Aiuto lo studio della Bibbia: La Via che conduce alla Vita Eterna

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La Via che conduce alla VITA ETERNA

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-- La via larga o la via stretta? -- Il tuo secondo passo: Il BATTESIMO con l’Acqua e con lo Spirito -- Seppellendo il Passato Percorrendo la Via di Dio -- Proseguendo verso la meta Entrando nella Vita Eterna -- Il significato del vero rito battesimale -- Sulle orme di Gesu -- Fede, Grazia ed Opere Buone -- Quando il battesimo non e valido -- http://www.ucg.org/italiano/

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La Viache conduce alla

VITA ETERNA

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L’idea che tutte le vie conducono a Dio e alla vita eterna èdiffusa quasi universalmente.

Ma dove stà la verità?

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Gesù Cristo disse: «…Ampia è la strada cheporta alla distruzione e... stretta è la via checonduce alla vita, e solo pochi la trovano»

(Matteo 7:13-14). Con queste parole Gesù affermachiaramente che l’essere umano non possiedeancora una vita o anima immortale, ma deve per-corre una certa via per poter trovare l’immortalità.Una via che solo pochi sono disposti a percorrere.La maggiorparte delle popolazioni preferisce cam-minare nella strada larga, vivendo cioè uno stile divita basato sulla superstizione, sull’indifferenza,sull’egoismo o sulla trasgressione; una strada largache conduce alla morte, l’opposto della vita eterna.

Gesù altresì disse: «Io sono la via, la verità, lavita» (Giovanni 14:6). Questa è un’altra afferma-zione di Gesù, che non dà spazio a coloro che cre-dono erroneamente di poter ereditare la vita eternaattraverso altri personaggi o attraverso insegna-menti diversi da quelli dati da Dio nella SacraBibbia. Gesù Cristo è la «porta stretta», l’unica,attraverso la quale l’umanità potrà arrivare a Dio ealla vita eterna. Nel libro degli Atti degli Apostoliè rivelato che «[Gesù Cristo] è la pietra angolare(cap.4, vv. 11-12).

Contraddicendo questo chiaro insegnamento,l’umanità è stata istruita fin dalla sua tenera infan-zia a credere che tutti i morti, buoni o cattivi,hanno già la vita eterna, in qualche parte paradisia-ca o infernale del Creato. L’accettazione di questaidea, tanto confortante quanto illusoria, ha prodot-to il dubbio universale che in fondo l’umanità puòfare a meno di un «Salvatore» di nome GesùCristo. Infatti, se la coscienza d’ogni uomo è già

immortale, alcune religioni fanno concludere che ipeccatori non hanno bisogno di essere salvati dallamorte, «perché continuano a vivere in cielo, anchese lontani da Dio». Questo falso insegnamento, inOccidente soffocato dal materialismo, producefanatismi come i Kamikaze.

In assenza di prove concrete della presuntacontinuazione della vita dopo la morte, il mondo ingenere spera di carpire i segreti della geneticaumana e trovare le chiavi dell’immortalità permezzo delle sue scienze fisiche, anziché seguirel’unico stile di vita che conduce realmente alla vitaeterna: la risurrezione da morte per intervento divi-no! Il problema è che l’uomo ricerca l’immortalitàsenza riguardi al proprio modo di vivere. L’uomosi concentra a curare gli effetti negativi del suostile di vita, senza cercare di eliminarne le cause.Anzi, spesso le promuove.

Inoltre, a creare ulteriore confusione ed illusio-ne sul tema della vita eterna è la filosofia secondola quale l’uomo può camminare la via di Dio soloa livello mentale e che deve rassegnarsi a cammi-nare la strada larga, indulgendo fisicamente nelpeccato. Secondo questa filosofia, Dio ha datoall’uomo dei comandamenti impossibili da rispet-tare nella vita di tutti i giorni; perciò l’uomo sareb-be già salvato solo per la sua fede in Cristo.

Secondo questo assurdo insegnamento, «noinon possiamo né siamo tenuti a fare nulla per esse-re salvati, perché Gesù Cristo ha già fatto tutto alposto nostro. Occorre solo limitarsi a credere inGesù Cristo come nostro Salvatore personale...»Se questo insegnamento fosse una verità divina,non ci sarebbe nulla da ridere. Il problema è che

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questo insegnamento è errato ed ha portato milio-ni di presunti credenti a trasgredire, o ad abolireimpavidamente, uno o più comandamenti di Dio,volgendo così la grazia di Dio in licenza di pecca-re!

Ma che cosa significa credere in Gesù Cristo?Limitarsi a conoscere e lodare il Suo nome oppuresopra ogni cosa accettare e sforzarsi di osservaretutti i Suoi comandamenti?L’insegnamento di Gesù è chia-ro: «Non chiunque miprega, chiamandomiSignor! Signore !,entrerà nel regnodei cieli [o nellavita eterna], masolo chi f a l avolontà delPadre mio che ènei cieli» (Matteo7:21).

« L’uomo nonvivrà di solo pane, ma diogni parola che esce dallabocca di Dio» (Matteo 4:4).

Gesù dice chiaramente chei Suoi veri discepoli non silimitano ad una fede inoperosao morta, ma fanno la volontà diDio Padre! Per entrare nella«vita eterna» dobbiamo f a re«la volontà di Dio», ovvero ciòche Dio ci comanda!

Tutti hanno sempre deside-rato di poter vivere per semprein un regno perfetto dove esistono benessere e feli-cità universali. I governi umani, sia religiosi siaatei, si prefiggono tale scopo, ma si sono fatti cia-scuno una loro concezione di come realizzare quelregno perfetto; perciò esistono diverse ideologiepolitiche e religiose contrastanti e in lotta fra loro.Tutte conducenti al peccato e quindi alla morte(Romani 6:23). Il peccato non è definibile dall’uo-mo, ma da Dio. E’ scritto che «il peccato è la vio-lazione della legge [volontà] di Dio» (I Giovanni3:4). Questo mondo pratica religioni, politiche,spiritualità e filosofie di vita che resistono o sioppongono alla volontà di Dio; perciò in essoregnano sofferenze e morte.

Ma Dio, nella Sua misericordia, non ci lasciasenza la speranza: Egli promette di risuscitarci avita eterna, un giorno, nel Suo Regno perfetto. «Seabbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto,noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini»,scrisse l’apostolo Paolo, «... Cristo è risuscitato daimorti... Poiché, come tutti muoiono in Adamo,così anche in Cristo saran tutti risuscitati; ma cia-

scuno nel suo proprio ordine: Cristo è laprimizia; poi quelli che son di

Cristo alla sua [seconda]venuta....» (1Corinzi

15:20-23).La futura

risurrezione, dauna morte certa,è la più grandesperanza cheognuno può

avere e dovrebbecoltivare.Dio vuole risusci-

tarci a vita eterna nel SuoRegno perfetto, ma non senzaprima che noi riconosciamo inostri errori, il nostro modo dipensare e di agire sbagliato.

Inizialmente non ignoriamola volontà di Dio e obbediamoa quella degli uomini. Il venirealla conoscenza della pienavolontà di Dio è un processoche richiede tempo ed espe-rienza. Infatti, possiamo e dob-biamo iniziare a conoscerla,

quando Iddio stesso inizia ad aprirci gli occhi allaSua meravigliosa verità: allora noi incominciamo avedere per la prima volta il male che è in noi, e ini-ziamo a riconoscere che soltanto attraverso Dio - emediante il Suo figlio Gesù Cristo, la Via, ilmodello di vita e di risurrezione che Dio ci haposto davanti - noi potremo essere risuscitati damorte. Una morte che altrimenti sarebbe eterna.Quando i nostri occhi sono aperti da Dio, la nostracoscienza non può stare inoperosa, ma viene chia-mata ogni giorno in causa, a fare inevitabilmentedelle scelte!

«Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e ilbene, la morte e il male; ...scegli dunque la vita,

«Udite queste cose, i pelle -grini furono compunti nel

cuore, e dissero a Pietro e aglialtri apostoli: Fratelli, chedobbiamo fare? E Pietro aloro: Pentitevi, e ciascun di

voi sia battezzato nel nome diGesù Cristo, per la cancella -zione dei vostri peccati; e voiriceverete in dono lo Spirito

Santo» (Atti 2:38)

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onde tu viva, tu e la tua progenie, amando l’Eterno,il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendotistretto a lui, poiché Egli è la tua vita...»(Deuteronomio 30:15,19-20).

Quando Dio ci apre gli occhi e ci fa vedere perla prima volta tutta la nostra sporcizia e miseriaspirituale in contrapposizione alla Sua meraviglio-sa via di purezza e pace, noi siamo in realtà chia-mati a prendere una decisione: scegliere gli affan-ni e le illusioni di questa vita mortale, oppureincamminarci per la meravigliosa via che conduceal bene, alla vera gioia e alla vita eterna, facendo lavolontà di Dio.

A volte ci illudiamo pensando di poter procra-stinare o di poter non fare mai alcuna scelta. Inquesto caso abbiamo già fatto la nostra scelta,quella sbagliata! Troppo spesso noi siamo comeMarta, una delle due sorelle di Lazzaro. Martadava la massima priorità al suo lavoro e rimprove-rava Maria, sua sorella, che invece vedeva nellavisita di Gesù una buona opportunità per conosce-re meglio il Maestro ed imparare la volontà di Dio.«Allora il Signore, rispondendo, le disse: Marta,Marta, tu ti affanni e t’inquieti di molte cose, mauna sola cosa dovrebbe maggiormente interessarti.E Maria ha scelto la buona parte che non le saràtolta» (Luca 10:38-42).

Noi dunque siamo chiamati a fare la scelta giu-sta: decidere di scoprire e assimilare la volontà diDio, e metterla in pratica quotidianamente! Questaè una verità assoluta, che fa pagare un prezzo altis-simo a tutti coloro che la sottovalutano. Infatti, sol-tanto «chi fa la volontà di Dio dimora in eterno» (IIPietro 2:17), e non quelli che si limitano a pregareo a lodare il nome di Gesù.

Non dovremmo permettere ai problemi o aipiaceri carnali di questa vita di distrarci dalla viache conduce alla vita eterna, la vera vita tanto ago-gnata. «Poiché dunque Cristo ha sofferto nellacarne, anche voi armatevi di questo stesso pensie-ro, che cioè, colui che ha sofferto nella carne hacessato dal peccato, per consacrare il tempo cheresta da passare nella carne, non più alle concupi-scenze degli uomini, ma alla volontà di Dio.Poiché basta l’aver dato il vostro passato a fare lavolontà dei Gentili, col vivere nelle lascivie, nellebramosie, nelle gozzoviglie, negli sbevazzamenti,e nelle nefande idolatrie...» (IPietro 4:3). E’ tempo

di iniziare a conoscere e fare la volontà di Dio.

Esattamentequal è la volontà di Dio?

«Questa è la volontà di Dio: che vi santifichia-te...» (I Tessalonicesi 4:3), affinché «otteniate quelche v’è promesso, la vita eterna»! Vediamo qui cheIddio ci chiama a svolgere la nostra parte.«Procacciate la santificazione, senza la quale nes-suno vedrà il Signore» (Ebrei 12:14).

Il «santificarci» non significa privarci dellegioie della vita, isolarci fisicamente dal mondo,chiuderci in un eremo, fare penitenza o prenderci afrustate, esonerarci dal dovere di sposare o di prov-vedere ai figli, condurre una vita da mendicante,camminare sui carboni accesi, e tante altre cosesimili, che di santità hanno solo l’asceticismoinventato dalle religioni umane, ma non quellapromossa da Dio.

La nostra «santificazione» possiamo realizzar-la soltanto se prestiamo la nostra vita «al seviziodella giustizia di Dio» (Romani 6:19). Ciò nonvuol dire che dobbiamo innalzarci a giudici alposto di Dio, ma che dobbiamo assimilare e colti-vare pensieri giusti, dire parole edificanti e com-piere azioni giuste, come quelle di Dio (Matteo5:48). Ciò non può avvenire senza un totale cam-biamento nel nostro carattere.

Noi siamo chiamati a riconoscere i nostri pec-cati e a ravvederci, e a camminare la via di Dio!Cristo ha fatto ogni cosa per noi, ma noi siamochiamati a fare la nostra parte: se ci rifiutiamo dipentirci, nemmeno il sacrificio di Cristo potrà sal-varci (Luca 13:3). E nemmeno la nostra fede potràsalvarci, perché «la fede senza le opere non havalore... [anzi] è morta» (Galati 5:6, Giacomo2:14-17, 20).

Una fede morta, fatta solo di parole, non cono-sce ancora il vero ravvedimento, perché discono-sce, volutamente o involontariamente, la ragioneper cui il Padre celeste ha sacrificato il SuoUnigenito Figlio per noi.

Bisogna quindi comprendere che la vera fedein Cristo non significa limitarci a credere solo aparole nel sacrificio che Dio ha fatto per noi.Significa invece iniziare e consolidare un rapportocon Dio per essere uniti a Lui, ed imparare a cam-minare concretamente come Lui. Iddio «ha con-

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dannato il peccato nella carne [di Cristo], affinchéil comandamento della legge fosse adempiuto innoi, che camminiamo non secondo la carne, masecondo lo Spirito» (Romani 8:4).

