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AIAC Associazione Italiana Architettura e Critica a cura di CLAUDIA FERRINI e MARTA VELTRI Strutture dell’Indeterminato Carlo Enrico Bernardelli

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AIAC

Associazione Italiana Architettura e Critica

a cura di

CLAUDIA FERRINI e MARTA VELTRI

Strutture dell’Indeterminato

Carlo Enrico Bernardelli

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Mostra a cura di Claudia Ferrini e Marta Veltri

Fotografie e immagini diCarlo Enrico Bernardelli

Collana “Le mostre di Interno14”

Coordinatore scientifico Luigi Prestinenza Puglisi

Art Director Julia De Vito

Grafica e Impaginazione Rosella Longavita

© 2013 AIAC Associazione Italiana Architettura e Critica. All rights reserved. Versione e-book, ultimo aggiornamento 13 Dicembre 2013

ISBN 978-88-98448-04-3

Strutture dell’Indeterminato

Carlo Enrico Bernardelli

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4 5STRUT TURE DELL’INDETERMINATO STRUT TURE DELL’INDETERMINATO

Logica del ritmo | 9

Strutture indeterminate. Opere di Carlo Enrico Bernardelli | 11

Bibliografia | 37

Indice

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6 7STRUT TURE DELL’INDETERMINATO STRUT TURE DELL’INDETERMINATO

Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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STRUT TURE DELL’INDETERMINATO 9STRUT TURE DELL’INDETERMINATO8

Le ricerche di Carlo Enrico Bernardelli si sviluppano da un confronto serrato e osmotico tra discipline e sistemi di riferi-mento diversi in continuo dialogo tra loro, intrecciano alcuni motivi della filosofia della scienza e delle arti visive per ridi-segnare la logica del linguaggio pittorico e della sua episte-mologia. Nella tensione verso l’astrattismo, l’artista attraversa istanze proprie della sfera del pensiero, della percezione visiva, del sogno, dell’espressione linguistica, simbolica e cinestetica, e sintetizza - attraverso una fine tecnica e una gestualità mi-nuziosissima - il rifiuto delle somiglianze visive per evocare esperienze del mondo reale. Con la dedizione e la pazienza di un amanuense, estrapola matrici simboliche che artico-lano microcosmi in continua espansione, iniettando in essi energie magnetiche di attrazione e repulsione pulsanti di vita propria, come materia ritmica e perpetuamente mobile nel suo status in fieri. Privilegiando le macchie, i pattern e le geometrie, descrive paesaggi, antropologie, strutture visibili dell’esperienza e si-stemi architettonici assemblando materia vegetale, masse biomorfe, elementi modulari architettonici, suggestioni co-struttiviste e futuriste. Procedendo dal pointillisme alla mi-niaturizzazione del segno e della struttura, Bernardelli si ap-propria dello spazio con un ritmo inarrestabile, un impulsivo horror vacui che decostruisce le immagini del pensiero tra-sformandole in puro segno e colore. Traduce le proprie intui-zioni in proiezioni gestuali e tecniche, ricodificando l’immagi-ne in linguaggio e smaterializzando progressivamente il suo valore semantico. Gesti sistematici, che determinano trame virtuali e metaforiche nell’ariosità e nell’espansione spaziale o nella fittezza della trama e del colore. Come a ricercare il sublime in miniatura, tesse i segni lingui-stici delle immagini visive come fossero una composizione metrica di rime e consonanze, secondo le regole di un siste-ma segnico e semantico dinamico, di metafore in costante e indeterminata evoluzione. La loro sintassi è resa visivamente come macchie di segni fittissimi, accumuli di linee intersecan-tesi fino a diventare filigrana, tessuto di punti minuziosissimi che gremiscono interi spazi, tanto da sembrare ad uno sguar-

do superficiale delle stampe xilografiche o acquafortistiche piuttosto che disegni eseguiti a mano. Attraverso l’impulso automatico nell’organizzazione di strut-ture complesse, come un ritmo in continuo divenire e inarre-stabile, si fenomenizza e si rivela il non visibile, la più intima struttura e ossature di una realtà, anche ipotetica e virtuale, intesa come materia in formazione. La logica strutturale delle opere riconduce all’interno di un processo formale unitario tutte le distinte parti del pattern vi-sivo: ognuna ha in sé una coerenza architettonica, può essere identificata secondo singole unità matriciali ed estrapolata dal contesto, tanto da sembrare struttura conchiusa che re-sta tuttavia in perfetto bilanciamento e armonia con il con-testo. Ogni punto, in rapporto con l’altro e con il sistema nel suo insieme, è collegato da un modulo ritmico, procede dal-la scienza alla fantasia e viceversa, revitalizzando ogni fibra dell’esistente in un ordito strettissimo di struttura e materia dinamica.

