualità Puglia”
s.f.l., che si occupa della promozione del concetto di qualità e della professionalità. A tal proposito, LEADER e GAL
hanno saputo concretizzare collaborazioni con partner internazionali e utili collaborazioni con Gruppi di Azione
Locali di altri paesi dell’Unione europea. C’è quindi stato uno scambio di informazioni sulle varie esperienze
acquisite per valorizzare le qualità del territorio attraverso le risorse tipiche locali. Attualmente il GAL Capo S. Maria
di Leuca è impegnato nell’attuazione dell’Asse IV “LEADER” (per il Piano di Sviluppo Rurale della Puglia per il 2007-
64 http://www.albergodiffuso.com/albergo-diffuso-santo-stefano-di-sessanio-e-specchia.html e http://www.viaggi24.ilsole24ore.com/Grandi-Viaggi/Terre-Scoprire/2010/04/alberghi-diffusi.php.65 http://www.travelblog.it/post/15429/vacanze-in-salento-lalbergo-diffuso-di-specchia (ultima visualizzazione: luglio 2013).66 Ovvero Liaison entre actions de développement de l'économie rurale (collegamento fra azioni di sviluppo dell’economia rurale). Tale iniziativa sostiene progetti di sviluppo rurale ideati a livello locale, al fne di rivitalizzare il territorio e di creare occupazione, promuovendo lo «sviluppo integrato, endogeno e sostenibile delle aree rurali». Ad oggi (2006) l'iniziativa è conosciuta col nome di LEADER +. In http://translation.babylon.com/italian/leader/# (ultima visualizzazione: 3 ottobre 2013).67 http://www.regione.puglia.it/index.php?page=progetti&id=2 (ultima visualizzazione: luglio 2013).
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2013) che dovrebbe concludersi nel 201568 e che prevede una dotazione fnanziaria complessiva di 2.074.859.000
euro, di cui 1.480.569.000 di risorse pubbliche e 594.290.000 di quota privata69.
Il GAL, anche grazie al contributo del Programma Comunitario LEADER, ha saputo convertire il centro storico di
Specchia in una struttura ricettiva che, oltre a far registrare in media mille presenze l’anno, ha saputo attirare anche
le produzioni cinematografche e televisive sin dal 2000 (qui sono stati girati vari flm che hanno coinvolto registi e
attori come Vanzina, Abatantuono, Ferilli). La città di Specchia è stata anche accolta nella Fondazione Apulia Film
Commission70.
L’AD è sostanzialmente composto da una reception e da un ristorante tipico (“Corte degli Aranci”) realizzati anche
con il contributo LEADER, oltre che da case appartamenti vacanze per un totale di 100 posti letto71 (2-5 per ogni
abitazione). I lavori di recupero sono stati realizzati dagli artigiani locali con materiali tipici, seguendo criteri
rispettosi delle architetture e degli arredi del tempo72 con ristrutturazione di 20 abitazioni (arredate in stile arte
povera). Tali abitazioni sono state classifcate come “case e appartamenti per vacanze”.
L’Agenzia di servizi del turismo Cooperativa Mediterrae, insieme al contributo fnanziario del LEADER +, gestisce
anche visite guidate ed escursioni e giri in barca presso i comuni salentini, ma anche corsi di cucina tipica o di
lavorazione della cartapesta, della terracotta e della pietra leccese.
L’AD di Specchia ha ricevuto anche numerosi premi: nel 2003 ha conseguito il Premio Europeo Benemeriti del
Turismo dell’Ospitalità, nel 2007 l’Award Eden - Destinazione Europea d'eccellenza e nel 2008 il Premio Farsura al
Comune di Specchia. Nel 2009 ha poi ottenuto il Premio per la valorizzazione di buone pratiche di tutela e
valorizzazione del paesaggio agrario e nel campo dell’architettura, dell’urbanistica e delle infrastrutture, assegnato
dall’Assessorato all’Assetto del Territorio della Regione Puglia nell’ambito del Piano Paesaggistico Territoriale
Regionale (PPTR). Anche il “Gambero Rosso” ha dedicato, nel 2006, spazio all’AD di Specchia73. Da oltre dieci anni
l’AD di Specchia, insieme alla città di Alberobello (patrimonio UNESCO), è presente sul catalogo sia telematico sia
cartaceo della società statunitense Parker Company che si occupa di vacanze in Italia. Questo AD è ampiamente
promosso anche a livello nazionale (RAI, Mediaset e giornali come Corriere del Mezzogiorno, Gazzetta Turismo).
Altro esempio di ospitalità diffusa d'eccellenza è situato in Carnia, subregione del Friuli Venezia Giulia posta ai
confni con l’Austria, solcata da sette valli in cui domina il paesaggio alpino. L’idea di rivitalizzare i borghi ormai
disabitati della zona fu portata avanti dalle amministrazioni dei comuni di Sauris e Comeglians. Per il primo comune
fu commissionato all’architetto Nimis uno studio sul patrimonio edilizio che portò in luce l’ingente patrimonio
culturale e ambientale del borgo, per il secondo simili studi furono affdati allo studioso Zenier in collaborazione
con il Politecnico di Zurigo. Quest’ultimi, insieme ai fondi CEE, condussero all’elaborazione del progetto pilota del
comune di Comeglians. Questo progetto pilota, poi, stimolò lo studio di documenti di analisi e programmazione
del comune di Sauris con l’elaborazione fnale di un Piano di Sviluppo e l’evidenziazione delle debolezze presenti.
Queste sono fortemente collegate tra loro e riguardano principalmente il regresso demografco e l’invecchiamento
della popolazione, la crisi delle attività agricole e commerciali e il degrado urbano dovuto all’abbandono delle case.
68 Relazione GAL Capo di Leuca e Albergo Diffuso Specchia - www.galcapodileuca.it.69 http://www.isolasalento.org/index.php?option=com_content&view=category&id=114&Itemid=124 (ultima visualizzazione: luglio 2013).70 http://www.lecceprima.it/eventi/ciak-a-specchia-il-comune-nell-apulia-flm-commission.html (ultima visualizzazione: luglio 2013).71 www.reterurale.it/fex/cm/pages/...php/L/IT/.../BLOB%3AID%3D2433 (ultima visualizzazione: luglio 2013).72 http://www.albergodiffuso.com/albergo-diffuso-santo-stefano-di-sessanio-e-specchia.html (ultima visualizzazione: luglio 2013).73 M. Antonazzo, L’Albergo Diffuso di Specchia in La micro ricettività a livello territoriale, Atti del convegno (Arezzo, 14 novembre 2009), Laboratori dellaRete Rurale Nazionale, Arezzo, 2009.
21
Per contrastare tali aspetti e rivitalizzare i centri pressoché spopolati, il Piano di Sviluppo si pone il perseguimento di
tre macro obiettivi: recuperare le infrastrutture e potenziare gli insediamenti, riorganizzare il sistema economico
mediante un modello di sviluppo locale e, infne, rilanciare il sistema culturale e sociale. Per l’esecuzione dei macro
obiettivi furono formulati diversi interventi che si collegavano tra loro attraverso un unico sistema di progetto
integrato detto “Progetto Turismo”. Questo puntava sulle specifcità culturali locali e su un turismo legato sia alle
attività invernali (quali lo sci-alpinismo) che estive (connesso al lago e quindi agli sport nautici) oltre alla
costruzione di un impianto sportivo. L'offerta turistica integrava attività legate alla cultura, all’enogastronomia, allo
sport, all’ambiente e in generale mirava alla riqualifcazione sociale e culturale dell’area. Queste sono le premesse
dell'Albergo Diffuso di Sauris. Questo, in effetti, è un territorio caratterizzato da un'antica tradizione folcloristica le
cui tracce possono essere individuate anche nei caratteristici borghi con case in pietra e legno. Qui trovano posto le
botteghe ricche di manufatti (tessili, ceramici, litici, lignei) lavorati da artigiani locali secondo usanze tradizionali
ormai quasi in disuso. Da rimarcare è inoltre la presenza del Parco delle Colline Carniche con tracciati da percorrere
a piedi, a cavallo e in mountain bike, oltre al Parco delle Dolomiti Friulane dove si può fare trekking e alpinismo. Tra
i prodotti gastronomici tipici della Carnia, invece, vanno annoverati il prosciutto affumicato di Sauris, la birra
artigianale prodotta dal locale birrifcio nonché i prodotti caseari di eccellente qualità. La soluzione dell’AD in
questo territorio è stata quindi scelta per una serie di motivi: la popolazione, formata per lo più da boscaioli,
falegnami e agricoltori, non aveva la formazione e le competenze necessarie per offrire servizi di ricettività
convenzionali e soprattutto perché esisteva un patrimonio edilizio ormai abbandonato. Nel 1986 iniziarono i primi
lavori di adeguamento strutturale del patrimonio immobiliare di Sauris di Sopra, che portarono alla realizzazione del
primo nucleo dell'AD, il Borgo di San Lorenzo. Furono intraprese anche opere di sistemazione idrica, fognaria ed
elettrica. Furono recuperate e valorizzate, garantendo la tipicità architettonica dello stile tedesco, le tipiche case
carniche caratterizzate da un piano inferiore in muratura e pietra e quello superiore in legno e tronchi incastrati negli
angoli. Nel 1994, poi, inizia l’attività dell’AD di Sauris con il nome di “Case ed appartamenti per vacanze”, in
quanto la denominazione Albergo Diffuso non rientrava tra le categorie previste dall’allora vigente legislazione
regionale. Oggi l'AD di Sauris è dislocato nelle frazioni di Sauris (Sauris di Sopra e Sauris di Sotto) in cui sono
presenti le tipiche residenze sauresi sapientemente restaurate: ogni residenza è composta da più appartamenti dotati
di mobili su misura, cucina attrezzata e TV satellitare, kit di ogni genere.
La gestione unitaria dell’AD è affdata ad una cooperativa di dodici soci ovvero dai privati proprietari degli immobili
e dall’amministrazione comunale che ha acquisito parte dei nuclei abitativi. Le unità abitative sono 32, con 132
posti letto; gli alloggi sono di diverse metrature e possono ospitare da un minimo di 2 ad un massimo di 8 posti
letto. La qualità delle unità abitative è contrassegnata dall’icona dell'abete, il quale richiama il simbolo
dell'ambiente in cui sono immersi. Anche il costo è variabile e soggiace alle dinamiche di prezzo della bassa e alta
stagione, diversifcando da un minimo di 70 euro a un massimo di 280. Ogni immobile prende il nome della zona in
cui è locato mentre gli appartamenti sono indicati con nomi di animali, di monti, di piante e nomi di fantasia. Uno
studio universitario condotto dalla Facoltà di Economia dell’Università di Trieste ha analizzato il target degli ospiti
dell’AD di Sauris, attraverso i questionari sottoposti ai clienti tra il 2005 e il 2007. Tra i numerosi dati emersi, è stato
possibile delineare
il proflo degli ospiti, individuando l’età media (vedi graf.1) e il grado di scolarizzazione (vedi graf.2).
22
Graf.1 Fasce di età
Graf.2 - Grado di scolarizzazione
Dai grafci si evince che una percentuale alta di ospiti ha un’età tra i 30 e i 39 anni e tra i 40 e 49 anni, inoltre
possiede un diploma di scuola superiore e, in misura minore, la laurea. Si può infne dire che l'AD di Sauris è il
prodotto di una buona strategia di gestione turistica che è stata in grado di coordinare la diffcile combinazione di
fattori ambientali e debolezze strutturali in una zona depressa. Quelli che potevano apparire come limiti o difetti di
23
16%
32%30%
11%
9%
2%
Fasce di età
20-29
30-39
40-49
50-59
60-69
70-79
una località sono stati convertiti in punti di forza dopo averli adeguatamente qualifcati rendendoli fruibili.
In conclusione, le tre strutture diffuse in esame sono sorte in località che hanno conosciuto, in un passato non
troppo remoto, un periodo di povertà ed emigrazione, degrado urbano e crisi delle attività artigiane e agricole locali.
Si tratta, in sintesi, di località dove, pur essendoci notevoli potenzialità turistiche, era tuttavia assente una vera
vocazione in tal senso. Nel caso di Specchia, ad esempio, è possibile affermare che prima della creazione
dell’Albergo Diffuso non esistevano in zona delle strutture ricettive. Decisiva è stata la volontà di far rivivere questi
borghi quasi disabitati, attuando interventi all'insegna della sostenibilità, sfruttando al meglio le potenzialità
turistiche di questi territori, evidenti ma scarsamente valorizzate. In tutti e tre i casi si è cercato di perseguire tre
principali fnalità: restaurare le strutture disabitate e deteriorate dal tempo e dalla prolungata mancata
manutenzione (sempre nel rispetto della tradizione locale), mettendo anche in sicurezza le zone circostanti e
risistemando gli impianti e la rete fognaria; intervenire sul sistema economico riorganizzandolo in modo da puntare
su una soluzione atta a favorire lo sviluppo locale e, di conseguenza, rivalutare il sistema culturale e sociale del
luogo, anche in modo da coinvolgere la popolazione nel progetto, gli artigiani e i commercianti del posto, i
portavoce di quella cultura tipica quasi dimenticata e che l’AD si pone il compito di rivalutare e riproporre. Per
permettere tutto ciò, tuttavia, è stato necessario attirare investitori e usufruire di investimenti, tutti sistemi necessari
affnché il progetto dell’AD possa essere attuato. Come già detto in precedenza, presso Santo Stefano di Sessanio è
stato fondamentale l’investimento effettuato da Daniele Elow Kihlgren nel 2004, mentre a Specchia ci si è avvalsi dei
fondi comunitari e dell’intervento del GAL, società a responsabilità limitata a capitale misto pubblico-privato. Per
quanto riguarda l’AD in Carnia, invece, l’iniziativa è partita dalle amministrazioni dei comuni di Sauris e
Comeglians, con l’aiuto di fondi CEE e la consulenza di studiosi ed esperti. Le amministrazioni locali sono
comunque state coinvolte anche negli altri due casi in questione: nel caso di Santo Stefano di Sessanio il turismo è
stato incentivato dalla politica dei sindaci ma anche dagli investimenti effettuati da alcuni abitanti del posto. Per
Specchia, invece, occorre ricordare che il GAL è costituito da amministrazioni locali, imprese, associazioni culturali
e ambientali e categorie produttive e professionali. Per quanto riguarda la gestione di questi AD, poi, a Specchia è
stata assegnata alla Sextantio Srl., società fondata dallo stesso Daniele Elow Kihlgren, in collaborazione con la
società Dom che insieme si impegnano a valorizzare il patrimonio storico minore (cosa che viene realizzata da
queste due società anche presso Le Grotte della Civita di Matera74). Il GAL si occupa anche della gestione dell’AD di
Specchia mentre per Sauris la gestione unitaria dell’AD è stata assegnata a una cooperativa di dodici soci tra privati
proprietari degli immobili e amministrazione comunale. In tutti e tre gli AD si è cercato di valorizzare e promuovere
le tradizioni culturali, l’artigianato e l’enogastronomia tipica, anche organizzando corsi (come i corsi di cucina tipica
o di lavorazione della cartapesta realizzati a Specchia dall’Agenzia di servizi del turismo Cooperativa Mediterrae, che
gestisce anche le visite guidate e le escursioni e giri in barca presso i comuni salentini) o vendendo, presso negozi o
ristoranti, prodotti a chilometro zero oppure organizzando escursioni e attività legate al territorio, come gli sport
invernali in prossimità di Santo Stefano di Sessanio e Sauris. La tutela del territorio e della cultura storico-
architettonica e del folclore è essenziale in ognuno di queste strutture alberghiere orizzontali: sono state aperte
botteghe artigiane, attività commerciali legate alla tradizione manuale e gastronomica dei luoghi in esame nonché
l’utilizzo, presso le abitazioni degli AD, di oggetti fatti a mano (tipo i copriletti realizzati con telaio di Santo Stefano
di Sessanio) e materiali e tecniche tramandate nel tempo e impiegati per le ristrutturazioni.
Infne, è possibile menzionare le positive ripercussioni economiche che la creazione di queste attività ha provocato
74 http://www.iborghisrl.it/new/wp-content/uploads/2012/10/Sextantio.pdf (ultima visualizzazione: ottobre 2013).
24
sul territorio (compreso quello circostante), con la realizzazione altresì di un vero e proprio indotto. A Santo Stefano
di Sessanio, negli ultimi 4 anni, gli arrivi turistici sono aumentati del 30% e il valore delle case è triplicato. Queste,
poi, sono state acquistate da inglesi, tedeschi, belgi, francesi, oltre che da forentini, veneti e bolognesi 75. L’impatto
sul territorio è stato perciò di quattro tipi: sviluppo dell’economia locale, incremento del valore degli immobili,
crescita dell’indotto e delle professionalità (mestieri antichi in via di abbandono) e impatto sull’agricoltura (con la
produzione di prodotti tradizionali ormai quasi in disuso). Nel 2001 lo sviluppo turistico era quasi nullo e più del
70% delle abitazioni erano abbandonate. Nel 2008, dopo le attività di ristrutturazione, invece, si registrano circa
7300 presenze l’anno, di cui l’87% sono turisti italiani. Oggi il borgo conta circa 7000 visite l’anno. Di tutte le
strutture ricettive presenti nella zona, l’AD in esame rappresenta pressappoco il 30% delle camere e delle presenze76.
A Santo Stefano di Sessanio il turismo ha registrato buoni risultati anche nel 2012, quando le presenze in Abruzzo
sono calate drasticamente (da 100.000 presenze prima del sisma. nella provincia de L’Aquila, nel 2010, se ne sono
registrate 30.00077).
La cittadina di Specchia, invece, grazie all’AD ha fatto registrare, solo nel 2011, circa 4000 arrivi e più di 17000
presenze prevalentemente nella stagione estiva78. L’effciente promozione su rete telematica di questo AD, inoltre, ha
attirato nel 2012 circa 100 visitatori provenienti dalla California, dal Maine, dal Connecticut e da New York oltre
che dalla Francia, Olanda, Germania e dalla Danimarca. L’intervento del GAL a Specchia ha suscitato poi una sorta
di emulazione da parte delle zone circostanti dove alcuni cittadini hanno ristrutturato a fni turistici abitazioni di
loro proprietà senza l’ausilio di fondi comunitari. Le presenze presso l’AD di Sauris registrate nell’anno 2012,
invece, sono state circa 7000. Infne Sauris, Specchia e Santo Stefano di Sessanio hanno saputo uscire
dall’anonimato e dallo spopolamento anche grazie all’intervento e all’iniziativa di persone che conoscono e
rispettano il territorio e che ne utilizzano le peculiarità non solo a fni di lucro, utilizzando sistemi ecocompatibili,
esempi di sviluppo sostenibile.
1.4. CONCLUSIONI
Rivitalizzare centri storici di pregio ma prossimi allo spopolamento attraverso la creazione di un Albergo Diffuso è
un’operazione che può rivelarsi assai complessa. Tale attuazione va innanzitutto pianifcata e organizzata sin nei
minimi dettagli e a partire dalle fasi embrionali. Necessaria risulta essere la disponibilità e la collaborazione delle
amministrazioni locali, delle associazioni, degli abitati del luogo e, naturalmente, dei proprietari degli immobili da
ristrutturare e utilizzare a fni turistici. È importante attuare alcune misure preventive indispensabili per la riuscita di
un progetto che ha come fnalità l’AD. Innanzitutto vanno fornite informazioni dirette (su risorse e vantaggi) alla
popolazione locale per migliorare la cultura dell’accoglienza, essenziale per ottenere un incremento del turismo e il
progresso economico (e aumento dell’occupazione) che solitamente ne consegue. Vanno poi valorizzati
l’artigianato locale e i prodotti tipici, coinvolgendo possibilmente i giovani del luogo in modo da creare altresì nuove
opportunità imprenditoriali. Quello dell’AD è un tipo di turismo legato al territorio e che genera sviluppo
rispettando le caratteristiche sociali e culturali di un paese. Da queste potenzialità occorre creare delle opportunità
coinvolgendo la popolazione del luogo e gli attori qui operanti. Per questo potrebbe risultare utile l’organizzazione
75 http://www.comunesantostefanodisessanio.aq.it/il-modello.html e http://www.softeconomy.net/protagonisti09.htm.76 http://www.iborghisrl.it/new/wp-content/uploads/2012/10/1_kihlgren_Sextantio-presentazione-34.pdf.77 http://www.romagnanoi.it/news/italia-estero/573891/Terremoto--turismo-in-calo-dopo.html.78 Fonte: Uffcio Statistica - Puglia Promozione Lecce.