La vera fede, quindi, è capire ed accettare congratitudine la ragione per cui Gesù ha dato la Suavita per noi. Essa è collaborare con Dio, affinché ilSuo modo di pensare e di agire diventi il nostromodo di essere! Proprio come fece Gesù. Pursapendo che i soldati stavano per crocifiggerlo,Gesù chiese in preghiera: «Padre, se tu vuoi, allon-tana da me questo calice! Però, non la mia volontà,ma la tua sia fatta» (Luca 22:42). Questa è «l’ub-bidienza della fede» di cui scrisse l’apostolo Paoloin Romani 1:5. Infatti, più volte Gesù pregò ilPadre affinché i Suoi discepoli fossero «tutti uno;che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te,anch’essi siano in noi» (Giovanni 17:21). «Voidunque», disse Gesù, «siate perfetti, com’è perfet-to il Padre vostro celeste» (Matteo 5:47). C’è dun-que una via da seguire, una precisa volontà divinada compiere nella tua vita d’ora in poi.

Chiamati a «vincere»

Vediamo che l’uomo è chiamato dal SuoCreatore a compiere opere di vita, e non a compie-re opere di morte, a professare una fede morta osenza frutti. Forse Dio ci ha creati a Sua immagi-ne e somiglianza - dandoci il potere di fare dellescelte, di decidere coscientemente e di operare -perché queste nostre facoltà restassero inutilizza-te? Ovviamente, no. Scrisse l’apostolo Paolo aicristiani in Filippi: «Così, miei cari, come sem-pre... compiete la vostra salvezza con timore e tre-more...» (Filippesi 2:12).

Iddio ci chiama a «compiere» la nostra salvez-za, anche se è Lui colui che inizia e porta a compi-mento tale processo (Giovanni 6:44; Filippesi 1:6).«Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice allechiese. A chi vince io darò a mangiare dell’alberodella vita, che sta nel paradiso di Dio» (Apocalisse2:7). Vediamo qui, di nuovo, chiaramente spiegatoche, per avere accesso alla vita eterna, dobbiamoprima «vincere». Ma che cosa? e come? Pochi losanno.

Dobbiamo prima imparare a «vincere il male»e «il male si vince con il bene» (Romani 12:21). Lanostra vittoria sul male ci renderà degni di risurre-

zione a vita eterna e di regnare sul mondo conCristo per sempre (Apoc. 20:4).

Ma da sola la natura umana non può vincere leconcupiscenze o i desideri sbagliati di questomondo dominato da Satana; anzi essa è continua-mente protesa al loro appagamento, sedotta e illu-sa com’è che tali cose le arrechino felicità.

Anche quando abbiamo gli occhi aperti e cono-sciamo il male che dovremmo respingere, con lenostre proprie forze noi siamo sempre soggiocatidal tentatore, il diavolo, e non riusciamo a resiste-re ai piaceri effimeri del peccato. Senza il veroDio, ciascuno di noi è come Adamo, cioè «carna-le, venduto schiavo al peccato» (Romani 7:14). Lanatura umana è volontariamente o inconsapevol-mete diventata schiava delle sue bramosie, il pia-cere della trasgressione. Il genere umano è diven-tato corrotto, schiavo della sua carnalità e del pac-cato, fin dai tempi dell’Eden (Romani 5:12; 8:14).

L’apostolo Paolo, uno che indubbiamentericercava la vita eterna, ammise candidamente lamisera condizione della natura peccaminosa cheDio ci chiama a vincere. «Difatti», scrisse Paolo,«io so che in me, vale a dire nella mia carne, nonabita alcun bene; perché ben trovasi in me il vole-re, ma il modo di compiere il bene, no» (Romani7:18). Tutto il mondo è in questo misero stato.Gesù ha però vinto il mondo (Giovanni 16:33),non cedendo alle tentazioni e non seguendo le viemalvage del mondo. Noi siamo chiamati a vincerequeste cose a nostra volta. «A chi vince», diceGesù, «io darò di seder meco sul mio trono, comeanch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padremio sul suo trono» (Apocalisse 3:21). Ma questa èuna cosa del tutto irrealizzabile per l’uomo, senzala presenza dello Spirito di Dio in lui.

La presenza dello Spirito Santo permise a Gesùdi fare la volontà del Padre: pagare il prezzo delriscatto per l’umanità. Gesù non avrebbe «potutofare nulla» da sé stesso (Giovanni 5:19). Egli riu-scì a vincere perché aveva lo Sprito Santo, la forzaincorruttibile del Padre celeste. Anche noi abbia-mo bisogno dello Spirito Santo, almeno una misu-ra sufficiente di questa forza e natura divina, pervincere il male. Diversamente siamo destinati alfallimento, come spiegato nel prossimo capitolo.

Per questa ragione, l’apostolo Pietro esortò iprimi chiamati con queste parole: «Ravvedetevi, e

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ciascuno di voi sia battezzato nel nome di GesùCristo, per la remissione dei vostri peccati, e voiriceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti 2:38).

Avete notato qual è la via che conduce alla vitaeterna? E’ indispensabile che, per prima cosa, ciravvediamo! Ovviamente, senza un sincero ravve-dimento, i peccati non sono cancellati, il battesimonon ha alcun valore e, di conseguenza, lo SpiritoSanto - il seme dell’incorruttibilità e dell’immorta-lità - non ci è donato.

Ricordiamo che da noi stessi non possiamoconoscere la volontà di Dio, né tanto meno vince-re il maligno (Romani 8:7). Dio stesso inizia adaprirci la mente per farci vedere il nostro realestato di miseria. Ma a questo punto Iddio ci lascialiberi di decidere davanti a questa scelta: continua-re a camminare la via del peccato che conduce allamorte eterna oppure ravvederci e chiedere a Dio disalvarci? Questa è l’unica cosa che siamo chiama-ti a fare da soli: ravvederci! E nessuno può farlo alposto nostro (Giovanni 6:44).

E’ impossibile esimerci dallo scegliere l’una ol’altra via, come non ci è possibile delegare ad altriquesta nostra responsabilità personale.

Naturalmente, il nostro ravvedimento è veracesolo se siamo sinceramente rattristati del male cheè in noi e se siamo disposti a confessarlo pubblica-mente mediante il battesimo. Il ravvedimento è ilprimo, indispensabile passo da fare verso la vitaeterna. E’ quindi di vitale importanza conoscerlo eviverlo.

Dio auspica fortemente che tutti gli esseriumani seguano questa strada e, attraverso le paro-le di Pietro, ci dice: «Il Signore non ritarda l’a-dempimento della sua promessa, come alcunireputano che faccia; ma Egli è paziente verso voi,non volendo che alcuni periscano, ma che tuttigiungano a ravvedersi» (II Pietro 3: 9). Ed è accet-tando il Suo invito che ci verrà concesso di diven-tare figli Suoi; infatti «a tutti quelli che l’hannoricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli diDio…» (Giovanni 1:12).

Dopo essere stati chiamati da Dio, è solo attra-verso il pentimento che possiamo intraprendereuna relazione con Lui. Non pentirsi significhereb-be perdersi: «Ecco, la mano dell’Eterno non è trop-po corta per salvare, né il suo orecchio troppo duroper udire; ma sono le vostre iniquità quelle che han

posto una barriera fra voi e il vostro Dio; sono ivostri peccati quelli che han fatto sì che eglinasconda la sua faccia da voi, per non darvi piùascolto» (Isaia 59:1,2).

La volontà di Dio è che l’uomo si penta ediventi realmente Suo figlio (II Pietro 3: 9;Giovanni 1:2). Affinché ciò si realizzi, Dio stesso,nella Sua grande misericordia, ci indica la stradadel pentimento (Romani 2:4).

Esattamente,che cosa è il ravvedimento?

La Bibbia descrive il ravvedimento come ilraggiungimento della consapevolezza dei nostripeccati e lo stato di tristezza in cui cadiamo nelconstatare il male che è in noi.

Naturalmente, lo scopo di Dio non è quello difarci vivere perennemente nella tristezza, né vuoleche diventiamo malati di depressione. Al contra-rio: il Suo scopo è di farci reagire!

E’ però di vitale importanza il come reagiamo.Se viviamo questa dolorosa esperienza con orgo-glio e superbia, saremo come Giuda Iscariota, ilquale intimamente «si pentì» di aver tradito Gesù,ma la mancanza di umiltà, il suo non volerlo con-fessare, lo portò al suicidio (Matteo 27:3-5). Seinvece il nostro ravvedimento è vissuto con umiltà- come accadde a Pietro, il quale pianse e chieseperdono nel riconoscere la sua debolezza e neces-sità di cambiare con l’aiuto di Dio - ecco che Iddioci perdona e inizia a salvarci.

Questi due ravvedimenti opposti, simili a quel-li di Pietro e Giuda, sono descritti anche in unadelle Epistole di Paolo. «Poiché la tristezza secon-do Dio produce un ravvedimento che mena allasalvezza, e del quale non c’è mai da pentirsi; ma latristezza del mondo produce la morte» (II Corinzi7:10). Lo scopo della tristezza secondo il proposi-to di Dio non è quello di farci morire di depressio-ne, ma è quello di indurci a realizzare quanto siaindispensabile rivolgerci a Dio, e camminare conLui, per essere salvati da noi stessi. In questanostra scelta ha inizio la nostra vittoria personalecontro il male.

Il ravvedimento secondo Dio non è una espe-rienza mentale soltanto. Esso richiede altresì labuona volontà di compiere le «opere buone» che

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sono indicate nei comandamenti di Dio (Matteo3:7; Atti 26:20; Giovanni 14:12).

Lo scopo del «pentimento secondo Iddio» nonè quello di farci soffrire in un perenne stato diimpotenza, autocommiserazione, rassegnazione,passività e sconfitta. Il suo scopo è invece quello difarci reagire ed avviarci al combattimento contro ilmale, fino alla nostra vittoria definitva con l’aiutodi Gesù Cristo. Il pentimento è quello che conduceal nostro cambiamento di vita: attraverso un pro-gressivo arrenderci e affidarci totalmente a Dio,fino a ricevere il dono dello Spirito Santo di Dio eprodurre quindi il «frutto» descritto in Galati 5:22-24 - frutto che vince il peccato.

Non dobbiamo quindi limitarci a riconoscere ilfatto che Iddio ha voluto sacrificare il Suo Figlioloper riconciliarci a Sé. Una tale fede, da sola, nonbasta. Dobbiamo altresì iniziare a seguire concre-tamente l’esempio di vita integra lasciatoci daGesù stesso (Romani 5:8-10; II Corinzi 5:18-20;Giovanni 15:10). Questo cambiamento è un mira-colo, in quanto ci unisce a Dio Padre e a GesùCristo in una straordinaria relazione conducente asalvezza. Ed è un processo che dura tutta la vita.

Il miracolo del pentimento

Dobbiamo renderci conto che il ravvedimentoè un vero e proprio miracolo. Le pagine dellaBibbia descrivono l’opportunità che ci è offerta daDio di pentirci nel momento in cui Egli ci chiamaa Sé. Gesù affermò: «Nessuno può venire a me senon che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri,ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni6:44).

Se non conosciamo ancora la Parola di Dio, èimpossibile comprendere il cambiamento che Diodesidera avvenga nei nostri cuori e nelle nostrementi, ed è quindi impossibile arrendersi a Dio.L’uomo ha bisogno di essere aiutato nel conoscereil vero significato del peccato. Iddio ci concede ilravvedimento (Atti 11:12) aprendoci innanzi tuttola mente per farci discernere il peccato attraversola Sua legge. «Io», scrisse Paolo, «non avrei cono-sciuto il peccato, se non per mezzo della legge»(Romani 7:7).

Una volta venuti a conoscenza che il peccato è«la violazione della legge di Dio», saremo altresìconsapevoli di quale sia la volontà divina e di cosa

Iddio si aspetta da ciascuno di noi. Se decidiamo dirispondere positivamente alla santa chiamata diDio, vorremo allora studiare la Sua santa parola epregarlo di aiutarci a fare la Sua santa volontà,espressa nella Bibbia. Vorremo sottometterci a Diovivendo secondo tutti i Suoi Comandamenti.

Lo studio quotidiano della Parola di Dio, unitoal un forte desiderio di abbracciarne la volontàdivina, ci rivela la «mente carnale» e gli egoisticidesideri che dominano i ragionamenti e i compor-tamenti della natura umana (Romani 8:7). Primaperò che il nostro pentimento avvenga, Dio ci favedere il nostro peccato, affinché lo confessiamoper amore della «giustizia» e del «giudizio» di Dio(Giovanni 16: 8). E’necessario riconoscere il pec-cato che risiede in noi e capire l’ostilità che siprova verso Dio. E questo è già un enorme passosulla strada del cambiamento, del passaggio dallecattive abitudini e dalle azioni sbagliate, ricono-scendo ed ammettendo l’esistenza di un problema.Dobbiamo essere disposti ad ammettere le nostrecolpe e a riconoscere i nostri errori: «Se confessia-mo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimet-terci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Sediciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiar-do, e la sua parola non è in noi» (I Giovanni 1: 9,10).

Cosa è il peccato?

In questo mondo il «peccato» non è un argo-mento comune di discussione. Il termine stessotende a cadere in disuso. La nostra società garanti-sta giustifica e assolve l’uomo da responsabilità edazioni. Spesso ci imbattiamo in frasi del tipo: «E’stato violentato da bambino, perciò non possiamoritenerlo responsabile se ha fatto lo stesso ad altribambini». Si ritiene, dunque, che non tutte le azio-ni negative dell’uomo siano in realtà un peccato.

