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    PIERO PAGLIANI

    AALLCCUUOORREEDDEELLLLAATTEERRRRAAEERRIITTOORRNNOO

    Parte Prima

    Teoria, conflitti e societ nella crisi sistemica

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    Piero Pagliani, laureato in Filosofia presso lUniversit Statale di Milano, ha lavorato per

    trentanni nellindustria informatica collaborando contemporaneamente con diverse universitindiane nel campo della Logica Matematica. Su questa materia e le sue applicazioni ha tenutoconferenze in Francia, Romania, Polonia, Canada, Giappone, Stati Uniti e Cina. Oltre a decinedi articoli scientifici ha pubblicato con Mihir Chakraborty del Dipartimento di Matematica PuradellUniversit di Calcutta, la monografia A Geometry of Approximation. Rough Set Theory: Logic,

    Algebra and Topology of Conceptual Patterns (Springer-Verlag: New York, 2008).E autore di Alla conquista del cuore della Terra. Gli USA dallegemonia sul mondo liberoal dominiosullEurasia (Edizioni Punto Rosso: Milano, 2003) e Naxalbari-India. La rivolta nella futura terza

    potenza mondiale (Mimesis: Milano, 2007). Ha pubblicato articoli di analisi politica su diversiperiodici ed frequente contributore del sito Megachip.Nel 2010 ha pubblicato presso Mimesis il romanzo Il punto fisso.E autore del documento filmato La grazia e la violenza (2007) sulle lotte dei contadini nel

    Bengala Occidentale, spiegate dalla scrittrice Mahasweta Devi, proiettato a Calcutta, in variecitt italiane e oggetto di una puntata della trasmissione Rai Radio Tre Mondo.

    Piero Pagliani, 2013

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    INDICE

    I. Storia di elefanti che volano.................................................................................5

    II. Dalla crisi del marxismo a un marxismo della crisi? ......................................... 21

    1. Mani invisibili e imperi visibili. ............................. ............................ ................................. .... 21

    2. Capitalismo e Territorio nellepoca attuale: un riorientamento........................................ 23

    3. La teoria al tempo della crisi ............................ ............................ .................................. ........ 27

    4. La politica di sinistra al tempo della crisi ........................... ................................. ................. 30

    III. Metodologia: la logica del rapporto Denaro-Potere ..........................................35

    1. Accumulazione, rapporto Potere-Denaro e crisi sistemiche ............................. ............... 35

    2. I rapporti di aggiunzione fondamentali.............................. ............................ ...................... 42

    IV. Denaro, potere, territorio e il mistero dellimperialismo ............................... 59

    1. Impostazione del problema ............................. ............................. ................................. ........ 59

    2. Viaggio verso il cuore della Terra: il nuovo secolo americano............................ ......... 61

    3. Il cerchio teorico non quadra .......................... ............................. ................................. ........ 63

    4. Ritorno dal cuore della Terra: il vecchio secolo americano......... ............................ ..... 64

    5. Lera di Obama ........................... ................................ ................................. ............................ 77

    V. Life, wisdom, knowledgeandinformation: ideologia e crisi ............................83

    1. Crisi e crolli, collassi ed estinzioni (del capitalismo)............. ............................. 83

    2. Imposture intellettuali, macrocosmo naturale e microcosmo sociale ......................... .... 85

    3. Il macrocosmo, il microcosmo e le loro enclosures: comunit ed ecologia............... 88

    4. Macrocosmo e microcosmo: produzione, conoscenza e capitalismo cognitivo ..... 107

    VI. Dopo Marx, dopo Lenin e dopo Mao Tse-tung ...............................................133

    1. Dal general intellect ai popoli oppressi attraverso la classe operaia ............................ .. 133

    2. Oppressi e oppressori .............................. ............................ ................................. ................ 140

    3. Dalla Rivolta dei Ciompi a Speenhamland: sulla classe e la sua autonomia................ . 144

    4. Valorizzazione e subalternit. Classe e coscienza infelice............................. .................. 156

    VII. Esterno-interno, espansione-contrazione.........................................................165

    1. Premessa metodologico-politica................................ ............................ .............................. 165

    2. Gli imperialismi.................. ............................... ............................. ................................. ....... 169

    3. Ancora suocere vs nuore: le contraddizioni dei rapporti di aggiunzione ..................... 176

    4. La doppia logica e le crisi sistemiche.................... ............................ ................................. . 178

    5. Metodi di accumulazione differenziale: ampiezza-profondit, esterno-interno.......... 181

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    VIII. La crisi sistemica attuale ..................................................................................189

    1. Si fa presto a dire finanziarizzazione ......................... ............................ ......................... 189

    2. La logica del Capitale e la logica del Potere nelle crisi sistemiche ......................... ........ 192

    3. La crisi del ciclo sistemico britannico................................. ................................. ............... 194

    A. Excursus: il soggetto-lavoratore nel nuovo scenario ........................... ............................ 200

    4. La guerra dei trentanni 1914-1945 e la nascita del potere globale statunitense......... . 207

    5. Il ciclo sistemico statunitense e linizio della sua crisi................. ................................ ..... 213

    6. La crisi del ciclo sistemico statunitense e linizio della finanziarizzazione ................... 228

    7. La globalizzazione ............................ ............................... ................................. ..................... 247

    B. Excursus: Regole e deregolazione dal punto di vista politico ........................... ............. 257

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    I. Storia di elefanti che volano1. Questo libro non ha conclusioni scolpite nel marmo. Perch non pu averne. Losvolgimento della crisi sistemica, imprevedibile non solo nei particolari, nei fenomenisingoli o nei suoi comportamenti nel medio-lungo periodo, ma persino in quelli dibreve, non permette conclusioni. Consente solo di verificare la correttezza,necessariamente parziale, delle sue interpretazioni e di verificare che essa sfugge a tutti imodelli, anche i pi blasonati, del mainstream economico che nonostante il lororaffinato approccio formale, assumono un carattere che oscilla tra lautoreferenzialit elideologia.

    Ma se Sparta piange Atene non ride. La crisi sistemica attuale non solo la tombadelleconomicismo borghese, lo anche di quello proletario, o meglio della

    variante medio-tardo marxista della scienza economica classica e del suo ruolo disupporto allo storicismo e alla teleologia del passaggio dal capitalismo al comunismo.

    2. La giustificazione pi profonda dellinterpretazione economicistica del pensiero diMarx sta probabilmente nel fatto che per il grande pensatore la descrizione scientifica,partendo dalle cellule elementari del modo di produzione capitalistico, doveva astrarsida particolari di natura politica. Nella ricerca di questa purezza giocarono due fattori. Ilprimo era linfluenza dei paradigmi scientifici messi a punto proprio nellOttocento eche Marx adatt alle scienze umane in una variante espressa nella famosa Introduzione del1857 incardinata attorno al formidabile concetto di astrazione determinata. Ma proprio seguendo con fedelt il metodo dellastrazione determinata che si scopre il

    secondo fattore, cio il fatto che lanalisi marxiana del capitalismo fu consentita da unacornice materiale particolare, cio da un eccezionale periodo di stabilit: la lunga pacedei 100 anni del continente europeo dovuta da un lato al predominio della GranBretagna sugli equilibri continentali che favoriva uno sviluppo capitalistico materialecoordinato e dallaltro lato dovuta al libero scambio unilaterale britannico, resopossibile da quello non libero e ineguale con limpero. Nel corso di quei 100 anni,tuttavia, le cose non rimasero ferme: la Lunga Depressione (1873-1896) stravolse ilquadro dei rapporti di forza globali e il modo di operare del capitalismo e penso che sipossa avanzare lipotesi che ci abbia influito sulla nolont di Marx di pubblicare irestanti volumi del Capitale, che rimasero tutti inediti nei sedici anni che separarono lapubblicazione del Libro I dalla morte dellautore1.

    Similmente oggi impossibile, nel mezzo delle convulsioni della crisi, pensare dipotere avere un pensiero sistematizzato di analisi della realt - che ci sfugge dimomento in momento sotto il nostro naso - per il superamento radicale dello stato dicose presenti. Eppure un pensiero analitico alternativo e una strategia di ribaltamento

    1 Questo progetto grandioso frutto dello straordinario pensiero sistemico tedescodellOttocento che si pu vedere allopera in Hegel come nel Ring di Wagner. Se Wagnerriesce a mantenere una miracolosa unit lungo una narrazione durata circa venticinque anni,allo stesso modo Marx, in un lasso di tempo quasi equivalente, rielabora amplia o specializza ileitmotiv principali del suo pensiero critico, che riemergono immersi in contesti differentifavorendone uno scandaglio ogni volta sorprendente e prodigioso.

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    dei rapporti sociali capitalistici sono resi urgenti proprio dalla crisi sistemica e dai danniirreparabili, sociali prima e naturali poi, che i tentativi per gestirla e superarla stanno

    producendo. Dovremo in ogni caso essere consapevoli che, volenti o nolenti, potremosviluppare solo approssimazioni e che meglio non fidarci di chi sostiene di avere laricetta pronta.

    Se ci ci obbliga a un atteggiamento pluralistico, dove il risultato politico piimportante del principio teorico-analitico (che facilmente destinato a deteriorarsi infretta), per necessario evitare leclettismo, che con facilit diventa una debolezza.

    Due obiettivi in contrasto. Un altro sintomo delle contraddizioni che stiamoattraversando.

    Purtroppo non abbiamo molti strumenti a nostra disposizione. Il pensiero criticocosiddetto postmoderno, tranne che in rari casi, si rivelato essere fonte disuperficialit che sono state esaltate dal sedicente pensiero progressista e dal suo circo

    Barnum mediatico, alle varie prove dei fatti sostegno ideologico-pubblicitario a ogninefasta iniziativa dellavversario.

    3. La dinamica nevrastenica della crisi non permette pi nemmeno allunicasuperpotenza rimasta, gli Stati Uniti dAmerica, di elaborare e praticaregrand strategies. Siprocede invece per accumulo di elementi che vengono approntati a volte in modoestemporaneo, vuoi aggiustando il tiro in una determinata situazione, vuoi sfruttandounoccasione, vuoi scatenando vari tipi di forza: politica, diplomatica, militare efinanziaria. In altre parole, si tirano pragmaticamente i fili di eventi che solo in partepossono essere preventivati e governati, senza seguire una strategia top-down, bens unastrategia bidirezionale a pietre miliari (per usare una terminologia mutuatadallIntelligenza Artificiale): contemporaneamente dallalto e dal basso, dagli obiettivi edai fatti disponibili, badando per che le linee si incrocino in determinati punti (lepietre miliari) considerati imprescindibili (ad esempio il controllo sulle fontienergetiche o il contenimento di questo o quel competitorinternazionale).

