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Introduzione alla Patrologia Prof. Giovanni Gardini [email protected] Scuola di Formazione Teologica San Pier Crisologo - Ravenna Prima lezione, 14 novembre 2011

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Introduzione alla PatrologiaProf. Giovanni Gardini

[email protected]

Scuola di Formazione Teologica San Pier Crisologo - Ravenna

Prima lezione, 14 novembre 2011

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BIBLIOGRAFIALorenzo Dattrino, Padri e maestri della fede, lineamenti di PatrologiaEdito dall’Università di Santa Croce. EDUSC.

Manlio Simonetti – Emanuela Prinzivalli,Storia della letteratura cristiana antica,Bologna 2010 (EBD)

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CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA (DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI)

Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale, ROMA 1989Scaricabile dal sito:http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccatheduc/documents/rc_con_ccatheduc_doc_19891110_padri_it.html

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Vincenzo di Lerino:

“Se sorge qualche nuova questione a proposito della quale non è mai stata presa alcuna decisione analoga, bisogna allora ricorrere alle opinioni dei santi Padri, di quelli almeno che, ai loro tempi e luoghi, rimasero nell’unità della comunione e della fede, e furono considerati maestri approvati. E tutto ciò che essi poterono sostenere, in unità di pensiero e di sentimento, va considerato come la dottrina vera e cattolica della Chiesa, senza alcun dubbio né scrupolo (c. 29, 1). Nulla deve essere creduto dalla posterità, eccetto ciò che l’antichità sacra dei santi Padri ha ritenuto unanimemente in Cristo” (c. 33, 2).

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Chi è un Padre della Chiesa?

Un Padre della Chiesa è uno scrittore ecclesiastico dell’antichità cristiana considerato dalla Chiesa come un testimone particolarmente autorevole della fede, che si è distinto per dottrina ortodossa e santità di vita.

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Il Card. Newman spiega bene l’importanza di questo consensus, e in che cosa esso differisce dalle opinioni private: “Io seguo gli antichi Padri, ma senza ritenere ch’essi possiedano di per se stessi l’autorità che detengono in materia di dottrina o di precetto. Quando parlano di dottrine, essi ne parlano come di dottrine universalmente accettate. Attestano cioè che queste dottrine sono ammesse, non qua e non là, ma dappertutto. Noi riceviamo queste dottrine ch’essi insegnano a questo modo, non semplicemente perché essi le insegnano, ma perché recano testimonianza del fatto che tutti i cristiani le accettano in tutti i luoghi. Li prendiamo come onesti informatori, ma non come un’autorità sufficiente in se stessi, benché abbiano anche un’autorità propria. Se riferissero queste stesse dottrine dicendo: “Queste sono le nostre opinioni; le abbiamo dedotte dalla scrittura, e sono vere”, potremmo ragionevolmente esitare a riceverle dalle loro mani. Potremmo dire che abbiamo gli stessi diritti che hanno loro di trarre deduzioni dalla Sacra Scritture, e che queste sono semplici opinioni. Potremmo aggiungere che, se le nostre concordano con le loro, è una fortunata coincidenza, e nel caso contrario non c’è niente da fare e dobbiamo seguire la nostra propria ispirazione. Certo, nessuno ha il diritto d’imporre ad un altro le sue personali deduzioni in materia di fede. C’è tuttavia un obbligo manifesto per l’ignorante di sottomettersi a coloro che sono meglio informati. E’ anche naturale che un giovane resti sottomesso per qualche tempo, in modo implicito, all’insegnamento dei più anziani. Ma, a parte questo, l’opinione d’un individuo non è migliore di quella d’un altro. Non così accade per ciò che riguarda gli antichi Padri. Essi non riferiscono la loro opinione personale. Non dicono: “Questo è vero perché noi lo vediamo nella scrittura” – a proposito della quale si possono verificare differenze di giudizio – ma: “Questo è vero è ritenuto vero ed è sempre stato considerato tale da tutte le chiese ininterrottamente dall’epoca degli apostoli ai tempi nostri”. Si tratta qui d’una semplice questione di testimonianza: avevano mezzi per sapere che quella tale proposizione era stata ed era accettata così? Se, in realtà, quella era la credenza di Chiese così numerose e nello stesso tempo indipendenti, e se queste la consideravano come proveniente dagli apostoli, senza dubbio essa non può non essere vera ed apostolica” (Discussions and Arguments 11, 1).

