AgrIcoLturA e cIbo · 2020. 2. 21. · AgrIcoLturA e cIbo - Maggio 2019 Anno III - numero...

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AgrIcoLturA e cIbo Latte, tradizione e territorio Anno III - n° 4 Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% NO/CN/30041339 - Registrazione Tribunale di Cuneo n. 668, del 22-9-2017 - Direttore responsabile Andrea Giaccardi - Editrice Multimedia Sas - Stampa Tipografia Saviglianese La dimensione dell’azienda agricola non è correlata con la quantità di emissioni prodotte, che dipendono piuttosto dalla ge- stione e dalle pratiche adottate negli allevamenti. A questa conclusione, che sca- giona il settore lattiero-caseario dall’accusa di essere tra i più im- portanti responsabili della pro- duzione di gas serra, è arrivato un gruppo di ricercatori dell’Uni- versità di Wisconsin-Madison (Sta- ti Uniti), che ha studiato i fattori biofisici delle principali fonti di emissione all’interno di un’azienda agricola per la produzione di latte. Com’è noto, una delle princi- pali cause dell’effetto serra è la presenza nell’atmosfera di sostan- ze gassose come l’anidride car- bonica (CO2) ed il metano. La CO2 si ottiene dai processi di combustione delle benzine, del carbone, del legno, ma anche dai processi metabolici degli animali. Altro gas a effetto serra è il me- tano: si ottiene dal metabolismo di alcuni batteri chiamati “meta- nogeni” che si trovano nell’am- biente e nell’apparato digerente degli animali. Come hanno dimostrato gli studiosi, analizzando la tipologia di alimentazione somministrata alle bovine, la sostanza secca in- gerita e l’efficienza della conver- sione alimentare sono i respon- sabili della produzione (la quantità giornaliera) e dell’intensità (quanti grammi per chilo di latte) di me- tano enterico. Ugualmente influiscono le fi- bre e i lipidi, mentre le proteine aumentano la presenza di azoto nel letame. È stato evidenziato come lo stoccaggio a lungo ter- mine di liquami non trasformati sia una delle principali cause di emissione di gas serra, ma l’ado- zione di corrette pratiche per se- parare il solido dal liquido le ri- ducono in modo sostanziale, così come la quantità, le tempistiche e le modalità di applicazione di fertilizzanti nei campi sono i punti chiave da tener presenti per di- minuire le emissioni di azoto dai terreni. “La variabilità delle emis- sioni di gas serra in azienda – si legge nello studio – è stata corre- lata più a specifiche pratiche di management piuttosto che alle dimensioni dell’allevamento o al sistema di produzione lattiero- caseario. L’adozione di ottimali pratiche nella gestione dell’alimentazione, delle coltivazioni e del letame po- trebbe ridurre in maniera sostan- ziale le emissioni di gas serra negli allevamenti da latte”. Tra le cause che influiscono sull’inquinamento c’è l’alimentazione degli animali Migliabruna: cascine reali Il cibo per dormire Le virtù della carne ALL’interno Il Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento Ue dei fertilizzanti. Il documento pone chiarezza su numerosi aspetti tecnici (uno su tutti, il limite di cadmio contenuto nei fertilizzanti), oltre ad allargare lo spettro dei fertilizzanti disciplinati, così da permettere la libera circolazione di tanti prodotti che prima non potevano fregiarsi del marchio CE, come i concimi organici, or- gano-minerali e biostimolanti, che in questi anni hanno assunto sempre più importanza per gli agricoltori. Nuovo regolamento Ue per i fertilizzanti Impronte ambientali Secondo una recente analisi della FAO, la produzione mondiale di latte continua a diventare più efficiente e sostenibile con una media di 2,5 kg di anidride car- bonica per chilo di latte. Ma, in giro per il mondo, ci sono esempi ancora più virtuosi: è l’esempio di Arla, cooperativa di oltre 10 mila allevatori del Nord Europa, dove la densità media di emissioni è di appena 1,15 kg, circa la metà della media globale. Una cooperativa che si pone obiettivi ancora più ambiziosi per il futuro, riducendo le emissioni di un altro 30% nel prossimo de- cennio per arrivare ad avere un saldo netto pari a zero (per il car- bonio) entro il 2050. «Vogliamo accelerare la transizione verso una produzione lattiero-casearia sostenibile. Negli anni abbiamo lavorato a favore di un’agricoltura sostenibile e oggi abbiamo biso- gno di fare un passo in più, anche per aiutare a combattere i cam- biamenti climatici, che colpiscono tutti sul pianeta, in particolare gli allevatori», ha affermato Jan Tof Nørgaard, presidente della cooperativa. Una strategia che copre l’intera catena del valore, dalla bovina al consumatore, e affronta tematiche relative a cli- ma, aria, acqua e natura. «Non abbiamo ancora le risposte, ma chiediamo ai nostri allevatori, al- l’industria, alle università e ai go- verni collaborazione e idee che possano sostenere la transizione verso un allevamento più soste- nibile», prosegue Nørgaard. Ag- giunge l’amministratore delegato Peder Tuborgh: «Riteniamo che un numero crescente di consu- matori sia disposto a premiare i produttori di latte più sostenibili pagando di più i prodotti, esatta- mente come successo con quelli biologici. Da oggi iniziamo a la- vorare con un gruppo di allevatori in Danimarca e in Svezia per es- sere in grado di offrire latti freschi convenzionali e biologici più so- stenibili che aprano la strada al futuro». Come ridurre le emissioni? Leggilo su www.biraghi.it/65 pROgETTO Allevamenti con emissioni vicine allo zero LATTE E FRUTTA ANCHE A SCUOLA Sono oltre venti milioni i ragazzi europei che lo scorso anno han- no ricevuto latte, frutta e verdura a scuola, grazie a un progetto dell’UE per promuovere una sana e corretta alimentazione, oltre a far conoscere e avvicinare gli studenti al mondo dell’agri- coltura. L’iniziativa verrà repli- cata il prossimo anno scolastico, con lo stanziamento di 145 mi- lioni di euro per acquistare ve- getali e 105 per i prodotti lattie- ro-caseari. Approfondisci su www.biraghi.it/66 Buon compleanno, Gorgonzola Millecentoquarant’anni di Gorgonzola. Tra le tante ipotesi della data di nascita del più famoso formaggio erborinato, quella più accreditata vuole che il Gorgonzola sia nato nell’879 d.C. nell’omonima città, che ne è rimasta per secoli il maggior centro di produzione e commercio, dove lo si faceva con il latte delle mucche di ritorno dalle malghe. Oltre al Gorgonzola sono sei, come segnalato sulla prima banca dati delle risorse culturali e locali dell’Ismea (che consente di scoprirne la presenza nelle opere d’arte), i formaggi Dop che quest’anno festeggiano un significativo compleanno. Quali altri formaggi festeggiano quest’anno? Scoprilo su www.biraghi.it/64 Numero4Anno3_Layout 1 26/04/19 17:02 Pagina 1