25
di assemblee popolari, seminari, convegni, invitando la popolazione, le associazioni, le imprese locali, le pro loco e
anche il comune (che dovrebbe mettere a disposizione gli spazi per tali incontri), convocando anche autorità del
settore turistico. Per creare il marketing dell’accoglienza andrebbe preparato materiale informativo da distribuire,
anche con la creazione di punti informativi (e anche un sito internet) dove è possibile chiedere notizie sugli aspetti
pratici e tecnici della realizzazione di un AD. Occorre poi diffondere informazioni sulla creazione di un AD anche da
un punto di vista fscale, legale e quindi delle agevolazioni e degli eventuali fnanziamenti regionali, fondi europei o
contributi di enti locali disponibili. In questi punti informativi vanno poi distribuiti al pubblico dei questionari per
valutare la disponibilità della popolazione a collaborare alla creazione di un AD, in modo da valutare la fattibilità
del progetto. Necessaria è ancora la creazione di cooperative fra i proprietari e i lavoratori. Solo dopo queste
operazioni preliminari andrebbero raccolte le potenziali adesioni e i fnanziamenti, facendo un censimento degli
immobili disponibili e creando una cooperativa79, passando quindi alla parte pratica. Occorre coinvolgere la
popolazione anche per quanto riguarda la ricerca delle fgure da inserire nell’attività ricettiva (receptionist, addetti
alle pulizie, guide per le visite turistiche in zona, artigiani e artisti, cuochi e personale alberghiero, addetti alla
comunicazione e al web per la creazione di una pagina internet e gestione della stessa). Vengono solitamente
coinvolti i proprietari delle abitazioni da ristrutturare, gli artigiani, i giovani disposti a fare da guide o a gestire la
parte informatica, coloro che vendono i prodotti tipici locali e coloro che conoscono bene gli usi e i costumi del
luogo nonché i piatti tipici. È importante, poi, che gli enti locali e la Regione collaborino, anche con la creazione di
una normativa precisa e con fnanziamenti pubblici e incentivi per i proprietari delle abitazioni da ristrutturare e
inserire nell’AD. Il funzionamento di un AD dipende molto dalla capacità dei gestori e degli abitanti locali di
collaborare tra loro e con i privati (ristoratori locali, i proprietari delle case, artigiani, aziende agricole), con gli enti
pubblici e con le pro loco e le altre associazioni-cooperative. Questa collaborazione deve essere guidata da una
cultura dell’accoglienza fnalizzata alla valorizzazione delle peculiarità della zona. Tale valorizzazione va concretizzata
attraverso azioni come la promozione di attività ricreative e sportive, l’organizzazione di percorsi naturalistici,
culturali ed enogastronomici e la pubblicizzazione, anche per via telematica, di possibili eventi. Al fne di rendere
partecipe il cittadino nel progetto, importante è analizzare le risposte ottenute nei questionari, per un’indagine di
valutazione contingente. Le domande possono riguardare i servizi, le infrastrutture, le relazioni pubbliche, la
sicurezza, l’organizzazione e le problematiche principali del territorio. I questionari andrebbero distribuiti in maniera
uniforme, con la collaborazione di associazioni, scuole, attività commerciali80. Necessario è, dunque, presentare
l’AD come un’opportunità di crescita sostenibile per il territorio, nella tutela delle caratteristiche del borgo e della
sua storia. Un AD deve essere sempre strettamente connesso con il borgo che lo ospita, ne deve assorbire le
peculiarità essenziali, i punti di forza. In tal modo si dona al contempo un “carattere” particolare e riconoscibile ad
ogni AD e si amplifcano i pregi del luogo, promuovendoli e attirando i turisti. Si potrebbero così creare anche AD
tematici, come ad esempio avviene presso l’AD Sas Benas di Santu Lussurgiu, dove i turisti hanno la possibilità di
scoprire le antiche tradizioni musicali del luogo anche attraverso seminari e corsi di musica antica81 organizzati dallo
stesso proprietario dell’AD e che si tengono presso un edifcio appositamente adibito. Si potrebbe quindi pensare di
rispondere anche a quelle che sono le esigenze del cosiddetto “turismo di nicchia”: turismo natura e ambiente,
79 http://www.valtemo.it/albergo_diffuso.html (ultima visualizzazione: settembre 2013).80 http://www.unionealtavallecamonica.bs.it/App_Functions/DB_File.aspx?Id=170962
www.alpconv.org/en/.../saintmarcel/.../Conference_Bionaz_Andrea_ITAwww.attiasita.it/ASITA2011/Pdf/149.pdf (ultima consultazioni: settembre 2013).
81 http://www.lavocedellabellezza.it/alberghi-diffusi-il-turismo-da-residenti/ (ultima consultazione: novembre 2013).
26
cultura, sport, benessere, enogastronomia, divertimento, congressi e affari ecc. Queste nicchie possono
rappresentare una grande opportunità per gli AD. Un AD può cercare un tema portante che dia maggior carattere
all’albergo, specializzandosi. C’è da considerare che gli AD sono tutti diversi tra loro perché diversi sono gli ambienti
in cui sorgono: ci possono essere AD di montagna o di campagna, AD di borghi medievali, rurali o di zone costiere.
Costruire un tipo di identità marcata per un AD può essere positivo, anche perché più è esteso il mercato e più
occorre specializzarsi per ottenere successo e farsi conoscere. A tal proposito si possono ad esempio creare AD
letterari (vicini ai luoghi descritti in romanzi e testi della letteratura organizzando serate letterarie, gestendo caffè
letterari e richiami che si riferiscono al tema principale dell’AD in questione), AD musicali (se situati in borghi dove è
ben defnita una tradizione musicale con teatri o musei a tema, ma anche con artigiani che si occupano di realizzare
strumenti musicali), o AD a tema naturalistico e sportivo82. Lo scopo resta pertanto quello della riqualifcazione
territoriale attraverso la valorizzazione delle architetture di interesse storico già presenti e degli aspetti pecuniari del
luogo, coinvolgendo attivamente la popolazione nel progetto, riorganizzando la zona anche dal punto di vista
commerciale e, nel caso particolare di borghi isolati, migliorando l’accessibilità del luogo. La creazione di un AD
deve quindi essere suddivisa in varie fasi: ricerca del luogo in cui potrebbe sorgere un AD, analisi della realtà locale,
analisi dei dati cartografci, sopralluoghi, mappatura di edifci che siano vicini tra loro e localizzati in un centro
storico di pregio, creazione di un sistema che colleghi l’AD con il territorio che lo ospita, rifacimento degli edifci
prendendo come punti di riferimento le caratteristiche architettoniche e tradizionali del luogo, localizzando edifci
dove sistemare gli spazi comuni ma che siano in una posizione centrale rispetto alle case/appartamenti. Infne è
essenziale, naturalmente, trovare investitori o usufruire di fondi per la realizzazione di un progetto che non prevede
un ritorno economico immediato. Il risultato fnale dovrebbe essere quello di rivitalizzare interi paesi e zone
limitrofe, convertendo case vuote e in disuso in alloggi dotati di ogni comfort ma allestiti in maniera tradizionale,
trasformando le strade del paese in vivaci corridoi per l’albergo che collegano tra loro gli alloggi e gli spazi comuni.
Creando in tal modo un vero e proprio albergo orizzontale83.
82 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, cit, pp. 79-83.83 G. Italiano, Un approccio metodologico innovativo per la localizzazione e la fruizione di un Albergo Diffuso. Caso di studio: Valle dello Jato, Atti XXV
Conferenza Nazionale ASITA (Reggia di Colorno, 15-18 novembre 2011), Colorno 2011, pp. 1303 - 1304.
27
CAPITOLO 2
IL QUADRO DI RIFERIMENTO
2.1 IL CONTESTO TURISTICO - TERRITORIALE DELLA BASILICATA – SISTEMA ALBERGHIERO ED EXTRALBERGHIERO
La Basilicata è tra le regioni italiane più piccole, situata al centro del meridione d’Italia, a confne con Campania,
Puglia e Calabria. La superfcie territoriale è pari a 9.992 km2 con una popolazione residente di 587.517abitanti di
cui 287.618 di sesso maschile e 299.899 di sesso femminile. Le caratteristiche sociali ed economiche determinano
una densità di popolazione di circa 58,79 ab/km2, contro una media nazionale di 199,3 ab/km2, infatti è la
seconda regione di Italia con densità di popolazione più bassa.
Tab.1 Caratteristiche demografche della Basilicata
Parametro Basilicata
Popolazione 587517
Densità 58,79 ab/km2
Province Potenza, Matera
Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45%), infatti qui sono presenti tra le più
alte vette dell’Appennino meridionale: Serra Dolcedorme (2267 m – Massiccio del Pollino), Monte Papa (2005 m –
Massiccio del Sirino), Monte Sirino (1907 m- Massiccio del Sirino), Monte Volturino (1836 m –Massiccio Volturino-
Viggiano). Le colline sono di tipo argilloso e soggette a frane e smottamenti mentre le pianure occupano solo l’8%
dell’intero territorio che possiede un’unica grande pianura, la Piana di Metaponto, che occupa la parte meridionale
della regione, lungo la costa ionica. I fumi più importanti sono il Bradano, il Sinni, l’Agri, il Basento e sono a
carattere torrentizio. Sono altresì presenti laghi di origine vulcanica come il lago di Monticchio e laghi di origine
naturale come il lago Sirino e Laudemio ma numerosi sono gli invasi artifciali quali la diga del Pertusillo, di San
Giuliano, di Monte Cotugno e la diga di Marsico Nuovo.
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4 7 %
4 5 %
8 %
R i p a r t z i o n e t e r r i t o r i a l e
m o n t a g n a c o l l i n a p i a n u r a
Grafco 1: ripartizione territoriale della Basilicata
La Basilicata ospita undici aree protette, di cui due parchi nazionali, come il Parco Nazionale del Pollino e il Parco
dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese, e due a livello regionale, come il Parco Gallipoli-Cognato e Piccole
Dolomiti Lucane, e il Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese rupestri del materano, oltre a sette riserve
naturali regionali, occupando circa il 30% dell’intera superfcie regionale84 . La regione dispone anche di notevoli
risorse culturali: in Basilicata sono presenti sei musei archeologici nazionali e quattro aree archeologiche di livello
nazionale, gestiti dalla Soprintendenza dei Beni Culturali85 oltre, ovviamente, musei minori e aree archeologiche
gestite da enti e privati. La regione è disseminata da borghi di stampo medievale, dominati da castelli, chiese e
piccole cappelle che da sempre hanno infuenzato la struttura socio-culturale del popolo lucano. Ma la perla lucana
rimane Matera, la Città dei Sassi, che nel 1993 è stata riconosciuta Patrimonio mondiale dell'umanità
dall'UNESCO. La sfavorevole morfologia del territorio lucano e la scarsa presenza di importanti infrastrutture hanno
condizionato l’isolamento della regione causandone il perenne sottosviluppo rispetto al resto d’Italia, infatti il suo
reddito pro capite è al 16° posto nel panorama delle regioni italiane. Solo dal 2001, nel quadro di Mezzogiorno e
Isole, è quarta dopo Abruzzo, Sardegna e Molise. (inserire nota). Anche se la montuosità caratterizza la maggior
parte del territorio lucano, l’agricoltura rimane l’attività principale dell’economia regionale. Le colture più frequenti
sono il frumento, seguita dalla coltivazione di altri cereali (mais, avena e orzo) e delle patate; abbastanza diffusi
sono la vite e l’olivo presenti nelle aree collinari, gli agrumi nella zona ionica e la recente coltivazione, a livello
industriale, delle barbabietole. L’allevamento è suddiviso per zone: : nell’ area del materano è maggiormente
sviluppato quello di ovini, caprini e suini, nelle zone montuose del potentino e del melfese l’allevamento più diffuso
è quello dei bovini mentre la pesca è limitata alla sola zona costiera. L’attività industriale regionale vede
particolarmente sviluppata la produzione alimentare (oleifci, aziende vinicole e pastifci), quella di fbre artifciali, la
lavorazione di minerali non metalliferi (lavorazione del marmo) e il settore chimico. Di rilevanza nazionale è lo
stabilimento FIAT a Melf, realizzato nel 1993, e la scoperta in Val d’Agri del più grande giacimento di idrocarburi
84 A. De Stefano, “Le aree protette e i parchi naturali”, Regione Basilicata.,in: www.old.consiglio.basilicata.it/conoscerebasilicata/territorio/Territorio_DeStefano/Aree%20protette.pdf85 Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro, il Museo Archeologico Nazionale dell'Alta Val d'Agri diGrumento Nova, il Museo Archeologico Nazionale del melfese “Massimo Pallottino” di Melf, il Museo Archeologico diVenosa di Venosa, il Museo Archeologico di Muro Lucano di Muro Lucano, il Museo Archeologico di Metaponto diBernalda, il Museo Archeologico Dinu Ademenestau di Potenza, il Museo Archeologico Domenico Ridola di Matera. Learee archeologiche nazionali sono:l'Area Urbana Tempio Licio e il Tempio delle Tavole Palatine di Bernalda, il ParcoArcheologico di Heracleia di Policoro, il Teatro Romano di Grumento Nova e l'Area Archeologica di Venosa.
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A n d a m e n t o a r r i v i e p r e s e n z e i n B a s i l i c a t a
a r r i v i
p r e s e n z e
su terraferma d’Europa che ha portato, nel 1998, alla stipula di un accordo tra il Governo, Regione e Eni. Oggi
presso tale giacimento c’è un livello di produzione di circa 82.000 barili di olio al giorno86. A Matera è poi attiva
l'industria ferroviaria Ferrosud e quella del mobile. Nell'area industriale di Tito, invece, esistono degli stabilimenti
chimici.
Alla luce dei dati riportati, è chiaro rilevare che: ”Il turismo della Basilicata risulta avere ancora un peso limitato sia sul sistema
turistico italiano sia su quello del Sud del Paese. La Basilicata rappresenta lo 0,5% delle presenze complessive registrate nell'intera
penisola e circa il 2,5% di quelle rilevate nell'Italia meridionale; un'incidenza sostanzialmente uguale a quella di dieci anni fa,
quando nel 2000, la Basilicata deteneva una quota dello 0,4% rispetto all'intero Paese e del 2,2% rispetto al sud87” .
Il 2012 ha evidenziato un indebolimento della domanda turistica in Basilicata che nel 2011 aveva registrato un lieve
dinamismo. Le presenze nelle strutture ricettive della regione hanno accusato una fessione tendenziale del 4,2%
(81.660 in meno). Queste sono infatti ritornate sotto la soglia di 900 mila unità che nel corso dell'ultimo decennio
è stata superata solo nel 2005 e nel 2011. Gli arrivi, invece, registrano una crescita costante e nel 2012 raggiungono
le 517.901 unità, rappresentando il massimo storico. Nel contesto nazionale, però, la Basilicata è riuscita sia a
limitare le perdite delle presenze (-4,2% rispetto al -6,4% della media nazionale) e sia ad avere un andamento
positivo degli arrivi (1,22% rispetto al -5,4% nazionale), mentre la permanenza media è di circa 3,63 giornate, il
valore più basso registrato nell'ultimo decennio. Probabilmente tale valore negativo è attribuibile alla crisi
economica nazionale in atto. La minore capacità di spesa delle famiglie italiane si traduce in un taglio dei consumi
turistici ovvero nella rinuncia della vacanza e nell'effettuare vacanze più brevi ed economiche88 .
Grafco 2: Andamento arrivi e presenze Basilicata 2003-2012
Fonte: rielaborazione dati APT 2013
Per quanto riguarda il mercato di provenienza, si rileva una bassa attrattività della Basilicata nei confronti del
mercato straniero. La Basilicata è infatti all'ultimo posto tra le regioni italiane quanto a capacità di attrazione della
domanda estera: la media nazionale è del 48,4%, quella meridionale è del 30,6% mentre quella lucana non supera
86 Eni in Basilicata, Local Report 2012, eni, 201287 FEEM, Ciset, Università Cà Foscari, risultati defnitivi sintesi, Per un progetto di sviluppo del PNAL (Rapporto uso interno)88 Cfr. Basilicata congiuntura 1/2013 - Il consuntivo del turismo lucano nel 2012, Rapporto di Unioncamere Basilicata, p. 2.
30
l'8% delle presenze straniere89. In riferimento al mercato straniero, si rileva maggiormente presente la clientela
tedesca i cui pernottamenti sono aumentati del 4,2%, così quella statunitense aumentata del 5,2% con l'11% delle
presenze complessive, mentre negativo è il valore della presenza francese rispetto al 2009.
Il mercato domestico, invece, vede una positiva crescita di turisti provenienti dal Lazio, aumentata del 45,5%
rispetto al 2011 (70mila presenze in più) con circa 225 mila unità, raggiungendo il 13% del totale, compensando le
perdite degli altri mercati nazionali quali il Piemonte (-14,2%), la Lombardia (-5,4%), l'Emilia Romagna (-1,2%).
Questi hanno determinato la diminuzione, nel 2012, del numero di pernottamenti di circa 15.000 unità90 . Il
mercato di prossimità ha registrato un forte calo, soprattutto per la presenza dei turisti campani, che già nel 2011
aveva segnato un decremento del 16,6% rispetto all'anno precedente, con 76.000 presenze in meno. Quella pugliese,
invece, ha avuto un calo delle presenze del 4,9% con 22.000 unità in meno rispetto al 2011. Il movimento “interno”
ha perso circa il 12% delle presenze, divenendo quarta dopo Puglia, Campania e Lazio91 .
Grafico 3: Andamento arrivi e presenze regione Basilicata 2009-2012
Fonte: nostra elaborazione su dati APT
Secondo uno studio condotto dal Centro Studi Unioncamere Basilicata e dal Gruppo CLAS, l’apparato alberghiero
della Basilicata, se si eccettua la zona di Maratea (dove il processo di crescita turistica è ben avviato), è un sistema
relativamente giovane e cresciuto velocemente negli anni, in particolar modo nell’ultima decade. La sua
imprenditorialità non si è dunque creata col tempo, seguendo un suo personale cammino di crescita. Il risultato è
che, al momento, tale sistema alberghiero pare tendere più a occupare i posti letto che a curare la qualità
dell’offerta, in collaborazione con le esigenze e le richieste del mercato. L’attività alberghiera lucana è poi
89 Ivi90 Ivi91 Il mercato pugliese e quello lucano sono gli unici che registrano un trend negativo nelle presenze, aumentando, invece,gli arrivi rispettivamente del 6,6% e del 3,6%; da ciò si evidenzia la diffusione della tipologia delle vacanze brevi rispetto alpassato
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a r r i v i
p r e s e n z e
condizionata dalla stagionalità e da una bassa internazionalizzazione, dipendendo, in tal modo, dalle regioni
confnanti92. Si può tuttavia asserire che la Basilicata ha raggiunto comunque una consistenza alberghiera rilevante:
ci sono molte strutture appartenenti alla fascia medio-alta. Sono presenti 116 alberghi a 3 stelle (con 8.369 posti
letto), 48 unità a 4 stelle (con 9.457 posti letto), 40 esercizi a 2 stelle (con 1.370 posti letto), una stella con 22 unità
(466 posti letto), 5 alberghi a 5 stelle (con 457 posti letto) e 7 esercizi turistici alberghieri (2.973 posti letto).