Ma Dio, nelle pagine della Bibbia, centra ilproblema, definendo con chiarezza che cos’è ilpeccato: «Chi fa il peccato commette una violazio-ne della legge; e il peccato è la violazione dellalegge» (I Giovanni 3:4). Naturalmente la Bibbia siriferisce alla «legge di Dio» (Romani 7:22). Alcunieditori hanno omesso questa definizione biblicadel peccato, ed hanno stampato che «il peccato èl’illegalità», un termine piuttosto vago e relativo.Trattasi di una traduzione errata, perché ciò che è

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illegalità per l’uomo, a volte è comandamento diDio, e viceversa!

Il peccato è la violazione della santa legge diDio - questa è la verità biblica, chiara ed assoluta.Non è dato all’uomo di stabilire ciò che è peccatoe ciò che non lo è. Questa prerogativa appartieneesclusivamente a Dio. In questo campo «Uno sol-tanto [Iddio ] è il legislatore e il giudice, Colui chepuò salvare e perdere...» (Giacomo 4:12). L’uomoperò ha, fin dal principio, stabilito una sua propriaetica, una sua propria scala di valori, la quale èdiversa da quella del Suo Creatore.

Se non si riconosce il peccatosi giunge ad un falso ravvedimento

«Se voi mi amate,» disse Gesù, «osserverete imiei comandamenti. E io pregherò il Padre, edEgli vi darà ... lo Spirito della verità, che il mondonon può ricevere...» (Giovanni 14:15-16). Gesùdice chiaramente qui che il «mondo», la maggiorparte del genere umano e delle sue istituzioni reli-giose, non può ricevere lo «Spirito di verità», per-ché di fatto essi insegnano delle superstizioni reli-giose e non riconoscono che «il peccato è la viola-zione della legge - i comandamenti - di Dio».

E’ rivelato che Iddio dà il Suo Spirito Santosolo «a coloro che gli ubbidiscono» (Atti 5:32).Che cosa succede quando le istituzioni e gli indi-vidui aboliscono, o disconoscono o cambiano, leleggi di Dio a proprio piacimento? Essi perdono«lo Spirito della verità» e quindi sviano i loroadepti con degli insegnamenti sbagliati! La cosapiù grave è che, rinnegando la definizione del pec-cato come rivelata da Dio nella Bibbia, i fedelivengono illusi d’essere già salvati, quando invecenon hanno ancora nemmeno iniziato a vivere ilvero ravvedimento voluto da Dio.

Da millenni un tale inganno ha portato milionidi esseri umani a scambiare tradizioni umane percomandamenti di Dio, a seguire pratiche religioseche, contrariamente alle loro promesse, non con-ducono affatto alla vita eterna (Marco 7:9).

Per esempio, la maggior parte dei credenti èistruita a credere che il ravvedimento consistasemplicemente nell’amare il prossimo, senza peròavere una chiara e precisa conoscenza di come sideve amare. Questo spiega perché esistono omo-sessualità, infedeltà e cose simili legittimati anche

in molti ambienti della presunta cristianità.L’amore di Dio ha, invece, una definizione

molto chiara e precisa, che il mondo attuale peròtende sempre di più a rigettare, adempiendo a pro-pria perdizione una profezia antica.

Qual è dunque l’amore vero, quello che rendeil ravvedimento genuino? «...[Q]uesto è l’amor diDio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoicomandamenti non sono gravosi» (I Giovanni5:3). In questa sua stessa epistola l’apostoloaggiunge: «E da questo sappiamo che l’abbiamconosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.Chi dice: Io l’ho conosciuto e non osserva i suoicomandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui»(I Giovanni 2:3-4). La trasgressione o l’abolizioneistituzionalizzata dei comandamenti di Dio, daparte di molte chiese, fa vivere la gente nel pecca-to, senza lo Spirito della verità, senza il vero pen-timento e senza vera cristianità o spiritualità!

«[Tutti] hanno peccato e sono privi della gloriadi Dio» (Romani 3:23). «Non v’è alcun giusto,neppure uno. Non v’è alcuno che abbia intendi-mento, non v’è alcuno che ricerchi Dio. I loropiedi sono veloci a spargere il sangue. Sulle lorovie è rovina e calamità, e non hanno conosciuto lavia della pace» (Romani 3:10-12,15-18).

Da tutto questo, siamo chiamati a ravvederci.Dobbiamo ravvederci non solo delle nostre azionicattive ma anche dei nostri pensieri malvagi(Matteo 5:22, 28; I Giovanni 3:15). La santa chia-mata che Iddio ci rivolge non è da sottovalutare,perché il modo in cui risponderemo determinerà lanostra morte oppure la nostra vita eterna. «...poi-ché il salario del peccato è la morte; ma il dono diDio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore»(Romani 6:23).

Dio non gode della nostra morte spirituale efisica e vuole salvarci, perché conosce la tendenzapeccatrice dell’uomo. Egli auspica che l’essereumano, Sua creatura, si affidi con umiltà ai Suoiinsegnamenti per il suo stesso bene. L’uomo èstato creato infatti perché sviluppi la buonavolontà di imparare a pensare, e a vivere, cosìcome rivela Dio nella parola da Lui rivelata, laBibbia.

Il ravvedimento èun cambiamento della mente!

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9 - La via che conduce alla vita eterna

Iddio non vuole privarci della nostra persona-lità. Egli ci esorta a sbarazzarci solo delle nostrevecchie abitudini peccaminose. Questo può essererealizzato solo se gli chiediamo in preghiera d’es-sere «rinnovati nello spirito della nostra mente»(Efesini 4:22-24). «Perché ciò a cui la carne ha l’a-nimo è morte, ma ciò a cui lo spirito ha l’animo, èvita e pace» (Romani 8: 6). Tutto questo inizia conla fede in Dio e il ravvedimento sincero per averdisconosciuto le sante leggi di Dio. «Appressatevia Dio ed Egli si appresserà a voi» (Giacomo 4:8).

La grazia di Dio è così grande che Egli ci per-dona, permettendoci di pentirci ed abbandonare ipensieri e i comportamenti sbagliati. «Lasci l’em-pio la sua via, e l’uomo iniquo i suoi pensieri; e siconverta all’Eterno che avrà pietà di lui, e al nostroDio ch’è largo nel perdonare. Poiché i miei pen-sieri non sono i vostri pensieri, né le vostre viesono le mie vie, dice l’Eterno» ( Isaia 55:7,8).

Se c’è un sincero desiderio di cambiare le vec-chie abitudini peccaminose, allora il cambiamentoè assicurato, anche se potrà volerci tempo per usci-re dai solchi profondi del vizio. Dobbiamo impara-re ad odiare il peccato così come lo odia Dio.Questo vuol dire che dobbiamo imparare a vederele cose come le vede Dio. Ma come fare? Dio rive-la parte dei Suoi valori e pensieri attraverso laBibbia, la parola da Lui rivelata, alla quale ci sipuò avvicinare solo studiandola senza partito presoe con una mente aperta, scevra da preconcetti.

Se Dio parlasse a noi direttamente, non soprav-viveremmo, a causa della nostra impurità. Oppureci adegueremmo ai Suoi comandi perché sopraf-fatti dal terrore. Invece Egli vuole che noi viviamola Sua santa via «per fede», anche quando cioènon siamo consci d’essere visti costantemente daDio e dai Suoi angeli. Soltanto allora noi potremosperare di comparire davanti a Lui, come eredidella vita eterna.

Nei Proverbi 2:1-5 leggiamo: «Figliuol mio, sericevi le mie parole e serbi con cura i miei coman-damenti, prestando orecchio alla sapienza e incli-nando il cuore all’intelligenza; sì, se chiami ildiscernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza,se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla comeun tesoro, allora intenderai il timor dell’Eterno, etroverai la conoscenza di Dio».

Gesù confermò l’importanza della Parola diDio come maestra di vita quando disse: «E’ scrit-

to: non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogniparola che procede dalla bocca di Dio» (Matteo4:4). Chi prova una vera attitudine al pentimentocercherà dunque la parola di Dio, la Bibbia, affin-ché possa conoscere il modo giusto di vivere.

I frutti del pentimento

Nel Nuovo Testamento, il concetto di «penti-mento», o di «ravvedimento», è introdotto daGiovanni Battista, il quale «andò per tutta la con-trada d’intorno al Giordano, predicando un battesi-mo di ravvedimento per la remissione dei peccati»(Luca 3:3). Il suo messaggio collega la «remissio-ne dei peccati» al «ravvedimento» e al «battesi-mo», come concetti inseparabili e indissolubili.Non si può, infatti, vivere o validare una di questeesperienze ignorandone le altre due.

Giovanni Battista era molto popolare tra lagente del suo tempo. Molti andavano a trovarlo neldeserto o presso il fiume Giordano, perché eglibattezzava coloro che si dichiaravano ravvedutidei loro peccati. Ma egli non dimostrò la stessadisponibilità con tutti, in quanto alcuni di loro,specialmente fra gli Scribi e i Farisei, che ostenta-vano d’essere già a posto con Dio, non avevanocompreso quale fosse il vero significato del penti-mento e del battesimo. E Giovanni li ammonìseveramente, dicendo: «Razza di vipere, chi v’hamostrato a fuggir dall’ira a venire? Fate dunquedei frutti degni del ravvedimento» (Luca 3:7-8). Ilrifiuto di Giovanni di battezzare chiunque sbalordìquei religiosi. Quali frutti richiedeva da loro? Cosasi aspettava da loro? Ed essi gli chiesero: «Cosadobbiamo fare dunque?» (v.10).

La risposta che diede Giovanni fu una delle piùpenetranti rivelazioni del vero significato di penti-mento che Dio si aspetta da ognuno di noi. Eglimostrò come il vero pentimento produca fruttigenuini e duraturi, un cambiamento vero e pratico.«Chi ha due tuniche», risponse Giovanni ai queireligiosi ipocriti, «...faccia parte a chi non le ha; echi ha da mangiare, faccia altrettanto. Or venneroanche dei pubblicani per essere battezzati, e glidissero: Maestro, che dobbiamo fare? Ed eglirispose loro: Non riscuotete nulla di più di quelloche v’è ordinato. ... Non fate estorsioni, né oppri-mete alcuno con false denunzie e contentatevidella vostra paga» (Luca 3:11-14).

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La via che conduce alla vita eterna - 10

Era usanza comune che gli esattori aumentas-sero le tasse più di quanto la legge richiedesse. Isoldati incrementavano così le loro entrate prati-cando l’estorsione, intimidendo ed approfittandodella gente, anziché assicurare l’ordine e la giusti-zia. E poiché questi pubblici servitori non ricono-scevano i propri peccati, Giovanni li scelse comeesempio, chiedendo loro prove di sincero penti-mento. Il frutto che Giovanni richiese loro era unprofondo cambiamento della loro mente. Egli scel-se come esempi quegli atteggiamenti che esempli-ficano l’egoismo che è nella natura di tutti noi.

Gesù chiarì ulteriormente che il cambiamentodeve venire dal cuore, dai nostri pensieri. Eglidisse: «E’ quello che esce dall’uomo che contami-na l’uomo; poiché è dal di dentro, dal cuore degliuomini, che escono cattivi pensieri….» (Marco7:20,21). Egli poi elencò i modi in cui queste atti-tudini si manifestano: «Adultèri, fornicazioni,omicidi, furti, cupidigie, malvagità, frode, lascivia,malignità, calunnia, superbia, stoltezza, tutte que-ste cose malvagie escono dal di dentro e contami-nano l’uomo» (versetti 21-23).

Per alcune persone il cambiamento che Dioesige può apparire così profondo che il pentimen-to e il convertirsi a Dio sembrano imprese irrealiz-zabili. Il punto è proprio questo. Senza l’aiuto diDio, è letteralmente impossibile cambiare. QuandoCristo paragonò l’entrata nel Regno di Dio al pas-saggio di un cammello attraverso la cruna di unago, i discepoli chiesero sorpresi: «Chi può esseresalvato allora?» (Marco 10:23-26). Gesù replicò:«Con gli uomini è impossibile, ma non con Dio;perché con Dio tutte le cose sono possibili» (v.27).Per pentirsi veramente, dobbiamo imparare afidarci di Dio e a contare più sul Suo aiuto chesulle nostre forze soltanto.

Il perdono di Dio è solo per quelli che chiedo-no umilmente a Dio di aiutarli a mutare il propriocomportamento, e non per chi crede d’essere giu-sto o autosufficiente. Un certo Fariseo vantava diessere più giusto del suo vicino pubblicano, maquest’ultimo era, agli occhi di Cristo, più giustifi-cabile, perché ammetteva il proprio peccato e chie-deva il perdono e l’aiuto a Dio (Luca 18:9-14).

Cercare l’aiuto di Dio

Se una persona è sincera nel suo desiderio di

affidare la propria vita a Dio, è giusto che gli chie-da perdono e dimostri il suo pentimento. Ed è nellapreghiera che ognuno di noi può dimostrare a Diole proprie intenzioni e cercare il Suo aiuto. Non cisi può affidare solo a noi stessi, perché falliremmo.Se non si è ancora sviluppata l’abitudine di prega-re ogni giorno e si è imbarazzati a riguardo, Diopotrà essere d’aiuto. Gesù ha promesso: «Chiedetee vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e visarà aperto» (Matteo 7:7). Chi vuole seguire icomandamenti e i consigli di Dio, contenuti nellaBibbia, lo deve comunicare a Dio in preghiera.

