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Luigi RussoloAl di là della materia

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Al di là della materiaAUTORE: Russolo, LuigiTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Al di là della materia : alla ricerca delvero, alla ricerca del bello, alla ricerca delbene / Luigi Russolo ; [pref. di Maria ZanovelloRussolo]. - Milano : L. Ferriani, stampa 1961.- 396p. , [9] c. di tav. : ill. ; 20 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 13 settembre 2018

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INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:OCC027000 CORPO, MENTE E SPIRITO / Spiritualismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4INDICE...........................................................................9PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE...........18PARTE IALLA RICERCA DEL VERO.....................................20

CAPITOLO I............................................................21Il comprendere......................................................21Nietzsche e lo spirito............................................26Il pensiero e la Psicologia sperimentale...............28I sensi, le scienze, le arti.......................................29La medicina e le sue ricette attraverso i tempi.....32I guérisseurs..........................................................37Il mesmerismo......................................................46Il Puységur............................................................49I seguaci del Mesmer............................................50Relatività del positivismo.....................................52La vis medicatrix..................................................54Una guarigione a distanza....................................60

CAPITOLO II...........................................................62Lo stato sonnambolico..........................................63I raggi N di Blondot..............................................66Il pensiero e le vibrazioni fisiche..........................70Influenze del pensiero...........................................72Il pensiero e l'opera d'arte.....................................74Ipnotismo e magnetismo.......................................76

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4INDICE...........................................................................9PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE...........18PARTE IALLA RICERCA DEL VERO.....................................20

CAPITOLO I............................................................21Il comprendere......................................................21Nietzsche e lo spirito............................................26Il pensiero e la Psicologia sperimentale...............28I sensi, le scienze, le arti.......................................29La medicina e le sue ricette attraverso i tempi.....32I guérisseurs..........................................................37Il mesmerismo......................................................46Il Puységur............................................................49I seguaci del Mesmer............................................50Relatività del positivismo.....................................52La vis medicatrix..................................................54Una guarigione a distanza....................................60

CAPITOLO II...........................................................62Lo stato sonnambolico..........................................63I raggi N di Blondot..............................................66Il pensiero e le vibrazioni fisiche..........................70Influenze del pensiero...........................................72Il pensiero e l'opera d'arte.....................................74Ipnotismo e magnetismo.......................................76

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Analisi dei metodi per procurare il sonno ipnotico..............................................................................79Dualismo tra sensi e psiche..................................83I trasferti sensori...................................................93

CAPITOLO III.........................................................97Permanenza del carattere del soggetto nel sonno ip-notico....................................................................97Esteriorizzazione della sensibilità........................99Lo sdoppiamento del corpo o doppio eterico.....104Rigorismi e pregiudizi della scienza...................108La riflessoterapia................................................113L'agoterapia cinese: i suoi principi.....................114La genesi delle malattie secondo la filosofia Joga............................................................................116La cura della malattia in India............................118Il valore della intuizione.....................................120La teoria atomica di Democrito..........................122Spirito e materia.................................................126La grande piramide e le sue rivelazioni..............129Gli antichi e la veggenza sonnambolica.............133Scienza ufficiale e veggenza...............................136L'aristocrazia della scienza ne facilita lo sviluppo.............................................................................137Il metodo scientifico occidentale e quello orientale.............................................................................138La psicanalisi e il subcosciente...........................140La memoria fisiologica.......................................141Il nosce te ipsum e la filosofia Yoga...................146La realtà del pensiero..........................................150

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Analisi dei metodi per procurare il sonno ipnotico..............................................................................79Dualismo tra sensi e psiche..................................83I trasferti sensori...................................................93

CAPITOLO III.........................................................97Permanenza del carattere del soggetto nel sonno ip-notico....................................................................97Esteriorizzazione della sensibilità........................99Lo sdoppiamento del corpo o doppio eterico.....104Rigorismi e pregiudizi della scienza...................108La riflessoterapia................................................113L'agoterapia cinese: i suoi principi.....................114La genesi delle malattie secondo la filosofia Joga............................................................................116La cura della malattia in India............................118Il valore della intuizione.....................................120La teoria atomica di Democrito..........................122Spirito e materia.................................................126La grande piramide e le sue rivelazioni..............129Gli antichi e la veggenza sonnambolica.............133Scienza ufficiale e veggenza...............................136L'aristocrazia della scienza ne facilita lo sviluppo.............................................................................137Il metodo scientifico occidentale e quello orientale.............................................................................138La psicanalisi e il subcosciente...........................140La memoria fisiologica.......................................141Il nosce te ipsum e la filosofia Yoga...................146La realtà del pensiero..........................................150

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Gli Yoghi e Platone.............................................151La riunione dei due metodi.................................153Il punto e l'io.......................................................154La duplice fonte della conoscenza......................158a) per la materia i sensi.......................................158b) Per il mondo occulto, l'Introspezione.............159Il mondo astrale e il tempo.................................160Il tempo non esiste..............................................161Un consiglio agli scienziati................................162Riepilogo............................................................164

PARTE IIALLA RICERCA DEL BELLO.................................169

CAPITOLO I..........................................................170CAPITOLO II.........................................................208CAPITOLO III.......................................................258

PARTE IIIALLA RICERCA DEL BENE....................................298

CAPITOLO I..........................................................299CAPITOLO II.........................................................333CAPITOLO III.......................................................366CONGEDO.............................................................403

DISEGNI DELL'AUTORE........................................405

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Gli Yoghi e Platone.............................................151La riunione dei due metodi.................................153Il punto e l'io.......................................................154La duplice fonte della conoscenza......................158a) per la materia i sensi.......................................158b) Per il mondo occulto, l'Introspezione.............159Il mondo astrale e il tempo.................................160Il tempo non esiste..............................................161Un consiglio agli scienziati................................162Riepilogo............................................................164

PARTE IIALLA RICERCA DEL BELLO.................................169

CAPITOLO I..........................................................170CAPITOLO II.........................................................208CAPITOLO III.......................................................258

PARTE IIIALLA RICERCA DEL BENE....................................298

CAPITOLO I..........................................................299CAPITOLO II.........................................................333CAPITOLO III.......................................................366CONGEDO.............................................................403

DISEGNI DELL'AUTORE........................................405

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Luigi Russolo

AL DI LÀDELLA MATERIAALLA RICERCA DEL VEROALLA RICERCA DEL BELLOALLA RICERCA DEL BENE

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Luigi Russolo

AL DI LÀDELLA MATERIAALLA RICERCA DEL VEROALLA RICERCA DEL BELLOALLA RICERCA DEL BENE

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INDICE

PARTE I – ALLA RICERCA DEL VERO

CAPITOLO I.

Il Comprendere. – Atto d'umiltà che comporta –Nietzsche e lo Spirito. – Il pensiero e la psicologiasperimentale. – I sensi, le scienze e le arti. – La medi-cina e sue ricette attraverso i tempi. – Una esperienzadi veggenza e di diagnosi a distanza. – Come si devo-no fare le domande e quando si può credere alle ri-sposte. – La scienza ufficiale e la storia del magneti-smo animale. Mesmer e l'Accademia delle Scienze diFrancia. – I seguaci di Mesmer. – Il Puységur scopreil sonnambulismo. – Il Lafontaine e il Braid. – Il me-todo sperimentale. – Sue deficienze. – Oswald e latrasformazione dei metalli smentito dalle esperienzedi Rutherford. – «La vis medicatrix» di Ippocrate e il«Prana» degli Indiani. – Le cure magnetiche. – Quel-lo che si sente «emanare» dagli organi ammalati. –Una guarigione a distanza.

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INDICE

PARTE I – ALLA RICERCA DEL VERO

CAPITOLO I.

Il Comprendere. – Atto d'umiltà che comporta –Nietzsche e lo Spirito. – Il pensiero e la psicologiasperimentale. – I sensi, le scienze e le arti. – La medi-cina e sue ricette attraverso i tempi. – Una esperienzadi veggenza e di diagnosi a distanza. – Come si devo-no fare le domande e quando si può credere alle ri-sposte. – La scienza ufficiale e la storia del magneti-smo animale. Mesmer e l'Accademia delle Scienze diFrancia. – I seguaci di Mesmer. – Il Puységur scopreil sonnambulismo. – Il Lafontaine e il Braid. – Il me-todo sperimentale. – Sue deficienze. – Oswald e latrasformazione dei metalli smentito dalle esperienzedi Rutherford. – «La vis medicatrix» di Ippocrate e il«Prana» degli Indiani. – Le cure magnetiche. – Quel-lo che si sente «emanare» dagli organi ammalati. –Una guarigione a distanza.

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CAPITOLO II.

Lo stato sonnambolico. – Definizioni di Braid,Morselli, Rumpf, Preyer, Schneider, Berger, Heiden-haim, Despine, Dal Pozzo, Barety, Charpentier e iraggi N di Blodot. – Il pensiero e le vibrazioni fisiche.– Influenze del pensiero. – Il pensiero e l'opera d'arte.– Charcot e ipnotismo e magnetismo. – Analisi dei di-versi procedimenti per procurare il sonno ipnotico. –Dualità fra i sensi e la psiche. – Le possibilità dellostato sonnambolico. – La concentrazione e il sonnam-bulismo. – Un altro mondo attorno alla materia. –Che cosa è il sonnambulismo. – Ciò che emettono icorpi. – I trasferti dei sensi e gli esperimentatori posi-tivisti.

CAPITOLO III.

Il carattere del soggetto permane nel sonno ipnoti-co. – Esteriorizzazione della sensibilità. – Esperienzedi De Rochas. – I liquidi sensibilizzati e le statuette dicera. – Le lastre fotografiche. – La fattura o «envou-tement». – Lo sdoppiamento del corpo umano. – Ilfantasma del corpo. – Sua identità con le apparizionidell'ectoplasma. – La telepatia durante la grande guer-ra. – Il doppio o fantasma trasmette le sensazioni. –La scienza e le sue provette. – La scienza e i cosidettipregiudizi. – Prassitele e il calzolaio. – Squilibrio frail progresso della diagnostica e la terapeutica. – Cureantiche che tornano di moda. – La riflessoterapia e

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CAPITOLO II.

Lo stato sonnambolico. – Definizioni di Braid,Morselli, Rumpf, Preyer, Schneider, Berger, Heiden-haim, Despine, Dal Pozzo, Barety, Charpentier e iraggi N di Blodot. – Il pensiero e le vibrazioni fisiche.– Influenze del pensiero. – Il pensiero e l'opera d'arte.– Charcot e ipnotismo e magnetismo. – Analisi dei di-versi procedimenti per procurare il sonno ipnotico. –Dualità fra i sensi e la psiche. – Le possibilità dellostato sonnambolico. – La concentrazione e il sonnam-bulismo. – Un altro mondo attorno alla materia. –Che cosa è il sonnambulismo. – Ciò che emettono icorpi. – I trasferti dei sensi e gli esperimentatori posi-tivisti.

CAPITOLO III.

Il carattere del soggetto permane nel sonno ipnoti-co. – Esteriorizzazione della sensibilità. – Esperienzedi De Rochas. – I liquidi sensibilizzati e le statuette dicera. – Le lastre fotografiche. – La fattura o «envou-tement». – Lo sdoppiamento del corpo umano. – Ilfantasma del corpo. – Sua identità con le apparizionidell'ectoplasma. – La telepatia durante la grande guer-ra. – Il doppio o fantasma trasmette le sensazioni. –La scienza e le sue provette. – La scienza e i cosidettipregiudizi. – Prassitele e il calzolaio. – Squilibrio frail progresso della diagnostica e la terapeutica. – Cureantiche che tornano di moda. – La riflessoterapia e

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l'agopuntura cinese. – L'energia «Yung» l'energia«Yang». – Il «Solve e coagula» ermetico e il Prana in-diano. – Prana e Apana e le correnti «Ida» e «Pinga-la». – Cure cinesi, indiane e cure magnetiche.

L'intuizione e le antiche concezioni. Talete da Mi-lesio e la trasformazione della materia. – Aristarco daSamo e Nicolò Copernico. – Le leggi di Keplero e lagravitazione di Newton. – Democrito, gli atomi, lostato sonnambolico e la morte. – Spirito e materia. –Manca la scienza del «Nosce te ipsum».

Le conoscenze degli antichi e la Grande Piramide.– Rivelazioni della Grande Piramide. – Gli Antichi ela veggenza sonnambolica. – Rivelazione e veggenza.– Scienza ufficiale e veggenza. – La casta sacerdotaleantica e gli scienziati moderni. – Analisi e sintesi.

Metodo occidentale e metodo orientale. – Il Sè e ilfuori di Sè. – La psicoanalisi e i suoi risultati. –L'analisi del subcosciente, il metodo psicoanalitico equello sonnambolico. – La psicoanalisi ha esplorato ilsubcosciente?

Memoria fisiologica e memoria animica. – Il sonnoe l'Io animico. – Il «Nosce te ipsum» e la filosofiayoga. – Metodi di Yoga. – Realizzare l'Io. – Domina-zione dell'Io sulla materia. – Il Pensiero è una realtà.– Sua potenza. –Telepatia e cure magnetiche. – I mi-racoli. – Gli Yoghi e Platone. – Differenze tra la cul-tura occidentale e orientale. – Bergson, l'intuizione eil metodo orientale. – Si può riunire il metodo orien-tale con l'occidentale? Spazio e tempo. – Il punto e

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l'agopuntura cinese. – L'energia «Yung» l'energia«Yang». – Il «Solve e coagula» ermetico e il Prana in-diano. – Prana e Apana e le correnti «Ida» e «Pinga-la». – Cure cinesi, indiane e cure magnetiche.

L'intuizione e le antiche concezioni. Talete da Mi-lesio e la trasformazione della materia. – Aristarco daSamo e Nicolò Copernico. – Le leggi di Keplero e lagravitazione di Newton. – Democrito, gli atomi, lostato sonnambolico e la morte. – Spirito e materia. –Manca la scienza del «Nosce te ipsum».

Le conoscenze degli antichi e la Grande Piramide.– Rivelazioni della Grande Piramide. – Gli Antichi ela veggenza sonnambolica. – Rivelazione e veggenza.– Scienza ufficiale e veggenza. – La casta sacerdotaleantica e gli scienziati moderni. – Analisi e sintesi.

Metodo occidentale e metodo orientale. – Il Sè e ilfuori di Sè. – La psicoanalisi e i suoi risultati. –L'analisi del subcosciente, il metodo psicoanalitico equello sonnambolico. – La psicoanalisi ha esplorato ilsubcosciente?

Memoria fisiologica e memoria animica. – Il sonnoe l'Io animico. – Il «Nosce te ipsum» e la filosofiayoga. – Metodi di Yoga. – Realizzare l'Io. – Domina-zione dell'Io sulla materia. – Il Pensiero è una realtà.– Sua potenza. –Telepatia e cure magnetiche. – I mi-racoli. – Gli Yoghi e Platone. – Differenze tra la cul-tura occidentale e orientale. – Bergson, l'intuizione eil metodo orientale. – Si può riunire il metodo orien-tale con l'occidentale? Spazio e tempo. – Il punto e

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l'Io. – L'espansione nei concetti astratti. – Le possibi-lità dell'Io. – Per la materia i sensi, per il mondo oc-culto l'intuizione. – La scienza ha usato un solo meto-do. – Il mondo astrale e il passato, presente e futuro. –Un consiglio ad un fisico. – Un altro mondo attorno aquello materiale. – Macrocosmo e microcosmo.

PARTE II – ALLA RICERCA DEL BELLO

CAPITOLO I.

Il fatto estetico e primario nell'uomo. – Le idee e laloro priorità storica. – È più facile capire la fenome-nologia naturale o scientifica che l'opera d'arte. – Trecategorie d'opere d'arte. – I «Fari». – I tre elementidelle opere d'arte. – Spiritualità e soggetto. – La nonadi Beethoven. – L'infinito materiale e l'infinito spiri-tuale. – Il «Pensiero» di Michelangelo e il «Pensiero»di Rodin. – Le mostre d'arte e i titoli delle opere. – Leimpressioni della vita e lo stato d'animo degli artisti.– L'imitazione dei classici. – Deformazione. – L'arteper tutti e l'Arte per pochi. – La ricerca della spiritua-lità. – I progressi della macchina e la spiritualità. –Rinascimento artistico? – L'arte e i mezzi per divul-garla o i surrogati dell'arte. – Tiziano e il «Cristo e ilCireneo» del Prado. – La fotografia e i valori di visi-bilità. – Che cosa si volgarizza dell'Arte. – Il periodoattuale e il Medioevo. – Il Rinascimento, l'ideale pla-stico greco e il dolore cristiano. – Dal Rinascimento

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l'Io. – L'espansione nei concetti astratti. – Le possibi-lità dell'Io. – Per la materia i sensi, per il mondo oc-culto l'intuizione. – La scienza ha usato un solo meto-do. – Il mondo astrale e il passato, presente e futuro. –Un consiglio ad un fisico. – Un altro mondo attorno aquello materiale. – Macrocosmo e microcosmo.

PARTE II – ALLA RICERCA DEL BELLO

CAPITOLO I.

Il fatto estetico e primario nell'uomo. – Le idee e laloro priorità storica. – È più facile capire la fenome-nologia naturale o scientifica che l'opera d'arte. – Trecategorie d'opere d'arte. – I «Fari». – I tre elementidelle opere d'arte. – Spiritualità e soggetto. – La nonadi Beethoven. – L'infinito materiale e l'infinito spiri-tuale. – Il «Pensiero» di Michelangelo e il «Pensiero»di Rodin. – Le mostre d'arte e i titoli delle opere. – Leimpressioni della vita e lo stato d'animo degli artisti.– L'imitazione dei classici. – Deformazione. – L'arteper tutti e l'Arte per pochi. – La ricerca della spiritua-lità. – I progressi della macchina e la spiritualità. –Rinascimento artistico? – L'arte e i mezzi per divul-garla o i surrogati dell'arte. – Tiziano e il «Cristo e ilCireneo» del Prado. – La fotografia e i valori di visi-bilità. – Che cosa si volgarizza dell'Arte. – Il periodoattuale e il Medioevo. – Il Rinascimento, l'ideale pla-stico greco e il dolore cristiano. – Dal Rinascimento

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alla scuola di Fontainebleau. – L'impressionismo eCézanne. – I «Fauves». – Il cubismo e il futurismo. –La rappresentazione della natura e la fotografia. – Latecnica e la spiritualità. – L'usignolo e la musica. –L'infinito e l'indefinito della natura. – Il finito e defi-nito dell'arte. – Le ultime opere di Beethoven. – L'artee le idealità da esprimere plasticamente. – La musicae le idealità. – La spiritualizzazione del linguaggiomusicale. – Palestrina, Bach, Beethoven. – Sola artevera è quella che ha un contenuto spirituale.

CAPITOLO II.

Napoleone e Beethoven. – Materia e Spirito. – Ilmondo spirituale e gli scambi spirituali. – Musica de-scrittiva e musica pura. – Unità spirituale fra tutte learti. – Le passioni del mondo materiale e gli statid'animo del mondo spirituale. – I pessimisti e il mon-do dello spirito. – L'evasione dalla materia. – Il teatroe il verismo. – L'arte classica e l'individuo. – Lascienza e l'arte nell'antichità. – L'intuizione nellascienza antica, e l'osservazione nell'arte antica. – Ar-tefici e artisti. – La tecnica e l'umiltà. – Oggi non siimpara la tecnica. – La tecnica e la decadenza. – Uni-versalità e specialità. – Nella scienza l'uomo è uscitodall'Io, nell'arte vi si è rinchiuso. – L'individualismo el'arte. – Il metodo sperimentale e l'opera d'arte. – Arteragionata e arte sentita. – Cocteau e Beethoven, Bache «la Passione di San Matteo». – L'arte e la sofferenza

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alla scuola di Fontainebleau. – L'impressionismo eCézanne. – I «Fauves». – Il cubismo e il futurismo. –La rappresentazione della natura e la fotografia. – Latecnica e la spiritualità. – L'usignolo e la musica. –L'infinito e l'indefinito della natura. – Il finito e defi-nito dell'arte. – Le ultime opere di Beethoven. – L'artee le idealità da esprimere plasticamente. – La musicae le idealità. – La spiritualizzazione del linguaggiomusicale. – Palestrina, Bach, Beethoven. – Sola artevera è quella che ha un contenuto spirituale.

CAPITOLO II.

Napoleone e Beethoven. – Materia e Spirito. – Ilmondo spirituale e gli scambi spirituali. – Musica de-scrittiva e musica pura. – Unità spirituale fra tutte learti. – Le passioni del mondo materiale e gli statid'animo del mondo spirituale. – I pessimisti e il mon-do dello spirito. – L'evasione dalla materia. – Il teatroe il verismo. – L'arte classica e l'individuo. – Lascienza e l'arte nell'antichità. – L'intuizione nellascienza antica, e l'osservazione nell'arte antica. – Ar-tefici e artisti. – La tecnica e l'umiltà. – Oggi non siimpara la tecnica. – La tecnica e la decadenza. – Uni-versalità e specialità. – Nella scienza l'uomo è uscitodall'Io, nell'arte vi si è rinchiuso. – L'individualismo el'arte. – Il metodo sperimentale e l'opera d'arte. – Arteragionata e arte sentita. – Cocteau e Beethoven, Bache «la Passione di San Matteo». – L'arte e la sofferenza

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dell'artista. – Il Poussin e la sua fredda retorica. – La«Pietà» del Bellini. – La tecnica degli antichi e quelladei moderni. – Quadri finiti e non finiti. – L'impres-sionismo e la teoria dei complementari. – I quadri nonfiniti di Tiziano e quelli del Tintoretto. – Come colo-rire le ombre. – Cennino Cennini ed i colori comple-mentari. – I divisionisti. – I colori complementaricome risultano per l'occhio umano. – Analisi dellatecnica coloristica dei pittori veneziani. – Essa è basa-ta su di una legge di natura. – Tecnica e metodo. – Leatmosfere spirituali nelle varie epoche e la nascita delcapolavoro. – Le atmosfere spirituali o no dei luoghi.– «La Traviata» e il «Tristano e Isotta». – Altro è spi-ritualità e altro è passionalità.

CAPITOLO III.

L'arte sola può rendere la vita. – L'intuizionedell'artista si rinnova in chi osserva e vive l'operad'arte. – Lo stato di grazia degli artisti. – I poveri dispirito del Vangelo. – Nel mondo della spiritualitàdell'arte. – La spiritualità nell'arte antica. – Simboli espiritualità. – Il Cristianesimo e la spiritualità. – Dan-te e il mondo dello spirito. – L'Inferno, il Purgatorio eil Paradiso. – La spiritualità della pittura. – Leonardo.– Alcuni suoi detti. – La «Gioconda», il «Cenacolo».– Come vedeva il mondo Michelangelo. – L'arte diMichelangelo. – I ritmi nelle sue figure e il mondospirituale delle loro espressioni. – La spiritualità nella

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dell'artista. – Il Poussin e la sua fredda retorica. – La«Pietà» del Bellini. – La tecnica degli antichi e quelladei moderni. – Quadri finiti e non finiti. – L'impres-sionismo e la teoria dei complementari. – I quadri nonfiniti di Tiziano e quelli del Tintoretto. – Come colo-rire le ombre. – Cennino Cennini ed i colori comple-mentari. – I divisionisti. – I colori complementaricome risultano per l'occhio umano. – Analisi dellatecnica coloristica dei pittori veneziani. – Essa è basa-ta su di una legge di natura. – Tecnica e metodo. – Leatmosfere spirituali nelle varie epoche e la nascita delcapolavoro. – Le atmosfere spirituali o no dei luoghi.– «La Traviata» e il «Tristano e Isotta». – Altro è spi-ritualità e altro è passionalità.

CAPITOLO III.

L'arte sola può rendere la vita. – L'intuizionedell'artista si rinnova in chi osserva e vive l'operad'arte. – Lo stato di grazia degli artisti. – I poveri dispirito del Vangelo. – Nel mondo della spiritualitàdell'arte. – La spiritualità nell'arte antica. – Simboli espiritualità. – Il Cristianesimo e la spiritualità. – Dan-te e il mondo dello spirito. – L'Inferno, il Purgatorio eil Paradiso. – La spiritualità della pittura. – Leonardo.– Alcuni suoi detti. – La «Gioconda», il «Cenacolo».– Come vedeva il mondo Michelangelo. – L'arte diMichelangelo. – I ritmi nelle sue figure e il mondospirituale delle loro espressioni. – La spiritualità nella

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pittura veneziana. – Venezia e il colore. – La Flora diTiziano. – Ritmi necessari alla rappresentazione e rit-mi spirituali. – Le atmosfere di colore.

La spiritualità nella musica. – La lingua originaria.– Il linguaggio musicale. – Palestrina. – Bach. – Bee-thoven. – La sordità di Beethoven e la cecità di Mi-chelangelo. – Il significato della musica di Beetho-ven. – I suoi «avvicinamenti» alla Divinità. – Il para-diso di Dante, la Cupola di Michelangelo, la Nona diBeethoven.

PARTE III – ALLA RICERCA DEL BENE

CAPITOLO I.

Il dolore ed i pessimisti. – Il Bene e il Male. – Lamorte è un male? – Il progresso e la vita. – Le rovinedi Baalbek. – Ogni epoca ha la tecnica e la necessità.– Il progresso della tecnica non è il progressodell'umanità. – Le principali cause dei dolori. – Lapovertà. I risultati di una statistica. – La ricchezza el'Alta Banca. – Lo spirito e le leggi della materia. –L'educazione e sue possibilità.

CAPITOLO II.

Il problema dell'amore. – La storia di Eva. –L'androgino. – La storia dell'anima. – La Trinità inCina, in India e nel Cristianesimo. – Sant'Agostino e

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pittura veneziana. – Venezia e il colore. – La Flora diTiziano. – Ritmi necessari alla rappresentazione e rit-mi spirituali. – Le atmosfere di colore.

La spiritualità nella musica. – La lingua originaria.– Il linguaggio musicale. – Palestrina. – Bach. – Bee-thoven. – La sordità di Beethoven e la cecità di Mi-chelangelo. – Il significato della musica di Beetho-ven. – I suoi «avvicinamenti» alla Divinità. – Il para-diso di Dante, la Cupola di Michelangelo, la Nona diBeethoven.

PARTE III – ALLA RICERCA DEL BENE

CAPITOLO I.

Il dolore ed i pessimisti. – Il Bene e il Male. – Lamorte è un male? – Il progresso e la vita. – Le rovinedi Baalbek. – Ogni epoca ha la tecnica e la necessità.– Il progresso della tecnica non è il progressodell'umanità. – Le principali cause dei dolori. – Lapovertà. I risultati di una statistica. – La ricchezza el'Alta Banca. – Lo spirito e le leggi della materia. –L'educazione e sue possibilità.

CAPITOLO II.

Il problema dell'amore. – La storia di Eva. –L'androgino. – La storia dell'anima. – La Trinità inCina, in India e nel Cristianesimo. – Sant'Agostino e

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la Trinità. – I desideri dell'anima e le possibilità delcorpo. – La gelosia e le sostituzioni mentali. – Amoreplatonico e amore fisico. – Dante e Beatrice. –L'immaginazione e l'amore. – Due immaginazioni. –Spirito e corpo nell'amore. – Le incompatibilità di ca-rattere e le atmosfere astrali. – Insegnamenti esotericidi Cristo. – L'uso dei pensieri.

CAPITOLO III.

La Trinità e l'origine della scrittura, della gramma-tica e della logica. – Le grandi concezioni e l'intuizio-ne. – L'origine e gli sviluppi delle religioni. – Lo spi-rito e il rito. – I mistici. – La purificazione nelle filo-sofie Indu. – I grandi santi e i grandi artisti. – S. Fran-cesco, Santa Caterina, Santa Teresa, i positivisti e imaterialisti. – La democrazia, il comunismo e Licur-go. – Il comunismo decreta che Dio non esiste; IlBramanesimo e Budda. – Insegnamenti di Budda. – Idesideri e l'educazione. – L'evasione dalla vita. – Checosa insegna il sonno. – Errori della civiltà moderna.– La religione e le civiltà passate. – Ricordi di fan-ciullezza. – I fanciulli moderni. – Non si può più eva-dere dalla vita. – Che cosa si fa per lo spirito? – Ri-sultati della nostra civiltà. – Le malattie degenerativee la pazzia. – Il futuro e i falsi profeti. – Materia eSpirito.

Congedo.

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la Trinità. – I desideri dell'anima e le possibilità delcorpo. – La gelosia e le sostituzioni mentali. – Amoreplatonico e amore fisico. – Dante e Beatrice. –L'immaginazione e l'amore. – Due immaginazioni. –Spirito e corpo nell'amore. – Le incompatibilità di ca-rattere e le atmosfere astrali. – Insegnamenti esotericidi Cristo. – L'uso dei pensieri.

CAPITOLO III.

La Trinità e l'origine della scrittura, della gramma-tica e della logica. – Le grandi concezioni e l'intuizio-ne. – L'origine e gli sviluppi delle religioni. – Lo spi-rito e il rito. – I mistici. – La purificazione nelle filo-sofie Indu. – I grandi santi e i grandi artisti. – S. Fran-cesco, Santa Caterina, Santa Teresa, i positivisti e imaterialisti. – La democrazia, il comunismo e Licur-go. – Il comunismo decreta che Dio non esiste; IlBramanesimo e Budda. – Insegnamenti di Budda. – Idesideri e l'educazione. – L'evasione dalla vita. – Checosa insegna il sonno. – Errori della civiltà moderna.– La religione e le civiltà passate. – Ricordi di fan-ciullezza. – I fanciulli moderni. – Non si può più eva-dere dalla vita. – Che cosa si fa per lo spirito? – Ri-sultati della nostra civiltà. – Le malattie degenerativee la pazzia. – Il futuro e i falsi profeti. – Materia eSpirito.

Congedo.

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«A mia moglie donna colta e di altosentire che mi fu sempre devota so-stenitrice, ammiratrice e valida col-laboratrice».

LUIGI RUSSOLO

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«A mia moglie donna colta e di altosentire che mi fu sempre devota so-stenitrice, ammiratrice e valida col-laboratrice».

LUIGI RUSSOLO

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PREFAZIONE ALLA SECONDAEDIZIONE

Nel 1938 la Casa Editrice – F.lli BOCCA – Milano,presentava ai lettori italiani un volume di LUIGI

RUSSOLO, Artista e Filosofo, dal titolo: «AL DI LÀDELLA MATERIA». Il volume non presentava pre-fazione dell'autore!!!

Perchè nessuna prefazione?Forse all'Autore non parve necessaria?!?!...NO. Non fu così...La prima edizione infatti fu edita all'insaputa

dell'autore stesso il quale provò moltissimo dispiacerenel constatare i non pochi errori cosparsi nel volumee soprattutto vedersi tra le mani il libro stampato,mentre invece era in attesa delle bozze da correggeree così si trovò nella impossibilità di operare correzio-ni e di svolgere un suo personale ripensamento e unadeguato lavoro di lima.

* * *

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PREFAZIONE ALLA SECONDAEDIZIONE

Nel 1938 la Casa Editrice – F.lli BOCCA – Milano,presentava ai lettori italiani un volume di LUIGI

RUSSOLO, Artista e Filosofo, dal titolo: «AL DI LÀDELLA MATERIA». Il volume non presentava pre-fazione dell'autore!!!

Perchè nessuna prefazione?Forse all'Autore non parve necessaria?!?!...NO. Non fu così...La prima edizione infatti fu edita all'insaputa

dell'autore stesso il quale provò moltissimo dispiacerenel constatare i non pochi errori cosparsi nel volumee soprattutto vedersi tra le mani il libro stampato,mentre invece era in attesa delle bozze da correggeree così si trovò nella impossibilità di operare correzio-ni e di svolgere un suo personale ripensamento e unadeguato lavoro di lima.

* * *

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Numerosi amici ed ammiratori di Russolo, conmolta insistenza, hanno più volte espresso il desideriodi rivedere, in una nuova veste tipografica il volume:«AL DI LÀ DELLA MATERIA». Si è tentato di ac-contentarli.

Dico TENTATO perchè il compito non è stato nè facilenè privo di sacrifici.

In questa nuova edizione sono state poste correzio-ni ed alcune brevi note, senza toccare minimamente ilPensiero dell'Autore.

* * *

Non si può tacere, ed è doveroso ricordarlo, chel'Autore LUIGI RUSSOLO alcuni anni dopo aver scritto ilsuo laborioso libro, ci confidava di aver errato in al-cune cose, ma ci assicurava anche che tutto aveva fat-to per un ottimo scopo: «Cercare di persuadere gli uo-mini a ristabilire il valore delle gerarchie: LO SPIRITO È

SUPERIORE ALLA MATERIA».Mentre ringraziamo amici, lettori e tutti coloro che

ci incoraggiarono in questo nostro lavoro, vogliamoprestare anche un grato ricordo agli scrittori illustriche con acume e passione vollero presentare su quoti-diani e riviste il volume dell'indimenticabile RUSSOLO.

MARIA ZANOVELLO RUSSOLO

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Numerosi amici ed ammiratori di Russolo, conmolta insistenza, hanno più volte espresso il desideriodi rivedere, in una nuova veste tipografica il volume:«AL DI LÀ DELLA MATERIA». Si è tentato di ac-contentarli.

Dico TENTATO perchè il compito non è stato nè facilenè privo di sacrifici.

In questa nuova edizione sono state poste correzio-ni ed alcune brevi note, senza toccare minimamente ilPensiero dell'Autore.

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Non si può tacere, ed è doveroso ricordarlo, chel'Autore LUIGI RUSSOLO alcuni anni dopo aver scritto ilsuo laborioso libro, ci confidava di aver errato in al-cune cose, ma ci assicurava anche che tutto aveva fat-to per un ottimo scopo: «Cercare di persuadere gli uo-mini a ristabilire il valore delle gerarchie: LO SPIRITO È

SUPERIORE ALLA MATERIA».Mentre ringraziamo amici, lettori e tutti coloro che

ci incoraggiarono in questo nostro lavoro, vogliamoprestare anche un grato ricordo agli scrittori illustriche con acume e passione vollero presentare su quoti-diani e riviste il volume dell'indimenticabile RUSSOLO.

MARIA ZANOVELLO RUSSOLO

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PARTE IALLA RICERCA DEL VERO

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PARTE IALLA RICERCA DEL VERO

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CAPITOLO I

Il comprendere

PIRRO. – Sediamoci qui, vicino a questo arancio, e cosìpotremo parlare, mentre il profumo delizioso dei suoifiori ci inonda, e vedere quel ciliegio dove l'usignuolova spesso a effondere le sue improvvisazioni liriche.Io ho insistito che tu venissi a vedere questo paeseperchè è bellissimo; ma siccome l'uomo è sempreegoista, ho insistito anche per il piacere della compa-gnia di un vecchio amico come te, fisico di professio-ne, se non di elezione.

MANI (ridendo). – Perchè dici: «non di elezione?»PIRRO. – Perchè mi pare che tu abbia sbagliato professio-

ne. Non ho mai incontrato un uomo di valore come tenella sua disciplina, che oltre e fuori di essa sia anchedotato di sensibilità; un individuo cioè capace di am-mirare un bel paesaggio, di entusiasmarsi per una bel-la musica, di unire infine alle qualità dell'essere pen-sante anche quelle dell'essere sensibile.

MANI. – Non credo di formare un'eccezione. Credo diaver molti colleghi che amano la musica come me eche sono felici di poter passare i mesi della vacanzain campagna, in mezzo alla natura.

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CAPITOLO I

Il comprendere

PIRRO. – Sediamoci qui, vicino a questo arancio, e cosìpotremo parlare, mentre il profumo delizioso dei suoifiori ci inonda, e vedere quel ciliegio dove l'usignuolova spesso a effondere le sue improvvisazioni liriche.Io ho insistito che tu venissi a vedere questo paeseperchè è bellissimo; ma siccome l'uomo è sempreegoista, ho insistito anche per il piacere della compa-gnia di un vecchio amico come te, fisico di professio-ne, se non di elezione.

MANI (ridendo). – Perchè dici: «non di elezione?»PIRRO. – Perchè mi pare che tu abbia sbagliato professio-

ne. Non ho mai incontrato un uomo di valore come tenella sua disciplina, che oltre e fuori di essa sia anchedotato di sensibilità; un individuo cioè capace di am-mirare un bel paesaggio, di entusiasmarsi per una bel-la musica, di unire infine alle qualità dell'essere pen-sante anche quelle dell'essere sensibile.

MANI. – Non credo di formare un'eccezione. Credo diaver molti colleghi che amano la musica come me eche sono felici di poter passare i mesi della vacanzain campagna, in mezzo alla natura.

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PIRRO. – Sì, molti certo; ma quanti di questi che amanol'arte e la natura le comprendono? Ah, comprendere,caro mio, comprendere veramente è cosa rara. Sto perdire rarissima. Questo me lo ha provato l'esperienza.Voglio parlartene.

Tu sai che verso il 1913 mi sono dato a ricerche diacustica per costruire strumenti musicali che avesserotimbri nuovi. Non essendoci una divisione netta tra ilfenomeno fisico che genera il suono e quello che ge-nera il rumore, sono andato a cercare fra i rumori,timbri da intonare, cioè da regolare armonicamente inmodo da formare vari strumenti musicali.

MANI. – Gli intonarumori. E ricordo anche le polemichesollevate dalle tue esecuzioni, dai tuoi concerti in Ita-lia e all'estero.

PIRRO. – Questo appunto mi servì per un'interessanteesperienza sul comprendere. La cosa aveva sufficien-temente agitato, come dicono i giornalisti, l'interessedel pubblico e quando incontravo qualche musicistaero sempre invitato a dare spiegazioni, ed io accon-sentivo credendo che esse servissero a far compren-dere. In sostanza insistevo sul fatto che fra suono erumore, essendo prodotti dalle vibrazioni di un corpo,non esiste fisicamente, come causa, una differenza.Questo mi aveva fatto ricercare la possibilità di modi-ficare il numero delle vibrazioni di un dato rumore, inmodo da ottenere, con il timbro di un rumore tipo,tutta una serie regolare di vibrazioni in progressioneascendente o discendente, come nella scala diatonica

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PIRRO. – Sì, molti certo; ma quanti di questi che amanol'arte e la natura le comprendono? Ah, comprendere,caro mio, comprendere veramente è cosa rara. Sto perdire rarissima. Questo me lo ha provato l'esperienza.Voglio parlartene.

Tu sai che verso il 1913 mi sono dato a ricerche diacustica per costruire strumenti musicali che avesserotimbri nuovi. Non essendoci una divisione netta tra ilfenomeno fisico che genera il suono e quello che ge-nera il rumore, sono andato a cercare fra i rumori,timbri da intonare, cioè da regolare armonicamente inmodo da formare vari strumenti musicali.

MANI. – Gli intonarumori. E ricordo anche le polemichesollevate dalle tue esecuzioni, dai tuoi concerti in Ita-lia e all'estero.

PIRRO. – Questo appunto mi servì per un'interessanteesperienza sul comprendere. La cosa aveva sufficien-temente agitato, come dicono i giornalisti, l'interessedel pubblico e quando incontravo qualche musicistaero sempre invitato a dare spiegazioni, ed io accon-sentivo credendo che esse servissero a far compren-dere. In sostanza insistevo sul fatto che fra suono erumore, essendo prodotti dalle vibrazioni di un corpo,non esiste fisicamente, come causa, una differenza.Questo mi aveva fatto ricercare la possibilità di modi-ficare il numero delle vibrazioni di un dato rumore, inmodo da ottenere, con il timbro di un rumore tipo,tutta una serie regolare di vibrazioni in progressioneascendente o discendente, come nella scala diatonica

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e cromatica. Proseguivo dicendo che essendo riuscitoa questo, io potevo con i miei strumenti, cioè con undato numero di rumori tipici come timbro, eseguiresia una scala diatonica, sia una scala cromatica equalsiasi salto in terza, quarta, quinta eccetera; checioè io potevo con un rumore intonato eseguire unamonodia o melodia. Ti pare chiaro?

MANI. – Chiarissimo.PIRRO. – È certamente chiaro e così pare a te che sei un

fisico, e amatore di musica nel medesimo tempo; ecosì pareva anche a me allora. Ma dovetti ricredermi.Io finivo la mia spiegazione invitando i miei ascolta-tori, quasi sempre musicisti, a sentire questi strumen-ti. Fatti funzionare, non appena cambiavo il tono oeseguivo una scala, un passaggio qualunque, grandemeraviglia, sorpresa, stupore perchè il timbro del ru-more cambiava di tono! La prima volta pensai di nonessermi spiegato bene e allora cercai nelle mie suc-cessive spiegazioni di insistere in modo particolaresul fatto del cambiamento di tono ripetendo e doman-dando: «Ha capito»? La risposta era sempre: «Perfet-tamente». Andavamo a sentirli. E davanti allo stru-mento e quando io cambiavo il tono o la nota, ugualesorpresa, uguale maraviglia, uguale stupore perchè lostrumento cambiava di tono! Dopo ripetute volte, lacosa mi impressionò, tanto più che il medesimo fattoaccadeva con diversi personaggi. Fatta questa espe-rienza con molti musicisti, tanto con i più illustri,quanto con quelli di maggior ingegno (non sempre le

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e cromatica. Proseguivo dicendo che essendo riuscitoa questo, io potevo con i miei strumenti, cioè con undato numero di rumori tipici come timbro, eseguiresia una scala diatonica, sia una scala cromatica equalsiasi salto in terza, quarta, quinta eccetera; checioè io potevo con un rumore intonato eseguire unamonodia o melodia. Ti pare chiaro?

MANI. – Chiarissimo.PIRRO. – È certamente chiaro e così pare a te che sei un

fisico, e amatore di musica nel medesimo tempo; ecosì pareva anche a me allora. Ma dovetti ricredermi.Io finivo la mia spiegazione invitando i miei ascolta-tori, quasi sempre musicisti, a sentire questi strumen-ti. Fatti funzionare, non appena cambiavo il tono oeseguivo una scala, un passaggio qualunque, grandemeraviglia, sorpresa, stupore perchè il timbro del ru-more cambiava di tono! La prima volta pensai di nonessermi spiegato bene e allora cercai nelle mie suc-cessive spiegazioni di insistere in modo particolaresul fatto del cambiamento di tono ripetendo e doman-dando: «Ha capito»? La risposta era sempre: «Perfet-tamente». Andavamo a sentirli. E davanti allo stru-mento e quando io cambiavo il tono o la nota, ugualesorpresa, uguale maraviglia, uguale stupore perchè lostrumento cambiava di tono! Dopo ripetute volte, lacosa mi impressionò, tanto più che il medesimo fattoaccadeva con diversi personaggi. Fatta questa espe-rienza con molti musicisti, tanto con i più illustri,quanto con quelli di maggior ingegno (non sempre le

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cose coincidono) italiani e stranieri, il risultato si èfissato alla mia attenzione. Dubitare della facoltà dicomprendere di queste persone era un po' azzardato.Ma il fatto restava; nessuno aveva capito (prima diaverli sentiti) che questi strumenti cambiavano il tonoin una maniera completamente intonabile come tuttigli altri strumenti musicali. Le conclusioni che ne po-tevo ritrarre erano due: o io non mi sapevo spiegare ogli altri non sapevano comprendere. Ora, data la sem-plicità del soggetto da spiegare e la mia facilità di pa-rola e la più volte constatata e lodata mia chiarezza diesposizione, non potevo che escludere la prima ipote-si ed accettare la seconda. È più facile trovare la col-pa negli altri che in se stessi! Ora bisogna notare cheeravamo di fronte ad un pregiudizio da vincere benradicato, che cioè suono e rumore siano estremi ne-cessariamente antitetici. Questo pregiudizio poteva si-curamente imbrogliare le cose nel senso che si prefe-riva o dubitare delle mie parole, che contraddicevanoquesto pregiudizio, o non fare lo sforzo mentale percombatterlo, ed ammettere il mio ragionamento. Mase queste possono essere attenuanti non tolgono nullaalla gravità della non comprensione.

MANI. – Certo, era questa la ragione.PIRRO. – Probabile; ma ti prego di considerare che da-

vanti allo sforzo per comprendere qualsiasi problemaci si possa presentare, le condizioni sono quasi sem-pre le stesse. Quando dobbiamo fare uno sforzo percomprendere, o semplicemente per richiamare alme-

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cose coincidono) italiani e stranieri, il risultato si èfissato alla mia attenzione. Dubitare della facoltà dicomprendere di queste persone era un po' azzardato.Ma il fatto restava; nessuno aveva capito (prima diaverli sentiti) che questi strumenti cambiavano il tonoin una maniera completamente intonabile come tuttigli altri strumenti musicali. Le conclusioni che ne po-tevo ritrarre erano due: o io non mi sapevo spiegare ogli altri non sapevano comprendere. Ora, data la sem-plicità del soggetto da spiegare e la mia facilità di pa-rola e la più volte constatata e lodata mia chiarezza diesposizione, non potevo che escludere la prima ipote-si ed accettare la seconda. È più facile trovare la col-pa negli altri che in se stessi! Ora bisogna notare cheeravamo di fronte ad un pregiudizio da vincere benradicato, che cioè suono e rumore siano estremi ne-cessariamente antitetici. Questo pregiudizio poteva si-curamente imbrogliare le cose nel senso che si prefe-riva o dubitare delle mie parole, che contraddicevanoquesto pregiudizio, o non fare lo sforzo mentale percombatterlo, ed ammettere il mio ragionamento. Mase queste possono essere attenuanti non tolgono nullaalla gravità della non comprensione.

MANI. – Certo, era questa la ragione.PIRRO. – Probabile; ma ti prego di considerare che da-

vanti allo sforzo per comprendere qualsiasi problemaci si possa presentare, le condizioni sono quasi sem-pre le stesse. Quando dobbiamo fare uno sforzo percomprendere, o semplicemente per richiamare alme-

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no la nostra attenzione, ci troviamo sempre di frontead un fatto o ad una cosa che non conosciamo. E qua-lunque esso sia, noi avevamo nella nostra memoria oil nulla in proposito, o qualche conoscenza o credenzacontraria alla nozione da comprendere. Il meccani-smo quindi per comprendere richiede, per così dire,un'azione in due tempi:

1° – Sgombrare il terreno da credenze contrarie seesistono, e rendere, questo terreno, atto ad accettarequanto dobbiamo comprendere.

2° – Fare il vuoto nella nostra mente, scartandoidee estranee per fissarci nell'idea o conoscenza nuo-va. Non ti pare?

MANI. – Evidentemente.PIRRO. – E non ti pare che questo sgombrare il terreno e

fare il vuoto nella nostra mente equivalga a dire a sestesso: io ho cognizioni errate, nel primo caso, ed ionon ne so nulla, nel secondo?

MANI. – Certamente.PIRRO. – Il che poi equivale in entrambi i casi ad un atto

mentale di umiltà.MANI. – Se vuoi chiamarlo così, certo.PIRRO. – Non vedo come si possa chiamarlo diversamen-

te. Bisogna dire a se stessi: io conosco male o io nonconosco nulla. Queste confessioni implicano fatal-mente un atto di umiltà, sia pure breve, sia pure istan-taneo, se vuoi, ma sempre atto di umiltà.

MANI. – È così.

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no la nostra attenzione, ci troviamo sempre di frontead un fatto o ad una cosa che non conosciamo. E qua-lunque esso sia, noi avevamo nella nostra memoria oil nulla in proposito, o qualche conoscenza o credenzacontraria alla nozione da comprendere. Il meccani-smo quindi per comprendere richiede, per così dire,un'azione in due tempi:

1° – Sgombrare il terreno da credenze contrarie seesistono, e rendere, questo terreno, atto ad accettarequanto dobbiamo comprendere.

2° – Fare il vuoto nella nostra mente, scartandoidee estranee per fissarci nell'idea o conoscenza nuo-va. Non ti pare?

MANI. – Evidentemente.PIRRO. – E non ti pare che questo sgombrare il terreno e

fare il vuoto nella nostra mente equivalga a dire a sestesso: io ho cognizioni errate, nel primo caso, ed ionon ne so nulla, nel secondo?

MANI. – Certamente.PIRRO. – Il che poi equivale in entrambi i casi ad un atto

mentale di umiltà.MANI. – Se vuoi chiamarlo così, certo.PIRRO. – Non vedo come si possa chiamarlo diversamen-

te. Bisogna dire a se stessi: io conosco male o io nonconosco nulla. Queste confessioni implicano fatal-mente un atto di umiltà, sia pure breve, sia pure istan-taneo, se vuoi, ma sempre atto di umiltà.

MANI. – È così.

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PIRRO. – Ebbene, mio caro, quanti uomini credi tu capacidi questo atto di umiltà quando si trovano a dovercomprendere qualche cosa, non importa quale?

MANI (ridendo). – Veramente sì, non credo siano molti!PIRRO. – Quando io da questa esperienza venni alla con-

clusione che il comprendere e comprendere bene èraro, per non incorrere nello stesso errore di quellesullodate sommità musicali, mi imposi come discipli-na il comprendere e il comprendere bene. Allora eroancora giovane e con fortissimo desiderio di divenire«qualcuno» non per gli altri, ma per me stesso rispet-to agli altri, e poichè la mia attività allora era rivoltasoprattutto all'arte, mi proposi di comprendere le ope-re d'arte a fondo. È ora molto interessante studiare ilfatto «comprendere» come prima tappa del conosceree quindi del sapere.

Nietzsche e lo spirito

Possiamo trovare esempi di non comprensione nel-la filosofia e ne troviamo subito uno in quella filoso-fia che si è particolarmente preoccupata di criticare sestessa nei suoi predecessori. Filosofia che se ha sapu-to criticare e ha cercato di demolire, non ha saputoedificare. Prendiamo il Nietzsche e la sua critica alladogmatica; nel pensiero prendiamo il Cristianesimo ePlatone e tutta la filosofia dello spirito1. Una delle

1 Nietzsche dice: «La elevazione del tipo umano può avveniresuperando gli ideali unilaterali del santo (che ama), del filosofo

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PIRRO. – Ebbene, mio caro, quanti uomini credi tu capacidi questo atto di umiltà quando si trovano a dovercomprendere qualche cosa, non importa quale?

MANI (ridendo). – Veramente sì, non credo siano molti!PIRRO. – Quando io da questa esperienza venni alla con-

clusione che il comprendere e comprendere bene èraro, per non incorrere nello stesso errore di quellesullodate sommità musicali, mi imposi come discipli-na il comprendere e il comprendere bene. Allora eroancora giovane e con fortissimo desiderio di divenire«qualcuno» non per gli altri, ma per me stesso rispet-to agli altri, e poichè la mia attività allora era rivoltasoprattutto all'arte, mi proposi di comprendere le ope-re d'arte a fondo. È ora molto interessante studiare ilfatto «comprendere» come prima tappa del conosceree quindi del sapere.

Nietzsche e lo spirito

Possiamo trovare esempi di non comprensione nel-la filosofia e ne troviamo subito uno in quella filoso-fia che si è particolarmente preoccupata di criticare sestessa nei suoi predecessori. Filosofia che se ha sapu-to criticare e ha cercato di demolire, non ha saputoedificare. Prendiamo il Nietzsche e la sua critica alladogmatica; nel pensiero prendiamo il Cristianesimo ePlatone e tutta la filosofia dello spirito1. Una delle

1 Nietzsche dice: «La elevazione del tipo umano può avveniresuperando gli ideali unilaterali del santo (che ama), del filosofo

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basi di Nietzsche per combattere lo spirito è che que-sto, secondo lui, è in contraddizione con la vita e(particolarmente per il Cristianesimo) nega la vita.Ora precisamente qui si riscontra l'errore di compren-sione dello spirito.

Lo spirito è l'origine stessa della vita! Tutte le mani-festazioni della vita; volontà, energia, la dinamicastessa della vita non sono che effetti dello spirito.

Qui si suppone che la filosofia dello spirito, e lacredenza in esso, debbano portare alla inattività, allacontemplazione passiva, alla mistica estatica, all'iner-zia! Errore di comprensione, o comprensione limitatae parziale dello spirito stesso!

Senza entrare in una profonda analisi sull'originedel pensiero, possiamo ammettere che è una emana-zione dello Spirito, che si manifesta nella mentedell'uomo. E vediamo subito che all'origine di tutti inostri atti, quelli che costituiscono precisamente lavita, sono gli impulsi del pensiero.

Prima che io faccia anche il gesto più semplice –alzare un braccio – io ho pensato di alzare quel brac-cio. Io ho già eseguito nella mia mente, nel mio spiri-to, quel gesto prima che il braccio faccia quel movi-mento che fa parte di tutto quell'assieme che è la vita!

Come si può affermare che lo spirito sia la nega-zione della vita? Ne è l'origine.

(che sa), dell'artista (che crea) e riunendo le tre possibilità in unasola persona; questo è stato il mio fine pratico fin qui». Ma nelsanto, nel filosofo e nell'artista è lo spirito che ama, sa e crea.

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basi di Nietzsche per combattere lo spirito è che que-sto, secondo lui, è in contraddizione con la vita e(particolarmente per il Cristianesimo) nega la vita.Ora precisamente qui si riscontra l'errore di compren-sione dello spirito.

Lo spirito è l'origine stessa della vita! Tutte le mani-festazioni della vita; volontà, energia, la dinamicastessa della vita non sono che effetti dello spirito.

Qui si suppone che la filosofia dello spirito, e lacredenza in esso, debbano portare alla inattività, allacontemplazione passiva, alla mistica estatica, all'iner-zia! Errore di comprensione, o comprensione limitatae parziale dello spirito stesso!

Senza entrare in una profonda analisi sull'originedel pensiero, possiamo ammettere che è una emana-zione dello Spirito, che si manifesta nella mentedell'uomo. E vediamo subito che all'origine di tutti inostri atti, quelli che costituiscono precisamente lavita, sono gli impulsi del pensiero.

Prima che io faccia anche il gesto più semplice –alzare un braccio – io ho pensato di alzare quel brac-cio. Io ho già eseguito nella mia mente, nel mio spiri-to, quel gesto prima che il braccio faccia quel movi-mento che fa parte di tutto quell'assieme che è la vita!

Come si può affermare che lo spirito sia la nega-zione della vita? Ne è l'origine.

(che sa), dell'artista (che crea) e riunendo le tre possibilità in unasola persona; questo è stato il mio fine pratico fin qui». Ma nelsanto, nel filosofo e nell'artista è lo spirito che ama, sa e crea.

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E Nietzsche è uno dei rappresentanti di tutta quellafilosofia demolitrice che ha prodotto la nostra societàin questi ultimi tempi; filosofia che ha modellato ilsuo pensiero sulla società stessa, la quale, basata uni-camente sulla materia e le sue leggi, nega praticamen-te lo spirito perchè non lo comprende.

Il pensiero e la Psicologia sperimentale

Entriamo in un altro campo: nel campo della psico-logia sperimentale (che è molto poco psicologia ed èuna specie di fisiologia del cervello e dei nervi). Siera trovato che il pensiero, o meglio l'emissione delpensiero è accompagnata da un aumento di tempera-tura del cervello, o di certe cellule del cervello. Chene hanno concluso gli psicologi sperimentali?

Che il lavoro di queste cellule accompagnatodall'aumento della temperatura dà origine al pensiero!

Ecco un fatto non capito.Premettiamo che infinite altre cause possono origi-

nare un aumento di temperatura del cervello: trauma,febbre, lavoro muscolare generale del corpo, posizio-ne del corpo che richiami molto sangue al cervelloeccetera.

Possibilità quindi di errore nell'attribuire ad unacausa specifica ed unica, quello che può essere origi-nato da infinite altre cause. Ma oltre ad un gratuito edarbitrario assegnamento ad una causa, dove ce nepossono essere molte, si può qui obbiettare che si può

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E Nietzsche è uno dei rappresentanti di tutta quellafilosofia demolitrice che ha prodotto la nostra societàin questi ultimi tempi; filosofia che ha modellato ilsuo pensiero sulla società stessa, la quale, basata uni-camente sulla materia e le sue leggi, nega praticamen-te lo spirito perchè non lo comprende.

Il pensiero e la Psicologia sperimentale

Entriamo in un altro campo: nel campo della psico-logia sperimentale (che è molto poco psicologia ed èuna specie di fisiologia del cervello e dei nervi). Siera trovato che il pensiero, o meglio l'emissione delpensiero è accompagnata da un aumento di tempera-tura del cervello, o di certe cellule del cervello. Chene hanno concluso gli psicologi sperimentali?

Che il lavoro di queste cellule accompagnatodall'aumento della temperatura dà origine al pensiero!

Ecco un fatto non capito.Premettiamo che infinite altre cause possono origi-

nare un aumento di temperatura del cervello: trauma,febbre, lavoro muscolare generale del corpo, posizio-ne del corpo che richiami molto sangue al cervelloeccetera.

Possibilità quindi di errore nell'attribuire ad unacausa specifica ed unica, quello che può essere origi-nato da infinite altre cause. Ma oltre ad un gratuito edarbitrario assegnamento ad una causa, dove ce nepossono essere molte, si può qui obbiettare che si può

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anche essere incorsi nell'errore più grave e grossolanodi aver scambiato per causa quello che è effetto.

Se si obbiettasse che l'aumento della temperaturanon è la causa o l'origine del pensiero, ma che il pen-siero, passando e investendo il cervello ne aumenta latemperatura non diversamente da come fa una corren-te elettrica in un filo o in una massa metallica?

Ecco così che quell'aumento di temperatura non èpiù la causa o l'origine del pensiero, ma è l'effetto delpensiero che si manifesta attraverso il cervello.2 Eccocome il comprendere può essere l'inizio del conosceree quindi di tutto il sapere.

I sensi, le scienze, le arti.

Non richiamerò alla tua memoria le infinite que-stioni sollevate sul problema del conoscere, e i variatteggiamenti che l'intelletto umano ha assunto in ri-guardo, attraverso filosofie ed epoche diverse. Possia-mo senza essere nè materialisti nè idealisti ammettereche la base di ogni cognizione del mondo materialeche ne circonda è data dai sensi che, per così dire, ciportano a contatto con le varie categorie dei fenomeniche avvengono attorno a noi. Sei d'accordo su questo?

MANI. – Certo!

2 I moderni risultati della fisiologia contraddicono anche lasuddetta teoria dei materialisti. Non si è potuto constatare nem-meno durante il più intenso lavoro intellettuale alcun aumento delmetabolismo!

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anche essere incorsi nell'errore più grave e grossolanodi aver scambiato per causa quello che è effetto.

Se si obbiettasse che l'aumento della temperaturanon è la causa o l'origine del pensiero, ma che il pen-siero, passando e investendo il cervello ne aumenta latemperatura non diversamente da come fa una corren-te elettrica in un filo o in una massa metallica?

Ecco così che quell'aumento di temperatura non èpiù la causa o l'origine del pensiero, ma è l'effetto delpensiero che si manifesta attraverso il cervello.2 Eccocome il comprendere può essere l'inizio del conosceree quindi di tutto il sapere.

I sensi, le scienze, le arti.

Non richiamerò alla tua memoria le infinite que-stioni sollevate sul problema del conoscere, e i variatteggiamenti che l'intelletto umano ha assunto in ri-guardo, attraverso filosofie ed epoche diverse. Possia-mo senza essere nè materialisti nè idealisti ammettereche la base di ogni cognizione del mondo materialeche ne circonda è data dai sensi che, per così dire, ciportano a contatto con le varie categorie dei fenomeniche avvengono attorno a noi. Sei d'accordo su questo?

MANI. – Certo!

2 I moderni risultati della fisiologia contraddicono anche lasuddetta teoria dei materialisti. Non si è potuto constatare nem-meno durante il più intenso lavoro intellettuale alcun aumento delmetabolismo!

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PIRRO. – E si può dire che ognuno dei cinque sensi chel'uomo possiede ha servito come base all'homo sa-piens per costruirvi sopra una disciplina scientifica eparallelamente un'arte. Così la vista ha dato all'uomocome scienza l'ottica, e come arte le arti figurative:pittura, scultura e architettura; l'udito ha dato l'acusti-ca come scienza e la musica come arte.

Il tatto ha dato come scienza la scienza del calore ecome arte in parte la scultura, e intesa come senso ge-nerale di movimento, la danza.

L'organo che rappresenta il gusto, la lingua, ha ser-vito come scienza direttamente a poco, se non vuoimettere fra la scienza la gastronomia; ma indiretta-mente dobbiamo a quest'organo l'origine della parola,con tutto ciò che questa ha rappresentato per la scien-za, e all'arte ha dato la poesia e il canto.

L'odorato ha servito molto alla chimica e come arteha dato la profumeria.

MANI. – Certo, è così.PIRRO. – Si può dunque dire che i sensi ci hanno dato la

possibilità di penetrare e conoscere i misteri del mon-do che ne circonda. Ma questo solamente per il mon-do materiale.

MANI.– Perchè dici solamente per il mondo materiale?PIRRO. – Lo dico per richiamare la tua attenzione sulla

cosa.MANI. – Mi pare ovvio!PIRRO. – Ma ti pare che il mondo materiale sia tutto il

mondo?

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PIRRO. – E si può dire che ognuno dei cinque sensi chel'uomo possiede ha servito come base all'homo sa-piens per costruirvi sopra una disciplina scientifica eparallelamente un'arte. Così la vista ha dato all'uomocome scienza l'ottica, e come arte le arti figurative:pittura, scultura e architettura; l'udito ha dato l'acusti-ca come scienza e la musica come arte.

Il tatto ha dato come scienza la scienza del calore ecome arte in parte la scultura, e intesa come senso ge-nerale di movimento, la danza.

L'organo che rappresenta il gusto, la lingua, ha ser-vito come scienza direttamente a poco, se non vuoimettere fra la scienza la gastronomia; ma indiretta-mente dobbiamo a quest'organo l'origine della parola,con tutto ciò che questa ha rappresentato per la scien-za, e all'arte ha dato la poesia e il canto.

L'odorato ha servito molto alla chimica e come arteha dato la profumeria.

MANI. – Certo, è così.PIRRO. – Si può dunque dire che i sensi ci hanno dato la

possibilità di penetrare e conoscere i misteri del mon-do che ne circonda. Ma questo solamente per il mon-do materiale.

MANI.– Perchè dici solamente per il mondo materiale?PIRRO. – Lo dico per richiamare la tua attenzione sulla

cosa.MANI. – Mi pare ovvio!PIRRO. – Ma ti pare che il mondo materiale sia tutto il

mondo?

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MANI. – Non capisco.PIRRO. – Sei troppo fisico in questo momento! E tutto il

mondo che abbiamo dentro di noi?MANI. –Hai ragione; ma si parlava di sensi, e di sensi

non ce ne sono altri, almeno nell'uomo.PIRRO. – Ed è qui l'errore. Bisogna invece dire che si

sono sfruttate fino all'inverosimile le possibilità deisensi che ci davano i mezzi per conoscere il mondofuori di noi e che nulla o pochissimo si è fatto per svi-luppare i sensi che noi abbiamo per conoscere il mon-do che è dentro di noi. E quando dico questo non in-tendo solamente il nostro corpo come macchina vi-vente. L'anatomia, la fisiologia, la biologia hanno fat-to per conoscere il nostro corpo quanto hanno fatto super giù le altre scienze per l'universo. Intendo infinequella grande scienza e grande arte nel medesimotempo, che è o dovrebbe essere nata dall'imperativo:nosce te ipsum che malgrado la notorietà e l'antichitàdel motto, non ha avuto, nella nostra epoca, meno an-cora forse che nell'antichità, un adeguato sviluppo.

MANI. – Ma si è anche sempre detto che era la cosa piùdifficile a conoscere!

PIRRO. – La difficoltà dell'impresa avrebbe dovuto faraumentare il lavoro, gli studi e gli sforzi. Ed è inveceproprio in questo campo che noi moderni così superbie così pronti a proclamare i nostri progressi e la no-stra superiorità sugli antichi, ne sappiamo sicuramen-te meno di loro.

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MANI. – Non capisco.PIRRO. – Sei troppo fisico in questo momento! E tutto il

mondo che abbiamo dentro di noi?MANI. –Hai ragione; ma si parlava di sensi, e di sensi

non ce ne sono altri, almeno nell'uomo.PIRRO. – Ed è qui l'errore. Bisogna invece dire che si

sono sfruttate fino all'inverosimile le possibilità deisensi che ci davano i mezzi per conoscere il mondofuori di noi e che nulla o pochissimo si è fatto per svi-luppare i sensi che noi abbiamo per conoscere il mon-do che è dentro di noi. E quando dico questo non in-tendo solamente il nostro corpo come macchina vi-vente. L'anatomia, la fisiologia, la biologia hanno fat-to per conoscere il nostro corpo quanto hanno fatto super giù le altre scienze per l'universo. Intendo infinequella grande scienza e grande arte nel medesimotempo, che è o dovrebbe essere nata dall'imperativo:nosce te ipsum che malgrado la notorietà e l'antichitàdel motto, non ha avuto, nella nostra epoca, meno an-cora forse che nell'antichità, un adeguato sviluppo.

MANI. – Ma si è anche sempre detto che era la cosa piùdifficile a conoscere!

PIRRO. – La difficoltà dell'impresa avrebbe dovuto faraumentare il lavoro, gli studi e gli sforzi. Ed è inveceproprio in questo campo che noi moderni così superbie così pronti a proclamare i nostri progressi e la no-stra superiorità sugli antichi, ne sappiamo sicuramen-te meno di loro.

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Intanto mi preme fare una osservazione. Nel nostrocorpo esistono altri sensi ai quali non si è datal'importanza che hanno, e sono nondimeno sensi as-solutamente fisici e materiali; ma forse perchè interninon hanno offerto facilità di ricerche e di studi. Que-sti sono il senso muscolare ed il senso che ci avvertedella fame e della sete e nel medesimo tempo del lorocontrario: la sazietà. Alcuni fisiologi dicono che conquesti noi acquistiamo solamente la conoscenza degliavvenimenti e degli oggetti che appartengono al mon-do interiore. Si direbbe che questi due ordini di sensisiano il simbolo delle nostre possibilità di conoscenzesoggettive ed oggettive.

E mentre la scienza si è affannata a sviluppare lecondizioni che si riferiscono al gruppo dei sensi checi danno le sensazioni del mondo esterno, nulla hafatto per sviluppare gli altri; tutto per l'oggettività,nulla per la soggettività; tutto per conoscere l'univer-so, nulla per il nosce te ipsum; tutto per il macroco-smo, nulla per il microcosmo. Nulla quindi o benpoco è stato fatto per la parte mentale e spirituale, perla parte anima.

La medicina e le sue ricette attraverso i tempi.

MANI. – Questa la si è negata.PIRRO. – Già, è più facile negare, che confessare di non

comprendere o di non conoscere. Comunque sia, nelmentre è indubitato che non si può in buona fede ne-

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Intanto mi preme fare una osservazione. Nel nostrocorpo esistono altri sensi ai quali non si è datal'importanza che hanno, e sono nondimeno sensi as-solutamente fisici e materiali; ma forse perchè interninon hanno offerto facilità di ricerche e di studi. Que-sti sono il senso muscolare ed il senso che ci avvertedella fame e della sete e nel medesimo tempo del lorocontrario: la sazietà. Alcuni fisiologi dicono che conquesti noi acquistiamo solamente la conoscenza degliavvenimenti e degli oggetti che appartengono al mon-do interiore. Si direbbe che questi due ordini di sensisiano il simbolo delle nostre possibilità di conoscenzesoggettive ed oggettive.

E mentre la scienza si è affannata a sviluppare lecondizioni che si riferiscono al gruppo dei sensi checi danno le sensazioni del mondo esterno, nulla hafatto per sviluppare gli altri; tutto per l'oggettività,nulla per la soggettività; tutto per conoscere l'univer-so, nulla per il nosce te ipsum; tutto per il macroco-smo, nulla per il microcosmo. Nulla quindi o benpoco è stato fatto per la parte mentale e spirituale, perla parte anima.

La medicina e le sue ricette attraverso i tempi.

MANI. – Questa la si è negata.PIRRO. – Già, è più facile negare, che confessare di non

comprendere o di non conoscere. Comunque sia, nelmentre è indubitato che non si può in buona fede ne-

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gare i progressi fatti nelle scienze materiali, quelleche corrispondono al gruppo dei sensi sui quali basa-no le nostre possibilità oggettive è facile, corrente eanche dimostrabile il poco progresso della scienzache tratta dell'uomo e delle sue malattie: la medicina.

MANI. – Ma qualche progresso è pure stato fatto anchein questa scienza!

PIRRO. – Quello che si può constatare è che la medicinaha fatto dei progressi solo nel campo dell'igiene e del-la profilassi, cioè nel campo della difesa e della pre-servazione del corpo dalle malattie. E si spiega: sia-mo nel campo strettamente materiale. Voglio dire chebacilli, microbi, infezioni sono visibili e materiali, sene può seguire lo sviluppo o la scomparsa, e il lorostudio, essendo divenuto una scienza completamentemateriale, ha progredito. Ma nello studio delle forzesconosciute che agiscono dietro la materia organizza-ta (forze che si hanno tutte le ragioni per credere esi-stenti e reali) nessun progresso è stato fatto.

Nel campo del guarire, la storia della medicina èdesolante.

Se, come dice Pascal, «tutta la successione degliuomini durante la serie dei secoli può essere conside-rata come un medesimo uomo che sussista e impari dicontinuo», se questo ritroviamo vero per tutte le di-scipline dell'umano sapere, si è stupiti di constatareche la medicina fa eccezione a questa regola in molteepoche della storia. Secondo Ippocrate, la medicinadeve affidarsi alla vis medicatrix naturae: la medicina

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gare i progressi fatti nelle scienze materiali, quelleche corrispondono al gruppo dei sensi sui quali basa-no le nostre possibilità oggettive è facile, corrente eanche dimostrabile il poco progresso della scienzache tratta dell'uomo e delle sue malattie: la medicina.

MANI. – Ma qualche progresso è pure stato fatto anchein questa scienza!

PIRRO. – Quello che si può constatare è che la medicinaha fatto dei progressi solo nel campo dell'igiene e del-la profilassi, cioè nel campo della difesa e della pre-servazione del corpo dalle malattie. E si spiega: sia-mo nel campo strettamente materiale. Voglio dire chebacilli, microbi, infezioni sono visibili e materiali, sene può seguire lo sviluppo o la scomparsa, e il lorostudio, essendo divenuto una scienza completamentemateriale, ha progredito. Ma nello studio delle forzesconosciute che agiscono dietro la materia organizza-ta (forze che si hanno tutte le ragioni per credere esi-stenti e reali) nessun progresso è stato fatto.

Nel campo del guarire, la storia della medicina èdesolante.

Se, come dice Pascal, «tutta la successione degliuomini durante la serie dei secoli può essere conside-rata come un medesimo uomo che sussista e impari dicontinuo», se questo ritroviamo vero per tutte le di-scipline dell'umano sapere, si è stupiti di constatareche la medicina fa eccezione a questa regola in molteepoche della storia. Secondo Ippocrate, la medicinadeve affidarsi alla vis medicatrix naturae: la medicina

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è l'interprete e il ministro della natura: natura sanat,medicus curat. Attribuiva la più grande importanzaalle prescrizioni igieniche ed ai regimi nelle malattie.Voleva che i febbricitanti assorbissero molto liquido,prescriveva vomitivi lavativi e purgava con latted'asina bollito o con elleboro; apprezzava il salasso,bagnava i pneumonici per facilitare loro la respirazio-ne e la diuresi, incideva gli ascessi del fegato. La cosapoi più importante per lui non era tanto la medicinaquanto la scelta del momento in cui la si faceva inter-venire. Aveva in complesso delle direttive che lascienza d'oggi può nel suo assieme accettare piena-mente. Axlepiade di Bitinia la cui divisa era: «Guari-re presto in modo sicuro e piacevole», condannava ivomitivi e in loro vece prescriveva i clisteri; biasima-va l'uso di tutte le droghe; consigliava l'astinenza dal-la carne, le frizioni, le passeggiate ordinate secondoun regolamento. Gli si dava il soprannome di «ordinaacqua chiara» ed egli era fiero del nomignolo. Il suoprincipale agente terapeutico infatti consisteva nei ba-gni, dei quali immaginò più di cento varietà, tutte gra-devoli. Questo mi fa ricordare la voga che ebbero lefamose cure acquatiche del Kneipp. Galeno che fumesso a pari di Ippocrate e la cui autorità indiscussadurò fino al XVII secolo, aveva una medicina abbon-dante con tutti i rimedi possibili e immaginabili edera in completo disaccordo con Ippocrate tanto che sene è fatto un detto: «Dove Ippocrate dice sì, Galenodice no!». Dopo di lui, si dice che la medicina sia de-

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è l'interprete e il ministro della natura: natura sanat,medicus curat. Attribuiva la più grande importanzaalle prescrizioni igieniche ed ai regimi nelle malattie.Voleva che i febbricitanti assorbissero molto liquido,prescriveva vomitivi lavativi e purgava con latted'asina bollito o con elleboro; apprezzava il salasso,bagnava i pneumonici per facilitare loro la respirazio-ne e la diuresi, incideva gli ascessi del fegato. La cosapoi più importante per lui non era tanto la medicinaquanto la scelta del momento in cui la si faceva inter-venire. Aveva in complesso delle direttive che lascienza d'oggi può nel suo assieme accettare piena-mente. Axlepiade di Bitinia la cui divisa era: «Guari-re presto in modo sicuro e piacevole», condannava ivomitivi e in loro vece prescriveva i clisteri; biasima-va l'uso di tutte le droghe; consigliava l'astinenza dal-la carne, le frizioni, le passeggiate ordinate secondoun regolamento. Gli si dava il soprannome di «ordinaacqua chiara» ed egli era fiero del nomignolo. Il suoprincipale agente terapeutico infatti consisteva nei ba-gni, dei quali immaginò più di cento varietà, tutte gra-devoli. Questo mi fa ricordare la voga che ebbero lefamose cure acquatiche del Kneipp. Galeno che fumesso a pari di Ippocrate e la cui autorità indiscussadurò fino al XVII secolo, aveva una medicina abbon-dante con tutti i rimedi possibili e immaginabili edera in completo disaccordo con Ippocrate tanto che sene è fatto un detto: «Dove Ippocrate dice sì, Galenodice no!». Dopo di lui, si dice che la medicina sia de-

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caduta a Roma e se dobbiamo credere a Plinio, trovia-mo modi di guarire strani e assurdi.

Ne citerò alcuni: il brodo bianco risana i malati ditumori; ma il rimedio va somministrato a digiuno dauna giovinetta nuda (se il malato non guarirà avrà al-meno avuto una simpatica visione). Le cipolle, dicePersio, prevengono l'idropisia. L'orina umana ebbesempre fama di essere un eccellente rimedio. Ferone,figlio di Sesostri, re d'Egitto, divenne cieco; gli sipromise la guarigione se si fosse lavato gli occhi conl'orina di una donna fedele al marito. Si cercò invanoin tutto l'Egitto chi rispondesse alle condizioni volute;la regina stessa non era indicata per fornire il preziosoliquido. Finalmente l'umile compagna di un poverogiardiniere fu trovata degna d'offrire il medicamento.Ferone guarì! Sposò la sua guaritrice e fece bruciarele signore della corte che non avevano potuto fornireil liquido indispensabile alla guarigione!

Dopo la medicina romana venne quella araba checoltivò l'astrologia, l'uroscopia, l'alchimia; salvòdall'oblio i libri e la cultura greca e introdusse nuovimedicamenti; Ma abusò di formule complicate e fecesforzi per reagire contro l'esagerazione dei purganti edel salasso. Ebbe una grande influenza sulla scuolasalernitana.

Un suo chirurgo, Ruggero, immaginò il prosciuga-mento delle piaghe con tubi di scorza.

Ed ora veniamo al medio evo. Qui la vita intellet-tuale è confinata nei monasteri e i monaci, soprattutto

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caduta a Roma e se dobbiamo credere a Plinio, trovia-mo modi di guarire strani e assurdi.

Ne citerò alcuni: il brodo bianco risana i malati ditumori; ma il rimedio va somministrato a digiuno dauna giovinetta nuda (se il malato non guarirà avrà al-meno avuto una simpatica visione). Le cipolle, dicePersio, prevengono l'idropisia. L'orina umana ebbesempre fama di essere un eccellente rimedio. Ferone,figlio di Sesostri, re d'Egitto, divenne cieco; gli sipromise la guarigione se si fosse lavato gli occhi conl'orina di una donna fedele al marito. Si cercò invanoin tutto l'Egitto chi rispondesse alle condizioni volute;la regina stessa non era indicata per fornire il preziosoliquido. Finalmente l'umile compagna di un poverogiardiniere fu trovata degna d'offrire il medicamento.Ferone guarì! Sposò la sua guaritrice e fece bruciarele signore della corte che non avevano potuto fornireil liquido indispensabile alla guarigione!

Dopo la medicina romana venne quella araba checoltivò l'astrologia, l'uroscopia, l'alchimia; salvòdall'oblio i libri e la cultura greca e introdusse nuovimedicamenti; Ma abusò di formule complicate e fecesforzi per reagire contro l'esagerazione dei purganti edel salasso. Ebbe una grande influenza sulla scuolasalernitana.

Un suo chirurgo, Ruggero, immaginò il prosciuga-mento delle piaghe con tubi di scorza.

Ed ora veniamo al medio evo. Qui la vita intellet-tuale è confinata nei monasteri e i monaci, soprattutto

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i Benedettini, si dedicano a trascrivere le opere scien-tifiche e letterarie greche e latine sfuggite alla lentadistruzione del tempo e a quella più rapida degli uo-mini. Sin dal VI secolo la regola di San Benedettoimponeva ai suoi aderenti il compito di copiare i ma-noscritti. E per il fatto che il clero regolare e secolaredominava le masse col suo sapere, era chiamato adesercitare la medicina. I monaci davano consulti dalleloro celle ed erano chiamati medici reclusi. Ho vedu-to, dice uno storico dei tempi, mastro Tacquet che sutre uncini teneva infilate ricette di medicina: in unoquella di succo rosarum e di diacarthami; al secondoerano appuntate prescrizioni per i salassi, al terzoquella per i clisteri. Ora quando da un finestrino ave-va giudicato quale rimedio occorresse al malato, stac-cava da questo o da quell'uncino la ricetta per il salas-so o per il clistere o per la medicina. Fra i rimedi diquesta epoca se ne trovano di incredibili e molti.

Esempio: per l'insonnia Gilberto d'Inghilterra con-siglia di attaccare una scrofa al letto dell'ammalato.Ponendo la notte, delle cipolle davanti alla porta delvicino, i calli che si hanno ai nostri piedi passano aisuoi.

Questo bagaglio medioevale durò molto più a lun-go di quanto si possa credere.

A spiegare tante ricette assurde fra poche meno as-surde si può parlare di superstizione, di credulità, diignoranza. Ma che si deve dire quando vediamo i piùabili medici – quali troviamo addetti a curare i re di

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i Benedettini, si dedicano a trascrivere le opere scien-tifiche e letterarie greche e latine sfuggite alla lentadistruzione del tempo e a quella più rapida degli uo-mini. Sin dal VI secolo la regola di San Benedettoimponeva ai suoi aderenti il compito di copiare i ma-noscritti. E per il fatto che il clero regolare e secolaredominava le masse col suo sapere, era chiamato adesercitare la medicina. I monaci davano consulti dalleloro celle ed erano chiamati medici reclusi. Ho vedu-to, dice uno storico dei tempi, mastro Tacquet che sutre uncini teneva infilate ricette di medicina: in unoquella di succo rosarum e di diacarthami; al secondoerano appuntate prescrizioni per i salassi, al terzoquella per i clisteri. Ora quando da un finestrino ave-va giudicato quale rimedio occorresse al malato, stac-cava da questo o da quell'uncino la ricetta per il salas-so o per il clistere o per la medicina. Fra i rimedi diquesta epoca se ne trovano di incredibili e molti.

Esempio: per l'insonnia Gilberto d'Inghilterra con-siglia di attaccare una scrofa al letto dell'ammalato.Ponendo la notte, delle cipolle davanti alla porta delvicino, i calli che si hanno ai nostri piedi passano aisuoi.

Questo bagaglio medioevale durò molto più a lun-go di quanto si possa credere.

A spiegare tante ricette assurde fra poche meno as-surde si può parlare di superstizione, di credulità, diignoranza. Ma che si deve dire quando vediamo i piùabili medici – quali troviamo addetti a curare i re di

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Francia – ridurre le cure a sole tre: salassare, purgare,clisterizzare? Dice Maurice Reynaud: «La Facoltà dimedicina di Parigi è un frammento del XVI secolo di-menticato nel XVII».

In un anno Bouvard, proto-medico di Luigi XIIIfece ingoiare a questi 215 medicine, praticare 212 la-vativi e lo salassò 47 volte.

Luigi XIV dal 1667 al 1715 resistette a 38 salassi,a 2000 purghe; fu tormentato col ferro e col fuoco, as-sorbì parecchie libbre di chinachina, esperimentò tuttii cordiali, tutti i giulebbi, tutti gli impiastri, tutti glispecifici possibili ed immaginabili.

«Mais si maladia – Opiniatra – Non vult se garire–Quid illi facere? Clysterium donare – Postea sei-gnare – Ensuita purgare – Reseignare, repurgare etreclysterisare».N. B. – Il lettore che volesse divertirsi a conoscere molti di

questi strani e assurdi metodi di cure, legga: «Da l'empirismo ver-so la ragione» del Dott. Mousson – Lananze.

I guérisseurs

MANI. – Al pensare che per guarire si sono fatte di que-ste cure, che evidentemente qualche volta ottenevanola guarigione, (perchè non si può ammettere che nonsi siano guariti ammalati in tutti i tempi), c'è vera-mente da far dubitare dell'efficacia di tutti i medica-menti!

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Francia – ridurre le cure a sole tre: salassare, purgare,clisterizzare? Dice Maurice Reynaud: «La Facoltà dimedicina di Parigi è un frammento del XVI secolo di-menticato nel XVII».

In un anno Bouvard, proto-medico di Luigi XIIIfece ingoiare a questi 215 medicine, praticare 212 la-vativi e lo salassò 47 volte.

Luigi XIV dal 1667 al 1715 resistette a 38 salassi,a 2000 purghe; fu tormentato col ferro e col fuoco, as-sorbì parecchie libbre di chinachina, esperimentò tuttii cordiali, tutti i giulebbi, tutti gli impiastri, tutti glispecifici possibili ed immaginabili.

«Mais si maladia – Opiniatra – Non vult se garire–Quid illi facere? Clysterium donare – Postea sei-gnare – Ensuita purgare – Reseignare, repurgare etreclysterisare».N. B. – Il lettore che volesse divertirsi a conoscere molti di

questi strani e assurdi metodi di cure, legga: «Da l'empirismo ver-so la ragione» del Dott. Mousson – Lananze.

I guérisseurs

MANI. – Al pensare che per guarire si sono fatte di que-ste cure, che evidentemente qualche volta ottenevanola guarigione, (perchè non si può ammettere che nonsi siano guariti ammalati in tutti i tempi), c'è vera-mente da far dubitare dell'efficacia di tutti i medica-menti!

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PIRRO. – Mi pare che nella medicina sia evidente inmodo particolare l'errore di non aver tenuto conto chenell'uomo non esistono solo i cinque sensi che ci pon-gono a contatto col mondo esterno. Qui, più che nellealtre scienze, l'oggettività dell'indirizzo scientifico èun errore. Che si è fatto nella medicina per sviluppareo semplicemente per porre attenzione proficua ai sen-si interni, che ci avvertono della condizione del no-stro corpo?

Sviluppare al massimo il nosce te ipsum, non erasolo compito della filosofia e della psicologia le qualise ne occuparono più di ogni altra scienza; era compi-to essenziale della medicina. Ma la medicina ha percosì dire diviso l'uomo in due sezioni: parte fisica ma-teriale e su questa ha infierito in tutti i modi – comeabbiamo visto – e sezione mentale psichica o spiritua-le per la quale solo da poco ha preso un certo interes-se.

Ora se, come tutto fa credere e pare che anche ibiologi incomincino ad accorgersi, nel corpo esisteuna forza vitale, non catalogabile fra le forze fisiche,che agisce per far lavorare le cellule e per ricostituirle– come si vede nelle ferite – o per rinforzarle e rimet-terle nella normalità, e la medicina non la conosce enon sa agire su di essa, è logico e si spiega come nonsia constatabile alcun progresso sicuro e reale nellamedicina!

E poichè d'altra parte infiniti guérisseurs magnetiz-zatori ed empirici, agendo più sul campo dello spirito

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PIRRO. – Mi pare che nella medicina sia evidente inmodo particolare l'errore di non aver tenuto conto chenell'uomo non esistono solo i cinque sensi che ci pon-gono a contatto col mondo esterno. Qui, più che nellealtre scienze, l'oggettività dell'indirizzo scientifico èun errore. Che si è fatto nella medicina per sviluppareo semplicemente per porre attenzione proficua ai sen-si interni, che ci avvertono della condizione del no-stro corpo?

Sviluppare al massimo il nosce te ipsum, non erasolo compito della filosofia e della psicologia le qualise ne occuparono più di ogni altra scienza; era compi-to essenziale della medicina. Ma la medicina ha percosì dire diviso l'uomo in due sezioni: parte fisica ma-teriale e su questa ha infierito in tutti i modi – comeabbiamo visto – e sezione mentale psichica o spiritua-le per la quale solo da poco ha preso un certo interes-se.

Ora se, come tutto fa credere e pare che anche ibiologi incomincino ad accorgersi, nel corpo esisteuna forza vitale, non catalogabile fra le forze fisiche,che agisce per far lavorare le cellule e per ricostituirle– come si vede nelle ferite – o per rinforzarle e rimet-terle nella normalità, e la medicina non la conosce enon sa agire su di essa, è logico e si spiega come nonsia constatabile alcun progresso sicuro e reale nellamedicina!

E poichè d'altra parte infiniti guérisseurs magnetiz-zatori ed empirici, agendo più sul campo dello spirito

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che sul corpo ottengono molte volte, con risultati con-statati reali successi di guarigione, bisogna ben con-cludere che questa forza vitale che guarisce esiste eche il torto della medicina ufficiale è di ignorarla. Ecome pare evidente che su questa forza vitale agiscadirettamente lo spirito, è errore capitale della medici-na misconoscere il potere dello spirito e non usarloquindi nelle cure. La storia dei guérisseurs magnetiz-zatori ed empirici non ufficiali ricca di guarigioniprovate, (quando almeno è provabile una guarigioneed il suo perchè, sempre difficile) è però meno deso-lantemente contradditoria di quella della medicina uf-ficiale.

E poichè nell'uomo, ciò che è meno conosciuto opiù misterioso, è precisamente quello che non è com-preso nella parte materiale, e che sta o dietro o sopradi questa, io ho preparato per oggi la possibilità di ve-dere, con qualche esperienza, alcuni lati di questo aldi là della materia del corpo, che credo ti potranno in-teressare.

Non appena sarà venuta una signora che ha grandesensibilità al magnetismo, ti farò assistere a qualcheesperimento di lucidità o chiaroveggenza. Sono sicu-ro che ti interesseranno. Mi hai detto questa mattinache hai ricevuto una lettera: ti interessa la persona cheti ha scritto?

MANI. – Se mi interessa? In che senso?PIRRO. – Sapere che carattere ha, che pensa, che cosa fa

eccetera.

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che sul corpo ottengono molte volte, con risultati con-statati reali successi di guarigione, bisogna ben con-cludere che questa forza vitale che guarisce esiste eche il torto della medicina ufficiale è di ignorarla. Ecome pare evidente che su questa forza vitale agiscadirettamente lo spirito, è errore capitale della medici-na misconoscere il potere dello spirito e non usarloquindi nelle cure. La storia dei guérisseurs magnetiz-zatori ed empirici non ufficiali ricca di guarigioniprovate, (quando almeno è provabile una guarigioneed il suo perchè, sempre difficile) è però meno deso-lantemente contradditoria di quella della medicina uf-ficiale.

E poichè nell'uomo, ciò che è meno conosciuto opiù misterioso, è precisamente quello che non è com-preso nella parte materiale, e che sta o dietro o sopradi questa, io ho preparato per oggi la possibilità di ve-dere, con qualche esperienza, alcuni lati di questo aldi là della materia del corpo, che credo ti potranno in-teressare.

Non appena sarà venuta una signora che ha grandesensibilità al magnetismo, ti farò assistere a qualcheesperimento di lucidità o chiaroveggenza. Sono sicu-ro che ti interesseranno. Mi hai detto questa mattinache hai ricevuto una lettera: ti interessa la persona cheti ha scritto?

MANI. – Se mi interessa? In che senso?PIRRO. – Sapere che carattere ha, che pensa, che cosa fa

eccetera.

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MANI.– Mi interessa. È una mia cugina.PIRRO. – Benissimo allora; le cugine sono sempre inte-

ressanti!MANI.– È una brava figliola, ma non c'è fra noi che la

parentela!PIRRO. – L'importante è che tu la conosca bene per poter

giudicare quello che dirà la signora, nel sonno, a suoriguardo.

MANI.– Allora tu la ipnotizzerai?PIRRO. – No, io la magnetizzerò e dopo averla addor-

mentata profondamente la manderò con la lettera chehai ricevuto, a trovare tua cugina.

MANI. – Esiste una differenza fra ipnotizzare e magnetiz-zare?

PIRRO. – Enorme. Ma di questo parleremo dopo. Dammiti prego la lettera di tua cugina, così con la bustacome sta. Non la leggerò (ridendo) non temere!

MANI (ridendo). – Figurati!SOGG. (con voce leggera e come velata, ma perfettamen-

te udibile). – Sì.PIRRO. – Vi sentite bene?SOGG. – Sì.PIRRO. – Siete disposta, se vi do una lettera, a dirmi qual-

che cosa sulla persona che l'ha scritta?SOGG. – Provate.PIRRO (prende il foglio scritto e piegato come sta, lo

pone sulla fronte della signora). – Dopo qualche mi-nuto la signora dice: «No, non vedo. Mettetela nellamano sinistra». (Pirro prende la lettera e la colloca

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MANI.– Mi interessa. È una mia cugina.PIRRO. – Benissimo allora; le cugine sono sempre inte-

ressanti!MANI.– È una brava figliola, ma non c'è fra noi che la

parentela!PIRRO. – L'importante è che tu la conosca bene per poter

giudicare quello che dirà la signora, nel sonno, a suoriguardo.

MANI.– Allora tu la ipnotizzerai?PIRRO. – No, io la magnetizzerò e dopo averla addor-

mentata profondamente la manderò con la lettera chehai ricevuto, a trovare tua cugina.

MANI. – Esiste una differenza fra ipnotizzare e magnetiz-zare?

PIRRO. – Enorme. Ma di questo parleremo dopo. Dammiti prego la lettera di tua cugina, così con la bustacome sta. Non la leggerò (ridendo) non temere!

MANI (ridendo). – Figurati!SOGG. (con voce leggera e come velata, ma perfettamen-

te udibile). – Sì.PIRRO. – Vi sentite bene?SOGG. – Sì.PIRRO. – Siete disposta, se vi do una lettera, a dirmi qual-

che cosa sulla persona che l'ha scritta?SOGG. – Provate.PIRRO (prende il foglio scritto e piegato come sta, lo

pone sulla fronte della signora). – Dopo qualche mi-nuto la signora dice: «No, non vedo. Mettetela nellamano sinistra». (Pirro prende la lettera e la colloca

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nella mano sinistra della signora, fra il pollice e le al-tre dita. Attesa di circa un minuto).

SOGG. – Non mi piace.PIRRO. – Che cosa non vi piace?SOGG. – Questa signora!PIRRO. – Perchè? Che cosa non vi piace?SOGG. – Il carattere della signora.PIRRO. – Perchè, è cattiva?SOGG. – No, tutt'altro, ma non ha nessuna fermezza, non

sa che voglia, è sempre incerta, non si decide mai aniente.

PIRRO. – Che sta facendo adesso?SOGG. – È a letto.PIRRO. – A letto a quest'ora?SOGG. – Ha dolori alla spina dorsale e alle gambe.PIRRO. – Mi potete dire di che genere sono questi dolori?SOGG. – Pensa all'automobile. È stata investita da

un'automobile.PIRRO. – È grave?SOGG. – No, non pare.PIRRO. – Vi prego di osservare attentamente. Ha qualche

frattura?SOGG. – No. Temono ci sia una frattura; ancora non è

stata fatta la radioscopia, ma questa non rileverà nul-la.

PIRRO. – Allora non c'è frattura?SOGG. – No, è solo fortemente contusa.PIRRO. – Dove?SOGG. – Alla spina dorsale all'altezza dei reni.

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nella mano sinistra della signora, fra il pollice e le al-tre dita. Attesa di circa un minuto).

SOGG. – Non mi piace.PIRRO. – Che cosa non vi piace?SOGG. – Questa signora!PIRRO. – Perchè? Che cosa non vi piace?SOGG. – Il carattere della signora.PIRRO. – Perchè, è cattiva?SOGG. – No, tutt'altro, ma non ha nessuna fermezza, non

sa che voglia, è sempre incerta, non si decide mai aniente.

PIRRO. – Che sta facendo adesso?SOGG. – È a letto.PIRRO. – A letto a quest'ora?SOGG. – Ha dolori alla spina dorsale e alle gambe.PIRRO. – Mi potete dire di che genere sono questi dolori?SOGG. – Pensa all'automobile. È stata investita da

un'automobile.PIRRO. – È grave?SOGG. – No, non pare.PIRRO. – Vi prego di osservare attentamente. Ha qualche

frattura?SOGG. – No. Temono ci sia una frattura; ancora non è

stata fatta la radioscopia, ma questa non rileverà nul-la.

PIRRO. – Allora non c'è frattura?SOGG. – No, è solo fortemente contusa.PIRRO. – Dove?SOGG. – Alla spina dorsale all'altezza dei reni.

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PIRRO. – Guarirà?SOGG. – In un organismo predisposto come il suo, il con-

traccolpo che ha avuto può portare alla malattia diPott.

PIRRO. – La signora è debole di polmoni? È ammalata dipolmoni?

SOGG. – Non è ammalata, ma è sempre stata debole.PIRRO. – Vi prego di osservare attentamente. È veramen-

te probabile la malattia di Pott?Socc. – Ora l'energia nervosa non circola bene attraver-

so il midollo spinale, bisognerebbe rinforzare tuttol'organismo, è molto depressa moralmente. Bisogne-rebbe anche sollevare il morale.

PIRRO. – Mi potete dire se guarirà?SOGG. – Sì, guarirà, ma sarà cosa lunga.PIRRO. – Una cura magnetica le farebbe bene?SOGG. – Sì, ma fatta sul posto.PIRRO. – Da lontano, da qui non le posso far niente io?SOGG. – Sì, potete darle forza e sollevarle il morale.PIRRO. – Siete stanca?SOGG. – Sì.

Pirro che durante questo tempo ha sempre tenuto lamano destra sullo sterno della signora, leva la mano edice «Ora vi risveglio». Dopo averla risvegliata, la-scia la signora a riposarsi e torna con Mani in giardi-no.

PIRRO. – E così? Mi dispiace che tu abbia avuto una noti-zia non lieta su tua cugina!

MANI. – Sono tanto meravigliato e non so che pensare!

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PIRRO. – Guarirà?SOGG. – In un organismo predisposto come il suo, il con-

traccolpo che ha avuto può portare alla malattia diPott.

PIRRO. – La signora è debole di polmoni? È ammalata dipolmoni?

SOGG. – Non è ammalata, ma è sempre stata debole.PIRRO. – Vi prego di osservare attentamente. È veramen-

te probabile la malattia di Pott?Socc. – Ora l'energia nervosa non circola bene attraver-

so il midollo spinale, bisognerebbe rinforzare tuttol'organismo, è molto depressa moralmente. Bisogne-rebbe anche sollevare il morale.

PIRRO. – Mi potete dire se guarirà?SOGG. – Sì, guarirà, ma sarà cosa lunga.PIRRO. – Una cura magnetica le farebbe bene?SOGG. – Sì, ma fatta sul posto.PIRRO. – Da lontano, da qui non le posso far niente io?SOGG. – Sì, potete darle forza e sollevarle il morale.PIRRO. – Siete stanca?SOGG. – Sì.

Pirro che durante questo tempo ha sempre tenuto lamano destra sullo sterno della signora, leva la mano edice «Ora vi risveglio». Dopo averla risvegliata, la-scia la signora a riposarsi e torna con Mani in giardi-no.

PIRRO. – E così? Mi dispiace che tu abbia avuto una noti-zia non lieta su tua cugina!

MANI. – Sono tanto meravigliato e non so che pensare!

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PIRRO. – Vorresti dire anche che non sai se devi credere!MANI. – A dir la verità, sì.PIRRO. – Lo so, è così. Il dubbio si affaccia subito alla

nostra mente davanti ad una esperienza come questa.Per me, che conosco il soggetto, che ho fatto con luimolte sedute magnetiche di visione a distanza e didiagnosi di persone lontane, quello che ha detto la si-gnora è sicuro e lo credo; ma non pretendo di far pas-sare in te così, senz'altro, la mia convinzione. Bisognaavere le prove che quello che ha detto è vero. Leavremo. La rivelazione che tua cugina è a letto per uninvestimento d'automobile ha cambiato, come puoiimmaginare, il corso delle domande che volevo fare.Io avrei cercato di far descrivere più a fondo il carat-tere, le abitudini, la vita di tua cugina per poter vederese concordano con quanto tu sai di lei. Invece con lanotizia inaspettata di questo investimento ho insistitoper averne la diagnosi. Del resto fra tre o quattro gior-ni noi potremo sapere qualcosa di positivo da tua cu-gina stessa. Io ti consiglio di scriverle oggi, doman-dandole una informazione urgente in modo che siacostretta a rispondere subito.

MANI. – Si potrebbe telegrafare!PIRRO. – Non te lo consiglio. Potrebbe rispondere tele-

graficamente e non avremmo particolari. Bisogna chelei non dubiti che tu sai del suo accidente e che nelmedesimo tempo debba rispondere subito o, se non lopuò fare lei, faccia rispondere da qualcuno. Così noi

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PIRRO. – Vorresti dire anche che non sai se devi credere!MANI. – A dir la verità, sì.PIRRO. – Lo so, è così. Il dubbio si affaccia subito alla

nostra mente davanti ad una esperienza come questa.Per me, che conosco il soggetto, che ho fatto con luimolte sedute magnetiche di visione a distanza e didiagnosi di persone lontane, quello che ha detto la si-gnora è sicuro e lo credo; ma non pretendo di far pas-sare in te così, senz'altro, la mia convinzione. Bisognaavere le prove che quello che ha detto è vero. Leavremo. La rivelazione che tua cugina è a letto per uninvestimento d'automobile ha cambiato, come puoiimmaginare, il corso delle domande che volevo fare.Io avrei cercato di far descrivere più a fondo il carat-tere, le abitudini, la vita di tua cugina per poter vederese concordano con quanto tu sai di lei. Invece con lanotizia inaspettata di questo investimento ho insistitoper averne la diagnosi. Del resto fra tre o quattro gior-ni noi potremo sapere qualcosa di positivo da tua cu-gina stessa. Io ti consiglio di scriverle oggi, doman-dandole una informazione urgente in modo che siacostretta a rispondere subito.

MANI. – Si potrebbe telegrafare!PIRRO. – Non te lo consiglio. Potrebbe rispondere tele-

graficamente e non avremmo particolari. Bisogna chelei non dubiti che tu sai del suo accidente e che nelmedesimo tempo debba rispondere subito o, se non lopuò fare lei, faccia rispondere da qualcuno. Così noi

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avremo notizie sul suo stato e la conferma di quantoabbiamo saputo magneticamente.

MANI. – Hai ragione. Scrivo subito.PIRRO. – Va benissimo. Ora a noi non resta che spedire la

lettera ed aspettare. Ecco, la signora viene. Non par-larle di quanto disse nel sonno. (La signora dopo i sa-luti parte).

MANI. – Ed ora vorrei sapere il perchè della tua racco-mandazione.

PIRRO. – La ragione mio caro è questa. Non bisogna mairaccontare al soggetto ciò che dice nel sonno. Del re-sto vedi che lei non ha mostrato la minima curiositàdi saperlo.

MANI. – È vero; è molto strano però.PIRRO. – È rarissimo che i soggetti, veramente buoni ma-

gneticamente, come è la signora, dimostrino curiositàper quello che dicono durante il sonno magnetico. Sa-rebbe pessima cosa risvegliare in loro questa curiosi-tà. Si corre pericolo di renderli vanagloriosi e di stuz-zicare il loro amor proprio; questo a lungo andarerenderebbe poco veritiere e di conseguenza poco at-tendibili le loro risposte.

MANI. – Perchè?PIRRO. – Rispondere in modo sicuro è un po' difficile.

Ma è certo che anche nello stato di sonno profondo,la personalità del soggetto sussiste completa con lesue caratteristiche. Allora abituando il soggetto a cre-dere che le sue risposte sono interessanti o straordina-rie, ove si trovasse a non poter rispondere, per non di-

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avremo notizie sul suo stato e la conferma di quantoabbiamo saputo magneticamente.

MANI. – Hai ragione. Scrivo subito.PIRRO. – Va benissimo. Ora a noi non resta che spedire la

lettera ed aspettare. Ecco, la signora viene. Non par-larle di quanto disse nel sonno. (La signora dopo i sa-luti parte).

MANI. – Ed ora vorrei sapere il perchè della tua racco-mandazione.

PIRRO. – La ragione mio caro è questa. Non bisogna mairaccontare al soggetto ciò che dice nel sonno. Del re-sto vedi che lei non ha mostrato la minima curiositàdi saperlo.

MANI. – È vero; è molto strano però.PIRRO. – È rarissimo che i soggetti, veramente buoni ma-

gneticamente, come è la signora, dimostrino curiositàper quello che dicono durante il sonno magnetico. Sa-rebbe pessima cosa risvegliare in loro questa curiosi-tà. Si corre pericolo di renderli vanagloriosi e di stuz-zicare il loro amor proprio; questo a lungo andarerenderebbe poco veritiere e di conseguenza poco at-tendibili le loro risposte.

MANI. – Perchè?PIRRO. – Rispondere in modo sicuro è un po' difficile.

Ma è certo che anche nello stato di sonno profondo,la personalità del soggetto sussiste completa con lesue caratteristiche. Allora abituando il soggetto a cre-dere che le sue risposte sono interessanti o straordina-rie, ove si trovasse a non poter rispondere, per non di-

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silludere il magnetizzatore potrebbe essere tentato dirispondere a caso. E tu hai notato che io ho detto sem-pre «potete rispondere?» Dal sonno profondo che dàla chiaroveggenza, si possono avere risposte meravi-gliose sempre a patto di saper fare le domande. Rivol-gere solo domande alle quali il soggetto possa rispon-dere, e non credere che alle risposte che può dare.Non domandare l'impossibile. Invece è proprio quelloche si fa generalmente, si domandano, soprattutto perl'avvenire, cose alle quali è impossibile si possa ri-spondere.

MANI. – Ma mi pare che per le cose che riguardanol'avvenire, ogni domanda implichi una risposta im-possibile a darsi.

PIRRO. – Apparentemente sì, in realtà no. Questo statodel sonno profondo magnetico, che noi studieremomeglio in seguito, dà veramente la possibilità in certicasi e in certe condizioni di poter predire con sicurez-za – dico con sicurezza – l'avvenire. E nella nostra se-duta di oggi noi abbiamo avuto una predizione diquelle sulle quali si può contare.

MANI. – Quale?PIRRO. – La signora ha detto che tua cugina sarebbe gua-

rita, sebbene non presto, ma guarita completamentesenza conseguenze.

MANI. – È vero, non ricordavo. E credi che questa previ-sione sia attendibile?

PIRRO. – Assolutamente. È facile dartene le ragioni. Ilsoggetto nel sonno profondo è in contatto, più che vi-

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silludere il magnetizzatore potrebbe essere tentato dirispondere a caso. E tu hai notato che io ho detto sem-pre «potete rispondere?» Dal sonno profondo che dàla chiaroveggenza, si possono avere risposte meravi-gliose sempre a patto di saper fare le domande. Rivol-gere solo domande alle quali il soggetto possa rispon-dere, e non credere che alle risposte che può dare.Non domandare l'impossibile. Invece è proprio quelloche si fa generalmente, si domandano, soprattutto perl'avvenire, cose alle quali è impossibile si possa ri-spondere.

MANI. – Ma mi pare che per le cose che riguardanol'avvenire, ogni domanda implichi una risposta im-possibile a darsi.

PIRRO. – Apparentemente sì, in realtà no. Questo statodel sonno profondo magnetico, che noi studieremomeglio in seguito, dà veramente la possibilità in certicasi e in certe condizioni di poter predire con sicurez-za – dico con sicurezza – l'avvenire. E nella nostra se-duta di oggi noi abbiamo avuto una predizione diquelle sulle quali si può contare.

MANI. – Quale?PIRRO. – La signora ha detto che tua cugina sarebbe gua-

rita, sebbene non presto, ma guarita completamentesenza conseguenze.

MANI. – È vero, non ricordavo. E credi che questa previ-sione sia attendibile?

PIRRO. – Assolutamente. È facile dartene le ragioni. Ilsoggetto nel sonno profondo è in contatto, più che vi-

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sivo, spirituale, con la persona di cui tiene in mano lalettera e può vedere, sentire, rendersi conto di quelloche succede in lei mentalmente, spiritualmente e di ri-flesso quello che succede nel suo corpo; può quindigiudicare del danno causato dalla malattia, in questocaso, dalle contusioni e della resistenza che a questomale può opporre il corpo e giudicare delle possibilitàdella guarigione.

MANI.– La spiegazione è senza dubbio logica, ma...PIRRO. – Ma è sempre un fatto misterioso, vuoi dire?MANI. –Sì, press'a poco.PIRRO. – Di tutto questo io preferisco parlare fra quattro

o cinque giorni, quando avremo la prova che quantodisse oggi il nostro soggetto è verità! Per me che hofatto con esso l'esperimento di oggi – cioè una dia-gnosi a distanza di mille chilometri, una diecina divolte, e sempre – dico sempre – con la precisione as-soluta della diagnosi confermata poi da lettere – perme, dico, non c'è bisogno di aspettare risposta percredere. Ma per te lo capisco; ci sono tutte le ragioniper il dubbio e per l'incredulità. A me accadde lo stes-so la prima volta che assistetti ad una simile diagnosi;per credere ho dovuto aspettare la conferma.

Il mesmerismo

Da quando mi sono occupato di questi fenomenimi sono formato una biblioteca sulla materia: e misono accorto che la letteratura in proposito si può di-

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sivo, spirituale, con la persona di cui tiene in mano lalettera e può vedere, sentire, rendersi conto di quelloche succede in lei mentalmente, spiritualmente e di ri-flesso quello che succede nel suo corpo; può quindigiudicare del danno causato dalla malattia, in questocaso, dalle contusioni e della resistenza che a questomale può opporre il corpo e giudicare delle possibilitàdella guarigione.

MANI.– La spiegazione è senza dubbio logica, ma...PIRRO. – Ma è sempre un fatto misterioso, vuoi dire?MANI. –Sì, press'a poco.PIRRO. – Di tutto questo io preferisco parlare fra quattro

o cinque giorni, quando avremo la prova che quantodisse oggi il nostro soggetto è verità! Per me che hofatto con esso l'esperimento di oggi – cioè una dia-gnosi a distanza di mille chilometri, una diecina divolte, e sempre – dico sempre – con la precisione as-soluta della diagnosi confermata poi da lettere – perme, dico, non c'è bisogno di aspettare risposta percredere. Ma per te lo capisco; ci sono tutte le ragioniper il dubbio e per l'incredulità. A me accadde lo stes-so la prima volta che assistetti ad una simile diagnosi;per credere ho dovuto aspettare la conferma.

Il mesmerismo

Da quando mi sono occupato di questi fenomenimi sono formato una biblioteca sulla materia: e misono accorto che la letteratura in proposito si può di-

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videre in due categorie nettamente distinte. Una lette-ratura ufficiale o medica o positivista o scientifica,come vuoi chiamarla, ed una non ufficiale, non rico-nosciuta dalla prima, nella quale però trovi i nomi e leopere di coloro che veramente hanno fatto scoperte edhanno fatto progredire questa branca della scienza. Lascienza ufficiale, nella storia del magnetismo edell'ipnotismo, ha avuto preconcetti, presuntuosa ebalorda testardaggine e incredibile cecità3. Tu sai chel'iniziatore di questa scienza nei tempi moderni è sta-to Mesmer. Nell'antichità tutto prova che il magneti-smo era conosciuto e praticato con molta maggiorprofondità e con molto più successo che non ai giorninostri. Ma allora non era rivelato ad alcuno e venivatramandato solo fra certe caste come quella dei sacer-doti che lo tenevano gelosamente secreto ed era nonsolo difficile, ma anche pericoloso tentare di cono-scerlo. Così era per esempio nei sacerdoti egiziani,così nei bambini indù, così era nei maghi persiani ec-cetera. Si deve, pare, all'incendio della famosa biblio-teca di Alessandria, causato la prima volta dalle trup-pe di Cesare, se noi dobbiamo tanto penare per svela-re le conoscenze, che tutto fa credere profondissime,che gli antichi avevano in merito. I neoplatonici e glignostici pare siano stati gli ultimi ad essere addentro

3 Oggi non è più così. Intorno alla fanciulla di Perugia si sonoraccolti nel marzo 55 medici di varie branche per studiare ai lumidella scienza i fenomeni magnetici e di chiaroveggenza di questagiovinetta.

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videre in due categorie nettamente distinte. Una lette-ratura ufficiale o medica o positivista o scientifica,come vuoi chiamarla, ed una non ufficiale, non rico-nosciuta dalla prima, nella quale però trovi i nomi e leopere di coloro che veramente hanno fatto scoperte edhanno fatto progredire questa branca della scienza. Lascienza ufficiale, nella storia del magnetismo edell'ipnotismo, ha avuto preconcetti, presuntuosa ebalorda testardaggine e incredibile cecità3. Tu sai chel'iniziatore di questa scienza nei tempi moderni è sta-to Mesmer. Nell'antichità tutto prova che il magneti-smo era conosciuto e praticato con molta maggiorprofondità e con molto più successo che non ai giorninostri. Ma allora non era rivelato ad alcuno e venivatramandato solo fra certe caste come quella dei sacer-doti che lo tenevano gelosamente secreto ed era nonsolo difficile, ma anche pericoloso tentare di cono-scerlo. Così era per esempio nei sacerdoti egiziani,così nei bambini indù, così era nei maghi persiani ec-cetera. Si deve, pare, all'incendio della famosa biblio-teca di Alessandria, causato la prima volta dalle trup-pe di Cesare, se noi dobbiamo tanto penare per svela-re le conoscenze, che tutto fa credere profondissime,che gli antichi avevano in merito. I neoplatonici e glignostici pare siano stati gli ultimi ad essere addentro

3 Oggi non è più così. Intorno alla fanciulla di Perugia si sonoraccolti nel marzo 55 medici di varie branche per studiare ai lumidella scienza i fenomeni magnetici e di chiaroveggenza di questagiovinetta.

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in queste secrete cose. Ma le persecuzioni contro diloro dei cristiani primitivi e poi della chiesa nel me-dio evo – e la sorte che spettava ai maghi, agli astro-logi e indovini eccetera, ha fatto sì che quel poco chesi sapeva e che era rimasto delle antiche conoscenze,fosse troppo pericoloso per essere svelato: poteva an-darci di mezzo la vita.

Così tutte queste conoscenze venivano nascostedietro simboli o alterate da false spiegazioni o mesco-late e confuse a superstizioni. Tutto ciò ha finito colformare la cosiddetta scienza occulta, che per mante-nersi tale divenne veramente impenetrabile. Figuratipoi che uno degli assiomi dei cultori di scienze occul-te era questo: il discepolo ucciderà il maestro, o l'ini-ziato ucciderà l'iniziatore! Con queste idee e conl'Inquisizione e il Santo Uffizio queste conoscenzenon potevano che restare occulte! Ad ogni modo Me-smer ebbe il merito di rimettere in campo il magneti-smo animale, nome che il padre Kircher aveva giàusato nel Seicento. Mesmer non ha avuto a che farecon l'Inquisizione e il Santo Uffizio, ma ha trovatoqualche cosa che per odio, testardaggine, dogmatismone era l'equivalente esatto nelle accademie e facoltà discienze. La prima volta a Vienna, la cui facoltà in me-dicina lo costrinse a metter fine ai suoi «inganni!»Passato poi a Parigi, l'Accademia delle Scienze rifiutòdi occuparsene; poi la Facoltà di Medicina fece scon-fessare Deslon, che era diventato suo seguace e difen-sore e le teorie e proposizioni di Mesmer vennero ri-

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in queste secrete cose. Ma le persecuzioni contro diloro dei cristiani primitivi e poi della chiesa nel me-dio evo – e la sorte che spettava ai maghi, agli astro-logi e indovini eccetera, ha fatto sì che quel poco chesi sapeva e che era rimasto delle antiche conoscenze,fosse troppo pericoloso per essere svelato: poteva an-darci di mezzo la vita.

Così tutte queste conoscenze venivano nascostedietro simboli o alterate da false spiegazioni o mesco-late e confuse a superstizioni. Tutto ciò ha finito colformare la cosiddetta scienza occulta, che per mante-nersi tale divenne veramente impenetrabile. Figuratipoi che uno degli assiomi dei cultori di scienze occul-te era questo: il discepolo ucciderà il maestro, o l'ini-ziato ucciderà l'iniziatore! Con queste idee e conl'Inquisizione e il Santo Uffizio queste conoscenzenon potevano che restare occulte! Ad ogni modo Me-smer ebbe il merito di rimettere in campo il magneti-smo animale, nome che il padre Kircher aveva giàusato nel Seicento. Mesmer non ha avuto a che farecon l'Inquisizione e il Santo Uffizio, ma ha trovatoqualche cosa che per odio, testardaggine, dogmatismone era l'equivalente esatto nelle accademie e facoltà discienze. La prima volta a Vienna, la cui facoltà in me-dicina lo costrinse a metter fine ai suoi «inganni!»Passato poi a Parigi, l'Accademia delle Scienze rifiutòdi occuparsene; poi la Facoltà di Medicina fece scon-fessare Deslon, che era diventato suo seguace e difen-sore e le teorie e proposizioni di Mesmer vennero ri-

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fiutate senza esame e senza discussione. Ma come in-tanto le sue cure maravigliose continuavano e cresce-va la sua fama in barba a Facoltà ed Accademie, ilgoverno ordinò ad una Commissione composta dimembri della Società di medicina e dell'Accademiadelle Scienze di studiare la cosa. Dopo tre mesi di la-voro questa Commissione decretò essere il magneti-smo un agente chimerico, ma che offriva danni gra-vissimi! Ti prego di notare la logica di questa conclu-sione. Vedremo che in fatto di contraddizioni in mate-ria ne sussistono oggi non meno che allora! Bisognanotare però che in quella commissione solo il celebrebotanico Laurent de Jussieu non si è trovato d'accor-do con gli altri membri ed ha fatto un rapporto parti-colare ove dichiarava che il magnetismo era un agen-te reale. Ma egli non era medico!

Il Puységur

Il rapporto ufficiale e contrario a Mesmer vennestampato in ventimila esemplari e divulgato in Fran-cia ed all'estero! Quando ti dicevo che Mesmer nellefacoltà di scienze trovò l'equivalente dell'Inquisizionenon esageravo, come vedi; Mesmer fu così costretto alasciare Parigi e la Francia e dopo altre peregrinazionimorì a Mesburgo sul lago di Costanza nel 1815. I di-scepoli di Mesmer, tra i quali il marchese di Puysé-gur, ne continuarono i metodi, modificandoli alquan-to, soprattutto cercando di evitare le famose crisi che

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fiutate senza esame e senza discussione. Ma come in-tanto le sue cure maravigliose continuavano e cresce-va la sua fama in barba a Facoltà ed Accademie, ilgoverno ordinò ad una Commissione composta dimembri della Società di medicina e dell'Accademiadelle Scienze di studiare la cosa. Dopo tre mesi di la-voro questa Commissione decretò essere il magneti-smo un agente chimerico, ma che offriva danni gra-vissimi! Ti prego di notare la logica di questa conclu-sione. Vedremo che in fatto di contraddizioni in mate-ria ne sussistono oggi non meno che allora! Bisognanotare però che in quella commissione solo il celebrebotanico Laurent de Jussieu non si è trovato d'accor-do con gli altri membri ed ha fatto un rapporto parti-colare ove dichiarava che il magnetismo era un agen-te reale. Ma egli non era medico!

Il Puységur

Il rapporto ufficiale e contrario a Mesmer vennestampato in ventimila esemplari e divulgato in Fran-cia ed all'estero! Quando ti dicevo che Mesmer nellefacoltà di scienze trovò l'equivalente dell'Inquisizionenon esageravo, come vedi; Mesmer fu così costretto alasciare Parigi e la Francia e dopo altre peregrinazionimorì a Mesburgo sul lago di Costanza nel 1815. I di-scepoli di Mesmer, tra i quali il marchese di Puysé-gur, ne continuarono i metodi, modificandoli alquan-to, soprattutto cercando di evitare le famose crisi che

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rappresentavano nelle cure di Mesmer la parte più im-pressionante e la meno necessaria, e che erano soprat-tutto l'effetto delle cure collettive. Il Puységur scoprìnel 1784 il sonnambulismo, magnetizzando il conta-dino Victor affetto da polmonite. Avendolo fatto se-dere per magnetizzarlo meglio, dopo 6 od 8 minuti dimagnetizzazione, egli fu meravigliato di vederlo ad-dormentarsi di un sonno differente dal sonno naturale,parlare dei suoi affari ad alta voce ed essere più omeno lieto o triste secondo le idee che esprimeva.Quando lo vedeva troppo triste, con poco sforzo ilPuységur riusciva a dare un corso più lieto ai suoipensieri. Questo fenomeno del sonnambulismo ma-gnetico era sfuggito a Mesmer.

I seguaci del Mesmer

Oltre il Puységur altri continuarono ad occuparsiattivamente del magnetismo ed a pubblicare molteopere in materia, fra i quali il Deleuze, il Du Potet.Questi modificarono più o meno la teoria di Mesmere i metodi per applicarla alla cura degli ammalati,dando più o meno importanza all'effetto della volontàdel magnetizzatore; credevano però al fluido, cioè almagnetismo animale che emanava dalle mani del ma-gnetizzatore. Nel 1815 l'abate Faria si fece conoscereper le sue esperienze e per il modo semplicissimo diprovocare il sonno; egli negava l'esistenza del fluidomagnetico e otteneva il sonno imponendo al soggetto

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rappresentavano nelle cure di Mesmer la parte più im-pressionante e la meno necessaria, e che erano soprat-tutto l'effetto delle cure collettive. Il Puységur scoprìnel 1784 il sonnambulismo, magnetizzando il conta-dino Victor affetto da polmonite. Avendolo fatto se-dere per magnetizzarlo meglio, dopo 6 od 8 minuti dimagnetizzazione, egli fu meravigliato di vederlo ad-dormentarsi di un sonno differente dal sonno naturale,parlare dei suoi affari ad alta voce ed essere più omeno lieto o triste secondo le idee che esprimeva.Quando lo vedeva troppo triste, con poco sforzo ilPuységur riusciva a dare un corso più lieto ai suoipensieri. Questo fenomeno del sonnambulismo ma-gnetico era sfuggito a Mesmer.

I seguaci del Mesmer

Oltre il Puységur altri continuarono ad occuparsiattivamente del magnetismo ed a pubblicare molteopere in materia, fra i quali il Deleuze, il Du Potet.Questi modificarono più o meno la teoria di Mesmere i metodi per applicarla alla cura degli ammalati,dando più o meno importanza all'effetto della volontàdel magnetizzatore; credevano però al fluido, cioè almagnetismo animale che emanava dalle mani del ma-gnetizzatore. Nel 1815 l'abate Faria si fece conoscereper le sue esperienze e per il modo semplicissimo diprovocare il sonno; egli negava l'esistenza del fluidomagnetico e otteneva il sonno imponendo al soggetto

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di dormire. Nel 1827 l'Accademia di Parigi in seguitoalle esperienze del Du Potet e su proposta del Foissactornava ad occuparsi nuovamente del magnetismoanimale ed Husson, incaricato di redigere il rapporto,ammise non solo il sonnambulismo provocato, ma an-che i fatti di chiaroveggenza e di previsione. Questorapporto non fu nè accettato, nè rifiutato dall'Accade-mia. Ma dieci anni dopo un altro rapporto del Dubois,che negava tutto dicendo essere lo stato sonnamboli-co una illusione, fu accolto con favore dall'Accade-mia! E così si era creduto di aver seppellito il magne-tismo animale.

Intanto però molti si occupavano di magnetismo,facevano esperienze e ottenevano guarigioni. Fra que-sti il Lafontaine che ha viaggiato per tutta l'Europa.Fu assistendo a esperienze del Lafontaine che Braid,chirurgo scozzese, per provare la falsità del magneti-smo e combatterne la teoria e credendo gli esperimen-ti del Lafontaine una commedia od un trucco, fecedelle esperienze e, prendendo per base la fissazionedello sguardo che Lafontaine usava prima dei passi,pensò che questo fosse la sola cosa importante e cheavesse come scopo di stancare l'occhio. Così arrivò aprodurre il sonno facendo fissare ai pazienti degli og-getti luccicanti situati alla distanza di 25 o 45 centi-metri dagli occhi e posti a un livello superiore allafronte, in modo che a lungo andare si determinavastanchezza negli occhi e nei muscoli elevatori dellepalpebre superiori. Egli così scoprì l'ipnotismo che ri-

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di dormire. Nel 1827 l'Accademia di Parigi in seguitoalle esperienze del Du Potet e su proposta del Foissactornava ad occuparsi nuovamente del magnetismoanimale ed Husson, incaricato di redigere il rapporto,ammise non solo il sonnambulismo provocato, ma an-che i fatti di chiaroveggenza e di previsione. Questorapporto non fu nè accettato, nè rifiutato dall'Accade-mia. Ma dieci anni dopo un altro rapporto del Dubois,che negava tutto dicendo essere lo stato sonnamboli-co una illusione, fu accolto con favore dall'Accade-mia! E così si era creduto di aver seppellito il magne-tismo animale.

Intanto però molti si occupavano di magnetismo,facevano esperienze e ottenevano guarigioni. Fra que-sti il Lafontaine che ha viaggiato per tutta l'Europa.Fu assistendo a esperienze del Lafontaine che Braid,chirurgo scozzese, per provare la falsità del magneti-smo e combatterne la teoria e credendo gli esperimen-ti del Lafontaine una commedia od un trucco, fecedelle esperienze e, prendendo per base la fissazionedello sguardo che Lafontaine usava prima dei passi,pensò che questo fosse la sola cosa importante e cheavesse come scopo di stancare l'occhio. Così arrivò aprodurre il sonno facendo fissare ai pazienti degli og-getti luccicanti situati alla distanza di 25 o 45 centi-metri dagli occhi e posti a un livello superiore allafronte, in modo che a lungo andare si determinavastanchezza negli occhi e nei muscoli elevatori dellepalpebre superiori. Egli così scoprì l'ipnotismo che ri-

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preso poi da altri e soprattutto dallo Charcot, entròsotto l'autorità di questo ultimo, nel quadro dellascienza ufficiale, soppiantando il magnetismo.

Ma intanto non tutti accoglievano questa spiegazio-ne fisiologica del fenomeno e continuando studi edesperienze venivano formando altre teorie, altre spie-gazioni, meno sempliciste di quella accolta ufficial-mente dalla scienza. Così si venne formulando dalReichenbach la teoria odo-magnetica, da altri quelladella suggestione mentale; dato che i tempi cambiatinon ammettevano più la parola fluido, si arrivò aquella di elettrodinamismo vitale, e a quella di movi-mento vibratorio che verrebbe emesso dal corpo ani-male. Ma si capisce che la scienza ufficiale, dopoaver penato tanto ad ammettere i fenomeni, non si siamossa dalla sua prima spiegazione e cioè: una causafisiologica nel soggetto magnetizzato stesso, che uni-ta a qualche particolare stato morboso, nevrastenia,isterismo ecc., provoca il fenomeno della ipnosi.

Relatività del positivismo

Ciò essendo avvenuto quando nella scienza imper-versava il positivismo o il materialismo, aveva tutti idifetti di questo, che, eccellente per le scienze comela fisica e la chimica, riguardanti solo la materia e ilsuo modo di comportarsi in relazione alle forze cono-sciute – calore, magnetismo, elettricità – diventava,applicato ad altre discipline, fonte di errori. Si veniva

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preso poi da altri e soprattutto dallo Charcot, entròsotto l'autorità di questo ultimo, nel quadro dellascienza ufficiale, soppiantando il magnetismo.

Ma intanto non tutti accoglievano questa spiegazio-ne fisiologica del fenomeno e continuando studi edesperienze venivano formando altre teorie, altre spie-gazioni, meno sempliciste di quella accolta ufficial-mente dalla scienza. Così si venne formulando dalReichenbach la teoria odo-magnetica, da altri quelladella suggestione mentale; dato che i tempi cambiatinon ammettevano più la parola fluido, si arrivò aquella di elettrodinamismo vitale, e a quella di movi-mento vibratorio che verrebbe emesso dal corpo ani-male. Ma si capisce che la scienza ufficiale, dopoaver penato tanto ad ammettere i fenomeni, non si siamossa dalla sua prima spiegazione e cioè: una causafisiologica nel soggetto magnetizzato stesso, che uni-ta a qualche particolare stato morboso, nevrastenia,isterismo ecc., provoca il fenomeno della ipnosi.

Relatività del positivismo

Ciò essendo avvenuto quando nella scienza imper-versava il positivismo o il materialismo, aveva tutti idifetti di questo, che, eccellente per le scienze comela fisica e la chimica, riguardanti solo la materia e ilsuo modo di comportarsi in relazione alle forze cono-sciute – calore, magnetismo, elettricità – diventava,applicato ad altre discipline, fonte di errori. Si veniva

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aprioristicamente ad ammettere che solo le forze fisi-che conosciute esistono, negando così – con la pre-sunzione di conoscere tutte le forze esistenti in natura– la possibilità che anche altre forze esistano ed agi-scano soprattutto nel campo degli esseri organizzati:animali e vegetali.

Io credo che il positivismo, così ricco di risultatinei due campi fisico e chimico, sia stato portato moltoa torto, con risultati che ora si sta a poco a poco di-struggendo e negando, nel campo della fisiologia edella psicologia.

MANI. – Ma ad ogni modo tutto questo è il metodo speri-mentale e non è possibile immaginarne uno miglioree più sicuro di questo per la scienza.

PIRRO. – Sì, ed io sono d'accordo con te per tutto quelloche riguarda la fisica, la chimica, l'astronomia, la geo-logia e tutte le infinite branche che da queste prendo-no radice. Il metodo sperimentale è indubbiamente ilmigliore per queste scienze che riguardano la materianon organizzata; però non bisogna dimenticare cheessendo il metodo sperimentale per eccellenza analiti-co, dovrebbe guardarsi bene di oltrepassare il campodell'analisi e quindi del metodo induttivo. Guai quan-do in base ad un risultato induttivo parziale si volessearrivare ad una deduzione d'ordine generale. Perchèallora anche qui nella fisica e nella chimica gli erroripossono diventare enormi. E quando siamo davantialle cellule organizzate, a questo formidabile mistero– più mistero oggi forse ancora di quello che non lo

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aprioristicamente ad ammettere che solo le forze fisi-che conosciute esistono, negando così – con la pre-sunzione di conoscere tutte le forze esistenti in natura– la possibilità che anche altre forze esistano ed agi-scano soprattutto nel campo degli esseri organizzati:animali e vegetali.

Io credo che il positivismo, così ricco di risultatinei due campi fisico e chimico, sia stato portato moltoa torto, con risultati che ora si sta a poco a poco di-struggendo e negando, nel campo della fisiologia edella psicologia.

MANI. – Ma ad ogni modo tutto questo è il metodo speri-mentale e non è possibile immaginarne uno miglioree più sicuro di questo per la scienza.

PIRRO. – Sì, ed io sono d'accordo con te per tutto quelloche riguarda la fisica, la chimica, l'astronomia, la geo-logia e tutte le infinite branche che da queste prendo-no radice. Il metodo sperimentale è indubbiamente ilmigliore per queste scienze che riguardano la materianon organizzata; però non bisogna dimenticare cheessendo il metodo sperimentale per eccellenza analiti-co, dovrebbe guardarsi bene di oltrepassare il campodell'analisi e quindi del metodo induttivo. Guai quan-do in base ad un risultato induttivo parziale si volessearrivare ad una deduzione d'ordine generale. Perchèallora anche qui nella fisica e nella chimica gli erroripossono diventare enormi. E quando siamo davantialle cellule organizzate, a questo formidabile mistero– più mistero oggi forse ancora di quello che non lo

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fosse ieri – non dobbiamo essere ancora più cauti? Equando siamo davanti all'uomo, questa formidabileorganizzazione di cellule viventi, chi dovrebbe avereil coraggio di asserire che esiste solo quello che sap-piamo o deduciamo dal metodo sperimentale? Ebbe-ne, invece proprio qui nelle scienze mediche abbiamoe troviamo nella storia le più cocciute testardaggini,le più aprioristiche affermazioni! È vero, ahimè! cheogni vent'anni almeno – quasi nello stesso periodoche dura una moda tipica per coprire quel graziosoanimale che si chiama donna – ogni venti anni sicambiano concezioni, medicine e modo di curare lemalattie, che cambiano anche la causalità e l'originesecondo la moda medica imperante!

La vis medicatrix

Tutto questo dovrebbe rendere ben cauti e prudentii medici e allontanarli dall'essere categorici e dogma-tici. Invece in nessuna disciplina tu trovi più dogmati-smo, più presunzione, più testardaggine. Ogni epocali trova fermi, irremovibili in qualche dogma, dato difatto, teoria o che so io. Nulla è più tragicamente di-vertente della storia della medicina, come abbiamovisto. Sarebbe divertente e buffa, se non si trattasseanche della storia della povera umanità sofferente nelcorpo e tormentata, per una guarigione, sempre ipote-tica, con i più bislacchi intrugli nell'antichità, o coipiù complicati veleni dalle formule interminabili nei

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fosse ieri – non dobbiamo essere ancora più cauti? Equando siamo davanti all'uomo, questa formidabileorganizzazione di cellule viventi, chi dovrebbe avereil coraggio di asserire che esiste solo quello che sap-piamo o deduciamo dal metodo sperimentale? Ebbe-ne, invece proprio qui nelle scienze mediche abbiamoe troviamo nella storia le più cocciute testardaggini,le più aprioristiche affermazioni! È vero, ahimè! cheogni vent'anni almeno – quasi nello stesso periodoche dura una moda tipica per coprire quel graziosoanimale che si chiama donna – ogni venti anni sicambiano concezioni, medicine e modo di curare lemalattie, che cambiano anche la causalità e l'originesecondo la moda medica imperante!

La vis medicatrix

Tutto questo dovrebbe rendere ben cauti e prudentii medici e allontanarli dall'essere categorici e dogma-tici. Invece in nessuna disciplina tu trovi più dogmati-smo, più presunzione, più testardaggine. Ogni epocali trova fermi, irremovibili in qualche dogma, dato difatto, teoria o che so io. Nulla è più tragicamente di-vertente della storia della medicina, come abbiamovisto. Sarebbe divertente e buffa, se non si trattasseanche della storia della povera umanità sofferente nelcorpo e tormentata, per una guarigione, sempre ipote-tica, con i più bislacchi intrugli nell'antichità, o coipiù complicati veleni dalle formule interminabili nei

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giorni nostri. E questo dosato con una milligramme-trica parsimonia, in modo che il corpo non se ne ac-corge, o con tale generosa larghezza, che il poverocorpo si trova a dover lottare non solo contro la ma-lattia, ma improvvisamente anche con la medicina,che è sempre un veleno ed è sempre in grazia dellacapacità di resistenza dell'individuo, della natura me-dicatrice, se ne esce ancora vivo.

La nostra rassegna storica di poco fa, l'alternarsidei metodi più contradditori e i più assurdi e il fattoche evidentemente gli ammalati, malgrado certe cure,guarivano, fa pensare che la vita e la morte in unamalattia dipendono veramente da qualche cosa che ènell'organismo stesso, da un quid misterioso e indefi-nibile che sfugge alle investigazioni della scienza eche esiste nella natura stessa. Forse è la vis medica-trix naturae di Ippocrate, forse è quella forza che gliantichi indiani chiamavano Prana che sarebbe diffusaovunque e che sarebbe la forza vitale.

I benefici effetti della campagna, delle cure terma-li, di mare, di montagna, di sole e di aria, fanno pen-sare che la guarigione stia più in un assieme di causeconcomitanti e naturali, piuttosto che nell'arsenalefarmaceutico.

Forse tutto il secreto sta nel porre l'organismo nellecondizioni necessarie di resistere o di sviluppare laforza medicatrice della natura di Ippocrate o di poterassorbire maggior quantità di Prana. Un concettosemplice di forza, di equilibrio perturbato nella malat-

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giorni nostri. E questo dosato con una milligramme-trica parsimonia, in modo che il corpo non se ne ac-corge, o con tale generosa larghezza, che il poverocorpo si trova a dover lottare non solo contro la ma-lattia, ma improvvisamente anche con la medicina,che è sempre un veleno ed è sempre in grazia dellacapacità di resistenza dell'individuo, della natura me-dicatrice, se ne esce ancora vivo.

La nostra rassegna storica di poco fa, l'alternarsidei metodi più contradditori e i più assurdi e il fattoche evidentemente gli ammalati, malgrado certe cure,guarivano, fa pensare che la vita e la morte in unamalattia dipendono veramente da qualche cosa che ènell'organismo stesso, da un quid misterioso e indefi-nibile che sfugge alle investigazioni della scienza eche esiste nella natura stessa. Forse è la vis medica-trix naturae di Ippocrate, forse è quella forza che gliantichi indiani chiamavano Prana che sarebbe diffusaovunque e che sarebbe la forza vitale.

I benefici effetti della campagna, delle cure terma-li, di mare, di montagna, di sole e di aria, fanno pen-sare che la guarigione stia più in un assieme di causeconcomitanti e naturali, piuttosto che nell'arsenalefarmaceutico.

Forse tutto il secreto sta nel porre l'organismo nellecondizioni necessarie di resistere o di sviluppare laforza medicatrice della natura di Ippocrate o di poterassorbire maggior quantità di Prana. Un concettosemplice di forza, di equilibrio perturbato nella malat-

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tia, e la ricerca di ridonare questo equilibrioall'ammalato erano la direttiva delle cure magnetiche.Si pensava che la vita era mantenuta da una forza, chequesta forza era in tutti i corpi sani, e difettava, od erasquilibrata e non egualmente sparsa per tutto il corponegli ammalati. E che facendo passare questa forza daun corpo sano – il magnetizzatore – in quellodell'ammalato, si ristabiliva in questi l'equilibrio equindi la salute. Presso a poco questo concetto eraquello delle cure magnetiche che si praticavano findalla più remota antichità, di quelle di Mesmer e deinumerosi magnetizzatori che lo seguirono: Puységur,Deleuze, Du Potet, Lafontaine, Durville. Credendosiall'esistenza di un fluido più o meno universale, maad ogni modo di un fluido o vibrazione o radiazionecome si chiamerebbe oggi, emanate da un corpo uma-no, e constatandosi che un corpo ammalato ne emettemeno o non ne emette affatto, si pensava che con ipassi, le imposizioni e i toccamenti si facevano passa-re in lui questo fluido, queste emanazioni o radiazio-ni, o almeno si teneva l'ammalato sotto l'influenza diqueste emanazioni. Così si veniva a ristabilire l'equi-librio nel corpo dell'ammalato e se ne aumentavano leforze di resistenza. Si aiutava cioè il corpo e i suoi na-turali mezzi di difesa a combattere e a resistere allemalattie. Tutto questo è assolutamente logico, chiaro,ragionevole. Ma la scienza ufficiale, dopo Braid, nonha accettato che l'ipnotismo e ha negato, nel modopiù categorico, ogni fluido, ogni emanazione o radia-

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tia, e la ricerca di ridonare questo equilibrioall'ammalato erano la direttiva delle cure magnetiche.Si pensava che la vita era mantenuta da una forza, chequesta forza era in tutti i corpi sani, e difettava, od erasquilibrata e non egualmente sparsa per tutto il corponegli ammalati. E che facendo passare questa forza daun corpo sano – il magnetizzatore – in quellodell'ammalato, si ristabiliva in questi l'equilibrio equindi la salute. Presso a poco questo concetto eraquello delle cure magnetiche che si praticavano findalla più remota antichità, di quelle di Mesmer e deinumerosi magnetizzatori che lo seguirono: Puységur,Deleuze, Du Potet, Lafontaine, Durville. Credendosiall'esistenza di un fluido più o meno universale, maad ogni modo di un fluido o vibrazione o radiazionecome si chiamerebbe oggi, emanate da un corpo uma-no, e constatandosi che un corpo ammalato ne emettemeno o non ne emette affatto, si pensava che con ipassi, le imposizioni e i toccamenti si facevano passa-re in lui questo fluido, queste emanazioni o radiazio-ni, o almeno si teneva l'ammalato sotto l'influenza diqueste emanazioni. Così si veniva a ristabilire l'equi-librio nel corpo dell'ammalato e se ne aumentavano leforze di resistenza. Si aiutava cioè il corpo e i suoi na-turali mezzi di difesa a combattere e a resistere allemalattie. Tutto questo è assolutamente logico, chiaro,ragionevole. Ma la scienza ufficiale, dopo Braid, nonha accettato che l'ipnotismo e ha negato, nel modopiù categorico, ogni fluido, ogni emanazione o radia-

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zione emanante dal corpo umano, e di conseguenza lepossibilità di guarire con questo mezzo.

L'ipnotismo ha riservato la cura ipnotica ai casi dialcune affezioni nevropatiche ed isteriche negandotutte le altre cure. Ebbene queste cure esistono, sonopossibili, si praticano ancora, all'infuori naturalmentedel campo medico, e con risultati maravigliosi.

Si sono sempre fatte e tutti i miracoli si ottengonocol principio delle cure magnetiche.

MANI.– Hai fatto anche tu cure magnetiche?PIRRO. – Molte e soprattutto, lo confesso, per provare a

me stesso se erano reali, positive o se effetto dellasuggestione sull'ammalato, o di una auto-suggestionedell'ammalato. Sono arrivato alla conclusione che cipuò anche essere l'auto-suggestione, e anche in que-sto caso la cura è egualmente rimarchevole poichè ha,se non altro, l'effetto di far nascere questa beneficaauto-suggestione, ma che in molti casi in cure di bam-bini per esempio, dove è impossibile parlare di auto-suggestione, gli effetti della cura sono reali e positivi.

Ho rilevato anche che generalmente l'effetto dellacura è molto più sensibile e quasi immediato nellemalattie acute che non nelle malattie croniche, dovepure si possono ottenere risultati favorevoli a patto diinsistere per giorni e settimane nella cura senza stan-carsi o scoraggiarsi. Ad ogni modo la cura magneticami ha sempre dato risultati più o meno decisivi e im-mediati, ma sempre – e dico sempre – sensibili. Ecome è una cura che non può mai fare male, non so di

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zione emanante dal corpo umano, e di conseguenza lepossibilità di guarire con questo mezzo.

L'ipnotismo ha riservato la cura ipnotica ai casi dialcune affezioni nevropatiche ed isteriche negandotutte le altre cure. Ebbene queste cure esistono, sonopossibili, si praticano ancora, all'infuori naturalmentedel campo medico, e con risultati maravigliosi.

Si sono sempre fatte e tutti i miracoli si ottengonocol principio delle cure magnetiche.

MANI.– Hai fatto anche tu cure magnetiche?PIRRO. – Molte e soprattutto, lo confesso, per provare a

me stesso se erano reali, positive o se effetto dellasuggestione sull'ammalato, o di una auto-suggestionedell'ammalato. Sono arrivato alla conclusione che cipuò anche essere l'auto-suggestione, e anche in que-sto caso la cura è egualmente rimarchevole poichè ha,se non altro, l'effetto di far nascere questa beneficaauto-suggestione, ma che in molti casi in cure di bam-bini per esempio, dove è impossibile parlare di auto-suggestione, gli effetti della cura sono reali e positivi.

Ho rilevato anche che generalmente l'effetto dellacura è molto più sensibile e quasi immediato nellemalattie acute che non nelle malattie croniche, dovepure si possono ottenere risultati favorevoli a patto diinsistere per giorni e settimane nella cura senza stan-carsi o scoraggiarsi. Ad ogni modo la cura magneticami ha sempre dato risultati più o meno decisivi e im-mediati, ma sempre – e dico sempre – sensibili. Ecome è una cura che non può mai fare male, non so di

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quali altre cure si possa dire la stessa cosa, così biso-gna evidentemente dare ad essa un posto d'onore.