Questo può essere attribuibile al fatto che il sistema alberghiero lucano è recente e quindi impostato seguendo
regole più moderne. Negli ultimi anni, poi, si è avuto anche lo sviluppo di un’offerta di tipo extralberghiera, sia nelle
forme più innovative come ospitalità diffusa, agriturismi e B&B, e sia nelle forme più tradizionali come campeggi,
affttacamere e case per ferie93.
Per quanto riguarda l’apparato extralberghiero lucano, più della metà dei posti letto fanno parte della cosiddetta
ricettività open air (come i campeggi e offerte atte a rispondere alle esigenze del turismo balneare e stagionale di
Maratea e Metaponto), seguono gli agriturismi e i B&B. Limitata è la presenza di case per ferie e ostelli della
gioventù mentre consistenti sono i casi di agriturismi. Escludendo il turismo open air (turismo stagionale ed
essenzialmente collegato al periodo balneare), gli esercizi extralberghieri si vanno talvolta a sostituire all’attività
alberghiera laddove carente. Negli ultimi 10 anni si è avuto poi un incremento di B&B, affttacamere e case vacanza.
Questa diffusione di B&B è dovuta innanzitutto all’esigenza di scoprire il territorio e le sue risorse in maniera più
genuina, inoltre da considerare è anche la convenienza economica che questo tipo di offerta propone, nonché la
possibilità per il proprietario del B&B di guadagnare. Questo accade nonostante tale genere di ricettività si stia
trasformando in attività imprenditoriale vera e propria anziché essere un passatempo per arrotondare il reddito
familiare. Tra i gestori di B&B in Basilicata è stata riscontrata, in particolare, la giovane età dei gestori che, tra
l’altro, possiedono una buona cultura e dimestichezza con la tecnologia e l’informatica, e un’attenzione particolare
nell’accontentare la clientela. Le pecche di questa forma ricettiva in Basilicata riguardano principalmente lo scarso
grado di consenso dei B&B ai circuiti associativi e con la fliera turistica della zona. Infne, la Basilicata ha anche
visto svilupparsi, negli ultimi anni, la forma originale dell’AD. Formula che, solo di recente, ha avuto un riferimento
normativo con la LR n. 6/2008 (Disciplina della classifcazione delle strutture ricettive e di ospitalità della Regione Basilicata)94.
Tale normativa ha diviso le strutture extralberghiere lucane in quattro gruppi: strutture ricettive alberghiere (alberghi,
motel, villaggi albergo, residenze turistico-alberghiere), strutture ricettive extralberghiere, strutture ricettive open air
(campeggi) e altre forme di strutture ricettive come le nuove formule di ospitalità diffusa95.
Le dimensioni medie degli esercizi, tuttavia, cambiano a seconda della struttura ricettiva: nel caso dei B&B e degli
affttacamere l’indice dei posti letto è basso (in media 6 per i B&B e 9 per gli affttacamere), ma forse questo accade
per rispettare i limiti imposti dalla legge regionale in merito ai posti letto di tali strutture. Nel caso delle case per ferie
e degli ostelli della gioventù, la media è di 50-60 posti letto. Rispetto alle medie nazionali, invece, la Basilicata
presenta una minore presenza di campeggi e villaggi camping, una maggiore presenza di agriturismi, una minore
rilevanza per affttacamere e case vacanza. La presenza dei B&B è invece di pari passo con la media nazionale ma
inferiore alla media meridionale in genere. Tra il 2001 e il 2011 è stato registrato un aumento delle strutture
92 Centro Studi Unioncamere Basilicata e Gruppo CLAS, Caratteri e tendenze dell’imprenditorialità alberghiera in Basilicata, Unioncamere Basilicata, Regione Basilicata, Osservatorio Turistico Regionale, 2010, pp.72-73.93 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, Centro Studi Unioncamere Basilicata – Gruppo CLAS (a cura di), 2011, p. 5, in www.gruppoclas.com/ dload.asp?cart... rapporto%20extra-alberghiero (ultima consultazione: luglio 2013). 94 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., pp. 6-7.
95 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., p. 9.
32
complementari, per un incremento del 79,4%, mentre il numero di posti letto è cresciuto di 26,6%. Questa crescita
ha interessato principalmente le strutture extralberghiere. Per le altre forme di ricettività complementare il numero
dei posti letto è raddoppiato, ma questo probabilmente è dovuto al nascere dei B&B, tipologia ricettiva assente nel
periodo precedente: dei 179 esercizi in più, 143 sono B&B. Per quanto riguarda gli agriturismi, il numero di strutture
è diminuito di 11 unità ma l’offerta di posti letto è cresciuta, con aumento delle dimensioni medie.
In Basilicata, le strutture extralberghiere superano numericamente quelle alberghiere. Al 2011, in 24 dei 108 comuni
della Basilicata con strutture ricettive, ci sono solo strutture extralberghiere, in 56 sono presenti entrambe le
tipologie e in 18 comuni le strutture ricettive sono assenti. Il 69% dei comuni lucani, quindi, ha almeno un esercizio
extralberghiero, mentre i paesi con almeno un albergo è il 56%. Ovviamente la distribuzione dell’offerta alberghiera
ed extralberghiera è maggiore presso le aree di Metaponto, Pollino e Maratea. C’è inoltre l’elevata diffusione di un
tipo di ricettività agrituristica presente in 61 dei 131 comuni lucani (il 47% del totale). Infne, si possono fare le
seguenti considerazioni: nel Metapontino l’extralberghiero si incentra soprattutto sull’agriturismo e sulle case
vacanza (50% e 30% di posti letto), mentre è limitata la presenza di B&B; nel Pollino sono presenti tutte le strutture
ricettive, anche se l’agriturismo ha il 64% dei posti letto complessivi; a Matera l’offerta extralberghiera è molto
diversifcata con un’elevata presenza di B&B e agriturismi; Maratea è caratterizzata da un’equidistribuzione di posti
letto tra le varie forme ricettive alberghiere ed extralberghiere presenti. Limitata risulta, invece, la presenza di
strutture diffuse, formula di ospitalità ancora poco conosciuta, a vantaggio di altre forme di ospitalità come ad
esempio i B&B96 .
In sintesi, in Basilicata sono presenti 705 strutture ricettive e 38.748 posti letto di cui il 33,8% (238 unità per 23.092
posti letto, circa il 59,6% del totale) sono esercizi alberghieri e il 66,2% (467 unità per 15.656 posti letto, circa
40,4% del totale) sono extralberghieri, disponendo così di 97 posti letto medi per le strutture alberghiere e 33,5
posti letto medi per le strutture extralberghiere. L'offerta lucana extralberghiera vede la prevalenza numerica di B&B
con 184 strutture (1.058 posti letto), poi 153 agriturismi (2.837 posti letto), 97 affttacamere (1.415 posti letto),
11 campeggi (6.990 posti letto), 10 unità per la tipologia di “case ferie” (632 posti letto), 7 villaggi turistici (2512
posti letto) ed infne i 5 ostelli della gioventù (212 posti letto).
Graf.4 Strutture ricettive in Basilicata
Fonte: nostra elaborazione su dati APT 2013
96 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., pp. 14-26.
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3 4 %
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S t r u t u r e r i c e t v e B a s i l i c a t a
a l b e r g h i e r e e x t r a l b e r g h i e r e
Graf.5: Posti letto per comparto
Fonte: nostra elaborazione su dati APT 2013
Per quanto riguarda l’andamento economico è possibile affermare che la struttura alberghiera lucana, nel 2012, ha
fatto registrare quasi 54.000 pernottamenti in meno rispetto al 2011 (-4,0%); la situazione peggiore interessa le
strutture alberghiere di fascia media (3 stelle), dove le presenze sono diminuite del 10,6% (ovvero meno 50.000) 97.
Migliore è la condizione degli esercizi di fascia bassa (1-2 stelle) mentre le strutture ricettive di fascia alta (5 stelle)
registrano una lieve crescita dello 0,7% 98. La situazione evidenzia quindi un disagio che comporta da un lato la
chiusura degli esercizi e dell'altro il passaggio di categoria degli esercizi 99.
Graf.6 – Strutture alberghiere per stelle
Fonte: nostra elaborazione su dati APT 2013
97 La decisiva regressione degli esercizi a 3 stelle è comprensibile data la riduzione dei posti letto che sono diminuiti
rispetto al 2011, contando 1.300 unità in meno.98 F. Bitetti (a cura di), Basilicata congiuntura 1/2013 - Il consuntivo del turismo lucano nel 2012, Unioncamere Basilicata - Centro Studi, 2013, in
www.bas.camcom.it/download/127.html (ultima consultazione: novembre 2013).99 Ivi, p.7
34
2 %
2 0 %
4 9 %
1 7 %
9 %
3 %
S t r u t u r e a l b e r g h i e r e p e r s t e l l e
5 s t e l l e 4 s t e l l e 3 s t e l l e 2 s t e l l e 1 s t e l l a e s e r c i z i t . a .
6 0 %
4 0 %
P o s t l e t o p e r c o m p a r t o
a l b e r g h i e r o e x t r a- a l b e r g h i e r o
3 9 %
3 3 %
2 1 %
2 % 2 % 2 % 1 %
S t r u t u r e e x t r a - a l b e r g h i e r e p e r t p o l o g i a
B & B A g r i t u r i s m i A f t a c a m e r e C a m p e g g i
C a s e p e r f e r i e V i l l a g g i t u r i s t c i O s t e l l i p e r l a g i o v e n t ù
Il comparto extralberghiero lucano mostra una decisiva fessione delle presenze nei campeggi con il -17,3%,
soprattutto per quanto concerne il Metapontino, area dove queste strutture sono maggiormente concentrate, con
una perdita di circa 65.000 unità in meno; i villaggi turistici, invece, evidenziano una crescita con un aumento del
31% e con circa 29 mila presenze in più rispetto al 2011. Anche i B&B fanno registrare valori positivi per le presenze,
+16,6% rispetto al 2011.
Grafico 7: Strutture extra-alberghiere per tipologia (intera Regione)
Fonte: dati APT 2013
Tale sviluppo positivo delle forme di ricettività quali i B&B è determinato dalla crescente domanda verso forme di
ospitalità più economiche. A ragione di tale fenomeno sono anche i valori positivi registrati per le case e
appartamenti per vacanza, cresciuti sia sul piano della dotazione sia su quello delle presenze. Valori negativi sono
invece stati registrati per gli agriturismi, che segnano un calo delle presenze del 5,9%. L’agriturismo lucano, del resto,
pare non essere ancora riuscito a sviluppare a pieno il suo potenziale, assumendo addirittura carattere occasionale
per molti dei proprietari. Occorre tuttavia ricordare che il 2012 è stato un anno diffcile non solo per la Basilicata
ma anche per il turismo italiano, soprattutto per quanto riguarda la domanda italiana; la domanda estera si è
dimostrata stabile. Statistiche mensili ISTAT segnalano un calo degli arrivi turistici pari al 5,4% rispetto al 2011.
Questo dato è da imputare soprattutto al turismo italiano, ridottosi dell’11,2% per le presenze. Dati positivi sono
stati invece ricavati da Federalberghi che ha registrato, sulle strutture ricettive associate, una diminuzione delle
prenotazioni pari al 2,5% nel 2012. Ciò ha comportato una diminuzione del volume d’affari pari a circa 3 miliardi di
euro, il 10% in meno rispetto al 2011.100I viaggi che hanno come meta le regioni meridionali, invece, hanno subito
una diminuzione esigua (2%) per quanto riguarda i viaggi per vacanza, mentre, per quanto concerne i viaggi di
lavoro, il dato ha subito un brusco calo (-33%) 101.
2.1.1. Il potenziale attrattivo dei centri storici in Basilicata
La Basilicata, che nell'immaginario generale è ancor oggi una regione semi-ignota stretta tra destinazioni molto più
caratterizzate (come Puglia, Campania, Calabria), è ricca di aggregati storici di piccole dimensioni connotati da
un’elevata concentrazione di valori architettonici, antropologici e ambientali. Dal punto di vista turistico, a fanco
100 Federalberghi, Comunicato stampa del 12 gennaio 2013, in www.federalberghi.it.101 F. Bitetti (a cura di), Basilicata congiuntura 1/2013 - Il consuntivo del turismo lucano nel 2012, cit.
35
ad aree più note vi sono, infatti, molteplici località e destinazioni interne contraddistinte da borghi e paesaggi
montani che costituiscono il tratto forte e identitario della regione. Classifcata nell’ambito del Por (Piano Operativo
Regionale 2007-2013) come area interamente rurale, presenta spazi insediativi strettamente correlati al paesaggio
circostante, riconducibili all’archetipo del centro storico rurale minore inteso come luogo fsico custode di una
bellezza diffusa nel quale sono rintracciabili valori culturali e antropologici, a forte potenziale turistico. Tali valori si
manifestano in attività che vanno dalle tecniche di coltivazione all'artigianato tipico, dalle tecniche architettoniche e
costruttive alle produzioni agroalimentari e alle tradizioni rurali. In questa zona la reciproca integrità tra costruito
storico e paesaggio crea un patrimonio da tutelare, e i sistemi produttivi identitari e tradizionali vanno visti come un
fattore di competitività territoriale. La letteratura connota il centro storico minore come un piccolo centro, con
popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, localizzato generalmente in posizione svantaggiata, lontano dai principali
attrattori economici e caratterizzato da un passato culturale prevalentemente rurale. Lo spazio rurale è, invece,
attualmente inteso come un sistema integrato di risorse con spiccati caratteri di multifunzionalità dove il patrimonio
di risorse agricole e ambientali entra in osmosi con altri settori ed attività economiche presenti sul territorio.
L’analisi territoriale e socio-demografca della Basilicata evidenzia la presenza di un numero rilevante di insediamenti
che presentano tali caratteristiche, localizzati principalmente nelle aree interne ovvero quelle dell’Alto Basento, del
Vulture, dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, del Senisese, del Pollino, dell’Alto Bradano e della Collina
Materana. In queste realtà, connotate da un patrimonio articolato di risorse materiali e immateriali (tre queste le
risorse naturali, storico-curturali, demo-etnoantropologiche e enogatronomiche, ma anche la relazionalità, la
qualità della vita,il benessere), il tessuto produttivo è composto prevalentemente da imprese vocate all’agricoltura,
all’artigianato e al commercio; il turismo si presenta, invece, come un fattore “spontaneo” spesso vissuto come
second best nella forma di un “escursionismo di rimbalzo” rispetto alle destinazioni turistiche principali. Qui,
caratteristiche come l’insuffciente dotazione di strutture e servizi essenziali, il depauperamento demografco,
l’isolamento geografco e un esercizio del fenomeno turistico guidato prevalentemente da una progettualità
spontanea, espressione delle comunità locali, hanno generato un bassissimo grado di attrattività e competitività
della destinazione. Come per altri assi strategici di sviluppo, anche il potenziale turistico è rimasto per anni
sottoutilizzato. Negli ultimi anni però, per mezzo di una progettualità indotta a scala sovralocale, si sta avviando un
processo di turisticizzazione degli spazi rurali che tenga conto dell’evoluzione della domanda globale sempre più
connotata dall’esigenza di intraprendere la strada di una “memoria ritrovata”. Queste aree, invero, “prive di grandi
attrattori turistici presentano, però, nei tratti di una ruralità diffusa, quei fattori critici di successo in grado di rispondere ad una
nuova domanda di turismo rurale e plurale102”. È da considerarsi turismo rurale quell’attitudine di viaggio che non è solo
esplicata in ambito rurale ma che è funzionalmente rurale, ovvero che trova le sue radici nell’ambiente e nel
paesaggio, nell’agricoltura e nei suoi prodotti tipici e tradizionali e che si costituisce a partire dalle piccole imprese
locali, in un processo di interazione con le comunità locali. Proprio in quest’ottica, sia il governo regionale che gli
enti territoriali si sono attivati per la valorizzazione e la riqualifcazione dei contesti storici rurali, convinti che questo
possa contribuire al rilancio delle aree interne e che tra gli assi portanti della crescita economica di tali aree vi sia
certamente il turismo, sia esso rurale o praticabile in ambito rurale (ecoturismo, turismo verde, turismo
enogastronomico ecc.). Tale settore viene certamente ritenuto capace di creare un effetto moltiplicatore
sull’economia. Attestazione di ciò è il Programma Operativo Val d’Agri Melandro – Sauro Camastra (POV), uno
strumento fnalizzato a sostenere lo sviluppo economico-produttivo di 35 comuni. All’interno del POV, gli obiettivi
102 Piano Turistico Regionale, APT 2008.
36
della salvaguardia della parte storica e rurale degli abitati sono affdati al progetto “Riqualifcazione del patrimonio
edilizio storico” che si attua sulla base di Piani Integrati di Conservazione (PIC). I PIC, che interessano le aree
ambientalmente e architettonicamente più signifcative degli abitati, disciplinano interventi di recupero e
riqualifcazione del patrimonio edilizio privato attraverso l’uso di tecnologie. Quest’ultime devono essere
compatibili con gli obiettivi riguardanti la conservazione dei caratteri storico-tipologici dell’edilizia locale ed il
recupero delle tradizioni costruttive locali. I PIC defniscono operazioni sinergiche volte a recuperare sia l’immagine
storica del particolare contesto urbanistico sia la qualità del patrimonio edilizio, proponendosi inoltre l’obiettivo di
valorizzare i caratteri identitari della tradizione costruttiva locale. Attraverso i PIC si intende favorire il riuso
dell’edilizia compresa nelle parti storiche degli abitati a fni abitativi o come strutture per la ricettività turistica.
Secondo le fnalità del PO il recupero del patrimonio edilizio storico dei centri abitati non rappresenta in sé una
condizione suffciente per favorire nuove opportunità di sviluppo locale, per questo il Piano Operativo ha
incentivato la riqualifcazione del sistema commerciale, turistico, produttivo e dei servizi, allocato nei centri storici.
Ha inoltre incoraggiato la nascita di nuove attività per stimolarne la rigenerazione economica e sociale,
promuovendo inoltre la ristrutturazione degli immobili adibiti ad uso produttivo e incentivando forme di
associazionismo nel settore turistico, con la fnalità di creare reti e circuiti di ricettività ed accrescere l’offerta
turistica locale. Riguardo la programmazione degli interventi comunitari futuri (2014/2020) la Regione, mediante il
laboratorio “Capacity Lab”, volto ad individuare gli assi strategici di sviluppo del territorio, ha indicato quattro
pilastri per le politiche di sviluppo della Basilicata. Si tratta di competitività regionale e innovazione e sviluppo
distrettuale, ambiente, turismo e prodotti agricoli, energia e, infne, istruzione, servizi sociali e mobilità. Per ciò che
riguarda il turismo, gli studiosi affermano che: “La Basilicata possiede punti di forza unici (per es. bellezze naturali,
patrimonio culturale e artistico, design e gastronomia) che insieme rappresentano un grosso potenziale di crescita
per il turismo. Le diffcoltà attuali per l’industria del turismo sono: la perifericità, diffcoltà a raggiungere alcuni
luoghi, concorrenza con le mete italiane più conosciute a livello mondiale nonché un’ospitalità non sofsticata”. A
loro avviso, quella che viene individuata come una criticità non è, però, un’inesorabile condanna, anzi, il gruppo di
lavoro avverte che “la cura attenta di questi dettagli può trasformare queste debolezze in punti di forza in quanto la
regione può vendere il suo autentico e incontaminato ambiente naturale e urbano e la sua natura non globalizzata.