E’ vero che Dio conosce i nostri bisogni primaancora che gliele chiediamo; ed il problema è pro-prio questo; Lui lo sa. Ma noi? Dio ci esaudiscesolo quando diventiamo coscienti e credenti dellecose buone di cui abbiamo bisogno. Alcuni, uden-do la predicazione della verità, diventano conscidei propri peccati e credenti nel fatto che soltantoIddio potrà salvarli ed offrire loro la vita eterna.«Essi credettero a Filippo perché predicava labuona notizia del regno di Dio e il nome di GesùCristo, e... furono battezzati, sia uomini chedonne» (Atti 8: 12, NVI).

La fede in Dio è la chiave della salvezza. «Orsenza fede è impossibile piacergli; perché chi s’ac-costa a Dio deve credere che Egli è il remunerato-re di quelli che lo cercano» (Ebrei 11:6). Iddio ècontinuamente desideroso di offrirci l’accessoall’albero della vita eterna, ma a condizione chenoi si viva il ravvedimento dei peccati e la richie-sta di una buona coscienza fatta al Padre Celeste.

Esaminiamo ora il significato del battesimocon l’acqua e con lo Spirito Santo.

Dopo il pentimento, il passo successivo è ilbattesimo (Atti 2:38). Perché abbia valoreed efficacia il battesimo deve essere fatto

con «acqua» (Matteo 3:11), sia con la «imposizio-ne delle mani» di un ministro di Dio per la rice-zione dello «Spirito Santo» (Atti 8:14-17). La«imposizione delle mani», da parte di ministri con-sacrati ad officiare battesimi, è una dottrina basila-re della Chiesa fondata da Cristo (Ebrei 6:1-2).Vedremo questi due concetti da vicino più avanti.

Gesù istruì i suoi seguaci, dicendo loro:«Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, bat-tezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo edello Spirito Santo» (Matteo 28:19).

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Il tuo secondo passo:

Il BATTESIMOcon l’Acqua e con lo Spirito

11 - La via che conduce alla vita eterna

Dopo il pentimento, il passo successivo è ilbattesimo (Atti 2:38). Perché abbia valoreed efficacia il battesimo deve essere fatto

con «acqua» (Matteo 3:11), sia con la «imposizio-ne delle mani» di un ministro di Dio per la ricezio-ne dello «Spirito Santo» (Atti 8:14-17). La «impo-sizione delle mani», da parte di ministri consacratiad officiare battesimi, è una dottrina basilare dellaChiesa fondata da Cristo (Ebrei 6:1-2). Vedremoquesti due concetti da vicino più avanti.

Gesù istruì i suoi seguaci, dicendo loro:«Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, bat-tezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo edello Spirito Santo» (Matteo 28:19).

“Morti e sepolti” con Cristo

La parola «battesimo» significa «essere immer-si» o «completamente coperti». Il battesimo di rav-vedimento, attraverso una brevissima e rapidissi-ma immersione nell’acqua, simboleggia la morte esepoltura del nostro vivere peccaminoso.

Alla luce di tale definizione è chiaro che l’im -mersione totale nell’acqua è l’unico metodo cor-retto che convalida il rito battesimale, così comeindicato nella Bibbia. Si ricordi l’episodio in cuiFilippo battezzò l’eunuco etiope: i due uomini sifermarono sulla riva di un fiume «e sia Filippo chel’eunuco scesero in acqua, ed egli lo battezzò». Poi«vennero fuori dall’acqua» (Atti 8:38-39).

Il battesimo con acqua simboleggia la nostraunione con Cristo nella Sua morte. È metaforadella nostra morte e sepoltura con Cristo. «O igno-rate voi che quanti siamo stati battezzati in CristoGesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Noisiamo stati dunque con lui seppelliti mediante ilbattesimo nella sua morte» (Romani 6:3-4).

Agli occhi di Dio noi siamo «divenuti una stes-

sa cosa con lui per una morte somigliante allasua… sapendo questo, che il nostro vecchio uomoè stato crocifisso con lui, affinché il corpo del pec-cato fosse annullato, onde noi non serviamo più alpeccato» (versetti 5-6).

Prima che avvenga il miracolo del ravvedimen-to, l’uomo è schiavo del peccato. La liberazionedalla schiavitù del peccato volontario e il nostro«camminare in novità di vita» iniziano con il bat-tesimo nell’acqua (Romani 6:3-5). «Il nostro vec-chio uomo è stato crocifisso con lui, affinché ilcorpo del peccato fosse annullato, onde noi nonserviamo più al peccato; poiché colui che è morto,(attraverso la morte simbolica del battesimo) èaffrancato dal peccato» (vv. 6-7).

Il mondo può essere redento, liberato dallaschiavitù del peccato, accettando il sacrificio diGesù Cristo e promettendo, con il battesimo, divoler mettere a morte le proprie abitudini peccami-nose (I Pietro 1:18; Apocalisse 5:9). L’uomo che haacquistato la speranza di salvezza per mezzo dellamisericordia divina, ora appartiene a Dio. «Poichéfoste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nelvostro corpo e nel vostro spirito, che sono di Dio»(I Corinzi 6:20).

Una volta convertiti, da schiavi del peccato aschiavi della rettitudine, non serviremo più il pec-cato (Romani 6:18). La nuova mentalità a cuiassurgeremo genererà i frutti degni di ravvedimen-to, la volonà d’osservare i comandamenti di Dio(Galati 5:22,23). «E quelli che son di Cristo hannocrocifisso la carne con le sue passioni e le sue con-cupiscenze. Se viviamo per lo spirito, camminiamoaltresì per lo Spirito» (Galati 5:24-25). Il battesimorappresenta non solo la fine dei nostri peccati, maanche l’inizio della vita nuova in Cristo: «ComeCristo è resuscitato dai morti... così anche noicamminassimo in novità di vita» (Romani 6:4).

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La via che conduce alla vita eterna - 12

Simbolo di «nuova vita in Cristo»e di Risurrezione futura

Il battesimo simboleggia altresì la nostra risur-rezione futura, che sarà realizzata da Dio nell’ulti-mo giorno. «Se lo Spirito di Colui che ha risusci-tato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risu-scitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche ivostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito cheabita in voi» (Romani 8:11).

Paolo paragona la nuova vita dell’uomo ad uncambio di vestiti, scrivendo: «Poiché voi tutti chesiete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti diCristo» (Galati 3:27). Ci vestiamo di Cristo, dun-que, soffocando così le azioni e le abitudini nega-tive, sostituendole con un comportamento retto edonesto. Paolo aggiunge: «Vestitevi dunque comeeletti di Dio, santi ed amati, di tenera compassio-ne, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longani-mità» (Colossesi 3:12).

La nostra «vita nuova» inizierà percorrendo lastrada che porta alla vita eterna e all’entrata nelRegno di Dio attraverso la resurrezione, quandoGesù Cristo ritornerà su questa terra. «Perché sesiamo divenuti una stessa cosa con lui per unamorte somigliante alla sua, lo saremo anche peruna resurrezione simile alla sua» (Romani 6:5).

La resurrezione del nostro corpo avverrà in untempo futuro, quando in noi si sarà ormai verifica-to il cambiamento spirituale (I Corinzi 15: 51,52).Sebbene non sia possibile per noi comprenderecosa significhi un mutamento di spirito, possiamoperò confidare nelle parole di Giovanni in IGiovanni 3:2: «Diletti, ora siam figliuoli di Dio, enon è ancora reso manifesto quel che saremo.Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremosimili a lui, perché lo vedremo com’egli è». Nonesiste promessa più grande ed entusiasmante diquesta!

L’imposizione delle mani

Il passo successivo sulla strada che conducealla vita eterna è l’ottenimento dello Spirito Santo,attraverso la «imposizione delle mani», così comedescritto in Ebrei 6:2.

Nel momento in cui veniamo battezzati nel«nome del Padre e del Figlio e dello Spirito

Santo», è Dio che sta imponendo le Sue mani sulnostro capo attraverso i Suoi ministri, come unsacro «segno», sia della nostra conversione siadella Sua promessa di donarci il Suo Spirito e con-durci alla vita eterna (II Corinzi 1:22).

Coloro che desiderano intraprendere la via checonduce alla vita eterna devono comprendere che,per ricevere lo Spirito di Dio, è indispensabile rice-vere sul capo la «imposizione delle mani» di fede-li ministri di Dio. L’esempio dell’apostolo Paolo[Saulo] è emblematico: dopo il suo ravvedimentodal fariseismo, per ricevere lo Spirito di Dio eglidovette ricevere la «imposizione delle mani» daAnania, inviato da Cristo stesso (Atti 9:17).

L’apostolo Paolo, a sua volta, potè imporre lemani ad altri perché lo Spirito Santo scendesseanche su quelli (Atti 19:6).

La «imposizione delle mani», e la conseguenteinfusione dello Spirito Santo nei ravveduti, o infratelli consacrati al ministero di Cristo, è la prati-ca che ha permesso alla Chiesa di Dio di vincere leporte dell’Ades e di sopravvivere spiritualmenteattraverso i secoli fino ad oggi.

Nel libro degli Atti abbiamo un altro esempiodi quanto sia importante praticare l’imposizionedelle mani. Gli apostoli Pietro e Giovanni eranostati inviati in Samaria, perché la parola di Dio eragiunta fino ai Samaritani, «essi pregarono per loro[per i Samaritani ravveduti], affinché ricevesserolo Spirito Santo; poiché non era ancora discesosopra alcuno di loro, ma erano stati soltanto bat-tezzati nel nome del Signore Gesù. Allora impose-ro loro le mani, ed essi ricevettero lo SpiritoSanto» (Atti 8:12,15-17).

Lo Spirito Santo ci è dunque concesso attraver-so la preghiera e l’imposizione delle mani da partedei ministri ordinati da Dio, in qualità di Suoi rap-presentanti.

Perché lo Spirito Santoè indispensabile

Qual è il ruolo dello Spirito di Dio nella nostravita? Vedremo che il suo ruolo è quello di trasfor-mare la nostra mente da umana a divina, il che cifa vedere le cose dalla prospettiva di Dio e ci for-nisce la forza necessaria per vincere il male e fareil bene, e di renderci altresì «figli di Dio», eredi

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del Regno di Dio per l’eternità. Tutto questo indi-pendentemente della misura di Spirito che Diodona ad ognuno, perché tale dono è soltanto una«caparra», una «primizia», che sarà necessariousare e far crescere perseverando nella via di Diosino alla fine. Lo scopo finale dello Spirito di Dioè di renderci «figli di Dio».

L’umanità può ravvedersi, sforzarsi, lottare epregare quotidianamente per vincere le abitudinipeccaminose, ma tutte queste cose da sole nonbastano. Dopo il battesimo e l’imposizione dellemani, lo stesso Spirito che illumina l’uomo al pen-timento continuerà ad agire con maggiore luce epotenza, questa volta dal di dentro della menteumana, affinché l’uomo veda il peccato come lovede Iddio ed impari a tenerlo lontano dalla suavita attraverso l’esperienza.

È solo grazie al sostegno di Dio, in vista siadella nostra nostra fede nel «Sangue di Cristo» siadella nostra volontà d’osservare tutti i «comanda-menti di Dio», che noi possiamo scoprire e percor-rere la via maestra che conduce alla vita eterna.(Giovanni 14:15-18). La nostra buona volontà dicondurci secondo i comandamenti di Dio, anzichévolgere la grazia di Dio in licenziosità, commuoveil Padre celeste fino a donarci, attraverso il SuoSpirito Santo, quell’aiuto in più di cui abbiamobisogno per seguire con obbedienza le Sue veritàe rifletterne il generoso amore (Atti 5:32; Giovanni16:13; II Timoteo 1:7).

Lo Spirito Santo ci aiuta a superare le debolez-ze e i desideri egoistici insiti nella natura umana(Romani 7:13-20). Ci mette in condizione di con-templare le cose di Dio nello Spirito e nella verità(Giovanni 4:23, 24). Provvede a consolarci duran-te gli affanni della vita e concede al pensiero diCristo di operare liberamente in noi (Filippesi 2:5). Ed è attraverso questo stesso Spirito che Dio ciispira e ci guida, facendo di noi figli Suoi (Romani8:13,14; I Corinzi 2:10,11).

Il sangue di Cristo ci purifica dai peccati pas-sati, ci riconcilia a Dio e ci giustifica dai peccatiinvolontari futuri. Dopo il battesimo l’impresa piùdifficile è quella di non volgere la grazia di Dio inlicenziosità. Non possiamo guadagnarci la salvez-za attraverso le nostre opere, ma il cammino versola vita eterna è quello di non tornare a peccarevolontariamente (Ebrei 10:26-27).

Non dipende dai nostri sforzi ma dalla nostrascelta di vita. La via di Dio non è un processo sem-plice ed immediato, ma dura tutto il corso dellanostra esistenza e richiede un notevole impegno.E’ l’impegno che abbiamo promesso al momentodel battesimo.

L’Apostolo Paolo, più di vent’anni dopo la suamiracolosa conversione, racconta della perennelotta che lo ha visto combattere con se stesso pervincere i cattivi desideri. Tali egoistici richiamierano così forti che egli li denominò un’altra«legge» che opera in lui: «Difatti, io so che in me,vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene;poiché ben trovasi in me il volere, ma in modo dicompiere il bene, no. Perché il bene che voglio,non lo fo; ma il male che non voglio, quello fo – iomi trovo dunque sotto questa legge: che volendo iofare il bene, il male si trova in me. Poiché io midiletto nella legge di Dio, secondo l’uomo internoma veggo un’altra legge nelle mia membra, checombatte contro la legge della mia mente, e mirende prigione della legge del peccato che è nellemie membra» (Romani 7:18-23).

