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Spedizione in A.P. Legge 662/96 art. 2 comma 20/c - filiale di Ancona AGENDA 200O, PARLIAMONE FORMAGGI TIPICI, FUTURO ASSICURATO OLIVA TENERA VERSO LA D.O.P. VEGETALI “MANIPOLATI” NIENTE SPERIMENTAZIONE REGIONE-BANCA MARCHE PROTOCOLLO D’INTESA ANNO XXI GIUGNO 1999 1

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Rivista Agricoltura delle marche

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Spedizione in A.P. Legge 662/96 art. 2 comma 20/c - filiale di Ancona

AGENDA 200O,PARLIAMONE

FORMAGGI TIPICI,FUTURO ASSICURATO

OLIVA TENERAVERSO LA D.O.P.

VEGETALI “MANIPOLATI”NIENTE SPERIMENTAZIONE

REGIONE-BANCA MARCHEPROTOCOLLO D’INTESA

ANNO XXIGIUGNO 1999 1

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AGENDA 2000,PARLIAMONE

FORMAGGI TIPICI,IL FUTURO È ASSICURATO

OLIVA TENERAVERSO LA D.O.P.

IL BIOLOGICOA NORIMBERGA

VEGETALI “MANIPOLATI”NIENTE SPERIMENTAZIONE

REGIONE - BANCA MARCHEPROTOCOLLO D’INTESA

SUOLI, CARATTERISTICHEPEDOCLIMATICHE

IL CANCRODEL CASTAGNO

MAIS, I RISULTATIPER LA REGISTRAZIONE

IL RILANCIODELLA CANAPA

L’IRRIGAZIONENEL TERRITORIO DI OSIMO

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36Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnanosolo la responsabilità degli autori

E D I T O R I A L ELo straordinario successo che ha caratterizzato la partecipazione delleM a rche al Vinitaly consente alcune riflessioni. Alla fiera di Ve rona, la Re-gione si è presentata con uno stand completamente rinnovato e con unn u m e ro di aziende mai registrato prima: 46 hanno aderito allo spazioespositivo dell’Assessorato Agricoltura e altre 15 erano presenti conp ropri stand. L’immagine complessiva che abbiamo dato è quella di unaregione, dove la qualità è un dato consolidato e dove le nostre aziende simuovono con professionalità e managerialità, non sfigurando davanti aregioni tradizionalmente aff e rmate da tempo. Il riscontro è stato l’inte-resse dimostrato dagli operatori del settore per il nostro pro d o t t o .Una aff e rmazione per niente scontata: infatti quest’anno ci sarà anchela Fiera di Bordeau, che, quando si tiene (è biennale) condiziona negati-vamente il Vi n i t a l y. Così non è stato: tutti gli operatori marchigiani han-no lavorato moltissimo, c’è stata una grossa conferma per i vini rossi ing e n e re e molto interesse per il Rosso Piceno, dove il rapporto qualità-p rezzo è stato giudicato molto buono.In sostanza si consolida il dato che i nostri vini hanno successo ovun-que si presentino: a Dusseldorf, come in Giappone, a Chicago, come aM o n t real, in paesi tradizionali per l’esportazione marchigiana, ma anchen e l l ’ a p p roccio con mercati nuovi. Lo dimostrano i dati in crescita del-l ’ e x p o rt, dove il vino fa la parte del leone, con l’80 per cento del totaledei prodotti agroalimentari. Un episodio assume un significato direi simbolico: l’azienda toscanaF rescobaldi, insieme all’ italo-americano Joe Montani, sta mettendo apunto un’operazione commerciale su vasta scala, che si fonda sullap roposta al mercato americano e a quello del sud-est asiatico di due vi-ni, uno bianco e uno rosso. Quello bianco sarà un Tocai del Veneto equello rosso un Sangiovese marchigiano: una ulteriore testimonianzadel fatto che siamo cresciuti sul piano qualitativo e questi meriti ci ven-gono riconosciuti. La politica di valorizzazione e promozione della Regione accompagnaquesto processo, creando una positiva sinergia tra l’intervento pubblicoe quello dei privati, insomma si “fa gruppo”, nel rispetto delle diversecompetenze e sensibilità. Siamo riusciti a costru i re un “modello” vin-cente, che dobbiamo ripro p o rre anche in altri settori. C’è anche su que-sto uno specifico lavoro che attiene alla politica regionale, cosa chestiamo facendo - lo dimostrano gli interventi sull’olio, sull’oliva ascola-na, sulla difesa dei formaggi tipici – ma anche un ruolo che deve esseresvolto dalle associazioni dei produttori e dai singoli, insomma bisognar i u s c i re a modificare un approccio che per il momento è caratterizzatoda eccessivo individualismo.Se il vino marchigiano è riuscito ad aff e rmarsi, se ha retto la concor-renza di prodotti agguerriti, se abbiamo saputo esplorare tutti i pochispazi lasciati aperti dalla politica comunitaria – penso alla legge sui di-ritti di reimpianto -, se nella sostanza è stato possibile costru i re una re-te di solidarietà, che ha riguardato tutta la filiera, vuol dire che le poten-zialità ci sono, che l’agricoltura marchigiana è matura e lo deve poterd i m o s t r a re in tutte le sue manifestazioni, utilizzando proprio il vino co-me traino per il paniere dei prodotti agroalimentari marc h i g i a n i .

M a rco Moru z z iA s s e s s o re agricoltura, sviluppo ru r a l e ,

agriturismo, forestazione e produzione alimentare

S O M M A R I O

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S u l l ’ a rgomento abbiamo sentito il pro f .Franco Sotte, economista dell’Universitàdi Ancona, che ha fatto parte del gru p p odi esperti che ha elaborato il Rapport oBuckwell, il documento da cui si è part i t iper definire Agenda 2000. Qual è il contesto che ha portato la Co-munità a rivedere la politica agricola? Nel tempo sono maturati gli elementi perun nuovo “patto sociale” tra agricoltura esocietà, che considera superata la visio-ne settoriale e semplicemente pro d u t t i v i-stica e vede nel sistema agro a l i m e n t a re ,con la sua vocazione alla qualità e nell’in-terdipendenza con ambiente e territorio, ipunti di forza per lo sviluppo socio-eco-nomico delle aree rurali.Come si è arrivati a questa riflessione?Ci sono fattori sia di ordine interno (ec-cesso dell’off e rta, il sostegno ai pre z z inon annulla i divari, l’intensificazione pro-

duttiva comport adanni rilevanti al-l’ambiente e alti co-sti di conserv a z i o n ee smaltimento delleeccedenze) chee s t e rno, in part i c o-l a re la necessità dil i b e r a l i z z a re il com-m e rcio intern a z i o-nale e favorire l’en-trata dei Paesi PE-CO nell’Unione Eu-ropea. La pro p o s t a

della CARPE (Politica Agricola e RuraleComune per l’Europa), elaborata dal gru p-po Buckwell, è il punto di approdo di que-sta riflessione.Quali le politiche principali contenutenella CARPE?

Sono essenzialmente quattro: stabilizza-zione del mercato; pagamenti per serv i z iambientali, paesaggistici e culturali; in-centivi allo sviluppo rurale e assistenzatransitoria all’aggiustamento. Le primet re sono politiche di medio-lungo perio-do, l’ultima serve ad accompagnare ilpassaggio dal vecchio al nuovo. Le vuole sinteticamente spiegare? Co-minciamo dalla stabilizzazione del mer-cato. Nella fase di globalizzazione sono sem-pre meno sostenibili le politiche di soste-gno dell’agricoltura fondate sull’aumentodei prezzi, anche se una politica di pre z z istabilizzati è necessaria, in quanto i mer-cati dei prodotti alimentari sono sensibilialle fluttuazioni dell’off e rta. Se l’UE ab-bassa le protezioni si espone alla specu-lazione con impennate dei prezzi e penu-ria di beni o, in alternativa, con eccessidi off e rta e prezzi cadenti: sono chiare leconseguenze negative per i consumatorinel primo caso e per i produttori nel se-condo. Tale politica deve essere attivatadalla UE solo per il mercato che presentaun andamento anomalo.Quanto alla seconda politica c’è il rico-noscimento del ruolo dell’agricoltore adifesa dell’ambiente?La società deve pre n d e re atto che l’agri-coltura produce anche prodotti e serv i z iambientali, paesaggistici e culturali. Unap a rte della spesa pubblica deve pre v e d e-re un corrispettivo per coloro che si im-pegnano, sulla base di specifici contratti,a fornire protezione e valorizzazione degliinteressi collettivi. Questa politica riguar-da il territorio nel suo complesso e, inp a rt i c o l a re, quello dei parchi naturali edelle aree protette. L’intervento va ammi-

ono convinto che si debba -no cogliere gli elementi dinovità di Agenda 2000.Intanto il fatto che la trattati -va, almeno nella sua ultimap a rte, ha registrato una

decisa azione comune in difesa dell’agricolturada parte del Ministro e del Presidente delConsiglio. Un significato politico import a n t eper l’agricoltura: è come dire che non si trattadi un problema settoriale, ma coinvolge lestrategie più in generale. Infatti nel compro -messo raggiunto a Berlino si sono ottenutei m p o rtanti concessioni, che hanno riport a t overso l’Italia risorse molto importanti re n d e n -do per il nostro paese più credibili i nuoviobiettivi di Agenda 2000 per l’agricoltura mul -tifunzionale, sostenibile, competitiva per lac o n s e rvazione del paesaggio, la tutela deglispazi naturali, la vitalità del mondo rurale. Unaa ff e rmazione questa che, anche se non sem -p re si traduce in adeguati stanziamenti dibilancio, non potrà non port a reconseguenze fondamentali nelmodo stesso di operare dei sin -goli Stat i membri e delleRegioni. Nella sostanza ritenia -mo di essere più forti comeRegioni, quando andiamo ad e f i n i re le nostre singole azionie interventi. Come Marche pro -s e g u i remo sulla strada intrapre -sa, dando la priorità a quelleazioni che vanno nella dire z i o n edelle misure di accompagna -mento della Mac Sharry – agri -coltura ecocompatibile, forestazione, interv e n -ti per i giovani – terreni questi dove non soloci siamo già misurati, ma abbiamo anche inqualche modo “forzato”, interpretando un’esi -genza che era sentita da tempo. Così comed a remo ancora più spazio alle tipicità, checonsentono di garantire un futuro alla nostra

AGENDA 2000,PARLIAMONE

SDal Rapporto Buckwell all’attuale compromessoNovità e segnali positivi

S u l l ’ i m p o rtante docu-mento, che riforma laPolitica Agricola Co-mune, abbiamo rac-colto i contributi dir a p p resentanti dels e t t o re ed addetti ail a v o r i

NORMATIVA

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agricoltura e, per le modalità stesse con cuidevono essere realizzate, vanno a raff o rz a re illegame con il territorio e l’ambiente. Insommaci pre n d e remo tutti gli spazi di iniziativa cheAgenda 2000 ci consente.Detto questo, l’accordo raggiunto non è cert ouna rivoluzione e non sempre c’è coerenza trale enunciazioni e le scelte realizzate. Ma nondobbiamo sorpre n d e rci: i processi di questotipo, quelli che mettono in discussione un’a -gricoltura da rapina, che negli ultimi anni haassicurato buoni redditi agli speculatori equindi ha mobilitato interessi forti, non si pos -sono sicuramente mettere in discussione intempi brevi. Bisogna ricostru i re - con pazien -za e svolgendo un’opera di sensibilizzazione -una cultura che spesso nelle campagne si èandata perdendo, nella cieca convinzione cheper trarre un adeguato reddito dal settore, sipotevano saltare passaggi importanti: quelliche hanno storicamente fatto dell’agricoltoreun fondamentale attore a difesa dell’ambiente.Non è così: i “risparmi” di questo tipo vengo -no pagati dalla collettività, in termini di nitratinelle acque, di frane, di inondazioni, di pro -dotti non salubri, di rischi per i produttori, mal’elenco potrebbe continuare. Si tratta quindidi ripre n d e re quei valori: l’agricoltore devet o rn a re a svolgere il suo ruolo e lo deve farein un clima di diffuso consenso e sensibilità,soprattutto da parte delle Istituzioni. La stradagiusta è quindi quella di un patto tra agricolto -re e società, in grado di compensare l’agricol -t o re ogni qualvolta svolge un ruolo che puòe s s e re definito di pubblico interesse. Su que -sta strada stiamo incamminandoci e non pos -siamo che essere soddisfatti, anche se siamosolo all’inizio, un inizio, certo, con qualchec o n t r a d d i z i o n e .

Marco Moruzzi

nistrato localmente: è a livello re g i o n a l eche devono essere definite le norm ea g ronomiche o di altra natura, che defi-niscono il contratto. E per quanto riguarda la terza politica,quella degli incentivi per lo svilupporurale? Gli agricoltori devono poter contare suredditi comparabili con quelli di altre ca-tegorie di lavoratori. Le soluzioni sonodiverse: in alcuni casi si tratta di risolve-re il problema delle piccole dimensionifondiarie o l’arretratezza strutturale del-l ’ i m p resa, in altri di valorizzare le pro d u-zioni in termini di qualità, o pre v e d e rel’integrazione con attività agrituristiche.Ma si possono attivare anche soluzionie s t e rne e favorire l’uscita dal primario,consentendo di “conserv a re un piede inagricoltura” ed avere attività aggiuntive,anche extra-agricole. Si tratta di cre a reun ambiente favorevole per la valorizza-zione dei vantaggi competitivi e lo svi-luppo delle specificità locali. Insomma lo sviluppo rurale dipendedal superamento della settorialità dellapolitica agricola?Sì, ma tutte le attività economiche e so-ciali in ambito rurale vanno ridefinite, ne-gli obiettivi e nelle forme specifiche. Ilnuovo approccio deve trovare una defini-zione in ambito locale, con specifici pro-grammi regionali e sub-regionali, anchese va coordinata e controllata a livellocentrale: in questo modo ogni Regioneha la possibilità di pre s e n t a re una pro-pria visione dello sviluppo rurale nel ri-spetto dei criteri di sussidiarietà e dell’o-biettivo della coesione.E per quanto riguarda la quarta politi-ca, quella dell’assistenza transitoria al-l’aggiustamento?Il superamento del vecchio deve esseregraduale: c’è un problema di adattamen-to psicologico, oltre che materiale, chel ’ a g r i c o l t o re deve mettere in atto. L’ a i u t oè finalizzato a sostenere la riorg a n i z z a-zione ed è limitato nel tempo, il suo sco-po è quello di “vincere le resistenze”. Agenda 2000 recepisce le indicazionielaborate dal Rapporto Buckwell?Il Rapporto era pronto nel 1996, ma èstato pubblicato solo nel 1998, in mezzoc’è stata la Conferenza di Cork (novembre96) e solo a metà 97 si giunge al com-p romesso di Agenda 2000, che nel vert i-ce di Berlino del 25 marzo è stato appro-

vato nelle sue linee principali. I nuoviobiettivi sono quelli elaborati dal Rappor-to, anche se quando si passa alla part eoperativa, Agenda 2000 è restia a trarrele conseguenze dalla strategia annuncia-ta. Il risultato è che la politica agricola so-lo marginalmente si trasforma in “politicaagricola e di sviluppo rurale integrato”. Concretamente?La contraddizione più evidente è nella di-stribuzione della spesa: la quota di granlunga preponderante continua ad esseredestinata ai seminativi, al latte e alla carn ebovina. Alle produzioni mediterranee, piùdense di qualità e più ricche di valore ag-giunto, viene riservato un riferimento ge-nerico e quasi incidentale. In pratica si re-gistra una ulteriore pesante re d i s t r i b u z i o-ne del sostegno dai prezzi sostenuti ai pa-gamenti diretti, mentre ai finanziamentidestinati allo sviluppo rurale ed alle misu-re agro-ambientali, si attribuisce solo unpiccolo incremento (poco più del 10%d e l l ’ i n t e ro budget). Nella sostanza anzichéaprirsi allo sviluppo rurale la politica agri-cola conserva il suo aspetto settoriale. Insomma un bilancio negativo perAgenda 2000?Volendo essere ottimisti, possiamo evi-d e n z i a rne i pregi: maggiore disaccoppia-mento rispetto alla riforma del ’92 (unicoregime dei pagamenti per i semi oleosi),maggiori finanziamenti per le misure diaccompagnamento, minore centralismoe maggiore semplificazione (la gestionespetta alla periferia, gli obiettivi terr i t o-riali dei fondi strutturali sono solo due, ilregolamento quadro è uno rispetto ai no-ve precedenti). I difetti sono senza dub-bio maggiori: la logica compensativa vie-ne ribadita (i pagamenti diretti non sonostati trasformati in assistenza transitoria,finalizzata al cambiamento), i pagamenticompensativi non diminuiscono, ma cre-scono, andando ad esaurire le risorse di-sponibili, il processo riform a t o re è tro p-po lento, scarsa è la valorizzazione deir a p p o rti intersettoriali dell’agricolturacon il territorio, l’ambiente, lo svilupporu r a l e . I n o l t re la poca attenzione riserv a-ta all’agricoltura mediterranea e quindialla valorizzazione della qualità, essendoil grosso della riforma incentrato su se-minativi, latte e carne che, tanto per ca-pirci raccolgono quasi il 70% della spesaagricola, ma in Italia rappresentano me-no del 30% del valore della pro d u z i o n e

