Agricoltura Urbana - Vivere in Modo Ecosostenibile

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    Agricoltura urbana: vivere in modo ecosostenibile

    Lavoro di maturit in Geografia e Biologia

    Elia Marcionetti

    Mauro Valli e Daniele Vismara

    Se Stalin affermava che non si pu fare una rivoluzione portando i guanti di

    seta, io vi suggerisco, dopo aver letto questo lavoro di maturit, di indossare

    quelli da giardinaggio.

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    INDICE

    Introduzionep. 3

    o Obiettivi del lavorop. 3

    o Struttura del lavoro..p. 3

    o Le fonti..p. 4

    I problemi del pianeta Terrap. 4

    o La crescita demografica.p. 5

    o Spreco e consumismo...p. 9

    o Luomo e le pressioni ambientali.p. 11

    o La vera ricchezza: la Biodiversit.p. 18

    Lagricoltura urbanap. 19

    o Che cos lagricoltura urbanap. 19

    o Tre esempi significativi di agricoltura urbana.p. 21

    o La polifunzionalit dellagricoltura urbanap. 33

    o Prospettive future per lagricoltura urbana.p. 34

    La scelta..p. 36

    Elenco bibliografico delle opere citate.p. 39

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    0. Introduzione

    0.1 Obiettivi del lavoro

    Lambiente ha problemi di natura ambientale. Sembrerebbe un controsenso, tuttavia una

    realt, di cui pochi per tra noi sono consapevoli.

    Viviamo circondati dai luoghi comuni, bombardati da informazioni e comunicazioni, una

    sorta di istruzioni per luso che mettiamo in pratica passivamente, senza che ne siamo

    davvero consapevoli.

    Esistono numerosi libri che forniscono consigli su come inquinare meno, come

    consumare in modo ecologico, come condurre uno stile di vita rispettoso dellambiente

    ecc; tuttavia, ho limpressione che nessuno di noi metta a frutto nemmeno la met dei

    consigli contenuti in quei libri. Un motivo fra gli altri che gli ammonimenti ecologici, che

    ci vengono presentati come lunica vera soluzione per risolvere il problema ambientale;

    sono spesso indicazioni impersonali, concetti teorici difficili da mettere in pratica.

    Lidea di fondo di questo lavoro, invece, quella di presentare esperienze concrete nella

    ricerca di soluzioni ai problemi dellambiente, esperienze che saranno accompagnate da

    riflessioni e stralci di diverse letture.Grazie a questo mio interesse per gli stili di vita ecologicio altrimenti detti alternativi,

    sono venuto a conoscenza dellagricoltura urbana; per questo ho deciso, in occasione del

    lavoro di maturit, di approfondire il concetto e promuoverlo come uno stile di vita

    ecosostenibile, stile che potrebbe essere condotto dalla maggior parte delle famiglie

    ticinesi.

    0.2 Struttura del lavoro

    Il lavoro composto di tre parti che rispecchiano in un certo senso il concetto di triade del

    sapere (il sapere, il saper fare e il saper essere).

    Nella prima parte saranno presentati, mediante concetti economici, biologici e sociali, i

    problemi del pianeta Terra. Nella seconda parte verr trattato il tema principale del lavoro:

    lagricoltura urbana. Nel terzo capitolo, invece, sono contenute le conclusioni del lavoro.

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    0.3 Le fonti

    Il primo capitolo frutto di letture di vario genere: dagli articoli reperiti su Internet alle

    documentazioni bibliografiche.

    Per il secondo capitolo mi sono avvalso invece dellaiuto di altre fonti, in particolare dei

    documentari e delle immagini satellitari riprodotte dal software Google Earth.

    risaputo che oggigiorno con Internet e la televisione possibile viaggiare per lintero

    mondo seduti comodamente su una poltrona. Questa possibilit mi ha consentito di

    comprendere meglio realt cos lontane dalla mia e di presentare in modo personale tre

    luoghi cui stata applicata lagricoltura urbana.

    1. I problemi del pianeta Terra

    Desidero chiarire innanzitutto che lo scopo del capitolo non esporre critiche infondate o

    previsioni pessimistiche riguardo alla nostra societ.

    Questa breve introduzione allagricoltura urbana non intende nemmeno presentare in

    modo esaustivo le problematiche che ci circondano: siamo gi abbastanza bersagliati da

    allarmanti notizie sulla situazione mondiale in fatto di alimentazione, di crescita

    demografica, di inquinamento e agricoltura. Internet e la televisione offrono infatti non

    pochi spunti di riflessione su questi importanti temi. Semmai, lobiettivo di questo primo

    capitolo quello diprendere coscienza del fatto che vi sono alcuni grossi problemi da

    affrontare seriamente.

    Luomo ha la possibilit di salvarsi, dice Jeffrey D. Sachs, ma solo se riconosce tutti i

    pericoli che lo minacciano.1

    Perci, nelle prossime pagine affronteremo, seppur brevemente, quei problemi che

    rischiano di compromettere il nostro pianeta.

    1Jeffrey D. Sachs, Il bene comune, Mondadori, Milano, 2010, p. 8

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    1.1 La crescita demografica

    Il periodo di rapida crescita della popolazione e dellindustria prevalso negli ultimi secoli, invece di venir

    considerato come condizione naturale e capace di durare indefinitamente, apparir come una delle fasi pi

    anormali nella storia dellumanit (Adriano Buzzati Traverso, 1972)

    La crescita demografica avvenuta durante gli ultimi due secoli, pur essendo un tema di cui

    si sente spesso parlare, non problema affrontato con la dovuta preoccupazione.

    A partire dal XVIII secolo si avuta una vera e propria esplosione demografica a livello

    mondiale. Si pu senzaltro affermare che, tra le ragioni di questo evento epocale poich

    mai si era assistito prima ad una crescita cos elevata vi sono vari fattori: da un lato i

    progressi agricoli, tra i quali lintroduzione di strumenti innovativi e la diffusione di nuovepiante alimentari, dallaltro la Rivoluzione Industriale, con la progressiva meccanizzazione

    delle lavorazioni in tutti i settori e lapplicazione della chimica in campo agricolo.

    Queste innovazioni consentirono la produzione di beni alimentari a costi inferiori rispetto al

    passato e ci port, conseguentemente, a sensibili miglioramenti in fatto di alimentazione;

    in questo modo pot diminuire il tasso di mortalit soprattutto nelle fasce medio-basse

    della popolazione, ovvero in quelle con un maggiore potenziale riproduttivo.2

    2Valerio Castronovo, Un mondo al plurale, Volume 2, La Nuova Italia, 2009, p.277

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    Lapplicazione delle innovazioni in campo agricolo durante XIX secolo non per la

    spiegazione esaustiva della crescita demografica protrattasi per oltre due secoli; la

    risposta viene data infatti dal modello della transizione demografica: 3

    Questo modello, sopra rappresentato dal grafico, si basa sul principio che levoluzione

    demografica di una societ legata al suo sviluppo economico.

    Secondo questa teoria esistono due regimi demografici, uno antico e uno moderno, a loro

    volta separati da due fasi, che prendono il nome appunto di transizione demografica.

    Nel regime demografico antico, la societ caratterizzata da alti tassi di mortalit

    parallelamente ad alti tassi di natalit, situazioni di stabilit demografica che si possono

    riscontrare tuttora nei paesi pi poveri.

    Durante la prima fase di transizione, laumento del grado di sviluppo economico consente

    di ridurre la mortalit, mentre il tasso di natalit rimane costante. Ci dovuto a ragioni di

    carattere socio-culturale: una societ educata ad avere una prole numerosa, impiega

    tempo a modificare le proprie abitudini.