L’apostolo Paolo però chiarisce subito che, conl’aiuto dello Spirito di Dio, la natura peccaminosapuò essere sconfitta: «Perché se vivete secondo lacarne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mor-tificate gli atti del corpo, voi vivrete» ( Romani 8:13).

Alcuni credono che una volta che si viene bat-tezzati, Dio si assuma tutte le responsabilità e daallora gestisca ogni cosa. Questo è un concettofuorviante e pericoloso. Dio, infatti, si aspetta danoi che perseveriamo nel resistere al peccato, sfor-zandoci di rendere il Suo Spirito una parte attivadella nostra vita quotidiana. «Per questa ragione»,scrive Paolo al suo allievo, «ti ricordo di ravvivareil dono di Dio che è in te per la imposizione dellemani» (2 Timoteo 1:6).

Paolo aggiunse, inoltre, che la salvezza si ottie-ne con «timore e tremore», avendo cioè paura ditornare volontariamente ad una vita di peccato(Filippesi 2:12). Queste Scritture dimostrano chela nostra salvezza eterna dipende anche dallanostra scelta e responsabilità personale.

Lo Spirito di Dio che opera in noi ci aiuta acambiare il carattere e a farci vivere la vita con ilsuo prezioso frutto; che «è amore, allegrezza, pace,

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longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza etemperanza» (Galati 5:22). Nel versetto 23 Paoloafferma che i frutti dello Spirito sono inattaccabilidalla legge. Ecco perché lo Spirito di Dio è cosìindispensabile.

Il miracolo della trasformazione

Paolo espresse ai Filippesi il suo desiderio diessere apprezzato da Dio «non avendo una giusti-zia mia, derivante dalla legge, ma quella che si hamediante la fede in Cristo; la giustizia che viene daDio basata sulla fede» (Filippesi 3:9). Paolo confi-dava nella bontà di Dio, quando disse: «E’ Dio cheopera in voi il volere e l’operare per la Sua bene-volenza» (Filippesi 2:13).

L’aver scelto la via di Dio e il timore di torna-re al peccato e la vita nuova in Cristo sono, però,cose tanto indispensabili quanto la fede nel sanguedi Cristo. Noi siamo chiamati a collaborare conDio nel Suo compire la nostra salvezza spirituale.«Così, miei cari, come sempre siete stati ubbidien-ti... compiete la vostra salvezza con timore e tre-more» (Filippresi 2:12). Qui è chiamata in causa lanostra scelta di non tornare al peccato: l’unica cosadi cui noi siamo gli artefici esclusivi. Dio non cicostringe, infatti, ma ci lascia liberi di scegliere.

Quando Dio ci chiama a diventare Suoi figli,Egli ci manifesta la Sua volontà di operare in noiper sradicare da noi l’orgoglio, la superbia l’odio etanti altri sentimenti negativi e mortali. A tal pro-posito, Paolo scrisse: «E non vi conformate a que-sto secolo, ma siate trasformati mediante il rinno-vamento della Vostra mente, affinché conosciateper esperienza quale sia la volontà di Dio, labuona, accettevole e perfetta volontà» (Romani12:2). Questa trasformazione non è immediata,richiede, al contrario, un mutamento continuodella nostra mente e della prospettiva attraverso laquale interpretiamo la vita. Noi diventiamo così«un sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio,che è il [nostro] culto spirituale (v.1).

Paolo ammonì inoltre: «Abbiate in voi lo stes-so sentimento che è stato in Gesù Cristo»(Filippesi 2:5). Egli descrisse sia l’attitudine inte-riore sia il comportamento esteriore che dimostra-no una mente convertita: «[Voi] rendete perfetta lamia allegrezza, avendo un medesimo sentimento,

un medesimo amore, essendo d’un animo, di ununico sentire; non facendo nulla per spirito di parteo per vanagloria, ma ciascun di voi, con umiltà, sti-mando altrui da più di se stesso, avendo ciascun divoi riguardo non alle cose proprie, ma anche aquelle degli altri (vv. 2-4). Avvicinarsi alla mentedi Cristo, attraverso la preghiera a Dio e la volontàdi praticare i comandamenti di Dio, è ciò che rendeil miracolo della trasformazione possibile.

Il significato simbolico del battesimo è profon-do. Esso rappresenta sia il perdono dei peccati siala rigenerazione di vita in Cristo. E ciò cambierà lanostra vita per sempre. Ricordiamo, però, che tuttociò è stato possibile solo pagando un altissimoprezzo: Gesù Cristo sacrificò la Sua vita, affinchél’uomo potesse ottenere la vita eterna dopo il per-dono dei peccati e il dono dello Spirito Santo.

La misericordia di Dio

La remissione o cancellazione dei nostri pecca-ti è ciò che Dio fa per noi al momento del battesi-mo, in vista del nostro sincero ravvedimento. E’unatto divino che dobbiamo ricordare sempre peraiutarci a continuare nella via di Dio. La remissio-ne dei nostri peccati è costata la vita a Cristo.

Dio è davvero misericordioso. Attraverso lafede nel sacrificio di Cristo tutti i nostri peccati ele nostre colpe involontarie sono cancellati, e noidiventiamo «giustificati» e «puri» al cospetto diDio (Atti 22:16). Dio è perfetto e può dimenticarele nostre nefandezze, se offriamo la nostra vita in«sacrificio vivente». Ed è confortante sapere cheEgli non solo perdona, ma dimentica. «Poiché avròmisericordia delle loro iniquità, e non mi ricorderòpiù dei loro peccati» (Ebrei 8:12).

Re Davide fu quasi intimorito dal perdono diDio e disse: «Poiché quanto i cieli sono alti al disopra della terra, tanto è grande la sua benignitàverso quelli che lo temono. Quanto è lontano illevante dal ponente, tanto ha egli allontanato danoi le nostre trasgressioni» (Salmi 103:11, 12).Perciò, «Lavatevi, purificatevi, togliete d’innanziagli occhi miei la malvagità delle vostre azioni»,dice Dio, «cessate dal fare del male; imparate afare il bene….quand’anche i vostri peccati fosserocome lo scarlatto, diventeranno bianchi come laneve» (Isaia 1:16-18).

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Seppellendo il PassatoPercorrendo la Via di Dio

15 - La via che conduce alla vita eterna

Noi siamo chiamati a seppellire il nostropassato peccaminoso a mano a mano cheimpariamo a percorrere la via di Dio.

L’apostolo Paolo scrisse che quelli che non sicomportano rettamente non erediteranno il regnodi Dio (I Corinzi 6:9). Spiegandoci altresì comesiamo stati purificati e avvicinati a Dio: «E tali era-vate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati san -tificati, ma siete stati giustificati nel nome delSignore Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del Dionostro» (v.11). Gesù Cristo ha purificato la Suachiesa «col lavacro dell’acqua mediante la parola»(Efesini 5:26).

Chi viola la legge di Dio volontariamente sisporca di nuovo, e sarà giudicato da Dio «seconole sue opere». Ma chi è sotto la grazia di Dio, nonsarà giudicato dalla legge di Dio. La nostracoscienza è libera da ogni peccato nel momento incui ci confessiamo e ci pentiamo dei nostri pecca-ti, chiedendo perdono a Dio. «Se confessiamo inostri peccati, Egli è fedele e giusto da purificarcida ogni iniquità» (I Giovanni 1:9). E nessuna dellenostre buone azioni e nessuno dei nostri sforzipotrà mai ripagare l’Eterno per il prezioso regalodel perdono e della purificazione.

Lasciare alle spalle le colpe passate

E’ normale che l’uomo si senta in colpa nelmomento in cui pecca, e la penosa sofferenza deri-vante dagli errori commessi nel passato è spessopiù dura del previsto. La colpa, tuttavia, non devenecessariamente essere un fardello che opprimapermanentemente, benché sia giusto che all’inizioproduca una profonda tristezza. A seguito delnostro pentimento, quando Dio perdona i nostripeccati, non c’è più motivo di continuare a sentir-ci tristi o depressi, a meno che si pecchi nuova-mente. Anche in questa eventualità dovremmoimmediatamente pentirci, chiedere a Dio il perdo-no dei peccati e gettare la colpa alle nostre spalle

per ritrovare la gioia e la pace di Cristo.Nella Sua infinita misericordia, Iddio rammen-

ta all’uomo il sacrificio compiuto da Cristo perrimuovere i peccati e le colpe dell’umanità.Avendo la certezza del perdono di Dio, possiamo«accostarci di vero cuore [al trono della Sua gra-zia], con piena certezza di fede, avendo i cuoriaspersi di quell’aspersione che li purifica dallamala coscienza, e il corpo lavato dall’acqua pura»(Ebrei 10:22). Davvero la purificazione dellanostra coscienza è uno dei doni più meravigliosiche Dio possa concederci.

Dobbiamo assomigliare al re Davide, di cuiIddio disse: «Egli è un uomo secondo il mio cuoreche eseguirà ogni mio volere» (Atti 13:22). ReDavide non era perfetto, ma era sempre disposto apentirsi, si sforzava di prevenire il peccato e l’al-lontanamento da Dio. Nei salmi 139:23,24, Davidepregò: «Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore.Provami, e conosci i miei pensieri. E vedi se vi è inme qualche via iniqua, e guidami per la via eter-na». Egli inoltre pregò: «Nascondi la tua faccia daimiei peccati, e cancella tutte le mie iniquità. ODio, crea in me un cuor puro e rinnova dentro dime uno spirito ben saldo» (Salmi 51:9,10).

Ricordare il prezzo pagato peril perdono e la remissione

dei nostri peccati

Per aiutarci a non tornare indietro, dobbiamoricordare sempre il sacrificio che Dio ha fatto pernoi. Dobbiamo ricordare sempre che non ci potevaessere perdono né remissione dei peccati senzaquel Suo sacrificio. Un nostro eventuale ritornovolontario al peccato significherebbe rendercicomplici e colpevoli delle trasgressioni che stannogià arrecando all’umanità ingiustizia, sofferenza emorte (1Giovanni 3:4; Romani 6:23). Sarebbecome «crocifiggere Gesù di nuovo» (Ebrei 6:6).

Quelli che peccano involontariamente a motivo

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dell’ignoranza e dell’inganno del diavolo, hannoperò bisogno di essere liberati dalla schiavitù delpeccato attraverso un sommo sacrificio espiatorio.

L’umanità di tutte le generazioni non potevaessere riscattata dal sacrificio espiatorio di una«creatura» umana o angelica. Essa poteva essereriscattata soltanto dal Suo Creatore «venuto nellacarne» come Gesù Cristo (Giovanni 1:14), perché«in lui abita corporalmente la pienezza dellaDeità» (Colossesi 2:9) e la cui vita vale più di quel-la degli esseri umani di tutte le generazioni messeassieme! Perciò Egli ha potuto pagare per i pecca-ti dell’umanità intera.

Poiché tutti abbiamo peccato e la pena dellamorte pende su ognuno di noi, Dio mandò sullaterra il Salvatore, che si sacrificasse per redimere ipeccati del mondo. Pietro disse: «Non con cosecorruttibili, con argento o con oro... ma col prezio-so sangue di Cristo, come d’agnello senza difettoné macchia, ben preordinato prima della fondazio-ne del mondo, ma manifestato negli ultimi tempiper voi» (I Pietro 1:18-20).

L’apostolo Giovanni si soffermò sul grandeamore di Dio per l’uomo e sul sacrificio di GesùCristo, redentore dei nostri peccati: «Egli è la pro-piziazione per i nostri peccati, e non soltanto per inostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (IGiovanni 2:2), e ancora, «In questo si è manifesta-to per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato ilsuo Unigenito Figliuolo nel mondo, affinché, permezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: nonche noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli haamato noi e ha mandato il suo figliuolo per esserela propiziazione per i nostri peccati» (I Giovanni 4:9,10). Avendo vissuto una vita senza peccato inqualità di figlio di Dio, Gesù Cristo potè sacrifi-carsi per i peccati dell’umanità.

L’amore perfetto di Dio

«Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato ilsuo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede inlui, non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni3: 16). E’ altresì sorprendente che Gesù ci abbiaamato e chiamato alla conversione quando noi era-vamo ancora peccatori, minacciati dall’incomben-za della morte (Romani 5:8).

Profondo è il desiderio di Gesù Cristo di aiuta-

re l’umanità a condividere con Lui il dono dell’e-ternità (Matteo 23:37). L’apostolo Paolo disse chenoi dovremmo «riguardare a Gesù, duce e perfettoesempio di fede, il quale per la gioia che gli eraposta dinanzi sopportò la croce sprezzando il vitu-perio, e s’è posto a sedere alla destra del trono diDio» (Ebrei 12:2).

Con gioia Gesù affrontò l’ingiusta punizione ela crocifissione, incredibile e tormentosa forma diesecuzione. Isaia 52:14 aveva profetizzato che il«sembiante» di Cristo sarebbe diventato così sfi-gurato e rovinato «da non sembrare più un uomo».Nel Salmo 22 vi è una profezia dei pensieri e dellesofferenze che Gesù avrebbe vissuto nei momentidel tradimento e della sua agonia. Tuttavia Gesùsopportò la sofferenza, per la gioia di poter tra-scorrere l’eternità con coloro che avrebbero sceltola strada della vita eterna (Ebrei 12:2). Egli accettòvolentieri la maledizione e la punizione dellamorte per noi, al posto nostro, «essendo divenutomaledizione per noi: poiché sta scritto, ‘maledettochiunque è appeso al legno’» (Galati 3:13).

