Al servizio del popolo di Dio - Chiesacattolica.it

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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Domenico Mugnaini Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 4 ottobre 2020 ecentemente abbiamo ricordato, sulle pagine di questo settimanale, il compositore francese Olivier Messiaen (1908- 1992), riflettendo in epoca di pandemia sul suo celebre Quartetto per la fine del Tempo. L’odierna festa di San Francesco ci offre lo spunto per proseguire il discorso. Messiaen, infatti, dedicò la sua ultima composizione, la più grandiosa, proprio al Poverello d’Assisi. L’opera gli fu commissionata quand’era ormai anziano. In trent’anni di carriera non aveva mai scritto un melodramma ma acconsentì solo perché attratto dalla figura di San Francesco. Scrisse prima il libretto, attingendo alle Fonti Francescane, alla Bibbia e alla Somma Teologica di San Tommaso d’Aquino. Poi iniziò il lungo lavoro di composizione della partitura, che si concluse dopo quattro anni, nel 1983. L’opera, in tre atti e otto quadri, dura complessivamente quattro ore e mezza. L’organico orchestrale e corale richiesti sono giganteschi, ma l’impianto teatrale è molto sobrio ed essenziale. L’accento cade unicamente sul progresso interiore, sull’opera della grazia nell’anima di Francesco. Il primo quadro mette in scena il dialogo della Perfetta letizia tra Francesco e frate Leone, che si conclude con questa riflessione sul valore della sofferenza: «Di tutti gli altri doni di Dio - canta Francesco - noi non ci possiamo gloriare, poiché non vengono da noi, ma da Lui. Della croce, della tribolazione, dell’afflizione possiamo invece gloriarci, perché queste cose ci appartengono». Il secondo quadro prepara la svolta fondamentale, l’incontro di Francesco col lebbroso. In preghiera all’Eremo delle Carceri, il Poverello chiede a Dio una grazia particolare: «Tu sai quanto io abbia paura, quanto abbia orrore dei lebbrosi, della loro faccia corrosa, della loro orribile puzza! Signore! Fammi incontrare un lebbroso... Fa che io sia capace di amarlo». Questo desiderio si realizza nel terzo quadro.Vincendo la ripugnanza, Francesco bacia un lebbroso e diventa così San Francesco. Nel quarto quadro il protagonista è assente. Un angelo, che ha preso forma umana, fa visita al convento dei frati. Francesco ricompare nel quinto quadro, in cui chiede di poter gustare per un attimo il Paradiso. Gli risponde un angelo che lo inizia ai misteri del Cielo attraverso la musica: «Dio ci abbaglia per eccesso di verità - gli dice l’angelo -. La musica ci porta a Dio per difetto di verità. Ascolta questa musica che sospende la vita davanti alle scale del cielo, ascolta la musica dell’invisibile». Una sfida da far tremare i polsi per qualsiasi compositore, che Messiaen affronta con risultati sublimi. Trasformato dalla musica dell’angelo, San Francesco inizia a comprendere il canto degli uccelli e nel sesto quadro parla con loro. La scena si trasforma in un grande concerto con canti di centinaia di specie di uccelli provenienti da tutto il mondo. Nel settimo quadro, San Francesco riceve il sigillo delle stigmate, che lo conformano a Cristo. Sul monte della Verna, una voce si rivolge al Santo parlandogli dell’Eucarestia: «Accetta il tuo sacrificio in comunione col mio Sacrificio e, andando oltre te stesso, come fa una musica più elevata, diventa tu stesso una seconda ostia». L’ottavo quadro, infine, mette in scena la morte di San Francesco e il suo ingresso nella vita nuova. A chi gli rimproverava l’assenza, nella sua opera, di passioni umane e di crimini, elementi tipici del melodramma, Messiaen rispondeva: «Io trovo che il peccato non sia interessante, il fango non è interessante. Preferisco i fiori». Don Francesco Ricciarelli R on Pierluigi Polidori, 82 anni, lascia per raggiunti limiti d’età la conduzione della parrocchia di San Pierino (dove era parroco dal 1982). La notizia è stata divulgata domenica scorsa alla Messa del mattino. Gli subentra, come amministratore parrocchiale, don Castel Nzaba, che continuerà anche a esercitare come parroco a Ponte a Cappiano e Torre. Don Polidori, che il 26 giugno scorso ha festeggiato 60 anni di sacerdozio, continuerà a risiedere a San Pierino. D IL SAN FRANCESCO DI MESSIAEN NOMINE VESCOVILI DI FRANCESCO FISONI nnunciata all’inizio di settembre, la nomina di don Giuseppe Volpi a parroco di Fauglia e Valtriano è stata seguita con attenzione e partecipazione anche dalla stampa locale, soprattutto per il dolore e il clamore che la notizia ha suscitato nelle comunità di Palaia, Partino e Villa Saletta, dove don Volpi era parroco da 15 anni. Gli attestati di affetto e stima con cui i suoi, ormai ex, parrocchiani lo hanno sommerso in queste settimane dall’ufficializzazione del trasferimento, sono stati «legione». Non è mancato anche lo sconcerto, umanamente comprensibile in queste circostanze, di chi avrebbe preferito non vivere mai questo distacco. La vita cristiana come insegna san Paolo