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4agricola (28% nelle Marche).Insomma una riforma sostanzialmentemancata? Soprattutto una riforma che non guard aal futuro e quindi è “provvisoria”. All’in-t e rno degli stessi estensori della Com-missione e della Direzione Generale“Agricoltura” c’è questa consapevolezza.Il Rapporto Buckwell, tenuto a lungo nelcassetto, è stato pubblicato sulla più au-t o revole rivista della Commissione - “Eu-ropean Economy”- negli stessi giorni incui sono state rese pubbliche le pro p o s t edei Regolamenti attuativi di Agenda2000. Certo, il Rapporto non impegna innessun modo la Commissione, ma il fat-to di averlo valorizzato in questo modo èforse più di una semplice coincidenza:noi che ci abbiamo lavorato, abbiamoconsiderato questo episodio un modoper segnalare una condivisione dei fun-zionari della Commissione al Documento.Come spiega l’entusiasmo che ha con-traddistinto in Italia il giudizio sull’ac-cordo raggiunto?C redo che debba essere fatta una distin-zione tra la filosofia che sorregge l’im-pianto della Riforma e il risultato strappa-to nell’ultima settimana di lavoro. Quantoalla filosofia ho già detto. Bisogna inveced a re atto al Ministro per le Politiche Agri-cole di avere bene lavorato nella fase fi-nale della trattativa. I 1.700 miliard i“strappati” all’ultimo momento sono unbuon risultato. Ma anche qui va fatta unap recisazione: di questi fondi una granp a rte va al latte che per il 70% si pro d u c ein tre sole regioni italiane (Lombard i a ,Veneto ed Emilia-Romagna). Ed ancheper quanto riguarda la carne bovina sa-ranno piuttosto gli ingrassatori del Norda beneficiarne, non certo, come opport u-namente hanno rilevato alcuni allevatori aciclo integrato delle Marche, gli alleva-menti della montagna e della collina cen-trale. Le Marche beneficeranno, come inpassato, delle compensazioni per il granod u ro e finché dura la diff e renza, di quelleper il girasole. Ma come si sa, queste so-no attività estensive, ad alta meccanizza-zione e basse opportunità di impiego,molto favorevoli alla rendita, ma nonadatte per incentivare il ritorno dei giova-ni alle campagne. Alle produzioni medi-t e rranee, a quelle tipiche e di qualità, acui noi siamo principalmente intere s s a t iandranno le briciole. Insomma, nel ripar-to dei fondi, si riproduce quella che è la

filosofia di Agenda 2000. A “mente fre d-da”, queste sono le conclusioni a cui so-no arrivato, senza nulla togliere ai risultatidell’impegno del nostro Governo. Ma èovvio che la vecchia PAC non si cambia abeneficio dell’Italia con l’iniziativa degliultimi mesi o settimane. Di riforma siparla da anni, e, storicamente l’Italia habrillato per la sua assenza.D o v remo aspettare altri sei anni pervedere un cambiamento reale?Nonostante il mio giudizio sia severo ,c redo ci siano delle difficili, ma impor-tanti iniziative da assumere. Agenda2000 affida agli Stati Membri alcuni mar-gini di manovra che sono molto impor-tanti. Qui il confronto si sposta nel no-stro Paese e nella nostra Regione. Il pro-blema diventa come utilizzare i marg i n idi manovra della riforma. Quali sono i suoi suggerimenti?Bisogna re a l i z z a re i previsti piani re g i o-nali di sviluppo rurale prevedendo le for-me specifiche degli interventi sulle sin-gole aziende. Nei documenti della rifor-ma si parla di “Contratti terr i t o r i a l i ” ,un’ottima occasione per innovare. Biso-gna inoltre avviare tutte le misure pre v i-ste: aiuti strutturali, giovani, pre - p e n s i o-namento, zone svantaggiate, agricolturaecocompatibile, forestazione. Tra le zonesvantaggiate si possono includere le areep rotette e i parchi, per avviare specie inquei territori esperienze innovative.Quanto alle cosiddette “misure orizzon-tali”, si tratta di dare contenuti al pro g e t-to di cross-compliance, condizionandogli aiuti a precisi obblighi agro-ambienta-li. Si può poi utilizzare la possibilità dia d o t t a re norme di modulazione in re l a-zione a obiettivi di minimo quanto all’oc-

cupazione in azienda e fissando massi-mali oltre i quali, in casi specifici, opera-re la riduzione dei pagamenti diretti. Bi-sogna d’altra parte tener conto che tutti ifondi aggiuntivi derivanti dai risparmi dic ross-compliance e modulazione posso-no incre m e n t a re i finanziamenti per lem i s u re agro-ambientali. Allo stesso mo-do si tratta di utilizzare la cosiddetta “en-veloppe” per la carne per premiare gli al-levamenti integrati vacca-vitello o form edi integrazione interaziendale tra alleva-mento e coltivazione. C redo infine che un’iniziativa in questosenso debba essere accompagnata dal-l’avvio di un dibattito aperto e franco sulf u t u ro dell’agricoltura e delle aree ru r a l inel Paese e nella Regione. Non sononeanche sicuro che la riforma durerà tuttigli anni che si prefigge. Troppe mine cisono sul suo cammino: il GAT T / W T O ,l ’ i n g resso dei primi PECO, le questionibudgetarie, le biotecnologie, i nuovi equi-libri di mercato. E poi stanno cambiandole campagne. C’è una nuova generazionedi imprenditori alle porte e il nostro Pae-se, nelle sue aree rurali, ha un potenzialesociale, economico, ambientale enorm e .

Emma Ratti

Il gruppo di lavoro, coordinato da Allan Buck-well (Regno Unito), era composto da esperti diOlanda, Irlanda, Francia, Austria, Germ a n i a ,Svezia, Italia e Spagna.Chi è interessato al Rapporto Buckwell puòl e g g e re il libro “Coltivare l’Europa. Per unanuova politica agricola e rurale comune” diA . B u c k w e l l - F. Sotte. Liocorno Editori. Roma1997. Oppure consultare il sito Internet del-l’Associazione Bartola (w w w. e c o n . u n i a n . i t / a s s -b a rt o l a ), dove troverà il testo del Sommario delR a p p o rto tradotto in italiano.

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e centrali cooperative han-no e s p resso un giudiziopositivo circa il livello delc o m p romesso raggiuntonel quale l’Italia, per laprima volta, ha re c u p e r a-

to spazi politici e finanziari per l’agricol-tura, ma critico relativamente alla possi-bilità che tale compromesso pro d u c aquella auspicabile accellerazione del pro-cesso di integrazione degli Stati membri.Il processo di allargamento dell’U.E. aiPaesi dell’est, con l’aggravante deglieventi bellici in corso, si innesterà perciòsu un’Europa dove ancora prevalgono gliegoismi nazionali più che una convintapolitica di coesione.Tutto ciò motiva ulteriormente l’esigenzache le Regioni utilizzino appieno gli ampispazi di decisione che sono stati loro la-sciati dal provvedimento, attuando la pre-vista concertazione con le parti sociali. L’ a p p o rto dell’agricoltura alla form a z i o n edel PIL Marche sappiamo essere mode-sto, ma la valutazione della sua impre-

scindibile importanza per la form a z i o n edel benessere collettivo va ben al di làdei dati sulla produzione lorda vendibile.L’ambiente rurale, le economie esterne aiprocessi produttivi, il ruolo di tutela e di-fesa del paesaggio da parte delle aziendeagricole, costituiscono l’essenza di un si-stema economico territoriale da conside-rare valore in sé. Parallelamente l’ambiente forestale si ri-s c o p re risorsa di valore ambientale perle molteplici funzioni che assolve: produ-zione di materiale legnoso, pre v e n z i o n edei fenomeni erosivi, regimazione delleacque, valorizzazione del paesaggio.In questo ambito l’intervento pubblico èchiamato a sostenere il sistema agro - a l i-m e n t a re regionale, cioè le attività legatealla coltivazione, all’allevamento, alla sel-vicoltura ed alle relative filiere, da svilup-p a re al di fuori di improponibili visioniassistenziali. Vanno sostenuti i redditi dei produttori equelle imprese, come sono le cooperati-ve, che perseguono questa finalità attra-

verso le attività di stoccaggio, lavorazio-ne e commercializzazione dei prodotti.La Regione è chiamata quindi a pre d i-s p o rre tutte quelle azioni che mirano ac o n s o l i d a re il legame tra mondo rurale eagricoltura, con ciò rispondendo ad unafinalità generale.Le azioni saranno quelle di: assicurare ilp roseguimento dell’attività agricola specienelle zone svantaggiate, favorire il mante-nimento di una comunità rurale vitale inloco, valorizzare le energie giovani re s i-denti, garantire la conservazione dell’am-biente, pro m u o v e re e mantenere sistemidi produzione sostenibile e a basso impat-to ambientale, sviluppare le attività e les u p e rfici forestali, migliorando le funzioniambientali e paesaggistiche del bosco, econtemporaneamente consolidare e svi-l u p p a re occupazione e lavoro, puntaresulla valorizzazione delle produzioni tipi-che attraverso marchi di qualità e di tipi-cità e il loro inserimento sui mercati. A supporto di tali azioni vanno aggiuntequelle relative al raff o rzamento deglis t rumenti di ingegneria finanziaria cheaccompagnino le imprese sul piano delconsolidamento economico e finanziario.Queste sono le azioni principali che la Re-gione è chiamata a pre d i s p o rre aff i n c h è ,insieme a quelle relative al resto delle ri-sorse endogene, concorrano a valorizzareil complessivo sistema territoriale Marc h e .

A nome delle quattro Centrali cooperative - AGCI, CCI, LEGACOOP, UNCIMARCHE -Te o d o ro Bolognini, responsabile del settore agro a l i m e n t a re per la LEGACOOP, ci hafatto avere il contributo che pubblichiamo di seguito su Agenda 2000.

L

5NORMATIVA

CONSOLIDARE IL LEGAMECON IL MONDO RURALE

In tutti i contributi pub-blicati la sottolineaturadel ruolo centrale cheassumono le Regioni.Nella sostanza Agenda2000 è un’opportunità danon perdere.

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e ci troviamo a parlare diAgenda 2000 senza irammarichi e le tristezzeche hanno accompagna-to le precedenti trattati-ve, lo dobbiamo ad alcu-

ni fattori fondamentali. L’Italia dai tempidi Marcora non aveva un Ministro soste-nuto dal Governo. La trattativa a Bru x e l-les si è potuta concludere solo dopo averavuto un supporto importante pro p o s i t i-vo da parte delle OO.PP.AA. e della Coldi-retti in part i c o l a re che ha insistentemen-te voluto il Tavolo Ve rde. Il Ministro nonha parlato a titolo personale come primaaccadeva, ma lo ha fatto con l’appoggiodel Governo.Il Consiglio Europeo di Berlino ha rag-giunto un accordo politico globale, in ri-ferimento alle riforme del regime delle ri-sorse proprie, dei fondi strutturali e dellaPAC, nonché sull’allargamento ad est.Ora l’accordo raggiunto dovrà esseref o rmalizzato attraverso l’adozione deiRegolamenti di base e dei re g o l a m e n t iapplicativi.Per il futuro, l’anno 2002 si configuracome un appuntamento importante per ilsistema finanziario dell’Unione. Tale datacostituisce anche un punto di riferimentocentrale perché coincide con alcune de-cisioni di rilievo che l’Unione dovrà assu-mere in materia di trattative sul commer-cio internazionale (WTO), di ampliamen-to ai PECO e per alcune verifiche suglie ffetti delle riforme delle org a n i z z a z i o n idei mercati agricoli (revisione regime lat-t i e ro-caseario, carni bovine, cereali edoleaginose).I prossimi negoziati multilaterali a livellodi OMC inizieranno a Seattle, negli USA,il 30 novembre 2000 e le questioni agri-cole saranno in agenda già dal 1 gennaio2000. Di interesse per il settore sono glielementi di discussione relativi all’acces-so di mercato, alle sovvenzioni alleesportazioni ed al sostegno interno, non-

ché i temi collegati ai diritti di pro p r i e t àintellettuale (riconoscimento denomina-zioni) e alla sicurezza e qualità dei pro-dotti agroalimentari.A seguito di quanto sopra le nostrepreoccupazioni sono rivolte a due aspettifondamentali. Da una parte la “nonunità” dell’EUROPA. Siamo molto attentialle nostre divisioni interne, alle nostrepeculiarità nazionali e nessuno vuole ce-dere di un passo.Dall’altra parte il Governo U.S.A. ha giàstanziato aiuti diretti ai produttori di ce-reali (il prezzo medio è di 17-18.000 Lireal q.le per il grano) non tenendo in asso-luta considerazione quanto previsto dagliaccordi fatti.Il secondo aspetto ci riguarda più da vi-cino e necessita di una riflessione piùampia.I prossimi 7 anni saranno gli ultimi pre-sumibilmente per potersi pre p a r a re as t a re sul mercato con stru t t u re definite.E’ una sorta di ultimo treno che dobbia-mo necessariamente pre n d e re “al volo”in un contesto nazionale dove non sip rogramma in agricoltura dai Piani Ve rd ie in un contesto regionale che non vedeancora scritto il Piano Regionale dell’A-gricoltura e non vede neppure part i re lapubblicizzata Conferenza Agraria Regio-nale, che doveva contribuire a form a re ilpiano di cui sopra. Se consideriamo checon Agenda 2000 assume ancora più im-p o rtanza il cofinanziamento degli statimembri, non è più possibile che gli inve-stimenti vengano effettuati a vista senzaun programma definito.Abbiamo in sintesi la sensazione che l’a-gricoltura nelle Marche sia ancora unp roblema dell’Assessore più che dellaGiunta. La Coldiretti ha lanciato due ini-ziative “Campagna Amica” e Impre s aVe rde” che tendono a coinvolgere ognig i o rno di più i consumatori, i cittadinitutti, in un discorso di impresa agricolo-ambientale che salvaguardi da una part e

ma consenta di fare impresa dall’altra.Anche in questo senso dovremo stare at-tenti ad individuare le risorse che ci ver-ranno dalla C.E.E s s e re pronti quindi a sfru t t a re tutto ciòche potremo nei prossimi 7 anni, diventaun imperativo, ed è nostro compito dauna parte lavorare sul mondo dei produt-tori dall’altra, sulla sburo c r a t i z z a z i o n edella macchina pubblica (la liquidazioneex ESAM è un caso eclatante).E’ solo con sinergie specifiche, con unTavolo Ve rde Regionale o che funzioni apieno regime, che potremo arr i v a re ap o rt a re le peculiarità delle Marche in Eu-ropa, garantendo un reddito equo checonsenta di produrre nuovi posti di lavo-ro e ricambio generazionale.Dobbiamo avere tutti la coscienza, cheAgenda 2000 è nelle nostre mani.

Franco PasquiniDirettore Federazione

Coldiretti Marche

ATTENTI ALLE DIVISIONITRA GLI STATI MEMBRI

S

NORMATIVA

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contenuti della riform adella politica agricola co-munitaria dovrà assume-re, sempre più, indirizziche valorizzino il ru o l o

multifunzionale del comparto agricolo, dip rogetti d’impresa che raff o rzino la re a-lizzazione e la cooperazione tra settoreagricolo e impresa di trasform a z i o n ep romuovendone la capacità impre n d i t o-riale e quindi la capacità competitiva del-l’insieme del sistema agroalimentare.In sostanza una riforma di politica agrico-la implica un approccio globale, collegataalla difesa dell’ambiente, alla valorizzazio-ne delle vocazioni e delle diversità terr i t o-riali, alla qualità e sicurezza dei pro d o t t i .Questa nuova dimensione che marca unaf o rte discontinuità con il passato, carat-terizzata da un intervento di natura assi-stenziale a sostegno del reddito agricolo,c o m p o rta una seria riflessione da part edelle istituzioni sul rapporto e la coere n-za tra politiche, che tutti dichiarano divoler perseguire, e gli strumenti di con-

fronto attivati.Alcuni atti che la stessa Regione ha com-piuto indicano una contraddizione stri-dente con questa regola, mi riferisco allap roposta di patto di sviluppo pre s e n t a t oalle forze sociali, che non contempla l’a-gricoltura, all’istituzione del tavolo verd edove si è esclusa la presenza delle Org a-nizzazioni Sindacali dei lavoratori comese le politiche del lavoro e della form a-zione fossero ininfluenti ai fini dello svi-luppo del comparto agroalimentare.In ultimo, anche per la definizione delpiano di settore agricolo si sta re g i s t r a n-do una forte resistenza da parte delle As-sociazioni Professionali Agricole sullap a rtecipazione al tavolo sia delle Org a-nizzazioni Sindacali che di altre Associa-zioni datoriali, credendo, per questa via,di potersi garantire un ruolo, non pre o c-cupandosi che questo atteggiamentop roduce la conservazione della marg i n a-lità del comparto agricolo.

Wilma BontempoFLAI-CGIL MARCHE

enso che glia c c o rdi co-munitari ab-biano soddi-sfatto le at-

tese di noi produttori agri-coli italiani. Tuttavia, ritengoche l’agricoltura italianadebba saper cogliere questao p p o rtunità che è stata data,ma anche capire che devem o d i f i c a re, o meglio elevarela propria specializzazione.Si dovrà elevare il livelloqualitativo per essere piùcompetitivi ed entrare nellaconcorrenza di un’economiaglobale.Elevare le produzioni tipichee nel contempo avere piùattenzione a qualificare lospazio rurale, l’ambiente e iservizi.Nel caso specifico del setto-re vino, i 12.933 ettari di di-ritti d’impianto che l’Italia avrà a disposi-zione dovranno essere assegnati solo alleregioni dove realmente il fabbisogno vinoè realmente cre s c i u t o .Ben vengano poi le regolarizzazioni deireimpianti di vigneti non notificati al finedi avere finalmente un certo catasto viti-vinicolo.I m p o rtante sarà stabilire un sistema difinanziamento per la ristrutturazione divigneti, sempre però che l’impianto sialegato ad una produzione dove la do-manda del mercato è consistente.I m p o rtante poi, per le ‘pratiche enologi-che’, è che il Consiglio della CE fissi i li-miti relativi all’anidride solforosa e all’a-cido sorbico.Accettato di buon grado il divieto di vini-f i c a re mosti provenienti da Paesi terzi ela miscelazione di vini comunitari con vi-ni importati da paesi terzi. Estremamentei m p o rtante sarà poi disciplinare il siste-ma di controllo sulle regole d’etichettatu-ra al fine di informare il consumatore suivini prodotti con mosti importati.