L’amore e il sacrificio di Cristo per l’umanitàsono così perfetti e completi che nessun peccatomai commesso è troppo grande per il perdono diDio (Salmi 103:3). A condizione però che ci sia unsincero pentimento.

Tali esempi danno grande speranza. Nonimporta più quali errori sono stati commessi inpassato: con il nostro ravvedimento e con il batte-simo Dio ha promesso un completo perdono eremissioni dei peccati e cancellazione della morteeterna; per questo ci attende una risurrezione glo-riosa del corpo! Qui sta l’amore perfetto di Dio.

Dobbiamo imparare dai nostri errori ma, unavolta fatto, dobbiamo seppellirli per sempre e«camminare in novità di vita» (Romani 6:4). Paoloespresse tale concetto nell’epistola agli Filippesi3:13, 14, quando disse: «Ma una cosa io fo: dimen-ticando le cose che stanno dietro e protendendomiverso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corsoverso la meta per ottenere il premio della supernavocazione di Dio in Cristo Gesù».

Dopo avere analizzato la possibilità di ottenereil perdono attraverso il sacrificio di Cristo, dobbia-mo ora imparare a proseguire tale percorso mante-nendo la retta via. Il capitolo successivo spiega piùampiamente questo concetto.

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Proseguendo verso la meta

Entrando nella Vita Eterna

17 - La via che conduce alla vita eterna

Il ravvedimento e il battesimo sono solo i primipassi nel percorso che dobbiamo fare per giun-gere alla vita eterna. Prima di giungere alla

nostra ultima destinazione ci attende una lungastrada da fare. In questo capitolo affronteremoalcuni degli aspetti del viaggio spirituale rivelatodalla mappa della nostra strada, la Sacra Bibbia.Ricordiamo che stiamo percorrendo una strada«stretta» (Matteo 7:14). Una comprensione chiaradella dell’intento di Dio può aiutarci a rimaneresulla giusta strada.

Dopo avere risposto alla chiamata di Dio attra-verso il pentimento e il battesimo, ci attendonobenedizioni ed opportunità. Le nostre menti cam-bieranno, noi cresceremo in saggezza conoscenzae comprensione spirituale (Proverbi 2:1-11). Noiimpareremo a pensare ed agire così come pensa edagisce Dio.

Prove e sacrifici non mancheranno (Matteo 10:35-39). Questi ci aiuteranno ci aiutano a conferire«santità» al nostro carattere. Giacomo, fratello diGesù Cristo, disse: «Considerate come argomentodi completa allegrezza le prove svariate in cuivenite a trovarvi, sapendo che la prova della vostrafede produce costanza. E la costanza compiaappieno l’opera sua in Voi, onde siate perfetti ecompleti, di nulla mancanti...» (Giacomo 1:2-4)«...affinché vengano dalla presenza del Signore deitempi di rifrigerio e ch’Egli vi mandi il Cristo chevi è stato destinato, cioè Gesù» (Atti 3:19).

Gesù Cristo ci ammonisce di fare attenzione alcosto di tale strada: «Infatti chi è fra voi colui che,volendo edificare una torre, non si metta prima asedere e calcoli la spesa per vedere se ha di poter-la finire? Che talora, quando ne abbia posto il fon-damento e non la possa finire, tutti quelli che lavedranno prendano a beffarsi di lui dicendo:Quest’uomo ha cominciato a edificare e non hapotuto finire» (Luca 14:28-30). Parlando ad unpotenziale seguace, il quale desiderava imporredelle condizioni riguardo il suo impegno, Gesù

disse: «Nessuno che abbia messo la mano all’ara-tro e poi riguardi indietro, è adatto al Regno diDio» (Luca 9:62). Gesù si aspetta che i Suoi segua-ci collaborino nel compimento dell’opera Sua.

Così come un bambino piccolo comincia acamminare, allo stesso modo noi siamo inizial-mente incerti tentennando in questo nuovo mododi vivere; le tentazioni e le prove che noi affronte-remo ci possono far barcollare o cadere. Ma dob-biamo ricordare che Dio e Gesù Cristo sono lì perconfortarci ed aiutarci in ogni passo della via. Ilnostro compito è di tener duro sino alla fine alloscopo di arrivare al traguardo. Paolo disse:«Perché chiunque usa il latte non ha esperienzadella parola della giustizia poiché è bambino, ma ilcibo sodo è per uomini fatti; per quelli, cioè, cheper via dell’uso hanno i sensi esercitati a discerne-re il bene e il male» (Ebrei 5:13,14).

Il regno di Dio: la meta finale

La nostra priorità sarà sempre l’imitazione delmodo di vivere di Dio; dobbiamo sempre «cercareprima il regno e la giustizia di Dio» (Matteo 6:33).La preghiera e lo studio quotidiani della parola diDio, la Bibbia, sono le chiavi che possono aiutarcia mantenere uno stile di vita orientato verso quel-lo di Dio. Come già si è detto, fraternizzare con glialtri credenti può essere un incredibile incoraggia-mento a vivere la nostra nuova vita dedicata a Dio.In Matteo 7:21 Gesù disse «non chiunque mi dice:Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, machi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli».

Con la libera volontà possiamo scegliere di fareciò che vogliamo, ma Gesù si aspetta che da partenostra venga mantenuta la fede in Lui; noi dobbia-mo produrre un frutto tale che sia gradito a Dio.

Poniamo ora attenzione su alcuni punti riguar-danti la nostra futura entrata nel Regno di Dio enella vita eterna, meta finale del nostro viaggiospirituale. Dovremmo perciò ricordare che la futu-

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ra instaurazione del Regno di Dio sulla Terra è ilfulcro dell’Evangelo predicato da Gesù Cristo(Marco 1:14-15). Messaggio che Egli continuò apredicare anche dopo la Sua risurrezione e ascen-sione al cielo (Atti 1:3).

Secondo le profezie, Gesù Cristo ritornerà sullaterra per stabilire il Regno di Dio sulla Terra. «Edil settimo Angelo suonò, e si fecero gran voci nelcielo, che dicevano: Il regno del mondo è venutoad essere del Signor nostro e del Suo Cristo; edEgli regnerà nei secoli dei secoli» (Apocalisse11:15).

Il Regno di Dio dominerà l’intero pianeta sosti-tuendosi ai governi degli uomini. «l’Iddio del cielofarà sorgere un Regno, che non sarà mai distrutto,e che non passerà sotto la dominazione di un altropopolo; quello spezzerà e annienterà tutti queiregni; ma esso sussisterà in perpetuo» (Daniele2:44).

I Cristiani devono quindi tenere lo sguardofisso sulla meta finale: il futuro Regno di Dio sullaTerra. L’apostolo Paolo scrisse: «Il Signore milibererà da ogni mala azione e mi salverà nel SuoRegno celeste…» (II Timoteo 4:18). Quel Regnoceleste sarà esteso sulla Terra, come Cristo ci hainsegnato a pregare che «venga» (Matteo 6:10).

In Atti 8:12 è spiegato che l’entrare nel Regnodi Dio era la principale ragione di vita per coloroche credevano nella verità, scegliendo di esserebattezzati: «Ma quand’ebbero creduto a Filippoche annunziava loro la buona novella relativa alRegno di Dio e al nome di Gesù Cristo, furon bat-tezzati, uomini e donne». Anche noi dovremmo«credere all’Evangelo di Gesù Cristo» (Marco1:15).

«Eredi di tutte le cose»

Dimostrandoci fedeli a Dio per tutta la nostravita, arriveremo al traguardo eterno e, sotto laguida di Cristo, svolgeremo il ruolo di re e sacer-doti sulla Terra (Apocalisse 1:6). Potremo averedei corpi composti di spirito eterno (I Tessalonicesi4:14-17; 1Corinzi 15:50-54). Così come Suoi figlirisuscitati nella gloria, noi erediteremo da Dio«tutte le cose» con Cristo (Matteo 5:5; Romani8:17; Apocalisse 21:1-7; Ebrei 2:6-8).

A coloro che desiderano affidarsi a Lui, Dio

offre loro una meravigliosa prospettiva in Efesini1:13-14: «In Lui voi pure, dopo aver udito la paro-la della verità, l’evangelo della vostra salvazione,in Lui avendo creduto, avete ricevuto il suggellodello Spirito Santo che era stato promesso, il qualeè pegno della nostra eredità fino alla piena reden-zione di quelli che Dio s’è acquistati a lode dellaSua gloria».

Fino a quando cercheremo la volontà di Dio epermetteremo allo Spirito Santo di operare nellanostra vita, la nostra salvezza sarà garantita. Dioha promesso di aiutarci ad ogni passo e ad ogni tor-tuosità della strada; se ci pentiremo ed avremofede in Lui per il perdono dei peccati, saremo bat-tezzati e ci avvicineremo a Lui e saremo da Luicondotti nel Suo Regno di vita e gioia eterne.

E ora cosa accadrà?

Sapendo ora cosa fare, agirete o lascerete chequesta preziosa chiamata di Dio rimanga inosser-vata? Iddio, attraverso il profeta Isaia, ci fa uninvito e una promessa: «Cercate l’Eterno, mentrelo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.Lasci l’empio la sua via, e l’uomo iniquo i suoipensieri: e si converta all’eterno che avrà pietà dilui, e al nostro Dio che è largo nel perdonare»(Isaia 55:6,7). In II Tessalonicesi 2:13,14, Paoloscrive ai Cristiani: «Ma noi siamo in obbligo dirender del continuo grazie di voi a Dio, fratelliamati dal Signore, perché Iddio fin dal principio viha eletti a salvezza mediante la santificazione nellospirito e la fede nella verità. A questo Egli vi hapure chiamati per mezzo del nostro Evangelo,onde giungiate ad ottenere la gloria del Signorenostro Gesù Cristo. Così dunque, fratelli, statesaldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamotrasmessi sia con la parola, sia con una nostra epi-stola».

Se Dio ti chiama, risponderai?L’apostolo Pietro scrisse inoltre: «Perciò, fra-

telli, vie più studiatevi di render sicura la vostravocazione ed elezione; perché, facendo questecose, non inciamperete giammai, poiché così visarà largamente provveduta l’entrata nel Regnoeterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo»(2Pietro 1:10-11). E’ questa, solo questa, l’unicavia che conduce alla vita eterna. DF

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Il vero battesimo, quello comandato daDio, è un rito dal significato importan-tissimo: simboleggia l’inizio dell’impe-

gno per un patto nuovo, spirituale, fraDio e l’uomo. Esso è amministrato sia«con l’acqua», una brevissima immersio-ne, sia «con lo Spirito», per «imposizionedelle mani» di un ministro di Dio.

L’essere immersi nell’acqua simbo-leggia la nostra volontà di «morire» edessere «sepolti con Cristo», con pienafede che mediante il sangue di Gesù, noisiamo «purificati», «giustificati» e «ricon-ciliati» al Padre. Perché ciò avvenga èindispensabile il ravvedimento dei propripeccati; altrimenti è solo un bagno.

In Colossesi 2:11-12, il concetto dipentimento è strettamente relazionatoalla circoncisione nuova, spirituale: «In Lui[in Cristo] voi siete anche stati circoncisid’una circoncisione non fatta da manod’uomo, ma della circoncisione di Cristo,che consiste nello spogliamento del corpodella carne: essendo stati con Lui sepoltinel battesimo».

Il nostro uscire dall’acqua simboleg-gia la nostra buona volontà di rispettare ilnuovo patto vivendo d’ora in poi la via diDio realmente, fino al raggiungimentodella meta finale; la «risurrezione» a vitaeterna nel regno di Dio.

La nostra buona volontà non potreb-be però mai realizzare la nostra risurrezio-ne. Perché ciò possa un giorno avvenire, èindispensabile ricevere lo «Spirito di Dio»in questa vita (Romani 8:9,11). E’ indi-spensabile quindi farsi «circoncidere nelc u o re», il che può avvenire soltantomediante il «battesimo dello Spirito», perr i c e v e re da Dio una misura del Suo«Spirito Santo». Questi elargisce altresì laforza che ci consente di vincere i dardiinfocati del demonio e di condurre una«vita nuova» in riconciliazione con Dio.

L’apostolo Paolo disse, in Romani2:29, che la vera circoncisione è in realtà«quella del cuore, in ispirito». Questo nonsignifica che dopo il battesimo si può pre-tendere di vivere la via di Dio solo men-talmente, e continuare a peccare con ilcorpo. Ciò è inammissibile! Paolo chiari-sce che «l’osservanza dei comandamentidi Dio è tutto» (1Corinzi 7:19).Diversamente il battesimo non vale.

Il battesimo dello Spirito segue sem-pre quello dell’acqua; e dev’essere ammi-nistrato con la «imposizione delle mani»

da parte di ministri consacrati (Atti 8:14-16).

Anticamente l’alleanza o il patto conDio nasceva mediante il rito della «circon-cisione» nella carne. Dal canto suo, Iddiosi impegnò a dare al popolo d’Israeleu n ’ e redità fisica, la «terra pro m e s s a » .Questa alleanza fu stipulata a quel temposoltanto con i discendeti di Abrahamo.