Le mie esperienze di cure magnetiche mi sono statepreziose, poichè mi hanno dato modo di fare interes-santissime constatazioni e mi hanno anche rivelatouna quantità di altre possibilità di sentire che l'uomoha. Ecco alcune delle mie constatazioni.

È possibile, senza sapere dove è localizzato il male,facendo passare la mano aperta lentamente sopra tuttoil corpo alla distanza di otto o dieci centimetri (anchese il corpo è completamente coperto) trovare il puntopreciso dove è il male.

MANI. –Ma come mai?PIRRO. – Quello che si sente emanare, nota la parola, da

quel punto è diverso da quello che si sente emanaredalle altre parti sane ed è diverso secondo il male.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Cioè se in quella parte od organo c'è una in-

fiammazione od una infezione si sente un lavorìo cheuna volta in una parametrite mi ha dato l'impressioneche dentro ci fosse come un ronzio prodotto da unmucchio di insetti che si agitassero; se invecenell'organo c'è un'atonia, si sentirà come una corrented'aria fredda uscire da quel punto.

E queste correnti calde o fredde, tranquille od agi-tate, possono essere anche acide o alcaline. Dico aci-de od alcaline, perchè danno alla mano che esploraquesta esatta impressione.

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quali altre cure si possa dire la stessa cosa, così biso-gna evidentemente dare ad essa un posto d'onore.

Le mie esperienze di cure magnetiche mi sono statepreziose, poichè mi hanno dato modo di fare interes-santissime constatazioni e mi hanno anche rivelatouna quantità di altre possibilità di sentire che l'uomoha. Ecco alcune delle mie constatazioni.

È possibile, senza sapere dove è localizzato il male,facendo passare la mano aperta lentamente sopra tuttoil corpo alla distanza di otto o dieci centimetri (anchese il corpo è completamente coperto) trovare il puntopreciso dove è il male.

MANI. –Ma come mai?PIRRO. – Quello che si sente emanare, nota la parola, da

quel punto è diverso da quello che si sente emanaredalle altre parti sane ed è diverso secondo il male.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Cioè se in quella parte od organo c'è una in-

fiammazione od una infezione si sente un lavorìo cheuna volta in una parametrite mi ha dato l'impressioneche dentro ci fosse come un ronzio prodotto da unmucchio di insetti che si agitassero; se invecenell'organo c'è un'atonia, si sentirà come una corrented'aria fredda uscire da quel punto.

E queste correnti calde o fredde, tranquille od agi-tate, possono essere anche acide o alcaline. Dico aci-de od alcaline, perchè danno alla mano che esploraquesta esatta impressione.

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Generalmente su questi due estremi o di eccessivaemanazione calda, o di eccessiva emanazione fredda,vertono le altre impressioni.

Si ha come l'impressione che due siano i generi oalmeno gli effetti del male nei vari organi: o troppaattività sregolata o mancanza di attività. Eccesso divitalità, o difetto. E questo mi ha fatto pensareall'antico Solve et coagula ermetico. E la cura magne-tica si riduce in fondo o a concentrare forza su quelpunto o a disperderla.

Coagula et solve!E mi pare che tutta la infinita nomenclatura medica

delle malattie si possa veramente ridurre, come effet-to, a questi due risultati: o attività anormale (qualun-que ne sia la causa) o inattività anormale (qualunquene sia la causa).

Altra constatazione che è conseguenza di quella diprima: si ha sempre l'impressione esatta del momentoin cui si può cessare la cura, perchè si sente chel'equilibrio è ristabilito. Così quando si tratta di undolore acuto, non importa di che genere, si sentequando il dolore è cessato.

MANI.– Ma tutto questo è straordinario! Poichè lodici tu, posso crederlo!

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Generalmente su questi due estremi o di eccessivaemanazione calda, o di eccessiva emanazione fredda,vertono le altre impressioni.

Si ha come l'impressione che due siano i generi oalmeno gli effetti del male nei vari organi: o troppaattività sregolata o mancanza di attività. Eccesso divitalità, o difetto. E questo mi ha fatto pensareall'antico Solve et coagula ermetico. E la cura magne-tica si riduce in fondo o a concentrare forza su quelpunto o a disperderla.

Coagula et solve!E mi pare che tutta la infinita nomenclatura medica

delle malattie si possa veramente ridurre, come effet-to, a questi due risultati: o attività anormale (qualun-que ne sia la causa) o inattività anormale (qualunquene sia la causa).

Altra constatazione che è conseguenza di quella diprima: si ha sempre l'impressione esatta del momentoin cui si può cessare la cura, perchè si sente chel'equilibrio è ristabilito. Così quando si tratta di undolore acuto, non importa di che genere, si sentequando il dolore è cessato.

MANI.– Ma tutto questo è straordinario! Poichè lodici tu, posso crederlo!

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Una guarigione a distanza

PIRRO. – Ero anch'io le prime volte incredulo perfino ame stesso e pensavo fossero immaginazioni. Poi cen-tinaia di esperienze mi hanno convinto.

Ma il più maraviglioso è che queste impressioni sipossono avere – e le ho avute – a più di mille chilo-metri di distanza!

MANI.– Davvero?PIRRO. – Ero a Parigi anni fa. Un telegramma mi arriva

dandomi l'allarmante notizia che la mia mamma – al-lora a Bergamo – era in gravissime condizioni per unabroncopolmonite; che non si nutrivano speranze, eannunciava l'arrivo degli altri miei fratelli al suo ca-pezzale. Puoi immaginare quale effetto produsse queltelegramma su di me che avevo per la mia mamma unaffetto vivissimo e quale dolore nel trovarminell'assoluta impossibilità di assentarmi da Parigi peraccorrere al suo capezzale. Non potevo che mandareun telegramma...

Alla sera di questo giorno, finite le mie occupazio-ni, ero in casa e mi disponevo ad andare a letto conl'idea che mia madre fosse morente. Allora avevo dapoco cominciate le mie esperienze di cure magnetichee sapevo vagamente che si potevano anche tentare dalontano... D'improvviso mi è venuta l'idea: «tentare».Con una concentrazione tale che io vedevo la mam-ma a letto ammalata e con una forza di volontà, di de-siderio, di amore come solo una mamma adorata può

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Una guarigione a distanza

PIRRO. – Ero anch'io le prime volte incredulo perfino ame stesso e pensavo fossero immaginazioni. Poi cen-tinaia di esperienze mi hanno convinto.

Ma il più maraviglioso è che queste impressioni sipossono avere – e le ho avute – a più di mille chilo-metri di distanza!

MANI.– Davvero?PIRRO. – Ero a Parigi anni fa. Un telegramma mi arriva

dandomi l'allarmante notizia che la mia mamma – al-lora a Bergamo – era in gravissime condizioni per unabroncopolmonite; che non si nutrivano speranze, eannunciava l'arrivo degli altri miei fratelli al suo ca-pezzale. Puoi immaginare quale effetto produsse queltelegramma su di me che avevo per la mia mamma unaffetto vivissimo e quale dolore nel trovarminell'assoluta impossibilità di assentarmi da Parigi peraccorrere al suo capezzale. Non potevo che mandareun telegramma...

Alla sera di questo giorno, finite le mie occupazio-ni, ero in casa e mi disponevo ad andare a letto conl'idea che mia madre fosse morente. Allora avevo dapoco cominciate le mie esperienze di cure magnetichee sapevo vagamente che si potevano anche tentare dalontano... D'improvviso mi è venuta l'idea: «tentare».Con una concentrazione tale che io vedevo la mam-ma a letto ammalata e con una forza di volontà, di de-siderio, di amore come solo una mamma adorata può

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infondere, lancio forza, forza, forza, tutta la mia forzaperchè guarisca.

Estenuato, ma più tranquillo, me ne andai a letto.Poichè di giorno le occupazioni me lo impedivano,

la sera seguente prima di coricarmi ripetei la magne-tizzazione.

La terza sera, fatto con la stessa volontà e lo stessoamore il lancio della forza, di tutta la mia forza, iosentii subito improvvisa la certezza che la mia mam-ma era guarita. Tranquillissimo, felice, sicuro dellasua guarigione, andai a letto e dormii profondamente.

Alla mattina un telegramma; la persona che me loporgeva, sapendo della malattia di mia madre, erapallida e non ardiva consegnarmelo! Io dico: «Apripure, non è nulla di grave, la mia mamma è guarita!Lo so!»

Il telegramma diceva testualmente: «Miracolosomiglioramento mamma fuori pericolo».

MANI. – È straordinario!PIRRO. – Sì, è apparentemente straordinario, ma vedrai –

lo vedremo assieme – è semplicissimo, naturalissimo!Nel mondo misterioso o, cosidetto, occulto tutto è

semplice, naturale, forse perchè è innanzitutto logico.Ma per oggi basta. Molti argomenti abbiamo tocca-

to nella nostra conversazione e molti problemi si sonoaffacciati al nostro studio. Speriamo nei giorni venturidi delucidarli e al lume della logica, risolverli, forse!

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infondere, lancio forza, forza, forza, tutta la mia forzaperchè guarisca.

Estenuato, ma più tranquillo, me ne andai a letto.Poichè di giorno le occupazioni me lo impedivano,

la sera seguente prima di coricarmi ripetei la magne-tizzazione.

La terza sera, fatto con la stessa volontà e lo stessoamore il lancio della forza, di tutta la mia forza, iosentii subito improvvisa la certezza che la mia mam-ma era guarita. Tranquillissimo, felice, sicuro dellasua guarigione, andai a letto e dormii profondamente.

Alla mattina un telegramma; la persona che me loporgeva, sapendo della malattia di mia madre, erapallida e non ardiva consegnarmelo! Io dico: «Apripure, non è nulla di grave, la mia mamma è guarita!Lo so!»

Il telegramma diceva testualmente: «Miracolosomiglioramento mamma fuori pericolo».

MANI. – È straordinario!PIRRO. – Sì, è apparentemente straordinario, ma vedrai –

lo vedremo assieme – è semplicissimo, naturalissimo!Nel mondo misterioso o, cosidetto, occulto tutto è

semplice, naturale, forse perchè è innanzitutto logico.Ma per oggi basta. Molti argomenti abbiamo tocca-

to nella nostra conversazione e molti problemi si sonoaffacciati al nostro studio. Speriamo nei giorni venturidi delucidarli e al lume della logica, risolverli, forse!

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CAPITOLO II

MANI. – Ho ricevuto la risposta di mia cugina; eccola: tela leggo.

«Caro cugino, scusami se ti scrivo con la matita,ma devi sapere che sono a letto e viva per miracolo!Quattro giorni fa sono stata investita da un'automobi-le che è montata sul marciapiede dove stavo chiac-chierando con una signora di mia conoscenza. L'auto-mobile mi ha colpita nella schiena e nelle gambe esono stata gettata a terra. Figurati il mio spavento. Ionon potevo più alzarmi, mi hanno portata di peso acasa mia, che era, per fortuna, poco lontana. Il medi-co mi ha visitato, ma ha aspettato, per pronunciarsi, ilrisultato della radiografia che oggi è stata fatta. Perfortuna non ho nulla di rotto ed ora sono più tranquil-la. Ma soffro però molti dolori a metà della spina dor-sale e al ginocchio sinistro, tanto che non posso dor-mire di notte se non dopo aver sorbito una buona dosedi bromuri. Eccomi così immobilizzata chissà perquanto tempo! Il dottore, dato che nulla è rotto, diceche non è una cosa grave! Ma temo lo dica per conso-larmi. Non mi occorreva proprio altro per completarele mie disgrazie! Beato te che sei in viaggio! A meproprio non ne va bene una!

Tua cugina Angela.»

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CAPITOLO II

MANI. – Ho ricevuto la risposta di mia cugina; eccola: tela leggo.

«Caro cugino, scusami se ti scrivo con la matita,ma devi sapere che sono a letto e viva per miracolo!Quattro giorni fa sono stata investita da un'automobi-le che è montata sul marciapiede dove stavo chiac-chierando con una signora di mia conoscenza. L'auto-mobile mi ha colpita nella schiena e nelle gambe esono stata gettata a terra. Figurati il mio spavento. Ionon potevo più alzarmi, mi hanno portata di peso acasa mia, che era, per fortuna, poco lontana. Il medi-co mi ha visitato, ma ha aspettato, per pronunciarsi, ilrisultato della radiografia che oggi è stata fatta. Perfortuna non ho nulla di rotto ed ora sono più tranquil-la. Ma soffro però molti dolori a metà della spina dor-sale e al ginocchio sinistro, tanto che non posso dor-mire di notte se non dopo aver sorbito una buona dosedi bromuri. Eccomi così immobilizzata chissà perquanto tempo! Il dottore, dato che nulla è rotto, diceche non è una cosa grave! Ma temo lo dica per conso-larmi. Non mi occorreva proprio altro per completarele mie disgrazie! Beato te che sei in viaggio! A meproprio non ne va bene una!

Tua cugina Angela.»

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PIRRO. – Ora dunque abbiamo la conferma precisa. Elladice: «a metà circa della spina dorsale»; la nostra si-gnora ha detto «all'altezza dei reni». Tua cugina dice«ginocchio sinistro» e la signora ha detto: «gambe»,ma se avessimo domandato ancora avrebbe potutoprecisare di certo. Sei convinto? o hai ancora dei dub-bi?

MANI. – Non c'è niente da dire! È sorprendente, e nonriesco veramente a spiegarmi una cosa tanto misterio-sa! Quello che mi fa più meraviglia è che non cono-sciamo gli organi che servono alla sonnambula e nonconosciamo neppure la causa o la forza che la dirige.

Lo stato sonnambolico

PIRRO. – Vediamo innanzi tutto che sia lo stato sonnam-bolico e che cosa lo caratterizzi.

Sentiamo quello che ne dice la scienza ufficiale.Braid definisce l'ipnotismo «uno stato particolare delsistema nervoso determinato da manovre artificiali» eper dare una spiegazione dell'influenza della concen-trazione del pensiero sullo stato nervoso del cervello,crede che il rallentamento dei movimenti respiratorioccasionato da questa attenzione sostenuta dallo spiri-to, contribuisca, per l'imperfetta decarbonizzazionedel sangue a determinare il sonno ipnotico.

Morselli definisce l'ipnotismo «un sonno artificialepiù o meno profondo, in cui altre regioni del cervellorestano paralizzate, mentre altre vengono straordina-

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PIRRO. – Ora dunque abbiamo la conferma precisa. Elladice: «a metà circa della spina dorsale»; la nostra si-gnora ha detto «all'altezza dei reni». Tua cugina dice«ginocchio sinistro» e la signora ha detto: «gambe»,ma se avessimo domandato ancora avrebbe potutoprecisare di certo. Sei convinto? o hai ancora dei dub-bi?

MANI. – Non c'è niente da dire! È sorprendente, e nonriesco veramente a spiegarmi una cosa tanto misterio-sa! Quello che mi fa più meraviglia è che non cono-sciamo gli organi che servono alla sonnambula e nonconosciamo neppure la causa o la forza che la dirige.

Lo stato sonnambolico

PIRRO. – Vediamo innanzi tutto che sia lo stato sonnam-bolico e che cosa lo caratterizzi.

Sentiamo quello che ne dice la scienza ufficiale.Braid definisce l'ipnotismo «uno stato particolare delsistema nervoso determinato da manovre artificiali» eper dare una spiegazione dell'influenza della concen-trazione del pensiero sullo stato nervoso del cervello,crede che il rallentamento dei movimenti respiratorioccasionato da questa attenzione sostenuta dallo spiri-to, contribuisca, per l'imperfetta decarbonizzazionedel sangue a determinare il sonno ipnotico.

Morselli definisce l'ipnotismo «un sonno artificialepiù o meno profondo, in cui altre regioni del cervellorestano paralizzate, mentre altre vengono straordina-

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riamente eccitate». Dal contrasto e dal vario combi-narsi di questo stato paralitico di alcune parti e fun-zioni nervose e cerebrali, deriverebbe tutta la svariatafenomenologia del magnetismo, dell'ipnotismo, delsonnambulismo, della fascinazione eccetera. Egli ri-tiene l'ipnotismo una «nevrosi sperimentale».

Rumpf crede che nell'ipnotismo avvengano cangia-menti riflessi nella circolazione cerebrale, i quali dan-no luogo a fenomeni di iperemia o di anemia cerebra-le. A questa teoria fisiologica, il Preyer ha contrappo-sto la sua puramente chimica, ritenendo che la con-centrazione del pensiero determini una attività esage-rata delle cellule cerebrali, dalla quale risultino deiprodotti facilmente ossidati per esempio dei lattati,che rendono torpido il cervello, in seguito alla sottra-zione di ossigeno alle sue diverse regioni.

Ma il Bernheim osserva che la rapidità dell'ipnosi el'istantaneità in cui il risveglio ha luogo non si conci-liano con queste concezioni teoriche.

Schneider ha emesso la sua dottrina psico-fisiolo-gica ed interpreta questi fenomeni con la concentra-zione unilaterale ed anormale della coscienza su diuna sola idea: l'eccitazione intellettiva, l'acutezza esa-gerata dei sensi, la vivacità dell'immaginazione sareb-bero dovute al fatto che ogni attività psichica, invecedi esser disseminata su di un grande territorio, si con-centra in un piccolo numero di punti.

Berger è del parere che la concentrazione del pen-siero su di una sola idea dia luogo ad una inerzia della

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riamente eccitate». Dal contrasto e dal vario combi-narsi di questo stato paralitico di alcune parti e fun-zioni nervose e cerebrali, deriverebbe tutta la svariatafenomenologia del magnetismo, dell'ipnotismo, delsonnambulismo, della fascinazione eccetera. Egli ri-tiene l'ipnotismo una «nevrosi sperimentale».

Rumpf crede che nell'ipnotismo avvengano cangia-menti riflessi nella circolazione cerebrale, i quali dan-no luogo a fenomeni di iperemia o di anemia cerebra-le. A questa teoria fisiologica, il Preyer ha contrappo-sto la sua puramente chimica, ritenendo che la con-centrazione del pensiero determini una attività esage-rata delle cellule cerebrali, dalla quale risultino deiprodotti facilmente ossidati per esempio dei lattati,che rendono torpido il cervello, in seguito alla sottra-zione di ossigeno alle sue diverse regioni.

Ma il Bernheim osserva che la rapidità dell'ipnosi el'istantaneità in cui il risveglio ha luogo non si conci-liano con queste concezioni teoriche.

Schneider ha emesso la sua dottrina psico-fisiolo-gica ed interpreta questi fenomeni con la concentra-zione unilaterale ed anormale della coscienza su diuna sola idea: l'eccitazione intellettiva, l'acutezza esa-gerata dei sensi, la vivacità dell'immaginazione sareb-bero dovute al fatto che ogni attività psichica, invecedi esser disseminata su di un grande territorio, si con-centra in un piccolo numero di punti.

Berger è del parere che la concentrazione del pen-siero su di una sola idea dia luogo ad una inerzia della

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volontà che costituisce il fondo dello stato ipnotico.Heidenheim crede che l'eccitazione debole e continuadei nervi sensori (acustico ed ottico), determini unasospensione di attività delle cellule della corteccia ce-rebrale, a cui si aggiunge un'eccitazione dei centri ri-flessi motori sottostanti alla corteccia.

Despine nel suo «Étude scientifique sur le sonnam-bulisme» dice esistere un'attività cerebrale automaticache si manifesta senza il concorso dell'Io; perchè tuttii centri nervosi possiedono, per le leggi che regolanola loro attività, un potere intelligente senza alcun Io,senza personalità. Le facoltà psichiche possono incerti stati cerebrali patologici manifestarsi nell'assen-za dell'Io dello spirito, della coscienza e produrre attisimili a quelli che normalmente sono manifesti periniziativa dell'Io. Questa è l'attività cerebrale inco-sciente. Nello stato normale queste due attività sonointimamente collegate fra loro, non formano che unasola cosa e si manifestano sempre unite. In certi statinervosi patologici possono separarsi ed agire isolata-mente. Il sonnambulismo è caratterizzato fisiologica-mente dall'attività automatica del cervello durante laparalisi della sua attività cosciente.

L'ignoranza da parte del sonnambulo di tutto ciòche egli fa in sonnambulismo non viene dunquedall'oblio, ma dalla non partecipazione dell'Io co-sciente ai suoi atti.

Il Dal Pozzo definisce l'ipnotismo quello stato incui le funzioni vitali organiche e sensorie sono pertur-

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volontà che costituisce il fondo dello stato ipnotico.Heidenheim crede che l'eccitazione debole e continuadei nervi sensori (acustico ed ottico), determini unasospensione di attività delle cellule della corteccia ce-rebrale, a cui si aggiunge un'eccitazione dei centri ri-flessi motori sottostanti alla corteccia.

Despine nel suo «Étude scientifique sur le sonnam-bulisme» dice esistere un'attività cerebrale automaticache si manifesta senza il concorso dell'Io; perchè tuttii centri nervosi possiedono, per le leggi che regolanola loro attività, un potere intelligente senza alcun Io,senza personalità. Le facoltà psichiche possono incerti stati cerebrali patologici manifestarsi nell'assen-za dell'Io dello spirito, della coscienza e produrre attisimili a quelli che normalmente sono manifesti periniziativa dell'Io. Questa è l'attività cerebrale inco-sciente. Nello stato normale queste due attività sonointimamente collegate fra loro, non formano che unasola cosa e si manifestano sempre unite. In certi statinervosi patologici possono separarsi ed agire isolata-mente. Il sonnambulismo è caratterizzato fisiologica-mente dall'attività automatica del cervello durante laparalisi della sua attività cosciente.

L'ignoranza da parte del sonnambulo di tutto ciòche egli fa in sonnambulismo non viene dunquedall'oblio, ma dalla non partecipazione dell'Io co-sciente ai suoi atti.

Il Dal Pozzo definisce l'ipnotismo quello stato incui le funzioni vitali organiche e sensorie sono pertur-

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bate da azioni esterne, che determinano fatti inibitorie dinamogetici nell'organismo.

Baréty espone la sua teoria della forza nervosa ra-diante. Egli dice che questa forza non ancora studiatae che ha le stesse proprietà delle forze della natura,sarebbe, come queste, una trasformazione del movi-mento; si trasmetterebbe per mezzo delle ondulazionidell'etere, esisterebbe nel sistema nervoso allo statodinamico e statico e potrebbe in alcune persone di-ventare radiante. Questa forza nervosa radiante sareb-be, secondo Baréty, lo stesso fluido che Mesmer ave-va conosciuto solo empiricamente. Questo fluido siemette per mezzo degli occhi, delle dita, del soffio;esso si propaga in linea retta, si riflette su di una su-perficie liscia, secondo le leggi della fisica, attraversai corpi opachi e massicci, avrebbe insomma delle pro-prietà analoghe alla luce ed alla elettricità e le pro-prietà di tutte le forze studiate in fisica.

I raggi N di Blondot

A. Charpentier, in una nota letta da Arsonvalall'Accademia delle Scienze di Parigi, ha voluto di-mostrare che il corpo umano emette radiazioni che sipercepiscono a distanza. Esse sarebbero trasmesse at-traverso le sostanze trasparenti e si riflettono e rifran-gono come i raggi N di Blondot. Secondo Charpen-tier, il pensiero non espresso, l'attenzione, lo sforzomentale, darebbero luogo ad una emissione di raggi N

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bate da azioni esterne, che determinano fatti inibitorie dinamogetici nell'organismo.

Baréty espone la sua teoria della forza nervosa ra-diante. Egli dice che questa forza non ancora studiatae che ha le stesse proprietà delle forze della natura,sarebbe, come queste, una trasformazione del movi-mento; si trasmetterebbe per mezzo delle ondulazionidell'etere, esisterebbe nel sistema nervoso allo statodinamico e statico e potrebbe in alcune persone di-ventare radiante. Questa forza nervosa radiante sareb-be, secondo Baréty, lo stesso fluido che Mesmer ave-va conosciuto solo empiricamente. Questo fluido siemette per mezzo degli occhi, delle dita, del soffio;esso si propaga in linea retta, si riflette su di una su-perficie liscia, secondo le leggi della fisica, attraversai corpi opachi e massicci, avrebbe insomma delle pro-prietà analoghe alla luce ed alla elettricità e le pro-prietà di tutte le forze studiate in fisica.

I raggi N di Blondot

A. Charpentier, in una nota letta da Arsonvalall'Accademia delle Scienze di Parigi, ha voluto di-mostrare che il corpo umano emette radiazioni che sipercepiscono a distanza. Esse sarebbero trasmesse at-traverso le sostanze trasparenti e si riflettono e rifran-gono come i raggi N di Blondot. Secondo Charpen-tier, il pensiero non espresso, l'attenzione, lo sforzomentale, darebbero luogo ad una emissione di raggi N

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che influiscono sulla fosforescenza. Egli si serve pertale dimostrazione di una sostanza fosforescente pocoluminosa il cui splendore è aumentato dai raggi N(raggi di Blondot) ricevuti su questa sostanza nellaoscurità. Eccoci ad esperienze che confermerebberoquesta famosa emanazione o radiazione del corpoumano che la scienza medica, fino a pochi anni fa,non voleva ammettere e di cui non voleva neppuresentir parlare. Tu conosci sicuramente la storia deiraggi di Blondot. Nel 1903 Blondot, professore di fi-sica alla facoltà di Nancy, studiando i raggi X che nonsono deviati da un prisma, scorse dei raggi che eranodeviati dal prisma. Egli diede a questi raggi il nomedi raggi N essendo stati trovati a Nancy.

Le sorgenti di questi raggi sono molto numerose;Blondot osservò questi raggi nei tubi di Crooks, in unbecco Auer, nell'acciaio temperato, nella luce delsole, nel corpo umano.

Qualunque sia la sorgente che produce questi raggi– che sono oscuri – essi aumentano la sensibilitàdell'occhio. Così in una camera dove regni semioscu-rità, mettendo una moneta d'oro su di un fondo opacoqualunque, in un cappello floscio per esempio, e chiu-dendo le tende fino a che non si scorga più la moneta,è sufficiente avvicinare all'occhio o alla moneta unalama di coltello (acciaio temprato) perchè la monetaappaia nettamente. Essa non è visibile immediata-mente in tutto il suo splendore, ma si illumina a pocoa poco, e quando si ritira la sorgente illuminante, cioè

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che influiscono sulla fosforescenza. Egli si serve pertale dimostrazione di una sostanza fosforescente pocoluminosa il cui splendore è aumentato dai raggi N(raggi di Blondot) ricevuti su questa sostanza nellaoscurità. Eccoci ad esperienze che confermerebberoquesta famosa emanazione o radiazione del corpoumano che la scienza medica, fino a pochi anni fa,non voleva ammettere e di cui non voleva neppuresentir parlare. Tu conosci sicuramente la storia deiraggi di Blondot. Nel 1903 Blondot, professore di fi-sica alla facoltà di Nancy, studiando i raggi X che nonsono deviati da un prisma, scorse dei raggi che eranodeviati dal prisma. Egli diede a questi raggi il nomedi raggi N essendo stati trovati a Nancy.

Le sorgenti di questi raggi sono molto numerose;Blondot osservò questi raggi nei tubi di Crooks, in unbecco Auer, nell'acciaio temperato, nella luce delsole, nel corpo umano.

Qualunque sia la sorgente che produce questi raggi– che sono oscuri – essi aumentano la sensibilitàdell'occhio. Così in una camera dove regni semioscu-rità, mettendo una moneta d'oro su di un fondo opacoqualunque, in un cappello floscio per esempio, e chiu-dendo le tende fino a che non si scorga più la moneta,è sufficiente avvicinare all'occhio o alla moneta unalama di coltello (acciaio temprato) perchè la monetaappaia nettamente. Essa non è visibile immediata-mente in tutto il suo splendore, ma si illumina a pocoa poco, e quando si ritira la sorgente illuminante, cioè

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la lama del coltello, la visibilità diminuisce e la mo-neta ridiviene a poco a poco invisibile. Questi raggiagiscono egualmente su di una sorgente luminosa dipiccola intensità di cui aumentano la luminosità. Levariazioni di luminosità possono venire facilmente fo-tografate. Uno schermo al solfuro di calcio rimpiazzavantaggiosamente la sorgente luminosa. I raggi N at-traversano certi corpi, mentre da certi altri sono assor-biti. Si immagazzinano per così dire nella maggiorparte dei corpi quando questi sono esposti ad una lorosorgente come il sole, per esempio. Così un ciottolo,un mattone raccolto nei campi o per la strada emetto-no raggi N. Blondot con esperienze delicatissime hadimostrato che i raggi N emettono realmente una spe-cie di fluido che non è completamente imponderabilee che egli chiama emissione pesante. Egli ha egual-mente dimostrato che questa emissione si trova nelmagnete e nell'elettricità. Il corpo umano, soprattuttoi polpastrelli delle dita, lanciano dei lunghi effluvi pe-santi che Meyer compara a getti liquidi. Fino ad unadistanza di due metri, dice egli, si dirigono in linearetta attraverso lo spazio, poi la loro direzione si ab-bassa. (Resoconto dell'Accademia di Scienze 25 lu-glio 1904). Nel 1904 i raggi N erano visti dappertuttoda chi voleva seriamente cercarli e vederli. Ma te-mendo che questi raggi fossero realmente i raggi o ilfluido del magnetismo, che sono sempre stati negatidalle Accademie e dai Medici, alcune personalità uf-ficiali asserirono che avevano cercato di vederli, ma

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la lama del coltello, la visibilità diminuisce e la mo-neta ridiviene a poco a poco invisibile. Questi raggiagiscono egualmente su di una sorgente luminosa dipiccola intensità di cui aumentano la luminosità. Levariazioni di luminosità possono venire facilmente fo-tografate. Uno schermo al solfuro di calcio rimpiazzavantaggiosamente la sorgente luminosa. I raggi N at-traversano certi corpi, mentre da certi altri sono assor-biti. Si immagazzinano per così dire nella maggiorparte dei corpi quando questi sono esposti ad una lorosorgente come il sole, per esempio. Così un ciottolo,un mattone raccolto nei campi o per la strada emetto-no raggi N. Blondot con esperienze delicatissime hadimostrato che i raggi N emettono realmente una spe-cie di fluido che non è completamente imponderabilee che egli chiama emissione pesante. Egli ha egual-mente dimostrato che questa emissione si trova nelmagnete e nell'elettricità. Il corpo umano, soprattuttoi polpastrelli delle dita, lanciano dei lunghi effluvi pe-santi che Meyer compara a getti liquidi. Fino ad unadistanza di due metri, dice egli, si dirigono in linearetta attraverso lo spazio, poi la loro direzione si ab-bassa. (Resoconto dell'Accademia di Scienze 25 lu-glio 1904). Nel 1904 i raggi N erano visti dappertuttoda chi voleva seriamente cercarli e vederli. Ma te-mendo che questi raggi fossero realmente i raggi o ilfluido del magnetismo, che sono sempre stati negatidalle Accademie e dai Medici, alcune personalità uf-ficiali asserirono che avevano cercato di vederli, ma

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non avevano visto nulla. Queste affermazioni, timidein principio, divennero poi più sicure e anche coloroche non avevano mai sperimentato, negarono prestola loro realtà, insinuando che Blondot e i suoi colla-boratori erano stati giocati dalla suggestione odall'autosuggestione.

Questi che temevano di cadere in disgrazia cessa-rono le loro ricerche o non le pubblicarono più. Eccoperchè da parecchi anni non si sente più parlare deiraggi N.

Io devo però dirti che, sebbene esistano delle espe-rienze che provano questa irradiazione o moto vibra-torio prodotto dal corpo umano, non credo che per lavia di esperienze fisiche o fisico-fisiologiche, si possaarrivare a risultati più probativi di quelli ai quali si èarrivati.

Queste esperienze per me hanno quindi una medio-crissima importanza.

MANI. – Perchè? Forse perchè il loro risultato non è ab-bastanza chiaro e decisivo?

PIRRO. – Qualunque altra esperienza si possa immaginaree tentare, qualunque apparecchio si possa ideare, il ri-sultato non andrà mai più in là di quanto hanno datole esperienze fatte fino ad ora.

MANI. – Ma io invece penso che coll'andar del tempo lascienza moltiplicando le esperienze, immaginandonealtre, riuscirà anche a conoscere meglio queste ema-nazioni o radiazioni che dir si voglia, queste forze an-cora sconosciute della natura.

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non avevano visto nulla. Queste affermazioni, timidein principio, divennero poi più sicure e anche coloroche non avevano mai sperimentato, negarono prestola loro realtà, insinuando che Blondot e i suoi colla-boratori erano stati giocati dalla suggestione odall'autosuggestione.

Questi che temevano di cadere in disgrazia cessa-rono le loro ricerche o non le pubblicarono più. Eccoperchè da parecchi anni non si sente più parlare deiraggi N.

Io devo però dirti che, sebbene esistano delle espe-rienze che provano questa irradiazione o moto vibra-torio prodotto dal corpo umano, non credo che per lavia di esperienze fisiche o fisico-fisiologiche, si possaarrivare a risultati più probativi di quelli ai quali si èarrivati.

Queste esperienze per me hanno quindi una medio-crissima importanza.

MANI. – Perchè? Forse perchè il loro risultato non è ab-bastanza chiaro e decisivo?

PIRRO. – Qualunque altra esperienza si possa immaginaree tentare, qualunque apparecchio si possa ideare, il ri-sultato non andrà mai più in là di quanto hanno datole esperienze fatte fino ad ora.

MANI. – Ma io invece penso che coll'andar del tempo lascienza moltiplicando le esperienze, immaginandonealtre, riuscirà anche a conoscere meglio queste ema-nazioni o radiazioni che dir si voglia, queste forze an-cora sconosciute della natura.

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Il pensiero e le vibrazioni fisiche

PIRRO. – No, non illuderti! Io credo che questo non av-verrà mai. E ti spiego subito il perchè. Quando noifacciamo una esperienza è ovvio che scegliamo il ma-teriale adatto all'esperienza stessa. Per esperienzeelettriche scegliamo corpi conduttori e corpi isolanti;per esperienze sulla luce scegliamo, che so io vetri,lenti, prismi e schermi opachi eccetera. Per questeforze ancora sconosciute noi dovremmo scegliere ilmateriale adatto ad esse. Ora se esiste una forza ra-diante dal corpo umano, e poichè il corpo umano è unassieme di cellule vive, noi non potremo scegliere checellule vive, affinchè possano essere sensibili a questeemanazioni. Se il pensiero emana, irradia una energiaattraverso il nostro corpo e da questo allo spazio; af-finchè questa irradiazione risulti evidente bisogneràscegliere qualche cosa di affine, di eguale cioè un al-tro corpo, un altro cervello, un altro pensiero.

Se io voglio ricevere le onde hertziane emanate dauna stazione, dovrò intonare il mio apparecchio conquella stazione; bisognerà che fra le due stazioni esi-stano delle capacità eguali, altrimenti io non riceverònulla, o al massimo avrò delle semplici perturbazioni,che mi potranno rendere assolutamente scettico sul ri-sultato, tanto che se questa fosse una esperienza perprovare la trasmissione, io potrei con tutte le ragioni econ tutta la logica negare che esista una trasmissionedelle onde hertziane attraverso lo spazio; ti pare?

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Il pensiero e le vibrazioni fisiche

PIRRO. – No, non illuderti! Io credo che questo non av-verrà mai. E ti spiego subito il perchè. Quando noifacciamo una esperienza è ovvio che scegliamo il ma-teriale adatto all'esperienza stessa. Per esperienzeelettriche scegliamo corpi conduttori e corpi isolanti;per esperienze sulla luce scegliamo, che so io vetri,lenti, prismi e schermi opachi eccetera. Per questeforze ancora sconosciute noi dovremmo scegliere ilmateriale adatto ad esse. Ora se esiste una forza ra-diante dal corpo umano, e poichè il corpo umano è unassieme di cellule vive, noi non potremo scegliere checellule vive, affinchè possano essere sensibili a questeemanazioni. Se il pensiero emana, irradia una energiaattraverso il nostro corpo e da questo allo spazio; af-finchè questa irradiazione risulti evidente bisogneràscegliere qualche cosa di affine, di eguale cioè un al-tro corpo, un altro cervello, un altro pensiero.

Se io voglio ricevere le onde hertziane emanate dauna stazione, dovrò intonare il mio apparecchio conquella stazione; bisognerà che fra le due stazioni esi-stano delle capacità eguali, altrimenti io non riceverònulla, o al massimo avrò delle semplici perturbazioni,che mi potranno rendere assolutamente scettico sul ri-sultato, tanto che se questa fosse una esperienza perprovare la trasmissione, io potrei con tutte le ragioni econ tutta la logica negare che esista una trasmissionedelle onde hertziane attraverso lo spazio; ti pare?

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MANI. – Certo.PIRRO. – E allora come può essere possibile che un pezzo

di carta, di mica od altro siano intonati, quindi sensi-bili, a queste emanazioni che partono da un assiemedi cellule vive come è il nostro corpo?

A me ora preme dire che queste radiazioni umane,abbiano origine dalla energia fisiologica o dalla emis-sione del pensiero – e in questo caso in un piano su-periore alla materia – non potranno avere come stru-mento di ricezione, che un organo eguale o molto af-fine all'organo che le emette.

MANI. – Quindi vorresti dire che solo l'uomo può esseresensibile a queste radiazioni.

PIRRO. – Precisamente. In questo campo noi possiamousare come strumenti di analisi e di esperimentazionesolamente altri uomini. Ma qui le difficoltà sono di unaltro ordine e abbastanza gravi, perchè risulta che nontutti gli uomini, non tutti gli organismi sono atti o ab-bastanza sensibili per questo. Così la necessità di farele esperienze con tipi scelti, e la facile possibilità, pergli aprioristicamente scettici, di negare i fenomeniche si possono ottenere, se ripetono l'esperienza contipi non adatti. Da qui anche la comune scappatoiache questi fenomeni sono solo ottenibili con tipi ne-vropatici, isterici, eccetera, quindi anormali, e la con-clusione che essi non sono che fatti patologici d'ecce-zione. Ecco perchè abbiamo in tutto questo campo diricerche due tendenze; una diremo così positivista cheli nega, ed un'altra che li ammette come fatto occulto,

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MANI. – Certo.PIRRO. – E allora come può essere possibile che un pezzo

di carta, di mica od altro siano intonati, quindi sensi-bili, a queste emanazioni che partono da un assiemedi cellule vive come è il nostro corpo?

A me ora preme dire che queste radiazioni umane,abbiano origine dalla energia fisiologica o dalla emis-sione del pensiero – e in questo caso in un piano su-periore alla materia – non potranno avere come stru-mento di ricezione, che un organo eguale o molto af-fine all'organo che le emette.

MANI. – Quindi vorresti dire che solo l'uomo può esseresensibile a queste radiazioni.

PIRRO. – Precisamente. In questo campo noi possiamousare come strumenti di analisi e di esperimentazionesolamente altri uomini. Ma qui le difficoltà sono di unaltro ordine e abbastanza gravi, perchè risulta che nontutti gli uomini, non tutti gli organismi sono atti o ab-bastanza sensibili per questo. Così la necessità di farele esperienze con tipi scelti, e la facile possibilità, pergli aprioristicamente scettici, di negare i fenomeniche si possono ottenere, se ripetono l'esperienza contipi non adatti. Da qui anche la comune scappatoiache questi fenomeni sono solo ottenibili con tipi ne-vropatici, isterici, eccetera, quindi anormali, e la con-clusione che essi non sono che fatti patologici d'ecce-zione. Ecco perchè abbiamo in tutto questo campo diricerche due tendenze; una diremo così positivista cheli nega, ed un'altra che li ammette come fatto occulto,

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misterioso, che può divenire un articolo di fede che siaccetta senza discussione.

MANI. – Ma anche con l'apparecchio uomo si possonosempre condurre le esperienze in modo che non siapossibile dubitare del risultato.

PIRRO. – Certamente, anche se quest'uomo sia ecceziona-le. Benchè in questi ultimi anni si studino con grandeinteresse tutti questi fenomeni, quella è forse la ragio-ne degli scarsi progressi in questo campo; ed anchequelli ottenuti trovano tanti negatori e tanti scettici.

MANI. – Ma lasciamo questo e cerchiamo piuttosto ditrarre una conclusione dalla nostra esperienza con lalettera di mia cugina.

Influenze del pensiero

PIRRO. – Tutto ciò che abbiamo detto serve a sgombrarela strada e a darci almeno un punto sicuro per prose-guire. Credo che anche tu ammetterai il fatto delle ir-radiazioni del corpo umano, anche se ci sfugge la suaorigine, se cioè sia fisiologica o spirituale. Se la suaorigine sia nel corpo materiale stesso o non piuttostonel pensiero che si manifesta poi attraverso il corpomateriale. Io credo a questa seconda ipotesi, ed eccoper quali ragioni. L'uomo facendo il semplice attomateriale di accendere un cerino all'aperto in una not-te stellata, determina con questo atto una serie di vi-brazioni luminose, che si lanciano nello spazio e chesi propagano all'infinito – turba con questo messaggio

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misterioso, che può divenire un articolo di fede che siaccetta senza discussione.

MANI. – Ma anche con l'apparecchio uomo si possonosempre condurre le esperienze in modo che non siapossibile dubitare del risultato.

PIRRO. – Certamente, anche se quest'uomo sia ecceziona-le. Benchè in questi ultimi anni si studino con grandeinteresse tutti questi fenomeni, quella è forse la ragio-ne degli scarsi progressi in questo campo; ed anchequelli ottenuti trovano tanti negatori e tanti scettici.

MANI. – Ma lasciamo questo e cerchiamo piuttosto ditrarre una conclusione dalla nostra esperienza con lalettera di mia cugina.

Influenze del pensiero

PIRRO. – Tutto ciò che abbiamo detto serve a sgombrarela strada e a darci almeno un punto sicuro per prose-guire. Credo che anche tu ammetterai il fatto delle ir-radiazioni del corpo umano, anche se ci sfugge la suaorigine, se cioè sia fisiologica o spirituale. Se la suaorigine sia nel corpo materiale stesso o non piuttostonel pensiero che si manifesta poi attraverso il corpomateriale. Io credo a questa seconda ipotesi, ed eccoper quali ragioni. L'uomo facendo il semplice attomateriale di accendere un cerino all'aperto in una not-te stellata, determina con questo atto una serie di vi-brazioni luminose, che si lanciano nello spazio e chesi propagano all'infinito – turba con questo messaggio

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l'infinito dello spazio – e aggiunge a tutti gli altrimessaggi anche questo del cerino. Sarebbe ben stra-no, incredibile, assurdo che l'uomo poi con quella mi-rabile messa in marcia d'energia che si chiama pensie-ro, riuscisse solo a far palpitare un po' più rapidamen-te le cellule del suo cervello o il breve percorso deisuoi nervi. È logico che esista una così vasta possibi-lità di ripercussione nello spazio per un cerino accesoe nessuna per un pensiero lanciato? Se la logica reggeil mondo, e se la legge della causalità e quella conser-vazione della energia hanno ancora – anzi ora più chemai – le loro basilari verità, bisogna ben dedurre cheil pensiero si lanci in uno spazio ancora più vasto, chela perturbazione determinata e la vibrazione lanciatasiano ben infinitamente superiori a quelle di un cerinoacceso in una note stellata! Ecco dunque come la lo-gica, come la legge di causalità ci fanno credere piùche possibile questo; prove ed esperienze lo confer-mano. Il cervello lancia continui messaggi con rapidi-tà fulminea, con una continuità, una varietà di qualità,di intensità di genere infiniti. A che scopo misuranogli psicologi positivisti la lunghezza delle percezionidei nervi, la poca velocità di queste trasmissioni, con-fondendo il mezzo con la causa, la sensazione colpensiero? Si ha un bel dire: mettiti davanti ad un cro-nometro che conta i secondi con un giro di lancetta,cerca di guardarlo con la coda dell'occhio, e pensa adun soggetto che possa essere fertile di molte idee. Ve-drai quante idee ti saranno passate con una rapidità

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l'infinito dello spazio – e aggiunge a tutti gli altrimessaggi anche questo del cerino. Sarebbe ben stra-no, incredibile, assurdo che l'uomo poi con quella mi-rabile messa in marcia d'energia che si chiama pensie-ro, riuscisse solo a far palpitare un po' più rapidamen-te le cellule del suo cervello o il breve percorso deisuoi nervi. È logico che esista una così vasta possibi-lità di ripercussione nello spazio per un cerino accesoe nessuna per un pensiero lanciato? Se la logica reggeil mondo, e se la legge della causalità e quella conser-vazione della energia hanno ancora – anzi ora più chemai – le loro basilari verità, bisogna ben dedurre cheil pensiero si lanci in uno spazio ancora più vasto, chela perturbazione determinata e la vibrazione lanciatasiano ben infinitamente superiori a quelle di un cerinoacceso in una note stellata! Ecco dunque come la lo-gica, come la legge di causalità ci fanno credere piùche possibile questo; prove ed esperienze lo confer-mano. Il cervello lancia continui messaggi con rapidi-tà fulminea, con una continuità, una varietà di qualità,di intensità di genere infiniti. A che scopo misuranogli psicologi positivisti la lunghezza delle percezionidei nervi, la poca velocità di queste trasmissioni, con-fondendo il mezzo con la causa, la sensazione colpensiero? Si ha un bel dire: mettiti davanti ad un cro-nometro che conta i secondi con un giro di lancetta,cerca di guardarlo con la coda dell'occhio, e pensa adun soggetto che possa essere fertile di molte idee. Ve-drai quante idee ti saranno passate con una rapidità

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inconcepibile e di infinite varietà nel tempo che lalancetta avrà fatto un solo giro, nel tempo di un se-condo! Quale antenna emettente può in egual tempocambiare tante volte di lunghezza o qualità d'onda? Equesta antenna-cervello sarebbe come il serpente chesi mangia la coda? Rinchiuderebbe la sua forza su sestessa? Una forza così poderosa non avrebbe echi, vi-brazioni attorno a sè?

Il pensiero e l'opera d'arte

MANI. – Ma l'eco, la vibrazione del cervello potrebbe es-sere rappresentata dal pensiero concentrato in parole,poesia, musica, pittura, eccetera. Questo potrebbe es-sere, anzi secondo me, è il suo effetto.

PIRRO. – Non basta, non basta! L'opera d'arte è in questocaso ciò che è la lampadina per una corrente elettrica.Ma la luce della lampada non è che uno dei modi dirivelarci la corrente elettrica. La corrente è un'altracosa e lancia ben altri messaggi nello spazio, siacome campo elettromagnetico, sia come onde hertzia-ne. Il risultato del pensiero – opera d'arte – è in que-sto caso la lampadina che si accende. Ma pensa aquello scambio puramente spirituale che avviene nelmondo dell'arte o del pensiero; pensa alla eccitazioneche può dare al tuo spirito l'opera d'arte, alle idee chepossono nascere nel tuo spirito davanti ad un'altraidea, di un altro spirito, e allora forse potrai intenderedi quale irradiazione del pensiero io voglia parlare. È

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inconcepibile e di infinite varietà nel tempo che lalancetta avrà fatto un solo giro, nel tempo di un se-condo! Quale antenna emettente può in egual tempocambiare tante volte di lunghezza o qualità d'onda? Equesta antenna-cervello sarebbe come il serpente chesi mangia la coda? Rinchiuderebbe la sua forza su sestessa? Una forza così poderosa non avrebbe echi, vi-brazioni attorno a sè?

Il pensiero e l'opera d'arte

MANI. – Ma l'eco, la vibrazione del cervello potrebbe es-sere rappresentata dal pensiero concentrato in parole,poesia, musica, pittura, eccetera. Questo potrebbe es-sere, anzi secondo me, è il suo effetto.

PIRRO. – Non basta, non basta! L'opera d'arte è in questocaso ciò che è la lampadina per una corrente elettrica.Ma la luce della lampada non è che uno dei modi dirivelarci la corrente elettrica. La corrente è un'altracosa e lancia ben altri messaggi nello spazio, siacome campo elettromagnetico, sia come onde hertzia-ne. Il risultato del pensiero – opera d'arte – è in que-sto caso la lampadina che si accende. Ma pensa aquello scambio puramente spirituale che avviene nelmondo dell'arte o del pensiero; pensa alla eccitazioneche può dare al tuo spirito l'opera d'arte, alle idee chepossono nascere nel tuo spirito davanti ad un'altraidea, di un altro spirito, e allora forse potrai intenderedi quale irradiazione del pensiero io voglia parlare. È

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questa una irradiazione completamente immateriale,unicamente spirituale. Come la lampadina è la mate-ria che trasforma in onda visibile – luce – la correnteelettrica invisibile, così l'opera d'arte è, se vuoi, unalampadina, una materia che trasforma per i nostri sen-si, quel quid egualmente visibile che è l'idea e la spi-ritualità. Le idee di Platone sarebbero morte con lui sela parola e la scrittura non ce le avessero tramandate.I mondi spirituali di Dante, di Michelangelo, di Sha-kespeare, di Bach o di Beethoven sarebbero morti conloro, se le loro opere non ci avessero tramandato que-sti mondi spirituali. Ora ecco la funzione dell'operad'arte: tramandare attraverso i secoli i mondi spiritualidi individualità già da tempo scomparse. Se l'operad'arte – materia – è capace di tramandare mondi spiri-tuali, io credo che il corpo, materia viva cellulare or-ganizzata, sia atto a trasmettere ad un altro esserevivo il pensiero che in quel momento alberga, e lo tra-smette attraverso il corpo, in una forma che noi peranalogia potremo chiamare vibrazione, irradiazione,emanazione: come vuoi. E come per un sordo di spiri-to, non esiste tutto quel mondo che l'opera d'arte rive-la, così questa irradiazione che il pensiero dà al corpomentre vive, non può essere percepita che da un cor-po sensibile, che non sia sordo. Ecco perchè le espe-rienze fisiche – come non ci potranno mai provare,rendere per così dire palpabile la spiritualità diun'opera d'arte – così niente che non sia corpo che al-

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questa una irradiazione completamente immateriale,unicamente spirituale. Come la lampadina è la mate-ria che trasforma in onda visibile – luce – la correnteelettrica invisibile, così l'opera d'arte è, se vuoi, unalampadina, una materia che trasforma per i nostri sen-si, quel quid egualmente visibile che è l'idea e la spi-ritualità. Le idee di Platone sarebbero morte con lui sela parola e la scrittura non ce le avessero tramandate.I mondi spirituali di Dante, di Michelangelo, di Sha-kespeare, di Bach o di Beethoven sarebbero morti conloro, se le loro opere non ci avessero tramandato que-sti mondi spirituali. Ora ecco la funzione dell'operad'arte: tramandare attraverso i secoli i mondi spiritualidi individualità già da tempo scomparse. Se l'operad'arte – materia – è capace di tramandare mondi spiri-tuali, io credo che il corpo, materia viva cellulare or-ganizzata, sia atto a trasmettere ad un altro esserevivo il pensiero che in quel momento alberga, e lo tra-smette attraverso il corpo, in una forma che noi peranalogia potremo chiamare vibrazione, irradiazione,emanazione: come vuoi. E come per un sordo di spiri-to, non esiste tutto quel mondo che l'opera d'arte rive-la, così questa irradiazione che il pensiero dà al corpomentre vive, non può essere percepita che da un cor-po sensibile, che non sia sordo. Ecco perchè le espe-rienze fisiche – come non ci potranno mai provare,rendere per così dire palpabile la spiritualità diun'opera d'arte – così niente che non sia corpo che al-

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berghi uno spirito ci potrà rivelare queste trasmissionidi energia vitale, di pensiero insomma.

Bisogna veramente credere allo spirito, bisogna ve-ramente credere ad una vita intensa, superiore, mara-vigliosa al di là della fisica, per poter capire, rendersiragione e credere a questi fenomeni. Come tu credi,senti e vivi attraverso l'opera d'arte nel mondo spiri-tuale che questa ti rivela, e come credi a questo mon-do spirituale artistico e alla sua potenza attiva, cosìnon vedo perchè tu non possa immaginare, ammette-re, credere in un mondo attuale attivo – che è ugual-mente al di là della fisica – e che è formato dalla po-tenza irradiante del pensiero, dalla sua esistenza perse stesso in un mondo ultrafisico, che può manifestar-si e influire sui corpi fisiologicamente e vitalmenteorganizzati per sentirlo, anche se a questo richiamo, aquesta influenza non sempre interviene quella presen-za dell'Io che noi diciamo comunemente coscienza.

E ritorniamo al nostro soggetto.

Ipnotismo e magnetismo

PIRRO. – Dalle varie definizioni o spiegazioni delsonno ipnotico o magnetico non possiamo dedurre,come hai visto, nulla di preciso, nulla di sicuro. Pos-siamo aggiungere che Charcot ha creduto di riscon-trare tre forme in questo sonno basandosi su differen-ze fisiologiche nello stato della persona addormenta-ta: stato catalettico, letargico, sonnambolico. Ma que-

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berghi uno spirito ci potrà rivelare queste trasmissionidi energia vitale, di pensiero insomma.

Bisogna veramente credere allo spirito, bisogna ve-ramente credere ad una vita intensa, superiore, mara-vigliosa al di là della fisica, per poter capire, rendersiragione e credere a questi fenomeni. Come tu credi,senti e vivi attraverso l'opera d'arte nel mondo spiri-tuale che questa ti rivela, e come credi a questo mon-do spirituale artistico e alla sua potenza attiva, cosìnon vedo perchè tu non possa immaginare, ammette-re, credere in un mondo attuale attivo – che è ugual-mente al di là della fisica – e che è formato dalla po-tenza irradiante del pensiero, dalla sua esistenza perse stesso in un mondo ultrafisico, che può manifestar-si e influire sui corpi fisiologicamente e vitalmenteorganizzati per sentirlo, anche se a questo richiamo, aquesta influenza non sempre interviene quella presen-za dell'Io che noi diciamo comunemente coscienza.

E ritorniamo al nostro soggetto.

Ipnotismo e magnetismo

PIRRO. – Dalle varie definizioni o spiegazioni delsonno ipnotico o magnetico non possiamo dedurre,come hai visto, nulla di preciso, nulla di sicuro. Pos-siamo aggiungere che Charcot ha creduto di riscon-trare tre forme in questo sonno basandosi su differen-ze fisiologiche nello stato della persona addormenta-ta: stato catalettico, letargico, sonnambolico. Ma que-

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sti tre stati che Charcot otteneva in soggetti nevropati-ci e che egli differenziava basandosi sullo stato più omeno differente della sensibilità neuro-muscolare,sono stati negati e non più riscontrati da altri osserva-tori ed ipnotizzatori. I magnetisti invece, che non usa-no i metodi ipnotici violenti e che con i loro metodi,più faticosi per l'esperimentatore e non nocivi per ilsoggetto addormentato, arrivano a dei fenomeni mol-to più interessanti e ad un sonno molto più profondodi quello ottenibile con i metodi ipnotici e sensorialiesterni, si sono accorti che gli stati del sonno sonomolto più numerosi e che vanno dal più leggero – unaspecie di sonnolenza vaga nella quale è particolar-mente efficace la suggestione, che essi chiamano ap-punto stato suggestivo – fino a quelli più profondi delsonnambulismo che permettono di arrivare alla este-riorizzazione della sensibilità ed al fenomeno maravi-glioso dello sdoppiamento del corpo. A questi feno-meni l'ipnotismo non è arrivato e non può arrivare.Bisogna dunque ammettere che i mezzi puramentesensori, come quelli usati dall'ipnotismo, e i soli am-messi dalla scienza medica, non hanno che una in-fluenza sul fisico e solo di riflesso sullo spiritodell'ipnotizzato, e che invece i fenomeni ottenibilicon la magnetizzazione arrivano ben al di là di questoed hanno una più diretta e più immediata influenzasulla psiche del soggetto. Ammettendo l'emissione diradiazione o di fluido dalle mani, pare logico dedurreche questa radiazione, saturando il corpo del sogget-

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sti tre stati che Charcot otteneva in soggetti nevropati-ci e che egli differenziava basandosi sullo stato più omeno differente della sensibilità neuro-muscolare,sono stati negati e non più riscontrati da altri osserva-tori ed ipnotizzatori. I magnetisti invece, che non usa-no i metodi ipnotici violenti e che con i loro metodi,più faticosi per l'esperimentatore e non nocivi per ilsoggetto addormentato, arrivano a dei fenomeni mol-to più interessanti e ad un sonno molto più profondodi quello ottenibile con i metodi ipnotici e sensorialiesterni, si sono accorti che gli stati del sonno sonomolto più numerosi e che vanno dal più leggero – unaspecie di sonnolenza vaga nella quale è particolar-mente efficace la suggestione, che essi chiamano ap-punto stato suggestivo – fino a quelli più profondi delsonnambulismo che permettono di arrivare alla este-riorizzazione della sensibilità ed al fenomeno maravi-glioso dello sdoppiamento del corpo. A questi feno-meni l'ipnotismo non è arrivato e non può arrivare.Bisogna dunque ammettere che i mezzi puramentesensori, come quelli usati dall'ipnotismo, e i soli am-messi dalla scienza medica, non hanno che una in-fluenza sul fisico e solo di riflesso sullo spiritodell'ipnotizzato, e che invece i fenomeni ottenibilicon la magnetizzazione arrivano ben al di là di questoed hanno una più diretta e più immediata influenzasulla psiche del soggetto. Ammettendo l'emissione diradiazione o di fluido dalle mani, pare logico dedurreche questa radiazione, saturando il corpo del sogget-

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to, trovi una diretta corrispondenza con le facoltà spi-rituali del magnetizzato, trovi cioè una stazione rice-vente verosimilmente intonata con queste radiazioni oforse, meglio ancora, ritrovi se stessa o qualche cosadi molto affine a se stessa e da qui una esaltazione oaumento di potenzialità che determina i fenomeni su-periori del magnetismo: la visione a distanza, la luci-dità e la chiaroveggenza.

La nostra esperienza della lettera non sarebbe riu-scita se io avessi ipnotizzato la signora. E noto che ip-notizzare è facile e non faticoso per l'agente; è invecefaticante e sgradevole per il paziente. Quando si fan-no i passi magnetici, checchè dicano i materialisti, siha la prova che veramente esce dal magnetizzantequalche cosa che è energia per il fatto della stanchez-za enorme – tanto più se non si è allenati – che si pro-va dopo. Questa stanchezza, è vero, scompare relati-vamente presto, ma esiste. Ora tu hai visto come sonoquesti passi. Movimenti lenti che non comportano al-cuna fatica o sforzo muscolare. Da dove può derivarela fatica se non da una emissione di energia, di forza?

Questa fatica che accompagna la pratica dei passimagnetici, caratterizza la differenza fondamentale delprocedimento magnetico da quello ipnotico. Capiraiche, far fissare un oggetto brillante, colpire con unaluce brillante il soggetto, provocare un rumore im-provviso o forte con un tam-tam o con qualunque al-tro dei metodi ipnotici, sono procedimenti che non af-faticano troppo l'operatore. Mentre i passi e le impo-

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to, trovi una diretta corrispondenza con le facoltà spi-rituali del magnetizzato, trovi cioè una stazione rice-vente verosimilmente intonata con queste radiazioni oforse, meglio ancora, ritrovi se stessa o qualche cosadi molto affine a se stessa e da qui una esaltazione oaumento di potenzialità che determina i fenomeni su-periori del magnetismo: la visione a distanza, la luci-dità e la chiaroveggenza.

La nostra esperienza della lettera non sarebbe riu-scita se io avessi ipnotizzato la signora. E noto che ip-notizzare è facile e non faticoso per l'agente; è invecefaticante e sgradevole per il paziente. Quando si fan-no i passi magnetici, checchè dicano i materialisti, siha la prova che veramente esce dal magnetizzantequalche cosa che è energia per il fatto della stanchez-za enorme – tanto più se non si è allenati – che si pro-va dopo. Questa stanchezza, è vero, scompare relati-vamente presto, ma esiste. Ora tu hai visto come sonoquesti passi. Movimenti lenti che non comportano al-cuna fatica o sforzo muscolare. Da dove può derivarela fatica se non da una emissione di energia, di forza?

Questa fatica che accompagna la pratica dei passimagnetici, caratterizza la differenza fondamentale delprocedimento magnetico da quello ipnotico. Capiraiche, far fissare un oggetto brillante, colpire con unaluce brillante il soggetto, provocare un rumore im-provviso o forte con un tam-tam o con qualunque al-tro dei metodi ipnotici, sono procedimenti che non af-faticano troppo l'operatore. Mentre i passi e le impo-

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sizioni che sono, non dimentichiamolo, i procedimen-ti classici dei magnetisti, sono faticosi, domandanoraccoglimento, concentrazione e sforzo. Si è discussoquale ruolo abbia in questa emissione di energia lavolontà, e si è arrivati alla conclusione, dopo molteprove, che la volontà e la concentrazione aumentanoquesta emissione. Su questa base dell'emissionedell'energia da parte del magnetizzatore cerchiamo diricostruire il fenomeno e l'esperienza che abbiamofatto con la lettera di tua cugina.

MANI. – Veramente questo son curioso di sentire.PIRRO. – Innanzi tutto è evidente che qualunque sia la

qualità di questa energia che esce dalle mani e dallosguardo del magnetizzatore, non è energia meccanicamuscolare. Tranne il breve contatto, che è d'altrondeleggerissimo, delle mani al principio e che anzi piùche delle mani è dei polpastrelli dei pollici, fra il ma-gnetizzatore e il soggetto, i passi si svolgono tutti sen-za contatto, a breve distanza dal corpo del soggetto.Dunque non c'è la possibilità di trasporto di energiameccanica muscolare.

MANI. – Evidentemente.

Analisi dei metodi per procurare il sonno ipnotico

PIRRO. – Questa energia dunque è già di conseguenza piùsottile, più immateriale di un'energia o forza meccani-ca. Il magnetizzatore (è ovvio possa analizzarlo bene,perchè in questo caso sono io) agisce con questa suc-

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sizioni che sono, non dimentichiamolo, i procedimen-ti classici dei magnetisti, sono faticosi, domandanoraccoglimento, concentrazione e sforzo. Si è discussoquale ruolo abbia in questa emissione di energia lavolontà, e si è arrivati alla conclusione, dopo molteprove, che la volontà e la concentrazione aumentanoquesta emissione. Su questa base dell'emissionedell'energia da parte del magnetizzatore cerchiamo diricostruire il fenomeno e l'esperienza che abbiamofatto con la lettera di tua cugina.

MANI. – Veramente questo son curioso di sentire.PIRRO. – Innanzi tutto è evidente che qualunque sia la

qualità di questa energia che esce dalle mani e dallosguardo del magnetizzatore, non è energia meccanicamuscolare. Tranne il breve contatto, che è d'altrondeleggerissimo, delle mani al principio e che anzi piùche delle mani è dei polpastrelli dei pollici, fra il ma-gnetizzatore e il soggetto, i passi si svolgono tutti sen-za contatto, a breve distanza dal corpo del soggetto.Dunque non c'è la possibilità di trasporto di energiameccanica muscolare.

MANI. – Evidentemente.

Analisi dei metodi per procurare il sonno ipnotico

PIRRO. – Questa energia dunque è già di conseguenza piùsottile, più immateriale di un'energia o forza meccani-ca. Il magnetizzatore (è ovvio possa analizzarlo bene,perchè in questo caso sono io) agisce con questa suc-

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cessione di stati d'animo e di atti. Si concentra su sestesso, riunisce in un certo modo le sue forze in unraccoglimento mentale e fisso su questa concentrazio-ne di forza.

Appoggiate leggermente le mani sulle mani dellapersona da magnetizzare resta in questa posizione untempo che è variabile, ma di cui però può in un certomodo misurare la durata, perchè vi resta fino a quan-do la temperatura delle mani del soggetto sia eguale aquella delle sue mani.

Siamo così arrivati ad una eguaglianza e concor-danza di qualche elemento fra lui e il magnetizzato,cioè la temperatura delle sue mani. Dopo questo sonostati fatti i passi lentissimi dalla testa fino alle gambea distanza di otto o dieci centimetri dal corpo, e poi leimposizioni della mano con le dita riunite a punta sul-la fronte e sul plesso solare pure senza contatto.

Da notare che durante queste manovre meccanica-mente così semplici si comincia a sentire la fatica, ilrespiro diventa più affannoso per lo sforzo e la faticaaumenta col progredire e il prolungarsi di queste ma-novre, tanto che quando infine si appoggia la manosullo stomaco è quasi un riposo, malgrado non si deb-ba diminuire la tensione della volontà e la concentra-zione su quello che si vuol ottenere.

Da questo si può dedurre che i passi o le imposi-zioni più faticose sono quelle senza contatto. Se la fa-tica è data dall'emissione di quest'energia, e non èpossibile spiegarla altrimenti, è evidente che questa

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cessione di stati d'animo e di atti. Si concentra su sestesso, riunisce in un certo modo le sue forze in unraccoglimento mentale e fisso su questa concentrazio-ne di forza.

Appoggiate leggermente le mani sulle mani dellapersona da magnetizzare resta in questa posizione untempo che è variabile, ma di cui però può in un certomodo misurare la durata, perchè vi resta fino a quan-do la temperatura delle mani del soggetto sia eguale aquella delle sue mani.

Siamo così arrivati ad una eguaglianza e concor-danza di qualche elemento fra lui e il magnetizzato,cioè la temperatura delle sue mani. Dopo questo sonostati fatti i passi lentissimi dalla testa fino alle gambea distanza di otto o dieci centimetri dal corpo, e poi leimposizioni della mano con le dita riunite a punta sul-la fronte e sul plesso solare pure senza contatto.

Da notare che durante queste manovre meccanica-mente così semplici si comincia a sentire la fatica, ilrespiro diventa più affannoso per lo sforzo e la faticaaumenta col progredire e il prolungarsi di queste ma-novre, tanto che quando infine si appoggia la manosullo stomaco è quasi un riposo, malgrado non si deb-ba diminuire la tensione della volontà e la concentra-zione su quello che si vuol ottenere.

Da questo si può dedurre che i passi o le imposi-zioni più faticose sono quelle senza contatto. Se la fa-tica è data dall'emissione di quest'energia, e non èpossibile spiegarla altrimenti, è evidente che questa

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emissione è maggiore quando non c'è contatto mate-riale. Questo vorrebbe dire in fondo che la materia,almeno quella solida, offre maggior resistenza al suopassaggio e l'emissione ne resta diminuita. Si potreb-be dedurre forse che l'emissione è più libera attraver-so l'aria, e che la sua natura non ama la materia densa,o che forse la vera emissione avviene a una certa di-stanza dalla superficie del corpo.

Dunque da parte del magnetizzatore abbiamo unaconcentrazione del pensiero sul fenomeno che si vuolottenere, e sul fatto di emettere una energia dallemani per saturarne in un certo modo il magnetizzato.Abbiamo qui nel magnetizzatore un solo fatto spiri-tuale: concentrazione. Scartato lo sforzo meccanico,non resta che lo sforzo psichico o spirituale. Mi parepossiamo concludere che l'energia che si emette, qua-lunque essa sia, dipende dal pensiero, dalla sua con-centrazione e verosimilmente questa energia partecipadegli attributi del pensiero stesso. A questo punto bi-sogna dire che in opposizione alla scuola ed alle teo-rie di Braid, accettata da Charcot in Francia, sono sor-te un'altra scuola ed un'altra teoria: la scuola è cono-sciuta come «Scuola di Nancy». Questa scuola conLiebault, Banheim ed altri spiega ed ottiene il son-nambulismo a mezzo della suggestione. Messo il sog-getto comodamente a sedere o sdraiato, è invitato a ri-lasciare i suoi muscoli, ed allontanare dal suo spiritoogni paura e ad associarsi volontariamente all'inten-zione dell'operatore che è di addormentarlo. Questi lo

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emissione è maggiore quando non c'è contatto mate-riale. Questo vorrebbe dire in fondo che la materia,almeno quella solida, offre maggior resistenza al suopassaggio e l'emissione ne resta diminuita. Si potreb-be dedurre forse che l'emissione è più libera attraver-so l'aria, e che la sua natura non ama la materia densa,o che forse la vera emissione avviene a una certa di-stanza dalla superficie del corpo.

Dunque da parte del magnetizzatore abbiamo unaconcentrazione del pensiero sul fenomeno che si vuolottenere, e sul fatto di emettere una energia dallemani per saturarne in un certo modo il magnetizzato.Abbiamo qui nel magnetizzatore un solo fatto spiri-tuale: concentrazione. Scartato lo sforzo meccanico,non resta che lo sforzo psichico o spirituale. Mi parepossiamo concludere che l'energia che si emette, qua-lunque essa sia, dipende dal pensiero, dalla sua con-centrazione e verosimilmente questa energia partecipadegli attributi del pensiero stesso. A questo punto bi-sogna dire che in opposizione alla scuola ed alle teo-rie di Braid, accettata da Charcot in Francia, sono sor-te un'altra scuola ed un'altra teoria: la scuola è cono-sciuta come «Scuola di Nancy». Questa scuola conLiebault, Banheim ed altri spiega ed ottiene il son-nambulismo a mezzo della suggestione. Messo il sog-getto comodamente a sedere o sdraiato, è invitato a ri-lasciare i suoi muscoli, ed allontanare dal suo spiritoogni paura e ad associarsi volontariamente all'inten-zione dell'operatore che è di addormentarlo. Questi lo

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guarda dolcemente negli occhi e gli ripete in un tonopositivo che proverà una specie di torpore, che sentiràle sue palpebre divenire pesanti, la sonnolenza pren-derlo a poco a poco, che infine si sentirà invasodall'irresistibile bisogno di dormire. Questo metodo,che è quello della suggestione, agisce dunque diretta-mente sulla psiche del soggetto. Se noi analizziamoquesto procedimento, troviamo che è un modo di oc-cupare l'immaginazione su di una data idea (del son-no) così che indirettamente i sensi del corpo sono pre-si dal sonno. Si sottrae qui la psiche dai sensi.

Analizziamo ora questi diversi procedimenti:a) quello di Braid, colpendo con una sensazione

forte improvvisa o prolungata un dato senso – vistaod udito – lo stanca e in un certo modo lo paralizza.

b) Quello della suggestione occupa lungamente,intensamente l'immaginazione, la psiche del soggetto,in modo di allontanarla dalle idee che ha normalmen-te, e dalla coscienza che assiste o dirige i fenomenisensori.

c) Quello della magnetizzazione, facendo passa-re dell'energia che può essere solo psichica o spiritua-le, aumenta quella del magnetizzato, creando così unaesaltazione, un aumento e una predominanza delleenergie psichiche su quelle fisiologiche sensorie emeccaniche.

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guarda dolcemente negli occhi e gli ripete in un tonopositivo che proverà una specie di torpore, che sentiràle sue palpebre divenire pesanti, la sonnolenza pren-derlo a poco a poco, che infine si sentirà invasodall'irresistibile bisogno di dormire. Questo metodo,che è quello della suggestione, agisce dunque diretta-mente sulla psiche del soggetto. Se noi analizziamoquesto procedimento, troviamo che è un modo di oc-cupare l'immaginazione su di una data idea (del son-no) così che indirettamente i sensi del corpo sono pre-si dal sonno. Si sottrae qui la psiche dai sensi.

Analizziamo ora questi diversi procedimenti:a) quello di Braid, colpendo con una sensazione

forte improvvisa o prolungata un dato senso – vistaod udito – lo stanca e in un certo modo lo paralizza.

b) Quello della suggestione occupa lungamente,intensamente l'immaginazione, la psiche del soggetto,in modo di allontanarla dalle idee che ha normalmen-te, e dalla coscienza che assiste o dirige i fenomenisensori.

c) Quello della magnetizzazione, facendo passa-re dell'energia che può essere solo psichica o spiritua-le, aumenta quella del magnetizzato, creando così unaesaltazione, un aumento e una predominanza delleenergie psichiche su quelle fisiologiche sensorie emeccaniche.

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Dualismo tra sensi e psiche

Se analizziamo l'effetto di questi procedimenti tro-viamo che nel risultato sono identici, cioè per vie di-verse rallentano o diminuiscono momentaneamente lostretto legame che unisce la psiche al corpo.

L'ipnotizzatore che paralizza direttamente un senso– vista od udito – lo sottrae al dominio della volontà equindi della psiche. L'ipnotizzatore che suggestiona,agisce sulla psiche e la occupa di una data idea, la al-lontana, cioè sottrae questa dai fenomeni sensori.

Il magnetizzatore, aumentando con la propria ener-gia psichica quella del soggetto, fa sì che questa pren-da il sopravvento, il predominio sulle energie fisiolo-giche e sensorie del corpo: stacca dunque le due for-me di energia, in modo che quelle psichiche non sia-no più legate alle sensazioni fisiologiche. Tanto èvero che in questo stato sono possibili le illusioni, lesuggestioni, i trasporti delle sensazioni del corpo.Tutti questi fenomeni provano appunto che la co-scienza, l'Io, lo spirito, comunque lo si voglia chiama-re, non è più in istretto legame con i sensi del corpo.Distacco dunque tra psiche e corpo. E mentre questacoscienza e questa psiche non sentono più e non giu-dicano più giustamente le sensazioni fisiologiche, seancora ne esistono, altre facoltà: vedere a distanza,rintracciare in base a una lettera la persona che l'hascritta a chilometri di distanza, leggere una letterachiusa, vedere l'ora che segna un orologio che si trova

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Dualismo tra sensi e psiche

Se analizziamo l'effetto di questi procedimenti tro-viamo che nel risultato sono identici, cioè per vie di-verse rallentano o diminuiscono momentaneamente lostretto legame che unisce la psiche al corpo.

L'ipnotizzatore che paralizza direttamente un senso– vista od udito – lo sottrae al dominio della volontà equindi della psiche. L'ipnotizzatore che suggestiona,agisce sulla psiche e la occupa di una data idea, la al-lontana, cioè sottrae questa dai fenomeni sensori.

Il magnetizzatore, aumentando con la propria ener-gia psichica quella del soggetto, fa sì che questa pren-da il sopravvento, il predominio sulle energie fisiolo-giche e sensorie del corpo: stacca dunque le due for-me di energia, in modo che quelle psichiche non sia-no più legate alle sensazioni fisiologiche. Tanto èvero che in questo stato sono possibili le illusioni, lesuggestioni, i trasporti delle sensazioni del corpo.Tutti questi fenomeni provano appunto che la co-scienza, l'Io, lo spirito, comunque lo si voglia chiama-re, non è più in istretto legame con i sensi del corpo.Distacco dunque tra psiche e corpo. E mentre questacoscienza e questa psiche non sentono più e non giu-dicano più giustamente le sensazioni fisiologiche, seancora ne esistono, altre facoltà: vedere a distanza,rintracciare in base a una lettera la persona che l'hascritta a chilometri di distanza, leggere una letterachiusa, vedere l'ora che segna un orologio che si trova

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in un'altra stanza, descrivere quello che fa, quello cheprova, quello che pensa una persona che si trova aqualsiasi distanza, tutte queste meravigliose facoltà sisviluppano. E tutte queste facoltà non sono solamentequelle dei sensi normali di un corpo sveglio acutizza-te; sono facoltà assolutamente diverse, per le quali isensi normali anche portati alla più eccezionale acu-tezza non possono servire. Basta pensare al più faciledegli esperimenti di chiaroveggenza, leggere l'ora se-gnata da un orologio che sta in un altro locale di cuila porta è chiusa, ora che è ignorata nella sua esattez-za dai presenti (altrimenti si potrebbe dubitare che lasonnambula legga nel pensiero dei presenti l'ora daquesti conosciuta) per provare che non è possibiledire che la vista è iperacutizzata, poichè l'occhio no-stro non vede i raggi X e non ha quindi una sensibilitàper onde che attraversano i muri e le palpebre, chesono in queste esperienze normalmente chiuse.

Dalle analisi dello stato del magnetizzato, secondoi vari gradi del sonno più o meno profondo, e secondole complicate analisi fenomenologiche e diagnostiche– tutte relative allo stato della sensibilità neuro-muscolare – quindi tutte riferentesi allo stato dellamateria corpo, risulta che il corpo nel sonno sonnam-bolico è abbandonato dalle facoltà sensorie: giaceinerte con un aspetto piuttosto cadaverico, è diventatoquasi unicamente materia molte volte insensibile, in-differente, cieco e sordo a quello che gli passa attor-no. Dunque bisogna concludere che le facoltà ultrafi-

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in un'altra stanza, descrivere quello che fa, quello cheprova, quello che pensa una persona che si trova aqualsiasi distanza, tutte queste meravigliose facoltà sisviluppano. E tutte queste facoltà non sono solamentequelle dei sensi normali di un corpo sveglio acutizza-te; sono facoltà assolutamente diverse, per le quali isensi normali anche portati alla più eccezionale acu-tezza non possono servire. Basta pensare al più faciledegli esperimenti di chiaroveggenza, leggere l'ora se-gnata da un orologio che sta in un altro locale di cuila porta è chiusa, ora che è ignorata nella sua esattez-za dai presenti (altrimenti si potrebbe dubitare che lasonnambula legga nel pensiero dei presenti l'ora daquesti conosciuta) per provare che non è possibiledire che la vista è iperacutizzata, poichè l'occhio no-stro non vede i raggi X e non ha quindi una sensibilitàper onde che attraversano i muri e le palpebre, chesono in queste esperienze normalmente chiuse.

Dalle analisi dello stato del magnetizzato, secondoi vari gradi del sonno più o meno profondo, e secondole complicate analisi fenomenologiche e diagnostiche– tutte relative allo stato della sensibilità neuro-muscolare – quindi tutte riferentesi allo stato dellamateria corpo, risulta che il corpo nel sonno sonnam-bolico è abbandonato dalle facoltà sensorie: giaceinerte con un aspetto piuttosto cadaverico, è diventatoquasi unicamente materia molte volte insensibile, in-differente, cieco e sordo a quello che gli passa attor-no. Dunque bisogna concludere che le facoltà ultrafi-

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siologiche risultano, o si dimostrano, o si sviluppanoprecisamente quando non agiscono più i sensi del cor-po, quando cioè sono liberate da questo peso, da que-sto ostacolo che è la materia corporale. Si direbbe checosì liberate, e solo allora, queste facoltà assumanouna finezza, un'acutezza, una sensibilità che oltrepas-sano veramente tutte le possibilità fisiologiche. Tiprego di ritenere ciò e richiamo la tua attenzione suquesto. E nota pure che in tutta la nostra esperienza, ilsolo contatto materiale e il solo uso che è stato fattodel corpo, è quello di aver avuto in contatto nellamano sinistra, il corpo materiale rappresentato da unalettera. Dopo ciò il corpo con i suoi sensi fisiologicinon è più intervenuto nel fenomeno. Era dunque ne-cessario per la materia carta lettera, il contatto mate-riale della mano. Poi la materia non è evidentementepiù intervenuta. Non ti pare che questo debba far con-cludere che tutta la parte più interessante, rintracciarela persona, descriverla, diagnosticarne il male e dirneil carattere, sia avvenuto in un mondo che non è quel-lo della materia?

MANI. – Oppure nel mondo di una materia che è in unaltro stato.

PIRRO. – Precisamente. Se non possiamo o non vogliamoo almeno dobbiamo fare uno sforzo per concepire unmondo immateriale, diciamo pure che tutto questo èavvenuto in un mondo in cui la materia è in un altrostato che la fisica non conosce ancora.

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siologiche risultano, o si dimostrano, o si sviluppanoprecisamente quando non agiscono più i sensi del cor-po, quando cioè sono liberate da questo peso, da que-sto ostacolo che è la materia corporale. Si direbbe checosì liberate, e solo allora, queste facoltà assumanouna finezza, un'acutezza, una sensibilità che oltrepas-sano veramente tutte le possibilità fisiologiche. Tiprego di ritenere ciò e richiamo la tua attenzione suquesto. E nota pure che in tutta la nostra esperienza, ilsolo contatto materiale e il solo uso che è stato fattodel corpo, è quello di aver avuto in contatto nellamano sinistra, il corpo materiale rappresentato da unalettera. Dopo ciò il corpo con i suoi sensi fisiologicinon è più intervenuto nel fenomeno. Era dunque ne-cessario per la materia carta lettera, il contatto mate-riale della mano. Poi la materia non è evidentementepiù intervenuta. Non ti pare che questo debba far con-cludere che tutta la parte più interessante, rintracciarela persona, descriverla, diagnosticarne il male e dirneil carattere, sia avvenuto in un mondo che non è quel-lo della materia?

MANI. – Oppure nel mondo di una materia che è in unaltro stato.

PIRRO. – Precisamente. Se non possiamo o non vogliamoo almeno dobbiamo fare uno sforzo per concepire unmondo immateriale, diciamo pure che tutto questo èavvenuto in un mondo in cui la materia è in un altrostato che la fisica non conosce ancora.

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Bisogna però anche logicamente ammettere chequesto mondo non è in statica tranquillità. Il fattostesso che queste sue facoltà ultrafisiologiche abbianopotuto percepire qualche cosa che si svolge a grandedistanza, prova che queste facoltà o hanno attraversa-to con la velocità della luce lo spazio o che ciò che sisvolge lontano lancia fino qui qualcosa che la nostraaddormentata percepisce; ti pare?

MANI. – Evidentemente. Quale delle due ipotesi ritienipiù probabile?

PIRRO. – Me lo sono chiesto anch'io molte volte. Ed eccoquale è la mia opinione. Una volta a Parigi ho fattouna esperienza del genere con una lettera di mia mo-glie che abitava in piazza del Duomo a Milano. Tu saiche la piazza del Duomo è sempre popolatissima.Dunque posta in mano la lettera di mia moglie Mariaalla sonnambula, dopo pochi secondi essa dice«Quanta gente!». Io pensai che in casa di Maria cifosse ricevimento con molti invitati; ma la sonnambu-la continuò: «Sta andando a letto, è sola, è molto pre-occupata per una lettera che aspetta da Londra e chenon è ancora arrivata». (Difatti volevo sapere se que-sta lettera, che era molto importante anche per me,era o no arrivata). Dunque come spiegare quella pri-ma esclamazione della sonnambula «Quanta gente!»se non che prima di entrare in casa di mia moglie èpassata per Piazza del Duomo che ha visto brulican-te di gente? Questo è confermato poi dal fatto cheessa, Maria, era sola in casa. Da ciò si dovrebbe de-

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Bisogna però anche logicamente ammettere chequesto mondo non è in statica tranquillità. Il fattostesso che queste sue facoltà ultrafisiologiche abbianopotuto percepire qualche cosa che si svolge a grandedistanza, prova che queste facoltà o hanno attraversa-to con la velocità della luce lo spazio o che ciò che sisvolge lontano lancia fino qui qualcosa che la nostraaddormentata percepisce; ti pare?

MANI. – Evidentemente. Quale delle due ipotesi ritienipiù probabile?

PIRRO. – Me lo sono chiesto anch'io molte volte. Ed eccoquale è la mia opinione. Una volta a Parigi ho fattouna esperienza del genere con una lettera di mia mo-glie che abitava in piazza del Duomo a Milano. Tu saiche la piazza del Duomo è sempre popolatissima.Dunque posta in mano la lettera di mia moglie Mariaalla sonnambula, dopo pochi secondi essa dice«Quanta gente!». Io pensai che in casa di Maria cifosse ricevimento con molti invitati; ma la sonnambu-la continuò: «Sta andando a letto, è sola, è molto pre-occupata per una lettera che aspetta da Londra e chenon è ancora arrivata». (Difatti volevo sapere se que-sta lettera, che era molto importante anche per me,era o no arrivata). Dunque come spiegare quella pri-ma esclamazione della sonnambula «Quanta gente!»se non che prima di entrare in casa di mia moglie èpassata per Piazza del Duomo che ha visto brulican-te di gente? Questo è confermato poi dal fatto cheessa, Maria, era sola in casa. Da ciò si dovrebbe de-

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durre che queste facoltà ultrafisiologiche si portanosul posto.

Se da Milano fosse arrivato alla sonnambula qual-che cosa lo avrebbe, per così dire, selezionato dove sitrovava e avrebbe individuato, fra gli altri, il tono del-la lettera e descritto poi la signora. L'aver visto piazzadel Duomo brulicante di gente prova invece che que-ste sue facoltà, sempre sulla traccia di quel dato tonodella lettera, si sono lanciate nello spazio – evidente-mente con la velocità della luce – e hanno visto primaancora di entrare in casa di mia moglie, piazza Duo-mo con tutta la gente. Mi pare dunque di poter con-cludere che sono queste facoltà ultrafisiologiche chefanno il viaggio di ricerca. Ma questo viaggio da checosa può essere diretto? La sonnambula ha una trac-cia, ha un dato tono di vibrazione da ricercare che èdato dalla lettera; bisogna però immaginare che chiscrive la lettera lancia qualche cosa attraverso lo spa-zio che serve di guida a questa ricerca. Si arriva così adover ammettere che ogni persona lancia attraverso lospazio vibrazioni come quelle che l'Eddington chiama«messaggi» riferendosi alle stelle. E bisogna beneammettere che queste emanazioni o radiazioni sianoqualche cosa di complesso, come è la luce, e che lostato sonnambolico dia la possibilità di una analisiben sottile e frazionata, come sarebbe quella che si ot-tiene con la spettroelioscopia se su questo messaggiopuò individuare una data persona su milioni di mes-saggi emessi contemporaneamente e inconsciamente

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durre che queste facoltà ultrafisiologiche si portanosul posto.

Se da Milano fosse arrivato alla sonnambula qual-che cosa lo avrebbe, per così dire, selezionato dove sitrovava e avrebbe individuato, fra gli altri, il tono del-la lettera e descritto poi la signora. L'aver visto piazzadel Duomo brulicante di gente prova invece che que-ste sue facoltà, sempre sulla traccia di quel dato tonodella lettera, si sono lanciate nello spazio – evidente-mente con la velocità della luce – e hanno visto primaancora di entrare in casa di mia moglie, piazza Duo-mo con tutta la gente. Mi pare dunque di poter con-cludere che sono queste facoltà ultrafisiologiche chefanno il viaggio di ricerca. Ma questo viaggio da checosa può essere diretto? La sonnambula ha una trac-cia, ha un dato tono di vibrazione da ricercare che èdato dalla lettera; bisogna però immaginare che chiscrive la lettera lancia qualche cosa attraverso lo spa-zio che serve di guida a questa ricerca. Si arriva così adover ammettere che ogni persona lancia attraverso lospazio vibrazioni come quelle che l'Eddington chiama«messaggi» riferendosi alle stelle. E bisogna beneammettere che queste emanazioni o radiazioni sianoqualche cosa di complesso, come è la luce, e che lostato sonnambolico dia la possibilità di una analisiben sottile e frazionata, come sarebbe quella che si ot-tiene con la spettroelioscopia se su questo messaggiopuò individuare una data persona su milioni di mes-saggi emessi contemporaneamente e inconsciamente

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da tutti gli uomini viventi! Ora con questa analogia diun raggio di luce che ci arriva dagli spazi infinita-mente lontani dell'universo e che sa darci, sottopostoalle sottili analisi spettroelioscopiche, elementi chimi-ci che compongono quei lontanissimi corpi, la tempe-ratura, lo stato fisico nel quale si trovano, e le pressio-ni alle quali sono sottoposti, mi pare si possa in uncerto modo per analogia rendersi ragione di questepossibilità di analisi e quindi di individualizzazioneche dà lo stato sonnambolico.

MANI.– Ma fin qui si può ammettere che vibrazioni o ra-diazioni di altro genere possano rivelare una quantitàdi particolari sullo stato del corpo che le emette, ap-punto come vediamo avvenire per la luce. Ma ciò cheè più difficile spiegare è con quali istrumenti avvengail fenomeno, con quali organi il sonnambulo possapercepire, analizzare il messaggio.

PIRRO. – Sì, questa è certo la parte più difficile e miste-riosa, tanto più che, come abbiamo visto, il corpo e isensi del corpo sono in uno stato pressochè d'inerzia eanche se non lo fossero, nessuno degli organi dei sen-si può servire a ricevere il messaggio. Ma forse, è ap-punto questa inerzia, questa non attività che ci puòspiegare qualche cosa. Pensiamo che ogni qualvoltaci immergiamo profondamente in una meditazione, oartistica o scientifica, ci astraiamo sempre dai sensi oda alcuni di questi. Se ascoltiamo profondamente del-la musica, non vediamo quello che ci passa attorno;se guardiamo profondamente della pittura, non sentia-

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da tutti gli uomini viventi! Ora con questa analogia diun raggio di luce che ci arriva dagli spazi infinita-mente lontani dell'universo e che sa darci, sottopostoalle sottili analisi spettroelioscopiche, elementi chimi-ci che compongono quei lontanissimi corpi, la tempe-ratura, lo stato fisico nel quale si trovano, e le pressio-ni alle quali sono sottoposti, mi pare si possa in uncerto modo per analogia rendersi ragione di questepossibilità di analisi e quindi di individualizzazioneche dà lo stato sonnambolico.

MANI.– Ma fin qui si può ammettere che vibrazioni o ra-diazioni di altro genere possano rivelare una quantitàdi particolari sullo stato del corpo che le emette, ap-punto come vediamo avvenire per la luce. Ma ciò cheè più difficile spiegare è con quali istrumenti avvengail fenomeno, con quali organi il sonnambulo possapercepire, analizzare il messaggio.

PIRRO. – Sì, questa è certo la parte più difficile e miste-riosa, tanto più che, come abbiamo visto, il corpo e isensi del corpo sono in uno stato pressochè d'inerzia eanche se non lo fossero, nessuno degli organi dei sen-si può servire a ricevere il messaggio. Ma forse, è ap-punto questa inerzia, questa non attività che ci puòspiegare qualche cosa. Pensiamo che ogni qualvoltaci immergiamo profondamente in una meditazione, oartistica o scientifica, ci astraiamo sempre dai sensi oda alcuni di questi. Se ascoltiamo profondamente del-la musica, non vediamo quello che ci passa attorno;se guardiamo profondamente della pittura, non sentia-

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mo i rumori che ci sono attorno; e infine se ci immer-giamo in una meditazione qualunque, per la qualenessun senso sia necessario, non vediamo, nè udiamo.Così Archimede che, immerso in un problema geo-metrico, non vede, non sente che Siracusa è caduta eche i soldati romani sono dentro la città. Si direbbeche per percepire tutto ciò che è al di là delle sensa-zioni materiali è necessario staccarsi dai sensi stessi,quasi questi fossero un peso, quasi intralcino il com-pleto lavorìo dello spirito. Non basta spiegare ciò conla presenza dell'Io e della coscienza e col rivolgerequesto Io o questa coscienza concentrati in un unicopunto. Bisogna concludere che non si entra piena-mente e completamente nel mondo ultrafisico, se nona patto di staccarsi dal mondo sensorio materiale equindi anche dagli organi che questo mondo trasmet-tono. Si direbbe che c'è incompatibilità fra i due mon-di. Ciò mi fa pensare che quelle radiazioni, quelleemanazioni che hanno diretto da qui a Milano la no-stra addormentata, non siano dello stesso ordine diquelle materiali. Nota che generalmente in questeesperienze è molto più facile avere una descrizioneperfetta dello stato d'animo, del pensiero, del caratteremorale ed intellettuale, che non la descrizione delcorpo e delle sue esteriorità. Bisogna sempre insisteredirei quasi forzare la veggente perchè parli degliaspetti fisici o materiali. Si direbbe che la visione deipensieri, della psiche o dello spirito sia più facile epiù immediata e non richieda uno sforzo, mentre la

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mo i rumori che ci sono attorno; e infine se ci immer-giamo in una meditazione qualunque, per la qualenessun senso sia necessario, non vediamo, nè udiamo.Così Archimede che, immerso in un problema geo-metrico, non vede, non sente che Siracusa è caduta eche i soldati romani sono dentro la città. Si direbbeche per percepire tutto ciò che è al di là delle sensa-zioni materiali è necessario staccarsi dai sensi stessi,quasi questi fossero un peso, quasi intralcino il com-pleto lavorìo dello spirito. Non basta spiegare ciò conla presenza dell'Io e della coscienza e col rivolgerequesto Io o questa coscienza concentrati in un unicopunto. Bisogna concludere che non si entra piena-mente e completamente nel mondo ultrafisico, se nona patto di staccarsi dal mondo sensorio materiale equindi anche dagli organi che questo mondo trasmet-tono. Si direbbe che c'è incompatibilità fra i due mon-di. Ciò mi fa pensare che quelle radiazioni, quelleemanazioni che hanno diretto da qui a Milano la no-stra addormentata, non siano dello stesso ordine diquelle materiali. Nota che generalmente in questeesperienze è molto più facile avere una descrizioneperfetta dello stato d'animo, del pensiero, del caratteremorale ed intellettuale, che non la descrizione delcorpo e delle sue esteriorità. Bisogna sempre insisteredirei quasi forzare la veggente perchè parli degliaspetti fisici o materiali. Si direbbe che la visione deipensieri, della psiche o dello spirito sia più facile epiù immediata e non richieda uno sforzo, mentre la

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visione dell'aspetto della materia sia mediata o indi-retta e domandi uno sforzo maggiore. Si spiega cosìnello stato sonnambolico, la passività completa delcorpo, il suo stato cadaverico. Eccoci dunque arrivatiad intravvedere per necessità logica, l'esistenza di unmondo che aleggia attorno ad ogni persona, dove isuoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi piaceri ed isuoi dolori esistono al di fuori ed al di là dei limiti delsuo corpo materiale; eccoci arrivati fatalmente ad unmondo che esiste, fuori della materia, e che per perce-pire, vedere o descrivere necessita l'abbandono, il di-stacco da questa materia che dorme, mentre invece la-vorano attivamente le facoltà superiori della psiche.Bisogna ben ammettere che come il mondo spiritualesi rivela a noi solo quando i nostri sensi materiali dor-mono, almeno alcuni sensi, così è evidente che anchequeste facoltà sonnamboliche si sviluppano col taceredelle possibilità ricettive dei sensi. Dunque io credoche si possa definire il sonnambulismo lo stato cheaddormentando i sensi materiali, mette altre facoltàche noi ignoriamo e che sono di un altro ordine (ri-spondenti forse ad altre vibrazioni, rispondenti forsead un altro stato della materia) nelle condizioni di es-sere attive.

Abbiamo visto che i diversi metodi per provocareil sonno, malgrado la loro diversità apparente, si ridu-cono ad un solo risultato: col sonno o riposo o altera-zione o paralisi del sistema sensorio fisiologico e con-seguentemente di tutto il sistema neuro-muscolare,

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visione dell'aspetto della materia sia mediata o indi-retta e domandi uno sforzo maggiore. Si spiega cosìnello stato sonnambolico, la passività completa delcorpo, il suo stato cadaverico. Eccoci dunque arrivatiad intravvedere per necessità logica, l'esistenza di unmondo che aleggia attorno ad ogni persona, dove isuoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi piaceri ed isuoi dolori esistono al di fuori ed al di là dei limiti delsuo corpo materiale; eccoci arrivati fatalmente ad unmondo che esiste, fuori della materia, e che per perce-pire, vedere o descrivere necessita l'abbandono, il di-stacco da questa materia che dorme, mentre invece la-vorano attivamente le facoltà superiori della psiche.Bisogna ben ammettere che come il mondo spiritualesi rivela a noi solo quando i nostri sensi materiali dor-mono, almeno alcuni sensi, così è evidente che anchequeste facoltà sonnamboliche si sviluppano col taceredelle possibilità ricettive dei sensi. Dunque io credoche si possa definire il sonnambulismo lo stato cheaddormentando i sensi materiali, mette altre facoltàche noi ignoriamo e che sono di un altro ordine (ri-spondenti forse ad altre vibrazioni, rispondenti forsead un altro stato della materia) nelle condizioni di es-sere attive.

Abbiamo visto che i diversi metodi per provocareil sonno, malgrado la loro diversità apparente, si ridu-cono ad un solo risultato: col sonno o riposo o altera-zione o paralisi del sistema sensorio fisiologico e con-seguentemente di tutto il sistema neuro-muscolare,

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sviluppare delle facoltà che esistono nell'uomo e chechiameremo ultrafisiologiche. Queste facoltà così svi-luppate o liberate dal peso della materia sono la origi-ne unica di tutti quei fenomeni di chiaroveggenza, dilucidità, di trasmissione del pensiero o di telepatiache malgrado le loro diverse apparenze hanno tutte uncarattere unico: essere inspiegabili con le possibilitàricettive dei nostri sensi, e trovare quindi la loro spie-gazione in altre facoltà che in determinate condizionisi sviluppano, o risultano possibili e che paiono svol-gersi in un altro piano – che noi possiamo chiamarespirituale – che potrebbe anche essere materiale – manel quale la materia sia in un altro stato evidentemen-te più sottile, più rarefatta dei gas.

MANI. – Alla scienza oggi non ripugna concepire statidiversi della materia e se ne serve anche per spiegarecerte condizioni o certe proprietà che uno stesso ele-mento assume in date condizioni o di temperatura odi pressione, condizioni che sono diverse da quelleche manifesta in temperatura e pressione normali. Lasola difficoltà nel caso nostro a concepire uno statodella materia come quello che servirebbe allo svilup-po ed al manifestarsi dei fenomeni di visione a distan-za, di telepatia eccetera sarebbe che mentre per certeproprietà dei corpi diverse dalle normali la scienza ri-conosce come necessarie certe condizioni di tempera-tura o di pressione eccezionali, qui bisognerebbe sup-porre una condizione diversa di essere, uno stato di-

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sviluppare delle facoltà che esistono nell'uomo e chechiameremo ultrafisiologiche. Queste facoltà così svi-luppate o liberate dal peso della materia sono la origi-ne unica di tutti quei fenomeni di chiaroveggenza, dilucidità, di trasmissione del pensiero o di telepatiache malgrado le loro diverse apparenze hanno tutte uncarattere unico: essere inspiegabili con le possibilitàricettive dei nostri sensi, e trovare quindi la loro spie-gazione in altre facoltà che in determinate condizionisi sviluppano, o risultano possibili e che paiono svol-gersi in un altro piano – che noi possiamo chiamarespirituale – che potrebbe anche essere materiale – manel quale la materia sia in un altro stato evidentemen-te più sottile, più rarefatta dei gas.

MANI. – Alla scienza oggi non ripugna concepire statidiversi della materia e se ne serve anche per spiegarecerte condizioni o certe proprietà che uno stesso ele-mento assume in date condizioni o di temperatura odi pressione, condizioni che sono diverse da quelleche manifesta in temperatura e pressione normali. Lasola difficoltà nel caso nostro a concepire uno statodella materia come quello che servirebbe allo svilup-po ed al manifestarsi dei fenomeni di visione a distan-za, di telepatia eccetera sarebbe che mentre per certeproprietà dei corpi diverse dalle normali la scienza ri-conosce come necessarie certe condizioni di tempera-tura o di pressione eccezionali, qui bisognerebbe sup-porre una condizione diversa di essere, uno stato di-

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verso della materia stessa in condizioni normali ditemperatura e di pressione.

PIRRO. – Giustissimo. Però ti faccio osservare che ognicorpo per il solo fatto di essere diversamente coloratonel suo aspetto, lancia attorno a sè della luce modifi-cata. La luce colorata risultante da assorbimento e dariflessione è qualcosa che va al di là della sua superfi-cie e che teoricamente si propaga fino all'infinito. Tipare tanto difficile ammettere che un corpo, aggrega-to di atomi, in movimento vorticoso di joni ed elettro-ni, non possa lanciare altri messaggi che quello delsuo colore? È possibile che di tanti fenomeni che av-vengono nell'interno di un corpo qualunque, anche inuna semplice roccia, questa qualità di assorbire certiraggi luminosi e rifletterne certi altri sia il solo mododi avvertirci della sua presenza? È possibile che ilsolo messaggio che lanci sia luminoso? Siamo sicurinoi che emetta solo raggi luminosi? O non è forsemolto più verosimile ammettere che altri messaggi –forse elettrici – forse magnetici, forse anche relativi alsuo stato molecolare, alla sua densità, al suo parama-gnetismo o diamagnetismo lanci nello spazio a di-stanze infinite?

Non ti sei mai accorto che è diversa la sensazioneche tu provi se ti avvicini ad una grossa lastra dipiombo, di quella che provi davanti ad una grossapiastra di acciaio? E non si sente anche in un modomisterioso, non chiaramente analizzabile la presenzae la vicinanza dell'acqua senza vederla? Vorresti af-

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verso della materia stessa in condizioni normali ditemperatura e di pressione.

PIRRO. – Giustissimo. Però ti faccio osservare che ognicorpo per il solo fatto di essere diversamente coloratonel suo aspetto, lancia attorno a sè della luce modifi-cata. La luce colorata risultante da assorbimento e dariflessione è qualcosa che va al di là della sua superfi-cie e che teoricamente si propaga fino all'infinito. Tipare tanto difficile ammettere che un corpo, aggrega-to di atomi, in movimento vorticoso di joni ed elettro-ni, non possa lanciare altri messaggi che quello delsuo colore? È possibile che di tanti fenomeni che av-vengono nell'interno di un corpo qualunque, anche inuna semplice roccia, questa qualità di assorbire certiraggi luminosi e rifletterne certi altri sia il solo mododi avvertirci della sua presenza? È possibile che ilsolo messaggio che lanci sia luminoso? Siamo sicurinoi che emetta solo raggi luminosi? O non è forsemolto più verosimile ammettere che altri messaggi –forse elettrici – forse magnetici, forse anche relativi alsuo stato molecolare, alla sua densità, al suo parama-gnetismo o diamagnetismo lanci nello spazio a di-stanze infinite?

Non ti sei mai accorto che è diversa la sensazioneche tu provi se ti avvicini ad una grossa lastra dipiombo, di quella che provi davanti ad una grossapiastra di acciaio? E non si sente anche in un modomisterioso, non chiaramente analizzabile la presenzae la vicinanza dell'acqua senza vederla? Vorresti af-

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fermare aprioristicamente che noi conosciamo tutte leemissioni di un corpo?

MANI.– Mai più, ma vorrei almeno che qualche cosa diqueste ignote emissioni o radiazioni risultasse anchesensibile in un laboratorio di fisica!

I trasferti sensori

PIRRO. – Ma io già ti dissi che esiste un solo apparecchioche possa veramente servire per esperienze del gene-re, ed è l'uomo. Meglio se molto sensibile al magneti-smo. Non è un apparecchio comodo, certo e non sipuò averlo sempre sotto mano, non lo si può chiuderein uno scaffale con gli altri apparecchi a formare ladotazione perenne di un laboratorio di fisica! Ma finoad oggi non esiste nulla di meglio, e non credo cheneppure nell'avvenire sia sostituibile! Io sono convin-to che l'Io, la coscienza, la psiche o lo spirito comevuoi chiamarlo, abbia un ruolo predominante in tuttiquesti fenomeni e che il corpo non c'entri che comeassociato o unito allo spirito. Le esperienze che sonostate fatte dai medici su quello che rimane nel corpodopo l'allontanamento delle facoltà psichiche sonocosì contradditorie, così rivoluzionarie contro tutte leconoscenze fisiologiche e nevrologiche, che hannofatto perdere la testa ai poveri esperimentatori; sisono viste scambiate le funzioni dei vari nervi e deivari sensi! Sono numerosi i casi citati nella letteratura

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fermare aprioristicamente che noi conosciamo tutte leemissioni di un corpo?

MANI.– Mai più, ma vorrei almeno che qualche cosa diqueste ignote emissioni o radiazioni risultasse anchesensibile in un laboratorio di fisica!

I trasferti sensori

PIRRO. – Ma io già ti dissi che esiste un solo apparecchioche possa veramente servire per esperienze del gene-re, ed è l'uomo. Meglio se molto sensibile al magneti-smo. Non è un apparecchio comodo, certo e non sipuò averlo sempre sotto mano, non lo si può chiuderein uno scaffale con gli altri apparecchi a formare ladotazione perenne di un laboratorio di fisica! Ma finoad oggi non esiste nulla di meglio, e non credo cheneppure nell'avvenire sia sostituibile! Io sono convin-to che l'Io, la coscienza, la psiche o lo spirito comevuoi chiamarlo, abbia un ruolo predominante in tuttiquesti fenomeni e che il corpo non c'entri che comeassociato o unito allo spirito. Le esperienze che sonostate fatte dai medici su quello che rimane nel corpodopo l'allontanamento delle facoltà psichiche sonocosì contradditorie, così rivoluzionarie contro tutte leconoscenze fisiologiche e nevrologiche, che hannofatto perdere la testa ai poveri esperimentatori; sisono viste scambiate le funzioni dei vari nervi e deivari sensi! Sono numerosi i casi citati nella letteratura

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medica dei cosidetti trasferti della sensibilità che sonopossibili nello stato ipnotico e sonnambolico.

Si citano casi di soggetti nei quali si è potuto con-statare la trasposizione della vista al lobulo dell'orec-chio, al naso, alla nuca. La trasposizione dell'odoratoal mento, alla regione dorsale dei piedi, e quella delsenso del gusto alla porzione interna delle cosce. Altriaveva la trasposizione della vista alle punte delle dita!

Si può dire che in questa letteratura si trovano casiper tutte le possibili trasposizioni di funzionalità neinervi e sensi specifici!

Ed ora dovrei dirti come questi sperimentatori han-no tentato di spiegare questi fenomeni; ma ognuno lispiega a modo suo; non due vanno d'accordo. Volen-do spiegare il fenomeno con i soli sensi e con il cer-vello (che viceversa sono in un totale stato d'inerzia)si capisce non possano trovarsi d'accordo!

MANI. – Ma tutto questo è inutile dal momento che ab-biamo visto nello stato sonnambolico avverarsi delleletture a distanza, delle diagnosi attraverso mille chi-lometri, come è il caso della nostra esperienza. Puòfare meraviglia che uno stato che dà queste possibili-tà, possa anche far udire col mento, o vedere con gliorecchi?

PIRRO. – Benissimo; te li ho citati appunto per questo!Per farti vedere come questi illustri sperimentatori,questi illustri luminari della scienza perdono il lorotempo in minuzie inutili, quando tutti questi fenomeni

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medica dei cosidetti trasferti della sensibilità che sonopossibili nello stato ipnotico e sonnambolico.

Si citano casi di soggetti nei quali si è potuto con-statare la trasposizione della vista al lobulo dell'orec-chio, al naso, alla nuca. La trasposizione dell'odoratoal mento, alla regione dorsale dei piedi, e quella delsenso del gusto alla porzione interna delle cosce. Altriaveva la trasposizione della vista alle punte delle dita!

Si può dire che in questa letteratura si trovano casiper tutte le possibili trasposizioni di funzionalità neinervi e sensi specifici!

Ed ora dovrei dirti come questi sperimentatori han-no tentato di spiegare questi fenomeni; ma ognuno lispiega a modo suo; non due vanno d'accordo. Volen-do spiegare il fenomeno con i soli sensi e con il cer-vello (che viceversa sono in un totale stato d'inerzia)si capisce non possano trovarsi d'accordo!

MANI. – Ma tutto questo è inutile dal momento che ab-biamo visto nello stato sonnambolico avverarsi delleletture a distanza, delle diagnosi attraverso mille chi-lometri, come è il caso della nostra esperienza. Puòfare meraviglia che uno stato che dà queste possibili-tà, possa anche far udire col mento, o vedere con gliorecchi?

PIRRO. – Benissimo; te li ho citati appunto per questo!Per farti vedere come questi illustri sperimentatori,questi illustri luminari della scienza perdono il lorotempo in minuzie inutili, quando tutti questi fenomeni

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non sono neppure l'A. B. C. di quello che può avveni-re, di quello che può fare lo stato sonnambolico!

Tutto questo rivela precisamente uno dei tanti casidi «non comprensione di un fenomeno» di cui parlam-mo due giorni fa.

Poichè tutti questi esperimentatori positivisti o ma-terialisti non possono staccarsi dalla fenomenologiasensoria fisiologica, questi fenomeni assurdi, contrad-ditori, ammessi e provati da uno, negati e non riuscitida un altro, fanno loro perdere la testa! E c'è da per-derla se si vuol spiegare con i sensi, quello che nonavviene in essi. Ma tutta questa gente non vuol sentirparlare del maraviglioso dello spirito, di un Io chenon è il corpo, di uno spirito che ha facoltà infinita-mente superiori a quel mirabile mucchio di cellule, dinervi, di muscoli, che non è più nulla quandoquest'altra cosa se ne va. Aver voluto studiare questifenomeni limitandosi al solo corpo, al solo lato mate-riale ha indotto in errore i rappresentanti di quellascienza ufficiale che non è mai riuscita a comprende-re questi fenomeni e che ha continuato a brancolarenel buio per l'ostinazione di non voler veder la luceche tutto illumina e tutte rischiara le facoltà superioridella psiche: lo spirito!

C'è da meravigliare se questi nostri sensi offrono ilpiù sconcertante disordine quando si è staccato daloro l'Io, la coscienza, lo spirito che li anima e li diri-ge?

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non sono neppure l'A. B. C. di quello che può avveni-re, di quello che può fare lo stato sonnambolico!

Tutto questo rivela precisamente uno dei tanti casidi «non comprensione di un fenomeno» di cui parlam-mo due giorni fa.

Poichè tutti questi esperimentatori positivisti o ma-terialisti non possono staccarsi dalla fenomenologiasensoria fisiologica, questi fenomeni assurdi, contrad-ditori, ammessi e provati da uno, negati e non riuscitida un altro, fanno loro perdere la testa! E c'è da per-derla se si vuol spiegare con i sensi, quello che nonavviene in essi. Ma tutta questa gente non vuol sentirparlare del maraviglioso dello spirito, di un Io chenon è il corpo, di uno spirito che ha facoltà infinita-mente superiori a quel mirabile mucchio di cellule, dinervi, di muscoli, che non è più nulla quandoquest'altra cosa se ne va. Aver voluto studiare questifenomeni limitandosi al solo corpo, al solo lato mate-riale ha indotto in errore i rappresentanti di quellascienza ufficiale che non è mai riuscita a comprende-re questi fenomeni e che ha continuato a brancolarenel buio per l'ostinazione di non voler veder la luceche tutto illumina e tutte rischiara le facoltà superioridella psiche: lo spirito!

C'è da meravigliare se questi nostri sensi offrono ilpiù sconcertante disordine quando si è staccato daloro l'Io, la coscienza, lo spirito che li anima e li diri-ge?

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Abbiamo già visto come la sola, logica spiegazionedel sonno ipnotico e del sonnambulismo sia questaspecie di distacco, questa soluzione momentanea dicontinuità fra il sistema sensorio fisiologico, e le fa-coltà superiori che lo dirigono, lo armonizzano, locompletano.

L'argomento è vastissimo e bisogna trarre, da quan-to abbiamo passato in rassegna, una conclusione. Ab-biamo visto una scienza che si affanna inutilmente atrovare nella sola materia una spiegazione che nontrova, perchè non esiste. Mentre i fenomeni conside-rati dimostrano che in essi intervengono forze chenella materia non esistono e che logicamente dobbia-mo cercare altrove, cioè nelle facoltà psichiche e spi-rituali. Il corpo rappresenta un impaccio, una catenaper tutte le infinite possibilità di queste facoltà supe-riori.

In altro giorno avremo l'opportunità di studiare altrilati della questione che ci illumineranno ancor piùsulle possibilità delle facoltà psichiche e superiori cherisultano dai fenomeni del sonnambulismo.

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Abbiamo già visto come la sola, logica spiegazionedel sonno ipnotico e del sonnambulismo sia questaspecie di distacco, questa soluzione momentanea dicontinuità fra il sistema sensorio fisiologico, e le fa-coltà superiori che lo dirigono, lo armonizzano, locompletano.

L'argomento è vastissimo e bisogna trarre, da quan-to abbiamo passato in rassegna, una conclusione. Ab-biamo visto una scienza che si affanna inutilmente atrovare nella sola materia una spiegazione che nontrova, perchè non esiste. Mentre i fenomeni conside-rati dimostrano che in essi intervengono forze chenella materia non esistono e che logicamente dobbia-mo cercare altrove, cioè nelle facoltà psichiche e spi-rituali. Il corpo rappresenta un impaccio, una catenaper tutte le infinite possibilità di queste facoltà supe-riori.

In altro giorno avremo l'opportunità di studiare altrilati della questione che ci illumineranno ancor piùsulle possibilità delle facoltà psichiche e superiori cherisultano dai fenomeni del sonnambulismo.

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CAPITOLO III

Permanenza del carattere del soggetto nel sonno ip-notico

PIRRO. – Fra le molte esperienze magnetiche ho sceltoquella fatta con la lettera di tua cugina, perchè in uncerto modo le riassume tutte e perchè si può dire chetutte le altre non ne sono che un frammento o un par-ticolare. Telepatia, lettura del pensiero, autoscopia oautodiagnosi non sono che particolari di quella cheabbiamo fatta.

Non ti ho ancora domandato se le poche parole det-te dal soggetto sul carattere morale di tua cugina ri-spondono a verità. Se ti ricordi disse che non le piaceil carattere di questa signora perchè non ha nessunastabilità, non sa che cosa voglia, è sempre incerta,non si decide mai a niente. È vero tutto questo?

MANI. – Perfettamente! Mia cugina è l'instabilità e la in-certezza personificate! Non si poteva definirne il ca-rattere meglio di quanto abbia fatto il soggetto duran-te il sonno.

PIRRO. – Vedi, per me che lo conosco molto bene, daquesto modo di giudicare c'è un'osservazione impor-tante da dedurre. La signora disse che non le piace tua

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CAPITOLO III

Permanenza del carattere del soggetto nel sonno ip-notico

PIRRO. – Fra le molte esperienze magnetiche ho sceltoquella fatta con la lettera di tua cugina, perchè in uncerto modo le riassume tutte e perchè si può dire chetutte le altre non ne sono che un frammento o un par-ticolare. Telepatia, lettura del pensiero, autoscopia oautodiagnosi non sono che particolari di quella cheabbiamo fatta.

Non ti ho ancora domandato se le poche parole det-te dal soggetto sul carattere morale di tua cugina ri-spondono a verità. Se ti ricordi disse che non le piaceil carattere di questa signora perchè non ha nessunastabilità, non sa che cosa voglia, è sempre incerta,non si decide mai a niente. È vero tutto questo?

MANI. – Perfettamente! Mia cugina è l'instabilità e la in-certezza personificate! Non si poteva definirne il ca-rattere meglio di quanto abbia fatto il soggetto duran-te il sonno.

PIRRO. – Vedi, per me che lo conosco molto bene, daquesto modo di giudicare c'è un'osservazione impor-tante da dedurre. La signora disse che non le piace tua

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cugina; questo modo di esprimersi denota antipatiapersonale per i caratteri irresoluti. Parlando moltevolte con la signora mi sono accorto che lei ha unaparticolare antipatia, anzi disprezzo per le persone ir-resolute. Ella preferisce le persone cattive a quelle de-boli o irresolute. Ora il fatto che anche addormentata,anche in istato sonnambolico conserva lo stesso mododi sentire e di giudicare, ci offre una preziosa testimo-nianza per provarci che qualunque sia la condizionefisiologica del corpo che in istato sonnambolico, ab-biamo visto, è generalmente quasi cosa morta, la per-sonalità tipica dell'addormentato è mantenuta integra,perfetta, con il suo modo di pensare, di giudicare, disentire cose e individui. Ne possiamo dedurre chementre il corpo non agisce, giace materia inerte oquasi, o, come vogliono alcuni, in uno stato di squili-brio completo del sistema sensorio e neuro-muscola-re, la personalità pensante, volitiva e coscientedell'individuo permane completa, lucida, direi quasinormale. Ciò è ancora una prova che questa persona-lità è qualcosa a sè, che vive per conto suo, ragionaper conto suo, ha una attività spirituale indipendente.Ecco una dimostrazione sicura che non sono i nervi,che non è il cervello a creare il pensiero e che non èda esso e dal resto del suo sistema nervoso e sensorioche ha origine e si forma quel complesso di facoltàche dà quello che noi diciamo individualità.

MANI.– Poichè uno stato profondo di sonno ipnotico de-termina questo distacco fra il sistema sensorio neuro-

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cugina; questo modo di esprimersi denota antipatiapersonale per i caratteri irresoluti. Parlando moltevolte con la signora mi sono accorto che lei ha unaparticolare antipatia, anzi disprezzo per le persone ir-resolute. Ella preferisce le persone cattive a quelle de-boli o irresolute. Ora il fatto che anche addormentata,anche in istato sonnambolico conserva lo stesso mododi sentire e di giudicare, ci offre una preziosa testimo-nianza per provarci che qualunque sia la condizionefisiologica del corpo che in istato sonnambolico, ab-biamo visto, è generalmente quasi cosa morta, la per-sonalità tipica dell'addormentato è mantenuta integra,perfetta, con il suo modo di pensare, di giudicare, disentire cose e individui. Ne possiamo dedurre chementre il corpo non agisce, giace materia inerte oquasi, o, come vogliono alcuni, in uno stato di squili-brio completo del sistema sensorio e neuro-muscola-re, la personalità pensante, volitiva e coscientedell'individuo permane completa, lucida, direi quasinormale. Ciò è ancora una prova che questa persona-lità è qualcosa a sè, che vive per conto suo, ragionaper conto suo, ha una attività spirituale indipendente.Ecco una dimostrazione sicura che non sono i nervi,che non è il cervello a creare il pensiero e che non èda esso e dal resto del suo sistema nervoso e sensorioche ha origine e si forma quel complesso di facoltàche dà quello che noi diciamo individualità.

MANI.– Poichè uno stato profondo di sonno ipnotico de-termina questo distacco fra il sistema sensorio neuro-

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muscolare e la individualità, fino a che punto si puòspingere questo distacco?

Vorrei dire: continuando a far dei passi, cercandodi arrivare ad un sonno sempre più profondo dove siarriva?

Esteriorizzazione della sensibilità

PIRRO. – Incomincerò da quello che i magnetisti chiama-no l'esteriorizzazione della sensibilità. Magnetizzandouna parte del corpo con passi (anche senza addormen-tare il soggetto) si può far uscire per una distanza chevaria da dieci centimetri a qualche metro la sensibilitàdi questa parte, in modo che pungendo l'aria a distan-ze variabili, il soggetto (anche se posto in condizionidi non vedere) sentirà questa puntura fatta nell'aria,come se gli venisse fatta direttamente su quella partedel corpo.

Queste esperienze fatte per primo dal De Rochas everificate dal dottor Luys de la Charité furono nel1893 l'oggetto di un rapporto pubblicato negli Anna-les de Psychiatrie dal dottor Sicard, dal quale tradu-co: «Il De Rochas aveva sovente osservato che i sog-getti arrivati ad un grado sufficiente d'ipnosi sentiva-no il suo contatto quando s'avvicinava ad essi senzatoccarli, e riconobbe che esistevano zone attorno alcorpo corrispondenti a zone di sensibilità esteriorizza-ta.

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muscolare e la individualità, fino a che punto si puòspingere questo distacco?

Vorrei dire: continuando a far dei passi, cercandodi arrivare ad un sonno sempre più profondo dove siarriva?

Esteriorizzazione della sensibilità

PIRRO. – Incomincerò da quello che i magnetisti chiama-no l'esteriorizzazione della sensibilità. Magnetizzandouna parte del corpo con passi (anche senza addormen-tare il soggetto) si può far uscire per una distanza chevaria da dieci centimetri a qualche metro la sensibilitàdi questa parte, in modo che pungendo l'aria a distan-ze variabili, il soggetto (anche se posto in condizionidi non vedere) sentirà questa puntura fatta nell'aria,come se gli venisse fatta direttamente su quella partedel corpo.

Queste esperienze fatte per primo dal De Rochas everificate dal dottor Luys de la Charité furono nel1893 l'oggetto di un rapporto pubblicato negli Anna-les de Psychiatrie dal dottor Sicard, dal quale tradu-co: «Il De Rochas aveva sovente osservato che i sog-getti arrivati ad un grado sufficiente d'ipnosi sentiva-no il suo contatto quando s'avvicinava ad essi senzatoccarli, e riconobbe che esistevano zone attorno alcorpo corrispondenti a zone di sensibilità esteriorizza-ta.

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«Infatti se il De Rochas punge con un ago l'atmo-sfera di una di queste zone che circondano il soggetto,immediatamente la puntura è percepita in un puntodel corpo.

«Questi fenomeni si osservano talvolta anche allostato di veglia.

«Noi abbiamo visto fare dal De Rochas all'Ospeda-le della Charité l'esperienza seguente su di un sogget-to che egli vedeva per la prima volta, il quale sogget-to ignorava assolutamente la natura dell'esperienzache si doveva tentare.

«Margherita I., era sveglia. Il De Rochas fece alcu-ni passi sulla mano destra che perdette rapidamenteogni sensibilità cutanea.

«I passi furono continuati, poi bruscamente il DeRochas punse l'atmosfera a una diecina di centimetridalla mano del soggetto che gettò un grido e si ritras-se vivamente».

Io ho visto fare nelle identiche condizioni descrittedal dottor Sicard questa esperienza dal mio amico,Guido Torre. Una signorina che egli vedeva per laprima volta è stata messa da lui in piedi in mezzo auna stanza. Senza addormentarla, con dei passi ha pri-ma tolto ogni sensibilità al braccio destro che pende-va lungo il corpo, tanto che punto il braccio in varieparti la signorina non dava alcun segno di sensibilità.Allontanatosi dalla signorina con le due mani apertecome fossero antenne ha percorso l'aria dal bracciodestro della signorina fino ad una distanza di circa

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«Infatti se il De Rochas punge con un ago l'atmo-sfera di una di queste zone che circondano il soggetto,immediatamente la puntura è percepita in un puntodel corpo.

«Questi fenomeni si osservano talvolta anche allostato di veglia.

«Noi abbiamo visto fare dal De Rochas all'Ospeda-le della Charité l'esperienza seguente su di un sogget-to che egli vedeva per la prima volta, il quale sogget-to ignorava assolutamente la natura dell'esperienzache si doveva tentare.

«Margherita I., era sveglia. Il De Rochas fece alcu-ni passi sulla mano destra che perdette rapidamenteogni sensibilità cutanea.

«I passi furono continuati, poi bruscamente il DeRochas punse l'atmosfera a una diecina di centimetridalla mano del soggetto che gettò un grido e si ritras-se vivamente».

Io ho visto fare nelle identiche condizioni descrittedal dottor Sicard questa esperienza dal mio amico,Guido Torre. Una signorina che egli vedeva per laprima volta è stata messa da lui in piedi in mezzo auna stanza. Senza addormentarla, con dei passi ha pri-ma tolto ogni sensibilità al braccio destro che pende-va lungo il corpo, tanto che punto il braccio in varieparti la signorina non dava alcun segno di sensibilità.Allontanatosi dalla signorina con le due mani apertecome fossero antenne ha percorso l'aria dal bracciodestro della signorina fino ad una distanza di circa

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due metri; arrivato qui si è fermato e ha punto viva-mente a circa un metro e mezzo dal suolo l'aria. Aquesto atto ha risposto immediatamente un grido didolore della signorina che essendo rivolta dall'altraparte non aveva visto il gesto del magnetizzatore. Ilsoggetto poi, richiesto, rispose che si era sentita pun-gere vivamente all'avambraccio. Torre mi ha poi spie-gato che esperimentando così, il difficile è trovaredove è andata a finire questa sensibilità e che bisognacercarla; il che egli fece quando con le mani apertepareva tastasse l'aria. In questo caso la sensibilità eraandata a finire a destra e un po' dietro la signorina alladistanza di circa due metri e un po' più in alto del suobraccio. Qui bisogna che ti dica che il signor Torre,oltre ad essere un uomo di una straordinaria forza ma-gnetica irradiante, è anche un sensitivo al più alto gra-do. Fa la lettura del pensiero di una persona anchesenza toccarla (ho visto questo molte volte) ed è que-sta sensibilità, questa sua lucidità e chiaroveggenzache gli permettono di seguire il cammino fatto dallasensibilità esteriorizzata e trovatala, pungere l'aria inquel punto.

MANI. – Questo è interessante.PIRRO. – Continuiamo l'argomento della esteriorizzazio-

ne della sensibilità che il De Rochas ha scoperto, eche molti altri poi hanno studiato. Dalla stessa rela-zione del dottor Sicard tolgo che il dottor Luys con unsoggetto ipnotizzato, ha visto prodursi delle scottaturesul corpo tenendo una candela accesa a cinquanta,

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due metri; arrivato qui si è fermato e ha punto viva-mente a circa un metro e mezzo dal suolo l'aria. Aquesto atto ha risposto immediatamente un grido didolore della signorina che essendo rivolta dall'altraparte non aveva visto il gesto del magnetizzatore. Ilsoggetto poi, richiesto, rispose che si era sentita pun-gere vivamente all'avambraccio. Torre mi ha poi spie-gato che esperimentando così, il difficile è trovaredove è andata a finire questa sensibilità e che bisognacercarla; il che egli fece quando con le mani apertepareva tastasse l'aria. In questo caso la sensibilità eraandata a finire a destra e un po' dietro la signorina alladistanza di circa due metri e un po' più in alto del suobraccio. Qui bisogna che ti dica che il signor Torre,oltre ad essere un uomo di una straordinaria forza ma-gnetica irradiante, è anche un sensitivo al più alto gra-do. Fa la lettura del pensiero di una persona anchesenza toccarla (ho visto questo molte volte) ed è que-sta sensibilità, questa sua lucidità e chiaroveggenzache gli permettono di seguire il cammino fatto dallasensibilità esteriorizzata e trovatala, pungere l'aria inquel punto.

MANI. – Questo è interessante.PIRRO. – Continuiamo l'argomento della esteriorizzazio-

ne della sensibilità che il De Rochas ha scoperto, eche molti altri poi hanno studiato. Dalla stessa rela-zione del dottor Sicard tolgo che il dottor Luys con unsoggetto ipnotizzato, ha visto prodursi delle scottaturesul corpo tenendo una candela accesa a cinquanta,

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sessanta centimetri dal corpo. Dopo aver così deluci-dato il punto di partenza di questi esperimentatori, DeRochas e il dott. Luys, il Sicard si estende sulla possi-bilità affermata dai due esperimentatori, di condensa-re nell'acqua o in una soluzione qualunque la sensibi-lità del soggetto messo in contatto del liquido. Egli ri-porta quanto segue dal De Rochas

«Durante le mie prime esperienze fatte nell'invernodel 1891, io gettavo dopo ogni seduta i liquidi sensi-bilizzati dalla finestra del mio gabinetto. Questo iofeci particolarmente in una sera di gelo durante laquale io avevo operato su due soggetti che dovevanoritornare all'indomani. Il domani nessuno venne, ilposdomani io ne vidi arrivare uno che camminavacon fatica, e che aveva l'aria molto ammalata: mi rac-conta che lui e il suo compagno erano stati presi tuttie due da violenti coliche durante la notte che avevaseguito l'esperienza, che non potevano scaldarsi e cheerano gelati fino al midollo delle ossa!

«Io ho sensibilizzato, continua il De Rochas, unasoluzione satura d'iposolfito di soda mettendola su diun braccio di un soggetto addormentato ed esterioriz-zato. Dopo che il soggetto fu svegliato un aiutante hadeterminato a sua insaputa la cristallizzazione dellasoluzione e nel medesimo istante il braccio di L. si ècontratto causandogli violenti dolori. Se si sostituiscela soluzione cristallizzabile con una statua di cera, siosservano i fenomeni identici; se si pizzica o punge la

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sessanta centimetri dal corpo. Dopo aver così deluci-dato il punto di partenza di questi esperimentatori, DeRochas e il dott. Luys, il Sicard si estende sulla possi-bilità affermata dai due esperimentatori, di condensa-re nell'acqua o in una soluzione qualunque la sensibi-lità del soggetto messo in contatto del liquido. Egli ri-porta quanto segue dal De Rochas

«Durante le mie prime esperienze fatte nell'invernodel 1891, io gettavo dopo ogni seduta i liquidi sensi-bilizzati dalla finestra del mio gabinetto. Questo iofeci particolarmente in una sera di gelo durante laquale io avevo operato su due soggetti che dovevanoritornare all'indomani. Il domani nessuno venne, ilposdomani io ne vidi arrivare uno che camminavacon fatica, e che aveva l'aria molto ammalata: mi rac-conta che lui e il suo compagno erano stati presi tuttie due da violenti coliche durante la notte che avevaseguito l'esperienza, che non potevano scaldarsi e cheerano gelati fino al midollo delle ossa!

«Io ho sensibilizzato, continua il De Rochas, unasoluzione satura d'iposolfito di soda mettendola su diun braccio di un soggetto addormentato ed esterioriz-zato. Dopo che il soggetto fu svegliato un aiutante hadeterminato a sua insaputa la cristallizzazione dellasoluzione e nel medesimo istante il braccio di L. si ècontratto causandogli violenti dolori. Se si sostituiscela soluzione cristallizzabile con una statua di cera, siosservano i fenomeni identici; se si pizzica o punge la

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statuetta, il soggetto si lagna di essere pizzicato opunto.

«Una piccola statuetta fatta con cera da modellare esensibilizzata con una permanenza di un dato tempo ead una piccola distanza da un soggetto esteriorizzato,trasmetteva a questo soggetto la sensazione di puntu-re con le quali la bucavo, nell'alto del corpo se la pun-gevo alla testa, o nel basso se la pungevo ai piedi.

«E arrivai a localizzare esattamente la sensazione,piantando nella testa della figurina una ciocca di ca-pelli tagliati alla nuca del soggetto durante il sonno.

«Avendo fatto portare la statuetta così preparatadietro un mobile, ove non potevamo vederla nè il sog-getto, nè io, risvegliai il soggetto, che senza abbando-nare il suo posto si mise a parlare fino al momentoche voltandosi improvvisamente e portando la manodietro la sua testa, domandò chi gli tirava i capelli;nel medesimo tempo il mio assistente strappava i ca-pelli alla statuetta».

Il dottor Sicard si dilunga ancora su di un'altra seriedi esperimenti nei quali la figurina di cera è sostituitada una lastra fotografica caricata della sensibilitàesteriorizzata di un soggetto addormentato. Dopoquesto, fatta la fotografia del soggetto, ogni volta cheDe Rochas toccava l'immagine, il soggetto addormen-tato ed esteriorizzato sentiva il contatto precisamenteal punto del suo corpo toccato nella fotografia.

Il De Rochas ha con uno spillo graffiato due voltela lastra al posto della mano e il soggetto svenne.

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statuetta, il soggetto si lagna di essere pizzicato opunto.

«Una piccola statuetta fatta con cera da modellare esensibilizzata con una permanenza di un dato tempo ead una piccola distanza da un soggetto esteriorizzato,trasmetteva a questo soggetto la sensazione di puntu-re con le quali la bucavo, nell'alto del corpo se la pun-gevo alla testa, o nel basso se la pungevo ai piedi.

«E arrivai a localizzare esattamente la sensazione,piantando nella testa della figurina una ciocca di ca-pelli tagliati alla nuca del soggetto durante il sonno.

«Avendo fatto portare la statuetta così preparatadietro un mobile, ove non potevamo vederla nè il sog-getto, nè io, risvegliai il soggetto, che senza abbando-nare il suo posto si mise a parlare fino al momentoche voltandosi improvvisamente e portando la manodietro la sua testa, domandò chi gli tirava i capelli;nel medesimo tempo il mio assistente strappava i ca-pelli alla statuetta».

Il dottor Sicard si dilunga ancora su di un'altra seriedi esperimenti nei quali la figurina di cera è sostituitada una lastra fotografica caricata della sensibilitàesteriorizzata di un soggetto addormentato. Dopoquesto, fatta la fotografia del soggetto, ogni volta cheDe Rochas toccava l'immagine, il soggetto addormen-tato ed esteriorizzato sentiva il contatto precisamenteal punto del suo corpo toccato nella fotografia.

Il De Rochas ha con uno spillo graffiato due voltela lastra al posto della mano e il soggetto svenne.

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Quando fu svegliato la sua mano presentava due graf-fi rossi.

Eccoci dunque arrivati a dimostrazioni sperimenta-li che ci danno una spiegazione della famosa «fattu-ra» o envoutement. Questa pratica che si credeva diaver relegata fra le più assurde e fantastiche supersti-zioni del medioevo, si dimostra così invece basata sudi un principio di verità.

Ma di un altro interessantissimo fenomeno dobbia-mo ora parlare e che si ottiene continuando a magne-tizzare, cioè del distacco quasi completo della sensi-bilità di tutto il soggetto: lo sdoppiamento completodel corpo umano.

Lo sdoppiamento del corpo o doppio eterico

Continuando a magnetizzare il soggetto, dopo cheincomincia l'esteriorizzazione della sensibilità, questistrati di sensibilità attorno al soggetto si allarganosempre più in strati concentrici che si condensanogradualmente come in due masse: una a sinistra colo-rata in arancio, ed una a destra colorata in blu. Questedue masse non tardano a riunirsi attirate l'una versol'altra, quella di destra passando generalmente dietroil soggetto si riunisce a quella di sinistra. Queste duemasse riunite assumono una specie di forma vaga as-somigliante ad un corpo umano un po' più grande delcorpo stesso e che si tiene, in principio, alla sinistradel corpo stesso. Questa forma è riunita al corpo del

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Quando fu svegliato la sua mano presentava due graf-fi rossi.

Eccoci dunque arrivati a dimostrazioni sperimenta-li che ci danno una spiegazione della famosa «fattu-ra» o envoutement. Questa pratica che si credeva diaver relegata fra le più assurde e fantastiche supersti-zioni del medioevo, si dimostra così invece basata sudi un principio di verità.

Ma di un altro interessantissimo fenomeno dobbia-mo ora parlare e che si ottiene continuando a magne-tizzare, cioè del distacco quasi completo della sensi-bilità di tutto il soggetto: lo sdoppiamento completodel corpo umano.

Lo sdoppiamento del corpo o doppio eterico

Continuando a magnetizzare il soggetto, dopo cheincomincia l'esteriorizzazione della sensibilità, questistrati di sensibilità attorno al soggetto si allarganosempre più in strati concentrici che si condensanogradualmente come in due masse: una a sinistra colo-rata in arancio, ed una a destra colorata in blu. Questedue masse non tardano a riunirsi attirate l'una versol'altra, quella di destra passando generalmente dietroil soggetto si riunisce a quella di sinistra. Queste duemasse riunite assumono una specie di forma vaga as-somigliante ad un corpo umano un po' più grande delcorpo stesso e che si tiene, in principio, alla sinistradel corpo stesso. Questa forma è riunita al corpo del

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soggetto da una specie di tubo o cordone vaporosodella grossezza di un dito che parte dalla regione del-lo stomaco (plesso solare) e che si riunisce a questamassa vaporosa allo stesso punto. È questo un verofantasma, o il doppio eterico come lo chiamano glioccultisti.

Per seguire le fasi di questo fenomeno è necessarioche dei sensitivi siano presenti o un soggetto posto inistato sonnambolico che veda e descriva lo sviluppodel fenomeno. Ma si sono fatte anche altre prove spe-rimentali per constatare la presenza di questo doppio.Uno schermo al solfuro di calcio diventa brillante eluminoso se questo doppio, che si può far spostare an-che ad una stanza vicina, passa sopra o vicino alloschermo. Si possono far eseguire a questo doppioazioni motrici, come spostare oggetti leggeri: è in-somma qualche cosa di estremamente rassomigliantealle apparizioni dell'ectoplasma che avvengono esono state fotografate nelle sedute spiritiche come inquelle fatte dal Crookes. Per la riuscita di questaesperienza necessita un soggetto allenato da una lun-ga serie di esperienze, una temperatura calda e nonumida e una disposizione calma e serena nel soggetto;talvolta una contrarietà o la presenza di qualche per-sona antipatica al soggetto basta a far mancare l'espe-rienza. Tutte queste condizioni sono molto somiglian-ti a quelle necessarie ai medium spiritici per ottenerefenomeni che appaiono singolarmente somiglianti,per non dire identici, a questi che si ottengono con un

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soggetto da una specie di tubo o cordone vaporosodella grossezza di un dito che parte dalla regione del-lo stomaco (plesso solare) e che si riunisce a questamassa vaporosa allo stesso punto. È questo un verofantasma, o il doppio eterico come lo chiamano glioccultisti.

Per seguire le fasi di questo fenomeno è necessarioche dei sensitivi siano presenti o un soggetto posto inistato sonnambolico che veda e descriva lo sviluppodel fenomeno. Ma si sono fatte anche altre prove spe-rimentali per constatare la presenza di questo doppio.Uno schermo al solfuro di calcio diventa brillante eluminoso se questo doppio, che si può far spostare an-che ad una stanza vicina, passa sopra o vicino alloschermo. Si possono far eseguire a questo doppioazioni motrici, come spostare oggetti leggeri: è in-somma qualche cosa di estremamente rassomigliantealle apparizioni dell'ectoplasma che avvengono esono state fotografate nelle sedute spiritiche come inquelle fatte dal Crookes. Per la riuscita di questaesperienza necessita un soggetto allenato da una lun-ga serie di esperienze, una temperatura calda e nonumida e una disposizione calma e serena nel soggetto;talvolta una contrarietà o la presenza di qualche per-sona antipatica al soggetto basta a far mancare l'espe-rienza. Tutte queste condizioni sono molto somiglian-ti a quelle necessarie ai medium spiritici per ottenerefenomeni che appaiono singolarmente somiglianti,per non dire identici, a questi che si ottengono con un

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soggetto magnetizzato. Si può supporre quindi che ilmedium spiritico possa da solo mettersi in condizioniaffini o identiche a quelle nelle quali viene messo ilsoggetto magnetico con una lunga e profonda magne-tizzazione. È inutile che io ti dica che qui è la magne-tizzazione che agisce con la sua emissione di energiae che i metodi ipnotici non otterrebbero nulla.

Eccoci dunque alla prova esperimentale dell'esi-stenza di una specie di fantasma che circonda il no-stro corpo dal quale si può staccare e che si può man-dare a passeggiare per conto suo.

Durante queste esperienze se si rivolgono domandeal soggetto addormentato, egli dichiara che il doppioè lui, il corpo non è che un sacco vuoto; un altro sog-getto ha dichiarato: «Io non so che cosa sia il corpo,ma non è il mio io, tutta la mia persona è nel corpo lu-minoso, è lui che pensa e agisce e trasmette al corpofisico quello che vi dico».

«Si acquista la certezza assoluta, dice il Durville,(«Pour dedoubler les corps humains») che il corpo fi-sico non è più la sede di alcuna facoltà, ma che è ildoppio che percepisce le sue sensazioni, come seavesse trascinato con sè gli organi dei sensi».

Molti fatti, troppo numerosi e precisi perchè si pos-sano negare o chiamare comodamente coincidenze oallucinazioni, provano che sotto una forte emozione,generalmente, il pericolo di morte imminente, questodoppio viene lanciato verso una persona amata, versola quale va pure con forza il pensiero in quel momen-

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soggetto magnetizzato. Si può supporre quindi che ilmedium spiritico possa da solo mettersi in condizioniaffini o identiche a quelle nelle quali viene messo ilsoggetto magnetico con una lunga e profonda magne-tizzazione. È inutile che io ti dica che qui è la magne-tizzazione che agisce con la sua emissione di energiae che i metodi ipnotici non otterrebbero nulla.

Eccoci dunque alla prova esperimentale dell'esi-stenza di una specie di fantasma che circonda il no-stro corpo dal quale si può staccare e che si può man-dare a passeggiare per conto suo.

Durante queste esperienze se si rivolgono domandeal soggetto addormentato, egli dichiara che il doppioè lui, il corpo non è che un sacco vuoto; un altro sog-getto ha dichiarato: «Io non so che cosa sia il corpo,ma non è il mio io, tutta la mia persona è nel corpo lu-minoso, è lui che pensa e agisce e trasmette al corpofisico quello che vi dico».

«Si acquista la certezza assoluta, dice il Durville,(«Pour dedoubler les corps humains») che il corpo fi-sico non è più la sede di alcuna facoltà, ma che è ildoppio che percepisce le sue sensazioni, come seavesse trascinato con sè gli organi dei sensi».

Molti fatti, troppo numerosi e precisi perchè si pos-sano negare o chiamare comodamente coincidenze oallucinazioni, provano che sotto una forte emozione,generalmente, il pericolo di morte imminente, questodoppio viene lanciato verso una persona amata, versola quale va pure con forza il pensiero in quel momen-

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to, cosicchè o questa vede il doppio o sente quelloche dice o invoca la persona lontana.

Durante la grande guerra, non si contano i casi dimadri o di spose che hanno visto o sentito il figlio, losposo o l'amante apparire insanguinato o morente oinvocante aiuto. Non ti pare che questo doppio, que-sto fantasma, che è la riproduzione generalmente nonnetta e precisa, ma perfettamente rassomigliante e ri-conoscibile del corpo, e che è quindi un'altra cosa delcorpo stesso, risponda molto bene al concetto che siha tradizionalmente dell'anima, o almeno di una partedell'anima?

Abbiamo visto che nelle esperienze di sdoppiamen-to mano mano che si prosegue ad esteriorizzare lasensibilità, si ha la formazione del doppio e una mag-giore insensibilità del corpo.