Come evidente le policy di sviluppo, sia presenti che future, vedono tra le attività principali il turismo e in particolare
il turismo di scoperta della destinazione fruito da una domanda sempre più “territoriale” e “multi-scopo”, attratta
dall’interazione delle componenti materiali ed immateriali del substrato territoriale. È dunque evidente che le risorse
ambientali, rurali e culturali dei borghi e centri storici delle aree interne della Basilicata, se effcacemente messe a
sistema, organizzate e gestite, sono una importante risorsa endogena per lo sviluppo economico del territorio
lucano e un fattore vincente di attrattività e competitività della regione.
2.2. LE FORME DI RICETTIVITÀ IN BASILICATA: FOCUS SUI CASI DI OSPITALITÀ DIFFUSA
2.2.1. L’ospitalità diffusa lucana – Origini e normativa
La Basilicata è una delle regioni che meglio si presta alla formula dell’Albergo Diffuso nonostante di AD lucani
riconosciuti dall’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi ve ne siano solo 4. La regione presenta tutti i requisiti
essenziali per la realizzazione di strutture diffuse di pregio e in grado di rappresentare dei veri e propri attrattori
turistici: presenza di numerosi piccoli borghi di valore storico-architettonico con parecchi immobili inutilizzati,
37
risorse culturali e ambientali di grande interesse che andrebbero adeguatamente valorizzate, autenticità di luoghi
molto spesso incontaminati e cultura dell’ospitalità.
Esperienze embrionali di AD in Basilicata, ancora lontani dal possedere le caratteristiche degli Alberghi Diffusi
uffciali, sono state organizzate negli anni ’90 nei comuni del Basso Sinni (Colobraro, Nova Siri, Rotondella, San
Giorgio Lucano, Tursi e Valsinni), nell’ambito del programma comunitario LEADER per la promozione e il
fnanziamento di progetti di sviluppo rurale integrato. Questo ha permesso di creare, fno ad oggi, 165 posti letto
ricavati da edifci in disuso e risistemati, destinati alla fruizione turistica. Tra questi posti letto, ad oggi, risulta un
solo AD: “Le terre del silenzio” di Rotondella, uno dei comuni del Basso Sinni. Questo Albergo Diffuso è il risultato
della collaborazione tra il programma comunitario LEADER II e il Consorzio Cosvel S.r.l.103 Gestito da una società
appositamente creata (A' ferachiusa), l’AD in esame comprende 83 posti letto per 13 appartamenti, ma non è
presente una vera e propria reception104 .
Nei primi anni del 2000, poi, ci furono altri tentativi di creare AD mirati soprattutto a recuperare i centri storici dei
borghi, destagionalizzando il turismo lucano 105.
In Basilicata, tuttavia, l’ospitalità diffusa ottiene una normativa solo nel 2008 con la LR n. 6, seguita dalla
Disciplina della classifcazione delle strutture ricettive e di ospitalità (DGR n. 2116 del 2009). Con quest’ultima, la
Regione indica due tipologie di ospitalità orizzontale, ovvero l’Albergo Diffuso e il Borgo Albergo. Gli elementi
comuni a queste due tipologie sono essenzialmente un minimo di tre unità abitative situate in strutture separate che
siano collocate in un centro urbano di pregio storico-ambientale, abitato e con servizi di pubblica utilità. Queste
attività devono poi essere condotte in forma imprenditoriale da parte di privati, con un unico soggetto giuridico
responsabile dell’autorizzazione amministrativa e della gestione. Il Borgo Albergo, però, richiede animazione,
accoglienza, esercizi commerciali di vicinato, un numero minimo di dieci camere (l’AD ne deve avere minimo 8 106).
Da sottolineare è, però, che la Legge Regionale della Basilicata crea una nuova forma di ricettività che non è
chiamata Albergo Diffuso ma semplicemente “ospitalità diffusa”, attività a carattere imprenditoriale situata in
centro storico di pregio dove, però, non è prevista una distanza massima degli edifci e la gestione può essere sia
congiunta che disgiunta, anche se coordinata107,108. In Basilicata non è dunque prevista una formula precisa di AD,
come invece avviene ad esempio nella normativa di altre regioni come Sardegna e Friuli. La Sardegna è stata la prima
a riconoscere e regolare l’Albergo Diffuso, defnendola con la Legge Regionale n. 27 del 12 agosto 1998, modifca
alla L.R. n. 22 del 14 maggio 1984109 . In sintesi, questa forma di ospitalità diffusa prevede le comodità di un hotel,
ma le stanze vengono ricavate da edifci ristrutturati separati già esistenti non necessariamente nella stessa struttura
della reception, anche se non possono essere distanti più di 200 metri da questa. La Legge Regionale n. 2 del Friuli
103 Il Gal Cosvel è una società consortile che, attraverso LEADER II e LEADER +, ha cercato in origine di rivalutare le peculiarità del territorio del Basso Sinni, mentre ora si occupa del Basso Sinni-Metapontino. Fondato nel 1995 è un consorzio pubblico privato composto da svariati soci (presente in: http://www.cosvel.it/portale/gal-cosvel/).104 http://www.ferachiusa.com/index.html (ultima consultazione: dicembre 2013).105 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit.106 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., pp. 67-68.107 http://www.aptbasilicata.it/fleadmin/uploads/Statistiche/Statistiche__leggi__bandi/01_-_Leggi_regionali/01_-_Normative/LR_n._6_del_04-06-2008.pdf (ultima visualizzazione: novembre 2013).108 L. Degrassi e V. Franceschelli (a cura di), Turismo – Diritto e diritti, Milano, Giuffrè Editore, 2010, p. 610 .109 Questa defnisce l’AD come: «[…] alberghi caratterizzati dalla centralizzazione in un unico stabile dell’uffcio ricevimento, delle sale di uso comune e dell’eventuale ristorante ed annessa cucina e dalla dislocazione delle unità abitative in uno o più stabili separati, purché ubicati nel centro storico (zona A) del Comune e distanti non oltre 200 metri dall’edifcio nel quale sono ubicati i servizi principali. L’obbligatorietà dei requisiti ai fni della classifcazione permane in quanto compatibile con la struttura diffusa dell’esercizio […]».
38
Venezia Giulia del 16 gennaio 2002110 , invece, ribadisce il numero di posti letto ma non fa cenno alla vicinanza alla
reception, parlando addirittura della copertura su più comuni111.La Legge Regionale n.6 del 2008, infne, defnisce
l’ospitalità diffusa come: «[…] l’offerta ricettiva, a carattere imprenditoriale, esercitata in un centro storico o in un
contesto urbano di pregio […] con camere, suite, unità abitative e servizi dislocati in diversi edifci. La gestione può
essere congiunta o disgiunta purché coordinata, in grado di offrire servizi di alloggio ed eventuale ristorazione,
nonché i servizi accessori».
La formula di ospitalità diffusa della Basilicata, pertanto, è molto elastica e neutra; il legislatore regionale la colloca
nel gruppo “altre strutture”, senza classifcarla né tra le strutture alberghiere né extralberghiere112 .
2.2.2. Alcuni casi di AD in Basilicata
Oggi l’ospitalità diffusa in Basilicata può essere divisa in tre tipologie: AD di alta qualità e gestiti da privati, dove c’è
stato un importante investimento da parte dell’imprenditore e quindi l’amministrazione pubblica ha solo un ruolo di
“aggiunta”; AD di gestione privata ma dal forte sostegno pubblico, in cui i benefci economici sono di chi gestisce
l’attività, ma l’interesse della comunità locale è elevato; AD a gestione privata per riutilizzare e valorizzare le
abitazioni in disuso, come avviene per gli appartamenti vacanza e che non trovano supporto da parte della
comunità locale. Il primo esempio potrebbe essere riferito a Le Grotte della Civita di Matera e il secondo a Le
Costellazioni di Pietrapertosa. L’’ultimo esempio potrebbe invece far riferimento al caso dell’AD di Rotondella
sopracitato, dove l’iniziativa è partita da una società costituitasi come GAL nell’ambito del progetto LEADER,
gestita da un imprenditore del settore edile, ma dove la popolazione locale è scarsamente coinvolta e non c’è una
vera reception113 .
L’attività de Le Grotte della Civita, tra i Sassi di Matera, ha avuto inizio dopo il restauro, avvenuto dal 2007, di
grotte e chiese rupestri abitate fno agli anni ’50 fra precarie condizioni igieniche e malaria. Questo è frutto della
collaborazione tra il gruppo Sextantio e la Società Dom e nasce dall’obiettivo di dare dignità al Patrimonio Storico
Minore e al suo Paesaggio. Il progetto di questo AD si articola in 19 stanze, uno spazio comune e una chiesa
rupestre; la reception di questa struttura è situata in un ambiente un tempo cella di un monastero benedettino. La
rivalorizzazione è stata effettuata con materiale antico di recupero, sia per quanto concerne l’aspetto architettonico
che per gli arredamenti. Questo AD organizza inoltre escursioni, visite guidate, percorsi di trekking e bike tour, cene
e degustazioni di prodotti tipici114. La gestione è di carattere alberghiero tradizionale e ciò che viene offerta è la
camera e non l’appartamento. Si rivolge a una fascia alta del mercato: il prezzo base parte dalle 100 € a notte115.
Le Costellazioni di Pietrapertosa è l’esempio lucano più vicino all’idea di AD, con 13 stanze in pietra e legno sparse
per il paese e la reception-caffetteria posta all’inizio del centro abitato, fra le stradine strette e lastricate del luogo,
ristrutturate lasciando intatte le caratteristiche dell’epoca. Pietrapertosa è un paesino di 1200 abitanti sulle
110 «Gli alberghi diffusi sono costituiti da unità abitative dislocate in uno o più stabili separati, integrate fra loro da servizi centralizzati quali uffcio di ricevimento, salaad uso comune, eventualmente ristorante-bar, allocati in un unico stabile. […]I requisiti minimi ai fni della classifcazione sono fssati con apposito regolamento comunale. In ogni caso il numero dei posti letto non può essere complessivamente inferiore a ottanta. Le unità abitative devono essere ubicate solo nei comuni amministrativamente confnanti con il Comune in cui ha sede l’uffcio di ricevimento dell’albergo diffuso». 111 http://www.ghnet.it/2006-2010/Article162.html, http://www.albergodiffuso.net/normativa-albergo-diffuso/, http://albergo-diffuso.blogspot.it/2012/08/le-norme-regionali-sullalbergo-diffuso.html (ultima visualizzazione: novembre 2013).112 L. Degrassi, V. Franceschelli (a cura di), Turismo – Diritto e diritti, Milano, Giuffrè Editore, 2010, p. 610.113 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit, pp. 68-70
114 http://www.charmingpuglia.com/it/grotte-della-civita.115 http://www.sextantio.it/grotte-civita.
39
Dolomiti Lucane che sarebbe stato lentamente abbandonato se non avesse saputo sfruttare i suoi scenari naturali,
creando anche un’attrazione unica in Europa: il “volo dell’angelo”. Questo AD nasce su iniziativa del comune di
Pietrapertosa che nel 1999 promuove uno studio sulla fattibilità per la realizzazione di un Borgo Albergo. Nel 2002
viene costituita una società a rischio limitato chiamata Borghi di Basilicata, realizzata tra otto proprietari di case del
centro storico e che hanno dato origine a 50 posti letto, riuscendo ad accedere ai fnanziamenti regionali previsti per
gli AD, nell’ambito di un apposito bando del 2002. La società Borghi di Basilicata sarà presto sostituita da Le
Costellazioni Srl, alla quale saranno affdate le licenze di affttacamere per i proprietari. Il progetto in questione è
l’unico che viene fnanziato con un contributo che copre per il 40% le spese per la ristrutturazione e gli arredi. In
assenza di una normativa precisa (arrivata nel 2008), dopo il recupero degli immobili la Regione rilasciò ai
proprietari una licenza, permettendo l’avvio dell’attività. La società dei proprietari gestisce la reception e i servizi
comuni, è costituita anche da alcuni operatori locali ed è sostenuta dall’Amministrazione comunale. Questo AD ha
inoltre avuto più di un contributo dall’Associazione Alberghi Diffusi Italiani. La risposta del mercato registrata è
abbastanza buona ed è costituita principalmente da famiglie e coppie soprattutto straniere e dal proflo socio-
economico medio alto: il prezzo base per questo AD è di 70 € a persona116.
Altro esempio meno celebre di ospitalità diffusa in Basilicata è il Borgo Ritrovato di Montescaglioso, AD che,
tuttavia, non è registrato nelle liste dell’ADI.A Montescaglioso, comune di 10.000 abitanti, negli ultimi anni si è
registrata una crescita nel settore terziario, soprattutto nel comparto turismo, dovuta anche alla ristrutturazione e
riapertura dell’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo e alla riqualifcazione di alcune aree del paese . Tra
queste c’è una zona costruita all’esterno della cinta muraria medievale nella seconda metà dell’Ottocento (1889 117),
accessibile da un’unica strada segnalata da un arco a tutto sesto e che in origine era denominata “Il Borgo” o
“Borgo Andrisani”, dal nome del suo creatore118. Inizialmente costituito da giardinetti e orti nella parte centrale, “Il
Borgo” era composto da case da dare in afftto alle famiglie degli “americani” (emigranti tornati temporaneamente
in paese) con spazio per il mulino (oggi scomparso), il frantoio (oggi recuperato) e il ristorante119. È qui che nasce
l’AD il Borgo Ritrovato, con 10 camere dislocate in edifci separati ma vicine, per un totale di 28 posti letto, allestite
al termine del recupero di tali abitazioni. Alcune di queste stanze hanno sofftti in tufo e coperture in legno, nonché
parti d’arredo che fanno parte della cultura contadina del luogo120; altre stanze hanno invece pavimenti in cotto
originari, travi in legno, camini, archi e muri in pietra. Ad essere ristrutturato è stato anche il frantoio, oggi
denominato “il Trappeto” e dove è stato allestito il ristorante. Qui, oltre a degustare piatti tipici locali, è possibile
osservare anche le antiche macine, i torchi e le vasche121. Montescaglioso, denominata “città dei monasteri” (qui si
trovano quattro antichi complessi monastici), offre poi ai suoi visitatori attrazioni culturali, storiche, artistiche ed
enogastronomiche. Forse anche per questo Il Borgo Ritrovato è stato inserito nella guida “Alberghi e ristoranti
d’Italia ed. 2009” del Touring Club italiano122. Tale struttura ha poi vinto, per l’anno 2013, grazie al servizio di
qualità offerto e ai giudizi positivi dei suoi ospiti, il Certifcato di “Eccellenza per le migliori strutture” ricevuto da
116 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit.117 http://www.montescaglioso.net/node/1798.118
� http://www.albergodiffuso.net/basilicata/albergo-diffuso-il-borgo-ritrovato/119 http://www.ilborgoritrovato.com/storia.html (ultima consultazione: novembre 2013).
120 http://www.ihotels.it/pagina.cfm?id=42004 (ultima consultazione: dicembre 2013).121 http://www.ilborgoritrovato.com/index.html (ultima consultazione: novembre 2013).122 http://www.montescaglioso.net/node/6339 (ultima visualizzazione: agosto 2013).
40
TripAdvisor (portale internet che offre informazioni su viaggi e mete turistiche123). Il costo di questo AD, poi, va da
un minimo di 40 € a un massimo di 50 € a persona per giorno.
Infne, interessante è anche la proposta avanzata ad Anzi e che si riferisce al progetto “Anzi Albergo“, presentato nel
2008 all’amministrazione comunale (e attualmente regolamentato da un’apposita convenzione) dall’associazione
Teerum Valgemon Aesai (nome che signifca pressappoco “Terra il migliore rifugio”, nel senso di stare con i piedi per
terra, e che deriva dalla lingua osca, un tempo parlata in Lucania oltre che nel Sannio e in Abruzzo), assai attiva sul
territorio per l’organizzazione di eventi, tour guidati e attività. Intento dell’associazione è creare nei prossimi anni un
AD da 50 posti letto nel centro storico di Anzi, partendo dal recupero di abitazioni preesistenti e in disuso, messe a
disposizione dai proprietari e da destinare all’attività turistica. Tale attività verrebbe poi gestita da una cooperativa
appositamente creata e non direttamente dall’associazione, che per aumentare il fusso turistico intende sfruttare
l’attrattiva del vicino Osservatorio Astronomico (gestito dall’associazione stessa) e i caratteristici borghi limitrof di
Anzi, come Calvello, Laurenzana, Castelmezzano, Brindisi di Montagna, creando dei percorsi guidati124.
2.3. DESCRIZIONE DELL’AREA OGGETTO DI INDAGINE: LA VAL D’AGRI
2.3.1. Analisi territoriale
La Val d’Agri è una sub regione situata a sud ovest della Basilicata. Essa si apre a sud verso il Metapontino e la costa
calabra, ad ovest verso il Vallo di Diano, ad est in direzione della Valle della Camastra e a nord verso il Potentino. La
sua denominazione deriva dal nome del fume Agri che attraversa il territorio per circa 136 km sfociando poi nel Mar
Ionio. L'area comprende 19 comuni con una superfcie complessiva di 1123 kmq. Ripartita in tre macroaree, ovvero
Alta, Media e Bassa Val d’Agri, è uno dei più vasti bacini idrografci della Basilicata. Dal punto di vista orografco, la
valle è estesa secondo un asse prevalentemente orientato in senso nord-ovest/sud-est, racchiusa ad ovest dai monti
della Maddalena che giungono verso sud a lambire le cime del Sirino e del Raparo, a nord la valle è chiusa da un
altro allineamento di montagne, il Volturino, il Caldarosa e il Sant'Enoc. Dolci colline, invece, vivacizzano il
fondovalle pressoché piatto e che recano i segni di una lunga evoluzione geologica dell'area. Opere di canalizzazione
e sbarramento del corso del fume consentono di utilizzare le sue acque come il grande lago del Pertusillo che
rappresenta la misura della ricchezza idrica di quest'area, ed è un vero e proprio laboratorio della natura. Tra il
1983/1995 è stata costruita una nuova diga, realizzata nel comune di Marsico Nuovo che sbarra il corso del fume
Agri a pochi chilometri dalla sua sorgente, la funzionalità primaria di questa diga è l'irrigazione dei terreni dei
comuni di Marsico Nuovo, Paterno, Marsicovetere e Tramutola. Il considerevole patrimonio racchiuso nella Valle
dell'Agri, composto da borghi antichi, da una natura ancora selvaggia e da una tipicità culturale unica nella regione,
è divenuto uno degli elementi caratterizzanti del giovane Parco Nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri-
Lagonegrese. Il Parco istituito nel 2007 si estende lungo tutta la parte settentrionale della catena appenninica
lucana. Il Parco protegge 69.000 ettari dell'Appennino lucano ed è caratterizzato da un ambiente prevalentemente
montuoso e collinare. I confni abbracciano quattro ambiti territoriali: Alta Val d'Agri, la Val Camastra, l'Alta Val
Melandro e il Lagonegrese. Rientrano nell'area diverse zone di notevole interesse naturalistico e scientifco tra cui 12
123 Anon., Riconoscimento per il Borgo Ritrovato di Montescaglioso - L’albergo diffuso è stato premiato da TripAdvisor, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 17 ottobre 2013, p. 18.124 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-cd5ea988-4c2a-4521-84c4-2c28fe7bbed6-tgr.html#p=0 e http://teerumvalgemonaesai.blogspot.it/ (ultima consultazione: luglio 2013).