Oggi, la nuova alleanza con Dio èsancita invece mediante la «circoncisionedella mente». Dal canto suo, Iddio pro-mette di offrire, a uomini e donne di tuttele nazioni, un’eredità «spirituale» ed«eterna» dentro il «regno di Dio» chesarà instaurato sula Terra. A condizioneperò che noi si abbia e si coltivi la stessafede ed ubbidienza di Abrahamo.

Lo Spirito del regno di Dio esiste finoad oggi, solo in forma di «caparra» e solonella vita individuale dei pochi che si rav-vedono, si fanno battezzare e sonoimmessi da Dio nel Suo «piccolo gregge»,la Chiesa. Ma il «regno dei cieli» sarà ungiorno stabilito ed esteso per sempre sututta la Terra, in modo visibile e tangibile,da Gesù Cristo, al Suo ritorno glorioso dalcielo. La Nuova Alleanza produrrà l’ere-dità che è stata promessa fin dal princi-pio: l’accesso all’albero della vita e laimmortalità nel regno che Dio restaureràsulla Terra. Ma questo accadrà solo percoloro che dimostreranno di condursi conla stessa fede ed ubbidienza di GesùCristo, la «via stretta», l’unica che condu-ce alla vita eterna.

La nuova alleanza con Dio è fino adoggi recepita ed accettata soltanto dapochi, costituenti le «primizie» o il cosid-detto «piccolo gregge» di Dio. Negli ulti-mi giorni questa santa alleanza sarà rece-pita ed accettata da quasi tutto il genereumano. Dal tempo di Abele fino ad oggi,Iddio sta spiritualmente preparando edaddestrando le «primizie», affinché que-ste imparino come amministrare il «giu-sto governo» sotto la guida di Cristo nelmondo a venire. Le «primizie» di Diosono coloro che hanno ricevuto la «cir-concisione del cuore» mediante lo SpiritoSanto di Dio.

«Circoncidere» significa «incidereattorno». Dove? Anticamente sulla carne,un taglio sul prepuzio quale segno dellapropria identità e dell’appartenenza adIsraele. Oggi è una «circoncisione delc u o re», cioè della «mente»: abbiamo«ricevuto il suggello dello Spirito Santo

che era stato promesso, il quale è capar-ra della nostra eredità fino alla pienaredenzione di quelli che Dio si è acquista-ti, a lode della Sua gloria» (Efesini 1:13-14).

Il «suggello dello Spirito Santo» ècome un timbro che nel tempo «impri-me» sempre di più il carattere di GesùCristo sul nostro (Romani 8:16). Lo Spiritodi Dio «scrive» nel nostro cuore e nellanostra mente i «doni» e le «leggi» e i«comandamenti» di Dio (Ebrei 8:10), lacui osservanza produce i frutti spiritualidescritti in Galati 5:22-26).

Bisogna sapere che il mondo offreuna contraffazione dei «frutti delloSpirito di Dio», mediante molti personag-gi VIP oggetto di pura idolatria da partedelle masse. Per questa ragione Iddio ciesorta a «non credere ad ogni spirito, maprovate gli spiriti per sapere se son daDio» (1 Giovanni 4:1). Molti dicono diavere i «doni dello Spirito» e allo stessotempo però rigettano uno o più coman-damenti di Dio. Credendo di render cultoa Dio, fanno addirittura «guerra al rima-nente della progenie [della vera Chiesa],che serba i comandamenti di Dio e ritienela testimonianza di Gesù» (Apocalisse12:17-18; Matteo 7:21; Atti 5:32).

La circoncisione fisica – la rimozionechirurgica del prepuzio maschile – fu giàapplicata ai discendenti di Abramo affin-ché ricordassero la loro identità e vivesse-ro in solenne accordo con Dio. Anche la«circoncisione del cuore», che Geù haesteso anche alle donne, assume unoscopo simile. Quando ci facciamo battez-zare, dimostriamo la nostra accettazionedel «nuovo patto», quindi della nuovaidentità, il nostro essere «concittadini deisanti» e il nostro impegno a «persevera-re» nella nostra fede e sottomissione aDio sino alla fine.

Diversamente dalla circoncisione fisi-ca, che era effettuata all’ottavo giornodalla nascita o nell’infanzia (Genesi 17:12), per il battesimo dello spirito, che sim-boleggia e produce la «circoncisione delcuore», è necessario che la persona rag-giunga un’età matura, sufficiente a com-prendere e vivere pienamente il ravvedi-mento. La serietà di tale sacramento,quindi, rende il battesimo una decisioneche può essere presa solo da coloro cheabbiano raggiunto una maturità od unacoscienza adeguata. DF

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Un giovane ricco, uno dei principalidella Giudea, si accostò a Gesù egli domandò: «Maestro, che farò io

di buono per avere la vita eterna? E Gesùgli rispose: Perché m’interroghi tu intornoa ciò che è buono? Uno solo è buono. Mase vuoi entrare nella vita osserva i coman-damenti. Quali? gli chiese colui. E Gesùrispose: Questi: Non uccidere; non com-mettere adulterio; non dire falsa testimo-nianza, onora tuo padre e tua madre, eama il tuo prossimo come te stesso»(Matteo 19:16-19).

La domanda di quel tale è la stessadomanda ipocrita che molti fanno oggiper giustificare il loro auto-esonero dal-l’obbligo di osservare uno o più coman-damenti di Dio. Infatti, la domanda «Chefarò io di buono per avere la vita eterna?»riflette la mentalità che «non c’è nulla dibuono» che l’uomo possa fare per diven-tare «degno» di vita eterna. Questa erra-ta credenza deriva dall’insegnamentouniversale secondo cui l’uomo ha giàun’anima immortale, e continuerà a vive-re anche dopo la morte.

Chi si dice «cristiano» dovrebbe peròsapere che la «immortalità» è un donoche va «ricercato» (Romani 2:7), e chesarà dato soltanto a coloro che si dimo-strano «degni» di riceverlo (Atti 13:46; 2Tessalonicesi 1:5).

Quando Gesù disse che per entrarenella vita eterna è necessario osservare icomandamenti di Dio, quel tale gli chiese:«Quali?» Fu con questa seconda doman-da che quel giovane ricco provò di essereun ipocrita. Infatti Gesù gli rispose: «Tu lisai i comandamenti...» (Luca 18:20).

Lo stesso giovane dimostrò di essereanche superficiale, e forse pure bugiardoe presuntuoso, quando rispose «Tuttequeste cose le ho osservate fin dalla miagiovinezza» (Luca 18:21). Non avevaancora lo Spirito Santo e dichiarava diaver sempre saputo osservare i comanda-menti di Dio. Come i Farisei egli non siriconosceva peccatore, e non credeva diaver bisogno di pentirsi e di essere libera-to dalla tendenza peccaminosa esistentein ogni essere umano (Romani 7:18).

Non riconosceva la necessità di doverosservare proprio tutti i comandamenti diDio, e per questo chiese «Quali?», nellasperanza che Cristo lo esonerasse daqualche comandamento (Matteo 4:4).

Non considerava la necessità di dover

osservare la «Parola di Dio» con tutta «lamente» e con tutto «il cuore», secondo ilnobile e giusto intento di Dio, e non soloper apparire «giusto» davanti agli altri.

«E Gesù, udito questo», lo volle met-tere alla prova e «gli disse: «Una cosa timanca ancora; vendi tutto ciò che hai, edistribuiscilo ai poveri, e tu avrai un teso-ro nel cielo; poi vieni e seguitami» (v.22).

Quel giovanotto però «udite questecose, ne fu grandemente rattristato, per-ché era molto ricco» (v.23). Egli mancò dif a re «frutti degni del ravvedimento»(Matteo 3:8; 7:16).

Gesù non gli aveva chiesto di ridursia vivere di elemosine, ma di perseguire laperfezione seguendo la Via di Dio, «ondeavesse di che far parte a colui che habisogno» (Efesini 4:28). Lo aveva sempli-cemente messo alla prova, nella speranzadi fargli capire che, per entrare nella vitaeterna, è indispensabile mettere in prati-ca i comandamenti di Dio re a l m e n t e(Matteo 7:20-21) e «seguire le orme diGesù» (1Giovanni 2:3-6), il quale dettetutto per la Sua Chiesa, perfino la vita! Inaltre parole, quel giovane ricco era spiri-tualmente povero e cieco: non sapevacome amare il prossimo, né come amareDio! E nemmeno volle seguire Gesù perimparare. Al momento di mettere vera-mente in pratica, se ne andò, rifiutandodi seguire Gesù.

Chi vuole essere vero Cristiano; chiricerca sinceramente il sentiero che con-duce alla vita eterna non deve esserecome quel giovane ricco.

Tristemente, alcuni propinano l’ideache Iddio ha dato dei comandamenti chenon possono mai essere osservati dall’uo-mo, come se Dio si diverte nel vederci fal-lire. Costoro insegnano che Gesù Cristoha «adempiuto» i dieci comandamenti alposto dell’umanità, esonerando quest’ul -tima dall’obbligo morale di osserv a r l i .Non c’è nulla di più falso!

Gesù disse: «Non pensate ch’io siavenuto per abolire la legge od i profeti; ioson venuto non per abolire ma per com-pire: poiché io vi dico in verità che finchénon siano passati il cielo e la terra, nep-pure un iota o un apice della legge pas-serà, che tutto non sia adempiuto»(Matteo 5:17,18).

Gesù qui parlava a coloro che crede-vano nell’osservanza dei dieci comanda-menti. Egli riaffermò, dunque, la neces-

sità per tutti quelli che si avvicinano a Luidi comportarsi secondo tali insegnamen-ti, non solo esteriormente ma soprattuttointeriormente. In Matteo 5-7 Gesù spiegòche i comandamenti di Dio devono esse-re osservati anche nello Spirito e contutto il cuore, compiendo così la profeziache dice: «L’Eterno s’è compiaciuto, peramor della sua giustizia, di rendere la sualegge grande e magnifica» (Isaia 42:21).

Il significato del verbo «compire»,come si legge in Matteo 5:17 in relazionea l l ’ i n t e ro contesto (vv.27-28), significa« c o m p i e re un’opera», «colmare unalacuna», «riempire il vuoto» o «comple-tare un proponimento». Anni dopo l’a-scensione di Cristo, l’apostolo Paolo,infatti, scrisse: «Annulliamo noi dunquela legge mediante la fede? Così non sia;anzi, stabiliamo la legge» (Romani 3:31).«Talché la legge», ribadì Paolo, «è santa,e il comandamento è santo e giusto ebuono» (Romani 7:12).

Non si devono interpretare i passidella Bibbia filtrandoli attraverso i precon-cetti. «Questo popolo mi onora con lelabbra, ma il cuor loro è lontano da me.Invano mi rendono il loro culto insegnan-do dottrine che son precetti d’uomini....Come ben sapete annullare il coman-damento di Dio per osservare la tradizio-ne vostra!» (Marco 7:6-9).

L’apostolo Giovanni fu ispirato a scri-vere per noi queste parole di vita eterna:«Da questo sappiamo che l’abbiamoconosciuto [il Cristo]: se osserviamo i suoicomandamenti» (I Giovanni 2: 3-6). «Seosservate i miei comandamenti, dimore-rete nel mio amore; com’io ho osservato icomandamenti del Padre mio, e dimoronel suo amore» (Giovanni 15:10).

Giovanni conclude dicendo: «Daquesto conosciamo che siamo in lui: chidice di dimorare in lui, deve, nel modoch’egli camminò, camminare anch’esso»(1Giovanni 2:6). DF

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Che genere di fedeconduce

alla salvezza?

20 - La via che conduce alla vita eterna

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Gesù disse: «Colui che dimora in mee nel quale io dimoro, porta moltofrutto…In questo è glorificato il

Padre mio: che portiate molto frutto, ecosì sarete miei discepoli» (Giovanni 15:5, 8).

Alcuni sono confusi e perplessi dallarichiesta di Gesù di produrre frutti, rite-nendo che ciò significhi che in qualchemodo l’uomo è destinato a “guadagnar-si” la propria salvezza.

«Guadagnare» la salvezza, in realtà,è impossibile. La salvezza è un libero edimmeritato «dono» di Dio. Non potrem-mo «guadagnarci» la salvezza nemmenoin cento vite di buone azioni. Tuttaviapossiamo perdere quel «dono» se tornia-mo a peccare «volontariamente» (Atti13:46; Ebrei 10:26-29).

Noi non siamo salvati dalle nostreopere buone, perché esse sono il nostrodovere davanti a Dio. Solo il sacrificio delsangue versato da Dio può pulirci dainostri peccati involontari. I nostri pensierinon possono realizzare la nostra salvezza,né può farlo qualsiasi nostra azione.Poiché Cristo è vivo ed il Suo compito èquello di convertirci, noi saremo «riconci-liati» al Padre Eterno, grazie al Suo mori-re per noi, e «salvati» grazie alla Suarisurrezione e alla Sua vita in noi. A con-dizione però che noi rispondiamo alla Suasanta chiamata.

L’apostolo Paolo chiarì il significato ditale concetto: «…Ma Iddio mostra lagrandezza del proprio amore per noi, inquanto che, mentre eravamo ancora pec-catori, Cristo è morto per noi. Tanto piùdunque, essendo ora giustificati per il suosangue, sarem per mezzo di lui salvatidall’ira. Perché, se mentre eravamonemici siamo stati riconciliati con Diomediante la morte del suo Figliuolo, tantopiù ora, essendo riconciliati, saremo sal-vati mediante la sua vita (Romani 5:8–10). Lo Spirito di Cristo, vivendo in noi,ci permette di assumere atteggiamentidiversi e di re a l i z z a re davvero azionibuone nonché la «buona, accettevole,perfetta volontà di Dio» (Galati 2:20;Romani 12:2). Ma noi siamo chiamati a«collaborare» nel processo della nostrasalvezza (Filippesi 2:12-13).