Massimo BernettiConsigliere Nazionale

Unione Italiana Vini

Necessario anche il contributo sindacale

Elevare la qualità

P

I

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NORMATIVA8

atto è d’importanza stra-tegica in quanto autoriz-za la lavorazione, secon-do i dettami della tradi-zione, di formaggi altri-

menti destinati a scomparire, visto che ill o ro processo produttivo prevede l’utiliz-zo di attrezzature e locali, non considera-ti idonei dalle norme comunitarie e, so-prattutto, dal loro recepimento a livellonazionale. I formaggi interessati sonopecorini, caciotte, ricotte, formaggio difossa, slattato, caprini, raviggiolo, cacioa forma di limone e casècc.L’ a l t e rnativa era di operare nell’illegalità,con possibili conseguenze anche penaliper gli stessi produttori. L’Assessorato all’agricoltura ha lavoratoa ffinchè, nell’articolo 8 del decreto legi-slativo n. 173/98, venisse inserita unan o rma che dà mandato alle Regioni die l e n c a re le produzioni, che possono de-ro g a re alle disposizioni comunitarie. Lap roposta marchigiana ha incontrato l’a-desione di tutte le Regioni ed ora è final-mente possibile stilare quell’elenco, checonsente la “tutela” dei prodotti legati al-la tradizione, anche per le loro peculiaritàdi lavorazione. L’insieme degli elenchi delle Regioni daràvita a quello che viene chiamato “Atlantedel Patrimonio Gastronomico”. Infatti ilMinistero per le Politiche Agricole racco-glierà tutti gli atti regionali, correlati dallecaratteristiche del prodotto e modalità dilavorazione, e il Ministero della Sanitàvaluterà se sono state adottate le misureadeguate ad assicurare uno stato soddi-sfacente di polizia e disinfezione dei ma-teriali di contatto e dei locali utilizzati.Quindi si provvederà alla definizione deldecreto del MIPA. Quello adottato dalla giunta è il primoatto di una Regione in questo senso,non c’è che augurarsi che anche le altre

Regioni facciano presto la loro part e :sarà così possibile disporre di uno stru-mento per salvare i prodotti tipici dallascomparsa o dall’anonimato. Nella so-stanza un passo in avanti nella dire z i o n edella difesa delle produzioni mediterr a-nee, che purt roppo a livello comunitarioancora non hanno la necessaria atten-z i o n e .

Di seguito pubblichiamo, per ogni for-maggio, le sue caratteristiche di lavora-zione con l’indicazione delle attre z z a t u ree locali utilizzati. Il lavoro è il risultato diuna sinergia tra interlocutori diversi: tec-nici dell’Assessorato all’agricoltura, Uni-versità di Agraria, Comunità Montane,veterinari delle AUSL, organizzazioni pro-fessionali e Arcigola Slow Food.

FORMAGGI TIPICI,IL FUTURO È ASSICURATO

L’ La giunta ha adottato un provvedimento che consentedi dero g a re, per alcuni prodotti, alle disposizionicomunitarie in materia igienico-sanitaria. Per ilmomento sono stati presi in considerazione i formag-gi, ma sono già in corso le consultazioni per definireun provvedimento analogo anche per gli altri settori.

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P E C O R I N OCARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte ovino crudo diprovenienza locale.

- Al latte appena munto si aggiunge caglio natu-rale di provenienza locale (nella zona dei MontiSibillini è tipica la consuetudine di aro m a t i z z a reil caglio con erbe locali).

- Possibile l'aggiunta di fermenti lattici per guida-re la fermentazione purché non vengano alteratele caratteristiche tipiche del prodotto.

- La rottura della cagliata si effettua delicatamentecon le mani o con attrezzi appositi in part i c e l l edella dimensione di una nocciola per il pro d o t t of resco e di un chicco di riso per lo stagionato;dopodiché si lascia riposare per alcuni minuti.

- Dopo queste operazioni, la massa viene messanelle fascere e pressata con il palmo delle maniper favorire lo spurgo del siero.

- F requente la semicottura della cagliata per ilprodotto stagionato che avviene a 45/48°.

- La salatura si effettua a secco mettendo le for-me sotto sale fino ad un massimo di due giorni.

- La maturazione avviene in ambiente fresco edumidità media, dove le forme vengono rigirateg i o rnalmente e lavate a giorni alterni con acquae siero tiepido.

- La vendita al dettaglio non va effettuata prima di20 giorni.

- F requente la stagionatura del prodotto fino a ol-tre un anno.

- Il prodotto finito si presenta in forme di altezza6-10 cm, diametro 14-20 cm, peso kg 1-2,5;f o rma cilindrica a facce piane e scalzo legger-mente convesso, crosta giallastra, pasta biancascarsamente occhiata di sapore sapido e pasto-so delicatamente aromatico (il formaggio sta-gionato ha la crosta unta di olio di oliva di colo-re tendente al ro s s a s t ro, pasta compatta di co-lore giallo paglierino, gusto e aroma intensi).

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui "materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari".

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- È d i ffusa la commercializzazione di pro d o t t onon confezionato.

LOCALI UTILIZZATI- Consentita la maturazione e la stagionatura in

locali non condizionati purché adibiti esclusiva-mente a tale uso e con pavimentazione non interra battuta.

- Consentita la maturazione su assi di legno pur-ché opportunamente deterse e sanificate.

C A C I O T TACARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Latte vaccino o aggiunta in pro p o rzioni variabilidi latte ovino e/o caprino (tutto di pro v e n i e n z alocale).

- Al latte crudo appena munto si aggiunge caglio.Coagula in 20-30 minuti.

- In alcuni casi si effettua la semicottura della ca-gliata fino a 43-44°.

- Dopo la rottura della cagliata, effettuata con lemani o con appositi attrezzi in piccolissime par-ticelle, si lascia riposare alcuni minuti.

- Poi la massa viene messa nelle fascere e pre s-sata con il palmo delle mani per favorire lospurgo del siero.

- Salatura effettuata a secco mettendo le form esotto sale e rigirandole ogni 12 ore fino ad unmassimo di due giorni.

- Al termine vengono scottate con siero bollenteper alcuni minuti ed asciugate con un panno dicotone.

- Matura per 15-20 giorni in ambiente fresco adumidità media, dove le forme vengono lavate agiorni alterni con acqua e siero tiepido.

- Il prodotto non va immesso in commercio pri-ma di 10 giorni.

- Nella zona del Montefeltro la caciotta viene sta-gionata per un periodo variabile da due a seimesi. Nella stessa zona si usa anche stagionarele caciotte (per almeno 40 giorni) in botti di le-gno, cassettoni di legno, bigonce, mastelli oa n f o re di terracotta, conciate con foglie di nocea strati.

- Il prodotto finito si presenta in forme cilindrichea scalzo convesso del peso di kg 0,7-2, altezzacm 4-7, diametro cm 10-22. La crosta è di coloravorio scuro (maculata di bruno nel caso dell'u-tilizzo di foglie di noce), la pasta è compatta(con rare fessurazioni nella zona del Montefel-t ro, più occhiata nella zona del Fermano dove ilprodotto viene consumato più fresco).

Il sapore varia a seconda delle zone e della stagio-natura dal dolce acidulo (Fermano) al pastoso, piùsapido (Montefeltro).

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui "materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari".

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- È d i ffusa la commercializzazione di pro d o t t onon confezionato.

- Consentito l'uso di foglie di noce opport u n a-mente lavate e provenienti da colture non tratta-te chimicamente.

LOCALI UTILIZZATI- Consentita la maturazione e la stagionatura in

locali non condizionati purché adibiti esclusiva-mente a tale uso e con pavimentazione non interra battuta.

- Consentita la maturazione su assi di legno pur-ché opportunamente deterse e sanificate.

- Consentita la stagionatura in botti di legno, cas-settoni di legno, bigonce, mastelli o anfore pur-ché detersi e sanificati.

S L AT TAT OCARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte vaccino intero diprovenienza locale da razze a prevalente attitudi-ne da carne. Alimentazione: pascolo estensivo,foraggi, miscele di cereali e leguminose.

- Si lascia raffreddare di qualche grado il latte ap-pena munto aggiungendovi il caglio. Coagula in30-40 minuti.

- Dopo la rottura della cagliata in grumi finissimi,la massa viene fatta addensare con il calore del-la mani, poi messa nella forma e pressata per10 minuti.

- Salatura a secco sulle forme per massimo duegiorni; poi si toglie il sale in eccesso e si passa-no le forme nel siero a 95 gradi lisciando benela superficie; dopodiché si avvolge in un pannodi cotone per breve tempo.

- Matura in sette giorni in ambiente fresco e umido- Non si effettua stagionatura.- Il prodotto finito si presenta in forme di Kg 0,4-

1,8 di forma tonda, afflosciata su se stessa.- C rosta morbida, color panna, pasta omogenea,

molle di colore bianco, sapore dolce acidulo.- Si produce da ottobre a marzo nella zona del

Montefeltro.- È tradizionale mettere in commercio le form e

avvolte in foglie di fico o di cavolo.

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari.

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- È d i ffusa la commercializzazione di pro d o t t onon confezionato o avvolta in foglie di fico o dicavolo opportunamente lavate e provenienti dacolture non trattate chimicamente.

LOCALI UTILIZZATI- Consentita la maturazione in locali non condi-

zionati e su assi di legno purché opportunamen-te deterse e sanificate.

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R AV I G G I O L OCARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte bovino o ovicapri-no di provenienza locale.

- Si lascia raffreddare di qualche grado il latte ap-pena munto aggiungendovi caglio. Coagula intrenta minuti.

- La cagliata non viene rotta ma prelevata in pic-cole quantità con un mestolo e posta a scolaresu stuoie oppure su foglie di felce, di fico o dicavolo.

- Salatura non sempre effettuata e con pochissi-mo sale.

- Si consuma fresco.- Si produce, da ottobre ad aprile, nella zona del

Montefeltro.

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari.

- Consentito l'utilizzo di stuoie lavate e sanificate,foglie di felci, di fico o di cavolo.

CACIO IN FORMA DI LIMONECARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte ovino crudo dip rovenienza locale. Alimentazione: pascoloestensivo, foraggi, miscele di cereali e legumi-nose.

- Al latte crudo si aggiunge caglio naturale di pro-venienza locale.

- La rottura della cagliata si effettua delicatamentecon le mani o con attrezzi appositi in part i c e l l e ,dopodiché si lascia riposare per alcuni minuti.

- Dopo queste operazioni, la massa viene messain stampi di terracotta forati a forma di limone.

- La salatura si effettua a secco con poco sale mi-schiato a buccia di limone grattugiata per duegiorni.

- Al termine si elimina il sale in eccesso e si lava.- Quindi le forme vengono spennellate con acqua

e farina per farvi aderire scorze di limone.- La maturazione avviene in ambiente fresco ed

umido per un periodo che va da quattro a diecigiorni.

- Il prodotto finito, a forma di limone, pesa 100-150 grammi, ha pasta fresca, bianca, con sapo-re di limone.

- Si produce nella vallata del Metauro da aprile asettembre.

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui "materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari".

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- Consentito l'uso di stampi in coccio detersi esanificati.

C A S È C CCARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Latte vaccino e/o ovino di provenienza locale.Alimentazione: pascolo estensivo, foraggi, mi-scele di cereali e leguminose.

- Al latte appena munto si aggiunge il caglio.- Coagula in trenta minuti.- Dopo la rottura della cagliata, effettuata con le

mani o appositi attrezzi (a dimensione di un chic-co di riso), la massa viene posta nelle fascere .

- La salatura si effettua a secco, rigirando le for-me ogni 12 ore e salando nuovamente, fino adun massimo di due giorni.

- Matura in 10 giorni in ambiente fresco e umido,dove le forme vengono messe ad asciugare suun ripiano di legno e lavate a giorni alterni rigi-randole quotidianamente per i primi 10 giorni.

- Stagionatura in cantina da un mese a un anno.Durante questo periodo le forme vengono postesu foglie di noce per i primi otto giorni e suc-cessivamente conservate nei caratteristici orc idi terracotta.

- Le forme, dell'altezza di 4-8 cm, del diametro di14-22 cm e del peso di 0,7-2 kg, hanno unacrosta giallo paglierina, liscia, traslucida.

- Pasta compatta priva di occhiature.- S a p o re deciso, pastoso, gradevolmente aro m a-

tizzato.- Si produce nella zona del Montefeltro da ottobre

a marzo.

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari.

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- È d i ffusa la commercializzazione di pro d o t t onon confezionato.

- Utilizzate foglie di noci opportunamente lavate ep rovenienti da colture non trattate chimicamente

- Itilizzati orci di terracotta detersi e sanificati.

LOCALI UTILIZZATI- Consentita la maturazione e la stagionatura in

locali non condizionati purché adibiti esclusiva-mente a tale uso e con pavimentazione non interra battuta.

- Consentita la maturazione su assi di legno pur-ché opportunamente deterse e sanificate.

Resta inteso che per tutti i prodotti di cui sopra, siapplica il DPR 54/1997 per quanto non diversa-mente specificato. I produttori dovranno comun-que predisporre un piano di autocontrollo azienda-le secondo le modalità previste dal Decreto Legi-slativo n. 155/97.

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FORMAGGIO DI FOSSACARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte ovino intero conaggiunta di latte vaccino intero fino a un maxdel 30%. Alimentazione prevalentemente da fo-raggi verdi e/o affienati provenienti da pascolie/o da coltivazioni naturali (possibile integrazio-ne con mangimi concentrati non addizionati nel-la misura massima del 30%).

- Il latte appena munto va posto in recipienti refri-gerati a temperatura di +4° e inviato al centro dilavorazione prima possibile e comunque non ol-tre i due giorni successivi.

- Il latte va coagulato a una temperatura di 35/38°con caglio animale.

- Possibile l'aggiunta di fermenti lattici per guida-re la fermentazione purché non vengano alteratele caratteristiche tipiche del prodotto.

- Maturazione in caseificio per un periodo minimodi sessanta giorni a meno di 15 C° e umidità80/90%.

- L'infossamento deve avvenire tra il 20 luglio edil 30 agosto.

- Stagionatura in fossa di almeno 90 giorni.- Le caratteristiche del prodotto finito sono: part e

e s t e rna con possibili tracce di muffa o piccolec repe e deformazioni dovute al periodo di sta-gionatura nelle fosse.

- Pasta di color bianco, bianco sporco o legger-mente paglierino, di consistenza semidura, fa-cilmente friabile.

- Odore caratteristico.- Sapore decisamente piccante e persistente, mo-

deratamente salato, leggermente acidulo conuna punta di amaro.

- Grasso sulla sostanza secca pari almeno al 35%- F o rme di peso variabile da 800 e 1500 grammi,

scalzo arrotondato di altezza pari a 6/10 cm,con diametro compreso tra 12 e 20 cm.

CARATTERISTICHE DELLE FOSSE- Fosse con unica apertura circolare con diametro

di 70-200 cm e profondità massima di 4 metri,p a reti scavate naturalmente nella roccia tufaceache risultino prive di crepe ed infiltrazioni e nonsiano rivestite di cemento o di mattoni; il fondodelle fosse deve perm e t t e re lo scolo dei grassiverso il centro.

- Tali caratteristiche devono essere certificate me-diante relazione tecnica redatta da un professio-nista abilitato.

- Le fosse ritenute idonee da un'apposita Com-missione verranno iscritte in un apposito alboed identificate con un numero pro g ressivo di ri-conoscimento.

- Per le nuove fosse è previsto un periodo di pro-va di almeno tre infossature, durante il quale sa-ranno valutati i risultati organolettici e chimico-fisici relativi alla stagionatura del formaggio.

- Le fosse vanno adeguatamente preparate primadell'infossamento del formaggio attraverso: larealizzazione sul fondo di un pavimento soprae-levato fatto con tavole di legno che consenta ildeflusso dei liquidi grassi prodotti dalla fermen-tazione del formaggio durante la stagionatura eil rivestimento delle pareti con uno strato di 10-15 cm di paglia di grano.

- I titolari delle fosse iscritte all'Albo devono tene-re specifico re g i s t ro di carico e scarico in cuiannotare: quantità e data infossamento per spe-cifica composizione merceologica e provenienzadel formaggio e data di aperture delle fosse.

R I C O T TACARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: siero derivante dalla la-vorazione dei pecorini e delle caciotte

Il siero viene trasferito in caldaia e riscaldato a 80-90° Si ottiene per affioramento; dopodiché si pro c e d ealla formatura in appositi stampi

MATERIALI UTILIZZATI- consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui "materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari"

- consentito l'uso di utensili di legno (la pulizia vie-ne tradizionalmente effettuata con acqua bollente)

C A P R I N OCARATTERISTICHEDEL PRODOTTO E FASIDEL PROCESSO PRODUTTIVO

- Materia prima utilizzata: latte caprino di pro v e-nienza locale. Alimentazione: pascolo estensivo,foraggi, miscele di cereali e leguminose.

- Si porta il latte crudo a circa 35-37° aggiungen-dovi il caglio. Coagula in 30 minuti.

- Dopo la rottura della cagliata (a dimensioni digrani molto piccoli), si riporta la temperatura acirca 40°.

- Una volta depositata, la massa viene estratta emessa in appositi stampi a sgro n d a re; la pre s-satura si effettua con le mani.

- Salatura a secco sulle forme per massimo dueg i o rni; poi si toglie il sale in eccesso lavando leforme con il siero caldo.

- Matura in tre settimane in casera dove le form evengono lavate quotidianamente per i primi tregiorni e ogni due per i successivi.

- Stagionatura da un mese fino a un anno circ a ,in ambiente fresco e asciutto.

- Si produce in primavera-autunno, nella zona delMontefeltro.

MATERIALI UTILIZZATI- Consentito l'uso di pentole di rame purc h é

c o n f o rmi alle vigenti disposizioni sui materialidestinati a venire a contatto con i prodotti ali-mentari.