è fatta così: una corsa, in cui ad ogni momento è chiesta la disponibilità a «sciogliere le vele», ad accettare il nuovo che incombe, ad avere occhi assetati di futuro. Come uomini e donne di fede sappiamo che la Provvidenza non ci lascia mai soli e continua ad agire senza requie nelle nostre vite e nelle dinamiche delle nostre comunità, anche se talvolta può sembrare che ci entri in casa frantumandoci i vetri, come diceva il geniale Louis Veuillot. Abbiamo aspettato a parlare con don Volpi, a chiedergli un’intervista. Volevamo lasciar smorzare il frastuono e far sublimare il dispiacere di tanti che gli hanno voluto bene in questi tre lustri di servizio nel palaiese. Adesso, a notizia decantata, e in occasione del suo ingresso a Fauglia e Valtriano - evento di gioia, non dimentichiamolo! - previsto per questo sabato 3 ottobre alle ore 15, gli abbiamo proposto di raccontarci un po’ di lui, in una chiacchierata a cuore aperto che don Giuseppe ha accettato con grande disponibilità. Sei sacerdote dal 2003: la tua è stata una vocazione relativamente «adulta», avevi infatti 36 anni quando sei stato consacrato sacerdote dalle mani del vescovo Ricci. Ci vorresti raccontare qualcosa della tua spiritualità e del cammino che ti ha portato a essere prete? «Sono cresciuto in una famiglia dove mi sono stati trasmessi genuini valori cristiani: l’incontro con il Signore è, quindi, avvenuto in maniera naturale, ordinaria, all’interno di una comunità cadenzata dagli impegni, dai progetti e dai sogni della vita di tutti i giorni, e alimentata dalla forza della fede attraverso la preghiera e la Messa domenicale. Sono stati questi gli ingredienti che poi mi hanno suscitato delle domande che mi hanno messo in discussione e mi hanno fatto dire: Cosa farò della mia vita? A un certo punto ho capito che il mio posto nella Chiesa doveva essere un altro e ho iniziato un viaggio interiore; ma era Dio che mi guidava e poi ho capito quello che il Signore mi stava chiedendo. Questo viaggio sta proseguendo…» Sei stato parroco a Palaia per 15 anni. Puoi fare un bilancio di questi anni? C’è qualcosa che vorresti dire a don Holin D’Cruz che ti subentrerà? «Non considero questo il momento per fare dei bilanci ma, sostenuti dal Signore, mi dico e vi dico: guardiamo avanti per continuare a fare del bene e a fare ancora meglio. Insomma, non c’è da perdere tempo per fare dei bilanci: c’è, invece, la necessità di riscoprire la nostra appartenenza alla Chiesa come casa di tutti: dove si prega, ci si accoglie, ci si incoraggia e aiuta. Un consiglio al mio successore? Di avere fiducia in Dio, di essere sereno, di stare accanto alla gente: la Chiesa è il popolo di Dio». Le comunità di Fauglia e Valtriano sono state colpite, nel luglio scorso, dal lutto per l’improvvisa scomparsa di don Stanislas Ngendakumana. Come senti di voler star loro vicino nei primi tempi del tuo ministero e cosa dirai al momento del tuo ingresso? «La scomparsa di don Stanislas ci interpella ancora oggi, ci lascia senza fiato e ci fa dire: “Signore, ridonaci il respiro per una nuova partenza in questa vita”. Sì, credo che l’augurio da farci sia quello di affrontare la vita con una voglia nuova, un nuovo impegno, una nuova curiosità, certi di costruire il nostro futuro rendendo migliore il presente. Cercherò, in questo senso, di esercitare al meglio il servizio dell’ascolto, di mettermi a disposizione delle persone per intercettare i loro bisogni. A volte occorre saper tacere per dare spazio alle parole dell’altro, ascoltarlo, sentire il suo disagio per farsene carico e sostenerlo». Don Giuseppe, ricopri l’incarico di «Assistente diocesano del Centro Volontari della Sofferenza». A Fauglia, proprio accanto alla propositura di San Lorenzo, si trova la casa di riposo della Fondazione Madonna del Soccorso, che ospita tanti nostri «nonni». Sembra il luogo ideale dove esercitare in pienezza questo importante e delicato servizio spirituale… «Il servizio spirituale è fondamentale ma deve essere legato alla certezza di una presenza. Gli anziani, gli ammalati, vivono situazioni di fragilità ma la fragilità non è un limite: è un’opportunità da cui può scaturire una corroborante forza interiore. Il conforto spirituale non solleva dalla solitudine se è solo fine a sé stesso; deve necessariamente andare di pari passo con il desiderio di regalare un sorriso a chi l’ha perso, di essere presenti nella vita di chi ha bisogno, di trasmettere la certezza che quella presenza non sarà occasionale o di facciata ma sarà qualcosa a cui potersi affidare. A volte basta riuscire a sorridere di nuovo per osservare la propria vita con occhi diversi ed io vorrei essere in grado di far questo per chiunque viva una fragilità. Ricordo la frase di uno scrittore tedesco, Kramer: “Non aspettare la felicità per sorridere ma sorridi per vivere felice”. Penso sia questo il compito di ciascuno di noi nella propria vita e nella vita del prossimo». A Al servizio del popolo di Dio Intervista a don Volpi, nuovo parroco di Fauglia