    Questo ritardo provoca il cosiddetto boom demografico. Non a caso durante lOttocento

    la crescita della popolazione ebbe inizio nei paesi europei, quelli cio che per primi

    subirono gli effetti della Rivoluzione Industriale. Solo nel secondo dopoguerra, quando i

    paesi occidentali erano ormai entrati nel regime demografico moderno, il fenomeno ha

    3http://it.wikipedia.org/wiki/Transizione_demografica, consultazione 11.10.2011

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    toccato in modo pi incisivo anche i paesi del Terzo Mondo; tant che la popolazione

    delle regioni sottosviluppate rappresenta ora i 4/5 di quella mondiale.4

    Allora ci si potrebbe chiedere: Come mai laumento demografico verificatosi negli attuali

    paesi del Terzo Mondo maggiore di quello osservato nei paesi che per primi hanno

    subito gli effetti della Rivoluzione Industriale?.

    Una risposta la fornisce Carlo Cipolla:

    In Europa, le conoscenze che hanno permesso di ridurre la mortalit si sono sviluppate

    con lentezza e perci laumento della popolazione stato graduale. Nei paesi

    sottosviluppati, le cognizioni scientifiche accumulate nel corso di due secoli si sono rese

    invece disponibili immediatamente e i tassi di mortalit sono quindi diminuiti molto pi

    rapidamente di quanto non sia accaduto nellEuropa Occidentale. [] La rapida caduta

    della mortalit, aggiunta al fatto che i paesi sottosviluppati non erano preparati ai

    mutamenti culturali che la Rivoluzione Industriale comporta per quanto attiene al controllo

    delle nascite, allarga in misura clamorosa il gap demografico. 5

    Nella seconda fase di transizione, per contro, i costi crescenti, legati ad nucleo famigliare

    esteso, provocano una tendenziale diminuzione della progenie.

    Infine, si giunge al regime demografico moderno, quando il tasso di natalit eguaglia

    quello di mortalit. I paesi del Nord hanno raggiunto questo stadio gi da tempo.

    Alla luce di queste riflessioni, possiamo affermare che la crescita della popolazione

    mondiale causata principalmente dai paesi in via di sviluppo. Ora la questione capire

    se laumento demografico deve preoccuparci oppure no.

    Sul piano teorico il problema non dovrebbe sussistere: perch non vi siano pi risorse

    carenti, infatti, basterebbe attendere il momento in cui i paesi in via di sviluppo fanno il loro

    ingresso nel regime demografico moderno. Purtroppo per, non sappiamo quando arriverquesto momento. Anzi, non sappiamo nemmeno se arriver, visto che nei paesi in via di

    sviluppo i profitti della produzione destinati allesportazione vanno quasi sempre a finire

    nelle tasche di un esiguo numero di persone o di grosse multinazionali:

    4 Informazioni recuperate da una lezione del Prof. Mari del 31.1.2010 presso il Liceo Cantonale di Lugano 25

    Carlo M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano, 1990, p. 106

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    La globalizzazione [] imporr sempre pi lo sviluppo di certe aree a discapito magari di

    altre. Cos le isole di sviluppo nei paesi sottosviluppati saranno sempre pi funzionali

    all'utilizzo dello stesso sottosviluppo, non certo embrioni di decollo economico generale. 6

    Il problema serio: riusciremo a fronteggiare la domanda alimentare in modo

    soddisfacente come durante il secolo scorso, sapendo che la popolazione della Terra

    raggiunger i 9 miliardi nel 2050?7

    Gi Malthus, nel suo Saggio sulla popolazione del 1798, aveva evidenziato la questione

    della scarsit della terra coltivabile in contrasto con la crescente richiesta dei suoi prodotti.

    Egli faceva notare che, mentre le risorse alimentari crescono seguendo una progressione

    aritmetica (1, 2, 3, 4, ...), la popolazione cresce seguendo una progressione geometrica (1,

    2, 4, 8, ...). 8

    Certo, non aveva previsto la Rivoluzione Industriale, che ha consentito negli ultimi 100

    anni di fronteggiare la domanda alimentare in modo soddisfacente.

    Un dato a sostegno di questa affermazione la forte diminuzione del tasso di persone

    malnutrite nel mondo (dal 1971 al 2001 il tasso diminuito del 15%9). Ci avvenuto

    grazie allavvento della meccanizzazione in campo agricolo, che ha permesso a sua volta

    un notevole aumento della produzione agricola. Basti pensare che un piccolo Stato come

    la Svizzera, dal 1905 al 2005, ha aumentato la redditivit delle proprie terre del 350%.10

    Tuttavia, chi ha visto la povert che domina nelle zone rurali dellIndia, della Cina o

    dellEgitto, non pu che convincersi della realt dei freni malthusiani, anche se pu

    mettere in dubbio lesattezza dellaritmetica di Malthus.11

    Dunque, laumento della redditivit delle terre non baster a soddisfare, in futuro, il

    bisogno alimentare della popolazione mondiale. Infatti, per lAsia significherebbe

    moltiplicare la propria produzione di 2,3 volte, mentre per lAfrica, teoricamente, vorrebbedire quintuplicarla: ci poco realistico.12

    6www.homolaicus.com/economia/globalismo4.htm, consultazione 12.10.2011

    7Fonte dei dati: FAO (www.fao.org)

    8Franco Poma, Corso di economia politica, Principato, Milano, 2005, p. 45

    9Fonte dei dati: FAO (www.fao.org)

    10Fonte dei dati: Ufficio federale di statistica, Neuchtel (CH)

    11 Carlo M. Cipolla, Uomini, Tecniche, Economie, Feltrinelli, Milano, 1990, p. 12412

    Bruno Parmentier, Nourrir lhumanit, La Dcouverte, Parigi, 2007, p. 15

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    Non esistono molte soluzioni alla crescita demografica. Inimmaginabile sarebbe

    promulgare una legge come quella emessa dallo stato cinese del 1979, secondo cui le

    famiglie acquisiscono una lunga serie di vantaggi sottoscrivendo limpegno di un solo

    figlio.

    Lunica vera risposta, semmai, rendere cosciente luomo dei rischi che va affrontando,

    affinch possa rivoluzionare il proprio modo di vivere.

    Luomo occidentale deve imparare a produrre con meno, ma soprattutto, a consumare

    meno. Si tratta di risolvere un problema di distribuzione eterogenea dei beni alimentari,

    dovuta al consumo eccessivo (il consumismo) praticato dai paesi sviluppati e dal

    conseguente spreco dirisorse, tema del prossimo paragrafo.

    1.2 Spreco e consumismo

    Per le persone di normale buonsenso il problema che la Terra malata di sovraconsumo: noi stiamo

    consumando pi di quanto la natura possa dare; pertanto a livello globale il dilemma questo: o riduciamo

    drasticamente i consumi, oppure riduciamo altrettanto drasticamente i consumatori (G. Sartori e G.

    Mazzoleni, La Terra scoppia, Rizzoli, 2003)

    Quando mi si chiede di riflettere su un determinato concetto, la prima cosa che faccio

    leggerne la definizione sul vocabolario, sperando che il semplice atto di ricerca mi

    suggerisca unosservazione, uno spunto, una riflessione.

    Nel vocabolario Zingarelli viene data la seguente spiegazione di spreco:

    Uso indiscriminato, consumo eccessivo o inutile.

    Ne risulta che lo spreco inteso come il consumo in-cosciente di un bene.

    Da qualche tempo lavoro durante il fine settimana ovviamente quando non sono

    impegnato con la scuola in un piccolo supermercato non lontano da casa mia.