Ritmi di Materia in Formazione1979-2013

CLAUDIA FERRINIMARTA VELTRI

Logica del ritmo

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Le “Strutture indeterminate” di Carlo Enrico Bernardelli, che vengono presentate con sedici opere nello spazio romano di Interno 14 il giorno 13 dicembre 2013, appartengono alla serie dei disegni dal titolo “Ritmi di materia in formazione”. L’architetto-artista ha esposto alcune di queste opere in altre occasioni, tra le quali vanno citate le ultime due: la mostra collettiva sull’Estate romana di Renato Nicolini del giugno-luglio 2013 presso lo spazio espositivo di Gangemi in via Giulia a Roma; la presentazione del libro dal titolo “Darwin architetto, l’evoluzione in architettura e oltre” di Roberto De Rubertis dell’ottobre 2012 alla Casa dell’Architettura, sempre a Roma, il cui apparato iconografico si basa unicamente sulle opere di Bernardelli, e sappiamo che per un evoluzionista la scelta di immagini idonee ad accompagnare il testo di una propria opera è cosa quanto mai ardua. Pertanto il fatto che la scelta iconografica di De Rubertis sul titolo così ambizioso del suo libro abbia riguardato in modo esclusivo le opere di Bernardelli, accende la nostra curiosità e quindi vogliamo meglio capire perché esse sarebbero predisposte e pertinenti a indagare il tema dell’evoluzione – in architettura ma anche oltre l’architettura – tramite la loro struttura morfologicamente indeterminata, condizione semantica da cui deriva il titolo delle opere qui esposte.Già Umberto Eco aveva titolato “La strutture assente” un suo fortunato libro del 1968, nel quale poneva il problema di una teoria semiologica unificata, ma critica circa gli abusi e le degenerazioni ontologiche dello strutturalismo quando questo viene proposto come metodo troppo carico di rigidezze. Ed è in particolare questo libro, lì dove viene trattato il tema delle “strutture generative”, che può guidare verso l’interpretazione delle “strutture indeterminate” di Bernardelli.Eco nel su citato libro scrive che il pensiero strutturale si pone come obiettivo il riconoscimento degli “universali”, a differenza del pensiero seriale che mira a costruire nuove realtà strutturate, e non a scoprire le eterne ragioni strutturali, attività che si pone quindi in primo luogo in assonanza con la storia, pertanto con l’evoluzione culturale piuttosto che con l’evoluzione biologica.

Ritmi di Materia in Formazione1979-2013

RUGGERO LENCI

Strutture indeterminate. Opere di Carlo Enrico Bernardelli

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La domanda allora diventa, come si pongono le strutture indeterminate di Bernardelli rispetto a questo tema? Esse considerano l’evoluzione biologica come questione universale, oppure trattano l’idea di evoluzione anche attraverso questioni culturali? In altre parole, le sue strutture generative descrivono ritmi di materia biologica in formazione, oppure ritmi di materia di varia provenienza, biologica e culturale, in formazione? Siamo senz’altro nella seconda fattispecie.Il ritmo della mano di Carlo Enrico Bernardelli, nell’atto di tracciare i suoi disegni, è musicale, guidato da matrici che man mano si allargano fino a penetrare un livello molto profondo della psiche, nel quale sono presenti contenuti biologici e culturali al tempo stesso, per poi ritornare a un livello di maggiore consapevolezza, con un riaffioramento alla superficie, per poi inabissarsi nuovamente. Grande ammiratore del famoso libro di Douglas Hofstadter “Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante”, anche Bernardelli fonde materiali di varia provenienza, selezionati per produrre una straordinaria mescolanza semantica.Nella sua critica a Lévi-Strauss contenuta in “La Strutture assente”, Eco, scrive: “…sarebbe assai ingenuo rifiutare d’amblée (il) diritto di vita a nuove modalità comunicative solo perché esse si strutturano in direzioni non previste dalla teoria – una teoria elaborata prima che queste nuove modalità prendessero forma.” A tutti è oggi molto chiaro che qualsiasi teoria, strutturalista, fenomenologica…, che non si ponga come dato di partenza l’espansione, quindi la variazione evolutiva, del sistema all’interno del quale la teoria stessa è inserita risulterebbe fallace. Ciò vuol dire che ogni teoria chiusa ha poco respiro, ha una validità solo temporale fino a quando nuovi elementi interverranno nel sistema biologico e/o culturale. In quel momento quella teoria verrà falsificata, per dirla con Karl Popper, perché se da un lato non potrà non tenerne conto, dall’altro aprendosi così in ritardo ai nuovi elementi, questi ultimi finiranno per frantumarla come un vaso di coccio.