- Consentito l'uso di utensili di legno stagionato eben levigato purché opportunamente detersi esanificati.

- È d i ffusa la commercializzazione di pro d o t t onon confezionato.

LOCALI UTILIZZATI- Consentita la maturazione e la stagionatura in

locali non condizionati purché adibiti esclusiva-mente a tale uso e con pavimentazione non interra battuta.

- Consentita la maturazione su assi di legno pur-ché opportunamente deterse e sanificate.

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a giunta hae s p resso pa-re re favore v o-le alla re g i-strazione dellaDOP “Oliva

tenera ascolana del piceno”. Ilp rovvedimento prevede anchela richiesta al Ministero dellap rotezione nazionale in viatransitoria; nella sostanza laRegione chiede che, in attesadel definitivo riconoscimentoe u ropeo della DOP, il pro d o t t ovenga comunque tutelato. Sitratta di una procedura con-sentita dal reg. CE 535/97,che dà questa possibilità perla durata di cinque anni e leM a rche sono la prima Regio-ne ad averne previsto, pro p r i oper l’oliva ascolana, la sua ap-p l i c a z i o n e .Il provvedimento adottato dal-la giunta è il risultato di unlungo percorso, iniziato alla fi-ne del 1996, che ha visto l’As-sessorato lavorare di concert ocon il Comitato pro m o t o re perl’ottenimento della DOP, conla collaborazione dell’ASSAM,dell’Agenzia per i servizi disviluppo agricolo dell’Abru z-zo, del Comune e della Pro-vincia di Ascoli. I tempi si so-no allungati, in quanto è statonecessario sia mettere a pun-to la documentazione (disci-p l i n a re, relazione illustrativa,planimetrie), sia ottenere ilp a re re della Regione Abru z z o ,essendo una parte della pro-vincia di Teramo intere s s a t aalla produzione. Non c’è dubbio che la “tenera

ascolana” abbia tutte le carat-teristiche per aspirare al rico-noscimento della DOP, pre v i-sto dal regolamento comuni-tario 2081/92. Se ne sottoli-neano alcune:- si tratta di una varietà la cui

coltivazione ha origini anti-chissime, molto appre z z a t a

ancora oggi, in diverse pre-parazioni. Risulta citata da-gli scrittori latini dopo lavittoria romana sui piceni,lo stesso Papa Sisto V, ori-ginario di Montalto delleM a rche, era un suo estima-t o re, così come Rossini,Garibaldi e Puccini;

- le sue caratteristiche org a-nolettiche vengono esaltatedal part i c o l a re ambiente incui si sviluppa sia nella par-te appenninica, che in quel-la collinare che si estendefino al litorale. In questi dueambienti, anche molto di-versi tra di loro – si va dai20 ai 500 metri s.l.m. - ilclima, i terreni e la presenzadi corsi d’acqua sono ele-menti favorevoli a questavarietà;

- anche la tecnica di deama-rizzazione in salamoia è an-tichissima ed è stata tra-mandata, praticamente in-variata, fino ai giorni nostri.I Monaci Olivetani - la cuisede era ad Ascoli presso lachiesa Sant’Angelo Magno- furono i primi ad operarela concia delle olive, utiliz-zando il ranno;

- gli elevati costi di pro d u z i o-ne, che dipendono dalletecniche di raccolta (a ma-no, una drupa alla volta),dalla frammentazione del-l ’ o ff e rta e anche dalla scar-sità di idonee stru t t u re perla lavorazione, rischiano dip ro v o c a re una re c e s s i o n edella produzione e la con-c o rrenza sleale di pro d o t t idi diversa origine e incert aqualità, che sul mercato sifregiano del suo nome;

- la protezione del marc h i og a r a n t i rebbe quindi sia sulversante del pro d u t t o re ,che del consumatore, con-tribuendo ad assicurare fu-t u ro a un prodotto con

L Insieme al parere positivo della giuntaper il riconoscimento comunitario,anche la richiesta al Ministero per laprotezione nazionale in via transitoria

OLIVA TENERAVERSO LA D.O.P.

NORMATIVA

Farcita e cucinata, è l’elemento essenziale del fritto all’ascolana

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13sbocchi di mercato e cer-tezza di coltivazione in un’a-rea importante per lo svi-luppo rurale della regione.

Per quanto riguarda la colti-vazione, sono circa 66 gli et-tari a coltura specializzata, aiquali devono sommarsi le nu-m e rose piante sparse, oltre7000, anche se si ritiene chequesto sia un dato sottosti-mato, in quanto, praticamenteogni casa colonica della zona,possiede una pianta per unap roduzione squisitamente fa-m i l i a re. A questi dati devonoe s s e re poi aggiunti quelli delvicino Abruzzo.La produzione stimata è di6.000 quintali di olive che, adun prezzo, che va dalle 1.500alle 4.000 lire al chilogram-mo, porta ad una PLV di oltre2 miliardi di lire. Va l o re que-sto che non considera il pro-dotto venduto con la farc i t u r aper essere consumato fritto: aquesto proposito si calcolache la domanda potenziale siadi almeno 20 mila quintali. Nel disciplinare di pro d u z i o n evengono indicati i diversi re-quisiti per la DOP: l’elenco deicomuni interessati delle pro-vincie di Ascoli e Teramo; lecaratteristiche del terreno (dalc a l c a reo argilloso, all’are n a-ceo, con PH sub-alcanino) edei nuovi impianti ( il materia-le deve essere certificato sot-to l’aspetto varietale e sanita-rio, con sesti ampi, tali da fa-v o r i re una buona are a z i o n eed illuminazione: max 300piante a ettaro); coltivazione edifesa fitosanitaria vanno ese-guite con tecniche a bassoimpatto ambientale e l’irr i g a-zione va interrotta almeno 20g i o rni prima della raccolta; lapotatura deve essere quellav e rde e secca; la raccolta èdal 10 settembre al 20 otto-b re; la produzione unitariapuò arr i v a re ad un massimodi 6 tonnellate ad ettaro equella eccedente non può es-

s e re commercializzata comeDOP; le caratteristiche delfrutto (rapporto polpa/noccio-lo non inferiore a 4, colorev e rde-paglierino, polpa fine ecompatta, il trattamento di

deamarizzazione deve avveni-re non oltre le 48 ore dallaraccolta). Il disciplinare pre-vede anche l’istituzione di unapposito Consorzio di tutela ele indicazioni per gli operatori

i n t e ressati ad avere il lorop rodotto riconosciuto comeDOP (iscrizione degli oliveti odegli impianti di trasformazio-ne agli appositi Albi pubblicidelle Camere di Commerc i o ,le partite di olive, prima delconfezionamento, devono es-sere sottoposte ad analisi chi-miche, fisiche e org a n o l e t t i-che); inoltre, al termine dellalavorazione, i frutti devonopresentarsi sani, con odore dif e rmentato, sapore lievemen-te acido e re t rogusto amaro-gnolo, fragrante e cro c c a n t ein bocca. Il prodotto va com-m e rcializzato in vetro o altromateriale consentito, sull’eti-chetta il nome della DOP, conl’indicazione della data di pro-duzione.Nel commentare il disciplina-re, Moruzzi ha detto che “l’e-lenco minuzioso di disposi-zioni consente di garantireunicità all’oliva tenera ascola-na, difendendola dalle nume-rose frodi. Infatti, è suff i c i e n-te confrontare i dati della pro-duzione con quelli della do-manda per compre n d e re chet roppo spesso il prodotto inc o m m e rcio niente ha a chev e d e re con quello che giusta-mente aspira alla DOP.”

L’agricoltura deve tornare a essere il settore “primario” del-le Marche. Lo strumento per rilanciarla è il “Tavolo verd e ” ,un organismo consultivo istituito dalla Regione, che laGiunta regionale ha insediato, alla presenza del pre s i d e n t eVito D’Ambrosio e dell’assessore all’Agricoltura Marco Mo-ruzzi. Scopo del “Tavolo” è quello di concertare le strategiee di “governare il cambiamento”, attraverso la collaborazio-ne e il coinvolgimento delle organizzazioni professionali disettore. Partecipano al “Tavolo”: la Coldiretti, la Cia (Confe-derazione italiana agricoltori), la Confagricoltura, la Copagri(Confederazione produttori agricoli) e il mondo della coo-perazione: Agci (Associazione generale cooperative italia-ne), la Confcooperative, la Lega cooperative e Mutue, l’Unci(Unione nazionale cooperative italiane).L’agricoltura – è stato sottolineato nel corso dell’incontro –deve uscire dal ghetto in cui sembra sia stata confinata ne-gli ultimi anni: all’opposto è un comparto economico fonda-mentale e la prima “azienda” delle Marche, con un 8-9 percento di addetti, contro l’1 per cento rilevato in altre Regio-ni. E’ dunque il primo settore, sia in termini occupazionali,che di valore aggiunto, considerando anche l’indotto dell’a-g ro a l i m e n t a re. La crescita del settore, è stato chiarito, pas-sa attraverso il coinvolgimento dei giovani, “perché l’agri-coltura non si fa più con i pensionati e i buoni intenzionati”.

UN TAV O L O V E R D EP E R G O V E R N A R EI L C A M B I A M E N T O

La drupa è ovale, grossa, ricca di polpa con epicarpo sottile e di un bel colore verde paglierino, nel periodo della raccolta. Il peso medio di unadrupa è di 7-8 gr. con un diametro di 27-30 mm.

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LA QUALITÀ14

a giunta met-te al bando lep rove sullesementi gene-t i c a m e n t em a n i p o l a t e ,

che il Piano Nazionale di se-mina 1999 prevedeva, a parti-

re dalla primavera di que-st’anno, nelle aziende agricolesperimentali della Regione.Due anni di prove sperimenta-li a pieno campo sono neces-sarie, in base alle disposizioninazionali, per iscrivere nuovevarietà nel re g i s t ro Va r i e t a l e

Nazionale che elenca le specievegetali che possono esserec o m m e rcializzate e seminate.A tutt’oggi nessuna sementegeneticamente manipolata èstata iscritta a questo registroe tutti i prodotti vegetali gene-ticamente manipolati giungo-

SEMENTI “MANIPOLATE”,NIENTE SPERIMENTAZIONE

L

a Fiera mon-diale dell’Ali-m e n t a z i o n enaturale e deip rodotti eco-logici – BIO-

FACH di Norimberga - hacompiuto 10 anni, e proprio il1999 è stato dedicato all’Ita-lia, con numerosi seminari,convegni, presentazioni e de-gustazioni di prodotti gastro-nomici italiani.1300 espositori, di cui oltre il50% provenienti dall’estero ,52 paesi in rappresentanza ditutti i continenti, 20.000 visi-tatori, sono dati che testimo-niano che BIOFACH non è so-lo una manifestazione fieristi-ca, ma rappresenta un vero ep roprio evento intern a z i o n a l eper l'universo del biologico.La Germania costituisce il piùi m p o rtante mercato mondialedi questi prodotti e ciò spiegala numerosa part e c i p a z i o n edegli espositori italiani, se-condi come presenza, solo aitedeschi. Molte aziende biologiche ita-liane, a part i re dagli anni '70,

hanno avviato la loro attivitàp roprio grazie ai contratti divendita stipulati con la Germ a-nia, paese verso il quale tutto-ra si indirizza gran parte deln o s t ro export agro a l i m e n t a re .In esposizione cibi e bevande,cosmetici e detergenti ecolo-gici, abbigliamento, arre d a-mento, prodotti per l'agricol-tura, cartoleria, giocattoli,editoria.Le Marche erano presenti conuno spazio istituzionale, a cuihanno partecipato diverseaziende biologiche marc h i g i a-ne: Tre Mori, Aurora, Associa-zione Terre dell'Adriatico, Ter-ra e Cielo, Monaldi, Petrini,Campo, Alce Nero.La Fiera si è aperta con lac o n f e renza stampa " Agricol-

tura biologica made in Italy",a cui hanno partecipato, qualispecial guest, Antonio Com-pagnoni (IFOAM Italia), l'as-s e s s o re all'agricoltura Marc oM o ruzzi, Lino Nori (FIAO Ita-lia) e il dire t t o re dell’IFOAMBernward Geie.Moruzzi ha ricordato la richie-sta avanzata dall’Italia dig i u n g e re alla rapida appro v a-zione delle disposizioni inte-grative del Reg.CEE 2092/92sull'agricoltura biologica, cheprevedono un esplicito divietodi uso di piante geneticamen-te manipolate nelle produzionibiologiche. Part i c o l a re inte-resse ha suscitato l’iniziativaregionale in quattro comunim a rchigiani (Serra dei Conti,Cingoli, Montecarotto e Sas-

s o c o rv a ro), nei quali è statobandito l’uso indiscriminatodella chimica, creando cosìun’oasi rurale di 16.400 ettaricoltivati con metodo biologi-co e con tecniche agricole abasso impatto ambientale. Nel corso della confere n z astampa è stato anche pre s e n-tato lo studio dell'Istituto diEconomia Agraria dell'Univer-sità di Ancona, che evidenziail trend in crescita, sia dellas u p e rficie coltivata con meto-do biologico, sia del numerodelle aziende agricole: nelleMarche il 4.15 per cento dellas u p e rficie è coltivata con me-todo biologico, un dato rile-vante considerando che lamedia nazionale è 3.83 percento. L’indagine conferm ache la produzione biologicaitaliana è in forte espansionee in grado di assicurare reddi-ti adeguati ai produttori. Loconfermano anche i dati tede-schi sulle importazioni : in ta-vola i prodotti biologici sonogran parte italiani, sehr gut !

Luana Spernanzoni

L Cibi, bevande, ma anche cosmetici,d e t e rgenti, abbigliamento e arre d a-mento: le imprese marchigiane si sonodistinte alla kermesse fieristica tedesca“Biofach”

IL BIOLOGICO A NORIMBERGA

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15no in Italia solo se import a t id a l l ’ e s t e ro, ma devono co-munque sottoporsi ad auto-rizzazione.La decisione della giunta re-gionale parte dalla considera-zione che non esistono cert e z-ze scientifiche complete edesaustive sugli effetti non vo-luti, sulle conseguenze am-bientali e per la salute umanaderivanti dalla coltivazione incampo di questi “Nuovi Ve g e-tali”. Proprio per questo, di-versi paesi europei hanno po-sto una moratoria in attesa dimaggiori garanzie di sicure z z a .Anche il Ministero all’Agricol-tura (MIPA) e le Regioni ita-liane hanno espresso pre o c-cupazione sulla liberalizzazio-ne delle semine di vegetaligeneticamente manipolatichiedendo la fissazione, sup roposta della Regione Mar-che, di regole per la valutazio-ne di impatto ambientale.“La politica agricola della Re-gione – ha detto l’assessore -si è caratterizzata, in questianni, in direzione della qua-lità, della tipicità, della salu-brità, con un part i c o l a re im-pegno verso le pro d u z i o n ibiologiche e a basso impattoambientale. Per monitorarel’impatto globale del rilasciosu grande scala delle piantegeneticamente modificate oc-c o rre misurare un largo spet-t ro di effetti attraverso unacombinazione di prove di la-boratorio e in pieno campo esoprattutto un monitoraggiodi lungo periodo. E’ necessa-rio verificare – ha aggiunto -ciò che fino ad oggi non eranè previsto, né necessario,poiché la selezione geneticaadottata si limitava ad accer-t a re ciò che in natura può co-munque avvenire ricorre n d oad incroci e alla ripro d u z i o n ep rogrammata e contro l l a t a .Tale sistema non è ancoraoperante ed alla luce dellet roppo insicurezze riguard a n t i

i vegetali transgenici, la giun-ta ha ritenuto di non procede-re al piano delle semine per laprimavera ’99 re l a t i v a m e n t eper le PGM e assumere ilprincipio di precauzione come

elemento guida.”È stato pertanto segnalato alM i n i s t ro all’Agricoltura che laRegione Marche non darà av-vio alle prove sperimentali sulmais e sulle altre sementi ge-

neticamente modificate per lequali si richiede iscrizione dinuove varietà vegetali nel Re-g i s t ro Nazionale per il Piano diSemina nella primavera ’99.

Luana Spernanzoni

La copertina della guida curata dall’Assessorato e dedicata all’agriturismo.30pagine di indirizzi, percorsi e tante utili indicazioni per chi vuolesoggiornare in un’azienda o solo fermarsi per farvi colazione. Anche un’occasione per addentrarsi in un territorio ricco di storia e suggestioni,che non finisce di stupirci.