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  • AgrIcoLturA e cIboLatte, tradizione e territorioAnno III - n° 4

    Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% NO/CN/30041339 - Registrazione Tribunale di Cuneo n. 668, del 22-9-2017 - Direttore responsabile Andrea Giaccardi - Editrice Multimedia Sas - Stampa Tipografia Saviglianese

    La dimensione dell’aziendaagricola non è correlata con laquantità di emissioni prodotte,che dipendono piuttosto dalla ge-stione e dalle pratiche adottatenegli allevamenti.

    A questa conclusione, che sca-giona il settore lattiero-caseariodall’accusa di essere tra i più im-portanti responsabili della pro-duzione di gas serra, è arrivatoun gruppo di ricercatori dell’Uni-versità di Wisconsin-Madison (Sta-ti Uniti), che ha studiato i fattoribiofisici delle principali fonti diemissione all’interno di un’aziendaagricola per la produzione di latte.

    Com’è noto, una delle princi-pali cause dell’effetto serra è lapresenza nell’atmosfera di sostan-ze gassose come l’anidride car-bonica (CO2) ed il metano.

    La CO2 si ottiene dai processidi combustione delle benzine, delcarbone, del legno, ma anche daiprocessi metabolici degli animali.Altro gas a effetto serra è il me-tano: si ottiene dal metabolismodi alcuni batteri chiamati “meta-nogeni” che si trovano nell’am-biente e nell’apparato digerentedegli animali.

    Come hanno dimostrato glistudiosi, analizzando la tipologiadi alimentazione somministrataalle bovine, la sostanza secca in-gerita e l’efficienza della conver-sione alimentare sono i respon-

    sabili della produzione (la quantitàgiornaliera) e dell’intensità (quantigrammi per chilo di latte) di me-tano enterico.

    Ugualmente influiscono le fi-bre e i lipidi, mentre le proteineaumentano la presenza di azotonel letame. È stato evidenziatocome lo stoccaggio a lungo ter-mine di liquami non trasformatisia una delle principali cause diemissione di gas serra, ma l’ado-zione di corrette pratiche per se-parare il solido dal liquido le ri-ducono in modo sostanziale, cosìcome la quantità, le tempistichee le modalità di applicazione difertilizzanti nei campi sono i puntichiave da tener presenti per di-minuire le emissioni di azoto dai

    terreni. “La variabilità delle emis-sioni di gas serra in azienda – silegge nello studio – è stata corre-lata più a specifiche pratiche dimanagement piuttosto che alledimensioni dell’allevamento o alsistema di produzione lattiero-caseario.

    L’adozione di ottimali pratichenella gestione dell’alimentazione,delle coltivazioni e del letame po-trebbe ridurre in maniera sostan-ziale le emissioni di gas serranegli allevamenti da latte”.

    Tra le cause che influiscono sull’inquinamento c’è l’alimentazione degli animali

    Migliabruna: cascine realiIl cibo per dormire Le virtù della carne

    ALL’interno

    Il Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento Ue deifertilizzanti. Il documento pone chiarezza su numerosi aspettitecnici (uno su tutti, il limite di cadmio contenuto nei fertilizzanti),oltre ad allargare lo spettro dei fertilizzanti disciplinati, così dapermettere la libera circolazione di tanti prodotti che prima nonpotevano fregiarsi del marchio CE, come i concimi organici, or-gano-minerali e biostimolanti, che in questi anni hanno assuntosempre più importanza per gli agricoltori.

    Nuovo regolamento Ue per i fertilizzanti

    Impronte ambientali

    Secondo una recente analisidella FAO, la produzione mondialedi latte continua a diventare piùefficiente e sostenibile con unamedia di 2,5 kg di anidride car-bonica per chilo di latte. Ma, ingiro per il mondo, ci sono esempiancora più virtuosi: è l’esempiodi Arla, cooperativa di oltre 10mila allevatori del Nord Europa,dove la densità media di emissioniè di appena 1,15 kg, circa la metàdella media globale.