Ritmi di Materia in Formazione1979-2013

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STRUT TURE DELL’INDETERMINATO STRUT TURE DELL’INDETERMINATO 15

Per estensione, nella vita ogni sistema evolutivo, biologico e culturale, deve confrontarsi con il fatto che il numero di nucleotidi presenti nel DNA, tanto dell’essere umano (oggi poco più di 3 miliardi), quanto di altre specie, è in aumento, e che in ultima analisi tale aumento non può essere contrastato da nessuna teoria formulata prima che questo aumento abbia avuto luogo, quindi mai. Pertanto qualsiasi teoria deve essere sempre aperta ai nuovi dati che, comunque, la modificheranno.Quanto sopra, proprio come avviene nei disegni di Bernardelli che, una volta individuata una traccia sufficientemente ampia di ricorsività – non importa quanto gradevole all’occhio – la superano con una mutazione che introduce nuovi materiali e nuovi ritmi nel segno grafico. Siamo quindi in presenza di una solidissima ricerca di strutture generative che necessitano della mutazione e della variazione per produrre l’arricchimento del sistema di significati, strutture indeterminate che pertanto non devono mai rimanere confinate all’interno dei limiti grammaticali che possono oggi, e a stento, decodificarle e utilizzarle per la comunicazione. Operazione fattibile solo temporaneamente, fintanto che nuove variazioni di tali strutture generative produrranno aumenti di significato, i quali risulteranno irriconoscibili a quei sistemi di lettura troppo chiusi e rigidi.I ritmi di Carlo Enrico Bernardelli sono innanzitutto modelli di ingaggio semantico, che procedono nel completamento della superficie con tassellazioni meno vincolate rispetto a quelle di Mauritius Cornelius Escher e di Roger Penrose, ma anche rispetto a quelle informatiche di Benoît Mandelbrot, (anzi, con ritmi di materia in formazione, che tassellazioni non sono).

Metropolis1979-2013

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Sono strutture indeterminate che tendono a negare ciò che è stato fatto fino a quel momento specialmente quando, come già accennato, l’autore riconosce nel proprio depositato l’insediarsi di un livello di ripetività ritenuto inaccettabile perché non evolutivo. Questo momento critico richiede un superamento del modello tramite la rottura della serialità – per quanto complessa e nascosta essa possa essere – ma che una volta individuata suggerisce e talvolta impone l’inserimento di nuove sperimentazioni, di nuove manifestazioni di libertà, che poi confluiranno in un più ampio pattern ricorsivo rispetto al precedente, valido fino al prossimo salto ontologico che immancabilmente avrà luogo. Tutto ciò per allargare le maglie dei modelli culturali, e/o biologici, che hanno piena validità solo nel riconoscimento dei loro caratteri di temporaneità, nel divenire dell’esistenza.

Ritmi di Materia in Formazione1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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STRUT TURE DELL’INDETERMINATO STRUT TURE DELL’INDETERMINATO 29

Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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Ritmi di Materia in Formazione, Onda d’Urto1979-2013

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36 STRUT TURE DELL’INDETERMINATO STRUT TURE DELL’INDETERMINATO 37

“L’immagine, il segno, l’icona: gli impalpabili spostamenti del-la rappresentazione”, a cura di C.E.Bernardelli, Ecotipi, 1989, Roma

“Ipotesi per un’Estetica come Metafora della Scienza” C.E.Bernardelli, Carocci, 1986, Roma

Bibliografia

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