    George Bush Jr e i neocons avevano invece in testa una strategia top-down, vale a direguidata meccanicamente da grandi obiettivi: bisognava conquistare questo e quellaltro,secondo una tabella di marcia prestabilita, col metodo tradizionale del dispiegamentodiretto e unilaterale dellineguagliabile potenza bellica statunitense.

    Gi con lultimo anno della seconda amministrazione Bush, ci si accorse per che lecose non andavano come previsto. Il feroce Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld,fu sostituito dal pragmatico Robert Gates, che lancor pi pragmatico Barack Obamaha tenuto in carica fino allaprile del 2011, con buona pace in chi vedeva, o ancoratestardamente vede, nel presidente nero un redentore. In realt Obama haproseguito la transizione di strategia iniziata dallultimissimo Bush, passando dallapertaconquista, in nome della lotta contro il Male, a un pi ragionevole leading frombehind, basato su una strategia di destabilizzazione dal basso, seguita da unintervento dallalto, che tanta confusione fa fare alla sinistra.

    Il fine sempre lo stesso: la supremazia planetaria degli Usa, lunico elemento chepermetta a un Paese sempre pi sfidato da fattori destabilizzanti interni ed esterni diergersi come virtuoso sacerdote dellordine mondiale e non finire invece in unasituazione di caos domestico, una volta che fosse scoperto che il re nudo; ma anchelunico elemento che in assenza di una nuova governancemondiale possa apparire come

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    un argine al caos mondiale che esso stesso causa. Questo un notevole punto di forza.Se gli Usa impediranno che gli altri Paesi organizzino una governancemondiale, nella

    quale essi sarebbero solo primi inter pares, il ricatto pu continuare a funzionare. Unasfida politica giocata con elementi militari, diplomatici, finanziari e ideologico-culturali.

    4. Non avendo conclusioni, questo libro non pu avere una prefazione che, come si sa,si scrive proprio dopo le conclusioni.

    Pu per avere una non-prefazione in cui espliciter subito gli ingredienti checompongono il discorso che verr svolto e i suoi punti di riferimento.

    Innanzitutto ho cercato di riferirmi a Marx il pi possibile. Non per fedelt onostalgia, ma perch se non si procede dal grande rivoluzionario tedesco a mio mododi vedere non si va da nessuna parte.

    Di conseguenza in secondo luogo cercher di capire le radici della crisi sistemicaattuale sulla base di argomenti che privilegiano il concetto di rapporto sociale, dovela societ non un concetto astratto ma un intreccio di fattori e di dinamiche chepercorrono luoghi fisici che sono dominati da rapporti politici. In termini moltosintetici interpreter ci che sta accadendo come crisi sistemica geo-socio-ecologica.

    In terzo luogo, cercher di mostrare che labnorme sviluppo della sfera finanziarianon unanomalia nel capitalismo ma una conseguenza dei limiti sociali allo sviluppomateriale capitalistico e del fatto che quella finanziaria la sfera predominante nelcapitalismo.

    Infine interpreter il processo di autovalorizzazione del capitale, cio della suatrasformazione da una quantit di denaro D in una quantit accresciuta D, che lunico fine del capitalismo, come una forma di lotta per il potere. Di conseguenzapotere, nelle sue varie declinazioni e forme, forse il concetto chiave che ricorrernel libro.

    Potr sembrare che mi stia distaccando da Marx, ma cos solo in apparenza. Marxnon esplicita mai il motivo della spinta allinfinita valorizzazione del capitale. Questaforza viene analizzata nelle sue modalit, nei suoi effetti e nelle interrelazioni sociali ditali effetti, ma la sua natura non spiegata. Un po come in Newton la forza di gravit

    viene scientificamente descritta ma la sua natura non spiegata.Sappiamo per che Marx considera laccumulazione senza fine di denaro come la

    fonte principale di potere nella societ capitalistica. Nel Capitolo 23 del Libro I delCapitale, trattando proprio della legge generale dellaccumulazione capitalistica, Marxparla testualmente di smania di dominio del capitale.Tuttavia la posta in gioco di questa smania di dominio stata usualmente relegata

    allo sfruttamento della forza-lavoro per lestrazione del massimo profitto. Unconcetto poco chiaro che tuttavia stato usato in termini moralistici per introdurreunidea di sfruttamento estratto con la frusta laddove Marx sosteneva invece che ilcapitalista partecipa alla produzione del plusvalore di cui si appropria. E vi partecipa inquanto depositario dei saperi necessari ai processi di produzione e di riproduzione.Sono questi saperi che gli permettono il controllo dei mezzi di produzione, al di l deirapporti di propriet. Questi saperi non sono solo tecnici, non riguardano solo laproduzione in senso materiale. Riguardano innanzitutto i processi di riproduzione dellasociet capitalistica. E questi saperi, a loro volta, derivano da posizioni di potere.

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    Se, in accordo con Max Weber, possiamo allora pensare che la logica di produzionesegue una strategia dettata da saperi strumentali(in sintesi plasmati sul principio del min-

    max, massimo risultato col minimo dei mezzi - un concetto ideal-tipico come quello dimassimizzazione del profitto), nei processi di riproduzione della societ capitalisticaintervengono calcoli che hanno effetto sulla stessa dimensione strumentale (adesempio indicando cosa bisogna produrre, i margini di profitto da raggiungere, imargini di contrattazione con la forza-lavoro) ma che sono dettati dalle strategie diconduzione del conflitto intercapitalisticoper il potere.

    In Marx il concetto di forza, che collegato a quello di potere, ha uno statuscontraddittorio. Da una parte nel noto capitolo sullaccumulazione originaria necessario per spiegare la nascita del capitalismo europeo. Tuttavia subito dopo averesposto ci, afferma Per il corso ordinario delle cose loperaio pu rimanere affidato alle legginaturali della produzione, cio alla sua dipendenza dal capitale, che nasce dalle stesse condizioni della

    produzione, e che viene garantita e perpetuata da esse. E un punto centrale e delicato. Infattinon unaffermazione isolata in Marx e ad essa possiamo affiancare la critica di Engelsa Dring: Se la spada ha la magica potenza economica che Dring le attribuisce, perch nessun

    governo ha potuto mai effettivamente imporre che una moneta cattiva avesse alla lunga il valore didistribuzione di una buona, o che degli assegnati avessero il valore di distribuzione delloro? E dove quella spada che esercita il comando sul mercato mondiale?

    Il commento usuale a passi come questi stato: Come vedete tutto si basasulleconomia. Effettivamente Engels aveva una certa propensione per il positivismo(secondo lui la scienza proletaria doveva essere allo stesso livello della miglior scienzaborghese). Tuttavia quel tipo di commento fa torto a Engels. E lo dico asserendocontemporaneamente che, come vedremo, da pi di mezzo secolo il governo degli Stati Uniti

    riuscito a imporre con la spada proprio la sua moneta cattiva come se fosse una moneta buona e adesercitare il comando sul mercato mondiale. E una contraddizione? S, una contraddizione,ma reale come vedremo. Ad ogni modo, qui Engels voleva principalmente ribadire lateoria di Marx del valore-lavoro e dello sfruttamento, che descrive come lestrazione diplusvalore si basi proprio sulla compravendita formalmente equa della merce forza-lavoro e non su unestorsione di tipo schiavistico. In secondo luogo, ma forse piimportante, n per Marx n per Engels i rapporti sociali capitalistici si basavano sullapura imposizione, bens su una combinazione di dominio e di egemonia, ovvero di usodella forza e di riconoscimento dei dominati negli interessi dei dominanti. Lidea dellapura imposizione, infatti, contrasta direttamente con la concezione marxianadellalienazione dei rapporti sociali capitalistici, cio del ribaltamento dei rapporti tra

    persone in rapporti tra cose (le merci) e della personificazione dei rapporti tra le cose.Questa la caratteristica interna di fondo delle societ capitalistiche. Una caratteristicache per valere ha bisogno per, come vedremo in dettaglio, di condizioni esterne.Questa dialettica esterno/interno, fattori esogeni /fattori endogeni, caratterizza tutta lastoria del capitalismo occidentale e la ritroviamo nella forma della combinazione tradominio ed egemonia, nella relazione originaria tra imperialismo e capitalismo e, intermini pi generali, nel lungo processo di separazione tra economia e politicacomplementata dal loro indispensabile ma instabile intreccio.

    Per via di questa instabilit, alcune fasi della storia del capitalismo sono caratterizzateda equilibrio, altre da un prevalere della politica, altre infine da un prevalere

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    delleconomia. Ma nessuno di questi stati permanente e nessuno di essi si riscontrauniformemente in tutti i luoghi del capitalismo nel medesimo tempo.

    5. La guida metodologica di questo lavoro quindi il concetto di separazione e scambio traPotere del Denaro e Potere del Territoriointrodotto magistralmente da Giovanni Arrighi nelsuo Il Lungo XX Secolo. Denaro, Potere, e le Origini del Nostro Tempo2.

    Ci che seguir, pur essendo di mia responsabilit, non concepibile al di fuori diquel concetto e delle conseguenti nozioni di ciclo sistemico e di crisi sistemica.

    Su queste nozioni ho innestato elementi di altre analisi che hanno fatto fare un saltoin avanti al pensiero critico, ognuna importante per intuizioni specifiche indipendentitra loro e a volte anche in contrasto. Una contraddizione dovuta alla fase che stiamoattraversando, che va oltre le singole soggettivit, volont e personalit.

    Marx sar presente dallinizio alla fine, anche per capire fenomeni che ci sono statidescritti come novit epocali. Non per deferenza ad alcuna tradizione, ch, anzi, pensoche occorra rompere con le tradizioni per andare avanti, ma perch proprio questarottura richiede che si siano fatti i conti col passato, come diceva Gramsci, e fin dove possibile meglio non reinventare la ruota.