    Una cooperativa che si poneobiettivi ancora più ambiziosi peril futuro, riducendo le emissionidi un altro 30% nel prossimo de-cennio per arrivare ad avere unsaldo netto pari a zero (per il car-bonio) entro il 2050. «Vogliamoaccelerare la transizione versouna produzione lattiero-caseariasostenibile. Negli anni abbiamolavorato a favore di un’agricolturasostenibile e oggi abbiamo biso-gno di fare un passo in più, ancheper aiutare a combattere i cam-biamenti climatici, che colpisconotutti sul pianeta, in particolaregli allevatori», ha affermato JanToft Nørgaard, presidente dellacooperativa. Una strategia checopre l’intera catena del valore,dalla bovina al consumatore, eaffronta tematiche relative a cli-ma, aria, acqua e natura. «Nonabbiamo ancora le risposte, machiediamo ai nostri allevatori, al-l’industria, alle università e ai go-verni collaborazione e idee chepossano sostenere la transizioneverso un allevamento più soste-nibile», prosegue Nørgaard. Ag-giunge l’amministratore delegatoPeder Tuborgh: «Riteniamo cheun numero crescente di consu-matori sia disposto a premiare iproduttori di latte più sostenibilipagando di più i prodotti, esatta-mente come successo con quellibiologici. Da oggi iniziamo a la-vorare con un gruppo di allevatoriin Danimarca e in Svezia per es-sere in grado di offrire latti freschiconvenzionali e biologici più so-stenibili che aprano la strada alfuturo».

    Come ridurre le emissioni?Leggilo su www.biraghi.it/65

    pROgETTOAllevamenti

    con emissionivicine allo zero

    LATTE E FRUTTAANCHE A SCUOLA

    Sono oltre venti milioni i ragazzieuropei che lo scorso anno han-no ricevuto latte, frutta e verduraa scuola, grazie a un progettodell’UE per promuovere unasana e corretta alimentazione,oltre a far conoscere e avvicinaregli studenti al mondo dell’agri-coltura. L’iniziativa verrà repli-cata il prossimo anno scolastico,con lo stanziamento di 145 mi-lioni di euro per acquistare ve-getali e 105 per i prodotti lattie-ro-caseari.

    Approfondisci suwww.biraghi.it/66

    Buoncompleanno,

    GorgonzolaMillecentoquarant’anni di

    Gorgonzola. Tra le tanteipotesi della data di

    nascita del più famosoformaggio erborinato,quella più accreditata

    vuole che il Gorgonzolasia nato nell’879 d.C.

    nell’omonima città, chene è rimasta per secoli il

    maggior centro diproduzione e commercio,

    dove lo si faceva con illatte delle mucche diritorno dalle malghe.

    Oltre al Gorgonzola sonosei, come segnalato sulla

    prima banca dati dellerisorse culturali e locali

    dell’Ismea (che consentedi scoprirne la presenza

    nelle opere d’arte), iformaggi Dop che

    quest’anno festeggiano unsignificativo compleanno.

    Quali altri formaggi festeggiano quest’anno?

    Scoprilo suwww.biraghi.it/64

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    RACCONIgIDietro il caseggiato c’è un vec-

    chio forno, di quelli in mattoni.Ci si cuoceva il pane, negli anniin cui di pane non se ne potevafare a meno e lo si mangiava an-che se secco. Come per il restodelle proprietà il suo utilizzo eraregolamentato: a turno, un giornola settimana, ogni famiglia potevaaccenderlo. Nulla lasciato al caso.Nel contratto d’affitto era addi-rittura specificato come racco-gliere il letame, ammassarlo or-dinatamente per evitare di di-sperderlo in cascina. O da chi ri-fornirsi, nel caso non si riuscissea produrre tutto da soli: i prodottinon potevano arrivare da più di8 chilometri di distanza.

    A Migliabruna Nuova, gioiellod’architettura ai confini di Rac-conigi, le vicende di ieri s’intrec-ciano con quelle di oggi.

    Sia perché qualsiasi cambia-mento – come la ristrutturazionedi una stalla – deve sottostare aivincoli imposti a tutela di un beneche risale al 1838, sia perché ogniangolo del cascinale è scenariodi un pezzo di storia. Dal sentieroattraversato dalla famiglia realealla cappella dedicata alla Vergine,dal fienile usato come nascondi-glio dai partigiani alle stanze tra-sformate dai fascisti in quartiergenerale.

    Migliabruna è una testimo-nianza vivente di quello che untempo erano le proprietà dei Sa-voia, dell’influenza della casa realesull’economia del territorio e dellalungimiranza nella gestione diuna proprietà che, da oltre cen-t’anni, si tramanda di generazionein generazione.

    Le FAMiGLieSei stalle, sei aziende, sei fa-

    miglie. Sei storie che s’intreccianotra loro, che insieme hanno scrittoquella di Migliabruna.

    Fin da subito, i reali deciserodi affittare la proprietà ad alcunefamiglie numerose, evitando didover raggranellare all’occorrenzamanovali per i lavori nei campi.Una soluzione che garantì ai Sa-voia interlocutori affidabili e agliaffittuari di considerare quellaproprietà come se fosse loro.