E se il corpo giace inerte, insensibile e questo dop-pio trasmette a lui le sensazioni, non vuol dire chequesto doppio ha anche una specie di duplicato deisensi che nel corpo si trovano inerti? Non abbiamoqui una prova che qualchecosa di organicamentecompleto si può staccare dal corpo fisico? E questoqualchecosa di organicamente completo non può es-sere una manifestazione in una materia più sottile(l'aspetto come abbiamo visto è gassoso) di quelloche è uno dei diversi attributi dell'anima cioè vivifica-trice del corpo? Quali obbiezioni di buona fede e chenon siano per partito preso, per testardaggine materia-listica, si possono logicamente opporre a queste dedu-

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to, cosicchè o questa vede il doppio o sente quelloche dice o invoca la persona lontana.

Durante la grande guerra, non si contano i casi dimadri o di spose che hanno visto o sentito il figlio, losposo o l'amante apparire insanguinato o morente oinvocante aiuto. Non ti pare che questo doppio, que-sto fantasma, che è la riproduzione generalmente nonnetta e precisa, ma perfettamente rassomigliante e ri-conoscibile del corpo, e che è quindi un'altra cosa delcorpo stesso, risponda molto bene al concetto che siha tradizionalmente dell'anima, o almeno di una partedell'anima?

Abbiamo visto che nelle esperienze di sdoppiamen-to mano mano che si prosegue ad esteriorizzare lasensibilità, si ha la formazione del doppio e una mag-giore insensibilità del corpo.

E se il corpo giace inerte, insensibile e questo dop-pio trasmette a lui le sensazioni, non vuol dire chequesto doppio ha anche una specie di duplicato deisensi che nel corpo si trovano inerti? Non abbiamoqui una prova che qualchecosa di organicamentecompleto si può staccare dal corpo fisico? E questoqualchecosa di organicamente completo non può es-sere una manifestazione in una materia più sottile(l'aspetto come abbiamo visto è gassoso) di quelloche è uno dei diversi attributi dell'anima cioè vivifica-trice del corpo? Quali obbiezioni di buona fede e chenon siano per partito preso, per testardaggine materia-listica, si possono logicamente opporre a queste dedu-

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zioni? Forse perchè la scienza non ha potuto metterein una provetta un po' di questo doppio, un po' di que-sto gas e non l'ha analizzato e non ci può dire di checosa è fatto? Ma la scienza è sicura di aver fatto pas-sare nelle sue provette tutto quello di cui si componela natura, o non piuttosto solo quello, e anzi una partedi quello di cui si compone la materia?4

Rigorismi e pregiudizi della scienza

La scienza per spiegare certi fenomeni atomici,come quello che nel nucleo i vari protoni (che si do-vrebbero respingere con forze estremamente grandi invirtù della legge di Coulomb) resistono senza esplo-dere, ha dovuto formulare l'ipotesi che le leggi fisi-che, meglio assodate, nel nucleo perdono la loro vali-dità ed ammettere che quando le cariche elettricheelementari sono portate alla vicinanza estrema chehanno nel nucleo, le forze mutue da ripulsive diventa-no attrattive, conferendo così al nucleo quella stabili-tà, che altrimenti sarebbe inesplicabile!

Questa scienza che, appunto nel mondo infinita-mente piccolo del nucleo, ha dovuto ammettere che lafisica obbedisce ad altre leggi e che possono affer-marsi i più impensati fenomeni, questa scienza non haancora imparato ad essere estremamente modesta. Senel mondo, che è il suo, deve talvolta contraddire se

4 A dieci anni di distanza la scienza ha scoperto che l'atomopuò essere scisso, con tutte le notevoli sue conseguenze. (N.d.R.)

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zioni? Forse perchè la scienza non ha potuto metterein una provetta un po' di questo doppio, un po' di que-sto gas e non l'ha analizzato e non ci può dire di checosa è fatto? Ma la scienza è sicura di aver fatto pas-sare nelle sue provette tutto quello di cui si componela natura, o non piuttosto solo quello, e anzi una partedi quello di cui si compone la materia?4

Rigorismi e pregiudizi della scienza

La scienza per spiegare certi fenomeni atomici,come quello che nel nucleo i vari protoni (che si do-vrebbero respingere con forze estremamente grandi invirtù della legge di Coulomb) resistono senza esplo-dere, ha dovuto formulare l'ipotesi che le leggi fisi-che, meglio assodate, nel nucleo perdono la loro vali-dità ed ammettere che quando le cariche elettricheelementari sono portate alla vicinanza estrema chehanno nel nucleo, le forze mutue da ripulsive diventa-no attrattive, conferendo così al nucleo quella stabili-tà, che altrimenti sarebbe inesplicabile!

Questa scienza che, appunto nel mondo infinita-mente piccolo del nucleo, ha dovuto ammettere che lafisica obbedisce ad altre leggi e che possono affer-marsi i più impensati fenomeni, questa scienza non haancora imparato ad essere estremamente modesta. Senel mondo, che è il suo, deve talvolta contraddire se

4 A dieci anni di distanza la scienza ha scoperto che l'atomopuò essere scisso, con tutte le notevoli sue conseguenze. (N.d.R.)

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stessa, davanti ai nuovi fenomeni che va scoprendo,questa scienza, dico, è assolutamente chiusa, inesora-bilmente scettica, aprioristicamente negativa davantiad una quantità enorme di fenomeni come quelli dicui abbiamo parlato, divenuti ormai nel campo deimagnetisti e in quello degli occultisti, di sperimenta-zione facile, mentre dovrebbe invogliarla a studiarli.

MANI. –Ma sai, il campo delle scienze fisiche è divenutocosì infinitamente vasto e così complicato che bastaappena la vita di un uomo a rendersene conto! Se sidovesse allargare ancora questo campo dove si an-drebbe a finire?

PIRRO. – Sì, siamo d'accordo; ma questo è più un erroredi indirizzo che ha preso tutta la scienza, che non unadifficoltà intrinseca. Il sezionamento in troppe specia-lità rende sempre più complicata la materia, ma rendeanche sempre più problematica una visione d'assiemeed una organizzazione di tutte le parziali e frammen-tarie conoscenze che in tutti i campi la scienza va ac-cumulando.

Intanto l'assenteismo della scienza da una parte e irimasugli, purtroppo ancora vivi! di quel detestabileperiodo materialista fanno sì che tutti questi fenomenisulle potenze e forze recondite del corpo umano man-tengano, malgrado la quantità di studi e ricerche chesi fanno – sempre fuori della scienza ufficiale – unacerta colorazione misteriosa, non perchè siano ancorae in se stessi molto misteriosi, ma direi quasi per unacerta aria di magia, di stregoneria e per la taccia di

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stessa, davanti ai nuovi fenomeni che va scoprendo,questa scienza, dico, è assolutamente chiusa, inesora-bilmente scettica, aprioristicamente negativa davantiad una quantità enorme di fenomeni come quelli dicui abbiamo parlato, divenuti ormai nel campo deimagnetisti e in quello degli occultisti, di sperimenta-zione facile, mentre dovrebbe invogliarla a studiarli.

MANI. –Ma sai, il campo delle scienze fisiche è divenutocosì infinitamente vasto e così complicato che bastaappena la vita di un uomo a rendersene conto! Se sidovesse allargare ancora questo campo dove si an-drebbe a finire?

PIRRO. – Sì, siamo d'accordo; ma questo è più un erroredi indirizzo che ha preso tutta la scienza, che non unadifficoltà intrinseca. Il sezionamento in troppe specia-lità rende sempre più complicata la materia, ma rendeanche sempre più problematica una visione d'assiemeed una organizzazione di tutte le parziali e frammen-tarie conoscenze che in tutti i campi la scienza va ac-cumulando.

Intanto l'assenteismo della scienza da una parte e irimasugli, purtroppo ancora vivi! di quel detestabileperiodo materialista fanno sì che tutti questi fenomenisulle potenze e forze recondite del corpo umano man-tengano, malgrado la quantità di studi e ricerche chesi fanno – sempre fuori della scienza ufficiale – unacerta colorazione misteriosa, non perchè siano ancorae in se stessi molto misteriosi, ma direi quasi per unacerta aria di magia, di stregoneria e per la taccia di

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credulità ingenua che può venir data a chi li ammette.Grava su tutte queste ricerche un po' l'epiteto d'occul-tismo che proviene ancora dal medioevo, e quel ba-lordo ostracismo che soprattutto l'epoca del materiali-smo ha gettato su di esse. Abbiamo prove sperimenta-li che ci dicono la possibilità della fattura o envoute-ment prove sperimentali della visibilità del doppioeterico, che è esattamente ciò che si chiama fantasmae dobbiamo volenti o nolenti ammettere che questecose che si credevano, come la scienza aveva dichia-rato, relegare nella superstizione più ridicola del me-dioevo, esistono e sono sperimentalmente provabili!

Qui come in altri campi la scienza ufficiale, lascienza positivista, la scienza materialista ha avutotroppa fretta nel suo entusiasmo demolitore di tuttociò che la tradizione ed il medioevo ci avevano tra-mandato, e nella sua fretta di far tabula rasa, ha fatto,senza vagliare, tabula rasa anche di cose che risultanovere!

Molti pregiudizi, molte credenze, molte tradizioni,hanno una base di verità che è forse difficile trovare,rintracciare, scoprire attraverso le varie sovrapposi-zioni che il tempo e l'ignoranza vi hanno costruito;ma su molte di queste bisogna fermarsi e prima digettarle nel cestino è bene che almeno un dubbio ciarresti a considerarle. Questo dobbiamo fare ora permolti fenomeni del cosidetto occultismo che vertonotutti su poteri sconosciuti dell'uomo, su facoltà chepuò sviluppare, energie che può esercitare e che ap-

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credulità ingenua che può venir data a chi li ammette.Grava su tutte queste ricerche un po' l'epiteto d'occul-tismo che proviene ancora dal medioevo, e quel ba-lordo ostracismo che soprattutto l'epoca del materiali-smo ha gettato su di esse. Abbiamo prove sperimenta-li che ci dicono la possibilità della fattura o envoute-ment prove sperimentali della visibilità del doppioeterico, che è esattamente ciò che si chiama fantasmae dobbiamo volenti o nolenti ammettere che questecose che si credevano, come la scienza aveva dichia-rato, relegare nella superstizione più ridicola del me-dioevo, esistono e sono sperimentalmente provabili!

Qui come in altri campi la scienza ufficiale, lascienza positivista, la scienza materialista ha avutotroppa fretta nel suo entusiasmo demolitore di tuttociò che la tradizione ed il medioevo ci avevano tra-mandato, e nella sua fretta di far tabula rasa, ha fatto,senza vagliare, tabula rasa anche di cose che risultanovere!

Molti pregiudizi, molte credenze, molte tradizioni,hanno una base di verità che è forse difficile trovare,rintracciare, scoprire attraverso le varie sovrapposi-zioni che il tempo e l'ignoranza vi hanno costruito;ma su molte di queste bisogna fermarsi e prima digettarle nel cestino è bene che almeno un dubbio ciarresti a considerarle. Questo dobbiamo fare ora permolti fenomeni del cosidetto occultismo che vertonotutti su poteri sconosciuti dell'uomo, su facoltà chepuò sviluppare, energie che può esercitare e che ap-

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punto perchè oltrepassano i limiti delle forze fisiolo-giche, sono state troppo rapidamente, troppo incon-sciamente, troppo stupidamente negate, trascurate,derise, diffamate.

MANI. – Ma comunque la verità deve pur farsi strada!PIRRO. – Sì, nessuna accademia, nessun veto, nessuna

negazione, nessun indice ha mai impedito, nè mai im-pedirà alla verità di farsi strada! Ma quanta fatica,quanti tentativi, quanti sforzi perduti, quante energiesciupate nella lotta contro quelli che si potrebberochiamare i nuovi pregiudizi creati dalla scienza! Que-sto progredire a tappe, questo negare oggi quello chesi affermava ieri, e negare ancora domani quello a cuisi crede oggi, per poi dover ricominciare la strada dadove si era partiti, non è, se analizziamo, la conse-guenza dei nuovi dati certi che la scienza ritrova, madel voler allargare i dati sperimentali ad una interpre-tazione generale che questi non comportano. Chi puònegare i progressi di conoscenza fisiologica e biologi-ca fatti dalla scienza sul corpo animale? Ma perchèdire che questi dati, queste conoscenze sono tutto ilcorpo umano? Perchè aver voluto aprioristicamentenegare che altre forze possano agire? Perchè aver vo-luto negare che al di sopra e oltre la materia – cosìcome la conosce o crede di conoscerla la scienza – al-tre forze si manifestano o possono manifestarsi? Per-chè aver creduto, come sacerdoti gelosi, che i miraco-li si facciano solo nel proprio santuario? Aver diffa-mato gli altri santuari, e i relativi sacerdoti? Ah!

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punto perchè oltrepassano i limiti delle forze fisiolo-giche, sono state troppo rapidamente, troppo incon-sciamente, troppo stupidamente negate, trascurate,derise, diffamate.

MANI. – Ma comunque la verità deve pur farsi strada!PIRRO. – Sì, nessuna accademia, nessun veto, nessuna

negazione, nessun indice ha mai impedito, nè mai im-pedirà alla verità di farsi strada! Ma quanta fatica,quanti tentativi, quanti sforzi perduti, quante energiesciupate nella lotta contro quelli che si potrebberochiamare i nuovi pregiudizi creati dalla scienza! Que-sto progredire a tappe, questo negare oggi quello chesi affermava ieri, e negare ancora domani quello a cuisi crede oggi, per poi dover ricominciare la strada dadove si era partiti, non è, se analizziamo, la conse-guenza dei nuovi dati certi che la scienza ritrova, madel voler allargare i dati sperimentali ad una interpre-tazione generale che questi non comportano. Chi puònegare i progressi di conoscenza fisiologica e biologi-ca fatti dalla scienza sul corpo animale? Ma perchèdire che questi dati, queste conoscenze sono tutto ilcorpo umano? Perchè aver voluto aprioristicamentenegare che altre forze possano agire? Perchè aver vo-luto negare che al di sopra e oltre la materia – cosìcome la conosce o crede di conoscerla la scienza – al-tre forze si manifestano o possono manifestarsi? Per-chè aver creduto, come sacerdoti gelosi, che i miraco-li si facciano solo nel proprio santuario? Aver diffa-mato gli altri santuari, e i relativi sacerdoti? Ah!

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quante corbellerie, quanta pretensione, quanta impo-tenza si cela dietro queste pretenziose parole: «lascienza ha detto, la scienza ha dimostrato, alla scienzal'ultima parola!»

La scienza può fare miracoli, purchè parta dall'alto,e non dal basso, purchè dalle scarpe non si voglia giu-dicare l'intelletto di chi quelle scarpe ha sui piedi.

Torna a proposito l'anedotto di Prassitele e il calzo-laio. Un calzolaio mosse critica alla forma di un cal-zare in una statua di Prassitele. Il giorno dopo, fierodi aver visto che il calzare era stato corretto, credettedi poter muovere appunto anche alla forma della co-scia, ma si sentì dire da Prassitele: «Arrestati amico,fino a quando tu parli di calzari, io ti credo e ti reputocompetente; ma non allargare la tua critica oltre i cal-zari! Qui finisce la tua competenza!» Si potrebbe direla stessa cosa a questa scienza! Non allargare il tuogiudizio oltre la materia! Qui si arresta la tua compe-tenza! Per il resto ciò che di meglio puoi fare è tace-re!

Passata l'infatuazione positivista, materialista lascienza medica ora accenna, vagamente, ad essere piùcauta nelle sue conclusioni, almeno più rispettosa dicerte vecchie teorie, tanto da cominciare a provare emettere in pratica vecchie cure che erano da questederivate. La scienza medica incomincia ad accorgersiche c'è uno squilibrio fra il progresso fatto dalla dia-gnosi e quello della terapia. Da questo distacco è ri-sultato un bisogno di provare anche quelle cure che

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quante corbellerie, quanta pretensione, quanta impo-tenza si cela dietro queste pretenziose parole: «lascienza ha detto, la scienza ha dimostrato, alla scienzal'ultima parola!»

La scienza può fare miracoli, purchè parta dall'alto,e non dal basso, purchè dalle scarpe non si voglia giu-dicare l'intelletto di chi quelle scarpe ha sui piedi.

Torna a proposito l'anedotto di Prassitele e il calzo-laio. Un calzolaio mosse critica alla forma di un cal-zare in una statua di Prassitele. Il giorno dopo, fierodi aver visto che il calzare era stato corretto, credettedi poter muovere appunto anche alla forma della co-scia, ma si sentì dire da Prassitele: «Arrestati amico,fino a quando tu parli di calzari, io ti credo e ti reputocompetente; ma non allargare la tua critica oltre i cal-zari! Qui finisce la tua competenza!» Si potrebbe direla stessa cosa a questa scienza! Non allargare il tuogiudizio oltre la materia! Qui si arresta la tua compe-tenza! Per il resto ciò che di meglio puoi fare è tace-re!

Passata l'infatuazione positivista, materialista lascienza medica ora accenna, vagamente, ad essere piùcauta nelle sue conclusioni, almeno più rispettosa dicerte vecchie teorie, tanto da cominciare a provare emettere in pratica vecchie cure che erano da questederivate. La scienza medica incomincia ad accorgersiche c'è uno squilibrio fra il progresso fatto dalla dia-gnosi e quello della terapia. Da questo distacco è ri-sultato un bisogno di provare anche quelle cure che

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erano cadute in dimenticanza, che risalgono a moltisecoli e che partivano da concezioni tutt'affatto diver-se da quelle della medicina ufficiale!

La riflessoterapia

Da qualche anno si parla della cura basata sui ri-flessi che pare dia risultati talora immediati soprattut-to nel far sparire il dolore.

Questa cura, che è la puntura con aghi in determi-nate parti del corpo, è l'antica cura cinese vecchia di2500 anni!

Così si parla pure da qualche anno di vitalismo, dineo-ippocratismo.

Vediamo di fare un po' rapidamente una rassegnadi queste vecchie-nuove teorie e di trarne, se possibi-le, una conclusione.

Incominciamo dalla agopuntura cinese. Questa èevidentemente basata sulla riflessoterapia che è oggialla moda. Certe affezioni di organi interni si rivelanoe provocano punti dolorosi sulla superficie della pel-le. Così una congestione al fegato fa apparire unazona dolorosa alla spalla destra, delle lesioni all'uterofanno dolorare la sommità del cranio. Da questo fattola riflessoterapia ha tratto la conclusione che «comeun'affezione interna si riflette su di un tratto della pel-le o mucosa, così agendo con qualche eccitazione suquel tratto di pelle o mucosa, si deve influiresull'organo che ha con esso rapporti». Cioè si consi-

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erano cadute in dimenticanza, che risalgono a moltisecoli e che partivano da concezioni tutt'affatto diver-se da quelle della medicina ufficiale!

La riflessoterapia

Da qualche anno si parla della cura basata sui ri-flessi che pare dia risultati talora immediati soprattut-to nel far sparire il dolore.

Questa cura, che è la puntura con aghi in determi-nate parti del corpo, è l'antica cura cinese vecchia di2500 anni!

Così si parla pure da qualche anno di vitalismo, dineo-ippocratismo.

Vediamo di fare un po' rapidamente una rassegnadi queste vecchie-nuove teorie e di trarne, se possibi-le, una conclusione.

Incominciamo dalla agopuntura cinese. Questa èevidentemente basata sulla riflessoterapia che è oggialla moda. Certe affezioni di organi interni si rivelanoe provocano punti dolorosi sulla superficie della pel-le. Così una congestione al fegato fa apparire unazona dolorosa alla spalla destra, delle lesioni all'uterofanno dolorare la sommità del cranio. Da questo fattola riflessoterapia ha tratto la conclusione che «comeun'affezione interna si riflette su di un tratto della pel-le o mucosa, così agendo con qualche eccitazione suquel tratto di pelle o mucosa, si deve influiresull'organo che ha con esso rapporti». Cioè si consi-

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dera che questo riflesso sia reversibile. Già l'Abramsaveva stabilito che lungo tutta la colonna vertebraleesistono punti che divengono dolorosi quando si am-malano i visceri od organi che loro corrispondononell'interno. Da questo ne risultò la spondiloterapiache consiste in eccitazione meccanica od elettrica sul-le vertebre che risultano doloranti, allo scopo di in-fluire sugli organi malati che sono con loro in rappor-to. E la idroterapia con le sue docce sulla spina dorsa-le fa, in fondo, della spondiloterapia. Poi il Bonnier silimitò a considerare i riflessi nella sola mucosa pitui-taria nell'interno delle cavità nasali e ad eccitarla permodificare certe funzioni e per togliere certi dolori.L'Assuero fa la medesima cosa.

Ciò non è che la conferma di un antico mezzo em-pirico, che per tirare dalla sincope uno svenuto usavasolleticare l'interno del naso con una piuma.

Questa non è che la centro o simpaticoterapia dimoda da alcuni anni.

L'agoterapia cinese: i suoi principi

Ed ecco così tornare in voga l'agopuntura cinese.Con questa non ci si rivolge solo alle vertebre, alla

sola mucosa pituitaria del naso, ma a tutto il corpo,col principio generale della riflessoterapia, cioè che idisturbi funzionali degli organi interni si accompa-gnano sempre a sensazioni dolorose su certi tratti del-la pelle. Questi punti della pelle sarebbero, secondo

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dera che questo riflesso sia reversibile. Già l'Abramsaveva stabilito che lungo tutta la colonna vertebraleesistono punti che divengono dolorosi quando si am-malano i visceri od organi che loro corrispondononell'interno. Da questo ne risultò la spondiloterapiache consiste in eccitazione meccanica od elettrica sul-le vertebre che risultano doloranti, allo scopo di in-fluire sugli organi malati che sono con loro in rappor-to. E la idroterapia con le sue docce sulla spina dorsa-le fa, in fondo, della spondiloterapia. Poi il Bonnier silimitò a considerare i riflessi nella sola mucosa pitui-taria nell'interno delle cavità nasali e ad eccitarla permodificare certe funzioni e per togliere certi dolori.L'Assuero fa la medesima cosa.

Ciò non è che la conferma di un antico mezzo em-pirico, che per tirare dalla sincope uno svenuto usavasolleticare l'interno del naso con una piuma.

Questa non è che la centro o simpaticoterapia dimoda da alcuni anni.

L'agoterapia cinese: i suoi principi

Ed ecco così tornare in voga l'agopuntura cinese.Con questa non ci si rivolge solo alle vertebre, alla

sola mucosa pituitaria del naso, ma a tutto il corpo,col principio generale della riflessoterapia, cioè che idisturbi funzionali degli organi interni si accompa-gnano sempre a sensazioni dolorose su certi tratti del-la pelle. Questi punti della pelle sarebbero, secondo

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questa dottrina cinese, circa 700. E per la concezioneenergetico-filosofica cinese che informa questa cura,non contano i dati anatomici-fisiologici, come sonointesi dalla scienza medica attuale europea. Per essi ilcuore e il fegato hanno una funzione completamentediversa da quella loro attribuita dalla nostra scienzamedica che li considera nella loro funzionalità fisiolo-gica materiale. Secondo questa concezione cinese, al-cuni organi servono a far circolare energia «Jung», al-tri energia «Jang» cioè due forme di energia oppostee sempre presenti.

L'energia Jung sarebbe propria del sangue, l'ener-gia Jang dei nervi. L'una si trasforma continuamentenell'altra, ma in modo che ad ogni momento nel corposano le due qualità di energia si trovano sempre inequilibrio come si trovano in equilibrio in tutto il Co-smo. Secondo questa concezione la malattia avvienequando queste due energie circolano male e si trova-no ora in eccesso ora in difetto negli organi, sicchèquesti si trovano ora ingorgati, ora svuotati. (Nota cheeguale concezione sugli organi ammalati è data dalSolve o coagula ermetico (disperdi o concentra). Incomplesso è concezione di una energia che esiste nelCosmo e che mantiene la vita nel corpo umano circo-lando in esso.

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questa dottrina cinese, circa 700. E per la concezioneenergetico-filosofica cinese che informa questa cura,non contano i dati anatomici-fisiologici, come sonointesi dalla scienza medica attuale europea. Per essi ilcuore e il fegato hanno una funzione completamentediversa da quella loro attribuita dalla nostra scienzamedica che li considera nella loro funzionalità fisiolo-gica materiale. Secondo questa concezione cinese, al-cuni organi servono a far circolare energia «Jung», al-tri energia «Jang» cioè due forme di energia oppostee sempre presenti.

L'energia Jung sarebbe propria del sangue, l'ener-gia Jang dei nervi. L'una si trasforma continuamentenell'altra, ma in modo che ad ogni momento nel corposano le due qualità di energia si trovano sempre inequilibrio come si trovano in equilibrio in tutto il Co-smo. Secondo questa concezione la malattia avvienequando queste due energie circolano male e si trova-no ora in eccesso ora in difetto negli organi, sicchèquesti si trovano ora ingorgati, ora svuotati. (Nota cheeguale concezione sugli organi ammalati è data dalSolve o coagula ermetico (disperdi o concentra). Incomplesso è concezione di una energia che esiste nelCosmo e che mantiene la vita nel corpo umano circo-lando in esso.

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La genesi delle malattie secondo la filosofia Joga

Vediamo ora un'altra antichissima concezione;quella indiana quale la possiamo desumere dalla filo-sofia Joga e dai Tantras.

Questa concepisce l'uomo come formato su settepiani o stati della materia che, partendo dal più sottilee andando fino al più grosso o pesante, la materia,sono: Spirito, Mente spirituale, Intelletto, Mente istin-tiva, Prana o forza vitale, Corpo astrale e Corpo fisi-co.

Consideriamo per ciò che ci interessa ora, solo gliultimi tre, cioè: Corpo fisico, Corpo astrale, Prana oforza vitale.

Prana o forza vitale è un'energia che permea tuttele cellule, tutti gli atomi, tutta la materia e provienedal sole che emette oltre il Prana altre due forze: ilFohat o elettricità (convertibile in tutte le energie fisi-che: luce, calore, suono, movimento ecc.) e il Kunda-lini o fuoco serpentino.

Il Prana è assorbito da tutti gli organismi viventi edè indispensabile per la loro vitalità. Nel corpo umanopenetra attraverso il corpo astrale e il doppio eterico amezzo di dieci centri o chakram.

Il primo e più importante di questi centri è quellocollocato sopra la milza (perchè da esso entra princi-palmente, proveniente dal corpo astrale, il Pranaemesso dal sole). Questo centro poi attraverso il cor-po eterico che permea tutto il corpo fisico e lo riveste

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La genesi delle malattie secondo la filosofia Joga

Vediamo ora un'altra antichissima concezione;quella indiana quale la possiamo desumere dalla filo-sofia Joga e dai Tantras.

Questa concepisce l'uomo come formato su settepiani o stati della materia che, partendo dal più sottilee andando fino al più grosso o pesante, la materia,sono: Spirito, Mente spirituale, Intelletto, Mente istin-tiva, Prana o forza vitale, Corpo astrale e Corpo fisi-co.

Consideriamo per ciò che ci interessa ora, solo gliultimi tre, cioè: Corpo fisico, Corpo astrale, Prana oforza vitale.

Prana o forza vitale è un'energia che permea tuttele cellule, tutti gli atomi, tutta la materia e provienedal sole che emette oltre il Prana altre due forze: ilFohat o elettricità (convertibile in tutte le energie fisi-che: luce, calore, suono, movimento ecc.) e il Kunda-lini o fuoco serpentino.

Il Prana è assorbito da tutti gli organismi viventi edè indispensabile per la loro vitalità. Nel corpo umanopenetra attraverso il corpo astrale e il doppio eterico amezzo di dieci centri o chakram.

Il primo e più importante di questi centri è quellocollocato sopra la milza (perchè da esso entra princi-palmente, proveniente dal corpo astrale, il Pranaemesso dal sole). Questo centro poi attraverso il cor-po eterico che permea tutto il corpo fisico e lo riveste

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come di un involucro di quattro o cinque centimetri,distribuisce il Prana, modificato in una specie di raggidiversamente colorati, ai vari altri centri, del cuore,della base della spina dorsale, dell'ombelico, dellagola, fra le sopraciglia e al sommo della testa. Questoassieme di presa e distribuzione di energia avvienesul piano astrale ed eterico dove la materia è più sotti-le di quella fisica, gassosa, liquida e solida che com-pone il corpo. Nel corpo fisico lungo la spina dorsaleo meglio attorno a questa in giro serpentino circole-rebbe Prana e Apana che sarebbe come la stessa forzascissa nelle sue due espressioni di positivo e negativo,identificabili alle due correnti: Pingala, corrisponden-te all'aspetto solare o maschile della potenza; e Idacorrispondente all'aspetto lunare o femminile dellapotenza. Queste forze opposte e contrarie girano pertutto il corpo in correnti (nadi) sottili che lo vivifica-no tutto. Il respiro col suo inspiro si riferisce al prin-cipio femminile immettere, e l'espiro al principio ma-scolino emettere forza. La malattia risulta anche quida uno squilibrio fra queste due forze per cui ne risul-terebbe ai vari organi, o una sovrabbondanza di Pra-na, o una mancanza. La cura è sempre basatasull'apportare energia dove manca o disperderla dovesovrabbonda. Ancora il Solve e coagula ermetico.Nota poi che anche in questa concezione indiana dellavita nel corpo umano, troviamo due forze che corri-spondono esattamente come concetto alle due forze

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come di un involucro di quattro o cinque centimetri,distribuisce il Prana, modificato in una specie di raggidiversamente colorati, ai vari altri centri, del cuore,della base della spina dorsale, dell'ombelico, dellagola, fra le sopraciglia e al sommo della testa. Questoassieme di presa e distribuzione di energia avvienesul piano astrale ed eterico dove la materia è più sotti-le di quella fisica, gassosa, liquida e solida che com-pone il corpo. Nel corpo fisico lungo la spina dorsaleo meglio attorno a questa in giro serpentino circole-rebbe Prana e Apana che sarebbe come la stessa forzascissa nelle sue due espressioni di positivo e negativo,identificabili alle due correnti: Pingala, corrisponden-te all'aspetto solare o maschile della potenza; e Idacorrispondente all'aspetto lunare o femminile dellapotenza. Queste forze opposte e contrarie girano pertutto il corpo in correnti (nadi) sottili che lo vivifica-no tutto. Il respiro col suo inspiro si riferisce al prin-cipio femminile immettere, e l'espiro al principio ma-scolino emettere forza. La malattia risulta anche quida uno squilibrio fra queste due forze per cui ne risul-terebbe ai vari organi, o una sovrabbondanza di Pra-na, o una mancanza. La cura è sempre basatasull'apportare energia dove manca o disperderla dovesovrabbonda. Ancora il Solve e coagula ermetico.Nota poi che anche in questa concezione indiana dellavita nel corpo umano, troviamo due forze che corri-spondono esattamente come concetto alle due forze

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della concezione cinese: la forza od energia Jung equella Jang.

La cura della malattia in India

È uguale il concetto sull'origine della malattia. Lacura indiana che è molto affine a quella dei magneti-sti: fa passi, imposizioni e toccamenti sulle varie partidel corpo. Mi pare evidente che l'agoterapia non siache un mezzo per portare una nuova energia (che ènella mano che punge con un metallo diverso, sempreottimo conduttore e immagazzinatore di questa ener-gia vitale o pranica) che è quella che funziona nellecure magnetiche e indiane joghiche. Vorrei dire chemi pare che i cinesi, facciano, senza volerlo, una spe-cie di magnetismo con in più un risveglio locale deinervi o tessuti rappresentato dall'azione fisica dellapuntura.

I magnetisti non avevano essi pure individuato,come il De Rochas, Durville e altri, molti punti sullaspina dorsale e sul cranio sui quali agire per far cessa-re il dolore o guarire organi interni? E il loro concettosulla vita o malattia non è identico a quello cinese, in-diano e al Solve o coagula ermetico? A riprova dellaverità del concetto indiano e della esistenza del dop-pio eterico e del corpo astrale, non abbiamo noi tuttele esperienze che abbiamo visto che si possono farecon i trasferti della sensibilità, con lo sdoppiamentodel corpo astrale ed eterico dal corpo fisico?

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della concezione cinese: la forza od energia Jung equella Jang.

La cura della malattia in India

È uguale il concetto sull'origine della malattia. Lacura indiana che è molto affine a quella dei magneti-sti: fa passi, imposizioni e toccamenti sulle varie partidel corpo. Mi pare evidente che l'agoterapia non siache un mezzo per portare una nuova energia (che ènella mano che punge con un metallo diverso, sempreottimo conduttore e immagazzinatore di questa ener-gia vitale o pranica) che è quella che funziona nellecure magnetiche e indiane joghiche. Vorrei dire chemi pare che i cinesi, facciano, senza volerlo, una spe-cie di magnetismo con in più un risveglio locale deinervi o tessuti rappresentato dall'azione fisica dellapuntura.

I magnetisti non avevano essi pure individuato,come il De Rochas, Durville e altri, molti punti sullaspina dorsale e sul cranio sui quali agire per far cessa-re il dolore o guarire organi interni? E il loro concettosulla vita o malattia non è identico a quello cinese, in-diano e al Solve o coagula ermetico? A riprova dellaverità del concetto indiano e della esistenza del dop-pio eterico e del corpo astrale, non abbiamo noi tuttele esperienze che abbiamo visto che si possono farecon i trasferti della sensibilità, con lo sdoppiamentodel corpo astrale ed eterico dal corpo fisico?

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E non è pure constatato che questo corpo astralecol suo doppio eterico, quando avviene la morte, èveduto dai veggenti o dai magnetizzati nel sonno ma-gnetico lasciare il corpo fisico e il suo distacco deter-minare in esso la morte?

Ecco una, si può dire finalmente identica, conce-zione della vita del corpo umano che troviamo 2500anni fa, con nomi diversi nella antica Cina, nell'anticaIndia, permanere nelle tradizioni ermetiche e in parterisuscitare con Mesmer e i suoi seguaci.

E ancora un altro incontro. I magnetisti hanno con-statato due diverse polarità nel corpo umano che iveggenti vedono diversamente colorate come risultadiversamente colorato il doppio eterico quando vienstaccato dal corpo fisico.

Non è questa la stessa cosa delle due energie Junge Jang cinese, dell'Ida e Pingala indiani? E ora lascienza medica o meglio la biologia non ha constatatoche nei processi biologici intervengono due energie,due «fluidi» positivo e negativo?

Questi incontri delle antiche concezioni, nelle di-verse antiche civiltà sono per me rivelatori. Li studie-remo in seguito per altre concezioni, quella della divi-nità e quelle cosmologiche che risultano fondamental-mente identiche. A questa formidabile unità e lar-ghezza sintetica di concezioni che cosa può opporrela nostra scienza analitica e frammentaria di oggi? Lamedica, soprattutto?

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E non è pure constatato che questo corpo astralecol suo doppio eterico, quando avviene la morte, èveduto dai veggenti o dai magnetizzati nel sonno ma-gnetico lasciare il corpo fisico e il suo distacco deter-minare in esso la morte?

Ecco una, si può dire finalmente identica, conce-zione della vita del corpo umano che troviamo 2500anni fa, con nomi diversi nella antica Cina, nell'anticaIndia, permanere nelle tradizioni ermetiche e in parterisuscitare con Mesmer e i suoi seguaci.

E ancora un altro incontro. I magnetisti hanno con-statato due diverse polarità nel corpo umano che iveggenti vedono diversamente colorate come risultadiversamente colorato il doppio eterico quando vienstaccato dal corpo fisico.

Non è questa la stessa cosa delle due energie Junge Jang cinese, dell'Ida e Pingala indiani? E ora lascienza medica o meglio la biologia non ha constatatoche nei processi biologici intervengono due energie,due «fluidi» positivo e negativo?

Questi incontri delle antiche concezioni, nelle di-verse antiche civiltà sono per me rivelatori. Li studie-remo in seguito per altre concezioni, quella della divi-nità e quelle cosmologiche che risultano fondamental-mente identiche. A questa formidabile unità e lar-ghezza sintetica di concezioni che cosa può opporrela nostra scienza analitica e frammentaria di oggi? Lamedica, soprattutto?

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Voi fisici siete forse, più di altri, vicini alla conce-zione indiana e cinese quando asserite che tutta l'ener-gia proviene dal sole o dai soli, dal cosmo insomma,poichè lo studio delle varie energie fisiche, quella chegli indiani chiamano Fohat, e che pensano trasforma-bile in tutte le altre (elettricità, calore, luce, movimen-to), vi ha portato ad eguale concetto della loro reci-proca trasformabilità. Ora la fisica dopo tanto progre-dire è sicura di questa concezione indiana e l'ha, sipuò dire, adottata – senza dirlo e forse anche senzasaperlo. Ed io credo che quando anche le altre bran-che della scienza si saranno incontrate con alcune an-tiche concezioni della scienza o filosofia o religione(che anticamente si identificavano) avranno fattoeguale progresso, come quello sicuro, positivo, inne-gabile della fisica.

Non dobbiamo stupirci se ora spesso avviene chela scienza attuale trovi per altre vie la conferma di an-tiche verità, poichè la scienza antica si affidava, mol-to più spesso della scienza moderna, a quel maravi-glioso potere divinatorio che è nell'uomo: l'intuizione.

Il valore della intuizione

Se noi riandiamo alla storia del pensiero umano so-prattutto verso le origini, noi vediamo che l'uomo po-vero di cognizioni sicure e di dati sperimentali, quan-do prendeva a considerare l'universo era fatalmentecostretto ad usare di questa maravigliosa facoltà che è

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Voi fisici siete forse, più di altri, vicini alla conce-zione indiana e cinese quando asserite che tutta l'ener-gia proviene dal sole o dai soli, dal cosmo insomma,poichè lo studio delle varie energie fisiche, quella chegli indiani chiamano Fohat, e che pensano trasforma-bile in tutte le altre (elettricità, calore, luce, movimen-to), vi ha portato ad eguale concetto della loro reci-proca trasformabilità. Ora la fisica dopo tanto progre-dire è sicura di questa concezione indiana e l'ha, sipuò dire, adottata – senza dirlo e forse anche senzasaperlo. Ed io credo che quando anche le altre bran-che della scienza si saranno incontrate con alcune an-tiche concezioni della scienza o filosofia o religione(che anticamente si identificavano) avranno fattoeguale progresso, come quello sicuro, positivo, inne-gabile della fisica.

Non dobbiamo stupirci se ora spesso avviene chela scienza attuale trovi per altre vie la conferma di an-tiche verità, poichè la scienza antica si affidava, mol-to più spesso della scienza moderna, a quel maravi-glioso potere divinatorio che è nell'uomo: l'intuizione.

Il valore della intuizione

Se noi riandiamo alla storia del pensiero umano so-prattutto verso le origini, noi vediamo che l'uomo po-vero di cognizioni sicure e di dati sperimentali, quan-do prendeva a considerare l'universo era fatalmentecostretto ad usare di questa maravigliosa facoltà che è

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l'intuizione. Abbiamo accennato a concezioni antichepiù di 2000 anni, cinesi ed indiane, quelle riprese dal-la medicina e queste provate ora dalle esperienze ma-gnetiche. Prendiamo ora gli albori del pensiero grecocosì come ci è noto, frammentariamente. Già fin dalVII secolo a. C. noi troviamo nella scuola jonica Ta-lete da Milesio che diceva che la materia, cioè quellodi cui tutte le cose e tutti gli esseri sono formati, è inperpetua trasformazione. Non avendo un'ideadell'energia, la forza che faceva produrre queste con-tinue trasformazioni era da lui attribuita agli dei cheerano attaccati a ciascuna porzione o parte della mate-ria. Sostituisci la parola dei alla parola energia edavrai una concezione della materia perfettamented'accordo con le ultime idee della scienza sulla mate-ria stessa.

MANI. – Assolutamente giusto.PIRRO. – E siamo a sette secoli prima di Cristo! Ecco

dunque una intuizione maravigliosamente giusta. Madi queste maravigliose intuizioni che provano qualedivinatorio potere esista nello spirito umano, se nepossono trovare una quantità. Si potrebbe anzi direche le più grandi scoperte non sono altro che intuizio-ne che sono state poi verificate con l'esperienza e ilcalcolo. Se Tolomeo aveva concepito la terra immobi-le al centro dell'universo, già nel III secolo a. C. Ari-starco da Samo aveva affermato un moto di rotazionedella terra intorno al proprio asse e un moto della ter-ra e degli altri pianeti intorno al sole, precedendo di

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l'intuizione. Abbiamo accennato a concezioni antichepiù di 2000 anni, cinesi ed indiane, quelle riprese dal-la medicina e queste provate ora dalle esperienze ma-gnetiche. Prendiamo ora gli albori del pensiero grecocosì come ci è noto, frammentariamente. Già fin dalVII secolo a. C. noi troviamo nella scuola jonica Ta-lete da Milesio che diceva che la materia, cioè quellodi cui tutte le cose e tutti gli esseri sono formati, è inperpetua trasformazione. Non avendo un'ideadell'energia, la forza che faceva produrre queste con-tinue trasformazioni era da lui attribuita agli dei cheerano attaccati a ciascuna porzione o parte della mate-ria. Sostituisci la parola dei alla parola energia edavrai una concezione della materia perfettamented'accordo con le ultime idee della scienza sulla mate-ria stessa.

MANI. – Assolutamente giusto.PIRRO. – E siamo a sette secoli prima di Cristo! Ecco

dunque una intuizione maravigliosamente giusta. Madi queste maravigliose intuizioni che provano qualedivinatorio potere esista nello spirito umano, se nepossono trovare una quantità. Si potrebbe anzi direche le più grandi scoperte non sono altro che intuizio-ne che sono state poi verificate con l'esperienza e ilcalcolo. Se Tolomeo aveva concepito la terra immobi-le al centro dell'universo, già nel III secolo a. C. Ari-starco da Samo aveva affermato un moto di rotazionedella terra intorno al proprio asse e un moto della ter-ra e degli altri pianeti intorno al sole, precedendo di

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18 secoli con l'intuizione Nicolò Copernico. Infine lestesse leggi di Keplero, sebbene desunte dalle osser-vazioni di Ticho Brahe sull'orbita di Marte, osserva-zioni di una precisione molto relativa fatte cioè inun'epoca che ignorava il cannocchiale, non sono forsepiù il risultato di una magnifica intuizione, che non diun calcolo, che per mancanza di dati veramente preci-si non poteva essere che molto incerto? Ed infine lagravitazione universale di Newton non è partita fon-damentalmente da una intuizione?

MANI. – Certo l'intuizione è la prima spinta ad intravve-dere la verità, che poi si potrà dimostrare col metodosperimentale o col calcolo.

PIRRO. – Sì, ma l'intuizione, questa spinta, come tu lachiami, è la facoltà più ammirabile e più misteriosa;da quali profondità incognite dello spirito scaturisce?Non dimenticare che le grandi intuizioni non le hannoche gli spiriti superiori, gli uomini eccezionali: se an-che attorno a queste intuizioni essi hanno poi lavoratopazientemente a completarle, concretarle, dimostrar-le, tutto questo è lavoro che può essere fatto anche daaltri, è lavoro, starei per dire, quasi meccanico.L'intuizione è la scintilla divina che solo menti supe-riori sono capaci di ricevere e di capire!

La teoria atomica di Democrito

Ritornando alle grandi intuizioni degli antichi pen-satori una mi ha particolarmente colpito, perchè po-

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18 secoli con l'intuizione Nicolò Copernico. Infine lestesse leggi di Keplero, sebbene desunte dalle osser-vazioni di Ticho Brahe sull'orbita di Marte, osserva-zioni di una precisione molto relativa fatte cioè inun'epoca che ignorava il cannocchiale, non sono forsepiù il risultato di una magnifica intuizione, che non diun calcolo, che per mancanza di dati veramente preci-si non poteva essere che molto incerto? Ed infine lagravitazione universale di Newton non è partita fon-damentalmente da una intuizione?

MANI. – Certo l'intuizione è la prima spinta ad intravve-dere la verità, che poi si potrà dimostrare col metodosperimentale o col calcolo.

PIRRO. – Sì, ma l'intuizione, questa spinta, come tu lachiami, è la facoltà più ammirabile e più misteriosa;da quali profondità incognite dello spirito scaturisce?Non dimenticare che le grandi intuizioni non le hannoche gli spiriti superiori, gli uomini eccezionali: se an-che attorno a queste intuizioni essi hanno poi lavoratopazientemente a completarle, concretarle, dimostrar-le, tutto questo è lavoro che può essere fatto anche daaltri, è lavoro, starei per dire, quasi meccanico.L'intuizione è la scintilla divina che solo menti supe-riori sono capaci di ricevere e di capire!

La teoria atomica di Democrito

Ritornando alle grandi intuizioni degli antichi pen-satori una mi ha particolarmente colpito, perchè po-

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trebbe adattarsi magnificamente a spiegare e definirei fenomeni di cui ci stiamo occupando. È questa lateoria degli atomi di Democrito. Secondo Democritodunque la materia è composta di un numero infinitodi piccolissimi corpi indivisibili: gli atomi. Gli atomidall'eternità o fin dal principio delle cose, sono dotatidi movimento continuo mediante il quale essi si attac-cano gli uni agli altri e si agglomerano, o si staccanoe si separano; da qui la formazione di tutte le cose, ela disgregazione di tutte le cose.

La nostra anima stessa non è, secondo Democrito,che una aggregazione di atomi particolarmente sottilie uniti.

È probabile che quando un certo numero di questiatomi abbandona il nostro corpo è il sonno; chequando quasi tutti gli atomi abbandonano il nostrocorpo è la morte apparente (letargia, catalessia) eche quando gli atomi abbandonano tutti il nostro cor-po è la morte.

Noi siamo in relazione con il mondo esteriore me-diante l'afflusso in noi d'atomi estremamente sottili,riflesso delle cose, e apparenze delle cose, le eidola oimmaginette che vengono a mescolarsi agli atomi co-stitutivi della nostra anima.

Questa in sintesi la teoria di Democrito quale la sipuò desumere da quello che ne sappiamo.

L'atomo non è per la scienza moderna l'ultima sud-divisione della materia.

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trebbe adattarsi magnificamente a spiegare e definirei fenomeni di cui ci stiamo occupando. È questa lateoria degli atomi di Democrito. Secondo Democritodunque la materia è composta di un numero infinitodi piccolissimi corpi indivisibili: gli atomi. Gli atomidall'eternità o fin dal principio delle cose, sono dotatidi movimento continuo mediante il quale essi si attac-cano gli uni agli altri e si agglomerano, o si staccanoe si separano; da qui la formazione di tutte le cose, ela disgregazione di tutte le cose.

La nostra anima stessa non è, secondo Democrito,che una aggregazione di atomi particolarmente sottilie uniti.

È probabile che quando un certo numero di questiatomi abbandona il nostro corpo è il sonno; chequando quasi tutti gli atomi abbandonano il nostrocorpo è la morte apparente (letargia, catalessia) eche quando gli atomi abbandonano tutti il nostro cor-po è la morte.

Noi siamo in relazione con il mondo esteriore me-diante l'afflusso in noi d'atomi estremamente sottili,riflesso delle cose, e apparenze delle cose, le eidola oimmaginette che vengono a mescolarsi agli atomi co-stitutivi della nostra anima.

Questa in sintesi la teoria di Democrito quale la sipuò desumere da quello che ne sappiamo.

L'atomo non è per la scienza moderna l'ultima sud-divisione della materia.

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Questo non modifica in nulla la concezione di De-mocrito. Evidentemente per Democrito la parola ato-mo sta ad indicare la più piccola suddivisione dellamateria. E bisogna ancora notare che questa ideadell'atomo in Democrito era anche accompagnatadall'idea di forza o di energia, perchè Democrito diceancora che gli Dei sono costituiti di fuoco e non in-tende per questo dire che siano personalità o esseripersonali ma costituiti di un elemento igneo e psichi-co che è diffuso in tutte le cose.

Che cosa può essere questo, data l'antica concezio-ne degli Dei come equivalenti a potenza o forza, senon quello che noi chiamiamo oggi energia?

Abbiamo dunque una concezione di particelle infi-nitamente piccole animate da movimento e da energiache ci pongono in relazione col mondo esteriore,quando queste particelle infinitesimali, che Democri-to chiamava atomi, affluiscono in noi e si mescolanoa quelle che già costituiscono la nostra anima.

Abbiamo visto che con i passi magnetici si riescead esteriorizzare la sensibilità, cioè si può dire che noila allontaniamo dal corpo, e allontanando questa sen-sibilità, il corpo resta in uno stato di sonno profondo.Se continuiamo i passi arriviamo a staccare dal corpoil suo doppio che può vagare con una certa indipen-denza dal corpo materiale. È evidente che per quantoall'oscuro sul genere e la qualità di ciò che si allonta-na dal corpo materiale con questi esperimenti, noi al-lontaniamo una massa, un assieme di infinitamente

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Questo non modifica in nulla la concezione di De-mocrito. Evidentemente per Democrito la parola ato-mo sta ad indicare la più piccola suddivisione dellamateria. E bisogna ancora notare che questa ideadell'atomo in Democrito era anche accompagnatadall'idea di forza o di energia, perchè Democrito diceancora che gli Dei sono costituiti di fuoco e non in-tende per questo dire che siano personalità o esseripersonali ma costituiti di un elemento igneo e psichi-co che è diffuso in tutte le cose.

Che cosa può essere questo, data l'antica concezio-ne degli Dei come equivalenti a potenza o forza, senon quello che noi chiamiamo oggi energia?

Abbiamo dunque una concezione di particelle infi-nitamente piccole animate da movimento e da energiache ci pongono in relazione col mondo esteriore,quando queste particelle infinitesimali, che Democri-to chiamava atomi, affluiscono in noi e si mescolanoa quelle che già costituiscono la nostra anima.

Abbiamo visto che con i passi magnetici si riescead esteriorizzare la sensibilità, cioè si può dire che noila allontaniamo dal corpo, e allontanando questa sen-sibilità, il corpo resta in uno stato di sonno profondo.Se continuiamo i passi arriviamo a staccare dal corpoil suo doppio che può vagare con una certa indipen-denza dal corpo materiale. È evidente che per quantoall'oscuro sul genere e la qualità di ciò che si allonta-na dal corpo materiale con questi esperimenti, noi al-lontaniamo una massa, un assieme di infinitamente

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piccole particelle che hanno l'aspetto gasoso e si ten-gono aggregate fra di loro. Quando poi succede lamorte, i sensitivi o le persone immerse nel sonno so-nambolico vedono precisamente questo doppio che sistacca completamente dal corpo con la rottura diquella specie di tubo o di cordone che lo univa al cor-po partendo dal plesso solare. Qui dunque abbiamotutti gli atomi, come dice Democrito, che lasciano ilcorpo.

Questa concezione di Democrito relativa alla morteapparente e alla morte vera, non solo concorda con leesperienze magnetiche, ma anche con la teoria india-na della costituzione del corpo umano. Non ti pareche l'analogia sia completa?

MANI. – Indubbiamente. Il lato oscuro del fenomeno èsempre la natura di questo X o di questo assieme di Xche si stacca dal corpo.

PIRRO. – Siamo d'accordo. Il mistero è lì. Le caratteristi-che e le proprietà di questo X le abbiamo viste e mipaiono alquanto diverse dalle proprietà che noi cono-sciamo degli elettroni.

Soprattutto la proprietà di venire per così dire as-sorbite dai corpi e di rimanervi per una durata abba-stanza lunga, come risulta dalle esperienze sulla este-riorizzazione della sensibilità, e quella ancora più mi-steriosa di mantenere i rapporti con il corpo della per-sona dalla quale provengono sono diverse da ciò checonosciamo sulla materia.

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piccole particelle che hanno l'aspetto gasoso e si ten-gono aggregate fra di loro. Quando poi succede lamorte, i sensitivi o le persone immerse nel sonno so-nambolico vedono precisamente questo doppio che sistacca completamente dal corpo con la rottura diquella specie di tubo o di cordone che lo univa al cor-po partendo dal plesso solare. Qui dunque abbiamotutti gli atomi, come dice Democrito, che lasciano ilcorpo.

Questa concezione di Democrito relativa alla morteapparente e alla morte vera, non solo concorda con leesperienze magnetiche, ma anche con la teoria india-na della costituzione del corpo umano. Non ti pareche l'analogia sia completa?

MANI. – Indubbiamente. Il lato oscuro del fenomeno èsempre la natura di questo X o di questo assieme di Xche si stacca dal corpo.

PIRRO. – Siamo d'accordo. Il mistero è lì. Le caratteristi-che e le proprietà di questo X le abbiamo viste e mipaiono alquanto diverse dalle proprietà che noi cono-sciamo degli elettroni.

Soprattutto la proprietà di venire per così dire as-sorbite dai corpi e di rimanervi per una durata abba-stanza lunga, come risulta dalle esperienze sulla este-riorizzazione della sensibilità, e quella ancora più mi-steriosa di mantenere i rapporti con il corpo della per-sona dalla quale provengono sono diverse da ciò checonosciamo sulla materia.

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MANI. – La seconda proprietà osservata dal punto di vi-sta fisico è certo la più misteriosa. L'altra, quella diimbevere i corpi posti in vicinanza, possiamo, peranalogia, spiegarla come una specie di carica elettricao anche come una specie di magnetizzazione simile aquella che assume e conserva l'acciaio dopo esserestato sottoposto a un campo magnetico, o elettroma-gnetico.

PIRRO. – L'analogia diventa ancora maggiore quando ri-cordiamo che i sensitivi o i sonnambolici vedono co-lorato in due modi diversi il doppio a sinistra e a de-stra, tanto da far supporre una polarità diversa nei duelati del corpo umano; cosa che molte altre esperienzemagnetiche provano. Ma si tratta di analogie che, perappagare un rimasuglio di mentalità positivista, an-diamo a cercare nelle scienze della materia!

Spirito e materia

Io penso che questo sia un errore! Voler riportare aifenomeni che avvengono nella materia fatti che sonoevidentemente di un altro ordine, per poterli capire odammettere, è voler portare la materia in ogni campo.Avremo modo quando parleremo dell'Arte di poterstabilire con più chiarezza la funzione della materia, ecome dietro o sopra questa in determinate circostanze– nell'opera d'arte – appaia o si riveli lo spirito, poi-chè diviene allora suscitatrice di mondi spirituali.

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MANI. – La seconda proprietà osservata dal punto di vi-sta fisico è certo la più misteriosa. L'altra, quella diimbevere i corpi posti in vicinanza, possiamo, peranalogia, spiegarla come una specie di carica elettricao anche come una specie di magnetizzazione simile aquella che assume e conserva l'acciaio dopo esserestato sottoposto a un campo magnetico, o elettroma-gnetico.

PIRRO. – L'analogia diventa ancora maggiore quando ri-cordiamo che i sensitivi o i sonnambolici vedono co-lorato in due modi diversi il doppio a sinistra e a de-stra, tanto da far supporre una polarità diversa nei duelati del corpo umano; cosa che molte altre esperienzemagnetiche provano. Ma si tratta di analogie che, perappagare un rimasuglio di mentalità positivista, an-diamo a cercare nelle scienze della materia!

Spirito e materia

Io penso che questo sia un errore! Voler riportare aifenomeni che avvengono nella materia fatti che sonoevidentemente di un altro ordine, per poterli capire odammettere, è voler portare la materia in ogni campo.Avremo modo quando parleremo dell'Arte di poterstabilire con più chiarezza la funzione della materia, ecome dietro o sopra questa in determinate circostanze– nell'opera d'arte – appaia o si riveli lo spirito, poi-chè diviene allora suscitatrice di mondi spirituali.

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Mi pare che come la materia è organizzata dallavita in modo da far sentire la presenza dello spirito,così non diversamente l'artista organizza la materia:suono, linee, forme, colori, parole, in modo da farnerisultare un mondo spirituale.

Come io credo allo spirito come potenza prima,così per me la vita è spirito, e questo organizza la ma-teria e dalla materia affiora.

Se non usciamo dalle ipotesi della scienzanell'argomento che trattiamo, non arriveremo mai aduna conclusione!

MANI. – Ma allora!...PIRRO. – Tu protesti! Ebbene, possiamo dire di aver con-

siderato quasi tutte le ipotesi o quasi tutte le teoriescientifiche moderne che si sono fatte sul magnetismoanimale.

In queste teorie, in queste ipotesi moderne noi sen-tiamo qualche cosa che manca, sentiamo che tutte siaggirano in un cerchio chiuso, che tutte sono impo-tenti, incapaci direi quasi, per una limitazione intrin-seca, a spiegare non solo il fenomeno, ma anche a ca-pirlo. Direi che arrivati a un certo punto ci accorgia-mo di una incompatibilità fra i fenomeni e le spiega-zioni: è come se i fenomeni parlassero un linguaggio,e le teorie, le ipotesi un altro.

Non avverti una specie di malessere spirituale fra ifenomeni e l'idea che di questi fenomeni istintiva-mente siamo portati a farci, e le spiegazioni, le ipote-si, le teorie se le andiamo a cercare nel mondo della

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Mi pare che come la materia è organizzata dallavita in modo da far sentire la presenza dello spirito,così non diversamente l'artista organizza la materia:suono, linee, forme, colori, parole, in modo da farnerisultare un mondo spirituale.

Come io credo allo spirito come potenza prima,così per me la vita è spirito, e questo organizza la ma-teria e dalla materia affiora.

Se non usciamo dalle ipotesi della scienzanell'argomento che trattiamo, non arriveremo mai aduna conclusione!

MANI. – Ma allora!...PIRRO. – Tu protesti! Ebbene, possiamo dire di aver con-

siderato quasi tutte le ipotesi o quasi tutte le teoriescientifiche moderne che si sono fatte sul magnetismoanimale.

In queste teorie, in queste ipotesi moderne noi sen-tiamo qualche cosa che manca, sentiamo che tutte siaggirano in un cerchio chiuso, che tutte sono impo-tenti, incapaci direi quasi, per una limitazione intrin-seca, a spiegare non solo il fenomeno, ma anche a ca-pirlo. Direi che arrivati a un certo punto ci accorgia-mo di una incompatibilità fra i fenomeni e le spiega-zioni: è come se i fenomeni parlassero un linguaggio,e le teorie, le ipotesi un altro.

Non avverti una specie di malessere spirituale fra ifenomeni e l'idea che di questi fenomeni istintiva-mente siamo portati a farci, e le spiegazioni, le ipote-si, le teorie se le andiamo a cercare nel mondo della

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materia? Per precisare meglio la mia idea o per pre-sentarla sotto altra forma, ti prego di rispondere aquesta domanda: quale secondo te è la scienza che fratutte le sue branche, fra tutte le sue specializzazioni, tipare sia la più adatta, quella che ha tutti gli attributi, oalmeno alcuni, per spiegare questi fenomeni?

MANI. – Ma, veramente, non saprei!PIRRO. – Ti prego di cercare seriamente. Sarebbe forse la

fisiologia, la biologia, la psicologia? o quella che do-vrebbe riunire tutte queste tre: la medicina?

MANI. – Evidentemente dovrebbe essere la medicina,poichè è la riunione di queste tre, e un po' anche dellafisica, poichè esistono fenomeni di osmosi nel corpoumano!

PIRRO. – Infatti, così dovrebbe essere. Ma abbiamo vistoche proprio la medicina è stata la più restia prima adammettere questi fenomeni; poi la più unilateralenell'ammissione. La medicina si è fermata alla ipnosie agli effetti della suggestione durante l'ipnosi; preoc-cupata di fenomeni o strettamente fisiologici o stretta-mente patologici, ha visto limitatamente, ristretta-mente questi fenomeni.

MANI. – Sì, è vero; ma se la medicina non sa spiegarli,proprio non vedo quale altra scienza possa con com-petenza spiegarli!

PIRRO. – Proprio così. Nessuna scienza attuale li puòspiegare. E sai perchè? perchè la scienza, secondo ilconcetto che di questa parola noi ci facciamo, e contutto ciò che noi attribuiamo a questa parola, la scien-

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materia? Per precisare meglio la mia idea o per pre-sentarla sotto altra forma, ti prego di rispondere aquesta domanda: quale secondo te è la scienza che fratutte le sue branche, fra tutte le sue specializzazioni, tipare sia la più adatta, quella che ha tutti gli attributi, oalmeno alcuni, per spiegare questi fenomeni?

MANI. – Ma, veramente, non saprei!PIRRO. – Ti prego di cercare seriamente. Sarebbe forse la

fisiologia, la biologia, la psicologia? o quella che do-vrebbe riunire tutte queste tre: la medicina?

MANI. – Evidentemente dovrebbe essere la medicina,poichè è la riunione di queste tre, e un po' anche dellafisica, poichè esistono fenomeni di osmosi nel corpoumano!

PIRRO. – Infatti, così dovrebbe essere. Ma abbiamo vistoche proprio la medicina è stata la più restia prima adammettere questi fenomeni; poi la più unilateralenell'ammissione. La medicina si è fermata alla ipnosie agli effetti della suggestione durante l'ipnosi; preoc-cupata di fenomeni o strettamente fisiologici o stretta-mente patologici, ha visto limitatamente, ristretta-mente questi fenomeni.

MANI. – Sì, è vero; ma se la medicina non sa spiegarli,proprio non vedo quale altra scienza possa con com-petenza spiegarli!

PIRRO. – Proprio così. Nessuna scienza attuale li puòspiegare. E sai perchè? perchè la scienza, secondo ilconcetto che di questa parola noi ci facciamo, e contutto ciò che noi attribuiamo a questa parola, la scien-

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za per questi fenomeni non esiste ancora oggi, o forsenon esiste più, e forse esisteva una volta!

La grande piramide e le sue rivelazioni

Le conoscenze che gli antichi avevano e che lascienza positiva ha tante volte deriso, erano molto piùvaste di quanto comunemente si crede. È stata lascienza positiva mai serena nè imparziale, ma semprepolemica e presuntuosa a impiccolire, negare o defor-mare le cognizioni e la scienza degli antichi. Per ladiversità delle condizioni sociali, la scienza era alloradi pochi, di pochissimi, e questi non avendo nessundesiderio di democratizzare o popolarizzare la loroscienza, la tenevano rigorosamente secreta. Così av-viene che da tutto quello che noi sappiamo dellascienza degli egiziani non possiamo, perchè non lotroviamo scritto in nessun papiro o in nessuna lapide,immaginare che essi conoscessero la misura esatta delraggio terrestre, la distanza della terra dal sole, la lun-ghezza del percorso della terra nel suo viaggio intor-no al sole, la densità media della terra, il punto esattodel polo nord sul cielo, lo spostamento apparente de-gli astri nel cielo dovuto alla rifrazione della luce at-traverso gli strati dell'aria ecc. Ebbene tutti questi datisi trovano invece monumentati in modo eterno, nellemisure della Grande Piramide!

Quando gli scienziati, che seguirono Napoleonenella sua spedizione in Egitto, vollero fare la triango-

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za per questi fenomeni non esiste ancora oggi, o forsenon esiste più, e forse esisteva una volta!

La grande piramide e le sue rivelazioni

Le conoscenze che gli antichi avevano e che lascienza positiva ha tante volte deriso, erano molto piùvaste di quanto comunemente si crede. È stata lascienza positiva mai serena nè imparziale, ma semprepolemica e presuntuosa a impiccolire, negare o defor-mare le cognizioni e la scienza degli antichi. Per ladiversità delle condizioni sociali, la scienza era alloradi pochi, di pochissimi, e questi non avendo nessundesiderio di democratizzare o popolarizzare la loroscienza, la tenevano rigorosamente secreta. Così av-viene che da tutto quello che noi sappiamo dellascienza degli egiziani non possiamo, perchè non lotroviamo scritto in nessun papiro o in nessuna lapide,immaginare che essi conoscessero la misura esatta delraggio terrestre, la distanza della terra dal sole, la lun-ghezza del percorso della terra nel suo viaggio intor-no al sole, la densità media della terra, il punto esattodel polo nord sul cielo, lo spostamento apparente de-gli astri nel cielo dovuto alla rifrazione della luce at-traverso gli strati dell'aria ecc. Ebbene tutti questi datisi trovano invece monumentati in modo eterno, nellemisure della Grande Piramide!

Quando gli scienziati, che seguirono Napoleonenella sua spedizione in Egitto, vollero fare la triango-

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lazione dell'Egitto, la Grande Piramide servì di puntodi partenza di un meridiano centrale che presero perorigine della longitudine della regione. Essi constata-rono che le diagonali prolungate del monumento rac-chiudono esattamente il Delta del Nilo nel suo sboccosul mare e che il meridiano, cioè la linea nord-sudpassante per la cima della Piramide, divide questodelta in due settori perfettamente eguali. Si sa quantosia difficile orientare in un modo rigorosamente preci-so, cioè determinare esattamente il Nord. Ebbenel'orientazione della Grande Piramide è esatta con unerrore di 4'35" precisi! Dopo i metodi di orientazionevennero certamente perduti, perchè l'orientazione del-le Piramidi posteriori è molto sbagliata e fu solo nel339 prima della nostra era, che si riconobbe la diffe-renza fra la stella polare e il polo celeste. Se poi vo-gliamo fissare un meridiano ideale, non troveremocerto che quello di Parigi, o quello di Greenwich, cor-risponda a questo; troveremo invece che il meridianoideale dovrebbe essere quello della Grande Piramidepoichè attraversa la maggiore estensione di continentie la minore estensione di mari, oltre ciò se si calcola-no esattamente l'estensione delle terre che l'uomo puòabitare, si trova che questo meridiano le divide in dueparti esattamente eguali!

In più se noi consideriamo il parallelo 30° di latitu-dine nord sul quale è collocata la Grande Piramide,troviamo che è il parallelo che racchiude la massimaestensione continentale! Ma qui bisogna dire che la

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lazione dell'Egitto, la Grande Piramide servì di puntodi partenza di un meridiano centrale che presero perorigine della longitudine della regione. Essi constata-rono che le diagonali prolungate del monumento rac-chiudono esattamente il Delta del Nilo nel suo sboccosul mare e che il meridiano, cioè la linea nord-sudpassante per la cima della Piramide, divide questodelta in due settori perfettamente eguali. Si sa quantosia difficile orientare in un modo rigorosamente preci-so, cioè determinare esattamente il Nord. Ebbenel'orientazione della Grande Piramide è esatta con unerrore di 4'35" precisi! Dopo i metodi di orientazionevennero certamente perduti, perchè l'orientazione del-le Piramidi posteriori è molto sbagliata e fu solo nel339 prima della nostra era, che si riconobbe la diffe-renza fra la stella polare e il polo celeste. Se poi vo-gliamo fissare un meridiano ideale, non troveremocerto che quello di Parigi, o quello di Greenwich, cor-risponda a questo; troveremo invece che il meridianoideale dovrebbe essere quello della Grande Piramidepoichè attraversa la maggiore estensione di continentie la minore estensione di mari, oltre ciò se si calcola-no esattamente l'estensione delle terre che l'uomo puòabitare, si trova che questo meridiano le divide in dueparti esattamente eguali!

In più se noi consideriamo il parallelo 30° di latitu-dine nord sul quale è collocata la Grande Piramide,troviamo che è il parallelo che racchiude la massimaestensione continentale! Ma qui bisogna dire che la

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Grande Piramide non è esattamente al 30° parallelo;la posizione constatata è 29° 58' 51". Ora se si tieneconto della rifrazione dovuta agli strati d'aria che su-bisce un raggio luminoso, perchè l'osservatore ai pie-di del monumento veda il polo celeste a 30° esatta-mente, il calcolo ci dice che il centro della Grande Pi-ramide deve trovarsi a 29°58'51" e 22 centesimi di se-condo. L'errore insignificante è dunque di 22 centesi-mi di secondo!

Queste non possono certo essere chiamate coinci-denze. In ogni tempo si è saputo che la piramide diCheops non era una tomba ma un monumento, co-struito per fissare rapporti matematici e nozioni nu-meriche degni di essere tramandati. Erodoto dice chei preti egiziani gli avevano insegnato che le propor-zioni stabilite nella Grande Piramide erano tali che ilquadrato costruito sull'altezza verticale è eguale esat-tamente alla superficie di ciascuna delle facce trian-golari ed è quanto hanno constatato le misurazionimoderne.

C'è di più: se si divide il perimetro di base per duevolte l'altezza della piramide si trova il valore di πcioè di 3,1416! E si è anche trovato che l'area dellasezione meridiana della piramide sta all'area della suabase nel rapporto di 1 a π!

Si sa quanta fatica si è fatta per arrivare a fissareuna misura basata sul meridiano terrestre dal quale èstato trovato il metro che sarebbe la diecimilionesimaparte del quarto del meridiano; dico sarebbe, perchè

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Grande Piramide non è esattamente al 30° parallelo;la posizione constatata è 29° 58' 51". Ora se si tieneconto della rifrazione dovuta agli strati d'aria che su-bisce un raggio luminoso, perchè l'osservatore ai pie-di del monumento veda il polo celeste a 30° esatta-mente, il calcolo ci dice che il centro della Grande Pi-ramide deve trovarsi a 29°58'51" e 22 centesimi di se-condo. L'errore insignificante è dunque di 22 centesi-mi di secondo!

Queste non possono certo essere chiamate coinci-denze. In ogni tempo si è saputo che la piramide diCheops non era una tomba ma un monumento, co-struito per fissare rapporti matematici e nozioni nu-meriche degni di essere tramandati. Erodoto dice chei preti egiziani gli avevano insegnato che le propor-zioni stabilite nella Grande Piramide erano tali che ilquadrato costruito sull'altezza verticale è eguale esat-tamente alla superficie di ciascuna delle facce trian-golari ed è quanto hanno constatato le misurazionimoderne.

C'è di più: se si divide il perimetro di base per duevolte l'altezza della piramide si trova il valore di πcioè di 3,1416! E si è anche trovato che l'area dellasezione meridiana della piramide sta all'area della suabase nel rapporto di 1 a π!

Si sa quanta fatica si è fatta per arrivare a fissareuna misura basata sul meridiano terrestre dal quale èstato trovato il metro che sarebbe la diecimilionesimaparte del quarto del meridiano; dico sarebbe, perchè

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fin dal 1841 gli scienziati si sono accorti che il metroera più corto di circa due decimi di millimetro. Ebbe-ne, poichè i meridiani sono differenti l'uno dall'altro,sarebbe stato evidentemente meglio prendere non ilvalore del meridiano a base, ma il valore del raggiopolare (è vero che quando si è fissato il metro nessunscienziato era in grado di determinare questo valore).Ora la Grande Piramide ha per base di misura il brac-cio o cubito sacro che era diverso dal braccio o cubitoordinario o popolare. Ebbene questo braccio sacro,questa misura riservata ai sacerdoti era di 635 mm.,660. Moltiplicando per 10 milioni si trova 6.356.600,cioè il valore che attualmente si dà alla lunghezza delraggio terrestre polare 6.356.700 metri in modo che ilnumero dei chilometri è eguale; la differenza è suimetri con uno scarto che anche gli attuali mezzi dimisurazione possono comportare! Ma non è finito, sesi moltiplica per 3,1416 la lunghezza dell'anticamerache precede la camera del re nella Grande Piramide,dopo di averla valutata in pollici piramidali (il cubitopiramidale era diviso in 25 pollici piramidali) noi tro-viamo 365,242 numero che fissa esattamente la dura-ta dell'anno in giorni e che nè i greci, nè i romani han-no saputo calcolare! La lunghezza poi dell'anno bise-stile la si trova fissata nella misura dei lati alla basedel monumento espressa sempre in cubiti piramidali.

Moltiplicando l'altezza della Grande Piramide perun milione si trova la distanza della terra dal sole cioè(142.208.000) ora si pensa sia di 149.400.000 Km., è

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fin dal 1841 gli scienziati si sono accorti che il metroera più corto di circa due decimi di millimetro. Ebbe-ne, poichè i meridiani sono differenti l'uno dall'altro,sarebbe stato evidentemente meglio prendere non ilvalore del meridiano a base, ma il valore del raggiopolare (è vero che quando si è fissato il metro nessunscienziato era in grado di determinare questo valore).Ora la Grande Piramide ha per base di misura il brac-cio o cubito sacro che era diverso dal braccio o cubitoordinario o popolare. Ebbene questo braccio sacro,questa misura riservata ai sacerdoti era di 635 mm.,660. Moltiplicando per 10 milioni si trova 6.356.600,cioè il valore che attualmente si dà alla lunghezza delraggio terrestre polare 6.356.700 metri in modo che ilnumero dei chilometri è eguale; la differenza è suimetri con uno scarto che anche gli attuali mezzi dimisurazione possono comportare! Ma non è finito, sesi moltiplica per 3,1416 la lunghezza dell'anticamerache precede la camera del re nella Grande Piramide,dopo di averla valutata in pollici piramidali (il cubitopiramidale era diviso in 25 pollici piramidali) noi tro-viamo 365,242 numero che fissa esattamente la dura-ta dell'anno in giorni e che nè i greci, nè i romani han-no saputo calcolare! La lunghezza poi dell'anno bise-stile la si trova fissata nella misura dei lati alla basedel monumento espressa sempre in cubiti piramidali.

Moltiplicando l'altezza della Grande Piramide perun milione si trova la distanza della terra dal sole cioè(142.208.000) ora si pensa sia di 149.400.000 Km., è

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quindi molto più precisa di quello che si riteneva fos-se avanti il 1860 (154 milioni di Km.). Se noi molti-plichiamo il pollice piramidale per 100 miliardi otte-niamo la lunghezza del percorso della terra sulla suaorbita in un giorno di 24 ore.

Il passaggio d'entrata alla grande piramide aveval'inclinazione della stella polare dell'epoca: da esso sipoteva seguirne i movimenti a non importa quale oradella giornata.

Il metro è la diecimilionesima parte del quarto dimeridiano. Ma i meridiani sono differenti fra di loro,il raggio polare è invece unico e sicuro!

Ecco dunque quello che ci dice la Grande Pirami-de. Ecco quali cognizioni avevano i suoi costruttori2800 anni avanti Cristo!

MANI. – È veramente meraviglioso! Come potevano sa-pere tutto questo?

Gli antichi e la veggenza sonnambolica

PIRRO. – Questi antichi scienziati erano della loro sapien-za gelosi custodi; erano sacerdoti e questo li tenevapiù serrati, e più tenaci nel conservare il mistero dellaloro scienza ed anche il mistero del come erano per-venuti a sapere e conoscere. Essi confidavano, comehanno confidato ad un monumento come la GrandePiramide, i risultati, così stupefacenti anche per noi,della loro scienza e non hanno mai confidato il meto-do per arrivare a conoscere. Nessun frammento, nes-

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quindi molto più precisa di quello che si riteneva fos-se avanti il 1860 (154 milioni di Km.). Se noi molti-plichiamo il pollice piramidale per 100 miliardi otte-niamo la lunghezza del percorso della terra sulla suaorbita in un giorno di 24 ore.

Il passaggio d'entrata alla grande piramide aveval'inclinazione della stella polare dell'epoca: da esso sipoteva seguirne i movimenti a non importa quale oradella giornata.

Il metro è la diecimilionesima parte del quarto dimeridiano. Ma i meridiani sono differenti fra di loro,il raggio polare è invece unico e sicuro!

Ecco dunque quello che ci dice la Grande Pirami-de. Ecco quali cognizioni avevano i suoi costruttori2800 anni avanti Cristo!

MANI. – È veramente meraviglioso! Come potevano sa-pere tutto questo?

Gli antichi e la veggenza sonnambolica

PIRRO. – Questi antichi scienziati erano della loro sapien-za gelosi custodi; erano sacerdoti e questo li tenevapiù serrati, e più tenaci nel conservare il mistero dellaloro scienza ed anche il mistero del come erano per-venuti a sapere e conoscere. Essi confidavano, comehanno confidato ad un monumento come la GrandePiramide, i risultati, così stupefacenti anche per noi,della loro scienza e non hanno mai confidato il meto-do per arrivare a conoscere. Nessun frammento, nes-

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sun «libro dei morti» nessun papiro si è trovato cheaccenni al metodo per arrivare a conoscere; sempresolamente il risultato; la legge, la conoscenza trovia-mo fissata o sui papiri o sulla pietra.

Scartata la possibilità che siano pervenuti alle co-noscenze che hanno monumentato nella Grande Pira-mide, con i nostri stessi metodi (ai quali come abbia-mo visto siamo arrivati da non più di una settantinad'anni) si è imposta la domanda: come sono pervenutia queste cognizioni? Quale era il loro metodo? E per-chè questo secreto sui loro metodi di conoscenza? Al-cuni hanno parlato di rivelazione. Chi non crede aquesta non ha potuto risolvere il mistero.

Esistono figure in papiri, statuette e bassorilieviegiziani che non è possibile interpretare diversamenteche come gesti, come scene di magnetizzazione edanche di cure magnetiche. Un papiro scoperto daEbers nelle rovine di Tebe contiene questa formula:«Posa la tua mano su di lui per calmare il dolore edi' che il dolore cessi». Questo prova che il magneti-smo era conosciuto e praticato.

Qui secondo me va cercata la soluzione del misteroe la fonte della loro sapienza.

Gli antichi sacerdoti egiziani si servivano dellaveggenza procurata con le pratiche magnetiche.

Il chiaroveggente magnetico nel sonno vede diver-samente colorati il polo nord e il polo sud del magne-te; vede il campo magnetico ed elettro-magnetico;vede anche i raggi X, vede anche, nel mondo della

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sun «libro dei morti» nessun papiro si è trovato cheaccenni al metodo per arrivare a conoscere; sempresolamente il risultato; la legge, la conoscenza trovia-mo fissata o sui papiri o sulla pietra.

Scartata la possibilità che siano pervenuti alle co-noscenze che hanno monumentato nella Grande Pira-mide, con i nostri stessi metodi (ai quali come abbia-mo visto siamo arrivati da non più di una settantinad'anni) si è imposta la domanda: come sono pervenutia queste cognizioni? Quale era il loro metodo? E per-chè questo secreto sui loro metodi di conoscenza? Al-cuni hanno parlato di rivelazione. Chi non crede aquesta non ha potuto risolvere il mistero.

Esistono figure in papiri, statuette e bassorilieviegiziani che non è possibile interpretare diversamenteche come gesti, come scene di magnetizzazione edanche di cure magnetiche. Un papiro scoperto daEbers nelle rovine di Tebe contiene questa formula:«Posa la tua mano su di lui per calmare il dolore edi' che il dolore cessi». Questo prova che il magneti-smo era conosciuto e praticato.

Qui secondo me va cercata la soluzione del misteroe la fonte della loro sapienza.

Gli antichi sacerdoti egiziani si servivano dellaveggenza procurata con le pratiche magnetiche.

Il chiaroveggente magnetico nel sonno vede diver-samente colorati il polo nord e il polo sud del magne-te; vede il campo magnetico ed elettro-magnetico;vede anche i raggi X, vede anche, nel mondo della

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materia, quello che non vediamo noi, e che sappiamo,per via d'ipotesi e d'esperimenti; chi ci può dar tortonell'ipotesi che a questa fonte abbiamo ricorso per sa-pere, e da questa fonte abbiamo avuto tante e così stu-pefacenti conoscenze? Gli oracoli e le Pizie, general-mente donne (guidate e comandate dai sacerdoti dicela storia) poste in istato di veggenza da questi potentimagnetizzatori – diciamo noi – non erano forse sem-pre a loro disposizione?

Se la storia ad un certo punto parla di decadenzadegli oracoli, si può facilmente pensare che contem-poranea era la decadenza del potere dei sacerdoti. Lastoria ci ha tramandato di questi oracoli molte previ-sioni perfettamente avveratesi, e altre risultate false.L'ho già notato, non si può chiedere tutto alla chiaro-veggenza; una volta mi sentii rispondere – ad una miadomanda sul mondo astrale: «Non posso rispondere!»– «Perchè?» chiesi io. «Perchè non sapete, perchè nonvedete o non potete rispondere: Perchè i vivi certecose non le possono sapere prima!»

Quale meraviglia che ce ne siano di false? Non tut-ti i chiaroveggenti arrivano allo stesso grado di chia-roveggenza, e molti sono stati guastati dalle troppe edifferenti direttive loro imposte.

E come davanti a queste stupefacenti scoperte sullaGrande Piramide si è parlato anche di rivelazione, ioche credo alla rivelazione, ma solo per ciò che riguar-da Dio e la religione (ed è solo con questa rivelazioneche si può spiegare la meravigliosa unità e identità

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materia, quello che non vediamo noi, e che sappiamo,per via d'ipotesi e d'esperimenti; chi ci può dar tortonell'ipotesi che a questa fonte abbiamo ricorso per sa-pere, e da questa fonte abbiamo avuto tante e così stu-pefacenti conoscenze? Gli oracoli e le Pizie, general-mente donne (guidate e comandate dai sacerdoti dicela storia) poste in istato di veggenza da questi potentimagnetizzatori – diciamo noi – non erano forse sem-pre a loro disposizione?

Se la storia ad un certo punto parla di decadenzadegli oracoli, si può facilmente pensare che contem-poranea era la decadenza del potere dei sacerdoti. Lastoria ci ha tramandato di questi oracoli molte previ-sioni perfettamente avveratesi, e altre risultate false.L'ho già notato, non si può chiedere tutto alla chiaro-veggenza; una volta mi sentii rispondere – ad una miadomanda sul mondo astrale: «Non posso rispondere!»– «Perchè?» chiesi io. «Perchè non sapete, perchè nonvedete o non potete rispondere: Perchè i vivi certecose non le possono sapere prima!»

Quale meraviglia che ce ne siano di false? Non tut-ti i chiaroveggenti arrivano allo stesso grado di chia-roveggenza, e molti sono stati guastati dalle troppe edifferenti direttive loro imposte.

E come davanti a queste stupefacenti scoperte sullaGrande Piramide si è parlato anche di rivelazione, ioche credo alla rivelazione, ma solo per ciò che riguar-da Dio e la religione (ed è solo con questa rivelazioneche si può spiegare la meravigliosa unità e identità

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dei grandi principi delle più evolute religioni) io inve-ce davanti a quelle conoscenze, astronomiche, geo-metriche e fisiche della Grande Piramide credo allarivelazione della chiaroveggenza, procurata e bene di-retta dai sacerdoti che, non dimentichiamolo, costitui-vano in Egitto l'istituzione più potente dello stato.Erano essi che investivano del potere i Faraoni stessi!

Scienza ufficiale e veggenza.

MANI. – Ma se, come credi tu, dalla chiaroveggenza sipossono avere dati preziosi per le scienze fisiche, chi-miche, astronomiche, perchè non se ne usa?

PIRRO. – La scienza ufficiale non crede neppure allachiaroveggenza! Questa è rimasta strumento ai ricer-catori occultisti che hanno forse il torto nelle loroenunciazioni di risultati, di tener nascosto – come gliantichi sacerdoti egiziani – i loro metodi. Io sono con-vinto, e con alcuni soggetti particolarmente scelti edallenati ne ho fatto prove, che la chiaroveggenza puòessere usata anche per la scienza fisica; prove che miconvincono che con questo mezzo gli antichi sacerdo-ti egiziani riuscivano ad avere quelle cognizioni chesono eternamente monumentate nella Grande Pirami-de!

MANI. – Questo sarebbe un preziosissimo mezzo, secome dici tu, può servire, e lo hai già provato!

PIRRO. – Sì; ma non sempre si può avere il soggetto adat-to. Io ne avevo uno quando ero a Parigi, ma questo è

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dei grandi principi delle più evolute religioni) io inve-ce davanti a quelle conoscenze, astronomiche, geo-metriche e fisiche della Grande Piramide credo allarivelazione della chiaroveggenza, procurata e bene di-retta dai sacerdoti che, non dimentichiamolo, costitui-vano in Egitto l'istituzione più potente dello stato.Erano essi che investivano del potere i Faraoni stessi!

Scienza ufficiale e veggenza.

MANI. – Ma se, come credi tu, dalla chiaroveggenza sipossono avere dati preziosi per le scienze fisiche, chi-miche, astronomiche, perchè non se ne usa?

PIRRO. – La scienza ufficiale non crede neppure allachiaroveggenza! Questa è rimasta strumento ai ricer-catori occultisti che hanno forse il torto nelle loroenunciazioni di risultati, di tener nascosto – come gliantichi sacerdoti egiziani – i loro metodi. Io sono con-vinto, e con alcuni soggetti particolarmente scelti edallenati ne ho fatto prove, che la chiaroveggenza puòessere usata anche per la scienza fisica; prove che miconvincono che con questo mezzo gli antichi sacerdo-ti egiziani riuscivano ad avere quelle cognizioni chesono eternamente monumentate nella Grande Pirami-de!

MANI. – Questo sarebbe un preziosissimo mezzo, secome dici tu, può servire, e lo hai già provato!

PIRRO. – Sì; ma non sempre si può avere il soggetto adat-to. Io ne avevo uno quando ero a Parigi, ma questo è

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partito ed io non ho potuto proseguire le mie indaginiin proposito.

Tu capisci che quando è avvenuto a me, povero cit-tadino qualunque del secolo XX, non poteva capitaread un sacerdote del tempo della Grande Piramide!Essi come casta avevano una superiorità su di noi esugli scienziati del nostro tempo!

MANI. – Quale?

L'aristocrazia della scienza ne facilita lo sviluppo.

PIRRO. – Il fatto che la casta sacerdotale faceva per cosìdire scomparire l'individualità singola dei sacerdoti,questi non avevano nessuna fretta nelle ricerche. Idati trovati da un sacerdote potevano sempre, restan-do segreti, essere ripresi da un altro sacerdote e questia sua volta non aveva alcuna fretta di pubblicare isuoi risultati! Fretta che soffoca e fa precipitare tutti inostri scienziati per voler essere i primi ad annunciareal mondo un qualsiasi risultato, per quanto parziale,dei loro studi! Io credo che questa individualizzazio-ne degli studi scientifici abbia portato anche a quelterribile frazionamento di ricerche nella scienza, aquella spaventosa quantità di specializzazioni che, seper le applicazioni pratiche possono essere una neces-sità, sono però per la scienza una rovina, poichè im-pediscono ad essa di raccogliere in sintesi i suoi dati edi poter vedere la verità nel suo assieme e non solo

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partito ed io non ho potuto proseguire le mie indaginiin proposito.

Tu capisci che quando è avvenuto a me, povero cit-tadino qualunque del secolo XX, non poteva capitaread un sacerdote del tempo della Grande Piramide!Essi come casta avevano una superiorità su di noi esugli scienziati del nostro tempo!

MANI. – Quale?

L'aristocrazia della scienza ne facilita lo sviluppo.

PIRRO. – Il fatto che la casta sacerdotale faceva per cosìdire scomparire l'individualità singola dei sacerdoti,questi non avevano nessuna fretta nelle ricerche. Idati trovati da un sacerdote potevano sempre, restan-do segreti, essere ripresi da un altro sacerdote e questia sua volta non aveva alcuna fretta di pubblicare isuoi risultati! Fretta che soffoca e fa precipitare tutti inostri scienziati per voler essere i primi ad annunciareal mondo un qualsiasi risultato, per quanto parziale,dei loro studi! Io credo che questa individualizzazio-ne degli studi scientifici abbia portato anche a quelterribile frazionamento di ricerche nella scienza, aquella spaventosa quantità di specializzazioni che, seper le applicazioni pratiche possono essere una neces-sità, sono però per la scienza una rovina, poichè im-pediscono ad essa di raccogliere in sintesi i suoi dati edi poter vedere la verità nel suo assieme e non solo

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una frammentaria verità in una specialità, cioè in unframmento di scienza!

MANI. – Ma verrà bene il giorno che la scienza arriveràanche alla sintesi!

PIRRO. – Lo credi tu?Io no, almeno fino a che l'indirizzo della scienza

resterà quello che è ora! Cioè analitico, sperimentale!MANI. – Non vedo come potrebbe cambiare l'indirizzo.

Il metodo scientifico occidentale e quello orientale.

PIRRO. – Stammi a sentire: davanti a qualunque fenome-no a qualunque fatto che l'uomo prenda a consideraresono possibili due metodi. Primo: analisi oggettiva ematerialista della sua consistenza e della sua essenza;proiettare cioè la cosa al di fuori di sè; e l'altro siste-ma: prenderla e assorbirla per così dire e viverlanell'interno del sè, del proprio Io.

Uno è il metodo occidentale, sperimentale, scienti-fico, il solo ammesso nelle nostre scuole e nei nostrisistemi, l'altro è quello orientale.

L'uno si ferma all'apparenza delle cose, analizzatecome fuori del Sè.

L'altro è quello per cui una cosa non si vuole sape-re e non importa sapere come è in se stessa, ma checosa diventa quando è vissuta nel proprio Io.

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una frammentaria verità in una specialità, cioè in unframmento di scienza!

MANI. – Ma verrà bene il giorno che la scienza arriveràanche alla sintesi!

PIRRO. – Lo credi tu?Io no, almeno fino a che l'indirizzo della scienza

resterà quello che è ora! Cioè analitico, sperimentale!MANI. – Non vedo come potrebbe cambiare l'indirizzo.

Il metodo scientifico occidentale e quello orientale.

PIRRO. – Stammi a sentire: davanti a qualunque fenome-no a qualunque fatto che l'uomo prenda a consideraresono possibili due metodi. Primo: analisi oggettiva ematerialista della sua consistenza e della sua essenza;proiettare cioè la cosa al di fuori di sè; e l'altro siste-ma: prenderla e assorbirla per così dire e viverlanell'interno del sè, del proprio Io.

Uno è il metodo occidentale, sperimentale, scienti-fico, il solo ammesso nelle nostre scuole e nei nostrisistemi, l'altro è quello orientale.

L'uno si ferma all'apparenza delle cose, analizzatecome fuori del Sè.

L'altro è quello per cui una cosa non si vuole sape-re e non importa sapere come è in se stessa, ma checosa diventa quando è vissuta nel proprio Io.

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Il primo metodo la isola, la allontana, la stacca dalproprio Io; il secondo invece cerca di assorbirla, inte-riorarla, viverla nel proprio Io5.

Tutto è possibile considerare con i due metodi; èchiaro però che la loro fondamentale differenza devefar sì che non sia indifferente usare i due metodi, pertutte le cose, atti, fenomeni, problemi. È evidente cheesistono soggetti possibili di considerazione che de-vono fatalmente richiedere per la loro stessa naturauno o l'altro dei metodi.

Come e quale concetto ci può far scegliere l'unopiuttosto che l'altro? In questa scelta evidentemente ilconcetto del riferimento dell'oggetto è certo il più lo-gico. Cioè a che cosa si riferisce un oggetto? Al Sè oal di fuori di Sè? Se si riferisce al di fuori di Sè, siuserà il metodo oggettivo, sperimentale, esterno odoccidentale; se al Sè, si userà il sistema del Sè, dell'Iood Orientale.

Fatta questa premessa ora possiamo trarre final-mente la conclusione sulla mancata capacità dellascienza sperimentale a spiegare i fenomeni magnetici,ipnotici, spiritici, psichici ecc. Errore di metodo omeglio errore di applicazione di un metodo che nonserve per questi fenomeni!

MANI. – Ma noi non ne abbiamo altri!

5 È forse l'opera del Todeschini?

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Il primo metodo la isola, la allontana, la stacca dalproprio Io; il secondo invece cerca di assorbirla, inte-riorarla, viverla nel proprio Io5.

Tutto è possibile considerare con i due metodi; èchiaro però che la loro fondamentale differenza devefar sì che non sia indifferente usare i due metodi, pertutte le cose, atti, fenomeni, problemi. È evidente cheesistono soggetti possibili di considerazione che de-vono fatalmente richiedere per la loro stessa naturauno o l'altro dei metodi.

Come e quale concetto ci può far scegliere l'unopiuttosto che l'altro? In questa scelta evidentemente ilconcetto del riferimento dell'oggetto è certo il più lo-gico. Cioè a che cosa si riferisce un oggetto? Al Sè oal di fuori di Sè? Se si riferisce al di fuori di Sè, siuserà il metodo oggettivo, sperimentale, esterno odoccidentale; se al Sè, si userà il sistema del Sè, dell'Iood Orientale.

Fatta questa premessa ora possiamo trarre final-mente la conclusione sulla mancata capacità dellascienza sperimentale a spiegare i fenomeni magnetici,ipnotici, spiritici, psichici ecc. Errore di metodo omeglio errore di applicazione di un metodo che nonserve per questi fenomeni!

MANI. – Ma noi non ne abbiamo altri!

5 È forse l'opera del Todeschini?

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PIRRO. – La scienza non ne ha altri. Ma questi esistonoperò! Peggio per la scienza se si è cristallizzata in ununico metodo!

La psicanalisi e il subcosciente.

La psicologia si è interessata della psiche – quandonon si è interessata solo del cervello e dei nervi – nel-la cosidetta psicologia sperimentale e positivista. Bi-sognerà pure accennare alla psicoanalisi che pretendedi essere una psicologia trattata come scienza natu-rale in contrapposto alla psicologia filosofica e aquella dei poeti e dei letterati. La psicoanalisi ha avu-to secondo me il merito di aver cercato di indagare ilsubcosciente e tutti gli impulsi, le attrazioni e le inibi-zioni che si svolgono in quel mondo, che non avendocome testimonio la coscienza, resta avvolto nel piùfitto mistero. Ma i risultati ai quali è arrivata conl'importanza quasi ossessionante dei fatti e dei feno-meni imperniati tutti sulla sensualità e sull'atto ses-suale, mi ha fatto sorgere il dubbio che abbia preso uncurioso abbaglio di prospettiva.

Per ora faccio una osservazione. Lo stato di veg-genza sonnambolica offre la possibilità di scrutareprofondamente il subcosciente di persone poste acontatto, anche a mezzo di una lettera, con il chiaro-veggente. Poichè egli vede in questo stato i pensieri,le passioni, i sentimenti, i vizi e le virtù soprattuttodel subcosciente, si ha la possibilità di analisi piene e

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PIRRO. – La scienza non ne ha altri. Ma questi esistonoperò! Peggio per la scienza se si è cristallizzata in ununico metodo!

La psicanalisi e il subcosciente.

La psicologia si è interessata della psiche – quandonon si è interessata solo del cervello e dei nervi – nel-la cosidetta psicologia sperimentale e positivista. Bi-sognerà pure accennare alla psicoanalisi che pretendedi essere una psicologia trattata come scienza natu-rale in contrapposto alla psicologia filosofica e aquella dei poeti e dei letterati. La psicoanalisi ha avu-to secondo me il merito di aver cercato di indagare ilsubcosciente e tutti gli impulsi, le attrazioni e le inibi-zioni che si svolgono in quel mondo, che non avendocome testimonio la coscienza, resta avvolto nel piùfitto mistero. Ma i risultati ai quali è arrivata conl'importanza quasi ossessionante dei fatti e dei feno-meni imperniati tutti sulla sensualità e sull'atto ses-suale, mi ha fatto sorgere il dubbio che abbia preso uncurioso abbaglio di prospettiva.

Per ora faccio una osservazione. Lo stato di veg-genza sonnambolica offre la possibilità di scrutareprofondamente il subcosciente di persone poste acontatto, anche a mezzo di una lettera, con il chiaro-veggente. Poichè egli vede in questo stato i pensieri,le passioni, i sentimenti, i vizi e le virtù soprattuttodel subcosciente, si ha la possibilità di analisi piene e

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complete della psiche di un dato individuo. Ed io nefeci di interessantissime.

Non mi è mai risultato da queste analisi (fatte sutipi differentissimi in tutti i sensi) che il fatto sessualeabbia nel subcosciente una eccessiva importanza, nèche gli organi genitali dell'altro sesso possano assu-mere una così vasta simbologia che si allarga si puòdire su tutte le cose od oggetti della vita, come risul-terebbe dalle conclusioni della psicoanalisi, tanto chesi è potuto accusare il Freud di pansessualismo.

Un'altra osservazione devo qui fare: lo stato son-nambolico aumenta in un grado notevole il pudoredella persona addormentata.

Il più piccolo accenno a qualche cosa di men checorretto, il più piccolo gesto che possa essere osceno,è respinto con immediata reazione e proteste vivissi-me. Come mettere d'accordo ciò con i risultati dellapsicoanalisi? Come io non posso e non voglio negarequesti risultati in se stessi, mi pare necessario invecediscuterne le deduzioni e le interpretazioni.

La psicoanalisi dice e crede di esplorare il subco-sciente; ma se avesse preso abbaglio?

MANI. – Cioè che cosa avrebbe esplorato?

La memoria fisiologica

PIRRO. – La filosofia yoga sostiene che tutte le celluledel corpo umano, e tutti gli aggregati di queste celluleformanti i vari organi, hanno una loro piccola intelli-

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complete della psiche di un dato individuo. Ed io nefeci di interessantissime.

Non mi è mai risultato da queste analisi (fatte sutipi differentissimi in tutti i sensi) che il fatto sessualeabbia nel subcosciente una eccessiva importanza, nèche gli organi genitali dell'altro sesso possano assu-mere una così vasta simbologia che si allarga si puòdire su tutte le cose od oggetti della vita, come risul-terebbe dalle conclusioni della psicoanalisi, tanto chesi è potuto accusare il Freud di pansessualismo.

Un'altra osservazione devo qui fare: lo stato son-nambolico aumenta in un grado notevole il pudoredella persona addormentata.

Il più piccolo accenno a qualche cosa di men checorretto, il più piccolo gesto che possa essere osceno,è respinto con immediata reazione e proteste vivissi-me. Come mettere d'accordo ciò con i risultati dellapsicoanalisi? Come io non posso e non voglio negarequesti risultati in se stessi, mi pare necessario invecediscuterne le deduzioni e le interpretazioni.

La psicoanalisi dice e crede di esplorare il subco-sciente; ma se avesse preso abbaglio?

MANI. – Cioè che cosa avrebbe esplorato?

La memoria fisiologica

PIRRO. – La filosofia yoga sostiene che tutte le celluledel corpo umano, e tutti gli aggregati di queste celluleformanti i vari organi, hanno una loro piccola intelli-

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genza sufficiente per le loro funzioni ed hanno ancheuna loro memoria locale o particolare. Questo dellamemoria è un fatto particolarmente dimostrabile inuna quantità di gesti, di movimenti, di atti che noifacciamo e possiamo fare senza che ci pensiamo, perla memoria che l'organo conserva di questi movimen-ti e di questi gesti altre volte ripetuti. Tipica è in que-sto la memoria tutta particolare che conservano lemani di un pianista quando eseguisce a memoria unpezzo musicale. Molte volte la mente non ricorda ilseguito, mentre le mani sanno e ricordano quello chesegue, e se la mente non interviene possono e sannocontinuare da sole. Tutti i pianisti hanno constatatoquesto, anch'io quando nella mia giovinezza studiavoil piano, l'ho provato.

Dunque qui siamo davanti ad una memoria fisiolo-gica o sensoria tipicamente ed unicamente materiale,senza cioè un intervento apprezzabile dell'Io mentaleo animico.

E se noi constatiamo una memoria localizzata nellebraccia, nelle mani e nelle dita, per quale ragione nonsi potrebbe ammettere una memoria nelle altre partied organi del corpo? L'acquolina che viene in boccaal ricordo di un dato cibo o di una bevanda prelibatanon potrebbe essere un fatto proveniente dal ricordodell'organo gusto? E gli organi sessuali perchè nonavrebbero una loro memoria locale? strettamente fi-siologica? E allora ecco come si spiegherebbero tutti ifatti, simbologia ed ossessioni sessuali da far pensare

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genza sufficiente per le loro funzioni ed hanno ancheuna loro memoria locale o particolare. Questo dellamemoria è un fatto particolarmente dimostrabile inuna quantità di gesti, di movimenti, di atti che noifacciamo e possiamo fare senza che ci pensiamo, perla memoria che l'organo conserva di questi movimen-ti e di questi gesti altre volte ripetuti. Tipica è in que-sto la memoria tutta particolare che conservano lemani di un pianista quando eseguisce a memoria unpezzo musicale. Molte volte la mente non ricorda ilseguito, mentre le mani sanno e ricordano quello chesegue, e se la mente non interviene possono e sannocontinuare da sole. Tutti i pianisti hanno constatatoquesto, anch'io quando nella mia giovinezza studiavoil piano, l'ho provato.

Dunque qui siamo davanti ad una memoria fisiolo-gica o sensoria tipicamente ed unicamente materiale,senza cioè un intervento apprezzabile dell'Io mentaleo animico.

E se noi constatiamo una memoria localizzata nellebraccia, nelle mani e nelle dita, per quale ragione nonsi potrebbe ammettere una memoria nelle altre partied organi del corpo? L'acquolina che viene in boccaal ricordo di un dato cibo o di una bevanda prelibatanon potrebbe essere un fatto proveniente dal ricordodell'organo gusto? E gli organi sessuali perchè nonavrebbero una loro memoria locale? strettamente fi-siologica? E allora ecco come si spiegherebbero tutti ifatti, simbologia ed ossessioni sessuali da far pensare

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ad un pansensualismo dei risultati della psicoanalisi.Così dicasi dei riferimenti sessuali della tragedia diEdipo: la madre, prima casa nella quale si è abitato,la simbologia dell'acqua (nella quale si era immersinell'utero materno) che sta a rappresentare la nascitaed il parto, sono evidentemente ricordi fisiologici delcorpo. Tutto questo – unito ai risultati completamentediversi che dà una analisi del subcosciente fatta nellostato sonnambolico – mi fa dubitare che il subco-sciente esplorato dalla psicoanalisi sia solamente edunicamente la memoria fisiologica e materiale delcorpo e dei vari suoi organi: una specie di submate-riale o subfisiologico degli organi del corpo, e non ilsubcosciente animico o spirituale. Questo dubbio sitrasforma in certezza per altre considerazioni.

Noi abbiamo visto che nel sonno magnetico si de-termina un distacco dell'Io animico o mentale o spiri-tuale, dai sensi del corpo. Abbiamo visto nelle espe-rienze del De Rochas, dove questo distacco era porta-to ai limiti estremi, che il soggetto diceva: «il corpo èun sacco vuoto, il mio Io è il corpo luminoso, è il miodoppio». È logico quindi che questo doppio sia piùspirituale nelle sue risposte, che aumenti in lui il sen-so non solo di pudore, ma direi quasi di ripugnanzaper tutto ciò che si riferisce alla sensualità.

E abbiamo molte ragioni per credere che il sonnonormale sia pure una specie di distacco di questo Io o«doppio» dal corpo fisico; la filosofia Yoga lo dice eaggiunge che l'Io animico o il doppio, durante il son-

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ad un pansensualismo dei risultati della psicoanalisi.Così dicasi dei riferimenti sessuali della tragedia diEdipo: la madre, prima casa nella quale si è abitato,la simbologia dell'acqua (nella quale si era immersinell'utero materno) che sta a rappresentare la nascitaed il parto, sono evidentemente ricordi fisiologici delcorpo. Tutto questo – unito ai risultati completamentediversi che dà una analisi del subcosciente fatta nellostato sonnambolico – mi fa dubitare che il subco-sciente esplorato dalla psicoanalisi sia solamente edunicamente la memoria fisiologica e materiale delcorpo e dei vari suoi organi: una specie di submate-riale o subfisiologico degli organi del corpo, e non ilsubcosciente animico o spirituale. Questo dubbio sitrasforma in certezza per altre considerazioni.

Noi abbiamo visto che nel sonno magnetico si de-termina un distacco dell'Io animico o mentale o spiri-tuale, dai sensi del corpo. Abbiamo visto nelle espe-rienze del De Rochas, dove questo distacco era porta-to ai limiti estremi, che il soggetto diceva: «il corpo èun sacco vuoto, il mio Io è il corpo luminoso, è il miodoppio». È logico quindi che questo doppio sia piùspirituale nelle sue risposte, che aumenti in lui il sen-so non solo di pudore, ma direi quasi di ripugnanzaper tutto ciò che si riferisce alla sensualità.

E abbiamo molte ragioni per credere che il sonnonormale sia pure una specie di distacco di questo Io o«doppio» dal corpo fisico; la filosofia Yoga lo dice eaggiunge che l'Io animico o il doppio, durante il son-

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no può viaggiare e andare lontano dal corpo materia-le. Ora è appunto dai sogni che la psicoanalisi ha trat-to e trae buona parte delle sue conclusioni, soprattuttosulla simbologia; dai sogni dunque nel sonno, quandosi può ritenere che molto, se non tutto, il doppio e l'Ioanimico si siano allontanati dal corpo.

Non ti pare che in queste condizioni ciò che resta eche il corpo da sveglio ricorda più o meno bene, ciòche resta dico, cioè il sogno possa essere appunto pro-dotto dalle memorie e dai ricordi variamente compli-cati o accozzati degli organi del corpo? Questo spie-gherebbe così l'importanza predominante del sensua-lismo, poichè quale altra cosa più importante per ilcorpo? La psicoanalisi sarebbe così riuscita ad esplo-rare solo questa memoria subfisiologica o subfisicadegli organi del corpo?6

6 Posteriormente a questi dialoghi ho fatto ad una veggente inproposito delle domande che riferisco con le relative risposte.I Domanda:

Esiste negli organi del corpo umano una memoria locale o fi-siologica propria a ciascun organo del corpo?Risposta:

Gli organi del corpo hanno una loro memoria che non dipendedalla memoria psichica. Quello che talora si ritiene memoriadell'incosciente è la memoria delle cellule di questi organi.II Domanda:

Questa memoria degli organi del corpo si mescola e fa partedei sogni?Risposta:

Nei sogni questa memoria dei nostri organi passa attraverso la

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no può viaggiare e andare lontano dal corpo materia-le. Ora è appunto dai sogni che la psicoanalisi ha trat-to e trae buona parte delle sue conclusioni, soprattuttosulla simbologia; dai sogni dunque nel sonno, quandosi può ritenere che molto, se non tutto, il doppio e l'Ioanimico si siano allontanati dal corpo.

Non ti pare che in queste condizioni ciò che resta eche il corpo da sveglio ricorda più o meno bene, ciòche resta dico, cioè il sogno possa essere appunto pro-dotto dalle memorie e dai ricordi variamente compli-cati o accozzati degli organi del corpo? Questo spie-gherebbe così l'importanza predominante del sensua-lismo, poichè quale altra cosa più importante per ilcorpo? La psicoanalisi sarebbe così riuscita ad esplo-rare solo questa memoria subfisiologica o subfisicadegli organi del corpo?6

6 Posteriormente a questi dialoghi ho fatto ad una veggente inproposito delle domande che riferisco con le relative risposte.I Domanda:

Esiste negli organi del corpo umano una memoria locale o fi-siologica propria a ciascun organo del corpo?Risposta:

Gli organi del corpo hanno una loro memoria che non dipendedalla memoria psichica. Quello che talora si ritiene memoriadell'incosciente è la memoria delle cellule di questi organi.II Domanda:

Questa memoria degli organi del corpo si mescola e fa partedei sogni?Risposta:

Nei sogni questa memoria dei nostri organi passa attraverso la

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Che ironia! E pretenderebbe di essere la sola psico-logia concepita come scienza naturale. Avrebbe dovu-to dire, per essere nel vero, la psicologia concepitacome scienza materialista; e in questo caso la psicheche c'entra?

Non ti pare una logica fatalità e un destino che ilmetodo sperimentale debba sempre essere legato allamateria anche quando crede di uscirne, cioè di esplo-rare la psiche?

Neppure la psicoanalisi dunque ha fatto fare unpasso nel campo della conoscenza dell'uomo-comple-to; anch'essa può essere accusata degli stessi erroridella medicina che ha creduto di servire e dalla qualederiva!

memoria del nostro incosciente. Essa è unita all'incosciente e nefa parte.III Domanda:

Questa memoria degli organi è completamente diversa dallamemoria intellettuale che forma la nostra psiche?Risposta:

La memoria delle cellule è più forte della memoria puramentementale, ma queste due memorie si interpenetrano. Si può divi-derle in teoria, ma in pratica sono indivisibili.IV Domanda:

Nei sogni c'entra più la memoria degli organi o quella menta-le?Risposta:

Nei sogni è la memoria incosciente che ha la predominanza.Ma nello studio dell'assieme umano si cerca troppo di dividerequello che forma un tutto.

Il tutto è nel tutto e tutto è nel tutto.

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Che ironia! E pretenderebbe di essere la sola psico-logia concepita come scienza naturale. Avrebbe dovu-to dire, per essere nel vero, la psicologia concepitacome scienza materialista; e in questo caso la psicheche c'entra?

Non ti pare una logica fatalità e un destino che ilmetodo sperimentale debba sempre essere legato allamateria anche quando crede di uscirne, cioè di esplo-rare la psiche?

Neppure la psicoanalisi dunque ha fatto fare unpasso nel campo della conoscenza dell'uomo-comple-to; anch'essa può essere accusata degli stessi erroridella medicina che ha creduto di servire e dalla qualederiva!

memoria del nostro incosciente. Essa è unita all'incosciente e nefa parte.III Domanda:

Questa memoria degli organi è completamente diversa dallamemoria intellettuale che forma la nostra psiche?Risposta:

La memoria delle cellule è più forte della memoria puramentementale, ma queste due memorie si interpenetrano. Si può divi-derle in teoria, ma in pratica sono indivisibili.IV Domanda:

Nei sogni c'entra più la memoria degli organi o quella menta-le?Risposta:

Nei sogni è la memoria incosciente che ha la predominanza.Ma nello studio dell'assieme umano si cerca troppo di dividerequello che forma un tutto.

Il tutto è nel tutto e tutto è nel tutto.

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Il nosce te ipsum e la filosofia Yoga

Per ritrovare veramente la scienza che risponde alNosce te ipsum bisogna che noi ci rifacciamo alla an-tica filosofia indiana: la Samkhya e soprattutto allasua derivata filosofia Yoga.7 Questa ci offre veramen-te un metodo, un sistema e risultati positivi, poichè èla sola che, rispetto alle nostre scienze, scenda nelleprofondità dell'Io e lo analizzi a fondo.

Il suo sistema non enuncia risultati, non dà teorie.Insegna la strada. Non prova con ragionamenti i suoipostulati. Dice: «provate a concentrarvi, provate adanalizzare il vostro Io e vivete nel vostro Io». Nonmette e non si cura di mettere in una lavagna, fuoridel Sè, i risultati. I risultati della introspezione restanointrospettivi. La verità non è tale quando è dimostra-ta, come per le nostre scienze. La verità è tale per lafilosofia Yoga quando è sentita e vissuta. Dimostrareuna verità è oggettivarla, metterla fuori del proprio Io.La verità sull'Io non può che essere soggettivata,

7 L'Yoga si divide in molte categorie secondo gli scopi che siprefigge. Qui mi riferisco alla Yoga diremo così, eccletica cheriunisce alcune pratiche di Pantangiali o Raya Yoga, con altre diGnoni Yoga e Hatha Yoga, e anche con alcune pratiche che si tro-vano nei «Tantras» che a torto o a ragione vengono considerati,da certa Teosofia all'acqua di rosa, come pratiche di magia nera.Comunque qui è solo considerata la Yoga per quello che riguardal'introspezione e non per tutte quelle pratiche che porterebberoallo sviluppo dei poteri superiori psichici e che sono degeneratenelle pratiche dei Fakiri o falsi Yoghi.

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Il nosce te ipsum e la filosofia Yoga

Per ritrovare veramente la scienza che risponde alNosce te ipsum bisogna che noi ci rifacciamo alla an-tica filosofia indiana: la Samkhya e soprattutto allasua derivata filosofia Yoga.7 Questa ci offre veramen-te un metodo, un sistema e risultati positivi, poichè èla sola che, rispetto alle nostre scienze, scenda nelleprofondità dell'Io e lo analizzi a fondo.

Il suo sistema non enuncia risultati, non dà teorie.Insegna la strada. Non prova con ragionamenti i suoipostulati. Dice: «provate a concentrarvi, provate adanalizzare il vostro Io e vivete nel vostro Io». Nonmette e non si cura di mettere in una lavagna, fuoridel Sè, i risultati. I risultati della introspezione restanointrospettivi. La verità non è tale quando è dimostra-ta, come per le nostre scienze. La verità è tale per lafilosofia Yoga quando è sentita e vissuta. Dimostrareuna verità è oggettivarla, metterla fuori del proprio Io.La verità sull'Io non può che essere soggettivata,

7 L'Yoga si divide in molte categorie secondo gli scopi che siprefigge. Qui mi riferisco alla Yoga diremo così, eccletica cheriunisce alcune pratiche di Pantangiali o Raya Yoga, con altre diGnoni Yoga e Hatha Yoga, e anche con alcune pratiche che si tro-vano nei «Tantras» che a torto o a ragione vengono considerati,da certa Teosofia all'acqua di rosa, come pratiche di magia nera.Comunque qui è solo considerata la Yoga per quello che riguardal'introspezione e non per tutte quelle pratiche che porterebberoallo sviluppo dei poteri superiori psichici e che sono degeneratenelle pratiche dei Fakiri o falsi Yoghi.

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quindi l'esperienza deve essere vissuta all'interno; laverità è tale quando sarà vissuta e sentita profonda-mente nel proprio Io. Questo è veramente logico eprofondo, è portare la ricerca veramente al fondo ecercare la verità dove sta di casa e da dove non puòuscire, se non a patto di non essere più se stessa.

Il campo di questa ricerca, posto in questi termini,è naturalmente infinito, ma io voglio dartene un pic-colo saggio che è quello che più mi ha colpito e da-vanti al quale le nostre ricerche psicologiche fannopietà.

Uno dei primi passi per penetrare in queste praticheche sono, e molto giustamente, più pratiche che nonfilosofia espositiva o dialettica, è la conoscenza e lavalorizzazione del proprio Io. Ma innanzi tutto checosa è questo Io? Necessità assoluta per queste prati-che è la concentrazione. E i primi insegnamenti sonoper la concentrazione. Ritirarsi dove si possa esseretranquilli, lontani dai rumori, in posizione comoda,nel rilassamento di tutti i nervi e procurare di sentireil proprio Io. Liberarsi dal concetto che l'Io sia l'indi-viduo, il corpo. Poichè si può considerare il propriocorpo e vederlo anche come dall'alto, l'Io non è ilproprio corpo. Arrivati così a sentire il proprio corpocome fuori del sè, fuori dell'Io, come un arnese cheserve al proprio Io, considerare gli altri arnesi chesono attorno all'Io e che si possono confondere conesso: la mente dove si sentono i pensieri. Siccome l'Iopuò considerare la mente, siccome può indirizzarla,

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quindi l'esperienza deve essere vissuta all'interno; laverità è tale quando sarà vissuta e sentita profonda-mente nel proprio Io. Questo è veramente logico eprofondo, è portare la ricerca veramente al fondo ecercare la verità dove sta di casa e da dove non puòuscire, se non a patto di non essere più se stessa.

Il campo di questa ricerca, posto in questi termini,è naturalmente infinito, ma io voglio dartene un pic-colo saggio che è quello che più mi ha colpito e da-vanti al quale le nostre ricerche psicologiche fannopietà.

Uno dei primi passi per penetrare in queste praticheche sono, e molto giustamente, più pratiche che nonfilosofia espositiva o dialettica, è la conoscenza e lavalorizzazione del proprio Io. Ma innanzi tutto checosa è questo Io? Necessità assoluta per queste prati-che è la concentrazione. E i primi insegnamenti sonoper la concentrazione. Ritirarsi dove si possa esseretranquilli, lontani dai rumori, in posizione comoda,nel rilassamento di tutti i nervi e procurare di sentireil proprio Io. Liberarsi dal concetto che l'Io sia l'indi-viduo, il corpo. Poichè si può considerare il propriocorpo e vederlo anche come dall'alto, l'Io non è ilproprio corpo. Arrivati così a sentire il proprio corpocome fuori del sè, fuori dell'Io, come un arnese cheserve al proprio Io, considerare gli altri arnesi chesono attorno all'Io e che si possono confondere conesso: la mente dove si sentono i pensieri. Siccome l'Iopuò considerare la mente, siccome può indirizzarla,

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darle il lavoro che vuole, così neppure la mente è l'Io.L'Io può osservare dal di fuori la mente, il suo lavoro,non diversamente da quello che può considerare ilcorpo, cioè come cosa fuori del Sè, del quale il Sè,l'Io si serve. Dunque anche la mente non è l'Io, ma neè un arnese.

Queste non sono che indicazioni sulla strada per ar-rivare: bisogna realizzare, si deve sentire l'Io che di-venta una potenza, un centro solare intorno al qualegravitano corpo, mente, sentimenti e pensieri!

Realizzato così il senso dell'Io come centro di forzae di potenza, si può passare a realizzare l'immortalitàdell'Io.

Sempre in istato di profonda concentrazione si pro-vi ad immaginare l'Io come morto. Ebbene si troveràche l'Io si rifiuta di considerarsi come morto. Si puòimmaginare il corpo come morto, vederlo immobile,senza vita; ma in questo stesso pensiero è l'Io chevede il corpo morto, l'Io non è morto neppurenell'immaginazione; egualmente l'Io può considerareil sonno per narcotici o la morte apparente, come puòconsiderare la morte vera; ma sarà sempre la mortedel corpo e non quella dell'Io. L'Io si rifiuta di consi-derarsi morto e così realizza la certezza della sua im-mortalità. Trova in se stesso questa certezza!

Questo procedimento mirabile e che non si può na-turalmente valutare in pieno se non si realizza su sestessi, è fonte di risultati maravigliosi, poichè dà cal-ma, tranquillità, stoicismo per le piccole e grandi mi-

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darle il lavoro che vuole, così neppure la mente è l'Io.L'Io può osservare dal di fuori la mente, il suo lavoro,non diversamente da quello che può considerare ilcorpo, cioè come cosa fuori del Sè, del quale il Sè,l'Io si serve. Dunque anche la mente non è l'Io, ma neè un arnese.

Queste non sono che indicazioni sulla strada per ar-rivare: bisogna realizzare, si deve sentire l'Io che di-venta una potenza, un centro solare intorno al qualegravitano corpo, mente, sentimenti e pensieri!

Realizzato così il senso dell'Io come centro di forzae di potenza, si può passare a realizzare l'immortalitàdell'Io.

Sempre in istato di profonda concentrazione si pro-vi ad immaginare l'Io come morto. Ebbene si troveràche l'Io si rifiuta di considerarsi come morto. Si puòimmaginare il corpo come morto, vederlo immobile,senza vita; ma in questo stesso pensiero è l'Io chevede il corpo morto, l'Io non è morto neppurenell'immaginazione; egualmente l'Io può considerareil sonno per narcotici o la morte apparente, come puòconsiderare la morte vera; ma sarà sempre la mortedel corpo e non quella dell'Io. L'Io si rifiuta di consi-derarsi morto e così realizza la certezza della sua im-mortalità. Trova in se stesso questa certezza!

Questo procedimento mirabile e che non si può na-turalmente valutare in pieno se non si realizza su sestessi, è fonte di risultati maravigliosi, poichè dà cal-ma, tranquillità, stoicismo per le piccole e grandi mi-

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serie della vita; non è sterile come può essere il risul-tato di qualunque altra dimostrazione filosofica o psi-cologica. Questo si può veramente chiamare il proce-dimento che dà il modo di penetrare nella conoscenzadi se stessi!

MANI. – È certamente profondo e sottile tutto ciò, ma sicapisce che è in completa antitesi con qualunque di-mostrazione filosofica occidentale.

PIRRO. – Certo, ma tu capisci come questa sia la stradache porta al dominio di tutte quelle forze che noi di-ciamo sconosciute e che si rivelano egualmente esi-stenti e reali quanto quelle forze che voi fisici riscon-trate nella materia.

Poichè realizzato l'Io, la sua immortalità, la sua po-tenza centro di potenza dell'assoluto, conquistato ilpieno dominio del corpo, dei suoi sensi, della mente edei suoi pensieri, realizzato tutto questo, questo di-venta realtà che si domina e dirige. Realizzato ciòche è veramente la chiave per le forze sconosciute,occulte, spirituali, si può penetrare nel loro mondo edominarle. Tutto ciò presuppone una educazione spe-ciale e una iniziazione fin dalla fanciullezza; ma gliYoghi arrivano a fare le cose più meravigliose, più in-spiegabili per la nostra povera scienza della materia.Questo dà la chiave per penetrare nel mondo dellospirito, poichè, realizzato e dominato, cominciandoda se stessi, il mondo spirituale, tutte queste forzesono in potere dell'Io.

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serie della vita; non è sterile come può essere il risul-tato di qualunque altra dimostrazione filosofica o psi-cologica. Questo si può veramente chiamare il proce-dimento che dà il modo di penetrare nella conoscenzadi se stessi!

MANI. – È certamente profondo e sottile tutto ciò, ma sicapisce che è in completa antitesi con qualunque di-mostrazione filosofica occidentale.

PIRRO. – Certo, ma tu capisci come questa sia la stradache porta al dominio di tutte quelle forze che noi di-ciamo sconosciute e che si rivelano egualmente esi-stenti e reali quanto quelle forze che voi fisici riscon-trate nella materia.

Poichè realizzato l'Io, la sua immortalità, la sua po-tenza centro di potenza dell'assoluto, conquistato ilpieno dominio del corpo, dei suoi sensi, della mente edei suoi pensieri, realizzato tutto questo, questo di-venta realtà che si domina e dirige. Realizzato ciòche è veramente la chiave per le forze sconosciute,occulte, spirituali, si può penetrare nel loro mondo edominarle. Tutto ciò presuppone una educazione spe-ciale e una iniziazione fin dalla fanciullezza; ma gliYoghi arrivano a fare le cose più meravigliose, più in-spiegabili per la nostra povera scienza della materia.Questo dà la chiave per penetrare nel mondo dellospirito, poichè, realizzato e dominato, cominciandoda se stessi, il mondo spirituale, tutte queste forzesono in potere dell'Io.

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La realtà del pensiero

Gli Yoghi dicono che il pensiero è una realtà,emesso in certi modi e con intensità volitiva concen-trata, permane nell'aria a lungo dove fu emesso. Seaveva una direzione, arriva dove era diretto. Ecco lasola logica spiegazione della telepatia.

La filosofia Yoga dice che il mondo è pieno di Pra-na, che è ovunque e che è la forza vitale che regolatutte le vite animali, vegetali e minerali. Anche i mi-nerali, secondo gli Yoghi, hanno una vita. La nostrascienza ora sa che un atomo è una specie di sistemasolare in vorticoso movimento.

Le pratiche e le cure magnetiche fanno sì che la vo-lontà possa dirigere e concentrare questo Prana doveè in difetto e così guarire le malattie.

Ecco la sola logica spiegazione delle cure magneti-che.

E poichè l'Io è un centro di energia spirituale, legerarchie del mondo sono: spirito, mente, energia fisi-ca, materia, e poichè lo spirito muove la mente – que-sta l'energia fisica e questa la materia – è logico cherealizzato l'Io in modo completo e pieno, con esso sipossa, attraverso questa gerarchia, arrivare a domina-re la materia. Ecco la logica spiegazione di tutti i mi-racoli che fanno gli Yoghi e i miracoli dei Santi!

Ah! e pensare che anche dove la nostra scienza si èoccupata di queste forze oscure, si è divisa in infinitebranche non riuscendo ad afferrare che una briciola di

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La realtà del pensiero

Gli Yoghi dicono che il pensiero è una realtà,emesso in certi modi e con intensità volitiva concen-trata, permane nell'aria a lungo dove fu emesso. Seaveva una direzione, arriva dove era diretto. Ecco lasola logica spiegazione della telepatia.

La filosofia Yoga dice che il mondo è pieno di Pra-na, che è ovunque e che è la forza vitale che regolatutte le vite animali, vegetali e minerali. Anche i mi-nerali, secondo gli Yoghi, hanno una vita. La nostrascienza ora sa che un atomo è una specie di sistemasolare in vorticoso movimento.

Le pratiche e le cure magnetiche fanno sì che la vo-lontà possa dirigere e concentrare questo Prana doveè in difetto e così guarire le malattie.

Ecco la sola logica spiegazione delle cure magneti-che.

E poichè l'Io è un centro di energia spirituale, legerarchie del mondo sono: spirito, mente, energia fisi-ca, materia, e poichè lo spirito muove la mente – que-sta l'energia fisica e questa la materia – è logico cherealizzato l'Io in modo completo e pieno, con esso sipossa, attraverso questa gerarchia, arrivare a domina-re la materia. Ecco la logica spiegazione di tutti i mi-racoli che fanno gli Yoghi e i miracoli dei Santi!

Ah! e pensare che anche dove la nostra scienza si èoccupata di queste forze oscure, si è divisa in infinitebranche non riuscendo ad afferrare che una briciola di

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verità e si è suddivisa in spiritismo, magnetismo,Christian Science, educazione della volontà, quandogli Yoghi da almeno 2800 anni e forse più avevanogià la spiegazione unica e vera di tutto questo!

Gli Yoghi e Platone

Platone aveva detto che le idee sono le sole realtà.Gli yoghi, qualche secolo avanti Platone, dominavanorealmente queste realtà-idee!

Una trasposizione dei valori e un conseguente svi-luppo diverso è avvenuto ed è rimasto alla base delledue culture: l'orientale e l'occidentale.

La profonda differenza dei due metodi sta nella di-versità del concetto e dell'uso del Sè. Per la culturaorientale il Sè occupa il primo piano, è la centralità ecopre il resto. L'oggettivo è in secondo piano, può es-sere Maya cioè illusione. Per la cultura occidentale lacentralità passa dal Sè, dall'Io all'oggettivo, alla natu-ra, cioè al fuori del Sè. L'oggettivo non è più qualchecosa che è per il Sè e per lo Spirito, ma come qualchecosa che è, esiste in sè e per se stesso.

Il pensiero che per l'Orientale è una potenza spiri-tuale creatrice, per l'occidentale è uno strumentoastratto per la conoscenza della realtà materiale.

Il pensiero là è realtà che crea, è all'origine dellecose, si identifica con le cose stesse e le comprende,perchè le vive; qui questo comprendere è diventatosapere, la gnosi è diventata discorsività, la compren-

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verità e si è suddivisa in spiritismo, magnetismo,Christian Science, educazione della volontà, quandogli Yoghi da almeno 2800 anni e forse più avevanogià la spiegazione unica e vera di tutto questo!

Gli Yoghi e Platone

Platone aveva detto che le idee sono le sole realtà.Gli yoghi, qualche secolo avanti Platone, dominavanorealmente queste realtà-idee!

Una trasposizione dei valori e un conseguente svi-luppo diverso è avvenuto ed è rimasto alla base delledue culture: l'orientale e l'occidentale.

La profonda differenza dei due metodi sta nella di-versità del concetto e dell'uso del Sè. Per la culturaorientale il Sè occupa il primo piano, è la centralità ecopre il resto. L'oggettivo è in secondo piano, può es-sere Maya cioè illusione. Per la cultura occidentale lacentralità passa dal Sè, dall'Io all'oggettivo, alla natu-ra, cioè al fuori del Sè. L'oggettivo non è più qualchecosa che è per il Sè e per lo Spirito, ma come qualchecosa che è, esiste in sè e per se stesso.

Il pensiero che per l'Orientale è una potenza spiri-tuale creatrice, per l'occidentale è uno strumentoastratto per la conoscenza della realtà materiale.

Il pensiero là è realtà che crea, è all'origine dellecose, si identifica con le cose stesse e le comprende,perchè le vive; qui questo comprendere è diventatosapere, la gnosi è diventata discorsività, la compren-

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sione vissuta è diventata retorica, cioè comprensionedimostrata.

Da questo risulta che qualunque concetto astratto ècompreso e vissuto dall'orientale; mentre l'occidentaleha bisogno di riportarlo alla materia, all'oggettivo e sequi, come spesso avviene, cioè nel mondo della mate-ria, non lo può riscontrare o controllare, lo nega comefantasia o come metafisica, o lo deforma e lo impic-ciolisce.

Si può ora accennare che il Bergson con la sua filo-sofia dell'Intuizione si è in fondo avvicinato alla filo-sofia indiana e yoga. Egli definisce l'intuizione:«Quella specie di simpatia intellettuale per la qualeci si trasporta nell'interno di un oggetto per coincide-re con quel che esso ha di unico e perciò d'inesprimi-bile». Bergson dice che noi ci trasportiamo coll'intui-zione nell'interno della cosa; la filosofia yoga ci inse-gna di portare la cosa nel più profondo del nostro Io.Il risultato è lo stesso, cioè non considerare le coseall'infuori dell'Io, ma viverle nel proprio Io. Mi pareun sintomo significativo questa tendenza della filoso-fia occidentale di arrivare, a distanza di tanti secoli,ad una conclusione simile, che è un implicito ricono-scimento che il metodo occidentale non può servireper tutto, e che esiste una profonda differenza fra ilconoscere dell'intelligenza che non può andare oltrela materia e il vivere dell'intuizione che può oltrepas-sare questa barriera! Io credo che negli sviluppi ulte-riori delle due culture, l'occidentale e l'orientale, si

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sione vissuta è diventata retorica, cioè comprensionedimostrata.

Da questo risulta che qualunque concetto astratto ècompreso e vissuto dall'orientale; mentre l'occidentaleha bisogno di riportarlo alla materia, all'oggettivo e sequi, come spesso avviene, cioè nel mondo della mate-ria, non lo può riscontrare o controllare, lo nega comefantasia o come metafisica, o lo deforma e lo impic-ciolisce.

Si può ora accennare che il Bergson con la sua filo-sofia dell'Intuizione si è in fondo avvicinato alla filo-sofia indiana e yoga. Egli definisce l'intuizione:«Quella specie di simpatia intellettuale per la qualeci si trasporta nell'interno di un oggetto per coincide-re con quel che esso ha di unico e perciò d'inesprimi-bile». Bergson dice che noi ci trasportiamo coll'intui-zione nell'interno della cosa; la filosofia yoga ci inse-gna di portare la cosa nel più profondo del nostro Io.Il risultato è lo stesso, cioè non considerare le coseall'infuori dell'Io, ma viverle nel proprio Io. Mi pareun sintomo significativo questa tendenza della filoso-fia occidentale di arrivare, a distanza di tanti secoli,ad una conclusione simile, che è un implicito ricono-scimento che il metodo occidentale non può servireper tutto, e che esiste una profonda differenza fra ilconoscere dell'intelligenza che non può andare oltrela materia e il vivere dell'intuizione che può oltrepas-sare questa barriera! Io credo che negli sviluppi ulte-riori delle due culture, l'occidentale e l'orientale, si

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troverà il modo di riunire i due metodi, ciascuno deiquali per se stesso è troppo unilaterale.

La riunione dei due metodi

MANI. – Ma credi possibile questa riunione dei due me-todi?

PIRRO. – Io mi sono posto molte volte la stessa domandaed ho provato ad analizzare e mettere i due sistemi inpratica per certi problemi, che risolti in un dato mododalla scienza occidentale, potessero essere consideratio realizzati dal sistema orientale. Ed ecco i miei risul-tati. Consideriamo il concetto «Spazio» e il concetto«Tempo».

La scienza occidentale ci ha abituati a non poter di-sgiungere le due astrazioni spazio e tempo perchè levuole misurare.

Per questa misurazione ha bisogno di due punti daiquali partire. Ma si può dimostrare che è impossibilecollocare questi punti con quel carattere di assolutez-za che è necessario per partire poi da essi come basedi calcolo. Questi punti cioè saranno sempre arbitrarie potranno sempre essere spostati.

I due concetti spazio e tempo la scienza li uniscesempre ad un altro: velocità, come conseguenza. Que-sta triade, che la scienza ci ha abituati a vedere sem-pre indissolubilmente unita, non è fatta per chiarire nèla nostra concezione del tempo, nè quella dello spa-zio, poichè li rende dipendenti dal concetto della ve-

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troverà il modo di riunire i due metodi, ciascuno deiquali per se stesso è troppo unilaterale.

La riunione dei due metodi

MANI. – Ma credi possibile questa riunione dei due me-todi?

PIRRO. – Io mi sono posto molte volte la stessa domandaed ho provato ad analizzare e mettere i due sistemi inpratica per certi problemi, che risolti in un dato mododalla scienza occidentale, potessero essere consideratio realizzati dal sistema orientale. Ed ecco i miei risul-tati. Consideriamo il concetto «Spazio» e il concetto«Tempo».

La scienza occidentale ci ha abituati a non poter di-sgiungere le due astrazioni spazio e tempo perchè levuole misurare.

Per questa misurazione ha bisogno di due punti daiquali partire. Ma si può dimostrare che è impossibilecollocare questi punti con quel carattere di assolutez-za che è necessario per partire poi da essi come basedi calcolo. Questi punti cioè saranno sempre arbitrarie potranno sempre essere spostati.

I due concetti spazio e tempo la scienza li uniscesempre ad un altro: velocità, come conseguenza. Que-sta triade, che la scienza ci ha abituati a vedere sem-pre indissolubilmente unita, non è fatta per chiarire nèla nostra concezione del tempo, nè quella dello spa-zio, poichè li rende dipendenti dal concetto della ve-

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locità che è in realtà, in questa triade, la sola cosa de-terminata e materiale, in quanto la velocità è material-mente mossa a volontà dell'uomo, quindi può esseredeterminata dall'uomo. Ma se a questo concetto ester-no od oggettivo dello spazio e del tempo, noi contrap-poniamo il concetto che del tempo e dello spazio pos-siamo farci con una esplorazione nel nostro più pro-fondo Io, vediamo subito come si possa arrivare allaconcezione tempo senza la necessità di unirlo allaconcezione spazio.

Il punto e l'io

Infatti io posso concepire e misurare il tempo senzanessun riferimento allo spazio, se io considero l'evo-luzione del mio Io da quando sono nato ad ora! Qui èsolo il tempo ed il suo effetto che io vedo, considero econcepisco senza nessun riferimento allo spazio. Perlo spazio il problema appare più difficile a prima vi-sta. Ma basterà allontanare il punto come necessità dipunto di partenza per arrivare anche qui ad una con-cezione dello spazio come tale, anche infinito, se ioimmergendomi nella più profonda e silenziosa medi-tazione considero o meglio realizzo l'Io fino a sentirlocome centro. Realizzato questo, posso sentire la pos-sibilità di espansione dell'Io nello spazio ancheall'infinito.

Si tratta di sostituire alla concezione dello spaziolimitato dai punti di misura e del tempo egualmente

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locità che è in realtà, in questa triade, la sola cosa de-terminata e materiale, in quanto la velocità è material-mente mossa a volontà dell'uomo, quindi può esseredeterminata dall'uomo. Ma se a questo concetto ester-no od oggettivo dello spazio e del tempo, noi contrap-poniamo il concetto che del tempo e dello spazio pos-siamo farci con una esplorazione nel nostro più pro-fondo Io, vediamo subito come si possa arrivare allaconcezione tempo senza la necessità di unirlo allaconcezione spazio.

Il punto e l'io

Infatti io posso concepire e misurare il tempo senzanessun riferimento allo spazio, se io considero l'evo-luzione del mio Io da quando sono nato ad ora! Qui èsolo il tempo ed il suo effetto che io vedo, considero econcepisco senza nessun riferimento allo spazio. Perlo spazio il problema appare più difficile a prima vi-sta. Ma basterà allontanare il punto come necessità dipunto di partenza per arrivare anche qui ad una con-cezione dello spazio come tale, anche infinito, se ioimmergendomi nella più profonda e silenziosa medi-tazione considero o meglio realizzo l'Io fino a sentirlocome centro. Realizzato questo, posso sentire la pos-sibilità di espansione dell'Io nello spazio ancheall'infinito.

Si tratta di sostituire alla concezione dello spaziolimitato dai punti di misura e del tempo egualmente

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limitato dai punti di misura, il concetto centro, o me-glio identificare l'Io come centro per arrivare alla pos-sibilità di concezione infinita del tempo e dello spa-zio.

Non si può obbiettare che nella concezione o me-glio meditazione o meglio ancora nella realtà di vive-re vivendo il tempo, vivendo lo spazio, come è in que-sto metodo dell'introspezione, io prenda un punto dipartenza nel momento della mia nascita, che non ri-cordo o in quello della mia fanciullezza che ricordobenissimo, come blocco, non come momento partico-lare.

Poichè io arrivo alla sensazione di un momento –fanciullezza – ma di un diverso modo di essere: lafanciullezza. E questa non collocata in un dato mo-mento nel tempo, ma di un altro modo di essere, cioèdi una diversità di essere.

E questo senza alcun riferimento allo spazio!Bisogna notare ancora. Questo mio modo di essere

– fanciullezza – non è il primo mio modo di essere,quindi già un punto determinato. Basterà che io pensialla mia, se non provata, certo sicuramente sentitavita precedente, per creare subito altri modi di essereindeterminati nello spazio che mi portano anche quiad una ininterrotta serie di modi di essere che risalgo-no nel tempo in modo infinito, senza che questi modio stati siano mai nettamente o divengano in modo ti-pico momenti, senza cioè che io li possa sentire comemomenti. Anzi dovrò fare uno sforzo per collocare (e

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limitato dai punti di misura, il concetto centro, o me-glio identificare l'Io come centro per arrivare alla pos-sibilità di concezione infinita del tempo e dello spa-zio.

Non si può obbiettare che nella concezione o me-glio meditazione o meglio ancora nella realtà di vive-re vivendo il tempo, vivendo lo spazio, come è in que-sto metodo dell'introspezione, io prenda un punto dipartenza nel momento della mia nascita, che non ri-cordo o in quello della mia fanciullezza che ricordobenissimo, come blocco, non come momento partico-lare.

Poichè io arrivo alla sensazione di un momento –fanciullezza – ma di un diverso modo di essere: lafanciullezza. E questa non collocata in un dato mo-mento nel tempo, ma di un altro modo di essere, cioèdi una diversità di essere.

E questo senza alcun riferimento allo spazio!Bisogna notare ancora. Questo mio modo di essere

– fanciullezza – non è il primo mio modo di essere,quindi già un punto determinato. Basterà che io pensialla mia, se non provata, certo sicuramente sentitavita precedente, per creare subito altri modi di essereindeterminati nello spazio che mi portano anche quiad una ininterrotta serie di modi di essere che risalgo-no nel tempo in modo infinito, senza che questi modio stati siano mai nettamente o divengano in modo ti-pico momenti, senza cioè che io li possa sentire comemomenti. Anzi dovrò fare uno sforzo per collocare (e

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sarà uno sforzo di scienza sperimentale, fuori cioè dalmio Io) per trasformare questo modi di essere in mo-menti, che non potrò in ultima analisi mai realizzare,perchè non li saprò dove o come collocare, riferendo-mi cioè a qualche cosa, a qualche punto, ad un puntoo ad una cosa che non esiste. Si può dire che è il pun-to che non esiste, è il punto che il mio Io non può sen-tire, nè vivere dentro di sè, mentre sente e vive benis-simo il tempo come modo di essere. Per lo spazio: seio penso il mio Io come centro – e penso alla sua pos-sibile espansione, posso espanderlo all'infinito. Possosentirlo in una nebulosa della Via Lattea o in una ne-bulosa extra galattica, quella di Andromeda per esem-pio.

I concetti di spazio e tempo, vissuti con lo immer-gerci nel proprio Io ci portano a sentire che questeconcezioni noi le viviamo come espansioni del nostroproprio Io. Se allo stesso modo noi viviamo altre ideeo altri concetti astratti, quali per esempio Volontà, Po-tenza, Essenza, troviamo la tendenza nel nostro Io aviverli tutti egualmente come espansioni in atto; ne ri-sulta che il modo di essere di ogni concetto astratto èEspansione. Uso questa parola invece di altre comeirradiazione o simili, troppo tipicamente fisiche peressere così proprie come espansione.

Espansione sarebbe dunque l'essenza stessa di que-sti concetti vissuti nel proprio Io. Se con questa ideacome base noi ci portiamo ad analizzare tutti i feno-meni fisici, ne abbiamo una formidabile conferma

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sarà uno sforzo di scienza sperimentale, fuori cioè dalmio Io) per trasformare questo modi di essere in mo-menti, che non potrò in ultima analisi mai realizzare,perchè non li saprò dove o come collocare, riferendo-mi cioè a qualche cosa, a qualche punto, ad un puntoo ad una cosa che non esiste. Si può dire che è il pun-to che non esiste, è il punto che il mio Io non può sen-tire, nè vivere dentro di sè, mentre sente e vive benis-simo il tempo come modo di essere. Per lo spazio: seio penso il mio Io come centro – e penso alla sua pos-sibile espansione, posso espanderlo all'infinito. Possosentirlo in una nebulosa della Via Lattea o in una ne-bulosa extra galattica, quella di Andromeda per esem-pio.

I concetti di spazio e tempo, vissuti con lo immer-gerci nel proprio Io ci portano a sentire che questeconcezioni noi le viviamo come espansioni del nostroproprio Io. Se allo stesso modo noi viviamo altre ideeo altri concetti astratti, quali per esempio Volontà, Po-tenza, Essenza, troviamo la tendenza nel nostro Io aviverli tutti egualmente come espansioni in atto; ne ri-sulta che il modo di essere di ogni concetto astratto èEspansione. Uso questa parola invece di altre comeirradiazione o simili, troppo tipicamente fisiche peressere così proprie come espansione.