    Oltre al capolavoro citato, ho fatto mio anche lapproccio che Giovanni Arrighiespose in un altro importante lavoro che il chiacchiericcio mediatico e accademicoitaliano ha gettato immediatamente nel dimenticatoio: La geometria dellimperialismo, del1978. In esso Arrighi invitava a utilizzare schemi pseudoformali per mettere un ordinesimbolico al caos dei dati empirici pur senza lasciarsi portare troppo oltre dallepossibilit esplicative di detti schemi. E un suggerimento che ho seguito, et pour cause.Essendo fondamentalmente un logico matematico e dedicandomi alla politica soloobtortocollo(cio perch le cose vanno troppo male per non occuparsene) mi capita diutilizzare schemi e concetti matematici per cercare di ragionare anche su cose che perloro natura si sottraggono a una matematizzazione vera e propria. Non sono quindiinteressato a introdurre una formalizzazione alternativa delleconomia o di parti dellescienze sociali. Ho solo sottoposto la mia analisi a un ordine simbolico-concettuale per

    vedere se quellordine suggerisce direzioni di analisi prima ignorate. A seguito di ci hointerpretato il rapporto di separazione/scambio tra Potere del Denaro, ovvero ilcomplesso economico e finanziario, che indichiamo con D, e Potere del Territorio,ovverosia il complesso istituzionale, politico, diplomatico, militare e ideologico, cheindichiamo con T, come un rapporto di aggiunzione, un concetto matematico moltofecondo che ci mette sulla strada giusta per definire una nozione di equilibrio piampia e comprensiva di quella economica. Credo che ci abbia dato i suoi frutti e se neparler allinizio, nella parte dedicata alla metodologia.

    Non possibile capire n lo sviluppo n le crisi sistemiche, da un lato, n le guerre e iconflitti intercapitalistici, dallaltro, se si sottovaluta il ruolo di questo rapporto.

    2 Economista, sociologo e storico, militante di movimenti di liberazione, docente pressouniversit africane e poi statunitensi, Giovanni Arrighi si spento nel 2009 a Baltimora. Il miodebito verso di lui esplicito e lo considero un maestro personale da quando lo frequentavo,da giovane studente liceale, allepoca della mia militanza giovanile (cfr. Pagliani, 2009).

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    6. Hannah Arendt in Le origini del totalitarismo diceva che unaccumulazione infinita diricchezza deve necessariamente accompagnarsi ad unaccumulazione infinita di potere(Arendt, 1966,

    p. 199).Unaffermazione folgorante, che per sembra far intendere che laccumulazione dipotere sia uno strumento per laccumulazione di ricchezza, subordinando quindi lagestione di tale potere (tipicamente attraverso lo Stato) alle finalit e ai bisogni deicapitalisti. Giovanni Arrighi riconsidera il rapporto tra quelle due forme diaccumulazione e sottolinea due cose. La prima che le dimensioni delle giurisdizionidei centri capitalistici dominanti sono sempre troppo ristrette rispetto alla finalit di

    valorizzazione infinita del capitale, cosa implicitamente riconosciuta da Marx quandoparla della sequenza Venezia, Olanda, Inghilterra e in prospettiva Stati Uniti dei centricapitalistici dominanti. Ma aggiunge che se da una parte questa sequenza dimostracome nel capitalismo sia insita uninarrestabile spinta a infrangere tutti gli ostacoli che

    cercano di limitarlo, dallaltra, con buona pace delle sue ottimistiche attese relative allainarrestabile spinta del capitalismo a superare qualsiasi barriera, Marx doveva dunque ammettere che,nel concreto della storia, quella spinta aveva patito tutti i limiti fisici e istituzionali gi individuati daSmith (Arrighi, 2007, p. 101). E un punto centrale, perch si afferma che da una partelo sviluppo capitalistico avviene allinterno di contenitori, fisici, giuridici, sociali, culturali, politici,istituzionali e infine tecnologico-scientifici e che i limiti di detti contenitori devonocontinuamente essere abbattuti da parte del capitalismo. Dallaltra si asserisce che talenecessit si scontra col fatto che lo sviluppo capitalistico non pu compiutamentedeterritorializzarsi e quindi deve fare i conti coi limes fisici, politici e sociali di unterritorio. Le stesse risorse naturali hanno limiti fisici; ma ancora pi certi, evidenti edimmediato significato politico sono quelli ad esse imposti dai confini sociali e

    giurisdizionali che ne inducono la scarsit relativa, prima ancora di quella assoluta.La crisi sistemica attuale, ovvero la fine del ciclo daccumulazione materialecoordinato ed egemonizzato dagli Stati Uniti, nasce a cavallo tra gli anni Cinquanta eSessanta da motivi spiegabili con queste limitazioni ai meccanismi di produzione eriproduzione delle societ capitalistiche. E lultima, in ordine temporale, della sequenzadi crisi sistemiche che ha fin qui caratterizzato la storia del capitalismo e descritta dallasuccessione di Potenze dominanti. La finanziarizzazione delleconomia subentrata inogni momento di soluzione di continuit di questa successione, ovvero quando ilprocesso di espansione materiale di un ciclo sistemico egemonizzato da una di quellePotenze ha iniziato a sperimentare ostacoli gravi. Ogni nuovo ciclo ha necessariamentemobilitato risorse fisiche e sociali maggiori di quello precedente. Risorse sempre pi

    ampie che hanno dato luogo a unespansione materiale sempre pi veloce e che quindisono state bruciate sempre pi in fretta cos che le fasi di stabilit sono state semprepi brevi in quanto la loro durata stata inversamente proporzionale alla scala dellerisorse mobilitate e alla conseguente velocit di espansione materiale delleconomia.

    Per questi motivi sostengo che anche supponendo che una singola Potenza, o unconsorzio di Potenze capitalistiche in condominio, riesca a mobilitare le risorsenecessarie per dare lavvio a una nuova fase di espansione materiale mondiale, laprossima crisi sarebbe ancora pi ravvicinata, devastante e di difficile soluzione. Se poinemmeno si formasse quella volont capitalistica di governancemondiale, allora i limiti

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    fisici, laddove confermati, si tramuterebbero immediatamente in limes politici egeopolitici che acuirebbero i conflitti.

    7. Per apprezzare meglio quanto detto ritorniamo allaffermazione di Hannah Arendt.Ci chiedevamo quale sia la causa e quale leffetto tra accumulazione infinita di ricchezzae accumulazione infinit di potere.

    Sarebbe comodo rispondere: Sono entrambe causa ed effetto, per mutuaricorsione. E una buona risposta formale, ma non molto soddisfacente perchnasconde le complesse e contraddittorie relazioni tra accumulazionee potere. In tal sensolanalisi di Giovanni Arrighi un notevole passo avanti verso il chiarimento. E questopasso avanti avviene sotto linsegna di un altro concetto chiave, sopra accennato: lalotta strategica intercapitalistica. Un fenomeno affrontato anche da Marx.

    Nel Capitolo 22 del Libro I del Capitale, analizzando la trasformazione del plusvalorein capitale, a un certo punto si afferma: [...] lo sviluppo della produzione capitalistica rendenecessario un aumento continuo del capitale investito in unimpresa industriale, e la concorrenzaimpone a ogni capitalista individuale le leggi immanenti del modo di produzione capitalistico come leggicoercitive esterne. Lo costringe ad espandere continuamente il suo capitale per mantenerlo, ed egli lo puespandere soltanto per mezzo dellaccumulazione progressiva[...]. Laccumulazione la conquista delmondo della ricchezza sociale. Essa estende, oltre la massa del materiale umano sfruttato, anche ildominio diretto e indiretto del capitalista.Ancora una volta laccumulazione capitalistica descritta come lotta per la conquista

    della ricchezza sociale in quanto lotta per il (pre)dominio. Infatti in una nota a pi dipagina a questo passo, Marx aggiunge: Lutero rende benissimo la brama di dominio comeelemento dellistinto dellarricchimento in quella antiquata se pur sempre rinnovata forma delcapitalista che lusuraio. E segue una lunga citazione.

    Brama di dominio, dunque, conquista della ricchezza sociale, lotta per prevalere(sottoforma di concorrenza, duale del processo di accumulazione). Non solo, vedremoche Marx ha perfettamente ragione a sostenere che lusuraio, ovvero colui che si dedicaalla circolazione del capitale, una forma antica ma sempre rinnovata di capitalista.Infatti il denaro linizio, la causa, il principio primo e la fine, il risultato, del rapportosociale capitalistico, ovvero della subordinazione dellintera societ alla valorizzazionedel capitale.

    8.Ogni crisi un momento fondamentale di riorganizzazione del sistema capitalistico.Esso non pu esistere senza crisi, perch le genera coi suoi meccanismi e perch essesono il motore del suo rinnovamento, quindi del suo permanere.

    Al di l della divisione tecnica del lavoro, le crisi operano distruzioni creatrici degliequilibri che si creano allinterno della divisione sociale del lavoro, distruzioni creatricidovute alla continua ricerca di valorizzazione dei capitali e alle lotte che essa genera.

    Le crisi sistemiche segnano epoche. Come sottolinea Arrighi, esse non coincidonocon le crisi cicliche, e si differenziano anche da quelle descritte da Kondratiev, adesempio per via dellaumento incrementale del loro ritmo: abbiamo visto che le fasi disviluppo sistemico si accorciano e quelle di caos sistemico si allungano.

    Le crisi sistemiche sono in primo luogo dovute alla contraddizione tra la necessit delcapitalismo di allearsi con i depositari dei limes fisici, giuridici e istituzionali, cio gliStati nazionali, e quella contrapposta di trascenderli a causa della spinta alla

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    valorizzazione che si basa su contraddizioni intrinseche che producono unincessanterichiesta di esternalit. In questo processo possiamo vedere intrecciarsi:

    a) conflitti allinterno della sfera del Potere del Territorio, tra parti politiche dellastessa formazione sociale particolare (stato-nazione);b) conflitti allinterno della sfera del Potere del Territorio tra diverse formazioni

    sociali particolari;c) conflitti intercapitalistici (nazionali e internazionali) allinterno della sfera del

    Potere del Denaro;d) conflitti sociali (tipicamente i conflitti di classe) allinterno della sfera del Potere

    del Denaro;e) conflitti rivoluzionari, ovvero conflitti sociali allinterno del Potere del Territorio.Chiameremo i primi tre conflitti inter-dominanti o conflitti orizzontali e gli

    ultimi conflitti dominanti/dominati o conflitti verticali, dove col termine

    dominante si intende in generale un agente che ha facolt di prendere decisionirilevanti in un certo ambito e ha i mezzi per cercare di applicarle. E lintreccio di questiconflitti che porta alla sovraccumulazionedi capitale, intesa in senso generale come unasituazione in cui i profitti generati dagli investimenti produttivi, ossia dallespansionemateriale D-M-D, doveMsta a indicare la merce, e quindi D-M linvestimento incommercio e industria, e M-D la realizzazione del valore prodotto e quindi delprofitto, non sono pi considerati remunerativi per il capitale accumulato, che quindideve trovare altre occasioni di autovalorizzazione.

    9. [...] nel passaggio dalla frase sovrapproduzione di merci alla frase plethora of capitalc in realt un progresso. In cosa consiste? Nel fatto che i produttori si contrappongononon come semplici possessori di merci, ma come capitalisti.