    Allinizio ero entusiasta di lavorare per una simile azienda; poi per, quando mi spiegarono

    quale lavoro avrei dovuto svolgere, cambiai di umore. Ogni sabato mi ritrovo infatti ad

    assecondare il viziato sistema consumistico, proprio quello che condanno in queste

    pagine, e costretto ad osservare passivamente unimmaginabile quantit di prodotti

    alimentari ancora integri, gettati in un container per essere inceneriti: a causa della data di

    scadenza, non possono pi essere venduti mentre in realt sono ancora commestibili

    e vengono cos buttati nellimmondizia. Un perfetto esempio di spreco!

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    Non vi alcuna riflessione da parte del supermercato (e supermercati affini) sul consumo

    dei propri prodotti. Se penso che solo in Ticino si contano 12'500 lavoratori poveri (working

    poor),13 che hanno serie difficolt a procurarsi beni di prima necessit, sono indignato dal

    comportamento di questo ed altri supermercati, che potrebbero distribuire gratuitamente

    simili prodotti ad organizzazioni come Last Minute Market, invece di gettarli.

    Last Minute Market societ spin-off dellUniversit di Bologna nata nel 1998, che si

    occupa di recuperare i beni invenduti (o non commerciabili) a favore di enti caritativi.14

    Questa societ la dimostrazione che lo spreco pu diventare inaspettatamente una

    risorsa. Sarebbe opportuno, tuttavia, agire allorigine del problema e non tentare di

    correggere il nostro sistema corrotto: non dobbiamo dimenticare che ancora oggi 840

    milioni di persone soffrono la fame15

    Oltretutto e questo il fatto pi imbarazzante , secondo uno studio effettuato

    dallinglese Tristram Stuart, vi sarebbe una produzione superflua di prodotti alimentari ben

    22 volte superiore alla quantit di cibo necessaria per alleviare la fame di numerose

    persone malnutrite.16

    In quanto paesi industrializzati, mangiamo troppo e in modo sbagliato. Un dato che

    dimostra la tendenza a seguire inconsapevolmente una dieta sempre pi malsana

    laumento del tasso dobesit registrato nei paesi del Primo Mondo. Negli Stati Uniti, uno

    dei paesi pi colpiti dalla patologia, si passati da un tasso dobesit del 14,5% nel 1971

    ad un tasso del 30,9% nel 2000.17

    Possiamo pertanto affermare come lo spreco delle risorse alimentari sia doppio: da una

    parte vengono inceneriti prodotti di cui si pu ancora fruire, mentre dallaltra si consuma

    pi delleffettivo bisogno.

    importante comprendere che la natura si basa su cicli, mentre la civilt industrialeodierna basata sul consumo di risorse e sullaccumulo di rifiuti.18

    Sino a quando potremo continuare in questo modo? Domanda pertinente, ma ancora

    senza unadeguata risposta.

    13Fonte dei dati: Ufficio federale di statistica, Neuchtel (CH)

    14www.lastminutemarket.it

    15Fonte dei dati: FAO (www.fao.org)

    16Tristram Stuart, Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare, p. 176

    17 Flegal KM, Carroll MD, Ogden CL, Johnson CL, Prevalence and trends in obesity among US adults18

    Guido Dalla Casa, Manuale di sopravvivenza, Arianna Editrice, Bologna, 2010,p. 5

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    Questa tecnica estremamente efficace: permette di umidificare direttamente le radici e

    limita le perdite dovute allevaporazione e allinfiltrazione in profondit.

    Numerose sono le soluzioni che possono essere adottate, ma importante agire subito o

    sar unemergenza planetaria, afferma Antonino Zichichi, presidente dei Seminari

    internazionali di Erice.21

    Garantire acqua potabile in tutte le regioni del mondo dunque difficile da realizzare; ne

    consegue che gli esiti della scarsit dacqua nelle diverse societ, soprattutto su quelle pi

    povere, potrebbero essere catastrofici: senzacqua non si possono irrigare i campi n

    produrre alimenti, senzacqua potabile non possibile sopravvivere per pi di pochi giorni

    ed infine, la mancanza di acqua pulita aumenta la diffusione di malattie.

    Nel complesso, la scarsit dacqua porta dapprima al peggioramento delle condizioni di

    vita e in un secondo tempo allaumento dei conflitti.

    Riconsideriamo dunque il nostro consumo dacqua, anche perch, come afferma il filosofo

    Guido Ceronetti, lacqua si vendicher.

    Inquinamento

    Le origini dellinquinamento sono antiche. Gi, nel Medioevo i fiumi venivano contaminati

    dalle deiezioni cittadine.22 Nondimeno, linquinamento ha subito una fortissima crescita

    soprattutto negli anni successivi alla Rivoluzione Industriale.

    Le cause della deturpazione ambientale sono da ricercare principalmente:

    - nel consumismo

    - nellimpiego sempre pi elevato di motori alimentati con combustibile fossile

    - nelle applicazioni della radioattivit

    - nelle applicazioni chimiche in campo alimentare

    Il consumismo senza dubbio il principale responsabile del problema dei rifiuti e della loro

    eliminazione: il fatto di consumare presuppone di per se stesso una produzione di rifiuti.

    Le statistiche indicano che un uomo produce mediamente tra il chilo e il chilo e mezzo di

    rifiuti al giorno; ci significa che in un anno vengono eliminati individualmente circa 460

    chilogrammi di rifiuti.

    21http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2011/08/24/appello-dagli-scienziati-sullacqua-agire-subito-o-sara-

    emergenza-planetaria/, consultazione 12.10.201122

    Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008, p. 70

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    Non dobbiamo tuttavia dimenticare che lo smaltimento dei rifiuti comporta dei costi e non

    una soluzione a lungo termine. Per questo motivo importante dare la priorit a prodotti

    che generano la minor quantit di rifiuti ed fondamentale utilizzare pienamente il

    prodotto dopo il suo acquisto; scandaloso osservare, infatti, come molti apparecchi

    elettronici vengano gettati unicamente per soddisfare le tendenze del mercato, mentre

    potrebbero essere ancora utilizzati.

    A questo riguardo interessante la riflessione di Guido Viale: il fatto che la cosiddetta

    civilt dei consumi in realt non consuma abbastanza, se per consumo si intende una

    utilizzazione esaustiva di ci che stato prodotto: la massa dei rifiuti non altro che la

    manifestazione di questo scarto crescente tra ci che produciamo e ci che consumiamo.

    In questa banale osservazione si svela la natura pi profonda della societ in cui viviamo,

    che non , in realt, una civilt del consumo, ma una civilt dello spreco [].23

    Favoriamo pertanto un consumo pi consapevole.

    I motori alimentati a combustibile fossile: probabilmente la migliore invenzione delluomo di

    tutti i tempi per quanto riguarda lo sviluppo, ma sicuramente la pi dannosa per lambiente.

    Che un motore debba inquinare quasi inevitabile: ogni motore, sulla base del secondo

    principio della termodinamica, emana gran parte del calore che produce (inquinamento

    termico); inoltre la combustione fossile provoca in ogni caso lespulsione dei gas di

    scarico. Il secondo fenomeno particolarmente problematico: causa dellaumento di

    malattie respiratorie, del surriscaldamento terrestre e, non da ultimo, della scomparsa di

    numerose specie animali e vegetali.

    La soluzione pi ovvia sarebbe cambiare il tipo di combustibile utilizzato. Purtroppo per,

    osservando la situazione europea, limpiego delle energie rinnovabilinon ancora

    sufficiente.