Espansione sarebbe dunque l'essenza stessa di que-sti concetti vissuti nel proprio Io. Se con questa ideacome base noi ci portiamo ad analizzare tutti i feno-meni fisici, ne abbiamo una formidabile conferma

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non solo, ma molti di questi fenomeni ne vengonosingolarmente illuminati e chiariti. Così la luce, il ca-lore, l'elettricità, il suono, tutte le radiazioni, cioè tut-te le energie che noi vediamo agire sulla materia.

Possiamo scendere fino alla più piccola particelladi materia e vediamo che l'attrazione universale neviene singolarmente chiarita e illuminata. Una partequalunque di materia si dice che attira secondo lamassa altra materia e così via. Perchè l'attira? Un gra-no di sabbia tende ad espandersi, il che equivale adire tende ad occupare maggior spazio di quello cheha. Ciò porta a questo: attorno ad un grano di sabbiaesiste come un'atmosfera di sabbia per così dire, rare-fatta: tende quindi a portare se stesso oltre se stesso eper quel sottile amore che unisce le cose tutte affini(esempio la risonanza e le intonazioni di tutti i generida quelle musicali a quelle della radio) tende ad unirsiall'altro grano di sabbia vicina che a sua volta tendead esso. Questa atmosfera è, diremo così, il campo dipotenza di quel grano di sabbia. Ogni cosa, ogni partedi materia rappresenta una potenza. Nella potenza èinsita la volontà di manifestare se stessa. Non si puòconcepire una potenza senza questa volontà che arri-va fatalmente all'essenza sua che è la volontà di mani-festarsi-espandersi.

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non solo, ma molti di questi fenomeni ne vengonosingolarmente illuminati e chiariti. Così la luce, il ca-lore, l'elettricità, il suono, tutte le radiazioni, cioè tut-te le energie che noi vediamo agire sulla materia.

Possiamo scendere fino alla più piccola particelladi materia e vediamo che l'attrazione universale neviene singolarmente chiarita e illuminata. Una partequalunque di materia si dice che attira secondo lamassa altra materia e così via. Perchè l'attira? Un gra-no di sabbia tende ad espandersi, il che equivale adire tende ad occupare maggior spazio di quello cheha. Ciò porta a questo: attorno ad un grano di sabbiaesiste come un'atmosfera di sabbia per così dire, rare-fatta: tende quindi a portare se stesso oltre se stesso eper quel sottile amore che unisce le cose tutte affini(esempio la risonanza e le intonazioni di tutti i generida quelle musicali a quelle della radio) tende ad unirsiall'altro grano di sabbia vicina che a sua volta tendead esso. Questa atmosfera è, diremo così, il campo dipotenza di quel grano di sabbia. Ogni cosa, ogni partedi materia rappresenta una potenza. Nella potenza èinsita la volontà di manifestare se stessa. Non si puòconcepire una potenza senza questa volontà che arri-va fatalmente all'essenza sua che è la volontà di mani-festarsi-espandersi.

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Questa concezione che parte dall'idea dell'espan-sione del proprio Io non ha direzione – non avendodirezione non ha dimensione – non avendo dimensio-ne le ha tutte. Ecco così come si possa arrivare allaconcezione della quarta dimensione.

La duplice fonte della conoscenza

a) per la materia i sensi

Dal confronto dei due metodi riguardanti i proble-mi più astratti che possono affacciarsi alla mentedell'uomo risultano le possibilità infinite dell'Io, libe-rato dalla materia di capire l'infinito-spazio e l'infi-nito-tempo, che altrimenti non si riescirebbe nemme-no a intravvedere. Viene logica la domanda se nonesista nell'uomo eguale possibilità per tutti gli altriproblemi, anche per quelli della materia. Allo statonormale l'uomo, che osserva e studia con l'intelletto ela ragione, arriva solo alla conoscenza del mondo ma-teriale. Nello stato di raccoglimento e di introspezio-ne arriva a capire altri problemi e i più arduidell'astrazione. Se da questo possiamo dedurre chel'uomo ha i due metodi e i due mezzi per arrivare allaconoscenza dei due estremi: materia e sue manifesta-zioni e astrazione: idea e suoi concetti, non è logicodover dedurre che deve avere in lui anche il mezzo

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Questa concezione che parte dall'idea dell'espan-sione del proprio Io non ha direzione – non avendodirezione non ha dimensione – non avendo dimensio-ne le ha tutte. Ecco così come si possa arrivare allaconcezione della quarta dimensione.

La duplice fonte della conoscenza

a) per la materia i sensi

Dal confronto dei due metodi riguardanti i proble-mi più astratti che possono affacciarsi alla mentedell'uomo risultano le possibilità infinite dell'Io, libe-rato dalla materia di capire l'infinito-spazio e l'infi-nito-tempo, che altrimenti non si riescirebbe nemme-no a intravvedere. Viene logica la domanda se nonesista nell'uomo eguale possibilità per tutti gli altriproblemi, anche per quelli della materia. Allo statonormale l'uomo, che osserva e studia con l'intelletto ela ragione, arriva solo alla conoscenza del mondo ma-teriale. Nello stato di raccoglimento e di introspezio-ne arriva a capire altri problemi e i più arduidell'astrazione. Se da questo possiamo dedurre chel'uomo ha i due metodi e i due mezzi per arrivare allaconoscenza dei due estremi: materia e sue manifesta-zioni e astrazione: idea e suoi concetti, non è logicodover dedurre che deve avere in lui anche il mezzo

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per conoscere e capire il resto? Ebbene io credo chequesto mezzo esista ed è lo stato di veggenza.

b) Per il mondo occulto, l'Introspezione

Per l'astratto nella concentrazione introspettiva,l'uomo ha in se stesso la logica, l'essenza dell'astra-zione e dell'essere infinito che vive e sente nell'intui-zione.

Per la materia ha i sensi materiali con apparecchifisici e che lo portano al contatto e alla conoscenzadel mondo materiale.

Per il mondo occulto – per questo legame fra lamateria e lo spirito – fra la materia e l'astrazione, fraun modo di vita materializzata ed un modo di vita nonmaterializzata, l'uomo ha questo stato di veggenzache lo pone fra i due estremi, e che gli apre la possibi-lità di conoscenze che altrimenti non potrebbe avere.

Ecco la verità svelata del Nosce te ipsum! Nosce teipsum e conoscerai tutto l'universo.

E la scienza occidentale non ha finora usato che diuna possibilità dell'uomo, quella della conoscenzadella materia.

Se la metafisica e la filosofia indiana specialmentesono penetrate nel mondo della verità, nella sua astra-zione, e se la scienza occidentale è penetrata nella co-noscenza della materia, mancherebbe il metodo, ilmezzo per penetrare nel mondo che stà fra questi dueestremi? Perchè non sarebbe questo metodo la veg-

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per conoscere e capire il resto? Ebbene io credo chequesto mezzo esista ed è lo stato di veggenza.

b) Per il mondo occulto, l'Introspezione

Per l'astratto nella concentrazione introspettiva,l'uomo ha in se stesso la logica, l'essenza dell'astra-zione e dell'essere infinito che vive e sente nell'intui-zione.

Per la materia ha i sensi materiali con apparecchifisici e che lo portano al contatto e alla conoscenzadel mondo materiale.

Per il mondo occulto – per questo legame fra lamateria e lo spirito – fra la materia e l'astrazione, fraun modo di vita materializzata ed un modo di vita nonmaterializzata, l'uomo ha questo stato di veggenzache lo pone fra i due estremi, e che gli apre la possibi-lità di conoscenze che altrimenti non potrebbe avere.

Ecco la verità svelata del Nosce te ipsum! Nosce teipsum e conoscerai tutto l'universo.

E la scienza occidentale non ha finora usato che diuna possibilità dell'uomo, quella della conoscenzadella materia.

Se la metafisica e la filosofia indiana specialmentesono penetrate nel mondo della verità, nella sua astra-zione, e se la scienza occidentale è penetrata nella co-noscenza della materia, mancherebbe il metodo, ilmezzo per penetrare nel mondo che stà fra questi dueestremi? Perchè non sarebbe questo metodo la veg-

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genza? Poichè abbiamo constatato le possibilità dellostato di veggenza, possiamo ben vedere in esso unostrumento, un altro metodo per la conoscenzadell'uomo. Questo strumento che la scienza ufficialenon vuole usare e che anzi ignora o finge d'ignorare, èstato invece largamente usato da un'altra scienza,quella che, tanto per intenderci, chiameremo occulta;ad essa dobbiamo affidarci se vogliamo penetrare piùaddentro nella conoscenza dell'uomo. Questa scienzaci insegna che lo stato di veggenza prodotto dal ma-gnetismo o mesmerismo è uno stato che un uomoevoluto spiritualmente può arrivare ad avere senzanecessità di pratiche mesmeriche, e che i gradi di veg-genza sono numerosi e si esplicano su diversi pianinei quali la materia diventa sempre più sottile, fino alpunto da essere o confondersi con la Spiritualità stes-sa, con lo Spirito assoluto.

Il mondo astrale e il tempo

Quello che può vedere il mesmerizzato è, ci dicequesta scienza, il piano astrale e il legame fra il corpofisico e il corpo astrale cioè il doppio eterico.

Nel doppio eterico risiedono centri di energia cheassorbendo il prana emesso dal sole, lo distribuisconoper tutto il corpo vivificandovi tutte le cellule e tuttigli organi. Questo doppio eterico è il mezzo di unionefra il corpo fisico e il corpo astrale e il mondo astraleche è un mondo o un piano dove esistono come realtà

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genza? Poichè abbiamo constatato le possibilità dellostato di veggenza, possiamo ben vedere in esso unostrumento, un altro metodo per la conoscenzadell'uomo. Questo strumento che la scienza ufficialenon vuole usare e che anzi ignora o finge d'ignorare, èstato invece largamente usato da un'altra scienza,quella che, tanto per intenderci, chiameremo occulta;ad essa dobbiamo affidarci se vogliamo penetrare piùaddentro nella conoscenza dell'uomo. Questa scienzaci insegna che lo stato di veggenza prodotto dal ma-gnetismo o mesmerismo è uno stato che un uomoevoluto spiritualmente può arrivare ad avere senzanecessità di pratiche mesmeriche, e che i gradi di veg-genza sono numerosi e si esplicano su diversi pianinei quali la materia diventa sempre più sottile, fino alpunto da essere o confondersi con la Spiritualità stes-sa, con lo Spirito assoluto.

Il mondo astrale e il tempo

Quello che può vedere il mesmerizzato è, ci dicequesta scienza, il piano astrale e il legame fra il corpofisico e il corpo astrale cioè il doppio eterico.

Nel doppio eterico risiedono centri di energia cheassorbendo il prana emesso dal sole, lo distribuisconoper tutto il corpo vivificandovi tutte le cellule e tuttigli organi. Questo doppio eterico è il mezzo di unionefra il corpo fisico e il corpo astrale e il mondo astraleche è un mondo o un piano dove esistono come realtà

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i pensieri, le passioni, le azioni e i desideri che siesplicano nel mondo materiale e dove permangonopiù o meno a lungo. In questo mondo, che il veggentevede, nel quale i pensieri sono realtà visibili e le azio-ni hanno i loro elementi segnati, per così dire, indi-pendentemente dalla considerazione o divisione che ètutta soggettiva di passato, presente e futuro, sono se-gnati anche gli avvenimenti futuri oltre i passati e ipresenti. Di qui la possibilità della divinazione e delleprofezie, poichè il veggente vede l'avvenire comevede il passato e il presente.

Il tempo non esiste

Questo mondo e questo modo di essere degli avve-nimenti ci offrono la possibilità di alcune altre inte-ressanti considerazioni sul tempo. Gli avvenimentiche si avverano nel tempo stanno in questo piano inquanto sono, cioè nella loro essenza. La loro succes-sione è soggettiva.

Noi diciamo passato, presente e futuro, in quanto lasuccessione ci fa così catalogare gli avvenimenti. Inrealtà l'avvenimento, o meglio le cause che lo produ-cono sono, cioè esistono in una illimitatezza sconfina-ta che sarebbe l'essere stesso, l'essenza stessa dellecose in cui sono quello che devono essere indipen-dentemente dal quando si manifestano. È solo il sensosoggettivo di essere presenti ad un fatto che ce lo faapparire presente, o il ricordo di esserci stati, passato,

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i pensieri, le passioni, le azioni e i desideri che siesplicano nel mondo materiale e dove permangonopiù o meno a lungo. In questo mondo, che il veggentevede, nel quale i pensieri sono realtà visibili e le azio-ni hanno i loro elementi segnati, per così dire, indi-pendentemente dalla considerazione o divisione che ètutta soggettiva di passato, presente e futuro, sono se-gnati anche gli avvenimenti futuri oltre i passati e ipresenti. Di qui la possibilità della divinazione e delleprofezie, poichè il veggente vede l'avvenire comevede il passato e il presente.

Il tempo non esiste

Questo mondo e questo modo di essere degli avve-nimenti ci offrono la possibilità di alcune altre inte-ressanti considerazioni sul tempo. Gli avvenimentiche si avverano nel tempo stanno in questo piano inquanto sono, cioè nella loro essenza. La loro succes-sione è soggettiva.

Noi diciamo passato, presente e futuro, in quanto lasuccessione ci fa così catalogare gli avvenimenti. Inrealtà l'avvenimento, o meglio le cause che lo produ-cono sono, cioè esistono in una illimitatezza sconfina-ta che sarebbe l'essere stesso, l'essenza stessa dellecose in cui sono quello che devono essere indipen-dentemente dal quando si manifestano. È solo il sensosoggettivo di essere presenti ad un fatto che ce lo faapparire presente, o il ricordo di esserci stati, passato,

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o l'attesa, futuro. Per l'uomo l'avvenimento è in quan-to si manifesta; ma la quasi impossibilità di concepirele cose o gli avvenimenti non riferendoli al proprioIo, rende difficile, per non dire impossibile, concepiregli avvenimenti in quanto sono semplicemente, cioènella loro vera essenza.

Abbiamo visto invece che tutto ciò con l'introspe-zione nel più profondo dell'io, può essere sentito, ca-pito, vissuto. Il mondo astrale smentisce la divisionedel tempo come noi la facciamo per la nostra volontàdi misurarlo.

Un consiglio agli scienziati

Il magnetismo dunque ci offre il modo, con lo statodi veggenza, di affacciarci ai primi piani di questomondo ultrafisico; è il primo gradino di una scala cheprogressivamente arriva ai piani superiori dello spiri-to, ed è prezioso in quanto è un mezzo relativamentefacile e sicuro per fare questo passo, che è il più deci-sivo.

E poichè qui cessa la scienza ufficiale, la scienzasperimentale, ci si affaccia il dilemma: o ignorare tut-to il mondo ultrafisico, o entrare risolutamente inqueste scienze psichiche o occulte che sono le soleche possono allargare le nostre cognizioni oltre il pia-no fisico.

Poichè verosimilmente, oltre il piano fisico, hannosede tutte quelle attività, tutti quei fenomeni, tutte

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o l'attesa, futuro. Per l'uomo l'avvenimento è in quan-to si manifesta; ma la quasi impossibilità di concepirele cose o gli avvenimenti non riferendoli al proprioIo, rende difficile, per non dire impossibile, concepiregli avvenimenti in quanto sono semplicemente, cioènella loro vera essenza.

Abbiamo visto invece che tutto ciò con l'introspe-zione nel più profondo dell'io, può essere sentito, ca-pito, vissuto. Il mondo astrale smentisce la divisionedel tempo come noi la facciamo per la nostra volontàdi misurarlo.

Un consiglio agli scienziati

Il magnetismo dunque ci offre il modo, con lo statodi veggenza, di affacciarci ai primi piani di questomondo ultrafisico; è il primo gradino di una scala cheprogressivamente arriva ai piani superiori dello spiri-to, ed è prezioso in quanto è un mezzo relativamentefacile e sicuro per fare questo passo, che è il più deci-sivo.

E poichè qui cessa la scienza ufficiale, la scienzasperimentale, ci si affaccia il dilemma: o ignorare tut-to il mondo ultrafisico, o entrare risolutamente inqueste scienze psichiche o occulte che sono le soleche possono allargare le nostre cognizioni oltre il pia-no fisico.

Poichè verosimilmente, oltre il piano fisico, hannosede tutte quelle attività, tutti quei fenomeni, tutte

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quelle forze ed energie che intravvediamo e non pos-siamo afferrare, nè misurare con le provette del chi-mico o con i manometri del fisico, credo che non sialontano il giorno in cui la scienza, se vorrà progredi-re, dovrà mettere fra i suoi arnesi di ricerca, fra i suoiapparecchi di fisica, anche l'apparecchio uomo cari-cato, cioè in quelle tali condizioni che possono ren-derlo atto alla visione, alla misurazione, alla descri-zione del mondo ultrafisico.

MANI.– Potrà avvenire questo e credo sarà un bene, manon vedo possa avvenire presto.

PIRRO. – Sarà peggio per la scienza ufficiale! E pensareche la scienza, tutte le scienze fisiche, usano larga-mente, senza rendersene conto, arnesi e forze che nonsanno misurare e che ignorano!

Dopo aver osservato la lancetta di un qualunqueapparecchio misurare non importa quale energia, ospostarsi per non importa quale fenomeno fisico, chefa lo scienziato? Pensa, confronta, intuisce o deduce;usa proprio di quelle forze che esistono al di là diquelle che ha misurato con i suoi apparecchi! E checosa resterebbero i suoi apparecchi, le sue esperienze,le sue misurazioni senza l'ultimo intervento di questeforze che sono, come abbiamo visto, gli arnesi del Sè,dell'Io?

Se la scienza ufficiale non vuole restare ciò che èora, cioè poco più di un apparecchio fisico, registra-tore automatico delle forze ed energie fisiche, dovràsuperare questa barriera, fare questo passo e allora di-

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quelle forze ed energie che intravvediamo e non pos-siamo afferrare, nè misurare con le provette del chi-mico o con i manometri del fisico, credo che non sialontano il giorno in cui la scienza, se vorrà progredi-re, dovrà mettere fra i suoi arnesi di ricerca, fra i suoiapparecchi di fisica, anche l'apparecchio uomo cari-cato, cioè in quelle tali condizioni che possono ren-derlo atto alla visione, alla misurazione, alla descri-zione del mondo ultrafisico.

MANI.– Potrà avvenire questo e credo sarà un bene, manon vedo possa avvenire presto.

PIRRO. – Sarà peggio per la scienza ufficiale! E pensareche la scienza, tutte le scienze fisiche, usano larga-mente, senza rendersene conto, arnesi e forze che nonsanno misurare e che ignorano!

Dopo aver osservato la lancetta di un qualunqueapparecchio misurare non importa quale energia, ospostarsi per non importa quale fenomeno fisico, chefa lo scienziato? Pensa, confronta, intuisce o deduce;usa proprio di quelle forze che esistono al di là diquelle che ha misurato con i suoi apparecchi! E checosa resterebbero i suoi apparecchi, le sue esperienze,le sue misurazioni senza l'ultimo intervento di questeforze che sono, come abbiamo visto, gli arnesi del Sè,dell'Io?

Se la scienza ufficiale non vuole restare ciò che èora, cioè poco più di un apparecchio fisico, registra-tore automatico delle forze ed energie fisiche, dovràsuperare questa barriera, fare questo passo e allora di-

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verrà una scienza vera, fisica, umana e divina insie-me.

Chiudo questa nostra rapida rassegna alla ricercadel vero formulando un augurio. Possa essere tu coluiche inizia coraggiosamente questa rivoluzione nellascienza fisica. Mi permetto anche di darti un consi-glio. Comincia ad usare questo nuovo apparecchio difisica «l'uomo in istato di veggenza» non per i feno-meni ultrafisici, ma per la spiegazione e la chiarifica-zione dei fenomeni più misteriosi e sottili della ener-gia della materia e ne avrai delucidazione, spiegazio-ni, descrizioni che persuaderanno forse anche i più re-stii e retrogradi tuoi colleghi!

MANI. – Ci penserò. la tua idea mi tenta. Proverò!

Riepilogo

PIRRO. – Se tu troppo occupato nella preparazione deituoi apparecchi fisici avrai bisogno di un aiutante perla sorveglianza e la messa a punto dell'apparecchio«uomo veggente» sono sempre a tua disposizione.

Ed ora si dovrebbe concludere.Ma molte volte sono portato a pensare che voler

concludere – e la storia della filosofia sta a provarlo –si arriva a conclusioni troppo personali. Mi pare chesia più utile per la verità, la quale per me è tale solo inquanto vissuta e sentita nel più profondo dell'Io, la-sciare che ognuno la faccia sua dentro di sè.

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verrà una scienza vera, fisica, umana e divina insie-me.

Chiudo questa nostra rapida rassegna alla ricercadel vero formulando un augurio. Possa essere tu coluiche inizia coraggiosamente questa rivoluzione nellascienza fisica. Mi permetto anche di darti un consi-glio. Comincia ad usare questo nuovo apparecchio difisica «l'uomo in istato di veggenza» non per i feno-meni ultrafisici, ma per la spiegazione e la chiarifica-zione dei fenomeni più misteriosi e sottili della ener-gia della materia e ne avrai delucidazione, spiegazio-ni, descrizioni che persuaderanno forse anche i più re-stii e retrogradi tuoi colleghi!

MANI. – Ci penserò. la tua idea mi tenta. Proverò!

Riepilogo

PIRRO. – Se tu troppo occupato nella preparazione deituoi apparecchi fisici avrai bisogno di un aiutante perla sorveglianza e la messa a punto dell'apparecchio«uomo veggente» sono sempre a tua disposizione.

Ed ora si dovrebbe concludere.Ma molte volte sono portato a pensare che voler

concludere – e la storia della filosofia sta a provarlo –si arriva a conclusioni troppo personali. Mi pare chesia più utile per la verità, la quale per me è tale solo inquanto vissuta e sentita nel più profondo dell'Io, la-sciare che ognuno la faccia sua dentro di sè.

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Così senza concludere sarà meglio riepilogarequello che nelle nostre conversazioni abbiamo studia-to.

Abbiamo visto nell'uomo un corpo meravigliosa-mente costruito ed organizzato per la vita vegetativacon organi, sensi, ecc.; che questi sensi sono arnesiche non funzionano più o non funzionano bene, se,con processi magnetici o altre cause che possano esat-tamente sostituirli, possiamo allontanare dal corpo edai sensi ciò che li fa funzionare ed avere da questo xallontanato dati, visioni, sensazioni che si svolgonofuori della materia.

I sensi del nostro corpo limitati alle sensazioni ma-teriali sono perciò costruiti con la stessa materia perpoterne avere il contatto e dare le sensazioni sia diret-tamente sia indirettamente attraverso le energie che suessa agiscono. Oltre il corpo fisico esiste un assiemeorganico e, in mancanza di meglio, possiamo dire unacopia del corpo materiale che funziona e agisce e hasensazioni parallele a quelle del corpo, ma di un altromondo sensoriale, che non sappiamo di che cosa siafatto, ma che certo non è materia, perchè di questanon ha gli attributi e per il qual mondo non rispondo-no i sensi del corpo. Questo mondo e queste sensazio-ni sono visibili, cioè sensibili per il doppio, soloquando esso è staccato dal corpo materiale. Questodoppio è sensibile, ha per così dire i sensi adatti a ve-dere o sentire i pensieri e le idee come realtà, con la

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Così senza concludere sarà meglio riepilogarequello che nelle nostre conversazioni abbiamo studia-to.

Abbiamo visto nell'uomo un corpo meravigliosa-mente costruito ed organizzato per la vita vegetativacon organi, sensi, ecc.; che questi sensi sono arnesiche non funzionano più o non funzionano bene, se,con processi magnetici o altre cause che possano esat-tamente sostituirli, possiamo allontanare dal corpo edai sensi ciò che li fa funzionare ed avere da questo xallontanato dati, visioni, sensazioni che si svolgonofuori della materia.

I sensi del nostro corpo limitati alle sensazioni ma-teriali sono perciò costruiti con la stessa materia perpoterne avere il contatto e dare le sensazioni sia diret-tamente sia indirettamente attraverso le energie che suessa agiscono. Oltre il corpo fisico esiste un assiemeorganico e, in mancanza di meglio, possiamo dire unacopia del corpo materiale che funziona e agisce e hasensazioni parallele a quelle del corpo, ma di un altromondo sensoriale, che non sappiamo di che cosa siafatto, ma che certo non è materia, perchè di questanon ha gli attributi e per il qual mondo non rispondo-no i sensi del corpo. Questo mondo e queste sensazio-ni sono visibili, cioè sensibili per il doppio, soloquando esso è staccato dal corpo materiale. Questodoppio è sensibile, ha per così dire i sensi adatti a ve-dere o sentire i pensieri e le idee come realtà, con la

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stessa precisione con la quale i sensi vedono le formecostruite con la materia.

L'incapacità a funzionare contemporaneamente neidue mondi o piani è soprattutto caratteristica per isensi e gli organi materiali che non servono assoluta-mente per il piano superiore, mentre quelli del pianosuperiore, staccati da quello inferiore, possono vederee descrivere anche la materia.

Ne deriva che sopra o attorno al mondo materialeesiste un mondo che agisce, funziona sia indipenden-temente sia parallelamente al mondo materiale, lo puòinfluenzare ed esserne a sua volta influenzato.

Sei d'accordo che di tutto quanto abbiamo conside-rato si possa fare questo riepilogo?

MANI. –Senza alcun dubbio!PIRRO. – È inutile dirti che questi dati sono appena 1'A B

C di quello che la filosofia Yoga e la derivata sua teo-sofia affermano sui mondi che esistono, oltre il mon-do materiale.

Ma a noi per ora bastano.Tu pensa che cosa avverrebbe se queste nozioni

alle quali siamo pervenuti dopo così severe ricerchefossero verità riconosciute da tutti!

Se queste verità divenissero per tutti una certezzaassoluta, il mondo sarebbe completamente trasforma-to! Basterebbe considerare quali conseguenze avreb-be il fatto del vivere con la certezza che il pensiero èuna forma reale, visibile che ha potenza, che viaggiacon la velocità della luce ed esiste e permane più o

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stessa precisione con la quale i sensi vedono le formecostruite con la materia.

L'incapacità a funzionare contemporaneamente neidue mondi o piani è soprattutto caratteristica per isensi e gli organi materiali che non servono assoluta-mente per il piano superiore, mentre quelli del pianosuperiore, staccati da quello inferiore, possono vederee descrivere anche la materia.

Ne deriva che sopra o attorno al mondo materialeesiste un mondo che agisce, funziona sia indipenden-temente sia parallelamente al mondo materiale, lo puòinfluenzare ed esserne a sua volta influenzato.

Sei d'accordo che di tutto quanto abbiamo conside-rato si possa fare questo riepilogo?

MANI. –Senza alcun dubbio!PIRRO. – È inutile dirti che questi dati sono appena 1'A B

C di quello che la filosofia Yoga e la derivata sua teo-sofia affermano sui mondi che esistono, oltre il mon-do materiale.

Ma a noi per ora bastano.Tu pensa che cosa avverrebbe se queste nozioni

alle quali siamo pervenuti dopo così severe ricerchefossero verità riconosciute da tutti!

Se queste verità divenissero per tutti una certezzaassoluta, il mondo sarebbe completamente trasforma-to! Basterebbe considerare quali conseguenze avreb-be il fatto del vivere con la certezza che il pensiero èuna forma reale, visibile che ha potenza, che viaggiacon la velocità della luce ed esiste e permane più o

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meno a lungo dove è stato emesso, e che può esserediretto dove e a chi si vuole e che può essere captatoconsciamente od inconsciamente!

Pensa come sarebbe il mondo – soprattutto il mon-do morale – quando una simile certezza fosse vissutada tutti!

Quando tale verità sarà diventata patrimonio comu-ne e tutti regoleranno le loro azioni su di essa, si potràdire veramente che il mondo avrà progredito.

Abbiamo visto la scienza far uso di una meravi-gliosa capacità del suo spirito, l'intuizione, ed arrivareattraverso questa a verità che restano tali anche ora.Sappiamo che la capacità di astrarsi dal mondo mate-riale nella mente umana rende possibile la concezionedi tutto un mondo che è oltre la materia, nella piùpura astrazione e da questa capacità e possibilità dellamente umana sono nate tutte le filosofie, tutte le me-tafisiche e tutte le matematiche superiori.

Sappiamo e lo proviamo quotidianamente che isensi e tutto ciò che la scienza ha creato per aiutare edallargare le loro possibilità, ci possono dare cognizio-ni che vanno sempre più allargandosi ed aumentandosulle forze ed energie del mondo materiale. Abbiamoin fine visto che la natura, con l'intuizione, la veggen-za (che si potrebbe definire una specie d'intuizioneprocurata) ha posto a disposizione dell'uomo mezziche non sono ancora valorizzati, ma lo saranno in unprossimo avvenire, per rendere possibile la penetra-zione in quel mondo che sta fra l'astrazione pura e lo

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meno a lungo dove è stato emesso, e che può esserediretto dove e a chi si vuole e che può essere captatoconsciamente od inconsciamente!

Pensa come sarebbe il mondo – soprattutto il mon-do morale – quando una simile certezza fosse vissutada tutti!

Quando tale verità sarà diventata patrimonio comu-ne e tutti regoleranno le loro azioni su di essa, si potràdire veramente che il mondo avrà progredito.

Abbiamo visto la scienza far uso di una meravi-gliosa capacità del suo spirito, l'intuizione, ed arrivareattraverso questa a verità che restano tali anche ora.Sappiamo che la capacità di astrarsi dal mondo mate-riale nella mente umana rende possibile la concezionedi tutto un mondo che è oltre la materia, nella piùpura astrazione e da questa capacità e possibilità dellamente umana sono nate tutte le filosofie, tutte le me-tafisiche e tutte le matematiche superiori.

Sappiamo e lo proviamo quotidianamente che isensi e tutto ciò che la scienza ha creato per aiutare edallargare le loro possibilità, ci possono dare cognizio-ni che vanno sempre più allargandosi ed aumentandosulle forze ed energie del mondo materiale. Abbiamoin fine visto che la natura, con l'intuizione, la veggen-za (che si potrebbe definire una specie d'intuizioneprocurata) ha posto a disposizione dell'uomo mezziche non sono ancora valorizzati, ma lo saranno in unprossimo avvenire, per rendere possibile la penetra-zione in quel mondo che sta fra l'astrazione pura e lo

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Spirito da una parte (in alto) e la materia, le sue forzee le sue energie dall'altra (in basso).

Così tutto ciò che esiste nel mondo, dallo spirito edall'astrazione pura – fino alla materia e le sue ener-gie – ha nell'uomo (microcosmo vera sintesi del ma-crocosmo) con la ragione e l'intelletto, l'intuizione, laveggenza, gli organi e i sensi, tutti gli arnesi, tutti imezzi per scrutare e conoscere il macrocosmo, l'uni-verso.

Se dalle nostre analisi e critiche è risultata la poten-za innegabile e la sufficienza di ognuno di questimezzi per quella parte del macrocosmo per il qualesono atti, e tutti gli errori, tutti i malintesi, tutte le cre-denze e le cognizioni false essere nati solamente o peravere usati questi mezzi dove non lo dovevano essere,o per averne generalizzato uno qualunque al posto dialtri, o per non averli usati tutti ed ognuno per quellocui è atto, quale migliore conclusione delle nostreconversazioni possiamo trarre, se non che tutti questimezzi diversi, che la natura ha posto a disposizionedell'uomo, vengano da questo finalmente usati comevanno usati, ognuno per quello cui è atto?

Con questo augurio terminiamo le nostre ricerchesul vero. Quando questo augurio sarà realtà, il Verorisplenderà totalmente sulle intelligenze umane, e lascienza sarà allora materiale, umana e divina insieme,in una totalità piena e completa, specchio fedele nellasua essenza stessa dell'universo tutto!

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Spirito da una parte (in alto) e la materia, le sue forzee le sue energie dall'altra (in basso).

Così tutto ciò che esiste nel mondo, dallo spirito edall'astrazione pura – fino alla materia e le sue ener-gie – ha nell'uomo (microcosmo vera sintesi del ma-crocosmo) con la ragione e l'intelletto, l'intuizione, laveggenza, gli organi e i sensi, tutti gli arnesi, tutti imezzi per scrutare e conoscere il macrocosmo, l'uni-verso.

Se dalle nostre analisi e critiche è risultata la poten-za innegabile e la sufficienza di ognuno di questimezzi per quella parte del macrocosmo per il qualesono atti, e tutti gli errori, tutti i malintesi, tutte le cre-denze e le cognizioni false essere nati solamente o peravere usati questi mezzi dove non lo dovevano essere,o per averne generalizzato uno qualunque al posto dialtri, o per non averli usati tutti ed ognuno per quellocui è atto, quale migliore conclusione delle nostreconversazioni possiamo trarre, se non che tutti questimezzi diversi, che la natura ha posto a disposizionedell'uomo, vengano da questo finalmente usati comevanno usati, ognuno per quello cui è atto?

Con questo augurio terminiamo le nostre ricerchesul vero. Quando questo augurio sarà realtà, il Verorisplenderà totalmente sulle intelligenze umane, e lascienza sarà allora materiale, umana e divina insieme,in una totalità piena e completa, specchio fedele nellasua essenza stessa dell'universo tutto!

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PARTE IIALLA RICERCA DEL BELLO

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PARTE IIALLA RICERCA DEL BELLO

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CAPITOLO I

PIRRO. – Abbiamo già parlato del comprendere e dellasua rarità per quell'atto di umiltà che presuppone nel-la mente. Vedremo ora che è più facile la comprensio-ne della fenomenologia naturale e scientifica che lacomprensione dell'opera d'arte. Davanti a qualsiasispettacolo della natura l'uomo ha prima di tutto lasensazione estetica di esso, e il processo del razioci-nio per la comprensione è posteriore alla sensazionestessa. Voglio dire che il processo estetico è primario,quello conoscitivo, intellettivo è secondario. Il primoè innato, il secondo è acquisito.

Mettiamo un uomo primitivo davanti allo spettaco-lo di un bel tramonto. Nubi dorate nei bordi e violettenel mezzo della loro massa, sul fondo azzurrino verdedel cielo lo colpiranno come sensazione di colore,sensazione di bellezza, quindi. Egli già gode di quelcolore viola e delle fantastiche forme che quelle nubivanno via via assumendo. Proseguendo nell'analisidella sua sensazione, per quanto rudimentale e primi-tiva, egli potrà avere delle associazioni di idee; queicolori gli porteranno alla mente altri colori che ha vi-sto nei fiori, nelle piante; se sarà giovane e innamora-to potrà per associazione di idee pensare al colore do-rato dei capelli della sua innamorata o all'azzurro dei

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CAPITOLO I

PIRRO. – Abbiamo già parlato del comprendere e dellasua rarità per quell'atto di umiltà che presuppone nel-la mente. Vedremo ora che è più facile la comprensio-ne della fenomenologia naturale e scientifica che lacomprensione dell'opera d'arte. Davanti a qualsiasispettacolo della natura l'uomo ha prima di tutto lasensazione estetica di esso, e il processo del razioci-nio per la comprensione è posteriore alla sensazionestessa. Voglio dire che il processo estetico è primario,quello conoscitivo, intellettivo è secondario. Il primoè innato, il secondo è acquisito.

Mettiamo un uomo primitivo davanti allo spettaco-lo di un bel tramonto. Nubi dorate nei bordi e violettenel mezzo della loro massa, sul fondo azzurrino verdedel cielo lo colpiranno come sensazione di colore,sensazione di bellezza, quindi. Egli già gode di quelcolore viola e delle fantastiche forme che quelle nubivanno via via assumendo. Proseguendo nell'analisidella sua sensazione, per quanto rudimentale e primi-tiva, egli potrà avere delle associazioni di idee; queicolori gli porteranno alla mente altri colori che ha vi-sto nei fiori, nelle piante; se sarà giovane e innamora-to potrà per associazione di idee pensare al colore do-rato dei capelli della sua innamorata o all'azzurro dei

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suoi occhi ecc. Sarà così portato in un mondo d'analo-gie d'ordine bello e piacevole. Sarà in uno stato d'ani-mo nel quale le analogie, le associazioni d'idee saran-no tutte d'ordine emotivo e non conoscitivo. Ordine diemozioni che ci dà l'arte, non la scienza.

Egli si potrà forse domandare poi che cosa sonoquelle nubi, di che cosa sono fatte, dove si trovano, ache cosa servono. Ma tutto questo potrà venire in unsecondo tempo, se pure avverrà.

Egli avrà già goduto del fatto estetico di quei colorie di quelle forme.

Ecco perchè la sensazione della bellezza, che è an-che sensazione di piacere, è primaria nell'uomo. E sipotrebbe dire che l'uomo può fare a meno della cono-scenza acquisita, mentre l'emozione, che è semprenella sensazione, gli dà il godimento della bellezza,quindi in potenza, dell'arte. Vedi quali profonde radiciha l'arte nell'uomo. Come sia, per così dire, indivisibi-le dalle sue più semplici, elementari e necessarie sen-sazioni. Il fatto estetico è quindi più naturalenell'uomo che non il fatto scientifico. L'atmosferacreata nell'uomo dal fatto emotivo ed estetico è allabase della vita spirituale dell'uomo stesso. Non pre-tendo di dire cosa nuova. Già Giovanni B. Vico oppo-ne in un certo modo come primaria la filosofia dellafantasia o poesia a quella della logica e del raziocinio.E non è certo il primo ad aver avuto questa idea. Male idee, queste benedette idee – per la cui priorità sifanno tante beghe – hanno o non hanno un loro valore

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suoi occhi ecc. Sarà così portato in un mondo d'analo-gie d'ordine bello e piacevole. Sarà in uno stato d'ani-mo nel quale le analogie, le associazioni d'idee saran-no tutte d'ordine emotivo e non conoscitivo. Ordine diemozioni che ci dà l'arte, non la scienza.

Egli si potrà forse domandare poi che cosa sonoquelle nubi, di che cosa sono fatte, dove si trovano, ache cosa servono. Ma tutto questo potrà venire in unsecondo tempo, se pure avverrà.

Egli avrà già goduto del fatto estetico di quei colorie di quelle forme.

Ecco perchè la sensazione della bellezza, che è an-che sensazione di piacere, è primaria nell'uomo. E sipotrebbe dire che l'uomo può fare a meno della cono-scenza acquisita, mentre l'emozione, che è semprenella sensazione, gli dà il godimento della bellezza,quindi in potenza, dell'arte. Vedi quali profonde radiciha l'arte nell'uomo. Come sia, per così dire, indivisibi-le dalle sue più semplici, elementari e necessarie sen-sazioni. Il fatto estetico è quindi più naturalenell'uomo che non il fatto scientifico. L'atmosferacreata nell'uomo dal fatto emotivo ed estetico è allabase della vita spirituale dell'uomo stesso. Non pre-tendo di dire cosa nuova. Già Giovanni B. Vico oppo-ne in un certo modo come primaria la filosofia dellafantasia o poesia a quella della logica e del raziocinio.E non è certo il primo ad aver avuto questa idea. Male idee, queste benedette idee – per la cui priorità sifanno tante beghe – hanno o non hanno un loro valore

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senza che ci sia bisogno di classificarle con una prio-rità che mi rammenta troppo i primi o secondi o terzidi una qualsiasi classifica scolastica? Per me le ideehanno una loro verità assoluta, e non mi curo di sape-re di chi sono, nè quando sono apparse per la primavolta. In merito credo che ricercare la priorità storicadelle idee possa rappresentare un gioco di pazienzaper i topi di biblioteca e per i professionisti della cul-tura. E quando si può dire di aver trovato chi è stato ilprimo ad avere o ad enunciare una idea, la fonte pri-mitiva? Questa ricerca al massimo va fino alla storia,che è così poca cosa rispetto alla comparsa dell'uomosulla terra. Basterà pensare a quello che si conoscedelle antiche civiltà, come la Lemuria o l'Atlantide esulle quali la storia non può dire nulla! Forse è perquesto che la storia ufficiale ha negato queste civiltà.Ma ritorniamo all'arte. Visto quale è l'atteggiamentodell'uomo davanti allo spettacolo naturale che portacon sè l'emozione estetica come primaria, vediamoquale sia l'atteggiamento dell'uomo davanti al prodot-to estetico, cioè all'opera d'arte.

È certamente più facile comprendere un fatto feno-menico qualunque nel campo della scienza cheun'opera d'arte. Perchè se nel mondo della scienza laprova di aver compreso un fenomeno è o può esseresemplicemente il fatto di ripetere la spiegazione chedel fenomeno si dà, la comprensione di un'operad'arte non è mai un fatto di semplice conoscenza. Èinvece un misterioso e complicato fenomeno che ri-

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senza che ci sia bisogno di classificarle con una prio-rità che mi rammenta troppo i primi o secondi o terzidi una qualsiasi classifica scolastica? Per me le ideehanno una loro verità assoluta, e non mi curo di sape-re di chi sono, nè quando sono apparse per la primavolta. In merito credo che ricercare la priorità storicadelle idee possa rappresentare un gioco di pazienzaper i topi di biblioteca e per i professionisti della cul-tura. E quando si può dire di aver trovato chi è stato ilprimo ad avere o ad enunciare una idea, la fonte pri-mitiva? Questa ricerca al massimo va fino alla storia,che è così poca cosa rispetto alla comparsa dell'uomosulla terra. Basterà pensare a quello che si conoscedelle antiche civiltà, come la Lemuria o l'Atlantide esulle quali la storia non può dire nulla! Forse è perquesto che la storia ufficiale ha negato queste civiltà.Ma ritorniamo all'arte. Visto quale è l'atteggiamentodell'uomo davanti allo spettacolo naturale che portacon sè l'emozione estetica come primaria, vediamoquale sia l'atteggiamento dell'uomo davanti al prodot-to estetico, cioè all'opera d'arte.

È certamente più facile comprendere un fatto feno-menico qualunque nel campo della scienza cheun'opera d'arte. Perchè se nel mondo della scienza laprova di aver compreso un fenomeno è o può esseresemplicemente il fatto di ripetere la spiegazione chedel fenomeno si dà, la comprensione di un'operad'arte non è mai un fatto di semplice conoscenza. Èinvece un misterioso e complicato fenomeno che ri-

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chiede prima la sensibilità ricettiva di chi osserva, poila potenza della sua immaginativa per seguire quellache l'artista ha messo nell'opera d'arte, infine la neces-sità di fare in modo che queste due immaginative oconcorrano ad un punto unico o si svolgano almenoparallele e a breve distanza per non perdersi di vista.Ora se si può rilevare che il fatto di comprendere èraro nel campo delle conoscenze dei fenomeni, figu-rati che cosa diventa nel campo dell'arte!

Qui, più che nel campo della fenomenologia, è ve-ramente necessario, per capire, mettersi in uno statodi assoluta e perfetta umiltà, abolendo quasi, se possi-bile, la propria personalità in tutto ciò che può averedi simpatie o di antipatie e donare così denudata lapropria anima all'opera d'arte. Allora i godimenti su-periori dello spirito, che l'opera d'arte può originare,sono veramente eccelsi.

MANI. – Ma non credi che ben poche siano le opered'arte che possano dare questi piaceri?

PIRRO. – Pochissime, mio caro; ed io qui faccio una pro-fonda e sostanziale selezione. Le opere d'arte che arri-vano a dare questo formidabile godimento spiritualesi differenziano nettamente dalle altre e vanno diven-tando, per me, sempre meno numerose.

Se l'uomo è formato di corpo, di anima e di spirito,mi pare che esistano nella quantità di opere d'arte ditutti i tempi e di tutte le scuole, quelle che sono ap-propriate ad ognuna di queste tre essenze dell'uomo.Partendo dalle più basse, esistono opere d'arte che

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chiede prima la sensibilità ricettiva di chi osserva, poila potenza della sua immaginativa per seguire quellache l'artista ha messo nell'opera d'arte, infine la neces-sità di fare in modo che queste due immaginative oconcorrano ad un punto unico o si svolgano almenoparallele e a breve distanza per non perdersi di vista.Ora se si può rilevare che il fatto di comprendere èraro nel campo delle conoscenze dei fenomeni, figu-rati che cosa diventa nel campo dell'arte!

Qui, più che nel campo della fenomenologia, è ve-ramente necessario, per capire, mettersi in uno statodi assoluta e perfetta umiltà, abolendo quasi, se possi-bile, la propria personalità in tutto ciò che può averedi simpatie o di antipatie e donare così denudata lapropria anima all'opera d'arte. Allora i godimenti su-periori dello spirito, che l'opera d'arte può originare,sono veramente eccelsi.

MANI. – Ma non credi che ben poche siano le opered'arte che possano dare questi piaceri?

PIRRO. – Pochissime, mio caro; ed io qui faccio una pro-fonda e sostanziale selezione. Le opere d'arte che arri-vano a dare questo formidabile godimento spiritualesi differenziano nettamente dalle altre e vanno diven-tando, per me, sempre meno numerose.

Se l'uomo è formato di corpo, di anima e di spirito,mi pare che esistano nella quantità di opere d'arte ditutti i tempi e di tutte le scuole, quelle che sono ap-propriate ad ognuna di queste tre essenze dell'uomo.Partendo dalle più basse, esistono opere d'arte che

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sono adatte ai soli sensi del corpo. Opere cioè chenon soddisfanno che i sensi, occhi ed orecchi e che sifermano a questi. (Tutte le opere d'arte decorativa).Altre invece dopo aver soddisfatto i sensi arrivanoall'anima e la scuotono e la esaltano con l'espressionedi grandi passionalità e queste sono generalmentequelle destinate ad una grande popolarità, ad un suc-cesso immediato e universale. Fra esse, tu ben com-prendi, io colloco soprattutto le opere musicali o let-terarie destinate al teatro.

Altre infine, le sole che io amo, sono quelle statecreate da quei quattro o cinque colossi che Baudelairenella pittura chiama i Fari, sebbene io non sia d'accor-do con lui sui nomi di questi Fari.

MANI. – Su quali nomi non sei d'accordo con lui?PIRRO. – I Fari sono, secondo me, meno numerosi. Io fra

questi colossi di tutti i tempi e di tutte le arti non vedocollocabili che Dante, Michelangelo, Palestrina, Sha-kespeare, Bach, Beethoven e Goethe e Leonardo.Questi giganti, secondo me, sono i soli che hannocreate le opere d'arte appartenenti a quel gruppo che,dopo aver soddisfatto i sensi, riscaldato ed esaltatol'anima, riescono ad illuminare lo spirito e sono que-ste opere che io penso siano forse i saggi terrestri deisuperiori godimenti spirituali del Paradiso!

MANI. – Si direbbe che tu creda veramente al paradiso!PIRRO. – Sì, ci credo, se per paradiso s'intende lo stato di

piena ed assoluta gioia spirituale. Ma di questo parle-remo un altro giorno.

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sono adatte ai soli sensi del corpo. Opere cioè chenon soddisfanno che i sensi, occhi ed orecchi e che sifermano a questi. (Tutte le opere d'arte decorativa).Altre invece dopo aver soddisfatto i sensi arrivanoall'anima e la scuotono e la esaltano con l'espressionedi grandi passionalità e queste sono generalmentequelle destinate ad una grande popolarità, ad un suc-cesso immediato e universale. Fra esse, tu ben com-prendi, io colloco soprattutto le opere musicali o let-terarie destinate al teatro.

Altre infine, le sole che io amo, sono quelle statecreate da quei quattro o cinque colossi che Baudelairenella pittura chiama i Fari, sebbene io non sia d'accor-do con lui sui nomi di questi Fari.

MANI. – Su quali nomi non sei d'accordo con lui?PIRRO. – I Fari sono, secondo me, meno numerosi. Io fra

questi colossi di tutti i tempi e di tutte le arti non vedocollocabili che Dante, Michelangelo, Palestrina, Sha-kespeare, Bach, Beethoven e Goethe e Leonardo.Questi giganti, secondo me, sono i soli che hannocreate le opere d'arte appartenenti a quel gruppo che,dopo aver soddisfatto i sensi, riscaldato ed esaltatol'anima, riescono ad illuminare lo spirito e sono que-ste opere che io penso siano forse i saggi terrestri deisuperiori godimenti spirituali del Paradiso!

MANI. – Si direbbe che tu creda veramente al paradiso!PIRRO. – Sì, ci credo, se per paradiso s'intende lo stato di

piena ed assoluta gioia spirituale. Ma di questo parle-remo un altro giorno.

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Ora lasciami completare questo abbozzo di classifi-cazione delle opere d'arte che non è così ozioso comesi può credere. Esso ci può aiutare veramente a vede-re un po' chiaro nello spaventoso guazzabuglio e nellaenorme confusione che esiste nella nostra epoca intutto ciò che riguarda l'arte e sui valori di tutti glisforzi e di tutte le tendenze che dividono oggi gli arti-sti e la relativa produzione.

MANI.– Veramente se riuscirai a farmi vedere chiaro inmateria, ti sarò grato.

PIRRO (ridendo). – Sono sicuro di riuscirci, a patto peròche tu faccia quel tale sforzo per comprendere, di cuisi parlò.

MANI (sorridendo). – Lo farò o almeno procurerò di far-lo con tutta la mia buona volontà.

PIRRO. – Dicevo dunque che tre sono i tipi dell'operad'arte e tre sono anche gli elementi di un'opera d'arte.

1° – Materia e modo col quale questa materia è sta-ta plasmata dall'artista, cioè quello che si chiama latecnica di un'opera d'arte.

2° – Il suo contenuto rappresentativo o realisticoossia ciò che si chiama generalmente il soggetto;

3° – infine il suo mondo spirituale.Questi sono come tanti successivi strati che non si

rivelano in pieno che uno dopo l'altro. Ma bisognanotare che mentre i due primi, tecnica e soggetto, ap-partengono alla materia e sono quindi, come questa,facilmente identificabili e comprensivi, il salto diven-ta più forte e le difficoltà maggiori ad un'analisi,

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Ora lasciami completare questo abbozzo di classifi-cazione delle opere d'arte che non è così ozioso comesi può credere. Esso ci può aiutare veramente a vede-re un po' chiaro nello spaventoso guazzabuglio e nellaenorme confusione che esiste nella nostra epoca intutto ciò che riguarda l'arte e sui valori di tutti glisforzi e di tutte le tendenze che dividono oggi gli arti-sti e la relativa produzione.

MANI.– Veramente se riuscirai a farmi vedere chiaro inmateria, ti sarò grato.

PIRRO (ridendo). – Sono sicuro di riuscirci, a patto peròche tu faccia quel tale sforzo per comprendere, di cuisi parlò.

MANI (sorridendo). – Lo farò o almeno procurerò di far-lo con tutta la mia buona volontà.

PIRRO. – Dicevo dunque che tre sono i tipi dell'operad'arte e tre sono anche gli elementi di un'opera d'arte.

1° – Materia e modo col quale questa materia è sta-ta plasmata dall'artista, cioè quello che si chiama latecnica di un'opera d'arte.

2° – Il suo contenuto rappresentativo o realisticoossia ciò che si chiama generalmente il soggetto;

3° – infine il suo mondo spirituale.Questi sono come tanti successivi strati che non si

rivelano in pieno che uno dopo l'altro. Ma bisognanotare che mentre i due primi, tecnica e soggetto, ap-partengono alla materia e sono quindi, come questa,facilmente identificabili e comprensivi, il salto diven-ta più forte e le difficoltà maggiori ad un'analisi,

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quando si arriva all'infinito impalpabile del mondospirituale: sole luminoso ed inafferrabile che ci illu-mina, ci riscalda, ci esalta, al di là e al di sopra deidue elementi materia.

Qui facciamo una parentesi. Non bisogna confon-dere questo mondo spirituale, rivelazione supremadelle superiori opere d'arte, con il contenuto allegori-co o sentimentale o filosofico o morale del soggettodell'opera d'arte, ed è questo che crea tanti errori dicomprensione, tanti qui pro-quo sulla valutazione del-le opere d'arte. Ci sia o no nel soggetto dell'operad'arte questo contenuto, esso non aumenta in nulla nèil valore, nè la potenza dell'opera d'arte! Questo con-tenuto, bisogna metterselo bene in mente, fa ancoraparte del soggetto, ed è quindi ancora materia, mate-ria, materia! Anche se ciò che io chiamo materia puòessere un'idea. L'idea o le idee sono spessissimo ilsoggetto di un'opera d'arte. Vedi dunque che restanoegualmente la materia con cui è fatta l'opera d'arte,non meno materia di quello che lo siano o i colori o isuoni o le parole di cui è composta tecnicamentel'opera stessa. Un esempio. Nella nona sinfonia diBeethoven l'idea che ha avuto l'autore nell'ultimotempo è stata quella di cantare ed esaltare la gioia!Questa è la sua idea, cioè il suo soggetto, cioè la ma-teria con la quale ha plasmato il finale della sinfonia.Per quanto sia commovente il fatto che quest'uomo,arrivato alla fine della vita – di quella vita nella qualela gioia non aveva mai brillato – voglia chiudere la

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quando si arriva all'infinito impalpabile del mondospirituale: sole luminoso ed inafferrabile che ci illu-mina, ci riscalda, ci esalta, al di là e al di sopra deidue elementi materia.

Qui facciamo una parentesi. Non bisogna confon-dere questo mondo spirituale, rivelazione supremadelle superiori opere d'arte, con il contenuto allegori-co o sentimentale o filosofico o morale del soggettodell'opera d'arte, ed è questo che crea tanti errori dicomprensione, tanti qui pro-quo sulla valutazione del-le opere d'arte. Ci sia o no nel soggetto dell'operad'arte questo contenuto, esso non aumenta in nulla nèil valore, nè la potenza dell'opera d'arte! Questo con-tenuto, bisogna metterselo bene in mente, fa ancoraparte del soggetto, ed è quindi ancora materia, mate-ria, materia! Anche se ciò che io chiamo materia puòessere un'idea. L'idea o le idee sono spessissimo ilsoggetto di un'opera d'arte. Vedi dunque che restanoegualmente la materia con cui è fatta l'opera d'arte,non meno materia di quello che lo siano o i colori o isuoni o le parole di cui è composta tecnicamentel'opera stessa. Un esempio. Nella nona sinfonia diBeethoven l'idea che ha avuto l'autore nell'ultimotempo è stata quella di cantare ed esaltare la gioia!Questa è la sua idea, cioè il suo soggetto, cioè la ma-teria con la quale ha plasmato il finale della sinfonia.Per quanto sia commovente il fatto che quest'uomo,arrivato alla fine della vita – di quella vita nella qualela gioia non aveva mai brillato – voglia chiudere la

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sua opera più poderosa con un inno alla gioia, a que-sta dea che non aveva mai conosciuto – per quanto,dico, questo sia tragico, commovente, magnifico, de-gno di un eroe leggendario – pure questo fatto nontocca ancora quel mondo spirituale che si rivela poinella sua opera.

Oh! la gioia che ci dà è ben superiore alla gioiamateriale rappresentata dalla gioiosità della sua musi-ca; è ben superiore a quella che vuol dare Schiller coni suoi versi; egli ci affaccia, ci immerge, ci trasportanella gioia assoluta, eterna, infinita della spiritualitàpura! Si direbbe che l'opera d'arte con la sua tecnica,con il suo soggetto, con la materia insomma ci tra-sporti su di un alto castello di sogno che sarà tantopiù bello, ampio, ricco, armonioso, quanto più bella,sapiente, ricca, sarà la materia con la quale è plasmatal'opera d'arte. Ci sentiamo ammirati e noi ne abbiamogioia; in questo magnifico castello esistono delle fine-stre e da queste finestre noi vediamo un ampio, un in-finito, meraviglioso orizzonte. Ma questo panorama,questo orizzonte non è il cosidetto infinito orizzontecome può essere quello del mare, un infinito ben po-vero in realtà, circoscritto dalle quaranta miglia circo-lari che il nostro occhio può abbracciare; questo pa-norama non ha montagne, non ha terra, non ha insom-ma la materia di cui è formato il nostro globo. Questopanorama, questo orizzonte è l'infinito spirituale. Noici affacciamo veramente ad un infinito nell'assoluto:L'INFINITO DELLO SPIRITO. Qui noi la gioia la

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sua opera più poderosa con un inno alla gioia, a que-sta dea che non aveva mai conosciuto – per quanto,dico, questo sia tragico, commovente, magnifico, de-gno di un eroe leggendario – pure questo fatto nontocca ancora quel mondo spirituale che si rivela poinella sua opera.

Oh! la gioia che ci dà è ben superiore alla gioiamateriale rappresentata dalla gioiosità della sua musi-ca; è ben superiore a quella che vuol dare Schiller coni suoi versi; egli ci affaccia, ci immerge, ci trasportanella gioia assoluta, eterna, infinita della spiritualitàpura! Si direbbe che l'opera d'arte con la sua tecnica,con il suo soggetto, con la materia insomma ci tra-sporti su di un alto castello di sogno che sarà tantopiù bello, ampio, ricco, armonioso, quanto più bella,sapiente, ricca, sarà la materia con la quale è plasmatal'opera d'arte. Ci sentiamo ammirati e noi ne abbiamogioia; in questo magnifico castello esistono delle fine-stre e da queste finestre noi vediamo un ampio, un in-finito, meraviglioso orizzonte. Ma questo panorama,questo orizzonte non è il cosidetto infinito orizzontecome può essere quello del mare, un infinito ben po-vero in realtà, circoscritto dalle quaranta miglia circo-lari che il nostro occhio può abbracciare; questo pa-norama non ha montagne, non ha terra, non ha insom-ma la materia di cui è formato il nostro globo. Questopanorama, questo orizzonte è l'infinito spirituale. Noici affacciamo veramente ad un infinito nell'assoluto:L'INFINITO DELLO SPIRITO. Qui noi la gioia la

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sentiamo, la godiamo nella sua essenza; il dolore stes-so smaterializzato dalle sue sofferenze, è solamenteuna emozione di bellezza, assoluta, infinita nel tem-po, infinita nello spazio.

Questo per le opere d'arte che hanno da rivelarci unmondo spirituale che è in corrispondenza col mondospirituale intimo dell'autore. Le opere d'arte inveceche non arrivano a questa potenza spirituale, ci tra-sportano sì in un castello che sarà bello, ricco, armo-nioso, quanto bella, ricca, armoniosa sarà la sua tecni-ca, ma ahimè! questo castello è cieco; nessuna fine-stra, nessun spiraglio ci permetterà di vedere orizzon-ti, di affacciarci ad un mondo spirituale.

E quante di queste opere d'arte, che sebbene si sia-no servite della materia idea o pensiero, arrivano pro-prio all'effetto opposto, cioè non risvegliano in noinessuna idea, nessun pensiero! Si direbbe che la spiri-tualità vera sia quasi incosciente nell'artista e si rivelisenza che egli se ne preoccupi. Nulla è più misero omeschino dell'ostentazione della spiritualità, comenulla è più misero e meschino dell'ostentazione dellaricchezza. Un esempio ci rischiarerà anche questo.Consideriamo la statua di Lorenzo dei Medici di Mi-chelangelo che si suole chiamare «Il Pensiero» e lastatua «Il Pensiero» di Rodin. Nella prima un atteg-giamento calmo, composto, sereno, dalla quale emanaun fascino misterioso che ci immerge nella profonditàdel pensiero; nella seconda una nevrosi, uno sforzo,un'acrobazia di tensione che ci lascia completamente

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sentiamo, la godiamo nella sua essenza; il dolore stes-so smaterializzato dalle sue sofferenze, è solamenteuna emozione di bellezza, assoluta, infinita nel tem-po, infinita nello spazio.

Questo per le opere d'arte che hanno da rivelarci unmondo spirituale che è in corrispondenza col mondospirituale intimo dell'autore. Le opere d'arte inveceche non arrivano a questa potenza spirituale, ci tra-sportano sì in un castello che sarà bello, ricco, armo-nioso, quanto bella, ricca, armoniosa sarà la sua tecni-ca, ma ahimè! questo castello è cieco; nessuna fine-stra, nessun spiraglio ci permetterà di vedere orizzon-ti, di affacciarci ad un mondo spirituale.

E quante di queste opere d'arte, che sebbene si sia-no servite della materia idea o pensiero, arrivano pro-prio all'effetto opposto, cioè non risvegliano in noinessuna idea, nessun pensiero! Si direbbe che la spiri-tualità vera sia quasi incosciente nell'artista e si rivelisenza che egli se ne preoccupi. Nulla è più misero omeschino dell'ostentazione della spiritualità, comenulla è più misero e meschino dell'ostentazione dellaricchezza. Un esempio ci rischiarerà anche questo.Consideriamo la statua di Lorenzo dei Medici di Mi-chelangelo che si suole chiamare «Il Pensiero» e lastatua «Il Pensiero» di Rodin. Nella prima un atteg-giamento calmo, composto, sereno, dalla quale emanaun fascino misterioso che ci immerge nella profonditàdel pensiero; nella seconda una nevrosi, uno sforzo,un'acrobazia di tensione che ci lascia completamente

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indifferenti. Nella prima il pensiero vero, profondoche ci affascina e ci trasporta; nell'altra la retorica,l'istrionismo che ci disgusta e che arriva non al pen-siero, ma al grottesco vuoto e ampolloso! E Miche-langelo non ha fatto che la statua o raffigurazione diLorenzo dei Medici. Rodin invece ha voluto rappre-sentare «Il Pensiero». Volere non è sempre potere e inarte ciò è particolarmente vero.

Così avviene che nelle mostre d'arte vedi titoli pre-tenziosi, boriosi, enfatici, superbi o guittescamenteretorici o sdilinquevolmente romantici per quadri chesono la più meschina delle vignette impressionistiche,o la più banale delle istantanee fotografiche e che di-ventano nei titoli: «Sinfonia in azzurro» o in qualun-que altro colore dell'arcobaleno – «Ultimi raggi»,«Estremo saluto», «Solitudini» (popolate dalle pre-sunzioni dell'autore). Le «Maternità» in tutte le salse,«umili» «sacre» «maledette» «felici» «desolate»; lerachitiche nudità delle modelle o delle femmes àpeintres che diventano «Fonti» «Primavera» «Rina-scita» «Risvegli» «Avvenire» «Passato» «Meditazio-ne» «Tristezza» «Fascini» «Gaiezze» «Sorrisi» e chesono solo noie sicure e positive accompagnate da in-terminabili sbadigli a canto-fermo per il disgraziatovisitatore.

Questi artisti prendono la più piccola impressionedella loro vita quotidiana, la più piccola impressionedi luce, di colore, di attitudine della loro donna permateria da quadro. Continuando poi a mescolare nel

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indifferenti. Nella prima il pensiero vero, profondoche ci affascina e ci trasporta; nell'altra la retorica,l'istrionismo che ci disgusta e che arriva non al pen-siero, ma al grottesco vuoto e ampolloso! E Miche-langelo non ha fatto che la statua o raffigurazione diLorenzo dei Medici. Rodin invece ha voluto rappre-sentare «Il Pensiero». Volere non è sempre potere e inarte ciò è particolarmente vero.

Così avviene che nelle mostre d'arte vedi titoli pre-tenziosi, boriosi, enfatici, superbi o guittescamenteretorici o sdilinquevolmente romantici per quadri chesono la più meschina delle vignette impressionistiche,o la più banale delle istantanee fotografiche e che di-ventano nei titoli: «Sinfonia in azzurro» o in qualun-que altro colore dell'arcobaleno – «Ultimi raggi»,«Estremo saluto», «Solitudini» (popolate dalle pre-sunzioni dell'autore). Le «Maternità» in tutte le salse,«umili» «sacre» «maledette» «felici» «desolate»; lerachitiche nudità delle modelle o delle femmes àpeintres che diventano «Fonti» «Primavera» «Rina-scita» «Risvegli» «Avvenire» «Passato» «Meditazio-ne» «Tristezza» «Fascini» «Gaiezze» «Sorrisi» e chesono solo noie sicure e positive accompagnate da in-terminabili sbadigli a canto-fermo per il disgraziatovisitatore.

Questi artisti prendono la più piccola impressionedella loro vita quotidiana, la più piccola impressionedi luce, di colore, di attitudine della loro donna permateria da quadro. Continuando poi a mescolare nel

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loro cervello l'impressione sensoria unita allo statod'animo col quale l'hanno provata, mettono nel qua-dro più o meno bene solo la prima, credendo che an-che lo stato d'animo, perchè lo avevano essi, entri nelquadro fatalmente.

Non sanno o dimenticano che quando il quadro èfatto, può raffigurare sì una parte, un momentodell'anima dell'artista, ma bisogna che questa parte di-venga nell'opera un tutto con una sua vita intensa, in-dipendente, completa, con tutti i requisiti di tecnica,di espressività e con spiragli o con finestre aperte sulmondo infinito della spiritualità. E credono d'aver fat-to tutto questo, perchè un rosso è vicino ad un verdesui cuscini di un divano, o perchè rappresentano unabella fanciulla fiorente in attitudine di pianto e la inti-tolano: «Contrasto», o uno stiracchiarsi di membradella loro donna che intitolano «Risveglio»!

Altri invece, e pare sia la moda più recente, imbe-vuti di classicismo greco-romano o rinascimento, nonosservano la vita attorno per averne ispirazioni, maprendono forme o atteggiamenti statuari greci o ro-mani o quelli così deliziosamente ingenui ed incertidei primitivi giotteschi o post-giotteschi; li copianocome possono, cioè male, non avendo lo spirito degliartisti che hanno creato gli originali, li colorano ancorpeggio, li deformano «per renderli più espressivi», ogonfiandoli con elefantiasi in tutto o solo in qualcheparte, o levigandoli per renderli rachiticamente senti-mentali; e sotto questi fantocci rigidi, vuoti, gonfi,

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loro cervello l'impressione sensoria unita allo statod'animo col quale l'hanno provata, mettono nel qua-dro più o meno bene solo la prima, credendo che an-che lo stato d'animo, perchè lo avevano essi, entri nelquadro fatalmente.

Non sanno o dimenticano che quando il quadro èfatto, può raffigurare sì una parte, un momentodell'anima dell'artista, ma bisogna che questa parte di-venga nell'opera un tutto con una sua vita intensa, in-dipendente, completa, con tutti i requisiti di tecnica,di espressività e con spiragli o con finestre aperte sulmondo infinito della spiritualità. E credono d'aver fat-to tutto questo, perchè un rosso è vicino ad un verdesui cuscini di un divano, o perchè rappresentano unabella fanciulla fiorente in attitudine di pianto e la inti-tolano: «Contrasto», o uno stiracchiarsi di membradella loro donna che intitolano «Risveglio»!

Altri invece, e pare sia la moda più recente, imbe-vuti di classicismo greco-romano o rinascimento, nonosservano la vita attorno per averne ispirazioni, maprendono forme o atteggiamenti statuari greci o ro-mani o quelli così deliziosamente ingenui ed incertidei primitivi giotteschi o post-giotteschi; li copianocome possono, cioè male, non avendo lo spirito degliartisti che hanno creato gli originali, li colorano ancorpeggio, li deformano «per renderli più espressivi», ogonfiandoli con elefantiasi in tutto o solo in qualcheparte, o levigandoli per renderli rachiticamente senti-mentali; e sotto questi fantocci rigidi, vuoti, gonfi,

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che puzzano di mummia o di polvere di museo, ti sca-raventano i più retorici titoli di scuola educatrice o dipalestra per la gioventù, dai saldi muscoli e dalla testavuota, credendo così di sublimare la razza, le sacretradizioni, la immortale superiorità, le eterne energiedella stirpe, che, manco a dirlo, è naturalmente sem-pre quella a cui appartiene l'autore! Se si crede a que-sta razzamania o stirpemania, non esiste popolo perquanto incivile, barbaro, selvaggio, e ancora attual-mente antidiluviano, che non abbia le più nobili, lepiù gloriose, le più fulgide tradizioni, e non sia quindidegno del più grande avvenire. Tutto questo vuol es-sere arte e invece non ha nulla a che fare con l'arte econ la sua finalità spirituale.

Questa distinzione che appare tanto facile e tantologica, nella pratica, è invece rarissima; ed è l'incapa-cità generale a fare questa distinzione che popola lenostre piazze e le piazze di tutto il mondo delle orribi-li pose istrioniche dei monumenti, dei gonfi e vuoti eretorici atteggiamenti di tutti gli uomini più o menograndi che hanno avuto la disgrazia di essere monu-mentati.

Si direbbe che la collettività rappresentata dai con-corsi, dai premi accademici e da tutte le ufficialitànon possa arrivare mai a fare questa distinzione che èquanto dire non possa arrivare a comprendere l'artenella sua ultima e suprema essenza che è la spirituali-tà. Ma questa è una fortuna per i pochi che godono isupremi piaceri dell'arte e che hanno così la gioia di

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che puzzano di mummia o di polvere di museo, ti sca-raventano i più retorici titoli di scuola educatrice o dipalestra per la gioventù, dai saldi muscoli e dalla testavuota, credendo così di sublimare la razza, le sacretradizioni, la immortale superiorità, le eterne energiedella stirpe, che, manco a dirlo, è naturalmente sem-pre quella a cui appartiene l'autore! Se si crede a que-sta razzamania o stirpemania, non esiste popolo perquanto incivile, barbaro, selvaggio, e ancora attual-mente antidiluviano, che non abbia le più nobili, lepiù gloriose, le più fulgide tradizioni, e non sia quindidegno del più grande avvenire. Tutto questo vuol es-sere arte e invece non ha nulla a che fare con l'arte econ la sua finalità spirituale.

Questa distinzione che appare tanto facile e tantologica, nella pratica, è invece rarissima; ed è l'incapa-cità generale a fare questa distinzione che popola lenostre piazze e le piazze di tutto il mondo delle orribi-li pose istrioniche dei monumenti, dei gonfi e vuoti eretorici atteggiamenti di tutti gli uomini più o menograndi che hanno avuto la disgrazia di essere monu-mentati.

Si direbbe che la collettività rappresentata dai con-corsi, dai premi accademici e da tutte le ufficialitànon possa arrivare mai a fare questa distinzione che èquanto dire non possa arrivare a comprendere l'artenella sua ultima e suprema essenza che è la spirituali-tà. Ma questa è una fortuna per i pochi che godono isupremi piaceri dell'arte e che hanno così la gioia di

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non essere disturbati, nelle loro sottili contemplazionispirituali dal brusio della folla.

È forse per questo che oggi esistono due arti comenon sono mai esistite in nessun tempo.

L'Arte con l'«A» maiuscola per gli eletti, e l'arteper tutti.

MANI. – Cioè?PIRRO. – La democrazia ha voluto divulgare l'arte, o, il

che torna lo stesso, chiamare ognuno a godimenti ar-tistici, per i quali necessita una preparazione intellet-tuale che non tutti possono avere, poichè non è possi-bile una elevazione spirituale delle masse, con la stes-sa facilità con la quale è avvenuta la loro elevazionepolitica, cioè l'evoluzione della coscienza dei loro di-ritti e doveri. Dobbiamo dunque all'avvenimento sto-rico della democrazia se si è venuto fatalmente crean-do per queste masse un adattamento di una partedell'arte alla loro capacità d'intendere; in altri termini:non potendo le masse inalzarsi fino all'arte, questa èdiscesa fino ad esse. Ma avendo l'arte vera una neces-sità spirituale che è la sua ragione di vita, per fatalenecessità, questa si è staccata dall'altra parte. Così ab-biamo il fenomeno di un'arte per pochi eletti che èl'Arte pura, ed un'arte per le masse che è naturalmentela più diffusa, la più redditizia, la più applaudita e lapiù capita: non ha nulla da dire, e il nulla è facilmentecapito.

Puoi naturalmente comprendere come questa cosi-detta arte (credo che il futuro troverà un altro termine

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non essere disturbati, nelle loro sottili contemplazionispirituali dal brusio della folla.

È forse per questo che oggi esistono due arti comenon sono mai esistite in nessun tempo.

L'Arte con l'«A» maiuscola per gli eletti, e l'arteper tutti.

MANI. – Cioè?PIRRO. – La democrazia ha voluto divulgare l'arte, o, il

che torna lo stesso, chiamare ognuno a godimenti ar-tistici, per i quali necessita una preparazione intellet-tuale che non tutti possono avere, poichè non è possi-bile una elevazione spirituale delle masse, con la stes-sa facilità con la quale è avvenuta la loro elevazionepolitica, cioè l'evoluzione della coscienza dei loro di-ritti e doveri. Dobbiamo dunque all'avvenimento sto-rico della democrazia se si è venuto fatalmente crean-do per queste masse un adattamento di una partedell'arte alla loro capacità d'intendere; in altri termini:non potendo le masse inalzarsi fino all'arte, questa èdiscesa fino ad esse. Ma avendo l'arte vera una neces-sità spirituale che è la sua ragione di vita, per fatalenecessità, questa si è staccata dall'altra parte. Così ab-biamo il fenomeno di un'arte per pochi eletti che èl'Arte pura, ed un'arte per le masse che è naturalmentela più diffusa, la più redditizia, la più applaudita e lapiù capita: non ha nulla da dire, e il nulla è facilmentecapito.

Puoi naturalmente comprendere come questa cosi-detta arte (credo che il futuro troverà un altro termine

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per essa) sia l'arte che vince i concorsi, che è protettadal mondo ufficiale, che trova finanziatori, perchèriempie la cassetta, trova acquirenti perchè è capita; èarte che conquista quindi rapidamente una gloria uni-versale, perchè è la mediocrità.

L'Arte vera ha trovato invece per distinguersi altrinomi, purtroppo; ha dovuto crearsi aggettivazioni e sichiama a volta a volta: Arte d'avanguardia, avveniri-sta, Arte per l'Arte e che so io. In realtà dovrebbe es-sere «Arte» senza nessun aggettivo.

MANI. – Allora, così aprioristicamente, tu oggi non vedil'Arte, con l'«A» maiuscola, che in quella d'avanguar-dia.

PIRRO. – Così parrebbe, ma... si devono purtroppo faremolte riserve anche qui.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Cioè, è avvenuto che dovendo quest'arte, spinta

dalla necessità di vera spiritualità, intensificare questasua caratteristica, ha molte volte deviato e fatto cosìdella spiritualità non più un fine, ma spesso un mez-zo. Mentre nell'universale democratizzazionedell'agape artistica, chiamiamola così, si veniva sem-pre più a perdere ogni vera idealità spirituale, edavendo l'arte d'altra parte esaurito le idealità chel'avevano diretta nei secoli passati, si sono dovutecercare ansiosamente altre idealità e, ahimè! si è cre-duto trovarne anche dove non ne esistono e se nesono trovate troppe!

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per essa) sia l'arte che vince i concorsi, che è protettadal mondo ufficiale, che trova finanziatori, perchèriempie la cassetta, trova acquirenti perchè è capita; èarte che conquista quindi rapidamente una gloria uni-versale, perchè è la mediocrità.

L'Arte vera ha trovato invece per distinguersi altrinomi, purtroppo; ha dovuto crearsi aggettivazioni e sichiama a volta a volta: Arte d'avanguardia, avveniri-sta, Arte per l'Arte e che so io. In realtà dovrebbe es-sere «Arte» senza nessun aggettivo.

MANI. – Allora, così aprioristicamente, tu oggi non vedil'Arte, con l'«A» maiuscola, che in quella d'avanguar-dia.

PIRRO. – Così parrebbe, ma... si devono purtroppo faremolte riserve anche qui.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Cioè, è avvenuto che dovendo quest'arte, spinta

dalla necessità di vera spiritualità, intensificare questasua caratteristica, ha molte volte deviato e fatto cosìdella spiritualità non più un fine, ma spesso un mez-zo. Mentre nell'universale democratizzazionedell'agape artistica, chiamiamola così, si veniva sem-pre più a perdere ogni vera idealità spirituale, edavendo l'arte d'altra parte esaurito le idealità chel'avevano diretta nei secoli passati, si sono dovutecercare ansiosamente altre idealità e, ahimè! si è cre-duto trovarne anche dove non ne esistono e se nesono trovate troppe!

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Ora, trovare troppi esemplari di idealità che sonoun rarissimo frutto lungamente elaborato da secoli diciviltà, idealità che nell'arte sono estrinsecate e mani-festate attraverso gli stili, equivale a dire che molti etroppi di questi esemplari non possono essere che fal-si o inutili o superflui. Così abbiamo avuto troppetendenze, e troppo differenti, nell'arte d'avanguardia.

MANI. – Troppi dei, nessun vero Dio!PIRRO. – Precisamente, mio caro.MANI. – Ma pure bisognerà che questo stato di cose

muti, ed io credo che, dato il rapido evolversi dellanostra civiltà, si arrivi rapidamente ad una formad'arte che sia la rappresentante unica della nostra epo-ca.

PIRRO. – Credi tu dunque alla possibilità di una nuovaspecie di rinascimento artistico?

MANI. – Ma! Sento dire tanto spesso che noi abbiamo al-tri bisogni, che la nostra sensibilità è diversa, che lamacchina ha cambiato la faccia del mondo, che adogni epoca corrisponde un'arte, che noi viviamo piùrapidamente, più intensamente, che so io...!

PIRRO. – Puoi aggiungere: che la macchina ha sostituitoil lavoro dell'uomo (quando non si dice anche che lamacchina ha sostituito l'uomo) che il progresso non siarresta, che l'uomo ha conquistato lo spazio, l'atmo-sfera, la stratosfera e che si prepara a volare anche in-terplanetarmente, che le velocità già conquistate ca-dono continuamente o meglio crollano sotto nuovi

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Ora, trovare troppi esemplari di idealità che sonoun rarissimo frutto lungamente elaborato da secoli diciviltà, idealità che nell'arte sono estrinsecate e mani-festate attraverso gli stili, equivale a dire che molti etroppi di questi esemplari non possono essere che fal-si o inutili o superflui. Così abbiamo avuto troppetendenze, e troppo differenti, nell'arte d'avanguardia.

MANI. – Troppi dei, nessun vero Dio!PIRRO. – Precisamente, mio caro.MANI. – Ma pure bisognerà che questo stato di cose

muti, ed io credo che, dato il rapido evolversi dellanostra civiltà, si arrivi rapidamente ad una formad'arte che sia la rappresentante unica della nostra epo-ca.

PIRRO. – Credi tu dunque alla possibilità di una nuovaspecie di rinascimento artistico?

MANI. – Ma! Sento dire tanto spesso che noi abbiamo al-tri bisogni, che la nostra sensibilità è diversa, che lamacchina ha cambiato la faccia del mondo, che adogni epoca corrisponde un'arte, che noi viviamo piùrapidamente, più intensamente, che so io...!

PIRRO. – Puoi aggiungere: che la macchina ha sostituitoil lavoro dell'uomo (quando non si dice anche che lamacchina ha sostituito l'uomo) che il progresso non siarresta, che l'uomo ha conquistato lo spazio, l'atmo-sfera, la stratosfera e che si prepara a volare anche in-terplanetarmente, che le velocità già conquistate ca-dono continuamente o meglio crollano sotto nuovi

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impressionanti record e tante e tante altre bellissimecose.

MANI. – E allora?PIRRO. – E allora tu vorresti una conclusione.MANI. – Già.PIRRO. – Sì, una conclusione. Ti farò intanto notare che

fra tutti i fatti citati in questo bellissimo elenco, stavoper dire catalogo con gli ultimi prezzi, di queste ma-gnifiche e verissime cose che abbiamo messo insie-me, non ne esiste una, una sola che riguardi lo spirito,non ne esiste una sola che si riferisca ad un progresso,ad una conquista spirituale!

MANI. – Non esagerare!PIRRO. – Non è esagerazione, è verità!MANI. – Non pertanto tutto questo anche se apparente-

mente riguardante la materia, la conoscenza e l'utiliz-zazione delle forze della natura, allarga le nostre co-noscenze sull'universo e la scienza sempre più sicura,più illuminata, che svela ogni giorno nuovi meravi-gliosi secreti della natura, illumina di conseguenza ilnostro spirito di sempre maggior numero di verità.

PIRRO. – Sì; ma temo precisamente che con le troppe ve-rità, con le troppe numerose verità, quelle che, non di-mentichiamolo, riguardano solo la fenomenologiamateriale che illuminano il nostro spirito, noi nonpossiamo più arrivare alla verità della conoscenza, aduna verità spirituale. Vorrei dire insomma che le trop-po numerose analisi hanno creato tante e tante ramifi-cazioni alla conoscenza, che non si sa più quale di

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impressionanti record e tante e tante altre bellissimecose.

MANI. – E allora?PIRRO. – E allora tu vorresti una conclusione.MANI. – Già.PIRRO. – Sì, una conclusione. Ti farò intanto notare che

fra tutti i fatti citati in questo bellissimo elenco, stavoper dire catalogo con gli ultimi prezzi, di queste ma-gnifiche e verissime cose che abbiamo messo insie-me, non ne esiste una, una sola che riguardi lo spirito,non ne esiste una sola che si riferisca ad un progresso,ad una conquista spirituale!

MANI. – Non esagerare!PIRRO. – Non è esagerazione, è verità!MANI. – Non pertanto tutto questo anche se apparente-

mente riguardante la materia, la conoscenza e l'utiliz-zazione delle forze della natura, allarga le nostre co-noscenze sull'universo e la scienza sempre più sicura,più illuminata, che svela ogni giorno nuovi meravi-gliosi secreti della natura, illumina di conseguenza ilnostro spirito di sempre maggior numero di verità.

PIRRO. – Sì; ma temo precisamente che con le troppe ve-rità, con le troppe numerose verità, quelle che, non di-mentichiamolo, riguardano solo la fenomenologiamateriale che illuminano il nostro spirito, noi nonpossiamo più arrivare alla verità della conoscenza, aduna verità spirituale. Vorrei dire insomma che le trop-po numerose analisi hanno creato tante e tante ramifi-cazioni alla conoscenza, che non si sa più quale di

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queste ramificazioni possa portare alla verità. Se tipiace meglio, ci siamo così allontanati dalle origini,che temo si sia perduta la possibilità di sintesi. Tantestrade, sempre più numerose, quale sarà quella giusta,la vera? Quella che attraverso tutte queste conoscenzematerialistiche arrivi finalmente alla conoscenza diuna verità superiore spirituale? Tante conoscenze par-ziali, quale o quando una conoscenza totale? Ma que-sto è un problema che per ora non voglio discutere.

Ci siamo un po' allontanati dall'arte e vorrei ritor-nare alla questione se ci può essere o no un rinasci-mento artistico, come tu credi.

MANI. – Non pretendo di aver io questa idea; anzi mipare sia un'idea abbastanza diffusa: mi ricordo di averletto, non so più dove: «è ridicolo pensare ad un rina-scimento prossimo, perchè noi anzi siamo in pieno ri-nascimento; mai come ora le manifestazioni artistichesono state così numerose; mai l'interesse per l'arte èstato più vivo e più generale di oggi e se le epochepassate ci hanno lasciato maravigliosi monumenti ar-tistici, questi però erano gioielli rari, circondati dalnulla: i palazzi, le cattedrali ecc. di allora erano cir-condati da orribili catapecchie, ove languivano i po-veri, gli schiavi, la gleba; mentre ora il benessere,l'arte, la musica con la radio, la pittura con le riprodu-zioni fotomeccaniche, gli oggetti artistici posti allapossibilità di tutte le borse arrivano dappertutto ed ab-belliscono le case anche dei più poveri».

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queste ramificazioni possa portare alla verità. Se tipiace meglio, ci siamo così allontanati dalle origini,che temo si sia perduta la possibilità di sintesi. Tantestrade, sempre più numerose, quale sarà quella giusta,la vera? Quella che attraverso tutte queste conoscenzematerialistiche arrivi finalmente alla conoscenza diuna verità superiore spirituale? Tante conoscenze par-ziali, quale o quando una conoscenza totale? Ma que-sto è un problema che per ora non voglio discutere.

Ci siamo un po' allontanati dall'arte e vorrei ritor-nare alla questione se ci può essere o no un rinasci-mento artistico, come tu credi.

MANI. – Non pretendo di aver io questa idea; anzi mipare sia un'idea abbastanza diffusa: mi ricordo di averletto, non so più dove: «è ridicolo pensare ad un rina-scimento prossimo, perchè noi anzi siamo in pieno ri-nascimento; mai come ora le manifestazioni artistichesono state così numerose; mai l'interesse per l'arte èstato più vivo e più generale di oggi e se le epochepassate ci hanno lasciato maravigliosi monumenti ar-tistici, questi però erano gioielli rari, circondati dalnulla: i palazzi, le cattedrali ecc. di allora erano cir-condati da orribili catapecchie, ove languivano i po-veri, gli schiavi, la gleba; mentre ora il benessere,l'arte, la musica con la radio, la pittura con le riprodu-zioni fotomeccaniche, gli oggetti artistici posti allapossibilità di tutte le borse arrivano dappertutto ed ab-belliscono le case anche dei più poveri».

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PIRRO. – Incominciamo a dire che molte di queste con-statazioni che il tuo anonimo chiamava arte, non sonoche un povero surrogato, spesso una falsificazionedell'arte, cominciando dalla radio.

Io ammiro le mirabili scoperte di Hertz, Righi,Branly, Marconi, che hanno gettato le basi per la ra-diofonia; ma la mia ammirazione per queste scopertenon potrà mai allargarsi fino al risultato estetico dellaradio, come è per tutti. Questo risultato, ahimè!, èmolto inferiore al valore di quelle scoperte! La mag-gior parte di chi usa la radio crede sentire per mezzosuo il piano, il canto, il violino, una orchestra comesono in realtà; non sente invece che suoni moltomeno belli di quelli originali. Sente cioè soprattutto iltimbro unico del diaframma dell'altoparlante che vi-bra, il quale, come tutti i corpi in vibrazione, ha unsuo modo di vibrare proprio e cioè con suoni fonda-mentali e suoni armonici, dipendenti dalla suddivisio-ne in parti aliquote delle vibrazioni fondamentali.Così si ha, come risultato il suono fondamentale cheè, come altezza e tonalità (non sempre) quello deglistrumenti trasmessi, più tutti i suoni armonici propridel diaframma stesso. Dunque non è, no, una riprodu-zione fedele. Sta esattamente come le tricromie alquadro originale; e chi sa come diventano i colori deiquadri attraverso le tricromie avrà la giusta idea diquel che diventano i timbri originali attraverso la ra-dio. È una invenzione pratica sì, ma la sua praticitàserve solo a render più mediocre l'arte, come tutto ciò

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PIRRO. – Incominciamo a dire che molte di queste con-statazioni che il tuo anonimo chiamava arte, non sonoche un povero surrogato, spesso una falsificazionedell'arte, cominciando dalla radio.

Io ammiro le mirabili scoperte di Hertz, Righi,Branly, Marconi, che hanno gettato le basi per la ra-diofonia; ma la mia ammirazione per queste scopertenon potrà mai allargarsi fino al risultato estetico dellaradio, come è per tutti. Questo risultato, ahimè!, èmolto inferiore al valore di quelle scoperte! La mag-gior parte di chi usa la radio crede sentire per mezzosuo il piano, il canto, il violino, una orchestra comesono in realtà; non sente invece che suoni moltomeno belli di quelli originali. Sente cioè soprattutto iltimbro unico del diaframma dell'altoparlante che vi-bra, il quale, come tutti i corpi in vibrazione, ha unsuo modo di vibrare proprio e cioè con suoni fonda-mentali e suoni armonici, dipendenti dalla suddivisio-ne in parti aliquote delle vibrazioni fondamentali.Così si ha, come risultato il suono fondamentale cheè, come altezza e tonalità (non sempre) quello deglistrumenti trasmessi, più tutti i suoni armonici propridel diaframma stesso. Dunque non è, no, una riprodu-zione fedele. Sta esattamente come le tricromie alquadro originale; e chi sa come diventano i colori deiquadri attraverso le tricromie avrà la giusta idea diquel che diventano i timbri originali attraverso la ra-dio. È una invenzione pratica sì, ma la sua praticitàserve solo a render più mediocre l'arte, come tutto ciò

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che mette alla portata di tutti cose che, per se stesse,non possono essere che alla portata di pochi, o chenecessitano fatalmente uno sforzo o un sacrificio. Seio vorrò sapere esattamente che cosa sia la volta dellaCappella Sistina di Michelangelo, a nulla mi serviran-no fotografie o tricromie. Per avere la giusta emozio-ne di quel capolavoro, se vorrò veramente comunica-re con lo spirito di Michelangelo, dovrò fare lo sforzoo il sacrificio di recarmi a Roma. La rivelazione dicerti artisti non si può avere che davanti al quadro, etalvolta davanti a quel tal quadro. Ciò è tanto veroche io, pur avendo visto tutti i Tiziani dei Musei edelle Gallerie di Roma, Firenze, Milano, Venezia eParigi, e pur avendo fra questi ritrovato quadri mara-vigliosi, non avevo però mai provato davanti ad unTiziano un'emozione veramente superiore, spirituale,intensa. Riconoscevo in Tiziano un grande pittore, unmaestro del colore e del ritratto. Ma quando a Ma-drid, al Prado, il museo più ricco di Tiziani che esistaal mondo, mi trovai davanti alla sua tela «Cristo aiu-tato dal Cireneo» ebbi la rivelazione; ah! che rivela-zione!... Un colore fosco, che incombe come la mi-naccia di una tragedia imminente, colore che avvolgetutto il fondo e le due figure. Da questo colore risalta-no chiare e luminose, solo le tre mani e le poche partiin luce della testa di Cristo e della testa del Cireneo; etu senti il mutuo colloquio che si svolge tra lo sguar-do dolce e sofferente di Cristo e lo sguardo buono,premuroso e umano del vecchio Cireneo; e tu capisci

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che mette alla portata di tutti cose che, per se stesse,non possono essere che alla portata di pochi, o chenecessitano fatalmente uno sforzo o un sacrificio. Seio vorrò sapere esattamente che cosa sia la volta dellaCappella Sistina di Michelangelo, a nulla mi serviran-no fotografie o tricromie. Per avere la giusta emozio-ne di quel capolavoro, se vorrò veramente comunica-re con lo spirito di Michelangelo, dovrò fare lo sforzoo il sacrificio di recarmi a Roma. La rivelazione dicerti artisti non si può avere che davanti al quadro, etalvolta davanti a quel tal quadro. Ciò è tanto veroche io, pur avendo visto tutti i Tiziani dei Musei edelle Gallerie di Roma, Firenze, Milano, Venezia eParigi, e pur avendo fra questi ritrovato quadri mara-vigliosi, non avevo però mai provato davanti ad unTiziano un'emozione veramente superiore, spirituale,intensa. Riconoscevo in Tiziano un grande pittore, unmaestro del colore e del ritratto. Ma quando a Ma-drid, al Prado, il museo più ricco di Tiziani che esistaal mondo, mi trovai davanti alla sua tela «Cristo aiu-tato dal Cireneo» ebbi la rivelazione; ah! che rivela-zione!... Un colore fosco, che incombe come la mi-naccia di una tragedia imminente, colore che avvolgetutto il fondo e le due figure. Da questo colore risalta-no chiare e luminose, solo le tre mani e le poche partiin luce della testa di Cristo e della testa del Cireneo; etu senti il mutuo colloquio che si svolge tra lo sguar-do dolce e sofferente di Cristo e lo sguardo buono,premuroso e umano del vecchio Cireneo; e tu capisci

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che, affinchè questo colloquio risultasse così potente-mente espressivo, così indimenticabilmente efficace,era necessario quel colore fosco, che tutto vela e av-volge con trasparenze e penombre piene di mistero.Era necessario che le due teste risultassero evidenti euscissero solo per quelle poche parti luminose onde lamaterialità dei corpi fosse attenuata, velata, sopraffat-ta dal colloquio che passava fra quelle due anime. Al-lora ho sentito veramente quale colosso sia Tiziano!Allora ho sentito che la sua prodigiosa abilità nel do-minare il colore non era solo fine a se stessa, comeappare nelle sue belle, voluttuose o indifferenti Vene-ri; questa sua prodigiosa abilità di colorista non erasolo una qualità atta ad abbellire di armonia, di graziae di venustà le sue figure ed i suoi quadri. Qui ho ca-pito come nessuno quanto Tiziano sia capace di farbalzar fuori dal colore e dalle sue tonalità, dai loro in-spiegabili e misteriosi rapporti, la tragedia spiritualecon una formidabile ed indimenticabile potenza emo-tiva.

Queste qualità di Tiziano le avevo intraviste anchein altri quadri: nella «Deposizione» al Louvre, nella«Pietà» a Venezia, ultimo suo quadro; ma qui, davantial «Cristo e il Cireneo» mi sono apparse con una po-tenza da far rabbrividire. Ho voluto prendere la ripro-duzione fotografica di questo quadro. La fotografia,occhio meccanico che vede con indifferenza e chenella necessità della lunga posa dà valore, risalto enettezza di contorni a tutte le parti, anche a quelle in

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che, affinchè questo colloquio risultasse così potente-mente espressivo, così indimenticabilmente efficace,era necessario quel colore fosco, che tutto vela e av-volge con trasparenze e penombre piene di mistero.Era necessario che le due teste risultassero evidenti euscissero solo per quelle poche parti luminose onde lamaterialità dei corpi fosse attenuata, velata, sopraffat-ta dal colloquio che passava fra quelle due anime. Al-lora ho sentito veramente quale colosso sia Tiziano!Allora ho sentito che la sua prodigiosa abilità nel do-minare il colore non era solo fine a se stessa, comeappare nelle sue belle, voluttuose o indifferenti Vene-ri; questa sua prodigiosa abilità di colorista non erasolo una qualità atta ad abbellire di armonia, di graziae di venustà le sue figure ed i suoi quadri. Qui ho ca-pito come nessuno quanto Tiziano sia capace di farbalzar fuori dal colore e dalle sue tonalità, dai loro in-spiegabili e misteriosi rapporti, la tragedia spiritualecon una formidabile ed indimenticabile potenza emo-tiva.

Queste qualità di Tiziano le avevo intraviste anchein altri quadri: nella «Deposizione» al Louvre, nella«Pietà» a Venezia, ultimo suo quadro; ma qui, davantial «Cristo e il Cireneo» mi sono apparse con una po-tenza da far rabbrividire. Ho voluto prendere la ripro-duzione fotografica di questo quadro. La fotografia,occhio meccanico che vede con indifferenza e chenella necessità della lunga posa dà valore, risalto enettezza di contorni a tutte le parti, anche a quelle in

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ombra, anche a quelle che l'occhio non vede o non di-stingue, annegate da piccole differenze di colore o ditono e che la fotografia delinea molto bene, troppobene, sposta così i valori di evidenza. Ma tu capisciche quando hai spostato i valori di visibilità e di evi-denza, hai distrutto veramente, in un quadro comequesto, la parte più grande del quadro, la parte piùprodigiosa, la potenza della tragedia spirituale rappre-sentata, quindi il valore spirituale dell'opera d'arte.Questo ti serva come esempio per provarti che quan-do io mi scaglio contro la cosidetta volgarizzazionedelle opere d'arte, ho ragione. Che cosa si volgarizza?Senza fare un gioco di parole, bisogna ben concludereche si volgarizza la parte volgare dell'opera d'arte.

La stessa cosa si può dire di una esecuzione uditaattraverso la radio o attraverso il fonografo o, peggioancora, come spesso avviene, di una riproduzionemusicale che passa prima attraverso la riduzione fo-nografica e poi da questa all'amplificazione attraversola radio. Qui non abbiamo due riproduzioni, ma vera-mente due traduzioni. E tu sai che cosa sia la fedeltàdi una traduzione! Tutto ciò è un tradimento versol'arte. E come l'arte viene così ad essere depauperataproprio delle sue proprietà più sottili e delicate, diquelle cioè che ci danno veramente la spiritualitàdell'opera d'arte, tu capisci che cosa si prepari, checosa si dia, che cosa si venda – perchè tutto questonaturalmente si vende – al povero pubblico. Non è da

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ombra, anche a quelle che l'occhio non vede o non di-stingue, annegate da piccole differenze di colore o ditono e che la fotografia delinea molto bene, troppobene, sposta così i valori di evidenza. Ma tu capisciche quando hai spostato i valori di visibilità e di evi-denza, hai distrutto veramente, in un quadro comequesto, la parte più grande del quadro, la parte piùprodigiosa, la potenza della tragedia spirituale rappre-sentata, quindi il valore spirituale dell'opera d'arte.Questo ti serva come esempio per provarti che quan-do io mi scaglio contro la cosidetta volgarizzazionedelle opere d'arte, ho ragione. Che cosa si volgarizza?Senza fare un gioco di parole, bisogna ben concludereche si volgarizza la parte volgare dell'opera d'arte.

La stessa cosa si può dire di una esecuzione uditaattraverso la radio o attraverso il fonografo o, peggioancora, come spesso avviene, di una riproduzionemusicale che passa prima attraverso la riduzione fo-nografica e poi da questa all'amplificazione attraversola radio. Qui non abbiamo due riproduzioni, ma vera-mente due traduzioni. E tu sai che cosa sia la fedeltàdi una traduzione! Tutto ciò è un tradimento versol'arte. E come l'arte viene così ad essere depauperataproprio delle sue proprietà più sottili e delicate, diquelle cioè che ci danno veramente la spiritualitàdell'opera d'arte, tu capisci che cosa si prepari, checosa si dia, che cosa si venda – perchè tutto questonaturalmente si vende – al povero pubblico. Non è da

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stupirsi che riesca difficile, e a pochi, scoprire i valorigenuini fra l'infinito numero di valori sofisticati.

Tutta questa volgarizzazione, tutti questi surrogatiin arte possono aver valore solo per frettolosi turistimoderni americani o americanizzati che anche quan-do fossero sotto la volta della cappella Sistina o alPrado con Tiziano, è molto dubbio che riescano a co-municare con Michelangelo o con Tiziano, salvaqualche eccezione. Eccoti dunque un po' rapidamentesintetizzati gli errori e le colpe della cosidetta civiltàprogredita, di fronte all'arte. Tale diffusione o volga-rizzazione dell'arte è fatta, diremo così, per la latitudi-ne dell'arte; ma l'arte non ha bisogno di latitudine,l'arte ha bisogno di profondità.

Questa diffusione prova decisamente che non versoil Rinascimento, ma ad una specie di Medio Evo, cheè già in atto, noi ci avviamo in pieno ed a gran passi.

MANI.– Perchè dici Medio Evo?PIRRO. – Pensa un po' quale, secondo te, sia la cosa più

tipica, quella che ti si presenta subito alla mente,quella che ti fa distinguere subito il Medio Evo dallealtre epoche della storia per ciò che riguarda l'arte.

MANI. – Non saprei.PIRRO. – Ebbene il Medio Evo è la sola epoca storica che

noi conosciamo nella quale tutto quello che riguardal'arte: architettura, pittura, scultura e musica è assolu-tamente, completamente anonimo. Il Medio Evo ci halasciato magnifiche costruzioni, mosaici di grande va-lore, sculture interessanti, meraviglie di opere in mi-

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stupirsi che riesca difficile, e a pochi, scoprire i valorigenuini fra l'infinito numero di valori sofisticati.

Tutta questa volgarizzazione, tutti questi surrogatiin arte possono aver valore solo per frettolosi turistimoderni americani o americanizzati che anche quan-do fossero sotto la volta della cappella Sistina o alPrado con Tiziano, è molto dubbio che riescano a co-municare con Michelangelo o con Tiziano, salvaqualche eccezione. Eccoti dunque un po' rapidamentesintetizzati gli errori e le colpe della cosidetta civiltàprogredita, di fronte all'arte. Tale diffusione o volga-rizzazione dell'arte è fatta, diremo così, per la latitudi-ne dell'arte; ma l'arte non ha bisogno di latitudine,l'arte ha bisogno di profondità.

Questa diffusione prova decisamente che non versoil Rinascimento, ma ad una specie di Medio Evo, cheè già in atto, noi ci avviamo in pieno ed a gran passi.

MANI.– Perchè dici Medio Evo?PIRRO. – Pensa un po' quale, secondo te, sia la cosa più

tipica, quella che ti si presenta subito alla mente,quella che ti fa distinguere subito il Medio Evo dallealtre epoche della storia per ciò che riguarda l'arte.

MANI. – Non saprei.PIRRO. – Ebbene il Medio Evo è la sola epoca storica che

noi conosciamo nella quale tutto quello che riguardal'arte: architettura, pittura, scultura e musica è assolu-tamente, completamente anonimo. Il Medio Evo ci halasciato magnifiche costruzioni, mosaici di grande va-lore, sculture interessanti, meraviglie di opere in mi-

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niatura, cesello, oreficeria ecc. Ma noi non conoscia-mo un nome di architetto, di scultore, di pittore chesia una figura veramente sovrana, che si sappia abbiaesercitato un'influenza vasta, una di quelle figure in-somma che dominano e caratterizzano un'epoca! Tut-te le epoche delle quali la storia ci può parlare conuna certa larghezza di particolari sono dominate da fi-gure di pensatori e di artisti che in un certo modosimboleggiano l'epoca. Nel Medio Evo si direbbe chetutto è collettivo: pensiero ed arte; poichè mentre co-nosciamo tutta la storia politica ed i personaggi che larappresentano, non troviamo eguali figure corrispon-denti nel dominio del pensiero e soprattutto dell'arte.

MANI. – Quale sarebbe, secondo te, la ragione di questo?Non potrebbe provenire dal fatto che la storia non si ècurata di tramandarci il nome degli artisti?

PIRRO. – Non credo. Il Medio Evo ci ha tramandato inomi dei vari imperatori e re del suo tempo. Cono-sciamo anche il nome di qualche pensatore e filosofo,quantunque il dogma imperante impedisse la libertàdi pensiero e la limitasse ad una interpretazione deldogma stesso (se lo contraddiceva diventava eresia);ad ogni modo questi pensatori, neoplatonici in un pri-mo tempo, aristotelici poscia, li conosciamo e le loroopere ci sono pervenute. Ma non conosciamo nessunarchitetto, nessun scultore o pittore che si possa para-gonare ad essi. Se le cronache di quei tempi si sonodimenticate di tramandarci i nomi di quegli artisti,perchè essi non firmarono le loro opere? Questo uso

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niatura, cesello, oreficeria ecc. Ma noi non conoscia-mo un nome di architetto, di scultore, di pittore chesia una figura veramente sovrana, che si sappia abbiaesercitato un'influenza vasta, una di quelle figure in-somma che dominano e caratterizzano un'epoca! Tut-te le epoche delle quali la storia ci può parlare conuna certa larghezza di particolari sono dominate da fi-gure di pensatori e di artisti che in un certo modosimboleggiano l'epoca. Nel Medio Evo si direbbe chetutto è collettivo: pensiero ed arte; poichè mentre co-nosciamo tutta la storia politica ed i personaggi che larappresentano, non troviamo eguali figure corrispon-denti nel dominio del pensiero e soprattutto dell'arte.

MANI. – Quale sarebbe, secondo te, la ragione di questo?Non potrebbe provenire dal fatto che la storia non si ècurata di tramandarci il nome degli artisti?

PIRRO. – Non credo. Il Medio Evo ci ha tramandato inomi dei vari imperatori e re del suo tempo. Cono-sciamo anche il nome di qualche pensatore e filosofo,quantunque il dogma imperante impedisse la libertàdi pensiero e la limitasse ad una interpretazione deldogma stesso (se lo contraddiceva diventava eresia);ad ogni modo questi pensatori, neoplatonici in un pri-mo tempo, aristotelici poscia, li conosciamo e le loroopere ci sono pervenute. Ma non conosciamo nessunarchitetto, nessun scultore o pittore che si possa para-gonare ad essi. Se le cronache di quei tempi si sonodimenticate di tramandarci i nomi di quegli artisti,perchè essi non firmarono le loro opere? Questo uso

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che gli antichi greci e romani avevano, ricomparesolo in pieno Rinascimento, dopo Giotto e Masaccio.Si direbbe che una strana umiltà impedisse ciò, unaindifferenza per la gloria e l'immortalità, unica nellastoria, dominasse quegli artisti. O bisogna immagina-re che il lavoro artistico di quell'epoca fosse così col-lettivo, che nessuno dominando, nessuno potesse ap-propriarsi il merito dell'opera. Alcune considerazionimi fanno accettare questa seconda ipotesi.

Il Medio Evo nelle arti figurative non ha un'idealitàplastica ben chiara da raggiungere. Caduto il politei-smo e la rappresentazione plastica degli dei che eranoraffigurati in un modo idealmente perfetto (plasticagreca), subentrato a questo politeismo pagano il cri-stianesimo con il suo misticismo dogmatico, con ilsuo terrore della plastica umana, della realtà vivente(peccato della carne, tentazione della carne), gli artistisi sono trovati a dover rappresentare piuttosto astra-zioni che realtà. Di qui l'abbandono del controllo pla-stico sulla natura, e, come conseguenza una imperso-nalità delle loro rappresentazioni figurative; queste fi-niscono col diventare formule lineari che danno piùl'idea della forma che non la forma stessa e si ripeto-no e si trasmettono per tradizione attraverso parecchiegenerazioni.

Solo quando il Rinascimento riesce a conciliare nelsuo umanesimo paganeggiante l'ideale plastico dellabellezza greca e il dolore del sacrificio di Cristo e deimartiri cristiani, noi vediamo ricomparire una idealità

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che gli antichi greci e romani avevano, ricomparesolo in pieno Rinascimento, dopo Giotto e Masaccio.Si direbbe che una strana umiltà impedisse ciò, unaindifferenza per la gloria e l'immortalità, unica nellastoria, dominasse quegli artisti. O bisogna immagina-re che il lavoro artistico di quell'epoca fosse così col-lettivo, che nessuno dominando, nessuno potesse ap-propriarsi il merito dell'opera. Alcune considerazionimi fanno accettare questa seconda ipotesi.

Il Medio Evo nelle arti figurative non ha un'idealitàplastica ben chiara da raggiungere. Caduto il politei-smo e la rappresentazione plastica degli dei che eranoraffigurati in un modo idealmente perfetto (plasticagreca), subentrato a questo politeismo pagano il cri-stianesimo con il suo misticismo dogmatico, con ilsuo terrore della plastica umana, della realtà vivente(peccato della carne, tentazione della carne), gli artistisi sono trovati a dover rappresentare piuttosto astra-zioni che realtà. Di qui l'abbandono del controllo pla-stico sulla natura, e, come conseguenza una imperso-nalità delle loro rappresentazioni figurative; queste fi-niscono col diventare formule lineari che danno piùl'idea della forma che non la forma stessa e si ripeto-no e si trasmettono per tradizione attraverso parecchiegenerazioni.

Solo quando il Rinascimento riesce a conciliare nelsuo umanesimo paganeggiante l'ideale plastico dellabellezza greca e il dolore del sacrificio di Cristo e deimartiri cristiani, noi vediamo ricomparire una idealità

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plastica ben definita che pervade tutto il Rinascimen-to, e trova un'organica e logica continuità di sviluppo,malgrado le diverse personalità e i temperamenti deisuoi artisti. Con questo vediamo anche risorgerel'amore alla gloria, anzi all'immortalità e la coscienzadel proprio valore che fa firmare, talora a lettere cubi-tali, il nome dell'artista e la data dell'opera.

Secondo me l'epoca che stiamo attraversando hamoltissima rassomiglianza col Medio Evo, o almenone ha una capitale per l'arte, cioè la mancanza di unavera, universale idealità plastica.

L'idealità plastica del Rinascimento con manifesta-zioni diverse si è venuta trascinando attraverso il 600e il 700 fino ai primi lustri dell'800. In questo mo-mento ritroviamo veramente qualche cosa di nuovonell'interpretazione del paesaggio solo; gli alberi, iprati, i ruscelli, le nubi stesse diventano le dramatispersone con Corot e la scuola di Fontainebleau. Inconseguenza uno studio più attento della natura, delpaesaggio, dell'aria libera ha fatto rilevare l'importan-za che la luce ha nelle apparenze e colorazioni delleforme del paesaggio. Da qui è nata un'altra idealitàplastica: la ricerca delle forme, non come sono, masecondo l'impressione che le varie modificazionidell'illuminazione destano in noi; non insomma se-condo la loro costruzione materiale, ma secondo laloro apparenza sensoria. Di qui la scuola impressioni-stica che ha allargato i suoi canoni con una assurditàpalese anche alla scultura.

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plastica ben definita che pervade tutto il Rinascimen-to, e trova un'organica e logica continuità di sviluppo,malgrado le diverse personalità e i temperamenti deisuoi artisti. Con questo vediamo anche risorgerel'amore alla gloria, anzi all'immortalità e la coscienzadel proprio valore che fa firmare, talora a lettere cubi-tali, il nome dell'artista e la data dell'opera.

Secondo me l'epoca che stiamo attraversando hamoltissima rassomiglianza col Medio Evo, o almenone ha una capitale per l'arte, cioè la mancanza di unavera, universale idealità plastica.

L'idealità plastica del Rinascimento con manifesta-zioni diverse si è venuta trascinando attraverso il 600e il 700 fino ai primi lustri dell'800. In questo mo-mento ritroviamo veramente qualche cosa di nuovonell'interpretazione del paesaggio solo; gli alberi, iprati, i ruscelli, le nubi stesse diventano le dramatispersone con Corot e la scuola di Fontainebleau. Inconseguenza uno studio più attento della natura, delpaesaggio, dell'aria libera ha fatto rilevare l'importan-za che la luce ha nelle apparenze e colorazioni delleforme del paesaggio. Da qui è nata un'altra idealitàplastica: la ricerca delle forme, non come sono, masecondo l'impressione che le varie modificazionidell'illuminazione destano in noi; non insomma se-condo la loro costruzione materiale, ma secondo laloro apparenza sensoria. Di qui la scuola impressioni-stica che ha allargato i suoi canoni con una assurditàpalese anche alla scultura.

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Ma siccome a furia di apparenze luminose, le cosefinivano ad acquistare una vaporosità immateriale, fa-cendo dimenticare persino le leggi eterne della co-struzione architettonica del quadro, è nata una reazio-ne con Cézanne, a questo universale disfacimentodelle forme. Ma col ritorno alle forme c'era il pericolodi rivenire all'ideale plastico greco-rinascimento e Cé-zanne con la sua formula: «faire la nature d'après mu-sée» portava diritto a questo. Per evitare tale pericolosi è cercata una sintesi, una schematizzazione delleforme, già visibile nelle ultime opere di Cézanne econ un'accentuata tendenza alla semplicità, anchegrottesca, di queste forme, siamo arrivati ai «fauves»(Derain ecc.).

Questa continua preoccupazione della forma haportato ad una analisi spinta delle forme, ed a pensareche se lo schema della forma era sufficiente, anche leparti schematiche di questa forma potevano servire; esi è arrivati alla rappresentazione non più della formachiusa, ma della forma spezzata e a comporre il qua-dro con elementi separati della forma e collocati nonsecondo la continuità della forma stessa, ma dove ilritmo e l'armonia del quadro lo richiedevano; ed ecco-ci così al cubismo in Francia. In Italia invece contem-poraneamente si è cercato se la forma non potessepiegarsi con le sue significazioni ritmiche e le sovrap-posizioni dei suoi vari elementi a dare non solo le ap-parenze esterne e statiche, ma al tempo stesso la sin-tesi dinamica delle impressioni delle forme stesse e le

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Ma siccome a furia di apparenze luminose, le cosefinivano ad acquistare una vaporosità immateriale, fa-cendo dimenticare persino le leggi eterne della co-struzione architettonica del quadro, è nata una reazio-ne con Cézanne, a questo universale disfacimentodelle forme. Ma col ritorno alle forme c'era il pericolodi rivenire all'ideale plastico greco-rinascimento e Cé-zanne con la sua formula: «faire la nature d'après mu-sée» portava diritto a questo. Per evitare tale pericolosi è cercata una sintesi, una schematizzazione delleforme, già visibile nelle ultime opere di Cézanne econ un'accentuata tendenza alla semplicità, anchegrottesca, di queste forme, siamo arrivati ai «fauves»(Derain ecc.).

Questa continua preoccupazione della forma haportato ad una analisi spinta delle forme, ed a pensareche se lo schema della forma era sufficiente, anche leparti schematiche di questa forma potevano servire; esi è arrivati alla rappresentazione non più della formachiusa, ma della forma spezzata e a comporre il qua-dro con elementi separati della forma e collocati nonsecondo la continuità della forma stessa, ma dove ilritmo e l'armonia del quadro lo richiedevano; ed ecco-ci così al cubismo in Francia. In Italia invece contem-poraneamente si è cercato se la forma non potessepiegarsi con le sue significazioni ritmiche e le sovrap-posizioni dei suoi vari elementi a dare non solo le ap-parenze esterne e statiche, ma al tempo stesso la sin-tesi dinamica delle impressioni delle forme stesse e le

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linee significative delle forme, corrispondenti ai varistati d'animo. Siamo così giunti al Futurismo.

Attorno a queste tendenze, Cubismo in Francia eFuturismo in Italia, si sono sviluppate altre tendenzepiù o meno derivate da queste. Ad ogni modo questedue tendenze hanno servito come preziosa esperienza.Si è allargato indefinitamente l'orizzonte delle possi-bilità artistiche; si sono rotte le convenzioni che tene-vano le forme chiuse e reali come infrangibili, si è ar-rivati ad una più sottile sensibilità nei ritmi delle for-me fra di loro e delle loro reciproche armonie. Si ècercato insomma di varcare il limite della sensazionedata dalla rappresentazione delle forme, per arrivaread una sensazione di bellezza astratta data dalla formao dagli elementi della forma stessa, non più come rap-presentazione, ma come elemento costitutivo di unaforma nuova d'assieme.

MANI. – Io trovo che tutto ciò è più cerebrale che senso-rio, più astratto che reale, più metafisico che fisico.

PIRRO. – È così infatti; ma non bisogna dimenticare, e losi dimentica troppo spesso, che (fatto nuovo nella sto-ria, fatto al quale non si vuol dare tutta l'importanzadovuta) nella rappresentazione delle forme della natu-ra i mezzi fotomeccanici hanno fatto progressi vera-mente notevoli, tanto che non si può far di meglio dalpunto di vista della rappresentazione oggettiva.

Sappiamo che nessun ritratto fotografico ci daràmai nè una Gioconda, nè un Tiziano, nè un Rem-brandt; sappiamo benissimo che l'occhio non vede

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linee significative delle forme, corrispondenti ai varistati d'animo. Siamo così giunti al Futurismo.

Attorno a queste tendenze, Cubismo in Francia eFuturismo in Italia, si sono sviluppate altre tendenzepiù o meno derivate da queste. Ad ogni modo questedue tendenze hanno servito come preziosa esperienza.Si è allargato indefinitamente l'orizzonte delle possi-bilità artistiche; si sono rotte le convenzioni che tene-vano le forme chiuse e reali come infrangibili, si è ar-rivati ad una più sottile sensibilità nei ritmi delle for-me fra di loro e delle loro reciproche armonie. Si ècercato insomma di varcare il limite della sensazionedata dalla rappresentazione delle forme, per arrivaread una sensazione di bellezza astratta data dalla formao dagli elementi della forma stessa, non più come rap-presentazione, ma come elemento costitutivo di unaforma nuova d'assieme.

MANI. – Io trovo che tutto ciò è più cerebrale che senso-rio, più astratto che reale, più metafisico che fisico.

PIRRO. – È così infatti; ma non bisogna dimenticare, e losi dimentica troppo spesso, che (fatto nuovo nella sto-ria, fatto al quale non si vuol dare tutta l'importanzadovuta) nella rappresentazione delle forme della natu-ra i mezzi fotomeccanici hanno fatto progressi vera-mente notevoli, tanto che non si può far di meglio dalpunto di vista della rappresentazione oggettiva.

Sappiamo che nessun ritratto fotografico ci daràmai nè una Gioconda, nè un Tiziano, nè un Rem-brandt; sappiamo benissimo che l'occhio non vede

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come l'obbiettivo e che questo non elabora, selezionae organizza come può fare e fa l'artista. Ma la facilitàdella rappresentazione fotografica ha reso somma-mente banale, vuota, insignificante la rappresentazio-ne verista delle forme della natura. Quello che puòaggiungere l'artista viene ad essere aggiunto su di unamateria che la estrema consuetudine di vedere rappre-sentata, ha reso non solo ovvio, banale, ma addiritturafastidioso all'occhio. Sperare di elevare ad una sensa-zione estetica pura quello che per metà è comune ebanale è opera superiore ad ogni possibilità. Quindi èper questo che la rappresentazione oggettiva della na-tura, sia fatta veristicamente (come da certa pittura escultura ufficiale) sia fatta attraverso il museo o gliantichi, come pretendono alcuni artisti in nome di unapresunta continuità di tradizione nazionale, non puòavere come risultato finale che la banalità più grettanel primo caso o una mascherata retorica nel secondo.

Questo spiega perchè negli artisti della nostra epo-ca, che si meritano questo nome e si rispettano, c'èuno sforzo costante di uscire, di evadere dalla rappre-sentazione oggettiva delle forme. Essa è divenuta, perla sua banalità quotidiana, una vuota consuetudine deinostri sensi.

Per altro tutti questi sforzi nobilissimi stanno a pro-vare una cosa sola: la mancanza di un vero ideale pla-stico nella nostra epoca, che equivale a dire: noi nonabbiamo plasticamente nulla da dire. Da questo vuo-to, che è un vuoto spirituale, nasce la tendenza ad ele-

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come l'obbiettivo e che questo non elabora, selezionae organizza come può fare e fa l'artista. Ma la facilitàdella rappresentazione fotografica ha reso somma-mente banale, vuota, insignificante la rappresentazio-ne verista delle forme della natura. Quello che puòaggiungere l'artista viene ad essere aggiunto su di unamateria che la estrema consuetudine di vedere rappre-sentata, ha reso non solo ovvio, banale, ma addiritturafastidioso all'occhio. Sperare di elevare ad una sensa-zione estetica pura quello che per metà è comune ebanale è opera superiore ad ogni possibilità. Quindi èper questo che la rappresentazione oggettiva della na-tura, sia fatta veristicamente (come da certa pittura escultura ufficiale) sia fatta attraverso il museo o gliantichi, come pretendono alcuni artisti in nome di unapresunta continuità di tradizione nazionale, non puòavere come risultato finale che la banalità più grettanel primo caso o una mascherata retorica nel secondo.

Questo spiega perchè negli artisti della nostra epo-ca, che si meritano questo nome e si rispettano, c'èuno sforzo costante di uscire, di evadere dalla rappre-sentazione oggettiva delle forme. Essa è divenuta, perla sua banalità quotidiana, una vuota consuetudine deinostri sensi.

Per altro tutti questi sforzi nobilissimi stanno a pro-vare una cosa sola: la mancanza di un vero ideale pla-stico nella nostra epoca, che equivale a dire: noi nonabbiamo plasticamente nulla da dire. Da questo vuo-to, che è un vuoto spirituale, nasce la tendenza ad ele-

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vare la materia a rappresentare qualche cosa a sè, losforzo per trovare la spiritualità, l'astrazione, non arappresentazione plastica conquistata, ma attraversola rappresentazione stessa. Non può infine, come ri-sultato finale, ma come mezzo, perchè si è confusa laspiritualità dell'atto finale artistico, con una specie dispiritualizzazione degli elementi plastici della materiacostitutiva dell'opera d'arte. La spiritualità non è piùricercata e raggiunta al di là dell'opera d'arte, ma nellatecnica stessa dell'opera. Ciò prova che si sono raffi-nate le sensazioni e analizzate più sottilmente le emo-zioni plastiche; non si può però andare oltre, perchèse ci fermiamo tanto ai mezzi di espressione, vuoldire che nessun demone interno spinge oltre l'artista,nessuna spiritualità superiore lo agita e lo innalza.Siamo puramente e semplicemente nel mondo senso-riale, siamo puramente e semplicemente attaccati allamateria!

Ecco perchè dicevo che, ben lontani da un rinasci-mento artistico, noi ci avviamo, e già anzi siamo, inuna specie di nuovo Medio Evo. Oltre ad una egualemancanza di idealità plastica, un altro fatto rende an-cor più sensibile questa rassomiglianza. Dicevo che ilMedio Evo è tipico per l'anonimia della sua produzio-ne artistica. Sebbene la lotta assillante che oggi ognu-no deve sostenere per farsi strada, per mettere in lucela sua personalità sembri indizio di epoca particolar-mente ricca di personalità, noi ci troviamo ad avere inarte mille piccole personalità, non ne ricorderà alcu-

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vare la materia a rappresentare qualche cosa a sè, losforzo per trovare la spiritualità, l'astrazione, non arappresentazione plastica conquistata, ma attraversola rappresentazione stessa. Non può infine, come ri-sultato finale, ma come mezzo, perchè si è confusa laspiritualità dell'atto finale artistico, con una specie dispiritualizzazione degli elementi plastici della materiacostitutiva dell'opera d'arte. La spiritualità non è piùricercata e raggiunta al di là dell'opera d'arte, ma nellatecnica stessa dell'opera. Ciò prova che si sono raffi-nate le sensazioni e analizzate più sottilmente le emo-zioni plastiche; non si può però andare oltre, perchèse ci fermiamo tanto ai mezzi di espressione, vuoldire che nessun demone interno spinge oltre l'artista,nessuna spiritualità superiore lo agita e lo innalza.Siamo puramente e semplicemente nel mondo senso-riale, siamo puramente e semplicemente attaccati allamateria!

Ecco perchè dicevo che, ben lontani da un rinasci-mento artistico, noi ci avviamo, e già anzi siamo, inuna specie di nuovo Medio Evo. Oltre ad una egualemancanza di idealità plastica, un altro fatto rende an-cor più sensibile questa rassomiglianza. Dicevo che ilMedio Evo è tipico per l'anonimia della sua produzio-ne artistica. Sebbene la lotta assillante che oggi ognu-no deve sostenere per farsi strada, per mettere in lucela sua personalità sembri indizio di epoca particolar-mente ricca di personalità, noi ci troviamo ad avere inarte mille piccole personalità, non ne ricorderà alcu-

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na. La nostra epoca con la produzione meccanicastandardizzata degli oggetti, anche di quelli cosidettiartistici, li ha tutti livellati, abbassandoli naturalmen-te, ed è arrivata anche in questo ad una perfetta anoni-mia della produzione. Quando l'età nostra sarà inabis-sata nella profondità del tempo, apparirà agli storicifuturi dell'arte come un'epoca artisticamente anonima,come appare a noi oggi artisticamente il Medio Evo.

Ma... sento i primi dolci gorgheggi dell'usignuolo;Eccolo. È là sul ciliegio, su quell'ultimo ramo a de-stra; lo vedi?

MANI.– Lo vedo. Eccolo.PIRRO. – Ora la parola è a lui!

L'usignuolo comincia con gorgoglii in sordina,quasi voglia provare la sua gola ed accordare il suostrumento. Pausa, riprende con tono e con intensitàpiù alta variazioni intercalate da un tema ascendentezufolato più forte. Poi ritorna ai gorgoglii e cinguettiia mezza voce. Improvvisamente, a poca distanza,s'eleva un meraviglioso inno di note ascendenti, zufo-late lunghe, terminate in un trillo nitido, sorprenden-temente acuto e argentino. È un altro usignolo che daun albero vicino lancia la sua sfida.

Il primo usignolo risponde immediatamente con lostesso identico inno di note ascendenti, zufolate lun-ghe ugualmente terminate in un acutissimo trillo niti-do, argentino.

Si direbbe che anch'egli voglia provare d'esser ca-pace di fare altrettanto! Il secondo usignolo risponde

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na. La nostra epoca con la produzione meccanicastandardizzata degli oggetti, anche di quelli cosidettiartistici, li ha tutti livellati, abbassandoli naturalmen-te, ed è arrivata anche in questo ad una perfetta anoni-mia della produzione. Quando l'età nostra sarà inabis-sata nella profondità del tempo, apparirà agli storicifuturi dell'arte come un'epoca artisticamente anonima,come appare a noi oggi artisticamente il Medio Evo.

Ma... sento i primi dolci gorgheggi dell'usignuolo;Eccolo. È là sul ciliegio, su quell'ultimo ramo a de-stra; lo vedi?

MANI.– Lo vedo. Eccolo.PIRRO. – Ora la parola è a lui!

L'usignuolo comincia con gorgoglii in sordina,quasi voglia provare la sua gola ed accordare il suostrumento. Pausa, riprende con tono e con intensitàpiù alta variazioni intercalate da un tema ascendentezufolato più forte. Poi ritorna ai gorgoglii e cinguettiia mezza voce. Improvvisamente, a poca distanza,s'eleva un meraviglioso inno di note ascendenti, zufo-late lunghe, terminate in un trillo nitido, sorprenden-temente acuto e argentino. È un altro usignolo che daun albero vicino lancia la sua sfida.

Il primo usignolo risponde immediatamente con lostesso identico inno di note ascendenti, zufolate lun-ghe ugualmente terminate in un acutissimo trillo niti-do, argentino.

Si direbbe che anch'egli voglia provare d'esser ca-pace di fare altrettanto! Il secondo usignolo risponde

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lanciando nell'aria un crescendo di suoni dolci, ele-giaci, flautati, caldi, appassionati che salgono semprepiù acuti, forti per intrecciarsi in un rapidissimo trilloche si rompe su tre note lunghe, sottilissime, meravi-gliosamente limpide nello stesso tono: paiono una do-manda prepotente. Il primo cantore non si dà per vin-to, riprende non più sottovoce, ma con una potente,superba infilata di note, di inaspettata varietà melodi-ca, con balzi improvvisi d'ottava, accentuati da varia-zione d'intensità e termina con tre trilli che partendoda una sola nota bassa e sincopata si svolgono argen-tini, lunghi.

Il secondo usignolo, appena il primo si tace, lanciatre note appassionate che van crescendo d'intensità,poi melodie zufolate rotte da capricciosi cingottii chesi alternano con salti di toni, con trilli che percorronotutta la gamma dei suoni, con una varietà, una conti-nuità, una intensità ora beffarda e umoristica, ora ap-passionata e drammatica quasi a voler dare una sintesidi tutto quanto avevan fatto egli stesso ed il suo av-versario fino allora, per terminare con tre lunghe noteacutissime alternate da trilli magnificamente tenuti:una cascata di perle dorate dal sole.

Intanto la femmina si era avvicinata al ciliegiodove stava il primo usignolo; ma come conquistatadall'ultima magnifica improvvisazione del secondo,vola via dall'albero e arriva là donde la seconda voceveniva. Il primo usignolo sosta un attimo, poi volanella stessa direzione. Passano alcuni momenti... poi

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lanciando nell'aria un crescendo di suoni dolci, ele-giaci, flautati, caldi, appassionati che salgono semprepiù acuti, forti per intrecciarsi in un rapidissimo trilloche si rompe su tre note lunghe, sottilissime, meravi-gliosamente limpide nello stesso tono: paiono una do-manda prepotente. Il primo cantore non si dà per vin-to, riprende non più sottovoce, ma con una potente,superba infilata di note, di inaspettata varietà melodi-ca, con balzi improvvisi d'ottava, accentuati da varia-zione d'intensità e termina con tre trilli che partendoda una sola nota bassa e sincopata si svolgono argen-tini, lunghi.

Il secondo usignolo, appena il primo si tace, lanciatre note appassionate che van crescendo d'intensità,poi melodie zufolate rotte da capricciosi cingottii chesi alternano con salti di toni, con trilli che percorronotutta la gamma dei suoni, con una varietà, una conti-nuità, una intensità ora beffarda e umoristica, ora ap-passionata e drammatica quasi a voler dare una sintesidi tutto quanto avevan fatto egli stesso ed il suo av-versario fino allora, per terminare con tre lunghe noteacutissime alternate da trilli magnificamente tenuti:una cascata di perle dorate dal sole.

Intanto la femmina si era avvicinata al ciliegiodove stava il primo usignolo; ma come conquistatadall'ultima magnifica improvvisazione del secondo,vola via dall'albero e arriva là donde la seconda voceveniva. Il primo usignolo sosta un attimo, poi volanella stessa direzione. Passano alcuni momenti... poi

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si odono solo le note più acute e più forti della garache si è portata lontano...

I due amici non avevano più aperto bocca assortinell'ascoltazione dei piccoli, meravigliosi cantori; orasi scuotono.

MANI. – Bello, bello, bello. Io non so come esprimere,ma mi pare che ci sia una differenza sostanziale re-condita fra il canto dell'usignolo e la musica. Non soquale strumento musicale possa ottenere l'effetto datoda quelle due meravigliose bestiole!

PIRRO. – Hai ragione. Si è provato tante volte a riprodur-re musicalmente il canto dell'usignolo; nemmenol'esecuzione del più abile flautista, ha raggiuntol'effetto desiderato. E si spiega. Per quanto la trascri-zione possa essere fedele, per quanto perfetta possaessere l'esecuzione, si umanizzerà sempre troppo ilcanto dell'usignolo. Solo il disco fonografico, ripro-duzione quindi assolutamente imparziale, può darneun'idea sufficientemente fedele; salvo le inevitabilidifferenze e riduzioni del timbro. Nessuna riproduzio-ne con trascrizione musicale lo può rendere.

MANI. – Ma perchè?PIRRO. – Credo che la ragione stia in questo. Il canto

dell'usignolo è cosa naturale e fa parte quindi dellesensazioni che la natura dà all'uomo. Sensazioni infi-nite e indefinite che si presentano come tali diretta-mente; mentre l'opera d'arte può dare sensazioni infi-nite e indefinite, ma attraverso una forma finita e de-finita. La natura ci dà direttamente negli aspetti appa-

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si odono solo le note più acute e più forti della garache si è portata lontano...

I due amici non avevano più aperto bocca assortinell'ascoltazione dei piccoli, meravigliosi cantori; orasi scuotono.

MANI. – Bello, bello, bello. Io non so come esprimere,ma mi pare che ci sia una differenza sostanziale re-condita fra il canto dell'usignolo e la musica. Non soquale strumento musicale possa ottenere l'effetto datoda quelle due meravigliose bestiole!

PIRRO. – Hai ragione. Si è provato tante volte a riprodur-re musicalmente il canto dell'usignolo; nemmenol'esecuzione del più abile flautista, ha raggiuntol'effetto desiderato. E si spiega. Per quanto la trascri-zione possa essere fedele, per quanto perfetta possaessere l'esecuzione, si umanizzerà sempre troppo ilcanto dell'usignolo. Solo il disco fonografico, ripro-duzione quindi assolutamente imparziale, può darneun'idea sufficientemente fedele; salvo le inevitabilidifferenze e riduzioni del timbro. Nessuna riproduzio-ne con trascrizione musicale lo può rendere.

MANI. – Ma perchè?PIRRO. – Credo che la ragione stia in questo. Il canto

dell'usignolo è cosa naturale e fa parte quindi dellesensazioni che la natura dà all'uomo. Sensazioni infi-nite e indefinite che si presentano come tali diretta-mente; mentre l'opera d'arte può dare sensazioni infi-nite e indefinite, ma attraverso una forma finita e de-finita. La natura ci dà direttamente negli aspetti appa-

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renti della sua fenomenologia, nei suoi spettacolil'infinito e l'indefinito, mentre l'opera d'arte è fatal-mente finita e definita nella sua forma esteriore. Rela-tivamente al suo contenuto un'opera d'arte è tanto piùgrande, quanto più riesce a darci, attraverso il finito edefinito della sua forma, l'impressione o megliol'emozione d'infinito e d'indefinito del suo contenutospirituale. È una caratteristica delle opere d'arte me-diocri il non poter uscire dalla sensazione definita efinita. Mentre tutte le grandi opere d'arte arrivano colfinito e definito della forma all'infinito e indefinitodell'emozione. Così Dante, Michelangelo, Bach, Bee-thoven. È sommamente interessante osservare l'evo-luzione di Beethoven nelle sue ultime opere e soprat-tutto nei suoi ultimi quattro quartetti, dove nella for-ma diventa sempre più agitato, più instabile, più ina-spettato nelle sue modulazioni, meno logico apparen-temente nei suoi sviluppi, quasi avvicinandosi, in uncerto senso, al tipo di modulazione infinita e inaspet-tata dell'usignolo e delle sensazioni della natura. Sidirebbe che la sua ricerca, la sua volontà di dare l'infi-nito nel contenuto spirituale della sua opera era tantopotente, tanto impellente da fargli sentire il troppo fi-nito della forma come una catena; non accontentan-dosi più di dare l'infinito col finito e definito egli vuoldare l'infinito coll'indefinito anche nella forma. È undoppio modo, è una maniera interessata di arrivarealla sostanziale e intima emozione infinita della natu-ra. L'arte moderna nel cubismo, nel futurismo e in tut-

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renti della sua fenomenologia, nei suoi spettacolil'infinito e l'indefinito, mentre l'opera d'arte è fatal-mente finita e definita nella sua forma esteriore. Rela-tivamente al suo contenuto un'opera d'arte è tanto piùgrande, quanto più riesce a darci, attraverso il finito edefinito della sua forma, l'impressione o megliol'emozione d'infinito e d'indefinito del suo contenutospirituale. È una caratteristica delle opere d'arte me-diocri il non poter uscire dalla sensazione definita efinita. Mentre tutte le grandi opere d'arte arrivano colfinito e definito della forma all'infinito e indefinitodell'emozione. Così Dante, Michelangelo, Bach, Bee-thoven. È sommamente interessante osservare l'evo-luzione di Beethoven nelle sue ultime opere e soprat-tutto nei suoi ultimi quattro quartetti, dove nella for-ma diventa sempre più agitato, più instabile, più ina-spettato nelle sue modulazioni, meno logico apparen-temente nei suoi sviluppi, quasi avvicinandosi, in uncerto senso, al tipo di modulazione infinita e inaspet-tata dell'usignolo e delle sensazioni della natura. Sidirebbe che la sua ricerca, la sua volontà di dare l'infi-nito nel contenuto spirituale della sua opera era tantopotente, tanto impellente da fargli sentire il troppo fi-nito della forma come una catena; non accontentan-dosi più di dare l'infinito col finito e definito egli vuoldare l'infinito coll'indefinito anche nella forma. È undoppio modo, è una maniera interessata di arrivarealla sostanziale e intima emozione infinita della natu-ra. L'arte moderna nel cubismo, nel futurismo e in tut-

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te le forme derivate ha sentito e capito questo proble-ma; ma lo ha capovolto. Quello che nelle ultime ope-re di Beethoven era solo tendenziale e non era cheuna nuova aggiunta formale, per così dire, al contenu-to infinito spirituale ultimo dell'opera d'arte, è divenu-to fine a se stesso in queste manifestazioni modernedell'arte. Queste cioè hanno voluto dare l'infinito nel-la forma stessa. Si sono così arrestate agli elementiequivalenti, in un certo senso, agli elementi naturalinon organizzati quindi in opera d'arte. Ora sarà artenuova solo quella che riuscirà a trovare una formanuova definita e finita per arrivare all'infinito e indefi-nito dell'emozione spirituale. Ma questo non sarà pos-sibile che quando l'umanità avrà un ideale plastico dasignificare; ideale plastico che nei Greci era la bellez-za perfetta degli dei, nel Rinascimento la bellezzaperfetta del dolore cristiano. In quella era la spiritua-lizzazione plastica del politeismo, in questa la spiri-tualizzazione plastica dell'amore e del dolore cristia-no. In tutti e due i casi l'ideale da spiritualizzare conl'opera d'arte era nella credenza di tutti, patrimonio diognuno. A noi manca una credenza universale inqualche cosa o almeno in qualche cosa che possa es-ser materia d'arte. Fino a quando non avremo una cre-denza spirituale, che sia il mondo che l'arte possaesprimere, che l'arte possa sublimare, tutti i tentativid'arte non saranno che esercitazioni tecniche; non ar-riveranno mai ad una spiritualità superiore.

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te le forme derivate ha sentito e capito questo proble-ma; ma lo ha capovolto. Quello che nelle ultime ope-re di Beethoven era solo tendenziale e non era cheuna nuova aggiunta formale, per così dire, al contenu-to infinito spirituale ultimo dell'opera d'arte, è divenu-to fine a se stesso in queste manifestazioni modernedell'arte. Queste cioè hanno voluto dare l'infinito nel-la forma stessa. Si sono così arrestate agli elementiequivalenti, in un certo senso, agli elementi naturalinon organizzati quindi in opera d'arte. Ora sarà artenuova solo quella che riuscirà a trovare una formanuova definita e finita per arrivare all'infinito e indefi-nito dell'emozione spirituale. Ma questo non sarà pos-sibile che quando l'umanità avrà un ideale plastico dasignificare; ideale plastico che nei Greci era la bellez-za perfetta degli dei, nel Rinascimento la bellezzaperfetta del dolore cristiano. In quella era la spiritua-lizzazione plastica del politeismo, in questa la spiri-tualizzazione plastica dell'amore e del dolore cristia-no. In tutti e due i casi l'ideale da spiritualizzare conl'opera d'arte era nella credenza di tutti, patrimonio diognuno. A noi manca una credenza universale inqualche cosa o almeno in qualche cosa che possa es-ser materia d'arte. Fino a quando non avremo una cre-denza spirituale, che sia il mondo che l'arte possaesprimere, che l'arte possa sublimare, tutti i tentativid'arte non saranno che esercitazioni tecniche; non ar-riveranno mai ad una spiritualità superiore.

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MANI. – Questo mi sembra giustissimo per le arti plasti-che; ma per la musica le condizioni non sono diverse?

PIRRO. – Con la musica sono diverse più nell'apparenzache nella sostanza. Parallelamente e contemporanea-mente allo spezzarsi della forma chiusa nelle arti pla-stiche, in musica, alla concezione verticale della mo-nodia armonizzata o a quella orizzontale contrappun-tistica delle parti svolgentisi assieme, è subentrata laconcezione e la ricerca della preziosità nella succes-sione degli accordi. Questi accordi formati e sentitinon più secondo la logica degli sviluppi, ma secondol'impressione del loro succedersi, sono prima prezio-samente ricercati armonicamente o nella atonalità onella pluritonalità. Questi accordi sono resi poi ancorapiù preziosamente raffinati dalla coloritura orchestra-le dove si aumenta la loro preziosità armonica conuna coloritura di eccezione usando i vari strumentifuori della loro estensione normale o lanciandoli neisopracuti o nelle note più basse dove cioè il loro tim-bro si altera maggiormente nei suoi componenti suoniarmonici. Questo modo di concepire gli accordi equindi tutta l'armonia, corrisponde in un certo sensoallo spezzarsi della forma chiusa nelle arti plastiche eall'uso delle parti di questa forma come valore a sè.Là non la forma chiusa, ma le parti di questa formacome valori costruttivi del quadro; qui non lo svilup-po armonico o contrappuntistico della monodia, ma imomenti di questo sviluppo, cioè gli accordi comevalori successivi costituenti l'opera musicale. E anche

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MANI. – Questo mi sembra giustissimo per le arti plasti-che; ma per la musica le condizioni non sono diverse?

PIRRO. – Con la musica sono diverse più nell'apparenzache nella sostanza. Parallelamente e contemporanea-mente allo spezzarsi della forma chiusa nelle arti pla-stiche, in musica, alla concezione verticale della mo-nodia armonizzata o a quella orizzontale contrappun-tistica delle parti svolgentisi assieme, è subentrata laconcezione e la ricerca della preziosità nella succes-sione degli accordi. Questi accordi formati e sentitinon più secondo la logica degli sviluppi, ma secondol'impressione del loro succedersi, sono prima prezio-samente ricercati armonicamente o nella atonalità onella pluritonalità. Questi accordi sono resi poi ancorapiù preziosamente raffinati dalla coloritura orchestra-le dove si aumenta la loro preziosità armonica conuna coloritura di eccezione usando i vari strumentifuori della loro estensione normale o lanciandoli neisopracuti o nelle note più basse dove cioè il loro tim-bro si altera maggiormente nei suoi componenti suoniarmonici. Questo modo di concepire gli accordi equindi tutta l'armonia, corrisponde in un certo sensoallo spezzarsi della forma chiusa nelle arti plastiche eall'uso delle parti di questa forma come valore a sè.Là non la forma chiusa, ma le parti di questa formacome valori costruttivi del quadro; qui non lo svilup-po armonico o contrappuntistico della monodia, ma imomenti di questo sviluppo, cioè gli accordi comevalori successivi costituenti l'opera musicale. E anche

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la musica come le arti plastiche si attarda troppo inquesti procedimenti tecnici e ne è troppo preoccupata;dimostra così anch'essa la mancanza di quel tal demo-ne interiore che dovrebbe spingere più rapidamentel'artista al di là della tecnica verso le superiori neces-sità spirituali.

La musica non ha apparentemente bisogno di unaidealità universale, nè di una idealità spirituale qual-siasi, perchè grazie al suo linguaggio fondamental-mente astratto, non narrativo, nè speculativo, si sot-trae alle contingenze delle idealità collettive di cia-scuna epoca. Ma questo linguaggio astratto, suono,non dimentichiamolo, è la sua materia, come per lapoesia la parola, per la pittura il colore. Non confon-diamo l'astrazione del suono, l'astrazione di questamateria, con la spiritualità alla quale ogni materia, dicui le arti sono plasmate, deve portarci. La musicadeve fare lo stesso sforzo delle arti plastiche; spiritua-lizzare la sua materia, come le arti plastiche devonospiritualizzare la loro. E se le arti plastiche, quandonon riescono a questo, restano o solamente descrittiveo banalmente e impressionisticamente documentarie,frammentarie, la musica, quando non riesce, restaastrattamente amorfa. La musica deve staccarsi da unindefinito astratto, che è la caratteristica del suo lin-guaggio, della materia che adopera, per arrivare ad uninfinito spirituale.