    Marx, Teorie sul plusvalore.

    [...] si pu verificare una accumulazione, una sovrabbondanza di capitale da prestito, chesia connessa allaccumulazione produttiva, soltanto nel senso che queste dueaccumulazioni sono inversamente proporzionali luna allaltra [...]. La sovrabbondanza dicapitale da prestito esprime [in questo caso] un ristagno del capitale industriale [e] lasovrabbondanza del capitale da prestito esprime precisamente il contrario dellaaccumulazione effettiva. [...] Abbiamo visto ... che si pu verificare una accumulazionedel capitale da prestito, senza che vi sia traccia di accumulazione effettiva, mediantemezzi puramente tecnici, quali una espansione e concentrazione del sistema bancario ....La massa del denaroprestabilecresceperci in realt in modo del tutto indipendentedallaccumulazione effettiva.

    Marx, Il Capitale, Libro III.Sia in Arrighi sia in Harvey, la sovraccumulazione informalmente definita come

    una situazione in cui a ulteriori investimenti in produzione e commercio fa riscontrouna riduzione del tasso di profitto sotto il livello considerato tollerabile (Arrighi)3.

    3Mentre la sovrapproduzione provocata da una carenza di capitali che cercano investimentonelle merci, la sovraccumulazione caratterizzata da una sovrabbondanza di capitali il cuiinvestimento va oltre il livello necessario a evitare la caduta del saggio di profitto e mantenerela sicurezza complessiva del commercio - cfr. Arrighi, 1996, pp. 132 e 297.

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    Sebbene questo termine possa indicare in generale la sovraccumulazione di capitalein tutte le forme in cui si presenta, quindi capitale-denaro, capitale costante (mezzo di

    produzione), capitale variabile (forza-lavoro), e capitale-merce, tuttavia nella crisisistemica attuale i segnali di fuoriuscita dagli investimenti produttivi per un lungoperiodo iniziale non sono stati accompagnati uniformemente da indici di sovracapacite quindi di sovrapproduzione. La sovraccumulazione si manifestata in primo luogosottoforma di accumulazione di capitale-denaro eccessiva rispetto alle opportunit diinvestimento produttivo. Da qui la forte spinta alla finanziarizzazione che ha da subitocaratterizzo la crisi sistemica. E allinizio di questo fenomeno che si pu situare conrigore informale il concetto di livello tollerabile di profitto. Tuttavia un concettoaperto, perch non viene detto cosa si intenda per livello tollerabile. E giustamente,perch un livello definito da un complesso di parametri che varia storicamente.Infatti, ci dice Arrighi, la sua unindagine storico-empirica, non teorica.

    Ad ogni modo, possiamo cercare di precisare quel livello accettabile seguendo uninteressante suggerimento degli economisti Jonathan Nitzan e Shimshon Bichler: esso stabilito da un differenziale di profitto rispetto a una media di riferimento. Questodifferenziale, nella nostra lettura, quello che permette la conduzione dei conflittistrategici intercapitalistici, utilizzando in modo privilegiato lo scambio politico colPotere del Territorio, messo in luce da Arrighi e che tra poco illustreremo. Da un lato,questa linea interpretativa prolunga quella tradizionale marxiana che vede nellaconcorrenza un meccanismo sovrapersonale che impone agli agenti capitalistici diaumentare il proprio potere per sopravvivere (in un regime di accumulazione allargatasi sopravvive solo se si incrementa il potere relativo; in altri termini, ed ancheunesperienza esistenziale di molti, si come nel mondo di Alice dove bisogna correre

    sempre pi in fretta solo per rimanere fermi e non tornare indietro). Tuttavia essa latravalica adeguandola alle trasformazioni che il capitalismo occidentale ha subito dallaseconda met dellOttocento a oggi e alle caratteristiche della presente crisi sistemica,come vedremo nel testo.

    10. Le crisi sono affrontate con vari tipi di strumenti. Jonathan Nitzan e ShimshonBichler li hanno studiati in modo sistematico inquadrandoli nella loro teoria dellaaccumulazione differenziale, dove il termine differenziale, come si deduce dalparagrafo precedente, si riferisce pi a un differenziale di potere che non a undifferenziale puramente economico.

    Come vedremo in dettaglio, gli strumenti si possono suddividere in due tipifondamentali: quelli che operano in ampiezza e quelli che operano in profondit.Possiamo affermare in anticipo che quelli in ampiezza sono collegabili allaccumulazione

    per espropriazionedescritta da David Harvey (anche se Nitzan e Bichler non ne fannoriferimento), mentre quelli in profondit possono essere riportati allaccumulazione peraumento del tasso di plusvalore. In altre parole, ci troviamo in presenza dei due corni delproblema: imperialismo e capitalismo (occidentale). Due lati della stessa medaglia.

    Operare in ampiezza o in profondit ha effetti diversi e quindi il risultato di tali sforzidipende dalla natura della crisi da affrontare: si operer in ampiezza se la crisi dasovraccumulazione di capitali, inprofonditse la crisi da sovrapproduzione di merci. Dato che laprima caratterizza linizio delle crisi sistemiche, e dato che la sovrapproduzione haeffetti di feed-backche ampliano la sovraccumulazione, chiaro che i due approcci si

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    mischiano anche se Nitzan e Bichler per la crisi sistemica attuale riescono a suddividereperiodi prevalentemente in ampiezza e periodi prevalentemente in profondit. La

    gestione in ampiezza della crisi cerca di opporsi alla caduta del tasso di profitto tramiteun aumento della massa di profitto. Specularmente lapproccio in profondit cerca diripristinare un saggio di profitto accettabile essenzialmente tramite un aumento delsaggio di plusvalore.

    Il tipico strumento che opera in ampiezza sono le mergers and acquisitions, ovverolacquisizione di ricchezza e capacit produttiva gi esistente, mentre il tipico strumentoche opera in profondit il cost-cutting, il taglio dei costi, ovvero le politiche di attaccodiretto ai lavoratori salariati, le esternalizzazioni e la diminuzione dei costi degli input.

    Ne segue che i due tipi di gestione della crisi faranno capo a gruppi differenti didominanti, tendenzialmente pi globalizzati quelli che operano in ampiezza e pilocalizzati sul territorio quelli che operano in profondit. Tendenzialmente perch in

    realt siamo di fronte a vasi comunicanti, dove i due principali intermediari sono lafinanza e la politica. Ad esempio il taglio dei costi diventa un passaggio obbligato perottenere finanziamenti per le intraprese che rimangono vincolate al ciclo diaccumulazione tramite investimenti materiali nazionali e multinazionali. Tuttavia, inpresenza di sovraccumulazione e bassi saggi di profitto vengono evitati nuoviinvestimenti in capitale fisso. Il capitale dominante cercher quindi non tanto di tagliarei costi con innovazioni tecnologiche, quanto di estendere il suo potere acquisendoricchezza finanziaria e ricchezza materiale gi esistente.

    In ci il credito diventa, come diceva Marx, unarma nuova e terribile nella lotta dellaconcorrenza ... trasformandosi infine in un immane meccanismo sociale per la centralizzazione deicapitali. I processi di mergers and acquisitions sono infatti ad ogni effetto processi di

    centralizzazione dei capitali (laddove il cost-cutting uno strumento che favorisce laconcentrazione di capitale), che solo raramente hanno strategie industriali alle spalle. Inrealt si hanno centralizzazioni senza concentrazioni, finanziate con debito esternosenza una contemporanea crescita di grandi imprese verticalmente integrate, ma piuttosto con il

    proliferare di unit produttive disperse e messe in rete, dentro una catena transnazionale del valore efiliere gerarchicamente stratificate (Bellofiore, 2009, p. 19). Una centralizzazione, cio, chepermette il ridisegno organizzativo e tecnico della produzione, ma pi che altro induceuna ristrutturazione della divisione internazionale del lavoro.

    Il taglio dei costi, e quindi laccumulazione per aumento del saggio di plusvalore, non di per s unoperazione che porti a diventare capitale dominante. Anzi, si pu dire,come rilevava gi Marx, che laccumulazione stessa un processo lentissimo se

    paragonato alla centralizzazione. Le politiche di mergers and acquisitions, ovvero diprivilegio della massa di profitto contro il saggio di profitto, diventano allora le subdolee potenti armi per scalare le posizioni di dominanza allinterno della gerarchia delcapitale. Ovvero il modo di utilizzare la crisi per la scalata al Potere del Denaro. Ma cinon pu essere fatto senza lappoggio del Potere del Territorio. E questa liaison fornita daiflussi finanziaritramite il medium del debito pubblico. In questo senso il credito effettivamente e definitivamente unarma terribile.

    Il credito pubblico diventa il credodel capitale. E col sorgere dellindebitamento dello Stato, alpeccato contro lo spirito santo, che quello che non trova perdono, subentra il mancar di fedeal debito pubblico (Marx, 1970a, v. 3, p. 214).

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    In realt, il meccanismo del credito un processo ricorsivo che si interrompe quandosubentra la sfiducia nel debitore. E se il debitore lo Stato, tale sfiducia coincide con la

    sfiducia nelle sue prerogative: sovranit, capacit di formazione dello Stato, strategie diincremento di potenza. Ovvero, come vedremo tra poco, quando si pensa chelintreccio delle contraddizioni insite nei processi di accumulazione infinita di potere edi denaro non siano pi risolubili.

    11. Se il credito larma terribile di questi processi di centralizzazione eriorganizzazione, allora la facolt di scelta delle strategiepassa decisamente nelle mani deicapitalisti finanziari. Con ci si torna allorigine storica e logica del capitalismooccidentale, unorigine che ha visto lo Stato autore di conquiste coloniali e di altreforme di appropriazione violenta (come il commercio triangolare atlantico basato sullatratta degli schiavi) che a loro volta permisero quellapprovvigionamento finanziariodifferenzialeche fu investito nelle invenzioni della prima rivoluzione industriale, dandolavvio al capitalismo industriale europeo caratterizzato dal ciclo D-M-D.