REGIONEM A R C H E

Assessorato Agricoltura

AG R IT U R I SMO :natura , turismo, cultura

AGRITURISMO - Le domande per accedere ai finanziamenti previsti dall’Ob. 5bscadono il 12 luglio. I relativi bandi sono pubblicati sul BUR n. 55 del 27/05/99

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16 CREDITO

REGIONE-BANCA MARCHEPROTOCOLLO D’INTESA

n import a n t eP ro t o c o l l od'Intesa è sta-to firmato trala Regione e

la Banca delle Marche: i tassidi interesse concessi agli ope-ratori agricoli, su tutti i mutuiaccesi negli ultimi 20 anni conil contributo della RegioneM a rche, verranno abbattuti al7 per cento e le economie, chene derivano per la Regione,reinvestite per finanziare pro-getti nel settore agricolo. IlP rotocollo attua una deliberaadottata dalla Giunta Regiona-le ed una decisione del Consi-glio di Amministrazione dellaBanca ed è frutto di una com-plessa ed articolata negozia-zione avviata nei mesi scorsi.Lo spirito è stato illustrato nelcorso di una conferenza stam-pa alla quale hanno preso par-te l'Assessore all'AgricolturaM a rco Moruzzi, il pre s i d e n t edella Banca delle Marche dott.A l f redo Cesarini, il coord i n a t o-re dell'Area agricoltura dott.Pier Arcadio Marcucci e il di-re t t o re dell'Istituto di cre d i t odott. Leonardo Pagni. Nell'in-c o n t ro è stata sottolineata lap o rtata innovativa dell'accor-do, che avrà efficacia imme-diata a part i re dalla pro s s i m arata 1999 in scadenza. L'as-s e s s o re Moruzzi ha sottolinea-to che è il primo caso in Italia,in quanto, non solo si abbas-sano i tassi, ma "si attiva unm o l t i p l i c a t o re degli investi-menti in agricoltura". Questanovità assoluta non richiederà

ai beneficiari dei mutui di pre-s e n t a re nuove domande, cert i-ficati, spese istruttorie o pro-c e d u re burocratiche di qual-siasi genere. Il mutuo rispet-terà le scadenze originarie masarà molto meno onero s o ,M o ruzzi ha ringraziato la Ban-ca delle Marche "un Istitutop a rt i c o l a rmente sensibile als e t t o re primario e fort e m e n t eradicato al territorio", si pensiche su circa 5000 operazionidi mutuo, l'Istituto di cre d i t one gestisce oltre la metà, perun totale di 70 miliardi di inve-stimento. Nella sostanza sip rocede ad una riduzione uni-laterale, generalizzata ed im-mediata. Ma vediamo in con-c reto come funziona l'intera

operazione. Fino ad oggi i tas-si di interesse si aggirano me-diamente intorno al 20 percento; prendendo questo co-me punto di riferimento, il 16per cento costituisce il contri-buto pubblico in conto inte-ressi e il 4 per cento la per-centuale a carico dell'agricol-t o re; abbassando i tassi al 7per cento, il contributo dellaRegione passa al 5.6 per cen-to e, quello dell'agricoltore ,all'1.4. C'è quindi un immedia-to risparmio per l'operatore ,ma anche per la Regione, che- è stato calcolato - in tre anni(periodo che rappresenta la vi-ta media residua dei mutui giàaccesi) risparmia 10 miliard idi lire. Se poi si considera che

q u e s t ' i m p o rto verrà re i n v e s t i-to, l'effetto moltiplicatore sul-l'economia agricola marc h i-giana, come riferito dal dr.M a rcucci, è di circa 100 mi-l i a rdi. Marcucci ha anche sot-tolineato che le caratteristiched e l l ' a c c o rdo sono su base ne-goziale, dato che la Regionenon ha competenze specifichein materia di credito agricolo.Il Protocollo specifica che leeconomie realizzate sul bilan-cio regionale saranno destina-te al potenziamento delle dota-zioni organiche ordinarie delleseguenti leggi regionali: valo-rizzazione dei prodotti vitivini-coli e agroalimentari tipici (l.r.5/95), interventi per la coope-razione (l.r. 51/95) aiuti com-patibili con il Trattato di Romaper gli interventi straord i n a r i( l . r. 56/97), agricoltura biolo-gica (l.r. 76/97), gestione deidiritti di reimpianto dei vigneti( l . r. 23/98) e interventi in ma-teria di riproduzione animale( l . r. 37/98).

U I tassi sulle operazioni già attivate ven-gono abbassati. R i s p a rmio per i colti-vatori e per la Regione, che lo re i n v e-stirà sempre in agricoltura.

Da sinistra: accanto a Moruzzi, il coordinatore d’Area “Sistema Agroalimentare” e sulla destra Cesarini e Pagni della Banca delle Marche

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17a cura della FACOLTÀ DI AGRARIA

a conoscenzadelle caratte-ristiche pedo-climatiche deisuoli di una

regione è fondamentale siaper la conoscenza delle con-dizioni climatiche esistentinel territorio stesso sia perla corretta classificazionedei suoli in esso presenti.I dati pedoclimatici risultanoinfatti indispensabili per l’in-serimento dei suoli nei di-versi livelli della Soil Ta x o-nomy (USDA, 1975, 1997),che nonostante i suoi difettiè uno dei più diffusi e com-pleti sistemi di tassonomiapedologica.In Italia i primi studi sulladefinizione delle caratteristi-che pedoclimatiche a livelloregionale sono quelli re l a t i v ialla Sicilia (Raimondi 1993).In questi ultimi anni un ana-logo studio è realizzato perla Sardegna (Raimondi etal., 1996), ed è in corso dipubblicazione a cura del-l’ERSAL la cartografia re l a t i-va ai regimi di umidità delsuolo della Lombardia.In questa nota si vuole off r i-re un primo studio sulle ca-ratteristiche pedoclimatichedei suoli delle Marche, stu-dio che integra quello fonda-mentale sul clima di questaregione pubblicato da Biondiet al. (1995).

METODOLOGIAPer la determinazione dellecaratteristiche pedoclimati-che dei suoli delle Marche sisono utilizzati i dati delle pre-cipitazioni e delle temperatu-re medie mensili di 32 stazio-ni termopluviometriche ela-borati da Biondi et al. (cit.).Delle 32 stazioni utilizzate(tab.1), quelle di Amatrice( RT), Rimini, San Marino eScheggia (PG), sono confi-nanti con la regione in studio. Nella fig. 1 è riportata la di-stribuzione nel territorio del-le stazioni. Da questa figurasi evidenzia come tale distri-buzione non sia uniforme: 5stazioni ricadono nella pro-vincia di Ancona (con unadensità media di una stazio-ne ogni 388 kmq), 4 nellap rovincia di Ascoli Piceno(densità media di 1 stazioneogni 521 kmq), 9 nella pro-vincia di Macerata (densitàmedia di 1 ogni 308 kmqc i rca) ed infine 10 nella pro-vincia di Pesaro ed Urbino(densità media di 1 stazioneogni 289 kmq). La densitàmedia regionale è di 1 sta-zione ogni 346 kmq circ a .O l t re al semplice dato nu-merico la figura permette dievidenziare come la maggiorc a renza di informazioni sio s s e rvi nei primi rilievi colli-nari da Ancona e Jesi fino alconfine romagnolo.

SUOLI, CARATTERISTICHEPEDOCLIMATICHE

L Sono stati elaborati i dati delle stazioni termoplu-viometriche ricadenti o prossime al terr i t o r i om a rchigiano, al fine di determ i n a re il bilancioi d rologico dei suoli per valori di AWC pari a 25,50, 100, 200, 300 mm. Sono risultati presenti dueregimi di temperatura, termico e mesico e dueregimi di umidità, ustico e udico. La distribuzione sia dei regimi di temperatura eumidità è, per gran parte , in funzione diretta dellaaltimetria e della distanza dal mare. Per un nume-ro ridotto di stazioni è invece da ritenere che lam a g g i o re influenza sulla distribuzione dei re g i m idi umidità ai diversi valori di AWC, sia eserc i t a t adalla morfologia regionale che agendo sulla di-stribuzione delle precipitazioni modificherebbe inmodo irre g o l a re il regime di umidità. Questaazione è comunque evidenziata dal programma dicalcolo adottato.

Coste di Staffolo (An). Erosione di tipo accelerato nella media valle dell’Esino.

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Anche l’arco temporale delleo s s e rvazioni non è omoge-neo, variando da un massi-mo di 50 anni (es. stazionidi Fano, Urbino, Jesi) ad unminimo di 10 anni per la so-la stazione di San Severino.La Soil Taxonomy indicaquali caratteristiche pedocli-matiche fondamentali il regi-me di temperatura e il re g i-me di umidità del suolo.Il regime di temperatura delsuolo è un aspetto fonda-mentale sia per la genesi delsuolo sia per fini agro n o m i-ci, ad esso infatti sono legatilo sviluppo degli apparati ra-dicali e i processi di germ i-nazione.La temperatura del suolonon è un dato costante, mavaria continuamente in fun-

zione della profondità, delcontenuto di umidità delsuolo, della esposizione ependenza, del grado e dellanatura della copertura vege-tale e soprattutto, in funzio-ne della temperatura atmo-sferica. Il regime di temperatura delsuolo permette pertanto did e f i n i re le variazioni annualie stagionali della temperatu-ra del suolo e quindi di de-t e rm i n a re in periodi in cui siverificano le condizioni piùf a v o revoli per lo sviluppodelle piante e dei loro appa-rati radicali.Data la estrema carenza dimisurazioni dirette, per lamaggior parte dei suoli ècomunque possibile deter-m i n a re la temperatura me-dia annua e le sue variazionistagionali entro i primi 100cm, utilizzando le tempera-t u re medie annue e mediestagionali dell’aria.Il regime di umidità del suo-lo è riferito alle condizioni,umida, asciutta, interm e d i atra umida e asciutta, di unasezione di controllo dell’u-m i d i t à1 ( M o i s t u re Contro lSection - MCS).Il regime di umidità del suo-lo viene pertanto inteso co-me presenza o assenza nelsuolo o in orizzonti specificidi acqua trattenuta con ten-sione £ 15 atm, (pF 4,2).Un suolo o un orizzontespecifico saranno pert a n t oconsiderati asciutti se la ten-sione idrica ≥ 15 atm., umi-do in caso contrario. La Soil Taxonomy calcola ilbilancio idrico del suolo se-condo la metodologia diT h o rnthwaite e Mather(1957) e i dati medi mensilida utilizzare dovre b b e ro es-s e re quelli del trentennio di

riferimento 1931-60, o inassenza di questi, quelli del-la migliore serie disponibile. L’attitudine del suolo a rice-v e re e trattenere l’acqua(meteorica o di irr i g a z i o n e )è in funzione diretta di nu-m e rosi parametri, tra cuifondamentali: pro f o n d i t à ,tessitura, aggregazione, po-rosità, contenuto in sostan-za organica, ecc., che com-plessivamente concorrono ac o s t i t u i re la sua Capacità diAcqua Ut i l e ( Available Wa t e rCapacity - AWC).Essendo in un terr i t o r i ol ’ AWC un dato estre m a m e n-te variabile Billaux (1978),ha suggerito, per rappresen-tare efficacemente lo spettrodelle possibili situazioni diu t i l i z z a re i valori di 25, 50,100, 200, 300 mm 2.

In questo modo è possibilec o n o s c e re, per un datoa reale, l’evoluzione annualedel bilancio idrologico per lamaggior parte dei suoli inesso presenti.I dati delle 32 stazioni citatesono stati elaborati per i cin-que valori di AWC preceden-temente indicati, con i pro-grammi Thorn4 di Rossetti(1987) e NSM di van Wa m-beke et al (rel. 1991), que-st’ultimo finalizzato alla de-t e rminazione dei regimi ditemperatura e di umidità delsuolo. In part i c o l a re il pro g r a m m aNSM determina il regime diumidità sulla base di un mo-dello che considera le pre c i-pitazioni mensili ripartite indue eventi. Il primo eventosi verifica il giorno 15 del

18The author has pro-cessed the soil waterbalance for the 25, 50,100, 200, 300 mmAWC values, from thedata of 32 weatherstations of the Marc h ere g i o n .In the Marche re g i o na re present the ther-mic and mesic soilt e m p e r a t u res re g i m e sand the udic and usticsoil moisture re g i m e s .The arial distributionof the temperature andm o i s t u re regimes arerelated mainly at theweather stations alti-m e t ry and the sea di-stance, although forseveral weather sta-tion an important partis exerted from the re-gional landform s .

1 A rc ev i a2 A m at ri c e3 Ancona To rre t t e4 Ascoli Piceno5 B a rg n i6 B e l fo rte del Chienti7 B o l ognola (Pintura )8 C a m e ri n o9 C a rp eg n a

1 0 C i n go l i1 1 Fab ri a n o1 2 Fa n o1 3 Fe rm o1 4 Fonte Ave l l a n a1 5 Fro n t o n e1 6 Je s i1 7 M a c e rat a1 8 M e rc atello Metauro1 9 M o n t e m o n a c o2 0 N ova fe l t ri a2 1 O rn a n o2 2 O s i m o2 3 Pe rgo l a2 4 Pe s a ro2 5 Poggio Sori fa2 6 R i m i n i2 7 San Mari n o2 8 San Seve ri n o2 9 S ch eggi a3 0 S e rv i g l i a n o3 1 U r b i n o3 2 U s s i t a

1 2 ° 5 6 ’E1 2 ° 1 7 ’E1 2 ° 3 0 ’E1 2 ° 3 4 ’E1 2 ° 5 9 ’E1 2 ° 1 4 ’E1 2 ° 1 4 ’E1 2 ° 0 4 ’E1 2 ° 2 0 ’E1 2 ° 1 3 ’E1 2 ° 5 4 ’E1 2 ° 0 1 ’E1 2 ° 4 3 ’E1 2 ° 4 5 ’E1 2 ° 4 4 ’E1 2 ° 1 4 ’E1 2 ° 2 7 ’E1 2 ° 2 0 ’E1 2 ° 1 9 ’E1 2 ° 1 7 ’E1 2 ° 2 5 ’E1 2 ° 2 9 ’E1 2 ° 5 0 ’E1 2 ° 5 5 ’E1 2 ° 5 1 ’E1 2 ° 3 4 ’E1 2 ° 2 5 ’E1 2 ° 1 0 ’E1 2 ° 4 0 ’E1 2 ° 2 9 ’E1 2 ° 3 8 ’E1 2 ° 0 9 ’E

L o c a l i t à

A NRTA NA PP SM CM CM CP SM CA NP SA PP SP SA NM CP SA PP SM CA NP S

P S MCR I

R S MM CP GA PP SM C

P rov.

4 3 ° 3 0 ’N4 2 ° 3 8 ’N4 3 ° 3 6 ’ N4 2 ° 5 4 ’ N4 3 ° 4 5 ’ N4 3 ° 1 0 ’ N4 2 ° 5 9 N4 3 ° 0 8 ’ N4 7 ° 4 7 ’ N4 3 ° 2 2 ’ N4 3 ° 2 0 ’ N4 3 ° 5 0 ’ N4 3 ° 0 9 ’ N4 3 ° 2 9 ’ N4 3 ° 3 1 ’ N4 3 ° 1 8 ’ N4 3 ° 1 8 ’ N4 3 ° 3 9 ’ N4 3 ° 5 3 ’ N4 3 ° 5 4 ’ N4 3 ° 1 7 ’ N4 3 ° 2 9 ’ N4 3 ° 3 4 ’ N4 3 ° 5 4 ’ N4 3 ° 0 9 ’ N4 3 ° 0 4 ’ N4 3 ° 5 6 ’ N4 3 ° 1 3 ’ N4 3 ° 2 4 ’ N4 3 ° 0 5 ’ N4 3 ° 4 3 ’ N4 3 ° 5 7 ’ N

L at i t u d i n e

0 ° 2 9 ’ E0 ° 5 0 ’ E1 ° 0 3 ’ E1 ° 0 6 ’ E0 ° 3 2 ’ E0 ° 4 7 ’ E0 ° 4 7 ’ E0 ° 3 7 ’ E0 ° 0 7 ’ W0 ° 4 6 ’ E0 ° 2 7 ’ E0 ° 4 4 ’ E1 ° 1 6 ’ E0 ° 1 8 ’ E0 ° 1 7 ’ E0 ° 4 8 ’ E1 ° 0 0 ’ E0 ° 0 7 ’ W0 ° 5 2 ’ E0 ° 1 0 ’ W0 ° 5 8 ’ E1 ° 0 2 ’ E0 ° 2 3 ’ E0 ° 3 8 ’ W0 ° 2 4 ’ E0 ° 0 7 ’ W0 ° 0 2 ’ W0 ° 4 3 ’ E0 ° 1 3 ’ E0 ° 0 2 ’ E0 ° 1 1 ’ E0 ° 5 8 ’ E

5 3 59 5 53

1 3 62 7 32 3 01 4 4 56 6 47 4 86 3 13 5 71 42 8 06 8 95 9 09 62 8 04 2 99 8 72 9 32 5 22 6 53 0 61 1

5 5 22

6 5 23 4 45 7 52 1 54 5 18 1 3

1 14 13 54 74 42 21 54 71 01 64 63 73 73 12 09 63 73 44 24 01 12 13 84 83 44 63 51 52 95 05 01 5

5 04 74 05 05 01 21 55 04 54 74 95 04 94 52 05 05 05 04 82 14 52 14 94 93 43 74 21 03 74 65 01 5

L o n gi t u d i n eG re e n w i ch

L o n gi t u d i n eM. Mari o

A l t i t u d i n em s.l.m.

Ta n n i

Ta n n i

Tab. 1 - distribuzione delle stazioni termopluviometriche

Page 20: AGRI1_99

19mese ed in esso cade lametà delle precipitazioni, laseconda metà cade nel suo-lo nelle restanti due settima-ne sotto forma di piccoli econtinui rovesci. La prima metà viene esauri-ta supponendo che la ETPnecessaria a rimuovere l’ac-qua dal suolo sia inversa-mente pro p o rzionale allaquantità di acqua pre s e n t enel suolo stesso, per cui unap a rte di essa dovrebbe co-munque rimanere nel suolo.La seconda metà viene inve-ce esaurita con l’intera ETP.Nella tabella 2 è riportato ilcalcolo del bilancio idro l o g i-co della stazione di Fabrianosecondo il pro g r a m m aT h o rn4, nelle figure 2 e 3 ri-spettivamente l’elaborazionedegli stessi dati secondo ilprogramma NSM e il graficorelativo al bilancio idro l o g i-co per i 5 valori di AWC se-condo la proposta di Billaux(modificato).

DISCUSSIONEDEI RISULTATI

I dati più significativi per ladefinizione delle caratteristi-che pedoclimatiche sonoquelli ottenuti con il pro-gramma NSM.I dati relativi alle tre possi-bili situazioni di umidità incui la MCS può trovarsi nel-l ’ a rco dell’anno, e che ven-gono espressi come nume-ro di giorni cumulativi oconsecutivi per i due valoridi temperatura del suolo >5 °C e > 8°C, sono stati rie-pilogati per ogni stazioneo rdinandoli sia in funzionedel valore di AWC sia dellaquota della stazione. Inquesto modo è stato possi-bile evidenziare eventualivariazioni dei regimi di umi-dità e di temperatura legatialla altimetria stessa. Nellef i g u re 4-9 successive questidati sono stati riportati suuna carta semplificata delleM a rc h e .