    Chi oggi vive e lavora tra quelle

    mura è erede di chi sottoscrisse iprimi contratti con la casa reale.Qualcuno ha continuato la tradi-zione di famiglia, dedicandosi adallevamento e agricoltura, altrihanno scelto di percorrere altrestrade. A distanza di oltre un se-colo, soltanto due aziende agricolecontinuano a occupare le stallecon vacche da latte.

    AZienDA MonettiGiovanni Monetti fu uno tra i

    primi, agli inizi del Novecento,ad arrivare a Migliabruna. Unavita di sacrificio e impegno, maanche di soddisfazioni e affetti.Tutto si faceva a mano, dal lavoronei campi, alla cura delle bestie.Tutto si condivideva, dalla faticaal pane.

    Dei sei figli, tre rimasero aMigliabruna: Andrea, Battista eMatteo scelsero di seguire le ormedel papà, mentre Mattia e Gio-vanni, grazie ai proventi dellavendita dei bachi da seta, com-prarono una proprietà a Villanova,dove poi traferirono la loro atti-vità. I gelsi, che abbondavanonelle campagne, rappresentavanouna vera ricchezza, tanto che infase di contrattazione si cercavano– anche a costo di rinunciare aqualche ettaro – i terreni più al-berati: i bachi, che si nutrono

    esclusivamente delle foglie di que-sta pianta, erano molto ricercati(e ben pagati) dai setifici cittadini.

    Fu la famiglia di Andrea, chesi sposerà con Caterina, a scriverele pagine successive della storia.Una storia che, attraverso le dram-matiche pagine della II GuerraMondiale (con Migliabruna presadi mira tanto dai fascisti quantodai partigiani), porterà all’acquistodella cascina a metà degli anniSettanta.

    Chi firmò l’atto fu Francescocon il fratello Matteo, figli di An-drea, terza generazione di Mo-netti. Per loro diventare titolaridella cascina significò poter in-vestire sul futuro, progettare lacostruzione della nuova stalla(che arrivò nei primi anni Ottan-ta), senza dover chiedere il per-messo ai discendenti della CasaReale che, dopo l’esilio del re,continuavano a gestire le pro-prietà sparse in giro per il Paese.

    Prima di allora, qualsiasi mi-glioria all’azienda doveva essereconcordata con i reali (come l’in-stallazione del raschiatore per larimozione del letame, nel 1969).

    La quarta generazione (Andreae Massimo, figli di Francesco edella moglie Domenica) è statala prima ad essere “padrona” dellapropria azienda: un’ottantina di

    piemontesi, che soltanto nel 2002saranno sostituite da altrettantefrisone (con l’adattamento dellastalla e la creazione della sala dimungitura), oggi curate anche daMaurizio (figlio di Andrea e Pa-trizia, fratello maggiore di Marco),primo membro della quinta ge-nerazione già in attività (più gio-vani i cugini Fabio, Rosella e En-rica, figli di Massimo e Manuela).

    AZienDA MArCHiSioAgli inizi del secolo scorso,

    poche altre realtà offrivano lestesse opportunità di Migliabruna.E così non era raro che qualcunosi spostasse dai paesi vicini allaricerca di fortuna e lavoro.

    Da Monasterolo arrivò AntonioMarchisio, con i suoi tre fratelli(Guglielmo, Giacomo e Bartolo-meo). Una famiglia numerosa, diquelle che facevano proprio alcaso dei Savoia per gestire le loroproprietà.

    Una famiglia che continuò acrescere quando Antonio, dopoaver sposato Lodovica, divennepadre di ben otto figli: Giorgio,Giovanni, Guglielmo, Antonio,Bartolomeo, Anna, Maria e Lo-dovica. Tante braccia che pote-vano aiutare nei campi, ma al-trettante bocche da sfamare.

    A quei tempi, Migliabruna eraun paese a tutti gli effetti, contanto di chiesa e scuola. A quantopare, stando a una storia che pro-fuma di favola, fu proprio unmembro di Casa Savoia a voler lacostruzione della scuola: passeg-giando a cavallo in una domenicaassolata, notò una moltitudine dibambini riversata nei cortili diMigliabruna. Quando domandòa un contadino chi fossero, risposeche erano figli di quella terra.Così, l’indomani una squadra di

    carpentieri iniziò i lavori di co-struzione della scuola, dove con-tinuarono a svolgersi lezioni finoagli anni Settanta. Degli otto figli,molti lasciarono l’azienda: nel1966 Guglielmo rimase da solo,dopo aver lavorato per una decinad’anni in società con i fratelli Gio-vanni e Antonio.

    Sarà lui, insieme alle altre 22aziende agricole un tempo di pro-prietà reale, ad andare a bussarealla porta degli uffici che gestivanoterreni e cascine di Casa Savoia aRacconigi per chiedere di acqui-stare il caseggiato, diventandoneproprietario nel 1974.

    Intanto, dal matrimonio conDomenica, erano nati Lodovica,Marianna, Antonio e Agostino, laterza generazione Marchisio cheha dovuto gestire la transazioneda affittuari a titolari d’azienda.

    A differenza di altri, già nel1972 l’attività si era convertitasulla produzione di latte: nellestalle c’erano un’ottantina di capi,che cresceranno di qualche decinaquando nel 1980 fu costruita lanuova stalla con il trasporto latte.

    Intanto Agostino e Antonioprendono in mano le redini del-l’azienda e, con l’ingresso in so-cietà di Davide (figlio di Antonioe Giovanna, fratello di Chiara eMonica), ci si proietta nel futuro.