    Giovanni Arrighi commenta questo movimento storico asserendo una cosa di importanzafondamentale. Il moderno capitalismo europeo ha avuto origine dalla estroversionedi un centro(lInghilterra) verso lo spazio esterno, trainata dal commercio estero, combinata con unprocesso di retroversionedal commercio estero allo sviluppo industriale e agricolo nazionale.Ma lintero processo che conduce al capitalismo occidentale che nasce da una necessit diestroversione: quella delle piccole citt-stato italiane. Una necessit dovuta alla limitatezzadelle loro risorse territoriali in relazione alla loro capacit di accumulazione (basatasullindustria di prodotti ad alto valore aggiunto - armi a Milano o tessuti a Firenze - odirettamente su pratiche finanziarie da parte dei mercanti-banchieri pisani e fiorentini). Comesi vede il fattore territoriale ha dettato i termini storici dello sviluppo del capitalismo in

    Occidente. Un fattore che troviamo allopera anche analizzando lorigine della separazionedei produttori dai mezzi di produzione. In Inghilterra la separazione dei produttori agricolidai mezzi di produzione durante laccumulazione originaria avvenuta nei modi descritti daMarx, mentre negli Stati Uniti la divisione tecnica e organizzativa del lavoro si basata sullasovrappopolazione relativa dovuta allimmigrazione (facilitata e persino promossa dalleautorit) e dalla schiavit. Ci creer difficolt e, paradossalmente, nuove opportunit alcapitalismo statunitense. Infatti, quando si apriranno nuovi spazi geografici nello stato-continente americano, con la colonizzazione dellOvest, si apriranno ipso facto nuovi spazisociali e la divisione tecnica e organizzativa sar messa in discussione. La possibilit perloperaio della costa Est di poter piantare baracca e burattini ed emigrare allOvest, fece di luiil peggior operaio del mondo, come stato detto, individualista e indisciplinato;violentissimo nelle rivendicazioni. E per questo motivo che i capitalisti industriali

    statunitensi furono spronati allinnovazione tecnica e allautomatizzazione.

    Il possesso del denaro, D, libert di scelta riguardo il modo con cui trasformarlonella quantit accresciuta D. Ha quindi perfettamente ragione Arrighi quando dice cheil movimento di investimento D-M una forma di rigidit (una particolare scelta statacompiuta), mentre la fuoriuscita M-D una riacquisizione di libert (varie scelte di

    valorizzazione sono nuovamente possibili).M-D anche il movimento che fa ritornare il capitale, con laggiunta dellinteresse, al

    capitalista finanziario, cio a chi rappresenta la quintessenza del capitalismo, colui chepermettendo linvestimento D-M d lordine effettivo al sistema economico di

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    dichiarazione sel 1971 di inconvertibilit del Dollaro in oro, una parte di questecontraddizioni venne sintetizzata nella famosa incompatibilit trinitaria di Mundell-

    Fleming che mostra il trade-offtra le varie scelte di politica monetaria. Come vedremo,questa impossibilit, che chiamer Triangolo Inconsistente del Denaro, esprimeva moltobene i termini della frattura del rapporto di aggiunzione T-D predominante, cio delrapporto di scambio politico del potere territoriale statunitense col capitale, che eramaturata durante la guerra del Vietnam. Frattura che veniva guidata dalla grandefinanza privata. Ma al Triangolo Inconsistente del Denaro occorre affiancarne un altro:il Triangolo Inconsistente del Potereche descrive il trade-offche investe le scelte di caratterepolitico, sociale e di politica economica. La sospensione di questi due trade-off, tra lorointrecciati, proprio ci che viene etichettato come volo degli elefanti ed resapossibile non da sospensioni intrinseche delle leggi capitalistiche, ma proprio dalmaterialissimo rapporto di aggiunzione T-D, che, viceversa, nellodierna crisi sistemica

    a sua volta stato finora garantito proprio dal volo di quegli elefanti. Siamo quindiancora di fronte alle dinamiche del potere.Si ha quindi un bellaccusare Obama di aver riversato nelle ingorde tasche di Wall

    Street miliardi di dollari dei contribuenti e di aver messo nella sua amministrazione itopi a guardia del formaggio. Sapeva bene quel che faceva: innanzitutto in unasituazione di sovraccumulazione lerogazione di credito al commercio e allindustriapu significare un prestito a fondo perduto; in secondo luogo, cosa pi importante, il

    volo degli elefanti, come si detto, ha permesso il permanere del rapporto diaggiunzione T-De a sua volta il rapporto T-Dha consentito agli elefanti di volare.

    Il loro atterraggio, o il loro abbattimento, non dipende quindi da nessuna bronzealegge delleconomia, ma dalla posizione globale di forza di quel dato rapporto di

    aggiunzione. Non un caso che oggi gli elefanti volanti europei, e i loro specificirapporti di aggiunzione T-D subdominanti, siano bersagliati da quello predominante(vedi Parte Seconda, Capitolo II.5).

    Il rischio per gli Usa, potenza in cui incarnato il rapporto di aggiunzione T-Dpredominante, sono le forze telluriche aperte o sotterranee che mettono in discussioneil loro ruolo mondiale. Forze che non siamo in condizione di analizzare in tutti i loroaspetti, ma solo di intuire, non avendo accesso a fonti di informazione privilegiata.

    Dobbiamo quindi riportare al centro dellanalisi il rapporto di aggiunzione T-Dpredominante, che non stato ancora sparigliato (storicamente lo hanno fatto sinora leguerre mondiali e non le scritture contabili). Un rapporto che come si visto si basa suun medium necessario e non sostituibile nel capitalismo occidentale: la finanza.

    13. Il capitalismo occidentale quindi il frutto di una specifica combinazione di istituzionipolitiche ed economico-commerciali, contenute in una specifica struttura di potere e in una specificastruttura territoriale in determinate condizioni ecologiche. E difficile sottovalutare questespecificit, anche le pi fisiche. Lo vedremo con precisione nella Parte Seconda. Quisottolineamo il fatto che lInghilterra essendo unisola era al riparo da nemici terrestri equindi pot ridurre enormemente le spese di protezione dello Stato e concentrarsi sullosviluppo della marina commerciale, militare o con funzione mista (cio con poterimilitari e amministrativi) come la Compagnia britannica delle Indie Orientali dotata diprivilegi. La posizione insulare, in altri termini, permise allInghilterra la dominazionesui mari e sul commercio internazionale sotto il deciso impulso allestroversione dato

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    dalla limitatezza delle risorse nazionali, cos come era successo prima di lei alle citt-stato italiane e allOlanda. Cos mentre piccole entit proto-nazionali o pre-nazionali

    uscite dal disfacimento di grandi imperi (il Sacro Romano Impero a sua voltagermogliato sulle spoglie dellImpero Romano) davano limpulso iniziale al capitalismoeuropeo e ne impostavano la natura immediatamente imperialistica, il grande e stabileimpero cinese intraprendeva una strada totalmente differente (vedi Parte Seconda,Capitolo II.2). E anche per queste considerazioni che reputo azzardato il termine,ormai di moda, di imperialismo per descrivere lattuale espansionismo commercialedella Cina.

    In Europa, militarismo e statalismo furono invece gli alleati della protoborghesia edella successiva borghesia pienamente sviluppata, mentre la nobilt imprestavapersonale politico alla borghesia (cfr. Parte Seconda, Capitoli I.2 e II.1). Le politicheespansive territoriali, da Elisabetta I in poi, permisero lapprovvigionamento finanziario

    di cui si detto (un esempio di come una logica non capitalistica possa servire dabattistrada a quella capitalistica); le politiche di enclosurecrearono il proto-proletariatourbano; le grandi opere infrastrutturali ottocentesche (si pensi solo alle ferrovie) e ildebito pubblico oliarono definitivamente i meccanismi dellaccumulazione capitalistica.In quel periodo non era affatto errato affermare che lo Stato era il comitato daffaridella borghesia.

    Con limpero britannico del libero scambio si giunse infine allesempio pi compiutodi rapporto di aggiunzione T-D. Un rapporto paritetico allinsegna dello standardaureo, che era un modo perch il capitalismo non partisse per la tangente ma rimanesse

    vincolato alle sue basi territoriali, per quanto piccole o artificialmente vaste potesseroessere ma comunque coordinate dalla potenza egemone britannica. Un modo per

    garantire stabilit e progresso, cio espansione materiale.14. Ci dovremo infine chiedere quali fattori influiscono sulle scelte macroeconomichedi gestione capitalistica della crisi.

    E noto che le politiche espansive di Johnson e Nixon, che concorsero alNixon shock,erano dovute non solo alle politiche di potenza statunitensi, ma anche al tentativo dievitare gli effetti depressivi che luna austerit fiscale e una stretta creditizia avrebberogenerato. In altre parole, i due presidenti pi guerrafondai della seconda met delsecolo scorso non se la sentivano di affrontare gli alti costi sociali e politici di unapolitica deflattiva5. Con la conseguenza che il repubblicano Nixon a un certo puntoammise: Adesso siamo tutti keynesiani. Incidentalmente, ci dimostra che keynesianonon significa di per s progressista (anche i fascisti e i nazisti in qualche misura eranokeynesiani), ma tutto deve essere messo in relazione alle politiche di poterecomplessive. In quella decisione giocava quindi il trade-off triangolare tra: a) impiantodemocratico e politiche sociali, b) espansione di potenza, c) politiche fiscali emonetarie. E questo ci che indichiamo come Triangolo Inconsistente del Potere. Untriangolo dellimpossibilit che raddoppia e sintreccia con quello che abbiamochiamato Triangolo Inconsistente del Denaro: linconciliabilit triangolare tra a) tassi dicambio fissi, b) libera circolazione dei capitali, e c) politica monetaria indipendente6.

    5Anche per gli effetti dellonda lunga del movimento dei diritti civili e delle rivolte del 68.6Questo triangolo noto come Unholy Trinity o Impossible Trinity.

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    Questi due trade-off triangolari non sono esercizi accademici, ma rappresentanocontraddizioni reali del capitalismo realmente esistente. Li discuteremo nel Capitolo III.2 e li

    vedremo allopera nella Sezione VIII. Come si vedr, il primo deducibile da unanalisidelle scelte di politica economica degli anni immediatamente precedenti e seguenti ilNixon shock, mentre la Unholy trinity di Mundell-Fleming deriva da osservazionisuggerite dalla situazione che si era creata proprio alla vigilia del Nixon shock. In altritermini, entrambi traevano le conclusioni da quanto stava avvenendo attorno allaproclamazione ufficiale dellinizio della crisi sistemica. C quindi poco di teorico,anche perch le decisioni politiche sono il risultato della composizione di pi forze.