41
siti di interesse comunitario (SIC) due zone di Protezione Speciale (ZPS) e un'area importante per gli uccelli (IBA) e
due aree importanti per le piante (IPAS). Caratterizzato per lo più da boschi, l'area presenta vaste aree ricoperte da
castagni, cerri e faggete con esemplari che raggiungono i trenta metri di altezza. Inoltre, sono presenti specie
botaniche di interesse scientifco come la carlina, l'achillea e l'agrifoglio e specie più diffuse come il ciliegio, il melo
selvatico e il nocciolo. In un quadro ambientale così felice trovano accoglienza specie faunistiche migratorie e
stanziali, quali il nibbio reale, la cicogna bianca, il gufo reale, il gatto selvatico, la volpe, la lontra e la martora.
2.3.2 Analisi socio-economica e Profilo demografico
L'area della Val d'Agri presa in considerazione, corrisponde all'accorpamento stabilito dall'Agenzia di promozione
turistica della Basilicata e include i comuni di Armento, Corleto Perticara, Guardia Perticara, Grumento Nova,
Marsico Nuovo, Marsicovetere, Missanello, Moliterno, Montemurro, Paterno, Roccanova, San Chirico Raparo, San
Martino d'Agri, Sant'Arcangelo, Sarconi, Spinoso, Tramutola e Viggiano. Il comprensorio occupa una superfcie di
1122,83 kmq e ha una popolazione di 44.856 abitanti, stimata al 31 dicembre 2012 (vedi tabella1), con una
densità di 39,94 abitanti per kmq. In termini di classe di ampiezza demografca, il limite inferiore è rappresentato
dai comuni di Missanello con 546 abitanti, Guardia Perticara con 580 abitanti e Armento con 677 abitanti. Mentre
il limite superiore è costituito dai comuni di Sant'Arcangelo con 6.497 abitanti e Marsicovetere con 5343 abitanti,
comuni con più di 5000 unità. Il comune con maggiore densità è Marsicovetere con 143,31ab/kmq mentre quelli
con minore densità sono Guardia Perticara con 10,95 ab/kmq e Armento con 11,57 ab/kmq. Un reticolo di nuclei
abitati di piccola dimensione, piuttosto distanziati tra di loro e con una pressione antropica sul territorio
decisamente modesta. La maggior parte dei comuni, inoltre, sono qualifcati nella categoria ISTAT “montagna
interna” (PIT Val d'Agri). I diciannove comuni della Val d'Agri registrano una popolazione al 1 gennaio del 2012
(Istat) di 44.928 di cui 21.889 di sesso maschile e 23.039 di sesso femminile.
Se si analizza il grafco sul trend della popolazione totale della Val d'Agri nell'arco temporale 2002-2012 si rileva un
andamento negativo della crescita demografca dell'area in questione. Infatti, il tasso di spopolamento del territorio
è pari al 6,8%. L'unico comune della valle che registra un incremento della popolazione pari al 13,6% è
Marsicovetere. L'analisi della popolazione per fasce di età, evidenzia un valore numerico maggiore per il segmento
compreso tra i 15-64 anni. Lo studio dei dati demografci, utilizzando l'indicatore statistico dell'indice di vecchiaia,
rileva un maggior peso della popolazione anziana nei comuni di interesse rispetto alla media provinciale e regionale.
Graf.8 Trend della popoazione della Val d'Agri 2002-2012
Fonte: elaborazione su dati Istat 2012
42
4 8 1 8 84 7 9 8 6
4 7 5 0 0 4 7 3 4 2
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4 6 1 9 4 4 6 0 4 04 5 7 7 8
4 5 4 5 14 5 1 4 5
4 4 9 1 8
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4 4 0 0 0
4 5 0 0 0
4 6 0 0 0
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4 9 0 0 0
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T r e n d p o p o l a z i o n e V a l d ' A g r i
2.3.3 Profilo economico e produttivo
Nella Val d'Agri l'attività prevalente resta l'agricoltura anche se si presenta con le caratteristiche tipiche della
marginalità per assenza di elementi basilari e dell'eccessiva frammentazione delle strutture aziendali. La morfologia e
il clima della Valle dell'Agri consentono lo sviluppo di un'agricoltura di tipo montano-collinare basata su di
un'economia agro silvo-pastorale, dove diverse sono le produzioni agricole con un alto livello di qualità. Nello
specifco è l'area della regione con la più alta presenza di prodotti specifci in agricoltura che hanno una loro
riconoscibilità al di là della produzione di mercato di massa. Nella sola Val d'Agri la superfcie utilizzata è di 32.000
ettari circa, pari al 57,7% della superfcie totale, e l'agricoltura si conferma il settore più importante a livello
territoriale in quanto a numerosità di aziende, con un peso sul totale pari al 38,8%125.
Nell'area si produce prevalentemente l'orticoltura, la frutticoltura e vitinicoltura con colture quali il fagiolo, lo
zucchino a cui si aggiungono anche il peperone e il pomodoro. Tra le colture arboree, rilevante è la melicoltura con
170 ettari, praticamente l'87% della superfcie regionale investita a melo. La diffusione di colture ortofrutticole sta
progressivamente sostituendo l'attività zootecnica, più sviluppata nei territori di Moliterno e Viggiano. Nell'ambito
delle colture legnose la coltivazione prevalente è quella dell'olivo, seguita da quella della vite.
Ma gli scenari economici della Val d'Agri, dopo la scoperta e la messa in produzione del più grande giacimento
petrolifero europeo, sono mutati, e da un'area tradizionalmente vocata all'attività agricola si è passati ad un'area
caratterizzata anche dalla presenza di imprese legate direttamente e indirettamente all'attività estrattiva, soprattutto
nel territorio di Viggiano. Il settore secondario si concentra su due differenti segmenti: l'attività industriale che
appare meno diffusa e con un incremento del 2,2% al settore dell'edilizia e del suo indotto che registra una fessione
al ribasso del livello occupazionale pari all'11,10%. È prevalentemente localizzata nei comuni di Viggiano,
Marsicovetere, Marsico Nuovo, Grumento Nova, Tramutola e Moliterno, questi comuni concentrano il 56,5% del
totale degli addetti all'industria del comprensorio. Anche il turismo appare sottodimensionato rispetto alle
possibilità di espansione, infatti, nella Val d' Agri il fusso turistico è legato soprattutto alle stazioni sciistiche
d'inverno e alle risorse ambientali (fume, lago, boschi d'alta quota) d'estate.
2.2.4 Analisi della domanda e dell'offerta turistica
La Val d'Agri126 è un'area caratterizzata da un diversifcato numero di risorse e servizi per il turismo. I fussi turistici
della Val d'Agri relativi al 2012 evidenziano un incremento del 13,6% nel numero degli arrivi e del 8,7% delle presenze
rispetto al 2009. Ma in relazione al 2011, l'area registra un calo delle presenze di circa 20mila unità e un decremento
degli arrivi pari al 5,7%, probabilmente dovuto alla forte crisi che ha colpito l'intera nazione.
125Dati reperiti sul sito del PO Val d'Agri, Programma Operativo Val d'Agri – Melandro – Sauro - Camastrahttp://www.povaldagri.basilicata.it
126Area territoriale 7, denominata Val d'Agri, comprende i comuni di Armento, Corleto Perticara, Gallicchio, GrumentoNova, Guardia Perticara, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Missanello, Moliterno, Montemurro, Paterno, Roccanova, SanChirico Raparo, San Martino d'Agri, Sant'Arcangelo, Sarconi, Spinoso, Tramutola, Viggiano.
43
Tabella 6: Arrivi e presenze totali Val d'Agri 2012
Anno Arrivi Presenze
2012 24.139 77.049
2011 25.594 96.398
2010 27.749 77.442
2009 21.245 70.876
Graf.9: Arrivi in Val d'Agri 2012
Fonte:dati APT 2013
Graf.10 Andamento presenze Val d'Agri 2009-2012
Fonte:elaborazione dati APT 2013
È evidente un aumento degli arrivi e delle presenze nel 2012 rispetto al 2009, ma il valore della permanenza media
dimostra un andamento negativo passando dalle 3,34 del 2009 alle 3,19 notti del 2012. Probabilmente
l'andamento negativo del valore della permanenza media è attribuibile alla crisi che ha colpito l'intera nazione e che
44
0
5 0 0 0
1 0 0 0 0
1 5 0 0 0
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3 0 0 0 0
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a r r i v i
a r r i v i
0
2 0 0 0 0
4 0 0 0 0
6 0 0 0 0
8 0 0 0 0
1 0 0 0 0 0
1 2 0 0 0 0
2 0 0 9 2 0 1 0 2 0 1 1 2 0 1 2
Tito
lo a
sse
p r e s e n z e
p r e s e n z e
ha rivoluzionato il modo di viaggiare e organizzare la vacanza, diffondendo la tendenza a fare più viaggi (anche
all'estero) ma riducendo la durata della vacanza127.
Grafco 11: Andamento permanenza media Val d'Agri 2009-2012
Fonte: elaborazione su dati APT 2013
Il movimento turistico della Val d'Agri, nel 2012, è determinato quasi interamente dal mercato nazionale, che
rappresenta il 94,6% degli arrivi totali nell'area e solo il 5,4% è di provenienza straniera. Dall'analisi dei fussi degli
arrivi (mercato di prossimità) risulta maggiormente evidente la presenza di turisti provenienti dalla Puglia, Abruzzo e
Campania che generano il 55,7% del totale degli arrivi. Per il mercato internazionale, invece, risulta un maggiore
pernottamento di turisti provenienti dalla Svizzera e Liechtenstein, dalla Germania e dal Regno Unito, i quali
occupano solo il 2,2 % degli arrivi128.
Graf. 12 Arrivi e presenze italiani 2012
Fonte: elaborazione su Dati APT 2013
127I viaggi brevi, cioè al di sotto delle tre notti sono passati dal 31% del 1990 al 47% del 2010, in “Com' è cambiato in 20 anni il turismo in Italia, low cost e booking on line. Nel 2012 arrivi extra Uein crescita”, 17-04-2012, Comunicati Stampa, Università Cà Foscari.
128Dal rapporto di Unioncamere Basilicata, “Il consuntivo del turismo lucano 2012” si evidenzia la poca attrattività della regionenei confronti del mercato estero. Le presenze straniere sono prevalentemente riferite ad un mercato di ritorno.
45
0
0 , 5
1
1 , 5
2
2 , 5
3
3 , 5
4
2 0 0 9 2 0 1 0 2 0 1 1 2 0 1 2
A n d a m e n t o p e r m a n e n z a m e d i a2 0 0 9- 2 0 1 2
p e r m a n e n z a m e d i a
0
2 0 0 0
4 0 0 0
6 0 0 0
8 0 0 0
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1 4 0 0 0
1 6 0 0 0
1 8 0 0 0
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p r e s e n z e
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Tito
lo a
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a r r i v i
p r e s e n z e
Graf.13: Arrivi e Presenza stranieri 2012
Fonte: Elaborazione dati APT 2013
Per quanto riguarda la permanenza media, si registra un maggiore valore per i turisti stranieri con il 3,7 notti,
rispetto alle 3,2 notti degli italiani. Il mese in cui, nel 2012, si sono concentrate il maggior numero di presenze, sono
i mesi di agosto (12,2%), ottobre (9,6%) e luglio (9,3%), mentre i restanti mesi sono caratterizzati da un costante e
regolare fusso di turisti.
Graf.14 Andamento Arrivi e Presenze nei mesi 2012
Fonte: Elaborazione dati APT 2013
2.2.3 Offerta turistica della Val d'Agri
Le caratteristiche morfologiche e le risorse di cui la Valle dell'Agri dispone, indirizzano l'area verso un turismo di tipo
natura, montano e lacuale. Turismi che, dai dati rilevati nel rapporto sul turismo in Italia, prodotto nel 2010
dall'ONT intercettano il 30% della domanda turistica nazionale129. La Val d'Agri rientra nei confni del Parco
129Dal rapporto ONT, il turista natura fruisce del patrimonio ambientale italiano, mediante l'attività sportiva.
46
Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, nato nel 2007, rappresentando la seconda area protetta
nazionale della regione Basilicata, dopo il Parco Nazionale del Pollino, insieme al quale protegge il 16% del territorio
della regione. Il giovane parco gode di un patrimonio ambientale, faunistico e foristico di rilievo che rappresenta di
per sé un potenziale attrattore per il turismo legato all'ambiente. Rientrano nell'area diverse zone di notevole
interesse naturalistico e scientifco, sono presenti numerose specie animali tutelate (il lupo, la lontra, la faina,
l'airone bianco) e diverse eccellenze naturalistiche come le faggete dei monti Maruggio, Arioso e Pierfaone, l'abete
bianco dell'Abetina di Laurenzana e le numerose specie di orchidee selvatiche della Faggeta di Moliterno. Di
notevole importanza comunitaria sono i dieci siti SIC, l'abetina di Laurenzana, il bosco di Rifreddo, la faggeta di
Moliterno, la faggeta di Pierfaone, il lago del Pertusillo, il monte Caldarosa a Laurenzana, monte della Madonna di
Viggiano, il monte Volturino e le murge di San Lorenzo; due zone di protezione speciale (ZPS) e due riserve regionali,
tre laghi di cui uno naturale (il Pertusillo, il Camastra, e il Pantano di Pignola) e un bacino fuviale, l'Agri. Un
patrimonio vasto e vario che può essere fruito mediante la pratica sportiva o per mezzo di escursioni. Nell'area della
Val d'Agri sono presenti due comprensori sciistici, quattro falesie per l'arrampicata, un parco avventura, un
acquapark e due piscine comunali, oltre ad una serie di impianti atti a garantire la pratica di sport quali
l'equiturismo, il tennis e la pesca sportiva. Il comprensorio sciistico Volturino-Viggiano che si sviluppa interamente in
Val d'Agri, nei comuni di Marsicovetere e di Viggiano, interessando il massiccio del monte Volturino e la montagna
grande di Viggiano. L'impianto sciistico del monte Volturino si snoda lungo le pendici della montagna per un totale
di circa 2600 metri ed è servito da una seggiovia lunga 1200 metri. La stazione sciistica “Montagna Grande di
Viggiano”, invece, presenta diverse piste adatte anche allo sci di fondo, servite da due sciovie e una monovia. Sul
Volturino è effettuabile il lancio col parapendio mentre la montagna Grande di Viggiano permette lo sci in notturna,
percorsi con le ciaspole e la pratica del nord walking. La fruibilità dei due impianti è assicurata da due imprese di
gestione (Sogis s.a.s. a Viggiano e Galassia 60 s.n.c. a Marsicovetere) con scuole di sci (Scuola Sci Lucana e Sci Club
a Viggiano e Sci Club Volturino in Val d'Agri). La pratica dell'arrampicata è connessa alla presenza di tre falesie nei
comuni di Marsico Nuovo, Marsicovetere e Viggiano. Il comune di Viggiano è dotato inoltre di una palestra con una
superfcie arrampicabile di 150 mq, con pareti verticali e inclinate fno a 60 gradi con tetti orizzontali. La struttura è
gestita dall'Associazione di Arrampicata Sportiva in Lucania che ne assicura l'apertura annuale. A Viggiano è attivo
un parco avventura che dispone di percorsi acrobatici in altezza, una parete per l'arrampicata, un campo bocce e
uno spazio adibito per il tiro con l'arco. L'abbondanza delle acque ha permesso l'implementazione d'infrastrutture
per la pratica degli sport legati all'acqua e in particolare un acquapark altamente attrezzato nel comune di
Tramutola e due piscine comunali nei territori di Grumento Nova e Moliterno. Diverse le strutture ricettive in
possesso di piscine con accesso consentito anche ai non pernottanti. Il cicloturismo, che rappresenta una
motivazione sempre più forte nel cosiddetto “turista verde”, è per ora limitato poiché mancano piste ciclabili,
ciclovie e percorsi attrezzati. Il tennis è possibile praticarlo a Moliterno dove l'Associazione dilettantistica Circolo
Tennis Val d'Agri ha in gestione un campo da tennis e Viggiano dove è stato attrezzato un campo da tennis al
coperto. A Tramutola e Viggiano è attiva anche la pesca sportiva negli invasi rispettivamente di Contrada Matinelle a
Tramutola e località Case Rosse a Viggiano, entrambi gestiti dalla società di pesca sportiva “Team Val d'Agri”.
L'equiturismo è praticabile a Marsico Nuovo, Viggiano e Montemurro con maneggi gestiti da imprese private. Per gli
appassionati di escursioni, la Val d'Agri dispone di tre centri per l'educazione all'ambiente e alla sostenibilità con
sede a Viggiano “Centro di Educazione Ambientale”, il CEAS Bosco dei Cigni di Grumento Nova e il CEAS Bosco
Faggeto di Moliterno, che organizzano attività legate alla esplorazione e fruizione del patrimonio naturalistico della
47
valle oltre a diciannove guide uffciali escursionistiche del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri
Lagonegrese, le quali oltre a garantire visite guidate per l'intero anno solare, organizzano anche escursioni estive e/o
invernali a tema naturalistico e culturale. Il tratto caratteristico dell'area della Val d'Agri è una sapiente miscela di
cultura, ambiente e agricoltura di qualità, è un territorio dalla storia millenaria, infatti i primi insediamenti
dell'uomo risalgono al Neolitico e all'età del Bronzo, testimonianze archeologiche di quest'epoca provengono dalla
Civita di Paterno e dalla Murgia Sant'Angelo di Moliterno. All'occupazione dei Lucani nel V-IV secolo a.C. seguì poi
l'insediamento romano nel III secolo a.C. con la fondazione della colonia romana di Grumentum nei pressi
dell'attuale Grumento Nova, ora divenuta Parco Archeologico con annesso Museo Archeologico Nazionale in cui
sono conservati i resti di una lunga storia. Dopo la distruzione dell'antica città romana, intorno all'anno mille, i
coloni superstiti fondarono i vari attuali Comuni della valle, posti sulle cime delle colline, avviando così un nuovo
capitolo di storia, attraverso le dominazioni di longobardi, normanni, angioini che hanno infuenzato la cultura e
l'architettura della zona, visibile nei caratteristici centri storici di Marsico Nuovo, Tramutola, Marsicovetere oltre
ovviamente ai resti di splendidi castelli medievali come quello di Moliterno e Marsicovetere. Innumerevoli sono
anche esempi di architettura rurale e soprattutto delle cappelle e chiese disseminate nel territorio, infatti, la
religiosità ha del resto rappresentato da sempre un elemento essenziale della cultura locale, come testimonia la
presenza del santuario della Madonna del Sacro Monte di Viggiano, Patrona della Basilicata e Regina delle genti
lucane.
2.2.4 Offerta ricettiva in Val d'Agri
In Val d'Agri, secondo i dati elaborati dall'APT, sono attualmente presenti 49 strutture ricettive e 1598 posti letto.
Secondo la divisione territoriale defnita dall'APT, tre dei diciannove comuni che rientrano nell'area 7 -Val d'Agri,
risultano privi di strutture ricettive (Missanello, Roccanova e Spinoso). L'utilizzo lordo delle strutture ricettive al
2012 è del 13,2%. L'offerta ricettiva presente in Val d'Agri è composta dal 34,7% da strutture alberghiere, 17 per
1147 posti letto (il 71,8% del totale); e dal 65,3% da strutture extralberghiere, 32 per 451 posti letto (il 28,2% del
totale). Disponendo così di 67 posti letto medi per le strutture alberghiere e di 14 posti letto medi per le strutture
extralberghiere.