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LETTERA APOSTOLICA PATRES ECCLESIAE DEL SOMMO PONTEFICE PAPA GIOVANNI PAOLO II

PER IL XVI CENTENARIODELLA MORTE DI SAN BASILIO

Padri della Chiesa sono giustamente chiamati quei santi che, con la forza di fede, la profondità e la ricchezza dei loro insegnamenti, nel corso dei primi secoli l'hanno rigenerata e grandemente incrementata (cfr. Gal 4,19).In verità «padri» della Chiesa, perché da loro, mediante il Vangelo, essa ha ricevuto la vita (cfr. 1Cor 4,15). E anche suoi costruttori, perché da loro - sul fondamento unico posto dagli apostoli, che è il Cristo (cfr. 1Cor 3,11) - la Chiesa di Dio è stata edificata nelle sue strutture portanti.Della vita attinta dai suoi padri la Chiesa ancora oggi vive; e sulle strutture poste dai suoi primi costruttori ancora oggi viene edificata, nella gioia e nella pena del suo cammino e del suo travaglio quotidiano.Padri dunque sono stati, e padri restano per sempre: essi stessi, infatti, sono una struttura stabile della Chiesa, e per la Chiesa di tutti i secoli adempiono a una funzione perenne. Cosicché ogni annuncio e magistero successivo, se vuole essere autentico, deve confrontarsi con il loro annuncio e il loro magistero; ogni carisma e ogni ministero deve attingere alla sorgente vitale della loro paternità; e ogni pietra nuova, aggiunta all'edificio santo che ogni giorno cresce e si amplifica (cfr. Ef 2,21), deve collocarsi nelle strutture già da loro poste, e con esse saldarsi e connettersi.Guidata da queste certezze, la Chiesa non si stanca di ritornare ai loro scritti - pieni di sapienza e incapaci di invecchiare - e di rinnovarne continuamente il ricordo.Scaricabile dal sito:http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_02011980_patres-ecclesiae_it.html

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I PADRI APOSTOLICI

• La lettera di Clemente Romano

• Ignazio di Antiochia.

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CLEMENTE ROMANO

PRIMA LETTERA DI CLEMENTE AI CORINTI

Scaricabile dal sito: http://www.liturgia.it/1cor_clem_ita.pdf

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Prima lettera di S.Clemente

La Chiesa di Dio che è a Roma alla Chiesa di Dio che è a Corinto, agli eletti santificati nella volontà di Dio per nostro Signore Gesù Cristo. Siano abbondanti in voi la grazia e la pace di Dio onnipotente mediante Gesù Cristo.

Elogio dei CorintiI, 1. Per le improvvise disgrazie e avversità capitatevi l'una dietro l'altra, o fratelli,

crediamo di aver fatto troppo tardi attenzione alle cose che si discutono da voi, carissimi, all'empia e disgraziata sedizione aberrante ed estranea agli eletti di Dio. Pochi sconsiderati e arroganti l'accesero, giungendo a tal punto di pazzia che il vostro venerabile nome, celebre e amato da tutti gli uomini, è fortemente compromesso. 2. Chi, fermandosi da voi, non ebbe a riconoscere la vostra fede salda e adorna di ogni virtù? Ad ammirare la vostra pietà cosciente ed amabile in Cristo? Ad esaltare la vostra generosa pratica dell'ospitalità? A felicitarsi della vostra scienza perfetta e sicura? 3. Facevate ogni cosa, senza eccezione di persona, e camminavate secondo le leggi del Signore, soggetti ai vostri capi e tributando l'onore dovuto ai vostri anziani. Esortavate i giovani a pensare cose moderate e degne. Raccomandavate alle donne di compiere tutto con coscienza piena, dignitosa e pura, amando sinceramente, come conviene, i loro mariti; insegnavate a ben accudire alla casa, attenendosi alla norma della sottomissione e ad essere assai prudenti.

II, 1. Tutti eravate umili e senza vanagloria, volendo più ubbidire che comandare, più dare con slancio che ricevere. Contenti degli aiuti di Cristo nel viaggio e meditando le sue parole, le tenevate nel profondo dell'animo, e le sue sofferenze erano davanti ai vostri occhi.

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Sottomissione ai presbiteriLVII, 1. Voi che siete la causa della sedizione sottomettetevi ai presbiteri e correggetevi con il ravvedimento, piegando le ginocchia del vostro cuore. 2. Imparate ad assoggettarvi deponendo la superbia e l'arroganza orgogliosa della vostra lingua. E' meglio per voi essere trovati piccoli e ritenuti nel gregge di Cristo, che avere apparenza di grandezza ed essere rigettati dalla sua speranza.

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Ricapitolazione degli argomenti trattati.LXII, 1.Fratelli, vi abbiamo scritto abbastanza sulle cose che convengono alla nostra religione e sono utili a una vita virtuosa per quelli che vogliono osservare la pietà e la giustizia. Abbiamo toccato tutti i punti che riguardano la fede, la penitenza, la vera carità, la continenza, la saggezza, e la pazienza. Vi abbiamo ricordato che nella giustizia, nella verità e nella magnanimità bisogna piacere santamente a Dio onnipotente, amando la concordia, dimenticando le offese, nell’amore e nella pace con una benevolenza continua, come i nostri padri, di cui abbiamo già parlato, si resero graditi con l’umiltà verso il Padre, Dio e creatore, e tutti gli uomini. E questo abbiamo ricordato con piacere, perché eravamo certi di scrivere a fedeli eccellenti che hanno approfondito le parole dell’insegnamento di Dio.

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IGNAZIO DI ANTIOCHIA

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La lettera è scaricabile dal sito:

http://digilander.libero.it/undicesimaora2/padri/Ignazio_romani.pdf