    Perché anche in uno scenariostorico come Migliabruna, il do-mani non può restare alla porta:così, nel 2012 arriva una coope-rativa per la produzione di biogas,nel 2018 i lavori di ristrutturazionedella stalla (durati diversi anniper via dei permessi da ottenerelegati ai vincoli paesaggistici) equest’anno l’introduzione di unsofisticato robot per la mungituradelle vacche, che a regime riescea gestire attorno ai settanta capi.

    A Migliabruna la storia è di casaDue aziende zootecniche nelle antiche proprietà reali

    Antonio con il figlio Davide MarchisioAndrea e Maurizio Monetti

    Le due famiglie di fronte al caseggiato di Migliabruna

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    L’angolo di...

    preZZo DeL LAtte ALLA StALLA in euro/100 kg - Aggiornamento del 04/04/2019

    2018 2019

    28 pAeSiunione

    europeA

    Latteprodotto

    anno 2017(Tonnellate) M

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    Germania   32.485.000 34,21 32,99 32,38 32,56 33,19 33,83 35,43 36,63 37,16 36,47 35,47 35,22 35,22

    Francia   24.584.000 33,85 32,90 32,43 32,63 33,70 34,63 35,98 36,71 36,73 36,00 35,98 35,91 35,31

    Regno Unito   15.205.000 31,32 30,51 29,63 30,06 31,26 33,09 34,30 34,60 34,80 32,90 32,51 32,52 32,51

    Paesi Bassi   13.879.000 35,50 34,50 34,00 34,25 35,75 35,75 37,00 38,00 37,25 37,25 36.25 36.50 36,50

    Italia   12.044.000 35,81 35,24 34,89 34,86 35,25 35,26 35,44 36,81 37,08 37,20 39,51 39,65 39,65

    Polonia   11.946.000 32,41 31,96 30,69 30,40 30,38 30,72 31,60 32,57 32,85 33,20 32,48 32,23 32,34

    Irlanda   7.801.000 33,31 31,08 31,17 31,66 31,76 33,41 37,00 38,75 39,04 36,90 34,28 34,38 34,28

    Spagna 7.118.000 31,46 30,87 30,68 30,39 30,29 30,49 30,78 31,55 32,33 32,04 32,04 32,04 32,04

    Danimarca 5.615.000 33,29 33,30 34,23 36,25 37,17 37,15 37,95 37,94 37,93 36,97 34,16 34,17 34,17

    Belgio 4.182.000 31,01 30,17 29,58 30,44 30,17 31,82 33,73 35,12 35,69 35,53 33,86 33,71 34,48

    Austria 3.203.000 36,96 35,81 35,02 34,55 35,33 35,12 36,45 37,86 38,68 39,20 38,25 38,02 38,00

    Repubblica Ceca   3.033.000 32,82 32,05 31,21 30,78 30,79 31,17 31,96 32,82 33,54 34,50 34,66 34,17 34,02

    Svezia 2.760.000 33,46 32,32 31,68 31,63 33,02 33,29 34,70 37,57 37,21 37,44 35,96 35,17 35,13

    Finlandia 2.354.000 39,28 39,00 36,37 36,06 35,83 36,08 37,40 38,83 38,70 38,18 38,27 37,96 38,00

    Portogallo 1.864.000 30,18 30,99 30,36 30,31 30,07 29,79 30,03 31,05 31,84 31,84 31,09 31,71 31,71

    Ungheria 1.551.000 30,74 29,91 28,90 28,07 28,04 28,33 28,69 29,57 30,29 30,78 31,08 31,43 31,62

    Lituania 1.367.000 28,72 26,83 25,96 25,59 25,79 25,74 28,15 30,76 31,66 31,39 30,61 30,66 29,79

    Romania 1.109.000 30,70 29,68 28,32 28,21 28,45 29,00 28,82 30,52 31,62 32,01 31,46 31,37 30,93

    Slovacchia 818.000 32,42 31,35 30,65 30,59 30,77 30,82 31,71 32,45 32,92 33,16 33,26 33,03 31,97

    Lettonia 781.000 27,48 26,93 26,74 26,98 27,65 27,97 28,95 29,34 29,65 29,99 30,21 30,30 30,29

    Estonia 748.000 29,97 29,64 29,23 29,65 30,18 30,34 31,61 31,80 32,29 32,11 31,71 32,03 32,00

    Grecia 619.000 39,98 39,40 39,17 39,51 39,53 39,59 39,83 39,61 39,25 38,74 38,88 38,88 38,92

    Bulgaria 649.000 30,03 29,12 29,07 29,04 29,36 29,38 29,72 30,30 30,43 30,83 30,94 30,93 30,94

    Slovenia 571.000 29,22 28,58 28,74 29,18 29,78 29,89 30,96 31,98 32,38 31,95 32,56 32,18 32,25

    Croazia 453.000 33,08 32,33 31,83 31,60 32,16 31,65 33,00 33,84 33,69 34,34 33,96 33,70 33,72

    Lussemburgo 395.000 31,98 30,81 29,88 30,31 31,36 32,49 34,12 36,01 36,75 36,11 34,96 34,16 34,13

    Cipro 228.000 54,09 54,02 54,37 55,49 56,67 56,68 56,83 56,90 57,82 58,11 58,07 58,16 58,16

    Malta 40.000 46,35 46,79 49,13 50,03 51,57 53,21 53,64 51,56 51,55 49,55 48,22 46,95 46,95