    Si tratta di una questione non solo etica ma prima di tutto economica: linputda parte diuno Stato a sostegno delle energie rinnovabili potrebbe senzaltro favorire lo sviluppo

    economico. Secondo una ricerca condotta dal WWF, la green economy, ossia leconomia

    sviluppata considerando anche limpatto ambientale della produzione, risulta essere

    redditizia e crea sempre pi posti di lavoro.24

    23 Guido Viale, Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano, 2000, p.6424

    Ricavato da un articolo del giornale 20minutidel 16.9.2011, p. 13

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    Nel frattempo, fintanto che non vi saranno i presupposti per lattesa rivoluzione verde,

    non ci resta che limitare i nostri spostamenti con i mezzi privati facendo maggiore uso di

    quelli pubblici e, perch no, di quelli tradizionali come, ad esempio, la bicicletta.

    Sono in molti a sostenere che lenergia atomica lunica vera soluzione per fronteggiare la

    crisi energetica. A questo proposito vorrei elencare gli incidenti avvenuti presso alcune

    centrali atomiche:25

    - 1957, Windscale, Gran Bretagna: un problema ai reattori provoc unestesa fuga

    radioattiva che si sparse per tutto il paese.

    - 1957, Kyshtym, Unione Sovietica: le autorit furono costrette ad evacuare circa

    270'000 persone e ad isolare un territorio di 390 km2. Il numero di morti, in migliaia,

    resta difficile da stabilire.

    - 1979, Three Mile Island, USA: si ebbe una pericolosa fusione parziale del nocciolo;

    limpianto venne chiuso ed tuttora sotto monitoraggio, in attesa di future azioni di

    smantellamento.

    - 1986, Chernobyl, Unione Sovietica: lesplosione di uno dei reattori sprigion una

    nube radioattiva che vag per i cieli dellEuropa contaminando numerosi ecosistemi

    e generando malattie sconosciute a danno di milioni di persone.

    - 2011, Fukushima, Giappone

    Seppur lelenco non sia estremamente lungo, dovrebbe evidenziare la pericolosit dei

    disastri atomici e i danni che possono causare. Questa tecnologia ancora indomabile per

    luomo e sarebbe azzardato anteporre questa pericolosa fonte di energia ad una qualsiasi

    altra di tipo rinnovabile.

    E importante sottolineare inoltre un altro problema causato dalla radioattivit: losmaltimento delle scorie; sono di svariate tonnellate i residui radioattivi che si cercano

    stivare sottoterra con sofisticate tecniche di conservazione, la cui sicurezza rimane incerta,

    poich le scorie conservano la loro radioattivit per decine di migliaia di anni.

    In un certo senso, come se delegassimo la risoluzione del problema alle generazioni

    future, ed assolutamente inaccettabile: dobbiamo trattare bene la terra su cui viviamo:

    essa non ci stata donata dai nostri padri, ma ci stata prestata dai nostri figli. 26

    25Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008, p.89

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    Altro tema particolarmente attuale quello delle sostanze chimiche contenute negli

    alimenti, dovuto allutilizzo di pesticidi, notoriamente dannosi alla salute. Allarmante , ad

    esempio, la notizia di Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio: "Nonostante gli

    sforzi per una sua riduzione, l'uso della chimica di sintesi nell'agricoltura della nostra

    Regione continua ad essere con ogni evidenza eccessivo; lo dimostra, purtroppo,

    l'aumento di campioni che presentano contemporaneamente pi e diversi residui

    chimici.27

    Nulla di ci mangiamo e beviamo pu dirsi al riparo da interventi chimici.28 Persino

    nellagricoltura biologica non possibile evitare che i prodotti vengano a contatto con

    agenti chimici presenti nellaria, nella pioggia e nelle acque freatiche.29

    Nellutilizzo di pesticidi possiamo senzaltro affermare che le colture biologiche non

    vengono sottoposte a maggiori restrizioni rispetto alle colture tradizionali; la certificazione

    biologica garantisce unicamente il metodo di produzione, non il prodotto finale.

    Pertanto, giusto diffidare da chi afferma che lagricoltura biologica pi salutare: si tratta

    di uno stereotipo, indotto forse dal noto marchio della gemma gemma che ricorda al

    consumatore quanto la natura sia preziosa o dalla forte presenza del colore verde, che

    induce lidea di prodotto ecologico.

    E importante non fidarsi eccessivamente di tutto quello che viene denominato biologico;

    talvolta pi sana uninsalata prodotta tradizionalmente di una pizza BIO (Bad

    Industrialized Object). BIO non necessariamente sinonimo di salutare. 30

    Un altro importante aspetto da chiarire la questione dei pesticidi naturali e artificiali. E

    opinione diffusa che ci che artificiale cancerogeno, mentre ci che naturale non fa

    male alla salute. Il corpo umano per non in grado di distinguere tra una sostanza creata

    in laboratorio ed una creata dalla natura: si tratta di un pregiudizio diffuso che ci che

    26Proverbio Masai

    27http://scienzaesalute.blogosfere.it/2010/07/allarmante-aumento-dei-pesticidi-nel-piatto.html, consultazione

    20.10.201128

    David Weir, Mark Schapiro, La congiura del veleno, Edizioni Dedalo, 198229

    Anne Colatin,Allergie alimentari e ambientali, Giunti Editore, Firenze-Milano, 2004, p.23130

    http://www.swissinfo.ch/ita/economia/La_gemma_cresce,_gli_agricoltori_biologici_fuggono.html?cid=29903736,

    consultazione 20.10.2011

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    naturale anche benefico.31 Sarebbe bello che fosse cos, afferma Dario Bressanini, ma

    purtroppo solo un luogo comune, ampiamente sfruttato dal marketing.32

    Si pensi, ad esempio, ai numerosi prodotti presenti nei supermercati che riportano a grandi

    caratteri la scritta solo aromi naturali. Gli aromi naturali presenti in uno yogurt alla

    fragola, ad esempio, spesso non hanno niente a che vedere con le fragole: grazie a

    batteri, che svolgono particolari processi naturalisui funghi, possibile ottenere laroma di

    qualsiasi frutto.33 Questi processi naturaliavvengono in laboratori, n vi ragione di

    ritenere che siano meno dannosi dei processi artificiali inventati dai ricercatori.

    La tossina botulinica, ad esempio, ampiamente utilizzata nelle preparazioni

    farmacologiche, uno dei pi potenti veleni al mondo, nonostante si tratti di una sostanza

    naturale prodotta da un batterio.

    dunque importante non farsi influenzare dalle denominazioni naturale e artificiale, bens

    valutare caso per caso se una determinata sostanza nociva o no.

    Disboscamento

    Si tratta di un problema assai importante e da non sottovalutare.

    Tra le altre ragioni del disboscamento, vi la necessit di far spazio agli allevamenti di

    animali. La carne un prodotto la cui domanda in ampia crescita; se prima il consumo di

    carne era riservato alle persone benestanti, ora una fetta sempre pi ampia della

    popolazione mondiale economicamente in grado di acquistare questo alimento.

    Lallevamento inoltre fonte di enorme spreco: basti pensare che servono 100'000 litri di

    acqua per produrre 1 chilogrammo di carne di manzo.34

    Altra causa del disboscamento limpiego di materie prime come il mais, la canna da

    zucchero, il grano ecc. per la produzione dei cosiddetti biocombustibili. Il biocombustibile

    unenergia rinnovabile, ma non ecosostenibile.

    Le foreste sono ecosistemi importantissimi: sono un elemento fondamentale nel ciclo delcarbonio e contribuiscono alla bellezza del paesaggio, contenendo unenorme ricchezza,

    di cui parleremo nel prossimo capitolo.