Quando ciò non avviene, il risultato resta o unsemplice accompagnamento sonoro del ritmo, come

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la musica come le arti plastiche si attarda troppo inquesti procedimenti tecnici e ne è troppo preoccupata;dimostra così anch'essa la mancanza di quel tal demo-ne interiore che dovrebbe spingere più rapidamentel'artista al di là della tecnica verso le superiori neces-sità spirituali.

La musica non ha apparentemente bisogno di unaidealità universale, nè di una idealità spirituale qual-siasi, perchè grazie al suo linguaggio fondamental-mente astratto, non narrativo, nè speculativo, si sot-trae alle contingenze delle idealità collettive di cia-scuna epoca. Ma questo linguaggio astratto, suono,non dimentichiamolo, è la sua materia, come per lapoesia la parola, per la pittura il colore. Non confon-diamo l'astrazione del suono, l'astrazione di questamateria, con la spiritualità alla quale ogni materia, dicui le arti sono plasmate, deve portarci. La musicadeve fare lo stesso sforzo delle arti plastiche; spiritua-lizzare la sua materia, come le arti plastiche devonospiritualizzare la loro. E se le arti plastiche, quandonon riescono a questo, restano o solamente descrittiveo banalmente e impressionisticamente documentarie,frammentarie, la musica, quando non riesce, restaastrattamente amorfa. La musica deve staccarsi da unindefinito astratto, che è la caratteristica del suo lin-guaggio, della materia che adopera, per arrivare ad uninfinito spirituale.

Quando ciò non avviene, il risultato resta o unsemplice accompagnamento sonoro del ritmo, come

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nella musica da ballo e nelle canzoni popolari oun'arida esercitazione scolastica, una complicata e in-significante matematica, come era divenuta nelle mu-siche dei fiamminghi prima di Palestrina. Il grande,formidabile merito di Palestrina è di avere riportatoquesto linguaggio ad una maggior chiarezza umana, atrovare contatto fra gli aridi contrappunti dei fiam-minghi e l'anima umana nel suo slancio spirituale ver-so la divinità attraverso il rito religioso. In Palestrinatroviamo dunque il primo esempio notevole che lastoria ricordi (noi sappiamo troppo poco della musicadegli antichi per poterne parlare) di spiritualizzazionedella materia suono, del linguaggio astratto del suono.In Palestrina questa spiritualizzazione è quasi essen-zialmente mistica, ma così potente, così definitiva chein questo campo non si è andati più in là.

Una spiritualizzazione di altro ordine meno misticae già più umana la troviamo in Giovanni SebastianoBach che trovò i misteriosi rapporti fra i suoni e tuttele gamme delle emotività umane nelle loro risponden-ze spirituali senza caratterizzarle o definirle netta-mente.

Si direbbe che Bach veda, senta, trasmetta succes-sivamente tutte le emozioni; ma non le sceglie mai, leosserva e le trasmette olimpicamente sereno; anchequando ci fa partecipi di un'emozione ci dà un po'della sua olimpica serenità.

In Beethoven infine, abbiamo la definizione netta,precisa, intensificata di queste rispondenze spirituali

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nella musica da ballo e nelle canzoni popolari oun'arida esercitazione scolastica, una complicata e in-significante matematica, come era divenuta nelle mu-siche dei fiamminghi prima di Palestrina. Il grande,formidabile merito di Palestrina è di avere riportatoquesto linguaggio ad una maggior chiarezza umana, atrovare contatto fra gli aridi contrappunti dei fiam-minghi e l'anima umana nel suo slancio spirituale ver-so la divinità attraverso il rito religioso. In Palestrinatroviamo dunque il primo esempio notevole che lastoria ricordi (noi sappiamo troppo poco della musicadegli antichi per poterne parlare) di spiritualizzazionedella materia suono, del linguaggio astratto del suono.In Palestrina questa spiritualizzazione è quasi essen-zialmente mistica, ma così potente, così definitiva chein questo campo non si è andati più in là.

Una spiritualizzazione di altro ordine meno misticae già più umana la troviamo in Giovanni SebastianoBach che trovò i misteriosi rapporti fra i suoni e tuttele gamme delle emotività umane nelle loro risponden-ze spirituali senza caratterizzarle o definirle netta-mente.

Si direbbe che Bach veda, senta, trasmetta succes-sivamente tutte le emozioni; ma non le sceglie mai, leosserva e le trasmette olimpicamente sereno; anchequando ci fa partecipi di un'emozione ci dà un po'della sua olimpica serenità.

In Beethoven infine, abbiamo la definizione netta,precisa, intensificata di queste rispondenze spirituali

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alle emozioni umane. In Beethoven tutto si determinae si precisa, si concentra, in una intensità definita,nettamente determinata, quindi più efficacementeumana. La grandiosa indeterminatezza di Bach, la suaolimpica serenità rispetto alle diverse emotività, inBeethoven si umanizzano. Beethoven sceglie, lo sen-tiamo partecipe, soffre o gioisce, si oscura o si rasse-rena. Non c'è più la serenità dell'Olimpo, ma la tragi-cità dell'umanità tutta.

In Beethoven è veramente l'umanità con tutte lesue ansie, con tutte le sue sofferenze, con tutte le suetragedie. Attraverso questo dolore e per l'intensitàstessa di questo dolore, purificati da esso, noi tocchia-mo la gioia serena ed infinita della spiritualità. Ed ec-coci ritornati ancora a questo contenuto spirituale in-finito dell'opera d'arte.

MANI. – Se si dovesse concludere la nostra conversazio-ne d'oggi si potrebbe dunque dire, che sola arte vera èquella che ha un contenuto spirituale infinito e rivelaquindi mondi spirituali al di là della materia. Questoin tutti i tempi e in tutte le arti e all'infuori di ogniscuola e tendenza. È così?

PIRRO. – Precisamente. Vedremo poi in altro giorno lafunzione di questa spiritualità nel mondo e a quali bi-sogni risponda, a quali necessità sia intimamente eprofondamente legata.

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alle emozioni umane. In Beethoven tutto si determinae si precisa, si concentra, in una intensità definita,nettamente determinata, quindi più efficacementeumana. La grandiosa indeterminatezza di Bach, la suaolimpica serenità rispetto alle diverse emotività, inBeethoven si umanizzano. Beethoven sceglie, lo sen-tiamo partecipe, soffre o gioisce, si oscura o si rasse-rena. Non c'è più la serenità dell'Olimpo, ma la tragi-cità dell'umanità tutta.

In Beethoven è veramente l'umanità con tutte lesue ansie, con tutte le sue sofferenze, con tutte le suetragedie. Attraverso questo dolore e per l'intensitàstessa di questo dolore, purificati da esso, noi tocchia-mo la gioia serena ed infinita della spiritualità. Ed ec-coci ritornati ancora a questo contenuto spirituale in-finito dell'opera d'arte.

MANI. – Se si dovesse concludere la nostra conversazio-ne d'oggi si potrebbe dunque dire, che sola arte vera èquella che ha un contenuto spirituale infinito e rivelaquindi mondi spirituali al di là della materia. Questoin tutti i tempi e in tutte le arti e all'infuori di ogniscuola e tendenza. È così?

PIRRO. – Precisamente. Vedremo poi in altro giorno lafunzione di questa spiritualità nel mondo e a quali bi-sogni risponda, a quali necessità sia intimamente eprofondamente legata.

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CAPITOLO II

PIRRO. – Ricordo di aver assistito a Parigi, alcuni anni fa,nella chiesa di St. Louis des Invalides alla commemo-razione della vittoria del 1918.

Era l'11 novembre. Si doveva eseguire con grandesolennità una Messa alla presenza di tutte le alte per-sonalità rappresentative civili e militari di Parigi. Conuna mancanza di «chauvinisme» degna di nota, si erascelta la Messa solenne di Beethoven.

Nell'attesa guardavo allineate in alto attorno allachiesa centinaia e centinaia di bandiere un tempo sim-boli sacri di stati, di nazioni, di corpi e di reggimenti,per difendere le quali centinaia, migliaia di soldatieran morti. Bandiere strappate dalle truppe di Napo-leone e qui raccolte ad attestare la gloria delle suearmi, prova tangibile di cento vittorie!

Ahimè! Quei simboli gloriosi eran ridotti a miseristracci; la polvere e le tarme lavoravano inesorabil-mente alla loro distruzione materiale; non diversa-mente il tempo con le vicende politiche, con le nuoveguerre, con le mutate necessità, aveva lavorato a di-struggere gli stati che esse rappresentavano, i simboliche personificavano, le glorie che testimoniavano.

Che resta oggi di vivo di tutta la sfolgorante meteo-ra napoleonica? Che resta degli stati che faceva e di-

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CAPITOLO II

PIRRO. – Ricordo di aver assistito a Parigi, alcuni anni fa,nella chiesa di St. Louis des Invalides alla commemo-razione della vittoria del 1918.

Era l'11 novembre. Si doveva eseguire con grandesolennità una Messa alla presenza di tutte le alte per-sonalità rappresentative civili e militari di Parigi. Conuna mancanza di «chauvinisme» degna di nota, si erascelta la Messa solenne di Beethoven.

Nell'attesa guardavo allineate in alto attorno allachiesa centinaia e centinaia di bandiere un tempo sim-boli sacri di stati, di nazioni, di corpi e di reggimenti,per difendere le quali centinaia, migliaia di soldatieran morti. Bandiere strappate dalle truppe di Napo-leone e qui raccolte ad attestare la gloria delle suearmi, prova tangibile di cento vittorie!

Ahimè! Quei simboli gloriosi eran ridotti a miseristracci; la polvere e le tarme lavoravano inesorabil-mente alla loro distruzione materiale; non diversa-mente il tempo con le vicende politiche, con le nuoveguerre, con le mutate necessità, aveva lavorato a di-struggere gli stati che esse rappresentavano, i simboliche personificavano, le glorie che testimoniavano.

Che resta oggi di vivo di tutta la sfolgorante meteo-ra napoleonica? Che resta degli stati che faceva e di-

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sfaceva? ingrandiva o impiccoliva? dei confini cheimponeva? delle alleanze così duramente conquistatee delle inimicizie così tenacemente combattute?

Qualche centinaio di gloriosi stracci ricamati e la-cerati, polverosi e tarlati... e alcune poche pagine nelgrosso volume della storia universale del genere uma-no.

Polvere e cimitero. Così pensavo.Intanto dall'alto cominciarono a scendere le note

della Messa di Beethoven. Tutti i dolori che strazianola povera umanità, l'ansia per uscirne, il desiderio diuna gioia che si spera, che si comincia a intravvedere,che si avvicina, che ci prende, che ci trasporta, che ciinalza, su, sempre più su; i dolori che restano qui inquesta bassa terra, che non ci sono più addosso, o chenon sentiamo più, il palpitare della nostra anima peremozioni più alte, infine lo spaziare del nostro spiritofinalmente libero in un'atmosfera superiore, con oriz-zonti infiniti, attorno, sotto, sopra e ovunque; l'espan-dersi dello spirito nell'universo, nel tempo stesso chel'universo lo penetra e lo compenetra tutto questo erasuscitato da quelle note che scendevano dall'alto, daquelle voci, da quei suoni. Suoni, voci, note che Bee-thoven aveva creato, quando l'altro strappava quellevittorie, accumulava quegli stracci. Erano contempo-ranei: l'uno aveva fatto tremare tutta l'Europa, avevaaccumulato tesori, aveva visto chinarsi a lui, pavide,tutte le teste coronate d'Europa; s'era alzato superbosu tutto e su tutti; l'Altro, un giorno, scriveva che da

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sfaceva? ingrandiva o impiccoliva? dei confini cheimponeva? delle alleanze così duramente conquistatee delle inimicizie così tenacemente combattute?

Qualche centinaio di gloriosi stracci ricamati e la-cerati, polverosi e tarlati... e alcune poche pagine nelgrosso volume della storia universale del genere uma-no.

Polvere e cimitero. Così pensavo.Intanto dall'alto cominciarono a scendere le note

della Messa di Beethoven. Tutti i dolori che strazianola povera umanità, l'ansia per uscirne, il desiderio diuna gioia che si spera, che si comincia a intravvedere,che si avvicina, che ci prende, che ci trasporta, che ciinalza, su, sempre più su; i dolori che restano qui inquesta bassa terra, che non ci sono più addosso, o chenon sentiamo più, il palpitare della nostra anima peremozioni più alte, infine lo spaziare del nostro spiritofinalmente libero in un'atmosfera superiore, con oriz-zonti infiniti, attorno, sotto, sopra e ovunque; l'espan-dersi dello spirito nell'universo, nel tempo stesso chel'universo lo penetra e lo compenetra tutto questo erasuscitato da quelle note che scendevano dall'alto, daquelle voci, da quei suoni. Suoni, voci, note che Bee-thoven aveva creato, quando l'altro strappava quellevittorie, accumulava quegli stracci. Erano contempo-ranei: l'uno aveva fatto tremare tutta l'Europa, avevaaccumulato tesori, aveva visto chinarsi a lui, pavide,tutte le teste coronate d'Europa; s'era alzato superbosu tutto e su tutti; l'Altro, un giorno, scriveva che da

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una settimana non era uscito, non perchè fosse amma-lato, come credeva l'amico, ma perchè le sue scarperotte non glielo avevano consentito... Del primo resta-no gli stracci, del secondo questa musica eterna, que-sta viva fonte di gioie superiori! L'uno lavorava sullamateria e per la materia; l'altro lavorava sullo spirito eper lo spirito.

Ah! Beethoven! Tu esclamasti pensando a Napo-leone, dopo la battaglia di Jena: «Che peccato che ionon sappia dell'arte della guerra quanto so di musica!Lo batterei!»

Ah! Tu l'hai battuto! battuto per l'eternità!Mai come allora ho sentito potente l'antitesi tra la

materia e lo spirito, tra il lavoro per la materia e il la-voro per lo spirito! E mai come allora in contrastocon la caducità della materia e delle opere create for-se anche dallo spirito, ma per la materia e i suoi effi-meri attributi, mi è apparsa l'eternità continuativa del-le opere create dallo spirito per lo spirito; questo loropermanere eterno in un mondo al quale gli spiriti pos-sono attingere, e dove è così bello immergersi edespandersi.

L'opera d'arte crea veramente questa scala chel'uomo può salire per arrivare alle superiori gioie spi-rituali che rendono sopportabile questa vita e senza lequali questa vita non potrebbe esser vissuta!

MANI. – Siamo d'accordo.PIRRO. – Ed è significativo il contrasto fra la caducità

delle cose materiali e l'eternità di quelle spirituali.

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una settimana non era uscito, non perchè fosse amma-lato, come credeva l'amico, ma perchè le sue scarperotte non glielo avevano consentito... Del primo resta-no gli stracci, del secondo questa musica eterna, que-sta viva fonte di gioie superiori! L'uno lavorava sullamateria e per la materia; l'altro lavorava sullo spirito eper lo spirito.

Ah! Beethoven! Tu esclamasti pensando a Napo-leone, dopo la battaglia di Jena: «Che peccato che ionon sappia dell'arte della guerra quanto so di musica!Lo batterei!»

Ah! Tu l'hai battuto! battuto per l'eternità!Mai come allora ho sentito potente l'antitesi tra la

materia e lo spirito, tra il lavoro per la materia e il la-voro per lo spirito! E mai come allora in contrastocon la caducità della materia e delle opere create for-se anche dallo spirito, ma per la materia e i suoi effi-meri attributi, mi è apparsa l'eternità continuativa del-le opere create dallo spirito per lo spirito; questo loropermanere eterno in un mondo al quale gli spiriti pos-sono attingere, e dove è così bello immergersi edespandersi.

L'opera d'arte crea veramente questa scala chel'uomo può salire per arrivare alle superiori gioie spi-rituali che rendono sopportabile questa vita e senza lequali questa vita non potrebbe esser vissuta!

MANI. – Siamo d'accordo.PIRRO. – Ed è significativo il contrasto fra la caducità

delle cose materiali e l'eternità di quelle spirituali.

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Sono veramente due mondi che hanno due vite diver-se, caratterizzate in una dalla vicenda alterna e conti-nua del rinnovarsi e del morire della materia enell'altra dalla continuità eterna immanente dello spi-rito.

MANI. – Ciò non ostante anche la materia è eterna: nullasi crea e nulla si distrugge.

PIRRO. – Sì, ma il presentarsi di queste due eternità è bendiverso.

Nella materia, o meglio nelle varie sue forme e so-prattutto in quelle vegetali ed animali, l'individuo sisviluppa, cresce, invecchia e muore con una inesora-bile alternativa che trae seco le tristezze di questa mo-notona vicenda, e che è, nota bene, una delle cause dimolti dolori dell'umanità. Basterà ricordare le ansiedelle malattie, la tristezza dell'invecchiare e il doloreper la morte delle persone care, in chi resta. La brevi-tà poi estrema della vita delle individualità fa un tra-gico contrasto col permanere e il sussistere per milio-ni di secoli della vita del cosmo. Non ho bisogno diricordarti i calcoli e i risultati fisici ed astronomicisull'età delle stelle, del nostro sole e della nostra pic-cola Terra. Ed a queste cifre spaventosamente grandi,la vita vegetativa non ha da contrapporre che qualchesecolo appena a cui arrivano le piante, e i pochi annidella vita dell'uomo che ben raramente arriva al seco-lo. E quando ci arriva, come arriva! mio Dio! in chestato! Ora se noi analizziamo la natura umana, para-gonata a quella dei vegetali e degli altri animali, dob-

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Sono veramente due mondi che hanno due vite diver-se, caratterizzate in una dalla vicenda alterna e conti-nua del rinnovarsi e del morire della materia enell'altra dalla continuità eterna immanente dello spi-rito.

MANI. – Ciò non ostante anche la materia è eterna: nullasi crea e nulla si distrugge.

PIRRO. – Sì, ma il presentarsi di queste due eternità è bendiverso.

Nella materia, o meglio nelle varie sue forme e so-prattutto in quelle vegetali ed animali, l'individuo sisviluppa, cresce, invecchia e muore con una inesora-bile alternativa che trae seco le tristezze di questa mo-notona vicenda, e che è, nota bene, una delle cause dimolti dolori dell'umanità. Basterà ricordare le ansiedelle malattie, la tristezza dell'invecchiare e il doloreper la morte delle persone care, in chi resta. La brevi-tà poi estrema della vita delle individualità fa un tra-gico contrasto col permanere e il sussistere per milio-ni di secoli della vita del cosmo. Non ho bisogno diricordarti i calcoli e i risultati fisici ed astronomicisull'età delle stelle, del nostro sole e della nostra pic-cola Terra. Ed a queste cifre spaventosamente grandi,la vita vegetativa non ha da contrapporre che qualchesecolo appena a cui arrivano le piante, e i pochi annidella vita dell'uomo che ben raramente arriva al seco-lo. E quando ci arriva, come arriva! mio Dio! in chestato! Ora se noi analizziamo la natura umana, para-gonata a quella dei vegetali e degli altri animali, dob-

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biamo pure riconoscere che questa è indubbiamentela più evoluta, non perchè l'uomo sia, come pretendel'opinione generale, il re dell'universo, perchè ha sa-puto, come dicono, dominare tutti gli altri animali econquistare le forze della natura per suo uso, ma per-chè veramente è la sola organizzazione che noi tro-viamo nella natura, dalla quale risultino le possibilitàdello spirito. Il corpo umano lo si può almeno consi-derare come il più sensibile degli organismi capaci divibrare per lo spirito e di far vibrare lo spirito. Permezzo dell'arte l'uomo arriva a poter attingere ad unmondo spirituale al disopra della materia. Bisogna te-ner presente a quale maravigliosa fecondità spiritualeporti questo.

Nei suoi ricordi Wagner narra che nel novembredel 1861 si trovò a visitare la Galleria dell'Accademiaa Venezia durante una crisi di depressione morale chelo scoraggiava nella lotta per la conquista del suoideale artistico. Davanti all'«Assunta» di Tiziano fuscosso da tale entusiasmo che lo scoraggiamento pas-sò e concepì l'idea di un nuovo dramma: «I MaestriCantori», il dramma suo più luminoso e sereno. Eccodunque come questo mondo spirituale dell'arte nonsolo è fonte di godimento, di elevazione, ma è ancheorigine di nuove opere d'arte. Chissà quanti e meravi-gliosi colloqui di grandi artisti sono avvenuti attraver-so a questo mondo spirituale creato dall'opera d'arte!Tutti sappiamo quanto dice Dante di Virgilio edell'influenza che ebbe sullo «stile che m'ha fatto

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biamo pure riconoscere che questa è indubbiamentela più evoluta, non perchè l'uomo sia, come pretendel'opinione generale, il re dell'universo, perchè ha sa-puto, come dicono, dominare tutti gli altri animali econquistare le forze della natura per suo uso, ma per-chè veramente è la sola organizzazione che noi tro-viamo nella natura, dalla quale risultino le possibilitàdello spirito. Il corpo umano lo si può almeno consi-derare come il più sensibile degli organismi capaci divibrare per lo spirito e di far vibrare lo spirito. Permezzo dell'arte l'uomo arriva a poter attingere ad unmondo spirituale al disopra della materia. Bisogna te-ner presente a quale maravigliosa fecondità spiritualeporti questo.

Nei suoi ricordi Wagner narra che nel novembredel 1861 si trovò a visitare la Galleria dell'Accademiaa Venezia durante una crisi di depressione morale chelo scoraggiava nella lotta per la conquista del suoideale artistico. Davanti all'«Assunta» di Tiziano fuscosso da tale entusiasmo che lo scoraggiamento pas-sò e concepì l'idea di un nuovo dramma: «I MaestriCantori», il dramma suo più luminoso e sereno. Eccodunque come questo mondo spirituale dell'arte nonsolo è fonte di godimento, di elevazione, ma è ancheorigine di nuove opere d'arte. Chissà quanti e meravi-gliosi colloqui di grandi artisti sono avvenuti attraver-so a questo mondo spirituale creato dall'opera d'arte!Tutti sappiamo quanto dice Dante di Virgilio edell'influenza che ebbe sullo «stile che m'ha fatto

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onore». Sappiamo dal Vasari che la lettura preferita diMichelangelo era Dante e che dipinse Caronte nel«Giudizio universale» secondo la descrizione delPoeta. Sappiamo di Beethoven che la sua lettura pre-ferita era Shakespeare. Una stretta parentela, unoscambio di energie spirituali, un passaggio del fuocodivino avviene dunque fra i grandi artisti attraverso ilmondo spirituale dove le arti non hanno più la diver-sità della materia con le quali sono plasmate, ma soloconservano la intima spiritualità finale. In questomondo spirituale la poesia diventa pittura e la pitturamusica con una reciprocità piena e completa. Questaè ancora una conferma che l'essenza ultima dell'operad'arte è spirituale e che qualunque sia la forma mate-riale con la quale è espressa: – parole nella poesia,suoni nella musica, linee e colori nella pittura, linee emasse nell'architettura e scultura – una sola cosa ri-mane, una sola cosa è la condizione sine qua non pertutte le arti: la spiritualità del loro contenuto. Ben aragione Leonardo diceva che «la pittura è una poesiache si vede». Si potrebbe anche dire per completare ilquadro che la musica è una pittura che si ode e la poe-sia una musica che si sente e una pittura che si legge.Ma bisogna subito aprire una parentesi. Quando dicoche la musica è una pittura che si ode, non mi riferi-sco alla musica descrittiva; questa è una delle piùgrandi aberrazioni delle forme d'arte. Quando un arti-sta tende ad uscire dalle forme espressive proprie epeculiari della sua arte, c'è da dubitare che non si sen-

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onore». Sappiamo dal Vasari che la lettura preferita diMichelangelo era Dante e che dipinse Caronte nel«Giudizio universale» secondo la descrizione delPoeta. Sappiamo di Beethoven che la sua lettura pre-ferita era Shakespeare. Una stretta parentela, unoscambio di energie spirituali, un passaggio del fuocodivino avviene dunque fra i grandi artisti attraverso ilmondo spirituale dove le arti non hanno più la diver-sità della materia con le quali sono plasmate, ma soloconservano la intima spiritualità finale. In questomondo spirituale la poesia diventa pittura e la pitturamusica con una reciprocità piena e completa. Questaè ancora una conferma che l'essenza ultima dell'operad'arte è spirituale e che qualunque sia la forma mate-riale con la quale è espressa: – parole nella poesia,suoni nella musica, linee e colori nella pittura, linee emasse nell'architettura e scultura – una sola cosa ri-mane, una sola cosa è la condizione sine qua non pertutte le arti: la spiritualità del loro contenuto. Ben aragione Leonardo diceva che «la pittura è una poesiache si vede». Si potrebbe anche dire per completare ilquadro che la musica è una pittura che si ode e la poe-sia una musica che si sente e una pittura che si legge.Ma bisogna subito aprire una parentesi. Quando dicoche la musica è una pittura che si ode, non mi riferi-sco alla musica descrittiva; questa è una delle piùgrandi aberrazioni delle forme d'arte. Quando un arti-sta tende ad uscire dalle forme espressive proprie epeculiari della sua arte, c'è da dubitare che non si sen-

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ta sicuro del suo contenuto spirituale o della capacitàa raggiungerlo. Così i brani sinfonici descrittivi diLiszt e Wagner non sono che un tentativo di sostituireil contenuto spirituale della musica con le qualità pe-culiari di un'altra arte, poesia, pittura. Questo rendel'arte anedottica, frammentaria, occasionale, ben di-versa dalla immanente solidità eterna dell'arte che haun vero contenuto spirituale.

Ascolta la «Quinta» o la «Nona» di Beethoven eavrai la mente colma di un mondo infinito; ascolta il«Mormorio della foresta» e la «Cavalcata delle Wal-kirie» e dopo la breve suggestione data dai titoli e sevuoi anche dalla foresta o dalla cavalcata, la tua men-te rimane vuota completamente di spiritualità malgra-do l'innegabile valore tecnico musicale di quei pezzi.Anzi il tentativo di vedere la foresta o di vedere la ca-valcata ti avrà completamente allontanato dal mondospirituale8. Queste sono dunque forme transitoriedell'arte, forme che possono durare al massimo quan-to la moda e le vediamo appunto apparire soprattuttonel melodramma che, legato al teatro, è fatalmente le-gato alla transitorietà od ai capricci della moda, più diogni altra manifestazione artistica; poichè per sussi-stere deve rispondere impellentemente alla necessitàdel momento.

Ma la parentesi è già troppo lunga.8 Beethoven per la sua sinfonia pastorale aveva già segnato i

limiti alle possibilità descrittive della musica: «espressione disentimenti più che pittura!»

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ta sicuro del suo contenuto spirituale o della capacitàa raggiungerlo. Così i brani sinfonici descrittivi diLiszt e Wagner non sono che un tentativo di sostituireil contenuto spirituale della musica con le qualità pe-culiari di un'altra arte, poesia, pittura. Questo rendel'arte anedottica, frammentaria, occasionale, ben di-versa dalla immanente solidità eterna dell'arte che haun vero contenuto spirituale.

Ascolta la «Quinta» o la «Nona» di Beethoven eavrai la mente colma di un mondo infinito; ascolta il«Mormorio della foresta» e la «Cavalcata delle Wal-kirie» e dopo la breve suggestione data dai titoli e sevuoi anche dalla foresta o dalla cavalcata, la tua men-te rimane vuota completamente di spiritualità malgra-do l'innegabile valore tecnico musicale di quei pezzi.Anzi il tentativo di vedere la foresta o di vedere la ca-valcata ti avrà completamente allontanato dal mondospirituale8. Queste sono dunque forme transitoriedell'arte, forme che possono durare al massimo quan-to la moda e le vediamo appunto apparire soprattuttonel melodramma che, legato al teatro, è fatalmente le-gato alla transitorietà od ai capricci della moda, più diogni altra manifestazione artistica; poichè per sussi-stere deve rispondere impellentemente alla necessitàdel momento.

Ma la parentesi è già troppo lunga.8 Beethoven per la sua sinfonia pastorale aveva già segnato i

limiti alle possibilità descrittive della musica: «espressione disentimenti più che pittura!»

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Ritorniamo dunque all'unità spirituale assoluta del-le diverse forme d'arte.

Questa unità è la stessa spiritualità; ma come ab-biamo visto che non esiste opera d'arte superiore sen-za una spiritualità assoluta e mai relativa, così siamoarrivati alla conclusione che l'opera d'arte è veramen-te uno dei mezzi più rapidi, più potenti per arrivare almondo della spiritualità mentale.

Il mondo spirituale, patrimonio dell'umanità, èqualche cosa di eterno, di immanente; è un mondoche vive a sè e al quale i grandi uomini, i geni, hannodato un contributo che i geni stessi si scambiano, dan-do e ricevendo. Tutti gli uomini che rispondono allenecessità dello spirito possono elevarsi a questo mon-do e immedesimarselo. È un riflesso di quello mate-riale, ma con questo di particolare: le passioni, o glistati d'animo quali possono essere l'attesa, l'ansia, iltimore, il dolore, la gioia ecc., si spogliano della lorobanalità materiale contingente e divengono tali da ap-parire graduati e in successione, per vieppiù far risal-tare e godere lo stato d'animo che subentra. Così laserenità apparirà doppiamente bella e gradita, se verràdopo il timore o l'ansia o l'angoscia; la gioia pienasarà più intensa se verrà non solo dopo la tristezza ola malinconia, ma anche dopo l'indifferenza. Non par-lo del dolore, poichè questo non esiste o se c'è cosache per analogia ci può richiamare il dolore, questo ècompletamente sprovvisto del suo attributo più sa-liente, cioè della sofferenza. Si direbbe che questi sta-

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Ritorniamo dunque all'unità spirituale assoluta del-le diverse forme d'arte.

Questa unità è la stessa spiritualità; ma come ab-biamo visto che non esiste opera d'arte superiore sen-za una spiritualità assoluta e mai relativa, così siamoarrivati alla conclusione che l'opera d'arte è veramen-te uno dei mezzi più rapidi, più potenti per arrivare almondo della spiritualità mentale.

Il mondo spirituale, patrimonio dell'umanità, èqualche cosa di eterno, di immanente; è un mondoche vive a sè e al quale i grandi uomini, i geni, hannodato un contributo che i geni stessi si scambiano, dan-do e ricevendo. Tutti gli uomini che rispondono allenecessità dello spirito possono elevarsi a questo mon-do e immedesimarselo. È un riflesso di quello mate-riale, ma con questo di particolare: le passioni, o glistati d'animo quali possono essere l'attesa, l'ansia, iltimore, il dolore, la gioia ecc., si spogliano della lorobanalità materiale contingente e divengono tali da ap-parire graduati e in successione, per vieppiù far risal-tare e godere lo stato d'animo che subentra. Così laserenità apparirà doppiamente bella e gradita, se verràdopo il timore o l'ansia o l'angoscia; la gioia pienasarà più intensa se verrà non solo dopo la tristezza ola malinconia, ma anche dopo l'indifferenza. Non par-lo del dolore, poichè questo non esiste o se c'è cosache per analogia ci può richiamare il dolore, questo ècompletamente sprovvisto del suo attributo più sa-liente, cioè della sofferenza. Si direbbe che questi sta-

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ti d'animo siano colori che un formidabile artista col-loca vicino o lontano e variamente fra di loro combi-na sia per far armonizzare quelli affini, sia per mag-giormente dar risalto a quelli contrari. Il risultato èuna successione di stati d'animo che godiamo e cheper la loro progressione o diversità continuativa im-pediscono la noia o l'indifferenza.

Mentre ciò che caratterizza le sensazioni materialie ne è inseparabile, è l'avvicendarsi per contrapposti ocontrari del piacere o del dolore, della gioia e dellatristezza, dell'ansia e della noia; dimodochè anche lesensazioni fisiche o fisiologiche di più intenso piace-re, quelle dell'amore sensuale, è ben raro non sianoaccompagnate e sempre ad ogni modo seguite, dallanausea o dalla sazietà: «Animal post coitum triste». Enon so nè trovare, nè immaginare nessuna gioia mate-riale che non sia accompagnata o seguita da qualcheamarezza. Nel mondo spirituale si direbbe invece chele sensazioni si presentino a noi senza la passività conla quale dobbiamo sopportare le sensazioni e le pas-sioni materiali. Il nostro io individualizzato ne restafuori; è la gioia nella sua essenza, la serenità nella suaspazialità, la soddisfazione nella sua pienezza; nonuna gioia di cui un po' tocca il nostro io, non la sere-nità di cui una data superficie è sopra il nostro capo,non la soddisfazione che ci appaga un poco. In questocaso è un po' di godimento che si tocca; nell'altro ètutto il godimento sentito nella sua totalità sconfinata.E quando noi siamo affetti da qualche sentimento che

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ti d'animo siano colori che un formidabile artista col-loca vicino o lontano e variamente fra di loro combi-na sia per far armonizzare quelli affini, sia per mag-giormente dar risalto a quelli contrari. Il risultato èuna successione di stati d'animo che godiamo e cheper la loro progressione o diversità continuativa im-pediscono la noia o l'indifferenza.

Mentre ciò che caratterizza le sensazioni materialie ne è inseparabile, è l'avvicendarsi per contrapposti ocontrari del piacere o del dolore, della gioia e dellatristezza, dell'ansia e della noia; dimodochè anche lesensazioni fisiche o fisiologiche di più intenso piace-re, quelle dell'amore sensuale, è ben raro non sianoaccompagnate e sempre ad ogni modo seguite, dallanausea o dalla sazietà: «Animal post coitum triste». Enon so nè trovare, nè immaginare nessuna gioia mate-riale che non sia accompagnata o seguita da qualcheamarezza. Nel mondo spirituale si direbbe invece chele sensazioni si presentino a noi senza la passività conla quale dobbiamo sopportare le sensazioni e le pas-sioni materiali. Il nostro io individualizzato ne restafuori; è la gioia nella sua essenza, la serenità nella suaspazialità, la soddisfazione nella sua pienezza; nonuna gioia di cui un po' tocca il nostro io, non la sere-nità di cui una data superficie è sopra il nostro capo,non la soddisfazione che ci appaga un poco. In questocaso è un po' di godimento che si tocca; nell'altro ètutto il godimento sentito nella sua totalità sconfinata.E quando noi siamo affetti da qualche sentimento che

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si può esplicare in una manifestazione materiale, con-statiamo che è ben più grande la parte, diremo così,mentale di questo sentimento, che non la sua possibi-le manifestazione materiale. Pensa solamente conquale amore intenso, immenso, sconfinato, continuonoi possiamo amare una donna e confrontarlo con lepossibilità fisiologiche, transitorie e brevi delle mani-festazioni di questo amore, anche negli individui piùgenerosi; manifestazioni che il più delle volte sonosubito seguite nell'uomo non solo dalla stanchezza fi-sica, ma anche dalla reazione psichica e mentale.

Eraclito, il padre di tutti i pessimisti che proclama-va il perpetuo scorrere e l'assoluta instabilità dellecose, la vanità di ogni esistenza individuale, l'impos-sibilità del bene senza il male, del piacere senza il do-lore, della vita senza la morte, ha ragione se si riferi-sce al mondo della materia. Ma noi possiamo evadereda essa e nei piaceri spirituali dell'arte noi troviamoprecisamente il bene senza il male, la vita senza lamorte, il piacere senza il dolore e il dolore senza lasofferenza! Questa possibilità esiste anche nel sogno,e nel sonno che lo produce noi abbiamo la valvolache ci permette di vivere. E come non è possibile vitasenza sonno, cioè senza riposo – perchè nel sonnoevadiamo dalla vita – così noi nell'arte ritroviamo unaeguale possibilità di evasione, con questo in più, che,conservando la più completa coscienza della nostraevasione dalla vita materiale, ne godiamo più intensa-mente il piacere!

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si può esplicare in una manifestazione materiale, con-statiamo che è ben più grande la parte, diremo così,mentale di questo sentimento, che non la sua possibi-le manifestazione materiale. Pensa solamente conquale amore intenso, immenso, sconfinato, continuonoi possiamo amare una donna e confrontarlo con lepossibilità fisiologiche, transitorie e brevi delle mani-festazioni di questo amore, anche negli individui piùgenerosi; manifestazioni che il più delle volte sonosubito seguite nell'uomo non solo dalla stanchezza fi-sica, ma anche dalla reazione psichica e mentale.

Eraclito, il padre di tutti i pessimisti che proclama-va il perpetuo scorrere e l'assoluta instabilità dellecose, la vanità di ogni esistenza individuale, l'impos-sibilità del bene senza il male, del piacere senza il do-lore, della vita senza la morte, ha ragione se si riferi-sce al mondo della materia. Ma noi possiamo evadereda essa e nei piaceri spirituali dell'arte noi troviamoprecisamente il bene senza il male, la vita senza lamorte, il piacere senza il dolore e il dolore senza lasofferenza! Questa possibilità esiste anche nel sogno,e nel sonno che lo produce noi abbiamo la valvolache ci permette di vivere. E come non è possibile vitasenza sonno, cioè senza riposo – perchè nel sonnoevadiamo dalla vita – così noi nell'arte ritroviamo unaeguale possibilità di evasione, con questo in più, che,conservando la più completa coscienza della nostraevasione dalla vita materiale, ne godiamo più intensa-mente il piacere!

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Ah! bisogna ben concludere che i pessimisti, quan-do non seppero trovare nello spirito la contraddizione,o la liberazione dal loro pessimismo, erano tutti sordiper lo spirito, sordi per l'arte!

Il sonno prova che l'evasione periodica della mate-ria o meglio l'evasione periodica dell'Io cosciente dal-la vita della materia è una necessità della vita stessa.Questa evasione periodica è una parte del ritmo dellavita, l'accento debole di questo ritmo.

Si potrà obiettare che l'evasione durante il sonnonon è una vera evasione dalla vita, è l'evasione dellacoscienza; ma poichè la coscienza la possiamo identi-ficare con l'Io, così è l'Io che evade dalla materia! Ecome il corpo ha bisogno del sonno per il riposo, cosìl'Io, lo spirito, ha bisogno di riposare dalla fatica data-gli dalla sua unione con la materia.

Le leggi che regolano il mondo sono identiche intutti i campi. Come nella essenza dell'uomo l'Io haquesta necessità di evadere dalla materia, così abbia-mo visto che l'arte, per essere completa, deve arrivareallo spirito, evadere cioè dalla materia che la esprime.Si può dire che tutto ciò che è la risultante dell'unionedello spirito con la materia, ha una necessità periodi-ca di evasione dalla materia stessa.

Abbiamo visto che lo stesso avviene nei fenomenimagnetici e psichici e lo ritroveremo nella essenza enelle origini di tutte le religioni, nel fenomeno del mi-sticismo e della fede.

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Ah! bisogna ben concludere che i pessimisti, quan-do non seppero trovare nello spirito la contraddizione,o la liberazione dal loro pessimismo, erano tutti sordiper lo spirito, sordi per l'arte!

Il sonno prova che l'evasione periodica della mate-ria o meglio l'evasione periodica dell'Io cosciente dal-la vita della materia è una necessità della vita stessa.Questa evasione periodica è una parte del ritmo dellavita, l'accento debole di questo ritmo.

Si potrà obiettare che l'evasione durante il sonnonon è una vera evasione dalla vita, è l'evasione dellacoscienza; ma poichè la coscienza la possiamo identi-ficare con l'Io, così è l'Io che evade dalla materia! Ecome il corpo ha bisogno del sonno per il riposo, cosìl'Io, lo spirito, ha bisogno di riposare dalla fatica data-gli dalla sua unione con la materia.

Le leggi che regolano il mondo sono identiche intutti i campi. Come nella essenza dell'uomo l'Io haquesta necessità di evadere dalla materia, così abbia-mo visto che l'arte, per essere completa, deve arrivareallo spirito, evadere cioè dalla materia che la esprime.Si può dire che tutto ciò che è la risultante dell'unionedello spirito con la materia, ha una necessità periodi-ca di evasione dalla materia stessa.

Abbiamo visto che lo stesso avviene nei fenomenimagnetici e psichici e lo ritroveremo nella essenza enelle origini di tutte le religioni, nel fenomeno del mi-sticismo e della fede.

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Una prova che l'arte perde il suo fascino – ancheper le masse – quando non evade dalla materia che laesprime, la possiamo avere nell'attuale crisi di cuisoffre il teatro; crisi originata dal mediocre interessa-mento che il pubblico prova ora per il teatro stesso.L'origine di questa crisi risale alla balorda idea di por-tare verismo e realismo sulla scena! Il verismo nelteatro – dove diventa più verismo che in tutte le altrearti i cui mezzi di espressione non sono così vicinialla realtà come nel teatro – ha rotto e tolto l'incantoalla scena, incanto che consisteva appunto nel portarelo spettatore in un altro mondo che gli permetteva dievadere dalle miserie quotidiane. Se nel teatro si ri-trova la realtà d'ogni giorno, limitata più che sia pos-sibile, a che scopo andarci? Ciò è tanto vero che ilpubblico riempie invece i cinematografi, dove moltevolte vede rappresentazioni, forse già viste in teatro;ma la limitata illusione di realtà del cinematografo ri-spetto al teatro, lasciando campo libero alla sua fanta-sia, perchè più lontano della verità, lo soddisfa e lodiverte di più!

Si rende sempre più palese l'errore e la degenera-zione che ha subito l'arte moderna rispetto a quellaclassica. Non si sa più servirsi dello spettacolo dellanatura per fare l'arte, la si imita veristicamente. Nonsi sa più estrarne gli elementi per sintetizzarlinell'opera d'arte: si copiano i vari spettacoli, occasio-nali e frammentari e si trasportano così di pesonell'opera d'arte. Si mangia, per così dire, si mastica

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Una prova che l'arte perde il suo fascino – ancheper le masse – quando non evade dalla materia che laesprime, la possiamo avere nell'attuale crisi di cuisoffre il teatro; crisi originata dal mediocre interessa-mento che il pubblico prova ora per il teatro stesso.L'origine di questa crisi risale alla balorda idea di por-tare verismo e realismo sulla scena! Il verismo nelteatro – dove diventa più verismo che in tutte le altrearti i cui mezzi di espressione non sono così vicinialla realtà come nel teatro – ha rotto e tolto l'incantoalla scena, incanto che consisteva appunto nel portarelo spettatore in un altro mondo che gli permetteva dievadere dalle miserie quotidiane. Se nel teatro si ri-trova la realtà d'ogni giorno, limitata più che sia pos-sibile, a che scopo andarci? Ciò è tanto vero che ilpubblico riempie invece i cinematografi, dove moltevolte vede rappresentazioni, forse già viste in teatro;ma la limitata illusione di realtà del cinematografo ri-spetto al teatro, lasciando campo libero alla sua fanta-sia, perchè più lontano della verità, lo soddisfa e lodiverte di più!

Si rende sempre più palese l'errore e la degenera-zione che ha subito l'arte moderna rispetto a quellaclassica. Non si sa più servirsi dello spettacolo dellanatura per fare l'arte, la si imita veristicamente. Nonsi sa più estrarne gli elementi per sintetizzarlinell'opera d'arte: si copiano i vari spettacoli, occasio-nali e frammentari e si trasportano così di pesonell'opera d'arte. Si mangia, per così dire, si mastica

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la natura e la si ridà masticata, nell'opera d'arte, manon digerita! Che meraviglia se l'opera d'arte ora nonè vitale, non è viva! L'opera d'arte muore di fame.

MANI. – Ma perchè secondo te esiste od è venuta for-mandosi questa differenza fra l'arte antica o classica equella moderna?

PIRRO. – È stato detto che l'Arte grande o classica era ilprodotto di un processo universale più che il prodottodella individualità; che spesso la significazione diquest'arte trascendeva la volontà dell'artista, o arriva-va a risultati che egli ignorava e non prevedeva. Men-tre nell'arte moderna il prevalere dell'individualismo,dell'Io, la porta a risultati meno vasti, meno complessie più frammentari.

Si è detto che nell'arte classica il fattore della vo-lontà consapevole dall'individuo restava un mini-mum: la produzione artistica rivelava ed incarnava in-finitamente più di quanto era stato consapevolmentevoluto dall'artista, e che i valori di bellezza non eranoposseduti dall'artista consciamente, ma che li vedevasgorgare inaspettatamente dalla sua opera al di là espesso anche a dispetto di quanto aveva voluto fare, liapprendeva a posteriori con stupore, quasi come unagrazia della sua creatura. Così l'artista sarebbe unaspecie di medium che come individualità cosciente èassente, è passivo alla potenza creativa che opera inlui in modo pressochè inconscio e non agisce in luicome autore o creatore, ma come in un semplice ese-cutore.

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la natura e la si ridà masticata, nell'opera d'arte, manon digerita! Che meraviglia se l'opera d'arte ora nonè vitale, non è viva! L'opera d'arte muore di fame.

MANI. – Ma perchè secondo te esiste od è venuta for-mandosi questa differenza fra l'arte antica o classica equella moderna?

PIRRO. – È stato detto che l'Arte grande o classica era ilprodotto di un processo universale più che il prodottodella individualità; che spesso la significazione diquest'arte trascendeva la volontà dell'artista, o arriva-va a risultati che egli ignorava e non prevedeva. Men-tre nell'arte moderna il prevalere dell'individualismo,dell'Io, la porta a risultati meno vasti, meno complessie più frammentari.

Si è detto che nell'arte classica il fattore della vo-lontà consapevole dall'individuo restava un mini-mum: la produzione artistica rivelava ed incarnava in-finitamente più di quanto era stato consapevolmentevoluto dall'artista, e che i valori di bellezza non eranoposseduti dall'artista consciamente, ma che li vedevasgorgare inaspettatamente dalla sua opera al di là espesso anche a dispetto di quanto aveva voluto fare, liapprendeva a posteriori con stupore, quasi come unagrazia della sua creatura. Così l'artista sarebbe unaspecie di medium che come individualità cosciente èassente, è passivo alla potenza creativa che opera inlui in modo pressochè inconscio e non agisce in luicome autore o creatore, ma come in un semplice ese-cutore.

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E tanto più, si è detto, l'Arte passata è perfetta, piùsembra che la volontà individuale si riduca ad un mi-nimo per darsi completamente alla potenza trascen-dente che la feconda.

Questo modo di considerare l'arte antica che puòapparire a tutta prima giusto, mi sembra però un erro-re di prospettiva, dovuto alla inevitabile comparazio-ne (che è già insita nel fatto stesso di chiamarla arteclassica o grande arte) con l'arte non classica che èquanto dire arte moderna o per lo meno più recente diquella classica.

Voglio dire che stupefatti e abbagliati dalla gran-dezza illimitata di quell'arte, e dalla sua apparenzaquasi extraumana, confrontata con i risultati così limi-tati ristretti, chiusi e frammentari dell'arte moderna oposteriore, si cerchi una giustificazione alla sua gran-dezza, giustificazione che, così come è data, diventauna involontaria e non confessata difesa della medio-crità di quella posteriore. Ma questo constata e nonspiega le ragioni della sua grandezza. La vera ragionedella grandezza dell'arte classica è invece un'altra.

Nel campo della scienza anticamente l'uomo erasoggettivo: le grandi concezioni cosmologiche, uni-versali del mondo, quali sono quelle che ci hanno la-sciato i grandi filosofi e pensatori dell'antichità, ten-devano ad abbracciare in una concezione sintetica tut-to il cosmo e a spiegarlo a mezzo di grandi ed uniciprincipi: erano concezioni individuali, in tutto o inparte derivate da altre concezioni precedenti egual-

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E tanto più, si è detto, l'Arte passata è perfetta, piùsembra che la volontà individuale si riduca ad un mi-nimo per darsi completamente alla potenza trascen-dente che la feconda.

Questo modo di considerare l'arte antica che puòapparire a tutta prima giusto, mi sembra però un erro-re di prospettiva, dovuto alla inevitabile comparazio-ne (che è già insita nel fatto stesso di chiamarla arteclassica o grande arte) con l'arte non classica che èquanto dire arte moderna o per lo meno più recente diquella classica.

Voglio dire che stupefatti e abbagliati dalla gran-dezza illimitata di quell'arte, e dalla sua apparenzaquasi extraumana, confrontata con i risultati così limi-tati ristretti, chiusi e frammentari dell'arte moderna oposteriore, si cerchi una giustificazione alla sua gran-dezza, giustificazione che, così come è data, diventauna involontaria e non confessata difesa della medio-crità di quella posteriore. Ma questo constata e nonspiega le ragioni della sua grandezza. La vera ragionedella grandezza dell'arte classica è invece un'altra.

Nel campo della scienza anticamente l'uomo erasoggettivo: le grandi concezioni cosmologiche, uni-versali del mondo, quali sono quelle che ci hanno la-sciato i grandi filosofi e pensatori dell'antichità, ten-devano ad abbracciare in una concezione sintetica tut-to il cosmo e a spiegarlo a mezzo di grandi ed uniciprincipi: erano concezioni individuali, in tutto o inparte derivate da altre concezioni precedenti egual-

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mente individuali: illuminate molte volte dalla intui-zione, che è infinitamente più capace di arrivare allaverità delle cose. Mentre la sua figlia degenere,l'intelligenza, così usata nella scienza moderna, nonarriva che faticosamente a qualche frammentaria co-noscenza che è una particola di verità, e mai la verità.L'intuizione è per sua natura essenzialmente indivi-duale. Quasi a contrasto, e per ragioni che appare dif-ficile a spiegare rapidamente, l'arte invece in queitempi cercava di essere, e lo era, inconsciamenteaperta a tutto lo spettacolo del mondo esteriore checomprendeva, nota bene, non solo lo spettacolo og-gettivo del mondo e della natura, cioè del macroco-smo, ma anche quello dell'uomo e delle sue passioni,dei suoi sentimenti, cioè del microcosmo. Mentre loscienziato (allora era il filosofo) per capire doveva in-tuire, mancandogli il modo di comprendere, di intelli-gere, l'artista invece doveva osservare, guardare, capi-re ed esprimere soprattutto! Macrocosmo e microco-smo erano dinnanzi a lui. Il risultato nell'arte era infi-nito, vasto, universale. I termini erano, rispetto aquello che sono ora, capovolti.

L'intuizione, che ben a torto si crede facoltà essen-zialmente o tipicamente artistica, era allora soprattut-to usata, perseguita e talvolta raggiunta dai filosofi,gli scienziati di allora. Gli artisti erano allora rispettoai primi dei positivisti (si direbbe ora). E questa errataapplicazione che noi facciamo della parola intuizione,credendola più propria all'arte che alla scienza, ci fa

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mente individuali: illuminate molte volte dalla intui-zione, che è infinitamente più capace di arrivare allaverità delle cose. Mentre la sua figlia degenere,l'intelligenza, così usata nella scienza moderna, nonarriva che faticosamente a qualche frammentaria co-noscenza che è una particola di verità, e mai la verità.L'intuizione è per sua natura essenzialmente indivi-duale. Quasi a contrasto, e per ragioni che appare dif-ficile a spiegare rapidamente, l'arte invece in queitempi cercava di essere, e lo era, inconsciamenteaperta a tutto lo spettacolo del mondo esteriore checomprendeva, nota bene, non solo lo spettacolo og-gettivo del mondo e della natura, cioè del macroco-smo, ma anche quello dell'uomo e delle sue passioni,dei suoi sentimenti, cioè del microcosmo. Mentre loscienziato (allora era il filosofo) per capire doveva in-tuire, mancandogli il modo di comprendere, di intelli-gere, l'artista invece doveva osservare, guardare, capi-re ed esprimere soprattutto! Macrocosmo e microco-smo erano dinnanzi a lui. Il risultato nell'arte era infi-nito, vasto, universale. I termini erano, rispetto aquello che sono ora, capovolti.

L'intuizione, che ben a torto si crede facoltà essen-zialmente o tipicamente artistica, era allora soprattut-to usata, perseguita e talvolta raggiunta dai filosofi,gli scienziati di allora. Gli artisti erano allora rispettoai primi dei positivisti (si direbbe ora). E questa errataapplicazione che noi facciamo della parola intuizione,credendola più propria all'arte che alla scienza, ci fa

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stupire e trovare quasi belle esteticamente le teorie ele concezioni degli antichi filosofi, i quali appaiono anoi talora, come p. es. Platone, grandi artisti, poeti.Dicevamo dunque che gli artisti di allora erano moltopiù osservatori e che questa attenta e acuta osserva-zione esprimevano nell'opera d'arte.

La loro relativa calma nel processo geneticodell'opera d'arte li faceva molto più artefici che artisti;quindi pazientissimi e metodici, scrupolosi tecnicicome sono tutti gli artefici, ed è questa una ragionedella perfezione da loro raggiunta nell'arte.

Il fatto di essere più artefici che artisti dava a loroil dominio assoluto della tecnica, cioè della materiache usavano per esprimere l'opera d'arte. Quale mera-viglia se dominata completamente la materia, la loroopera d'arte risultava così aperta a tutte le significa-zioni a tutte le apparizioni dello spirito?

Da questa loro qualità quasi di artefici derivava an-che necessariamente la loro profonda umiltà che limetteva veramente in istato di grazia per la creazio-ne dell'opera d'arte. Dalle botteghe nel quattrocentouscivano i capolavori che noi ammiriamo ora nelle pi-nacoteche, nelle chiese e nei musei.

Nelle botteghe Leonardo, Michelangelo e Raffaelloandavano come garzoni o apprendisti ad impararel'arte; incominciavano a scopare la bottega e a maci-nare i colori! Confronta il loro umile tirocinio in que-ste botteghe dove, incominciando dal macinare i colo-ri, apprendevano innanzitutto meticolosamente la tec-

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stupire e trovare quasi belle esteticamente le teorie ele concezioni degli antichi filosofi, i quali appaiono anoi talora, come p. es. Platone, grandi artisti, poeti.Dicevamo dunque che gli artisti di allora erano moltopiù osservatori e che questa attenta e acuta osserva-zione esprimevano nell'opera d'arte.

La loro relativa calma nel processo geneticodell'opera d'arte li faceva molto più artefici che artisti;quindi pazientissimi e metodici, scrupolosi tecnicicome sono tutti gli artefici, ed è questa una ragionedella perfezione da loro raggiunta nell'arte.

Il fatto di essere più artefici che artisti dava a loroil dominio assoluto della tecnica, cioè della materiache usavano per esprimere l'opera d'arte. Quale mera-viglia se dominata completamente la materia, la loroopera d'arte risultava così aperta a tutte le significa-zioni a tutte le apparizioni dello spirito?

Da questa loro qualità quasi di artefici derivava an-che necessariamente la loro profonda umiltà che limetteva veramente in istato di grazia per la creazio-ne dell'opera d'arte. Dalle botteghe nel quattrocentouscivano i capolavori che noi ammiriamo ora nelle pi-nacoteche, nelle chiese e nei musei.

Nelle botteghe Leonardo, Michelangelo e Raffaelloandavano come garzoni o apprendisti ad impararel'arte; incominciavano a scopare la bottega e a maci-nare i colori! Confronta il loro umile tirocinio in que-ste botteghe dove, incominciando dal macinare i colo-ri, apprendevano innanzitutto meticolosamente la tec-

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nica, con le nostre scuole d'Arte che pomposamente sichiamano Accademie e con la presunzione degli allie-vi di ora che non imparano nessuna tecnica, (e nessuninsegnante d'altra parte saprebbe apprenderla loro,perchè neppur lui la sa). La tecnica è disprezzatacome indegna, superflua o inutile, perchè essi, mae-stri e allievi, insegnano e imparano l'arte con l'A ma-iuscola e non la tecnica! quasi questa non fosse il ne-cessario medium per esprimere l'arte! E che boria, chepresunzione trovi negli insegnanti e ancor più negliallievi! Altro che l'umiltà che crea lo stato di grazia!

Allora la base per «esprimere» era «saper dipinge-re» il che voleva dire sapere così bene la tecnica chequesta o non aveva più nessuna difficoltà, o tutte ledifficoltà erano superate senza sforzo e così l'espres-sione arrivava diritta all'opera d'arte.

Ora si vuol esprimere senza saper nessuna tecnica;questa, dicono, viene da se stessa!

Noi vediamo invece che quando questa sicurezzatecnica, mancando o decadendo mette l'artista nellanecessità di attendere l'intuizione, o l'ispirazione,come si dice, per poter proseguire l'opera, (ciò che èuna vera e propria illusione, poichè l'intuizione è disua natura spirituale, mentre la tecnica è quanto di piùmateriale si possa immaginare) l'opera d'arte fatal-mente decade. E decade anche egualmente perl'eccesso opposto: quando cioè la tecnica è diventatacosì facile da diventare virtuosismo, fine a se stesso,come è avvenuto dopo Michelangelo, e come vedia-

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nica, con le nostre scuole d'Arte che pomposamente sichiamano Accademie e con la presunzione degli allie-vi di ora che non imparano nessuna tecnica, (e nessuninsegnante d'altra parte saprebbe apprenderla loro,perchè neppur lui la sa). La tecnica è disprezzatacome indegna, superflua o inutile, perchè essi, mae-stri e allievi, insegnano e imparano l'arte con l'A ma-iuscola e non la tecnica! quasi questa non fosse il ne-cessario medium per esprimere l'arte! E che boria, chepresunzione trovi negli insegnanti e ancor più negliallievi! Altro che l'umiltà che crea lo stato di grazia!

Allora la base per «esprimere» era «saper dipinge-re» il che voleva dire sapere così bene la tecnica chequesta o non aveva più nessuna difficoltà, o tutte ledifficoltà erano superate senza sforzo e così l'espres-sione arrivava diritta all'opera d'arte.

Ora si vuol esprimere senza saper nessuna tecnica;questa, dicono, viene da se stessa!

Noi vediamo invece che quando questa sicurezzatecnica, mancando o decadendo mette l'artista nellanecessità di attendere l'intuizione, o l'ispirazione,come si dice, per poter proseguire l'opera, (ciò che èuna vera e propria illusione, poichè l'intuizione è disua natura spirituale, mentre la tecnica è quanto di piùmateriale si possa immaginare) l'opera d'arte fatal-mente decade. E decade anche egualmente perl'eccesso opposto: quando cioè la tecnica è diventatacosì facile da diventare virtuosismo, fine a se stesso,come è avvenuto dopo Michelangelo, e come vedia-

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mo ora in altro campo, nel mondo dei virtuosi del pia-noforte o del violino.

Dunque negli artisti di allora una profonda sapien-tissima tecnica che permetteva loro la soluzione faciledi ogni difficoltà ed uno spirito aperto a tutto il mon-do ed ai suoi spettacoli senza alcun egocentrismo. Perquesto l'arte antica o classica ha sempre soggetti divasto e universale interesse. Grandi tragedie, grandieroismi, Dei, Eroi, Santi e Martiri, di cui tutti cono-scevano vita e opere. Quando questa universalità disoggetti da tutti conosciuti e ricercati è mancata, si èarrivati a cercare i soggetti che più piacevano ai variartisti, cioè ai vari Io di questi artisti. Si incomincianoa vedere per es. scene famigliari, interni, paesaggi,nature morte, e abbiamo degli artisti che si specializ-zano secondo gusti, tendenze o preferenze dei loro Ioin ciascuna di queste forme. Si arriva così a specializ-zazioni sempre più limitate, nel bisogno che provanogli artisti di differenziarsi.

L'Io dell'artista ama solo la natura selvaggia? e al-lora dipinge solo quella; preferisce i contrasti violentidi luce? e allora tutte scene con luce artificiale daglisbattimenti di luci ed ombre violenti; siamo arrivatialle nature morte – fatte solo di alcuni soggetti – peres. due o tre strumenti musicali.

E bisogna notare che non è vero che gli artisti fac-ciano ciò che si domanda loro; è il contrario, è l'arti-sta che crea il gusto, la moda o la richiesta. Il pubbli-co dei non artisti vede ora il paesaggio, perchè lo ha

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mo ora in altro campo, nel mondo dei virtuosi del pia-noforte o del violino.

Dunque negli artisti di allora una profonda sapien-tissima tecnica che permetteva loro la soluzione faciledi ogni difficoltà ed uno spirito aperto a tutto il mon-do ed ai suoi spettacoli senza alcun egocentrismo. Perquesto l'arte antica o classica ha sempre soggetti divasto e universale interesse. Grandi tragedie, grandieroismi, Dei, Eroi, Santi e Martiri, di cui tutti cono-scevano vita e opere. Quando questa universalità disoggetti da tutti conosciuti e ricercati è mancata, si èarrivati a cercare i soggetti che più piacevano ai variartisti, cioè ai vari Io di questi artisti. Si incomincianoa vedere per es. scene famigliari, interni, paesaggi,nature morte, e abbiamo degli artisti che si specializ-zano secondo gusti, tendenze o preferenze dei loro Ioin ciascuna di queste forme. Si arriva così a specializ-zazioni sempre più limitate, nel bisogno che provanogli artisti di differenziarsi.

L'Io dell'artista ama solo la natura selvaggia? e al-lora dipinge solo quella; preferisce i contrasti violentidi luce? e allora tutte scene con luce artificiale daglisbattimenti di luci ed ombre violenti; siamo arrivatialle nature morte – fatte solo di alcuni soggetti – peres. due o tre strumenti musicali.

E bisogna notare che non è vero che gli artisti fac-ciano ciò che si domanda loro; è il contrario, è l'arti-sta che crea il gusto, la moda o la richiesta. Il pubbli-co dei non artisti vede ora il paesaggio, perchè lo ha

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visto dipinto, vede il tramonto, perchè nei quadri glie-lo hanno fatto vedere.

Naturalmente nell'arte classica tu trovi tutto questo,cioè interni, paesaggi, nature morte, ma non solo que-sto: nell'interno c'era o una Madonna o una Venere oun santo; il paesaggio era lo sfondo per una scenaeroica o per un martirio o per un baccanale; la naturamorta riempiva un angolo qualunque del quadro. Equello che attirava tutti era precisamente la Madonna,la Venere, la scena eroica, il martirio o il baccanale.Nell'universalità di questa rappresentazione, nellacomplessità e varietà dei suoi elementi tu senti la se-rena oggettività dell'artista che dà a tutti la stessa acu-ta osservazione, la stessa profonda e diligente esecu-zione.

Mancata questa universalità di ideale mitologico oreligioso da tutti sentito e compreso e che l'artista fa-talmente e logicamente doveva rappresentare, è su-bentrato invece l'Io dell'artista con i suoi gusti ed ilsuo mondo ad essere centro, causa prima ed unicosoggetto della sua arte.

Si direbbe che nel campo della scienza l'uomo siauscito dall'Io per trovare la realtà delle cose. Nell'arteinvece l'uomo si è rinchiuso nell'Io per allontanarsidalla realtà oggettiva.

Questo individualismo nell'arte moderna è la causache l'arte così prodotta è tanto effimera che non duraneppure quanto la vita di chi l'ha espressa, anzi talora

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visto dipinto, vede il tramonto, perchè nei quadri glie-lo hanno fatto vedere.

Naturalmente nell'arte classica tu trovi tutto questo,cioè interni, paesaggi, nature morte, ma non solo que-sto: nell'interno c'era o una Madonna o una Venere oun santo; il paesaggio era lo sfondo per una scenaeroica o per un martirio o per un baccanale; la naturamorta riempiva un angolo qualunque del quadro. Equello che attirava tutti era precisamente la Madonna,la Venere, la scena eroica, il martirio o il baccanale.Nell'universalità di questa rappresentazione, nellacomplessità e varietà dei suoi elementi tu senti la se-rena oggettività dell'artista che dà a tutti la stessa acu-ta osservazione, la stessa profonda e diligente esecu-zione.

Mancata questa universalità di ideale mitologico oreligioso da tutti sentito e compreso e che l'artista fa-talmente e logicamente doveva rappresentare, è su-bentrato invece l'Io dell'artista con i suoi gusti ed ilsuo mondo ad essere centro, causa prima ed unicosoggetto della sua arte.

Si direbbe che nel campo della scienza l'uomo siauscito dall'Io per trovare la realtà delle cose. Nell'arteinvece l'uomo si è rinchiuso nell'Io per allontanarsidalla realtà oggettiva.

Questo individualismo nell'arte moderna è la causache l'arte così prodotta è tanto effimera che non duraneppure quanto la vita di chi l'ha espressa, anzi talora

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dura poco più di una stagione, così come dura unamoda!

E se noi analizziamo più a fondo questo collocareil proprio Io come centro dell'Universo da rappresen-tare nell'Arte, vediamo che pone l'artista in una speciedi dilemma insolubile.

Far assurgere il proprio Io a centro dell'Universovuol dire ignorare gli altri Io e quello che di comuneha il proprio Io con milioni di altri Io, non fosse altroche la sua stessa essenza di Io. Togliersi cioè la possi-bilità di essere compreso dagli altri Io; quindi la pos-sibilità di manifestarsi coll'arte.

Nel mondo microcosmico dell'Io si può trovare,come abbiamo visto, l'Infinito ed un potenziamentosuperiore introspettivo come nella filosofia Yoga enegli esercizi indiani del Raya Yoga; ma qui è negatala manifestazione esterna che è poi quanto dire lapossibilità artistica che è essenzialmente manifestati-va ed espressiva.

Se il microcosmo Io è un riflesso o una sintesi delmacrocosmo, questo Io deve però chiudersi in se stes-so se vuol ritrovare se stesso, se vuol introspettarsi.

Nell'introspezione stessa è negata la possibilità diogni altra manifestazione a tutto il resto: ad altri Io.

È, si può dire, un'osservazione o un culto eminen-temente solitario. Si sono tagliati i ponti con tutto ilresto, anche colla materia che dovrebbe materializza-re cioè rappresentare il risultato artistico di questa in-trospezione.

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dura poco più di una stagione, così come dura unamoda!

E se noi analizziamo più a fondo questo collocareil proprio Io come centro dell'Universo da rappresen-tare nell'Arte, vediamo che pone l'artista in una speciedi dilemma insolubile.

Far assurgere il proprio Io a centro dell'Universovuol dire ignorare gli altri Io e quello che di comuneha il proprio Io con milioni di altri Io, non fosse altroche la sua stessa essenza di Io. Togliersi cioè la possi-bilità di essere compreso dagli altri Io; quindi la pos-sibilità di manifestarsi coll'arte.

Nel mondo microcosmico dell'Io si può trovare,come abbiamo visto, l'Infinito ed un potenziamentosuperiore introspettivo come nella filosofia Yoga enegli esercizi indiani del Raya Yoga; ma qui è negatala manifestazione esterna che è poi quanto dire lapossibilità artistica che è essenzialmente manifestati-va ed espressiva.

Se il microcosmo Io è un riflesso o una sintesi delmacrocosmo, questo Io deve però chiudersi in se stes-so se vuol ritrovare se stesso, se vuol introspettarsi.

Nell'introspezione stessa è negata la possibilità diogni altra manifestazione a tutto il resto: ad altri Io.

È, si può dire, un'osservazione o un culto eminen-temente solitario. Si sono tagliati i ponti con tutto ilresto, anche colla materia che dovrebbe materializza-re cioè rappresentare il risultato artistico di questa in-trospezione.

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E come negli stadi del Raya Yoga il potenziamentodell'Io cessa non appena si esce dalla concentrazioneintrospettiva, così in queste forme d'arte, non appenasi vuole manifestare quello che è interno, la potenzia-lità e l'efficacia di questa valorizzazione risulta com-pletamente nulla.

C'è l'impossibilità di fare dell'universale – manife-stazione artistica – col particolare. Da qui deriva la li-mitata possibilità di comprensione che hanno tutte lemanifestazioni dell'arte che si basano su di un'esage-rata valorizzazione del proprio Io e il logico distaccofra queste opere e tutti gli osservatori cioè gli altri Io.

I numerosi e differenti Io di tutti gli spettatori diquesta arte non trovano nulla che sia comune anche alloro Io; nessun ramo viene porto ad essi sul quale at-taccarsi, nessun ponte per scavalcare il fiume che di-vide il loro Io da quello dell'artista. Se io mi chiudoermeticamente in casa, chi vi potrà penetrare?

Dolori, sofferenze, dubbi, vari stati d'animo devonoessere di capacità generale, assurgere quasi a simboloperchè possano essere capiti e sentiti da tutti coloroche si trovano di fronte all'opera d'arte.

Ecco come si spiega l'universalità della grande arteantica e l'egocentrismo ristretto e piccolo di tutte lemanifestazioni artistiche che partono da una superva-lutazione dell'Io.

* * *

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E come negli stadi del Raya Yoga il potenziamentodell'Io cessa non appena si esce dalla concentrazioneintrospettiva, così in queste forme d'arte, non appenasi vuole manifestare quello che è interno, la potenzia-lità e l'efficacia di questa valorizzazione risulta com-pletamente nulla.

C'è l'impossibilità di fare dell'universale – manife-stazione artistica – col particolare. Da qui deriva la li-mitata possibilità di comprensione che hanno tutte lemanifestazioni dell'arte che si basano su di un'esage-rata valorizzazione del proprio Io e il logico distaccofra queste opere e tutti gli osservatori cioè gli altri Io.

I numerosi e differenti Io di tutti gli spettatori diquesta arte non trovano nulla che sia comune anche alloro Io; nessun ramo viene porto ad essi sul quale at-taccarsi, nessun ponte per scavalcare il fiume che di-vide il loro Io da quello dell'artista. Se io mi chiudoermeticamente in casa, chi vi potrà penetrare?

Dolori, sofferenze, dubbi, vari stati d'animo devonoessere di capacità generale, assurgere quasi a simboloperchè possano essere capiti e sentiti da tutti coloroche si trovano di fronte all'opera d'arte.

Ecco come si spiega l'universalità della grande arteantica e l'egocentrismo ristretto e piccolo di tutte lemanifestazioni artistiche che partono da una superva-lutazione dell'Io.

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Ricorderai quanto dicevo dei due metodi possibiliper considerare, spiegare, comprendere un fatto, feno-meno od opera d'arte. Il metodo occidentale di vederela cosa fuori di Sè e il metodo orientale di assorbirlanel Sè per viverla nel proprio Io. Ti dicevo che nellascienza ormai non si usa che il primo metodo, che è ilmetodo oggettivo, positivista, esperimentale.

Ti dicevo anche che, secondo me, è un errore gra-vissimo aver generalizzato questo metodo ed averloapplicato dove non era adatto, nel campo cioè dellostudio dell'uomo, dove l'Io ha una così grande e so-vrana importanza.

Moltissima critica artistica ha applicato pure erro-neamente, secondo me, questo metodo oggettivo, po-sitivista, sperimentale nel campo dell'arte.

Se noi analizziamo, sezioniamo, sminuzziamo leopere d'arte, oggettivamente, più ci ingolferemo inquesto lavoro, e più ci allontaneremo dalla compren-sione spirituale delle opere d'arte stesse.

Si prenda per esempio un tema di Beethoven e deipiù belli; lo si divida come è stato fatto in periodi ocome ha detto d'Indy in parti maschili e femminili,oppure lo si analizzi nel senso degli intervalli, nellasuccessione delle note; quando avremo trovato chedopo la prima nota c'è un intervallo di seconda, poi diterza, poi di quarta, di quinta diminuita, di secondaancora, poi di quarta eccedente ecc., avremo certo se-zionato monodicamente quel tema, ma non avremo nèspiegato perchè sia bello, dolce o emozionante, nè lo

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Ricorderai quanto dicevo dei due metodi possibiliper considerare, spiegare, comprendere un fatto, feno-meno od opera d'arte. Il metodo occidentale di vederela cosa fuori di Sè e il metodo orientale di assorbirlanel Sè per viverla nel proprio Io. Ti dicevo che nellascienza ormai non si usa che il primo metodo, che è ilmetodo oggettivo, positivista, esperimentale.

Ti dicevo anche che, secondo me, è un errore gra-vissimo aver generalizzato questo metodo ed averloapplicato dove non era adatto, nel campo cioè dellostudio dell'uomo, dove l'Io ha una così grande e so-vrana importanza.

Moltissima critica artistica ha applicato pure erro-neamente, secondo me, questo metodo oggettivo, po-sitivista, sperimentale nel campo dell'arte.

Se noi analizziamo, sezioniamo, sminuzziamo leopere d'arte, oggettivamente, più ci ingolferemo inquesto lavoro, e più ci allontaneremo dalla compren-sione spirituale delle opere d'arte stesse.

Si prenda per esempio un tema di Beethoven e deipiù belli; lo si divida come è stato fatto in periodi ocome ha detto d'Indy in parti maschili e femminili,oppure lo si analizzi nel senso degli intervalli, nellasuccessione delle note; quando avremo trovato chedopo la prima nota c'è un intervallo di seconda, poi diterza, poi di quarta, di quinta diminuita, di secondaancora, poi di quarta eccedente ecc., avremo certo se-zionato monodicamente quel tema, ma non avremo nèspiegato perchè sia bello, dolce o emozionante, nè lo

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avremo capito meglio di chi si abbandona semplice-mente al fascino che emanano queste note che si se-guono e alle immagini che determinano nel suo spiri-to! Ecco un po' il processo intuitivo e il processo ana-litico o sperimentale messi di fronte!

Questo lavoro di sezionamento dell'opera d'artenon ci potrà mai portare al di là della materia, cioèdella tecnica dell'opera stessa; non ci porterà mai allospirito dell'opera.

Così mentre, come dicevo, l'artista è su di una falsastrada quando vuol creare l'arte prendendo per univer-so il proprio Io, il critico o colui che osserva l'operad'arte è in errore se vuole considerarla fuori del pro-prio Io come oggetto. Erra, e ciò è ancora peggio, sipone nell'impossibilità di comprenderla, cioè di viver-la. Comprendere l'opera d'arte vuol dire viverla nelproprio Io dove vive lo spirito. Facciamo, comeesempio, il processo dell'analisi di un quadro del qua-le ti ho già parlato: «Il Cristo e il Cireneo» di Tiziano.

Ti ho già detto che questo quadro mi ha dato unapotentissima impressione di colloquio spirituale fra ledue anime delle persone rappresentate. Ora quandoscendo ad analizzarlo, non è già più solo il quadro,ma anche gli elementi di questa mia impressione edemozione che io analizzo. Ma questi elementi sonogià diventati un tutto col quadro, poichè ben difficil-mente io avrei trovato questi elementi, se non avessiavuto quella precisa emozione di colloquio.

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avremo capito meglio di chi si abbandona semplice-mente al fascino che emanano queste note che si se-guono e alle immagini che determinano nel suo spiri-to! Ecco un po' il processo intuitivo e il processo ana-litico o sperimentale messi di fronte!

Questo lavoro di sezionamento dell'opera d'artenon ci potrà mai portare al di là della materia, cioèdella tecnica dell'opera stessa; non ci porterà mai allospirito dell'opera.

Così mentre, come dicevo, l'artista è su di una falsastrada quando vuol creare l'arte prendendo per univer-so il proprio Io, il critico o colui che osserva l'operad'arte è in errore se vuole considerarla fuori del pro-prio Io come oggetto. Erra, e ciò è ancora peggio, sipone nell'impossibilità di comprenderla, cioè di viver-la. Comprendere l'opera d'arte vuol dire viverla nelproprio Io dove vive lo spirito. Facciamo, comeesempio, il processo dell'analisi di un quadro del qua-le ti ho già parlato: «Il Cristo e il Cireneo» di Tiziano.

Ti ho già detto che questo quadro mi ha dato unapotentissima impressione di colloquio spirituale fra ledue anime delle persone rappresentate. Ora quandoscendo ad analizzarlo, non è già più solo il quadro,ma anche gli elementi di questa mia impressione edemozione che io analizzo. Ma questi elementi sonogià diventati un tutto col quadro, poichè ben difficil-mente io avrei trovato questi elementi, se non avessiavuto quella precisa emozione di colloquio.

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Se il quadro mi avesse fatto, per esempio impres-sione di poderoso contrasto fra i due tipi (ed esistonodei quadri con lo stesso soggetto che possono darequesta impressione) io non avrei avuto l'impressionedi colloquio che ho avuto. Ma quando la visione delquadro mi ha dato questa impressione, l'oggettivazio-ne del quadro è finita. Quando questa impressione osensazione è trasportata nel più profondo del mio Io,e nel silenzio interiore io «sento» il colloquio di Cri-sto e del Cireneo è allora e solo allora che io vivodionisiacamente il quadro, è allora che io ne sento ene godo la superiore spiritualità che si è armonizzatacon la spiritualità del mio Io, ed esse vibrano e vivo-no spiritualmente insieme.

Dunque per la creazione dell'opera d'arte sono ne-cessarie le finestre spalancate sul mondo e sugli altriuomini, mentre per la comprensione dell'opera d'artel'oggettivazione di questa non può andare al di là del-la semplice percezione sensoria che poi deve essereportata nel più profondo del proprio Io, dove deve es-sere vissuta.

Una conseguenza dell'egocentrismo oggi così dif-fuso negli artisti è anche un certo atteggiamento difreddo cinismo, una ostentazione di indifferente supe-riorità davanti all'emozione nell'arte ed una pretesa ri-gidità e un calcolo nel fare l'opera d'arte che vige orain certe scuole, dove si pretende di creare dell'artesenza partecipare alle emozioni, e anche senza farleesprimere dall'opera. Questa indifferenza può essere

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Se il quadro mi avesse fatto, per esempio impres-sione di poderoso contrasto fra i due tipi (ed esistonodei quadri con lo stesso soggetto che possono darequesta impressione) io non avrei avuto l'impressionedi colloquio che ho avuto. Ma quando la visione delquadro mi ha dato questa impressione, l'oggettivazio-ne del quadro è finita. Quando questa impressione osensazione è trasportata nel più profondo del mio Io,e nel silenzio interiore io «sento» il colloquio di Cri-sto e del Cireneo è allora e solo allora che io vivodionisiacamente il quadro, è allora che io ne sento ene godo la superiore spiritualità che si è armonizzatacon la spiritualità del mio Io, ed esse vibrano e vivo-no spiritualmente insieme.

Dunque per la creazione dell'opera d'arte sono ne-cessarie le finestre spalancate sul mondo e sugli altriuomini, mentre per la comprensione dell'opera d'artel'oggettivazione di questa non può andare al di là del-la semplice percezione sensoria che poi deve essereportata nel più profondo del proprio Io, dove deve es-sere vissuta.

Una conseguenza dell'egocentrismo oggi così dif-fuso negli artisti è anche un certo atteggiamento difreddo cinismo, una ostentazione di indifferente supe-riorità davanti all'emozione nell'arte ed una pretesa ri-gidità e un calcolo nel fare l'opera d'arte che vige orain certe scuole, dove si pretende di creare dell'artesenza partecipare alle emozioni, e anche senza farleesprimere dall'opera. Questa indifferenza può essere

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uguale all'indifferenza che può avere un eunuco da-vanti al corpo nudo di una bella donna.

Non ho io letto in un celebre scrittore francese con-temporaneo, Jean Cocteau che egli antepone Bach perla sua impassibile superiorità a Beethoven, che si la-scerebbe, secondo lui, trascinare dal romanticismo delcuore a scapito della perfezione artistica! Sa questosignore quello che si dice del pianto di Bach? La mo-glie di Bach narra nelle sue memorie che un giorno,recatasi nella camera ove Bach soleva comporre, losorprese in tale commozione che grosse lacrime gliscendevano dagli occhi. Egli stava allora componen-do la «Passione secondo S. Matteo» ed era alla scenadel Golgota!... allora non ebbe il coraggio di parlarglie se ne andò piano piano senza avergli rivolto parola.

So che si è imputata l'autenticità delle memoriedella moglie di Bach; ma vere o false che siano l'epi-sodio per me è così necessariamente vero che non neposso dubitare!

Quanto soffra l'artista è inutile ricordarlo. Il doloredi Dante «il divin poeta che mi ha fatto macro». Mi-chelangelo che scrive all'Ammanati: «nelle mie opereio caco sangue». Beethoven diceva che la sua musicaè fatta col cuore e che va al cuore. Questo pianto,questo dolore, questo sangue si direbbero la vendetta,la ribellione di questa miserabile materia che si sentesuperata, che si sente schiacciata e asservita e che sivendica come è proprio della materia come è sua abi-tudine, come è sua legge. Lo spirito invece dà sempre

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uguale all'indifferenza che può avere un eunuco da-vanti al corpo nudo di una bella donna.

Non ho io letto in un celebre scrittore francese con-temporaneo, Jean Cocteau che egli antepone Bach perla sua impassibile superiorità a Beethoven, che si la-scerebbe, secondo lui, trascinare dal romanticismo delcuore a scapito della perfezione artistica! Sa questosignore quello che si dice del pianto di Bach? La mo-glie di Bach narra nelle sue memorie che un giorno,recatasi nella camera ove Bach soleva comporre, losorprese in tale commozione che grosse lacrime gliscendevano dagli occhi. Egli stava allora componen-do la «Passione secondo S. Matteo» ed era alla scenadel Golgota!... allora non ebbe il coraggio di parlarglie se ne andò piano piano senza avergli rivolto parola.

So che si è imputata l'autenticità delle memoriedella moglie di Bach; ma vere o false che siano l'epi-sodio per me è così necessariamente vero che non neposso dubitare!

Quanto soffra l'artista è inutile ricordarlo. Il doloredi Dante «il divin poeta che mi ha fatto macro». Mi-chelangelo che scrive all'Ammanati: «nelle mie opereio caco sangue». Beethoven diceva che la sua musicaè fatta col cuore e che va al cuore. Questo pianto,questo dolore, questo sangue si direbbero la vendetta,la ribellione di questa miserabile materia che si sentesuperata, che si sente schiacciata e asservita e che sivendica come è proprio della materia come è sua abi-tudine, come è sua legge. Lo spirito invece dà sempre

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generosamente. Da questa lotta fra lo spirito e la ma-teria risulta la tragedia dell'artista!

Nella ribellione della materia nella necessità di as-servirla alle espressioni e alla volontà dello spirito, inquesta lotta fra quello che sta in alto e non vuol di-scendere e quello che sta in basso e non può salire sigenera il dolore dell'artista.

L'arte più grande, più pura, più spirituale che siamai comparsa al mondo è il risultato di questa lotta,di questo dolore quotidiano dell'artista per asservire lamateria allo spirito.

Non si arriva allo Spirito, nell'arte, che attraversoquesto dolore, questa tragedia!

Ah! la facile e superficiale attitudine mentale aconsiderare l'arte come una fredda opera della ragionee dell'intelligenza!

Vediamo un po' quali siano i risultati dell'arte fattacon questi principi.

Diceva Poussin: «Quando il pensiero dell'opera èfissato, c'è l'essenziale. L'astrazione ha più importan-za della forma, il pensiero solo è spontaneo; tutto ilresto, la vita, l'espressione, il colore è determinatodalla logica della ragione. L'idea del soggetto ne dàla composizione; essa determina il centro d'attrazionee i gruppi del quadro, indica il carattere dei personag-gi, la loro espressione morale per conseguenza la loroforma esteriore, decide persino il carattere del perso-naggio che deve rimanere in logico rapporto con lascena; presiede infine all'esecuzione dell'opera: una

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generosamente. Da questa lotta fra lo spirito e la ma-teria risulta la tragedia dell'artista!

Nella ribellione della materia nella necessità di as-servirla alle espressioni e alla volontà dello spirito, inquesta lotta fra quello che sta in alto e non vuol di-scendere e quello che sta in basso e non può salire sigenera il dolore dell'artista.

L'arte più grande, più pura, più spirituale che siamai comparsa al mondo è il risultato di questa lotta,di questo dolore quotidiano dell'artista per asservire lamateria allo spirito.

Non si arriva allo Spirito, nell'arte, che attraversoquesto dolore, questa tragedia!

Ah! la facile e superficiale attitudine mentale aconsiderare l'arte come una fredda opera della ragionee dell'intelligenza!

Vediamo un po' quali siano i risultati dell'arte fattacon questi principi.

Diceva Poussin: «Quando il pensiero dell'opera èfissato, c'è l'essenziale. L'astrazione ha più importan-za della forma, il pensiero solo è spontaneo; tutto ilresto, la vita, l'espressione, il colore è determinatodalla logica della ragione. L'idea del soggetto ne dàla composizione; essa determina il centro d'attrazionee i gruppi del quadro, indica il carattere dei personag-gi, la loro espressione morale per conseguenza la loroforma esteriore, decide persino il carattere del perso-naggio che deve rimanere in logico rapporto con lascena; presiede infine all'esecuzione dell'opera: una

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data maniera di pittura s'impone a seconda del sog-getto trattato; sarà frigia, o dorica, o lidia intonandosiall'idea dolce o grave o triste». Il Poussin, che di que-sto intellettualismo artistico è l'artista più rappresen-tativo, arriverà così, malgrado la sua nobiltà, a darcidei rigidi fantocci, dei nobili atteggiamenti, delle re-toriche rappresentazioni senza vita, senza anima, sen-za emozione e lascerà lo spettatore davanti ai suoiquadri completamente indifferente, freddo, addor-mentato!

Senza una intensità disperata, senza una tensioneconcentrata, senza uno slancio irresistibile non si arri-va alla spiritualità nell'arte, come non si arriva allaspiritualità mistica.

MANI. – Si potrebbe obiettare che gli artisti antichiche, secondo te, erano più osservatori, più oggettivistinella loro attitudine davanti al mondo, avrebbero an-che dovuto essere più freddi e più ragionatori nellaloro forma mentis durante la creazione dell'operad'arte!

PIRRO. – Ah! no; errore gravissimo è confonderenegli antichi la loro tranquilla, sicura e precisa lavora-zione tecnica della materia che avevano da plasmareper l'opera d'arte, e la loro emozione spirituale internaper quello che rappresentavano.

Il fatto che nessun egocentrismo era in essi li ren-deva appunto più aperti, più pronti, più sensibili allaemozione delle passioni, dei drammi, degli eroismiche volevano rappresentare. Le passioni, i drammi,

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data maniera di pittura s'impone a seconda del sog-getto trattato; sarà frigia, o dorica, o lidia intonandosiall'idea dolce o grave o triste». Il Poussin, che di que-sto intellettualismo artistico è l'artista più rappresen-tativo, arriverà così, malgrado la sua nobiltà, a darcidei rigidi fantocci, dei nobili atteggiamenti, delle re-toriche rappresentazioni senza vita, senza anima, sen-za emozione e lascerà lo spettatore davanti ai suoiquadri completamente indifferente, freddo, addor-mentato!

Senza una intensità disperata, senza una tensioneconcentrata, senza uno slancio irresistibile non si arri-va alla spiritualità nell'arte, come non si arriva allaspiritualità mistica.

MANI. – Si potrebbe obiettare che gli artisti antichiche, secondo te, erano più osservatori, più oggettivistinella loro attitudine davanti al mondo, avrebbero an-che dovuto essere più freddi e più ragionatori nellaloro forma mentis durante la creazione dell'operad'arte!

PIRRO. – Ah! no; errore gravissimo è confonderenegli antichi la loro tranquilla, sicura e precisa lavora-zione tecnica della materia che avevano da plasmareper l'opera d'arte, e la loro emozione spirituale internaper quello che rappresentavano.

Il fatto che nessun egocentrismo era in essi li ren-deva appunto più aperti, più pronti, più sensibili allaemozione delle passioni, dei drammi, degli eroismiche volevano rappresentare. Le passioni, i drammi,

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gli eroismi, nel loro spirito libero e non egoisticamen-te occupato dalle proprie passioni, divenivano le loropassioni, i loro drammi, i loro eroismi!

Uno dei più grandi e profondi poemi del dolore chemai sia stato dipinto è «La Pietà» di Giovanni Bellini,ora a Brera.

Mirabile è in questo quadro l'espressione profondae diversa delle tre figure: del Cristo, della Madre e diS. Giovanni! Non si può immaginare nulla di più pro-fondamente sentito ed espresso del Cristo morto, maancora vivo per la sua divinità, che sente e quasi ri-sponde, con la ineluttabile rassegnazione della mortenecessaria, alla muta e straziata interrogazione dellaMadre: due espressioni così diverse ed egualmenteintense ed il libero effondersi in lamenti e in lacrimedel bellissimo S. Giovanni! E dietro a queste figureun paesaggio grigio, madreperlaceo che accresce colsuo impassibile grigiore la triplice tragedia delle figu-re in primo piano pure partecipandovi col suo silenziodi colore!

Potenza ed intensità più unica, forse, che rara nellapittura! Il quadro è fatto a tempera all'uovo; osservan-done la tecnica si resta sbalorditi. Una finitezza diparticolari da miniatura; le più lievi vene sono segna-te, i fili dei capelli, delle ciglia e sopracciglia sfilatiad uno ad uno e il tutto condotto a punta di pennellocon sottilissime lineette tratteggiate!

Questa potentissima emozione così mirabilmenteespressa non ha impedito una esecuzione della preci-

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gli eroismi, nel loro spirito libero e non egoisticamen-te occupato dalle proprie passioni, divenivano le loropassioni, i loro drammi, i loro eroismi!

Uno dei più grandi e profondi poemi del dolore chemai sia stato dipinto è «La Pietà» di Giovanni Bellini,ora a Brera.

Mirabile è in questo quadro l'espressione profondae diversa delle tre figure: del Cristo, della Madre e diS. Giovanni! Non si può immaginare nulla di più pro-fondamente sentito ed espresso del Cristo morto, maancora vivo per la sua divinità, che sente e quasi ri-sponde, con la ineluttabile rassegnazione della mortenecessaria, alla muta e straziata interrogazione dellaMadre: due espressioni così diverse ed egualmenteintense ed il libero effondersi in lamenti e in lacrimedel bellissimo S. Giovanni! E dietro a queste figureun paesaggio grigio, madreperlaceo che accresce colsuo impassibile grigiore la triplice tragedia delle figu-re in primo piano pure partecipandovi col suo silenziodi colore!

Potenza ed intensità più unica, forse, che rara nellapittura! Il quadro è fatto a tempera all'uovo; osservan-done la tecnica si resta sbalorditi. Una finitezza diparticolari da miniatura; le più lievi vene sono segna-te, i fili dei capelli, delle ciglia e sopracciglia sfilatiad uno ad uno e il tutto condotto a punta di pennellocon sottilissime lineette tratteggiate!

Questa potentissima emozione così mirabilmenteespressa non ha impedito una esecuzione della preci-

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sione più impeccabile, e che ha certo richiesto setti-mane e settimane del più assiduo e intenso lavoro.Lavoro che, ne sono certo, perchè non può essere al-trimenti, era nel medesimo tempo metodico e tran-quillo.

Lo spirito che freme, sanguina, esplode e la mano eil corpo freddamente e inesorabilmente dominati, co-mandati, asserviti alla bisogna materiale artistica!

Quale importanza abbia nell'opera d'arte la padro-nanza assoluta della tecnica – della materia quindi –come questa padronanza, che gli antichi avevanocompleta e totale, permettesse a loro di raggiungere laspiritualità dell'opera d'arte, e come invece – nella pit-tura soprattutto – manchi oggi precisamente questapadronanza, possiamo provare facendo un'analisi diquesta tecnica tanto curata dagli antichi, tanto di-sprezzata oggi.

Anche ad una superficiale osservazione risulta su-bito evidente che in un quadro del rinascimento sen-tiamo un metodo; questo metodo invece non lo tro-viamo più nei quadri moderni.

Là tutto procede sicuro, tranquillo, logico; qui in-vece sentiamo l'improvvisazione, il pentimento,l'azzardo, il caso, il press'a poco. Là sentiamo quandol'artista è arrivato alla fine, al completamentodell'opera; qui non sappiamo se l'opera sia veramentearrivata al compimento ed un dubbio permane, chel'opera, il quadro non sia finito. E intendiamoci con laparola finito, non mi riferisco al finito delle minuzie

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sione più impeccabile, e che ha certo richiesto setti-mane e settimane del più assiduo e intenso lavoro.Lavoro che, ne sono certo, perchè non può essere al-trimenti, era nel medesimo tempo metodico e tran-quillo.

Lo spirito che freme, sanguina, esplode e la mano eil corpo freddamente e inesorabilmente dominati, co-mandati, asserviti alla bisogna materiale artistica!

Quale importanza abbia nell'opera d'arte la padro-nanza assoluta della tecnica – della materia quindi –come questa padronanza, che gli antichi avevanocompleta e totale, permettesse a loro di raggiungere laspiritualità dell'opera d'arte, e come invece – nella pit-tura soprattutto – manchi oggi precisamente questapadronanza, possiamo provare facendo un'analisi diquesta tecnica tanto curata dagli antichi, tanto di-sprezzata oggi.

Anche ad una superficiale osservazione risulta su-bito evidente che in un quadro del rinascimento sen-tiamo un metodo; questo metodo invece non lo tro-viamo più nei quadri moderni.

Là tutto procede sicuro, tranquillo, logico; qui in-vece sentiamo l'improvvisazione, il pentimento,l'azzardo, il caso, il press'a poco. Là sentiamo quandol'artista è arrivato alla fine, al completamentodell'opera; qui non sappiamo se l'opera sia veramentearrivata al compimento ed un dubbio permane, chel'opera, il quadro non sia finito. E intendiamoci con laparola finito, non mi riferisco al finito delle minuzie

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dipinte: merletti, trine o capelli sfilati pelo per pelo!Si è avuto buon gioco da tanti pittori, o negligenti percomodo partito preso, o impotenti a rendere, a gettareil discredito su questo genere di finito! Giustamentequando questo finito è fine a se stesso: esercitazionetecnica per meravigliare i borghesi; ma si è arrivati adesagerare nel senso opposto. Si è arrivati a voler farepassare quadri così poco resi, così lontani dall'esserearrivati ad esprimere, evidentemente abbozzi, o pro-messa di quadri di là da venire, per quadri finiti!

L'origine nella pittura della voga e della diffusionedi questo uso di quadri non finiti, delle «impressioni»ingrandite al formato di quadro, lo si deve all'impres-sionismo. È stato il lato negativo di questa scuola, cheha avuto d'altra parte così grandi meriti nell'averschiarito la tavolozza, nell'aver portato un più imme-diato controllo sul vero alla pittura che imitava i colo-ri non del vero, ma dei quadri dei musei anneriti daltempo e dalle vernici. Che gli antichi dipingesserochiaro come gli impressionisti, lo provano quelle fo-glie e quelle mele del Tintoretto che, rimaste dipintein una parte di tela coperta dalla cornice, sono venutein luce dopo tre secoli e sono ora esposte alla Scuoladi S. Rocco a Venezia. Sono lì chiare, luminose, ar-gentine, senza alcun color giallo-tabacco. Le necessi-tà per gli impressionisti di dipingere dal vero, all'ariaaperta – uno dei canoni della scuola – la fretta nel do-ver fissare un effetto di luce che cambia rapidamente,l'ansia che prende l'artista, fra l'effetto che scompare o

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dipinte: merletti, trine o capelli sfilati pelo per pelo!Si è avuto buon gioco da tanti pittori, o negligenti percomodo partito preso, o impotenti a rendere, a gettareil discredito su questo genere di finito! Giustamentequando questo finito è fine a se stesso: esercitazionetecnica per meravigliare i borghesi; ma si è arrivati adesagerare nel senso opposto. Si è arrivati a voler farepassare quadri così poco resi, così lontani dall'esserearrivati ad esprimere, evidentemente abbozzi, o pro-messa di quadri di là da venire, per quadri finiti!

L'origine nella pittura della voga e della diffusionedi questo uso di quadri non finiti, delle «impressioni»ingrandite al formato di quadro, lo si deve all'impres-sionismo. È stato il lato negativo di questa scuola, cheha avuto d'altra parte così grandi meriti nell'averschiarito la tavolozza, nell'aver portato un più imme-diato controllo sul vero alla pittura che imitava i colo-ri non del vero, ma dei quadri dei musei anneriti daltempo e dalle vernici. Che gli antichi dipingesserochiaro come gli impressionisti, lo provano quelle fo-glie e quelle mele del Tintoretto che, rimaste dipintein una parte di tela coperta dalla cornice, sono venutein luce dopo tre secoli e sono ora esposte alla Scuoladi S. Rocco a Venezia. Sono lì chiare, luminose, ar-gentine, senza alcun color giallo-tabacco. Le necessi-tà per gli impressionisti di dipingere dal vero, all'ariaaperta – uno dei canoni della scuola – la fretta nel do-ver fissare un effetto di luce che cambia rapidamente,l'ansia che prende l'artista, fra l'effetto che scompare o

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cambia e la necessità del tempo che richiede il cerca-re, l'impastare e lo stendere i colori per fissarequell'effetto, ansia che diventa febbre col progredirefatalmente lento del lavoro e la fugacità dell'effetto dafissare, che non appena incomincia ad esser fissato,già nel vero non si riscontra più, ed un altro effettoappare; la necessità di continuare a fissare quello diprima, riscontrando sul vero che ne offre un altro; tal-volta anche il desiderio che pretende di fissare il nuo-vo effetto, che appare fatalmente più bello, più vivo odi maggiore efficacia di quello che in parte è già fis-sato; il lavoro di modifica, di smorzare alcune parti, odi ravvivarne altre; rialzare là un tono, abbassarne quiun altro, con tutte le relative variazioni di tinte e conla febbre che aumenta, tutto questo porta fatalmente ilpittore ad improvvisare, rabberciare, rimpastare, spor-care o purificare con mezzi di fortuna, senza metodo,con risultati molte volte anche riusciti, ma frutto delcaso, che l'artista stesso non sa più con quali mezziabbia ottenuto.

Ecco la genesi di questo modo di lavorare, che si ètrasportato anche nella quiete dello studio davanti aimodelli. Sua conseguenza inevitabile è la perdita diogni metodo, e la tendenza di affidarsi a quel momen-to felice – dovuto il più delle volte al caso – che sichiama ispirazione! Non abbiamo più l'interpretazio-ne della natura attraverso la tecnica, ma l'ansia di in-terpretare la natura che domina la tecnica, e questa,non dominata dall'artista, finisce a dominare lui. Così

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cambia e la necessità del tempo che richiede il cerca-re, l'impastare e lo stendere i colori per fissarequell'effetto, ansia che diventa febbre col progredirefatalmente lento del lavoro e la fugacità dell'effetto dafissare, che non appena incomincia ad esser fissato,già nel vero non si riscontra più, ed un altro effettoappare; la necessità di continuare a fissare quello diprima, riscontrando sul vero che ne offre un altro; tal-volta anche il desiderio che pretende di fissare il nuo-vo effetto, che appare fatalmente più bello, più vivo odi maggiore efficacia di quello che in parte è già fis-sato; il lavoro di modifica, di smorzare alcune parti, odi ravvivarne altre; rialzare là un tono, abbassarne quiun altro, con tutte le relative variazioni di tinte e conla febbre che aumenta, tutto questo porta fatalmente ilpittore ad improvvisare, rabberciare, rimpastare, spor-care o purificare con mezzi di fortuna, senza metodo,con risultati molte volte anche riusciti, ma frutto delcaso, che l'artista stesso non sa più con quali mezziabbia ottenuto.

Ecco la genesi di questo modo di lavorare, che si ètrasportato anche nella quiete dello studio davanti aimodelli. Sua conseguenza inevitabile è la perdita diogni metodo, e la tendenza di affidarsi a quel momen-to felice – dovuto il più delle volte al caso – che sichiama ispirazione! Non abbiamo più l'interpretazio-ne della natura attraverso la tecnica, ma l'ansia di in-terpretare la natura che domina la tecnica, e questa,non dominata dall'artista, finisce a dominare lui. Così

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l'artista da dominatore viene ad essere dominato dallatecnica che gli prende completamente la mano. E, piùgrave ancora, si è presa l'abitudine di aspettare tuttodal vero. Come un attore che, non sapendo la parte, siaffida al suggeritore!

Quanto questo sia assurdo per il risultato artisticolo vede ognuno; e quanto sia nocivo alla conservazio-ne dei quadri, lo stato della maggior parte di essi nellegallerie d'arte moderna (dove i quadri hanno al massi-mo cinquanta anni di vita) sta a provarlo!

Bisogna aggiungere che si dipinge con colori pessi-mi. Nessuno oggi si prepara i colori da sè e tutti licomprano dall'industria. Ora il colore dovrebbe esseresemplicemente polvere macinata con olio di lino o dinoce; siccome così preparata la polvere più pesanteha tendenza a depositarsi e dividersi dall'olio, cosìl'industria per rimediare a questo difetto ha aggiuntoall'impasto cera o, meglio, (poichè costa meno) paraf-fina. In questo risulta più omogenea, più consistente egli artisti la preferiscono. Ma c'è un guaio al qualenessuno pensa. La paraffina e la cera vengono a for-mare un sottilissimo strato al di sopra del colore ste-so, strato che per la sua natura lubrificante impediscela perfetta aderenza e compenetrazione fra i successi-vi strati; liquefacendosi a bassa temperatura ne subi-sce facilmente l'influenza, il che aumenta il guaio!

Che cosa resterà della materia di questi quadri fradue o tre secoli?

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l'artista da dominatore viene ad essere dominato dallatecnica che gli prende completamente la mano. E, piùgrave ancora, si è presa l'abitudine di aspettare tuttodal vero. Come un attore che, non sapendo la parte, siaffida al suggeritore!

Quanto questo sia assurdo per il risultato artisticolo vede ognuno; e quanto sia nocivo alla conservazio-ne dei quadri, lo stato della maggior parte di essi nellegallerie d'arte moderna (dove i quadri hanno al massi-mo cinquanta anni di vita) sta a provarlo!

Bisogna aggiungere che si dipinge con colori pessi-mi. Nessuno oggi si prepara i colori da sè e tutti licomprano dall'industria. Ora il colore dovrebbe esseresemplicemente polvere macinata con olio di lino o dinoce; siccome così preparata la polvere più pesanteha tendenza a depositarsi e dividersi dall'olio, cosìl'industria per rimediare a questo difetto ha aggiuntoall'impasto cera o, meglio, (poichè costa meno) paraf-fina. In questo risulta più omogenea, più consistente egli artisti la preferiscono. Ma c'è un guaio al qualenessuno pensa. La paraffina e la cera vengono a for-mare un sottilissimo strato al di sopra del colore ste-so, strato che per la sua natura lubrificante impediscela perfetta aderenza e compenetrazione fra i successi-vi strati; liquefacendosi a bassa temperatura ne subi-sce facilmente l'influenza, il che aumenta il guaio!

Che cosa resterà della materia di questi quadri fradue o tre secoli?

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Ancora meno di quello che resterà del loro valoreartistico!

Si possono paragonare a questi abbozzi dell'artemoderna alcuni quadri non finiti di Tiziano e molti,così rapidamente dipinti da sembrare abbozzi, delTintoretto. Cito due artisti della scuola Veneta perchèquesta scuola, già dal tempo del Vasari era nota «peruna certa pratica che si usa a Venezia di macchie ov-vero bozze senza essere finita punto.»

Di Tiziano ricorderò il ritratto di Papa Paolo IIIFarnese con i nipoti, (del Museo di Napoli) dove al-cune parti sono appena abbozzate. Ma chi se ne ac-corge? L'intuizione psicologica dei tre personaggi neiloro rapporti reciproci è così completa che nulla sipuò chiedere di più, e pittoricamente l'armonia deivari rossi è tale che non si ritrova in nessun altro qua-dro al mondo! Si crede che il quadro non sia stato fi-nito perchè Tiziano non ha potuto avere sedute dalPapa. Ma noi sappiamo d'altra parte che Tiziano ama-va finire i suoi ritratti senza il modello! Perchè non loha fatto in questo quadro? Avrebbe potuto finire unamano del Papa che è appena campita; ma al quadrocome quadro, cioè come organismo vivente a sè nelmondo dello spirito, che cosa poteva egli aggiungere?Tiziano lo sapeva forse, noi no!

E il Tintoretto – «il più terribile cervello che abbiamai avuto la pittura» come dice il Vasari – che purenon lo amava – «ha alcuna volta lasciato le bozze perfinite, tanto a fatica sgrossate che si veggiono i colpi

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Ancora meno di quello che resterà del loro valoreartistico!

Si possono paragonare a questi abbozzi dell'artemoderna alcuni quadri non finiti di Tiziano e molti,così rapidamente dipinti da sembrare abbozzi, delTintoretto. Cito due artisti della scuola Veneta perchèquesta scuola, già dal tempo del Vasari era nota «peruna certa pratica che si usa a Venezia di macchie ov-vero bozze senza essere finita punto.»

Di Tiziano ricorderò il ritratto di Papa Paolo IIIFarnese con i nipoti, (del Museo di Napoli) dove al-cune parti sono appena abbozzate. Ma chi se ne ac-corge? L'intuizione psicologica dei tre personaggi neiloro rapporti reciproci è così completa che nulla sipuò chiedere di più, e pittoricamente l'armonia deivari rossi è tale che non si ritrova in nessun altro qua-dro al mondo! Si crede che il quadro non sia stato fi-nito perchè Tiziano non ha potuto avere sedute dalPapa. Ma noi sappiamo d'altra parte che Tiziano ama-va finire i suoi ritratti senza il modello! Perchè non loha fatto in questo quadro? Avrebbe potuto finire unamano del Papa che è appena campita; ma al quadrocome quadro, cioè come organismo vivente a sè nelmondo dello spirito, che cosa poteva egli aggiungere?Tiziano lo sapeva forse, noi no!

E il Tintoretto – «il più terribile cervello che abbiamai avuto la pittura» come dice il Vasari – che purenon lo amava – «ha alcuna volta lasciato le bozze perfinite, tanto a fatica sgrossate che si veggiono i colpi

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dei pennelli». Ebbene è precisamente questa sua pre-stezza nel dipingere e questo suo lasciare visibili icolpi dei pennelli che ci permetterà di scoprire il me-todo della sua tecnica, e non solo della sua tecnicaparticolare, ma della tecnica del colore di tutta lascuola veneziana.

Quando in una pittura i colori sono impastati e sfu-mati, è difficilissimo, per non dire impossibile, co-gliere ed analizzare i cambiamenti insensibili di tintache nella sfumatura del tono intervengono nelle variegradazioni in questo dalla luce all'ombra; ma quando,come nel Tintoretto, la fretta del dipingere collocaqueste tinte al loro posto, nella progressione tonale,senza impastarle e sfumarle, noi possiamo cogliere ilprocesso coloristico-tonale nei suoi elementi e render-ci ragione della origine e del perchè il colorito dellascuola veneziana sia tanto e così a grande distanza su-periore a quello di tutte le altre scuole pittoriche delmondo, passate e presenti. L'argomento è di tale im-portanza, per la pittura, che è soprattutto l'arte dei co-lori, che non ti dispiacerà se mi soffermo un po'nell'analisi del procedimento che un così grande rap-presentante della pittura veneziana, per nostra fortu-na, ci dà il modo di penetrare.

Se il disegno è nato prima della pittura, il problemache i pittori primitivi dovevano risolvere (che è e re-sta il problema fondamentale della tecnica pittorica)era come colorire il passaggio di un corpo illuminatodalla parte illuminata alla parte in ombra. È logico

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dei pennelli». Ebbene è precisamente questa sua pre-stezza nel dipingere e questo suo lasciare visibili icolpi dei pennelli che ci permetterà di scoprire il me-todo della sua tecnica, e non solo della sua tecnicaparticolare, ma della tecnica del colore di tutta lascuola veneziana.

Quando in una pittura i colori sono impastati e sfu-mati, è difficilissimo, per non dire impossibile, co-gliere ed analizzare i cambiamenti insensibili di tintache nella sfumatura del tono intervengono nelle variegradazioni in questo dalla luce all'ombra; ma quando,come nel Tintoretto, la fretta del dipingere collocaqueste tinte al loro posto, nella progressione tonale,senza impastarle e sfumarle, noi possiamo cogliere ilprocesso coloristico-tonale nei suoi elementi e render-ci ragione della origine e del perchè il colorito dellascuola veneziana sia tanto e così a grande distanza su-periore a quello di tutte le altre scuole pittoriche delmondo, passate e presenti. L'argomento è di tale im-portanza, per la pittura, che è soprattutto l'arte dei co-lori, che non ti dispiacerà se mi soffermo un po'nell'analisi del procedimento che un così grande rap-presentante della pittura veneziana, per nostra fortu-na, ci dà il modo di penetrare.

Se il disegno è nato prima della pittura, il problemache i pittori primitivi dovevano risolvere (che è e re-sta il problema fondamentale della tecnica pittorica)era come colorire il passaggio di un corpo illuminatodalla parte illuminata alla parte in ombra. È logico

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che la prima idea sia stata quella (ed è ciò che fanno ibambini quando dipingono) di fare la luce col biancoe l'ombra col nero. E così consiglia anche CenninoCennini nel suo libro dell'arte. Ma è evidente che il ri-sultato che così si otteneva non doveva soddisfareneanche i primitivi, i quali si sono accorti ben prestodel cattivo risultato di questo procedimento. Tantoche dove volevano far risaltare maggior vaghezza alcolorito, come nelle carni dei visi delle Madonne edel Bambino, sono ricorsi di buon'ora al colore com-plementare che si fa sentire nelle parti in ombra. IlCennini consiglia (e noi vediamo che tutte le pitturedel trecento e del quattrocento sono fatte così) doveha da essere colore incarnato (visi e ignudi) di prepa-rare prima queste parti con terra verde, sopratutto hada essere ombra, e poi passare sopra con il colore ci-nabrese (che era terra rossa con bianco in varie grada-zioni) per fare l'incarnato in modo però da non copri-re troppo «in modo che il verde sotto non perda suocredito» cioè traspaia. Oggi si direbbe fare una vela-tura. Ecco qui dunque comparire il colore comple-mentare nelle ombre.

La teoria dei complementari è nata così nella prati-ca molto prima che la scienza trovasse che due coloricomplementari uniti (come luci però, non come pig-mento colorato) producono il bianco.

Questa scoperta della scienza se da un lato ha ser-vito a ribadire il concetto che l'ombra non è il nero,cioè la mancanza della luce, ma una luce diversamen-

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che la prima idea sia stata quella (ed è ciò che fanno ibambini quando dipingono) di fare la luce col biancoe l'ombra col nero. E così consiglia anche CenninoCennini nel suo libro dell'arte. Ma è evidente che il ri-sultato che così si otteneva non doveva soddisfareneanche i primitivi, i quali si sono accorti ben prestodel cattivo risultato di questo procedimento. Tantoche dove volevano far risaltare maggior vaghezza alcolorito, come nelle carni dei visi delle Madonne edel Bambino, sono ricorsi di buon'ora al colore com-plementare che si fa sentire nelle parti in ombra. IlCennini consiglia (e noi vediamo che tutte le pitturedel trecento e del quattrocento sono fatte così) doveha da essere colore incarnato (visi e ignudi) di prepa-rare prima queste parti con terra verde, sopratutto hada essere ombra, e poi passare sopra con il colore ci-nabrese (che era terra rossa con bianco in varie grada-zioni) per fare l'incarnato in modo però da non copri-re troppo «in modo che il verde sotto non perda suocredito» cioè traspaia. Oggi si direbbe fare una vela-tura. Ecco qui dunque comparire il colore comple-mentare nelle ombre.

La teoria dei complementari è nata così nella prati-ca molto prima che la scienza trovasse che due coloricomplementari uniti (come luci però, non come pig-mento colorato) producono il bianco.

Questa scoperta della scienza se da un lato ha ser-vito a ribadire il concetto che l'ombra non è il nero,cioè la mancanza della luce, ma una luce diversamen-

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te colorata e di un colore nel quale si avverte una co-lorazione complementare a quella della parte lumino-sa, dall'altro ha indotto alcuni artisti ad applicare lateoria dei complementari non più solo nelle ombre,ma anche nelle campiture stesse di una data colora-zione.

Si doveva fare un campo verde? Si mettevano tantepiccole pennellate di verde vicino ad altrettante pen-nellate di rosso, cioè si «campiva» invece che con unatinta unica, con i due complementari.

Questi pittori dimenticavano che la teoria riguarda-va le luci colorate proiettate su di uno schermo e chese queste danno il bianco, i pigmenti colorati invecedi cui si serve il pittore, danno luci riflesse (dopo chealtre luci, le complementari, sono state assorbite dalpigmento stesso), quindi meno pure e meno intensenon possono produrre (se la somma delle superficicolorate con i due complementari sono eguali) che ilgrigio, come difatti producono. E allora addio lumi-nosità che si voleva ottenere. Questi pittori divisioni-sti: Seurat, Signac, Segantini, hanno applicato più omeno alla lettera questa teoria con risultati molto di-scutibili per la ragione che la natura non presenta neisuoi effetti all'occhio i risultati analitici di esperienzedi laboratorio. Questa legge dei complementari, perquello che riguarda l'osservazione che può farel'occhio umano sulla natura (quindi la sola cosa cheinteressa la pittura) si presenta così.

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te colorata e di un colore nel quale si avverte una co-lorazione complementare a quella della parte lumino-sa, dall'altro ha indotto alcuni artisti ad applicare lateoria dei complementari non più solo nelle ombre,ma anche nelle campiture stesse di una data colora-zione.

Si doveva fare un campo verde? Si mettevano tantepiccole pennellate di verde vicino ad altrettante pen-nellate di rosso, cioè si «campiva» invece che con unatinta unica, con i due complementari.

Questi pittori dimenticavano che la teoria riguarda-va le luci colorate proiettate su di uno schermo e chese queste danno il bianco, i pigmenti colorati invecedi cui si serve il pittore, danno luci riflesse (dopo chealtre luci, le complementari, sono state assorbite dalpigmento stesso), quindi meno pure e meno intensenon possono produrre (se la somma delle superficicolorate con i due complementari sono eguali) che ilgrigio, come difatti producono. E allora addio lumi-nosità che si voleva ottenere. Questi pittori divisioni-sti: Seurat, Signac, Segantini, hanno applicato più omeno alla lettera questa teoria con risultati molto di-scutibili per la ragione che la natura non presenta neisuoi effetti all'occhio i risultati analitici di esperienzedi laboratorio. Questa legge dei complementari, perquello che riguarda l'osservazione che può farel'occhio umano sulla natura (quindi la sola cosa cheinteressa la pittura) si presenta così.

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Se si fissa lungamente su di un fondo bianco unoggetto qualsiasi, rosso per esempio, e poi si distoglielo sguardo da quel punto, nell'occhio permaneun'immagine verde della stessa forma; se l'oggetto èverde l'immagine sarà rossa, se l'oggetto è giallol'immagine sarà violetta, se l'oggetto è aranciol'immagine sarà azzurra e reciprocamente.

Eguale effetto risulta per il tono, cioè se l'oggetto ènero su bianco, l'immagine sarà bianca su nero o vi-ceversa.

Il bianco, il nero e il grigio posti vicino o circonda-ti o circondanti una qualunque superficie colorata dauno qualunque dei colori dell'iride appariranno colo-rati del colore complementare. Così un bianco, un gri-gio un nero su rosso o circondati da un rosso appari-ranno colorati in verde o colorati in rosso su di unverde, ecc. Da questo risulta che dove non è colore(bianco, grigio e nero) l'occhio vede subito comparireil colore complementare dei colori vicini. Questa leg-ge che è costante e universale si riscontra quindi an-che su di una superficie curva, per esempio su un ci-lindro colorato di un qualunque colore, poniamo ros-so. Non avremo così per effetto dell'ombra una grada-zione, partendo dalla luce di bianco-rosa, rosso chia-ro, rosso, rosso scuro; questa è una sfumatura di ros-so. Il cilindro apparirà invece nella massima lucebianco-verde, poi proseguendo verso l'ombra; rosa,rosso chiaro, rosso verde, rosso scuro verdastro cioèquasi bruno. Trascuro i riflessi che possono essere di

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Se si fissa lungamente su di un fondo bianco unoggetto qualsiasi, rosso per esempio, e poi si distoglielo sguardo da quel punto, nell'occhio permaneun'immagine verde della stessa forma; se l'oggetto èverde l'immagine sarà rossa, se l'oggetto è giallol'immagine sarà violetta, se l'oggetto è aranciol'immagine sarà azzurra e reciprocamente.

Eguale effetto risulta per il tono, cioè se l'oggetto ènero su bianco, l'immagine sarà bianca su nero o vi-ceversa.

Il bianco, il nero e il grigio posti vicino o circonda-ti o circondanti una qualunque superficie colorata dauno qualunque dei colori dell'iride appariranno colo-rati del colore complementare. Così un bianco, un gri-gio un nero su rosso o circondati da un rosso appari-ranno colorati in verde o colorati in rosso su di unverde, ecc. Da questo risulta che dove non è colore(bianco, grigio e nero) l'occhio vede subito comparireil colore complementare dei colori vicini. Questa leg-ge che è costante e universale si riscontra quindi an-che su di una superficie curva, per esempio su un ci-lindro colorato di un qualunque colore, poniamo ros-so. Non avremo così per effetto dell'ombra una grada-zione, partendo dalla luce di bianco-rosa, rosso chia-ro, rosso, rosso scuro; questa è una sfumatura di ros-so. Il cilindro apparirà invece nella massima lucebianco-verde, poi proseguendo verso l'ombra; rosa,rosso chiaro, rosso verde, rosso scuro verdastro cioèquasi bruno. Trascuro i riflessi che possono essere di

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quel qualunque colore dal quale sono provocati, e perla stessa ragione trascuro una diversa illuminazionedelle luci, come può avvenire verso il tramonto dairaggi rosso-aranciati del sole o in teatro dai colori di-versi dei riflettori.

Ciò è quanto può riscontrare l'osservazione pittori-ca nella natura degli effetti dei complementari.

Questa legge è costante e generale. Evidentementei pittori veneziani l'avevano osservata e capita più de-gli altri pittori. Perchè mentre altrove, generalmente,per fare l'ombra vediamo dipingere una semplice sfu-matura o gradazione di un colore dal chiaro allo scu-ro, sfumatura che con l'effetto di luce ed ombra nellanatura non avviene mai, essi, i veneziani, almeno Ti-ziano, Tintoretto e Veronese, non lo fanno mai. Altro-ve vediamo cioè il colore che resta tinta; nei venezia-ni diventa tono. Questa ricchezza di colorazioni di-verse nelle tonalità, diverse dal chiaro allo scuro èanzi da loro portata ad una intensità massima, ed èqui credo il secreto principale della loro potenza colo-ristica.

Ma, come ho detto sopra, se questi cambiamenti dicolore nel passaggio di tono dal chiaro allo scurosono impastati e sfumati diligentemente, è difficilissi-mo farne l'analisi. Mentre qualche volta Tiziano, emolto più spesso Tintoretto, nella fretta del dipingere,lasciano le pennellate visibili che ci rivelano chiara-mente il procedimento.

Citerò alcuni esempi:

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quel qualunque colore dal quale sono provocati, e perla stessa ragione trascuro una diversa illuminazionedelle luci, come può avvenire verso il tramonto dairaggi rosso-aranciati del sole o in teatro dai colori di-versi dei riflettori.

Ciò è quanto può riscontrare l'osservazione pittori-ca nella natura degli effetti dei complementari.

Questa legge è costante e generale. Evidentementei pittori veneziani l'avevano osservata e capita più de-gli altri pittori. Perchè mentre altrove, generalmente,per fare l'ombra vediamo dipingere una semplice sfu-matura o gradazione di un colore dal chiaro allo scu-ro, sfumatura che con l'effetto di luce ed ombra nellanatura non avviene mai, essi, i veneziani, almeno Ti-ziano, Tintoretto e Veronese, non lo fanno mai. Altro-ve vediamo cioè il colore che resta tinta; nei venezia-ni diventa tono. Questa ricchezza di colorazioni di-verse nelle tonalità, diverse dal chiaro allo scuro èanzi da loro portata ad una intensità massima, ed èqui credo il secreto principale della loro potenza colo-ristica.

Ma, come ho detto sopra, se questi cambiamenti dicolore nel passaggio di tono dal chiaro allo scurosono impastati e sfumati diligentemente, è difficilissi-mo farne l'analisi. Mentre qualche volta Tiziano, emolto più spesso Tintoretto, nella fretta del dipingere,lasciano le pennellate visibili che ci rivelano chiara-mente il procedimento.

Citerò alcuni esempi:

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Nella «Presentazione al Tempio» di Tiziano dellaGalleria di Venezia, nella figura d'uomo che volta iltergo subito dopo a sinistra della donna in profilo rittaai piedi della scala, sul braccio e la spalla sinistra cheescono dal manto su di un fondo rosa-rossastro-vio-letto, i chiari delle pieghe sono ottenuti con pennella-te di verdino-giallo chiaro. Egualmente nel «Cristo eCireneo» del Prado la veste di Cristo su di un fondorossastro bruno, negli scuri, ha le parti chiare dellepieghe di color verde.

Il Tintoretto ci offre più largo campo all'analisi diquesto procedimento.

Nella luminosa «Annunciazione» che si trova alMuseo di Berlino, in basso, nelle pieghe che delinea-no le forme della gamba destra, troviamo questo pro-cedimento: su una preparazione di colore liquidorosso-brunastro, i chiarissimi sono giallo-rosa, lemezze luci verdi, riflessi rosso-rosa-brunastri, ombrala più scura bruno-verde!

La progressione dei complementari è perfetta. Letinte sono dalle pennellate tutte visibili, perfettamentestaccate le une dalle altre; l'effetto chiaroscuristico to-nale è potentissimo e malgrado la fretta indiavolatacon la quale sono date le pennellate, è evidente il me-todo di tutto il procedimento che lascia trasparire an-che la sommaria preparazione chiaroscuristicadell'abbozzo.

Altro esempio lo abbiamo nelle «Tre Grazie e Mer-curio» pure del Tintoretto, al Palazzo Ducale.

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Nella «Presentazione al Tempio» di Tiziano dellaGalleria di Venezia, nella figura d'uomo che volta iltergo subito dopo a sinistra della donna in profilo rittaai piedi della scala, sul braccio e la spalla sinistra cheescono dal manto su di un fondo rosa-rossastro-vio-letto, i chiari delle pieghe sono ottenuti con pennella-te di verdino-giallo chiaro. Egualmente nel «Cristo eCireneo» del Prado la veste di Cristo su di un fondorossastro bruno, negli scuri, ha le parti chiare dellepieghe di color verde.

Il Tintoretto ci offre più largo campo all'analisi diquesto procedimento.

Nella luminosa «Annunciazione» che si trova alMuseo di Berlino, in basso, nelle pieghe che delinea-no le forme della gamba destra, troviamo questo pro-cedimento: su una preparazione di colore liquidorosso-brunastro, i chiarissimi sono giallo-rosa, lemezze luci verdi, riflessi rosso-rosa-brunastri, ombrala più scura bruno-verde!

La progressione dei complementari è perfetta. Letinte sono dalle pennellate tutte visibili, perfettamentestaccate le une dalle altre; l'effetto chiaroscuristico to-nale è potentissimo e malgrado la fretta indiavolatacon la quale sono date le pennellate, è evidente il me-todo di tutto il procedimento che lascia trasparire an-che la sommaria preparazione chiaroscuristicadell'abbozzo.

Altro esempio lo abbiamo nelle «Tre Grazie e Mer-curio» pure del Tintoretto, al Palazzo Ducale.

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Attraverso i corpi di due Grazie spunta la gambadestra di Mercurio coperta da un drappo azzurro. Ichiari sono giallo-rosa. Le mezze tinte azzurre, leombre grige-brune calde. E nel drappo che copre legambe della figura centrale, di un bruno caldo moltoscuro, le ombre scurissime sono verde-scuro, le om-bre bruno-rosso, le pieghe chiarissime sono rilevatecon pennellate di verde-chiaro!

Se in un artista, noto per la fretta con la quale di-pingeva, troviamo costante questo procedimento,vuol dire che questo era il metodo tecnico che nessu-na fretta poteva sconvolgere, il che è quanto dire chel'artista dominava sempre la propria tecnica ed il casoe la tecnica non dominavano mai l'artista.

Ma un'altra osservazione più importante, anzi laconclusione di questa esposizione sulla tecnica pitto-rica dei veneziani è questa.

Poichè in natura si avverte che dove ci si avvicinaalla luce, il bianco, e alla mancanza di luce, il nero, suuna superficie colorata e diversamente illuminata, siintravvede il comparire del colore complementare alcolore di questa superficie, i pittori veneziani del Ri-nascimento, osservata ed intuita questa legge costanteed universale, accentuando ciò che è sottile effetto na-turale, hanno preso questa legge come base di tutto illoro modo di colorire i passaggi dalla luce all'ombramettendo sistematicamente nelle tonalità delle grada-zioni dalla luce all'ombra, le colorazioni che natural-

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Attraverso i corpi di due Grazie spunta la gambadestra di Mercurio coperta da un drappo azzurro. Ichiari sono giallo-rosa. Le mezze tinte azzurre, leombre grige-brune calde. E nel drappo che copre legambe della figura centrale, di un bruno caldo moltoscuro, le ombre scurissime sono verde-scuro, le om-bre bruno-rosso, le pieghe chiarissime sono rilevatecon pennellate di verde-chiaro!

Se in un artista, noto per la fretta con la quale di-pingeva, troviamo costante questo procedimento,vuol dire che questo era il metodo tecnico che nessu-na fretta poteva sconvolgere, il che è quanto dire chel'artista dominava sempre la propria tecnica ed il casoe la tecnica non dominavano mai l'artista.

Ma un'altra osservazione più importante, anzi laconclusione di questa esposizione sulla tecnica pitto-rica dei veneziani è questa.

Poichè in natura si avverte che dove ci si avvicinaalla luce, il bianco, e alla mancanza di luce, il nero, suuna superficie colorata e diversamente illuminata, siintravvede il comparire del colore complementare alcolore di questa superficie, i pittori veneziani del Ri-nascimento, osservata ed intuita questa legge costanteed universale, accentuando ciò che è sottile effetto na-turale, hanno preso questa legge come base di tutto illoro modo di colorire i passaggi dalla luce all'ombramettendo sistematicamente nelle tonalità delle grada-zioni dalla luce all'ombra, le colorazioni che natural-

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mente, ma leggermente, hanno la tendenza ad appa-rire in quei dati punti.

Questa legge che troviamo sempre osservata neiparticolari tonali-chiaroscuristici di ogni modellato èanche applicata a grandi masse nell'architettura gene-rale dei blocchi coloristici. Così a far risaltare una fi-gura in ombra o una parte di figura in ombra, si met-terà dietro a questa una massa chiara – magari si illu-minerà proprio in quel punto un vestito di una figurache sta dietro – e manco a dirlo questa chiazza saràsempre di colore complementare all'assieme del colo-re di questa figura scura!

Solo in un caso si deroga da questa regola del mo-dellato chiaroscuristico, quando si voglia cioè in undato punto avere una macchia od una massa di colorepuro ed intensamente satura di quel colore.

Esempio: il Tintoretto nell'«Invenzione della Cro-ce» per proseguire nel secondo piano le masse chiaree luminose delle case (a destra del quadro) e per con-trastare con le figure in ombra del primo piano, mettetre figure di donne ritte vestite di colori giallo, giallo-oro intenso e per ottenere questa intensità e saturazio-ne di oro, sfuma a velatura i chiari e oscuri dellostesso colore. Ma in questo caso sono figure di secon-do piano in cui il chiaroscuro del modellato è tenutotutto su di una gamma senza grandi ombre. Ma quidove i complementari non compaiono nel modellato,compaiono però nelle ombre portate dei fiocchi chependono sul davanti del vestito della prima di queste

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mente, ma leggermente, hanno la tendenza ad appa-rire in quei dati punti.

Questa legge che troviamo sempre osservata neiparticolari tonali-chiaroscuristici di ogni modellato èanche applicata a grandi masse nell'architettura gene-rale dei blocchi coloristici. Così a far risaltare una fi-gura in ombra o una parte di figura in ombra, si met-terà dietro a questa una massa chiara – magari si illu-minerà proprio in quel punto un vestito di una figurache sta dietro – e manco a dirlo questa chiazza saràsempre di colore complementare all'assieme del colo-re di questa figura scura!

Solo in un caso si deroga da questa regola del mo-dellato chiaroscuristico, quando si voglia cioè in undato punto avere una macchia od una massa di colorepuro ed intensamente satura di quel colore.

Esempio: il Tintoretto nell'«Invenzione della Cro-ce» per proseguire nel secondo piano le masse chiaree luminose delle case (a destra del quadro) e per con-trastare con le figure in ombra del primo piano, mettetre figure di donne ritte vestite di colori giallo, giallo-oro intenso e per ottenere questa intensità e saturazio-ne di oro, sfuma a velatura i chiari e oscuri dellostesso colore. Ma in questo caso sono figure di secon-do piano in cui il chiaroscuro del modellato è tenutotutto su di una gamma senza grandi ombre. Ma quidove i complementari non compaiono nel modellato,compaiono però nelle ombre portate dei fiocchi chependono sul davanti del vestito della prima di queste

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figure, ombre portate, che su tanto e così intensogiallo-oro sono grigio-azzurre!

Risulta così chiaro ed evidente che la prodigiosapotenza coloristica dei pittori veneziani è basata su diuna legge di natura costante ed universale, legge cheè diventata il metodo costante della loro tecnica, per-chè essi non confondevano la tecnica con la «ispira-zione» o il caso, nè la confondevano, essa, che devemaneggiare e dominare la materia, con lo spirito!

Nelle botteghe umili garzoni, dal macinare i colori,allo scopare la bottega, avevano, prima di essere arti-sti, imparato ad essere umili e coscienziosi artefici!Così applicando costantemente e universalmente unalegge di natura costante ed universale sono arrivati aquella potenza coloristica insuperata certo, e forse in-superabile, che forma la loro gloria luminosa e armo-niosa come le loro opere!

Così capito e spiegato il metodo di colorire dei pit-tori veneziani, mi pare risulti solidamente basato sulleleggi di natura, e così organico e logico da potersi pa-ragonare in un certo senso al sistema armonico musi-cale. Questo, dai suoni armonici che accompagnano ilfondamentale, ha dedotte tutte le leggi degli accordi,più o meno assonanti, e riportati questi armonicisull'estensione dell'ottava, ne ha ricavato la scala na-turale.

Quello, il metodo dei pittori veneziani, dall'appari-re o meno dei complementari, ha dedotto le leggidell'armonia e dei contrasti fra i colori (accordi più o

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figure, ombre portate, che su tanto e così intensogiallo-oro sono grigio-azzurre!

Risulta così chiaro ed evidente che la prodigiosapotenza coloristica dei pittori veneziani è basata su diuna legge di natura costante ed universale, legge cheè diventata il metodo costante della loro tecnica, per-chè essi non confondevano la tecnica con la «ispira-zione» o il caso, nè la confondevano, essa, che devemaneggiare e dominare la materia, con lo spirito!

Nelle botteghe umili garzoni, dal macinare i colori,allo scopare la bottega, avevano, prima di essere arti-sti, imparato ad essere umili e coscienziosi artefici!Così applicando costantemente e universalmente unalegge di natura costante ed universale sono arrivati aquella potenza coloristica insuperata certo, e forse in-superabile, che forma la loro gloria luminosa e armo-niosa come le loro opere!

Così capito e spiegato il metodo di colorire dei pit-tori veneziani, mi pare risulti solidamente basato sulleleggi di natura, e così organico e logico da potersi pa-ragonare in un certo senso al sistema armonico musi-cale. Questo, dai suoni armonici che accompagnano ilfondamentale, ha dedotte tutte le leggi degli accordi,più o meno assonanti, e riportati questi armonicisull'estensione dell'ottava, ne ha ricavato la scala na-turale.

Quello, il metodo dei pittori veneziani, dall'appari-re o meno dei complementari, ha dedotto le leggidell'armonia e dei contrasti fra i colori (accordi più o

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meno assonanti), e riportate queste apparizioni deicomplementari nella gradazione dei colori dalla luceall'ombra, ne ha dedotta la scala della coloritura tona-le di questa gradazione.

Non dimentichiamo che Venezia con i maravigliosispettacoli coloristici dei riflessi delle acque dei suoicanali era naturalmente la città predestinata a svilup-pare nei suoi artisti le più sottili analisi di questi spet-tacoli coloristici. Come il nitido e delineato paesaggiotoscano doveva fatalmente sviluppare negli artisti fio-rentini l'amore per la linea e il disegno.

MANI.– Condizioni particolarmente favorevoli hannoconcorso in date epoche alla creazione di tanti capola-vori. E pare che in certe epoche tutto quello che siproduceva fosse più o meno bello, ma tutto però al disopra della mediocrità! Un mio amico; illustre musi-cista, mi diceva che tutte le musiche italiane del sei edel settecento sono belle! Egli diceva che non si puòneppure dire che sono di quell'epoca. Egli diceva chesono musica vera musica, senz'altra definizione.

PIRRO. – Certo, ed aveva ragione il tuo amico! Si puòdire la stessa cosa della pittura del quattrocento e diquella del cinquecento. Si può dire che in certe epo-che il buon gusto per una data arte lo si respirasse conl'aria.

Chi come me crede, e lo abbiamo visto, anche inparte dimostrato, negli esperimenti di telepatia, chia-roveggenza ecc., alla realtà dei pensieri – Platoneavrebbe detto: realtà delle Idee – al loro sussistere

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meno assonanti), e riportate queste apparizioni deicomplementari nella gradazione dei colori dalla luceall'ombra, ne ha dedotta la scala della coloritura tona-le di questa gradazione.

Non dimentichiamo che Venezia con i maravigliosispettacoli coloristici dei riflessi delle acque dei suoicanali era naturalmente la città predestinata a svilup-pare nei suoi artisti le più sottili analisi di questi spet-tacoli coloristici. Come il nitido e delineato paesaggiotoscano doveva fatalmente sviluppare negli artisti fio-rentini l'amore per la linea e il disegno.

MANI.– Condizioni particolarmente favorevoli hannoconcorso in date epoche alla creazione di tanti capola-vori. E pare che in certe epoche tutto quello che siproduceva fosse più o meno bello, ma tutto però al disopra della mediocrità! Un mio amico; illustre musi-cista, mi diceva che tutte le musiche italiane del sei edel settecento sono belle! Egli diceva che non si puòneppure dire che sono di quell'epoca. Egli diceva chesono musica vera musica, senz'altra definizione.

PIRRO. – Certo, ed aveva ragione il tuo amico! Si puòdire la stessa cosa della pittura del quattrocento e diquella del cinquecento. Si può dire che in certe epo-che il buon gusto per una data arte lo si respirasse conl'aria.

Chi come me crede, e lo abbiamo visto, anche inparte dimostrato, negli esperimenti di telepatia, chia-roveggenza ecc., alla realtà dei pensieri – Platoneavrebbe detto: realtà delle Idee – al loro sussistere

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dopo la loro emissione per un certo tempo nei luoghie attorno ai luoghi dove furono emessi, può logica-mente concepire che la ripetuta emissione, da personediverse, di un dato tipo di pensieri crei una specie diatmosfera tipica, satura di quei pensieri. I quali, aven-do anche la proprietà di essere captati, aiutano così evanno ad arricchire altri uomini; questo reciprocopassaggio di pensieri emessi e pensieri captati puòformarsi non solo nei luoghi, ma anche nei tempi.

Nulla quindi può opporsi ad immaginare che indate epoche questo determinasse un'atmosfera parti-colarmente atta a favorire la nascita del capolavoro.Tu pensa quale doveva essere l'atmosfera di pensierisulle arti plastiche in Firenze quando vi vivevanoLeonardo, Michelangelo, Raffaello, senza parlare deiminori. Questa atmosfera generale faceva sì che an-che gli artisti minori producessero opere che pure es-sendo di minore bellezza erano tutte però nella bellez-za stessa.

E come è concepibile una saturazione, per cosìdire, di pensieri fecondi di opere di bellezza è pureconcepibile il caso inverso. Nella nostra epoca dovel'atmosfera astrale dell'arte e così piena di idee con-tradditorie, di tendenze diverse, di prove, di tentativi,non c'è da stupirsi dei risultati delle attuali arti plasti-che.

Prove, ricerche, tentativi, studi. Questa parola è di-ventata addirittura un titolo per le opere! Ahimè! Mi-chelangelo prima di morire, come narra il Vasari che

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dopo la loro emissione per un certo tempo nei luoghie attorno ai luoghi dove furono emessi, può logica-mente concepire che la ripetuta emissione, da personediverse, di un dato tipo di pensieri crei una specie diatmosfera tipica, satura di quei pensieri. I quali, aven-do anche la proprietà di essere captati, aiutano così evanno ad arricchire altri uomini; questo reciprocopassaggio di pensieri emessi e pensieri captati puòformarsi non solo nei luoghi, ma anche nei tempi.

Nulla quindi può opporsi ad immaginare che indate epoche questo determinasse un'atmosfera parti-colarmente atta a favorire la nascita del capolavoro.Tu pensa quale doveva essere l'atmosfera di pensierisulle arti plastiche in Firenze quando vi vivevanoLeonardo, Michelangelo, Raffaello, senza parlare deiminori. Questa atmosfera generale faceva sì che an-che gli artisti minori producessero opere che pure es-sendo di minore bellezza erano tutte però nella bellez-za stessa.

E come è concepibile una saturazione, per cosìdire, di pensieri fecondi di opere di bellezza è pureconcepibile il caso inverso. Nella nostra epoca dovel'atmosfera astrale dell'arte e così piena di idee con-tradditorie, di tendenze diverse, di prove, di tentativi,non c'è da stupirsi dei risultati delle attuali arti plasti-che.

Prove, ricerche, tentativi, studi. Questa parola è di-ventata addirittura un titolo per le opere! Ahimè! Mi-chelangelo prima di morire, come narra il Vasari che

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lo ha visto, ha bruciato tutti i cartoni, tutti i disegnipreparatori, tutti gli studi per le pitture della CappellaSistina! L'arte non vuole ricerche, non vuole prove! Omeglio l'opera d'arte non le deve mostrare nude e visi-bili! Le ricerche, gli studi, le prove possono sussisteresolo nel secreto dell'artista e devono aver servito a luisolo!

L'opera deve essere il risultato glorioso e finale ditutto questo!

Giacchè abbiamo parlato di queste atmosfere chegli occultisti chiamano astrali, e che i veggenti posso-no vedere, si può anche accennare che esistono attor-no agli eserciti delle atmosfere di disfatta o di vitto-ria; esistono atmosfere diverse e particolari nelle va-rie città e proprie a ciascuna.

Ed esistono le atmosfere dei luoghi, buone o catti-ve; a proposito di queste vorrei farti una domanda.

Che diresti tu se ti invitassero a sentire la Messa diPapa Marcello di Palestrina in una casa di piacere, inun lupanare? presenti, ben inteso, le abitatrici del luo-go e nei loro costumi.

MANI. – Che idea! ti pare possibile che si possa fare unaesecuzione simile in un tal posto?

PIRRO (ridendo). – Sei convinto dell'assurdità di un simi-le concerto?

MANI. – Certamente.PIRRO. – Ma io vorrei – scusa se insisto – che tu mi spie-

gassi le ragioni di questa assurdità!

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lo ha visto, ha bruciato tutti i cartoni, tutti i disegnipreparatori, tutti gli studi per le pitture della CappellaSistina! L'arte non vuole ricerche, non vuole prove! Omeglio l'opera d'arte non le deve mostrare nude e visi-bili! Le ricerche, gli studi, le prove possono sussisteresolo nel secreto dell'artista e devono aver servito a luisolo!

L'opera deve essere il risultato glorioso e finale ditutto questo!

Giacchè abbiamo parlato di queste atmosfere chegli occultisti chiamano astrali, e che i veggenti posso-no vedere, si può anche accennare che esistono attor-no agli eserciti delle atmosfere di disfatta o di vitto-ria; esistono atmosfere diverse e particolari nelle va-rie città e proprie a ciascuna.

Ed esistono le atmosfere dei luoghi, buone o catti-ve; a proposito di queste vorrei farti una domanda.

Che diresti tu se ti invitassero a sentire la Messa diPapa Marcello di Palestrina in una casa di piacere, inun lupanare? presenti, ben inteso, le abitatrici del luo-go e nei loro costumi.

MANI. – Che idea! ti pare possibile che si possa fare unaesecuzione simile in un tal posto?

PIRRO (ridendo). – Sei convinto dell'assurdità di un simi-le concerto?

MANI. – Certamente.PIRRO. – Ma io vorrei – scusa se insisto – che tu mi spie-

gassi le ragioni di questa assurdità!

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MANI. – Ma oltre che in un simile luogo non si può pen-sare che alle... messe nere, caso mai, e non a quelle diPalestrina, mi pare che in luogo simile nessuno po-trebbe avere la concentrazione necessaria per ascolta-re e capire la musica di Palestrina!

PIRRO. – Benissimo, volevo proprio che lo dicessi tu! Eche ne diresti di una musica di Bach, una cantata, peresempio, o di una sinfonia di Beethoven?

MANI. – Mi pare sarebbe egualmente assurdo!PIRRO. – E che cosa diresti se vi eseguissero invece

un'opera teatrale fortemente passionale: «La Travia-ta»?

MANI. – Ma non so, «La Traviata», dal momento che erauna traviata!

PIRRO. – Ti pare che ci potrebbe stare insomma!MANI. – Non dico di no!PIRRO. – Trovi cioè che ci sarebbe una certa rispondenza

fra «La Traviata» e l'ambiente, almeno per il sogget-to!