    Media ponderata 33,57 32,66 32,09 32,27 32,94 33,57 34,83 35,83 36,07 35,53 35,02 34,94 34,85

    Interpretazionetabelle

    Da gennaio 2017 il maggiore acquirentedi latte in Italia determina il prezzo dellatte pagato agli allevatori utilizzando lamedia del prezzo Europeo a 28 Stati ed ilprezzo di mercato del Grana Padano. Alato riportiamo l'andamento mensile diquesti due fattori: i prezzi del latte pagatidagli Stati dell’Unione Europea ed il prezzomedio mensile del Grana Padano al mer-cato di Milano. È risaputo che gli Stati eu-ropei grandi produttori di latte (soprattuttoGermania e Francia) riescono a condizio-nare il prezzo del latte alla stalla deglialtri Stati, questo grazie alla facilità di tra-sporto tra stati confinanti. La media finaleè una media ponderata in cui il prezzo diun Paese che produce di più influiscemaggiormente sulla media rispetto al prez-zo di un Paese che produce di meno.

    AnDAMentoprezzI MArzo

    Il prezzo del latte alla stalla nei 28 Paesi UEregistra una lieve diminuzione. Gli esperti inmateria prevedono una tenuta dei prezzi neiprossimi mesi. Il prezzo medio mensile delGrana Padano dovrebbe aver raggiunto la quo-tazione massima. Si prevede anche in questocaso una tenuta dei prezzi nei prossimi mesi.

    *prezzo stimato, potrebbe subire variazioni

    preZZi MeDi MenSiLi DeL GrAnA pADAnoStAGionAturA Di 9 MeSi e oLtre

    itALiA - MiLAno - Aggiornamento del 04/04/2019

    2018 2019

    Mar

    zo

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    zo*

    6,10 6,13 6,23 6,25 6,18 6,15 6,27 6,53 6,81 7,20 7,73 7,88 7,95

    Dormire bene è fondamentaleper il nostro organismo, special-mente per bambini e adolescenti.Durante il riposo, il cervello si li-bera delle informazioni inutili,lasciando spazio a nuove cono-scenze. Secondo lo studio europeoHelena, condotto in 10 Paesi (Ita-lia compresa) gli “short sleepers”(ovvero gli adolescenti che ten-dono a riposare per meno di ottoore per notte) hanno un maggioreindice di massa corporea e hannopiù appetito, orientandosi soprat-tutto sul cibo spazzatura. Bambinie ragazzi invece hanno bisognodi almeno 10-12 ore di sonno ogninotte (la quantità di ore varia aseconda dell’età) per mantenersiin salute sia fisicamente che dalpunto di vista cognitivo.

    Ma l’insonnia è un problemaanche per gli adulti, soprattuttoquando lo stress provocato dagiornate troppo intense ostacolail riposo. In questo caso è utileripensare il proprio stiledi vita, ma anche suppor-tare il proprio organismocon una corretta alimen-tazione, che privilegi glialimenti ricchi di calcio(come latte, formaggi, yo-gurt e frutta fresca), trip-tofano e magnesio (comecioccolato fondente, for-

    maggio grana, cereali integrali). Calcio e triptofano sono ali-

    menti che attenuano il nervosi-smo e migliorano l’umore, facili-tando quindi anche il riposo. Iltriptofano è un amminoacido cheè considerato il più potente con-ciliatore del sonno.

    La dose consigliata di tripto-fano è di almeno 250 milligrammial giorno e può essere assunto

    integrando nella dietagli alimenti natural-mente ricchi di questasostanza, come le pa-tate, i latticini (com-presi quelli più leg-geri, come la mozza-rella light e la ricotta)e i cereali (tra cui orzoe avena).

    L’apporto di magnesio è inveceimportante per scongiurare il de-ficit di questa sostanza: se l’orga-nismo non ne ha a disposizionea sufficienza, infatti, il sonno saràleggero e intermittente. Il latteinoltre apporta particolari peptidi,le casomorfine, che favorisconoil riposo notturno. Se abbinato aun cucchiaio di miele e a un paiodi biscotti, poi, si aggiungono alpasto zuccheri semplici che fannosalire rapidamente il livello di se-rotonina amplificando l’effetto ri-lassante del latte.

    Anche la verdura gioca un ruo-lo importante: tra gli ortaggi,quello consigliato per migliorarela qualità del sonno è la lattuga,che contiene lattucario, un blandoma efficace sedativo naturale.

    Studio europeo dimostra che certi alimenti migliorano l’umore prima del sonno

    Latte e formaggio per dormire meglio di notte

    Meno dermatiticoi latticini

    Minor dermatite, allergiealimentari, asma e rinite

    allergica. Questi i vantaggiche, secondo i ricercatori

    del CHU di Besancon edell’Inra (Institut national

    de la rechercheagronomique), avrebbero

    i bambini già abituati alconsumo di formaggio tra

    i 12 e 18 mesi, una voltaarrivate al sesto anno di

    vita. I risultati dellaricerca, condotta su 931bambini francesi, sono

    stati recentementepubblicati sulla rivistascientifica “Allergy” e

    rileva la diminuzione delrischio di allergie e il

    ruolo protettivo diun’alimentazione varia già

    dalla prima infanzia. Lostudio ora deve essere

    approfondito per capirese la diminuzione del

    rischio sia collegata allaquantità o alla varietà dei

    formaggi consumati.