    31Dario Bressanini, Pane e bugie, Chiarelettere Editore, Milano, 2010, p. 110

    32Ibid

    33Documentario Poudres et potions de lindustrie alimentaire

    (http://videos.arte.tv/fr/videos/poudres_et_potions_de_l_industrie_alimentaire_extrait_-4173342.html - 1:45),34 David Pimentel, James Huser, Erika Preiss, Omar White e al. Water Resources: Agricolture, the Environment and

    Society, Bioscience, February 2007 vol 47 no.2

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    1.4 La vera ricchezza: la Biodiversit

    Quasi sempre nel corso della storia, luomo ha attribuito maggiore importanza alle cose

    materiali. Il denaro, ad esempio, sempre stato considerato fatta eccezione per qualche

    spirito nobile! come lunica vera fonte di ricchezza, ed cos ancora oggi. Basta

    osservare le speculazioni che hanno causato lattuale crisi economica.

    Esiste tuttavia un altro tipo di ricchezza, non materiale e alla quale, forse proprio per

    questo, non attribuiamo la dovuta importanza: la diversit.

    Ogni essere ha, forzatamente, dei limiti; si tratta di un dato di realt, non di unopinione.

    Un sistema privo di diversit un sistema fragile, poich caratterizzato da soggetti aventi

    gli stessi limiti. In un sistema diversificato, invece, i soggetti hanno la possibilit di attuare

    rapporti simbiotici per fronteggiare le difficolt. In natura, infatti, accade proprio questo: un

    eco-sistema bio-diverso si rivela pi resistente e dunque ha maggiori probabilit di

    sopravvivere.

    La Biodiversit appunto la coesistenza di diverse specie allinterno di ecosistemi, ed

    indispensabile per il futuro dellumanit.35

    Luomo, intervenendo selvaggiamente sullambiente, sta mettendo a rischio proprio questo

    bene: la Biodiversit. Una causa, ad esempio, che minaccia la Biodiversit, oltre a quelle

    gi viste nel paragrafo 1.3, riguarda le biotecnologie, che, come afferma Vandana Shiva,

    non hanno fatto altro che moltiplicare e peggiorare i danni.36

    Gli OGM sono infatti estremamente dannosi per la Biodiversit, poich omologano i beni

    della natura: un campo agricolo, in cui vengono coltivati degli OGM, perde un enorme

    potenziale genetico, diventando una sorta di fascismo agricolo, unomologazione

    coercitiva e distruttiva.

    Questo non ha riscontri solo a livello ambientale, ma anche a livello sociale: la libert di

    riprodursi delle diverse specie viventi viene messa in pericolo, con gravi conseguenzeanche per la libera e sostenibile economia dei piccoli agricoltori e produttori, che fondata

    sulla Biodiversit.37

    35Campbell Reece, Taylor Simon, Immagini della biologia, Volume D, Zanichelli, Bologna, 2006, p. 667

    36 Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano, 2006, p. 10437

    Ibid

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    Dobbiamo aprire i nostri occhi alle meravigliose diversit di questo mondo dice Angelina

    Jolie. indispensabile essere consapevoli di questa enorme ricchezza e prendersene

    cura.

    Il diverso, quando in-compreso ovvero non compreso nel sistema, pu dare origine a

    conflitti e disagi, ma pu anche essere considerato come un motivo di ricchezza.

    2. Lagricoltura urbana

    Il giardino dellEden ovunque, devi solo prendertene cura (Jan Bernasiewcz)

    Ed eccoci allagricoltura urbana! Ora siamo in possesso delle conoscenze necessarie a

    comprendere pienamente questo concetto.

    meglio chiarire subito, per, come lagricoltura urbana non sia lunica soluzione possibile

    per far fronte alla crisi ambientale, ma una di quelle possibili per migliorare il nostro

    pianeta e la vita delluomo.

    2.1 Che cos lagricoltura urbana?

    Quando si arriva allultimo anno del percorso liceale, la domanda che viene posta pi volte

    dai compagni immancabilmente Di che cosa si occupa il tuo LAM (LAvoro di

    Maturit)?. Spesso mi sono trovato in imbarazzo a rispondere. Quando dicevo Di

    agricoltura urbana!, il compagno faceva una smorfia, come per dirmi Eh?!.

    Vediamo di definire cosa si intende per agricoltura urbana.

    Apparentemente parlare di agricoltura urbana pu sembrare una contraddizione: come

    pu lagricoltura essere urbana? evidente la contrapposizione fra territorio rurale e

    territorio urbano, fra campagna e citt, villano e cittadino ecc.

    Lagricoltura urbana sostanzialmente la fusione di due mondi, la campagna e la citt;

    due realt che oggigiorno difficile conciliare in un concetto come lagricoltura urbana,

    perch, da quando scomparsa lemergenza alimentare, lagricoltura in citt ha perso

    enormemente importanza.

    Grazie agli scavi archeologici sappiamo che gi nell8000 a.c, appaiono i primi grandi

    insediamenti, le abitazioni e, in particolare, i templi erano contornati da campi irrigati. Ci

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    dimostra come il concetto di agricoltura urbana non sia recente, bens un fenomeno che

    perdurato nella storia. Infatti, nella maggior parte delle citt medievali europee gli spazi

    agricoli dedicati alla coltivazione avevano unimportante funzione per la sicurezza della

    citt: fornivano il necessario approvvigionamento alimentare in caso dassedio.

    Altro esempio piuttosto recente il Piano Wahlen, un programma di autosufficienza

    alimentare attuato in Svizzera nel 1940 e concepito da Friedrich Traugott Wahlen,

    agronomo e politico svizzero. Il piano, tra laltro ispirato alla cosiddetta battaglia del

    grano dellItalia fascista, mirava ad accrescere la capacit produttiva agricola della

    Svizzera per assicurare lapprovvigionamento della popolazione nelleventuale possibilit

    di un arresto delle importazioni dovuto a conflitti bellici.38

    Nonostante non siano stati raggiunti tutti gli obiettivi del programma, esso contribu

    notevolmente alla messa in coltura di terre inutilizzate sui suoli urbani.

    Zurigo, Luglio 1944

    Possiamo quindi constatare che lagricoltura urbana non un concetto nuovo e

    nemmeno il frutto di una mia invenzione.

    Dopo essere stato a lungo abbandonato, negli ultimi anni tuttavia riemerso linteresse

    per lagricoltura urbana. In alcuni casi, come vedremo fra poco, si trattato di una

    necessit; in altri casi, come per gli Orti condivisi di Chiasso (Ticino), ci si resi conto di

    38Dizionario storico della Svizzera (http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I13783.php, consultazione 23.10.2011)

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    come lagricoltura urbana possa diventare una valida soluzione a numerosi problemi

    ancora irrisolti: linquinamento, il deturpamento del paesaggio, la crescente domanda

    alimentare, anche lobesit, i conflitti sociali, la crisi economica ecc.

    2.2 Tre esempi significativi di agricoltura urbana

    Quartiere della citt dellAvana - 2004

    LAvana, 198939

    Negli anni Novanta Cuba cadde in una grave crisi economica, dovuta al crollo dellUnione

    Sovietica; gli scambi commerciali che avvenivano con il blocco economico del Comecon

    vennero interrotti e Cuba si ritrov in gravi difficolt: leconomia non avrebbe pi potuto

    svilupparsi, poich le transazioni di importazione ed esportazione con qualsiasi paese

    erano bloccate; nemmeno lembargo statunitense venne abolito infatti tuttora in vigore

    dagli anni Sessanta.

    Questa situazione spinse il governo cubano ad attuare una serie di misure per passare ad

    uneconomia indipendente dal petrolio e dagli aiuti internazionali. Numerose furono le

    misure adottate nellagricoltura, tra cui la suddivisione delle terre in piccole aziende

    cooperative, pi facili da coltivare senza lausilio di macchinari, e loccupazione di tutti gli

    spazi urbani, in mondo analogo al Piano Wahlen.