Stazione di: FabrianoPaese: Italia lat.: 43° 23’ NQuota: 367 m s.l.m. long.: 12° 54’ E

Precipitazioni medie annue : 945 mmRegime di temperatura del suolo : termico regime di umidità del suolo : udico

G F M A M G L A S O N D

prec. medie mensili (mm) 80 82 70 79 83 66 49 59 82 95 106 94

T medie mensili (°C) 3,8 4,6 7,4 11,2 15,0 19,3 21,9 21,9 18,3 13,4 9,3 5,2

ETP mensile (mm) 8,2 10,7 25,1 47,9 79,6 113,3 135,2 125,7 85,7 51,6 27,0 11,8

Numero di giorni cumulativi in cui la MCS è Numero di giorni consecutivi in cui la MCS è

durante l’anno è Temperatura del suolo> 5°C

umida in qualche parteasciutta dopo il Umida dopo il

AWC D D/M M D D/M M anno T > 8°Csolstizio estivo solstizio

invernale regime diumidità

regime ditemperatura

100 34 36 290 34 36 220 324 116 18 120 udico termico

Fig. 2 - Bilancio idrico di un suolo con AWC pari a 100 mm secondo il programma NSM: tabella riepilogativa (semplificata)

Fig. 1 - Ubicazione delle stazioni termopluviometriche

Page 21: AGRI1_99

20E’ cosi emerso che nella re-gione sono presenti due re-gimi di temperatura del suo-lo: il termico3 che caratteriz-za la fascia costiera e i primipendii collinari e il mesico4,d i ffuso dalla media collinafino alla stazione di Bolo-gnola. Il passaggio tra i due re g i m i ,fig. 4, può essere fissato aduna quota intorno a 400 ms.l.m., risultando con un re g i-me di temperatura del suolodi tipo mesico, tutte le stazio-ni con quote superiori a quel-la di Fabriano (357 m s.l.m).Fanno eccezione a questa si-tuazione le due stazioni di Ar-cevia, 535 m s.l.m., e Cingoli,631 m s.l.m. Questa irregolarità può es-s e re attribuita alle situazionimorfologiche locali e alla re-lativa vicinanza alla linea dicosta, che possono favorirecondizioni climatiche piùcalde rispetto a quelle re g i-strate nelle stazioni circ o-stanti.

Per i cinque valori di AW Csono stati riscontrati solodue regimi di umidità : usti-co e ludico5.Le figure 5 - 9 mostrano, siap u re con la imprecisione do-vuta alla loro piccola scala,come la distribuzione di que-sti regimi abbia delle pre c i s edelimitazioni areali. Ancheper questa caratteristica pe-doclimatica la distribuzionenel territorio è legata, oltreagli apporti meteorici, alla al-timetria della stazione e allasua distanza dal mare non-ché al valore dello stessoAWC, per cui in pro s s i m i t àdel mare il regime è ustico,diventando udico all’aumen-t a re della altimetria. Per i valori di AWC 100 e200 sono state osserv a t edelle significative variabilitànella regolarità della succes-sione tra questi due re g i m idi umidità. Esempi di questai rregolarità sono off e rti, trale altre, dalle stazioni di Ar-cevia, Osimo, Fermo, Mace-

Fig. 3 - Bilancio idrologico per i 5 valori di AWC

località: FABRIANO (357 m.s.l.m.)lat. 43°20’N long. 12°54’EAWC=100 mm esponente ‘m’ 1.00 (formula di Thornthwaite - Mather)

eqivalente in acqua della neve: 0,0 mmtipo climatico: B1 r B’2 d’indice di aridità (Ia) = 16,20 indice di unidità (Ih) = 47,10 indice di umidità globale (Im) = 30,90

dove:T: temperatura media in C°P: precipitazioni medie in mmEP: evapotraspirazione potenziale in mmP - EP: differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazioni medie mensili in mmA.P.WL: perdita d’acqua cumulata in mmST: riserva idrica utile nel suolo in mmCST: variazioni mensili nella riserva idrica utile nel suolo in mm

TPEPP - EPA.P.WLSTC.STAEDSROS.M.ROT.ROTD

GEN3,80

80,008,20

71,800,00

100,000,008,200,00

71,8061,000,00

61,00161,00

FEB4,60

82,0010,7071,300,00

100,000,00

10,700,00

71,3066,100,00

66,10166,10

MAR7,40

70,0025,1044,900,00

100,000,00

25,100,00

44,9055,50

0,0055,50

155,50

APR11,2079,0047,9031,10

0,00100,00

0,0047,900,00

31,1043,30

0,0043,30

143,30

MAG15,0083,0079,603,400,00

100,000,00

79,600,003,40

232,300,00

23,30123,30

GIU19,3066,00

113,30-47,30-47,3062,30

-37,70103,70

9,600,00

11,700,00

11,7074,00

LUG21,9049,00

135,20-86,20

-133,5026,30

-36,0085,0050,200,005,800,005,80

32,10

AGO21,9059,00

125,70-66,70

-200,2013,50

-12,8071,8053,90

0,002,900,002,90

16,40

SETT18,3082,0085,70-3,70

-203,9013,00-0,5082,503,200,001,500,001,50

73,60

OTT13,4095,0051,6043,400,00

56,4043,4051,60

0,000,000,700,000,70

57,10

NOV9,30

106,0027,0079,00

0,00100,00

43,6027,00

0,0035,4018,000,00

18,00194,80

DIC5,20

94,0011,8082,20

0,00100,00

0,0011,800,00

82,2050,10

0,0050,10

150,10

ANNO12,60

945,00721,80223,20

604,90116,90340,10339,90

0,00339,90

AE: evotraspirazione reale in mmD: deficit idrico in mm (è pari a PE - AE)S: eccedenza idrica o surplus in mmRO: run off, scorrimento superficiale in mmS.M.RO: scorrimento superficiale in mm dovuto allo scioglimento delle neviT.RO: run off totale in mm (è pari a RO + S.M.RO)TD: ritenzione totale di umidità in mm (è pari a ST + T.RO)

Tab. 2 - Stazione termopluviometrica di Fabriano (AN): bilancio idrologico di un suolo con AWC 100 mmsecondo il programma Thorn4 di Rossetti R. (1987)

Page 22: AGRI1_99

21

Regime di umiditàustico

Regime di umiditàudico

Fig. 4 - Distribuzione dei regimidi temperatura termico e mesticonella regione Marche

Fig. 5 - Distribuzione dei regimi di umiditàustico ed udico nella regioneMarche per AWC 25 mm

Fig. 6 - Distribuzione dei regimi di umiditàustico ed udico nella regioneMarche per AWC 50 mm

Fig. 7 - Distribuzione dei regimi di umiditàustico ed udico nella regioneMarche per AWC 100 mm

Page 23: AGRI1_99

22rata, San Severino, eccIl confronto tra le figure 7 e8 (relative alla distribuzionedei due regimi di umiditàper i valori di AWC 100 e200 mm), permette di evi-d e n z i a re come queste situa-zioni siano localizzate nellap a rte meridionale della re-gione, tra gli ultimi rilievidell’ Appennino Umbro-Mar-chigiano, i Monti Sibillini e ilmare la cui presenza potreb-be avere dei riflessi anchesulla distribuzione quantita-tiva delle precipitazioni du-rante i mesi estivi. Un sostegno a questa primaipotesi, che vede nelle mino-ri precipitazioni dei mesiestivi la giustificazione diquesta irregolarità nella di-stribuzione altimetrica deiregimi di umidità, è nel mo-dello di distribuzione dellepiogge mensili adottato nelp rogramma NSM. Per cuinel caso che una stazioneabbia precipitazioni mediemensili nei mesi estivi note-volmente inferiori all’ETP, ilmodello di calcolo adottatopuò indicare un aumentonotevole del numero deigiorni in cui la MCS è in unasituazione intermedia tra l’u-mido e l’asciutto, condizionetanto più frequente quanto èm a g g i o re il valore dell’AW Cconsiderato ai fini del calco-lo spostando la classifica-zione del regime di umiditàverso quello ustico, piùasciutto.Si vedano a questo pro p o s i-to nella tab.3 le stazioni diAscoli Piceno, Ornano, Osi-mo, Fermo, Macerata, SanSeverino e Arcevia, per il va-lore di AWC 200 mm. In part i c o l a re nel caso dellestazioni di Osimo, Arcevia eO rnano il numero di giorni in

cui la MCS è in condizionii n t e rmedie tra l’umido easciutto è di poco inferiore( A rcevia) o ben superiore (lea l t re due), a quelli delle sta-zione più prossime alla costao comunque con quote note-volmente inferiori. Per lostesso valore di AWC il nu-m e ro di giorni in cui la MCSè totalmente asciutta è moltoridotto: 20 giorni per Arc e-via, 7 giorni per Orn a n o ,nessun giorno per Osimo. Se la somma dei giorni incui la MCS è asciutta o incondizioni intermedie tra l’u-mido l’asciutto, è superiorea 90 giorni, le stazioni ven-gono comunque ascritte alregime di umidità ustico no-nostante abbiano, come si èsottolineato, in numero ri-dotto di giorni con MCSasciutta.I risultati raggiunti, sia purenella loro provvisorietà, per-mettono di inquadrare cor-rettamente le caratteristichepedoclimatiche delle Mar-che, completando il panora-ma delle informazioni sulclima di questa regione ini-ziato da Biondi et al. nel1991.È stato inoltre aggiunto untassello, si spera significati-vo, per la conoscenza delpedoclima italiano e dellesue variazioni a livello regio-nale. In un prossimo futuro sip rocederà comunque allaverifica delle valutazioni dellestazioni term o p l u v i o m e t r i-che dal comportamento i rre -g o l a re nei confronti del re g i-me di umidità verificando ilregime di umidità di ciascu-na stazione per ogni anno di-sponibile in modo da limita-re successivamente il con-f ronto su base regionale ai

Regime di umiditàustico

Regime di umiditàudico

Regime di umiditàustico

Regime di umiditàudico

Fig. 8 - Distribuzione dei regimi di umiditàustico ed udico nella regioneMarche per AWC 200 mm

Fig. 9 - Distribuzione dei regimi di umiditàustico ed udico nella regioneMarche per AWC 300 mm

Page 24: AGRI1_99

23

soli anni in cui sono disponi-bili i dati di tutte le stazioni odella maggior parte di esse. In questa verifica si spera diu t i l i z z a re una nuova versionedel programma NSM che è incorso di elaborazione pre s s ol’ERSAL. Questa versioned o v rebbe perm e t t e re una piùc o rretta determinazione dellostato della MCS, eliminando,o comunque riducendo alminimo, il c o m p o rt a m e n t oe rro n e o del programma nelcalcolo delle situazioni diumidità intermedia per i valo-ri più alti di AW C .

S a l v a t o re MadrauD i p a rtimento Ingegneria del

Te rritorio Università degli Studidi Sassari

Antonio PietracaprinaG e o p e d o l o g i a

Facoltà di Agraria - Ancona

1 secondo la Soil Taxonomy il limi-te superiore della sezione di con-t rollo dell’umidità (MCS) è rappre-sentato dalla profondità alla qualeun suolo allo stato asciutto verr àinumidito da 2,5 cm di acqua in 24

o re. Il limite inferiore è la pro f o n-dità alla quale viene inumidito unsuolo allo stato asciutto da 7,5 cmdi acqua in 48 ore.

2 T h o rnthwaite e Mather hannoutilizzato per i loro calcoli il valoredi AWC 100 mm.

3 nel regime di temperatura delsuolo termico, la temperatura me-dia annua del suolo è uguale o su-p e r i o re a 8 ° C, ma inferiore a 15°C e la diff e renza tra la temperatu-ra media estiva e media invern a l edel suolo è maggiore di 5 °C aduna profondità di 50 cm o ad uncontatto litico o paralitico quale diessi sia il meno profondo (SoilTaxonomy, USDA, 1975).4 nel regime di temperatura delsuolo mesico, la temperatura me-dia annua del suolo è uguale o su-p e r i o re a 15 ° C, ma inferiore a 22°C e la diff e renza tra la temperatu-ra media estiva e media invern a l edel suolo è maggiore di 5 °C aduna profondità di 50 cm o ad uncontatto litico o paralitico quale diessi sia il meno profondo (SoilTaxonomy, USDA, 1975).5 il regime di umidità udico (dal lati-no udus = umido) indica che per lamaggior parte degli anni la MCSnon è asciutta in alcuna parte per 90g i o rni cumulativi per la maggior par-te degli anni. Inoltre nel caso di re g i-mi termici e mesici la MCS non dever i m a n e re asciutta in tutte le sue part iper 45 giorni consecutivi nei 4 mesiche seguono il solstizio estivo.Il regime di umidità ustico (dal lati-no ustus = bruciato) indica che perla maggior parte degli anni la MCSè asciutta in qualche parte o in tut-te, per 90 giorni o più consecutivied è umida in qualche parte perpiù di 180 giorni cumulativi per lamaggior parte degli anni. (SoilTaxonomy, USDA, 1975).

Numero di giorni cumulativi in cui la MCS è Maggior numero di giorni consecutivi in cui la MCS è

Durante l'anno è

Temp. del

suolo > 5 °C

Umida in qualche parte

asciutta dopo il solstizio

estivo

umida dopo il solstizio

invernale

regime di

umidità

regime di tempe- ratura

stazione m s.l.m. AWC D M/D M D M/D M anno T > 8°C

Ascoli Piceno 136 200 15 97 248 15 97 248 345 171 15 120 ustico termicoBelforte 230 200 0 16 344 0 16 328 360 256 0 120 udico termicoOrnano 252 200 7 101 252 7 101 237 353 167 7 120 ustico termicoOsimo 265 200 0 111 249 0 111 249 360 265 0 120 ustico termicoBargni 273 200 0 76 284 0 76 244 360 262 0 120 udico termicoFermo 280 200 20 94 246 20 94 246 340 153 20 120 ustico termicoMacerata 280 200 12 99 249 12 99 207 348 157 12 120 ustico termicoNovafeltria 293 200 0 19 341 0 19 264 360 248 0 120 udico termicoPergola 306 200 0 78 282 0 78 230 360 259 0 120 udico termicoSan Severino 344 200 0 109 251 0 109 251 360 259 0 120 ustico termicoFabriano 357 200 0 60 300 0 60 230 360 246 0 120 udico termicoMercatello 429 200 0 58 302 0 58 219 360 237 0 120 udico mesicoUrbino 451 200 0 77 283 0 77 209 360 241 0 120 udico mesicoAcervia 535 200 20 90 250 20 90 191 340 146 20 120 ustico termicoPoggio Sorifa 552 200 0 9 351 0 9 264 360 231 0 120 udico mesicoFrontone 590 200 0 0 360 0 0 285 360 240 0 120 udico mesico

T > 8°C

171256167265262153157248259259246237241146231240

BIBLIOGRAFIA– Billaux P., 1978 - Estimation du regime hidrique des sols au moyen

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Tab. 3 - Variabilità nella successione dei regimi di umidità del suolo per valori di AWC 200 mm.

m.s.l.m.

Page 25: AGRI1_99

PATOLOGIE24

n provincia diAscoli Picenola castanicol-tura da fru t t or a p p re s e n t au n ’ i n t e re s s a n-

te fonte/integrazione di re d d i-to nelle zone montane vocate.Il miglioramento e il re c u p e rodegli impianti hanno ricevutoun notevole impulso dagli in-centivi pubblici previsti dallaDel.Reg.212/89, ma soprat-tutto dagli “Obiettivi 5b”(Reg.CEE 2052/88 e Reg.CEE2081/93).O l t re il 70 % delle domandedi finanziamento per operef o restali con gli incentivi co-munitari presentate in pro v i n-cia di Ascoli riguarda il mi-glioramento dei castagneticon oltre 200 ettari di inter-vento già finanziato. L’Acquasantano, soprattuttole frazioni di Pozza e Umito,sono tra le zone capofila del-l ’ i n t e rvento, sia per la voca-zionalità produttiva sia per lap resenza di produttori espert ianche giovani e di una re t eabbastanza attiva di commer-cializzazione: E’ proprio la fa-se commerciale della filierache andrebbe razionalizzataper permettere redditi miglioriai produttori. Con l’organizzazione del con-vegno “Castagneti da fru t t o :i n t e rventi di re c u p e ro” (AscoliPiceno 1993) e delle “Giorn a t edi potatura, innesto, lotta bio-logica sul castagno” (Umito diAcquasanta Te rme 1994) èstato possibile aff ro n t a re con

n u m e rosi produttori e tecnicila tematica della valorizzazionedel prodotto, della conduzionerazionale degli impianti ma so-prattutto il problema dell’iden-tificazione e delle misure dip revenzione e di terapia delleprincipali avversità del casta-gno. Gli esperti invitati perqueste iniziative furono ilP ro f . Tu rchetti del CNR di Fi-renze e il Prof. Antonaroli dellaComunità Montana Modena

Est, nonché una squadra di at-t rezzati potatori.I numerosi sopralluoghi istru t-tori effettuati insieme al CorpoF o restale dello Stato e la colla-borazione costante con i ca-stanicoltori più vivaci come ilSig.Ascenzio Santini di Pozzahanno consentito un ‘osserv a-zione costante’ delle condizio-ni fitosanitarie dei castagnetinelle zone più interessate daicontributi comunitari.