    10Le ore di sonno

    che devonodormire

    i bambiniper rimanere

    in salute

    Leggi europeein difesa

    dei consumatoriLa Commissione per la prote-zione dei consumatori del Par-lamento Europeo ha approvatoun progetto per contrastare ledifferenze esistenti tra i cittadinidei diversi paesi, introducendoindennizzi collettivi e imponen-do multe più salate per le im-prese che adottano comporta-menti sleali.I consumatori che acquistanosu internet dovranno essere in-formati in modo chiaro su chista vendendo il prodotto o ilservizio, se è un commercianteo un consumatore, rendendochiaro fin dall’inizio dove farricadere la responsabilità e qualileggi devono essere applicate.Un progetto che assicura tra-sparenza anche sulle ricercheonline: gli utenti riceverannoinformazioni precise sul posi-zionamento nei risultati di ri-cerca e sapranno se l’ordine concui vengono mostrati è dovutoa una campagna a pagamento.Vengono inoltre ampliati i dirittidei consumatori che utilizzanoi servizi digitali “gratuiti” cheda oggi potranno recedere dalcontratto entro 14 giorni dallasottoscrizione.

    Scopri tutte le tutele su www.biraghi.it/67

    Numero4Anno3_Layout 1 26/04/19 17:02 Pagina 3

  • Il Piemonte è una delle regioniitaliane che contribuisce in ma-niera maggiore alle esportazionidel settore agroalimentare italia-no, con una quota del 13,4% delvalore totale. Nel 2017 (ultimodato consolidato a disposizione),le esportazioni dei prodotti agro-alimentari hanno toccato il valorerecord di 5,5 miliardi di euro, se-gnando un +10% rispetto all’annoprecedente. Per la maggior partesi tratta di prodotti del settorealimentare (cioè derivanti dall’in-dustria di trasformazione dellematerie prime) e solo marginal-mente di prodotti agricoli in sensostretto. Quasi il 50% delle espor-

    tazioni è costituito da bevande(in modo particolare vino) e daprodotti a base di cacao: per l’eco-nomia piemontese, l’export divini in confezioni inferiori ai duelitri vale complessivamente 934milioni di euro, seguiti dal riso edai prodotti di pasticceria e pa-netteria.

    Il partner commerciale piùimportante è la Francia, seguitosubito dalla Germania, Stati Unitie Regno Unito (questi ultimi, concirca il 7% della quota di mercato).In Italia, nell’ultimo decennio, iltitolo di regione più esportatriceè della Lombardia, con un valoretotale di 7 miliardi di euro

    AgrIcoLturA e cIbo - Maggio 2019 Anno III - numero 4

    -4-

    Aumenta il sostegno economico che ogni paesepotrà erogare agli agricoltori senza l’approvazionepreventiva dell’Unione Europea. Aiuti diretti finoa 25 mila euro non dovranno più avere il vialibera di Bruxelles prima di essere erogati, conuna maggior flessibilità ed efficienza soprattuttonei periodi di crisi e nelle situazioni in cui sirende necessaria una risposta rapida da partedelle autorità pubbliche.«La proposta del tavolo del settore agricolo tieneconto dell’importanza di questa forma di sostegnonei periodi di crisi. Grazie all’aumento del mas-simale, le autorità nazionali godranno di maggioreflessibilità e saranno in grado di reagire con più

    rapidità ed efficacia per sostenere gli agricoltorivulnerabili. Le nuove norme si affiancherannoa quelle degli aiuti di Stato notificati, che potrannocontinuare ad essere applicati», ha affermatoPhil Hogan, Commissario per l’Agricoltura. L’au-mento dei massimali potrà essere applicato re-troattivamente agli aiuti che soddisfano tutte lecondizioni.Finora, stando alle norme vigenti in materia, glistati membri sono tenuti a notificare gli aiutialla Commissione e non possono essere attuatifinché non avranno ricevuto l’autorizzazione.Via libera non necessario quando gli aiuti sonodi modesta entità.

    Maggior flessibilità negli aiuti Ue agli agricoltori

    C’è sempre più richiesta dimangimi per animali da alleva-mento. Lo confermano i datidell’Unione Europea, che asse-stano a 161 milioni di tonnellateil volume degli alimenti per alle-vamenti zootecnici prodotti nelvecchio continente.

    Lo scorso anno, complici letemperature particolarmente ele-vate e l’impossibilità di pascolarea lungo (oltre a limitare la pro-duzione di foraggio), la domandadi mangimi per bovini è cresciutadel 2,5% rispetto al 2017.

    In aumento anche la produ-zione di mangimi per l’avicoltura(polli e tacchini), soprattutto peril boom del settore in Polonia,che per il quarto anno di seguitoha fatto registrare un più 5%, eper la ripresa del mercato in Fran-cia. La progressiva riduzione delle

    importazioni dal Brasile ha fattocrescere la produzione di man-gimi per questo particolare seg-mento, che resta il principale e ilpiù importante (in termini di vo-lume) dell’Ue.

    In controtendenza il settoresuinicolo: la battuta d’arresto nellaproduzione di mangimi registratanel 2016 e 2017 è stata confermataanche lo scorso anno (-1%).

    Complessivamente, la Poloniaè stato il paese con le miglioriprestazioni, con una crescita an-nuale della produzione totale dimangimi del 5,5%. Tra i maggioripaesi produttori di mangimi,Francia e Italia hanno mantenutouna produzione costante, mentreSpagna, Paesi Bassi e Germaniahanno registrato un calo.