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Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected] locale

Direttore responsabile: Domenico Mugnaini

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIO

DELLA DIOCESI

DI S.MINIATO4 ottobre 2020

ecentemente abbiamo ricordato, sullepagine di questo settimanale, il

compositore francese Olivier Messiaen (1908-1992), riflettendo in epoca di pandemia sulsuo celebre Quartetto per la fine del Tempo.L’odierna festa di San Francesco ci offre lospunto per proseguire il discorso. Messiaen,infatti, dedicò la sua ultima composizione, lapiù grandiosa, proprio al Poverello d’Assisi.L’opera gli fu commissionata quand’era ormaianziano. In trent’anni di carriera non aveva maiscritto un melodramma ma acconsentì soloperché attratto dalla figura di San Francesco.Scrisse prima il libretto, attingendo alle FontiFrancescane, alla Bibbia e alla SommaTeologica di San Tommaso d’Aquino. Poi iniziòil lungo lavoro di composizione della partitura,che si concluse dopo quattro anni, nel 1983.L’opera, in tre atti e otto quadri, duracomplessivamente quattro ore e mezza.L’organico orchestrale e corale richiesti sonogiganteschi, ma l’impianto teatrale è moltosobrio ed essenziale. L’accento cadeunicamente sul progresso interiore, sull’operadella grazia nell’anima di Francesco.Il primo quadro mette in scena il dialogo dellaPerfetta letizia tra Francesco e frate Leone, chesi conclude con questa riflessione sul valoredella sofferenza: «Di tutti gli altri doni di Dio -canta Francesco - noi non ci possiamo gloriare,poiché non vengono da noi, ma da Lui. Dellacroce, della tribolazione, dell’afflizionepossiamo invece gloriarci, perché queste coseci appartengono».Il secondo quadro prepara la svoltafondamentale, l’incontro di Francesco collebbroso. In preghiera all’Eremo delle Carceri,il Poverello chiede a Dio una grazia particolare:«Tu sai quanto io abbia paura, quanto abbiaorrore dei lebbrosi, della loro faccia corrosa,della loro orribile puzza! Signore! Fammiincontrare un lebbroso... Fa che io sia capace diamarlo». Questo desiderio si realizza nel terzoquadro.Vincendo la ripugnanza, Francescobacia un lebbroso e diventa così SanFrancesco.Nel quarto quadro il protagonista è assente. Unangelo, che ha preso forma umana, fa visita alconvento dei frati. Francesco ricompare nelquinto quadro, in cui chiede di poter gustareper un attimo il Paradiso. Gli risponde unangelo che lo inizia ai misteri del Cieloattraverso la musica: «Dio ci abbaglia pereccesso di verità - gli dice l’angelo -. Lamusica ci porta a Dio per difetto di verità.Ascolta questa musica che sospende la vitadavanti alle scale del cielo, ascolta la musicadell’invisibile». Una sfida da far tremare i polsiper qualsiasi compositore, che Messiaenaffronta con risultati sublimi.Trasformato dalla musica dell’angelo, SanFrancesco inizia a comprendere il canto degliuccelli e nel sesto quadro parla con loro. Lascena si trasforma in un grande concerto concanti di centinaia di specie di uccelliprovenienti da tutto il mondo.Nel settimo quadro, San Francesco riceve ilsigillo delle stigmate, che lo conformano aCristo. Sul monte della Verna, una voce sirivolge al Santo parlandogli dell’Eucarestia:«Accetta il tuo sacrificio in comunione col mioSacrificio e, andando oltre te stesso, come fauna musica più elevata, diventa tu stesso unaseconda ostia». L’ottavo quadro, infine, mettein scena la morte di San Francesco e il suoingresso nella vita nuova.A chi gli rimproverava l’assenza, nella suaopera, di passioni umane e di crimini, elementitipici del melodramma, Messiaen rispondeva:«Io trovo che il peccato non sia interessante, ilfango non è interessante. Preferisco i fiori».

Don Francesco Ricciarelli

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on Pierluigi Polidori, 82 anni, lasciaper raggiunti limiti d’età la

conduzione della parrocchia di SanPierino (dove era parroco dal 1982). Lanotizia è stata divulgata domenicascorsa alla Messa del mattino. Gli subentra, come amministratoreparrocchiale, don Castel Nzaba, checontinuerà anche a esercitare comeparroco a Ponte a Cappiano e Torre. Don Polidori, che il 26 giugno scorso hafesteggiato 60 anni di sacerdozio,continuerà a risiedere a San Pierino.

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IL SANFRANCESCO DI MESSIAEN

NOMINE VESCOVILI

DI FRANCESCO FISONI

nnunciata all’inizio disettembre, la nomina didon Giuseppe Volpi aparroco di Fauglia e

Valtriano è stata seguita conattenzione e partecipazione anchedalla stampa locale, soprattutto peril dolore e il clamore che la notiziaha suscitato nelle comunità diPalaia, Partino e Villa Saletta, dovedon Volpi era parroco da 15 anni. Gli attestati di affetto e stima concui i suoi, ormai ex, parrocchiani lohanno sommerso in questesettimane dall’ufficializzazione deltrasferimento, sono stati «legione».Non è mancato anche lo sconcerto,umanamente comprensibile inqueste circostanze, di chi avrebbepreferito non vivere mai questodistacco. La vita cristiana comeinsegna san Paolo è fatta così: unacorsa, in cui ad ogni momento èchiesta la disponibilità a «scioglierele vele», ad accettare il nuovo cheincombe, ad avere occhi assetati difuturo. Come uomini e donne difede sappiamo che la Provvidenzanon ci lascia mai soli e continua adagire senza requie nelle nostre vite enelle dinamiche delle nostrecomunità, anche se talvolta puòsembrare che ci entri in casafrantumandoci i vetri, come dicevail geniale Louis Veuillot. Abbiamo aspettato a parlare condon Volpi, a chiedergliun’intervista. Volevamo lasciarsmorzare il frastuono e farsublimare il dispiacere di tanti chegli hanno voluto bene in questi trelustri di servizio nel palaiese.Adesso, a notizia decantata, e inoccasione del suo ingresso a Faugliae Valtriano - evento di gioia, nondimentichiamolo! - previsto per

questo sabato 3 ottobre alle ore 15,gli abbiamo proposto di raccontarciun po’ di lui, in una chiacchierata acuore aperto che don Giuseppe haaccettato con grande disponibilità.