MANI. – Certo!PIRRO. – Non dimenticare che, come Verdi era molto abi-

le nel rivestire di musica adatta a significare le pas-sioni dei personaggi che metteva in scena, anche lamusica non farebbe a pugni con l'ambiente!

MANI. – Se vuoi anche!PIRRO. – Insomma si può concludere che soggetto e mu-

sica armonizzerebbero, non urterebbero con l'ambien-te, e che questo non impedirebbe la concentrazionenecessaria a capirla!

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MANI. – Ma oltre che in un simile luogo non si può pen-sare che alle... messe nere, caso mai, e non a quelle diPalestrina, mi pare che in luogo simile nessuno po-trebbe avere la concentrazione necessaria per ascolta-re e capire la musica di Palestrina!

PIRRO. – Benissimo, volevo proprio che lo dicessi tu! Eche ne diresti di una musica di Bach, una cantata, peresempio, o di una sinfonia di Beethoven?

MANI. – Mi pare sarebbe egualmente assurdo!PIRRO. – E che cosa diresti se vi eseguissero invece

un'opera teatrale fortemente passionale: «La Travia-ta»?

MANI. – Ma non so, «La Traviata», dal momento che erauna traviata!

PIRRO. – Ti pare che ci potrebbe stare insomma!MANI. – Non dico di no!PIRRO. – Trovi cioè che ci sarebbe una certa rispondenza

fra «La Traviata» e l'ambiente, almeno per il sogget-to!

MANI. – Certo!PIRRO. – Non dimenticare che, come Verdi era molto abi-

le nel rivestire di musica adatta a significare le pas-sioni dei personaggi che metteva in scena, anche lamusica non farebbe a pugni con l'ambiente!

MANI. – Se vuoi anche!PIRRO. – Insomma si può concludere che soggetto e mu-

sica armonizzerebbero, non urterebbero con l'ambien-te, e che questo non impedirebbe la concentrazionenecessaria a capirla!

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MANI. – Ma che strana idea!PIRRO. – Seguimi bene, e vedrai che non è inutile questa

strana idea. Dunque musica di Palestrina no, di Bachno, di Beethoven no – in un simile ambiente con leabitatrici – per la «contraddizione che nol consente».

Ma pensa un po' che cosa altro si potrebbe eseguireoltre alla «Traviata» e, inutile dire, a qualunque ope-retta e qualunque musica jazz; che ne diresti diun'opera nella quale le ansie, i fremiti, le gelosie, i de-sideri di due amanti sono portati al parossismo e mol-to bene descritti dalla musica? non ti pare che la sipotrebbe eseguire?

MANI. – Ma, se è così, certo la si potrebbe eseguire!PIRRO. – Ebbene, prima di rispondere pensaci e non

scandalizzarti alla prima impressione! che diresti sevi si eseguisse il «Tristano e Isotta» – sì, dico il «Tri-stano e Isotta» – di Wagner?

MANI (Un po' sconcertato non risponde).PIRRO. – Perchè non rispondi? Che differenza, intendia-

moci bene, che differenza morale c'è fra la «Traviata»e il «Tristano e Isotta»?

MANI. – Ah! se parli di differenza morale non ce n'è, macome musica...

PIRRO. – Se vuoi dire che come musica quella del Trista-no è meno facile, meno popolare, quantunque ora siaabbastanza popolare anche Wagner, siamo d'accordo.Ma io vorrei che tu facessi astrazione da questo, epensassi piuttosto al contenuto descrittivo, alla signi-ficazione di quella musica!

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MANI. – Ma che strana idea!PIRRO. – Seguimi bene, e vedrai che non è inutile questa

strana idea. Dunque musica di Palestrina no, di Bachno, di Beethoven no – in un simile ambiente con leabitatrici – per la «contraddizione che nol consente».

Ma pensa un po' che cosa altro si potrebbe eseguireoltre alla «Traviata» e, inutile dire, a qualunque ope-retta e qualunque musica jazz; che ne diresti diun'opera nella quale le ansie, i fremiti, le gelosie, i de-sideri di due amanti sono portati al parossismo e mol-to bene descritti dalla musica? non ti pare che la sipotrebbe eseguire?

MANI. – Ma, se è così, certo la si potrebbe eseguire!PIRRO. – Ebbene, prima di rispondere pensaci e non

scandalizzarti alla prima impressione! che diresti sevi si eseguisse il «Tristano e Isotta» – sì, dico il «Tri-stano e Isotta» – di Wagner?

MANI (Un po' sconcertato non risponde).PIRRO. – Perchè non rispondi? Che differenza, intendia-

moci bene, che differenza morale c'è fra la «Traviata»e il «Tristano e Isotta»?

MANI. – Ah! se parli di differenza morale non ce n'è, macome musica...

PIRRO. – Se vuoi dire che come musica quella del Trista-no è meno facile, meno popolare, quantunque ora siaabbastanza popolare anche Wagner, siamo d'accordo.Ma io vorrei che tu facessi astrazione da questo, epensassi piuttosto al contenuto descrittivo, alla signi-ficazione di quella musica!

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MANI. – È una musica che descrive molto bene le pas-sioni di due amanti, certo!

PIRRO. – E allora non credi che le abitatrici di questa ipo-tetica sala da concerto comprenderebbero molto benequesta opera e che l'ambiente non ne impedirebbe lacomprensione?

MANI. – Ah! per comprendere questo, sì, posso ammet-terlo!

PIRRO. – E allora? Che cosa altro c'è da comprendere inquella musica? Non avere preconcetti ed analizzabene. Ti pare che come contenuto passionale emotivoil passionalmente potente «Amami Alfredo», non siadello stesso genere di tutte le (molto più teutonica-mente lunghe e progressive) invocazioni di Isotta eTristano? Voglio dire che tradotto da un altro tempe-ramento musicale, e con un'altra tecnica musicalehanno origine, espressione e finalità identiche: descri-zione di una passione amorosa fra due amanti, passio-ne che resta unicamente, e mi pare impossibile con-traddirmi, nell'ambito dei soli sensi e della relativapassione.

MANI. – Capita così, certo! posso ammetterlo!PIRRO. – Non va capita in nessun altro modo e questo è

molto, non dubitarne! Ti ricordi quando nel nostroquarto dialogo io dividevo l'arte in tre categorie e nel-la seconda mettevo quelle opere d'arte che dopo aversoddisfatto i sensi arrivano all'anima e la esaltano conl'espressione di grandi passionalità, e dicevo ancheche queste opere d'arte sono generalmente quelle de-

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MANI. – È una musica che descrive molto bene le pas-sioni di due amanti, certo!

PIRRO. – E allora non credi che le abitatrici di questa ipo-tetica sala da concerto comprenderebbero molto benequesta opera e che l'ambiente non ne impedirebbe lacomprensione?

MANI. – Ah! per comprendere questo, sì, posso ammet-terlo!

PIRRO. – E allora? Che cosa altro c'è da comprendere inquella musica? Non avere preconcetti ed analizzabene. Ti pare che come contenuto passionale emotivoil passionalmente potente «Amami Alfredo», non siadello stesso genere di tutte le (molto più teutonica-mente lunghe e progressive) invocazioni di Isotta eTristano? Voglio dire che tradotto da un altro tempe-ramento musicale, e con un'altra tecnica musicalehanno origine, espressione e finalità identiche: descri-zione di una passione amorosa fra due amanti, passio-ne che resta unicamente, e mi pare impossibile con-traddirmi, nell'ambito dei soli sensi e della relativapassione.

MANI. – Capita così, certo! posso ammetterlo!PIRRO. – Non va capita in nessun altro modo e questo è

molto, non dubitarne! Ti ricordi quando nel nostroquarto dialogo io dividevo l'arte in tre categorie e nel-la seconda mettevo quelle opere d'arte che dopo aversoddisfatto i sensi arrivano all'anima e la esaltano conl'espressione di grandi passionalità, e dicevo ancheche queste opere d'arte sono generalmente quelle de-

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stinate ad una grande popolarità e ad un successo uni-versale?

MANI. – Ricordo benissimo. E nella terza categoria met-tevi quelle opere, le sole che tu ami, che dopo aversoddisfatto i sensi, riscaldato ed esaltato l'anima, rie-scono ad illuminare lo spirito.

PIRRO. – Vedi ora che con la mia ipotesi sono riuscito arischiarare la mia suddivisione di allora, e che senzamancare di rispetto a nessuno, con la mia ipoteticasala da concerto di poco fa, io ti ho dato una chiaraidea di quello che è il contenuto passionale, e di quel-lo che è il contenuto spirituale delle opere d'arte, an-che se la tecnica con la quale le opere d'arte sono fattepuò a prima vista trarci in errore. Se io ho sceltocome ipotetica sala da concerto una casa di piacere,non l'ho fatto per disprezzo a quelle disgraziate abita-trici – che restano sempre esseri umani – capaci quin-di dello stesso sacrificio che fa la Traviata del suoamore – ma per parlarti dell'atmosfera del luogo – cheè prodotta ahimè! forse più dai frequentatori che dalleabitatrici – atmosfera che impedirebbe la comprensio-ne delle opere d'arte a contenuto spirituale, mentrepuò permettere la comprensione di quelle a contenutounicamente passionale. La passionalità è troppo lon-tana ancora dallo spirito9. La passione accompagnata

9 È già stato detto che la fisiologia moderna ha constatato chele attività affettive e passionali sono molto legate a quelle fisiolo-giche e ne modificano il metabolismo che si intensifica quantopiù i movimenti emotivi e passionali sono intensi, mentre nessuna

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stinate ad una grande popolarità e ad un successo uni-versale?

MANI. – Ricordo benissimo. E nella terza categoria met-tevi quelle opere, le sole che tu ami, che dopo aversoddisfatto i sensi, riscaldato ed esaltato l'anima, rie-scono ad illuminare lo spirito.

PIRRO. – Vedi ora che con la mia ipotesi sono riuscito arischiarare la mia suddivisione di allora, e che senzamancare di rispetto a nessuno, con la mia ipoteticasala da concerto di poco fa, io ti ho dato una chiaraidea di quello che è il contenuto passionale, e di quel-lo che è il contenuto spirituale delle opere d'arte, an-che se la tecnica con la quale le opere d'arte sono fattepuò a prima vista trarci in errore. Se io ho sceltocome ipotetica sala da concerto una casa di piacere,non l'ho fatto per disprezzo a quelle disgraziate abita-trici – che restano sempre esseri umani – capaci quin-di dello stesso sacrificio che fa la Traviata del suoamore – ma per parlarti dell'atmosfera del luogo – cheè prodotta ahimè! forse più dai frequentatori che dalleabitatrici – atmosfera che impedirebbe la comprensio-ne delle opere d'arte a contenuto spirituale, mentrepuò permettere la comprensione di quelle a contenutounicamente passionale. La passionalità è troppo lon-tana ancora dallo spirito9. La passione accompagnata

9 È già stato detto che la fisiologia moderna ha constatato chele attività affettive e passionali sono molto legate a quelle fisiolo-giche e ne modificano il metabolismo che si intensifica quantopiù i movimenti emotivi e passionali sono intensi, mentre nessuna

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sempre dalla gelosia (che è anche dalle leggi in uncerto modo nobilitata, mentre è il prodotto logicodell'egoismo il più feroce) è la trasposizione nel mon-do emozionale delle attività materiali. Per arrivareallo spirito bisogna salire ancora! Ad ogni modo è ne-cessario ripetere che la forma dell'opera d'arte è mate-ria, niente altro che materia, che la tecnica può pre-sentarsi, ed ora alcuni artisti sono diventati espertissi-mi in questo, così variamente e sapientemente intrec-ciata, elaborata e agghindata da farci credere chequalche cosa ci sia sotto o dietro di essa, mentre tantevolte ahimè! resta quello che è: abbigliamento chenon copre nessun corpo.

Quando oltre questa tecnica si può trovare del con-tenuto, la qualità di questo può essere passionale ospirituale. Ne sei convinto?

MANI.– Convintissimo!PIRRO. – Non bisogna dunque lasciarsi ingannare dalla

passionalità di certe espressioni, ma vedere fino dovearriva questo contenuto, se ci apre o meno quell'infi-nito mondo spirituale che è la meta suprema delleopere d'arte.

MANI. – Senza alcun dubbio!

modificazione si riscontra per il lavoro intellettuale o spirituale.Non è questa una prova che le passioni sono strettamente lega-

te alla materia e che sono più vicine ad essa che allo spirito?

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sempre dalla gelosia (che è anche dalle leggi in uncerto modo nobilitata, mentre è il prodotto logicodell'egoismo il più feroce) è la trasposizione nel mon-do emozionale delle attività materiali. Per arrivareallo spirito bisogna salire ancora! Ad ogni modo è ne-cessario ripetere che la forma dell'opera d'arte è mate-ria, niente altro che materia, che la tecnica può pre-sentarsi, ed ora alcuni artisti sono diventati espertissi-mi in questo, così variamente e sapientemente intrec-ciata, elaborata e agghindata da farci credere chequalche cosa ci sia sotto o dietro di essa, mentre tantevolte ahimè! resta quello che è: abbigliamento chenon copre nessun corpo.

Quando oltre questa tecnica si può trovare del con-tenuto, la qualità di questo può essere passionale ospirituale. Ne sei convinto?

MANI.– Convintissimo!PIRRO. – Non bisogna dunque lasciarsi ingannare dalla

passionalità di certe espressioni, ma vedere fino dovearriva questo contenuto, se ci apre o meno quell'infi-nito mondo spirituale che è la meta suprema delleopere d'arte.

MANI. – Senza alcun dubbio!

modificazione si riscontra per il lavoro intellettuale o spirituale.Non è questa una prova che le passioni sono strettamente lega-

te alla materia e che sono più vicine ad essa che allo spirito?

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CAPITOLO III

Prima di iniziare il discorso sulla spiritualitànell'arte, dobbiamo constatare che l'arte che ricerca ilBello ha bellezze eterne, mentre la scienza, la nostrascienza che ricerca il Vero non ha verità eterne.

L'arte sola è capace di comprendere e di esprimerei più sottili e profondi modi dell'essere, perchè conti-nuamente li vive e li fa vivere; sola è capace di espri-mere l'intuizione, perchè l'intuizione non vi è raziona-lizzata, ma è in atto in quanto risultato di quella chel'artista ha avuto e che continua nell'opera e fa condi-videre agli altri. Solo con questa continuità di moto èin atto l'intuizione che, fenomeno eminentemente di-namico, non può essere fermato nella logica dei con-cetti o ragionamenti.

Così l'arte è sola veramente nel poter esprimere lavita che è moto continuo senza possibilità di arresto.E tanto più l'arte è grande, quanto meno si avvicinaalla logica o al ragionamento – che arrestano la vita –la immobilizzano nei momenti del suo moto; mentrel'arte vive continuamente della sua vita, genera e creacontinuamente l'intuizione. E questa vita come l'altra,la vita universale, è molto più importante sia vissuta ointuita che spiegata o capita con la logica o il ragiona-mento.

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CAPITOLO III

Prima di iniziare il discorso sulla spiritualitànell'arte, dobbiamo constatare che l'arte che ricerca ilBello ha bellezze eterne, mentre la scienza, la nostrascienza che ricerca il Vero non ha verità eterne.

L'arte sola è capace di comprendere e di esprimerei più sottili e profondi modi dell'essere, perchè conti-nuamente li vive e li fa vivere; sola è capace di espri-mere l'intuizione, perchè l'intuizione non vi è raziona-lizzata, ma è in atto in quanto risultato di quella chel'artista ha avuto e che continua nell'opera e fa condi-videre agli altri. Solo con questa continuità di moto èin atto l'intuizione che, fenomeno eminentemente di-namico, non può essere fermato nella logica dei con-cetti o ragionamenti.

Così l'arte è sola veramente nel poter esprimere lavita che è moto continuo senza possibilità di arresto.E tanto più l'arte è grande, quanto meno si avvicinaalla logica o al ragionamento – che arrestano la vita –la immobilizzano nei momenti del suo moto; mentrel'arte vive continuamente della sua vita, genera e creacontinuamente l'intuizione. E questa vita come l'altra,la vita universale, è molto più importante sia vissuta ointuita che spiegata o capita con la logica o il ragiona-mento.

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È errato, come è stato fatto da taluni, identificarel'intuizione e l'arte, cioè l'intuizione e l'espressione.

L'arte raccoglie e organizza elementi e parti di vitain modo da rifare una nuova vita che chiude nell'ope-ra d'arte: davanti a questa nuova vita che è l'operad'arte si ha la necessità di far agire l'intuizione, comedavanti a quell'altra vita, quella materiale. Il risultatodell'intuizione che si esercita davanti alla vita o da-vanti all'opera d'arte è in parte diverso.

Davanti all'arte, dove troviamo abolita la predomi-nanza della materia, ci sentiamo più vicini alla nostravera ed ultima essenza: lo spirito.

Così le emozioni che l'arte ci fa vivere sono di puragioia anche nell'espressione del dolore, poichè questonell'opera d'arte è senza la sofferenza, attributo dellamateria, e la contemplazione artistica è molto piùspesso che non quella della realtà e del mondo, estati-ca. Nella selezione che l'arte fa della realtà, le cosemateriali diventano immagini, cioè spirituali.

Nella pittura i corpi non sono presi nella causalitàqualunque del loro apparire nel mondo, ma secondoun ritmo, il più significativo fra quelli della vita. Ed èquesto ritmo che forma l'armonia dell'opera pittorica.

La musica della vita prende proprio l'essenza, ilsuo eterno correre con diverso ritmo; e i rallentamentio gli acceleramenti del tempo, la frase musicale conla sua necessità logica di sviluppo, le espressioni al-ternate di presto o adagio, gioia o dolore, calma o

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È errato, come è stato fatto da taluni, identificarel'intuizione e l'arte, cioè l'intuizione e l'espressione.

L'arte raccoglie e organizza elementi e parti di vitain modo da rifare una nuova vita che chiude nell'ope-ra d'arte: davanti a questa nuova vita che è l'operad'arte si ha la necessità di far agire l'intuizione, comedavanti a quell'altra vita, quella materiale. Il risultatodell'intuizione che si esercita davanti alla vita o da-vanti all'opera d'arte è in parte diverso.

Davanti all'arte, dove troviamo abolita la predomi-nanza della materia, ci sentiamo più vicini alla nostravera ed ultima essenza: lo spirito.

Così le emozioni che l'arte ci fa vivere sono di puragioia anche nell'espressione del dolore, poichè questonell'opera d'arte è senza la sofferenza, attributo dellamateria, e la contemplazione artistica è molto piùspesso che non quella della realtà e del mondo, estati-ca. Nella selezione che l'arte fa della realtà, le cosemateriali diventano immagini, cioè spirituali.

Nella pittura i corpi non sono presi nella causalitàqualunque del loro apparire nel mondo, ma secondoun ritmo, il più significativo fra quelli della vita. Ed èquesto ritmo che forma l'armonia dell'opera pittorica.

La musica della vita prende proprio l'essenza, ilsuo eterno correre con diverso ritmo; e i rallentamentio gli acceleramenti del tempo, la frase musicale conla sua necessità logica di sviluppo, le espressioni al-ternate di presto o adagio, gioia o dolore, calma o

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burrasca, rispondono nel mondo spirituale con la lorologica artistica all'avvicendarsi fatale della realtà.

Nella vita trasformata e spiritualizzata dall'arte, el'arte non ci presenta che questa spiritualizzazionedella vita, l'intuizione è messa in moto e agisce comeagisce quando vuole penetrare la vita stessa concen-trata e vissuta nel proprio Io.

L'intuizione dell'artista è in atto nella selezione chefa, tra le mille diverse immagini che offre la realtà,fra i suoi infiniti ritmi, il succedersi di fatti o di senti-menti che diventano successione di note, linee formeo colori nell'opera d'arte.

Ma il processo intuitivo che ha originato l'operad'arte non è chiuso con la creazione dell'opera stessa;resta ancora in potenza nell'opera d'arte. È come unseme che riprenderà a germogliare, crescere, espan-dersi non appena sarà riscaldato dalla vita, dalla spiri-tualità di chi osserva l'opera d'arte; è l'espressionedell'intuizione dell'artista, così l'intuizione di chi os-serva l'opera stessa risveglia e rinnova quella dell'arti-sta, si identifica con essa e la continua nel proprio Io.

Nello studio che faremo sulla spiritualità nell'arte,senza che questo voglia essere ostracismo per altri ar-tisti grandissimi, ci fermeremo solo a pochi, perchèoltre ad essere i sommi, offrono più essenziali, inten-sificate, tipiche e costanti quelle qualità che altri arti-sti possono raggiungere solo sporadicamente nelleloro opere. Nel ricercare gli artisti che più hanno rag-giunto ed espresso la spiritualità nell'arte, vediamo

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burrasca, rispondono nel mondo spirituale con la lorologica artistica all'avvicendarsi fatale della realtà.

Nella vita trasformata e spiritualizzata dall'arte, el'arte non ci presenta che questa spiritualizzazionedella vita, l'intuizione è messa in moto e agisce comeagisce quando vuole penetrare la vita stessa concen-trata e vissuta nel proprio Io.

L'intuizione dell'artista è in atto nella selezione chefa, tra le mille diverse immagini che offre la realtà,fra i suoi infiniti ritmi, il succedersi di fatti o di senti-menti che diventano successione di note, linee formeo colori nell'opera d'arte.

Ma il processo intuitivo che ha originato l'operad'arte non è chiuso con la creazione dell'opera stessa;resta ancora in potenza nell'opera d'arte. È come unseme che riprenderà a germogliare, crescere, espan-dersi non appena sarà riscaldato dalla vita, dalla spiri-tualità di chi osserva l'opera d'arte; è l'espressionedell'intuizione dell'artista, così l'intuizione di chi os-serva l'opera stessa risveglia e rinnova quella dell'arti-sta, si identifica con essa e la continua nel proprio Io.

Nello studio che faremo sulla spiritualità nell'arte,senza che questo voglia essere ostracismo per altri ar-tisti grandissimi, ci fermeremo solo a pochi, perchèoltre ad essere i sommi, offrono più essenziali, inten-sificate, tipiche e costanti quelle qualità che altri arti-sti possono raggiungere solo sporadicamente nelleloro opere. Nel ricercare gli artisti che più hanno rag-giunto ed espresso la spiritualità nell'arte, vediamo

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che le epoche diverse, le nazionalità non contano.Non conta nè il tempo, nè lo spazio. Quale ne è lacausa? Perchè la bellezza dell'arte è così nell'Assolu-to? Indubbiamente la ragione è che lo Spirito è eter-no, non invecchia e tutto quello che da lui proviene ein lui trova il suo completamento non può invecchia-re. Ma quale è lo stato di grazia che dà agli artistiquesta possibilità di raggiungere lo spirito?

Io sono sempre stato colpito ed ho sempre cercatodi penetrare il valore di una delle frasi più belle diCristo nel discorso della montagna. «Beati i poveri dispirito perchè di essi è il regno dei cieli». Che vuoldire questa povertà di spirito? La rinunzia ai beni ma-teriali? Domandato una volta ad un veggente qualisono i poveri di spirito del Vangelo, mi è stato rispo-sto: «Sono quelli che non conoscono la loro ricchez-za, non hanno vanità e sono puri».

Ebbene io credo che i grandi artisti sono in uno sta-to molto affine ai poveri di spirito del Vangelo. Non èuno stato di grazia quello che loro permette i contattie le manifestazioni del mondo spirituale? Dante nonha dovuto purificarsi prima di arrivare alla visione deipuri spiriti?

Non presuppone lo stato di questi artisti il supera-mento di ogni conoscenza materiale? e non devonoignorare di sapere? non devono quindi esserne al disopra? Il sapere è relativo e cambia, la ricchezza è re-lativa e transitoria, la vanità è dei superficiali, l'impu-rità è dei materialisti.

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che le epoche diverse, le nazionalità non contano.Non conta nè il tempo, nè lo spazio. Quale ne è lacausa? Perchè la bellezza dell'arte è così nell'Assolu-to? Indubbiamente la ragione è che lo Spirito è eter-no, non invecchia e tutto quello che da lui proviene ein lui trova il suo completamento non può invecchia-re. Ma quale è lo stato di grazia che dà agli artistiquesta possibilità di raggiungere lo spirito?

Io sono sempre stato colpito ed ho sempre cercatodi penetrare il valore di una delle frasi più belle diCristo nel discorso della montagna. «Beati i poveri dispirito perchè di essi è il regno dei cieli». Che vuoldire questa povertà di spirito? La rinunzia ai beni ma-teriali? Domandato una volta ad un veggente qualisono i poveri di spirito del Vangelo, mi è stato rispo-sto: «Sono quelli che non conoscono la loro ricchez-za, non hanno vanità e sono puri».

Ebbene io credo che i grandi artisti sono in uno sta-to molto affine ai poveri di spirito del Vangelo. Non èuno stato di grazia quello che loro permette i contattie le manifestazioni del mondo spirituale? Dante nonha dovuto purificarsi prima di arrivare alla visione deipuri spiriti?

Non presuppone lo stato di questi artisti il supera-mento di ogni conoscenza materiale? e non devonoignorare di sapere? non devono quindi esserne al disopra? Il sapere è relativo e cambia, la ricchezza è re-lativa e transitoria, la vanità è dei superficiali, l'impu-rità è dei materialisti.

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A che servirebbe loro il sapere, se le verità del sa-pere mutano sempre e se esso riguarda la materia e lesue energie? A che servirebbero loro le ricchezze ma-teriali, se lo spirito è una ricchezza che tutte le supe-ra?

Non devono forse essere senza vanità, poichè lospirito è una potenza immensa ed infinita che tutte leannienta? Non devono forse essere puri per essere de-gni dell'infinita purezza dello spirito? Come è possi-bile ammettere i contatti con lo spirito, se non se ne èdegni? «I poveri di spirito sono quelli che non cono-scono la loro ricchezza, non hanno vanità e sonopuri».

Non conoscere la propria ricchezza spirituale vuoldire non essere coscienti della ricchezza; non esserecoscienti vuol dire non sapere di sapere, e non avervanità vuol dire non aver la vanità che deriva dal cre-dere di sapere! Che la nostra sapienza sia la falsa ric-chezza? Che la nostra sapienza sia falsa, come è falsoin arte tutto ciò che è saputo e voluto e non intima-mente sentito?

Dunque, ricchezza di sapere senza la coscienza diquesto; ciò impedisce la vanità e la purezza stessa neè la conseguenza. Ecco perchè ai poveri di spirito èpromesso il regno dei cieli, il regno dello Spirito.

Si può obiettare che i geni sono coscienti del lorovalore e che per creare bisogna aver fede e non si puòaver fede in ciò che si ignora di avere. Ma quello dicui sono coscienti i grandi non è mai quello che rap-

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A che servirebbe loro il sapere, se le verità del sa-pere mutano sempre e se esso riguarda la materia e lesue energie? A che servirebbero loro le ricchezze ma-teriali, se lo spirito è una ricchezza che tutte le supe-ra?

Non devono forse essere senza vanità, poichè lospirito è una potenza immensa ed infinita che tutte leannienta? Non devono forse essere puri per essere de-gni dell'infinita purezza dello spirito? Come è possi-bile ammettere i contatti con lo spirito, se non se ne èdegni? «I poveri di spirito sono quelli che non cono-scono la loro ricchezza, non hanno vanità e sonopuri».

Non conoscere la propria ricchezza spirituale vuoldire non essere coscienti della ricchezza; non esserecoscienti vuol dire non sapere di sapere, e non avervanità vuol dire non aver la vanità che deriva dal cre-dere di sapere! Che la nostra sapienza sia la falsa ric-chezza? Che la nostra sapienza sia falsa, come è falsoin arte tutto ciò che è saputo e voluto e non intima-mente sentito?

Dunque, ricchezza di sapere senza la coscienza diquesto; ciò impedisce la vanità e la purezza stessa neè la conseguenza. Ecco perchè ai poveri di spirito èpromesso il regno dei cieli, il regno dello Spirito.

Si può obiettare che i geni sono coscienti del lorovalore e che per creare bisogna aver fede e non si puòaver fede in ciò che si ignora di avere. Ma quello dicui sono coscienti i grandi non è mai quello che rap-

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presenta la loro grandezza vera. Essi sono general-mente coscienti della loro grandezza nel lato tecnico,quindi materiale, della loro opera. Michelangeloquando dice in una lettera del 1542 che Raffaello ciòche aveva dell'arte l'aveva da lui, riguarda appunto latecnica. Il lato esteriore, la grandiosità nel vedere edisegnare le figure, che Raffaello aveva imitato dalui; non certo il lato spirituale, significativo e profon-do che nè Raffaello nè alcun altro ha mai potuto imi-tare!

Ed è proprio questo che Michelangelo ignorava dipossedere. Quello precisamente che forma la suagrandezza e la nostra gioia spirituale!

Se, come dice Rudolf Steiner, «poveri di spirito»deve essere tradotto «mendicanti di spirito» cioè cer-catori di spirito, non è egualmente vero che la ricercadello spirito, il suo raggiungimento è la meta supremadell'artista?

Del mondo spirituale dell'arte abbiamo parlato unpoco nelle nostre precedenti conversazioni. Ora tente-remo di penetrare più profondamente in questo mon-do. Non è facile entrare nell'argomento. Dante nelquarto canto della sua Commedia accenna a questomondo ed agli scambi di idee e di pensieri che in que-sto mondo possono avvenire, là dove trovandosi conOmero, Orazio, Ovidio, Lucano, egli, Dante, in com-pagnia di Virgilio fu «sesto fra cotanto senno», edegli dice che parlarono

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presenta la loro grandezza vera. Essi sono general-mente coscienti della loro grandezza nel lato tecnico,quindi materiale, della loro opera. Michelangeloquando dice in una lettera del 1542 che Raffaello ciòche aveva dell'arte l'aveva da lui, riguarda appunto latecnica. Il lato esteriore, la grandiosità nel vedere edisegnare le figure, che Raffaello aveva imitato dalui; non certo il lato spirituale, significativo e profon-do che nè Raffaello nè alcun altro ha mai potuto imi-tare!

Ed è proprio questo che Michelangelo ignorava dipossedere. Quello precisamente che forma la suagrandezza e la nostra gioia spirituale!

Se, come dice Rudolf Steiner, «poveri di spirito»deve essere tradotto «mendicanti di spirito» cioè cer-catori di spirito, non è egualmente vero che la ricercadello spirito, il suo raggiungimento è la meta supremadell'artista?

Del mondo spirituale dell'arte abbiamo parlato unpoco nelle nostre precedenti conversazioni. Ora tente-remo di penetrare più profondamente in questo mon-do. Non è facile entrare nell'argomento. Dante nelquarto canto della sua Commedia accenna a questomondo ed agli scambi di idee e di pensieri che in que-sto mondo possono avvenire, là dove trovandosi conOmero, Orazio, Ovidio, Lucano, egli, Dante, in com-pagnia di Virgilio fu «sesto fra cotanto senno», edegli dice che parlarono

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«...cose che il tacer è bellosì com'era il parlar colà dov'era».

È necessario veramente uno sforzo d'astrazione, ènecessario uscir da questo basso mondo, dalla suamaterialità per potervi penetrare e, nell'impossibilitàforse di mantenersi sempre in così grande altezza, do-vremo di tempo in tempo ridiscendere e appoggiareancora i piedi in questa terra materiale per poi rispic-care il volo.

Dovremo cioè, partendo dall'aspetto materialedell'opera d'arte, o della sua tecnica, risalire alla suaspiritualità ed in questo ci potrà servire non solol'opera d'arte nella sua materiale espressione, ma an-che l'interpretazione di alcune poche, ma prezioseconfessioni o giudizi che i sommi ci hanno lasciatiper risalire alla spiritualità della loro arte.

Nell'antichità la spiritualità nell'opera d'arte, aven-do trovato la forma simbolica dell'antropomorfismonella rappresentazione degli Dei, mentre ne risultavacosì in un certo modo materializzata, era venuta amancare nella sua forma più affascinante, o almenomanca per noi che a quei simboli non crediamo più oche quei simboli non sentiamo più.

Ma se si volesse unificare il nostro concetto di spi-ritualità al concetto della divinità, sia pure antropo-morfizzata, bisognerebbe dire che tutta l'arte anticaera spirituale. Hermes, Iside, Osiride, Brama, Visnù,Siva, Urano, Giove, Minerva, Venere tutte le deità

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«...cose che il tacer è bellosì com'era il parlar colà dov'era».

È necessario veramente uno sforzo d'astrazione, ènecessario uscir da questo basso mondo, dalla suamaterialità per potervi penetrare e, nell'impossibilitàforse di mantenersi sempre in così grande altezza, do-vremo di tempo in tempo ridiscendere e appoggiareancora i piedi in questa terra materiale per poi rispic-care il volo.

Dovremo cioè, partendo dall'aspetto materialedell'opera d'arte, o della sua tecnica, risalire alla suaspiritualità ed in questo ci potrà servire non solol'opera d'arte nella sua materiale espressione, ma an-che l'interpretazione di alcune poche, ma prezioseconfessioni o giudizi che i sommi ci hanno lasciatiper risalire alla spiritualità della loro arte.

Nell'antichità la spiritualità nell'opera d'arte, aven-do trovato la forma simbolica dell'antropomorfismonella rappresentazione degli Dei, mentre ne risultavacosì in un certo modo materializzata, era venuta amancare nella sua forma più affascinante, o almenomanca per noi che a quei simboli non crediamo più oche quei simboli non sentiamo più.

Ma se si volesse unificare il nostro concetto di spi-ritualità al concetto della divinità, sia pure antropo-morfizzata, bisognerebbe dire che tutta l'arte anticaera spirituale. Hermes, Iside, Osiride, Brama, Visnù,Siva, Urano, Giove, Minerva, Venere tutte le deità

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presupponevano in ultima analisi una intensificazionee spiritualizzazione delle potenzialità umane. Ma di-rei che qui la spiritualizzazione non era opera della fi-losofia o della religione. L'artista avendo in questatrovato la trasformazione già preparata per opera delpensiero religioso, mitologico, non aveva che da rap-presentare il simbolo che, sotto il nome degli Dei,aveva una definizione precisa per aver soddisfattol'immediata necessità rappresentativa.

Si direbbe che questa relativa facilità nell'artista,che trovava il simbolo già formato, gli abbia in uncerto modo impedito lo sforzo per farci sentire la dif-ferenza fra la materialità dell'umano e la spiritualitàdel divino. Questo era già insito nel simbolo stesso.Questa considerazione mi pare abbia conferma nelfatto che più troviamo complicato il simbolo rappre-sentato, (quali le deità a molte braccia, a molte teste,corpi di bestie con teste umane e viceversa) e menonoi le sentiamo come rappresentazione di divinità, emeno quindi ne sentiamo la spiritualità. Così è di qua-si tutta l'arte orientale, cinese e indiana. Nell'arte egi-ziana le rappresentazioni delle deità che essa ci ha la-sciato sono per noi molto meno efficaci come intensi-tà e anche come spiritualità di certi mirabili rappre-sentazioni veriste, ritratti di alcuni Faraoni, certe sta-tuette, come «Lo scriba», «L'oratore» o qualunque al-tra rappresentazione non mitica o religiosa.

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presupponevano in ultima analisi una intensificazionee spiritualizzazione delle potenzialità umane. Ma di-rei che qui la spiritualizzazione non era opera della fi-losofia o della religione. L'artista avendo in questatrovato la trasformazione già preparata per opera delpensiero religioso, mitologico, non aveva che da rap-presentare il simbolo che, sotto il nome degli Dei,aveva una definizione precisa per aver soddisfattol'immediata necessità rappresentativa.

Si direbbe che questa relativa facilità nell'artista,che trovava il simbolo già formato, gli abbia in uncerto modo impedito lo sforzo per farci sentire la dif-ferenza fra la materialità dell'umano e la spiritualitàdel divino. Questo era già insito nel simbolo stesso.Questa considerazione mi pare abbia conferma nelfatto che più troviamo complicato il simbolo rappre-sentato, (quali le deità a molte braccia, a molte teste,corpi di bestie con teste umane e viceversa) e menonoi le sentiamo come rappresentazione di divinità, emeno quindi ne sentiamo la spiritualità. Così è di qua-si tutta l'arte orientale, cinese e indiana. Nell'arte egi-ziana le rappresentazioni delle deità che essa ci ha la-sciato sono per noi molto meno efficaci come intensi-tà e anche come spiritualità di certi mirabili rappre-sentazioni veriste, ritratti di alcuni Faraoni, certe sta-tuette, come «Lo scriba», «L'oratore» o qualunque al-tra rappresentazione non mitica o religiosa.

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Il simbolo è evidentemente per l'arte un impaccio,una deviazione, una impossibilità per arrivare allaspiritualità.

E lo stesso si può dire dell'arte greca e romana chenoi possiamo ammirare di più in grazia della sua bel-lezza plastica formale. Ma mi pare difficile poter so-stenere che l'arte plastica greca, e non solo quella pla-stica, porti con sè elementi che innalzino alla spiritua-lità. Questo bisogno di spiritualità che è – nota bene –un bisogno profondamente innato nell'uomo – era giàstato appagato nella simbologia – preartistica – delmito o religione, per quanto nei greci sia particolar-mente antropomorfica.

L'avvento del cristianesimo ha portato una distin-zione netta fra materia e spirito, fra umanità e divini-tà. Per questa distinzione l'arte si è trovata ad aver neiprimi tempi l'impossibilità di materializzare la divini-tà. E così dopo le pitture primitive cristiane delle ca-tacombe, dove il buon pastore ricorda ancora troppoApollo, abbiamo tutta l'arte del medioevo, che nel ter-rore di una rappresentazione materiale della divinità,col terrore cioè della plastica umana, della realtà vi-vente, arriva più a schemi di idee, di corpi, che a cor-pi veri; e questi schemi si tramandano gli artisti perparecchi secoli mantenendo così l'arte in una disuma-nizzazione delle forme, che non può dare alle arti fi-gurative nè libertà, nè possibilità di intensità rappre-sentativa.

L'arte grande fa silenzio.

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Il simbolo è evidentemente per l'arte un impaccio,una deviazione, una impossibilità per arrivare allaspiritualità.

E lo stesso si può dire dell'arte greca e romana chenoi possiamo ammirare di più in grazia della sua bel-lezza plastica formale. Ma mi pare difficile poter so-stenere che l'arte plastica greca, e non solo quella pla-stica, porti con sè elementi che innalzino alla spiritua-lità. Questo bisogno di spiritualità che è – nota bene –un bisogno profondamente innato nell'uomo – era giàstato appagato nella simbologia – preartistica – delmito o religione, per quanto nei greci sia particolar-mente antropomorfica.

L'avvento del cristianesimo ha portato una distin-zione netta fra materia e spirito, fra umanità e divini-tà. Per questa distinzione l'arte si è trovata ad aver neiprimi tempi l'impossibilità di materializzare la divini-tà. E così dopo le pitture primitive cristiane delle ca-tacombe, dove il buon pastore ricorda ancora troppoApollo, abbiamo tutta l'arte del medioevo, che nel ter-rore di una rappresentazione materiale della divinità,col terrore cioè della plastica umana, della realtà vi-vente, arriva più a schemi di idee, di corpi, che a cor-pi veri; e questi schemi si tramandano gli artisti perparecchi secoli mantenendo così l'arte in una disuma-nizzazione delle forme, che non può dare alle arti fi-gurative nè libertà, nè possibilità di intensità rappre-sentativa.

L'arte grande fa silenzio.

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A rompere questo silenzio di secoli è sorto Dante.E Dante ha parlato. Ed ha parlato in un modo da farcicomprendere la necessità di quel lungo silenzio, per-chè voce simile si potesse preparare.

* * *

Dante ci trasporta direttamente nel mondo delloSpirito. Egli fa agire e pensare i beati e i santi nelmondo puro della spiritualità, dopo che ha attraversa-to l'inferno, dove le passioni, il dolore, gli odi sonoancora essenzialmente umani, essenzialmente mate-riali. Ah! non so quanti si siano accorti che l'infernodi Dante non è «un altro mondo» malgrado le appa-renze. L'inferno di Dante è ancora questo mondo del-la materia che poi progressivamente si rarefà e si spi-ritualizza nel Purgatorio, per divenire tutto spiritualenel Paradiso!

Si dice generalmente che l'Inferno sia la più umanadelle cantiche! Altro che umana! L'inferno, dove maisi pronuncia e dove non si può pronunciare il nome diDio – se non come bestemmia, la più stupida delle ri-bellioni della materia contro lo spirito – dove quasinon si avverte la presenza di Dio, dove, ed è questa infondo la peggior condanna, il maggior supplizio, nonsi può elevarsi in un altro mondo, nel mondo delloSpirito, nel mondo di Dio, è tutto materia, niente altroche materia! Ed è per questo che è inferno, niente al-tro che inferno!

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A rompere questo silenzio di secoli è sorto Dante.E Dante ha parlato. Ed ha parlato in un modo da farcicomprendere la necessità di quel lungo silenzio, per-chè voce simile si potesse preparare.

* * *

Dante ci trasporta direttamente nel mondo delloSpirito. Egli fa agire e pensare i beati e i santi nelmondo puro della spiritualità, dopo che ha attraversa-to l'inferno, dove le passioni, il dolore, gli odi sonoancora essenzialmente umani, essenzialmente mate-riali. Ah! non so quanti si siano accorti che l'infernodi Dante non è «un altro mondo» malgrado le appa-renze. L'inferno di Dante è ancora questo mondo del-la materia che poi progressivamente si rarefà e si spi-ritualizza nel Purgatorio, per divenire tutto spiritualenel Paradiso!

Si dice generalmente che l'Inferno sia la più umanadelle cantiche! Altro che umana! L'inferno, dove maisi pronuncia e dove non si può pronunciare il nome diDio – se non come bestemmia, la più stupida delle ri-bellioni della materia contro lo spirito – dove quasinon si avverte la presenza di Dio, dove, ed è questa infondo la peggior condanna, il maggior supplizio, nonsi può elevarsi in un altro mondo, nel mondo delloSpirito, nel mondo di Dio, è tutto materia, niente altroche materia! Ed è per questo che è inferno, niente al-tro che inferno!

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Tutte le figure qui si agitano come fossero ancorarivestite di carne; le loro passioni sono corporali, illoro soffrire è soffrire della carne, il loro pianto è di-sperazione, la loro ribellione impotenza. Tutti requisi-ti della materia.

Nell'Inferno quasi a provare la umanità materiale diquei tormenti, di quelle sofferenze c'è una minuziosadescrizione dell'aspetto di quei corpi-ombre, c'è unrealismo, si direbbe oggi, che non troviamo più nelladescrizione dei tormenti del Purgatorio. Qui si accen-na in un modo molto più sommario alla punizione, altormento che è più un tormento di masse che indivi-dualizzato. Si potrebbe dire che quelle del Purgatoriosono più «ombre» di quelle dell'Inferno. In tutto ilPurgatorio c'è una sola descrizione un po' precisadell'aspetto dei corpi-ombre ed è quella dei visi magrie scarniti dalla fame dei golosi. È l'unica, se la memo-ria non mi inganna, descrizione direi quasi corporalee fisica di quelle «ombre».

Confronta questa parsimonia, questa rarità con leminuziose e precise descrizioni corporali dell'Inferno,dove ogni membro è descritto nel suo agitarsi, dovequasi ogni organo è fatto sentire nel suo soffrire, ogniespressione del viso è scolpita non solo sinteticamen-te nelle più violenti ed estreme manifestazioni, manelle sue sfumature anche di superbia o sdegno, comequella di Farinata «quasi avesse lo Inferno in gran di-spitto!»

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Tutte le figure qui si agitano come fossero ancorarivestite di carne; le loro passioni sono corporali, illoro soffrire è soffrire della carne, il loro pianto è di-sperazione, la loro ribellione impotenza. Tutti requisi-ti della materia.

Nell'Inferno quasi a provare la umanità materiale diquei tormenti, di quelle sofferenze c'è una minuziosadescrizione dell'aspetto di quei corpi-ombre, c'è unrealismo, si direbbe oggi, che non troviamo più nelladescrizione dei tormenti del Purgatorio. Qui si accen-na in un modo molto più sommario alla punizione, altormento che è più un tormento di masse che indivi-dualizzato. Si potrebbe dire che quelle del Purgatoriosono più «ombre» di quelle dell'Inferno. In tutto ilPurgatorio c'è una sola descrizione un po' precisadell'aspetto dei corpi-ombre ed è quella dei visi magrie scarniti dalla fame dei golosi. È l'unica, se la memo-ria non mi inganna, descrizione direi quasi corporalee fisica di quelle «ombre».

Confronta questa parsimonia, questa rarità con leminuziose e precise descrizioni corporali dell'Inferno,dove ogni membro è descritto nel suo agitarsi, dovequasi ogni organo è fatto sentire nel suo soffrire, ogniespressione del viso è scolpita non solo sinteticamen-te nelle più violenti ed estreme manifestazioni, manelle sue sfumature anche di superbia o sdegno, comequella di Farinata «quasi avesse lo Inferno in gran di-spitto!»

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Già nel Purgatorio noi non vediamo più questo, lefigure che parlano non hanno più una forma precisa, icerchi sono popolati di masse quasi indistinte di sof-ferenti, le forme sono diventate veramente «ombre».

La materia si rarefà, si spiritualizza.

* * *

Nel paradiso infine, non appena Dante vede i primibeati, Piccarda Donati e Costanza, la forma è cosìsmaterializzata che egli crede siano immagini riflesse:

«Quali per vetri trasparenti e tersi«o ver per acque nitide e tranquille,«non sì profonde che i fondi sien persi,«tornan dei nostri visi le postille«debili sì che perla in bianca fronte«non vien men tosto alle nostre pupille;«tali vid'io più facce a parlar pronte.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .«Subito, sì com'io di lor m'accorsi«quelle stimando specchiati sembianti«per veder di cui fosser gli occhi torsi«e nulla vidi...».

così immateriale era il loro aspetto «debili sì che per-la in bianca fronte», una iridescenza, una opalità enulla più. Questo non dice mai nell'Inferno, egli ivivede le ombre e le può minuziosamente descrivere.

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Già nel Purgatorio noi non vediamo più questo, lefigure che parlano non hanno più una forma precisa, icerchi sono popolati di masse quasi indistinte di sof-ferenti, le forme sono diventate veramente «ombre».

La materia si rarefà, si spiritualizza.

* * *

Nel paradiso infine, non appena Dante vede i primibeati, Piccarda Donati e Costanza, la forma è cosìsmaterializzata che egli crede siano immagini riflesse:

«Quali per vetri trasparenti e tersi«o ver per acque nitide e tranquille,«non sì profonde che i fondi sien persi,«tornan dei nostri visi le postille«debili sì che perla in bianca fronte«non vien men tosto alle nostre pupille;«tali vid'io più facce a parlar pronte.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .«Subito, sì com'io di lor m'accorsi«quelle stimando specchiati sembianti«per veder di cui fosser gli occhi torsi«e nulla vidi...».

così immateriale era il loro aspetto «debili sì che per-la in bianca fronte», una iridescenza, una opalità enulla più. Questo non dice mai nell'Inferno, egli ivivede le ombre e le può minuziosamente descrivere.

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Qui nel Paradiso la luce ed il colore sono gli elementidi espressione. Le forme non esistono più e le espres-sioni non hanno forme diverse. Questo è proprio dellamateria. Nel Paradiso ad un mutamento del sentimen-to, ad un aumento di gioia corrisponde o un cambia-mento di colore od un aumento di luminosità. La for-ma nel suo aspetto esteriore materiale non esiste più.Siamo veramente nel mondo dello spirito.

Qui non esiste più la dualità fra materia e spirito,non è più necessario uno sforzo per innalzarsi allospirito, quello sforzo e quel balzo che noi possiamofare, attraverso l'opera d'arte e che ci porta a vivere asentire a gioire nella loro pienezza e totalità le emo-zioni e le gioie dello spirito, a sentirle come cosa inti-ma e totale col nostro Io. Questa dualità, questo inter-ferire che fa la materia è scomparso. La spiritualità,che è nei più profondi recessi dell'Io e che dell'Io èl'essenza, può espandersi totalmente. La gioia è capi-ta, goduta, vissuta dall'interiore della sua essenzastessa; l'Io diventa la gioia stessa, la beatitudine stes-sa. I beati nel canto XVIII del Paradiso cantano:

«E come augelli surti di riviera«quasi congratulando a lor pasture,«fanno di sè or tonda or lunga schiera,«sì dentro ai lumi sante creature«volitando cantavano e faciensi«or di or i, or elle in sue figure.«Prima cantando a sua nota moviensi

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Qui nel Paradiso la luce ed il colore sono gli elementidi espressione. Le forme non esistono più e le espres-sioni non hanno forme diverse. Questo è proprio dellamateria. Nel Paradiso ad un mutamento del sentimen-to, ad un aumento di gioia corrisponde o un cambia-mento di colore od un aumento di luminosità. La for-ma nel suo aspetto esteriore materiale non esiste più.Siamo veramente nel mondo dello spirito.

Qui non esiste più la dualità fra materia e spirito,non è più necessario uno sforzo per innalzarsi allospirito, quello sforzo e quel balzo che noi possiamofare, attraverso l'opera d'arte e che ci porta a vivere asentire a gioire nella loro pienezza e totalità le emo-zioni e le gioie dello spirito, a sentirle come cosa inti-ma e totale col nostro Io. Questa dualità, questo inter-ferire che fa la materia è scomparso. La spiritualità,che è nei più profondi recessi dell'Io e che dell'Io èl'essenza, può espandersi totalmente. La gioia è capi-ta, goduta, vissuta dall'interiore della sua essenzastessa; l'Io diventa la gioia stessa, la beatitudine stes-sa. I beati nel canto XVIII del Paradiso cantano:

«E come augelli surti di riviera«quasi congratulando a lor pasture,«fanno di sè or tonda or lunga schiera,«sì dentro ai lumi sante creature«volitando cantavano e faciensi«or di or i, or elle in sue figure.«Prima cantando a sua nota moviensi

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«poi diventando l'un di questi segni«un poco s'arrestavano e taciensi».

I beati cantano ed è così completa la loro penetra-zione in questa gioia che non solo il suono parte daessi, anzi essi stessi diventano suoni; ma essi diven-gono anche luminosamente le parole che cantano eformano con queste luci le parole che si muovono e siintrecciano per così dire come i ritmi stessi della mu-sica. È la più alta dimostrazione dell'unità spiritualedelle arti, musica, poesia, pittura che nello spiritopuro sono una plurima manifestazione di un'unicagioia, di una unica beatitudine, di un'unica fonte.Dante ancora rivestito di corpo materiale non può chedescrivere questo dall'esterno; a lui appare così, maegli ne resta fuori. Ed è in lui un continuo sforzo, unapreoccupazione costante per esprimere quella gioiatotale che devono provare i beati e per le quali egli –e lo dice – non può trovare le parole che, anche esi-stessero, l'intelletto umano, non illuminato totalmentedallo spirito, non potrebbe superare, nel comprender-la, l'esteriorità oggettiva per arrivare alla significazio-ne interiore; poichè l'intelletto non è che una parte deiraggi della mente divina:

«...vostra veduta che conviene«essere alcun dei raggi della mente«di che tutte le cose son ripiene».

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«poi diventando l'un di questi segni«un poco s'arrestavano e taciensi».

I beati cantano ed è così completa la loro penetra-zione in questa gioia che non solo il suono parte daessi, anzi essi stessi diventano suoni; ma essi diven-gono anche luminosamente le parole che cantano eformano con queste luci le parole che si muovono e siintrecciano per così dire come i ritmi stessi della mu-sica. È la più alta dimostrazione dell'unità spiritualedelle arti, musica, poesia, pittura che nello spiritopuro sono una plurima manifestazione di un'unicagioia, di una unica beatitudine, di un'unica fonte.Dante ancora rivestito di corpo materiale non può chedescrivere questo dall'esterno; a lui appare così, maegli ne resta fuori. Ed è in lui un continuo sforzo, unapreoccupazione costante per esprimere quella gioiatotale che devono provare i beati e per le quali egli –e lo dice – non può trovare le parole che, anche esi-stessero, l'intelletto umano, non illuminato totalmentedallo spirito, non potrebbe superare, nel comprender-la, l'esteriorità oggettiva per arrivare alla significazio-ne interiore; poichè l'intelletto non è che una parte deiraggi della mente divina:

«...vostra veduta che conviene«essere alcun dei raggi della mente«di che tutte le cose son ripiene».

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Il contrasto e la differenza del modo di essere, dimanifestare, di soffrire e di gioire nelle diverse canti-che, è mantenuta da Dante con una tonalità, una inal-terabilità, un'armonia che non devia ed è costante e ti-pica per ognuna delle cantiche stesse.

L'esplosione di tutte le passioni, di tutte le soffe-renze, di tutti i dolori nell'Inferno.

Una vaporosità triste, melanconica, ma dolce e illu-minata dalla speranza dell'attesa nel Purgatorio.

L'espansione luminosa, gioiosa e ineffabilmentetrionfale nel Paradiso.

Tale è l'unità di queste espressioni che le parole el'atmosfera, che ha saputo trovare nell'unirle, pare as-sumano nelle diverse cantiche il colore dominante, ilcarattere, il suono e il senso diverso ed adatto adognuna delle cantiche stesse!

Per me in questo formidabile contrasto fra la de-scrizione completamente corporale e materializzata ditutto l'inferno, la incorporeità non individualizzata delPurgatorio e la eterea spiritualizzazione delle figurenel Paradiso è una delle più grandi e più potenti mani-festazioni del genio dantesco, ed è anche forse lameno avvertita e compresa.

Nessuno ha fatto sentire quanto lui, quello che è ilsoffrire della materia ed il gioire dello spirito, le infi-nite miserie della carne e le infinite gioie dello spirito.La sofferenza acuta, ma limitata, circostanziata, defi-nita che è propria della materia, e la pienezza sconfi-nata, illimitata, infinita delle gioie dello spirito.

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Il contrasto e la differenza del modo di essere, dimanifestare, di soffrire e di gioire nelle diverse canti-che, è mantenuta da Dante con una tonalità, una inal-terabilità, un'armonia che non devia ed è costante e ti-pica per ognuna delle cantiche stesse.

L'esplosione di tutte le passioni, di tutte le soffe-renze, di tutti i dolori nell'Inferno.

Una vaporosità triste, melanconica, ma dolce e illu-minata dalla speranza dell'attesa nel Purgatorio.

L'espansione luminosa, gioiosa e ineffabilmentetrionfale nel Paradiso.

Tale è l'unità di queste espressioni che le parole el'atmosfera, che ha saputo trovare nell'unirle, pare as-sumano nelle diverse cantiche il colore dominante, ilcarattere, il suono e il senso diverso ed adatto adognuna delle cantiche stesse!

Per me in questo formidabile contrasto fra la de-scrizione completamente corporale e materializzata ditutto l'inferno, la incorporeità non individualizzata delPurgatorio e la eterea spiritualizzazione delle figurenel Paradiso è una delle più grandi e più potenti mani-festazioni del genio dantesco, ed è anche forse lameno avvertita e compresa.

Nessuno ha fatto sentire quanto lui, quello che è ilsoffrire della materia ed il gioire dello spirito, le infi-nite miserie della carne e le infinite gioie dello spirito.La sofferenza acuta, ma limitata, circostanziata, defi-nita che è propria della materia, e la pienezza sconfi-nata, illimitata, infinita delle gioie dello spirito.

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Egli ha segnato questi due estremi e li ha descritti,analizzati, compenetrati come nessuno mai. Nulla dipiù e di meglio può dare la parola, nulla di più e dimeglio può dare la poesia!

* * *

E passiamo alla Pittura.Leonardo è una figura unica nella storia. Esiste

qualche altro raro esempio10 di uomini che hanno di-viso il loro genio fra la scienza e l'arte, ma nessunocon l'intensità e i risultati di Leonardo. Se i suoi con-temporanei si rammaricavano che un artista come luiperdesse tanto tempo attorno a speculazioni che allorarestavano ignorate, e se anche non lo fossero statenessuno le avrebbe capite, perchè di troppo hannopreceduto la scienza che le ha poi affermate, i posterisi sono accorti di quanti tesori di intuizione e di pro-fonda osservazione racchiudono i suoi manoscritti.

Se i contemporanei non hanno capito in Leonardoche l'artista, i posteri sbalorditi dalla sua scienza spe-rimentale hanno finito col voler fare di lui un positivi-sta e anche quasi un materialista. Ma questo è ungrossolano errore. La sua definizione stupenda: «pit-tura è una poesia che si vede» è tutto un programmae certo non vuole solo dire che la pittura dipinge quel-lo che la poesia descrive.

10 Leon Battista Alberti.

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Egli ha segnato questi due estremi e li ha descritti,analizzati, compenetrati come nessuno mai. Nulla dipiù e di meglio può dare la parola, nulla di più e dimeglio può dare la poesia!

* * *

E passiamo alla Pittura.Leonardo è una figura unica nella storia. Esiste

qualche altro raro esempio10 di uomini che hanno di-viso il loro genio fra la scienza e l'arte, ma nessunocon l'intensità e i risultati di Leonardo. Se i suoi con-temporanei si rammaricavano che un artista come luiperdesse tanto tempo attorno a speculazioni che allorarestavano ignorate, e se anche non lo fossero statenessuno le avrebbe capite, perchè di troppo hannopreceduto la scienza che le ha poi affermate, i posterisi sono accorti di quanti tesori di intuizione e di pro-fonda osservazione racchiudono i suoi manoscritti.

Se i contemporanei non hanno capito in Leonardoche l'artista, i posteri sbalorditi dalla sua scienza spe-rimentale hanno finito col voler fare di lui un positivi-sta e anche quasi un materialista. Ma questo è ungrossolano errore. La sua definizione stupenda: «pit-tura è una poesia che si vede» è tutto un programmae certo non vuole solo dire che la pittura dipinge quel-lo che la poesia descrive.

10 Leon Battista Alberti.

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Egli ha detto «poesia» e non storia, descrizione, odiscorso, perchè nella poesia si presuppone una eva-sione dalle leggi della necessità, per raggiungere unasuperiore armonia che è spirituale, attraverso le armo-nie dei versi.

(Su questa definizione di Leonardo dovrebbero me-ditare tutti quei pittori – che sono legione – che fannonella pittura solo della descrizione o dei discorsi!).Leonardo ha lasciato scritto: «Non si volta chi a stel-la è fisso!» E quasi a spiegare l'uno e l'altro detto hastabilito questa gerarchia «il corpo nostro è sottopo-sto al cielo e lo cielo è sottoposto allo spirito».

Altro che materialismo!In questo minuzioso analizzatore, in questo incon-

tentabile modellatore, in questo profondo conoscitore,come nessuno allora, dei secreti del mondo materiale,la materia sotto la sua mano, pur restando inesorabil-mente precisa, anatomicamente impeccabile, si spiri-tualizzava. Quale è la sintesi il risultato di tutto il mo-dellato profondo spinto fino alla più minuziosa preci-sione del viso e delle mani della «Gioconda» se nonuno spirituale, fluttuante, inafferrabile sorriso cheognuno può interpretare come vuole? La materiascompare, si affina, si eterizza in quel sorriso che hafatto sorgere le più disparate interpretazioni, le piùdifferenti ipotesi.

Così del «Cenacolo».Attraverso la mirabile composizione delle figure

riunite in gruppi di tre, dove i movimenti, i gesti, le

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Egli ha detto «poesia» e non storia, descrizione, odiscorso, perchè nella poesia si presuppone una eva-sione dalle leggi della necessità, per raggiungere unasuperiore armonia che è spirituale, attraverso le armo-nie dei versi.

(Su questa definizione di Leonardo dovrebbero me-ditare tutti quei pittori – che sono legione – che fannonella pittura solo della descrizione o dei discorsi!).Leonardo ha lasciato scritto: «Non si volta chi a stel-la è fisso!» E quasi a spiegare l'uno e l'altro detto hastabilito questa gerarchia «il corpo nostro è sottopo-sto al cielo e lo cielo è sottoposto allo spirito».

Altro che materialismo!In questo minuzioso analizzatore, in questo incon-

tentabile modellatore, in questo profondo conoscitore,come nessuno allora, dei secreti del mondo materiale,la materia sotto la sua mano, pur restando inesorabil-mente precisa, anatomicamente impeccabile, si spiri-tualizzava. Quale è la sintesi il risultato di tutto il mo-dellato profondo spinto fino alla più minuziosa preci-sione del viso e delle mani della «Gioconda» se nonuno spirituale, fluttuante, inafferrabile sorriso cheognuno può interpretare come vuole? La materiascompare, si affina, si eterizza in quel sorriso che hafatto sorgere le più disparate interpretazioni, le piùdifferenti ipotesi.

Così del «Cenacolo».Attraverso la mirabile composizione delle figure

riunite in gruppi di tre, dove i movimenti, i gesti, le

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espressioni si alternano con ritmica varietà e gradua-zione e dove la concitazione viva e quasi violenta deidue gruppi più vicini a Cristo diminuisce e si attenuanei gruppi che sono da lui più lontani, noi sentiamo leparole del Maestro come un'onda che diventa menoforte allontanandosi dalla sua origine; e nelle diverseespressioni dei discepoli le corrispondenti reazionispirituali e sentimentali a quelle parole.

Su tutti quei movimenti, su tutti quei gesti, su tuttequelle espressioni, noi sentiamo aleggiare la tristezzaspirituale, infinita di quelle parole che sono partite dalMaestro e che pare abbia pronunciate quasi controsua voglia in una rassegnazione infinitamente tristedavanti all'ineluttabile.

Il «Cenacolo» per il tempo e per non averlo Leo-nardo dipinto ad affresco – tecnica che non permetteun'approfondita ricerca del modellato – ma ad olio suuna strana preparazione sopra l'intonaco, nella qualesembra c'entri anche la cera11, è divenuto comeun'ombra evanescente. Ma il fascino che emana daquest'ombra, da questa nebbia è indefinibile e tiene alungo affascinati e sognanti...

11 Ho avuto la fortuna di poter salire sul ponte quando OresteSilvestri con amore e pazienza infinita procedeva al «fissamento»di tutte le parti che si scrostavano. E allora appunto ho potutoconstatare che se lo spessore della pittura ha tutte le apparenze diessere ad olio, la preparazione sottostante – abbastanza grossa,circa tre o quattro millimetri, – ha tutta l'apparenza, anche perl'untuosità tutta speciale al tatto, di essere fatta a base di cera.

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espressioni si alternano con ritmica varietà e gradua-zione e dove la concitazione viva e quasi violenta deidue gruppi più vicini a Cristo diminuisce e si attenuanei gruppi che sono da lui più lontani, noi sentiamo leparole del Maestro come un'onda che diventa menoforte allontanandosi dalla sua origine; e nelle diverseespressioni dei discepoli le corrispondenti reazionispirituali e sentimentali a quelle parole.

Su tutti quei movimenti, su tutti quei gesti, su tuttequelle espressioni, noi sentiamo aleggiare la tristezzaspirituale, infinita di quelle parole che sono partite dalMaestro e che pare abbia pronunciate quasi controsua voglia in una rassegnazione infinitamente tristedavanti all'ineluttabile.

Il «Cenacolo» per il tempo e per non averlo Leo-nardo dipinto ad affresco – tecnica che non permetteun'approfondita ricerca del modellato – ma ad olio suuna strana preparazione sopra l'intonaco, nella qualesembra c'entri anche la cera11, è divenuto comeun'ombra evanescente. Ma il fascino che emana daquest'ombra, da questa nebbia è indefinibile e tiene alungo affascinati e sognanti...

11 Ho avuto la fortuna di poter salire sul ponte quando OresteSilvestri con amore e pazienza infinita procedeva al «fissamento»di tutte le parti che si scrostavano. E allora appunto ho potutoconstatare che se lo spessore della pittura ha tutte le apparenze diessere ad olio, la preparazione sottostante – abbastanza grossa,circa tre o quattro millimetri, – ha tutta l'apparenza, anche perl'untuosità tutta speciale al tatto, di essere fatta a base di cera.

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Da che cosa può provenire questo fascino, se nondalla spiritualità sottile e profonda che Leonardo hasaputo concentrare nella sua opera e che esiste e resi-ste ancora, ora che la materia di cui era plasmatal'opera è quasi scomparsa?

* * *

Michelangelo nei dialoghi riferiti da Franciscod'Olanda dice: «Alle volte immagino che fra gli uo-mini non esista che una sola arte o scienza e questa èla pittura o disegno dalla quale tutte le altre, come sueparti, procedono. Per il che ben considerato tutto ciòche si fa in questa vita, ciascuno senza saperlo sta di-pingendo il mondo, così nel creare o produrre nuoveforme o figure, come nel vestirsi di svariati abbiglia-menti, nell'edificare ed occupare lo spazio con fab-briche e cose dipinte, nel coltivare i campi e lavoraredi disegni e schizzi la terra, nel navigare con vele sulmare, nello spartire le armi e combattere, e finalmen-te nei funerali e le morti, nella maggior parte dellenostre operazioni, fatti e movimenti».

Nessuno ha mai commentato nella loro formidabilesignificazione queste parole! Vedere tutto il mondo,tutte le opere degli uomini, tutte le loro azioni, il lorolavoro, come una pittura in atto, come un dipingere ilmondo! La grandezza di questa visione dà le vertigi-ni! Questa visione immensa, universale è ben degnadi quel formidabile cervello che è Michelangelo.

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Da che cosa può provenire questo fascino, se nondalla spiritualità sottile e profonda che Leonardo hasaputo concentrare nella sua opera e che esiste e resi-ste ancora, ora che la materia di cui era plasmatal'opera è quasi scomparsa?

* * *

Michelangelo nei dialoghi riferiti da Franciscod'Olanda dice: «Alle volte immagino che fra gli uo-mini non esista che una sola arte o scienza e questa èla pittura o disegno dalla quale tutte le altre, come sueparti, procedono. Per il che ben considerato tutto ciòche si fa in questa vita, ciascuno senza saperlo sta di-pingendo il mondo, così nel creare o produrre nuoveforme o figure, come nel vestirsi di svariati abbiglia-menti, nell'edificare ed occupare lo spazio con fab-briche e cose dipinte, nel coltivare i campi e lavoraredi disegni e schizzi la terra, nel navigare con vele sulmare, nello spartire le armi e combattere, e finalmen-te nei funerali e le morti, nella maggior parte dellenostre operazioni, fatti e movimenti».

Nessuno ha mai commentato nella loro formidabilesignificazione queste parole! Vedere tutto il mondo,tutte le opere degli uomini, tutte le loro azioni, il lorolavoro, come una pittura in atto, come un dipingere ilmondo! La grandezza di questa visione dà le vertigi-ni! Questa visione immensa, universale è ben degnadi quel formidabile cervello che è Michelangelo.

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Per colui che vede ogni azione dell'uomo come undipingere il mondo, per cui anche il fatto di elevareun edificio, o arare un campo o navigare sul mare convela è un risultato pittorico, comprendiamo che ilmondo doveva essere una immensa visione di ritmi,di masse di linee architettoniche – traducibili in qua-dro – anzi viste già come quadro, come pittura. Ilmondo che diventa quadro! La scena è evidentementeimmensa; ed è troppo grande la superficie del quadro.Come sintetizzarlo? Come render umana questa im-mensa tela? La sua cornice è evidentemente data dallanatura. Il mare, la terra con i suoi monti, le sue pianu-re, il cielo con le sue nubi sono la cornice di questoimmenso quadro. Quale è l'attore che agisce in questoscenario? L'uomo! Egli si muove, si agita, cammina,viaggia edifica per necessità di cose, di piccoli biso-gni materiali: il risultato è il quadro che cambia, lapittura nella sua cornice viene ad avere delle figura-zioni diverse, una diversa architettura. È l'uomo con isuoi gesti, con i suoi movimenti ad animare, modifi-care i ritmi serrati in questa immensa cornice. Èl'uomo dunque che sarà preso da Michelangelo per at-tore unico della sua osservazione, della sua creazione.Ecco perchè la natura non è stata per lui mai soggetto:la natura è per lui il fondo e lo scenario e la cornice.Ma come la visione del mondo-pittura è ritmica, es-senzialmente variata, dinamica; ecco l'origine dei mo-vimenti delle sue figure tutte quasi sempre coltenell'agire e nel divenire, nel passaggio da un ritmo ad

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Per colui che vede ogni azione dell'uomo come undipingere il mondo, per cui anche il fatto di elevareun edificio, o arare un campo o navigare sul mare convela è un risultato pittorico, comprendiamo che ilmondo doveva essere una immensa visione di ritmi,di masse di linee architettoniche – traducibili in qua-dro – anzi viste già come quadro, come pittura. Ilmondo che diventa quadro! La scena è evidentementeimmensa; ed è troppo grande la superficie del quadro.Come sintetizzarlo? Come render umana questa im-mensa tela? La sua cornice è evidentemente data dallanatura. Il mare, la terra con i suoi monti, le sue pianu-re, il cielo con le sue nubi sono la cornice di questoimmenso quadro. Quale è l'attore che agisce in questoscenario? L'uomo! Egli si muove, si agita, cammina,viaggia edifica per necessità di cose, di piccoli biso-gni materiali: il risultato è il quadro che cambia, lapittura nella sua cornice viene ad avere delle figura-zioni diverse, una diversa architettura. È l'uomo con isuoi gesti, con i suoi movimenti ad animare, modifi-care i ritmi serrati in questa immensa cornice. Èl'uomo dunque che sarà preso da Michelangelo per at-tore unico della sua osservazione, della sua creazione.Ecco perchè la natura non è stata per lui mai soggetto:la natura è per lui il fondo e lo scenario e la cornice.Ma come la visione del mondo-pittura è ritmica, es-senzialmente variata, dinamica; ecco l'origine dei mo-vimenti delle sue figure tutte quasi sempre coltenell'agire e nel divenire, nel passaggio da un ritmo ad

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un altro, ben raramente in una posa od atteggiamentostabile! E come il mondo è un immenso ritmo, così laformidabile costruzione ritmica delle sue figure èchiaramente, necessariamente fondamentale nelle sueopere sia di pittura che di scultura. Ogni sibilla, ogniprofeta, ogni schiavo ha nella sua costruzione un suopiano tipico, al quale tutto concorre e risponde, anchele pieghe delle vesti, i rotoli dei papiri, i libri, tutto!Non una piega sola dei suoi profeti o delle sue sibillesi può modificare senza rompere questa mirabile co-struzione ritmica che è tipica per ogni figura, che è odobliqua da sinistra a destra, od obliqua da destra a si-nistra, o centripeta o centrifuga nelle linee essenzialicomponenti questi ritmi. Il mondo visto come un co-lossale assieme di ritmi, la traduzione di questi ritmiriportati tutti alle possibilità ritmiche degli atteggia-menti del corpo umano, ecco il punto di partenza diMichelangelo, ecco come egli si serve del vero. Il di-namismo tutto della vita nel suo pieno sviluppo ditempo e spazio visto nel quadro della natura e sinte-tizzato nell'uomo.

Tutto nel mondo è ritmo; l'alterna vicenda del gior-no e della notte, del crepuscolo e dell'aurora, l'alter-narsi perenne delle stagioni; l'uomo stesso è un ritmocontinuo nel passo, nei movimenti, nel respiro, nelbattito del cuore. Tutte le espressioni di vita sono rit-mo. Vista questa legge eterna del ritmo come la piùuniversale e costante della natura, non si poteva certo

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un altro, ben raramente in una posa od atteggiamentostabile! E come il mondo è un immenso ritmo, così laformidabile costruzione ritmica delle sue figure èchiaramente, necessariamente fondamentale nelle sueopere sia di pittura che di scultura. Ogni sibilla, ogniprofeta, ogni schiavo ha nella sua costruzione un suopiano tipico, al quale tutto concorre e risponde, anchele pieghe delle vesti, i rotoli dei papiri, i libri, tutto!Non una piega sola dei suoi profeti o delle sue sibillesi può modificare senza rompere questa mirabile co-struzione ritmica che è tipica per ogni figura, che è odobliqua da sinistra a destra, od obliqua da destra a si-nistra, o centripeta o centrifuga nelle linee essenzialicomponenti questi ritmi. Il mondo visto come un co-lossale assieme di ritmi, la traduzione di questi ritmiriportati tutti alle possibilità ritmiche degli atteggia-menti del corpo umano, ecco il punto di partenza diMichelangelo, ecco come egli si serve del vero. Il di-namismo tutto della vita nel suo pieno sviluppo ditempo e spazio visto nel quadro della natura e sinte-tizzato nell'uomo.

Tutto nel mondo è ritmo; l'alterna vicenda del gior-no e della notte, del crepuscolo e dell'aurora, l'alter-narsi perenne delle stagioni; l'uomo stesso è un ritmocontinuo nel passo, nei movimenti, nel respiro, nelbattito del cuore. Tutte le espressioni di vita sono rit-mo. Vista questa legge eterna del ritmo come la piùuniversale e costante della natura, non si poteva certo

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trovare per la espressione artistica una base più gran-de ed universale del ritmo.

Vediamo come appare il mondo spirituale nelleespressioni di queste figure il cui ritmo corporale ècosì profondamente architettato.

Perchè al corpo si riveli il mondo spirituale, è ne-cessaria la meditazione, il raccoglimento, le concen-trazioni. Ebbene tutte le figure di Michelangelo, nes-suna esclusa, sono in atto di ascoltare le voci interiori,sono in atto di vedere il mondo interiore. Talune as-sorte in una profonda meditazione (profeta Geremia,la statua di Lorenzo dei Medici, detto «Il pensiero») iprofeti Zaccaria, Jaele, la sibilla Delfica, che ha unlampo negli occhi per la visione interiore, la SibillaEritrea, la Cumana; altre invece sono in movimento,ma compiono il gesto in sogno, la loro mente è anco-ra lontana; così Isaia che sente come in sogno il ri-chiamo del putto che si trova alla sua destra; Ezechie-le che si volta come di soprassalto irritato di esseretolto alla sua meditazione, ad un invito del fanciulloche pare gli imponga di muoversi; Daniele che scrivesu di un libro a destra una considerazione come con-seguenza di quello che stava leggendo nel gran libroche tiene sulle ginocchia; ma fa questo senza che lamente ne partecipi, immersa ancora nella profondameditazione; così la Libica che vedendo di più e dimeglio nel mondo interiore getta e chiude il libro chetroppo poco dice in merito; così Giona che appenauscito dal mostro guarda in alto e lontano, sempre ad

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trovare per la espressione artistica una base più gran-de ed universale del ritmo.

Vediamo come appare il mondo spirituale nelleespressioni di queste figure il cui ritmo corporale ècosì profondamente architettato.

Perchè al corpo si riveli il mondo spirituale, è ne-cessaria la meditazione, il raccoglimento, le concen-trazioni. Ebbene tutte le figure di Michelangelo, nes-suna esclusa, sono in atto di ascoltare le voci interiori,sono in atto di vedere il mondo interiore. Talune as-sorte in una profonda meditazione (profeta Geremia,la statua di Lorenzo dei Medici, detto «Il pensiero») iprofeti Zaccaria, Jaele, la sibilla Delfica, che ha unlampo negli occhi per la visione interiore, la SibillaEritrea, la Cumana; altre invece sono in movimento,ma compiono il gesto in sogno, la loro mente è anco-ra lontana; così Isaia che sente come in sogno il ri-chiamo del putto che si trova alla sua destra; Ezechie-le che si volta come di soprassalto irritato di esseretolto alla sua meditazione, ad un invito del fanciulloche pare gli imponga di muoversi; Daniele che scrivesu di un libro a destra una considerazione come con-seguenza di quello che stava leggendo nel gran libroche tiene sulle ginocchia; ma fa questo senza che lamente ne partecipi, immersa ancora nella profondameditazione; così la Libica che vedendo di più e dimeglio nel mondo interiore getta e chiude il libro chetroppo poco dice in merito; così Giona che appenauscito dal mostro guarda in alto e lontano, sempre ad

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un richiamo di un altro mondo dal quale non era statodistolto neanche dalla sua avventura.

Il Padre Eterno stesso, centro e origine di tutto ilmondo interiore, nel dar vita a quello materiale edesteriore, non è mai occupato completamente dallamaterialità del gesto del creare: come assorto e quasiindifferente passa e dà vita ad Adamo coricato; pro-fondamente pensoso, con piccolo gesto della mano fasorgere Eva da Adamo addormentato, e anche dovepiù potente ed imperioso appare il gesto, come nellacreazione del sole e della luna, Egli è, si potrebbedire, irato non per il gesto che compie, ma per tuttal'involuzione che deve soffrire il suo spirito per scen-dere fino alla materia.

Il gesto invece di Cristo nel Giudizio finale, poichèè Dio che si è fatto uomo, è molto più umano, più tea-tralmente efficace, più energico e faticoso, meno divi-no certo di quello del Padre Eterno nel creare il mon-do! Tutte le figure create da Michelangelo sono piùattente, prese e pervase dal mondo che hanno dentro,che dal gesto che compiono con la materialità del cor-po in questo mondo materiale. Sono figure che sop-portano il peso della materia e pensano e agiscono es-sendo sempre al di sopra ed al di là del loro corpo edella materia. Dal sentire in queste figure la presenzadi un altro mondo superiore, occulto e non materiale,proviene il fascino profondo e misterioso delle crea-zioni di Michelangelo.

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un richiamo di un altro mondo dal quale non era statodistolto neanche dalla sua avventura.

Il Padre Eterno stesso, centro e origine di tutto ilmondo interiore, nel dar vita a quello materiale edesteriore, non è mai occupato completamente dallamaterialità del gesto del creare: come assorto e quasiindifferente passa e dà vita ad Adamo coricato; pro-fondamente pensoso, con piccolo gesto della mano fasorgere Eva da Adamo addormentato, e anche dovepiù potente ed imperioso appare il gesto, come nellacreazione del sole e della luna, Egli è, si potrebbedire, irato non per il gesto che compie, ma per tuttal'involuzione che deve soffrire il suo spirito per scen-dere fino alla materia.

Il gesto invece di Cristo nel Giudizio finale, poichèè Dio che si è fatto uomo, è molto più umano, più tea-tralmente efficace, più energico e faticoso, meno divi-no certo di quello del Padre Eterno nel creare il mon-do! Tutte le figure create da Michelangelo sono piùattente, prese e pervase dal mondo che hanno dentro,che dal gesto che compiono con la materialità del cor-po in questo mondo materiale. Sono figure che sop-portano il peso della materia e pensano e agiscono es-sendo sempre al di sopra ed al di là del loro corpo edella materia. Dal sentire in queste figure la presenzadi un altro mondo superiore, occulto e non materiale,proviene il fascino profondo e misterioso delle crea-zioni di Michelangelo.

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La rivelazione nelle arti plastiche di un mondo su-periore appare con Michelangelo. La plastica grecanulla ci aveva dato di simile, fermata e limitata dallaarmonia esteriore. Si continuerà poi da altri artisti, datutto il rinascimento e ahimè! poi giù fino a noi, adimitare nelle sue apparenze questo mondo Michelan-giolesco senza capirne la sostanziale spiritualità! Tro-veremo le propaggini di questa influenza ben lontane,fino ai neoclassici. Ma non discendiamo troppo. Cer-chiamo di restare ancora in alto. Una tendenza com-pletamente diversa, una spiritualità di un altro genere,ma pur sempre spiritualità, sarà espressa in un altromodo dalla pittura veneziana.

* * *

Una lettera dell'Aretino a Tiziano, nella quale de-scrive un tramonto e che è troppo pittorica per non es-sere una eco dei discorsi che spesso dovevano fare Ti-ziano e l'Aretino sui colori di Venezia, ci conferma inun certo modo dove dobbiamo cercare il maestro delcolore di Tiziano: in quei meravigliosi spettacoli dicolore che Venezia offre come materiale, dirò così,indeterminato e indefinito, da determinare e definirenell'opera d'arte. Questo materiale non era preso im-pressionisticamente come fanno tutti quegli illustri ar-tisti – e sono falange – che credono copiando un an-golo di Venezia di fare dei quadri di colore, di bel co-lore! Dal momento che Venezia è la città del colore e

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La rivelazione nelle arti plastiche di un mondo su-periore appare con Michelangelo. La plastica grecanulla ci aveva dato di simile, fermata e limitata dallaarmonia esteriore. Si continuerà poi da altri artisti, datutto il rinascimento e ahimè! poi giù fino a noi, adimitare nelle sue apparenze questo mondo Michelan-giolesco senza capirne la sostanziale spiritualità! Tro-veremo le propaggini di questa influenza ben lontane,fino ai neoclassici. Ma non discendiamo troppo. Cer-chiamo di restare ancora in alto. Una tendenza com-pletamente diversa, una spiritualità di un altro genere,ma pur sempre spiritualità, sarà espressa in un altromodo dalla pittura veneziana.

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Una lettera dell'Aretino a Tiziano, nella quale de-scrive un tramonto e che è troppo pittorica per non es-sere una eco dei discorsi che spesso dovevano fare Ti-ziano e l'Aretino sui colori di Venezia, ci conferma inun certo modo dove dobbiamo cercare il maestro delcolore di Tiziano: in quei meravigliosi spettacoli dicolore che Venezia offre come materiale, dirò così,indeterminato e indefinito, da determinare e definirenell'opera d'arte. Questo materiale non era preso im-pressionisticamente come fanno tutti quegli illustri ar-tisti – e sono falange – che credono copiando un an-golo di Venezia di fare dei quadri di colore, di bel co-lore! Dal momento che Venezia è la città del colore e

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che ha dato Tiziano, Tintoretto e Veronese!... Essi po-tranno copiare per anni un angolo qualunque di Vene-zia e resteranno sempre a povere impressioni di unangolo qualunque di Venezia.

Come Michelangelo, dalla sua visione dell'umanitàche col suo affacendarsi dipinge il mondo e ne cambiai ritmi, ha espresso il ritmo nel corpo umano, così ipittori veneziani hanno in Venezia trovato gli elemen-ti dei contrasti, delle armonie, dei chiari e oscuri perla loro tavolozza! Ma come? Non certo col copiareVenezia e i suoi aspetti. Non conosco che un quadrodi Tiziano dove ci sia per sfondo Venezia e non so seTintoretto e Veronese l'abbiano mai dipinta! Ma Ve-nezia era passata con i suoi colori nella loro retina,nella loro mente e nel loro spirito, ed aveva rivelatoad essi tutti i secreti del colore e tutte le sue sottili ar-monie. Essa aveva rivelato la profondità misteriosadelle ombre dalle quali balza, con le gerarchie neces-sarie, ciò che più si deve vedere. Venezia ha insegna-to ad essi tutto questo, ma essi non l'hanno mai foto-graficamente dipinta!

I verdi lividi e misteriosi di Tiziano ed i suoi doratiluminosi, i gialli e violetti del Veronese, i grigi caldi egli azzurri pallidi e luminosi del Tintoretto e i suoibruni o freddi o verdastri o caldi e infuocati si trove-ranno nell'acqua di Venezia che riflette nei suoi rii,nei suoi canali gli azzurri del cielo, i verdi delle im-poste e delle porte, il bianco dei suoi marmi o in unaluce trionfale dove li bacia il sole o nelle ombre mi-

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che ha dato Tiziano, Tintoretto e Veronese!... Essi po-tranno copiare per anni un angolo qualunque di Vene-zia e resteranno sempre a povere impressioni di unangolo qualunque di Venezia.

Come Michelangelo, dalla sua visione dell'umanitàche col suo affacendarsi dipinge il mondo e ne cambiai ritmi, ha espresso il ritmo nel corpo umano, così ipittori veneziani hanno in Venezia trovato gli elemen-ti dei contrasti, delle armonie, dei chiari e oscuri perla loro tavolozza! Ma come? Non certo col copiareVenezia e i suoi aspetti. Non conosco che un quadrodi Tiziano dove ci sia per sfondo Venezia e non so seTintoretto e Veronese l'abbiano mai dipinta! Ma Ve-nezia era passata con i suoi colori nella loro retina,nella loro mente e nel loro spirito, ed aveva rivelatoad essi tutti i secreti del colore e tutte le sue sottili ar-monie. Essa aveva rivelato la profondità misteriosadelle ombre dalle quali balza, con le gerarchie neces-sarie, ciò che più si deve vedere. Venezia ha insegna-to ad essi tutto questo, ma essi non l'hanno mai foto-graficamente dipinta!

I verdi lividi e misteriosi di Tiziano ed i suoi doratiluminosi, i gialli e violetti del Veronese, i grigi caldi egli azzurri pallidi e luminosi del Tintoretto e i suoibruni o freddi o verdastri o caldi e infuocati si trove-ranno nell'acqua di Venezia che riflette nei suoi rii,nei suoi canali gli azzurri del cielo, i verdi delle im-poste e delle porte, il bianco dei suoi marmi o in unaluce trionfale dove li bacia il sole o nelle ombre mi-

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steriose e trasparenti dove il sole non arriva. I riflessidelle acque con gli arabeschi mobili e continuamentecangianti per l'agitarsi delle acque dopo il passaggiodelle gondole offrono mirabili contrasti ed armonie dicolore; il graduale calmarsi delle acque che ritornanoin certi rii solitari presto tranquille, offre poi la possi-bilità di scindere nei loro elementi quei mirabili ara-beschi che prima erano troppo rapidi nel loro intrec-ciarsi e variare per poterli analizzare.

Ecco: quelle striscie brune che tagliavano e contra-stavano con quel verde erano il riflesso diquell'ombra di quella porta aperta, quel verde era ilverde della finestra, quell'oro era la cornice di marmodorato dal sole...

Tutte queste armonie, tutti questi contrasti sonorialzati di intensità dai relativi complementari, chè neiriflessi un colore fa sentire di più, provoca più neces-sariamente il richiamo del suo complementare. Ed èin ciò che bisogna ricercare anche la sapienza nell'usodei complementari che hanno avuto i pittori venezia-ni; non in un'arida e scolastica applicazione scientifi-ca, come hanno fatto del complementarismo i divisio-nisti e i «pointilistes» moderni che, facendone unamaniera, sono arrivati o al grigio o al colore senzatono; ma capito ed applicato largamente nelle massecoloristiche del quadro per rendere questo più lumi-noso nella sua atmosfera.

Essi non ritraevano di Venezia una «veduta» un rio,un canale, un angolo qualunque – l'impressionismo

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steriose e trasparenti dove il sole non arriva. I riflessidelle acque con gli arabeschi mobili e continuamentecangianti per l'agitarsi delle acque dopo il passaggiodelle gondole offrono mirabili contrasti ed armonie dicolore; il graduale calmarsi delle acque che ritornanoin certi rii solitari presto tranquille, offre poi la possi-bilità di scindere nei loro elementi quei mirabili ara-beschi che prima erano troppo rapidi nel loro intrec-ciarsi e variare per poterli analizzare.

Ecco: quelle striscie brune che tagliavano e contra-stavano con quel verde erano il riflesso diquell'ombra di quella porta aperta, quel verde era ilverde della finestra, quell'oro era la cornice di marmodorato dal sole...

Tutte queste armonie, tutti questi contrasti sonorialzati di intensità dai relativi complementari, chè neiriflessi un colore fa sentire di più, provoca più neces-sariamente il richiamo del suo complementare. Ed èin ciò che bisogna ricercare anche la sapienza nell'usodei complementari che hanno avuto i pittori venezia-ni; non in un'arida e scolastica applicazione scientifi-ca, come hanno fatto del complementarismo i divisio-nisti e i «pointilistes» moderni che, facendone unamaniera, sono arrivati o al grigio o al colore senzatono; ma capito ed applicato largamente nelle massecoloristiche del quadro per rendere questo più lumi-noso nella sua atmosfera.

Essi non ritraevano di Venezia una «veduta» un rio,un canale, un angolo qualunque – l'impressionismo

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non era ancora inventato – essi l'avevano osservata,studiata, ne avevano capito le lezioni di colore e di lu-minosità e da queste lezioni avevano saputo crearequelle «atmosfere di colore» che sono nei loro quadrie che escono dai loro quadri, perchè così piene, inten-se e potenti che le cornici non possono nè limitare nècontenere e che ci invadono, ci circondano, e traspor-tano oltre, perchè quaggiù quelle atmosfere non letroviamo... La prova che queste atmosfere escono dalquadro è questa: se guardando il quadro alla distanzagiusta, si cerca di capire o copiare un colore qualun-que, un giallo, un rosso, un grigio e con la tavolozzain mano lo si compone cercando di farlo identico suun pezzetto di tela o cartone, e se poi si porta questopezzetto di colore vicino al quadro stesso o magari losi sovrappone alla parte del quadro il cui colore si èvoluto imitare, non è più quello; ci si sbaglia sempre.Lì sul quadro è un altro colore; il colore che si vedenell'armonia generale del quadro si forma fuori delquadro stesso, forse nella retina di chi guarda, forsenell'aria... È veramente un'atmosfera di colore cheesce dal quadro... Questo avviene solo per i maestridel colore: i pittori veneziani.

Ti ho già parlato del «Cristo e Cireneo» del Pradodi Tiziano. Voglio parlarti di un altro suo quadro doveil soggetto pare il meno spirituale che si possa imma-ginare, perchè non è che la mezza figura di una dellesue Belle!

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non era ancora inventato – essi l'avevano osservata,studiata, ne avevano capito le lezioni di colore e di lu-minosità e da queste lezioni avevano saputo crearequelle «atmosfere di colore» che sono nei loro quadrie che escono dai loro quadri, perchè così piene, inten-se e potenti che le cornici non possono nè limitare nècontenere e che ci invadono, ci circondano, e traspor-tano oltre, perchè quaggiù quelle atmosfere non letroviamo... La prova che queste atmosfere escono dalquadro è questa: se guardando il quadro alla distanzagiusta, si cerca di capire o copiare un colore qualun-que, un giallo, un rosso, un grigio e con la tavolozzain mano lo si compone cercando di farlo identico suun pezzetto di tela o cartone, e se poi si porta questopezzetto di colore vicino al quadro stesso o magari losi sovrappone alla parte del quadro il cui colore si èvoluto imitare, non è più quello; ci si sbaglia sempre.Lì sul quadro è un altro colore; il colore che si vedenell'armonia generale del quadro si forma fuori delquadro stesso, forse nella retina di chi guarda, forsenell'aria... È veramente un'atmosfera di colore cheesce dal quadro... Questo avviene solo per i maestridel colore: i pittori veneziani.

Ti ho già parlato del «Cristo e Cireneo» del Pradodi Tiziano. Voglio parlarti di un altro suo quadro doveil soggetto pare il meno spirituale che si possa imma-ginare, perchè non è che la mezza figura di una dellesue Belle!

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La «Flora». È inutile che te la ricordi. Una bellissi-ma mezza figura, dalla testa perfetta con i capelli delclassico oro tizianesco che scendono a coprire in par-te una spalla dalla quale è scesa l'ampia camicia bian-ca a pieghe e che copre ancora l'altra spalla; con unamano tiene dei fiori e con l'altra stringe al petto unbroccato a fiori – rosa – violetto – lacca che stacca sulbianco della camicia e che fa col suo assieme compo-sito di toni e colori una specie di macchia che da de-stra scende quasi a tagliare il quadro. Se continuiamoad analizzare oggettivamente il quadro, troviamo chela linea della spalla e della manica a sinistra è ripetutaritmicamente parallela dalla linea di questo broccato,in modo che il ritmo generale delle linee assume ungrandioso andamento declinante verso il basso da de-stra a sinistra, portando, per così dire, anche lo sguar-do dello spettatore verso quell'ignoto a cui guardano ibelli occhi della donna. Tiziano è un maestro in questiandamenti ritmici trasversali sui quali è impostatal'architettura del quadro.

Così nella «Madonna di casa Pesaro», così nella«Pietà» ultima sua opera, a Venezia. In questa le figu-re dal basso a destra, con le gambe piegate del S. Ge-rolamo, fino su in alto a sinistra con la testa dellaMaddalena e con la testa della statua di Mosè, forma-no una linea trasversale che non si reggerebbe se nonfosse «tenuta» da quell'angelo potente con la torciaaccesa che piomba con una linea esattamente perpen-dicolare – nota bene – non alla cornice o piano del

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La «Flora». È inutile che te la ricordi. Una bellissi-ma mezza figura, dalla testa perfetta con i capelli delclassico oro tizianesco che scendono a coprire in par-te una spalla dalla quale è scesa l'ampia camicia bian-ca a pieghe e che copre ancora l'altra spalla; con unamano tiene dei fiori e con l'altra stringe al petto unbroccato a fiori – rosa – violetto – lacca che stacca sulbianco della camicia e che fa col suo assieme compo-sito di toni e colori una specie di macchia che da de-stra scende quasi a tagliare il quadro. Se continuiamoad analizzare oggettivamente il quadro, troviamo chela linea della spalla e della manica a sinistra è ripetutaritmicamente parallela dalla linea di questo broccato,in modo che il ritmo generale delle linee assume ungrandioso andamento declinante verso il basso da de-stra a sinistra, portando, per così dire, anche lo sguar-do dello spettatore verso quell'ignoto a cui guardano ibelli occhi della donna. Tiziano è un maestro in questiandamenti ritmici trasversali sui quali è impostatal'architettura del quadro.

Così nella «Madonna di casa Pesaro», così nella«Pietà» ultima sua opera, a Venezia. In questa le figu-re dal basso a destra, con le gambe piegate del S. Ge-rolamo, fino su in alto a sinistra con la testa dellaMaddalena e con la testa della statua di Mosè, forma-no una linea trasversale che non si reggerebbe se nonfosse «tenuta» da quell'angelo potente con la torciaaccesa che piomba con una linea esattamente perpen-dicolare – nota bene – non alla cornice o piano del

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quadro, ma a questa linea obliqua segnata dalle figu-re. Questo angelo è come la chiave di volta che reggel'architettura di tutta la composizione.

MANI.– Quanti mirabili accorgimenti di linee e d'armo-nie nella composizione!

PIRRO. – Sì, e questo fa ancora parte della tecnica! ed ènecessario perchè i ritmi lineari siano ricchi e variatie da questi risulti poi quella grandiosità che moltisentono e non sanno definire.

Puoi quasi certamente tenere per generale che inuna grande pittura oltre i ritmi immediatamente visi-bili e che sono dati dalle linee generali o contorni del-la figura, dalla, diremo così, necessità rappresentati-va, altri ne esistono di apparentemente secondari, mache sono invece molte volte quelli precisamente daiquali risulta la larghezza, la grandiosità, la pienezzadella rappresentazione.

Si direbbe che tutta questa ritmica non immediata-mente palese incominci a darci l'idea di un'armoniache è oltre la necessità della rappresentazione mate-riale e oltre quindi la materia stessa. Per arrivare allospirito dove tutto è equilibrio, potenza, intensità, biso-gna che la materia venga organizzata allo stessomodo.

Ritorniamo alla Flora. Questo broccato dunque for-ma ritmo trasversale e dà quella grandiosità ed am-piezza infinite a questo quadro di piccole misure.Nell'assieme dunque nulla di più semplice, nulla di

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quadro, ma a questa linea obliqua segnata dalle figu-re. Questo angelo è come la chiave di volta che reggel'architettura di tutta la composizione.

MANI.– Quanti mirabili accorgimenti di linee e d'armo-nie nella composizione!

PIRRO. – Sì, e questo fa ancora parte della tecnica! ed ènecessario perchè i ritmi lineari siano ricchi e variatie da questi risulti poi quella grandiosità che moltisentono e non sanno definire.

Puoi quasi certamente tenere per generale che inuna grande pittura oltre i ritmi immediatamente visi-bili e che sono dati dalle linee generali o contorni del-la figura, dalla, diremo così, necessità rappresentati-va, altri ne esistono di apparentemente secondari, mache sono invece molte volte quelli precisamente daiquali risulta la larghezza, la grandiosità, la pienezzadella rappresentazione.

Si direbbe che tutta questa ritmica non immediata-mente palese incominci a darci l'idea di un'armoniache è oltre la necessità della rappresentazione mate-riale e oltre quindi la materia stessa. Per arrivare allospirito dove tutto è equilibrio, potenza, intensità, biso-gna che la materia venga organizzata allo stessomodo.

Ritorniamo alla Flora. Questo broccato dunque for-ma ritmo trasversale e dà quella grandiosità ed am-piezza infinite a questo quadro di piccole misure.Nell'assieme dunque nulla di più semplice, nulla di

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più chiaro. Il tutto maestrevolmente dipinto, è neces-sario dirlo?, da Tiziano.

Un fascino dorato esce da quella tela. Un oro chequasi ti avvolge come un'atmosfera; un atmosfera dioro che non trovi nei tramonti, che non trovi nelle au-rore: è un'atmosfera che, senti, non è di questo mon-do; e una atmosfera spirituale, dove tutto è dolce,puro e intenso.

Ebbene quel broccato che chissà quanti hanno im-maginato messo lì da Tiziano come semplice necessi-tà di decorazione, o anche, se vuoi, per la più alta ar-chitettura costruttiva del quadro, è messo lì perchèquell'atmosfera d'oro esca dal quadro, avvolga lospettatore e lo culli in quest'oro che non è di questomondo! Quel broccato ha il colore complementaredell'oro! Provati a coprire con la mano o con un fo-glio di carta avvicinati al quadro l'angolo dove c'èquesto broccato roseo-lacca-violetto e la fontedell'atmosfera d'oro è cessata. Tutto impallidisce;l'oro è fuggito dai capelli, dalle carni da tutto! Noinon ne siamo più attorniati, noi siamo nella solita at-mosfera quotidiana!

Ah! divina pittura che con Michelangelo ci hai fat-to partecipare all'infinito del pensiero e all'emozionedelle sue figure e che con Tiziano ci trasporti nelle at-mosfere spirituali che avvolgono di luce e di colorequei pensieri e quelle emozioni!

* * *

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più chiaro. Il tutto maestrevolmente dipinto, è neces-sario dirlo?, da Tiziano.

Un fascino dorato esce da quella tela. Un oro chequasi ti avvolge come un'atmosfera; un atmosfera dioro che non trovi nei tramonti, che non trovi nelle au-rore: è un'atmosfera che, senti, non è di questo mon-do; e una atmosfera spirituale, dove tutto è dolce,puro e intenso.

Ebbene quel broccato che chissà quanti hanno im-maginato messo lì da Tiziano come semplice necessi-tà di decorazione, o anche, se vuoi, per la più alta ar-chitettura costruttiva del quadro, è messo lì perchèquell'atmosfera d'oro esca dal quadro, avvolga lospettatore e lo culli in quest'oro che non è di questomondo! Quel broccato ha il colore complementaredell'oro! Provati a coprire con la mano o con un fo-glio di carta avvicinati al quadro l'angolo dove c'èquesto broccato roseo-lacca-violetto e la fontedell'atmosfera d'oro è cessata. Tutto impallidisce;l'oro è fuggito dai capelli, dalle carni da tutto! Noinon ne siamo più attorniati, noi siamo nella solita at-mosfera quotidiana!

Ah! divina pittura che con Michelangelo ci hai fat-to partecipare all'infinito del pensiero e all'emozionedelle sue figure e che con Tiziano ci trasporti nelle at-mosfere spirituali che avvolgono di luce e di colorequei pensieri e quelle emozioni!

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Alcune tradizioni tibetane parlano di una misterio-sa lingua antichissima: Vatan'n che sarebbe stata lalingua unica universale nella quale ogni cosa ed ogniessere avrebbe avuto il suo nome naturale, originarioed essenziale. Questa sarebbe la lingua anteriore aquella confusione delle lingue di cui parla la Bibbiacon il simbolo della Torre di Babele. Le lingue poste-riori parlate non sarebbero che un riflesso, una defor-mazione, con un significato fattosi oggettivo, fisico,frammentario di una lingua cosmica identica al pro-cesso produttivo delle cose: il verbo divino di S. Gio-vanni.

Come ricerca e tentativo di trovare gli originali diquesta lingua cosmica, di questo Verbo che crea lacosa pronunciata, di questa Vox, di questo soffio divi-no si possono considerare i «Mantras» indiani e il po-tere creatore e suscitatore di realtà loro attribuito.

Penso che questo linguaggio universale, unico ecosmico, questo «verbo» che crea e suscita ci è rima-sto ed è quello dei suoni. Il linguaggio dei suoni orga-nizzati, alternati o uniti dai sommi, Palestrina, Bach,Beethoven, è veramente questa lingua universale co-smica, il Vatan'n, il Verbo divino. In questo linguag-gio non è più come nelle lingue posteriori una ogget-tivazione frammentaria delle cose e degli esseri, ma èin esso stesso insita la qualità di creare l'essenza stes-sa degli esseri e delle cose se non anche, come sareb-be del Verbo divino, nella materialità fisica delle cose

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Alcune tradizioni tibetane parlano di una misterio-sa lingua antichissima: Vatan'n che sarebbe stata lalingua unica universale nella quale ogni cosa ed ogniessere avrebbe avuto il suo nome naturale, originarioed essenziale. Questa sarebbe la lingua anteriore aquella confusione delle lingue di cui parla la Bibbiacon il simbolo della Torre di Babele. Le lingue poste-riori parlate non sarebbero che un riflesso, una defor-mazione, con un significato fattosi oggettivo, fisico,frammentario di una lingua cosmica identica al pro-cesso produttivo delle cose: il verbo divino di S. Gio-vanni.

Come ricerca e tentativo di trovare gli originali diquesta lingua cosmica, di questo Verbo che crea lacosa pronunciata, di questa Vox, di questo soffio divi-no si possono considerare i «Mantras» indiani e il po-tere creatore e suscitatore di realtà loro attribuito.

Penso che questo linguaggio universale, unico ecosmico, questo «verbo» che crea e suscita ci è rima-sto ed è quello dei suoni. Il linguaggio dei suoni orga-nizzati, alternati o uniti dai sommi, Palestrina, Bach,Beethoven, è veramente questa lingua universale co-smica, il Vatan'n, il Verbo divino. In questo linguag-gio non è più come nelle lingue posteriori una ogget-tivazione frammentaria delle cose e degli esseri, ma èin esso stesso insita la qualità di creare l'essenza stes-sa degli esseri e delle cose se non anche, come sareb-be del Verbo divino, nella materialità fisica delle cose

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e degli esseri, certo nella loro essenza spirituale co-smica, nella loro assoluta realtà spirituale.

Solo così io posso spiegarmi la potenza creatrice edevocatrice della musica, il sorgere improvviso dalnulla, durante la musica, di visioni e immagini, di es-seri e di cose, di azioni, di lotte, di dolori e di gioiealle quali siamo chiamati a partecipare con una inten-sità ed una necessità fatale ineluttabile.

Certe insistenze o ripetizioni, certe risposte che pa-iono confermare un ordine o renderlo più perentorio oche delineano e determinano l'immagine evocata dallinguaggio sonoro, mi appaiono veramente come ilVerbo che si fa vita, il Mantras che crea, la Volontàche diviene Essenza, che diviene realtà.

La prima frase mi appare talora come l'enunciazio-ne della volontà divina, l'emissione del Verbo; la se-conda, la risposta, il risultato, il concretarsi cioè inrealtà del Verbo e della Volontà divina.

Vediamo rapidamente quali uomini abbiano parlatoquesto Verbo in modo da confermare l'identificazionedella musica col Verbo divino, col Vatan'n originalecosmico. Quali uomini abbiano saputo del linguaggiodei suoni, che per se stesso è astratto, amorfo e in-comprensibile, fare il Verbo che crea, che suscita es-seri e cose nel mondo dello spirito.

Naturalmente non ci occupiamo che dei grandissi-mi (non perchè questi rappresentino tappe successive– questo non ci interessa ed è materia da storici), deigrandissimi perchè sono le vette eccelse che sole rag-

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e degli esseri, certo nella loro essenza spirituale co-smica, nella loro assoluta realtà spirituale.

Solo così io posso spiegarmi la potenza creatrice edevocatrice della musica, il sorgere improvviso dalnulla, durante la musica, di visioni e immagini, di es-seri e di cose, di azioni, di lotte, di dolori e di gioiealle quali siamo chiamati a partecipare con una inten-sità ed una necessità fatale ineluttabile.

Certe insistenze o ripetizioni, certe risposte che pa-iono confermare un ordine o renderlo più perentorio oche delineano e determinano l'immagine evocata dallinguaggio sonoro, mi appaiono veramente come ilVerbo che si fa vita, il Mantras che crea, la Volontàche diviene Essenza, che diviene realtà.

La prima frase mi appare talora come l'enunciazio-ne della volontà divina, l'emissione del Verbo; la se-conda, la risposta, il risultato, il concretarsi cioè inrealtà del Verbo e della Volontà divina.

Vediamo rapidamente quali uomini abbiano parlatoquesto Verbo in modo da confermare l'identificazionedella musica col Verbo divino, col Vatan'n originalecosmico. Quali uomini abbiano saputo del linguaggiodei suoni, che per se stesso è astratto, amorfo e in-comprensibile, fare il Verbo che crea, che suscita es-seri e cose nel mondo dello spirito.

Naturalmente non ci occupiamo che dei grandissi-mi (non perchè questi rappresentino tappe successive– questo non ci interessa ed è materia da storici), deigrandissimi perchè sono le vette eccelse che sole rag-

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giungono le altitudini superiori e supreme del mondospirituale.

Pier Luigi da Palestrina passa nella storia dell'arteper essere il riformatore della musica da chiesa, e peraver salvato dal suo ostracismo la musica figurata.Come sempre la storia dell'arte non si interessa chedei risultati esteriori o tecnici degli artisti. Palestrina èun sommo perchè secondo noi è il primo che abbiasaputo dare una individualità espressiva ai temi o me-lodie di cui si serviva la polifonia.

Con lui non abbiamo solo una successione di notepiù o meno tipica che serva agli sviluppi contrappun-tistici delle parti. Con lui questi temi, queste melodieassumono una loro fisionomia che è in rispondenzaspirituale con le parole, coi sentimenti che queste vo-gliono esprimere; questa rispondenza domina sempreanche negli sviluppi che non seguono più le sole leggipolifoniche, ma si sviluppano secondo una necessitàespressiva, interiore, spirituale che è, nelle sue com-posizioni da Chiesa, sempre del più puro ed elevatomisticismo.

Palestrina ha veramente trovato con la sua polifo-nia vocale le rispondenze interiori dello spirito edell'anima umana nei suoi slanci di elevazione versoDio. Dominata completamente la forma, dominatacompletamente la tecnica, le sue voci si elevano e cielevano in una spiritualità purissima, passando attra-verso tutte le ansie, i dolori, le speranze e le gioie del-

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giungono le altitudini superiori e supreme del mondospirituale.

Pier Luigi da Palestrina passa nella storia dell'arteper essere il riformatore della musica da chiesa, e peraver salvato dal suo ostracismo la musica figurata.Come sempre la storia dell'arte non si interessa chedei risultati esteriori o tecnici degli artisti. Palestrina èun sommo perchè secondo noi è il primo che abbiasaputo dare una individualità espressiva ai temi o me-lodie di cui si serviva la polifonia.

Con lui non abbiamo solo una successione di notepiù o meno tipica che serva agli sviluppi contrappun-tistici delle parti. Con lui questi temi, queste melodieassumono una loro fisionomia che è in rispondenzaspirituale con le parole, coi sentimenti che queste vo-gliono esprimere; questa rispondenza domina sempreanche negli sviluppi che non seguono più le sole leggipolifoniche, ma si sviluppano secondo una necessitàespressiva, interiore, spirituale che è, nelle sue com-posizioni da Chiesa, sempre del più puro ed elevatomisticismo.

Palestrina ha veramente trovato con la sua polifo-nia vocale le rispondenze interiori dello spirito edell'anima umana nei suoi slanci di elevazione versoDio. Dominata completamente la forma, dominatacompletamente la tecnica, le sue voci si elevano e cielevano in una spiritualità purissima, passando attra-verso tutte le ansie, i dolori, le speranze e le gioie del-

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le aspirazioni, degli slanci e dei voli dell'anima uma-na verso la infinita spiritualità, verso Dio.

* * *

In Giovanni Sebastiano Bach la spiritualizzazionedella musica è ottenuta con una successione non indi-vidualizzata e non individualizzabile, cioè non uma-nizzata di sentimenti, emozioni e stati d'animo.

È l'emozione vissuta ed espressa nella sua puraastrazione. Di qui deriva una serenità olimpica chevediamo svolgersi all'infuori di noi.

Ascoltando la musica di Bach noi non possiamo in-serire nella sua espressione musicale le nostre emo-zioni, il nostro Io. Noi assistiamo a questa formidabi-le successione d'immagini, a queste infinite ed uni-versali evocazioni come spettatori che non possonoprendere parte a quanto si svolge dinnanzi a loro. Noisiamo ammirati, estatici, rapiti dinnanzi alla meravi-gliosa architettura di suoni, dinnanzi a queste formi-dabili creazioni d'immagini, come a parate di Titani eci sentiamo piccini, impotenti, ma pieni di ammira-zione, di emozione, di rapimento dinnanzi a questomondo di potenze sovrumane, a questo mondo di Dei.È come se vedessimo la natura naturans in atto, ècome se per immagini e rappresentazioni noi vedessi-mo in azione le titaniche forze della natura con la loroinesorabile logica, con le loro imperscrutabili leggi.Noi sentiamo la potenza espressa, noi viviamo nel

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le aspirazioni, degli slanci e dei voli dell'anima uma-na verso la infinita spiritualità, verso Dio.

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In Giovanni Sebastiano Bach la spiritualizzazionedella musica è ottenuta con una successione non indi-vidualizzata e non individualizzabile, cioè non uma-nizzata di sentimenti, emozioni e stati d'animo.

È l'emozione vissuta ed espressa nella sua puraastrazione. Di qui deriva una serenità olimpica chevediamo svolgersi all'infuori di noi.

Ascoltando la musica di Bach noi non possiamo in-serire nella sua espressione musicale le nostre emo-zioni, il nostro Io. Noi assistiamo a questa formidabi-le successione d'immagini, a queste infinite ed uni-versali evocazioni come spettatori che non possonoprendere parte a quanto si svolge dinnanzi a loro. Noisiamo ammirati, estatici, rapiti dinnanzi alla meravi-gliosa architettura di suoni, dinnanzi a queste formi-dabili creazioni d'immagini, come a parate di Titani eci sentiamo piccini, impotenti, ma pieni di ammira-zione, di emozione, di rapimento dinnanzi a questomondo di potenze sovrumane, a questo mondo di Dei.È come se vedessimo la natura naturans in atto, ècome se per immagini e rappresentazioni noi vedessi-mo in azione le titaniche forze della natura con la loroinesorabile logica, con le loro imperscrutabili leggi.Noi sentiamo la potenza espressa, noi viviamo nel

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mondo «dove si può ciò che si vuole». Molte volte siè voluto paragonare Bach a Beethoven. Non è possi-bile, secondo me, metterli vicini. Molto più invecetrovo possibile il paragonare fra loro Palestrina eBach. C'è nella loro espressione artistica molti puntidi contatto. Eguale impossibilità di inserire il proprioIo, con le sue emozioni particolari, nella loro musica;c'è nella musica una direi quasi eguale inesorabile esublime astrazione divina, trascendentale di espres-sione artistica.

Siamo in un altro mondo dove l'uomo col suo pic-colo fardello di miserie è troppo povera cosa, è tropponulla!

* * *

Profondamente convinto che lo spirito crea il cor-po, lo plasma e lo modella a sua forma ed immagine,pensando alla sordità di Beethoven mi pare che lacausa di questa si debba cercare nel suo spirito. Il suospirito aveva superato la semplice percezione fisicadel suono. Egli sentiva nel suono altre qualità – ultra-fisiche – quelle che gli yoghi chiamano il lato sottiledelle cose e, si potrebbe tradurre, il lato occulto dellecose, quindi il lato occulto del suono.

Continuando a sentire del suono nel suo spiritoquesto lato occulto o sottile egli non ha più potutosentire il suono fisico, ed il suo organo fisico, orec-chio, si è atrofizzato.

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mondo «dove si può ciò che si vuole». Molte volte siè voluto paragonare Bach a Beethoven. Non è possi-bile, secondo me, metterli vicini. Molto più invecetrovo possibile il paragonare fra loro Palestrina eBach. C'è nella loro espressione artistica molti puntidi contatto. Eguale impossibilità di inserire il proprioIo, con le sue emozioni particolari, nella loro musica;c'è nella musica una direi quasi eguale inesorabile esublime astrazione divina, trascendentale di espres-sione artistica.

Siamo in un altro mondo dove l'uomo col suo pic-colo fardello di miserie è troppo povera cosa, è tropponulla!

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Profondamente convinto che lo spirito crea il cor-po, lo plasma e lo modella a sua forma ed immagine,pensando alla sordità di Beethoven mi pare che lacausa di questa si debba cercare nel suo spirito. Il suospirito aveva superato la semplice percezione fisicadel suono. Egli sentiva nel suono altre qualità – ultra-fisiche – quelle che gli yoghi chiamano il lato sottiledelle cose e, si potrebbe tradurre, il lato occulto dellecose, quindi il lato occulto del suono.

Continuando a sentire del suono nel suo spiritoquesto lato occulto o sottile egli non ha più potutosentire il suono fisico, ed il suo organo fisico, orec-chio, si è atrofizzato.

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Si potrebbe domandare perchè altri musicisti nonabbiano avuto la stessa disgrazia di Beethoven, Bachper esempio.

Nessuno dei grandissimi musicisti ha espresso illato sottile dei suoni, le loro rispondenze misterioseagli affetti e sentimenti umani come Beethoven.

Bach invece è proprio il musicista che più ha co-struito col solo potere astratto del suono puro in sestesso, senza altra preoccupazione.

E Michelangelo, che aveva egualmente visto co-stantemente il lato sottile delle forme, è diventato cie-co negli ultimi anni della sua vita. Avevano visto esentito e vedevano tanto oltre la materia che la visio-ne e l'audizione erano perfettamente inutili!

* * *

Spitta fa rimarcare, dopo un'analisi dei manoscrittidi Bach e di Beethoven, la differenza che esiste fra ilmodo di comporre di Bach e il modo di comporre diBeethoven.

Beethoven accumulava gli schizzi e li esperimenta-va con la sua idea principale prima di trovare la formavera per enunciarla.

Le partiture di Bach al contrario scaturivano ad untratto. Dal momento che incominciava a scrivere, ilpiano d'assieme era formato ed i particolari venivanoad aggrupparsi naturalmente attorno all'idea principa-le.

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Si potrebbe domandare perchè altri musicisti nonabbiano avuto la stessa disgrazia di Beethoven, Bachper esempio.

Nessuno dei grandissimi musicisti ha espresso illato sottile dei suoni, le loro rispondenze misterioseagli affetti e sentimenti umani come Beethoven.

Bach invece è proprio il musicista che più ha co-struito col solo potere astratto del suono puro in sestesso, senza altra preoccupazione.

E Michelangelo, che aveva egualmente visto co-stantemente il lato sottile delle forme, è diventato cie-co negli ultimi anni della sua vita. Avevano visto esentito e vedevano tanto oltre la materia che la visio-ne e l'audizione erano perfettamente inutili!

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Spitta fa rimarcare, dopo un'analisi dei manoscrittidi Bach e di Beethoven, la differenza che esiste fra ilmodo di comporre di Bach e il modo di comporre diBeethoven.

Beethoven accumulava gli schizzi e li esperimenta-va con la sua idea principale prima di trovare la formavera per enunciarla.

Le partiture di Bach al contrario scaturivano ad untratto. Dal momento che incominciava a scrivere, ilpiano d'assieme era formato ed i particolari venivanoad aggrupparsi naturalmente attorno all'idea principa-le.

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Anche quando rimaneggiava le sue opere non arri-vava mai, come talora Beethoven, a capovolgerel'idea prima. I ritocchi non riguardavano che i partico-lari. Egli è architetto soprattutto. Ha il suo piano enon ha che da metterlo in opera. Il carattere delle duemusiche di Bach e di Beethoven spiegano le loro dif-ferenti genesi.

Beethoven ha lasciato scritto:«Chi compenetra il significato della mia musica

deve sentirsi rinfrancato della miseria che gli vieneaddossata dagli altri uomini».

Ah! Egli sapeva, e come aveva ragione! che la suamusica avrebbe consolato di tanti dolori, avrebbe rin-francato tanti sofferenti!

Il dolore che Beethoven ha avuto costante nella suavita e di cui ha sofferto tutte le gradazioni di qualità edi intensità, gli ha dato la possibilità di trasportarlonel mondo dello spirito, di tradurlo attraverso il lin-guaggio del suono in tutte le sue gradazioni di qualitàe di intensità, e nella creazione dei suoi temi, nei lorosviluppi egli ha potuto adeguarli a tutte le sfumature atutte le significazioni del dolore. Questa traduzione èuna trasposizione, e, rispetto alla sofferenza un capo-volgimento, perchè le emozioni o i sentimenti anchedolorosi trasportati nel mondo dello spirito sono prividell'attributo della materia – la sofferenza. Egli sape-va che la sua musica avrebbe dato gioia e mi è dolcepensare che la gioia, la prima gioia che questa traspo-sizione ha suscitato l'ebbe lui stesso: Beethoven!

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Anche quando rimaneggiava le sue opere non arri-vava mai, come talora Beethoven, a capovolgerel'idea prima. I ritocchi non riguardavano che i partico-lari. Egli è architetto soprattutto. Ha il suo piano enon ha che da metterlo in opera. Il carattere delle duemusiche di Bach e di Beethoven spiegano le loro dif-ferenti genesi.

Beethoven ha lasciato scritto:«Chi compenetra il significato della mia musica

deve sentirsi rinfrancato della miseria che gli vieneaddossata dagli altri uomini».

Ah! Egli sapeva, e come aveva ragione! che la suamusica avrebbe consolato di tanti dolori, avrebbe rin-francato tanti sofferenti!

Il dolore che Beethoven ha avuto costante nella suavita e di cui ha sofferto tutte le gradazioni di qualità edi intensità, gli ha dato la possibilità di trasportarlonel mondo dello spirito, di tradurlo attraverso il lin-guaggio del suono in tutte le sue gradazioni di qualitàe di intensità, e nella creazione dei suoi temi, nei lorosviluppi egli ha potuto adeguarli a tutte le sfumature atutte le significazioni del dolore. Questa traduzione èuna trasposizione, e, rispetto alla sofferenza un capo-volgimento, perchè le emozioni o i sentimenti anchedolorosi trasportati nel mondo dello spirito sono prividell'attributo della materia – la sofferenza. Egli sape-va che la sua musica avrebbe dato gioia e mi è dolcepensare che la gioia, la prima gioia che questa traspo-sizione ha suscitato l'ebbe lui stesso: Beethoven!

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Misurando la gioia che egli ne aveva avuta, la con-solazione che era scesa dalla sua musica al suo spiri-to, gli è avvenuto di pensare alla gioia che avrebberoprovata coloro che «compenetreranno il significatodella mia musica».

Il dolore di cui ci consola, la gioia che scende ad il-luminare il nostro spirito, nell'ascoltare la sua musicasono passati prima attraverso la sua grande anima el'hanno consolata e da questa poi a noi tutti, a tuttal'umanità e per l'eternità!

Beethoven ha lasciato scritto:«Nulla è più bello che avvicinarsi alla Divinità e ri-

fletterne i raggi sul genere umano».Da quali insondabili profondità, se non in questi

suoi avvicinamenti con la divinità, trovava Beethovenle recondite significazioni, le dolcezze paradisiache,le arcane bellezze dei suoi temi?, il loro svolgersi cosìintimamente e parallelamente logico col sentimentospirituale interiore di chi ascolta, tanto da potersi direche quel linguaggio sonoro è l'espressione gemella diquesto ed ognuno e tutti sentono così?

Quale prodigiosa possibilità di trasformazione haquesto linguaggio, per trovare in tutti tante risponden-ze?

E che dire degli sviluppi di questa tematica? Questisviluppi sono portati talora fino all'esaurimento di unadata immagine che si fonde e scompare bruscamenteper lasciar posto all'apparire di un'altra nuova imma-gine che o conferma e rafforza la prima per una sua

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Misurando la gioia che egli ne aveva avuta, la con-solazione che era scesa dalla sua musica al suo spiri-to, gli è avvenuto di pensare alla gioia che avrebberoprovata coloro che «compenetreranno il significatodella mia musica».

Il dolore di cui ci consola, la gioia che scende ad il-luminare il nostro spirito, nell'ascoltare la sua musicasono passati prima attraverso la sua grande anima el'hanno consolata e da questa poi a noi tutti, a tuttal'umanità e per l'eternità!

Beethoven ha lasciato scritto:«Nulla è più bello che avvicinarsi alla Divinità e ri-

fletterne i raggi sul genere umano».Da quali insondabili profondità, se non in questi

suoi avvicinamenti con la divinità, trovava Beethovenle recondite significazioni, le dolcezze paradisiache,le arcane bellezze dei suoi temi?, il loro svolgersi cosìintimamente e parallelamente logico col sentimentospirituale interiore di chi ascolta, tanto da potersi direche quel linguaggio sonoro è l'espressione gemella diquesto ed ognuno e tutti sentono così?

Quale prodigiosa possibilità di trasformazione haquesto linguaggio, per trovare in tutti tante risponden-ze?

E che dire degli sviluppi di questa tematica? Questisviluppi sono portati talora fino all'esaurimento di unadata immagine che si fonde e scompare bruscamenteper lasciar posto all'apparire di un'altra nuova imma-gine che o conferma e rafforza la prima per una sua

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affinità elettiva, oppure, per contrasto di espressione,ne fa risaltare le essenziali diversità. Talora inveceuna immagine impallidisce, s'attenua, s'ammorza, sisfuma lasciando come una leggera traccia, che pois'illumina, ingrandisce, si sviluppa, diventa un'altraimmagine, tocca il massimo d'espressione, si sovrap-pone alla prima, la domina, la incorpora, la trasforma.

In questa successione d'immagini che il linguaggiosonoro di Beethoven suscita in noi, l'inaspettato èsempre logico, d'una logica superiore, spirituale, inti-ma e profonda, ma egualmente logico quanto tutto ciòche nello sviluppo e nella progressione musicale siprevede, si aspetta e arriva infine con una inesprimi-bile soddisfazione.

È la logica superiore dello spirito, perchè comequesto varia e multiforme e pluriforme: infinita. Lastessa logica superiore avvertiamo esistere tra le for-me di queste immagini, le atmosfere luminose nellequali si sviluppano e le colorazioni che assumono.

E immagini, ritmi, colori, forme, si uniscono, si in-trecciano, scompaiono e ricompaiono, si fondono e sidiffondono in tutte le gamme, con tutte le intensità,con tutte le significazioni, con tutte le espressioni econ tutte le rispondenze del nostro spirito che vive fi-nalmente oltre la materia, nel suo mondo: nell'Infini-to!

* * *

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affinità elettiva, oppure, per contrasto di espressione,ne fa risaltare le essenziali diversità. Talora inveceuna immagine impallidisce, s'attenua, s'ammorza, sisfuma lasciando come una leggera traccia, che pois'illumina, ingrandisce, si sviluppa, diventa un'altraimmagine, tocca il massimo d'espressione, si sovrap-pone alla prima, la domina, la incorpora, la trasforma.

In questa successione d'immagini che il linguaggiosonoro di Beethoven suscita in noi, l'inaspettato èsempre logico, d'una logica superiore, spirituale, inti-ma e profonda, ma egualmente logico quanto tutto ciòche nello sviluppo e nella progressione musicale siprevede, si aspetta e arriva infine con una inesprimi-bile soddisfazione.

È la logica superiore dello spirito, perchè comequesto varia e multiforme e pluriforme: infinita. Lastessa logica superiore avvertiamo esistere tra le for-me di queste immagini, le atmosfere luminose nellequali si sviluppano e le colorazioni che assumono.

E immagini, ritmi, colori, forme, si uniscono, si in-trecciano, scompaiono e ricompaiono, si fondono e sidiffondono in tutte le gamme, con tutte le intensità,con tutte le significazioni, con tutte le espressioni econ tutte le rispondenze del nostro spirito che vive fi-nalmente oltre la materia, nel suo mondo: nell'Infini-to!

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Non è senza una profonda significazione che Dan-te, Michelangelo e Beethoven hanno chiuso la loroproduzione artistica in una maniera affine.

Dante col Paradiso, Michelangelo con la Cupolache getta la sua curva possente verso il cielo e Bee-thoven con l'Inno alla Gioia della Nona Sinfonia,quella gioia che nel mondo della materia non esiste.

Si direbbe che dopo aver tanto espresso la sofferen-za della materia che si divincola nel dolore, essi ab-biano sentito l'imminenza della liberazione da questa,il volo liberatore che lo spirito stava per compiere la-sciando il corpo, lasciando la materia, per librarsi fi-nalmente nella gioia dello Spirito puro, dell'Infinito,di Dio.

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Non è senza una profonda significazione che Dan-te, Michelangelo e Beethoven hanno chiuso la loroproduzione artistica in una maniera affine.

Dante col Paradiso, Michelangelo con la Cupolache getta la sua curva possente verso il cielo e Bee-thoven con l'Inno alla Gioia della Nona Sinfonia,quella gioia che nel mondo della materia non esiste.

Si direbbe che dopo aver tanto espresso la sofferen-za della materia che si divincola nel dolore, essi ab-biano sentito l'imminenza della liberazione da questa,il volo liberatore che lo spirito stava per compiere la-sciando il corpo, lasciando la materia, per librarsi fi-nalmente nella gioia dello Spirito puro, dell'Infinito,di Dio.

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PARTE IIIALLA RICERCA DEL BENE

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PARTE IIIALLA RICERCA DEL BENE

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CAPITOLO I

PIRRO. – Abbiamo visto come la sensazione prima chel'uomo ha della visione del mondo che lo circonda siasempre un fenomeno accompagnato da una emozioneche entra logicamente nel fatto estetico e che precedeil fatto conoscitivo o razionale e fa parte del piacereestetico. Nella sensazione non esistono che due estre-mi: piacere e dolore. Nelle sensazioni che possonoprovocare il piacere abbiamo visto che venivano acollocarsi i fatti estetici. L'altro estremo è dato dal do-lore. La frequenza nella vita delle sensazioni che por-tano il dolore ha creato nel pensiero dell'umanità tuttala numerosa categoria dei pessimisti che è anticaquanto la storia del pensiero stesso.

Sarebbe assurdo voler negare la forza delle ragioniche hanno portato tanti pensatori al pessimismo. Lavita è seminata di dolori e questi certamente superanoper numero e intensità i piaceri.

Se la vita viene considerata alla stregua di un'ope-razione aritmetica: sottrazione dei piaceri dal numerodei dolori che porta con sè, non si può trarre che que-sta conclusione: la vita è un male. Tutti i filosofi pes-simisti avrebbero dunque ragione?

MANI. – Schopenhauer dice che la volontà di vivere nonè nè buona nè cattiva per se stessa e che quando si

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CAPITOLO I

PIRRO. – Abbiamo visto come la sensazione prima chel'uomo ha della visione del mondo che lo circonda siasempre un fenomeno accompagnato da una emozioneche entra logicamente nel fatto estetico e che precedeil fatto conoscitivo o razionale e fa parte del piacereestetico. Nella sensazione non esistono che due estre-mi: piacere e dolore. Nelle sensazioni che possonoprovocare il piacere abbiamo visto che venivano acollocarsi i fatti estetici. L'altro estremo è dato dal do-lore. La frequenza nella vita delle sensazioni che por-tano il dolore ha creato nel pensiero dell'umanità tuttala numerosa categoria dei pessimisti che è anticaquanto la storia del pensiero stesso.

Sarebbe assurdo voler negare la forza delle ragioniche hanno portato tanti pensatori al pessimismo. Lavita è seminata di dolori e questi certamente superanoper numero e intensità i piaceri.

Se la vita viene considerata alla stregua di un'ope-razione aritmetica: sottrazione dei piaceri dal numerodei dolori che porta con sè, non si può trarre che que-sta conclusione: la vita è un male. Tutti i filosofi pes-simisti avrebbero dunque ragione?

MANI. – Schopenhauer dice che la volontà di vivere nonè nè buona nè cattiva per se stessa e che quando si

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concreta in una esistenza individuale diventa inevita-bilmente causa di sofferenza.

PIRRO. – Sì, questo è giusto; ma basterebbe aggiungereun aggettivo perchè la sua proposizione cambiasse si-gnificato e divenisse tale da essere sottoscritta anchedagli ottimisti!

MANI. – Cioè?PIRRO. – Quando la Volontà di vivere si concreta in una

esistenza individuale materiale diventa inevitabil-mente un male!

MANI. – Già, materiale. Ma mi pare che tutte le filosofiepessimiste non considerino che la vita dal suo latomateriale!

PIRRO. – Questo, secondo me, è un errore fondamentale,non solo perchè io credo che quello materiale non siala sola vita, ma perchè mi pare che a molti pessimistisiano sfuggiti preziosissimi insegnamenti che la vitastessa offre. Prendendo a base della vita la sola mate-rialità, la si è ancora più materializzata. Per ora ac-contentiamoci di porci alcune domande e vedere se sipossa rispondere. Se la vita è un male, perchè troppopiena di dolore, è logica la domanda: è possibileall'uomo diminuire il dolore? Come? Lo fa? Cerca oha cercato di diminuirlo? O almeno ha cercato di nonaccrescere i dolori della vita?

E ancora un'altra domanda:«Se non è possibile togliere il dolore, quali possibi-

lità ha l'uomo di evadere da questa vita e quindi dal

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concreta in una esistenza individuale diventa inevita-bilmente causa di sofferenza.

PIRRO. – Sì, questo è giusto; ma basterebbe aggiungereun aggettivo perchè la sua proposizione cambiasse si-gnificato e divenisse tale da essere sottoscritta anchedagli ottimisti!

MANI. – Cioè?PIRRO. – Quando la Volontà di vivere si concreta in una

esistenza individuale materiale diventa inevitabil-mente un male!

MANI. – Già, materiale. Ma mi pare che tutte le filosofiepessimiste non considerino che la vita dal suo latomateriale!

PIRRO. – Questo, secondo me, è un errore fondamentale,non solo perchè io credo che quello materiale non siala sola vita, ma perchè mi pare che a molti pessimistisiano sfuggiti preziosissimi insegnamenti che la vitastessa offre. Prendendo a base della vita la sola mate-rialità, la si è ancora più materializzata. Per ora ac-contentiamoci di porci alcune domande e vedere se sipossa rispondere. Se la vita è un male, perchè troppopiena di dolore, è logica la domanda: è possibileall'uomo diminuire il dolore? Come? Lo fa? Cerca oha cercato di diminuirlo? O almeno ha cercato di nonaccrescere i dolori della vita?

E ancora un'altra domanda:«Se non è possibile togliere il dolore, quali possibi-

lità ha l'uomo di evadere da questa vita e quindi dal

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dolore? Non intendo naturalmente parlare del suici-dio!»

MANI. – Si capisce, questo è escluso!PIRRO. – Accontentiamoci per oggi di rispondere alla pri-

ma domanda. Il materiale non mancherà alla nostraconversazione!

MANI. – Certo! Ma io vorrei anche fare un'altra doman-da: Che cosa è il dolore?

PIRRO. – Già, si tratta anche di sapere che cosa è il benee che cosa è il male. Mi pare impossibile stabilire cheesistano in natura un bene e un male per se stessi.Poichè bene e male in natura sono la stessa cosa, con-siderata da due punti di vista differenti. Dico in natu-ra, cioè non mi riferisco a valutazioni morali. Può es-sere male per te quello che è bene per me. L'incontrodi un gatto e di un topo è un male per il topo e unbene per il gatto. È evidente cioè che bene e male nonesistono che come fatti psichici, quando cioè sono va-lutati e allora diventano il piacere ed il dolore.

Quindi sono fatti individuali. Non esiste un maleper tutti e non esiste un bene per tutti.

MANI. – La morte però...PIRRO. – La morte dal punto di vista generale e meccani-

co non è che una trasformazione della materia e dalpunto di vista biologico è un passaggio da una vitache scompare, ad altre infinite vite. Si è giustamentedetto che un corpo non è mai così pieno di vita, anzidi vite, come quando è morto.

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dolore? Non intendo naturalmente parlare del suici-dio!»

MANI. – Si capisce, questo è escluso!PIRRO. – Accontentiamoci per oggi di rispondere alla pri-

ma domanda. Il materiale non mancherà alla nostraconversazione!

MANI. – Certo! Ma io vorrei anche fare un'altra doman-da: Che cosa è il dolore?

PIRRO. – Già, si tratta anche di sapere che cosa è il benee che cosa è il male. Mi pare impossibile stabilire cheesistano in natura un bene e un male per se stessi.Poichè bene e male in natura sono la stessa cosa, con-siderata da due punti di vista differenti. Dico in natu-ra, cioè non mi riferisco a valutazioni morali. Può es-sere male per te quello che è bene per me. L'incontrodi un gatto e di un topo è un male per il topo e unbene per il gatto. È evidente cioè che bene e male nonesistono che come fatti psichici, quando cioè sono va-lutati e allora diventano il piacere ed il dolore.

Quindi sono fatti individuali. Non esiste un maleper tutti e non esiste un bene per tutti.

MANI. – La morte però...PIRRO. – La morte dal punto di vista generale e meccani-

co non è che una trasformazione della materia e dalpunto di vista biologico è un passaggio da una vitache scompare, ad altre infinite vite. Si è giustamentedetto che un corpo non è mai così pieno di vita, anzidi vite, come quando è morto.

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Non è possibile dimostrare che la morte sia unmale per chi muore. Per chi resta può essere doloreveder morire come, purtroppo, data la malvagità uma-na, la morte di qualcuno può fare anche piacere: aglieredi per esempio. Per questa ragione io escludereiassolutamente la morte tanto dai mali quanto dai do-lori. Il solo dolore inerente alla morte può essere ildolore come sofferenza determinata dalla malattia chepuò portare alla morte. Ma è positivo che la morte, fatanto spavento all'uomo, per tutta un'errata concezio-ne di idee, che la religione, la società e le abitudini lehanno creato attorno. Si dovrebbe considerare la mor-te come va considerata, cioè un cambiamento di stato,quindi un fenomeno apparentemente contrario, masostanzialmente parallelo a quello della nascita; ecome nessuno ha coscienza del momento della nasci-ta, così non ha coscienza del momento della morte.

MANI. – Ma però noi vediamo in tutti gli animali – neiquali non possiamo immaginare nessuna concezioneo idea sulla morte – che il terrore della morte è peristinto fortissimo.

PIRRO. – Questo è vero. Bisognerebbe però poter saperese l'animale ha terrore della morte in sè o non piutto-sto con più ragione, abbia terrore delle sofferenze fisi-che che quasi inevitabilmente accompagnano la mor-te.

MANI. – Forse può essere così; ma nessuno può risolverequesto problema...

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Non è possibile dimostrare che la morte sia unmale per chi muore. Per chi resta può essere doloreveder morire come, purtroppo, data la malvagità uma-na, la morte di qualcuno può fare anche piacere: aglieredi per esempio. Per questa ragione io escludereiassolutamente la morte tanto dai mali quanto dai do-lori. Il solo dolore inerente alla morte può essere ildolore come sofferenza determinata dalla malattia chepuò portare alla morte. Ma è positivo che la morte, fatanto spavento all'uomo, per tutta un'errata concezio-ne di idee, che la religione, la società e le abitudini lehanno creato attorno. Si dovrebbe considerare la mor-te come va considerata, cioè un cambiamento di stato,quindi un fenomeno apparentemente contrario, masostanzialmente parallelo a quello della nascita; ecome nessuno ha coscienza del momento della nasci-ta, così non ha coscienza del momento della morte.

MANI. – Ma però noi vediamo in tutti gli animali – neiquali non possiamo immaginare nessuna concezioneo idea sulla morte – che il terrore della morte è peristinto fortissimo.

PIRRO. – Questo è vero. Bisognerebbe però poter saperese l'animale ha terrore della morte in sè o non piutto-sto con più ragione, abbia terrore delle sofferenze fisi-che che quasi inevitabilmente accompagnano la mor-te.

MANI. – Forse può essere così; ma nessuno può risolverequesto problema...

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PIRRO. – Per me è risolto. Io non posso assolutamenteconcepire la morte come un male, nè come una soffe-renza in se stessa – sempre escludendo la sofferenzaprodotta dalla malattia.

Vediamo piuttosto quali siano i dolori sui quali nonci possa essere discussione possibile. Molti psicologihanno annoverato anche il desiderio fra i dolori, edaltri mettono la noia, cioè la mancanza del piacere. Equi mi pare che si esageri.

MANI. – Senza dubbio esistono stati che non si possonochiamare di piacere, ma che non sono dolorosi. Si po-trebbe dire che esistono stati di calma, che sono asso-lutamente neutri fra il dolore ed il piacere. È quelloche in meccanica si dice: stato di equilibrio.

PIRRO. – Perfettamente. Lo stato di equilibrio non puòessere annoverato fra i dolori. Mi pare invece che siagiusto, giustissimo mettere fra gli stati dolorosi il de-siderio. Vedremo anzi che è forse lo stato che deter-mina più dolori di tutti gli altri.

MANI. – Qui bisognerebbe anche fare una distinzione frail desiderio e il bisogno.

PIRRO. – Non mi pare necessario. Se il desiderio è unostato doloroso, non cambia nulla la considerazioneche questo desiderio risponda o no ad un bisogno.Caso mai il bisogno non può che essere causa di unaumento di dolore, prodotto già dal desiderio. Piutto-sto siccome l'uomo non vive allo stato selvaggio, nèda solo, bisognerà domandarsi: la società accresce odiminuisce i mali della vita? In che misura il cosidet-

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PIRRO. – Per me è risolto. Io non posso assolutamenteconcepire la morte come un male, nè come una soffe-renza in se stessa – sempre escludendo la sofferenzaprodotta dalla malattia.

Vediamo piuttosto quali siano i dolori sui quali nonci possa essere discussione possibile. Molti psicologihanno annoverato anche il desiderio fra i dolori, edaltri mettono la noia, cioè la mancanza del piacere. Equi mi pare che si esageri.

MANI. – Senza dubbio esistono stati che non si possonochiamare di piacere, ma che non sono dolorosi. Si po-trebbe dire che esistono stati di calma, che sono asso-lutamente neutri fra il dolore ed il piacere. È quelloche in meccanica si dice: stato di equilibrio.

PIRRO. – Perfettamente. Lo stato di equilibrio non puòessere annoverato fra i dolori. Mi pare invece che siagiusto, giustissimo mettere fra gli stati dolorosi il de-siderio. Vedremo anzi che è forse lo stato che deter-mina più dolori di tutti gli altri.

MANI. – Qui bisognerebbe anche fare una distinzione frail desiderio e il bisogno.

PIRRO. – Non mi pare necessario. Se il desiderio è unostato doloroso, non cambia nulla la considerazioneche questo desiderio risponda o no ad un bisogno.Caso mai il bisogno non può che essere causa di unaumento di dolore, prodotto già dal desiderio. Piutto-sto siccome l'uomo non vive allo stato selvaggio, nèda solo, bisognerà domandarsi: la società accresce odiminuisce i mali della vita? In che misura il cosidet-

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to progresso ha migliorato la vita? E l'ha migliorata?Cioè il progresso della tecnica e il progresso delle co-modità della vita l'hanno migliorata? Esiste cioè unprogresso nulla nostra società come lo si sente tantodecantare?

MANI. – Ah! Senti, mi pare che non si possa discuterequesto. È fuori dubbio che esiste un progresso!

PIRRO. – Che intendi per progresso? Perchè veramenteconfondere il progresso dell'individuo e dell'umanitàcol progresso della macchina e della tecnica è il piùgrossolano errore fra quanti corrano attualmente. Cisarebbe anche da discutere sul progresso della tecnicao, in altre parole, sulla sua attuale superiorità rispettoa quella delle civiltà anteriori alla nostra.

MANI. – Ah! questo mi pare fuori di ogni possibile di-scussione.

PIRRO (ridendo). – Sapevo che avresti protestato. Mastammi a sentire: leggevo giorni fa una descrizionemolto interessante sulle rovine dei templi di Baalbekin Siria. Baalbek che i Greci chiamavano Heliopolis(città del sole) sarebbe, secondo la leggenda, la piùantica città del mondo, famosa per le sue costruzionigigantesche, per il suo tempio a Baal e sarebbe quiche Menrode volle costruire la torre di Babele. Adogni modo i Romani che si sono impadroniti della Si-ria nel 63 a. C. colpiti dalla grandiosità dei templi edelle costruzioni già esistenti e per lasciare anch'essicostruzioni che rivaleggiassero con quelle, intraprese-ro nel primo secolo dell'era volgare la costruzione di

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to progresso ha migliorato la vita? E l'ha migliorata?Cioè il progresso della tecnica e il progresso delle co-modità della vita l'hanno migliorata? Esiste cioè unprogresso nulla nostra società come lo si sente tantodecantare?

MANI. – Ah! Senti, mi pare che non si possa discuterequesto. È fuori dubbio che esiste un progresso!

PIRRO. – Che intendi per progresso? Perchè veramenteconfondere il progresso dell'individuo e dell'umanitàcol progresso della macchina e della tecnica è il piùgrossolano errore fra quanti corrano attualmente. Cisarebbe anche da discutere sul progresso della tecnicao, in altre parole, sulla sua attuale superiorità rispettoa quella delle civiltà anteriori alla nostra.