    Leggi il parere degli esperti su www.biraghi.it/69

    Il 50% di quelle piemontesi viene dal vino

    record nelle esportazioni

    Segno più per polli e bovini, calo per i suini

    Mangimi: cresce la domanda

    Soprattutto quando si consumano animali

    A tavola si cerca qualità

    A tavola gli italiani sono sem-pre più attenti alla qualità, spe-cialmente quando si tratta di car-ne. Circa la metà dei consumatori- come emerge da un’analisi diColdiretti - consuma esclusiva-mente carne di allevamenti na-zionali, un terzo privilegia quellaprodotta vicino a casa e il 20%acquista prodotti certificati conmarchi Dop o Igp.

    E, nonostante allarmismi ecampagne diffamatorie, resisteanche la quantità di carne con-sumata settimanalmente dagliitaliani che, secondo lo studio,sarebbero disposti anche a pagaredi più se il processo di produzionerispetta il benessere degli animali(due italiani su tre). Unsistema di allevamentoche tiene conto della cor-retta gestione dello spazioper ogni animale, del mi-croclima, dell’organizza-zione delle mandrie, dellanutrizione e dell’utilizzodella paglia per la lettiera.«Nel 2018 – affermanoda Coldiretti – sono state

    vendute circa 850 mila tonnellatedi carne, di cui un terzo di originebovina, per una spesa totale dicirca 7,5 miliardi di euro, in cre-scita del 3% rispetto allo stessoperiodo dell’anno precedente».

    Circa il 18% degli italiani man-gia meno di 100 grammi alla set-timana di carne, il 45% tra 100 e i200 e il 24% tra i 200 ed i 400grammi, un risultato equilibratoe al di sotto del limite di 500 gram-mi alla settimana consigliatodall’OMS (Organizzazione Mon-diale della Sanità).

    «La carne italiana nasce daun sistema di allevamento cheper sicurezza e qualità non haeguali al mondo - afferma il pre-

    sidente di Coldiretti Et-tore Prandini -: sceglie-re carne Made in Italysignifica sostenere unsistema fatto di anima-li, di prati per il forag-gio e di persone impe-gnate a combattere lospopolamento e il de-grado anche in areedifficili».

    Se lo spreco alimentare restaun problema globale (basta pen-sare che ogni anno in Italia sibutta nell’immondizia cibo perun valore di 15 miliardi di euro,2 mila miliardi nel mondo), èconfortante sapere che – comerileva il ministero dell’Agricoltura– la carne bovina è il prodottoche meno risente di questo ri-schio. Soltanto il 5% viene spre-cato, grazie soprattutto alla strut-tura e all’organizzazione della pro-duzione, che permette la lavora-zione dei sottoprodotti in nume-rosi processi secondari, ed al va-lore economico, culturale e so-ciale attribuito dai consumatorialla carne bovina e ai suoi derivati.Durante l’allevamento e la tra-sformazione, gli scarti di carnesono ridotti perché eventuali so-vrapproduzioni degli impianti dimacellazione sono conservatetramite il surgelamento. Nellefasi di distribuzione lo spreco

    maggiore è legato al raggiungi-mento della data di scadenza:un’attenta gestione degli ordininei confronti dei produttori evitaquest’eventualità. In casa gli spre-chi si riducono perché il consu-matore dichiara di congelare l’ali-mento per evitare di dover gettarela carne (51%) e di fare la spesafrequentemente senza crearetroppe riserve (49%).

    Tra i prodotti più utilizzati da-gli scarti della lavorazione bovina

    ci sono il cuoio per borse, scarpee cinture; il caglio per la produ-zione di formaggi; il grasso e ilsego per saponi o cosmetici; leproteine alimentari e i fertilizzantinaturali. «Il recupero dei sotto-prodotti della lavorazione del bo-vino è ampia e articolata e nondeve essere inteso come una sem-plice riduzione degli scarti», af-ferma il direttore di AssocarniFrancois Tomei.

    reazioni su www.biraghi.it/68

    Sia le famiglie che le aziende sono più attente nell’acquistarla

    Della carne bovina non si butta nulla

    850mila tonnellate

    La quantitàdi carne

    acquistatatadagli italiani

    nel 2018

    Oltre 2.400 milioni di euro persi,che diventeranno più di 3.700 mi-lioni entro la fine del 2020. Il CentroStudi di Confagricoltura ha stimatoil danno che, da quando è statoattivato, ha portato l’embargo russosulle importazioni di prodotti agri-coli e dell’industria alimentare.Ad essere colpiti in modo pesantesono stati il settore della frutticol-tura (-100%), il comparto dellecarni (-99,9%) e quello degli ortaggi(-99,7%). Seguono il latte e derivati (-93%) ele preparazioni di cereali (-31,3%).Le regioni più danneggiate solonel 2018 rispetto al 2013, sono statel’Emilia Romagna (-67 milioni dieuro), il Piemonte (-42 milioni dieuro) e il Veneto (-40 milioni dieuro). Intanto gli agricoltori russi,incentivati dal loro governo a ten-dere all’autosufficienza alimentare,perseguono l’aumento produttivoin termini quantitativi e qualitativi.«Sollecitiamo l’Ue a riconsiderarele posizioni assunte – dice Confa-gricoltura – poiché c’è il rischioche i nostri prodotti non trovinopiù spazio su questo importantemercato».

    RUSSIAMilioni di europersi per colpadell’embargo

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