Sei sacerdote dal 2003: la tua èstata una vocazione relativamente«adulta», avevi infatti 36 anniquando sei stato consacratosacerdote dalle mani del vescovoRicci. Ci vorresti raccontarequalcosa della tua spiritualità edel cammino che ti ha portato aessere prete?«Sono cresciuto in una famigliadove mi sono stati trasmessigenuini valori cristiani: l’incontrocon il Signore è, quindi, avvenutoin maniera naturale, ordinaria,all’interno di una comunitàcadenzata dagli impegni, daiprogetti e dai sogni della vita ditutti i giorni, e alimentata dallaforza della fede attraverso lapreghiera e la Messa domenicale.Sono stati questi gli ingredienti chepoi mi hanno suscitato delledomande che mi hanno messo indiscussione e mi hanno fatto dire:Cosa farò della mia vita? A un certopunto ho capito che il mio postonella Chiesa doveva essere un altroe ho iniziato un viaggio interiore;ma era Dio che mi guidava e poi hocapito quello che il Signore mistava chiedendo. Questo viaggio staproseguendo…»

Sei stato parroco a Palaia per 15anni. Puoi fare un bilancio diquesti anni? C’è qualcosa chevorresti dire a don Holin D’Cruzche ti subentrerà?«Non considero questo il momentoper fare dei bilanci ma, sostenutidal Signore, mi dico e vi dico:guardiamo avanti per continuare a

fare del bene e a fare ancorameglio. Insomma, non c’è daperdere tempo per fare dei bilanci:c’è, invece, la necessità di riscoprirela nostra appartenenza alla Chiesacome casa di tutti: dove si prega, cisi accoglie, ci si incoraggia e aiuta.Un consiglio al mio successore? Diavere fiducia in Dio, di esseresereno, di stare accanto alla gente:la Chiesa è il popolo di Dio».

Le comunità di Fauglia eValtriano sono state colpite, nelluglio scorso, dal lutto perl’improvvisa scomparsa di donStanislas Ngendakumana. Comesenti di voler star loro vicino neiprimi tempi del tuo ministero ecosa dirai al momento del tuoingresso?«La scomparsa di don Stanislas ciinterpella ancora oggi, ci lasciasenza fiato e ci fa dire: “Signore,ridonaci il respiro per una nuovapartenza in questa vita”. Sì, credoche l’augurio da farci sia quello diaffrontare la vita con una voglianuova, un nuovo impegno, unanuova curiosità, certi di costruire ilnostro futuro rendendo migliore ilpresente. Cercherò, in questo senso,di esercitare al meglio il serviziodell’ascolto, di mettermi adisposizione delle persone perintercettare i loro bisogni. A volteoccorre saper tacere per dare spazioalle parole dell’altro, ascoltarlo,sentire il suo disagio per farsenecarico e sostenerlo».

Don Giuseppe, ricopri l’incaricodi «Assistente diocesano delCentro Volontari dellaSofferenza». A Fauglia, proprioaccanto alla propositura di SanLorenzo, si trova la casa di riposodella Fondazione Madonna del

Soccorso, che ospita tanti nostri«nonni». Sembra il luogo idealedove esercitare in pienezzaquesto importante e delicatoservizio spirituale… «Il servizio spirituale èfondamentale ma deve esserelegato alla certezza di una presenza.Gli anziani, gli ammalati, vivonosituazioni di fragilità ma la fragilitànon è un limite: è un’opportunitàda cui può scaturire unacorroborante forza interiore. Ilconforto spirituale non sollevadalla solitudine se è solo fine a séstesso; deve necessariamenteandare di pari passo con ildesiderio di regalare un sorriso achi l’ha perso, di essere presentinella vita di chi ha bisogno, ditrasmettere la certezza che quellapresenza non sarà occasionale o difacciata ma sarà qualcosa a cuipotersi affidare. A volte bastariuscire a sorridere di nuovo perosservare la propria vita con occhidiversi ed io vorrei essere in gradodi far questo per chiunque viva unafragilità. Ricordo la frase di unoscrittore tedesco, Kramer: “Nonaspettare la felicità per sorridere masorridi per vivere felice”. Penso siaquesto il compito di ciascuno dinoi nella propria vita e nella vitadel prossimo».