Grafco 15: Percentuale strutture ricettive Val d'Agri
Fonte: Elaborazione Dati Apt 2013
48
s t r u t u r e e x t r a -a l b e r g h i e r e
6 5 %
s t r u t u r ea l b e r g h i e r e
3 5 %
P e r c e n t u a l e s t r u t u r e r i c e t v e
Grafco 16: Percentuale posti letto per comparto
Fonte: Apt Basilicata 2013
La tipologia alberghiera presente nella valle evidenzia uno sbilanciamento sia nella quantità degli esercizi che nel
numero dei posti letto dei tre stelle. Infatti gli alberghi a tre stelle sono 8 (ovvero il 47% degli esercizi alberghieri
totali) mentre i posti letto sono 793, circa il 69,2% del totale. Seguono poi, per posti letto gli alberghi a due stelle (4
esercizi con 177 posti letto) con il 15,4%, quelli a quattro stelle (un esercizio con 104 posti letto) con il 9%, ed infne
con il 6,4% gli esercizi ad una stella (4 alberghi con 73 posti letto). Sono assenti gli esercizi a cinque stelle.
Grafco 17: Strutture alberghiere per stelle
Fonte: Elaborazione Dati Apt 2013
49
e s e r c i z ia l b e r g h i e r i
7 2 %
e s e r c i z i e x t r a -a l b e r g h i e r i
2 8 %
P o s t l e t o p e r c o m p a r t o
4 7 %
2 3 %
2 4 %
6 %
S t r u t u r e a l b e r g h i e r e
3 s t e l l e
2 s t e l l e
1 s t e l l a
4 s t e l l e
Grafco 18: Posti letto per stelle
Fonte: Elaborazione Dati Apt 2013
Per quanto riguarda l'offerta extra-alberghiera, invece, è prevalentemente legata alla formula dell'agriturismo, con
19 esercizi occupando il 59,4% dell'offerta, detenendo il 77,2% dei posti letto totali (451 unità), poi seguono gli
affttacamere con 8 esercizi per 70 letti con il 15,5% del totale ed infne i bed&breakfast con 5 strutture per 33 posti
letto, ovvero il 7,3% del totale.
Grafco 19: Strutture extra-alberghiere per tipologia
Fonte: Elaborazione Dati Apt 2013
50
6 9 %
1 6 %
9 % 6 %
P o s t l e t o p e r s t e l l e
3 s t e l l e 2 s t e l l e 4 s t e l l e 1 s t e l l a
5 9 %2 5 %
1 6 %
S t r u t u r e e x t r a - a l b e r g h i e r e
a g r i t u r i s m i a f t a c a m e r e B & B
Grafco 20: Posti letto per tipologia
Fonte: Elaborazione Dati Apt 2013
Nell'arco temporale tra il 2009 e il 2012 nell'area della Val d'Agri si assiste ad un aumento di unità ricettive,
passando dalle 47 unità del 2009 alle 49 unità del 2012 ma nello stesso tempo si evidenzia un decremento del 1,3%
dei posti letto rispetto al 2009, passando dalle 1.618 unità alle 1.598 del 2012. Nello specifco, gli esercizi
alberghieri hanno subito una riduzione di unità ovvero da 20 strutture del 2009, nel 2012 ne sono censite solo 17 e
lo stesso vale per i posti letto (1.231 nel 2009, 1.147 nel 2012). Le strutture extra-alberghiere, invece, registrano un
incremento del 18,5% passando dalle 27 unità del 2009 alle 32 del 2012, i posti letto subiscono un aumento del
16,5% passando dalle 387 unità alle 451 del 2012.
51
7 7 %
1 6 %7 %
P o s t l e t o p e r t p o l o g i a
a g r i t u r i s m i a f t a c a m e r e b & b
CAPITOLO 3LA VOCE DEL TERRITORIO: L’INDAGINE SUL CAMPO
3.1. VERSO UN MODELLO DI OSPITALITÀ DIFFUSA IN VAL D’AGRI
Il recupero e la valorizzazione di piccoli centri è spesso promosso al fne di creare una nuova opportunità economica
per il territorio. Creando uno spazio attraente si promuove il recupero e la valorizzazione ambientale e culturale a
fni turistici attraverso interventi mirati e integrati che permettano di mettere a sistema l’offerta del luogo
coinvolgendo operatori pubblici e privati. Il modello dell’ospitalità diffusa si confgura come una strategia in grado
di operare sia internamente, attraverso il coinvolgimento delle popolazioni locali e degli operatori turistici del
territorio, sia esternamente attraverso la costruzione di un sistema integrato dell’offerta che metta il visitatore nella
condizione di attraversare un “mondo” in assoluta armonia con i contesti che lo hanno animato130. La ricerca
analizza ed approfondisce questo fenomeno che potrebbe coniugare la conservazione delle risorse naturali e
storico-culturali con lo sviluppo di un’area caratterizzata da piccoli borghi e centri storici com’è la Val d'Agri. L’area,
infatti, è rappresentata da una forte concentrazione di valori naturalistici e paesaggistici confermati anche dal
riconoscimento del Parco nazionale dell’Appennino Lucano e da centri storici minori composti normalmente da
architetture molto semplici con risorse culturali, archeologiche e religiose signifcative e di spazi pubblici e collettivi
che coniugano l’esistente con l’esigenza di fruitori attuali. E’un territorio caratterizzato dal concetto di genius loci,
privo però, al momento, di un posizionamento effcace sul mercato turistico. La Fondazione Eni Enrico Mattei,
attraverso l’analisi territoriale a livello sovralocale (di micro area) e una raccolta di dati (desk) elaborati
precedentemente sulla base di caratteristiche vocazionali e potenziali dell’area, oggetto dello studio, ha focalizzato
l’attenzione su sei paesi (Corleto Perticara, Marsico Nuovo, Montemurro, Grumento Nova, Tramutola e Viggiano)
risultati essere le località in grado di offrire le maggiori garanzie di successo per la nascita di un Albergo Diffuso che
può rappresentare un’importante opportunità di sviluppo. Questi piccoli centri sono rappresentativi per le diverse
tipologie territoriali di valorizzazione e per le azioni programmatiche di utilizzo ottimale delle risorse . Con l’obiettivo
di raccogliere le informazioni sullo stato di fatto del territorio, utili per rendere i borghi appettibili, la FEEM ha
condotto parallelamente nei 6 comuni scelti un’ipotesi progettuale di ospitalità diffusa: un approccio quali –
quantitativo che ha considerato la cultura dell’accoglienza delle comunità locali e i fattori di successo per la
realizzazione di un AD e l’indagine operativa del patrimonio immobiliare.
Di seguito delle brevi schede tecniche di analisi territoriale dei comuni per la defnizione del territorio tipo, cioè di
quelle caratteristiche intrinseche al territorio ritenute essenziali i fni del successo di un Albergo Diffuso.
130 G.Dall’Ara e Francesco Morand, Turismo nei Borghi, Nuova Giuridica, 2010.
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MARSICO NUOVO (Popolazione: 4.329; Superfcie/kmq: 101,03; Densità: 43 ab/kmq)
Ubicazione e accessibilità Posto a 865 m sul livello del mare, si sviluppa su trecolline che dominano la Val d'Agri: Civita, la più altacon il centro storico, Portello e Casale, più basse, conl'espansione moderna. Il comune è ai confni con laCampania, a 28 Km dall’Autostrada A3 (Napoli-Reggio Calabria) - uscita Atena Lucana; e dalla stradaeuropea E847 - raccordo Sicianiano-Potenza/uscitaTito (34 Km). Dista 31Km dal capoluogo di regione,Potenza e 131 Km da Matera.
Potenzialità del territorioArticolata offerta culturale (Museo delle Arti sacre,Palazzi nobiliari e luoghi sacri)Risorse naturalistiche di pregio; (Grotte Castel diLepre, Fontana delle Brecce..)Prodotti tipici e artigianali ;Tranquillità e relax;
Fattori di attratività di livello localeSede del Parco Nazionale Appennino Lucano;Ambiente incontaminato e un patrimonio storico-architettonico;Passeggiata nella storia medievale;Festival degli artisti di strada
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare Centro storico con notevole patrimonio immobiliaredisabitativo e inutilizzato; edifci comunali di pregiocome Palazzo Boccia
TRAMUTOLA (Popolazione: 3.149; Superfcie/kmq: 36,48; Densità ab/kmq: 86)
Ubicazione e accessibilità Il paese e' adagiato su dolci e boscosi declivi collinarie si affaccia su una valle resa fertile per l'abbondanzadelle acque. Dista 64 Km da Potenza e 134 km daMatera ed è a 46 Km dall’Autostrada A3 (Napoli-Reggio Calabria) - uscita Atena Lucana; e dalla stradaeuropea E847 - raccordo Sicianiano-Potenza/uscitaTito (60 Km) + Strada statale 95 di Brienza + Stradastatale 598 di Fondo Valle d'Agri
Potenzialità del territorioPresenza di un contesto naturalistico e paesaggisticonotevole;Un ricco patrimonio storico – religioso (presenti ben14 edifci di culto)Patrimonio artigianale (lavorazione di vimini e giunchie la lavorazione tessile come il ricamo ed uncinetto)Patrimonio culturale immateriale
Fattori di attratività di livello localeLocation di set cinematografci (Basilicata Coast toCoast)Acqua Park Val d’Agri – Parco acquatico didivertimento Centrale idroelettrica e afforamenti naturali dipetrolio misto ad acqua (itinerari energetici)Antico Lavatoio in pietra
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare Un piccolo centro storico a “misura d’uomo”: straderipide, palazzi in pietra, portali decorati, angolicaratteristici.
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GRUMENTO NOVA (Popolazione: 1.708; Superfcie/kmq: 66,17; Densità ab/kmq: 26).
Ubicazione e accessibilità Grumento è uno dei più importanti centri storici della Lucania, di impronta medioevale disteso su un colle a 771 m. di altezza sul livello del mare. Il colle sorge nel cuore dell’alta Val D’Agri. Il Comune dista 64 km (uscita Atena Lucana) dall’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria ed è a 75 km dal capoluogo di Regione, Potenza.
Potenzialità del territorioUnicità paesaggistica e naturalisticaUn ricco patrimonio storico artistico (i principali fussituristici per l’area di riferimento sono legati al Parco Archeologico e al turismo business per presenza di attività petrolifera)Presenza di attrattività turistiche interessanti raggiungibile a pochi chilometri: impianti sciistici di Viggiano e Marsicovetere, santuario della Madonna nera di Viggiano, Acquapark.
Fattori di attratività di livello localeParco Archeologico di Grumentum, il più importante sito romano in Basilicata e il Museo Nazionale dell’alta Val d’Agri.Aviosuperfcie per ultraleggeriLago del PertusilloValenza culturale: palazzi nobiliari e il Castello San Severino
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare Il centro storico è un piccolo borgo medievale, in parte in uno stato di abbandono. Oltre a emergenze monumentali signifcative come il Castello San Severino (da poco ristrutturato), la maggior parte degli immobili privati, all’interno del nucleo storico, richiedono un risanamento conservativo. Il Comune sta provvedendo all’acquisizione di una parte del patrimonio immobiliare privato.
MONTEMURRO (Popolazione: 1.315; Superfcie/kmq: 56,54; Densità ab/kmq: 23).
Ubicazione e accessibilità Montemurro è un piccolo borgo situato nei pressi del lago di Pietra del Pertusillo ed è collegato alla strada statale 598 di Fondovalle dell'Agri. Il paese è caratterizzato da una natura rigogliosa, paesaggi spettacolari e luoghi inediti di cultura.
Potenzialità del territorio Paesaggio spettacolare e naturalistico (presenza del Lago artifciale del Pertusillo)Permanenza di una cultura rurale e di relazioni di comunità ancora intensePatrimonio gastronomico locale: l’olio e il rafanoValenza culturale e storica legata all’Unità d’Italia
Fattori di attratività di livello localeFondazione Leonardo Sinisgalli Scuola di Graffti dell’artista Giovanni Antonello LeoneParco eolico Lago artifciale del Pertusillo (Masseria Crisci)
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare La maggior parte degli immobili presenti a Montemurro, sono datati alla seconda metà dell'800. L’amministrazione comunale con il supporto della proloco locale ha avviato il progetto “Casa Vacanze”, una
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forma di ricettività nata sull’idea di un utilizzo a fni turistici che poteva essere fatto delle case vuote, alcune ristrutturate grazie anche ai fondi stanziati attraverso la L.219/81. Attualmente sono 7 le abitazioni individuate nel centro storico.
CORLETO PERTICARA (Popolazione: 2.608; Superfcie/kmq: 89; Densità ab/kmq: 29).
Ubicazione e accessibilità Corleto è situato a 757 m s.l.m. nella Valle del Sauro, adagiato sulla dorsale interna dell'Appennino Lucano.Dista 54 km da Potenza e 102 km da Matera.
Potenzialità del territorio Ricco patrimonio boschivo e numerose sorgenti d’acqua.Scoperta di un giacimento petrolifero “Tempa Rossa”Patrimonio storico – culturale
Fattori di attratività di livello localeMuseo risorgimentaleSantuario della “Madonna della Stella”Artigianato di eccellenza con la lavorazione della pietra, del legno e del ferro.Chiesa Madre di Santa Maria Assunta del 1600.
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare Il patrimonio edilizio del centro storico si contraddistingue per uno stato discreto degli immobili; all’interno del nucleo sono presenti unità abitative private inutilizzate, alcune ristrutturate e adeguate sismicamente con i contributi post-terremoto.
VIGGIANO (Popolazione: 3.124; Superfcie/kmq: 89,03; Densità ab/kmq: 35).
Ubicazione e accessibilità Viggiano è situato sul crinale occidentale della Valle dell’Agri ad una quota altimetrica di 975 m s.l.m. Il paese dista 60 km dal capoluogo di Potenza, 150 km da Matera e 129 km da Salerno.
Potenzialità del territorio
Ricco patrimonio paesaggistico e naturalistico (monti, boschi sorgenti, corsi d'acqua e sentieri)Produzione vitivinicola di pregio ( Vino Doc “Terre Alta Val d’Agri”)Risorse storico – culturaliScoperta del giacimento petroliferoArtigianato locale: oggetti di legno lavorato a mano,Strumenti musicali e lavorazione del vimini.
Fattori di attratività di livello locale
Santuario della Madonna neraComplesso sciistico Montagna GrandeMuseo del LupoParco AvventuraBorgo antico ricco di portali in pietraEdifci di culto (Basilica Pontifcia…) Patrimonio culturale materiale e immateriale (“Città della Musica, Città dell’Arpa”).Scuola dell’Arpa
Qualità e tipologia del patrimonio immobiliare Il centro storico di Viggiano è stato oggetto negli ultimi anni di una attenzione da parte dell’amm.con progetti di rivitalizzazione e di recupero urbano. Attualmente il Comune dispone di 7 immobili di edilizia minore, inutilizzati, che possono essere inseriti in un progetto di Albergo Diffuso.
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3.2 LA DEFINIZIONE DEL CAMPO DI ANALISI QUALI – QUANTITATIVA
Negli ultimi anni il turismo ha subito dei cambiamenti sostanziali. I "nuovi turisti" sono più maturi, alla ricerca di
esperienze ed emozioni vere, a contatto con la natura, la cultura e la gente dei luoghi visitati, a discapito delle mete
tradizionali. L'autenticità dell'esperienza e il coinvolgimento emozionale si ottiene quando l'esperienza ha origine
dall'identità del territorio. Per una destinazione turistica quindi, potrebbe essere necessario non tanto avere forti
attrattori, quanto la capacità di possedere e rendere accessibili spazi di vita reale. Anche in tal senso si fonda il
concetto di comunità ospitante, alla base di un Albergo Diffuso ideale e di successo. In quest'ottica i turisti
diventano sempre più residenti, anche se temporanei, e i cittadini sempre più turisti nella propria città.
L’atteggiamento di accoglienza e la cultura dell’ospitalità sono una delle componenti principali dell’offerta turistica
di una destinazione. Il fattore ospitalità è la somma di elementi che riguardano tutte le relazioni che il turista
stabilisce nel periodo di permanenza. La comunità non nasce necessariamente ospitale ma può adoperarsi per
diventarlo. Anche per questo motivo, l'ipotesi di creare un Albergo Diffuso non poteva prescindere da un'analisi
preliminare delle percezioni dei residenti verso il proprio territorio e la propria visione del turismo e del turista.
Il campo di analisi è stato defnito attraverso una metodologia quali - quantitativa utilizzando lo strumento di
indagine del questionario e dell’intervista semi - strutturata. Nel primo caso è stato elaborato un questionario
destinato ai residenti delle comunità coinvolte nell’area oggetto di studio, strutturato con domanda a risposta
chiusa. La tecnica dell’intervista ha coinvolto, invece, gli opinion leader sia pubblici che privati del territorio con un
approccio di tipo non strutturato e una traccia di discussione che ha lasciato ampi margini di libertà agli
interlocutori.
3.2.1. L’indagine quantitativa: il questionario
Il questionario utilizzato, identico per le 6 comunità dei paesi coinvolti nell’AD, è stato elaborato per rispondere
alle tematiche relative alla cultura, all’economia, alle abitudini e conseguenzialmente ai relativi bisogni, esigenze e
problemi della comunità locale rispetto al tema del turismo. Presenta un totale di 12 quesiti, a risposta chiusa,
strutturato in tre diverse sezioni.
Le domande sono riconducibili ad alcuni principali nuclei tematici così articolati:
• informazioni “anagrafche”, molto importanti al fne di costruire un vero e proprio identikit del residente, e così
organizzate: sesso, età, professione, stato civile, titolo di studio;
• identità della destinazione;
• atteggiamento verso il turismo e il turista.
I questionari sono stati distribuiti nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre 2013 nei luoghi di incontro e
concentrazione spontanea dei residenti dei 6 paesi (Corleto Perticara, Grumento Nova, Marsico Nuovo,
Montemurro, Tramutola e Viggiano) con l’obiettivo di intercettare diverse fasce della popolazione, in assenza anche
di un piano di campionamento scientifco. Tutte le rilevazioni sono infatti state svolte in modo tale che il campione
di soggetti intervistati risultasse il più rappresentativo possibile. Il numero di questionari raccolti è stato pari a 604
(vedi Tab.1).
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Tab.1 - Piano di Campionamento 604 questionari
Comune Abitanti N.QuestionariCorleto Perticara 2.628 100 Grumento Nova 1.727 100 Marsico Nuovo 4.585 102 Montemurro 1.347 100 Tramutola 3.195 100 Viggiano 3.124 102Tot. 13.482 604
3.2.2.Caratteristiche del Campione
Il campione risulta composto per il 50,2% da donne e per il 49,8% da uomini, con una distribuzione maggiore per
fascia di età che va dai 31 ai 60 anni. La metà (50%) degli intervistati ha conseguito un titolo di scuola media
superiore a conferma di un livello di istruzione non basso, mentre il 30% ha la licenza media inferiore. Non è molto
alta la percentuale di coloro che hanno conseguito una laurea (15%) e il 7% non ha proseguito nessun percorso
formativo dopo la licenza elementare. Inoltre soltanto il 2% ha una formazione post laurea.
Graf.1 Intervistati
Graf.2 Età degli intervistati
Fonte: ns elaborazione
Per quel che concerne invece l’attività lavorativa svolta dagli intervistati, la maggior parte afferma di ricoprire una
posizione di carattere impiegatizio (18,3%), seguita dai disoccupati (14%), i liberi professionisti (10,8%), i
pensionati (10,5%) e studenti (10,2%). Risultano invece con percentuali più basse le altre attività lavorative come
casalinga (8%) e imprenditoria (3,3%).