    39 Informazioni tratte dal documentario The Power of Community: How Cuba Survived Peak Oil

    (www.powerofcommunity.org)

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    Secondo quanto riferisce il documentario, Cuba attualmente autosufficiente dal punto di

    vista alimentare e circa il 50% del cibo consumato nella citt dellAvana prodotto nel

    territorio urbano della citt. Anche se non possiamo affidarci completamente a queste

    informazioni, i benefici del progetto non possono essere discussi, soprattutto se

    analizziamo il territorio della citt dellAvana sotto i seguenti aspetti:

    Aspetto estetico/paesaggistico

    Il paesaggio della citt migliore rispetto ad altri suoli urbani.

    Si noti ad esempio il confronto fra il nucleo della citt dellAvana e il nucleo di Milano.

    LAvana, pur avendo 900'000 abitanti in pi, presenta un territorio edificato meno denso

    rispetto a Milano e possiede numerosi terreni agricoli (zone con i contorni in verde).

    Milano, seppur disponga di numerosi giardini in prossimit del nucleo, possiede i latifondi

    allesterno del territorio urbano, mentre LAvana caratterizzata da piccoli terreni agricoli

    sparsi allinterno del suolo urbano: una fusione di citt e campagna senzaltro positiva per

    il paesaggio.

    In questo modo - riprendendo il concetto di diversit - lambiente diventa pi vario, si

    colora e si differenzia, con evidenti influssi positivi sul benessere degli abitanti.

    Nucleo della citt dellAvana

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    Nucleo della citt di Milano

    LAvana

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    Milano

    Aspetto ecologico

    Come ho gi detto, la diminuzione dei costi dei trasporti ha portato alla progressiva

    differenziazione fra luogo di produzione e luogo di consumo.

    Ci sicuramente una delle cause del problema dellinquinamento: se prima infatti i beni

    agricoli venivano consumati nel luogo in cui erano stati prodotti, ora il cibo percorre

    centinaia o migliaia di chilometri prima di raggiungere la nostra tavola.

    vero che, grazie allefficienza dei trasporti, oggi possiamo consumare prodotti che prima

    erano sconosciuti, ma tutto ci ha evidenti riscontri dannosi sullambiente. Inoltre, se

    riflettiamo attentamente, il danno non solo causato dal trasporto dal produttore al

    supermercato, ma anche dallo spostamento del consumatore per recarsi al supermercato.

    Osservando limmagine sottostante si pu notare come questo problema sia stato in parte

    risolto: campi, industrie, mercati e abitazioni sono relativamente vicini fra loro.

    Linquinamento dunque pi contenuto, poich i trasporti dei beni agricoli verso i luoghi di

    consumo o di trasformazione sono drasticamente ridotti.

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    Detroit, 200840

    Detroit, citt degli Stati Uniti nota come la capitale dellindustria automobilistica, aveva gi

    conosciuto altre crisi in passato, ma il peggio arrivato quando la crisi economica ha

    portato al fallimento numerose industrie automobilistiche causando cos una grave

    disoccupazione.

    Ci ha portato molte famiglie ad abbandonare la citt; secondo le stime si calcola che gli

    edifici abbandonati siano stati 33'500, per un totale di 65 chilometri quadrati di territorio.

    Anche molti supermercati e negozi di generi alimentari sono stati chiusi, dato il calo della

    domanda di beni di consumo.

    Questa situazione ha fatto s che molti abitanti abbiano iniziato a coltivare le terre che

    venivano lasciate libere man mano. Non si trattato di una scelta, ma di una necessit,

    dettata dal bisogno primario di alimentarsi.

    40 Informazioni tratte dal documentario Dtroit passe au vert

    (http://videos.arte.tv/fr/videos/detroit_passe_au_vert-3427874.html)

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    Ecco alcuni aspetti interessanti dellagricoltura urbana a Detroit:

    Aspetto economico

    La coltivazione del suolo urbano a Detroit stata indotta da un bisogno. Gli abitanti, che

    non avevano la possibilit di acquistare prodotti freschi nei supermercati, facevano capo

    allunica fonte alimentare del distretto, ovvero i distributori di benzina e alcune piccole

    drogherie. Hanno iniziato cos a coltivare le terre abbandonate, riunendosi in piccole

    associazioni denominate community garden.

    La produttivit di queste terre davvero elevata: basti pensare che anche solo il giardino

    di unabitazione in grado di nutrire, se coltivato in modo bio-intensivo cio

    intensivamente ma nel pieno rispetto dellambiente una famiglia di quattro persone per

    un anno intero.41

    Lagricoltura urbana ha perci un notevole potenziale produttivo; grazie allattivit di questi

    cosiddetti agricoltori urbani, le famiglie di Detroit hanno avuto ed hanno tuttora la

    possibilit di alimentarsi con frutta e verdura fresche e locali.

    Alcuni agricoltori urbani, come Greg nel documentario uno dei pi noti agricoltori

    urbani della citt , riescono a trarre profitti dalla vendita di una parte del loro raccolto,

    41Jackie Hunt, una urban farmer di Detroit

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    quella in eccedenza. Si tratta di un vero e proprio ritorno alle origini: ci che viene coltivato

    destinato allapprovvigionamento alimentare di ognuno e solo il cosiddetto surplus viene

    venduto. Il sistema prende il nome di autoproduzione.

    Detroit Orti di Vandalia Gardens, un community garden della citt

    Aspetto ecologico

    Anche a Detroit, come allAvana, linquinamento causato dal trasporto delle derrateagricole verso i luoghi di consumo o di trasformazione, stato drasticamente ridotto.

    Greg, ad esempio, deve percorrere appena un paio di chilometri per rifornire i ristoranti

    della citt.

    Un problema, che nasce quando si parla di coltivazione del suolo urbano, linquinamento

    presente nel terreno. Oggigiorno parlare di suolo divenuto un concetto astratto, poich la

    terra soffocata dallasfalto e dal cemento.

    Persino per i contadini il suolo sta diventando qualcosa di estraneo, visto che molti

    vegetali possono essere coltivati nella lana minerale imbevuta di una particolare soluzione

    nutritiva. Abbiamo per lungo tempo dimenticato di preoccuparci del bene del suolo, che un

    tempo era considerato lunica vera fonte di ricchezza, ed ora ne stiamo pagando le

    conseguenze.

    Come possiamo immaginare, i suoli delle grandi citt sono i pi inquinati a causa, in

    particolare, delle emissioni di polveri fini dei gas di scarico. Per rimediare al problema, a

    Detroit si coltiva arginando gli orti con assi di legno e aggiungendovi sopra del terriccio (si

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    osservi limmagine sopra). Una buona soluzione senzaltro, ma che richiede il ricambio

    regolare della terra, in modo da impedire laccumulo delle sostanze nocive presenti

    nellaria.

    Come altrove anche in Svizzera non esiste pi alcun suolo incontaminato. Chi intende

    intraprendere lavventura dellagricoltura urbana deve prestare molta attenzione al luogo in

    cui coltiva e considerare le condizioni dellaria e dellacqua cui il terreno viene esposto,

    poich sono i principali vettori dellinquinamento.42

    Oltre ai benefici che lagricoltura urbana produce riducendo leffetto dannoso

    dellemissione di polveri fini, vi un altro aspetto importante di cui si parlato nel capitolo

    precedente: la Biodiversit.