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Al servizio del popolo di DioIntervista a don Volpi, nuovo parroco di Fauglia

LA DOMENICATOSCANA OGGI4 ottobre 2020II

LA DOMENICATOSCANA OGGI

4 ottobre 2020 III

abato 3 ottobre - ore 8: Pellegrinaggio aCigoli nel primo sabato del mese. Ore

10,30: Udienze. Ore 15: S. Messa a Faugliaper l’ingresso del nuovo parroco di Fauglia eValtriano. Ore 17: S. Messa nella Collegiatadi Fucecchio con il conferimento dellaCresima, nella festa patronale di sanCandido martire. Ore 21,15: S. Messa a SanRomano per l’investitura canonica del nuovoparroco.Domenica 4 ottobre - ore 11,15: S. Messa aPonsacco con il conferimento della Cresima(1° gruppo). Ore 16: S. Messa a Ponsaccocon il conferimento della Cresima (2°gruppo). Ore 18,30: S. Messa in Santa Mariadelle Vedute a Fucecchio con il conferimentodella Cresima (1° gruppo).Mercoledì 7 ottobre - ore 10: Udienze. Ore16,30: Incontro con i cresimandi aCastelmartini. Ore 21,30: S. Messa a SanDonato di Santa Maria a Monte.Giovedì 8 ottobre: Ritiro mensile del clero.Venerdì 9 ottobre - ore 21,15: Aperturadell’anno di pastorale giovanile.Sabato 10 ottobre - ore 10: Ritiro per lereligiose della diocesi al Monastero di SantaCristiana a Santa Croce s/Arno. Ore 16: S.Messa a Treggiaia con il conferimento dellaCresima. Ore 18,30: Santa Messa in SantaMaria delle Vedute a Fucecchio con ilconferimento della Cresima (2° gruppo).Domenica 11 ottobre - ore 9: S. Messa aPasturago (MI) con il conferimento dellaCresima. Ore 11: S. Messa a Moncucco (MI)con il conferimento della Cresima.

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DI FRANCESCO FISONI

l Palazzo del Seminario è unforziere che cela al suointerno «gemme» inaspettatee preziose: si pensi alla sua

biblioteca antica, alla chiesa (sì,il Palazzo accoglie una piccolachiesa, con un pregevolissimosoffitto a cassettoni), alla biblioteca moderna o al secondo auditorium al pianosotto il livello di strada, chedoppia per forma e dimensionil’aula magna che tutticonoscono. Basterebbe anche solorammentare questobreve elenco di «tesori»,sconosciuti ai più, percapire di fronte a cosa citroviamo.Ebbene, da oggi questoforziere conosce tra isuoi spazi anche una foresteria, ricavata nelsettore orientale alprimo pianodell’edificio, con cameredotate di serviziindipendenti, unacucina e un’area direfezione esocializzazione.Ambienti pensati perpellegrini in transito daSan Miniato (aumentaticonsiderevolmente negliultimi anni), ma localipensati anche perpersone con disagioabitativo. Una parte di questispazi saranno infatti riservati aprogetti di housing sociale. Proprio lo scorso venerdì 25settembre il Palazzo ha aperto leporte della sua antica bibliotecaagli occhi curiosi e affascinati digiornalisti, autorità e ospiti, perl’inaugurazione e lapresentazione dei lavori direstauro che hanno interessatoparte della facciata e appunto gliambienti al primo piano.Introdotti da monsignorMigliavacca, hanno preso laparola Massimo Cerbai di CréditAgricole Italia, AntonioGuicciardini Salini dellaFondazione Cassa di Risparmiodi San Miniato (Crédit eFondazione hanno finanziato laprima tranche dei lavori), ilsindaco di San Minato SimoneGiglioli e le funzionarie dellaSoprintendenza MariagraziaTampieri e Chiara Travisonni. Hanno illustrato poi neldettaglio gli interventi effettuatil’architetto Silvia Lensi, direttricedel cantiere e Lidia Cinelli che hamaterialmente condotto,insieme alle sue collaboratrici, irestauri pittorici della facciata.Il senso complessivo di questeopere, ha sottolineato il vescovoAndrea, va nella direzionedell’accoglienza: «L’orizzonteampio di utilizzo di questo beneè quello dell’ospitalità. Per noic’è qualcosa di più importantedelle mura, e questo qualcosa èl’apertura di questi ambienti allagente. Il lavoro che presentiamooggi nasce da un camminosinodale sperimentato indiocesi. Esattamente quello cheil Papa chiede instancabilmentealla Chiesa: “camminareinsieme”. Proprio sul Seminarioavevamo istituito un po’ ditempo fa un laboratoriotematico che doveva offrire ideee proposte, poi confluite neldocumento “Pronti a salpare…”(pubblicato nel marzo scorso, ndr)». Nel finale del suo interventomonsignor Migliavacca si è poisciolto in un auspicio: «Parlare di

Seminario mi fa pensare aiseminaristi, che oggi qui nonabitano più. Quantoinauguriamo oggi ci deve allorastimolare a porre attenzione allapastorale vocazionale, di modoche questo luogo diventirichiamo per tanti giovani cheascoltando la chiamata delSignore, lo seguano poi congenerosità».Sul tenore delle parole delvescovo ha ricamato ancheMassimo Cerbai, responsabiledella direzione regionale dellabanca: «Vivere il Seminariocome “apertura” va esattamentenella direzione dei bisogni dellepersone, proprio adesso che,dopo il lockdown, c’è necessità ditornare a incontrare e ascoltare lepersone. In questo senso ridarevita agli edifici di San Miniatovuol dire allora ripartire cometerritorio».Palpabile anche la soddisfazionedel presidente della FondazioneAntonio Guicciardini Salini:«Siamo nella casa del nostrofondatore (l’effigie di monsignorTorello Pierazzi, fondatore dellaCRSM occhieggiava dalla paretealle spalle degli oratori, ndr).Questi lavori sono un interventosu quello che è stato chiamato il“salotto buono” di San Miniato.È sempre stata nostra prerogativaoperare affinché il patrimonio diquesta città rimanesse nel tempoefficiente e fruibile. Quioltretutto si è pensato a unintervento anche di caratteresociale».Il sindaco Giglioli ha portatol’accento sul valore strategico cheha la “bellezza” per San Miniato:«Quest’anno abbiamo avutomeno turisti stranieri, ma moltipiù turisti italiani. Questo lodobbiamo indubbiamente a unacittà rimasta bella nei secoligrazie ai suoi monumenti». E se la restauratrice Lidia Cinelli ha confessato senza imbarazzoche lavorare sugli oltrecinquanta metri quadrati disuperficie pittorica del primolotto di facciata, dopo 40 anni di