MANI. – Ah! questo mi pare fuori di ogni possibile di-scussione.

PIRRO (ridendo). – Sapevo che avresti protestato. Mastammi a sentire: leggevo giorni fa una descrizionemolto interessante sulle rovine dei templi di Baalbekin Siria. Baalbek che i Greci chiamavano Heliopolis(città del sole) sarebbe, secondo la leggenda, la piùantica città del mondo, famosa per le sue costruzionigigantesche, per il suo tempio a Baal e sarebbe quiche Menrode volle costruire la torre di Babele. Adogni modo i Romani che si sono impadroniti della Si-ria nel 63 a. C. colpiti dalla grandiosità dei templi edelle costruzioni già esistenti e per lasciare anch'essicostruzioni che rivaleggiassero con quelle, intraprese-ro nel primo secolo dell'era volgare la costruzione di

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quei templi che si vedono ancora oggi abbastanzaconservati. Ebbene in uno di essi si ritrovano tre bloc-chi di pietra: il primo misura metri 19,50 di lunghez-za, il secondo metri 19,40, il terzo metri 19,20 permetri 4,50 di altezza e metri 3,75 di larghezza, cioèogni blocco ha un volume medio di 300 metri cubi eun peso di 750 tonnellate! Sono così bene squadrati esovrapposti che non è possibile far passare fra di loronemmeno un ago. Nelle cave di pietra, a qualche di-stanza dalle costruzioni, esiste un blocco pronto, manon trasportato, che si chiama Hayiar el Houbla (lapietra della donna incinta) che è ancora più grande.Esso misura metri 21,50 di lunghezza, metri 4,20 dialtezza, metri 4,80 di larghezza, cioè ha un volume di433 metri cubi e un peso di 1000 tonnellate.

È un mistero come si siano potute trasportare que-ste pietre titaniche, innalzare e collocare con tantaprecisione. Si pensa che si siano potute innalzare conmacchine di cui noi abbiamo perduto il segreto. Altrisuppone che si sia unita la cava alla costruzione conuna strada inclinata e che si siano fatti scivolare que-sti blocchi su sbarre di ferro quasi a modo di rotaia.Ma si obietta che se questa strada fosse esistita,avrebbe dovuto essere stata costruita in pietre e terra,cioè avrebbe avuto grande solidità e sarebbe stata dinotevoli dimensioni. Come mai di questa strada nonesiste la più piccola traccia? E considerata l'altezzaalla quale sono collocate (con una precisione da nonlasciare il posto ad un foglio di carta) doveva essere

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quei templi che si vedono ancora oggi abbastanzaconservati. Ebbene in uno di essi si ritrovano tre bloc-chi di pietra: il primo misura metri 19,50 di lunghez-za, il secondo metri 19,40, il terzo metri 19,20 permetri 4,50 di altezza e metri 3,75 di larghezza, cioèogni blocco ha un volume medio di 300 metri cubi eun peso di 750 tonnellate! Sono così bene squadrati esovrapposti che non è possibile far passare fra di loronemmeno un ago. Nelle cave di pietra, a qualche di-stanza dalle costruzioni, esiste un blocco pronto, manon trasportato, che si chiama Hayiar el Houbla (lapietra della donna incinta) che è ancora più grande.Esso misura metri 21,50 di lunghezza, metri 4,20 dialtezza, metri 4,80 di larghezza, cioè ha un volume di433 metri cubi e un peso di 1000 tonnellate.

È un mistero come si siano potute trasportare que-ste pietre titaniche, innalzare e collocare con tantaprecisione. Si pensa che si siano potute innalzare conmacchine di cui noi abbiamo perduto il segreto. Altrisuppone che si sia unita la cava alla costruzione conuna strada inclinata e che si siano fatti scivolare que-sti blocchi su sbarre di ferro quasi a modo di rotaia.Ma si obietta che se questa strada fosse esistita,avrebbe dovuto essere stata costruita in pietre e terra,cioè avrebbe avuto grande solidità e sarebbe stata dinotevoli dimensioni. Come mai di questa strada nonesiste la più piccola traccia? E considerata l'altezzaalla quale sono collocate (con una precisione da nonlasciare il posto ad un foglio di carta) doveva essere

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stato possibile smuoverle con facilità. Si è detto chesolo il despotismo con cui venivano trattati schiavi eprigionieri può spiegare come queste costruzioni sor-sero. Ma ciò non spiega nulla. Si è calcolato che oc-corrono gli sforzi riuniti di 40.000 uomini per smuo-vere tali masse. Per quanti schiavi e prigionieri si sia-no potuti mettere a disposizione per questi immani la-vori, ciò che riesce impossibile spiegare è come sisiano usate utilmente e fatte convergere queste forze.

In queste pietre si notano buche o meglio incassa-ture quadrate od oblunghe che si allargano sprofon-dandosi, il che prova che esse servivano evidente-mente come presa per anelli o grappe per sollevarequei macigni, con specie di gru. Quali delle nostregru da terra possono sollevare 750 o 1000 tonnellate?

Bisogna inoltre notare che questi lavori non dove-vano logicamente essere di eccessiva difficoltà, sevennero eseguiti pur non essendo indispensabili(come potrebbe essere il caso di un obelisco). Il muroformato da quei blocchi avrebbe potuto benissimo es-sere costruito anche con pietre di minor mole. I Ro-mani erano troppo sostanzialmente pratici per faresforzi inutili o non necessari, cioè per il solo gusto dibattere dei primati (come amano fare oggi gli ameri-cani). Qui siamo davanti ad un problema risolto dallatecnica antica con evidente facilità, problema che sa-rebbe difficilissimo e forse insolubile per la nostratecnica moderna di cui siamo tanto orgogliosi.

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stato possibile smuoverle con facilità. Si è detto chesolo il despotismo con cui venivano trattati schiavi eprigionieri può spiegare come queste costruzioni sor-sero. Ma ciò non spiega nulla. Si è calcolato che oc-corrono gli sforzi riuniti di 40.000 uomini per smuo-vere tali masse. Per quanti schiavi e prigionieri si sia-no potuti mettere a disposizione per questi immani la-vori, ciò che riesce impossibile spiegare è come sisiano usate utilmente e fatte convergere queste forze.

In queste pietre si notano buche o meglio incassa-ture quadrate od oblunghe che si allargano sprofon-dandosi, il che prova che esse servivano evidente-mente come presa per anelli o grappe per sollevarequei macigni, con specie di gru. Quali delle nostregru da terra possono sollevare 750 o 1000 tonnellate?

Bisogna inoltre notare che questi lavori non dove-vano logicamente essere di eccessiva difficoltà, sevennero eseguiti pur non essendo indispensabili(come potrebbe essere il caso di un obelisco). Il muroformato da quei blocchi avrebbe potuto benissimo es-sere costruito anche con pietre di minor mole. I Ro-mani erano troppo sostanzialmente pratici per faresforzi inutili o non necessari, cioè per il solo gusto dibattere dei primati (come amano fare oggi gli ameri-cani). Qui siamo davanti ad un problema risolto dallatecnica antica con evidente facilità, problema che sa-rebbe difficilissimo e forse insolubile per la nostratecnica moderna di cui siamo tanto orgogliosi.

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MANI. – Ma la nostra tecnica non ha bisogno di risolvereproblemi come questi, perchè ora, per esempio, colcemento armato noi possiamo gettare attraverso unfiume un ponte che riesce a essere un unico blocco ead avere un peso ben superiore alle mille tonnellate.

PIRRO. – Siamo d'accordo; ma quello che voglio far risal-tare e che tu stesso hai messo in evidenza è precisa-mente che la nostra tecnica risolve in un altro modo ilproblema; ciò significa che è sostanzialmente diversa,il che non vuol dire che sia più progredita. Ad ognimodo questo fa risultare che ogni epoca, ogni civiltàha la tecnica che le necessita e che è più o meno svi-luppata secondo i suoi bisogni. Noi non sappiamoeseguire i lavori di quei tempi e gli uomini di alloranon avrebbero potuto fare i nostri. La proposizione èperfettamente reversibile: ogni epoca si ingegna difare nella tecnica quello di cui ha bisogno. Il che puòanche far concludere che la tecnica è sempre suffi-ciente per ciò che deve fare. Da questo si potrebbeanche dedurre che un continuo progresso tecnico fini-sce non solo a soddisfare bisogni, ma a crearne deinuovi.

MANI. – Come sarebbe a dire?PIRRO. – Voglio dire, per esempio, che senza risalire

troppo nel tempo, nella mia giovinezza, quando cioènon si volava ancora, non esisteva il bisogno di vola-re, poniamo da Parigi a Roma, in tre o quattro ore. Sisapeva che questa distanza veniva superata press'apoco in venticinque, trenta ore di ferrovia e si calcola-

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MANI. – Ma la nostra tecnica non ha bisogno di risolvereproblemi come questi, perchè ora, per esempio, colcemento armato noi possiamo gettare attraverso unfiume un ponte che riesce a essere un unico blocco ead avere un peso ben superiore alle mille tonnellate.

PIRRO. – Siamo d'accordo; ma quello che voglio far risal-tare e che tu stesso hai messo in evidenza è precisa-mente che la nostra tecnica risolve in un altro modo ilproblema; ciò significa che è sostanzialmente diversa,il che non vuol dire che sia più progredita. Ad ognimodo questo fa risultare che ogni epoca, ogni civiltàha la tecnica che le necessita e che è più o meno svi-luppata secondo i suoi bisogni. Noi non sappiamoeseguire i lavori di quei tempi e gli uomini di alloranon avrebbero potuto fare i nostri. La proposizione èperfettamente reversibile: ogni epoca si ingegna difare nella tecnica quello di cui ha bisogno. Il che puòanche far concludere che la tecnica è sempre suffi-ciente per ciò che deve fare. Da questo si potrebbeanche dedurre che un continuo progresso tecnico fini-sce non solo a soddisfare bisogni, ma a crearne deinuovi.

MANI. – Come sarebbe a dire?PIRRO. – Voglio dire, per esempio, che senza risalire

troppo nel tempo, nella mia giovinezza, quando cioènon si volava ancora, non esisteva il bisogno di vola-re, poniamo da Parigi a Roma, in tre o quattro ore. Sisapeva che questa distanza veniva superata press'apoco in venticinque, trenta ore di ferrovia e si calcola-

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va su questo tempo. Il bisogno di percorrerla in cosìbreve tempo non esisteva. Si poteva desiderarlo,come si possono desiderare tutte le cose impossibili,come ora si può desiderare di fare un viaggio fino allaLuna o a Marte. Ma come non esiste ora questo biso-gno, così non esisteva allora quello di andare daRoma a Parigi in tre o quattro ore.

Quindi mi pare di aver ragione quando dico che ilprogresso della tecnica non soddisfa necessità o biso-gni, ma ne crea di nuovi, complicando ancor più diquanto non lo sia, questa nostra povera vita.

MANI. – Ma il progresso tecnico è la conseguenza delmirabile progresso della scienza, della fisica soprat-tutto, che studiando e rivelando le proprietà dei corpie delle forze, permette all'ingegneria le sue applica-zioni pratiche!

PIRRO. – Anche su questo siamo d'accordo; tu sai conquale amore e con che passione io segua da amatore iprogressi della scienza fisica e dell'astronomia fisicasoprattutto. Ma qui la scienza è pura. Il progressoreale. Dico reale perchè è un vero progresso perl'umanità allargare le sue cognizioni sulla materia esulle forze che la muovono. Ma quando da questascienza pura e da questo progresso reale si passa allesue applicazioni pratiche, la parola progresso comin-cia ad essere discutibile.

Ora ne siamo un po' usciti, ma press'a poco fino altempo della guerra, la fisica era insegnata nelle scuolecome si insegna a calcolare gli interessi del capitale.

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va su questo tempo. Il bisogno di percorrerla in cosìbreve tempo non esisteva. Si poteva desiderarlo,come si possono desiderare tutte le cose impossibili,come ora si può desiderare di fare un viaggio fino allaLuna o a Marte. Ma come non esiste ora questo biso-gno, così non esisteva allora quello di andare daRoma a Parigi in tre o quattro ore.

Quindi mi pare di aver ragione quando dico che ilprogresso della tecnica non soddisfa necessità o biso-gni, ma ne crea di nuovi, complicando ancor più diquanto non lo sia, questa nostra povera vita.

MANI. – Ma il progresso tecnico è la conseguenza delmirabile progresso della scienza, della fisica soprat-tutto, che studiando e rivelando le proprietà dei corpie delle forze, permette all'ingegneria le sue applica-zioni pratiche!

PIRRO. – Anche su questo siamo d'accordo; tu sai conquale amore e con che passione io segua da amatore iprogressi della scienza fisica e dell'astronomia fisicasoprattutto. Ma qui la scienza è pura. Il progressoreale. Dico reale perchè è un vero progresso perl'umanità allargare le sue cognizioni sulla materia esulle forze che la muovono. Ma quando da questascienza pura e da questo progresso reale si passa allesue applicazioni pratiche, la parola progresso comin-cia ad essere discutibile.

Ora ne siamo un po' usciti, ma press'a poco fino altempo della guerra, la fisica era insegnata nelle scuolecome si insegna a calcolare gli interessi del capitale.

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Quella fu l'epoca dell'invadenza dell'ingegneria e delsuo materialismo utilitario che dilagava anche neitrattati di fisica. Voglio dire, e tu lo sai meglio di me,che l'uso di una forza e la sua trasformazione, soprat-tutto per le applicazioni elettriche, il suo rendimento,erano sempre calcolati in valore finanziario, non invalore fisico. Ci vollero le ultimissime scoperte sullacostituzione dell'atomo, l'analisi sugli yoni e suglielettroni e la legge dei «quanta» per trasformare unpo' questo concetto utilitario e per far ritornare la fisi-ca una scienza pura. Non sempre nella pratica i risul-tati della scienza sono applicati a proposito.

MANI. – Certo mi ricordo di aver visto a Parigi in alcuni«Institutes de Beauté» usati per i massaggi del viso edella pelle gli apparecchi ad alta frequenza che produ-cono, come sai, nei tubi di applicazione le scintilleelettriche di una vaga colorazione azzurro-violetta, eho sentito chiamare questi apparecchi «Raggi Ultra-violetti»!

PIRRO. – Sì, sì ho sentito anch'io chiamarli così! Ma ioho visto di peggio! Ho visto un medico applicarel'alta frequenza a massaggiare la parte paralizzata diun malato colpito da apoplessia! Figurati che effettopossono avere quelle correnti, che noi sappiamo han-no appunto la proprietà di non incontrare resistenzanel corpo umano, quindi di girargli per così dire attor-no, con una malattia la cui origine si trova nel cervel-lo!

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Quella fu l'epoca dell'invadenza dell'ingegneria e delsuo materialismo utilitario che dilagava anche neitrattati di fisica. Voglio dire, e tu lo sai meglio di me,che l'uso di una forza e la sua trasformazione, soprat-tutto per le applicazioni elettriche, il suo rendimento,erano sempre calcolati in valore finanziario, non invalore fisico. Ci vollero le ultimissime scoperte sullacostituzione dell'atomo, l'analisi sugli yoni e suglielettroni e la legge dei «quanta» per trasformare unpo' questo concetto utilitario e per far ritornare la fisi-ca una scienza pura. Non sempre nella pratica i risul-tati della scienza sono applicati a proposito.

MANI. – Certo mi ricordo di aver visto a Parigi in alcuni«Institutes de Beauté» usati per i massaggi del viso edella pelle gli apparecchi ad alta frequenza che produ-cono, come sai, nei tubi di applicazione le scintilleelettriche di una vaga colorazione azzurro-violetta, eho sentito chiamare questi apparecchi «Raggi Ultra-violetti»!

PIRRO. – Sì, sì ho sentito anch'io chiamarli così! Ma ioho visto di peggio! Ho visto un medico applicarel'alta frequenza a massaggiare la parte paralizzata diun malato colpito da apoplessia! Figurati che effettopossono avere quelle correnti, che noi sappiamo han-no appunto la proprietà di non incontrare resistenzanel corpo umano, quindi di girargli per così dire attor-no, con una malattia la cui origine si trova nel cervel-lo!

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Tutto questo trova la sua causa in una generale altaopinione che si ha delle applicazioni pratiche delle ul-time scoperte scientifiche! C'è una specie di diffusaidolatria per tutto questo!

Non si dovrebbe dimenticare che il pensiero ha ge-nerato le scoperte scientifiche, ed ha creato tutto quelcomplesso di tecnica chiamato civiltà e progresso.Tutto ciò può servire più o meno ai bisogni del corpoe del mondo materiale; ma il pensiero, lo spirito ne èla fonte, l'origine, come è la fonte superiore della no-stra vita animale. Tutto è organico e logico. E tuttonel mondo ha la stessa discendenza la stessa scala cheincominciando dallo spirito arriva gradualmente allamateria. Non facciamo quindi di questa materia il dioda adorare! Se dobbiamo amare, ammirare, adorarequalche cosa, è la potenza che ha originato, non il ri-sultato, la trasformazione della materia o delle sueenergie!

MANI. – Ci siamo un po' allontanati dall'argomento prin-cipale.

PIRRO. – È vero, ma più apparentemente che sostanzial-mente. Se abbiamo ammesso che il desiderio è già persè stesso uno stato di dolore e se, come credo di averdimostrato, la tecnica finisce a creare dei nuovi biso-gni, quindi dei nuovi desideri, non mi pare che essarisponda all'imperativo categorico di diminuire il do-lore nel mondo!...

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Tutto questo trova la sua causa in una generale altaopinione che si ha delle applicazioni pratiche delle ul-time scoperte scientifiche! C'è una specie di diffusaidolatria per tutto questo!

Non si dovrebbe dimenticare che il pensiero ha ge-nerato le scoperte scientifiche, ed ha creato tutto quelcomplesso di tecnica chiamato civiltà e progresso.Tutto ciò può servire più o meno ai bisogni del corpoe del mondo materiale; ma il pensiero, lo spirito ne èla fonte, l'origine, come è la fonte superiore della no-stra vita animale. Tutto è organico e logico. E tuttonel mondo ha la stessa discendenza la stessa scala cheincominciando dallo spirito arriva gradualmente allamateria. Non facciamo quindi di questa materia il dioda adorare! Se dobbiamo amare, ammirare, adorarequalche cosa, è la potenza che ha originato, non il ri-sultato, la trasformazione della materia o delle sueenergie!

MANI. – Ci siamo un po' allontanati dall'argomento prin-cipale.

PIRRO. – È vero, ma più apparentemente che sostanzial-mente. Se abbiamo ammesso che il desiderio è già persè stesso uno stato di dolore e se, come credo di averdimostrato, la tecnica finisce a creare dei nuovi biso-gni, quindi dei nuovi desideri, non mi pare che essarisponda all'imperativo categorico di diminuire il do-lore nel mondo!...

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MANI. – Se non si riesce a diminuire il dolore, mi pareperò indubitato che riesce ad aumentare le comoditàdella vita.

PIRRO. – E aumenta. Ma leggevo recentemente un libro,di non so quale biologo, che dimostrava con esperien-ze fatte e con numerose statistiche, che le aumentatecomodità hanno diminuito e vanno continuamente di-minuendo le capacità di adattamento e di resistenzadell'organismo umano alle malattie.

Il dilemma dunque si impone. È meglio proteggeresempre più e sempre meglio l'organismo da tutte lepossibili cause di alterazioni o malattie, o aumentarecon l'abitudine la sopportazione e la resistenzadell'organismo a queste alterazioni e malattie?

Se come pare, e anche la biologia ora incominciaad accorgersene, la maggior risorsa per guarire le ma-lattie è sempre nella resistenza e nelle reazioni chel'organismo può opporre ad esse, mettendo per cosìdire tutto il corpo, tutti gli organi, tutte le glandole etutte le cellule in istato di difesa attiva, la risposta nonpuò essere che una sola. Le comodità dunque non fa-rebbero in ultima analisi che aumentare la possibilitàdi malattia, quindi aumenterebbero i dolori nel mon-do!

MANI.– Evidentemente questo non è nei voti!PIRRO. – Già! Ma mi pare sia logicissimo! Voglio dire

che questo è il logico risultato per aver consideratosolo la materia e non lo spirito!

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MANI. – Se non si riesce a diminuire il dolore, mi pareperò indubitato che riesce ad aumentare le comoditàdella vita.

PIRRO. – E aumenta. Ma leggevo recentemente un libro,di non so quale biologo, che dimostrava con esperien-ze fatte e con numerose statistiche, che le aumentatecomodità hanno diminuito e vanno continuamente di-minuendo le capacità di adattamento e di resistenzadell'organismo umano alle malattie.

Il dilemma dunque si impone. È meglio proteggeresempre più e sempre meglio l'organismo da tutte lepossibili cause di alterazioni o malattie, o aumentarecon l'abitudine la sopportazione e la resistenzadell'organismo a queste alterazioni e malattie?

Se come pare, e anche la biologia ora incominciaad accorgersene, la maggior risorsa per guarire le ma-lattie è sempre nella resistenza e nelle reazioni chel'organismo può opporre ad esse, mettendo per cosìdire tutto il corpo, tutti gli organi, tutte le glandole etutte le cellule in istato di difesa attiva, la risposta nonpuò essere che una sola. Le comodità dunque non fa-rebbero in ultima analisi che aumentare la possibilitàdi malattia, quindi aumenterebbero i dolori nel mon-do!

MANI.– Evidentemente questo non è nei voti!PIRRO. – Già! Ma mi pare sia logicissimo! Voglio dire

che questo è il logico risultato per aver consideratosolo la materia e non lo spirito!

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MANI. – Questo è progresso materiale, nessuno pretendesia spirituale!

PIRRO. – L'errore è appunto in ciò: tutto quanto riguardala nostra società, le leggi, gli usi, i doveri e i diritti hacome presupposto unico la materia, le sue leggi, lesue necessità e le sue soddisfazioni. E la materia èegoista, insaziabile, ingrata.

* * *

Consideriamo alcune delle principali cause di dolo-re e di sofferenza nella vita, escludendo i dolori fisicidelle malattie che non entrano fortunatamente nelquadro della vita che come eccezione.

I – La povertà – la conquista della ricchezza.II – L'umiltà – la conquista della grandezza.III – L'astinenza – la conquista dell'amore fisico.Credo che in questi tre stati si possano sintetizzare

tutti i mali e tutti i dolori che affiggono l'umanità.

Incominciamo dalla povertà.

Quando arriva alla fame, alla mancanza di un tetto,alla mancanza della possibilità di ripararsi dalle in-temperie, dal freddo è indubbiamente una sofferenzagrandissima, un dolore indubitabile e reale. Ma sola-mente quando arriva a questo estremo.

Se è una vergogna ignominosa per la società cheesista ancora la povertà fino a questo estremo, senza

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MANI. – Questo è progresso materiale, nessuno pretendesia spirituale!

PIRRO. – L'errore è appunto in ciò: tutto quanto riguardala nostra società, le leggi, gli usi, i doveri e i diritti hacome presupposto unico la materia, le sue leggi, lesue necessità e le sue soddisfazioni. E la materia èegoista, insaziabile, ingrata.

* * *

Consideriamo alcune delle principali cause di dolo-re e di sofferenza nella vita, escludendo i dolori fisicidelle malattie che non entrano fortunatamente nelquadro della vita che come eccezione.

I – La povertà – la conquista della ricchezza.II – L'umiltà – la conquista della grandezza.III – L'astinenza – la conquista dell'amore fisico.Credo che in questi tre stati si possano sintetizzare

tutti i mali e tutti i dolori che affiggono l'umanità.

Incominciamo dalla povertà.

Quando arriva alla fame, alla mancanza di un tetto,alla mancanza della possibilità di ripararsi dalle in-temperie, dal freddo è indubbiamente una sofferenzagrandissima, un dolore indubitabile e reale. Ma sola-mente quando arriva a questo estremo.

Se è una vergogna ignominosa per la società cheesista ancora la povertà fino a questo estremo, senza

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fare dell'ottimismo, bisogna riconoscere però che nonè frequente, nè stabile. Molti individui possono averpassato di questi periodi, ma non sono, il più dellevolte, che periodi passeggeri dovuti o alla disoccupa-zione o a condizioni eccezionali e fortunatamentetransitorie. E si capisce, se così non fosse, come que-sto condurrebbe il corpo alla morte: la sua generaliz-zazione diverrebbe una tale calamità che anche la piùcieca delle società aprirebbe gli occhi e correrebbe airimedi a qualunque costo. Una recente statistica cheriguarda l'Inghilterra, condotta con molta serietà, puòservire a studiare questa miseria e la sua percentuale.

Questa statistica divide la popolazione dell'Inghil-terra in sei gruppi. Il primo gruppo comprende i piùpoveri: 4.500.000 persone, cioè il 10% della popola-zione del Regno Unito deve tenere una dieta (è pur-troppo in questo caso la parola giusta) inferiore a quelminimo che è stato stabilito dai medici inglesi comeindispensabile. In questo gruppo la dieta è insuffi-ciente sotto tutti i punti di vista: calorie, vitamine,grassi, proteine, ecc. E questo gruppo spende il 70%circa del denaro di cui dispone per il vitto. Progressi-vamente negli altri gruppi le condizioni miglioranofino al 6° gruppo; altri 4.500.000 di persone, le privi-legiate, per cui tutte le sostanze ritenute fisiologica-mente indispensabili sono sufficienti ed anche esube-ranti. Quindi in questo gruppo si può veder sorgere lagotta di fronte al rachitismo ed alla denutrizione deglialtri gruppi.

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fare dell'ottimismo, bisogna riconoscere però che nonè frequente, nè stabile. Molti individui possono averpassato di questi periodi, ma non sono, il più dellevolte, che periodi passeggeri dovuti o alla disoccupa-zione o a condizioni eccezionali e fortunatamentetransitorie. E si capisce, se così non fosse, come que-sto condurrebbe il corpo alla morte: la sua generaliz-zazione diverrebbe una tale calamità che anche la piùcieca delle società aprirebbe gli occhi e correrebbe airimedi a qualunque costo. Una recente statistica cheriguarda l'Inghilterra, condotta con molta serietà, puòservire a studiare questa miseria e la sua percentuale.

Questa statistica divide la popolazione dell'Inghil-terra in sei gruppi. Il primo gruppo comprende i piùpoveri: 4.500.000 persone, cioè il 10% della popola-zione del Regno Unito deve tenere una dieta (è pur-troppo in questo caso la parola giusta) inferiore a quelminimo che è stato stabilito dai medici inglesi comeindispensabile. In questo gruppo la dieta è insuffi-ciente sotto tutti i punti di vista: calorie, vitamine,grassi, proteine, ecc. E questo gruppo spende il 70%circa del denaro di cui dispone per il vitto. Progressi-vamente negli altri gruppi le condizioni miglioranofino al 6° gruppo; altri 4.500.000 di persone, le privi-legiate, per cui tutte le sostanze ritenute fisiologica-mente indispensabili sono sufficienti ed anche esube-ranti. Quindi in questo gruppo si può veder sorgere lagotta di fronte al rachitismo ed alla denutrizione deglialtri gruppi.

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Questo dà un'idea in sintesi dei due estremi dieteti-ci degli individui che compongono la società. Il 10%che ha troppo poco e il 10% che ha troppo. In mediostat virtus? Parrebbe di sì. Nei gruppi intermedi ci sa-rebbe qualche deficienza, ma in complesso avrebberoil necessario, sempre dal punto di vista dieta. Si po-trebbe trarre la conclusione che nella società il 10%soffre veramente per quelle mancanze che corrispon-do a imprescindibili bisogni. E perchè questa statisti-ca riguarda l'Inghilterra, che a torto o a ragione passaper il paese più ricco, dove però il clima porta a esi-genze superiori a quelle di paesi di clima migliore, sipotrebbe dedurne che questa percentuale non possaaumentare anche in altri paesi: possiamo ritenere cherisponda in un certo senso ad una percentuale quasigenerale. In questa categoria la lotta per la conquistadella ricchezza ha una vera ragione di essere, perchèconquista dell'indispensabile.

Pure è certo che tutte le altre categorie lottano esoffrono per la conquista della ricchezza cioè per au-mentare il benessere, la dieta, i comodi, i divertimen-ti, i piaceri.

Cioè lotta per ciò che è oltre l'indispensabile, oltreil necessario.

Dunque il 10% dell'umanità soffrirebbe per insuffi-cienza di nutrizione. Consideriamo gli altri mali cheabbiamo elencato più sopra e che verosimilmente toc-cano tutte le categorie, compresa anche quella chesoffre per l'insufficienza della nutrizione. Umiltà –

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Questo dà un'idea in sintesi dei due estremi dieteti-ci degli individui che compongono la società. Il 10%che ha troppo poco e il 10% che ha troppo. In mediostat virtus? Parrebbe di sì. Nei gruppi intermedi ci sa-rebbe qualche deficienza, ma in complesso avrebberoil necessario, sempre dal punto di vista dieta. Si po-trebbe trarre la conclusione che nella società il 10%soffre veramente per quelle mancanze che corrispon-do a imprescindibili bisogni. E perchè questa statisti-ca riguarda l'Inghilterra, che a torto o a ragione passaper il paese più ricco, dove però il clima porta a esi-genze superiori a quelle di paesi di clima migliore, sipotrebbe dedurne che questa percentuale non possaaumentare anche in altri paesi: possiamo ritenere cherisponda in un certo senso ad una percentuale quasigenerale. In questa categoria la lotta per la conquistadella ricchezza ha una vera ragione di essere, perchèconquista dell'indispensabile.

Pure è certo che tutte le altre categorie lottano esoffrono per la conquista della ricchezza cioè per au-mentare il benessere, la dieta, i comodi, i divertimen-ti, i piaceri.

Cioè lotta per ciò che è oltre l'indispensabile, oltreil necessario.

Dunque il 10% dell'umanità soffrirebbe per insuffi-cienza di nutrizione. Consideriamo gli altri mali cheabbiamo elencato più sopra e che verosimilmente toc-cano tutte le categorie, compresa anche quella chesoffre per l'insufficienza della nutrizione. Umiltà –

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conquista della grandezza che si può, in un certomodo, abbinare con la povertà e la conquista dellaricchezza che stiamo trattando. Questa possibilità diabbinamento sta a provare una delle abitudini o men-talità più diffuse nella nostra società e più errate, cioèriporre la grandezza nella ricchezza e farne per cosìdire un tutto indivisibile.

La ricchezza rappresenta nella nostra società la piùgrande potenza. Questa potenza in chi la detiene è di-ventata una cosa a sè, che non ha più riscontri con laricchezza stessa. Poichè oggi la ricchezza non si sapiù di chi sia. Gli ingranaggi della Banca, i tentacoliche questa ha messo nelle industrie sono tali che laBanca, l'Alta Banca è diventata una formidabile po-tenza; potenza occulta, misteriosa, anonima, che agi-sce, comanda all'infuori e al di sopra di tutti i poteri,di tutti gli stati.

Sarebbe ridicolo e grottesco, se non fosse terribil-mente tragico, vedere gli stati arrabbattarsi a lavorareper stringere alleanze, trattati di protezione, tenereconferenze per la pace e per il disarmo, quando tuttoquesto risulta vano, inutile o al massimo effimero etransitorio; perchè non gli stati comandano, non i co-sidetti uomini responsabili che detengono il potere diciascun stato. Essi credono di agire, di comandare, didirigere. Essi non sono che uomini rappresentativi, inrealtà rappresentano le nazioni, ma non il potere. Ilpotere è oltre e fuori di essi, il potere vero, assoluto,dominatore, che può fare la pace e la guerra, è sola-

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conquista della grandezza che si può, in un certomodo, abbinare con la povertà e la conquista dellaricchezza che stiamo trattando. Questa possibilità diabbinamento sta a provare una delle abitudini o men-talità più diffuse nella nostra società e più errate, cioèriporre la grandezza nella ricchezza e farne per cosìdire un tutto indivisibile.

La ricchezza rappresenta nella nostra società la piùgrande potenza. Questa potenza in chi la detiene è di-ventata una cosa a sè, che non ha più riscontri con laricchezza stessa. Poichè oggi la ricchezza non si sapiù di chi sia. Gli ingranaggi della Banca, i tentacoliche questa ha messo nelle industrie sono tali che laBanca, l'Alta Banca è diventata una formidabile po-tenza; potenza occulta, misteriosa, anonima, che agi-sce, comanda all'infuori e al di sopra di tutti i poteri,di tutti gli stati.

Sarebbe ridicolo e grottesco, se non fosse terribil-mente tragico, vedere gli stati arrabbattarsi a lavorareper stringere alleanze, trattati di protezione, tenereconferenze per la pace e per il disarmo, quando tuttoquesto risulta vano, inutile o al massimo effimero etransitorio; perchè non gli stati comandano, non i co-sidetti uomini responsabili che detengono il potere diciascun stato. Essi credono di agire, di comandare, didirigere. Essi non sono che uomini rappresentativi, inrealtà rappresentano le nazioni, ma non il potere. Ilpotere è oltre e fuori di essi, il potere vero, assoluto,dominatore, che può fare la pace e la guerra, è sola-

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mente e unicamente nell'Alta Banca. E questo potereè anonimo, irresponsabile, irraggiungibile, insindaca-bile e non può quindi essere nè accusato nè colpito.

MANI. – Ma tu credi veramente che l'Alta Banca sia cosìpotente?

PIRRO. – Altro che potente! Un'inchiesta francese con-dotta dopo la guerra ha rivelato che fra gli azionistidelle industrie pesanti (cioè di guerra) francesi, cisono molti tedeschi, e fra gli azionisti delle industriepesanti tedeschi, c'è un egual numero di azionistifrancesi! Ed è risultato parimenti che nelle altre indu-strie pesanti, cioè le fabbriche di cannoni che passanoper nazionali, il capitale è ugualmente detenuto da ca-pitalisti di nazionalità molte volte tradizionalmentenemiche o rivali della nazione alla quale apparente-mente appartiene l'industria che si sente magnificarecome un vanto nazionale!

Tutte le internazionali hanno fatto più o meno fia-sco, o si rinnovano ad ogni primavera; la sola vera in-ternazionale sicura, reale e potente è quella della Ban-ca, è quella del denaro!

MANI. – Ma si direbbe che l'Alta Banca dovrebbe lavora-re per la pace e per la tranquillità, poichè in questapossono fiorire le industrie e quindi aumentare gli in-teressi del capitale!

PIRRO. – Tutto al contrario! L'Alta Banca che è la veradetentrice e la vera sovvenzionatrice dell'industria diguerra, che per la sua grandiosità richiede una immo-

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mente e unicamente nell'Alta Banca. E questo potereè anonimo, irresponsabile, irraggiungibile, insindaca-bile e non può quindi essere nè accusato nè colpito.

MANI. – Ma tu credi veramente che l'Alta Banca sia cosìpotente?

PIRRO. – Altro che potente! Un'inchiesta francese con-dotta dopo la guerra ha rivelato che fra gli azionistidelle industrie pesanti (cioè di guerra) francesi, cisono molti tedeschi, e fra gli azionisti delle industriepesanti tedeschi, c'è un egual numero di azionistifrancesi! Ed è risultato parimenti che nelle altre indu-strie pesanti, cioè le fabbriche di cannoni che passanoper nazionali, il capitale è ugualmente detenuto da ca-pitalisti di nazionalità molte volte tradizionalmentenemiche o rivali della nazione alla quale apparente-mente appartiene l'industria che si sente magnificarecome un vanto nazionale!

Tutte le internazionali hanno fatto più o meno fia-sco, o si rinnovano ad ogni primavera; la sola vera in-ternazionale sicura, reale e potente è quella della Ban-ca, è quella del denaro!

MANI. – Ma si direbbe che l'Alta Banca dovrebbe lavora-re per la pace e per la tranquillità, poichè in questapossono fiorire le industrie e quindi aumentare gli in-teressi del capitale!

PIRRO. – Tutto al contrario! L'Alta Banca che è la veradetentrice e la vera sovvenzionatrice dell'industria diguerra, che per la sua grandiosità richiede una immo-

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bilizzazione di capitale enorme, ha interesse fonda-mentale che questa lavori in pieno.

E quando questa lavora febbrilmente se non in casodi minaccia o di previsione di guerra? Se tutto è tran-quillo, se tutti andassero d'accordo, se non ci fosse lapaura, la minaccia di guerre, le fabbriche di cannoniresterebbero inattive. Da qui deriva la commedia del-le conferenze per la pace e per il disarmo.

In queste conferenze c'è sempre un delegato, di unanazione qualunque, che è incaricato di far abortire ildisarmo e la pace, e siccome le apparenze e le reci-proche gelosie fra le nazioni, o la divergenza di inte-ressi sono sufficienti a spiegare in altro modo l'insuc-cesso di queste conferenze, così nessuno si accorgedove invece è il gioco, il grosso, il tragico gioco! enessuno s'accorge che le carte di questo gioco sonotenute da altre mani che non figurano.

Qualunque avvertimento, qualunque sconfitta, qua-lunque rivoluzione con i suoi inevitabili disastri fi-nanziari locali, qualunque deprezzamento di valori edi moneta avvenga apporta sempre al capitale in sestesso, cioè a chi lo detiene e lo maneggia – l'AltaBanca internazionale – degli immensi benefici. Checosa importa a questa Alta Banca che le azioni indu-striali della nazione A e la moneta e i valori di statodella nazione A vadano a rotoli, vadano a zero, secontemporaneamente e per il fatto stesso che quelledella nazione A cadono, aumentano i valori industrialie di stato delle nazioni B o C che l'alta Banca detiene

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bilizzazione di capitale enorme, ha interesse fonda-mentale che questa lavori in pieno.

E quando questa lavora febbrilmente se non in casodi minaccia o di previsione di guerra? Se tutto è tran-quillo, se tutti andassero d'accordo, se non ci fosse lapaura, la minaccia di guerre, le fabbriche di cannoniresterebbero inattive. Da qui deriva la commedia del-le conferenze per la pace e per il disarmo.

In queste conferenze c'è sempre un delegato, di unanazione qualunque, che è incaricato di far abortire ildisarmo e la pace, e siccome le apparenze e le reci-proche gelosie fra le nazioni, o la divergenza di inte-ressi sono sufficienti a spiegare in altro modo l'insuc-cesso di queste conferenze, così nessuno si accorgedove invece è il gioco, il grosso, il tragico gioco! enessuno s'accorge che le carte di questo gioco sonotenute da altre mani che non figurano.

Qualunque avvertimento, qualunque sconfitta, qua-lunque rivoluzione con i suoi inevitabili disastri fi-nanziari locali, qualunque deprezzamento di valori edi moneta avvenga apporta sempre al capitale in sestesso, cioè a chi lo detiene e lo maneggia – l'AltaBanca internazionale – degli immensi benefici. Checosa importa a questa Alta Banca che le azioni indu-striali della nazione A e la moneta e i valori di statodella nazione A vadano a rotoli, vadano a zero, secontemporaneamente e per il fatto stesso che quelledella nazione A cadono, aumentano i valori industrialie di stato delle nazioni B o C che l'alta Banca detiene

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ugualmente? A chi ha beneficiato l'immenso disastrodella svalutazione monetaria e di titoli della Germa-nia, Austria, Ungheria del dopo guerra?12 All'AltaBanca. All'infuori della svalutazione della moneta chein alcuni casi è stata distrutta nei suoi vecchi buoniper crearne un'altra su altra base, molti di questi titoliindustriali che nel crollo generale erano discesi, dopoalcuni anni sono saliti! Che importa all'Alta Banca te-nerli nelle sue casseforti ad aspettare? E tutti i valoriimmobiliari non salgono forse nello sfasciarsi di quel-li industriali? Il disastro, le perdite sono reali per ipiccoli possidenti, per i piccoli azionisti, per le picco-le banche, le cui risorse non hanno fondi disponibiliper far fronte al momento, non hanno capitali liquidiper sostenersi fino a burrasca passata. Per l'Alta Ban-ca non è così: i suoi capitali, non conoscendo frontie-re e non avendo nazionalità, trovano sempre la com-pensazione altrove e attingendo altrove trovano sem-pre il modo e la possibilità di rifarsi, compensarsi, at-tendere e realizzare così guadagni immensi sulle rovi-ne e le miserie dei piccoli!

MANI.– Tutto questo che tu dici presuppone una organiz-zazione vasta, una specie di spionaggio internaziona-le, un complotto sempre vigile, una congiura semprepronta, e dovrebbe ben risultare alla vigilanza dei varistati.

12 Si tratta della 1a Guerra Mondiale 1915-1918.

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ugualmente? A chi ha beneficiato l'immenso disastrodella svalutazione monetaria e di titoli della Germa-nia, Austria, Ungheria del dopo guerra?12 All'AltaBanca. All'infuori della svalutazione della moneta chein alcuni casi è stata distrutta nei suoi vecchi buoniper crearne un'altra su altra base, molti di questi titoliindustriali che nel crollo generale erano discesi, dopoalcuni anni sono saliti! Che importa all'Alta Banca te-nerli nelle sue casseforti ad aspettare? E tutti i valoriimmobiliari non salgono forse nello sfasciarsi di quel-li industriali? Il disastro, le perdite sono reali per ipiccoli possidenti, per i piccoli azionisti, per le picco-le banche, le cui risorse non hanno fondi disponibiliper far fronte al momento, non hanno capitali liquidiper sostenersi fino a burrasca passata. Per l'Alta Ban-ca non è così: i suoi capitali, non conoscendo frontie-re e non avendo nazionalità, trovano sempre la com-pensazione altrove e attingendo altrove trovano sem-pre il modo e la possibilità di rifarsi, compensarsi, at-tendere e realizzare così guadagni immensi sulle rovi-ne e le miserie dei piccoli!

MANI.– Tutto questo che tu dici presuppone una organiz-zazione vasta, una specie di spionaggio internaziona-le, un complotto sempre vigile, una congiura semprepronta, e dovrebbe ben risultare alla vigilanza dei varistati.

12 Si tratta della 1a Guerra Mondiale 1915-1918.

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PIRRO. – Ma no, non è necessario, perchè tutto questo èin potenza, sempre senza bisogno di nessuna organiz-zazione, perchè tutti gli interessi – del capitale in sestesso – sono eguali e mai contradditori.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Quale è il solo interesse del capitale? Evidente-

mente che questo renda o frutti il massimo possibile.Unico e non discutibile interesse. E in questo tutti idetentori del capitale di tutto il mondo sono d'accordosenza la minima divergenza d'opinione.

Che cosa è la Banca se non l'organizzazione che haraccolto sotto la sua egida i detentori di capitale ditutto il mondo? E difendendo gli interessi di tutti que-sti detentori, ne è al medesimo tempo la protettrice,direttrice e rappresentante.

Non sono possibili divergenze d'opinione, nonsono necessarie direttive, uomini di eccezione al co-mando, vaste organizzazioni ecc. Tutto questo va, percosì dire, a posto da sè: la strada è unica, la direzioneè unica, il fine da ottenere unico e tutti nella Bancasono dello stesso parere e lavorano allo stesso scopo.Direzioni, organizzazioni, uomini eccezionali sononecessari dove c'è da dirigere quelle che possono es-sere attività o sforzi divergenti, organizzare lavoricontradditori; qui tutti sono d'accordo e lavorano allostesso fine e allo stesso modo con la stessa fatale, ne-cessaria, unica direttiva.

Le banche stesse con la loro organizzazione di ser-vizi si trovano ad avere tutto quello che è necessario

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PIRRO. – Ma no, non è necessario, perchè tutto questo èin potenza, sempre senza bisogno di nessuna organiz-zazione, perchè tutti gli interessi – del capitale in sestesso – sono eguali e mai contradditori.

MANI. – Cioè?PIRRO. – Quale è il solo interesse del capitale? Evidente-

mente che questo renda o frutti il massimo possibile.Unico e non discutibile interesse. E in questo tutti idetentori del capitale di tutto il mondo sono d'accordosenza la minima divergenza d'opinione.

Che cosa è la Banca se non l'organizzazione che haraccolto sotto la sua egida i detentori di capitale ditutto il mondo? E difendendo gli interessi di tutti que-sti detentori, ne è al medesimo tempo la protettrice,direttrice e rappresentante.

Non sono possibili divergenze d'opinione, nonsono necessarie direttive, uomini di eccezione al co-mando, vaste organizzazioni ecc. Tutto questo va, percosì dire, a posto da sè: la strada è unica, la direzioneè unica, il fine da ottenere unico e tutti nella Bancasono dello stesso parere e lavorano allo stesso scopo.Direzioni, organizzazioni, uomini eccezionali sononecessari dove c'è da dirigere quelle che possono es-sere attività o sforzi divergenti, organizzare lavoricontradditori; qui tutti sono d'accordo e lavorano allostesso fine e allo stesso modo con la stessa fatale, ne-cessaria, unica direttiva.

Le banche stesse con la loro organizzazione di ser-vizi si trovano ad avere tutto quello che è necessario

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anche a questo che si può definire una superiore orga-nizzazione che si è venuta creando da se stessa. Èinutile cercarne gli uomini responsabili, i dirigenti.Non esistono, sono tutti e nessuno. È l'ingranaggiostesso della Banca che con gli sviluppi successivi èvenuto a creare questa superiore unità d'interessi cheè l'interesse stesso del capitale. E come l'organizza-zione, il sorgere e diffondersi dell'Istituto Bancario hapoco più di un secolo – nella sua forma attuale – lasocietà è venuta sviluppando inconsciamente una po-tenza che non può controllare, ma dalla quale è con-trollata completamente; gli stati se la sono trovataquesta potenza senza poterla dirigere, nè controllare emolte volte se la trovano in antitesi con gli interessidello stato stesso, ma devono chinar la testa. È il terri-bile dio del materialismo, è il dominatore di tutte leattività materiali del mondo, è il nemico colossale, gi-gantesco della società stessa e la sta uccidendo. Ah!la famosa crisi scoppiata poco dopo la guerra e dellaquale si sono inutilmente cercate le cause e più inutil-mente i rimedi! Ma non si accorge dunque nessunoche ormai questa colossale organizzazione bancariaha finito con l'essere così autonoma che i rapporti frail capitale e il lavoro non esistono più?

MANI. – Come sarebbe a dire?PIRRO. – Tu ricorderai che anni fa in Argentina il prodot-

to grano è stato così abbondante e i prezzi ne eranocosì discesi che, piuttosto che venderlo, lo si è brucia-

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anche a questo che si può definire una superiore orga-nizzazione che si è venuta creando da se stessa. Èinutile cercarne gli uomini responsabili, i dirigenti.Non esistono, sono tutti e nessuno. È l'ingranaggiostesso della Banca che con gli sviluppi successivi èvenuto a creare questa superiore unità d'interessi cheè l'interesse stesso del capitale. E come l'organizza-zione, il sorgere e diffondersi dell'Istituto Bancario hapoco più di un secolo – nella sua forma attuale – lasocietà è venuta sviluppando inconsciamente una po-tenza che non può controllare, ma dalla quale è con-trollata completamente; gli stati se la sono trovataquesta potenza senza poterla dirigere, nè controllare emolte volte se la trovano in antitesi con gli interessidello stato stesso, ma devono chinar la testa. È il terri-bile dio del materialismo, è il dominatore di tutte leattività materiali del mondo, è il nemico colossale, gi-gantesco della società stessa e la sta uccidendo. Ah!la famosa crisi scoppiata poco dopo la guerra e dellaquale si sono inutilmente cercate le cause e più inutil-mente i rimedi! Ma non si accorge dunque nessunoche ormai questa colossale organizzazione bancariaha finito con l'essere così autonoma che i rapporti frail capitale e il lavoro non esistono più?

MANI. – Come sarebbe a dire?PIRRO. – Tu ricorderai che anni fa in Argentina il prodot-

to grano è stato così abbondante e i prezzi ne eranocosì discesi che, piuttosto che venderlo, lo si è brucia-

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to nelle locomotive che hanno marciato per un po' ditempo a frumento invece che a carbone!

Nel Brasile per una eguale crisi, cioè abbondanzadi produzione e relativa diminuzione di prezzo nelcaffè, non so quante tonnellate di questo prodottosono state buttate a mare; per uguale ragione si sonobuttate a mare balle di cotone negli S. U. d'America.Ci si domanda perchè. Gli economisti rispondono cheil prezzo di vendita, data la quantità del prodotto, nonavrebbe compensato le spese di produzione. Ma cosìdunque con la distruzione, neppure quel poco che po-teva valere è stato realizzato. Dunque poniamo cheinvece di 10, come poteva essere pagato negli anninormali, fosse stato pagato 5; ma si è rinunziato an-che a questo 5, perchè il prezzo stabilito negli anniprecedenti non venisse diminuito anche negli annisuccessivi. Si è preferito sottrarre la merce al com-mercio con la distruzione, piuttosto che avere cinque.Dunque si è preferito il nulla, la distruzione al cinque.Tu capisci che questo delitto, questa follia non sareb-be stata possibile, se i prodotti fossero stati ottenuti dapiccoli proprietari. I quali non avendo disponibilità enon potendo rinunziare al piccolo incasso, avrebberovenduto a cinque. Questo delitto è stato possibile per-chè c'è il trust, la banca che controlla, il capitale, che,a mezzo della banca, vuole che esso, capitale, rendasempre non meno di un dato per cento! Nota che laspiegazione del non voler abituare il commercio alprezzo più basso, non redditizio o non abbastanza

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to nelle locomotive che hanno marciato per un po' ditempo a frumento invece che a carbone!

Nel Brasile per una eguale crisi, cioè abbondanzadi produzione e relativa diminuzione di prezzo nelcaffè, non so quante tonnellate di questo prodottosono state buttate a mare; per uguale ragione si sonobuttate a mare balle di cotone negli S. U. d'America.Ci si domanda perchè. Gli economisti rispondono cheil prezzo di vendita, data la quantità del prodotto, nonavrebbe compensato le spese di produzione. Ma cosìdunque con la distruzione, neppure quel poco che po-teva valere è stato realizzato. Dunque poniamo cheinvece di 10, come poteva essere pagato negli anninormali, fosse stato pagato 5; ma si è rinunziato an-che a questo 5, perchè il prezzo stabilito negli anniprecedenti non venisse diminuito anche negli annisuccessivi. Si è preferito sottrarre la merce al com-mercio con la distruzione, piuttosto che avere cinque.Dunque si è preferito il nulla, la distruzione al cinque.Tu capisci che questo delitto, questa follia non sareb-be stata possibile, se i prodotti fossero stati ottenuti dapiccoli proprietari. I quali non avendo disponibilità enon potendo rinunziare al piccolo incasso, avrebberovenduto a cinque. Questo delitto è stato possibile per-chè c'è il trust, la banca che controlla, il capitale, che,a mezzo della banca, vuole che esso, capitale, rendasempre non meno di un dato per cento! Nota che laspiegazione del non voler abituare il commercio alprezzo più basso, non redditizio o non abbastanza

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redditizio è falsa, perchè i prodotti della terra, e questierano tutti nel caso, variano di anno in anno per lecondizioni climatiche che sono all'infuori di ogni pre-visione.

La ragione potrebbe, se mai, essere, non dico vali-da, ma almeno più verosimile se si fosse trattato diprodotti unicamente industriali, come macchine, auto-mobili, delle quali del resto c'è una sovraproduzione.E anche qui il valore di queste macchine è arbitrario,commerciale, non reale. Sappiamo tutti che un'auto-mobile fabbricata in grande serie e il cui prezzo com-merciale s'aggira sulle 10 mila lire, alla fabbrica costa900 o 1000 al massimo.13

Dunque i valori commerciali non hanno più nessunrapporto nè col lavoro e il suo costo, nè con la mate-ria prima e il suo costo e apparentemente nemmenocoll'interesse del capitale impiegato! Quali le ragionidi questo assurdo?

Perchè la Banca, che controlla il capitale, vuole chequesto capitale le renda sempre una x e che al di sottodi questa x non si scenda mai! A qualunque costo! Esiccome la Banca è il vero, autentico, generale e in-ternazionale trust del capitale, impone i suoi voleri atutti e ovunque.

Ma la più tremenda e spaventosa schiavitù chel'Alta Banca impone a tutto il mondo è la necessitàdella corsa pazza agli armamenti con lo spettro della

13 La cifra è per esemplificazione.

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redditizio è falsa, perchè i prodotti della terra, e questierano tutti nel caso, variano di anno in anno per lecondizioni climatiche che sono all'infuori di ogni pre-visione.

La ragione potrebbe, se mai, essere, non dico vali-da, ma almeno più verosimile se si fosse trattato diprodotti unicamente industriali, come macchine, auto-mobili, delle quali del resto c'è una sovraproduzione.E anche qui il valore di queste macchine è arbitrario,commerciale, non reale. Sappiamo tutti che un'auto-mobile fabbricata in grande serie e il cui prezzo com-merciale s'aggira sulle 10 mila lire, alla fabbrica costa900 o 1000 al massimo.13

Dunque i valori commerciali non hanno più nessunrapporto nè col lavoro e il suo costo, nè con la mate-ria prima e il suo costo e apparentemente nemmenocoll'interesse del capitale impiegato! Quali le ragionidi questo assurdo?

Perchè la Banca, che controlla il capitale, vuole chequesto capitale le renda sempre una x e che al di sottodi questa x non si scenda mai! A qualunque costo! Esiccome la Banca è il vero, autentico, generale e in-ternazionale trust del capitale, impone i suoi voleri atutti e ovunque.

Ma la più tremenda e spaventosa schiavitù chel'Alta Banca impone a tutto il mondo è la necessitàdella corsa pazza agli armamenti con lo spettro della

13 La cifra è per esemplificazione.

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guerra. A chi fruttano gli armamenti? Alle grandi in-dustrie, alle industrie pesanti. Il terribile è che colprogresso della tecnica quasi tutti gli armamenti in-vecchiano in pochi anni e diventano quindi inservibilio poco meno, senza aver servito a nulla. Corazzate,aeroplani, cannoni, mitragliatrici sono vecchi dopopochi anni, e non hanno servito che ad essere collau-dati e a figurare nei bilanci delle rispettive nazioni. Latecnica, avendo arricchito gli eserciti di tutti questiprodotti, è diventata come Saturno che mangia i pro-pri figli, e li mangia tutti ancora giovanissimi. Si diceche se tutte le industrie di guerra non lavorassero, sa-rebbe aumentata la disoccupazione; ma ci vuol poco acapire che se i governi di tutte le nazioni non fosserospolpati dai tremendi bilanci per gli armamenti, tutti icapitali che questi assorbono potrebbero essere impie-gati in opere pubbliche, strade, canali, ponti, lavoriche servirebbero a qualche cosa di positivo e di realee che forse darebbero utili.

Ma abbiamo visto che la Banca, l'Alta Banca sa peresperienza che la pace frutta sì, ma meno della guer-ra, e dalle controrivoluzioni e delle rivoluzioni chequasi sempre la seguono nei paesi sconfitti, e alloral'attende, la prepara, la agita sempre davanti al mon-do.

Quando scoppierà questa guerra che si prepara eche cova, sarà la fine non dell'Europa soltanto, ma an-che della nostra cosidetta civiltà. La quale morrà e iposteri non la rimpiangeranno, perchè non avrà la-

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guerra. A chi fruttano gli armamenti? Alle grandi in-dustrie, alle industrie pesanti. Il terribile è che colprogresso della tecnica quasi tutti gli armamenti in-vecchiano in pochi anni e diventano quindi inservibilio poco meno, senza aver servito a nulla. Corazzate,aeroplani, cannoni, mitragliatrici sono vecchi dopopochi anni, e non hanno servito che ad essere collau-dati e a figurare nei bilanci delle rispettive nazioni. Latecnica, avendo arricchito gli eserciti di tutti questiprodotti, è diventata come Saturno che mangia i pro-pri figli, e li mangia tutti ancora giovanissimi. Si diceche se tutte le industrie di guerra non lavorassero, sa-rebbe aumentata la disoccupazione; ma ci vuol poco acapire che se i governi di tutte le nazioni non fosserospolpati dai tremendi bilanci per gli armamenti, tutti icapitali che questi assorbono potrebbero essere impie-gati in opere pubbliche, strade, canali, ponti, lavoriche servirebbero a qualche cosa di positivo e di realee che forse darebbero utili.

Ma abbiamo visto che la Banca, l'Alta Banca sa peresperienza che la pace frutta sì, ma meno della guer-ra, e dalle controrivoluzioni e delle rivoluzioni chequasi sempre la seguono nei paesi sconfitti, e alloral'attende, la prepara, la agita sempre davanti al mon-do.

Quando scoppierà questa guerra che si prepara eche cova, sarà la fine non dell'Europa soltanto, ma an-che della nostra cosidetta civiltà. La quale morrà e iposteri non la rimpiangeranno, perchè non avrà la-

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sciato nulla dietro di sè! Sarà l'esempio unico nellastoria delle varie civiltà, che si sono seguite nel mon-do, di una civiltà che avrà usato tutte le sue scienze,tutte le sue industrie, tutta la sua tecnica a distruggerese stessa. Sarà il più grande, il più mostruoso suicidioche la storia ricorderà.

Civiltà che basata e diretta dalle leggi della mate-ria, preoccupata solo di questa, padrona e sfruttatricedi tutte le energie della materia, da queste stesse ener-gie da lei scoperte, asservite, dominate, sarà distrutta.

Speriamo che i nostri più o meno tardi nipoti assi-stano al sorgere di un'altra civiltà, retta da leggi chenon siano desunte solamente dal mondo della mate-ria!

Questa terribile potenza anonima che è l'Alta Ban-ca rende insolubile il problema sociale della spartizio-ne equa della ricchezza ed è non solo la naturale ne-mica dello stato e di tutti gli stati, ma è la naturale ne-mica della società e del suo benessere. Poichè nonpermette che il grano sia venduto ad un prezzo infe-riore, rende più sensibile la miseria di chi per compe-rare quel pane ha pochi mezzi; poichè fomenta emantiene gli odii e le paure di guerra, porta ad unaspaventosa dispersione di denaro nelle spese militari,impoverimento di tutti, perchè tutti concorrono attra-verso contribuzioni e tasse a quelle spese. Rendendopiù difficile la vita ne acuisce la lotta che diventasempre più accanita e (salvo che per una certa parte,cioè come abbiamo visto circa il dieci per cento degli

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sciato nulla dietro di sè! Sarà l'esempio unico nellastoria delle varie civiltà, che si sono seguite nel mon-do, di una civiltà che avrà usato tutte le sue scienze,tutte le sue industrie, tutta la sua tecnica a distruggerese stessa. Sarà il più grande, il più mostruoso suicidioche la storia ricorderà.

Civiltà che basata e diretta dalle leggi della mate-ria, preoccupata solo di questa, padrona e sfruttatricedi tutte le energie della materia, da queste stesse ener-gie da lei scoperte, asservite, dominate, sarà distrutta.

Speriamo che i nostri più o meno tardi nipoti assi-stano al sorgere di un'altra civiltà, retta da leggi chenon siano desunte solamente dal mondo della mate-ria!

Questa terribile potenza anonima che è l'Alta Ban-ca rende insolubile il problema sociale della spartizio-ne equa della ricchezza ed è non solo la naturale ne-mica dello stato e di tutti gli stati, ma è la naturale ne-mica della società e del suo benessere. Poichè nonpermette che il grano sia venduto ad un prezzo infe-riore, rende più sensibile la miseria di chi per compe-rare quel pane ha pochi mezzi; poichè fomenta emantiene gli odii e le paure di guerra, porta ad unaspaventosa dispersione di denaro nelle spese militari,impoverimento di tutti, perchè tutti concorrono attra-verso contribuzioni e tasse a quelle spese. Rendendopiù difficile la vita ne acuisce la lotta che diventasempre più accanita e (salvo che per una certa parte,cioè come abbiamo visto circa il dieci per cento degli

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individui che compongono la società) è lotta che si faper la ricchezza, cioè per qualcosa che non è indi-spensabile. La prova di questa verità è data dal fattoche precisamente dove c'è meno bisogno di denaro, silotta per averne di più e con maggior accanimento.Cioè nelle classi che avendo lo stretto necessario vo-gliono l'agiatezza; raggiunta questa vogliono la ric-chezza; raggiunto un milione ne vogliono due, dieci,un miliardo! A che scopo? Perchè? Per la grandezza,per la potenza. Ed ecco che i dolori e le lotte per arri-vare alla ricchezza vengono ad identificarsi in quelliper raggiungere la grandezza e la potenza! Quale iro-nia! E pensare che la vera potenza del denaro, chetanti si affannano a raggiungere, è in mano di questaanonima e irraggiungibile Alta Banca che da un mo-mento all'altro può ridurre alla miseria questi ricchiche tanto hanno lottato per raggiungere la ricchezza.Ah! che lezione avrebbe dovuto essere pei cacciatoridi ricchezze la miseria improvvisa, causata dalla sva-lutazione della moneta e dei titoli dell'immediatodopo guerra, e dalla rivoluzione russa che ha popolatogli altri stati d'Europa di russi, più o meno principi, ri-dotti da enormi ricchezze alla più nera miseria! Manessuno ha capito la lezione e si continua a lottare eproprio dove c'è meno bisogno, più accanita è la lotta.Pensa alla tranquillità del contadino e a quella di certioperai o artigiani che sono contenti di avere il neces-sario, e confrontala con la caccia, l'accanimento, losfrontato affarismo cinico e molte volte imbroglione

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individui che compongono la società) è lotta che si faper la ricchezza, cioè per qualcosa che non è indi-spensabile. La prova di questa verità è data dal fattoche precisamente dove c'è meno bisogno di denaro, silotta per averne di più e con maggior accanimento.Cioè nelle classi che avendo lo stretto necessario vo-gliono l'agiatezza; raggiunta questa vogliono la ric-chezza; raggiunto un milione ne vogliono due, dieci,un miliardo! A che scopo? Perchè? Per la grandezza,per la potenza. Ed ecco che i dolori e le lotte per arri-vare alla ricchezza vengono ad identificarsi in quelliper raggiungere la grandezza e la potenza! Quale iro-nia! E pensare che la vera potenza del denaro, chetanti si affannano a raggiungere, è in mano di questaanonima e irraggiungibile Alta Banca che da un mo-mento all'altro può ridurre alla miseria questi ricchiche tanto hanno lottato per raggiungere la ricchezza.Ah! che lezione avrebbe dovuto essere pei cacciatoridi ricchezze la miseria improvvisa, causata dalla sva-lutazione della moneta e dei titoli dell'immediatodopo guerra, e dalla rivoluzione russa che ha popolatogli altri stati d'Europa di russi, più o meno principi, ri-dotti da enormi ricchezze alla più nera miseria! Manessuno ha capito la lezione e si continua a lottare eproprio dove c'è meno bisogno, più accanita è la lotta.Pensa alla tranquillità del contadino e a quella di certioperai o artigiani che sono contenti di avere il neces-sario, e confrontala con la caccia, l'accanimento, losfrontato affarismo cinico e molte volte imbroglione

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che vedi diffuso nelle classi che già detengono un cer-to benessere, una certa ricchezza; nelle classi di affa-risti, commercianti industriali e dei loro santi protet-tori: avvocati, procuratori e agenti di cambio e banca-ri!

Ma così vuole la nostra società son le sue leggi e isuoi usi materialistici.

MANI. – Credi possibile si possa nel mondo materiale se-guire leggi che non siano desunte dal mondo stessodella materia?

PIRRO. – Perchè no? In ultima analisi non è lo spirito checon le sue idee, attraverso la mente, regola il corpo,quindi la materia?

Se lo spirito dirigesse la mente dell'uomo con altriconcetti, il corpo non potrebbe che ubbidire e quandoio dico che la nostra società è retta dalle leggi dellamateria, voglio dire che queste hanno invaso il campodella mente e che l'uomo ha un modo di pensare, con-cepire e dirigere le sue azioni con le stessi leggi cheregolano il mondo della materia.

La materia domanda sempre, richiede sempre: equando tu al tuo corpo, alla materia domandi unosforzo, un anticipo di energia, essa te lo dà, ma ti fapoi pagare gli interessi e che interessi! Come quellidel più nero strozzino! Così sforzi continui, lavoro in-tenso e prolungato li devi poi pagare con nevrastenia,esaurimento, dispepsie, acciacchi di ogni genere; eccogli interessi di questo colossale strozzino che è la ma-teria! Ben diverso è il comportarsi dello spirito! Egli

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che vedi diffuso nelle classi che già detengono un cer-to benessere, una certa ricchezza; nelle classi di affa-risti, commercianti industriali e dei loro santi protet-tori: avvocati, procuratori e agenti di cambio e banca-ri!

Ma così vuole la nostra società son le sue leggi e isuoi usi materialistici.

MANI. – Credi possibile si possa nel mondo materiale se-guire leggi che non siano desunte dal mondo stessodella materia?

PIRRO. – Perchè no? In ultima analisi non è lo spirito checon le sue idee, attraverso la mente, regola il corpo,quindi la materia?

Se lo spirito dirigesse la mente dell'uomo con altriconcetti, il corpo non potrebbe che ubbidire e quandoio dico che la nostra società è retta dalle leggi dellamateria, voglio dire che queste hanno invaso il campodella mente e che l'uomo ha un modo di pensare, con-cepire e dirigere le sue azioni con le stessi leggi cheregolano il mondo della materia.

La materia domanda sempre, richiede sempre: equando tu al tuo corpo, alla materia domandi unosforzo, un anticipo di energia, essa te lo dà, ma ti fapoi pagare gli interessi e che interessi! Come quellidel più nero strozzino! Così sforzi continui, lavoro in-tenso e prolungato li devi poi pagare con nevrastenia,esaurimento, dispepsie, acciacchi di ogni genere; eccogli interessi di questo colossale strozzino che è la ma-teria! Ben diverso è il comportarsi dello spirito! Egli

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dà, dona, elargisce sempre, generosamente e non vuo-le essere ricompensato, non ti fa pagare nessun inte-resse. Egli trova e fa trovare in se stesso il premio, inse stesso l'interesse, la ricompensa! Ed è tanto signifi-cativo questo diverso modo di comportarsi dello spi-rito, poichè in alcuni casi la interessatissima materia –come un sensale intermediario che domanda semprela sua partecipazione agli utili – ti fa pagare gli inte-ressi del suo lavoro anche quando non è che un inter-mediario. Quando si compie uno sforzo intellettuale,un surmenage intellettuale, è lo spirito che lo fa, maegli lo manifesta attraverso l'intermediario cervello:ebbene, questo cervello pretende la sua partecipazio-ne e ti punisce di averlo troppo usato – e in questocaso solo come intermediario appunto – con nevraste-nie e debolezze nervose.

Non ti pare che ciò sia molto eguale, molto affineal processo di utili e compartecipazioni che contrad-distingue la nostra società? A quando una società ba-sata non sull'egoismo, non sulla partecipazione agliutili, ma sull'altruismo?

L'uomo, il componente di questa nostra società, èformato di spirito e di corpo; viceversa ha formato ebasato la sua società solo sull'esempio e sulle necessi-tà del suo corpo, della sua materia: questo lo possia-mo fino ad un certo punto spiegare con la incompletaevoluzione, quale è attualmente il suo stato sociale.Perchè non dobbiamo poter concepire e sperare che inun avvenire non prossimo certo, ma sia pure futuro

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dà, dona, elargisce sempre, generosamente e non vuo-le essere ricompensato, non ti fa pagare nessun inte-resse. Egli trova e fa trovare in se stesso il premio, inse stesso l'interesse, la ricompensa! Ed è tanto signifi-cativo questo diverso modo di comportarsi dello spi-rito, poichè in alcuni casi la interessatissima materia –come un sensale intermediario che domanda semprela sua partecipazione agli utili – ti fa pagare gli inte-ressi del suo lavoro anche quando non è che un inter-mediario. Quando si compie uno sforzo intellettuale,un surmenage intellettuale, è lo spirito che lo fa, maegli lo manifesta attraverso l'intermediario cervello:ebbene, questo cervello pretende la sua partecipazio-ne e ti punisce di averlo troppo usato – e in questocaso solo come intermediario appunto – con nevraste-nie e debolezze nervose.

Non ti pare che ciò sia molto eguale, molto affineal processo di utili e compartecipazioni che contrad-distingue la nostra società? A quando una società ba-sata non sull'egoismo, non sulla partecipazione agliutili, ma sull'altruismo?

L'uomo, il componente di questa nostra società, èformato di spirito e di corpo; viceversa ha formato ebasato la sua società solo sull'esempio e sulle necessi-tà del suo corpo, della sua materia: questo lo possia-mo fino ad un certo punto spiegare con la incompletaevoluzione, quale è attualmente il suo stato sociale.Perchè non dobbiamo poter concepire e sperare che inun avvenire non prossimo certo, ma sia pure futuro

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remoto, l'uomo avendo elevato finalmente la sua edu-cazione spirituale e individuale non debba arrivare aconcepire una società basata sul modo di comportarsidel suo spirito? Certo ne siamo ancora lontani, certociò richiede ancora molto tempo, molti secoli, forsemillenni, ma se si incominciasse a dare una diversaeducazione ai nostri ragazzi, se le scuole avessero an-che altri insegnamenti oltre quelli che hanno attual-mente, si potrebbe già avviarsi.

MANI. – Mi pare che di tutto questo nella nostra societànon ci sia nemmeno il principio!

PIRRO. – Purtroppo; ma tu capisci che se un diversoorientamento spirituale fosse in tutti e lo si inculcassecon l'educazione, si potrebbe vedere o intravvedereun principio di miglioramento della società. Si è abo-lita la schiavitù corporale, ma non si è abolita quelladel bisogno del denaro; anzi si può dire che la si è au-mentata con la tentazione delle comodità che tutte co-stano ed hanno così aumentato il costo medio dellavita.

Vediamo un po' come si è arrivati all'abolizionedella schiavitù. Vietandola per legge. Ma quando que-sta legge è divenuta improrogabilmente necessaria?Quando nella coscienza di tutti si capì che era unaignominia. Questa idea ha forzato governi e principiad abolire la schiavitù.

Con eguale procedimento si può arrivare all'aboli-zione della schiavitù del denaro.

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remoto, l'uomo avendo elevato finalmente la sua edu-cazione spirituale e individuale non debba arrivare aconcepire una società basata sul modo di comportarsidel suo spirito? Certo ne siamo ancora lontani, certociò richiede ancora molto tempo, molti secoli, forsemillenni, ma se si incominciasse a dare una diversaeducazione ai nostri ragazzi, se le scuole avessero an-che altri insegnamenti oltre quelli che hanno attual-mente, si potrebbe già avviarsi.

MANI. – Mi pare che di tutto questo nella nostra societànon ci sia nemmeno il principio!

PIRRO. – Purtroppo; ma tu capisci che se un diversoorientamento spirituale fosse in tutti e lo si inculcassecon l'educazione, si potrebbe vedere o intravvedereun principio di miglioramento della società. Si è abo-lita la schiavitù corporale, ma non si è abolita quelladel bisogno del denaro; anzi si può dire che la si è au-mentata con la tentazione delle comodità che tutte co-stano ed hanno così aumentato il costo medio dellavita.

Vediamo un po' come si è arrivati all'abolizionedella schiavitù. Vietandola per legge. Ma quando que-sta legge è divenuta improrogabilmente necessaria?Quando nella coscienza di tutti si capì che era unaignominia. Questa idea ha forzato governi e principiad abolire la schiavitù.

Con eguale procedimento si può arrivare all'aboli-zione della schiavitù del denaro.

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È stato osservato, credo dal Ruskin, che il valoredel denaro che uno possiede è rappresentato dal biso-gno che gli altri hanno di questo denaro. Ora questoporta a pensare che se il denaro fosse più equamentedistribuito, il suo valore diminuirebbe.

Questo è possibile non certo con i mezzi coercitivi,le leggi sono troppo facilmente eluse, ma con l'educa-zione della coscienza, di quella stessa coscienza cheha portato, come abbiamo visto, alla abolizione dellaschiavitù.

Se noi osserviamo, tutto nell'educazione stessa èbasato sulla valorizzazione del denaro: dai premi indenaro alla glorificazione di tutti coloro – che si cita-no come modelli – che dal niente sono arrivati allaricchezza – quindi che bisogna imitare – alla necessi-tà, che si inculca a tutti, di studiare, non perchè lo stu-dio apra dei mondi, ma perchè questo apre la possibi-lità di arrivare, cioè apre dei posti redditizi. Se tuttoquesto ha come base le possibilità di ricchezza, pote-re, bisogna purtroppo riconoscere che non solo le di-rettive della società sono materialistiche e quindi talida mantenervi tutti i dolori, le miserie e le lotte che ladistinguono, ma che non vi si scopre il minimo accen-no, il più lontano principio di un miglioramento futu-ro. Se nella educazione non esistesse un generale con-cetto informativo della lotta individualizzata al massi-mo – che porta al concetto che quello che si conquistaè per la lotta contro un altro – cioè che quello che siconquista lo si strappa, lo si ruba ad un altro, (quindi

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È stato osservato, credo dal Ruskin, che il valoredel denaro che uno possiede è rappresentato dal biso-gno che gli altri hanno di questo denaro. Ora questoporta a pensare che se il denaro fosse più equamentedistribuito, il suo valore diminuirebbe.

Questo è possibile non certo con i mezzi coercitivi,le leggi sono troppo facilmente eluse, ma con l'educa-zione della coscienza, di quella stessa coscienza cheha portato, come abbiamo visto, alla abolizione dellaschiavitù.

Se noi osserviamo, tutto nell'educazione stessa èbasato sulla valorizzazione del denaro: dai premi indenaro alla glorificazione di tutti coloro – che si cita-no come modelli – che dal niente sono arrivati allaricchezza – quindi che bisogna imitare – alla necessi-tà, che si inculca a tutti, di studiare, non perchè lo stu-dio apra dei mondi, ma perchè questo apre la possibi-lità di arrivare, cioè apre dei posti redditizi. Se tuttoquesto ha come base le possibilità di ricchezza, pote-re, bisogna purtroppo riconoscere che non solo le di-rettive della società sono materialistiche e quindi talida mantenervi tutti i dolori, le miserie e le lotte che ladistinguono, ma che non vi si scopre il minimo accen-no, il più lontano principio di un miglioramento futu-ro. Se nella educazione non esistesse un generale con-cetto informativo della lotta individualizzata al massi-mo – che porta al concetto che quello che si conquistaè per la lotta contro un altro – cioè che quello che siconquista lo si strappa, lo si ruba ad un altro, (quindi

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devo arrivare prima io, perchè altri non portino via ame quel qualunque premio al quale aspiro), se nonfosse in tutti i modi mantenuto questo concetto dipossessione e di conquista materiale di tutto, e di pre-mio a chi strappa questa conquista, si potrebbe spera-re di arrivare anche ad una coscienza generale che ènon solo inutile ma dannosa, almeno in quanto pre-suppone uno spreco di tempo e di energia, il conqui-stare più ricchezza di quella che è strettamente neces-saria.

Immagina che per un meraviglioso colpo di bac-chetta magica, ogni uomo per una approfondita con-vinzione, frutto di una saggia educazione, di una di-sciplina vera, intima, spirituale, profonda, fosse con-vinto che la materia non ha nessuna importanza, cheil suo io vero non è il corpo, ma lo spirito che lo illu-mina e lo vivifica, e che lo spirito si deve curare, ac-contentare, purificare, elevare. Se così fosse non crediche tutte o quasi le miserie di questa nostra umanitàscomparirebbero, o sarebbero grandemente diminuite,attenuate, alleviate?

Chi darebbe più la caccia forsennata alla ricchezza,agli onori, agli agi superflui e voluttuari? Scompari-rebbero le invidie. Invidiare che cosa, quando ognunoha il proprio spirito? suo, ben suo? la coscienza diesso, la cura di elevarlo? Gli odi, le vendette quale ra-gione avrebbero? Il dislivello della ricchezza, causaindiretta sì, ma reale, delle miserie materiali scompa-rirebbe per incanto. Chi accumulerebbe più denaro se

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devo arrivare prima io, perchè altri non portino via ame quel qualunque premio al quale aspiro), se nonfosse in tutti i modi mantenuto questo concetto dipossessione e di conquista materiale di tutto, e di pre-mio a chi strappa questa conquista, si potrebbe spera-re di arrivare anche ad una coscienza generale che ènon solo inutile ma dannosa, almeno in quanto pre-suppone uno spreco di tempo e di energia, il conqui-stare più ricchezza di quella che è strettamente neces-saria.

Immagina che per un meraviglioso colpo di bac-chetta magica, ogni uomo per una approfondita con-vinzione, frutto di una saggia educazione, di una di-sciplina vera, intima, spirituale, profonda, fosse con-vinto che la materia non ha nessuna importanza, cheil suo io vero non è il corpo, ma lo spirito che lo illu-mina e lo vivifica, e che lo spirito si deve curare, ac-contentare, purificare, elevare. Se così fosse non crediche tutte o quasi le miserie di questa nostra umanitàscomparirebbero, o sarebbero grandemente diminuite,attenuate, alleviate?

Chi darebbe più la caccia forsennata alla ricchezza,agli onori, agli agi superflui e voluttuari? Scompari-rebbero le invidie. Invidiare che cosa, quando ognunoha il proprio spirito? suo, ben suo? la coscienza diesso, la cura di elevarlo? Gli odi, le vendette quale ra-gione avrebbero? Il dislivello della ricchezza, causaindiretta sì, ma reale, delle miserie materiali scompa-rirebbe per incanto. Chi accumulerebbe più denaro se

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sentisse veramente l'illuminazione dello Spirito? Ah!tutta questa gente che parla di crisi, di diritti, di dove-ri, di progresso, di civiltà non si è dunque accorta cheil problema è diverso, è sostanzialmente diverso?Quando si apriranno gli occhi? Quando si compren-derà che tutta questa civiltà e questo progresso nonesistono, non esistono fino ad oggi? Che fino ad ogginoi non abbiamo realmente progredito?

Chi può negare con sicurezza che forse anche lascienza, questa orgogliosa nostra scienza sperimenta-le, che accumula migliaia e migliaia di piccole verità,che non sono che frammenti di leggi, senza mai poterrispondere al perchè ultimo di tutte queste frammen-tarie leggi della fenomenologia, non sia fondamental-mente errata e destinata a dibattersi, allo stesso mododella società, in un vicolo chiuso, in un cerchio senzauscita, perchè anch'essa, anche la scienza vuol conti-nuare ad ignorare lo spirito? Se noi domani sapessimoveramente qual è il potere dello spirito, chi potrebbenegare che questo non ci rivelerebbe infine altre leggidella natura? chi potrebbe negare aprioristicamenteche forse ci rivelerebbe una sola legge, la legge unicasulla verità delle cose tutte, del mondo tutto?

MANI. – Certo che se si lavorasse a modificare profonda-mente la coscienza di tutti gli uomini, la società mi-gliorerebbe. Questo tentativo è stato fatto da tutte lereligioni.

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sentisse veramente l'illuminazione dello Spirito? Ah!tutta questa gente che parla di crisi, di diritti, di dove-ri, di progresso, di civiltà non si è dunque accorta cheil problema è diverso, è sostanzialmente diverso?Quando si apriranno gli occhi? Quando si compren-derà che tutta questa civiltà e questo progresso nonesistono, non esistono fino ad oggi? Che fino ad ogginoi non abbiamo realmente progredito?

Chi può negare con sicurezza che forse anche lascienza, questa orgogliosa nostra scienza sperimenta-le, che accumula migliaia e migliaia di piccole verità,che non sono che frammenti di leggi, senza mai poterrispondere al perchè ultimo di tutte queste frammen-tarie leggi della fenomenologia, non sia fondamental-mente errata e destinata a dibattersi, allo stesso mododella società, in un vicolo chiuso, in un cerchio senzauscita, perchè anch'essa, anche la scienza vuol conti-nuare ad ignorare lo spirito? Se noi domani sapessimoveramente qual è il potere dello spirito, chi potrebbenegare che questo non ci rivelerebbe infine altre leggidella natura? chi potrebbe negare aprioristicamenteche forse ci rivelerebbe una sola legge, la legge unicasulla verità delle cose tutte, del mondo tutto?

MANI. – Certo che se si lavorasse a modificare profonda-mente la coscienza di tutti gli uomini, la società mi-gliorerebbe. Questo tentativo è stato fatto da tutte lereligioni.

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PIRRO. – Se le religioni non sono riuscite, la colpa non èdelle religioni, ma dei sacerdoti che sono spesso infe-riori all'altezza del loro compito.

Ora mi pare tu possa capire l'origine del mio pro-fondo scetticismo per il cosiddetto progresso dellanostra società (perchè si sono raggiunte velocità di6000 Km. all'ora) mentre gli individui che la compon-gono sono meno progrediti di un yoghi per quanto ri-guarda l'evoluzione e il vero progresso, quello dellospirito, sia concepito come progresso dell'individuo,sia anche, se vuoi democraticamente, come elevazio-ne spirituale e collettiva delle masse.

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PIRRO. – Se le religioni non sono riuscite, la colpa non èdelle religioni, ma dei sacerdoti che sono spesso infe-riori all'altezza del loro compito.

Ora mi pare tu possa capire l'origine del mio pro-fondo scetticismo per il cosiddetto progresso dellanostra società (perchè si sono raggiunte velocità di6000 Km. all'ora) mentre gli individui che la compon-gono sono meno progrediti di un yoghi per quanto ri-guarda l'evoluzione e il vero progresso, quello dellospirito, sia concepito come progresso dell'individuo,sia anche, se vuoi democraticamente, come elevazio-ne spirituale e collettiva delle masse.

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CAPITOLO II

PIRRO. – Dopo aver parlato dei dolori inerenti alla mise-ria, dell'umiltà e delle relative lotte per la conquistadella ricchezza e della grandezza, consideriamo oggiun'altra causa di dolore nel mondo: astinenza, conqui-sta dell'amore fisico, conquista della donna perl'uomo, dell'uomo per la donna.

Il problema è difficile ed è uno di quelli che la let-teratura di tutti i tempi e di tutte le epoche ha enorme-mente complicato. Cominciamo a dire che sebbene inmisura inferiore a quella che offre l'arte, anche l'amo-re dà all'uomo la possibilità di trasportarci in un mon-do spirituale al di sopra della materia.

Spinoza nella sua etica definisce l'amore: «la gioiacon l'idea del corpo esterno». Mi pare molto giusta eprecisa; è l'idea del corpo esterno che limita in questocampo, la pienezza della gioia. Quindi questa limita-zione determina e circoscrive le possibili elevazionidell'amore. Così le elevazioni che può dare l'amoresono sempre limitate in un cerchio che ha per centroil proprio io, calcolate e proporzionate ai rapporti conquesto io. Cioè non godiamo, ma godiamo in quantol'idea della cosa amata si riferisce a noi; qui non ab-biamo più la gioia in se stessa, ma la gioia in noi conle limitazioni relative al nostro io. Questa gioia defi-

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CAPITOLO II

PIRRO. – Dopo aver parlato dei dolori inerenti alla mise-ria, dell'umiltà e delle relative lotte per la conquistadella ricchezza e della grandezza, consideriamo oggiun'altra causa di dolore nel mondo: astinenza, conqui-sta dell'amore fisico, conquista della donna perl'uomo, dell'uomo per la donna.

Il problema è difficile ed è uno di quelli che la let-teratura di tutti i tempi e di tutte le epoche ha enorme-mente complicato. Cominciamo a dire che sebbene inmisura inferiore a quella che offre l'arte, anche l'amo-re dà all'uomo la possibilità di trasportarci in un mon-do spirituale al di sopra della materia.

Spinoza nella sua etica definisce l'amore: «la gioiacon l'idea del corpo esterno». Mi pare molto giusta eprecisa; è l'idea del corpo esterno che limita in questocampo, la pienezza della gioia. Quindi questa limita-zione determina e circoscrive le possibili elevazionidell'amore. Così le elevazioni che può dare l'amoresono sempre limitate in un cerchio che ha per centroil proprio io, calcolate e proporzionate ai rapporti conquesto io. Cioè non godiamo, ma godiamo in quantol'idea della cosa amata si riferisce a noi; qui non ab-biamo più la gioia in se stessa, ma la gioia in noi conle limitazioni relative al nostro io. Questa gioia defi-

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nita e limitata dalla capacità nostra a provarla, diventaancora più limitata dalle capacità e dalle qualitàdell'oggetto dell'amore. Una cosa mi pare ad ognimodo importante nell'amore: la forza dell'impulso adamare. Si ha un bel dire che il sesso ci chiama e cispinge! Non mi pare che si possa restringere l'amoresolo a questo. Si direbbe invece che nel nostro spiritoesista un formidabile impulso, una necessità inesora-bile d'amare, amare, amare; ma non sappiamo benechi e che cosa. Il nostro corpo con i suoi stimoli ses-suali ci porta a concentrare il nostro amore, nella for-ma dell'altro sesso, e ci formiamo nella mente unaimmagine da amare. Questo produce l'incapacità tipi-ca dell'amoroso a vedere nella sua realtà totale la per-sona amata. Come si potrebbe spiegare se non fossecosì, ciò che Stendhal chiamava la cristallizzazione?Abbiamo già in noi così forte il desiderio di amare eduna immagine da amare, che basta una casualità qua-lunque, un incontro, un'occhiata a far sì che si concre-ti subito questo desiderio sulla persona casualmenteincontrata. Il processo secondo me è inverso a quellodella cristallizzazione di Stendhal. Noi veniamo cioèadattando e sovrapponendo questa immagine alla per-sona amata, e tanto bene noi facciamo questo adatta-mento da non vedere più la persona reale se non attra-verso questa immagine preesistente in noi e che si so-vrappone alla realtà così perfettamente da nasconder-la o da trasformarla completamente.

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nita e limitata dalla capacità nostra a provarla, diventaancora più limitata dalle capacità e dalle qualitàdell'oggetto dell'amore. Una cosa mi pare ad ognimodo importante nell'amore: la forza dell'impulso adamare. Si ha un bel dire che il sesso ci chiama e cispinge! Non mi pare che si possa restringere l'amoresolo a questo. Si direbbe invece che nel nostro spiritoesista un formidabile impulso, una necessità inesora-bile d'amare, amare, amare; ma non sappiamo benechi e che cosa. Il nostro corpo con i suoi stimoli ses-suali ci porta a concentrare il nostro amore, nella for-ma dell'altro sesso, e ci formiamo nella mente unaimmagine da amare. Questo produce l'incapacità tipi-ca dell'amoroso a vedere nella sua realtà totale la per-sona amata. Come si potrebbe spiegare se non fossecosì, ciò che Stendhal chiamava la cristallizzazione?Abbiamo già in noi così forte il desiderio di amare eduna immagine da amare, che basta una casualità qua-lunque, un incontro, un'occhiata a far sì che si concre-ti subito questo desiderio sulla persona casualmenteincontrata. Il processo secondo me è inverso a quellodella cristallizzazione di Stendhal. Noi veniamo cioèadattando e sovrapponendo questa immagine alla per-sona amata, e tanto bene noi facciamo questo adatta-mento da non vedere più la persona reale se non attra-verso questa immagine preesistente in noi e che si so-vrappone alla realtà così perfettamente da nasconder-la o da trasformarla completamente.

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MANI. – Tu insomma poni l'amore fra le idee innate, inun certo modo.

PIRRO. – Mi pare che questo renda spiegabile facilmentele vicissitudini complicate dell'amore, i suoi alti ebassi, le difficoltà che si oppongono alla facilità e allaserenità degli scambi. Così se queste due immagini oidee innate dell'amore sono nei due oggetti abbastan-za vicine, potrà avverarsi l'amore felice, in caso diver-so no. Una quantità di differenze, che si tradurrannoin malintesi amorosi, saranno inevitabili anche senell'uno l'immagine è formata e nell'altro no. Se inuno è formata con maggior intensità che nonnell'altro. Se nell'uno sono sviluppati certi lati e certeproprietà di questa immagine e nell'altro proprietà edattributi vicini, diversi o contrari. Fa la moltiplicazio-ne per due di ognuno di questi casi e potrai arrivare arenderti ragione non solo dell'andamento di certiamori, ma di tutte le sfumature d'intensità, di tepore odi freddezza, di tutti gli ondeggiamenti di queste dif-ferenti intensità, dei passaggi all'indifferenza,all'insopportabilità, per arrivare fino all'odio col delit-to che chiude tanti amori.

L'impallidire progressivo di quest'immagine preesi-stente, attenuata progressivamente dalla presenza del-la sensazione reale dell'oggetto amato, rende semprepiù chiara, vera e non deformata l'immagine reale;questa finisce così a scacciare e a schiacciare conl'evidenza della sua realtà l'immagine preesistentefino allo spegnersi e al morire dell'amore.

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MANI. – Tu insomma poni l'amore fra le idee innate, inun certo modo.

PIRRO. – Mi pare che questo renda spiegabile facilmentele vicissitudini complicate dell'amore, i suoi alti ebassi, le difficoltà che si oppongono alla facilità e allaserenità degli scambi. Così se queste due immagini oidee innate dell'amore sono nei due oggetti abbastan-za vicine, potrà avverarsi l'amore felice, in caso diver-so no. Una quantità di differenze, che si tradurrannoin malintesi amorosi, saranno inevitabili anche senell'uno l'immagine è formata e nell'altro no. Se inuno è formata con maggior intensità che nonnell'altro. Se nell'uno sono sviluppati certi lati e certeproprietà di questa immagine e nell'altro proprietà edattributi vicini, diversi o contrari. Fa la moltiplicazio-ne per due di ognuno di questi casi e potrai arrivare arenderti ragione non solo dell'andamento di certiamori, ma di tutte le sfumature d'intensità, di tepore odi freddezza, di tutti gli ondeggiamenti di queste dif-ferenti intensità, dei passaggi all'indifferenza,all'insopportabilità, per arrivare fino all'odio col delit-to che chiude tanti amori.

L'impallidire progressivo di quest'immagine preesi-stente, attenuata progressivamente dalla presenza del-la sensazione reale dell'oggetto amato, rende semprepiù chiara, vera e non deformata l'immagine reale;questa finisce così a scacciare e a schiacciare conl'evidenza della sua realtà l'immagine preesistentefino allo spegnersi e al morire dell'amore.

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Un'altra prova che l'idea dell'amore proviene dallospirito umano ed è in esso preesistente è la potenzacon la quale quest'idea tinge di se stessa la visionedelle cose materiali e soprattutto delle cose della na-tura. Dare un'anima a tutte le cose, parlare con lepiante, con gli animali, con le pietre anche, con i fiorispecialmente, dare a tutto ciò il proprio sentimento;sentire il cielo, il paesaggio, il chiaro di luna, comecose che fanno parte del nostro amore; allargare in-somma il mondo visibile al materiale ed innalzarlo,spiritualizzarlo non è solo dei poeti e degli artisti;qualunque individuo giovane e innamorato lo fa e lofarà tanto più quanto più questo amore sarà ancoranell'atmosfera dello spirito e non sarà stato mescola-to, contaminato ed abbassato dalle idee e dall'espe-rienza del piacere. Questo bisogno, questa tendenza aspiritualizzare tutta la natura è la prova della preesi-stenza spirituale dell'idea dell'amore, che crea e vedetutto il mondo attorno come fosse formato dalla stessasua essenza spirituale. Lo spiritualizzare tutto il mon-do sensibile dà origine alla ben nota timidezza di dueindividui veramente innamorati. Questo stato che sipotrebbe dire etereo, conserva tuttavia una vaga sen-sazione della realtà, ma la capovolge. L'idea spiritua-le, essendo la dominante, diventa realtà; il mondo ma-teriale è visto come in sogno; ma un sogno che distur-ba la realtà dell'idea, un sogno di cui si ha timore. Ti-more di tutte le sue immagini, che arriva al timorevero della materialità, finanche a quella rappresentata

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Un'altra prova che l'idea dell'amore proviene dallospirito umano ed è in esso preesistente è la potenzacon la quale quest'idea tinge di se stessa la visionedelle cose materiali e soprattutto delle cose della na-tura. Dare un'anima a tutte le cose, parlare con lepiante, con gli animali, con le pietre anche, con i fiorispecialmente, dare a tutto ciò il proprio sentimento;sentire il cielo, il paesaggio, il chiaro di luna, comecose che fanno parte del nostro amore; allargare in-somma il mondo visibile al materiale ed innalzarlo,spiritualizzarlo non è solo dei poeti e degli artisti;qualunque individuo giovane e innamorato lo fa e lofarà tanto più quanto più questo amore sarà ancoranell'atmosfera dello spirito e non sarà stato mescola-to, contaminato ed abbassato dalle idee e dall'espe-rienza del piacere. Questo bisogno, questa tendenza aspiritualizzare tutta la natura è la prova della preesi-stenza spirituale dell'idea dell'amore, che crea e vedetutto il mondo attorno come fosse formato dalla stessasua essenza spirituale. Lo spiritualizzare tutto il mon-do sensibile dà origine alla ben nota timidezza di dueindividui veramente innamorati. Questo stato che sipotrebbe dire etereo, conserva tuttavia una vaga sen-sazione della realtà, ma la capovolge. L'idea spiritua-le, essendo la dominante, diventa realtà; il mondo ma-teriale è visto come in sogno; ma un sogno che distur-ba la realtà dell'idea, un sogno di cui si ha timore. Ti-more di tutte le sue immagini, che arriva al timorevero della materialità, finanche a quella rappresentata

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dal contatto dell'essere amato. Questo timore si mani-festa nella confusione e nella timidezza che rende dif-ficile il contatto materiale, sia pur quello del semplicebacio. Quante incertezze, quanti timori precedonosempre il primo bacio, atto che determina e consacrail primo contatto fisico fra i due amanti! Il bacio, puressendo un contatto materiale è, in un certo modo, ilmeno materiale; non è che un timido preludio che,passo passo, conduce al piacere, il quale con i suoicontatti giunge veramente ad una materialità piena, ediciamolo pure, grossolanamente e trionfalmente ani-male.

Così si spiega come nulla uccida più rapidamenteche l'amore della convivenza, che diventa spesso unasemplice abitudine di sensualità, senza amore. In que-sto caso la sensazione reale dell'oggetto amato, con lasua costante presenza, si sovrappone all'idea preesi-stente dell'amore e alla spiritualizzazione della perso-na amata fatta dall'idea. L'amore non trovandosi piùdi fronte che una persona di carne, con tutti i difetti ele manchevolezze della materia corporale, si attenua,si affievolisce, scompare, muore.

Molto più a lungo può durare un amore senza laconvivenza: in questo caso i momenti di sensualitàche intervengono sono parentesi. Data la intensità delpiacere fisiologico che riesce quasi a soffocare la be-stiale materialità dei contatti e la loro brevità, l'imma-gine sensoria della realtà non è continuamente pre-sente; l'idea dell'amore può ancora sussistere e man-

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dal contatto dell'essere amato. Questo timore si mani-festa nella confusione e nella timidezza che rende dif-ficile il contatto materiale, sia pur quello del semplicebacio. Quante incertezze, quanti timori precedonosempre il primo bacio, atto che determina e consacrail primo contatto fisico fra i due amanti! Il bacio, puressendo un contatto materiale è, in un certo modo, ilmeno materiale; non è che un timido preludio che,passo passo, conduce al piacere, il quale con i suoicontatti giunge veramente ad una materialità piena, ediciamolo pure, grossolanamente e trionfalmente ani-male.

Così si spiega come nulla uccida più rapidamenteche l'amore della convivenza, che diventa spesso unasemplice abitudine di sensualità, senza amore. In que-sto caso la sensazione reale dell'oggetto amato, con lasua costante presenza, si sovrappone all'idea preesi-stente dell'amore e alla spiritualizzazione della perso-na amata fatta dall'idea. L'amore non trovandosi piùdi fronte che una persona di carne, con tutti i difetti ele manchevolezze della materia corporale, si attenua,si affievolisce, scompare, muore.

Molto più a lungo può durare un amore senza laconvivenza: in questo caso i momenti di sensualitàche intervengono sono parentesi. Data la intensità delpiacere fisiologico che riesce quasi a soffocare la be-stiale materialità dei contatti e la loro brevità, l'imma-gine sensoria della realtà non è continuamente pre-sente; l'idea dell'amore può ancora sussistere e man-

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tenersi. Passate queste parentesi, l'idea dell'amore hatempo per espandersi e dominare ancora sovrana nel-la mente del soggetto.

MANI. – Io credo a quanto dici, ma più timido forse di te,non oso manifestarlo.

PIRRO. – Perchè?MANI.– Perchè l'amore timido, come lo hai descritto, è

un'anticaglia oggi, se si considera la disinvoltura deigiovani moderni o meglio ancora se si considerano gliusi e le abitudini amorose delle civiltà cosiddette piùprogredite.

PIRRO. – Se le abitudini della società o di alcune societàpossono avere modificato le apparenze, non credo neabbiano toccato l'essenza. Quando uno qualunque diquesti rappresentanti della disinvoltura amorosa siaveramente e profondamente tocco dall'amore, vedraila sua disinvoltura scomparire – è proprio il caso didire – come neve al sole!

* * *

Io attribuisco grande valore al fatto di ritrovare, nelpensiero e nelle idee delle più lontane civiltà nel tem-po e nello spazio, sotto climi e regioni più diverse,idee eguali o affini, poichè ciò prova l'origine unica diqueste idee: l'intuizione e, se vuoi chiamarla altrimen-ti, la rivelazione. Così Anassimandro che parla dellamorte come di una espiazione, Platone che disprezzail mondo dei sensi e desidera ardentemente di tornare

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tenersi. Passate queste parentesi, l'idea dell'amore hatempo per espandersi e dominare ancora sovrana nel-la mente del soggetto.

MANI. – Io credo a quanto dici, ma più timido forse di te,non oso manifestarlo.

PIRRO. – Perchè?MANI.– Perchè l'amore timido, come lo hai descritto, è

un'anticaglia oggi, se si considera la disinvoltura deigiovani moderni o meglio ancora se si considerano gliusi e le abitudini amorose delle civiltà cosiddette piùprogredite.

PIRRO. – Se le abitudini della società o di alcune societàpossono avere modificato le apparenze, non credo neabbiano toccato l'essenza. Quando uno qualunque diquesti rappresentanti della disinvoltura amorosa siaveramente e profondamente tocco dall'amore, vedraila sua disinvoltura scomparire – è proprio il caso didire – come neve al sole!

* * *

Io attribuisco grande valore al fatto di ritrovare, nelpensiero e nelle idee delle più lontane civiltà nel tem-po e nello spazio, sotto climi e regioni più diverse,idee eguali o affini, poichè ciò prova l'origine unica diqueste idee: l'intuizione e, se vuoi chiamarla altrimen-ti, la rivelazione. Così Anassimandro che parla dellamorte come di una espiazione, Platone che disprezzail mondo dei sensi e desidera ardentemente di tornare

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nella sfera dell'idea, Plotino che ha vergogna del suocorpo e del modo in cui vi è entrato, Empedocle chedice che per l'anima la vita è l'espiazione del suo desi-derio di vita separata, provano quanto le idee religio-se di caduta, di peccato originale, d'espiazione sianoegualmente familiari all'Europa come all'Asia.

Qual è il significato di una idea così diffusa di ca-duta, di colpa, di peccato originale? Idee tanto diffusein così lontane e differenti epoche, se pure diversa-mente espresse e travestite di diverse significazioniparticolari secondo gli usi, le religioni, le civiltà, de-vono avere una verità forse occulta, forse trascenden-tale, ma appunto per questo, verità nell'assoluto.

È la storia di Eva che affiora in tutte queste diverseidee; ma quale significato ha questa storia?

Quale relazione ha la caduta di Eva con la cadutadell'anima? Sono diverse od hanno un unico signifi-cato? O quella di Eva non sarebbe che il simbolo del-la caduta dell'anima che troviamo pure egualmentesparsa e diffusa nelle più antiche religioni e civiltà?

* * *

Ad un'altra antichissima tradizione io voglio accen-nare ora: quella dell'Androgino. Nella genesi si dicedapprima che l'uomo era stato creato da Dio «mascu-lum et faeminam»; poi fatto cadere l'uomo (cioè que-sto masculum et faeminam) in un profondo sonno nestaccò una costola e, formata con questa parte una

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nella sfera dell'idea, Plotino che ha vergogna del suocorpo e del modo in cui vi è entrato, Empedocle chedice che per l'anima la vita è l'espiazione del suo desi-derio di vita separata, provano quanto le idee religio-se di caduta, di peccato originale, d'espiazione sianoegualmente familiari all'Europa come all'Asia.

Qual è il significato di una idea così diffusa di ca-duta, di colpa, di peccato originale? Idee tanto diffusein così lontane e differenti epoche, se pure diversa-mente espresse e travestite di diverse significazioniparticolari secondo gli usi, le religioni, le civiltà, de-vono avere una verità forse occulta, forse trascenden-tale, ma appunto per questo, verità nell'assoluto.

È la storia di Eva che affiora in tutte queste diverseidee; ma quale significato ha questa storia?

Quale relazione ha la caduta di Eva con la cadutadell'anima? Sono diverse od hanno un unico signifi-cato? O quella di Eva non sarebbe che il simbolo del-la caduta dell'anima che troviamo pure egualmentesparsa e diffusa nelle più antiche religioni e civiltà?

* * *

Ad un'altra antichissima tradizione io voglio accen-nare ora: quella dell'Androgino. Nella genesi si dicedapprima che l'uomo era stato creato da Dio «mascu-lum et faeminam»; poi fatto cadere l'uomo (cioè que-sto masculum et faeminam) in un profondo sonno nestaccò una costola e, formata con questa parte una

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donna, gli diè in essa una compagna e un aiuto adju-torum simile sibi e al posto della separazione fu tro-vata della carne «et replevit carnem pro ea».

Un'analoga allegoria è riferita da Aristofane nelConvito di Platone:

«L'uomo fu da principio di due sessi: maschio efemmina, di figura tondeggiante, di membra raddop-piate, congiunte e formanti una sola persona (erantduo in carne una), robusto e vigoroso tanto che osòattaccare gli dei. Onde renderlo incapace ad un nuovoassalto Giove lo divise in due ed ordinò ad Apollo didistendere della pelle sopra la parte divisa che fu an-nodata sotto l'ombelico a mo' di otre».

Secondo un altro mito pagano Mercurio, vedendouna volta due serpi unite in amore, gettò tra di loro ilsuo bastone o caduceo – simbolo della scienza – e fu-rono subito separati l'uno dall'altro.

Questi due rettili, maschio l'uno e femmina l'altro,attaccati al bastone compongono il simbolo dell'esse-re androgino detto pure ermafrodito.

Hermes o Mercurio che detiene questo simbolonon è Hermes trimegisto tre volte grande, ma il se-condo Hermes, quello terrestre, vale a dire la personi-ficazione dell'intelligenza e della ragione umana,l'istruttore degli uomini. Perchè la scienza, il deside-rio di sapere, compare nelle più antiche leggende deiprimi uomini, e nell'atto del generare?

Nel racconto della Bibbia il principio tentatore (ilserpente Hava o Heva, nome che pel carattere foneti-

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donna, gli diè in essa una compagna e un aiuto adju-torum simile sibi e al posto della separazione fu tro-vata della carne «et replevit carnem pro ea».

Un'analoga allegoria è riferita da Aristofane nelConvito di Platone:

«L'uomo fu da principio di due sessi: maschio efemmina, di figura tondeggiante, di membra raddop-piate, congiunte e formanti una sola persona (erantduo in carne una), robusto e vigoroso tanto che osòattaccare gli dei. Onde renderlo incapace ad un nuovoassalto Giove lo divise in due ed ordinò ad Apollo didistendere della pelle sopra la parte divisa che fu an-nodata sotto l'ombelico a mo' di otre».

Secondo un altro mito pagano Mercurio, vedendouna volta due serpi unite in amore, gettò tra di loro ilsuo bastone o caduceo – simbolo della scienza – e fu-rono subito separati l'uno dall'altro.

Questi due rettili, maschio l'uno e femmina l'altro,attaccati al bastone compongono il simbolo dell'esse-re androgino detto pure ermafrodito.

Hermes o Mercurio che detiene questo simbolonon è Hermes trimegisto tre volte grande, ma il se-condo Hermes, quello terrestre, vale a dire la personi-ficazione dell'intelligenza e della ragione umana,l'istruttore degli uomini. Perchè la scienza, il deside-rio di sapere, compare nelle più antiche leggende deiprimi uomini, e nell'atto del generare?

Nel racconto della Bibbia il principio tentatore (ilserpente Hava o Heva, nome che pel carattere foneti-

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co aveva anticamente servito a indicare l'Essere oprincipio di vita e che pare sia stato preso per il nomedella prima donna) non si serve per la sua tentazionedel desiderio di conoscere l'albero della scienza delbene e del male? Quale legame possiamo trovare noifra il bisogno del sapere e il generare? In un ordinemateriale io penso che questa curiosità di conosceresia forse un allargamento a simbologia di quella avi-dità di sapere che è nella pubertà così potente e cosìspinta dal mistero sessuale, che tutti possono ricorda-re di aver provato e che non si può credere solo deri-vato dal mistero col quale alla giovinezza, nell'educa-zione, si tiene nascosto e velato l'atto della generazio-ne. Mi pare che sia qualche cosa di innato, e che laparte istintiva e innata di questa potentissima curiosi-tà, sia maggiore di quella che può derivare dal miste-ro col quale attorno ai giovani si fascia l'atto generati-vo.

La leggenda dell'Androgino mi pare si possa legarecon il primitivo processo sessuale nella formazionedelle cellule che si moltiplicano col semplice proces-so della divisione e suddivisione. In tutto ciò che ri-guarda la generazione e le leggende antiche su diessa, i problemi e le domande si affollano con con-traddizioni di difficile soluzione. Vediamo una formi-dabile attrazione unire i due sessi, per quello che nellanatura tutta troviamo una delle sue più costanti e piùgelose cure e preoccupazioni: la conservazione dellaspecie.

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co aveva anticamente servito a indicare l'Essere oprincipio di vita e che pare sia stato preso per il nomedella prima donna) non si serve per la sua tentazionedel desiderio di conoscere l'albero della scienza delbene e del male? Quale legame possiamo trovare noifra il bisogno del sapere e il generare? In un ordinemateriale io penso che questa curiosità di conosceresia forse un allargamento a simbologia di quella avi-dità di sapere che è nella pubertà così potente e cosìspinta dal mistero sessuale, che tutti possono ricorda-re di aver provato e che non si può credere solo deri-vato dal mistero col quale alla giovinezza, nell'educa-zione, si tiene nascosto e velato l'atto della generazio-ne. Mi pare che sia qualche cosa di innato, e che laparte istintiva e innata di questa potentissima curiosi-tà, sia maggiore di quella che può derivare dal miste-ro col quale attorno ai giovani si fascia l'atto generati-vo.

La leggenda dell'Androgino mi pare si possa legarecon il primitivo processo sessuale nella formazionedelle cellule che si moltiplicano col semplice proces-so della divisione e suddivisione. In tutto ciò che ri-guarda la generazione e le leggende antiche su diessa, i problemi e le domande si affollano con con-traddizioni di difficile soluzione. Vediamo una formi-dabile attrazione unire i due sessi, per quello che nellanatura tutta troviamo una delle sue più costanti e piùgelose cure e preoccupazioni: la conservazione dellaspecie.

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Ma – per l'uomo – e solo per lui, cioè per quelloche vien definito il solo animale dotato di ragione, ve-diamo che la natura ha posto una piccola, ma innega-bile barriera, quasi ad avvertire che questo atto, purcosì necessario, secondo la natura, alla conservazionedella specie, comporta una ferita, una rottura, unaviolazione. Perchè solo per questa funzione, unica-mente per questa deve esserci bisogno di provocareuna ferita? Perchè?

In tutte le religioni più antiche e più alte noi trovia-mo la storia dell'anima che si può riassumere così:l'anima, questa scintilla divina, cessando di esserepura, attirata dal desiderio di conoscere, si riveste diun corpo materiale, entra cioè nel cerchio delle gene-razioni.

Origene dice che gli spiriti originariamente eranobuoni, ma buoni per innocenza non per conoscenza.Ora è logico che per diventare buoni per conoscenzabisogna conoscere il male e la sofferenza, e che es-sendo il male e la sofferenza attributi della materia,bisognava incarnarsi per potere diventare buoni perconoscenza.

Il serpente, questo simbolo che noi troviamo sem-pre all'origine dell'uomo, disposto in cerchio significala vita universale; in un senso più profondo significala forza che mette in movimento la vita. Gli spiriti at-tirati da questa forza e tentati da essa, dal desiderio diconoscenza (albero del bene e del male), rivestiti dalcorpo materiale, si sarebbero uniti con l'atto che crea

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Ma – per l'uomo – e solo per lui, cioè per quelloche vien definito il solo animale dotato di ragione, ve-diamo che la natura ha posto una piccola, ma innega-bile barriera, quasi ad avvertire che questo atto, purcosì necessario, secondo la natura, alla conservazionedella specie, comporta una ferita, una rottura, unaviolazione. Perchè solo per questa funzione, unica-mente per questa deve esserci bisogno di provocareuna ferita? Perchè?

In tutte le religioni più antiche e più alte noi trovia-mo la storia dell'anima che si può riassumere così:l'anima, questa scintilla divina, cessando di esserepura, attirata dal desiderio di conoscere, si riveste diun corpo materiale, entra cioè nel cerchio delle gene-razioni.

Origene dice che gli spiriti originariamente eranobuoni, ma buoni per innocenza non per conoscenza.Ora è logico che per diventare buoni per conoscenzabisogna conoscere il male e la sofferenza, e che es-sendo il male e la sofferenza attributi della materia,bisognava incarnarsi per potere diventare buoni perconoscenza.

Il serpente, questo simbolo che noi troviamo sem-pre all'origine dell'uomo, disposto in cerchio significala vita universale; in un senso più profondo significala forza che mette in movimento la vita. Gli spiriti at-tirati da questa forza e tentati da essa, dal desiderio diconoscenza (albero del bene e del male), rivestiti dalcorpo materiale, si sarebbero uniti con l'atto che crea

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il nuovo essere. Il senso di peccato, di impurità cheresta sempre nell'atto sessuale deriverebbe da ciò chericorda e rinnova la discesa del puro spirito nel corpomateriale, poichè prepara la materia, il corpo, per ladiscesa di un nuovo spirito.

Si direbbe che la natura abbia messo nel corpo del-la donna una piccola barriera, quasi un avvertimentoche qualche cosa bisogna violare, rompere, per arri-vare alla nuova generazione.

Perchè nessuno ha saputo dare una ragione suffi-ciente all'esistenza dell'imene? E perchè lo troviamosolamente nella razza umana? In un modo tanto spic-cio quanto superficiale alcuni naturalisti hanno detto:per proteggere gli organi interni. Ma gli organi internidovrebbero se mai essere protetti durante la loro fun-zione più delicata – la gestazione – mentre proprio inquesto periodo questi organi sono indifesi.

L'imene ha certamente ben altro significatoall'infuori delle ragioni anatomiche, che non esistonoo non si conoscono.

L'esistenza del diaframma, di questa barriera, larottura della quale produce nella donna un più o menogrande dolore, e per l'uomo rappresenta un più omeno grande impedimento, è un simbolo, un avverti-mento!

Pare che voglia dire alla donna: Tu sei pura, incon-taminata ora nel corpo, come eri pura e incontaminatanel mondo dello spirito: il desiderio di conoscere ti hafatto cadere nel corpo, nella materia. Così ora il tuo

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il nuovo essere. Il senso di peccato, di impurità cheresta sempre nell'atto sessuale deriverebbe da ciò chericorda e rinnova la discesa del puro spirito nel corpomateriale, poichè prepara la materia, il corpo, per ladiscesa di un nuovo spirito.

Si direbbe che la natura abbia messo nel corpo del-la donna una piccola barriera, quasi un avvertimentoche qualche cosa bisogna violare, rompere, per arri-vare alla nuova generazione.

Perchè nessuno ha saputo dare una ragione suffi-ciente all'esistenza dell'imene? E perchè lo troviamosolamente nella razza umana? In un modo tanto spic-cio quanto superficiale alcuni naturalisti hanno detto:per proteggere gli organi interni. Ma gli organi internidovrebbero se mai essere protetti durante la loro fun-zione più delicata – la gestazione – mentre proprio inquesto periodo questi organi sono indifesi.

L'imene ha certamente ben altro significatoall'infuori delle ragioni anatomiche, che non esistonoo non si conoscono.

L'esistenza del diaframma, di questa barriera, larottura della quale produce nella donna un più o menogrande dolore, e per l'uomo rappresenta un più omeno grande impedimento, è un simbolo, un avverti-mento!

Pare che voglia dire alla donna: Tu sei pura, incon-taminata ora nel corpo, come eri pura e incontaminatanel mondo dello spirito: il desiderio di conoscere ti hafatto cadere nel corpo, nella materia. Così ora il tuo

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corpo è puro, incontaminato, il tuo desiderio di cono-scere l'uomo fa cadere un'altra anima nel corpo, poi-chè tu vuoi preparare con un nuovo corpo la caduta diun'altra anima.

* * *

In un ordine spirituale la curiosità di conoscere, disapere potrebbe provenire da questo:

La più antica e diffusa concezione della divinitàche noi troviamo nelle religioni superiori, è quelladella trinità.

La cosmogonia cinese dice nel Tao-te-King: il Taoo la ragione ha prodotto Uno, uno ha prodotto Due,due hanno prodotto Tre e Tre hanno prodotto tutte lecose.

Nella indiana troviamo Brama (l'immateriale) chegenerò il Verbo cioè Visnù, il terzo membro della tri-murti è Siva o Amore che in greco diventa Ero.

Infine in quella cristiana troviamo il Padre, il Figlio(il Verbo) e lo Spirito Santo cioè l'Amore.

Ma come possiamo comprendere noi questa conce-zione della divinità come trinità?

Per la ragione umana, scintilla divina, non esistonoimpossibilità alla comprensione. Essa può elevarsialle più pure e sublimi concezioni astratte e compren-derle.

Sant'Agostino dice per la trinità:

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corpo è puro, incontaminato, il tuo desiderio di cono-scere l'uomo fa cadere un'altra anima nel corpo, poi-chè tu vuoi preparare con un nuovo corpo la caduta diun'altra anima.

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In un ordine spirituale la curiosità di conoscere, disapere potrebbe provenire da questo:

La più antica e diffusa concezione della divinitàche noi troviamo nelle religioni superiori, è quelladella trinità.

La cosmogonia cinese dice nel Tao-te-King: il Taoo la ragione ha prodotto Uno, uno ha prodotto Due,due hanno prodotto Tre e Tre hanno prodotto tutte lecose.

Nella indiana troviamo Brama (l'immateriale) chegenerò il Verbo cioè Visnù, il terzo membro della tri-murti è Siva o Amore che in greco diventa Ero.

Infine in quella cristiana troviamo il Padre, il Figlio(il Verbo) e lo Spirito Santo cioè l'Amore.

Ma come possiamo comprendere noi questa conce-zione della divinità come trinità?

Per la ragione umana, scintilla divina, non esistonoimpossibilità alla comprensione. Essa può elevarsialle più pure e sublimi concezioni astratte e compren-derle.

Sant'Agostino dice per la trinità:

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«Essere, conoscere, volere, cioè: sono, conosco,voglio; sono conoscendo e volendo e so di essere e divolere e voglio essere e conoscere. In queste tre coseveda chi può quanto è inseparabile la vita, una vitasola, una mente sola, un'essenza sola con distinzioneinseparabile eppure con distinzione. (Libro XIII cap.II, Confessioni). Ma Sant'Agostino, se si preoccupaqui della distinzione e dell'unità del medesimo tempo,non dice e non spiega come dall'essenza stessa dellaTrinità, il mondo sia creato e lo sia per il suo modostesso di essere.

Ora mi pare che una maravigliosa luce derivi inve-ce nell'esplicazione della Trinità, se noi la possiamoconcepire non solo in se stessa, ma nella sua essenzain funzione di creare tutto l'universo. Il Figlio del Pa-dre è il Verbo, perchè il Padre essendo È (verbo) ilPadre essendo ha in se stesso l'Essere e l'attributo cheè l'Amore (Spirito Santo).

Il Padre È Amore. Essendo Amore, ama; amandoÈ, cioè crea l'Essere (Verbo).

Il Padre È Amore(Essere)(Verbo)(Figlio)

Così concepita la Trinità divina è non solo la spie-gazione della Vita, ma rivela la creazione dell'Essere,di tutto l'Universo, e pone alla base della creazionel'Amore.

Non è così in tutta la natura?

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«Essere, conoscere, volere, cioè: sono, conosco,voglio; sono conoscendo e volendo e so di essere e divolere e voglio essere e conoscere. In queste tre coseveda chi può quanto è inseparabile la vita, una vitasola, una mente sola, un'essenza sola con distinzioneinseparabile eppure con distinzione. (Libro XIII cap.II, Confessioni). Ma Sant'Agostino, se si preoccupaqui della distinzione e dell'unità del medesimo tempo,non dice e non spiega come dall'essenza stessa dellaTrinità, il mondo sia creato e lo sia per il suo modostesso di essere.

Ora mi pare che una maravigliosa luce derivi inve-ce nell'esplicazione della Trinità, se noi la possiamoconcepire non solo in se stessa, ma nella sua essenzain funzione di creare tutto l'universo. Il Figlio del Pa-dre è il Verbo, perchè il Padre essendo È (verbo) ilPadre essendo ha in se stesso l'Essere e l'attributo cheè l'Amore (Spirito Santo).

Il Padre È Amore. Essendo Amore, ama; amandoÈ, cioè crea l'Essere (Verbo).

Il Padre È Amore(Essere)(Verbo)(Figlio)

Così concepita la Trinità divina è non solo la spie-gazione della Vita, ma rivela la creazione dell'Essere,di tutto l'Universo, e pone alla base della creazionel'Amore.

Non è così in tutta la natura?

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Tutti gli esseri non nascono dall'amore e per l'amo-re?

E così capita la divinità nella sua triplice essenza sispiega e diventa logico sia così diffusa e universale laconcezione della divinità come trina, come la base el'origine dell'Universo sia dalle più alte religioni iden-tificata con la divinità e come possa essere stata negliantichissimi tempi rivelata a quegli uomini dalle men-ti superiori, che sotto i più diversi climi, nelle regionipiù lontane sono stati i fondatori delle più grandi reli-gioni, perchè degni di intuire di divinare, di avere larivelazione.

Questa così diffusa e universale concezione delladivinità come triplice in una, è in altre parole l'unionedei due principi mascolino e femminino, che attraver-so l'amore genera la nuova vita, il Verbo, cioè l'Esse-re.

In questa concezione della divinità noi troviamodunque la fusione perfetta del principio mascolino efemminino: questa costituisce l'essenza stessa e il mi-stero della divinità.

L'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio aquesta perfetta fusione aspira, ma perchè, per qualiragioni, questa perfetta fusione ottiene così difficil-mente?

Se noi possiamo concepire la spiritualità, con unosforzo di astrazione delle nostre superiori facoltà in-tuitive e intellettive, è unicamente come qualche cosadi potente, di diffuso, senza limiti di tempo o di spa-

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Tutti gli esseri non nascono dall'amore e per l'amo-re?

E così capita la divinità nella sua triplice essenza sispiega e diventa logico sia così diffusa e universale laconcezione della divinità come trina, come la base el'origine dell'Universo sia dalle più alte religioni iden-tificata con la divinità e come possa essere stata negliantichissimi tempi rivelata a quegli uomini dalle men-ti superiori, che sotto i più diversi climi, nelle regionipiù lontane sono stati i fondatori delle più grandi reli-gioni, perchè degni di intuire di divinare, di avere larivelazione.

Questa così diffusa e universale concezione delladivinità come triplice in una, è in altre parole l'unionedei due principi mascolino e femminino, che attraver-so l'amore genera la nuova vita, il Verbo, cioè l'Esse-re.

In questa concezione della divinità noi troviamodunque la fusione perfetta del principio mascolino efemminino: questa costituisce l'essenza stessa e il mi-stero della divinità.

L'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio aquesta perfetta fusione aspira, ma perchè, per qualiragioni, questa perfetta fusione ottiene così difficil-mente?

Se noi possiamo concepire la spiritualità, con unosforzo di astrazione delle nostre superiori facoltà in-tuitive e intellettive, è unicamente come qualche cosadi potente, di diffuso, senza limiti di tempo o di spa-

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zio, quindi non limitato e non circoscritto, cioè nonindividualizzato. Che cosa è l'individuo, se non la cir-coscrizione limitata, definita di una entità che nellospirito puro non può avere limiti?

E che cosa determina questa limitazione? La mate-ria, indubbiamente.

La fusione perfetta dei due principi mascolino efemminino nella divinità porta alla creazione o gene-razione non solo dell'essere, ma di tutti gli esseri e ditutto l'universo quindi. Essa è nella divinità solo spiri-to, e di questo ha tutte le perfezioni, tutte le possibili-tà, tutte le potenze illimitate, infinite, assolute.

All'uomo, fatto ad immagine di Dio, scintilla, masolo scintilla, frammento, non totalità quindi della di-vinità, per totalizzare, completare questo frammento,per una necessità di gerarchia che è ovvia (altrimentiDio avrebbe creato nell'uomo un altro se stesso) è sta-to necessario dare un involucro materiale. Ma questoinvolucro materiale, della materia ha tutte le limita-zioni, le circoscrizioni. Egli sente il richiamo spiritua-le superiore della scintilla divina che è nelle sue pro-fondità; ma come tutte le sue manifestazioni si espli-cano attraverso il suo involucro pesante, l'uomo misu-rando l'aspirazione profonda della sua recondita spiri-tualità con le limitate possibilità della materia con laquale deve esprimersi, ne sente e prova tutta la incon-tentabilità, l'insoddisfazione: quindi desideri semprenuovi, nella speranza che la novità o la differenzapossano portare alla totale esplicazione, espansione,

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zio, quindi non limitato e non circoscritto, cioè nonindividualizzato. Che cosa è l'individuo, se non la cir-coscrizione limitata, definita di una entità che nellospirito puro non può avere limiti?

E che cosa determina questa limitazione? La mate-ria, indubbiamente.

La fusione perfetta dei due principi mascolino efemminino nella divinità porta alla creazione o gene-razione non solo dell'essere, ma di tutti gli esseri e ditutto l'universo quindi. Essa è nella divinità solo spiri-to, e di questo ha tutte le perfezioni, tutte le possibili-tà, tutte le potenze illimitate, infinite, assolute.

All'uomo, fatto ad immagine di Dio, scintilla, masolo scintilla, frammento, non totalità quindi della di-vinità, per totalizzare, completare questo frammento,per una necessità di gerarchia che è ovvia (altrimentiDio avrebbe creato nell'uomo un altro se stesso) è sta-to necessario dare un involucro materiale. Ma questoinvolucro materiale, della materia ha tutte le limita-zioni, le circoscrizioni. Egli sente il richiamo spiritua-le superiore della scintilla divina che è nelle sue pro-fondità; ma come tutte le sue manifestazioni si espli-cano attraverso il suo involucro pesante, l'uomo misu-rando l'aspirazione profonda della sua recondita spiri-tualità con le limitate possibilità della materia con laquale deve esprimersi, ne sente e prova tutta la incon-tentabilità, l'insoddisfazione: quindi desideri semprenuovi, nella speranza che la novità o la differenzapossano portare alla totale esplicazione, espansione,

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al potenziamento di quello che sente nel suo profondoio spirituale, che è poi la scintilla divina.

Di qui la brama rinnovantesi nell'amore, l'insoddi-sfazione, la tristezza, la melanconia che prendel'uomo dopo il coito; si direbbe che egli senta di nonaver creato, se è riuscito a crearlo, che un essere im-perfetto come lui, cioè un essere materiale, un corpodove si perpetua il tragico dilemma fra le aspirazionispirituali e le impossibilità materiali. Egli cioè non èriuscito – come Dio, la Trinità può fare – a creare unnuovo essere spirituale completo e felice nella sua to-talità, ma un misero essere rivestito di materia, limita-to e transitorio come questa.

Questo spiega la caduta nella storia dell'anima,questo spiega il peccato nella generazione chenell'uomo e nella materia è una parodia della genera-zione divina; questo spiega la rottura che bisogna in-ferire nel corpo – la barriera che bisogna rompere, latristezza dopo il coito – la insoddisfazione perennedell'uomo nell'amore.

La caduta nella storia dell'anima è la scintilla divi-na, parte della Divinità, dell'Assoluto che deve rive-stirsi dell'involucro pesante – corpo – per completarsie per conoscere tutto il mondo materiale. Le limita-zioni di questo la lasciano insoddisfatta, poichè comeparte della divinità sente o ricorda o è attratta ancorae sempre verso essa, cioè verso la perfezione assoluta.

Nella sua aspirazione verso l'Assoluto è l'Amore –lo Spirito Santo – che vivo e attivo in lei, eco o rifles-

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al potenziamento di quello che sente nel suo profondoio spirituale, che è poi la scintilla divina.

Di qui la brama rinnovantesi nell'amore, l'insoddi-sfazione, la tristezza, la melanconia che prendel'uomo dopo il coito; si direbbe che egli senta di nonaver creato, se è riuscito a crearlo, che un essere im-perfetto come lui, cioè un essere materiale, un corpodove si perpetua il tragico dilemma fra le aspirazionispirituali e le impossibilità materiali. Egli cioè non èriuscito – come Dio, la Trinità può fare – a creare unnuovo essere spirituale completo e felice nella sua to-talità, ma un misero essere rivestito di materia, limita-to e transitorio come questa.

Questo spiega la caduta nella storia dell'anima,questo spiega il peccato nella generazione chenell'uomo e nella materia è una parodia della genera-zione divina; questo spiega la rottura che bisogna in-ferire nel corpo – la barriera che bisogna rompere, latristezza dopo il coito – la insoddisfazione perennedell'uomo nell'amore.

La caduta nella storia dell'anima è la scintilla divi-na, parte della Divinità, dell'Assoluto che deve rive-stirsi dell'involucro pesante – corpo – per completarsie per conoscere tutto il mondo materiale. Le limita-zioni di questo la lasciano insoddisfatta, poichè comeparte della divinità sente o ricorda o è attratta ancorae sempre verso essa, cioè verso la perfezione assoluta.

Nella sua aspirazione verso l'Assoluto è l'Amore –lo Spirito Santo – che vivo e attivo in lei, eco o rifles-

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so della divinità, la spinge ad amare a creare il verbo:l'Essere – ma poichè è un frammento – non il tutto,come la divinità, non può ripiegarsi su se stessa e cosìcreare; cerca un'altra scintilla, un'altra anima in cuiespandere questo Amore onde creare l'Essere. E cometutte queste scintille sono rivestite di materia, hannoun corpo ed è attraverso questo che tutte le sue attivi-tà, fino a che esso dura, possono e devono esplicarsi,così noi vediamo questa formidabile attrazione ses-suale, questo fuoco che si rinnova incessantemente.Invano i materialisti tentano spiegare il desiderio ses-suale come necessità della procreazione (quante voltequello è indipendente da questa?) come istinto, comeeccitazione proveniente da qualche ghiandola più omeno ripiena!

Ah! questo è molto al di sopra di tutto ciò. Èl'Essenza stessa della Divinità che agisce; è l'Amorela forza stessa che ha fatto creare alla Trinità Divina,il Verbo, l'Essere; è la forza attiva della Divinità stes-sa, che nell'uomo, scintilla divina, agisce. Non è forsevero, come diceva Giordano Bruno, che una partedell'infinito spirituale è parimenti infinito? E parteci-pa quindi di tutto l'infinito? Ma questo amore infinitotrova davanti una finitissima, limitatissima, effimera etransitoria sostanza su cui agire: la materia. L'uomonell'Amore si sente Dio, ma non può esplicarlo checome corpo materiale, come uomo. Quale delusione!Ma non è mai convinto – non si rassegna a questa li-mitazione, rinnova le prove, cambia le individualità,

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so della divinità, la spinge ad amare a creare il verbo:l'Essere – ma poichè è un frammento – non il tutto,come la divinità, non può ripiegarsi su se stessa e cosìcreare; cerca un'altra scintilla, un'altra anima in cuiespandere questo Amore onde creare l'Essere. E cometutte queste scintille sono rivestite di materia, hannoun corpo ed è attraverso questo che tutte le sue attivi-tà, fino a che esso dura, possono e devono esplicarsi,così noi vediamo questa formidabile attrazione ses-suale, questo fuoco che si rinnova incessantemente.Invano i materialisti tentano spiegare il desiderio ses-suale come necessità della procreazione (quante voltequello è indipendente da questa?) come istinto, comeeccitazione proveniente da qualche ghiandola più omeno ripiena!

Ah! questo è molto al di sopra di tutto ciò. Èl'Essenza stessa della Divinità che agisce; è l'Amorela forza stessa che ha fatto creare alla Trinità Divina,il Verbo, l'Essere; è la forza attiva della Divinità stes-sa, che nell'uomo, scintilla divina, agisce. Non è forsevero, come diceva Giordano Bruno, che una partedell'infinito spirituale è parimenti infinito? E parteci-pa quindi di tutto l'infinito? Ma questo amore infinitotrova davanti una finitissima, limitatissima, effimera etransitoria sostanza su cui agire: la materia. L'uomonell'Amore si sente Dio, ma non può esplicarlo checome corpo materiale, come uomo. Quale delusione!Ma non è mai convinto – non si rassegna a questa li-mitazione, rinnova le prove, cambia le individualità,

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cerca un'altra scintilla, quella che si dice l'anima ge-mella e non fa che rinnovare le delusioni, i disingan-ni, i dolori! Questo è l'amore terrestre, questo è l'amo-re dei corpi!

Pure se l'uomo conoscesse di più e meglio la suaorigine; se da questa sapesse trarre insegnamenti, senon credesse che il corpo è tutto e non pensasse che aquesto corpo, un equilibrio, una speranza, una lucelontana brillerebbe su di lui, ad illuminare tanto fa-moso e caliginoso fuoco sensuale; Se negli amori pre-dominasse un concetto di spiritualità, si darebbe piùimportanza alla ricerca di possedere i pensieri, lamente, l'anima infine della persona amata, che non ilcorpo. Molte gelosie cadrebbero logicamente, e gliamori si svolgerebbero diversamente. Se il più gelosodegli amanti pensasse che egli, così geloso del corpo,così fiero di essere o di reputarsi il solo possessore diquel corpo, e così circoscritto ad esso da non preoccu-parsi, o ben poco, di possedere anche la mente, l'ani-ma, lo spirito infine della persona amata, se pensasse,dico, che egli può essere tradito proprio nel momentoche ne possiede il corpo, perchè l'immaginazionedell'altro può benissimo figurarsi di possedere o di es-sere posseduto da quel qualunque altro che ama nelsecreto del suo spirito! Queste sostituzioni mentali dipersone sono molto più comuni di quanto non si cre-da e avvengono naturalmente durante l'atto sessualestesso, e sono il modo di renderlo possibile o soppor-

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cerca un'altra scintilla, quella che si dice l'anima ge-mella e non fa che rinnovare le delusioni, i disingan-ni, i dolori! Questo è l'amore terrestre, questo è l'amo-re dei corpi!

Pure se l'uomo conoscesse di più e meglio la suaorigine; se da questa sapesse trarre insegnamenti, senon credesse che il corpo è tutto e non pensasse che aquesto corpo, un equilibrio, una speranza, una lucelontana brillerebbe su di lui, ad illuminare tanto fa-moso e caliginoso fuoco sensuale; Se negli amori pre-dominasse un concetto di spiritualità, si darebbe piùimportanza alla ricerca di possedere i pensieri, lamente, l'anima infine della persona amata, che non ilcorpo. Molte gelosie cadrebbero logicamente, e gliamori si svolgerebbero diversamente. Se il più gelosodegli amanti pensasse che egli, così geloso del corpo,così fiero di essere o di reputarsi il solo possessore diquel corpo, e così circoscritto ad esso da non preoccu-parsi, o ben poco, di possedere anche la mente, l'ani-ma, lo spirito infine della persona amata, se pensasse,dico, che egli può essere tradito proprio nel momentoche ne possiede il corpo, perchè l'immaginazionedell'altro può benissimo figurarsi di possedere o di es-sere posseduto da quel qualunque altro che ama nelsecreto del suo spirito! Queste sostituzioni mentali dipersone sono molto più comuni di quanto non si cre-da e avvengono naturalmente durante l'atto sessualestesso, e sono il modo di renderlo possibile o soppor-

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tabile quando non si ama più. Quale maggiore tradi-mento di questo?

E quale tradimento più meritato dal geloso egoi-smo materialista di tutti quegli amanti che non sannoconquistare lo spirito di coloro che amano!

Coloro che nell'amore riescono a questa conquistaspirituale dell'altro, possono essere sicuri della fedeltàe nulla hanno da temere dal tempo che invecchia icorpi, ma lascia eternamente giovane lo spirito. E sipuò essere certi che i rari ma pure innegabili esempidi amori felici e costanti per tutta la vita possono tro-vare la loro spiegazione nella perfetta conquista edunione degli spiriti che rendono necessaria, fatale ecostante anche quella dei corpi!

MANI. – Insomma tu vorresti concludere che l'amore spi-rituale, il famoso amor platonico dovrebbe predomi-nare su quello fisico o sensuale; ma non credi piutto-sto che uno escluda l'altro? Voglio dire che l'amoreplatonico, se accompagnato anche da quello fisico,non è più tale!

PIRRO. – Io non credo e non voglio suddividere i dueamori, platonico e sensuale e fare l'apologia dell'unopiuttosto che dell'altro.

Constatata l'amarezza, l'insoddisfazione e moltospesso anche il disgusto che lascia nell'uomo l'amoresensuale solo e per se stesso, cerco di rendermene ra-gione e la trovo nella sua limitatezza, rispetto aquell'amore a cui la sua origine divina, il suo profon-

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tabile quando non si ama più. Quale maggiore tradi-mento di questo?

E quale tradimento più meritato dal geloso egoi-smo materialista di tutti quegli amanti che non sannoconquistare lo spirito di coloro che amano!

Coloro che nell'amore riescono a questa conquistaspirituale dell'altro, possono essere sicuri della fedeltàe nulla hanno da temere dal tempo che invecchia icorpi, ma lascia eternamente giovane lo spirito. E sipuò essere certi che i rari ma pure innegabili esempidi amori felici e costanti per tutta la vita possono tro-vare la loro spiegazione nella perfetta conquista edunione degli spiriti che rendono necessaria, fatale ecostante anche quella dei corpi!

MANI. – Insomma tu vorresti concludere che l'amore spi-rituale, il famoso amor platonico dovrebbe predomi-nare su quello fisico o sensuale; ma non credi piutto-sto che uno escluda l'altro? Voglio dire che l'amoreplatonico, se accompagnato anche da quello fisico,non è più tale!

PIRRO. – Io non credo e non voglio suddividere i dueamori, platonico e sensuale e fare l'apologia dell'unopiuttosto che dell'altro.

Constatata l'amarezza, l'insoddisfazione e moltospesso anche il disgusto che lascia nell'uomo l'amoresensuale solo e per se stesso, cerco di rendermene ra-gione e la trovo nella sua limitatezza, rispetto aquell'amore a cui la sua origine divina, il suo profon-

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do Io spirituale lo chiama e, per così dire, lo attira colricordo di una felicità e completezza senza limiti.

Questa insoddisfazione, questa mancanza di pie-nezza di completezza che l'uomo sente dopo il pos-sesso di un corpo di donna, non è forse la consapevo-lezza che ha posseduto solo una parte della personaamata? La consapevolezza cioè che ne ha possedutosolo il corpo? E la tristezza, la melanconia dopo ilcoito, non è forse un fenomeno spirituale, psichico?non proviene cioè da quella parte del suo Io che è ri-masta estranea all'atto stesso, poichè non sa se abbiaposseduto pure essa l'altra parte della persona amata?

Se l'uomo ha una certezza assoluta di aver posse-duto quel corpo in quel dato momento, quando ha opuò avere eguale certezza di aver posseduto anche lapsiche, l'anima, lo spirito della persona amata? Se noianalizziamo i tormenti che nella gelosia strazianol'anima del geloso, che molte volte può non aver ra-gioni di dubitare della fedeltà del corpo della personaamata, non vediamo che questa gelosia si riduce soloal fatto che vorrebbe e non può sapere che cosa pensila persona amata? E non è lo stesso che dubitare, do-mandarsi, agitarsi per non poter sapere se ha possedu-to anche i pensieri, le idee, la psiche, l'anima dellapersona amata?

In questo atto che così profondamente mette in po-tenza tutte le energie fisiologiche e nervose del corpoumano, e per il quale concorrono tutte si può dire odirettamente o indirettamente, le cellule del suo orga-

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do Io spirituale lo chiama e, per così dire, lo attira colricordo di una felicità e completezza senza limiti.

Questa insoddisfazione, questa mancanza di pie-nezza di completezza che l'uomo sente dopo il pos-sesso di un corpo di donna, non è forse la consapevo-lezza che ha posseduto solo una parte della personaamata? La consapevolezza cioè che ne ha possedutosolo il corpo? E la tristezza, la melanconia dopo ilcoito, non è forse un fenomeno spirituale, psichico?non proviene cioè da quella parte del suo Io che è ri-masta estranea all'atto stesso, poichè non sa se abbiaposseduto pure essa l'altra parte della persona amata?

Se l'uomo ha una certezza assoluta di aver posse-duto quel corpo in quel dato momento, quando ha opuò avere eguale certezza di aver posseduto anche lapsiche, l'anima, lo spirito della persona amata? Se noianalizziamo i tormenti che nella gelosia strazianol'anima del geloso, che molte volte può non aver ra-gioni di dubitare della fedeltà del corpo della personaamata, non vediamo che questa gelosia si riduce soloal fatto che vorrebbe e non può sapere che cosa pensila persona amata? E non è lo stesso che dubitare, do-mandarsi, agitarsi per non poter sapere se ha possedu-to anche i pensieri, le idee, la psiche, l'anima dellapersona amata?

In questo atto che così profondamente mette in po-tenza tutte le energie fisiologiche e nervose del corpoumano, e per il quale concorrono tutte si può dire odirettamente o indirettamente, le cellule del suo orga-

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nismo, e nel quale tutta la materialità del suo corpo ècompletamente presa e occupata, non ha l'uomo an-che una vaga sensazione che se tutto il suo corpo ma-teriale concorre e partecipa, non tutto però il suo esse-re nella sua totalità partecipa? Non può egli per esem-pio pensare durante l'atto stesso ad altra persona? Equesta constatazione che può fare su se stesso, nonpuò egli immaginare o dubitare faccia anche l'altra in-dividualità?

Ciò è forse l'origine della insoddisfazione dell'eter-no dubbio, dell'eterna incontentabilità.

E non è questa ancora una prova della potenza, del-la dominazione, della sovranità del suo spirito sullasua materia, della sua anima sul suo corpo?

Non è questa ancora una prova che tutta la più for-midabile messa in moto delle energie fisiche-fisiolo-giche del suo corpo – la più potente di cui questo siacapace – può benissimo non arrivare a sfiorare nem-meno l'altra parte del suo Io, quella spirituale?

Abbiamo visto che questa può vagare per suo con-to indifferente a tutto lo scatenarsi di fremiti, di cor-renti, di energie fisiche e fisiologiche. Non ti pare lo-gico che dalle deduzioni che l'uomo può fare analiz-zando il suo amore sensuale, possa nascere in luil'aspirazione ad un amore spirituale o platonico, chesoddisfi anche il suo spirito? E come è fatale che ilmodo di essere della materia reclami il suo accoppia-mento materiale, così il suo spirito reclama la sua

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nismo, e nel quale tutta la materialità del suo corpo ècompletamente presa e occupata, non ha l'uomo an-che una vaga sensazione che se tutto il suo corpo ma-teriale concorre e partecipa, non tutto però il suo esse-re nella sua totalità partecipa? Non può egli per esem-pio pensare durante l'atto stesso ad altra persona? Equesta constatazione che può fare su se stesso, nonpuò egli immaginare o dubitare faccia anche l'altra in-dividualità?

Ciò è forse l'origine della insoddisfazione dell'eter-no dubbio, dell'eterna incontentabilità.

E non è questa ancora una prova della potenza, del-la dominazione, della sovranità del suo spirito sullasua materia, della sua anima sul suo corpo?

Non è questa ancora una prova che tutta la più for-midabile messa in moto delle energie fisiche-fisiolo-giche del suo corpo – la più potente di cui questo siacapace – può benissimo non arrivare a sfiorare nem-meno l'altra parte del suo Io, quella spirituale?

Abbiamo visto che questa può vagare per suo con-to indifferente a tutto lo scatenarsi di fremiti, di cor-renti, di energie fisiche e fisiologiche. Non ti pare lo-gico che dalle deduzioni che l'uomo può fare analiz-zando il suo amore sensuale, possa nascere in luil'aspirazione ad un amore spirituale o platonico, chesoddisfi anche il suo spirito? E come è fatale che ilmodo di essere della materia reclami il suo accoppia-mento materiale, così il suo spirito reclama la sua

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unione spirituale in armonia, in questo caso, con leprofonde sue origini spirituali e divine.