La «fede», la «grazia» e la «ubbi-dienza a Dio» non sono cose in conflittofra di loro, ma sono invece complementa-ri, ciascuna di esse avente un ruolo diver-

so dalle altrea. Tutti e tre assieme esserealizzano la nostra salvezza.

La parola «grazia» traduce un termi-ne greco che significa «perdono», «rega-lo» o «favore». La salvezza, cioè la vitaeterna, è un «regalo» che deriva dal per-dono e dal favore da parte di Dio (Romani6:23, Efesini 2:8,9). Nessuna opera obuona azione da noi compiuta potrà maifarci “pretendere” la vita eterna, perchénon c’è prezzo che noi possiamo maipagare per “comprarla”. Alla vita eternal’umanità può accedere solo attraversoun prezzo molto più alto del valore ditutti gli esseri umani di tutte le genera-zioni: Gesù Cristo, «il Creatore di tutte lecose» (Colossesi 1:16), è colui che hapagato quel prezzo per noi, sacrificandola Sua vita inestimabile (Atti 20:28), affin-ché, in vista del nostro «ravvedimento»,noi fossimo «giustificati» dei nostri pec-cati involontari (Romani 5:9) e ricevere il«dono» della salvezza eterna (2Corinzi7:10; Efesini 2:8).

Per ereditare la vita eterna devonoessere soddisfatti dei requisiti: il primo deiquali è che l’uomo si penta. Il pentimen-to non ci fa “guadagnare il diritto” allavita eterna, ma è la condizione indispen-sabile perché il sacrificio di Cristo possacancellare i peccati (Atti 2:38). Infatti, Dionon perdona coloro che peccano volon-tariamente. Paolo scrisse: «Che diremo?Rimarremo noi nel peccato onde la graziaabbondi? Così non sia. Noi che siammorti al peccato, come vivremmo ancorain esso?» (Romani 6:1,2).

Mutare la direzione della nostra vitaè il requisito indispensabile per ricevereda Dio il dono della salvezza, così inse-gnarono Cristo e gli apostoli. Paolo disse:«Ho annunziato che si ravveggano e siconvertano a Dio, facendo opere degnedel ravvedimento» (Atti 26:20). Le buoneazioni dimostrano il pentimento dell’uo-mo nei confronti di Dio, ma mai darannodiritto ad esigere da Lui la vita eterna.

Dio si aspetta che l’uomo compiaopere buone, affinché dimostri il propriopentimento, l’amore e la fede in Lui.Giacomo affermò che «la fede senzaopere è morta» (Giacomo 2:20,26), men-tre Paolo ricordò che, con la grazia Dio, ciha donato la salvezza, facendo leva sullanostra fede e spronandoci a compierebuone azioni, senza però che queste pos-sono farci “pretendere” la salvezza.

«Poiché gli è per grazia che voi sietestati salvati, mediante la fede; e ciò nonvien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtùd’opere, affinché niuno si glori; perchénoi siamo fattura di lui, essendo staticreati in Cristo Gesù per le buone opere,le quali Iddio ha innanzi preparate affin-ché le pratichiamo» (Efesini 2:8-10).Perché è così difficile per la gente credereed accettare questa verità? Si tratta sem-plicemente di seguire l’esempio di GesùCristo (1 Giovanni 2:6).

Qual è lo scopo delle opere buone?Gesù disse: «Così risplenda la vostra lucenel cospetto degli uomini, affinché veg-gano le vostre buone opere e glorifichinoil Padre che è ne’ cieli» (Matteo 5: 16).

Benché le opere buone non ci metto-no in condizione di poter “pretendere” lavita eterna, esse glorificano e onoranoDio. Esse sono come un inno alla giustiziae all’amore di Dio. Quelli che rifiutano dicompiere, volontariamente o inconsape-volmente, opere buone nel corso dellapropria vita disonorano Iddio. «Fannoprofessione di conoscere Iddio; ma lo rin-negano con le loro opere, essendo abo-minevoli, e ribelli, e incapaci di qualsiasiopera buona» (Tito 1:16).

Le opere buone ci fanno comunque-g u a d a g n a re qualcosa! In Apocalisse20:12 si legge che i defunti saranno giu-dicati «secondo le loro opere». Nel futu-ro regno di Dio ci saranno varie posizionidi autorità e potere che Dio garantirà ac o l o ro che li meriteranno (Apocalisse2:26, 3:21; Luca 19:17). Attraverso la sot-tomissione a Dio e grazie al Suo Spiritoche ci guida nel compiere opere buone,possiamo forgiare un carattere probo efedele che ci permetterà di governaresotto la guida di Gesù Cristo.

Gesù chiarì il medesimo concettoanche nei versetti 22:12 dell’Apocalisse,quando disse, «Ecco, io vengo tosto e ilmio premio è meco per rendere a ciascu-no secondo che sarà l’opera sua».

Nel versetto 14 Giovanni aggiunge:«Beati coloro che lavano le loro vesti peravere diritto all’albero della vita e perentrare per le porte nella città!»

È attraverso la grazia di Dio, dunque,che il dono della salvezza o della vita eter-na sarà concesso, ma solo a coloro chedimostreranno la loro fede con fruttidegni del ravvedimento. DF

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Il battesimo fatto ai bambini è valido agliocchi di Dio? E quello fatto ad adultisinceri, ma erroenamente istruiti a vio-

lare uno o più comandamenti di Dio, puòessere considerato vero battesimo?

Il primo passo che Gesù ci chiama afare è sempre stato questo: «Pentitevi,perché il regno dei cieli è vicino». Loscopo fondamentale di tutto il Vangelo edella predicazione dei primi apostoli èquesto: «Ravvedetevi, e ciascuno di voisia battezzato per remissione dei vostripeccati, e voi riceverete il dono delloSpirito di Dio; perché per voi è la promes-sa e per i vostri figlioli...»

La presenza di «frutti degni del rav-vedimento» è la condizione essenzialeperché un battesimo possa essere valido.E’ quindi evidente che il battesimo fattoai neonati non è valido, perché il neona-to non ha alcun «peccato originale», maè solo erede degli effetti del peccato deglialtri.

L’ e ffetto finale del peccato è lamorte. Si nasce sapendo che si morrà,anche se non si è ancora fatto nulla permeritare questa fine. Il neonato, quindi, èsolo una vittima da salvare. Egli, a manoa mano che cresce, impara a peccare, acausa dei cattivi esempi e falsi insegna-menti del mondo in cui è nato e cresciu-to. Egli è una vittima da salvare, unoschiavo da liberare, anche da adulto.Schiavo del peccato, vittima della morte,che sarebbe «eterna». Ma Iddio intervie-ne per iniziare il processo della nostra sal-vezza, chiamandoci a fare i primi passiindispensabili: «Ravvedetevi e battezzate-vi...»

Notare come il «ravvedimento» daipropri peccati è un requisito che devesussistere prima del battesimo. E’ eviden-te che il battesimo fatto ai neonati nontoglie alcun «peccato originale» nella pic-cola creatura, perché il neonato è inno-cente, non ha alcun peccato e, quindi,non ha nemmeno necessità di ravvedi-mento! Il neonato, se muore, non è per-duto per sempre, perché Iddio ha pro-messo che verrà un tempo in cui tutte lecose saranno «rigenerate». Chi ha perdu-to dei neonati, li riavrà! Chi è morto gio-vane, riavrà, come tutti gli altri, l’oppor-tunità di essere risuscitato e di scegliere lavia che conduce all’immortalità.

La tradizione del battesimo dei neo-nati fu assorbita dal “cristianesimo” solo

dopo alcuni secoli. Delle popolazionisono state “convertite” in massa al “cri-stianesimo”, ma non avendo conoscenzadi un reale ravvedimento, esse hannoignorato gli insegnamenti di Gesù Cristoe degli apostoli ed imposto le loro tradi-zioni d’origine pagana. Abbiamo quindiin larghissima misura un cristianesimosolo di nome, e un paganesimo di fatto.Questo è il risultato del battesimo fatto aineonati: assenza di Spirito Santo nellavita adulta, illusa d’essere cristiana quan-do invece ancora non lo è, perché non halo Spirito di Cristo (Romani 8:9).

Ma parliamo adesso del battesimo diquegli adulti che con grande sinceritàhanno un tempo deciso di farsi battezza-re da una chiesa, ma che a loro insaputa,sono stati erroneamente istruiti da quellachiesa a peccare, cioè a violare sistemati-camente uno o più comandamenti diDio. Alcuni infatti continuano a peccare,volontariamente o incosciamente, anchedopo il loro battesimo, perché istruitidalla loro chiesa a credere che Cristoabbia cambiato o abolito uno o pìùcomandamenti di Dio che invece Cristonon ha mai abolito.

Nessuno mette in dubbio la sinceritàdei credenti, ma la sincerità da sola nonbasta a produrre la conversione, quellagiusta. Il mondo è pieno di persone sin-cere che credono intensamente all’atei-smo o ad altre religioni pagane, ad esem-pio, ma ciò non significa che siano nelgiusto.

La sincerità e la buona fede da solenon bastano. E’ indispensabile che ci sia il“ravvedimento dai propri peccati”.Questa è la grande differenza che c’è trala conversione falsa e quella vera.

Ma se non conosciamo che cos’è ilpeccato, come facciamo a sapere esatta-mente le cose di cui pentirci? Per saperlodobbiamo rivolgersi a Dio, l’unico chepuò darcene una definizione chiara edassoluta di che cosa è realmente il pecca-to. Le chiese umane hanno ciascuna unaloro idea vaga di che cosa sia il peccato.C’è chi dice che il peccato sia “mancare ilbersaglio”, oppure “fare il male”, senzaperò avere un’idea precisa di ciò che essosia secondo Iddio.

L’apostolo Paolo, uno dei pochi vericristiani di tutti i tempi, sapeva bene checosa fosse il peccato di cui tutti gli umanisiamo chiamati a pentirci. «Io», egli scris-

se, «non avrei conosciuto il peccato, senon per mezzo della legge; poiché io nonavrei conosciuto la concupiscenza, se lalegge non avesse detto: Non concupire»(Romani 7:7). Iddio, attraverso l’apostoloGiovanni fa ulteriore luce su questaverità: «Chi fa il peccato commette unaviolazione della legge; e il peccato è laviolazione della legge» (1 Giovanni 3:4).

Naturalmente la Scrittura si riferiscealla «legge di Dio», e specificamente aidieci comandamenti, perché ne menzio-na uno di loro, il decimo, quello che vietala concupiscenza, il desiderare le cosedegli altri. Questo significa che noi pos-siamo conoscere che cos’è il peccato soloriconoscendo e accettando tutti i coman-damenti di Dio, e non solo otto o nove onessuno.

«...[C]hiunque avrà fallito in un solopunto, si rende colpevole su tutti i punti..Poiché Colui che ha detto: Non commet-tere adulterio, ha anche detto: Non ucci-dere...» (Giacomo 2:10-11). Sono men-zionati alcuni comandamenti a mo’ diesempio. Ma è chiaro che Iddio si riferisceai Suoi dieci comandamenti.

Questa verità ci porta ad una lucepiù ampia: chi ha la convinzione di dovera m a re solo il prossimo, senza doverosservare anche i primi quattro comanda-menti, non si è mai realmente battezzatoma ha fatto solo un bagno nell’acqua!

Perché il battesimo sia valido o abbiavalore, è indispensabile «fare frutti degnidi ravvedimento», dimostrando la buonavolontà di imparare ad osservare tutti icomandamenti di Dio e non solo quellipiù convenienti o più facili.

Le religioni dell’uomo insegnano che«l’unica cosa che conta» è amare il pros-simo tuo come te stesso. Dio è lasciatonel dimenticatoio. Ma il pentimento peruna fede errata, rende nullo il battesimo.

Il battesimo è valido solo quando siama Iddio sopra ogni altra cosa, e ciòinduce ad amare realmente anche ilnostro prossimo come noi stessi. Le guer-re e le divisioni fra popoli che si reputanocredenti in Dio sono la prova che essi nonamano nemmeno Dio; perché discono-scono che i comandamenti sono dieci.

Non si tratta quindi di farsi battezza-re “di nuovo”, ma di «fare frutti degnidel ravvedimento» e chiedere per laprima volta il vero battesimo. DF

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© 2001- Chiesa di Dio Unita - Diritti Riservati.Questa pubblicazione non è in vendita: essa è un dono gratuito della Chiesa di Dio Unita.

Edizione speciale de I Difensori della Fede, rivista bimestrale senza scopi di lucro, edita dalla Chiesa di Dio Unita.La Chiesa di Dio Unita è un ente italiano associato alla UCGaia (United Church of God, an International A s s o c i a t i o n .)

Il testo è stato tratto, parzialmente, dall’opuscolo The Road To Eternal Life (1996) concesso dalla UCGaia.Tutte le citazioni sono tratte dalla Sacra Bibbia, versione riveduta in testo originale dal Dott. Giovanni Luzzi, salvo dove

diversamente specificato. Traduzione, redazione ed elaborazione del testo italiano: Carmelo Anastasi.Stampa: Cromografica Europea - Rho (Milano).

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