attività, gli ha tolto letteralmenteil sonno - tanto la impensierivalo stato di degrado dell’intonacoe dei dipinti – la dottoressa Tampieri ha invece fattoriflettere su come questorestauro, oltre all’interventomateriale, ha richiesto anche unintervento di carattere«concettuale»: assicurare a operecome il Seminario, orfano dellasua antica funzione, un puro esemplice restauro esteriore,senza pensare anche a qualerinnovato ruolo attribuirgliall’interno del tessuto cittadino,lo avrebbe destinatorapidamente a un nuovodegrado. Parole cui si sonosaldate quelle di ChiaraTrevisonni che ha inquadratostoricamente l’edificio nelle suevarie fasi di costruzione dallametà del ’600 in poi. Ha concluso la presentazione deirestauri Silvia Lensi, che haraccontato della difficoltà diinnestare in un bene storico cosìaltamente stratificato dal tempo,tutta la moderna impiantisticache la nuova destinazione d’usoha richiesto.Ma andiamo nel dettaglio degliinterventi e dei relativi costi: lespese sostenute fin qui per lafacciata ammontano a 42.000euro (interamente finanziate daCrédit Agricole e FondazioneCRSM). Per completare i restauridegli ulteriori due lotti difacciata la previsione di spesa siaggira intorno ai 90.000 euro(anche questa cifra dovrebbeessere interamente erogata daCrédit Agricole e Fondazione). È invece di circa 280.000 euro laprevisione di spesa finale per larealizzazione della foresteria alprimo piano (qui il contributodi Crédit Agricole e FondazioneCrsm si aggirerà attorno agli

80.000 euro). Foresteria che èstata intitolata alla memoriadell’indimenticato vescovo Paolo Ghizzoni, presulesanminiatese dal 1972 al 1986.Per accedere a questi spazi èstato installato, in ossequio allenormative sulla sicurezza, ancheun ascensore che conduce dalpiano di piazza al primo piano,con predisposizione di salitafino al secondo piano. Attualmente sono in corso anchei lavori nella ex-tipografia delPalazzo, nel brano di edificioche scende verso via Vittime delDuomo, dove verrà realizzato ilnuovo Consultorio Familiarediocesano (attualmente ubicatoa San Romano), lavori per i qualisi prevede di spendere alla finecirca 140.000 euro.In questo monte spese, 350.000euro saranno finanziatidirettamente dalla diocesi conun fondo da tempo accantonatoe grazie anche alle numerose econsistenti donazioni che sonoarrivate da privati e sacerdoti chedesiderano, affettivamente,vedere il Seminario restituito alsuo antico splendore. Un complesso monumentaleimponente insomma, realizzatosu 4 piani con uno sviluppolineare delle facciate - tra piazzadella Repubblica e via Vittimedel Duomo - di quasi 200 metri:il Seminario è uno scrigno chefino ad oggi si è concessoraramente ai visitatori e checome ha detto scherzando ilnostro vescovo Andrea,meriterebbe da solo una visitaguidata di una mattinata perapprezzarlo tutto.Ora il sogno, da distillare concalma e nel tempo, vorrebbeessere quello di recuperarlointeramente nella sua interezza.A Dio piacendo…

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I restauri del Seminarionel segno dell’accoglienza

ll’Eremo di Agliati, sabato 19 settembre,si è svolta una bellissima festa per

festeggiare i 60 anni di professionemonastica di Fratel Daniele. Molte personesono accorse per assistere al concerto dellabanda di Palaia, che ha suonato numerosipezzi di musiche del passato, allietando tuttii partecipanti presenti. Tra una suonata el’altra veniva raccontata la vita dell’eremita,mettendo in luce le sue coraggiose scelte dipovertà, solitudine e preghiera. Un uomosemplice, Daniele, che ha saputo affrontarela sua esistenza seguendo l’ideale della fede,senza possedere niente è rimasto fedele aDio. La commozione si è sciolta conmusiche, canti e danze, ispirati allatradizione popolare, abilmenteaccompagnati dal suono di una allegrafisarmonica; proprio come accadeva untempo nelle feste sull’aia. Verso sera, sonostate servite pizze calde, crostini, dolci ebibite, consumati sulla piazza dell’Eremo inuna calda sera di fine estate. Appena si èfatto buio, sulle pareti della vecchia chiesa, èstato proiettato un filmato che riassumevatutta la vita del religioso; è stato unmomento toccante e commovente per tutti.Vorrei dire un grazie di cuore a FratelDaniele, per l’esempio di vita che ci ha fattoconoscere; esprimere gratitudine a FratelBenedetto per aver organizzato la serata congrande cura e amore ed a tutte le personeche, con la loro presenza e le lorotestimonianze, hanno animato questafestosa ricorrenza.