57
Fonte: ns elaborazione
Graf.3 Profilo culturale degli intervistati
Graf.4 Proflo occupazionale degli intervistati
ns rielaborazione
3.2.3. Il Punto di vista dei residenti sulla percezione turistica del territorio
Graf.5 – nostra elaborazione su dati questionario
Nella seconda sezione (identità della destinazione) del questionario è stato indagato il rapporto dei residenti con il
proprio territorio. Le risposte hanno permesso di esaminare il modo in cui i residenti considerano i luoghi in cui
vivono sotto l’aspetto turistico. La prima domanda che è stata rivolta agli intervistati è stata quella di descrivere il
proprio paese. A fronte di un 27% che ritiene la propria “località non turistica”, il 48% degli intervistati la considera
58
una “località turistica di passaggio di turisti interessati ad altri luoghi” e un buon 25% “località turistica che ha
saputo “valorizzare la propria identità storica e culturale”. Opinioni che rivelano una percezione alquanto positiva
del proprio territorio. Gli intervistati, poi, si dimostrano consapevoli che le località in cui risiedono sono custodi di
tradizioni locali e ricche di un patrimonio culturale ancora poco conosciuto e valorizzato.
Nel dettaglio, è interessante evidenziare che per gli intervistati dei comuni (Masico Nuovo, Montemuro, Tramutola,
Corleto P. e Gumento Nova) il proprio paese è solo una località turistica di passaggio, indicandone solo una mera
cornice e non un interlocutore privilegiato. Questo non accade per la comunità di Viggiano che ritiene il proprio
paese una “località turistica che ha saputo valorizzare la propria identità storica e culturale”. Ciò va considerato un
buon risultato, collegato alla pianifcazione di azioni da parte degli enti istituzionali locali nel creare un’offerta
riconoscibile, originale, strettamente legata al prodotto “Viggiano, città dell’Arpa e della Musica”. Tale dato è frutto
di un processo di valorizzazione della tradizione e della "memoria storica " del popolo viggianese e che comincia dal
riconoscere l’arpa e il proprio passato, testimoniandolo, poi, nelle forme più opportune ed adeguate ai tempi. In
riferimento poi alle attrattive del proprio territorio, secondo quando è stato analizzato, la maggior parte dei
residenti ritiene che le bellezze naturali (28%) siano la principale attrazione per un turista, a seguire le risorse storico
- artistiche. La “tranquillità e la sicurezza” sono state indicate dal 16%, mentre a chiudere l’elenco troviamo le
“tradizioni” (13%), le “risorse enogastronomiche” (11%), “l’ospitalità della popolazione” (10%) e il “costo basso
della vita” (4%).
59
Graf.6 - nostra elaborazione su dati questionario
Appare evidente che insita la percezione di un’area caratterizzata da una forte concentrazione di valori naturalistici.
Quindi la risorsa naturale diventa per i residenti un elemento fondamentale e di richiamo, essenziale nell’attivare
turismo. Un fattore di attrattività, questo, che trova il suo potenziale nel secondo Rapporto “Flash Eurobarometer –
Attitudes of European towards tourism131” della Commissione Europea: la natura è stata la principale motivazione
della vacanza per il 18% dei cittadini europei che hanno intrapreso una vacanza nel 2011.
Località intervista
Bellezze naturali
MarsicoNuovo
Montemurro Tramutola CorletoPerticara
GrumentoNova
Viggiano
29% 30% 28% 20% 28% 31%
Risorse storico-artistiche 32% 11% 9% 8% 34% 15%
Tranquillità e sicurezza 12% 18% 20% 21% 14% 11%
Tradizioni 8% 13% 13% 16% 13% 17%
Risorse eno-gastronomiche 9% 10% 10% 16% 5% 16%
Costo basso della vita 3% 4% 6% 4% 4% 5%
Ospitalità della popolazione 7% 14% 14% 15% 2% 5%
Fonte: nostra elaborazione
131 Flash Eurobarometer – Attitudes of European towards tourism”, 2012, Commissione Europea
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Se le bellezze naturali sono attrattive riconosciute da tutti, nello specifco per i residenti dei paesi di Viggiano (31%)
Montemurro (30%), Tramutola (28%) viene confermata la percentuale più alta di risposta (realtà che presentano
un’offerta turistica ambientale di forte appeal per i turisti), invece, per gli intervistati di Grumento Nova (34%) e
Marsico Nuovo (32%) prevale l'importanza delle "risorse storico-artistiche". Anche qui fanno la differenza la
presenza di un parco archeologico e un museo nazionale nel centro grumentino e numerosi palazzi nobiliari situati
nel paese marsicano. L’isolamento di Corleto Perticara, al contrario, per lungo tempo ha innescato nella comunità
la percezione di una località dove la "tranquillità e sicurezza" (21%) sono fattori determinanti per attirare fussi
turistici. In breve, dalle peculiarità territoriali scaturiscono i molti “turismi” dovuti alle diverse “vocazioni”
manifestate dalle 6 località. Agli intervistati è stato chiesto, inoltre, di indicare quali aspetti descrivono meglio la
cultura del proprio paese. Gran parte del campione (37%) ha dichiarato un “attaccamento radicato al paese, agli usi
e alle sue tradizioni”, il 27% riferisce di “un atteggiamento lamentoso” seguito dal 23% che evidenzia la “scarsa
fducia reciproca e confittualità fra soggetti”. Il restante campione rileva poi una “apertura nei confronti delle altre
culture” (8%) e un “atteggiamento attivo e cooperativo” (5%).
Graf.7 – nostra elaborazione su dati del questionario
Nel dettaglio gli intervistati del comune di Marsico Nuovo rivelano un atteggiamento alquanto lamentoso (33%)
che potrebbe apparire quasi “di protesta” ad uno stato di apatia da parte delle istituzioni pubbliche. Mentre per gli
altri paesi, nel distinguo Tramutola, Viggiano e Montemurro, (39% , 39% e il 38%) i residenti evidenziano in qualche
misura l’orgoglio e la consapevolezza di appartenere a quel luogo.
61
Località intervista
MarsicoNuovo
Montemurro TramutolaCorleto
PerticaraGrumento
NovaViggiano
Aspetti della cultura del paese
Attaccamentoradicato al paese, agli usi e alle sue tradizioni
32% 38% 39% 37% 37% 39%
Atteggiamento lamentoso
33% 25% 20% 30% 28% 27%
Apertura nei confronti dellealtre culture
7% 14% 9% 5% 4% 7%
Scarsa fducia reciproca e confittualità fra soggetti
25% 18% 18% 22% 30% 22%
Atteggiamento attivo e cooperativo
3% 5% 14% 6% 1% 5%
Fonte: nostra elaborazione
3.2.3. Il punto di vista dei residenti sul “Turismo” e “Turista”
Nella terza sezione, gli intervistati hanno risposto ad alcune domande che potessero permettere di esaminare, oltre
all'atteggiamento dei residenti nei confronti degli ospiti, anche la propria visione turistica. Si è voluto verifcare la
conoscenza di base del fenomeno turistico, chiedendo ai residenti di quantifcare un ipotetico incremento di fussi
turistici, in termini di servizi e di peso economico. Per effettuare questa parte di indagine è stata scelta la scala di
Likert132, lo strumento principe nella rilevazione delle opinioni e degli atteggiamenti. Si è preferito utilizzare una scala
con cinque affermazioni verso le quali l’intervistato ha espresso il proprio accordo o disaccordo. In generale,
dall’analisi si rileva una consapevolezza diffusa dell’importanza che il turismo potrebbe assumere nell’area di studio.
Le risposte fornite hanno, infatti, rimarcato l'esigenza dei residenti di accelerare il processo di sviluppo del comporto
turistico del proprio territorio. Infatti la “moda” delle risposte danno rilievo agli aspetti positivi che potrebbero
derivare da un ipotetico incremento del fenomeno turistico. Per gli intervistati, infatti, il turismo potrebbe produrre
impatti economici rilevanti sul territorio interessato, ed in particolare potrebbe creare opportunità di lavoro per i
residenti e migliorare la qualità dei servizi e delle infrastrutture presenti nel territorio, oltre ad attrarre investimenti
esterni e stimolare la diversifcazione e il recupero delle attività artigianali. Inoltre, da un punto di vista culturale, il
turismo potrebbe rappresentare un'occasione di arricchimento e scambio culturale e ampliare l'offerta di attività
132 La scala di Likert viene impiegata nella ricerca sociale per misurare atteggiamenti e opinioni attraverso l’uso di affermazioni. Latecnica fu ideata nel 1932 dallo psicologo americano Rensis Likert con lo scopo di elaborare un nuovo strumento, più semplicerispetto ad altri, per la misurazione di opinioni e atteggiamenti. La scala Likert è composta da una lista di affermazioni (items),semanticamente collegate agli atteggiamenti su cui si vuole indagare, viene sottoposta al gruppo di individui la cui opinioneinteressa rilevare, assieme a cinque possibili alternative di risposta: completamente d’accordo, d’accordo, incerto, in disaccordo,in completo disaccordo.
62
ricreative e culturali. Come si evince dal grafco i residenti non sono “per niente d’accordo” sulle ipotetiche
conseguenze negative del turismo, quali la creazione di un “contesto meno sicuro” o il “produrre effetti negativi sulle
risorse naturali presenti sul territorio”.
Graf.8 - nostra elaborazione su dati del questionario
Passando a considerare poi nello specifco il rapporto che i residenti hanno con i turisti, emerge che il 33 %
considera i turisti come "graditi ospiti" ed il 22 % “risorsa da valorizzare", seguito dal 17% “persona da conoscere” e
del 13% “un amico”. Questo è un giudizio indubbiamente positivo che conferma l’ospitalità delle comunità
coinvolte nello studio. Espressioni negative quali "estraneo da sopportare" rispecchiano l’1%. Interessante
evidenziare la defnizione di “risorsa economica da sfruttare” che raggiunge il 9%.
Graf.9 - nostra elaborazione su dati del questionario
È stato chiesto poi agli intervistati di valutare il proprio atteggiamento nei confronti dei turisti e ben il 79% ritiene di
essere "amichevole", il tutto confermato dalle percentuali sulle risposte a un'ipotetica situazione durante la quale il
63
turista incontrato per strada chieda delle informazioni. Infatti, il 54% in questa situazione "cercherebbe di fornire le
informazioni e, se necessario, lo accompagnerebbe”.
Graf.10 - nostra elaborazione su dati del questionario
Graf.11 - nostra elaborazione su dati del questionario
I dati ricavati sono stati disaggregati e incrociati attraverso delle variabili signifcative come l’età, il titolo di studio e
la professione. Non sono state trovate differenze signifcative ma solo di sfumature.
Comunque dalla variabile professione emerge che la categoria del disoccupato ha un atteggiamento “problematico”
nei confronti del turista, mentre per la casalinga, il commerciante e il libero professionista è “indifferente”. Il
rapporto con i turisti è defnito in misura “amichevole” da impiegati, professionisti e operai.
64
3.3. L’INDAGINE QUALITATIVA ATTRAVERSO I TESTIMONI PRIVILEGIATI:
L’INTERVISTA SEMI - STRUTTURATA
3.3.1. L’area di indagine e il metodo di lavoro
L’indagine qualitativa che ha segnato la seconda fase della ricerca sul campo ha permesso di approfondire,
completare e analizzare ulteriori dati secondari e informazioni, inserendosi in un’area del percorso di ricerca centrale
al fne di far emergere gli aspetti essenziali della realtà studiata, acquisendo anche le scelte e il vissuto nonché le
relazioni esistenti all’interno di specifci settori. In particolare, tra i tipi di intervista, si è adottata quella semi-
strutturata face to face, dove l’intervistatore dispone di una “traccia” che riporta gli argomenti che deve toccare nel
corso delle domande. L’ordine col quale i vari temi sono affrontati e il modo di formulare le domande sono tuttavia
lasciati alla libera decisione e valutazione dell’intervistatore (Corbetta 2003133). Questo modo di condurre
l’intervista consente ampia libertà tanto all'intervistatore quanto all'intervistato, garantendo nello stesso tempo che
tutti i temi rilevanti siano discussi e che tutte le informazioni necessarie siano raccolte. L’intervista semi‐strutturata è
stata scelta intenzionalmente, tra le diverse tecniche di ricerca sociale, perché si caratterizza per una serie di
domande obbligatorie (non numerose) che vanno poste nel corso di un colloquio che resta per buona parte libero.
L’obiettivo è quello di integrare le aree della ricerca già sviluppate con metodi quantitativi. Le interviste sono state
effettuate secondo una traccia, uguale per tutti, e con il supporto del registratore. La traccia stabilisce un perimetro
all’interno del quale l’intervistatore decide non solo l’ordine e la formulazione delle domande, ma anche se e quali
tematiche approfondire. In genere egli non affronterà temi non previsti dalla traccia, però è libero di sviluppare temi
che nascono nel corso dell’intervista e che egli ritiene importanti ai fni della comprensione del soggetto intervistato,
anche se non sono previsti dalla traccia e come tali non inclusi nelle altre interviste . L’obiettivo è quello di
analizzare percezioni, opinioni, comportamenti e acquisire informazioni su aspetti sconosciuti che possono essere
sottovalutati o ignorati.
3.3.2. La strutturazione dell’intervista e la selezione degli stakeholders
Il processo di costruzione della ricerca sul campo, e di conseguenza il disegno delle interviste, si sviluppa
nell’individuazione dei testimoni privilegiati, cioè di coloro che rivestono un ruolo signifcato nell’ambito di
pianifcazioni e strategie di sviluppo locale. L’analisi degli stakeholders, quindi, è stata effettuata in base
all’appartenenza al mondo istituzionale, imprenditoriale, datoriale e di associazionismo. Queste sono
professionalità diverse, capaci di esprimere la propria opinione, utile alla costruzione degli strumenti previsti per le
fasi successive del progetto di ricerca. L’obiettivo fondamentale è stato infatti quello di riconoscere le fgure chiave
che potessero fornire una visione più articolata possibile sul tema. Una forma di campionamento, quindi, non
probabilistico con la preferenza di alcuni, sulla base delle esperienze e delle opinioni di cui sono portatori.
I testimoni privilegiati sono stati i seguenti:
n.6 amministratori;
n.6 responsabili di uffci tecnici comunali;
133 P. Corbetta, La ricerca sociale: metodologia e tecniche, Bologna, Mulino, 2003.
65
n.5 referenti del mondo delle associazioni;
n.4 fgure professionali;
n.4 operatori economici;
n. 2 rappresentanti sindacali.
La risposta da parte degli intervistati è stata fn da subito positiva e ha permesso di effettuare tutte le 27 interviste
nel periodo compreso tra il mese di agosto e settembre 2013 nei 6 paesi coinvolti da un’ipotesi progettuale di
realizzazione di un Albergo Diffuso. Defniti gli stakeholders attraverso un piano di campionamento, è stata
costruita la traccia di intervista che, attraverso uno schema non direttivo, potesse sollecitare gli interlocutori a
rifettere sulla realtà e le potenzialità di sviluppo del territorio in esame.
La traccia dell’intervista è stata articolata sulle aree tematiche che seguono.
1. Defnire se il turismo può essere determinante per lo sviluppo della realtà locale e quindi la percezione che gli
attori locali hanno del proprio territorio.
2. Determinare se il turismo è un valore aggiunto all’economia del contesto locale e le logiche che orientano azioni
individuali e collettive di sviluppo.
3. Individuazione del potenziale turistico della realtà in esame: dalle tipicità locali per la ricerca di esperienze
autentiche dei luoghi, per la riscoperta delle tradizioni che integrino attività ricreative e nuove esperienze culturali.
4. Far emergere la conoscenza delle nuove forme originali di ospitalità diffusa come l’AD.
5. Rafforzare la percezione di una forma di turismo alternativo.
6. Verifcare l’interesse per l’attuazione della proposta progettuale (AD).
7. Recepire indicazioni per le strategie e le azioni gestionali di un Albergo Diffuso.
Le interviste sono state effettuate direttamente dal gruppo di ricerca FEEM e la presentazione dei risultati ha seguito
lo schema classico in cui si riportano fedelmente stralci di parti di conversazione, in modo da mantenere lo schema
narrativo e non alterare il materiale rilevato e cercando così di trasmettere al lettore in modo fedele le rifessioni degli
intervistati.
3.3.3. I Risultati emersi dalle interviste
Nell’analisi delle interviste somministrate sono emerse chiaramente le potenzialità della realtà, oggetto di studio,
affancate ai limiti riscontrabili dagli stessi attori. Un primo dato rilevante è che per gli intervistati vi è una certa
convergenza nel vedere il turismo come un’opportunità per il territorio, legato alle potenzialità storico-culturali,
naturalistiche e enogastronomiche dell’area. Nelle prime domande è stato chiesto agli interlocutori l’importanza del
turismo come leva di sviluppo all’interno della propria realtà territoriale; la maggior parte ha risposto che: “il
turismo ha un ruolo importante nel proprio paese, determinante anche come leva di sviluppo locale”. Ma c’è anche la
consapevolezza che per competere nel settore turistico occorre realizzare un sistema integrato che mobiliti risorse e
aree diverse: “Abbiamo puntato soprattutto su alcune caratteristiche del nostro paese legato al turismo culturale. Le leve
che stiamo mettendo in azione sono tutte sul turismo culturale. Tant’è che abbiamo istituito una Fondazione che è già
operante. In aggiunta il Comune, grazie ad un fnanziamento regionale, ha acquistato addirittura la casa famiglia di
Sinisgalli, dove si sta allestendo un museo della letteratura contemporanea. Io parto dal presupposto che tutti i paesi
della regione Basilicata, dal punto di vista ambientale, naturalistico e culturale, sono tutti uguali e ognuno può offrire
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qualcosa… Certo, il problema è strutturale, noi possiamo fare i salti mortali ma chi viene a Montemurro o che va a
Moliterno o in un altro paese, resta per due ore e poi se ne va. Bisogna creare un’offerta integrata con tutti i paes i”
(Sindaco).
È forte poi la convinzione che manca un’offerta turistica di servizi a disposizione dei turisti, attualmente insuffciente
per effettuare un’esperienza di visita realmente soddisfacente. Come è stato segnalato da più intervistati: “mancano
servizi essenziali come il trasporto, punti informativi sull’offerta territoriale…politiche di valorizzazione e incentivazione
nel settore, nonostante le risorse ci sono e che sono per certi aspetti la condizione necessaria per l’esistenza del turismo.
Serve tutto ciò che permette al turista di raggiungere la destinazione, di avere una permanenza piacevole, di reperire
informazioni su quello che la località offre, di vivere in altre parole un’esperienza turistica completa... Si potrebbe fare
tanto per il turismo ma non esiste una vera pianifcazione”(vice presidente della Pro loco).
“La carenza è in una strategia condivisa di sviluppo territoriale e turistico. Manca un’idea di futuro, uno scenario
condiviso e quel minimo di programmazione necessaria per affrontare la sfda del turismo” (operatore economico).
Un numero discreto esprime, invece, un suggerimento al riguardo del miglioramento della promozione territoriale:
“è necessario “architettare” nuovi prodotti, rimodulare l’offerta esistente, innalzare il livello delle competenze di chi lavora
nel turismo e sfruttare in modo competente e sostenibile le risorse locali. Per realizzare questi obiettivi, devono esistere
delle pre-condizioni sul territorio che vanno dalla volontà politica di intraprendere un determinato sviluppo, alla coesione
sociale e territoriale (senza la quale ogni progetto perderebbe di forza) alla capacità imprenditoriale e innovativa degli
attori impegnati nel turismo” (imprenditore).
Alcuni interlocutori hanno espresso le criticità de“l’area che non ha una propria specifca visibilità di attrarre consistenti
fussi turistici in quanto è priva di un vero prodotto-territorio, nonostante il patrimonio di risorse ambientali, prodotti
gastronomici e beni culturali” (funzionario uffcio tecnico comunale).
Inoltre un giudizio negativo è stato dato per la “presenza sul territorio dell’attività estrattiva ha oscurato le
potenzialità di un territorio di grande interesse” (presidente della Pro loco).