    Come si detto, proprio quando le impossibilit triangolari vengono sospese chepossiamo dire che gli elefanti volano. E gli elefanti possono continuare a volarenella misura in cui le contraddizioni delle impossibilit triangolari possono esserescaricate allesterno. Questo processo di esternalizzazione, oggi chiamato

    pomposamente globalizzazione, segue le linee ramificate delle gerarchie di poteremondiali ed estremamente sensibile ai loro cambiamenti. Tramite esso il redde rationemdella sovraccumulazione, ovvero la svalutazione drammatica di capitale (capitaledenaro, capitale merce, capitale mezzo di produzione e capitale variabile), stato finoraallontanato, diluito, rimandato. Quanto a lungo ci possa durare solo una questionedi rapporti di forza. Solo un rapporto di forza favorevole poteva infatti consentire alSegretario al Tesoro di Richard Nixon, John Connally, di dire al resto del mondo: Thedollar is our currency, but your problem. Aveva perfettamente ragione.

    Come vedremo, la globalizzazione finanziarizzata, cosiddetta neoliberista, stataun modo di ignorare i rendimenti decrescenti degli investimenti produttivinellOccidente termoindustriale e si basata su una logica imperiale abbastanza

    semplice: a) la capacit dei centri imperiali e subimperiali di intercettare il valoreprodotto mondialmente e b) la possibilit della potenza dominante di sopperire allecarenze di valore prodotto intercettato, attraverso quello che, come vedremo, statodefinito paradossale keynesismo privato. Sono, queste, condizioni dipendenti dairapporti di forza nel sistema-mondo, che a loro volta influiscono proprio suirendimenti dellespansione materiale nelle varie regioni in cui questo sistema suddiviso. La riconfigurazione di tali rapporti induce uninsostenibilit sistemica diquesti meccanismi che fa pensare che siamo alla vigilia di una deglobalizzazione edefinanziarizzazione (la drammatica crisi greca pu essere considerata un caso precocedi questo tipo di processo), cio alla fine del volo degli elefanti volanti.

    Ma gli elefanti volanti non atterrano in modo morbido, n tutti al medesimo istante.

    Sia che vengano abbattuti, sia che cerchino di effettuare atterraggi di emergenza,arrivano a terra rovinosamente in un modo che pu sembrare improvviso, inaspettato,ma che in realt dovuto alle sotterranee manovre del Potere.

    Sia comunque ben chiaro che anche quando scritto con liniziale maiuscola, questotermine non indica lesistenza di cupole internazionali, di centri decisionali occulti etotali o cose del genere, ma solo una categoria sociale che nel suo dispiegarsi storicoreale ha mostrato e mostra fratture: potere e conflitto sono due determinazioniriflessive.

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    II. Dalla crisi del marxismo a un marxismo della crisi?1.Mani invisibili e imperi visibili.1. Nel 1999, nel suo Manifesto per il mondo veloce, Thomas Friedman rivelava unsegreto: La mano invisibile del mercato non funzioner mai senza un pugno invisibile ...chiamato Esercito, Aviazione, Marina e Corpo dei Marines degli Stati Uniti.

    Da parte loro gli intellettuali neocons, consiglieri di Bush Jr, adattavano alla situazioneinternazionale che si stava creando con limperiosa emergenza di Stati come la Cina elIndia e con la fine della svendita della ex Unione Sovietica, la lezione di ZbigniewBrzezinski impartita nel suo La Grande Scacchiera: la supremazia americana e i suoiimperativi geostrategici: I tre grandi imperativi della strategia geo-politica sono la prevenzione tra ivassalli e mantenere la loro dipendenza riguardo alla sicurezza, mantenere i tributari arrendevoli e

    protetti e infine impedire ai barbari di presentarsi uniti.Infine il dottor Henry Kissinger rivelava un altro segreto: Globalizzazione solo un

    altro termine per supremazia degli Stati Uniti. Nonostante queste rivelazioni esplicite daparte di persone che sullargomento la sanno lunga, la maggioranza della sinistra,specialmente italiana, ha accuratamente espunto dalla propria elaborazione ogniriferimento serio allimperialismo.

    Il canto del cigno di quella che per Giovanni Arrighi fu la gloria del marxismo,ovvero la teoria dellimperialismo, si paradossalmente sentito proprio mentre gli StatiUniti mettevano in pratica in tutto il mondo, con arroganza e ferocia, le linee guidasopra tratteggiate. Se si eccettua il periodo in cui stato al potere Bush Jr - al quale sipoteva appioppare una vaga patente di imperialista perch di destra - con lavventodi Barack Obama la sinistra si precipitosamente disfatta di ogni rimando a quelconcetto sostituendolo con nozioni come difesa dei diritti umani. Riferimenti in saccoglibili, se non fosse che essi sono diventati il succedaneo di una elaborazioneanticapitalistica e antimperialistica che non si vuolepi fare, con ci trasformando queglistessi temi in armi imperialistiche non convenzionali. Sottolineo il termine vuole,perch la volont precede il proprio risultato, positivo o negativo. Una volont chemanca per precisi calcoli politici: riconoscere, eventualmente, che sia ancora in operauna qualche forma di imperialismo incarnata principalmente nella politica estera di unospecifico stato-nazione, gli Usa, non permetterebbe di attivare coalizioni di alcun tipocon chi di quella politica estera fedele servitore. E elementare. E quindi meglioattestarsi su qualche vox media, buona per tutti gli usi. Si sottrae cos allattenzione dellepersone il ruolo strutturalmente organico che nelle dinamiche del capitalismo rivestonoi fattori di tipo territoriale: potere, politica, ideologia, religione, geografia, comunit,nazioni, classi, ceti, genere, forme urbane, campagne, ecologia, cibo e sementi. Laconseguenza che questi fattori possono essere sfruttati uno indipendentementedallaltro incanalando settorialmente disagi, sofferenze e proteste su strade secondarieche sono spacciate per strade maestre.

    Ci che segue propone invece - e intende provare - che il capitalismo ununitpolitica di fattori economici e di fattori territoriali. O meglio, il risultato,intrinsecamente instabile, di un rapporto di scambio politico tra questi fattori. Esono le oscillazioni di questo scambio politico che generano il doppio movimento

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    delle societ capitalistiche descritto da Karl Polanyi: in avanti e allindietro, verso ilprogresso e verso la conservazione, verso il futuro e verso il passato, verso

    laggregazione e verso la frantumazione.Nello svolgimento di questa analisi, tra le altre cose si cercher di capire se sia ilgoverno ad essere la mano visibile del mercato come sembra suggerire Friedman esolitamente immagina la sinistra, oppure se sia il mercato ad essere la mano invisibiledel governo.

    2. Ho cercato di sintetizzare queste dinamiche utilizzando il concetto di rapporto diaggiunzione del Potere, che mette in relazione i fattori territoriali, quelli relativi allasfera della politica e della societ, oggetto del Potere del Territorio T, con quellieconomici, relativi alla sfera dei meccanismi di accumulazione, oggetto del Potere delDenaro D. Dire che tra T e D esiste un rapporto di aggiunzione vuol dire che c unarelazione stretta tra le dinamicheche si producono in Te quelle che si producono in D,cos che i due termini si determinano reciprocamente attraverso la loro rispettiverelazioni con un termine intermedio. E come dire suocera e nuora: Roberta suocera di Giovanna se e solo se Giovanna nuora di Roberta. E questa relazionesussiste se sussiste quella intermedia esserefiglio di Robertache a sua volta corrispondealla relazione, di tuttaltra natura, essere marito di Giovanna. Il termine intermedio quindiquella persona che da un lato figlio e dallaltra marito. Come vedremo il termineintermedio tra Te D ilpotereche svolge questo ruolo attraverso i flussi finanziari.

    Difficilmente questo rapporto allopera in modo ottimale, bench ci sia unacontinua tensione verso di esso. A volte viene stabilito su iniziativa di Te a volte suiniziativa di D. In ogni caso un rapporto instabile che presto si sbilancia su un lato osullaltro. Riprova della innaturalezza di fondo del rapporto che lega le societ umanealla logica capitalistica tesa allaccumulazione monetaria senza fine. O meglio senza unfine,come sottolinea Arrighi. O ancora, per usare le parole di Marx, con un fine ristretto,perch il capitalismo non persegue fini sociali.

    Come ha messo in evidenza Karl Polanyi, nel capitalismo il Mercato sovrasta,subordina e utilizza la Societ, non ne una semplice componente. Per questo motivoMarx ed Engels asserivano con giusta determinazione che la valorizzazione unprocesso solocapitalistico, permesso dalla contraddizione realetra valore duso e valore(di scambio) della merce, dove risiede larcano del feticismo in cui siamo immersi. Ilrapporto dialettico tra T e D lespressione a livello delle societ storiche di questacontraddizione. T non dunque un residuo arcaico, un segno dimmaturit delcapitalismo. Bench la cosiddetta globalizzazione neoliberista sembri segnare lamaturit del capitalismo, e fa ipotizzare a molti la fine del ruolo di T (ad esempio lacosiddetta fine degli stati-nazione) spazzato via dal predominio di D, a una piattenta analisi si pu invece notare che la presente fase capitalistica caratterizzata dallarealizzazione, in gradi e modalit differenti, dellaggiunzione T-D in diversi megacomplessi territoriali, come gli Usa, la Cina, la Russia, lIndia e il Brasile, a spese dellasua tendenziale disarticolazione nel resto del mondo, tranne isolate eccezioni. Anche inmega complessi senza un potere territoriale sovrano, come lUnione Europea. Il neo-liberismo la forma ideologica di tale disarticolazione, capace di nascondere il fatto chealmeno dallinizio del Novecento questo rapporto stato sbilanciato proprio sul lato diT. Le guerre che si susseguono a partire dalla caduta del Muro di Berlino lo

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    testimoniano in modo drammatico. Solo nellinfanzia del capitalismo industriale Derapredominante (e anche in questo caso solo fino a un certo punto). Oggi la situazione

    tornata instabile, ma non si pu certo pensare a un incontrastato dominio di D.Non solo, nelle societ capitalistiche essendo i processi funzionalizzati allavalorizzazione del capitale, anche produzione, P, e realizzazione del valore, V, (e quindiproduzione e circolazione) stanno in un rapporto dialettico che raddoppia quello tra TeD. Se questultimo allinsegna dellaccumulazione allargata di potere, economico epolitico, il primo allinsegna dellaccumulazione allargata del capitale e il suo elementointermedio il valore. Sar quindi chiamato rapporto di aggiunzione del Valore, P-V.

    Lintreccio tra questi due rapporti di aggiunzione - quello del Potere e quello delValore - la concreta societ capitalistica.

    2. Capitalismo e Territorio nellepoca attuale: un riorientamento1. Lo scopo del presente lavoro si pu riassumere nel tentativo di iniziare a risponderead alcune domande. Domande che sono di drammatica attualit:Si parla di imperialismoo addirittura di neocolonizzazione, di unilateralismostatunitense e

    di multilateralismo. Perch il capitalismo di uno stato nazionale spinge il suo campodazione oltre i propri confini giurisdizionali?