Giovanna Benvenuti

A

Agenda delVESCOVO

Festa ad Agliatiper Fratel Daniele

LA DOMENICATOSCANA OGGI4 ottobre 2020IV

LA DOMENICATOSCANA OGGI

4 ottobre 2020 V

’ stato presentato lo scorso 26settembre a S. Croce

sull’Arno, nel Monastero diSanta Cristiana, il dvd«Costruiamo insieme il mondoche verrà! Appuntamento con labiodiversità», realizzato da suorSandra Marin e Diana Lenzi, incollaborazione con PatriziaBianconi e la web community Atutto live.Il dvd raccoglie le dirette chesuor Sandra e Diana hannocurato in occasione dell’annointernazionale dedicato allabiodiversità e del quintoanniversario della pubblicazionedell’enciclica «Laudato si’» diPapa Francesco. Si tratta diun’introduzione al tema dellabiodiversità rivolta ai bambini,articolata in quattro puntate,trasmesse on-line l’estate scorsasulla pagina di A tutto live, e cheora sono disponibili su dvd, perchi vorrà utilizzarle in contesti

educativi, primi tra tutti lescuole (dell’infanzia e primarie)e le parrocchie.C’è il professor Naturalis cheintroduce e spiega il tema. C’è ilBombo, un insetto che diventaun personaggio chiave dellastoria, in quanto rappresenta lacategoria degli insettiimpollinatori, essenziali pergarantire i prodottidell’agricoltura e lasopravvivenza degli ecosistemi.Ci sono gli animali da salvare eda proteggere dal rischioestinzione. Ci sono gli ambientisfruttati e maltrattati da uominiopportunisti e senza scrupoli.C’è l’enciclica «Laudato si’» diPapa Francesco. C’è, insomma, ilmondo intero che chiede aiuto eamore.Un invito ad aprire la mente e ilcuore nella consapevolezza cheil futuro è oggi, nelle nostremani.

Il dvd viene messo adisposizione degli insegnanti edegli educatori, offrendo lapossibilità di progettare unpercorso multi-disciplinare(spaziando ad esempio trascienze, geografia e religionecattolica), o programmareincontri tematici, a partire daglispunti offerti da suor Sandra eDiana, per mettere al centro

«sorella madre terra» e persollecitare nuovi stili di vita chesiano rispettosi dei complessiequilibri ecologici che nepermettono la vita.Per ulteriori informazioni,proposte e per richiedere il dvd,scrivere [email protected] telefonare al 346 004 3773.

E

DI RICCARDO NOVI

rande e bellafesta di fede inonore allaMadonna ad

Orentano domenica 27settembre 2020 per ilritorno delle Suore Figliedi Nazareth inParrocchia di S. Lorenzoe presso l’asilo S. Annarilanciato quest’annosotto la gestione dellaFondazione «Madonnadel Soccorso». Tutto ilpaese si è ritrovato adaccogliere la nuovacomunità religiosa inpiazza Roma aOrentano. La festa haavuto inizio con l’arrivodi madre Lorenza e suorChiara, storiche maestredella scuola «S. Anna» edegli orentanesi. Le duereligiose, al vedere tantagente raccolta peraccogliere la nuovacomunità hannoringraziato tutti e si sonocommosse. Suor Chiaraaveva aperto la scuola«S. Anna» nel lontano1957 ed oggi ha potutoassistere al ritorno dellesuore nell’asilo. L’asilo èun’istituzione educativadi chiara ispirazionecattolica voluto emantenuto negli anni

dagli orentanesi ed oggiin fase di grande rilancioin piena fedeltà alla suaispirazione e ai suoivalori, lontano dalla«colonizzazioneideologica del gender».Rimane ancora in attesadi essere convenzionatodal Comune diCastelfranco di Sotto, alquale la richiesta è giastata presentata datempo. A seguire sonostate accolte, nella gioiadi tutta la popolazione e

centinaia di personeaccorse non solo daOrentano ma anchedai paesi limitrofi,le nuove suore chepresteranno servizioall’asiloaccompagnate dallamadre generale suorBrigitte, mentre labanda intonava«Noi Vogliam Dio».Dopo il saluto aibambini dellaScuola, sono salite sulpalco per ricevere ilsaluto del parroco donSergio, del vicario dellaDiocesi monsignorMorello Morelli e delsindaco di Castelfrancodi Sotto Gabriele Toti tral’applauso di tutti ipresenti. È seguito unmomento di preghieraalla Madonna di Fatimaper ringraziarla per laprotezione assicurataalla Fondazione neimesi tremendi dellapandemia Covid-19 eper solennizzare ilricordo del 70°anniversario dallaproclamazione deldogma dell’Assunzionedi Maria Santissima in

cielo (1950). Dopo ilcanto dei Pueri Cantoresdi Orentano, ha avutoavvio per le strade delpaese addobbate a festa,la grande processionemariana. Oltre alpopolo erano presenti leseguenti realtà: SuoreFiglie di Nazareth, SuoreFiglie di S. Anna, Suoredi S. Gemma Galgani,Servi, Serve e laici dellaFamiglia del CuoreImmacolato di Maria,Compagnia «S. MariaAssunta» di Tofori,Cavalieri del S. Sepolcro,Confraternite dellaMisericordia di S. Croce,S. Maria a Monte,Cenaia, Antignano,Castelfranco di sotto,

l’Unitalsi di S. Miniato,il Gruppo Scout diOrentano, la Banda «LaRanocchia», il Club«Libera Età», Virtus,Croce Bianca, laFondazione «Madonnadel soccorso» Onlus,Alleanza cattolica, ilCoetus di Bientina, laLegio Mariae, i PueriCantores, la Corale S.Lorenzo, l’EnteCarnevale che ha aiutatonell’organizzazionecome anche le