    Generalmente si tende a preferire un parco ben curato ad una linea ferroviaria

    abbandonata, dove cresciuta una vegetazione spontanea e selvatica. Tuttavia, i parchi

    comunali, che spesso comportano enormi spese di manutenzione, non hanno un effetto

    positivo nella salvaguardia della Biodiversit: i parchi hanno infatti un limitato patrimonio

    naturale, poich generalmente contengono poche specie diverse di piante; questo aspetto

    contrasta con il suolo coltivato in modo biologico, ad esempio quello presente a Detroit,

    che ne contiene invece una vasta variet.

    Lagricoltura urbana, pur subendo lintervento delluomo, favorisce lintroduzione di nuove

    piante allinterno dei centri urbani e ci crea un ambiente pi adatto anche ad altri

    organismi, come insetti, uccelli, ecc.

    Aspetto didattico e culturale

    dagli anni Cinquanta, quando i primi supermercati hanno iniziato a prendere il

    sopravvento, che non mai stato cos facile procurarsi il cibo.Fare acquisti al supermercato divenuto cos semplice e rapido da farci dimenticare la

    provenienza del cibo. Lagricoltura urbana, al contrario, ci aiuta a riflettere sul nostro modo

    di vivere: prendersi cura di un piccolo orto ci rende attenti su come il rapporto tra uomo e

    natura non debba essere basato sullo sfruttamento, ma sullo scambio. Coltivare la terra

    non perci finalizzato unicamente a soddisfare un bisogno primario, ma anche

    42Ufficio federale dellambiente, delle foreste e del paesaggio, Lambiente in Svizzera, 2002

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    In questo caso gli orti urbani non sono nati a seguito di un bisogno, come avvenuto a

    LAvana e Detroit; quello di Chiasso piuttosto il tentativo di porre rimedio ad alcuni

    problemi di ordine sociale che in Ticino e specialmente a Chiasso sono particolarmente

    sentiti dai cittadini. Mi riferisco, ad esempio, allintegrazione degli stranieri nella societ44,

    alla carente attivit fisica dei ticinesi45, al ridotto rapporto del cittadino con la natura, ecc.

    Sembra che gli obiettivi del progetto siano stati raggiunti. Gli Orti condivisi di Chiasso

    stanno diventando un centro di ritrovo sempre pi frequentato dalle famiglie del comune,

    fatto molto positivo, che potrebbe essere seguito da iniziative simili da parte di altri comuni

    del Cantone.

    Qui di seguito sono evidenziati gli aspetti per i quali il progetto di Chiasso si rilevato

    molto interessante:

    Orti condivisi di Chiasso - 2011 Leo Marcionetti

    44http://www4.ti.ch/di/di-di/cosa-facciamo/integrazione-degli-stranieri-e-lotta-contro-il-razzismo , consultazione

    3.11.201145

    http://www4.ti.ch/dss/dsp/upvs/settori-di-attivita/movimento, consultazione 3.11.2011

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    Aspetto terapeutico

    La vita in una citt carica di stress e agitazione. Il tempo frazionato da orari e da

    appuntamenti che devono essere rispettati. La puntualit divenuta indispensabile ed

    per questo che ci ritroviamo a fare tutto di fretta.

    Lagricoltura urbana, invece, non permette simili ritmi, poich si basa sui ritmi biologici:

    luomo deve rispettare, per il proprio benessere, i tempi e i ritmi imposti dalla natura.

    Se da un lato lagricoltura urbana ci costringe ad assaporare il piacere delle cose semplici

    fatte senza fretta, dallaltro ci consente di godere gli effetti benefici di questo modo di

    vivere, un modo presente un tempo ma ora divenuto sempre pi difficile da mantenere.

    Da questo punto di vista gli orticoltori urbani di Chiasso hanno lopportunit di riscoprire

    la tranquillit della natura, ritirandosi nella cura del proprio orto.

    Prendersi cura di un orto significa anche praticare, seppur in lieve misura, unattivit fisica.

    Secondo le statistiche pare che il Ticino sia caratterizzato da un carente esercizio fisico da

    parte della popolazione. Lorto potrebbe indurre le persone a muoversi di pi, sia perch,

    come abbiamo detto prima, la gente impara a prendersi pi tempo per s, concedendosi

    una passeggiata, sia perch la cura dellorto richiede un lavoro e una pratica quotidiani.

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    Aspetto sociale

    La presenza di orti urbani in un citt intensifica le interazioni fra le persone, incrementa lo

    scambio di informazioni e anche la solidariet. Gli orti urbani possono essere loccasione

    di una maggiore coesione sociale, poich coinvolgono tutti gli strati sociali, anche quelli pi

    disagiati: stranieri, anziani, bambini.

    Attraverso il lavoro e limpegno nel contesto degli orti urbani, le persone possono dare il

    loro contributo allinterno della comunit, e questo incrementa la loro integrazione.

    I richiedenti di asilo che giungono a Chiasso trascorrono diverse settimane in attesa di una

    risoluzione sulla loro richiesta; i rapporti con gli abitanti di Chiasso sono caratterizzati

    spesso da indifferenza, mentre attraverso gli Orti condivisi possibile rivedere

    positivamente questi rapporti.

    Un altro contributo sociale degli orti quello della Fondazione Diamante al progetto. Gli

    utenti della Fondazione possono avere infatti, grazie agli orti, ulteriori possibilit di

    incontro e migliori aspettative per quanto riguarda la loro integrazione.

    Orti condivisi di Chiasso - Bancale riservato a persone con difficolt motorie

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    2.3 La polifunzionalit dellagricoltura urbana

    Abbiamo visto come lagricoltura urbana svolga diverse funzioni allinterno della societ,

    funzioni che variano a seconda della tipologia di terreno coltivato.

    Si osservi lo schema riassuntivo che segue, dove sono messe in relazione le tipologie dei

    terreni con i vari aspetti dellagricoltura urbana presenti in qualsiasi metodo di

    applicazione: ecologico, culturale e terapeutico.

    A riprova del fatto che praticare lagricoltura ha sempre un effetto benefico sullambiente,

    sul corpo e sulla mente.

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    2.4 Prospettive future per lagricoltura urbana

    In base a quanto emerge in questo studio, possiamo affermare che lagricoltura urbana

    una valida soluzione per rendere le citt migliori sotto molteplici aspetti. Numerose sono le

    iniziative che si stanno sviluppando in questi ultimi tempi e che testimoniano un interesse

    crescente per questo strumento fondamentale nella creazione delle cosiddette citt verdi.

    I community garden, un metodo di approccio allagricoltura interessante per pi ragioni

    (come evidenzia lo schema della pagina precedente), potrebbero essere presi come valida

    alternativa ai parchi ricreativi di molte citt. Lugano, ad esempio, che presenta un numero

    elevato di parchi (Parco Ciani, Parco Florida, Giardino Belvedere, Parco San Michele,

    Parco degli Ulivi, Parco del Tassino, Parco San Grato ecc. 46), potrebbe avere, con una

    migliore gestione del suolo urbano, svariate possibilit per favorire la formazione di

    community garden.

    Vediamo qualche semplice proposta:

    Parco Ciani

    Parco Ciani considerato tra i parchi pi belli della Svizzera; al suo interno vi sono tuttavia

    molte zone prive di alberi e poco utilizzate, che potrebbero essere trasformate in orti

    urbani.

    46http://www.lugano.ch/ambiente/welcome.cfm?catID=11003&docid=A30295737BFE0CA8C1256A45003C16F4 ,

    consultazione 4.11.2011

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    Viganello

    Viganello un quartiere di Lugano densamente popolato. caratterizzato da una scarsa

    vegetazione, da una architettura di scarsa qualit e da pochi spazi pubblici adatti alla

    socializzazione, caratteristiche che sicuramente non giovano alla popolazione. Lugano

    potrebbe migliorare le condizioni territoriali trasformando gli spazi non ancora edificati in

    orti urbani.