Il cancro del castagno, il cuiagente è il fungo Cry p h o n e c-tria parasitica, molto evidentein questi areali, ha in genereseguito il decorso involutivoregistrato in altre parti d’Italiagrazie alla presenza di ceppii p o v i rulenti che provocano le-sioni cicatrizzate. L’uso dimastici e la disinfezione deglia t t rezzi da taglio attuata daglioperatori hanno contribuito alimitare ulteriormente i danni.Meno estesi, ma più pre o c c u-panti per gli effetti sulle piantecolpite, sono stati gli attacchidel Mal dell’inchiostro pro v o-cato dal fungo Phytophtoracambivora, probabilmente fa-vorito da stress idrico conse-guente alle condizioni meteo-rologiche degli ultimi anni. Già durante alcuni sopralluo-ghi negli anni 1992-93 e nelle

IL CANCRODEL CASTAGNO

I

L’agente che lo procura è un fungo par-ticolarmente presente nel territorio con-siderato, l’ascolano. Ha per fortuna undecorso involutivo e l’uso di mastici edi altri accorgimenti hanno contribuitoa limitarne i danni

Foglie che si accartocciano su piante attaccate dalla malattia

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successive iniziative divulga-tive del 1993-94 erano statee s p resse preoccupazioni perla soff e renza di alcune piantedi castagno non ascrivibili al-le patologie conosciute.L’aumento delle segnalazionidella “nuova malattia” avevamotivato nel 1996 la richiestadi intervento dell’OsservatorioMalattie delle Piante da part edel Servizio Decentrato Agri-coltura di Ascoli Piceno . I sopralluoghi nelle zone inte-ressate maggiormente dal fe-nomeno e il prelievo di mate-riale non sono stati però segui-ti da diagnosi della patologia.Le segnalazioni e l’osserv a z i o-ne della sintomatologia hannor i g u a rdato sia piante già evi-dentemente colpite da cancroo da mal dell’inchiostro siasoggetti con assenza appa-rente di danni da Cry p h o n e c-tria e Phytophtora.Pur non essendo ancora pos-sibile forn i re dati statistici sipuò dire che all’attualità i casisegnalati riguardano pianteinnestate di marrone, in ca-stagneti non abbandonati, ingenere vicino a strade percor-ribili da mezzi.L’attacco si estende in linearetta o a macchia di leopard ocon sintomi manifesti a caricodelle chiome, che ingiallisconop ro g ressivamente per l’esten-dersi a tutta la lamina fogliaredelle iniziali decolorazioni amacchia, le foglie si ripieganoa doccia con un aspetto talvol-ta allessato: assenti acari o afi-di sulle foglie, mentre non sinotano ad occhio nudo fru t t i f i-cazioni di funghi parassiti .La soff e renza si evidenzia al-l’inizio su una parte isolatadelle branche con evidented i ff e renza di colore all’intern odella chioma. Il decorso dellapatologia, accelerato nei sog-getti già colpiti da cancro omal dell’inchiostro, ha portatoa morte diverse piante nel gi-ro di due anni, appare più len-

to sui castagni non colpiti daaltre patologie conosciute. La produzione dei frutti nei ca-stagni soff e renti si riduce co-munque fin quasi ad annullarsi.Negli anni delle prime segnala-zioni di soff e renza diversi ca-stanicoltori avevano osserv a t ocolonie di afide nero del casta-gno più frequenti che nel pas-sato, senza che si manifestas-

s e ro danni diretti alle piante.A fronte di una notevole com-petenza di esperti di patologiavegetale presenti sul terr i t o r i op rovinciale e regionale nelcampo delle comuni colture dii n t e resse agricolo emerge unaridotta esperienza nel campodella patologia forestale, anchea causa dello scarso intere s s eeconomico ancora riferito alle

p roduzioni di montagna.I più recenti contatti con glie s p e rti del castagno dell’Ap-pennino Modena Est ha rinno-vato lo scambio di valutazionisugli interventi attuati nonchédi informazioni sui pro b l e m ifitopatologici: negli ultimi annil ’ a p p a r i re di sintomi simili aquelli descritti in provincia diAscoli Piceno anche nelle zo-ne castanicole di Bologna eModena, ha allarmato i tecnicilocali fino a motivare una col-laborazione ancora in corsocon l’Istituto di Patologia Fo-restale del C.N.R. di Firenze. A p p a re ormai indispensabileanche nelle Marche un inter-vento coordinato degli Entioperanti nei territori montanio coinvolti nel sostegno eco-nomico agli interventi di fore-stazione, accedendo eventual-mente ai fondi resi disponibilianche dalla Unione Euro p e aper studi e ricerche.Anche in questo caso soloun’azione programmata del-l’assistenza tecnica degli entilocali può re n d e re efficaci lem i s u re economiche di soste-gno agli investimenti nelcampo delle produzioni tipi-che della montagna.

M. Rosaria Perna

25

PRECISAZIONEA pag. 32 del notiziario n. N o v. Dic. 98, a proposito delmio articolo “Ta rtuficoltura, il Centro si sviluppa”, par -lando dell’attività del laboratorio di pedologia ed ecolo -gia si legge il seguente periodo:“…questo laboratorio, sfruttando i numerosi dati acqui-siti dall’Inventario Forestale regionale redatto, su incari-co ricevuto, dall’istituto per le Piante da Legno e l’am-biente di Torino (I.P.L.A.), sta redigendo una carta dell’a-reale vocazionale delle più importanti specie di tart u f opresenti nella Regione Marche…”Dalla lettura del testo non appare sufficientemente chia -ro che è l’I.P.L.A. ad avere ricevuto l’incarico dalla Re -gione Marche, non solo di re d i g e re l’inventario Fore s t a -le, ma anche di pre d i s p o rre una carta regionale dell’a -reale vocazionale delle più importanti specie di tart u f o .In questo contesto il laboratorio di pedologia ed ecolo -gia del Centro di Ta rtuficoltura, che non ha ricevuto al -cun incarico dall’I.P.L.A., si è limitato a forn i re pre z i o s isuggerimenti, data la propria esperienza in materia e lam a g g i o re conoscenza del territorio marchigiano a ri -guardo.

Gianluigi Gregori

La parte sinistra della chioma mostra i segni evidenti della malattia. Ridotto apparato fogliame con colore giallognolo

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SPERIMENTAZIONE26

INTRODUZIONEUn’agricoltura moderna de-ve tenere conto dei pro g re s-si compiuti con il migliora-mento genetico che ha per-messo l’ottenimento di va-rietà in grado di sintetizzarela sostanza organica in mo-do più efficiente, consenten-do all’agricoltore di diminui-re l’impiego di fert i l i z z a n t i ,f i t o f a rmaci, diserbanti e de-gli interventi agro n o m i c i ,abbattendo costi di naturaeconomica e quelli, semprepiù sentiti, di natura am-bientale, senza penalizzare leproduzioni.La sostituzione oculata dellevarietà consente di evitare ,specialmente quando si pra-ticano rotazioni strette, fe-nomeni di elevata sensibi-lità ai patogeni che pro v o c a-no cali di produzioni e obbli-gano interventi sempre piùmassicci con prodotti chimi-ci e l’adozione di tecnichecolturali più complesse.Il settore maidicolo non sisottrae a questa situazionegenerale; anzi, da pare c c h ianni il ricorso ad ibridi mi-gliorati per alcune specifichecaratteristiche genetiche e lasostituzione di varietà dat roppo tempo utilizzate hap e rmesso agli agricoltori dio t t e n e re un apprezzabile in-c remento produttivo, avvici-nando le rese a quelle dei

Paesi europei con più spic-cate attitudini alla coltivazio-ne del mais.Quanto esposto trova lac o n c reta applicazione nell’i-scrizione nel Registro Nazio-nale delle Varietà di nuoviibridi che, in seguito a spe-cifiche prove sperimentali,hanno presentato spiccataomogeneità e stabilità delleprincipali caratteristiche, di-

mostrandosi part i c o l a rm e n-te adatte all’ambiente in cuisono state testate, consen-tendo agli agricoltori di po-ter scegliere in modo piùoculato le varietà più adattealle caratteristiche a alle esi-genze aziendali.Quindi, il Registro Nazionaledelle Varietà, presente intutti i Paesi dell’U.E., rappre-senta anche per il mais un

valido punto di riferimentoper la scelta delle varietà piùp roduttive e più idonee al-l’ambiente di coltivazione,con la garanzia che la com-m e rcializzazione da part edelle ditte sementiere puòi n i z i a re solo dopo idoneasperimentazione e successi-va iscrizione al R.N.V. dopola valutazione di un’appositacommissione tecnica.

MAIS, I RISULTATIPER LA REGISTRAZIONE

Le prove realizzate dall’ASSAM - con il coord i n a m e n t odell’Istituto di Cerealicoltura di Bergamo - nei campi dell’a-zienda di Jesi. I risultati agronomici di ibridi servono per l’i-scrizione al Registro nazionale delle varietà.

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DESCRIZIONEDELLA PROVA

Anche nel 1998 l’ASSAM hap a rtecipato attivamente allep rove sperimentali per l’i-scrizione al Registro Nazio-nale delle Varietà, condottea livello nazionale con ilc o o rdinamento dell’IstitutoSperimentale per la Cere a l i-coltura Sez. di Berg a m o ,realizzando i campi di pro v anell’Azienda Agraria speri-mentale di Jesi.Per le prove sono stati usatiibridi riuniti per classe dip recocità, dalla Fao 200( p recocissima) alla Fao 700( t a rdiva); sono stati messi ac o n f ronto con ibridi com-m e rciali quali riferimentoper la perf o rmance agro n o-mica e per l’umidità alla rac-colta; è stato adottato unoschema sperimentale ablocchi randomizzati condue replicazioni con parc e l l ae l e m e n t a re composta da 4file lunghe 5 metri con di-stanza nell’interfila di 75 cm. Gli interventi agronomici pra-ticati durante la prova sonodescritti nella scheda agro n o-mica (Fig. 1), mentre i dati re-lativi alle precipitazioni e allet e m p e r a t u re minime e massi-me del periodo di prova, con-f rontate con i periodi 1994/97e 1951/86, sono riportati inf o rma grafica, rispettivamen-te, nelle Figure 2 e 3.Le date di semina hannocoinciso con un periodo dielevata piovosità pro t r a t t a s ifino alla prima decade dimaggio con valori quasi co-stantemente superiori allemedie di riferimento, a cui sisono accompagnate tempe-r a t u re su livelli vicini a quellimedi del periodo. Ad ecce-zione della terza decade di

maggio e della seconda digiugno che hanno visto pre-cipitazioni circa doppie ri-

spetto alle medie, la fine pri-mavera (1° decade di giu-gno) e l’estate (dalla 3° deca-

de di giugno a settembre )l’andamento meteorologico èstato caratterizzato da scar-

27VALORI MEDI 10 LOCALITA' PRODUZIONE

DITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)DI ALLA SPEZZATE JESI

PERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 200T->DEA u+ 86,7 91,2 89,8 18,3 8 79,7

T->FANION a 80,2 84,7 85,6 18,2 6 92,0T->KILIAN a 68,4 70,6 73,3 16,1 13 59,8

T->PACTOL a 84,1 86,3 89,9 17,4 6 98,1T->MOLINO sv 86,3 90,5 91,6 17,5 10 95,1

T->BELGRANO v 94,0 100,3 100,1 18,2 10 100,4media ibridi test 83,3 87,3 88,4 17,6 8,8 87,5

ibridi di classe 200AGRA GOLDUBOS 110,7 118,6 118,6 17,2 14 122,9PIONEER ANASTA 110,5 118,3 120,2 18,6 7 139,2CORN STATES SILVIO 108,8 113,4 113,5 17,9 7 96,4AGRA GOLDACCORD 104,5 113,2 117,2 17,2 12 116,3GALLETTI ACORES sv 103,1 107,6 108,2 18,5 6 123,7CORN STATES TIFANIX wx 102,7 107,7 112,5 18,3 8 95,5PIONEER CENTENA 102,2 104,5 107,5 16,6 7 101,8CORN STATES BARAKA 100,0 103,5 110,3 17,8 6 102,2PIONEER LAMBADA v 99,6 105,7 101,7 18,5 9 102,3GALLETTI ANTILLES 98,6 106,4 107,3 19,5 10 116,1AGRA GOLDESPRIT 96,9 105,1 102,7 17,6 13 97,7CARLA IMPORT PLAISIRE 92,8 100,3 101,6 18,4 8 94,0PIONEER CANABA v 92,4 97,0 100,5 17,6 10 97,6GALLETTI SARDAIGNE sv 91,2 95,3 100,2 17,5 9 101,9CARLA IMPORT PREGO 89,5 94,3 97,9 17,9 9 84,6PIONEER SOMOSA sv 89,4 94,1 95,8 17,7 8 89,3CARLA IMPORT HIREKORD 88,9 94,7 90,1 18,1 11 76,2CORN STATES LOUISON sv 88,5 94,1 95,0 18,2 10 102,8VENTUROLI CLAUDIA sv 88,3 91,5 92,6 16,8 10 103,6CARLA IMPORT HISPEED sv 83,7 93,0 94,9 19,0 7 92,3CARLA IMPORT HIMENZ sv 82,4 86,7 89,1 16,4 11 77,8GALLETTI COMORES sv 79,2 84,3 83,9 17,7 7 67,1CARLA IMPORT HILEVEL sv 76,8 81,5 80,8 17,3 10 73,3SEMFOR TIARA 260 sv 71,5 86,2 87,0 18,5 18 83,5CARLA IMPORT PRAELUDIUM sv 70,4 82,8 83,6 16,6 24 77,5SEMFOR TIARA 220 sv 56,2 64,3 66,1 16,4 23 66,4

media 200 91,5 97,9 99,2 17,8 11 96,2

(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white); wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

SCHEDA AGRONOMICAAzienda Agraria Az. Sperimentale ASSAM - JesiPrecessione colturale FrumentoPreparazione del terreno Aratura Ottobre 1997 ed estirpaturaConcimazione presemina 18/46 q/ha 1

Urea q/ha 2Concimazione copertura Urea q/ha 3,8 (1 giugno)Disinfezione del terreno Furacon kg/ha 10 (localizzato sulla fila)Semina 16 - 17 aprile classe 700, 600, 500, 400, 300 +rullatura

20 aprile classe 200 (seminatrice Gaspardo)+rullaturaDiserbo pre emergenza 21aprile - Merlin Combi l/ha 1Emergenza 27 aprile (100%) classi 700, 600, 500, 400, 300

30 aprile (100%) classe 200Trattamento con insetticida 26 maggio - Simplov l/ha 2 + Bitam l/ha 0,400FresaturaIrrigazione con manichetta 26 giugno (n° ore 20)(portata 5 litri/ora/ml) 3 - 16 luglio (n° ore 20)

3 - 12 - 26 agosto (n° ore 20) Raccolta 23-24/9/98

Figura 1 - Ibridi in corso di iscrizione al registro nazionale varietà - II anno

Tab. 1 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 200

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sissime precipitazioni ac-compagnate da temperaturecostantemente superiori allemedie del periodo 1951/97.

RISULTATINelle tabelle 1, 2, 3, 4, 5, 6,sono riportati i valori di al-cune caratteristiche degliibridi in prova, rispettiva-mente delle classi FAO 200,300, 400, 500, 600 e 700,messi a confronto con ibriditestimone.Sono stati inseriti i valorimedi dell’indice di perf o r-mance, della pro d u z i o n e ,dell’umidità della granella al-la raccolta, il numero dellepiante spezzate delle 10 lo-calità partecipanti alla pro v ae la produzione ottenuta da-gli ibridi testati nell’Aziendasperimentale dell’ASSAMcon sede a Jesi.Per una più chiara compren-sione delle tabelle si può di-re che la performance indicail dato che riassume il valorea g ronomico di una varietàd e t e rminata considerando lap roduzione, l’umidità allaraccolta, il numero di piantespezzate. I valori della pro-duzione 1998, del biennio1997/98 riscontrati nelle 10località di prova e quelli ot-tenuti nell’Azienda ASSAMdi Jesi sono rapportati aduna umidità alla raccolta pa-ri al 15,5%. Le rese sono state negativa-mente influenzate dalla scar-sità delle precipitazioni estivee dalla contemporanea pre-senza di temperature supe-riori alle medie che hanno an-ticipato la fioritura di 8-10g i o rni e la maturazione fisio-logica di ben 15-20 giorn icon un calo produttivo di cir-ca il 10-15% rispetto al 1997.

CONCLUSIONILa scelta dell’ibrido, da part ed e l l ’ a g r i c o l t o re marc h i g i a n o ,d o v rebbe essere guidata dal-la corrispondenza dei valorimedi delle località con quelliottenuti nel campo di Jesi

valutando non solo l’aspettop roduttivo ma anche altri pa-rametri, quali la classe dimaturità (in relazione alleesigenze aziendali di avvi-cendamento delle colture ) ,l’umidità della granella allaraccolta (tanto più è elevata,

tanto maggiori sono i costidi essiccazione e minore laresa economica per l’agricol-t o re), il numero delle piantespezzate (indice di buona oscarsa attitudine a rimanerei n t e re in caso di raccolte for-zatamente tard i v e ) .