Comunitàneocatecumenaliche hannoassicurato il loropreziosissimosupporto. Eranoinoltre presenti leAmministrazioniComunali diCastelfranco diSotto, Fauglia,Palaia, Crespina-Lorenzana, Pisa,Cascina, SantaMaria a Monte eMontecarlo diLucca.Bellissima laprocessione contutti gli stendardie lerappresentanzeche si è stesa per

tutto il paese in festacome bel momento dipreghiera eringraziamento allaMadonna. Al terminedella processione si ètenuta la S. Messapresieduta damonsignor Vicario etutti i sacerdoti presenti.Al termine della Messatutti si sono portati nelcortile dell’asilo perscoprire la targacommemorativa dellabella e storicagiornata.Unringraziamento a tutti ipartecipanti per la bellagiornata di festa epreghiera che rimarràscolpita nel cuore degliorentanesi.

G

Orentano, il ritornodelle suore all’Asilo «S.Anna»

« er dare sapore di Vangelo alla nostrarealtà» è l’obiettivo che da tre anni anima

un gruppo di credenti dell’UP di Pontederanell’organizzazione di incontri di riflessionesulla città e non solo.A cinque anni dalla Laudato si’, il gruppopropone due iniziative durante il Tempo delCreato che vogliono aiutare ad attivare inciascuno/a la consapevolezza della necessitàimpellente di una «conversione ecologica» difronte al cambiamento climatico che è reale esta già accadendo.La prima iniziativa, tenuta domenica scorsa, èstata una preghiera ecumenica «Giubileo perla Terra» guidata da Fratel Benedetto diAgliati; una preghiera ecumenica sulla città,vista dall’alto, dal santuario di Ripaia che offreuna vista panoramica su Pontedera. Ilmaltempo ha fatto optare per la più spaziosachiesa di San Giuseppe in Pontedera.Con l’aiuto di animatori e ragazzi dell’ACR chehanno raccolto sassi, fiori, rovi, cortecce dialberi, pigne, minerali, lettiera di bosco dandouna base di realtà alla preghiera e riflessione.Guardando a questi elementi LindaDell’Agnello, agronomo e tecnico ispettore delbiologico per il rilascio della certificazione Bio,ha sottolineato la ricchezza del variegato,eterogeneo e produttivo territorio che cicirconda.Gli agricoltori e i contadini svolgono un lavoromolto importante fatto anche di lentezza,cura, osservazione, ritmi rispettosi della terra,capacità di ascolto della natura circostante.Talvolta però le piccole aziende a «km zero»connotate da impegno, fatica e competenzasono penalizzate da nostre scelte chepreferiscono la grande distribuzione; cosìfacendo andiamo ad acquistare prodotti frutto,magari, di lavorazioni meccaniche chealterano perfino la fisionomia della terra evanno spesso a scapito del terreno soprattuttofacilitandone fenomeni erosivi.Il suono del corno del giubileo haaccompagnato la riflessione dei numerosipartecipanti, sul messaggio di papa Francescoper la Giornata mondiale di preghiera per lacura del creato, nel quale si fa riferimento allaSacra Scrittura che parla di giubileo cometempo sacro per ricordare, ritornare, riposare,riparare e rallegrarsi.Con la lettura dei brani biblici della Torre diBabele e della conversione di Ninive abbiamopotuto riflettere sul percorso necessario dallaconfusione alla conversione. Fratel Benedettoha evidenziato come siamo chiamati ad essereuniti non nel salire sempre più in alto con ilpensiero unico del consumo, dei soldi e dellacrescita infinita, bensì nel convertirci.In definitiva questo pensiero unico che cosagenera se non disgregazione: interessi diparte, diffidenza, barriere...invece di crearearmonia, crea divisione.Di fronte al precipizio dell’autodistruzionedella nostra casa comune, occorre volgere losguardo altrove, verso una vita buona e bellache attrae, generata da relazioni nuove checiascuno può instaurare perché «le cosepossono cambiare» (LS 13).Abbiamo voluto ricordare che domenica sicelebrava la Giornata mondiale del migrante edel rifugiato, accogliendo la riflessione di p.Agostino Rota Martir, che ci ha invitato aconsiderare come la nostra debba essere unafede in movimento ad immagine di quella diAbramo invitato ad uscire dalla propria terra.Ci ha sollecitato a leggere il messaggio dipapa Francesco, una vera e propria letturateologica sulle migrazioni, cioè una realtà checi dice qualche cosa di Dio.Nei volti di chi è costretto a fuggire persalvarsi siamo chiamati a riconoscere il voltodel Cristo; riconoscere, verbo pasquale, è ilcompito proprio di una comunità credente.Talvolta bisogna cambiare il nostro sguardo evedere la loro bellezza, far emergere perle dibellezza e, verso queste perle di bellezza,essere ospitali.La seconda iniziativa si terrà il 9 ottobre alle21,15 presso il CPC Mantellate (g.c.) con iltema «La città giusta- Vivere in questa cittàcon sobrietà, giustizia e pietà - Per nuovi stilidi vita» incontro dialogato con don ArmandoZappolini direttore Caritas diocesana di SanMiniato.

Claudio Guidi

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INCONTROALL’EREMOSUL «GIUBILEOPER LA TERRA»

Dal monastero di Santa Cristiana un dvd per educare alla tutela della biodiversità