    Ecco una zona di Viganello che potrebbe diventare un community garden:

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    La ricerca di spazi in cui il comune di Lugano ha la possibilit di investire, pu continuare a

    lungo.

    importante ricordare, per, che lo stimolo nel praticare lagricoltura urbana non deve

    forzatamente giungere da unistituzione statale; molti hanno la fortuna di avere un giardino

    privato: coltivare un orto nel proprio giardino potrebbe influenzare positivamente i vicini e

    contribuirebbe altres a realizzare lidea, certamente non utopica, di citt verde.

    3. Una scelta

    Una scelta va presa.

    La facolt di scegliere presuppone la libert e, viceversa, non vi libert senza scelta.

    Lidea presente nella Costituzione federale della Confederazione Svizzera: Il Popolo

    svizzero e i Cantoni, []consci che libero soltanto chi usa della sua libert [e quindi chi

    compie latto della scelta], si sono dati la presente Costituzione.47

    Ne consegue che, se vogliamo condurre una vita libera, dobbiamo compiere delle scelte;

    un percorso obbligato, un presupposto di realizzazione della democrazia. Come disse

    Gherardo Colombo: la democrazia si realizza soltanto se esiste un effettivo impegno

    [inteso ancora come atto di scelta] da parte di tutti i cittadini.48

    Scegliere dunque unazione che non consente alternative, tant che scelta una

    parola che in genere non conosce contrari. Gianrico Carofiglio, tuttavia, ne suggerisce

    alcuni: Scelta il contrario di rinuncia, di conformismo e di vigliaccheria. Scelta il

    contrario di vergogna. Scelta il contrario di indifferenza.49

    La scelta dunque larma da sferrare contro il peggiore dei mali di una societ:

    lindifferenza. A riguardo illuminante il passaggio di Antonio Gramsci:

    Odio gli indifferenti. [] Indifferenza abulia, parassitismo, vigliaccheria, non vita.

    Perci odio gli indifferenti. [] Lindifferenza opera potentemente nella storia. Opera

    47Costituzione federale della Confederazione Svizzera, Preambolo

    48 Gherardo Colombo a Che tempo che fa, 24.9.2011, http://www.youtube.com/watch?v=5rJdq16HCfw (8:48)49

    Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli, Milano, 2010, p. 117

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    passivamente, ma opera. la fatalit; ci su cui non si pu contare; ci che sconvolge

    i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; la materia bruta che si ribella

    allintelligenza e la strozza. Ci che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile

    bene che un atto eroico (di valore universale) pu generare, non tanto dovuto

    alliniziativa dei pochi che operano, quanto allindifferenza, allassenteismo dei molti. Ci

    che avviene, non avviene tanto perch alcuni vogliono che avvenga, quanto perch la

    massa degli uomini abdica alla sua volont [].50

    Una scelta fonte di sacrifici.

    Fare scelte, per, faticoso. Lagricoltura urbana, in tal senso, richiede sforzo e una

    grande volont da parte di chi intende praticarla: daltra parte uno stile di vita eco-

    sostenibile implica anche sacrifici.

    Non bastano le buone intenzioni: voler migliorare le condizioni ambientali del nostro

    pianeta richiede un impegno anche personale. Sarebbe sciocco, ad esempio, votare i

    Verdi con il pretesto di affermare una modalit di vita rispettosa dellambiente, quando, allo

    stesso tempo, ignoriamo la raccolta differenziata, cambiamo guardaroba ogni anno per

    assecondare la moda, conduciamo una dieta ridondante e malsana o fumiamo tre

    pacchetti di sigarette al giorno.

    La scelta fatta perseguendo una determinata ideologia deve quindi essere coerente con

    un certo modo di vivere e di agire.

    Una scelta volta al bene della specie umana.

    Con queste premesse una scelta va presa a vantaggio delle generazioni future e non

    pensando solo a noi stessi, come se il prossimo non meritasse la nostra attenzione.

    Se le persone fossero pi altruiste e pensassero meno a s e pi agli altri, avremmocertamente meno problemi di quanti ne abbiamo adesso.

    Riflettiamo un momento su ci che facciamo quotidianamente: ogni rifiuto che produciamo

    va a riempire le gi traboccanti discariche cui dovranno far fronte i nostri figli; possiamo

    dire lo stesso per lenergia nucleare, per linquinamento atmosferico, per il cibo che

    mangiamo.

    50Antonio Gramsci, Indifferenti, 11 febbraio 1917

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    Non ci fu dato un cuore per vedere impassibilmente piangere il prossimo, diceva

    Napoleone; anche la Costituzione Svizzera parla di coscienza di responsabilit verso le

    generazioni future.51 E in questottica che dovremmo guardare.

    Lagricoltura urbana: la mia scelta.

    Scrivere questo lavoro stato al tempo stesso un fine e un mezzo: da una parte ho

    allargato le mie conoscenze sullambiente, ma dallaltra ho compreso quanto sia

    importante adottare un comportamento ecologico e, soprattutto, scegliere di farlo ogni

    giorno, con la fatica che comporta.

    Questo lavoro mi ha convinto della necessit di dare concretezza allidea di agricoltura

    urbana. Non basta pi solo parlarne, occorre fare qualcosa, a livello macro, ma ancor

    prima nellambito micro delle reali opportunit di ciascuno. Cos mi sono detto: Il mio

    giardino potrebbe diventare un orto, e qualora non avessi pi un giardino, anche il

    terrazzo della mia casa potrebbe diventarlo.

    Piccole scelte personali che possono essere condivise e influenzare le grandi scelte

    sullambiente.

    Vi sono, come ho detto allinizio di questo lavoro, principi ecologicidifficili da mettere in

    pratica; poi per c lesperienza di ciascuno di noi, unesperienza che pu dare contributi

    apparentemente minimi, ma efficaci.

    Perch la terra torni ad essere un posto dove si abbia voglia di abitare.

    51Costituzione federale della Confederazione Svizzera, Preambolo

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    ELENCO BIBLIOGRAFICO DELLE OPERE CITATE

    Jeffrey D. Sachs, Il bene comune, Mondadori, Milano, 2010

    Valerio Castronovo, Un mondo al plurale, Volume 2, La Nuova Italia, 2009

    Carlo M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano, 1990

    Franco Poma, Corso di economia politica, Principato, Milano, 2005

    Bruno Parmentier, Nourrir lhumanit, La Dcouverte, Parigi, 2007

    Tristram Stuart, Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare, Mondadori, 2009

    Guido Dalla Casa, Manuale di sopravvivenza, Arianna Editrice, Bologna, 2010

    Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008

    Guido Viale, Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano, 2000

    David Weir, Mark Schapiro, La congiura del veleno, Edizioni Dedalo, 1982

    Anne Colatin,Allergie alimentari e ambientali, Giunti Editore, Firenze-Milano, 2004

    Dario Bressanini, Pane e bugie, Chiarelettere Editore, Milano, 2010

    Campbell Reece, Taylor Simon, Immagini della biologia, Volume D, Zanichelli, Bologna, 2006

    Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano, 2006

    Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli, Milano, 2010

    Antonio Gramsci, Indifferenti, 1917

    SITOGRAFIA

    www.fao.org

    www.antropocene.it

    www.swissinfo.ch

    www.powerofcommunity.org

    www.statistica.admin.ch

    DOCUMENTARI

    The Power of Community: How Cuba Survived Peak Oil, 2006, di Faith Morgan

    Dtroit passe au vert, 2010, di Laurent Cibien, Alain Guillon e Pascal Carcanade

    Orti condivisi di Chiasso, 2011, di Olmo Cerri