Abbiamo visto che questo bisogno di amore – l'ori-gine primaria di questo bisogno di amore – è psichica,spirituale, divina. Il nascere di un amore è prima spi-rituale, perchè in ogni atto noi abbiamo prima l'idea epoi il suo concretarla o praticarla. Poi può sorgere ildesiderio sessuale.

MANI. – Ma se questo è la fine o, se vuoi, la meta di tuttigli amori, l'amor platonico o l'idea dell'amore nonpuò essere che di breve durata.

PIRRO. – Di breve durata se nessuna difficoltà si presen-terà per arrivare all'amore sessuale; ma supponi chedifficoltà gravi si presentino al raggiungimento delcontatto materiale, non credi possibile che due si pos-sano amare e anche per lunghissimi periodi senzasperanza di alcuna unione fisica?

MANI. – Sì, lo posso ammettere, ma sempre come statotransitorio più o meno lungo per arrivare all'altroamore, a quello fisico.

PIRRO. – Io invece credo che possa esistere, e ho cono-sciuto casi, in cui la passione amorosa è stata conti-nuamente agitata dal dualismo fra l'aspirazione spiri-tuale dell'amore e il bisogno sessuale; credo interes-sante analizzarlo, poichè lo studio di questi due ele-menti, che possono essere in questo caso contrari,possa farci penetrare di più nella conoscenzadell'amore stesso.

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unione spirituale in armonia, in questo caso, con leprofonde sue origini spirituali e divine.

Abbiamo visto che questo bisogno di amore – l'ori-gine primaria di questo bisogno di amore – è psichica,spirituale, divina. Il nascere di un amore è prima spi-rituale, perchè in ogni atto noi abbiamo prima l'idea epoi il suo concretarla o praticarla. Poi può sorgere ildesiderio sessuale.

MANI. – Ma se questo è la fine o, se vuoi, la meta di tuttigli amori, l'amor platonico o l'idea dell'amore nonpuò essere che di breve durata.

PIRRO. – Di breve durata se nessuna difficoltà si presen-terà per arrivare all'amore sessuale; ma supponi chedifficoltà gravi si presentino al raggiungimento delcontatto materiale, non credi possibile che due si pos-sano amare e anche per lunghissimi periodi senzasperanza di alcuna unione fisica?

MANI. – Sì, lo posso ammettere, ma sempre come statotransitorio più o meno lungo per arrivare all'altroamore, a quello fisico.

PIRRO. – Io invece credo che possa esistere, e ho cono-sciuto casi, in cui la passione amorosa è stata conti-nuamente agitata dal dualismo fra l'aspirazione spiri-tuale dell'amore e il bisogno sessuale; credo interes-sante analizzarlo, poichè lo studio di questi due ele-menti, che possono essere in questo caso contrari,possa farci penetrare di più nella conoscenzadell'amore stesso.

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È stato detto che se Dante avesse avuto comeamante Beatrice non avrebbe scritto la Divina Com-media; anche senza arrivare a questa conclusione, ècerto che se Beatrice fosse stata la sua amante, nonsarebbe divenuta nel poema la sua guida nel mondodei beati spiriti, la divina scrittura o la filosofia, se-condo le interpretazioni.

Vorrei dire che l'amor platonico lavora nella imma-ginazione dell'uomo in un altro modo che non l'amoresensuale. Mi pare che mai come in questo stato si ren-da sensibile la diversità fra lo spirito e il corpo. Am-mettendo la sensualità così necessaria al corpo, comeil mangiare e il bere, per soddisfare i bisogni impre-scindibili della materia, e la spiritualità, come il ri-chiamo della divina psiche imprigionata nel corpo, sichiarifica il problema e si può più facilmente capire lapossibilità del sussistere, anche contemporaneo, deidue amori nella stessa persona.

MANI. – Non ti pare che l'amore sensuale sia più forte,più ossessionante, perchè diventa passione, che nonquello spirituale che può più facilmente avere affinitàcon l'amicizia?

PIRRO. – Sì, credo che l'amore sensuale sia apparente-mente più forte, perchè ha tutti gli attributi della ma-teria, ma che come questa, sia anche molto più transi-torio. Si può constatare che la materia è egoista, ri-chiede più di quello che dà, amareggia sempre anchedopo aver apparentemente dolcificato, e affievolisceforse ed annebbia l'amore spirituale, perche vuole pri-

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È stato detto che se Dante avesse avuto comeamante Beatrice non avrebbe scritto la Divina Com-media; anche senza arrivare a questa conclusione, ècerto che se Beatrice fosse stata la sua amante, nonsarebbe divenuta nel poema la sua guida nel mondodei beati spiriti, la divina scrittura o la filosofia, se-condo le interpretazioni.

Vorrei dire che l'amor platonico lavora nella imma-ginazione dell'uomo in un altro modo che non l'amoresensuale. Mi pare che mai come in questo stato si ren-da sensibile la diversità fra lo spirito e il corpo. Am-mettendo la sensualità così necessaria al corpo, comeil mangiare e il bere, per soddisfare i bisogni impre-scindibili della materia, e la spiritualità, come il ri-chiamo della divina psiche imprigionata nel corpo, sichiarifica il problema e si può più facilmente capire lapossibilità del sussistere, anche contemporaneo, deidue amori nella stessa persona.

MANI. – Non ti pare che l'amore sensuale sia più forte,più ossessionante, perchè diventa passione, che nonquello spirituale che può più facilmente avere affinitàcon l'amicizia?

PIRRO. – Sì, credo che l'amore sensuale sia apparente-mente più forte, perchè ha tutti gli attributi della ma-teria, ma che come questa, sia anche molto più transi-torio. Si può constatare che la materia è egoista, ri-chiede più di quello che dà, amareggia sempre anchedopo aver apparentemente dolcificato, e affievolisceforse ed annebbia l'amore spirituale, perche vuole pri-

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ma essere accontentata, soddisfatta. Una osservazionemi pare si possa trarre dall'analisi di queste due formed'amore e dal loro dibattersi nell'uomo. Delle possibi-lità dell'amore platonico mi pare inutile discutere,perchè esse sono infinite come lo spirito stesso, e secome pare certo, a lui dobbiamo la genesi della Divi-na Commedia, possiamo anche pensare quali maravi-gliose opere possa dare!

Sul diverso modo di agire delle due forme di amoresulla immaginazione degli uomini mi pare utile ri-chiamare la tua attenzione.

Forse non mai, come quando è innamorato,nell'uomo agisce l'immaginazione con più potenza econ più continuità. Ma mi pare che l'immaginazionedell'uomo che pensa sensualmente alla donna cheama (e credo reversibile la cosa rispetto alla donna)sia di una natura particolare.

L'uomo quando pensa alla donna o ad una datadonna sensualmente, vede soprattutto nella immagi-nazione il suo corpo, e il suo corpo nudo e di questoparticolarmente quelle parti che interessano l'atto ses-suale o che più lo possono eccitare. Questa immagi-nazione potrà percorrere tutta la vicenda dell'atto ses-suale così da immaginarne la soddisfazione ed averneuna eccitazione fisiologicamente reale.

D'altra parte da una eccitazione fisiologica sensua-le potrà essere portato a pensare alla donna amatasensualmente, essendo le due cause perfettamente re-versibili. Il fatto che ciò può avvenire anche nel son-

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ma essere accontentata, soddisfatta. Una osservazionemi pare si possa trarre dall'analisi di queste due formed'amore e dal loro dibattersi nell'uomo. Delle possibi-lità dell'amore platonico mi pare inutile discutere,perchè esse sono infinite come lo spirito stesso, e secome pare certo, a lui dobbiamo la genesi della Divi-na Commedia, possiamo anche pensare quali maravi-gliose opere possa dare!

Sul diverso modo di agire delle due forme di amoresulla immaginazione degli uomini mi pare utile ri-chiamare la tua attenzione.

Forse non mai, come quando è innamorato,nell'uomo agisce l'immaginazione con più potenza econ più continuità. Ma mi pare che l'immaginazionedell'uomo che pensa sensualmente alla donna cheama (e credo reversibile la cosa rispetto alla donna)sia di una natura particolare.

L'uomo quando pensa alla donna o ad una datadonna sensualmente, vede soprattutto nella immagi-nazione il suo corpo, e il suo corpo nudo e di questoparticolarmente quelle parti che interessano l'atto ses-suale o che più lo possono eccitare. Questa immagi-nazione potrà percorrere tutta la vicenda dell'atto ses-suale così da immaginarne la soddisfazione ed averneuna eccitazione fisiologicamente reale.

D'altra parte da una eccitazione fisiologica sensua-le potrà essere portato a pensare alla donna amatasensualmente, essendo le due cause perfettamente re-versibili. Il fatto che ciò può avvenire anche nel son-

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no, quando cioè l'Io, la coscienza dell'individuo non èpresente, mi fa pensare che qui sia in azione unica-mente quella tale memoria di cui abbiamo parlato aproposito della psicoanalisi, quella memoria cioè chesarebbe propria degli organi del nostro corpo, quellamemoria strettamente fisiologica e materiale che tan-to spesso i nostri organi mettono in azione senza che.intervenga la nostra coscienza o la nostra volontà.

Mi pare che mai come in questo caso risulti evi-dente l'esistenza di due immaginazioni. Se la immagi-nazione, quella volitiva e cosciente, la si può definireuna sequela di immagini e di ricordi della coscienza,l'immaginazione sensuale si può invece definire comeun succedersi di ricordi fisiologici propri degli organiche compiono la funzione specifica e della quale han-no una specifica memoria, quindi una serie di ricordispecifici.

Una controprova di ciò mi pare anche la si possadesumere dal fatto che più questi organi della sensua-lità si usano, e più questa eccitazione sensuale agiscecon frequenza, poichè si arricchiscono, per così dire,di nuovi e più freschi ricordi, e che viceversa menofrequente e imperioso diviene il loro richiamo mne-monico-fisiologico quanto meno si usano.

Ciò mi conferma nella mia opinione che tutta l'ana-lisi freudiana non sia che un'analisi non del subco-sciente animico o spirituale, ma di questo insospettatomondo sub-fisiologico che esiste sicuramente ed uni-camente negli organi del corpo.

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no, quando cioè l'Io, la coscienza dell'individuo non èpresente, mi fa pensare che qui sia in azione unica-mente quella tale memoria di cui abbiamo parlato aproposito della psicoanalisi, quella memoria cioè chesarebbe propria degli organi del nostro corpo, quellamemoria strettamente fisiologica e materiale che tan-to spesso i nostri organi mettono in azione senza che.intervenga la nostra coscienza o la nostra volontà.

Mi pare che mai come in questo caso risulti evi-dente l'esistenza di due immaginazioni. Se la immagi-nazione, quella volitiva e cosciente, la si può definireuna sequela di immagini e di ricordi della coscienza,l'immaginazione sensuale si può invece definire comeun succedersi di ricordi fisiologici propri degli organiche compiono la funzione specifica e della quale han-no una specifica memoria, quindi una serie di ricordispecifici.

Una controprova di ciò mi pare anche la si possadesumere dal fatto che più questi organi della sensua-lità si usano, e più questa eccitazione sensuale agiscecon frequenza, poichè si arricchiscono, per così dire,di nuovi e più freschi ricordi, e che viceversa menofrequente e imperioso diviene il loro richiamo mne-monico-fisiologico quanto meno si usano.

Ciò mi conferma nella mia opinione che tutta l'ana-lisi freudiana non sia che un'analisi non del subco-sciente animico o spirituale, ma di questo insospettatomondo sub-fisiologico che esiste sicuramente ed uni-camente negli organi del corpo.

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Io credo che, se si riuscisse a conoscere meglio lamemoria dei singoli nostri organi, si potrebbe forseaverne preziose indicazioni non solo pei disturbi ner-vosi o psicopatie, ma anche per la patologia e forseanche per la terapeutica delle loro specifiche malattie.A patto però di non fare quella confusione che ne hafatto la psicoanalisi, la quale, secondo me, ha confusola memoria sub-fisiologica degli organi, che è natu-ralmente incosciente ed estranea al nostro Io, conser-vata per così dire dalla nostra coscienza; la memoriacioè animica o psicologica.

MANI.– Mi pare indubitato che comunque si voglia defi-nire l'amore, data la materialità dei rapporti sessualiche sono alla base di quello che si intende per amorenella opinione corrente, e che naturalmente sono allabase della istituzione del matrimonio, è su questi cheva ricercata la causa di tutte le infelicità, di tutti i do-lori e anche di tutte le tragedie che hanno originedall'amore, o dai suoi immancabili satelliti: infedeltà,adulterio, gelosia.

PIRRO. – Sì, è così; appunto perchè l'amore è general-mente unicamente materiale, è causa di tanti dolori, ditante infelicità e anche di tante tragedie.

Basta dare uno sguardo attorno a noi per vederenelle nostre conoscenze, nelle nostre amicizie provedelle infinite miserie più o meno palesi, che tanto piùprofonde si possono credere, quanto più cura si ponenel celarle; quanti dolori, quante ansie, quante ama-rezze si celano nelle unioni siano o no legali quante

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Io credo che, se si riuscisse a conoscere meglio lamemoria dei singoli nostri organi, si potrebbe forseaverne preziose indicazioni non solo pei disturbi ner-vosi o psicopatie, ma anche per la patologia e forseanche per la terapeutica delle loro specifiche malattie.A patto però di non fare quella confusione che ne hafatto la psicoanalisi, la quale, secondo me, ha confusola memoria sub-fisiologica degli organi, che è natu-ralmente incosciente ed estranea al nostro Io, conser-vata per così dire dalla nostra coscienza; la memoriacioè animica o psicologica.

MANI.– Mi pare indubitato che comunque si voglia defi-nire l'amore, data la materialità dei rapporti sessualiche sono alla base di quello che si intende per amorenella opinione corrente, e che naturalmente sono allabase della istituzione del matrimonio, è su questi cheva ricercata la causa di tutte le infelicità, di tutti i do-lori e anche di tutte le tragedie che hanno originedall'amore, o dai suoi immancabili satelliti: infedeltà,adulterio, gelosia.

PIRRO. – Sì, è così; appunto perchè l'amore è general-mente unicamente materiale, è causa di tanti dolori, ditante infelicità e anche di tante tragedie.

Basta dare uno sguardo attorno a noi per vederenelle nostre conoscenze, nelle nostre amicizie provedelle infinite miserie più o meno palesi, che tanto piùprofonde si possono credere, quanto più cura si ponenel celarle; quanti dolori, quante ansie, quante ama-rezze si celano nelle unioni siano o no legali quante

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famiglie avvelenate, quante (con fraseologia romanti-ca) vite infrante; ad ogni modo se non infrante, diu-turnamente avvelenate dalla incomprensione recipro-ca degli amanti o dei coniugi, dalla gelosia, dalla in-sopportabilità, dalla incompatibilità di carattere; que-sta è diventata una delle ragioni per ottenere il divor-zio o la divisione legale; e tutto ciò per una incom-prensione reciproca dell'amore e per voler domandareal solo amore sensuale, la felicità, cioè qualche cosache non può dare, o più di quello che può dare!

Ho già detto che se prima del possesso del corpo sicercasse il possesso o almeno la comprensione dellospirito della persona amata, ci sarebbero molti piùamori felici di quanti ne dà la vita, nella quale non sicerca che il possesso del corpo e generalmente non cisi preoccupa delle aspirazioni, delle tendenze e degliamori della persona amata. Questo spirito non posse-duto resta libero di immaginare un altro amore chepresto o tardi si crede di identificare talora anche nelprimo venuto!

Ma analizziamo un po' più addentro il fenomenodella cosidetta incompatibilità di carattere che deter-mina tante infelicità quotidiane nell'amore e nellaconvivenza.

Possiamo subito vedere che si crea in questi casiuna vera atmosfera di incomprensione reciproca, chegradatamente attraverso puntigli, ripicchi, ritorsioni,può arrivare all'odio e anche al delitto.

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famiglie avvelenate, quante (con fraseologia romanti-ca) vite infrante; ad ogni modo se non infrante, diu-turnamente avvelenate dalla incomprensione recipro-ca degli amanti o dei coniugi, dalla gelosia, dalla in-sopportabilità, dalla incompatibilità di carattere; que-sta è diventata una delle ragioni per ottenere il divor-zio o la divisione legale; e tutto ciò per una incom-prensione reciproca dell'amore e per voler domandareal solo amore sensuale, la felicità, cioè qualche cosache non può dare, o più di quello che può dare!

Ho già detto che se prima del possesso del corpo sicercasse il possesso o almeno la comprensione dellospirito della persona amata, ci sarebbero molti piùamori felici di quanti ne dà la vita, nella quale non sicerca che il possesso del corpo e generalmente non cisi preoccupa delle aspirazioni, delle tendenze e degliamori della persona amata. Questo spirito non posse-duto resta libero di immaginare un altro amore chepresto o tardi si crede di identificare talora anche nelprimo venuto!

Ma analizziamo un po' più addentro il fenomenodella cosidetta incompatibilità di carattere che deter-mina tante infelicità quotidiane nell'amore e nellaconvivenza.

Possiamo subito vedere che si crea in questi casiuna vera atmosfera di incomprensione reciproca, chegradatamente attraverso puntigli, ripicchi, ritorsioni,può arrivare all'odio e anche al delitto.

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Ho detto atmosfera. Riportiamoci a quello che èstato detto delle atmosfere astrali, delle atmosfere chel'esistenza reale dei pensieri, il loro permanere e laloro possibilità di essere diretti e captati, creano attor-no ad un ambiente dove questi pensieri vengonoemessi.

Quale è il prodotto, il primo risultato di un pensie-ro malevole lanciato da uno dei coniugi e captatodall'altro? Rende l'altro depositario dello stesso pen-siero malevole. Il permanere in lui di questo pensierolo rende malevole a sua volta verso l'altro. Quindianch'egli lancia al primo lo stesso pensiero che ha dalui ricevuto. Il primo riceve e capta il pensiero male-vole lanciato di rimbalzo dal secondo che aumenta lasua malevolenza. Penserà ancora più malevolmente diprima, e lancerà verso l'altro un pensiero più carico dimalevolenza; e di qui fra lanciare e captare semprecon aumento di potenziale malevole e cattivo, si fini-rà ad avere il pensiero che può essere paragonato aquei conduttori che trasportando continuamente la ca-rica elettrica, aumentano il potenziale nei due conden-satori delle macchine elettriche, fino a quando li avràtalmente caricati da far scoppiare la scintilla. Proseguiquesto passaggio, questo scambio di energie malevolie questa condensazione per giorni, settimane ed anni,e tu capisci quale carica di potenziale si arrivi ad ac-cumulare nei due condensatori – nei due coniugi! –La tensione, per continuare il paragone fisico, diventatale da provocare il delitto!

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Ho detto atmosfera. Riportiamoci a quello che èstato detto delle atmosfere astrali, delle atmosfere chel'esistenza reale dei pensieri, il loro permanere e laloro possibilità di essere diretti e captati, creano attor-no ad un ambiente dove questi pensieri vengonoemessi.

Quale è il prodotto, il primo risultato di un pensie-ro malevole lanciato da uno dei coniugi e captatodall'altro? Rende l'altro depositario dello stesso pen-siero malevole. Il permanere in lui di questo pensierolo rende malevole a sua volta verso l'altro. Quindianch'egli lancia al primo lo stesso pensiero che ha dalui ricevuto. Il primo riceve e capta il pensiero male-vole lanciato di rimbalzo dal secondo che aumenta lasua malevolenza. Penserà ancora più malevolmente diprima, e lancerà verso l'altro un pensiero più carico dimalevolenza; e di qui fra lanciare e captare semprecon aumento di potenziale malevole e cattivo, si fini-rà ad avere il pensiero che può essere paragonato aquei conduttori che trasportando continuamente la ca-rica elettrica, aumentano il potenziale nei due conden-satori delle macchine elettriche, fino a quando li avràtalmente caricati da far scoppiare la scintilla. Proseguiquesto passaggio, questo scambio di energie malevolie questa condensazione per giorni, settimane ed anni,e tu capisci quale carica di potenziale si arrivi ad ac-cumulare nei due condensatori – nei due coniugi! –La tensione, per continuare il paragone fisico, diventatale da provocare il delitto!

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Ebbene nulla è più facile che impedire questo accu-mularsi di potenziale di malevolenza e di odio nei dueconiugi!

MANI – E come?PIRRO. – Basterebbe che uno dei due interrompesse que-

sto accogliere il pensiero malevole, oppure captando-lo rispondesse con un pensiero amorevole o buono oanche semplicemente di sopportazione rassegnata,perchè questo aumento di odio o di malevolenza reci-proca si arrestasse.

Quanto dico l'ho provato, l'ho applicato sia indivi-dualmente, sia per altri e su di altri. È sicuro, infalli-bile, immediato!

Il modo di lanciare il pensiero con forza a chi sivuole, presuppone certa iniziazione che è utile tenerecelata, perchè non venga divulgata a chi può usarneanche a scopi egoistici o cattivi. Ma per una legge cheè fra le più giuste e profonde nel mondo ultramateria-le, la cattiva intenzione è punita in se stessa, poichè ilmale lanciato ritorna su chi l'ha lanciato; mentre ilbene è sempre proficuo di nuovo bene che a lui ritor-na. Ora basterebbe conoscere e tener presente questo,modificare in bene i propri pensieri e rispondere conpensieri buoni o di affetto ai pensieri cattivi e malevo-li per interrompere subito un'atmosfera cattiva, checosì spesso si stabilisce nella continua e quotidianavicinanza fra i coniugi.

Quello che Cristo nel Vangelo ha esemplificato eper rendere chiaro ha espresso coll'esempio materiale

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Ebbene nulla è più facile che impedire questo accu-mularsi di potenziale di malevolenza e di odio nei dueconiugi!

MANI – E come?PIRRO. – Basterebbe che uno dei due interrompesse que-

sto accogliere il pensiero malevole, oppure captando-lo rispondesse con un pensiero amorevole o buono oanche semplicemente di sopportazione rassegnata,perchè questo aumento di odio o di malevolenza reci-proca si arrestasse.

Quanto dico l'ho provato, l'ho applicato sia indivi-dualmente, sia per altri e su di altri. È sicuro, infalli-bile, immediato!

Il modo di lanciare il pensiero con forza a chi sivuole, presuppone certa iniziazione che è utile tenerecelata, perchè non venga divulgata a chi può usarneanche a scopi egoistici o cattivi. Ma per una legge cheè fra le più giuste e profonde nel mondo ultramateria-le, la cattiva intenzione è punita in se stessa, poichè ilmale lanciato ritorna su chi l'ha lanciato; mentre ilbene è sempre proficuo di nuovo bene che a lui ritor-na. Ora basterebbe conoscere e tener presente questo,modificare in bene i propri pensieri e rispondere conpensieri buoni o di affetto ai pensieri cattivi e malevo-li per interrompere subito un'atmosfera cattiva, checosì spesso si stabilisce nella continua e quotidianavicinanza fra i coniugi.

Quello che Cristo nel Vangelo ha esemplificato eper rendere chiaro ha espresso coll'esempio materiale

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di porgere anche l'altra guancia a chi ha schiaffeggia-to, si riferisce a questo ricevere pensieri di odio, alquale bisogna rispondere con pensieri di amore.

Ma quanti hanno compreso nelle profonde signifi-cazioni esoteriche le parole di Cristo? Ben pochi, pur-troppo.

Ecco un modo facile, che costa solo un po' di tolle-ranza e di bontà e che arriva a veri miracoli nel crearedistensioni, nel chiarire atmosfere, nell'allontanareburrasche in tutti quei casi, sia nell'intimo di una fa-miglia, o dove diversi elementi devono vivere e colla-borare vicino, e dove tante volte piccoli puntigli, chesi accrescono con lo scambio di pensieri malevoli,possono generare atmosfere cattive che sono penoseda sopportare a tutti i presenti e possono creare odi einimicizie profonde.

Tutte le volte che ho applicato questo metodo o incasa, nella famiglia, o durante la grande guerra, inquella specie di famiglia che era rappresentata dallacompagnia o dal battaglione o tutte le volte che l'hoconsigliato a qualche amico che nella sua casa nongodeva della pace serena, mi ha dato ed ha dato risul-tati immediati, benefici, duraturi. Ci vuole così pocoad avere, non dico della bontà, ma almeno un pensie-ro di tolleranza! Questo pensiero buono, questo pen-siero di tolleranza, nota, si può avere senza bisogno diesprimerlo; talora il puntiglio, la cosidetta dignità per-sonale, la permalosità di carattere possono rendereimpossibile o penoso, come una supposta umiliazio-

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di porgere anche l'altra guancia a chi ha schiaffeggia-to, si riferisce a questo ricevere pensieri di odio, alquale bisogna rispondere con pensieri di amore.

Ma quanti hanno compreso nelle profonde signifi-cazioni esoteriche le parole di Cristo? Ben pochi, pur-troppo.

Ecco un modo facile, che costa solo un po' di tolle-ranza e di bontà e che arriva a veri miracoli nel crearedistensioni, nel chiarire atmosfere, nell'allontanareburrasche in tutti quei casi, sia nell'intimo di una fa-miglia, o dove diversi elementi devono vivere e colla-borare vicino, e dove tante volte piccoli puntigli, chesi accrescono con lo scambio di pensieri malevoli,possono generare atmosfere cattive che sono penoseda sopportare a tutti i presenti e possono creare odi einimicizie profonde.

Tutte le volte che ho applicato questo metodo o incasa, nella famiglia, o durante la grande guerra, inquella specie di famiglia che era rappresentata dallacompagnia o dal battaglione o tutte le volte che l'hoconsigliato a qualche amico che nella sua casa nongodeva della pace serena, mi ha dato ed ha dato risul-tati immediati, benefici, duraturi. Ci vuole così pocoad avere, non dico della bontà, ma almeno un pensie-ro di tolleranza! Questo pensiero buono, questo pen-siero di tolleranza, nota, si può avere senza bisogno diesprimerlo; talora il puntiglio, la cosidetta dignità per-sonale, la permalosità di carattere possono rendereimpossibile o penoso, come una supposta umiliazio-

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ne, l'enunciarlo. Questo non è necessario! Basteràaverlo questo pensiero, basterà emetterlo mentalmen-te con buona intenzione, perchè fruttifichi! Pensa sequesto prezioso insegnamento morale fosse impartitoe divulgato, pensa quanta maggiore pace regnerebbenel mondo famigliare, nella società, nelle nazioni!

Da questa inavvertita e profonda influenza dei pen-sieri, che può esercitarsi in ogni occasione della vita,negli ambienti tranquilli e famigliari, nei circoli ri-stretti di persone, come in mezzo alle più dense molti-tudini di folle, e provocare i più utili o deleteri movi-menti di opinioni, fino allo scatenarsi dei movimentipiù forti delle folle, le sommosse e le rivoluzioni, tucapisci le ragioni che fanno insistere il Cristo sulle in-tenzioni, e sui pensieri, tanto da dare ad essi più va-lore delle azioni stesse! E in verità l'azione del pen-siero è infinitamente più potente perchè non palese eper questo anche è più difficile difendersi e proteg-gersi dalla sua influenza. Ma per questo appunto è ne-cessaria maggior vigilanza sui propri pensieri.

Io ti dicevo un giorno che nel mondo ultrafisico ocosidetto occulto, tutto è chiaro, perchè è logico. Ionon so se nel mondo fisico esistano casi dove cosìinevitabilmente ad una data causa succede un dato ef-fetto, come in questo mondo dei pensieri emessi ecaptati, con il loro logico effetto; e pensa quale armaformidabile abbia dato la natura all'uomo col pensie-ro! Noi per pensiero siamo abituati a considerare so-prattutto i grandi pensieri, quelli che hanno avuto i

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ne, l'enunciarlo. Questo non è necessario! Basteràaverlo questo pensiero, basterà emetterlo mentalmen-te con buona intenzione, perchè fruttifichi! Pensa sequesto prezioso insegnamento morale fosse impartitoe divulgato, pensa quanta maggiore pace regnerebbenel mondo famigliare, nella società, nelle nazioni!

Da questa inavvertita e profonda influenza dei pen-sieri, che può esercitarsi in ogni occasione della vita,negli ambienti tranquilli e famigliari, nei circoli ri-stretti di persone, come in mezzo alle più dense molti-tudini di folle, e provocare i più utili o deleteri movi-menti di opinioni, fino allo scatenarsi dei movimentipiù forti delle folle, le sommosse e le rivoluzioni, tucapisci le ragioni che fanno insistere il Cristo sulle in-tenzioni, e sui pensieri, tanto da dare ad essi più va-lore delle azioni stesse! E in verità l'azione del pen-siero è infinitamente più potente perchè non palese eper questo anche è più difficile difendersi e proteg-gersi dalla sua influenza. Ma per questo appunto è ne-cessaria maggior vigilanza sui propri pensieri.

Io ti dicevo un giorno che nel mondo ultrafisico ocosidetto occulto, tutto è chiaro, perchè è logico. Ionon so se nel mondo fisico esistano casi dove cosìinevitabilmente ad una data causa succede un dato ef-fetto, come in questo mondo dei pensieri emessi ecaptati, con il loro logico effetto; e pensa quale armaformidabile abbia dato la natura all'uomo col pensie-ro! Noi per pensiero siamo abituati a considerare so-prattutto i grandi pensieri, quelli che hanno avuto i

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grandi scienziati o i grandi artisti e che hanno creatole grandi opere del pensiero o le grandi opere d'arte.Bisogna invece considerare che questa realtà dei pen-sieri è sempre presente nella nostra vita quotidiana,per la ragione che è sempre con noi, in ognuno di noi.

Sempre. È così vero questo che nelle prove di con-centrazione e di meditazione necessarie per la profon-da introspezione dell'Io, in quello che l'antica filoso-fia Yoga chiama il far silenzio, una delle difficoltàmaggiori che si incontrano è il non pensare a nulla,cioè far silenzio di pensieri.

E proprio in queste prove i pensieri si affollano allanostra mente con una continuità e diversità sconcer-tante per i neofiti! Questo ha anzi fatto dire agli anti-chi filosofi che non siamo noi a pensare, ma che noisiamo pensati. Ciò trova ragione nel fatto che tuttipossono constatare, che oltre i pensieri che noi cer-chiamo, infiniti altri sorgono nella nostra mente im-provvisi e insospettati e molto spesso lontanissimi dalsoggetto che in quel momento teneva occupata la no-stra mente. Non è quindi logico ritenere che questipensieri ci arrivino dal di fuori?14

14 Il fatto poi constatato dalla moderna fisiologia che l'attivitàintellettuale non produce nessun aumento del metabolismo, o chequesto sia così piccolo da sfuggire alle misure della tecnica, pro-verebbe, al contrario di quanto asserivano trenta o quarant'anni fai materialisti, che il pensiero è veramente qualche cosa di diversodalle attività fisiologiche-fisiochimiche del nostro corpo! Ciò nonconferma che il pensiero si elabora su un altro piano che non è

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grandi scienziati o i grandi artisti e che hanno creatole grandi opere del pensiero o le grandi opere d'arte.Bisogna invece considerare che questa realtà dei pen-sieri è sempre presente nella nostra vita quotidiana,per la ragione che è sempre con noi, in ognuno di noi.

Sempre. È così vero questo che nelle prove di con-centrazione e di meditazione necessarie per la profon-da introspezione dell'Io, in quello che l'antica filoso-fia Yoga chiama il far silenzio, una delle difficoltàmaggiori che si incontrano è il non pensare a nulla,cioè far silenzio di pensieri.

E proprio in queste prove i pensieri si affollano allanostra mente con una continuità e diversità sconcer-tante per i neofiti! Questo ha anzi fatto dire agli anti-chi filosofi che non siamo noi a pensare, ma che noisiamo pensati. Ciò trova ragione nel fatto che tuttipossono constatare, che oltre i pensieri che noi cer-chiamo, infiniti altri sorgono nella nostra mente im-provvisi e insospettati e molto spesso lontanissimi dalsoggetto che in quel momento teneva occupata la no-stra mente. Non è quindi logico ritenere che questipensieri ci arrivino dal di fuori?14

14 Il fatto poi constatato dalla moderna fisiologia che l'attivitàintellettuale non produce nessun aumento del metabolismo, o chequesto sia così piccolo da sfuggire alle misure della tecnica, pro-verebbe, al contrario di quanto asserivano trenta o quarant'anni fai materialisti, che il pensiero è veramente qualche cosa di diversodalle attività fisiologiche-fisiochimiche del nostro corpo! Ciò nonconferma che il pensiero si elabora su un altro piano che non è

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Questi pensieri vengono captati da noi senza chenoi possiamo sapere la loro origine. È ancora una pro-va del formidabile, continuo, assiduo scambio di pen-sieri che avviene da individuo a individuo, sia da vici-no, come da lontano. Al pensiero si attribuisce la ve-locità, limite fisico, la velocità della luce. Ma non èstato ancora possibile misurare la velocità del pensie-ro. Accontentiamoci di attribuire ad esso la velocitàdella luce; nulla vieta di pensare possa essere maggio-re!

Ma non importa sapere questo.Importa invece fare come fa la fisica dell'elettricità,

di cui ignora tante cose, ma pure la usa perfettamentebene ai suoi scopi; importa usare questa formidabileforza che è il pensiero, ad alleviare nei limiti del pos-sibile e con la buona volontà di alleviarle, tutte le pic-cole e le grandi miserie quotidiane di questa nostravita!

quello della materia?

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Questi pensieri vengono captati da noi senza chenoi possiamo sapere la loro origine. È ancora una pro-va del formidabile, continuo, assiduo scambio di pen-sieri che avviene da individuo a individuo, sia da vici-no, come da lontano. Al pensiero si attribuisce la ve-locità, limite fisico, la velocità della luce. Ma non èstato ancora possibile misurare la velocità del pensie-ro. Accontentiamoci di attribuire ad esso la velocitàdella luce; nulla vieta di pensare possa essere maggio-re!

Ma non importa sapere questo.Importa invece fare come fa la fisica dell'elettricità,

di cui ignora tante cose, ma pure la usa perfettamentebene ai suoi scopi; importa usare questa formidabileforza che è il pensiero, ad alleviare nei limiti del pos-sibile e con la buona volontà di alleviarle, tutte le pic-cole e le grandi miserie quotidiane di questa nostravita!

quello della materia?

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CAPITOLO III

Fra le idee di origine antichissima che si perdononella notte dei tempi e che colpiscono per la loro uni-tà concettuale, alcune ne abbiamo studiate, ma nessu-na è più impressionante, per la sua diffusione pressole civiltà più diverse e più lontane nel tempo e nellospazio, della idea e del concetto di Dio uno e trino.Nei più antichi libri sacri, che equivale a dire nei piùantichi libri, troviamo la divinità concepita come tria-de, trimurti, trinità. Questa divinità una e trina che ri-troviamo all'origine del mondo e sua causa, la trovia-mo pure all'origine del linguaggio, della scrittura, del-la logica, della grammatica e della matematica. Si di-rebbe che questa triade divina dopo aver creato ilmondo, abbia dato origine a tutto ciò che doveva farprogredire l'umanità. Una linea ha servito a indicarela prima persona della trimurti o trinità, due linee laseconda, e tre la terza. È facile vedere che dalla diver-sa unione di queste tre linee sono nate tutte le letteredell'alfabeto nelle loro forme originali. La scrittura èformata di tre ordini di caratteri. Il I membro della tri-murti, che significava gli elementi allo stato aerifor-me, si pronunciò come una semplice apertura di boc-ca ed una indeterminata emissione di fiato, cioè conun fiato; da qui la vocale, la base della vocalizzazio-

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CAPITOLO III

Fra le idee di origine antichissima che si perdononella notte dei tempi e che colpiscono per la loro uni-tà concettuale, alcune ne abbiamo studiate, ma nessu-na è più impressionante, per la sua diffusione pressole civiltà più diverse e più lontane nel tempo e nellospazio, della idea e del concetto di Dio uno e trino.Nei più antichi libri sacri, che equivale a dire nei piùantichi libri, troviamo la divinità concepita come tria-de, trimurti, trinità. Questa divinità una e trina che ri-troviamo all'origine del mondo e sua causa, la trovia-mo pure all'origine del linguaggio, della scrittura, del-la logica, della grammatica e della matematica. Si di-rebbe che questa triade divina dopo aver creato ilmondo, abbia dato origine a tutto ciò che doveva farprogredire l'umanità. Una linea ha servito a indicarela prima persona della trimurti o trinità, due linee laseconda, e tre la terza. È facile vedere che dalla diver-sa unione di queste tre linee sono nate tutte le letteredell'alfabeto nelle loro forme originali. La scrittura èformata di tre ordini di caratteri. Il I membro della tri-murti, che significava gli elementi allo stato aerifor-me, si pronunciò come una semplice apertura di boc-ca ed una indeterminata emissione di fiato, cioè conun fiato; da qui la vocale, la base della vocalizzazio-

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ne, non essendovi dapprincipio distinzione netta fra levocali. Dal III o terzo membro della trimurti vennerotutte le consonanti. Il II membro della trimurti, indi-cante il verbo e il principio della luce, affermandol'essere nel primo, congiungendolo al terzo e standocome termine medio, spirito o aspirazione, rimasesenza nome e viene segnato con ' accento o H; qualecongiunzione serve a legare, compiendo il doppio uf-ficio di verbo (È ed eta congiunzione e viene ad indi-care il secondo membro della triade nelle varie formedei trigrammi a cominciare da quello indiano O' eO'M e fra i cristiani ITS, IHΣ, A et ΩI et O cioè I e III(l'O è l'I il primo membro o la prima linea che si è ar-rotolata e chiusa su se stessa). Così la favella e lascrittura trovano l'origine nella concezione stessa del-la triade divina; ben si capisce come Platone la dices-se derivata da Dio, come la scrittura fu detta sacra daErodoto e da Diodoro e come dagli indiani antichi siadetta dêvamâgari cioè scrittura degli Dei. I e O comeper l'alfabeto formò altresì il principio ed il terminedei caratteri numerici.

L'unione delle tre linee formò il Δ triangolo cheserve appunto ad indicare la perfezione dell'essenzadivina una nell'esistenza e trina nell'essenza.

Così Sanconiatone disse che i caratteri sacri dellelettere furono fatti col ritratto degli Dei. La triade di-vina, dopo aver dato origine alla scrittura, passò poinell'ordine della logica.

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ne, non essendovi dapprincipio distinzione netta fra levocali. Dal III o terzo membro della trimurti vennerotutte le consonanti. Il II membro della trimurti, indi-cante il verbo e il principio della luce, affermandol'essere nel primo, congiungendolo al terzo e standocome termine medio, spirito o aspirazione, rimasesenza nome e viene segnato con ' accento o H; qualecongiunzione serve a legare, compiendo il doppio uf-ficio di verbo (È ed eta congiunzione e viene ad indi-care il secondo membro della triade nelle varie formedei trigrammi a cominciare da quello indiano O' eO'M e fra i cristiani ITS, IHΣ, A et ΩI et O cioè I e III(l'O è l'I il primo membro o la prima linea che si è ar-rotolata e chiusa su se stessa). Così la favella e lascrittura trovano l'origine nella concezione stessa del-la triade divina; ben si capisce come Platone la dices-se derivata da Dio, come la scrittura fu detta sacra daErodoto e da Diodoro e come dagli indiani antichi siadetta dêvamâgari cioè scrittura degli Dei. I e O comeper l'alfabeto formò altresì il principio ed il terminedei caratteri numerici.

L'unione delle tre linee formò il Δ triangolo cheserve appunto ad indicare la perfezione dell'essenzadivina una nell'esistenza e trina nell'essenza.

Così Sanconiatone disse che i caratteri sacri dellelettere furono fatti col ritratto degli Dei. La triade di-vina, dopo aver dato origine alla scrittura, passò poinell'ordine della logica.

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Il padre o soggetto contiene in sè ab eterno il verboche è il principio o la sostanza dell'idea della proposi-zione e del discorso e contiene in sè il verbo sin daquando è o si suppone essere il soggetto e sebbenesiano due elementi distinti del discorso, pure si posso-no supporre esistere in I o nel soggetto.

Non si può ammettere l'esistenza del soggetto sen-za ammettere insieme quella del suo essere o verbo;nell'ebraico il verbo resta per questo sottinteso nelsoggetto stesso.

Il padre ed il figlio, cioè soggetto e verbo, furonodapprincipio senza l'attributo, cioè lo spirito santo cheè elemento non necessario in quanto non è che la ma-nifestazione delle proprietà intrinseche del soggettomedesimo. Egualmente nell'ordine del pensiero e del-la logica può esistere il soggetto con a sè intrinseco ilverbo, senza che se ne definisca l'attributo, cioè leproprietà inerenti al soggetto.

Nell'ordine del pensiero, della logica e del discorsoprecede il soggetto, segue il verbo quando non è sot-tinteso nel soggetto e viene in ultimo l'attributo.

Sono tre elementi distinti del discorso, ma si posso-no supporre esistere in uno.

Poichè l'esistenza del soggetto implica necessaria-mente quella del suo essere a quella del suo attributo.

Con il concorso del verbo si possono al soggettocreatore dare tanti attributi quante sono le proprietàad esso inerenti, cioè le modalità della sostanza rap-

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Il padre o soggetto contiene in sè ab eterno il verboche è il principio o la sostanza dell'idea della proposi-zione e del discorso e contiene in sè il verbo sin daquando è o si suppone essere il soggetto e sebbenesiano due elementi distinti del discorso, pure si posso-no supporre esistere in I o nel soggetto.

Non si può ammettere l'esistenza del soggetto sen-za ammettere insieme quella del suo essere o verbo;nell'ebraico il verbo resta per questo sottinteso nelsoggetto stesso.

Il padre ed il figlio, cioè soggetto e verbo, furonodapprincipio senza l'attributo, cioè lo spirito santo cheè elemento non necessario in quanto non è che la ma-nifestazione delle proprietà intrinseche del soggettomedesimo. Egualmente nell'ordine del pensiero e del-la logica può esistere il soggetto con a sè intrinseco ilverbo, senza che se ne definisca l'attributo, cioè leproprietà inerenti al soggetto.

Nell'ordine del pensiero, della logica e del discorsoprecede il soggetto, segue il verbo quando non è sot-tinteso nel soggetto e viene in ultimo l'attributo.

Sono tre elementi distinti del discorso, ma si posso-no supporre esistere in uno.

Poichè l'esistenza del soggetto implica necessaria-mente quella del suo essere a quella del suo attributo.

Con il concorso del verbo si possono al soggettocreatore dare tanti attributi quante sono le proprietàad esso inerenti, cioè le modalità della sostanza rap-

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presentata nella grande opera della creazione dall'infi-nito numero degli esseri.

Nell'ordine logico col concorso del verbo possiamoformare tante proporzioni, quante sono le proprietàinerenti al soggetto di cui non rappresentano che lemodalità.

Nel discorso finalmente si distinguono tre personel'I, Io o la I, il T Tu o la II e il S sè o la III quante equali furono quelle per cui si compì l'opera della crea-zione.

Ma all'inizio furono due, come se ne distinguonodue nell'inizio del Vangelo di S. Giovanni: cioè la I ela II – il verbo – poichè si può considerare la terzacome estrinseca alle due prime, altro non essendo cheil frutto del loro amore, cioè la prima manifestazionedella potenza creatrice. Così nel discorso la I personaparla alla II persona e l'una e l'altra parlano della IIIpersona come estrinseca a loro due. Ecco come mira-bilmente la concezione stessa della divinità è allabase e all'origine del mondo, della scrittura, della lo-gica e della grammatica15.

Lo studio e l'analisi di queste idee che provanoun'unità e quasi un'origine unica di questi concetti eche illumina l'origine dell'uomo di una luce di rivela-zione sui problemi più alti che l'uomo possa porsi,sono contraddetti da quella così detta storia delle reli-gioni o mitologia comparata sorta nel più brutto pe-

15 Vedi SCHEMBARI: «La scienza orientale» (Bocca, Editori).

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presentata nella grande opera della creazione dall'infi-nito numero degli esseri.

Nell'ordine logico col concorso del verbo possiamoformare tante proporzioni, quante sono le proprietàinerenti al soggetto di cui non rappresentano che lemodalità.

Nel discorso finalmente si distinguono tre personel'I, Io o la I, il T Tu o la II e il S sè o la III quante equali furono quelle per cui si compì l'opera della crea-zione.

Ma all'inizio furono due, come se ne distinguonodue nell'inizio del Vangelo di S. Giovanni: cioè la I ela II – il verbo – poichè si può considerare la terzacome estrinseca alle due prime, altro non essendo cheil frutto del loro amore, cioè la prima manifestazionedella potenza creatrice. Così nel discorso la I personaparla alla II persona e l'una e l'altra parlano della IIIpersona come estrinseca a loro due. Ecco come mira-bilmente la concezione stessa della divinità è allabase e all'origine del mondo, della scrittura, della lo-gica e della grammatica15.

Lo studio e l'analisi di queste idee che provanoun'unità e quasi un'origine unica di questi concetti eche illumina l'origine dell'uomo di una luce di rivela-zione sui problemi più alti che l'uomo possa porsi,sono contraddetti da quella così detta storia delle reli-gioni o mitologia comparata sorta nel più brutto pe-

15 Vedi SCHEMBARI: «La scienza orientale» (Bocca, Editori).

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riodo che abbia attraversato la storia del pensieroumano, quello materialista. Per fortuna, e non potevaessere diversamente, questo periodo è durato, esclu-dendone gli echi e le imitazioni, una generazione. Hadurato cioè quanto l'individualità materiale di quegliuomini che questa concezione materialista avevano;quanto il loro corpo. Ma se la concezione totalitariamaterialista ha durato una generazione, ha lasciato di-sgraziatamente influenze ritardatarie e degli addentel-lati travestiti, degli inquinamenti in vari campi delpensiero, che non sono ancora del tutto purificati e di-sinfettati! Così si deve forse alla storia materialisticadelle relazioni, alla mitologia comparata, se non si èdato tutta l'importanza e non se ne sono tratti tutti gliinsegnamenti che comportano queste idee unitarie eoriginarie sulla concezione di Dio, che sono anchel'origine di tutti gli strumenti del pensiero e del pro-gresso umano.

Come si può spiegare questa unità?Premettiamo che l'umanità ha progredito in grazia

dei grandi pensatori, dei geni, dei filosofi e degliscienziati che si elevano sulla massa non solo degliuomini comuni, ma anche sulla massa di quell'aureamediocrità che dei grandi geni è per così dire la sco-laresca, e che compie la funzione di divulgare e didiffondere le grandi idee, le luminose intuizioni deigeni.

Se noi dovessimo immaginare il progressodell'umanità basato, come hanno fatto gli evoluzioni-

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riodo che abbia attraversato la storia del pensieroumano, quello materialista. Per fortuna, e non potevaessere diversamente, questo periodo è durato, esclu-dendone gli echi e le imitazioni, una generazione. Hadurato cioè quanto l'individualità materiale di quegliuomini che questa concezione materialista avevano;quanto il loro corpo. Ma se la concezione totalitariamaterialista ha durato una generazione, ha lasciato di-sgraziatamente influenze ritardatarie e degli addentel-lati travestiti, degli inquinamenti in vari campi delpensiero, che non sono ancora del tutto purificati e di-sinfettati! Così si deve forse alla storia materialisticadelle relazioni, alla mitologia comparata, se non si èdato tutta l'importanza e non se ne sono tratti tutti gliinsegnamenti che comportano queste idee unitarie eoriginarie sulla concezione di Dio, che sono anchel'origine di tutti gli strumenti del pensiero e del pro-gresso umano.

Come si può spiegare questa unità?Premettiamo che l'umanità ha progredito in grazia

dei grandi pensatori, dei geni, dei filosofi e degliscienziati che si elevano sulla massa non solo degliuomini comuni, ma anche sulla massa di quell'aureamediocrità che dei grandi geni è per così dire la sco-laresca, e che compie la funzione di divulgare e didiffondere le grandi idee, le luminose intuizioni deigeni.

Se noi dovessimo immaginare il progressodell'umanità basato, come hanno fatto gli evoluzioni-

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sti positivisti o materialisti, sulla psicologia dei variselvaggi, che sono evidentemente i rifiuti degenerati-vi delle grandi razze originarie, o far la storia delle re-ligioni dalle varie idolatrie, i vari totem o feticci, otabù, quali si riscontrano egualmente nei vari popoliselvaggi, non si riuscirà a fare, come hanno fatto que-ste presunte scienze, che una elencazione di assurditàincongruenti, senza alcun nesso fra loro, come posso-no essere i prodotti di questi rifiuti degenerativi chesono i selvaggi attuali. Come è possibile voler fare lastoria dell'umanità, che è la storia del progressodell'umanità dato dalle grandi idee dei prodotti infe-riori e degenerativi?

Sarebbe come voler studiare le possibilitàdell'intelligenza e del pensiero umano, visitando econfrontando le idee di un reparto di idioti o di defi-cienti in un manicomio. E questo è stato fatto e sisono chiamate scienze positive e sperimentali!

Ma ritorniamo all'unità di queste grandi idee e alcome si possono spiegare.

Abbiamo già visto che anticamente gli scienziati,allora erano i filosofi, in mancanza di dati sperimen-tali, usavano e si affidavano a quella meravigliosa fa-coltà dell'uomo che è l'intuizione. Ora l'intuizione èuna facoltà che è appunto meravigliosa in quanto arri-va alla conoscenza della verità senza il processo in-duttivo o deduttivo del raziocinio.

C'è da meravigliarsi se le intuizioni che hanno avu-to nei vari tempi i grandi uomini, e in questo caso era-

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sti positivisti o materialisti, sulla psicologia dei variselvaggi, che sono evidentemente i rifiuti degenerati-vi delle grandi razze originarie, o far la storia delle re-ligioni dalle varie idolatrie, i vari totem o feticci, otabù, quali si riscontrano egualmente nei vari popoliselvaggi, non si riuscirà a fare, come hanno fatto que-ste presunte scienze, che una elencazione di assurditàincongruenti, senza alcun nesso fra loro, come posso-no essere i prodotti di questi rifiuti degenerativi chesono i selvaggi attuali. Come è possibile voler fare lastoria dell'umanità, che è la storia del progressodell'umanità dato dalle grandi idee dei prodotti infe-riori e degenerativi?

Sarebbe come voler studiare le possibilitàdell'intelligenza e del pensiero umano, visitando econfrontando le idee di un reparto di idioti o di defi-cienti in un manicomio. E questo è stato fatto e sisono chiamate scienze positive e sperimentali!

Ma ritorniamo all'unità di queste grandi idee e alcome si possono spiegare.

Abbiamo già visto che anticamente gli scienziati,allora erano i filosofi, in mancanza di dati sperimen-tali, usavano e si affidavano a quella meravigliosa fa-coltà dell'uomo che è l'intuizione. Ora l'intuizione èuna facoltà che è appunto meravigliosa in quanto arri-va alla conoscenza della verità senza il processo in-duttivo o deduttivo del raziocinio.

C'è da meravigliarsi se le intuizioni che hanno avu-to nei vari tempi i grandi uomini, e in questo caso era-

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no i grandi fondatori delle religioni, siano sostanzial-mente identiche, poichè arrivano alla verità? La veritànon può essere che una.

Ma se la verità iniziale concettuale delle religioni èunica, lo sviluppo che le religioni hanno avuto attra-verso i tempi è stato tale che riesce perfino difficile,se si considerano così come sono ora alcune, trovarneil concetto base, la verità iniziale.

Tutte le religioni sono diventate ritualistiche e ilrito ha preso il sopravvento sulla concettualità. Taloraper rendere comprensibili alla massa dei concetti,che, per la loro astrazione, non possono essere com-presi da essa, si sono dovuti materializzare con sim-boli ed immagini, che hanno finito per sostituire com-pletamente il concetto originario; talora la ritualisticaper la sua ripetizione meccanica e materiale si è cosìirrigidita nella sua complicazione, che si è dovutospiegare questa ritualistica e non più i concetti daiquali è partita e che dovrebbe rappresentare. Ma ilfatto più grave e più generale è di aver trasportato nelmondo della materia concetti ed idee unicamente spi-rituali.

Così, per esempio, abbiamo visto che la terza per-sona della trimurti nella originaria concezione dellareligione bramina indù, è Siva che rappresenta l'Amo-re. Inutile dire che questa concezione è spirituale, inquanto l'amore è all'inizio della generazione ed èall'origine della vita. Ebbene a che cosa si è arrivati inIndia? A questo: il simbolo di Siva è il fallo e le sa-

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no i grandi fondatori delle religioni, siano sostanzial-mente identiche, poichè arrivano alla verità? La veritànon può essere che una.

Ma se la verità iniziale concettuale delle religioni èunica, lo sviluppo che le religioni hanno avuto attra-verso i tempi è stato tale che riesce perfino difficile,se si considerano così come sono ora alcune, trovarneil concetto base, la verità iniziale.

Tutte le religioni sono diventate ritualistiche e ilrito ha preso il sopravvento sulla concettualità. Taloraper rendere comprensibili alla massa dei concetti,che, per la loro astrazione, non possono essere com-presi da essa, si sono dovuti materializzare con sim-boli ed immagini, che hanno finito per sostituire com-pletamente il concetto originario; talora la ritualisticaper la sua ripetizione meccanica e materiale si è cosìirrigidita nella sua complicazione, che si è dovutospiegare questa ritualistica e non più i concetti daiquali è partita e che dovrebbe rappresentare. Ma ilfatto più grave e più generale è di aver trasportato nelmondo della materia concetti ed idee unicamente spi-rituali.

Così, per esempio, abbiamo visto che la terza per-sona della trimurti nella originaria concezione dellareligione bramina indù, è Siva che rappresenta l'Amo-re. Inutile dire che questa concezione è spirituale, inquanto l'amore è all'inizio della generazione ed èall'origine della vita. Ebbene a che cosa si è arrivati inIndia? A questo: il simbolo di Siva è il fallo e le sa-

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cerdotesse di Siva nei nàuch locali limitrofi e comu-nicanti con i templi, accolgono di notte uomini per ritiche, sia pure attraverso lentezze e raffinatezze orien-tali di musiche, profumi e danze, sono vere orgieoscene, connubi carnali. A questo punto è arrivata lamaterializzazione attraverso il rito di una delle piùalte e più astrattamente pure e superiori religioni chesiano mai apparse nel mondo!

Si sarebbe tentati di dedurre che il concetto religio-so non può, senza degenerare, diventare rito, non può,senza degenerare, scendere alle masse, mentre i sa-cerdoti di tutte le religioni, nessuna esclusa, tendono adiventare i propagatori e i divulgatori, molto spessocon un settarismo feroce e ristretto, della loro religio-ne, del loro credo contro il credo e la religione dei sa-cerdoti delle altre religioni.

Questo settarismo, questa divulgazione, questa dif-fusione è fatta sempre non per una superiore conce-zione di divulgare la spiritualità insita nel concetto re-ligioso, ma unicamente i modi particolari, i nomi(molte volte non è che questione di nomi diversi nellediverse religioni) i riti particolari di una data conce-zione religiosa. E che fanatismo, che ferocia si è arri-vati a manifestare in questa propaganda! la storia del-le lotte di religione sta a dimostrarlo. Questo settari-smo meschino, ristretto e feroce, la ritualistica, che hadelle religioni esplicato la lettera e non lo spirito, han-no portato le religioni, tutte le religioni molto lontanedalla spiritualità che troviamo all'origine, e che ne è

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cerdotesse di Siva nei nàuch locali limitrofi e comu-nicanti con i templi, accolgono di notte uomini per ritiche, sia pure attraverso lentezze e raffinatezze orien-tali di musiche, profumi e danze, sono vere orgieoscene, connubi carnali. A questo punto è arrivata lamaterializzazione attraverso il rito di una delle piùalte e più astrattamente pure e superiori religioni chesiano mai apparse nel mondo!

Si sarebbe tentati di dedurre che il concetto religio-so non può, senza degenerare, diventare rito, non può,senza degenerare, scendere alle masse, mentre i sa-cerdoti di tutte le religioni, nessuna esclusa, tendono adiventare i propagatori e i divulgatori, molto spessocon un settarismo feroce e ristretto, della loro religio-ne, del loro credo contro il credo e la religione dei sa-cerdoti delle altre religioni.

Questo settarismo, questa divulgazione, questa dif-fusione è fatta sempre non per una superiore conce-zione di divulgare la spiritualità insita nel concetto re-ligioso, ma unicamente i modi particolari, i nomi(molte volte non è che questione di nomi diversi nellediverse religioni) i riti particolari di una data conce-zione religiosa. E che fanatismo, che ferocia si è arri-vati a manifestare in questa propaganda! la storia del-le lotte di religione sta a dimostrarlo. Questo settari-smo meschino, ristretto e feroce, la ritualistica, che hadelle religioni esplicato la lettera e non lo spirito, han-no portato le religioni, tutte le religioni molto lontanedalla spiritualità che troviamo all'origine, e che ne è

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l'essenza, e le hanno ridotte una cosa così miseranda,che si deve alla potenza straordinaria della concezio-ne di Dio, al bisogno innato di elevarsi fino a Lui e alfascino infinito di questa idea se le religioni sussisto-no ancora.

I preti delle religioni sono come i cattivi e mediocriartisti; gli artisti mestieranti o commercianti nell'arte.Nella religione, fra i preti, succede precisamente lastessa cosa: «Molti i chiamati, pochi gli eletti».

Come nell'arte non contano che i grandi artisti, glieletti dell'arte, così nella religione non contano che igrandi mistici: i santi, gli eletti! Ma la potenza dellavocazione, lo sforzo costante che dura tutta la vita, ilsacrificio senza rammarico, i dolori senza lamenti,l'elevazione costante per superare la materia e per ar-rivare alla vera e reale elevazione fino allo Spirito,fino a Dio, all'unificarsi con Lui, tutto ciò è di pochi.Ma quale meraviglioso premio a chi raggiunge questevette! I mistici e i santi li troviamo in tutte le religionie vediamo che i sacrifici, le rinuncie, le penitenze perarrivare all'elevazione e unificazione con Dio sonouguali per tutte le religioni, uguali per tutti i tempi,uguali per tutti i paesi.

Si possono riassumere in uno sforzo unico: vincerela materia, soggiogarla, superarla per arrivare allapredominanza completa dell'Io superiore, dell'Io spi-rituale che è nell'uomo e che è la scintilla divina chelo unisce a Dio.

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l'essenza, e le hanno ridotte una cosa così miseranda,che si deve alla potenza straordinaria della concezio-ne di Dio, al bisogno innato di elevarsi fino a Lui e alfascino infinito di questa idea se le religioni sussisto-no ancora.

I preti delle religioni sono come i cattivi e mediocriartisti; gli artisti mestieranti o commercianti nell'arte.Nella religione, fra i preti, succede precisamente lastessa cosa: «Molti i chiamati, pochi gli eletti».

Come nell'arte non contano che i grandi artisti, glieletti dell'arte, così nella religione non contano che igrandi mistici: i santi, gli eletti! Ma la potenza dellavocazione, lo sforzo costante che dura tutta la vita, ilsacrificio senza rammarico, i dolori senza lamenti,l'elevazione costante per superare la materia e per ar-rivare alla vera e reale elevazione fino allo Spirito,fino a Dio, all'unificarsi con Lui, tutto ciò è di pochi.Ma quale meraviglioso premio a chi raggiunge questevette! I mistici e i santi li troviamo in tutte le religionie vediamo che i sacrifici, le rinuncie, le penitenze perarrivare all'elevazione e unificazione con Dio sonouguali per tutte le religioni, uguali per tutti i tempi,uguali per tutti i paesi.

Si possono riassumere in uno sforzo unico: vincerela materia, soggiogarla, superarla per arrivare allapredominanza completa dell'Io superiore, dell'Io spi-rituale che è nell'uomo e che è la scintilla divina chelo unisce a Dio.

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È commovente nella vita di questi mistici la lottacontinua che devono combattere contro le tentazioni– che non sono altro, anche se personificate nel Mali-gno – nel tentatore – nel Demonio – che i richiamiviolenti del corpo, della materia per essere soddisfattanella sua sensualità genetica o in quella della gola oin quella delle comodità fisiche. Queste sono certo lepiù violente. Poi seguono le tentazioni, diremo così,d'ordine morale: quelle per vincere la personalità,l'individualità, la superbia, l'invidia, l'ira.

Meta da raggiungere: l'obbedienza, l'umiltà; ma so-prattutto la purificazione.

Sulla purificazione è interessante notare il concettoche se ne ha nella filosofia Yoga Samkhya e Vedantache mirano ad una liberazione ascetica, e anche nelloyoga tantrico che vuole arrivare alla potenza spiritua-le attraverso le potenze del corpo e che non mira allaliberazione ascetica, cioè contemplativa, ma ad unaliberazione che sia nel tempo stesso possesso e domi-nio anche delle realtà materiali. Tutte queste scuolepongono come condizione indispensabile alle prati-che per raggiungere una potenza, che è in fondo quel-la di fare il cosidetto miracolo (tale per chi ignora lapotenza occulta che è ancora una legge di natura,quindi nessuna legge viene violata nel miracolo) pon-gono, dico, come condizione indispensabile la purifi-cazione, che è concepita come un tale dominio sullamateria da non averne più bisogno, in quanto per la

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È commovente nella vita di questi mistici la lottacontinua che devono combattere contro le tentazioni– che non sono altro, anche se personificate nel Mali-gno – nel tentatore – nel Demonio – che i richiamiviolenti del corpo, della materia per essere soddisfattanella sua sensualità genetica o in quella della gola oin quella delle comodità fisiche. Queste sono certo lepiù violente. Poi seguono le tentazioni, diremo così,d'ordine morale: quelle per vincere la personalità,l'individualità, la superbia, l'invidia, l'ira.

Meta da raggiungere: l'obbedienza, l'umiltà; ma so-prattutto la purificazione.

Sulla purificazione è interessante notare il concettoche se ne ha nella filosofia Yoga Samkhya e Vedantache mirano ad una liberazione ascetica, e anche nelloyoga tantrico che vuole arrivare alla potenza spiritua-le attraverso le potenze del corpo e che non mira allaliberazione ascetica, cioè contemplativa, ma ad unaliberazione che sia nel tempo stesso possesso e domi-nio anche delle realtà materiali. Tutte queste scuolepongono come condizione indispensabile alle prati-che per raggiungere una potenza, che è in fondo quel-la di fare il cosidetto miracolo (tale per chi ignora lapotenza occulta che è ancora una legge di natura,quindi nessuna legge viene violata nel miracolo) pon-gono, dico, come condizione indispensabile la purifi-cazione, che è concepita come un tale dominio sullamateria da non averne più bisogno, in quanto per la

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potenza in sè nell'assoluto, aver bisogno di altro èimpurità.

A questa concezione della purezza come necessitàper la potenza spirituale assoluta, sia questa concepitain se stessa come per lo yoga tantrico, sia per lo yogaSamkhya o Vedanta per la liberazione ascetica, cioèper la elevazione e l'unificazione dell'Io in Dio, arri-vano con una finalità eguale a queste ultime duescuole yoghiche i mistici di tutte le religioni. Purifica-zione è alla base di tutte le elevazioni allo spirito; pu-rificazione comprende non solo la purezza sensuale,ma la liberazione altresì da tutti gli altri desideri, la li-berazione cioè dall'aver bisogno di qualsiasi altro es-sere, cosa o entità il cui contatto renda impuro, cioènon unico e solo, lo spirito.

Raggiunta questa purificazione assoluta, che equi-vale ad un potenziamento assoluto dello Spirito sullamateria, si capisce come i mistici possano fare i mira-coli, e si capisce anche la saggezza della Chiesa Ro-mana che per la santificazione richiede una severa do-cumentazione dei miracoli fatti da chi è proposto perla santificazione. Non ci può essere migliore provache uno è un puro, un santo, che l'aver compiuto ilmiracolo. Il miracolo per il mistico, per il santo èl'espressione della sua santità, della sua purezza,come lo è l'opera d'arte che raggiunge la spiritualitàper il grande artista. Ed è egualmente raro il miracolonel numero grande dei mistici, come è egualmenteraro il capolavoro nel numero grande degli artisti.

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potenza in sè nell'assoluto, aver bisogno di altro èimpurità.

A questa concezione della purezza come necessitàper la potenza spirituale assoluta, sia questa concepitain se stessa come per lo yoga tantrico, sia per lo yogaSamkhya o Vedanta per la liberazione ascetica, cioèper la elevazione e l'unificazione dell'Io in Dio, arri-vano con una finalità eguale a queste ultime duescuole yoghiche i mistici di tutte le religioni. Purifica-zione è alla base di tutte le elevazioni allo spirito; pu-rificazione comprende non solo la purezza sensuale,ma la liberazione altresì da tutti gli altri desideri, la li-berazione cioè dall'aver bisogno di qualsiasi altro es-sere, cosa o entità il cui contatto renda impuro, cioènon unico e solo, lo spirito.

Raggiunta questa purificazione assoluta, che equi-vale ad un potenziamento assoluto dello Spirito sullamateria, si capisce come i mistici possano fare i mira-coli, e si capisce anche la saggezza della Chiesa Ro-mana che per la santificazione richiede una severa do-cumentazione dei miracoli fatti da chi è proposto perla santificazione. Non ci può essere migliore provache uno è un puro, un santo, che l'aver compiuto ilmiracolo. Il miracolo per il mistico, per il santo èl'espressione della sua santità, della sua purezza,come lo è l'opera d'arte che raggiunge la spiritualitàper il grande artista. Ed è egualmente raro il miracolonel numero grande dei mistici, come è egualmenteraro il capolavoro nel numero grande degli artisti.

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Questa legge universale che presuppone condizioniegualmente difficili per raggiungere lo Spirito, qua-lunque sia la strada che vien presa per questa meta,qualunque sia l'espressione che questi modi o stradediverse comportano, è una prova della giustizia cheregola il mondo, non solo, ma della formidabile unitàche esiste oltre la materia nello Spirito puro, poichèquesto è Dio.

E come i santi sono i grandi geni, i grandi artistidella religione, si può egualmente dire che i geni igrandi geni dell'arte ne sono i santi.

Il Bene e il Bello si fondono nell'assoluto Vero cheè Dio.

* * *

Abbiamo visto che l'anima pura, attratta dal deside-rio di conoscere, si incarna e prende corpo materiale.

Per una ammirabile logica l'anima per ritornare allapurezza deve liberarsi dal desiderio, ed è questo ilprocesso che realizzano i mistici per unificarsi a Dio,in quello che ben si può dire un ritorno a Dio, un ri-torno alle origini divine dell'anima.

* * *

Ci fu anni fa una scienza, e forse esiste ancora, chenei mistici, come S. Francesco, Santa Caterina, SantaTeresa, ha voluto riconoscere casi patologici, grandi

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Questa legge universale che presuppone condizioniegualmente difficili per raggiungere lo Spirito, qua-lunque sia la strada che vien presa per questa meta,qualunque sia l'espressione che questi modi o stradediverse comportano, è una prova della giustizia cheregola il mondo, non solo, ma della formidabile unitàche esiste oltre la materia nello Spirito puro, poichèquesto è Dio.

E come i santi sono i grandi geni, i grandi artistidella religione, si può egualmente dire che i geni igrandi geni dell'arte ne sono i santi.

Il Bene e il Bello si fondono nell'assoluto Vero cheè Dio.

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Abbiamo visto che l'anima pura, attratta dal deside-rio di conoscere, si incarna e prende corpo materiale.

Per una ammirabile logica l'anima per ritornare allapurezza deve liberarsi dal desiderio, ed è questo ilprocesso che realizzano i mistici per unificarsi a Dio,in quello che ben si può dire un ritorno a Dio, un ri-torno alle origini divine dell'anima.

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Ci fu anni fa una scienza, e forse esiste ancora, chenei mistici, come S. Francesco, Santa Caterina, SantaTeresa, ha voluto riconoscere casi patologici, grandi

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nevropatici, epilettici, isterici. Così appaiono, dicevaquesta scienza, dalla sintomatologia dei loro corpi.Questa scienza guardava e studiava allo stesso mododi un chimico che volesse studiare o studiasse ed ana-lizzasse quella ignobile pasta che resta dopo che daun apparecchio di distillazione si è estratta l'essenzadi rose o l'essenza di fiori d'arancio o neroli. Quel pal-tone è materia da gettare nel letamaio, e ciò che restadopo che se ne è estratto lo squisito olio di rose ol'inebbriante neroli. In quel rifiuto più nulla di buonosi può trovare.

Lasciamo dunque questa scienza ad analizzare i ri-fiuti: il profumo, l'essenza, lo spirito non sono più lì.

Questo rimasuglio, questo scarto, questa patologiapuò benissimo essere il corpo di S. Francesco, il cor-po di Santa Caterina, il corpo di Santa Teresa. Diver-titi ad analizzare e studiare questo rifiuto! Ma lo spiri-to, l'essenza, il profumo non sono più nel campo delletue diagnosi e delle tue analisi.

Il loro spirito si è allontanato da quello che analiz-zi! È precisamente quello che volevano fare! Allonta-narsi dalla materia!

Gran meraviglia! ci volevano proprio gli occhialidi una scienza miope per vedere che quella è materiadi scarto! Sfrega pure i tuoi occhiali su quel rifiuto.Non ci ritroverai certo l'essenza, l'anima, lo spirito! Inquel tempo, per certa scienza, tutti i più grandi rap-presentanti dell'umanità, i geni più sublimi, più eccel-

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nevropatici, epilettici, isterici. Così appaiono, dicevaquesta scienza, dalla sintomatologia dei loro corpi.Questa scienza guardava e studiava allo stesso mododi un chimico che volesse studiare o studiasse ed ana-lizzasse quella ignobile pasta che resta dopo che daun apparecchio di distillazione si è estratta l'essenzadi rose o l'essenza di fiori d'arancio o neroli. Quel pal-tone è materia da gettare nel letamaio, e ciò che restadopo che se ne è estratto lo squisito olio di rose ol'inebbriante neroli. In quel rifiuto più nulla di buonosi può trovare.

Lasciamo dunque questa scienza ad analizzare i ri-fiuti: il profumo, l'essenza, lo spirito non sono più lì.

Questo rimasuglio, questo scarto, questa patologiapuò benissimo essere il corpo di S. Francesco, il cor-po di Santa Caterina, il corpo di Santa Teresa. Diver-titi ad analizzare e studiare questo rifiuto! Ma lo spiri-to, l'essenza, il profumo non sono più nel campo delletue diagnosi e delle tue analisi.

Il loro spirito si è allontanato da quello che analiz-zi! È precisamente quello che volevano fare! Allonta-narsi dalla materia!

Gran meraviglia! ci volevano proprio gli occhialidi una scienza miope per vedere che quella è materiadi scarto! Sfrega pure i tuoi occhiali su quel rifiuto.Non ci ritroverai certo l'essenza, l'anima, lo spirito! Inquel tempo, per certa scienza, tutti i più grandi rap-presentanti dell'umanità, i geni più sublimi, più eccel-

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si nell'arte, nel pensiero, nella guerra, nella misticaerano dei casi patologici, dei degenerati, dei pazzi!

Proprio quegli uomini che sono i più perfetti rap-presentanti delle capacità umane, quelli cioè che sonola dimostrazione vivente dell'origine divinadell'uomo, e nei quali la scintilla divina dello spirito èpiù luminosa, più attiva, più feconda di intuizioni, di-vinazioni, slanci e voli oltre la materia; quei grandi acui dobbiamo in tutti i tempi e in tutti i luoghi sel'uomo non è ancora un selvaggio che vive nelle ca-verne e lavora con le selci!

* * *

Cinque o sei secoli avanti Cristo, nell'India anticadove il Bramanesimo era predominante come religio-ne e dove lo sviluppo e la capacità della logica e delragionamento astratto avevano raggiunto un'altezzache forse non è mai stata superata, troviamo innestar-si sui libri Veda, che si ritenevano di origine divina,diversi sistemi di filosofia, nei quali però concetti co-muni a tutti, che si possono ritenere fondamentali an-che per il Bramanesimo stesso, sono:

L'ineluttabilità della legge di causa ed effetto con-cepita non solo per il mondo fisico, ma anche per ilmondo morale, sotto il nome di legge del Karma, de-termina la vita attuale, con i suoi mali ed i suoi dolori,come conseguenza fatale, come effetto delle nostreazioni compiute.

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si nell'arte, nel pensiero, nella guerra, nella misticaerano dei casi patologici, dei degenerati, dei pazzi!

Proprio quegli uomini che sono i più perfetti rap-presentanti delle capacità umane, quelli cioè che sonola dimostrazione vivente dell'origine divinadell'uomo, e nei quali la scintilla divina dello spirito èpiù luminosa, più attiva, più feconda di intuizioni, di-vinazioni, slanci e voli oltre la materia; quei grandi acui dobbiamo in tutti i tempi e in tutti i luoghi sel'uomo non è ancora un selvaggio che vive nelle ca-verne e lavora con le selci!

* * *

Cinque o sei secoli avanti Cristo, nell'India anticadove il Bramanesimo era predominante come religio-ne e dove lo sviluppo e la capacità della logica e delragionamento astratto avevano raggiunto un'altezzache forse non è mai stata superata, troviamo innestar-si sui libri Veda, che si ritenevano di origine divina,diversi sistemi di filosofia, nei quali però concetti co-muni a tutti, che si possono ritenere fondamentali an-che per il Bramanesimo stesso, sono:

L'ineluttabilità della legge di causa ed effetto con-cepita non solo per il mondo fisico, ma anche per ilmondo morale, sotto il nome di legge del Karma, de-termina la vita attuale, con i suoi mali ed i suoi dolori,come conseguenza fatale, come effetto delle nostreazioni compiute.

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La vita ci porta fatalmente in una sequela di mali edi dolori inevitabili, fino a quando sia raggiunto ilNirvana; che è la beatitudine totale e la liberazionedei mali della vita.

Ma il Bramanesimo aveva degenerato in una quan-tità di riti, sacrifici e cerimonie. Questo ha prodotto lacomparsa di molti maestri, eremiti e asceti, pensatorie filosofi che pretendevano di aver trovato, ognunoper proprio conto, il metodo o la via della salvezza,della liberazione dal male, del Nirvana. Essi venivanochiamati Budda.

Fra i Budda che apparvero in quei tempi, colui chedoveva avere la più grande influenza che si è conser-vata fino ad ora (il buddismo è attualmente la più dif-fusa religione contando più di 470 milioni di aderen-ti)16 fu Gautama Siddhartha. La sua religione puòconsiderarsi come una riforma del Bramanesimo euna derivazione della filosofia Samkya.

Ma come altre religioni, anche la Buddista è com-pletamente degenerata dagli insegnamenti originari.Così si può dire che il buddismo ha contribuito a de-terminare un'attitudine passiva nella vita. Budda inve-ce aveva insegnato ad essere energici ed instancabili!Budda aveva combattuto l'ascetismo e dichiarato chel'eremita e il laico sono uguali purchè si liberinodall'illusione del sè; ed invece la ricerca della libera-zione continuò ad essere capita come una fuga dalla

16 La cifra va aggiornata.

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La vita ci porta fatalmente in una sequela di mali edi dolori inevitabili, fino a quando sia raggiunto ilNirvana; che è la beatitudine totale e la liberazionedei mali della vita.

Ma il Bramanesimo aveva degenerato in una quan-tità di riti, sacrifici e cerimonie. Questo ha prodotto lacomparsa di molti maestri, eremiti e asceti, pensatorie filosofi che pretendevano di aver trovato, ognunoper proprio conto, il metodo o la via della salvezza,della liberazione dal male, del Nirvana. Essi venivanochiamati Budda.

Fra i Budda che apparvero in quei tempi, colui chedoveva avere la più grande influenza che si è conser-vata fino ad ora (il buddismo è attualmente la più dif-fusa religione contando più di 470 milioni di aderen-ti)16 fu Gautama Siddhartha. La sua religione puòconsiderarsi come una riforma del Bramanesimo euna derivazione della filosofia Samkya.

Ma come altre religioni, anche la Buddista è com-pletamente degenerata dagli insegnamenti originari.Così si può dire che il buddismo ha contribuito a de-terminare un'attitudine passiva nella vita. Budda inve-ce aveva insegnato ad essere energici ed instancabili!Budda aveva combattuto l'ascetismo e dichiarato chel'eremita e il laico sono uguali purchè si liberinodall'illusione del sè; ed invece la ricerca della libera-zione continuò ad essere capita come una fuga dalla

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vita allo stesso modo degli antichi filosofi yoghi.Budda aveva insegnato la compassione, la carità el'amore verso tutte le creature, cioè il rendersi utililottando e progredendo; si considerò invece la beati-tudine di Budda, e venne concepita come uno sbaraz-zarsi dalle lotte materiali un astrarsi dalla vita. Moltipunti di contatto esistono tra gli insegnamenti di Bud-da e quelli del Cristianesimo. Ma la profondità meta-fisica di Budda è troppo difficile per le masse.

Il Cristianesimo è meno filosofico del Buddismoed è negli insegnamenti reali di Cristo di una mirabilesemplicità. Tutto quello che esiste nel cristianesimodi complicato e di filosofico, sulla unità e trinità diDio, sulla natura dell'anima e sulla resurrezione dellacarne è opera posteriore della Chiesa. Così nel Vange-lo di S. Giovanni (III) si parla in modo inequivocabiledi rinascita e Cristo ha detto: «Giovanni Battista eraElia», e alla teoria della reincarnazione nei primi se-coli del Cristianesimo molti padri della Chiesa crede-vano.

Così si credeva Origene, così S. Gerolamo che inuna lettera ad Avito dice: «Se noi esaminiamo il casodi Esaù, vediamo che egli fu condannato a causa deisuoi peccati di una cattiva vita precedente». Questadottrina venne proscritta come eresia nell'anno 533nel secondo concilio di Costantinopoli.

Ma per ritornare a Budda mi pare che il più profon-do dei suoi insegnamenti sia che il dolore è dato nellavita, più che dalle passioni in se stesse, dalla brama

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vita allo stesso modo degli antichi filosofi yoghi.Budda aveva insegnato la compassione, la carità el'amore verso tutte le creature, cioè il rendersi utililottando e progredendo; si considerò invece la beati-tudine di Budda, e venne concepita come uno sbaraz-zarsi dalle lotte materiali un astrarsi dalla vita. Moltipunti di contatto esistono tra gli insegnamenti di Bud-da e quelli del Cristianesimo. Ma la profondità meta-fisica di Budda è troppo difficile per le masse.

Il Cristianesimo è meno filosofico del Buddismoed è negli insegnamenti reali di Cristo di una mirabilesemplicità. Tutto quello che esiste nel cristianesimodi complicato e di filosofico, sulla unità e trinità diDio, sulla natura dell'anima e sulla resurrezione dellacarne è opera posteriore della Chiesa. Così nel Vange-lo di S. Giovanni (III) si parla in modo inequivocabiledi rinascita e Cristo ha detto: «Giovanni Battista eraElia», e alla teoria della reincarnazione nei primi se-coli del Cristianesimo molti padri della Chiesa crede-vano.

Così si credeva Origene, così S. Gerolamo che inuna lettera ad Avito dice: «Se noi esaminiamo il casodi Esaù, vediamo che egli fu condannato a causa deisuoi peccati di una cattiva vita precedente». Questadottrina venne proscritta come eresia nell'anno 533nel secondo concilio di Costantinopoli.

Ma per ritornare a Budda mi pare che il più profon-do dei suoi insegnamenti sia che il dolore è dato nellavita, più che dalle passioni in se stesse, dalla brama

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che le accompagna. Così la sofferenza non è datadall'astinenza, ma dalla bramosia dell'atto sessuale;non dalla povertà, ma dalla bramosia della ricchezza;non dalla umiltà, ma dalla bramosia della grandezza.Questa sottile distinzione che è profondamente verami pare possa portare ad una conclusione morale del-la più grande importanza. Come è indubitato che lospirito modella i desideri e li può portare al parossi-smo o all'indifferenza, se l'educazione morale del ca-rattere portasse alla creazione nel pensiero di forti ar-chetipi di non desiderio e di non brama, si arriverebbea diminuire la maggior parte delle infelicità degli uo-mini.

Una sottile osservazione psicologica è fatta daBudda per diminuire la potenza del desiderio: la suaincostanza. Egli dice: «L'umanità non ha desideri du-revoli. Essi non sono permanenti in coloro che liesperimentano: liberatevi dunque da ciò che non puòdurare!»

MANI. – Mi pare che questo sia esattamente il contrariodi quanto si fa nella educazione occidentale dei gio-vani.

PIRRO. – Indubbiamente è agli antipodi!MANI. – Ma non credi che la creazione di questi archeti-

pi, cioè la creazione del carattere dell'individuo, dellemete e degli ideali da raggiungere, potrebbe portarealla indifferenza per la lotta e quindi a quella passivitàche si imputa all'influenza del Buddismo nell'estremoOriente?

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che le accompagna. Così la sofferenza non è datadall'astinenza, ma dalla bramosia dell'atto sessuale;non dalla povertà, ma dalla bramosia della ricchezza;non dalla umiltà, ma dalla bramosia della grandezza.Questa sottile distinzione che è profondamente verami pare possa portare ad una conclusione morale del-la più grande importanza. Come è indubitato che lospirito modella i desideri e li può portare al parossi-smo o all'indifferenza, se l'educazione morale del ca-rattere portasse alla creazione nel pensiero di forti ar-chetipi di non desiderio e di non brama, si arriverebbea diminuire la maggior parte delle infelicità degli uo-mini.

Una sottile osservazione psicologica è fatta daBudda per diminuire la potenza del desiderio: la suaincostanza. Egli dice: «L'umanità non ha desideri du-revoli. Essi non sono permanenti in coloro che liesperimentano: liberatevi dunque da ciò che non puòdurare!»

MANI. – Mi pare che questo sia esattamente il contrariodi quanto si fa nella educazione occidentale dei gio-vani.

PIRRO. – Indubbiamente è agli antipodi!MANI. – Ma non credi che la creazione di questi archeti-

pi, cioè la creazione del carattere dell'individuo, dellemete e degli ideali da raggiungere, potrebbe portarealla indifferenza per la lotta e quindi a quella passivitàche si imputa all'influenza del Buddismo nell'estremoOriente?

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PIRRO – Non credo e non mi pare. La creazione di questiarchetipi di idee o di non bramosie non riguarda lapassione in sè, ma, se bene analizziamo, la bramosiadella passione, in altri termini, l'esagerazione, l'osses-sione della passione.

Non ti pare che in molti individui arrivati ad enor-mi ricchezze – il permanere ancora della bramosiadella ricchezza – che si esplica o con avarizie incredi-bili o in attività ancora svolte alla conquista di plus-ricchezza, sia una infelicità inutile?

MANI. – Questo è vero.PIRRO – E allora vedi bene che questo modo di formare il

carattere non diminuirebbe affatto l'attività, ma la de-generazione delle bramosie, in quanto le limiterebbeal necessario, all'indispensabile e non le farebbe tra-boccare oltre l'equilibrio. Se nel mondo le passionifossero mantenute in un giusto equilibrio, mi pare chedelitti, odii, invidie e gelosie, molti mali sarebberotolti o almeno grandemente diminuiti.

MANI. – Questo porterebbe ad una completa rivoluzionenell'educazione come è attualmente.

PIRRO – Visti i risultati dell'attuale educazione non mipare che sarebbe un gran male! Ma torniamo a Bud-da. Egli ha individuato la causa della bramosia nel-credenza dell'Io, nell'anima come soggetto a parte,come entità individuale a sè. Secondo lui tutto il maleproveniva da questo Io individuato e indicava la sal-vezza nel ridurre questo Io all'amorfo, cioè al non in-dividuato e non individuabile. Ed è indubitato che in-

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PIRRO – Non credo e non mi pare. La creazione di questiarchetipi di idee o di non bramosie non riguarda lapassione in sè, ma, se bene analizziamo, la bramosiadella passione, in altri termini, l'esagerazione, l'osses-sione della passione.

Non ti pare che in molti individui arrivati ad enor-mi ricchezze – il permanere ancora della bramosiadella ricchezza – che si esplica o con avarizie incredi-bili o in attività ancora svolte alla conquista di plus-ricchezza, sia una infelicità inutile?

MANI. – Questo è vero.PIRRO – E allora vedi bene che questo modo di formare il

carattere non diminuirebbe affatto l'attività, ma la de-generazione delle bramosie, in quanto le limiterebbeal necessario, all'indispensabile e non le farebbe tra-boccare oltre l'equilibrio. Se nel mondo le passionifossero mantenute in un giusto equilibrio, mi pare chedelitti, odii, invidie e gelosie, molti mali sarebberotolti o almeno grandemente diminuiti.

MANI. – Questo porterebbe ad una completa rivoluzionenell'educazione come è attualmente.

PIRRO – Visti i risultati dell'attuale educazione non mipare che sarebbe un gran male! Ma torniamo a Bud-da. Egli ha individuato la causa della bramosia nel-credenza dell'Io, nell'anima come soggetto a parte,come entità individuale a sè. Secondo lui tutto il maleproveniva da questo Io individuato e indicava la sal-vezza nel ridurre questo Io all'amorfo, cioè al non in-dividuato e non individuabile. Ed è indubitato che in-

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vidia, gelosia, disprezzo, odio, orgoglio, concupiscen-za, vanagloria tutte le ambizioni cadono se non sonopiù riferibili all'Io.

Ne possiamo avere una riprova nella non sofferen-za delle emozioni che ci fa provare l'arte nelle sueestasi che sono di sola gioia, perchè, come ho già no-tato, queste emozioni, queste passioni, questi dolorisono senza sofferenza in quanto sono vissuti e sentitinell'assoluto e non mai riferiti al proprio Io.

Questo mi pare dia ragione a Budda: l'annullamen-to dell'Io, come soggetto delle passioni, porta alla fe-licità.

Per altra strada allo stesso concetto arriva la filoso-fia yoga, che non rinnega l'Io, anzi lo porta al suomassimo potenziamento per arrivare infine alla co-scienza cosmica, cioè al vivere l'Io nel tutto che è lasuprema aspirazione e il raggiungimento della perfe-zione secondo la filosofia yoga; sentire l'Io che vivenell'assoluto universale senza alcun riferimento di dif-ferenziazione per il proprio Io. I mistici di tutti i tem-pi e di tutte le religioni nell'aspirazione e nel raggiun-gimento della loro meta, attraverso la sofferenza e leprivazioni del corpo e la umiliazione di tutte le pas-sioni, che sono tali in quanto si riferiscono all'Io, arri-vano ad una specie di annullamento del proprio Io e afonderlo nella coscienza cosmica che si identifica conDio.

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vidia, gelosia, disprezzo, odio, orgoglio, concupiscen-za, vanagloria tutte le ambizioni cadono se non sonopiù riferibili all'Io.

Ne possiamo avere una riprova nella non sofferen-za delle emozioni che ci fa provare l'arte nelle sueestasi che sono di sola gioia, perchè, come ho già no-tato, queste emozioni, queste passioni, questi dolorisono senza sofferenza in quanto sono vissuti e sentitinell'assoluto e non mai riferiti al proprio Io.

Questo mi pare dia ragione a Budda: l'annullamen-to dell'Io, come soggetto delle passioni, porta alla fe-licità.

Per altra strada allo stesso concetto arriva la filoso-fia yoga, che non rinnega l'Io, anzi lo porta al suomassimo potenziamento per arrivare infine alla co-scienza cosmica, cioè al vivere l'Io nel tutto che è lasuprema aspirazione e il raggiungimento della perfe-zione secondo la filosofia yoga; sentire l'Io che vivenell'assoluto universale senza alcun riferimento di dif-ferenziazione per il proprio Io. I mistici di tutti i tem-pi e di tutte le religioni nell'aspirazione e nel raggiun-gimento della loro meta, attraverso la sofferenza e leprivazioni del corpo e la umiliazione di tutte le pas-sioni, che sono tali in quanto si riferiscono all'Io, arri-vano ad una specie di annullamento del proprio Io e afonderlo nella coscienza cosmica che si identifica conDio.

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In un certo modo si può dire che i mistici riescono,con la elevazione del loro Io fino a Dio, ad evaderedalla vita e dai suoi dolori.

L'evasione dalla vita e dai suoi dolori, alla qualel'arte ci porta con i suoi superiori godimenti spiritualie alla quale i mistici arrivano attraverso le loro estasi,è una necessità assoluta nell'uomo e ci è per così direimposta dalla natura stessa.

MANI. – In che modo?PIRRO – Mi pare che la natura stessa abbia dato all'uomo

non solo la possibilità, ma la necessità di evadere dal-la vita e quindi dal dolore, ogni dodici ore cioè perio-dicamente nel sonno.

Il sonno è sempre o quasi accompagnato dal sogno,e il sogno ci trasporta in una vita alla quale non parte-cipa la materia!

Consideriamo questa verità che è anche un profon-do insegnamento.

La natura stessa ci indica la strada: «Io ti ho dato ilsonno – e il mondo dei sogni dove si vive, si agisce intutte le apparenze della vita materiale senza che lamateria, il corpo, prenda parte – e senza che così lavita sia sofferenza reale».

Ah! quale prezioso insegnamento da questo fattocosì semplice e così male capito del sonno – riposoper il corpo – e del sogno – vita della psiche!

Non abbiamo bisogno di sapere che cosa sia il son-no e che cosa sia il sogno. Vediamo piuttosto di impa-rare che cosa significano, e che cosa insegnano. Sarà

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In un certo modo si può dire che i mistici riescono,con la elevazione del loro Io fino a Dio, ad evaderedalla vita e dai suoi dolori.

L'evasione dalla vita e dai suoi dolori, alla qualel'arte ci porta con i suoi superiori godimenti spiritualie alla quale i mistici arrivano attraverso le loro estasi,è una necessità assoluta nell'uomo e ci è per così direimposta dalla natura stessa.

MANI. – In che modo?PIRRO – Mi pare che la natura stessa abbia dato all'uomo

non solo la possibilità, ma la necessità di evadere dal-la vita e quindi dal dolore, ogni dodici ore cioè perio-dicamente nel sonno.

Il sonno è sempre o quasi accompagnato dal sogno,e il sogno ci trasporta in una vita alla quale non parte-cipa la materia!

Consideriamo questa verità che è anche un profon-do insegnamento.

La natura stessa ci indica la strada: «Io ti ho dato ilsonno – e il mondo dei sogni dove si vive, si agisce intutte le apparenze della vita materiale senza che lamateria, il corpo, prenda parte – e senza che così lavita sia sofferenza reale».

Ah! quale prezioso insegnamento da questo fattocosì semplice e così male capito del sonno – riposoper il corpo – e del sogno – vita della psiche!

Non abbiamo bisogno di sapere che cosa sia il son-no e che cosa sia il sogno. Vediamo piuttosto di impa-rare che cosa significano, e che cosa insegnano. Sarà

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anche un ragionamento meno comune; pochi si sonopreoccupati di dedurne degli insegnamenti.

Forse la saggezza che alla nostra civiltà è mancataè precisamente questa: invece di preoccuparsi tanto dispiegare i fatti e la fenomenologia della natura, cercardi capire che cosa possono insegnare per regolare lavita...

Ogni dodici ore dunque, con un bisogno che superatutti gli altri bisogni tanto che prende anche contro lavolontà dell'individuo e malgrado i suoi sforzi più de-cisi, l'uomo deve dormire! Piomba in questo stato nelquale la coscienza dimentica le sue preoccupazioni, isuoi mali, i suoi dolori sia fisici che morali.

E in questo stato il sogno viene a popolare con im-magini di ogni sorta: rosee, belle, fantastiche, impos-sibili o inverosimili, la inattività del suo corpo el'inattività della sua coscienza.

È un'evasione totale e completa dalla vita e dai suoimali, così totale e completa, così bella e piacevole,che molte volte al risveglio e alla ripresa dell'attività edella coscienza si prova un grande rammarico, perchèè terminata l'evasione e rientriamo nella vita!

Si è detto che il sonno rappresenta la necessità delriposo per il corpo. È vero, ma solo per una parte delcorpo. Perchè durante il sonno, se riposano i muscolie in parte il sistema nervoso centrale, tutto ciò su cuipuò agire la volontà dell'individuo, continuano però alavorare ininterrottamente tutti gli organi: cuore, pol-moni, stomaco, intestini, fegato tutte le glandole a se-

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anche un ragionamento meno comune; pochi si sonopreoccupati di dedurne degli insegnamenti.

Forse la saggezza che alla nostra civiltà è mancataè precisamente questa: invece di preoccuparsi tanto dispiegare i fatti e la fenomenologia della natura, cercardi capire che cosa possono insegnare per regolare lavita...

Ogni dodici ore dunque, con un bisogno che superatutti gli altri bisogni tanto che prende anche contro lavolontà dell'individuo e malgrado i suoi sforzi più de-cisi, l'uomo deve dormire! Piomba in questo stato nelquale la coscienza dimentica le sue preoccupazioni, isuoi mali, i suoi dolori sia fisici che morali.

E in questo stato il sogno viene a popolare con im-magini di ogni sorta: rosee, belle, fantastiche, impos-sibili o inverosimili, la inattività del suo corpo el'inattività della sua coscienza.

È un'evasione totale e completa dalla vita e dai suoimali, così totale e completa, così bella e piacevole,che molte volte al risveglio e alla ripresa dell'attività edella coscienza si prova un grande rammarico, perchèè terminata l'evasione e rientriamo nella vita!

Si è detto che il sonno rappresenta la necessità delriposo per il corpo. È vero, ma solo per una parte delcorpo. Perchè durante il sonno, se riposano i muscolie in parte il sistema nervoso centrale, tutto ciò su cuipuò agire la volontà dell'individuo, continuano però alavorare ininterrottamente tutti gli organi: cuore, pol-moni, stomaco, intestini, fegato tutte le glandole a se-

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crezione interna e tutto il sistema nervoso del gransimpatico che le dirige. Mi pare che si esageri quandosi dice che nel sonno il corpo riposa. In fondo nelsonno non riposano che i sensi: vista, udito, (quandopuò riposare perchè con i rumori delle città modernelo può fare assai poco) odorato, gusto e tatto. Tutto ilresto continua a lavorare. D'altra parte non si può ne-gare che dopo il sonno ci si senta riposati! Da checosa può provenire questo senso di riposo, se la mag-gior parte degli organi continuano invece a lavorare?

E perchè l'uomo comodamente sdraiato sul letto,occhi chiusi, membra rilasciate e nel silenzio – non ri-posa – cioè riposa solo quando dorme?

Se l'uomo riposa veramente solo quando dorme,non è logico concludere che riposa solo quando la suacoscienza è allontanata dalle sue normali funzioni dipresenza e di vigilanza? E dove possiamo collocarequesta benedetta coscienza, così difficile da definire,se non nelle facoltà psichiche dell'uomo? cioè nel suoIo?

Se abbiamo tutte le ragioni di credere che quandol'uomo dorme la sua coscienza vaghi lontana dal suocorpo, non è logico concludere che questa è la condi-zione necessaria per il riposo, che cioè la coscienzasia staccata o lontana dal corpo?

Ma in questo caso – che abbiamo visto – è la con-dizione sine qua non per il riposo vero e completo, èil corpo che riposa o non piuttosto la coscienza? O

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crezione interna e tutto il sistema nervoso del gransimpatico che le dirige. Mi pare che si esageri quandosi dice che nel sonno il corpo riposa. In fondo nelsonno non riposano che i sensi: vista, udito, (quandopuò riposare perchè con i rumori delle città modernelo può fare assai poco) odorato, gusto e tatto. Tutto ilresto continua a lavorare. D'altra parte non si può ne-gare che dopo il sonno ci si senta riposati! Da checosa può provenire questo senso di riposo, se la mag-gior parte degli organi continuano invece a lavorare?

E perchè l'uomo comodamente sdraiato sul letto,occhi chiusi, membra rilasciate e nel silenzio – non ri-posa – cioè riposa solo quando dorme?

Se l'uomo riposa veramente solo quando dorme,non è logico concludere che riposa solo quando la suacoscienza è allontanata dalle sue normali funzioni dipresenza e di vigilanza? E dove possiamo collocarequesta benedetta coscienza, così difficile da definire,se non nelle facoltà psichiche dell'uomo? cioè nel suoIo?

Se abbiamo tutte le ragioni di credere che quandol'uomo dorme la sua coscienza vaghi lontana dal suocorpo, non è logico concludere che questa è la condi-zione necessaria per il riposo, che cioè la coscienzasia staccata o lontana dal corpo?

Ma in questo caso – che abbiamo visto – è la con-dizione sine qua non per il riposo vero e completo, èil corpo che riposa o non piuttosto la coscienza? O

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non piuttosto l'allontanamento di questa è la condizio-ne necessaria per il reciproco riposo?

Comunque sia, certo è che al riposo vero e comple-to è necessario questo allontanamento della coscienzadal corpo, che equivale poi a dire l'allontanamentodell'Io psichico dalla materia corpo! Si ha un bel ne-gare la duplicità di materia e spirito! questa duplicitàsi impone ad ogni passo, in tutti i fenomeni!

In questo allontanamento della coscienza dal corpodurante il sonno è il grande insegnamento che, secon-do me, è racchiuso nel sonno. Perchè sia possibile lavita è necessario, periodicamente necessario, che l'Io,la coscienza non senta di vivere, o meglio non sentadi vivere attorno o racchiuso, limitato dalle possibilitàdella vita materiale. Per vivere è necessario evaderedalla vita. Per vivere è necessario evadere dalla mate-ria! Non è lo stesso che dire che per l'Io, la psiche, lacoscienza, lo spirito dell'uomo è un peso la materia,una condanna? Non è questa la conseguenza di quellacaduta originale dello Spirito puro nella materia, nelcorpo?

E questo ci insegna che dovunque vadano questapsiche, questo Io, questa coscienza nel sonno, è ne-cessario però si allontanino dalla materia, ritorninoper così dire nel loro mondo che non è la materia.

Non ti pare degno della più grande meditazionequesto fatto? che racchiuda un prezioso insegnamen-to? O non piuttosto la nostra civiltà se ne è in unmodo particolarmente grave allontanata? Si cercano

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non piuttosto l'allontanamento di questa è la condizio-ne necessaria per il reciproco riposo?

Comunque sia, certo è che al riposo vero e comple-to è necessario questo allontanamento della coscienzadal corpo, che equivale poi a dire l'allontanamentodell'Io psichico dalla materia corpo! Si ha un bel ne-gare la duplicità di materia e spirito! questa duplicitàsi impone ad ogni passo, in tutti i fenomeni!

In questo allontanamento della coscienza dal corpodurante il sonno è il grande insegnamento che, secon-do me, è racchiuso nel sonno. Perchè sia possibile lavita è necessario, periodicamente necessario, che l'Io,la coscienza non senta di vivere, o meglio non sentadi vivere attorno o racchiuso, limitato dalle possibilitàdella vita materiale. Per vivere è necessario evaderedalla vita. Per vivere è necessario evadere dalla mate-ria! Non è lo stesso che dire che per l'Io, la psiche, lacoscienza, lo spirito dell'uomo è un peso la materia,una condanna? Non è questa la conseguenza di quellacaduta originale dello Spirito puro nella materia, nelcorpo?

E questo ci insegna che dovunque vadano questapsiche, questo Io, questa coscienza nel sonno, è ne-cessario però si allontanino dalla materia, ritorninoper così dire nel loro mondo che non è la materia.

Non ti pare degno della più grande meditazionequesto fatto? che racchiuda un prezioso insegnamen-to? O non piuttosto la nostra civiltà se ne è in unmodo particolarmente grave allontanata? Si cercano

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le ragioni di uno spaventoso aumento della malattienervose e degenerative che hanno ormai nelle statisti-che preso il posto delle malattie infettive, così da an-nullare i soli risultati ottenuti nella lotta contro le ma-lattie. Se pensi a ciò vedi quale significato abbia. Si èriusciti a vincere solo le malattie la cui causa è visibi-le e materiale (bacteri) le malattie che una volta piùinfierivano e si assiste ad uno spaventoso accrescersidelle malattie mentali e degenerative!

Non ti pare il logico risultato di una civiltà tutta ba-sata sulla materia e preoccupata solo di essa? tanto danon dare allo spirito, alla psiche, le condizioni neces-sarie alla sua vita? E se il manifestarsi dello spirito edella psiche è diventato così spesso anormale, nonvuol dire che in un certo modo le sue possibilità dimanifestarsi normalmente, cioè equilibratamente, nonsussistono più?

Noi, dicono i fisiologi, ignoriamo dove e in qualmodo, come direbbe il Bergson, si inserisca lo spiritoo la coscienza nel corpo fisico. Ma è poi sicuro che siinserisca?

E se fosse solo un accompagnamento, una specie diassociazione fra lo spirito e la materia?

L'impossibilità che ha la fisiologia di trovare ilpunto dell'inserzione, di incontrare, come dicono altri,la coscienza (leggi psiche) fra gli organi del corpo onel cervello, e tutti i fenomeni dei quali abbiamo giàparlato di metapsichica, di chiaroveggenza che dimo-strano un sussistere completo e staccato dal corpo di

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le ragioni di uno spaventoso aumento della malattienervose e degenerative che hanno ormai nelle statisti-che preso il posto delle malattie infettive, così da an-nullare i soli risultati ottenuti nella lotta contro le ma-lattie. Se pensi a ciò vedi quale significato abbia. Si èriusciti a vincere solo le malattie la cui causa è visibi-le e materiale (bacteri) le malattie che una volta piùinfierivano e si assiste ad uno spaventoso accrescersidelle malattie mentali e degenerative!

Non ti pare il logico risultato di una civiltà tutta ba-sata sulla materia e preoccupata solo di essa? tanto danon dare allo spirito, alla psiche, le condizioni neces-sarie alla sua vita? E se il manifestarsi dello spirito edella psiche è diventato così spesso anormale, nonvuol dire che in un certo modo le sue possibilità dimanifestarsi normalmente, cioè equilibratamente, nonsussistono più?

Noi, dicono i fisiologi, ignoriamo dove e in qualmodo, come direbbe il Bergson, si inserisca lo spiritoo la coscienza nel corpo fisico. Ma è poi sicuro che siinserisca?

E se fosse solo un accompagnamento, una specie diassociazione fra lo spirito e la materia?

L'impossibilità che ha la fisiologia di trovare ilpunto dell'inserzione, di incontrare, come dicono altri,la coscienza (leggi psiche) fra gli organi del corpo onel cervello, e tutti i fenomeni dei quali abbiamo giàparlato di metapsichica, di chiaroveggenza che dimo-strano un sussistere completo e staccato dal corpo di

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tutte le facoltà superiori dell'Io, non devono far pen-sare veramente a questa unione di due entità diverse:spirito e materia che formano la vita stessa?

Ci vuol altro che respingere questo concetto perchèè un concetto metafisico. Ci vuol altro che respinger-lo perchè la scienza non vuole e non può con le suetecniche ritrovarne le prove fra gli organi del corpo!

Ora se la scienza che ha vinto le malattie infettive,dopo le scoperte di Pasteur, si è vista accrescere attor-no le malattie degenerative e mentali, dipendenti evi-dentemente da un campo o da un mondo che è fuorida quello suo normale di lavoro e di ricerca e si trovacompletamente impotente ed ignorante davanti adesse, questa scienza non dovrebbe ricercare altrove lecause che non trova nel corpo? E tutto questo nonprova che evidentemente la nostra civiltà ha peccato epecca di troppo materialismo ed è punita ora precisa-mente del suo peccato? Non prova che con i risultatiai quali è arrivata ha provocato questo spaventoso al-larme dalla natura stessa delle malattie degenerative ementali?

MANI. – Sì, il risultato della nostra civiltà è questo. Mase è evidente che tale è il risultato, per averne unaprova diremo così a posteriori, bisognerebbe dimo-strare che se la nostra civiltà è materialista, e a ciò sideve questo risultato, le civiltà passate lo erano menodella nostra.

PIRRO – Il fatto è facilmente dimostrabile. Se le civiltàche ci hanno preceduto e che noi qualifichiamo così

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tutte le facoltà superiori dell'Io, non devono far pen-sare veramente a questa unione di due entità diverse:spirito e materia che formano la vita stessa?

Ci vuol altro che respingere questo concetto perchèè un concetto metafisico. Ci vuol altro che respinger-lo perchè la scienza non vuole e non può con le suetecniche ritrovarne le prove fra gli organi del corpo!

Ora se la scienza che ha vinto le malattie infettive,dopo le scoperte di Pasteur, si è vista accrescere attor-no le malattie degenerative e mentali, dipendenti evi-dentemente da un campo o da un mondo che è fuorida quello suo normale di lavoro e di ricerca e si trovacompletamente impotente ed ignorante davanti adesse, questa scienza non dovrebbe ricercare altrove lecause che non trova nel corpo? E tutto questo nonprova che evidentemente la nostra civiltà ha peccato epecca di troppo materialismo ed è punita ora precisa-mente del suo peccato? Non prova che con i risultatiai quali è arrivata ha provocato questo spaventoso al-larme dalla natura stessa delle malattie degenerative ementali?

MANI. – Sì, il risultato della nostra civiltà è questo. Mase è evidente che tale è il risultato, per averne unaprova diremo così a posteriori, bisognerebbe dimo-strare che se la nostra civiltà è materialista, e a ciò sideve questo risultato, le civiltà passate lo erano menodella nostra.

PIRRO – Il fatto è facilmente dimostrabile. Se le civiltàche ci hanno preceduto e che noi qualifichiamo così

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correntemente di barbare, erano più grossolane neicostumi e meno raffinate della nostra, se le comoditàdella vita erano un minimo rispetto a quelle di ora,erano sicuramente meno materialiste della nostra,poichè erano tutte sicuramente più religiose della no-stra.

E che cosa rappresenta la religione quando è vera-mente sentita, se non la spiritualità messa per cosìdire alla portata delle menti?

La religione col suo richiamo ad una potenza supe-riore, alla spiritualità, a Dio, regolava una volta tuttala vita pubblica e sociale e quella familiare, privata eintima. Questo dava a tutti il modo di trasportarsi colpensiero in un altro mondo, di evadere così dalla vitaquotidiana, offrendo un'oasi di tranquillità, di fede, disperanza nella quale lo spirito, la psiche, trovava sere-nità e riposo.

Per poter immaginare quello che per i nostri lontaniantenati doveva essere l'acquietarsi dello spirito nellapace della fede, con l'ingenuità e l'abbandono che essidovevano provare, essi – fanciulli rispetto a noi, dellaciviltà attuale – mi pare che nulla possa servire comeil riportarci alle nostre impressioni di giovinezzaquando vivevamo con profonda ingenua fede le festedella religione, le grandi solennità: Pasqua, Natale!

Ah! quale gioia la Messa della notte di Natale!L'attraversare imbacuccati, tenuti per mano dal babboo dalla mamma, il paese freddo e buio, sotto la neve,arrivare alla chiesa brillante di un tripudio di luci,

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correntemente di barbare, erano più grossolane neicostumi e meno raffinate della nostra, se le comoditàdella vita erano un minimo rispetto a quelle di ora,erano sicuramente meno materialiste della nostra,poichè erano tutte sicuramente più religiose della no-stra.

E che cosa rappresenta la religione quando è vera-mente sentita, se non la spiritualità messa per cosìdire alla portata delle menti?

La religione col suo richiamo ad una potenza supe-riore, alla spiritualità, a Dio, regolava una volta tuttala vita pubblica e sociale e quella familiare, privata eintima. Questo dava a tutti il modo di trasportarsi colpensiero in un altro mondo, di evadere così dalla vitaquotidiana, offrendo un'oasi di tranquillità, di fede, disperanza nella quale lo spirito, la psiche, trovava sere-nità e riposo.

Per poter immaginare quello che per i nostri lontaniantenati doveva essere l'acquietarsi dello spirito nellapace della fede, con l'ingenuità e l'abbandono che essidovevano provare, essi – fanciulli rispetto a noi, dellaciviltà attuale – mi pare che nulla possa servire comeil riportarci alle nostre impressioni di giovinezzaquando vivevamo con profonda ingenua fede le festedella religione, le grandi solennità: Pasqua, Natale!

Ah! quale gioia la Messa della notte di Natale!L'attraversare imbacuccati, tenuti per mano dal babboo dalla mamma, il paese freddo e buio, sotto la neve,arrivare alla chiesa brillante di un tripudio di luci,

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inondata dal profumo dell'incenso e dalla mirra, ecantare i cori osannanti a Cristo nato e auguranti paceagli uomini di buona volontà!

E poi tutti felici per aver celebrato la nascita delDivino Bambino ed averne ammirato l'umile culla nelPresepio circondato dai pastori e dalle pecore, andar acasa ed assistere ai preparativi del focolare. Un gros-so ceppo veniva posto sul fuoco che doveva arderetutta notte. Intorno al focolare si disponevano tre se-die, perchè nella ingenua immaginazione (che per noipiccoli era verità sicura, poichè lo credevano il babboe la mamma, i «grandi») si era certi che nella notte laMadonna con S. Giuseppe avrebbero visitato anche lanostra casa, sebbene povera e umile; sulla sedia dimezzo il Bambino sarebbe stato deposto per scaldarsie sulle altre due avrebbero riposato la Madonna e S.Giuseppe! Poi si andava a letto nella speranza di po-ter sentire le parole che la Madonna avrebbe detto alBambino e con questa speranza ci si addormentavafelici!...

Ahimè! Io penso che forse rappresentiamo l'ultimagenerazione che ha avuto nei suoi bambini questepure e profonde gioie, vere oasi dove il nostro spiritoingenuo viveva felice!

I bambini dell'oggi le ignorano; ora essi sanno inomi dei pugili più potenti, dei portieri più abili, deiciclisti più veloci, degli attori cinematografici più im-pressionanti nel compiere uno scasso o nella fugadopo un delitto!

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inondata dal profumo dell'incenso e dalla mirra, ecantare i cori osannanti a Cristo nato e auguranti paceagli uomini di buona volontà!

E poi tutti felici per aver celebrato la nascita delDivino Bambino ed averne ammirato l'umile culla nelPresepio circondato dai pastori e dalle pecore, andar acasa ed assistere ai preparativi del focolare. Un gros-so ceppo veniva posto sul fuoco che doveva arderetutta notte. Intorno al focolare si disponevano tre se-die, perchè nella ingenua immaginazione (che per noipiccoli era verità sicura, poichè lo credevano il babboe la mamma, i «grandi») si era certi che nella notte laMadonna con S. Giuseppe avrebbero visitato anche lanostra casa, sebbene povera e umile; sulla sedia dimezzo il Bambino sarebbe stato deposto per scaldarsie sulle altre due avrebbero riposato la Madonna e S.Giuseppe! Poi si andava a letto nella speranza di po-ter sentire le parole che la Madonna avrebbe detto alBambino e con questa speranza ci si addormentavafelici!...

Ahimè! Io penso che forse rappresentiamo l'ultimagenerazione che ha avuto nei suoi bambini questepure e profonde gioie, vere oasi dove il nostro spiritoingenuo viveva felice!

I bambini dell'oggi le ignorano; ora essi sanno inomi dei pugili più potenti, dei portieri più abili, deiciclisti più veloci, degli attori cinematografici più im-pressionanti nel compiere uno scasso o nella fugadopo un delitto!

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Essi non sono più ingenui. Hanno una disinvolturache non era nella nostra generazione!

Sanno tutto, non si maravigliano di nulla e al postodella fede hanno le loro opinioni, discutono sui diver-si eroi dello sport o del cinematografo. Press'a pocofanno le stesse cose dei loro genitori, dei «grandi»!

Per gioire ci vuole l'abbandono, ci vuole la fede an-che, la fede nella possibilità di gioire! La nostra civil-tà ha tolto anche questa possibilità e l'ha tolta nonsolo ai «grandi» ma anche ai bambini. Dove e quandonoi possiamo gioire, se non crediamo più nella possi-bilità di gioire? Poichè i superiori piaceri dell'Artenon sono di tutti, e l'arte che può essere alla portata ditutti arriva non alla gioia dello spirito, ma ad un su-perficiale appagamento dei sensi o ad una esaltazionedelle passioni che, ahimè!, esistono anche troppo nel-la vita, c'è da maravigliarsi se la nostra civiltà soffreora di malattie psichiche e mentali, più di quello chele civiltà antiche non soffrissero di malattie infettive?Se il sonno ci dà il formidabile insegnamento dellanecessità di evadere dalla vita, cioè di far evadere dal-la vita la nostra coscienza, possiamo vedere che èproprio quello che è meno possibile fare nelle abitudi-ni create dalla civiltà moderna.

Della religione abbiamo già visto – ora neanche ibambini credono più – e le possibilità dell'evasionedate dalla religione dipendono evidentemente dallafede profonda intera e completa. Dove trovarla? An-che per quello che poteva essere la morale religiosa,

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Essi non sono più ingenui. Hanno una disinvolturache non era nella nostra generazione!

Sanno tutto, non si maravigliano di nulla e al postodella fede hanno le loro opinioni, discutono sui diver-si eroi dello sport o del cinematografo. Press'a pocofanno le stesse cose dei loro genitori, dei «grandi»!

Per gioire ci vuole l'abbandono, ci vuole la fede an-che, la fede nella possibilità di gioire! La nostra civil-tà ha tolto anche questa possibilità e l'ha tolta nonsolo ai «grandi» ma anche ai bambini. Dove e quandonoi possiamo gioire, se non crediamo più nella possi-bilità di gioire? Poichè i superiori piaceri dell'Artenon sono di tutti, e l'arte che può essere alla portata ditutti arriva non alla gioia dello spirito, ma ad un su-perficiale appagamento dei sensi o ad una esaltazionedelle passioni che, ahimè!, esistono anche troppo nel-la vita, c'è da maravigliarsi se la nostra civiltà soffreora di malattie psichiche e mentali, più di quello chele civiltà antiche non soffrissero di malattie infettive?Se il sonno ci dà il formidabile insegnamento dellanecessità di evadere dalla vita, cioè di far evadere dal-la vita la nostra coscienza, possiamo vedere che èproprio quello che è meno possibile fare nelle abitudi-ni create dalla civiltà moderna.

Della religione abbiamo già visto – ora neanche ibambini credono più – e le possibilità dell'evasionedate dalla religione dipendono evidentemente dallafede profonda intera e completa. Dove trovarla? An-che per quello che poteva essere la morale religiosa,

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non sappiamo che contro questa si è creata una mora-le sociale, una morale biologica ed una morale utilita-ria?

Vediamo le altre possibilità di evasione.Il minimo possibile per poter ottenere un'evasione

dalla vita è poter dare un diverso corso ai nostri pen-sieri, alla nostra coscienza e per un certo tempo!

Ora è precisamente quello che la nostra civiltà ren-de quasi impossibile! Telegrafo, telefono, radio, gior-nali sono altrettante catene che vietano questa evasio-ne dalla vita, questo cambiar corso ai nostri pensieri!

Quando la gente va in campagna per riposare laprima condizione dovrebbe essere cambiare vita, ideee pensieri e la cosa sarebbe facilitata dal cambiare illuogo; il giornale ci darà le notizie non solo della cittàche abbiamo lasciato, ma di tutto il resto del mondo, egeneralmente si prenderà anche lo stesso giornale chesi leggerà, poniamo in riva al lago, invece che in tramo in ufficio. Ma ognuno continuerà leggendolo a inte-ressarsi, ed allo stesso modo, e alle stesse cose. Il si-gnore alle quotazioni di borsa e dei vari mercati, la si-gnora alla rubrica della moda ed il primogenito allegare sportive, la signorina continuerà il romanzo cheaveva incominciato in città. Quale sarà il cambiamen-to delle idee in queste relative coscienze? Ci si è al-lontanati dalla città per sfuggire i rumori e la folla.Ma si vorranno sapere i risultati di quella tale partitadi calcio, o di non importa quale gara sportiva, e siaprirà la radio, dove si potranno vivere momento per

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non sappiamo che contro questa si è creata una mora-le sociale, una morale biologica ed una morale utilita-ria?

Vediamo le altre possibilità di evasione.Il minimo possibile per poter ottenere un'evasione

dalla vita è poter dare un diverso corso ai nostri pen-sieri, alla nostra coscienza e per un certo tempo!

Ora è precisamente quello che la nostra civiltà ren-de quasi impossibile! Telegrafo, telefono, radio, gior-nali sono altrettante catene che vietano questa evasio-ne dalla vita, questo cambiar corso ai nostri pensieri!

Quando la gente va in campagna per riposare laprima condizione dovrebbe essere cambiare vita, ideee pensieri e la cosa sarebbe facilitata dal cambiare illuogo; il giornale ci darà le notizie non solo della cittàche abbiamo lasciato, ma di tutto il resto del mondo, egeneralmente si prenderà anche lo stesso giornale chesi leggerà, poniamo in riva al lago, invece che in tramo in ufficio. Ma ognuno continuerà leggendolo a inte-ressarsi, ed allo stesso modo, e alle stesse cose. Il si-gnore alle quotazioni di borsa e dei vari mercati, la si-gnora alla rubrica della moda ed il primogenito allegare sportive, la signorina continuerà il romanzo cheaveva incominciato in città. Quale sarà il cambiamen-to delle idee in queste relative coscienze? Ci si è al-lontanati dalla città per sfuggire i rumori e la folla.Ma si vorranno sapere i risultati di quella tale partitadi calcio, o di non importa quale gara sportiva, e siaprirà la radio, dove si potranno vivere momento per

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momento le fasi della gara, sentire le urla della folla oi suoi applausi; la si vivrà come se ci fosse! Qualicambiamenti di pensieri si avrà così nella testa diqueste persone?

Alla sera aprendo la radio si assisterà allo spettaco-lo del teatro prediletto, con l'attrice o il cantante pre-diletto, e se ne parlerà allo stesso modo di quando siera in città. Dopo un mese di questa vita si tornerà incittà e non si sarà riusciti ad interrompere neanche perun giorno i propri pensieri, le proprie ansie, le propriepreoccupazioni. Non diversamente se si farà un viag-gio più o meno lungo: radio, giornali, telegrafo, tele-fono impediranno inesorabilmente la possibilità dicambiare corso ai nostri pensieri! Ed è logico sia così.Telegrafo, telefono e radio sono state appunto inven-tate per non interrompere mai la vita, la propria vita,per poterla vivere sempre eguale non importa dove, eper poterla vivere sempre identica facendo non im-porta che cosa. Così anche al bagno, anche radendosisi apre la radio e così si segue la vita!

Ebbene dove se ne va l'insegnamento profondo chela natura ha dato col sonno e col sogno? Il sonno èl'interruzione della vita della coscienza. Nel sognoquesta intenzione è popolata da immagini nuove, sva-riate o impossibili o assurde, ma sempre diverse daquelle della vita. E dimenticavo il cinematografo chedella vita è la fotografia animata, quindi la vita, senzamai poterne uscire!

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momento le fasi della gara, sentire le urla della folla oi suoi applausi; la si vivrà come se ci fosse! Qualicambiamenti di pensieri si avrà così nella testa diqueste persone?

Alla sera aprendo la radio si assisterà allo spettaco-lo del teatro prediletto, con l'attrice o il cantante pre-diletto, e se ne parlerà allo stesso modo di quando siera in città. Dopo un mese di questa vita si tornerà incittà e non si sarà riusciti ad interrompere neanche perun giorno i propri pensieri, le proprie ansie, le propriepreoccupazioni. Non diversamente se si farà un viag-gio più o meno lungo: radio, giornali, telegrafo, tele-fono impediranno inesorabilmente la possibilità dicambiare corso ai nostri pensieri! Ed è logico sia così.Telegrafo, telefono e radio sono state appunto inven-tate per non interrompere mai la vita, la propria vita,per poterla vivere sempre eguale non importa dove, eper poterla vivere sempre identica facendo non im-porta che cosa. Così anche al bagno, anche radendosisi apre la radio e così si segue la vita!

Ebbene dove se ne va l'insegnamento profondo chela natura ha dato col sonno e col sogno? Il sonno èl'interruzione della vita della coscienza. Nel sognoquesta intenzione è popolata da immagini nuove, sva-riate o impossibili o assurde, ma sempre diverse daquelle della vita. E dimenticavo il cinematografo chedella vita è la fotografia animata, quindi la vita, senzamai poterne uscire!

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Quasi ad accrescere queste continue riproduzioni etrasmissioni della vita, l'arte stessa, nel suo decadere,è diventata verista! La pittura, la scultura, il teatrofanno quello che non hanno mai fatto e lo fanno soloda poco più di un mezzo secolo: sono diventate veri-ste. Così nella pittura ritroveremo i momenti della no-stra vita fissati – con grande verità – nel teatro vedre-mo riprodotti non più i palazzi fantasiosi come un so-gno dei re o dei principi, ma il nostro povero apparta-mento o la nostra squallida soffitta, e le miserie deipersonaggi rappresentati ci faranno pensare con tantaverosimiglianza alle nostre!

E pensare che tutte queste attività si sono affannatee si affannano, le arti dimenticando le loro finalità, equeste invenzioni moderne rispondendo allo scopoper il quale sono state create, per riprodurre la vitapiù verosimile che sia possibile!

Quando un grande dolore, una tragedia colpiscequalcuno, che si fa? che si tenta per impedire che latragedia materiale divenga anche una tragedia menta-le? Si cerca di far cambiare il corso ai suoi pensieri,perchè l'idea fissa non porti allo squilibrio mentalecome tante volte accade! Si potrebbe dire senza esa-gerazione che la nostra civiltà mantiene nella mentedi tutti una spaventosa quantità di idee fisse, di im-pressioni fisse, di sensazioni fisse, cioè sempre identi-che a se stesse!

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Quasi ad accrescere queste continue riproduzioni etrasmissioni della vita, l'arte stessa, nel suo decadere,è diventata verista! La pittura, la scultura, il teatrofanno quello che non hanno mai fatto e lo fanno soloda poco più di un mezzo secolo: sono diventate veri-ste. Così nella pittura ritroveremo i momenti della no-stra vita fissati – con grande verità – nel teatro vedre-mo riprodotti non più i palazzi fantasiosi come un so-gno dei re o dei principi, ma il nostro povero apparta-mento o la nostra squallida soffitta, e le miserie deipersonaggi rappresentati ci faranno pensare con tantaverosimiglianza alle nostre!

E pensare che tutte queste attività si sono affannatee si affannano, le arti dimenticando le loro finalità, equeste invenzioni moderne rispondendo allo scopoper il quale sono state create, per riprodurre la vitapiù verosimile che sia possibile!

Quando un grande dolore, una tragedia colpiscequalcuno, che si fa? che si tenta per impedire che latragedia materiale divenga anche una tragedia menta-le? Si cerca di far cambiare il corso ai suoi pensieri,perchè l'idea fissa non porti allo squilibrio mentalecome tante volte accade! Si potrebbe dire senza esa-gerazione che la nostra civiltà mantiene nella mentedi tutti una spaventosa quantità di idee fisse, di im-pressioni fisse, di sensazioni fisse, cioè sempre identi-che a se stesse!

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C'è da meravigliarsi se tanti ammalati mentali, tantipazzi popolano i nostri manicomi che bisogna annual-mente ingrandire perchè non bastano mai?

Il dominio e lo sfruttamento delle energie della ma-teria hanno completamente attratto ed assorbitol'uomo; egli se ne è tanto compiaciuto da farne perva-dere la vita sua e della società tutta e ne ha i risultatidannosi che abbiamo visto.

Che cosa ha fatto la nostra civiltà per il nostro spi-rito? Abbiamo visto con evidenza che è assurdo nega-re che l'essenza dell'uomo è materia anima e spirito.Ed è logico che perchè in questa unione l'equilibrio simantenga, noi dobbiamo dare ad ognuno di questi no-stri componenti il nutrimento, le cure, le occupazioniche a ciascuno di essi necessita. Che cosa diamo noicon la nostra vita moderna, con la nostra attività in-tensa, sovraccarica, tumultuosa ai nostri componentisuperiori, anima e spirito? Lasciamo la prima in baliadelle passioni più smodate, saltuarie, frammentarie,che seguono periodi di torpore e di sonno. Quale me-raviglia se nei bruschi e violenti risvegli da questi tal-volta lunghi sonni e torpori, questa anima disorientataagisce così violentemente, così sconsideratamente,così disordinatamente come durante il tempo e la du-rata delle passioni?

E per il nostro spirito che facciamo noi?Quando mai diamo a questo spirito la possibilità di

ritrovare se stesso, di studiare se stesso, di conoscerese stesso? Dove, quando e come noi occidentali dia-

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C'è da meravigliarsi se tanti ammalati mentali, tantipazzi popolano i nostri manicomi che bisogna annual-mente ingrandire perchè non bastano mai?

Il dominio e lo sfruttamento delle energie della ma-teria hanno completamente attratto ed assorbitol'uomo; egli se ne è tanto compiaciuto da farne perva-dere la vita sua e della società tutta e ne ha i risultatidannosi che abbiamo visto.

Che cosa ha fatto la nostra civiltà per il nostro spi-rito? Abbiamo visto con evidenza che è assurdo nega-re che l'essenza dell'uomo è materia anima e spirito.Ed è logico che perchè in questa unione l'equilibrio simantenga, noi dobbiamo dare ad ognuno di questi no-stri componenti il nutrimento, le cure, le occupazioniche a ciascuno di essi necessita. Che cosa diamo noicon la nostra vita moderna, con la nostra attività in-tensa, sovraccarica, tumultuosa ai nostri componentisuperiori, anima e spirito? Lasciamo la prima in baliadelle passioni più smodate, saltuarie, frammentarie,che seguono periodi di torpore e di sonno. Quale me-raviglia se nei bruschi e violenti risvegli da questi tal-volta lunghi sonni e torpori, questa anima disorientataagisce così violentemente, così sconsideratamente,così disordinatamente come durante il tempo e la du-rata delle passioni?

E per il nostro spirito che facciamo noi?Quando mai diamo a questo spirito la possibilità di

ritrovare se stesso, di studiare se stesso, di conoscerese stesso? Dove, quando e come noi occidentali dia-

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mo allo spirito queste possibilità, con la meditazionetranquilla, col raccoglimento passivo o meglio libero?Quando o dove si insegna nella nostra educazione ameditare senza soggetto obbligato?

Quando cioè si dà allo spirito questo soggetto dameditare: meditare su se stesso? Che è un soggettonon obbligato, che dovrebbe essere la parte principa-le, del «nosce te ipsum»?

Ah! questi occidentali che disprezzano tanto nelloro affrettarsi per inutilità materiali, la lentezza degliorientali, le loro ore passate apparentemente nel farnulla, ma solo a meditare? Quanti occidentali sonoancora capaci di capire il meditare? Sono ancora ca-paci nella meditazione di ricercare, trovare capire efortificare il proprio spirito? È stato detto che la soli-tudine fortifica lo spirito, il carattere, la volontà!Quando e dove noi possiamo trovare la solitudine?Anche se non vogliamo avere la radio, in qualunquepaesetto perduto, in qualunque angolo della terra sa-remo costretti a sentire quella del vicino. È la vita checi prende, che ci travolge, che ci porta nel suo ingra-naggio! E pensare che tanta gente si compiace di que-sto! L'incoscienza è arrivata al massimo!

Il risultato della nostra civiltà è veramente impres-sionante. Il progresso della chimica e l'industrializza-zione della produzione ci ha dato delle farine sprovvi-ste dei loro elementi vitali, perchè possano conservar-si e il pane sia più bianco; i cereali e la frutta coltivatiin massa hanno migliorato forse la apparenza, ma de-

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mo allo spirito queste possibilità, con la meditazionetranquilla, col raccoglimento passivo o meglio libero?Quando o dove si insegna nella nostra educazione ameditare senza soggetto obbligato?

Quando cioè si dà allo spirito questo soggetto dameditare: meditare su se stesso? Che è un soggettonon obbligato, che dovrebbe essere la parte principa-le, del «nosce te ipsum»?

Ah! questi occidentali che disprezzano tanto nelloro affrettarsi per inutilità materiali, la lentezza degliorientali, le loro ore passate apparentemente nel farnulla, ma solo a meditare? Quanti occidentali sonoancora capaci di capire il meditare? Sono ancora ca-paci nella meditazione di ricercare, trovare capire efortificare il proprio spirito? È stato detto che la soli-tudine fortifica lo spirito, il carattere, la volontà!Quando e dove noi possiamo trovare la solitudine?Anche se non vogliamo avere la radio, in qualunquepaesetto perduto, in qualunque angolo della terra sa-remo costretti a sentire quella del vicino. È la vita checi prende, che ci travolge, che ci porta nel suo ingra-naggio! E pensare che tanta gente si compiace di que-sto! L'incoscienza è arrivata al massimo!

Il risultato della nostra civiltà è veramente impres-sionante. Il progresso della chimica e l'industrializza-zione della produzione ci ha dato delle farine sprovvi-ste dei loro elementi vitali, perchè possano conservar-si e il pane sia più bianco; i cereali e la frutta coltivatiin massa hanno migliorato forse la apparenza, ma de-

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pauperata la sostanza; le galline stesse con una ali-mentazione artificiale producono più uova, ma questeuova sono meno nutrienti. Si danno al corpo cibi ap-parentemente più delicati, sostanzialmente insuffi-cienti. D'altra parte la nostra civiltà con gli agi, le co-modità, il riscaldamento, la diminuita necessità dellosforzo e del movimento fisico, ha tolto al corpo lapossibilità dell'esercizio delle funzioni di adattamentoche è quanto dire delle funzioni che lo portano al suomassimo sviluppo, al suo massimo potenziamento. Edè forse la causa di tutte le malattie degenerative chehanno un così impressionante sviluppo.

D'altra parte avendo legato, circondato, attaccatol'uomo alla vita in tutti i modi senza alcuna possibilitàdi evasione, avendo tolto alla sua psiche tutte le oasidi serenità, di pace e di riposo ha reso così frequenti egravi i disturbi e le malattie mentali. È confortantevedere che si incomincia almeno a constatare questorisultato, a gettare l'allarme da parte di medici e biolo-gi di valore, anche se non si vede quale possa essere ilrimedio, che non dipende certo nè dalla medicina eneppure dalla scienza, che indirettamente è in parteresponsabile di questo stato di cose!

È un problema che dovranno risolvere i nostri figlie soprattutto i nostri nipoti e certo noi lasciamo lorouna pesante eredità.

L'avvenire non si presenta facile, poichè se non in-tervengono fattori che non sono ancora in azione, nonsi vede come, data l'organizzazione attuale della no-

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pauperata la sostanza; le galline stesse con una ali-mentazione artificiale producono più uova, ma questeuova sono meno nutrienti. Si danno al corpo cibi ap-parentemente più delicati, sostanzialmente insuffi-cienti. D'altra parte la nostra civiltà con gli agi, le co-modità, il riscaldamento, la diminuita necessità dellosforzo e del movimento fisico, ha tolto al corpo lapossibilità dell'esercizio delle funzioni di adattamentoche è quanto dire delle funzioni che lo portano al suomassimo sviluppo, al suo massimo potenziamento. Edè forse la causa di tutte le malattie degenerative chehanno un così impressionante sviluppo.

D'altra parte avendo legato, circondato, attaccatol'uomo alla vita in tutti i modi senza alcuna possibilitàdi evasione, avendo tolto alla sua psiche tutte le oasidi serenità, di pace e di riposo ha reso così frequenti egravi i disturbi e le malattie mentali. È confortantevedere che si incomincia almeno a constatare questorisultato, a gettare l'allarme da parte di medici e biolo-gi di valore, anche se non si vede quale possa essere ilrimedio, che non dipende certo nè dalla medicina eneppure dalla scienza, che indirettamente è in parteresponsabile di questo stato di cose!

È un problema che dovranno risolvere i nostri figlie soprattutto i nostri nipoti e certo noi lasciamo lorouna pesante eredità.

L'avvenire non si presenta facile, poichè se non in-tervengono fattori che non sono ancora in azione, nonsi vede come, data l'organizzazione attuale della no-

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stra civiltà, questa, senza sconvolgere le sue basi fi-nanziarie e industriali, possa rimediare ai danni chel'attuale stato di cose rende sempre più evidenti. Esi-ste tutta una vasta letteratura d'immaginazione chetenta offrire un quadro di quello che sarà la civiltà framille, tremila anni! Bisogna augurarsi che questi ro-manzieri, ipotetici profeti, siano dei falsi profeti, per-chè se la civiltà come è ora offre così gravi inconve-nienti, che sarebbe portata ai suoi estremi sviluppi?

Nessuno di questi immaginosi profeti ha mai dubi-tato che la civiltà attuale possa avere degli errori fon-damentali che col tempo cerchi di correggere, e vo-glia porre riparo alle loro conseguenze gravissime.Tutti coloro che hanno voluto con la fantasia precor-rere il tempo e descrivere come sarà il mondo nel lon-tano futuro, non hanno potuto o saputo che immagi-nare l'elefantiasi dei difetti, delle ingiustizie, delle be-stialità, delle crudeltà, degli odii, dei delitti che agita-no la nostra epoca. Così operai divenuti automi, intel-lettuali divenuti mostri tutto cervello; nella vita mate-riale velocità spaventose, bolidi addirittura che solca-no le città, dove le strade non sono che specie di pi-ste. Strade che sono piste per questi bolidi, case grat-tacieli che sono terrazze di lancio per altri bolidi chesaettano l'aria.

Le guerre poi saranno tali che la terra non basteràpiù a contenerle e che sconfineranno dalla terra perandar su Marte e su altri pianeti. Che saranno poiqueste guerre! Distruzioni a mezzo di raggi invisibili

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stra civiltà, questa, senza sconvolgere le sue basi fi-nanziarie e industriali, possa rimediare ai danni chel'attuale stato di cose rende sempre più evidenti. Esi-ste tutta una vasta letteratura d'immaginazione chetenta offrire un quadro di quello che sarà la civiltà framille, tremila anni! Bisogna augurarsi che questi ro-manzieri, ipotetici profeti, siano dei falsi profeti, per-chè se la civiltà come è ora offre così gravi inconve-nienti, che sarebbe portata ai suoi estremi sviluppi?

Nessuno di questi immaginosi profeti ha mai dubi-tato che la civiltà attuale possa avere degli errori fon-damentali che col tempo cerchi di correggere, e vo-glia porre riparo alle loro conseguenze gravissime.Tutti coloro che hanno voluto con la fantasia precor-rere il tempo e descrivere come sarà il mondo nel lon-tano futuro, non hanno potuto o saputo che immagi-nare l'elefantiasi dei difetti, delle ingiustizie, delle be-stialità, delle crudeltà, degli odii, dei delitti che agita-no la nostra epoca. Così operai divenuti automi, intel-lettuali divenuti mostri tutto cervello; nella vita mate-riale velocità spaventose, bolidi addirittura che solca-no le città, dove le strade non sono che specie di pi-ste. Strade che sono piste per questi bolidi, case grat-tacieli che sono terrazze di lancio per altri bolidi chesaettano l'aria.

Le guerre poi saranno tali che la terra non basteràpiù a contenerle e che sconfineranno dalla terra perandar su Marte e su altri pianeti. Che saranno poiqueste guerre! Distruzioni a mezzo di raggi invisibili

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che annienteranno intieri eserciti o nazioni al comple-to!...

Ah! lasciami pensare che una così miseranda evo-luzione dell'umanità non può essere che un sogno difantasie alcoolizzate, degenerate, pazzesche, allucina-zioni di pazzi furiosi!

Lasciami pensare, e lo spirito è la base sulla qualemi è dolce edificare, lasciami pensare che invece loavvenire dell'umanità sarà unicamente dominazionedello Spirito con quanto ha di più nobile, di più alto,di più puro, quale è la sua origine! Lasciami pensareche non bolidi d'acciaio percorreranno le strade dellenostre future città, e l'azzurro del cielo, ma bolidi dipensiero che gli uomini si lanceranno a quella veloci-tà che mai nessun corpo materiale potrà raggiungere,ma a quella meravigliosa velocità – che è oggi veloci-tà limite estremo – la velocità della luce! Sì, sarà aquesta velocità che gli uomini si scambieranno leidee, sarà a questa velocità che il pensiero, fratello ofiglio della luce, percorrerà gli spazi; e lasciami cre-dere che questi pensieri non saranno pensieri di odio,di invidia, di gelosia, di superbia, di vendetta; ma chel'uomo avendo finalmente capito perchè egli sia natodall'amore, avrà anche capito che alla sua origine eglideve necessariamente ritornare: all'amore. Nonall'amore ristretto, limitato ad un solo essere, maall'amore per tutti, a quell'amore che uno dei piùgrandi profeti dell'umanità, S. Francesco, vaticinavanon solo per gli uomini, ma per tutti gli esseri della

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che annienteranno intieri eserciti o nazioni al comple-to!...

Ah! lasciami pensare che una così miseranda evo-luzione dell'umanità non può essere che un sogno difantasie alcoolizzate, degenerate, pazzesche, allucina-zioni di pazzi furiosi!

Lasciami pensare, e lo spirito è la base sulla qualemi è dolce edificare, lasciami pensare che invece loavvenire dell'umanità sarà unicamente dominazionedello Spirito con quanto ha di più nobile, di più alto,di più puro, quale è la sua origine! Lasciami pensareche non bolidi d'acciaio percorreranno le strade dellenostre future città, e l'azzurro del cielo, ma bolidi dipensiero che gli uomini si lanceranno a quella veloci-tà che mai nessun corpo materiale potrà raggiungere,ma a quella meravigliosa velocità – che è oggi veloci-tà limite estremo – la velocità della luce! Sì, sarà aquesta velocità che gli uomini si scambieranno leidee, sarà a questa velocità che il pensiero, fratello ofiglio della luce, percorrerà gli spazi; e lasciami cre-dere che questi pensieri non saranno pensieri di odio,di invidia, di gelosia, di superbia, di vendetta; ma chel'uomo avendo finalmente capito perchè egli sia natodall'amore, avrà anche capito che alla sua origine eglideve necessariamente ritornare: all'amore. Nonall'amore ristretto, limitato ad un solo essere, maall'amore per tutti, a quell'amore che uno dei piùgrandi profeti dell'umanità, S. Francesco, vaticinavanon solo per gli uomini, ma per tutti gli esseri della

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terra: per la terra, per l'acqua, per la luna, per il sole!E lasciami pensare che l'uomo, che sarà sì ancora fat-to nella sua veste esterna di carne ed ossa avrà final-mente capito che questa è un simulacro, una cortec-cia, solo una veste, e transitoria per quello che egli èveramente: una scintilla, una goccia, un nulla che èun tutto perchè scintilla, goccia che viene dallo Spiri-to infinito nel tempo, infinito nello spazio che è il

TUTTO!

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terra: per la terra, per l'acqua, per la luna, per il sole!E lasciami pensare che l'uomo, che sarà sì ancora fat-to nella sua veste esterna di carne ed ossa avrà final-mente capito che questa è un simulacro, una cortec-cia, solo una veste, e transitoria per quello che egli èveramente: una scintilla, una goccia, un nulla che èun tutto perchè scintilla, goccia che viene dallo Spiri-to infinito nel tempo, infinito nello spazio che è il

TUTTO!

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CONGEDO

PIRRO – Le nostre conversazioni sono terminate. Per far-ne un quadro riassuntivo, dal quale risulti il paralleli-smo nelle diverse ricerche che abbiamo fatto sulVero, sul Bello, sul Bene ho preparato questa tavola.Eccola:

Mondomateriale

┌││││││┤││││││└

Per il Vero: Sensie strumenti per po-tenziarli =

┌│┤│└

Scienze positive esperimentali.

Per il Bello: Paro-le Suoni e Colori.=

┌│┤│└

Opere d'arte sen-soriali e decorati-ve.

Per il Bene: Cor-po, Organi e Sen-si. =

┌│┤│└

Sensazione di do-lore e di piacere,amore fisico esensuale.

proseguendo

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CONGEDO

PIRRO – Le nostre conversazioni sono terminate. Per far-ne un quadro riassuntivo, dal quale risulti il paralleli-smo nelle diverse ricerche che abbiamo fatto sulVero, sul Bello, sul Bene ho preparato questa tavola.Eccola:

Mondomateriale

┌││││││┤││││││└

Per il Vero: Sensie strumenti per po-tenziarli =

┌│┤│└

Scienze positive esperimentali.

Per il Bello: Paro-le Suoni e Colori.=

┌│┤│└

Opere d'arte sen-soriali e decorati-ve.

Per il Bene: Cor-po, Organi e Sen-si. =

┌│┤│└

Sensazione di do-lore e di piacere,amore fisico esensuale.

proseguendo

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Al di làdella

materia

┌│││┤│││└

Per il Vero: Intuizione e Veggenza.

Per il Bello: Opere d'arte emotiva o pas-sionale.

Per il Bene: Amore platonico o spiritua-le.

Attraverso

l'Astrazione

┌│││┤│││└

Per il Vero: Filosofia e MatematicheSuperiori.

Per il Bello: Arte spirituale.

Per il Bene: Amore universale.

Si arriva alloSpirito

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Al di làdella

materia

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Per il Vero: Intuizione e Veggenza.

Per il Bello: Opere d'arte emotiva o pas-sionale.

Per il Bene: Amore platonico o spiritua-le.

Attraverso

l'Astrazione

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Per il Vero: Filosofia e MatematicheSuperiori.

Per il Bello: Arte spirituale.

Per il Bene: Amore universale.

Si arriva alloSpirito

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DISEGNI DELL'AUTORE

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