    Si parla di neoliberismo e di finanziarizzazione. In che cosa consistono storicamentequesti fenomeni? Sono novit? Qual la loro collocazione nella logica delcapitalismo? Cosa significano oggi? Sono stadi finali?

    Perch fino a ieri si parlava di fine dello Stato e oggi invece di nazionalizzazioni? Lalogica degli agenti capitalistici di una nazione e quella del loro Stato coincidono

    sempre? Sono diverse ma perseguono gli stessi scopi? Una subordinata allaltra?Sono in conflitto? Eventualmente questo conflitto generale o localizzato in alcunipunti?

    Si parla di crisi sistemica. Da cosa si origina? Ha dei precedenti storici? Cosa si pucapire da essi? Le proposte per superarla, quelle per non farla pagare alle classi oceti subalterni, che credibilit hanno, che praticabilit hanno?

    Si parla di lotta di classecome motore propulsivo storico e come centro logico dellalotta anticapitalistica. E corretto? E stato sempre cos? Sar cos? Cosa intendevaMarx? Cosa intendeva il marxismo novecentesco? Qual la situazione attuale?

    Perch i partiti storici che si sono rifatti al comunismo novecentescosono scomparsi?Quali contraddizioni ecologichenasconde il capitalismo?Chefare?

    Per rispondere occorre rischiare paradossi piuttosto che ripetere pregiudizi.Il metodo di Marx richiede astrazioni determinatedalle condizioni sociali storiche non

    da una metafisica sociale sognata o desiderata. Ed lunico metodo che ci pupermettere di passare, se possibile, da un marxismo in crisi a un marxismo della crisi. Unpercorso irto di ostacoli ma tutti da affrontare perch lalternativa, da evitare, che lacrisi del marxismo si aggravi fino a diventare irreversibile, come dimostra la virtualescomparsa di tutti i partiti che ad esso si richiamano. Infatti categorie analitiche einterpretative che perdono nel corso della Storia il proprio correlativo oggettivo, se

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    diversi. In linea di massima obiettivi su cui si potrebbe essere daccordo. Ma cosasignifica tutto ci nella fase finale - che pu protrarsi a lungo - di una crisi sistemica

    globale e non nella generica lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, dei poveri contro iricchi o degli oppressi contro gli oppressori? Forse occorrerebbe prima capire perchleconomia si finanziarizzata per poi riuscire a valutare come e con che forze politichee sociali de-finanziarizzarla. Forse bisognerebbe capire quali forze sono in conflitto,quali stanno vincendo e quali stanno perdendo e, soprattutto, che sviluppi prospettanoa livello di formazioni nazionali, sovranazionali come lUnione Europea e infine alivello globale, per decidere quali blocchi sociali e quale alleanze internazionali favorire.E allora bisognerebbe capire che se di difesa della democrazia vogliamo parlare, ilpunto di snodo sta proprio qui, non in slogan generici utilizzabili da ognischieramento.

    3. Lassetto egemonico planetario nato dalla II Guerra Mondiale in crisi. Laspettodecisivo non tanto che esso sia nato dalla lotta al nazi-fascismo. Questa lotta ne stata la veste ideologica, importante certo ma comunque non quella sistemica, nonquella i cui effetti si sono fatti sentire strutturalmente7.Al contrario, il problema della difesa della democrazia si situa su quel terreno dove si

    gioca la partita della difesa contro un aggressivo internazionalismo globalizzatotargato Usa e contro la sudditanza alla finanza e alla politica estera statunitensi che hacaratterizzato tutti gli ultimi governi italiani (con una coerenza e un entusiasmoparticolare da parte di quelli di centrosinistra) e, finora, lUnione Europea nel suocomplesso.

    Sottolineo lavverbio finora perch oggi assistiamo, schematizzando molto, a unoscontro tra la finanza anglosassone e leconomia reale dei Brics e dellEuropatedesca. O meglio, tra il rapporto di aggiunzione T-D egemone e quelli dei Paesiemergenti e della Germania. In Europa esso ricorda gli anni Trenta del Novecento,anche se oggi il tentativo degli Usa di mantenere legemonia mondiale fa s che la loroaggressivit ridicolizzi ad esempio ogni discorso sui caratteri nazionali tedeschi (cheimmancabilmente descrivono la Germania come destinata a essere imperialista oaddirittura nazista). Uno scontro in cui la linea di maggior debolezza sono i Piigs(Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), indeboliti paradossalmente proprio dallapolitica tedesca (vedi Parte Seconda, Capitolo X.5).

    Credo che non sorprenda se di fronte alle difficolt della nazione finora egemone eallapertura per ora cauta di una fase policentrica (lunica che possa creare le condizioniper una possibilit cambiamento in senso anticapitalistico) gli stati nazionali - datitroppo in fretta per estinti - giocheranno un ruolo rinnovato, anche se le nazioni didimensioni non gigantesche non riusciranno a giocarlo da soli.

    In questo contesto, in questo tipo di crisi, se non si vuole gridare nel deserto non sipu allora fare politica senza sporcarsi le mani con i concetti di nazione e di

    7Prova ne il rimpianto per unoccasione perduta con cui si a lungo pensato alla Resistenza.Prova ne la continua denuncia del tradimento di una Costituzione nella cui parteprogrammatica una rivoluzionepromessaripagava una rivoluzione mancata.

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    territorio. E anche lunico modo perch altri non intossichino con la mistica delsangue e del suolo, col nazionalismo razzista, imperialistico e coloniale8.

    4. Tuttavia se vogliamo rimanere puri e incontaminati possiamo farlo. Si sappia perche non riusciremmo mai a capire ad esempio fenomeni come lAmerica bolivariana o,andando indietro nel tempo, perch il progenitore dellinternazionalismo proletario,Marx, criticasse duramente linternazionalismo dei proudhoniani francesi ritenendoloin realt un sostegno allo sciovinismo francese: Lafargue, senza neppur rendersene conto, pernegazione delle nazionalit intende, sembra, il loro assorbimento da parte della nazione francesemodello (mettete americano al posto di francese e vedrete come questa accusa siadatti perfettamente ai nostri tempi).

    La presunta purezza ha permesso la crescita di una destra che si appropriata diparole dordine anticapitalistiche e antimperialistiche, di localismi e regionalismiinterclassisti (di cui la Lega Nord stata la massima espressione in Italia) e conlaggiunta dellintossicazione antiberlusconiana ha permesso di far vincere il primorounda un micidiale governo tecnico, quello di Mario Monti, sostenuto da entrambigli schieramenti precedenti. Un governo che ha segnato il vero inizio della SecondaRepubblica laddove il precedente ventennio erroneamente detto berlusconiano, hasolo caratterizzato la Repubblica Uno e mezzo.

    Se invece vogliamo affrontare seriamente il problema dobbiamo essere consci deirischi, delle poste in gioco, delle differenze nette ma anche delle sottili linee didemarcazione. Inutile nasconderselo: si camminer su territori che quando va bene nonsono di nessuno, ma spesso sono borderline.

    Un lavoro poco piacevole, duro e sicuramente difficile da comprendere da parte dichi si rif a certezze e identitarismi immarcescibili e non si rende conto che presidiare iconfini di regni di cui si vuole evitare linvasione, non significa, evidentemente, servirelo spregevole apparato pseudo-teorico dellavversario, ma al contrario guardare nelladirezione da cui viene il pericolo reale e non andare invece a combattere i mulini a

    vento dalla parte opposta.Possiamo discutere fin che vogliamo di idealit comuniste. Ma sono convinto che

    se non si passano sotto scrutinio le ragioni che hanno sostenuto scientificamente estoricamentequelle idealit, la parte ancora vitale di esse verr lasciata alla rodente criticadei topi assieme alle scorie del tempo e con esse tutti gli sventolati ideali. Perch proprio questo ci che sta gi accadendo.

    In un momento di crisi pi istintivo affidarsi a ogni tipo di fedelt collaudata chenon andare a esplorare nuovi mondi. Un po come in barca a vela durante unatempesta: gli ingenui cercano di avvicinarsi alla costa, gli esperti cercano di prendere ilmare aperto. Anche questo un rischio, daccordo. Ma un tipo di rischio differente: si sballottati dai flutti, il porto di salvezza appare lontano, si rischia di non sapere benedove si stia andando, ma per lo meno si sa che non si finir sugli scogli.

    8 Ci volle il realismo di Lenin per criticare lostilit di due grandi rivoluzionari come RosaLuxemburg e Karl Radek allidea di autodeterminazione delle nazioni.

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    3. La teoria al tempo della crisiIn quegli anni Einstein, il grande inventore di due decenni prima, era considerato dai pi

    giovani esponenti di quella Scuola con ironica e blandamente ammirata condiscendenza,alla stregua di un fastidioso obiettore di coscienza, il creatore di un verbo da lui stessotradito. In particolare, loffensiva dialettica di Bohr nei suoi confronti ... assumeva anche, enon a caso, un sorprendente ed interessante connotato linguistico. Precisamente, laformulazione di certe innocenti e ragionevoli espressioni verbali concernenti lo stato dellarealt era violentemente rifiutato da Bohr in quanto assolutamente inaccettabili su basilogiche. Naturalmente questa contrapposizione semantica non rispondeva ad un approcciodialettico ma rifletteva il profondo mutamento delle basi fondanti lo status ontologicodella stessa realt del mondo fisico che si era venuto instaurando nellambito dellaInterpretazione di Copenhagen della teoria quantistica.

    Francesco De Martini, Il paradosso EPR.

    Fra le tante descrizioni dei cambiamenti di paradigma scientifico che si possonoleggere, questa di Francesco De Martini particolarmente brillante. Non a caso: DeMartini uno dei maggiori fisici sperimentali contemporanei ( della sua quipe il primoesperimento al mondo di teletrasporto quantistico) e possiede una rara sensibilit perlinterpretazione teorica e filosofica dei risultati nella propria disciplina scientifica.