Nel corso della nostra intervista, abbiamo chiesto ai nostri interlocutori di darci una descrizione del contesto anche
in termini di ricchezze del territorio, al fne di captare quante più declinazioni possibili nel’incrociare fra il territorio e
le interpretazioni (più o meno consapevoli) che di esso producono coloro che vi abitano o lo attraversano. Due
sono, fondamentalmente, le risorse che gli intervistati hanno nominato con maggiore frequenza: l’ambiente naturale
e paesaggistico e le risorse storico-culturali. Una sorta di unico denominatore. Per molti le “risorse devono essere
valorizzate, creando un’offerta turistica integrata con politiche di valorizzazione e incentivazione nel settore”. Un aspetto
segnalato che deve esserci integrazione di:“più servizi, attività e manifestazioni”(presidente associazione culturale).
Ma, in questo quadro molto articolato di visioni sulle potenzialità del territorio valligiano, il riferimento che ci
sembra più interessante dal punto di vista dei possibili scenari futuri è al destino del centro storico che, in molte
interviste, emerge come bene da valorizzare. Ed è interessante notare come la maggior parte degli intervistati è
informata in maniera soddisfacente sulle opportunità di sviluppo turistico dell’AD. Quasi tutti d’accordo sul fatto
che l’Albergo Diffuso può: “rappresentare un volano di sviluppo e generare iniziative imprenditoriali, oltre alla possibilità
di offrire una valorizzazione dei piccoli centri storici” (amministratori, rappresentanti di associazione e professionisti).
In particolare è stato evidenziato che non determina la “soluzione ai problemi dello sviluppo turistico di un territorio,
quanto piuttosto è in grado di favorire il processo di sviluppo”(assessore al Turismo). Nel corso delle interviste è
emerso: “l’esigenza di puntare sui giovani, di stimolare il loro interesse verso i paesi in cui vivono e che spesso
abbandonano in cerca di opportunità altrove” (responsabile di associazione culturale).
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Per molti, infatti: “la creazione di un Albergo Diffuso può contribuire ad attirare un maggior numero di turisti sul
territorio con conseguenti ricadute economiche positive, ma deve essere gestito da giovani e bisogna valutare quale risorse
si dovrebbero sviluppare intorno all’AD, perché se non si creano dei pacchetti turistici il progetto rimarrà sempre fne a se
stesso” (Pro loco locale). Gli intervistati, inoltre, ritengono che le preoccupazioni per la realizzazione di un AD
riguardano il lato pratico: “le spese e i fnanziamenti nell’avvio progettuale per dar vita a questa forma ricettiva”.
Rimarcata da più interlocutori che per rendere effcace “la gestione dell’AD deve essere privato, il pubblico può dare solo
alcuni fnanziamenti per la ristrutturazione”(responsabile uffcio tecnico comunale).
Un altro argomento ricorrente nelle interviste è che il problema principale per lo sviluppo turistico dell’area è la
mancanza di network per raggiungere un obiettivo comune. Ci sono: “iniziative isolate che non trovano riscontro sul
territorio” (amministratore). C’è chi poi sostiene che “manca una vera e propria pianifcazione turistica” (operatore
economico) segnalando anche criticità relativamente alle risorse umane: “scarsa professionalità e improvvisazione
degli operatori privati”(amministratore).Parere comune tra gli intervistati è che ciò che frena la possibilità di
miglioramento è “l’accentuato campanilismo esistente tra paesi limitrof e la mancanza di collaborazione”
(rappresentante di categoria professionale).
Il massimo punto di convergenza delle opinioni raccolte si registra sicuramente sulla consapevolezza del potenziale
(storico, naturalistico e ambientale) che i comuni possiedono, colto sia dai testimoni dei processi di sviluppo
territoriale e sia da altri attori meno esperti su queste problematiche che comunque considerano il patrimonio di
grandissima rilevanza. La scarsa integrazione e la mancanza di servizi vengono considerate da diversi intervistati
come l’ostacolo principale alle valorizzazioni locali e dello sviluppo turistico dell’area. Alcuni testimoni, infatti,
hanno indirettamente evocato le responsabilità delle classi dirigente per le dinamiche economiche degli ultimi
periodi. Abbastanza omogeneo, pur con evidenti distinguo, è anche il giudizio sul contesto paesaggistico ed
ambientale, considerato uno dei punti di forza del sistema locale. Nelle interviste sono poi rintracciabili numerose
informazioni che costituiscono altrettanti motivi di approfondimento per il ricercatore. A tal proposito può essere
utile evidenziare l’avvio di un progetto di “Area Vasta “ che metterà in rete gli interventi di quattro comuni. Un
progetto in via di attuazione che prevede l'ampliamento di servizi turistici per favorire maggiori fussi nell’ambito del
turismo naturalistico e dei centri storici, con la realizzazione di nuove tipologie di ospitalità diffusa come l’AD.
3.4. L’analisi del patrimonio immobiliare potenziale per il progetto di Albergo Diffuso
Parallelamente all’analisi quali – quantitativa è stata condotta anche un’indagine operativa - tecnica sui sei comuni
attraverso la mappatura del patrimonio immobiliare. E’ stato defnito un modello di indagine articolato in cinque
azioni specifche. I lavori sono stati condotti dai ricercatori della FEEM.
Gli step affrontati sono stati:
1 . Una prima fase di raccolta informazioni rispetto a percorsi, attività turistiche e culturali presenti sul
territorio. Si è creata una timeline storico – culturale per ogni comune, che riassume le informazioni
principali rispetto agli eventi storici più importanti e le emergenze culturali del borgo. L’obiettivo è stato di
mettere a confronto eventuali similitudini e differenze nella storia dei comuni, in modo da poter organizzare
pacchetti specifci, integrare itinerari e rendere organica l’offerta.
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2 . Nella seconda fase è stato fatta un’indagine delle strutture ricettive presenti nelle vicinanze dei borghi o nei
comuni limitrof. Anche in questo caso la Val d’Agri mostra la presenza di strutture ricettive di medio livello
(due, tre stelle) e di strutture complementari dalle quali riuscire ad ottenere consensi e adesioni al progetto.
3 . La terza azione è stata quella di analisi del patrimonio immobiliare privato e pubblico di ogni singolo
borgo, per valutare la potenziale offerta turistica costituita dalle abitazioni non utilizzate o sottoutilizzate,
disponibili all’ingresso nel circuito dell’ospitalità diffusa . Il risultato del lavoro è stato l’elaborazione di una
mappa (attraverso fotografe) che ha raggruppato e collocato il patrimonio edilizio disabitativo (stato
conservativo delle abitazioni).
4 . Nella quarta fase sono state sottoposte le mappe del censimento alle amministrazioni per una verifca dello
stato di abbandono, del recupero e contatto dei proprietari, ecc.
5 . L’ultimo step è stato un’analisi del tessuto urbano del paese, proponendo edifci utili per accogliere le
strutture comuni dell’AD e le abitazioni invece con caratteristiche più aderenti a diventare “le stanze”.
Va sottolineato che l’indagine sul patrimonio immobiliare nei sei comuni dell’area campione, è stata scandita anche
dall’acquisizione di informazioni disponibili presso gli uffci tecnici comunali (strumenti urbanistici, piante
schematiche, individuazione di elementi di pregio…). L ’identifcazione delle abitazioni è stata realizzata su
planimetria catastale di ogni centro abitato con l’obiettivo di ricostruire un quadro chiaro delle abitazioni non
utilizzate e abbandonate nel nucleo storico, e quindi potenzialmente disponibili al circuito turistico. L’elaborazione
dei dati e delle informazioni (vedi Appendice) ottenute nel corso dei sopralluoghi hanno rilevato che le abitazioni
censite e catalogate sono risultate per la maggior parte vuote e scarsamente inutilizzate. Spesso case unifamiliari,
con una razionale disposizione degli ambienti e dei servizi. Molte necessitano di interventi di ristrutturazione, in
aggiunta alla realizzazione di impianti tecnologici. Inoltre nella maggior parte vi è la mancanza di arredi all’interno.
L’indagine inoltre ha riguardato anche le emergenze storico culturali presenti nei comuni.
Tab.1 - Sintesi dei risultati ottenuti dall’analisi del patrimonio immobiliare
Comuni N°Unità abitative
schedate
N° Posti
Letto
N°emergenze
culturali
N°edifci
religiosi
Individuazione Macro -
hall
Corleto
Perticara 137 / 4 6
Piazza Municipio/Museo
comunale Grumento
Nova
118 / 5 8 Palazzo Giliberti
Marsico
Nuovo
48 / 10 10 Piazza Umberto I (edifcio
signorile)Montemurro 8 35 12 6 Piazza Giacinto AlbiniTramutola 125 / 4 13 Mulino “Cap’l’acqua”Viggiano 8 / 11 6 Palazzo(ex orfanotrofo)
Per quanto riguarda il comune di Montemurro, lo studio condotto sul patrimonio edilizio e l’indagine conoscitiva ai
proprietari di immobili vuoti, ha portato già all’individuazione di 7 abitazioni dislocate nel centro storico e una al di
fuori del nucleo (che per la defnizione dell'associazione ADI non rientra nei requisiti in quanto dista oltre i 200m
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dagli spazi comuni), pronte e funzionali, per un totale di 35 posti letto. Difatti punto di partenza di tutto il processo
è stata la volontà dell’Amministrazione comunale con il supporto della pro loco locale di attuare un progetto
avviato nel luglio 2012 chiamato “Casa Vacanze”, una forma di ricettività nata proprio sull’idea di un utilizzo a fni
turistici che poteva essere fatto delle case vuote, alcune ristrutturate grazie anche ai fondi stanziati attraverso la
L.219/81
CONCLUSIONI
ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI PER LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA DELLO SVILUPPO
LOCALE ATTRAVERSO L’ALBERGO DIFFUSO
L’AD è una formula di ospitalità alberghiera originale, defnita “un po’ casa, un po’ albergo” (Dall’Ara, 2010), è un
modello che, nel rispondere alle esigenze del turista di nuova generazione, diventa opportunità di valorizzazione di
centri minori e semi abbandonati. Tale formula rappresenta una possibilità di rivitalizzazione di luoghi altrimenti
destinatati allo spopolamento e alla decadenza, oltre poi ad essere una preziosa opportunità economica. La sua
nascita e diffusione rientra in una tendenza generale di evoluzione/esplosione dell’offerta turistica, che ha fatto
parlare di trend da “verticale a orizzontale”134. Difatti questo tipo di albergo orizzontale, prettamente made in Italy,
non si costruisce ma si organizza e intercetta una clientela sempre più interessata a conoscere gli stili di vita di
comunità diverse dalla propria, perché strettamente radicato e inserito nel luogo e nella sua cultura. Da questo
punto di vista può essere defnito come un prodotto d'area, che cioè permette di integrare l'offerta ospitale con i
servizi e i prodotti locali135.
Partendo da queste considerazioni la Fondazione Eni Enrico Mattei ha messo a punto lo studio fnalizzato a
verifcare la fattibilità di una proposta ospitale che può dimostrarsi particolarmente adatta alla valorizzazione dei
piccoli borghi e centri storici della Val d’Agri.
Nello specifco il lavoro di ricerca pone l’attenzione sui fattori di sviluppo che potrebbero attivarsi mediante
l’implementazione di tali sistemi di ospitalità in alcuni dei centri interni della Val d’Agri, caratterizzati allo stato
attuale da una presenza turistica marginale ma idonei, per le loro caratteristiche, a raccogliere la sfda di uno di
sviluppo turistico sostenibile, endogeno e durevole.
L’analisi parte dall’assunto che lo sviluppo turistico di una destinazione, come noto strettamente correlato alla sua
offerta turistica, passa anche attraverso il grado d’innovazione dei servizi di ricettività. Lo studio evidenzia come
negli ultimi anni la Basilicata abbia già intrapreso un processo di sviluppo teso all’innovazione del sistema ricettivo e
in particolare di quello extralberghiero. Essa infatti si è via via dotata di forme più avanguardistiche di accoglienza
come quella dell’ospitalità diffusa, degli agriturismi e dei B&B136.
Questo processo di ammodernamento del sistema di offerta ospitale ha avuto il suo apice nella recente
rimodulazione dell’impianto normativo regionale sulle strutture di accoglienza. Con la LR n. 6/2008 (Disciplina della
134 Dall’Ara, G., Manuale dell’Albergo Diffuso – L’idea, la gestione, il marketing dell’ospitalità diffusa, Milano, Franco Angeli S.r.l., 2010135 Business Innovation Center - BIC del Lazio (2007), L'Albergo Diffuso come strumento innovativo per la valorizzazione del potenziale turistico.Quaderni BIC Notes, n. 4, dicembre, Roma, Business Innovation Center del Lazio.136 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, Centro Studi Unioncamere Basilicata – Gruppo CLAS (a cura di), 2011, p. 5, in www.gruppoclas.com/ dload.asp?cart... rapporto%20extra-alberghiero (ultima consultazione: luglio 2013). .
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classifcazione delle strutture ricettive e di ospitalità della Regione Basilicata)137 le strutture ricettive lucane sono state
nuovamente classifcate e incluse in quattro nuove categorie: strutture ricettive alberghiere, extralberghiere, open air e
altre forme di strutture ricettive come le nuove formule di ospitalità diffusa138.
Tale atto legislativo, nello stabilire la presenza di una forma di ricettività diffusa, ne determina le caratteristiche
ponendo come unica conditio l’ubicazione dell’attività imprenditoriale in un centro storico di pregio. La norma
regionale non prevede, come in altri casi nazionali, criteri di distanza massima degli edifci ne limitazioni sulla
gestione, che può essere sia congiunta che disgiunta, anche se coordinata139, 140.
L’assenza di tali confni determina l’assenza di un modello lucano di AD, come invece avviene ad esempio nella
normativa di altre regioni come Sardegna e Friuli.
Nonostante questo, però, sono già 4 le strutture lucane registrate nelle liste degli ADI (Alberghi Diffusi Italiani) tra
questi : Le Grotte della Civita di Matera e Le Costellazioni di Pietrapertosa, le une gestite da privati con investimento
imprenditoriale, le altre a gestione privata ma con un forte sostegno pubblico e fnanziamenti regionali (nonché aiuti
economici da parte dell’ADI) e con un interesse locale elevato.
Altro caso di AD lucano è poi il Borgo Ritrovato di Montescaglioso, realizzato nel cosiddetto “Borgo Andrisani”,
fuori dal centro storico, rivalutato e ristrutturato insieme a un frantoio e a un ristorante, oltre all’Abbazia
Benedettina di San Michele Arcangelo e alla riqualifcazione di alcune aree del paese. Questa valorizzazione generale
ha fatto registrare una crescita economica nel settore terziario del borgo, in particolar modo nel comparto
turistico141.
La constatazione del grado di sviluppo raggiunto dalle aree lucane che hanno attivato questa innovativa formula di
ospitalità ha spinto il gruppo di ricerca verso la realizzazione di un’indagine di fattibilità su altri territori interni della
Basilicata che con essi condividono punti di forza e di debolezza.
L’area d’indagine presa in considerazione è la Val d’Agri che non ha ancora trovato un autonomo cammino di
sviluppo, la quale risulta caratterizzata da un ambiente naturale e da un paesaggio di pregio che può essere
considerato un punto di forza ai fni dello sviluppo turistico del territorio. Inoltre è importante evidenziare che i
paesi, oggetto di studio condividono una dinamica demografca negativa, attribuibile sia ai movimenti naturali che
a quelli migratori, costituendo un forte elemento di debolezza, ai fni di un possibile sviluppo locale, se non
intervengono fenomeni “virtuosi” a risollevarne le sorti. L’indagine sul campo ha evidenziato che tra i settori
produttivi è il turismo quello che si intravede come volano di crescita delle comunità. E’ infatti spesso rimarcata
l'esigenza da parte dei residenti di accelerare il processo di sviluppo del comparto turistico del proprio territorio per
gli aspetti positivi che potrebbero derivare da un ipotetico incremento del fenomeno. Per le comunità, infatti, il
turismo potrebbe produrre impatti economici rilevanti sul territorio interessato, ed in particolare potrebbe
migliorare la qualità dei servizi e delle infrastrutture presenti nel territorio, creare opportunità di lavoro per i
residenti, attrarre investimenti esterni e stimolare la diversifcazione e il recupero delle attività artigianali. Inoltre, da
un punto di vista culturale, il turismo potrebbe rappresentare un'occasione di arricchimento e scambio culturale e
137 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., pp. 6-7.138 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., p. 9.139 http://www.aptbasilicata.it/fleadmin/uploads/Statistiche/Statistiche__leggi__bandi/01_-_Leggi_regionali/01_-_Normative/LR_n._6_del_04-06-2008.pdf (ultima visualizzazione: novembre 2013).140 L. Degrassi e V. Franceschelli (a cura di), Turismo – Diritto e diritti, Milano, Giuffrè Editore, 2010, p. 610 .141 http://www.ilborgoritrovato.com/index.html (ultima consultazione: novembre 2013) e http://www.montescaglioso.net/node/6339 (ultima visualizzazione: agosto 2013).
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ampliare l'offerta di attività ricreative e culturali. Inoltre le rifessioni emerse dalle interviste semi strutturate ai
testimoni privilegiati mettono in luce come la formula dell’ospitalità diffusa potrebbe essere una nuova esperienza di
sviluppo turistico che pone al centro la qualità di un territorio. Le testimonianze raccolte individuano come fattori di
debolezza dell’area, la mancanza di servizi e di infrastrutture che possono rifettersi negativamente anche sul
turismo. Un aspetto positivo nell’area di indagine è la presenza sul territorio del Parco Nazionale Appennino
Lucano, rappresentando un punto di forza, ai fni dello sviluppo turistico della zona. La scelta, quindi, di
intraprendere e difendere la strada del turismo come risposta concreta alle proprie esigenze di crescita e di sviluppo
economico è quindi una valutazione che può essere difesa dalle istituzioni e può essere fortemente desiderata dagli
operatori e dagli imprenditori e vincente perché condivisa da parte della comunità. A tal proposito si evidenzia come
Il modello di Albergo Diffuso si distingue dagli altri strumenti di progettualità e rappresenta un processo di sviluppo
locale e di valorizzazione territoriale che può risollevare le sorti di una comunità.
In sintesi, la ricerca ha confermato che, in un’ottica di sviluppo locale sostenibile, il modello Albergo Diffuso per i
comuni oggetto dello studio potrebbe garantire una possibilità di crescita, organizzando un’offerta turistica in grado
di attrarre fussi turistici che fungono da volano per lo sviluppo dell’intero territorio. La storia dell’Albergo Diffuso
dimostra come sia possibile creare reddito, frenare lo spopolamento e far rinascere questi contesti attraverso
proposte ben congegnate142. I Casi studio presentati nel primo capitolo dimostrano come piccole realtà territoriale,
borghi e centri storici, per paradosso rappresentano contesti ricchi di opportunità e innovazione. I singoli alberghi
diffusi hanno iniziato a sviluppare i centri in cui essi operano come una miniera di reddito 143 Le opportunità e i
vantaggi derivanti dall’adozione di questo modello sono molteplici e riguardano diversi aspetti della comunità:
economici, culturali e sociali. Tra gli aspetti che potrebbero trovare benefci attraverso la struttura dell’AD vi sono: il
patrimonio artistico e culturale minore; l’offerta di sport invernali ed estivi; le attività agricole, artigianali ed
enogastronomiche presenti sul territorio. Oltre alla rivitalizzazione del centro storico, l’Albergo diffuso può quindi
avere la funzione di “animatore” culturale ed economico e creare un indotto che coinvolga attori e realtà
economiche locali.
142 M.Droli, G.Dall’Ara, “Ripartire dalla Bellezza.”, Padova, Cleup sc, 2012,pg 170143 Ibidem
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