    Questo passo, che parla del modo in cui i giovani scienziati quantistici vedevano ilvecchio padre della Relativit, illustra quanto le teorie scientifiche siano soggette acontinue trasformazioni, pena la loro metamorfosi in strumenti arrugginiti inutilizzabilio utilizzabili in modo inappropriato. Se questo accade per le teorie fisiche, lo stessonon pu non avvenire per il pensiero di Marx. Beninteso, qualora si voglia realmenteconsiderare Marx uno scienziato, o persino un utopista scientifico, come qualcuno lo

    definisce con esplicito ossimoro.1. Siamo di fronte, a mio avviso, a una contraddizione toccabile con mano: il sistemacapitalistico mondiale sta vivendo una profonda crisi e il neo-imperialismo statunitensepur nella sua continua aggressivit sta sperimentando molteplici difficolt dovute allesue stesse contraddizioni politiche, economiche e militari, a una Russia rediviva e nonpi disposta ad accondiscendere, a una Cina depositaria della gran parte dei mezzi dipagamento mondiali, a una serie di Potenze che stanno approfittando di questacongiuntura e al litigio fra gli stessi alleati occidentali; ma al contempo assistiamo allospettacolo di una sinistra che usualmente si concentra sugli effetti e non sulle cause, colrisultato di non sapere cosa dire, cosa fare e cosa proporre, stretta tra ripetizioni di

    vecchi mantra e innovazioni superficiali, incoerenti e senza fondamento.Facciamo subito un esempio. In molti documenti della galassia che ruota intorno al

    Social Forum Mondiale, si propone la decrescita (variamente formulata) econtemporaneamente si denuncia che un ristretto 25% delle persone consuma l80%delle risorse e dei servizi e quindi, per converso, che la stragrande maggioranza dellapopolazione mondiale non ha sufficiente accesso n alle risorse n ai servizi.

    Questa polarizzazione delle ricchezze vera ed iniqua, ma dalla sua denuncia neconsegue che bisognerebbe andare in direzione dellaumento dei consumi da parte diquesto 75% di popolazione mondiale che oggi ha a disposizione solo il 20% dellerisorse. Ora, o per risorse si intendono solo acqua, cibo e servizi ridotti al minimo,oppure bisognerebbe per lo meno porsi il problema che una qualsiasi forma di

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    sviluppo per il 75% della popolazione mondiale che non sia limitato allessenziale(cosa gidifficile da definire), potrebbe essere direttamente in contraddizione con lobiettivo

    della decrescita e che a ricomporre la contraddizione non basterebbe la diminuzionedei consumi dellattuale famelico 25%. I consumi e le risorse non fluiscono attraversovasi comunicanti globali, sia per questioni fisiche, sia soprattutto perch, per usare dueespressioni di Deleuze e Guattari, lo spazio sociale mondiale, come vedremoapprofonditamente, molto striatoe non lisciocome pensa la maggioranza della sinistrano-global. Cos che quanto meno occorrerebbe definire globalmentecosa sintende perlivello equo-sostenibile di consumi. Conseguentemente sarebbe necessario un governomondiale per far condividere questa definizione e le sue conseguenze. Possiamo alloraprendere in prestito il commento di un serio economista di sinistra riguardo alladecrescita e applicarlo al nostro problema: per comporre questa contraddizionebisognerebbe instaurare un governo mondiale di tipo quasi bolscevico9.

    Tuttavia la decrescita, se intesa come sviluppo non finalizzato alla valorizzazioneinfinita, un concetto costitutivo del ribaltamento dei rapporti sociali mercificati delcapitalismo. Come tale la indicheremo col termine deaccumulazione e ne faremo unanostra bandiera. Ma occorre evitare che essa diventi un aggregato di obiettivimutuamente inconsistenti.

    E necessario quindi dotarsi di una visione stereoscopica e guardare alla crisi attualecome a una crisi geo-socio-ecologica, ovvero una crisi che coinvolge la riorganizzazione siadei rapporti sociali sia della sfera biofisica e quindi dei rapporti di potere che in ognidato momento li governano.

    2. Tranne lodevoli eccezioni, solo cautamente e tardivamente la sinistra ha iniziato aprendere in considerazione i rapporti di forza globali ridefiniti o ridefinibili allinternodella crisi. Anche qui, per, con uninversione, perch quella a cui assistiamo non unacrisi che tra le molte conseguenze ha anchequella di ridefinire i rapporti di forza globali.Il problema sta allinverso: noi stiamo assistendo agli effetti della difficolt statunitensea far sistema, cio a una crisi ab origine relativa al cambiamento dei rapporti di forzaglobali necessari al predominio del capitalismo occidentale a guida statunitense.Anche se dalla finanza che sono iniziati i sintomi pi evidenti, questa crisi non una

    pura crisi economica e finanziaria e quindi non ha un andamento facilmenteprevedibile, pur non essendo una novit. E non una novit che la dimensioneeconomica fornisca solo una parte della chiave di lettura dei fenomeni. Negli anni 70lAmerica sembrava soggetta a colpi devastanti. Stava perdendo la guerra nel Vietnam(con 58.000 morti di leva, non i 5.000 volontari dellIraq), dovette dichiararelinconvertibilit del Dollaro in oro, il deficit pubblico e quello commerciale iniziaronoa partire per la tangente, il Dollaro si deprezz pesantemente, leconomia entr in unafase di stagnazione accompagnata da inflazione e qualche anno pi tardi con manovredeflattive e un tasso di disoccupazione salito alle stelle entr in una profonda

    9 Emiliano Brancaccio su Liberazione del 27 luglio 2005: [...] chiunque abbia un minimo didimestichezza con il funzionamento di un sistema economico complesso non tarderebbe a riconoscerenellabbandono dellanarchia capitalistica e nella espansione della economia pianificata lunica svolta in grado ditrasformare lo slogan dlite della decrescita in un credibile obiettivo di massa.

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    recessione trascinando con s leconomia mondiale. Eppure trentacinque anni dopo,limperialismo americano era di nuovo in grado di scatenarsi.

    Ma questo non il mistero della resurrezione di Lazzaro, se solo ci si rendesse contoche inconvertibilit, disoccupazione, deflazione e recessione, bench legati dameccanismi tecnici interconnessi, non sono state conseguenze delle bronzee leggidelleconomia, ma di scelte politiche mirate al recupero del dominio statunitense e, alsuo interno, di scelte di agenti capitalistici per diventare dominanti rispetto agli altriattori. Anche nel 29 gli Stati Uniti sembravano a pezzi; e nel 39, dopo dieci anni, illoro Pil non era ancora ritornato ai livelli pre-crisi. Ebbene, nel 1944 - cinque annidopo - a Bretton Woods gli Usa ridefinivano gli interi assetti planetari a proprio uso econsumo.

    E cos difficile pensare a queste cose prima di mettersi a parlare di crollo delcapitalismo, fine della capacit del capitalismo di far sistema, fine del modello di

    sviluppo capitalistico (come se poi fosse un modello di sviluppo)? Sembra che siadifficile.

    3. Curiosamente, mentre si sbizzarrisce a trovare la miglior espressione per descriverequella fine del capitalismo che sarebbe annunciata dalla crisi attuale, la cosiddettasinistra alternativa interpreta la crisi stessa secondo uno schema che non portanecessariamente ad alcun esito fatale. Tipicamente, infatti, viene usata questainterpretazione: collasso di un modello insostenibile perch basato su un capitalismoliberista in balia di una finanza speculativa arrogante.Voglio far notare la catena: capitalismo-liberista-finanziario-speculativo. In questi

    quattro termini ognuno si pu riconoscere. Vi si riconoscono i governi di mezzomondo, che criticano la coppia finanziario-speculativo a partire, per importanza,dallultimo. Vi si riconosce la sinistra riformista, che si focalizza sulla coppia liberista-finanziario con maggior enfasi sul secondo termine. Vi si riconosce la cosiddettasinistra antagonista che concentra le sue critiche sulla coppia capitalismo-liberistaprivilegiando il secondo termine, onnipresente nei suoi strali e, infine, vi si riconosce lasinistra di classe dura e pura che invece con approccio pi ortodosso riconduce tutto alprimo termine, capitalismo, inteso come perenne lotta tra lavoro salariato e capitale.

    Se si esamina la pubblicistica e la saggistica di sinistra, si vedr che questo ilventaglio delle posizioni, solitamente nella sinistra radicale molto addensate attornoalla critica al neoliberismo, come si detto; ma abbiamo anche esempi di chi prende inconsiderazione lintera quadrupla, spostando laccento di qui o di l a seconda di ciche si vuole sostenere, secondo un tipico approccio privo di rigore. Quali siano lerelazioni tra questi quattro termini, quale movimento dialettico li colleghi, quale ragionestorica li faccia emergere come categorie che si concretizzano e non come pseudo-categorie iperuraniche adattabili a ogni tipo di bla bla, tutto questo rimane senzarisposta.

    Per imbastirne una allora giocoforza uscire dal panorama teorico e politico pigettonato e prendere in considerazione alcune proposte emarginate che per sonomaggiormente in grado di spiegare lesistente10.

    10Dalle opzioni teoriche e politiche oggi maggioritarie non potranno uscire indicazioni per unalotta adeguata alla fase presente, ma azioni che, per la maggior parte, non hanno nemmeno

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    Siamo usciti solo da un paio di decenni dalla sconfitta storica del comunismonovecentesco. Un evento che, piaccia o no, tocca anche chi se ne sentiva

    soggettivamente lontano. Questa sconfitta - o pi precisamente questo collasso, perchil comunismo storico novecentesco non stato sconfitto in battaglia - ha comportatola caduta politica di una teoria: il marxismo. Volenti o nolenti cos. Se da una parte un dramma storico, dallaltra unopportunit perch, come si sa, la nottola di Minervaspicca il volo solo quando sono calate le tenebre. Abbiamo quindi la possibilit dirivedere e vedere tutto con occhi nuovi. Finch il marxismo novecentesco lanciavaancora i suoi barbagli ci non era possibile o non lo era sufficientemente. Bisognavaaspettare lo smorzarsi degli ultimi scintillii di luce riflessa di quella gloriosa teoria. Ora,a luci spente, possiamo finalmente applicare lapproccio scientifico di Marx per tentaredi capire la parabola del marxismo stesso e ci che ci si prospetta davanti. Non c altrasoluzione. E purtroppo non ci sono nemmeno scorciatoie, che sarebbero utilissime in

    questo incalzare deventi.Siamo avvolti nelle tenebre, andremo avanti a tentoni, sicuro. Sbatteremo il naso diqua e di l, ne siamo certi. Ma se non elaboreremo neppure una parvenza di coordinateconcettuali entro cui elaborare i segnali inviati dai nostri recettori, saremo costretti a

    vagolare a casaccio o, peggio ancora, in balia degli eventi. Eventi che stanno subendounaccelerazione inedita, come normale che sia nelle epoche di crisi, e che quindi nonci permettono nemmeno un giorno di sederci su nessuna certezza acquisita.

    4. La politica di sinistra al tempo della crisi1. Il G8 di Genova del 2001 fu un evento che aveva fortemente contribuito arafforzare lidea che tut