28VALORI MEDI 11 LOCALITA' PRODUZIONE

DITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)DI ALLA SPEZZATE JESI

PERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 300T->VALERIA u+ 106,1 111,8 117,9 19,6 9 105,7

T->DEA u- 88,3 89,7 87,9 18,3 6 96,6T->FURIO a 102,9 109,7 112,3 17,1 16 106,0

T->IVO a 100,3 109,3 111,9 20,1 11 113,9T->STEFANIA a 104,9 108,1 115,4 18,6 8 114,3

T->PLAZA sv 93,1 97,6 99,2 18,7 10 99,0T->BELGRANO v 97,6 101,7 101,4 18,2 10 115,7

media ibridi test 99,0 104,0 106,6 18,7 10,0 107,3

ibridi di classe 300NOVARTIS DYNAMIT 118,9 122,5 122,9 19,0 5 136,7NOVARTIS LEPRE 117,2 122,3 126,4 18,5 6 115,1NOVARTIS IZARRA 116,3 119,9 125,4 18,2 8 147,0STEFANONI PEDAVENA 114,2 124,4 119,5 22,6 7 149,3ZAULI LEONIS 112,3 114,2 121,5 17,5 8 108,5CORN STATES RITMIC 110,8 114,7 116,0 18,5 9 130,2KWS ANDORRA 110,7 118,7 124,2 20,2 11 131,0KWS GAMBIT 109,5 113,1 114,9 18,5 8 126,6SES ALOM 108,6 116,5 123,2 20,1 11 142,6AGRA GOLDECCA 107,7 118,2 125,0 19,9 12 120,7VENTUROLI DAN 104,8 108,1 115,4 17,0 12 118,0

Riempitivo 1 104,3 119,5 121,3 20,3 21 136,9CARGILL ROSADOR 100,0 106,2 110,1 18,7 12 93,8SEMFOR NORTE w 99,6 110,5 111,7 21,3 14 121,8GALLETTI XANTI v 93,9 100,7 103,9 20,8 9 107,9NOVARTIS PENTIUM sv 89,5 97,5 101,7 19,5 16 103,2NOVARTIS FIDIAS v 86,2 91,5 92,7 18,1 12 97,5SEMFOR MAD 390 w 85,6 96,2 101,0 20,6 17 107,8MYCOGEN VITROMAX v 82,3 94,8 97,2 20,8 13 94,1

media 300 103,8 111,0 114,4 19,5 11 120,5

(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white); wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

VALORI MEDI 12 LOCALITA' PRODUZIONEDITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)

DI ALLA SPEZZATE JESIPERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 400T->CECILIA u+ 120,9 127,1 135,0 20,7 9 147,9VALERIA a u- 113,1 114,7 119,9 19,5 6 129,2

T->EXEL a 108,9 114,9 119,5 21,2 8 118,5T->ANDRODEK a 117,9 119,1 122,9 18,6 7 132,3

T->MARANELLO sv 90,4 98,8 104,7 21,8 13 123,8media ibridi test 110,2 114,9 120,4 20,4 8,6 130,3

ibridi di classe 400AGRA GOLDAZUR 129,2 137,1 139,5 22,7 7 161,0ASGROW PIAVE 128,8 131,6 134,2 20,1 5 148,0GALLETTI STROMBI 125,5 133,4 138,4 20,9 8 155,6CORN STATES LOGIC 122,2 126,7 124,8 20,4 7 131,0NOVARTIS MAVERIK 122,1 130,4 135,1 20,7 11 136,7NOVARTIS STELLA 119,7 122,2 126,3 19,4 7 132,9VENTUROLI RAF 119,1 126,2 133,3 21,2 10 149,9ZAULI DIMITRIS 118,8 122,4 124,6 20,3 6 145,5ZAULI CORENTIS 115,6 125,6 130,9 21,6 10 168,8CEREALTOSCANA DA VINCI 115,4 123,1 124,8 21,1 11 141,1PIONEER PR36Y95 115,1 119,2 121,7 19,5 7 121,2ZAULI GLOBUS 114,8 118,7 122,2 20,4 8 115,4STEFANONI BARLETTA 114,2 123,5 130,7 22,9 10 139,8

Riempitivo 2 110,0 115,4 118,8 20,7 7 124,9GALLETTI SIXTI 108,0 112,8 118,5 20,4 10 121,9

Riempitivo 1 107,1 110,9 115,7 20,6 7 119,7ZAULI RUBINIS 106,2 106,8 112,7 19,2 6 138,9ZAULI DYNASTIS wx 105,8 115,4 119,7 23,9 8 127,1ZAULI BIARIS 103,6 108,6 117,9 21,0 7 105,6FONDAZIONE RIO NEGRO 97,7 111,3 119,8 20,9 10 128,1

media 400 114,9 121,1 125,5 20,9 8 135,7

(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white); wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

Tab. 2 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 200

Tab. 3 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 400

Page 30: AGRI1_99

29VALORI MEDI 12 LOCALITA' PRODUZIONE

DITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)DI ALLA SPEZZATE JESI

PERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 500T->HOKEY u+ 123,3 129,0 135,3 22,4 6 153,5T->CECILIA u- 126,3 130,9 136,0 20,5 10 163,2T->ACATE a 118,1 125,5 131,8 22,1 9 136,4T->FEBO a 115,0 119,6 121,9 22,4 6 125,1

T->STARIX a 111,5 116,4 121,5 23,0 5 132,7T->AIRASCA sv 107,5 117,0 120,0 22,6 14 132,8

media ibridi test 117,0 123,1 127,8 22,2 8,3 140,6

ibridi di classe 500DEKALB KOS 134,7 139,7 135,7 22,5 5 149,5PIONEER PR33H67 129,4 139,7 147,4 22,8 12 162,3PIONEER PR34F25 125,9 129,0 126,2 21,7 5 131,9MYCOGEN ARTU' 125,5 129,0 133,3 21,7 5 144,3ASGROW TIGRI 124,9 132,2 138,3 22,8 8 142,5CARGILL STELLOR 123,2 126,6 131,7 22,1 5 148,9PIONEER PR34F40 123,2 127,5 134,0 20,8 9 134,9DEKALB DK583A 123,2 129,8 136,8 20,7 12 150,5ZAULI PAMPIS 123,0 131,4 135,5 22,2 10 146,7SIVAM HURON 122,9 130,0 129,7 23,0 8 162,6DEKALB DK595 122,5 126,4 126,4 21,0 7 142,0KWS ARIBO 121,8 125,2 131,9 21,8 5 138,9AGRA GOLDREX 121,8 133,0 137,0 22,9 13 156,1KWS CONTACT 121,5 125,3 133,5 22,2 4 143,9PIONEER PR34G46 121,0 128,2 132,0 21,9 11 144,9MYCOGEN AMARILLO 119,7 122,1 130,0 21,3 4 133,1MORICONI PORTILLO 118,3 122,6 122,4 20,6 10 131,8SIS BELVEDERE 118,2 126,7 130,8 23,6 8 134,6SES SELENE 118,1 122,2 126,5 20,3 9 134,0SEMFOR ARISTO 116,9 125,2 133,0 22,3 10 140,8CARGILL MIWOK 115,5 121,9 129,4 22,8 6 143,3MORICONI TUMACO 114,6 122,2 125,8 21,6 12 131,7ZAULI PYRENIS 113,7 117,6 121,9 20,9 9 136,1STEFANONI AMANTEA 111,3 117,8 125,6 23,0 8 139,3PIONEER PR34K30 ho 109,6 119,3 127,2 21,8 15 138,0

Riempitivo 1 109,4 111,9 116,3 22,1 4 128,1ZAULI SATURNIS 108,8 115,5 124,7 21,8 11 128,8SES TELLUS 108,0 117,5 126,1 22,7 13 111,7STEFANONI PALMANOVA 106,8 124,3 128,4 23,8 21 121,7FONDAZIONE RIO BRAVO 101,5 110,9 119,8 23,3 10 132,8

media 500 118,5 125,0 129,9 22,1 9 139,5

(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white); wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

dati meteo PREC. PREC. PREC. TMAX TMAX TMAX TMIN TMIN TMIN98 94/97 51/86 98 94/97 51/88 98 94/97 51/86

1 29,2 25,6 16,5 19,6 16,7 17,7 9,6 2,4 6,9APR 2 38,2 33,7 23,5 15,4 16,7 17,3 5,5 2,9 6,9

3 28,8 35,0 22,4 19,8 18,7 19,1 8,0 6,7 7,81 22,8 15,2 19,1 21,2 21,1 21,5 9,3 8,2 9,6

MAG 2 1,0 17,8 18,3 24,4 23,6 23,2 11,2 10,3 11,03 54,4 8,6 25,7 24,8 25,6 24,5 13,6 10,5 12,41 0,0 39,3 24,0 30,5 27,0 25,4 16,8 12,6 13,5

GIU 2 33,2 19,7 19,6 25,9 28,7 27,0 13,2 14,2 15,13 0,0 14,2 18,3 33,7 29,2 28,9 17,7 14,3 16,41 0,0 13,3 14,0 33,8 31,0 29,5 17,6 16,0 16,8

LUG 2 6,2 13,9 19,8 31,7 31,2 30,6 17,2 16,5 17,43 4,8 15,4 11,4 35,7 31,7 30,4 19,0 17,2 17,21 0,0 11,9 11,5 33,5 32,3 31,1 20,1 17,5 17,8

AGO 2 9,8 33,5 15,9 34,0 30,0 30,3 19,4 16,6 17,53 12,2 50,6 32,3 30,1 29,3 28,3 17,1 15,6 15,9

SET 1 4,0 39,3 22,5 29,5 27,6 27,2 16,7 13,6 15,4

Tab. 4 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 400

Page 31: AGRI1_99

30VALORI MEDI 11 LOCALITA' PRODUZIONE

DITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)DI ALLA SPEZZATE JESI

PERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 600T->JUANITA u+ 113,6 126,8 133,3 26,4 16 123,6T->HOKEY a u- 120,3 123,6 130,7 23,1 5 151,6

T->LATINA a 119,6 127,1 132,5 23,8 10 152,1T->NORDEK a 119,0 126,1 132,3 25,8 8 156,3T->LUCIA sv 93,5 101,1 107,3 26,1 10 114,9

media ibridi test 113,2 120,9 127,2 25,0 9,8 139,7

ibridi di classe 600SIS VERTICE 131,0 133,8 136,2 23,2 6 147,5MORICONI ARPER 130,3 137,1 141,1 25,5 7 154,0ASGROW LOIRA 129,3 137,4 141,9 23,7 11 158,6KWS MIKADO 129,0 134,3 142,3 22,8 9 139,6DEKALB TINOS 128,5 131,3 136,5 23,1 8 146,4KWS TONALE 128,4 130,5 134,9 24,1 4 136,0PIONEER PR32H64 128,3 136,3 140,0 24,1 9 140,6KWS REVERENT 127,0 130,2 132,9 24,0 5 144,1KWS NEPTUN 125,9 128,4 133,4 23,9 5 150,9CORN STATES COLONIA 125,8 138,3 140,0 25,0 14 150,7PIONEER PR32P16 125,7 135,7 143,5 24,5 13 174,0DEKALB DEMOS 125,2 133,2 138,1 23,2 14 132,5VENTUROLI KAM 124,6 129,5 134,5 23,1 9 153,8SEMUNDO HOLGER 124,0 127,5 130,6 25,3 4 151,6MORICONI LADARIO 123,7 127,9 131,6 24,6 5 151,4CORN STATES TOLTEC 123,5 131,0 135,2 25,4 9 146,6MYCOGEN DRAKE 122,6 130,7 134,7 26,0 7 151,2DEKALB DK633A 122,6 127,9 132,5 22,6 13 142,1PIONEER PR32P75 120,6 129,6 134,8 24,4 11 166,6DEKALB DI7111B 120,5 129,7 138,4 23,8 16 142,3ASGROW ALABAMA 120,3 126,1 136,7 22,5 8 122,6PIONEER PR33G26 120,1 126,9 135,0 22,4 13 142,3AGRA GOLDSTING 120,0 127,5 133,3 24,1 11 140,5CEREALTOSCANA VELASQUEZ 119,6 128,3 121,5 23,7 13 159,2DEKALB FESTOS 119,1 123,5 129,2 23,0 9 139,4DEKALB CHESNUT wx 118,9 123,9 124,4 24,3 8 147,7GALLETTI CAHIZ 118,4 131,0 138,3 25,0 13 145,9AGRITRADING DENALI 117,2 122,9 131,9 26,2 5 150,2ZAULI FELINIS 116,6 123,4 129,6 25,3 8 152,6AGRITRADING MAXIDEL 113,8 120,6 129,0 25,3 9 156,9SES TOBRUS 111,9 119,6 125,8 26,2 8 118,5SIS ACUTO 111,6 117,7 130,7 25,4 6 135,8STEFANONI MORTARA 111,5 125,6 131,1 24,8 17 155,4HGD GLENTOR 108,5 115,0 123,0 25,5 9 116,4SEMFOR BIVIO 102,3 117,5 126,4 25,2 14 149,7STEFANONI SARZANA w 95,0 104,3 111,2 26,3 11 142,7

media 600 120,6 127,6 133,1 24,4 9,5 146,0

(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white); wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

Tab. 5 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 600

Fig. 2 - Jesi - Precipitazioni 1998 a confronto con media periodi ‘94/’97 e ‘51/’86

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31VALORI MEDI 12 LOCALITA' PRODUZIONE

DITTA IBRIDO (1) INDICE UMIDITA' PIANTE (q.li/ha 15,5%)DI ALLA SPEZZATE JESI

PERFORMANCE 1998 biennio 97/98 RACCOLTA % % 1998

Ibridi testimoni di classe 700T->JUANITA u+ 126,0 131,6 138,6 26,3 10 160,0

T->AGRISUPER a 123,5 127,8 134,9 27,2 6 142,1T->OLMO a 120,0 124,2 130,5 27,2 6 129,4T->SELE a 127,6 132,8 139,5 26,3 8 162,0

T->LUCIA sv 95,5 98,8 101,6 26,6 8 113,1media ibridi test 118,5 123,0 129,0 26,7 7,6 141,3

ibridi di classe 700AGRA GOLDAIR 126,6 127,3 131,8 24,8 6 129,1CARGILL ZUNI 125,7 132,2 135,4 27,6 7 135,8SIS CAMPODORO 125,3 129,8 138,5 27,2 6 148,1AGRITRADING ILLIMANI 125,0 128,2 134,2 27,7 3 136,3KWS CETUS 123,4 126,4 130,4 27,1 4 156,1SEMUNDO MACISTE 122,1 128,2 136,2 28,1 7 144,7AGRITRADING ACONCAGUA 121,2 124,1 128,5 26,5 6 138,1DEKALB SETOS 120,9 125,2 133,9 26,7 7 131,8PIONEER PR31G20 120,6 126,8 133,7 26,9 10 136,9SEMFOR TUTTO 118,9 122,8 128,7 25,2 9 124,8PIONEER PR32B86 117,9 119,5 131,7 24,8 8 141,1SES THEBES 117,4 124,0 133,1 28,0 8 130,2SIVAM YUCHI 116,3 119,2 125,3 27,6 3 116,5MYCOGEN URSUS 109,9 115,7 124,5 28,8 5 120,9DELTAFERT AIDEL sv 107,9 112,7 122,1 28,1 5 121,7SES FELSINA 88,9 93,4 112,9 27,5 8 106,5

media 700 118,0 122,2 130,1 27,0 6,4 132,4(1) a=testimone agronomico; u-=testimone umidità inferiore; u+=testimone umidità superiore; sv=semivitreo; v=vitreo; w=bianco (white);wx=alto contenuto di amilopectina (waxy);

PRODUZIONE(q.li/ha 15,5%)

0

5

10

15

20

25

30

35

40

1 2

APR

3 1 2

MAG

3 1 2

GIU

3 1 2

LUG

3 1 2

AGO

3 1

SET

mesi e decadi

tem

pera

tura

°C

TMAX 98

TMAX 94/97

TMAX 51/86

TMIN 98

TMIN 94/97

TMIN 51/86

TAB. 6 - Mais 1998 - Prova di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà - II ANNORisultati e Caratteristiche degli ibridi in prova di classe 600

Fig. 3 - Jesi - Temperature max e min 1998 con i periodi ‘94/’97 e ‘51/’86

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SPERIMENTAZIONE32

a circ o l a re Mi-Pa del 2/12/97,redatta in se-guito ad ac-c o rdi con il

M i n i s t e ro della Sanità e quel-lo dell’Interno, che consentela coltivazione della canapa(Cannabis sativa L.) sul terr i-torio nazionale, è giunta a sa-n a re una situazione per cui iln o s t ro paese, tradizionale uti-lizzatore e produttore di cana-pa, (fin dall'inizio del XX se-colo l'Italia, leader incontra-stata per la produzione dellam i g l i o re qualità di fibra tessi-le, era fra i maggiori pro d u t-tori al mondo, contendendo,fino ai primi anni '50, all'U-nione Sovietica, il primatod e l l ' e s p o rtazione mondiale)r a p p resentava una realtà ano-mala nel quadro agricolo eu-ropeo, rimanendo l'unica na-zione a non perm e t t e rne lacoltivazione e a non usufruire,p e rciò, dei contributi stanziatidella Comunità Europea findagli anni '70 (Reg. CEEn.1308 del 29/6/1970).Il rilancio della coltura pre-suppone, però, il superamen-to delle cause che ne hannod e t e rminato la crisi. La situa-zione di stallo in cui il merc a-to canapifero è piombato, im-putabile a molteplici fattori,può riassumersi nel seguenteq u a d ro: da un lato il divarioc reatosi tra i prezzi di cessio-ne della canapa e dei pro d o t t ia l t e rnativi di surro g a z i o n e ,che hanno inevitabilmentecollocato la coltura fuori mer-

cato, dall'altra la crescente in-soddisfazione degli agricoltoridi fronte alla diminuzionep ro g ressiva dei ricavi, ac-compagnata dalla lievitazionedei costi di produzione.Ora, perciò, dopo il supera-mento dei vincoli pro i b i z i o n i-stici che hanno attanagliatoper anni la coltura, si imponeun'altra priorità: l'abbassa-mento dei costi di pro d u z i o-ne. Il raggiungimento di tale

obiettivo non può prescindered a l l ' a ffinamento della tecnicaa g ronomica, la cui evoluzionedovrà necessariamente tra-dursi in un aumento delle re-se ed un miglioramento quali-tativo del prodotto, a cui do-v rebbe affiancarsi una dimi-nuzione del costo dei mezzi diproduzione.Il contesto socio-economicoin cui attualmente si operanon ha più spazio per una ca-

napicoltura come siamo tradi-zionalmente abituati ad imma-g i n a re, ma impone un pro f o n-do processo di rinnovamentoche comporti l'integrale "in-tensivizzazione" della coltura.

MATERIALI E METODINel 1998, in Osimo (AN), èstata impostata una pro v asperimentale per confro n t a redue distanze di semina (20 e

IL RILANCIODELLA CANAPA

L La sperimentazione avviata dall’Istituto per le colture indu-striali di Osimo consente di ottenere utili indicazioni. Il con-fronto è stato avviato fra due distanze fra le file, tre densità disemina e di dosi di concime azotato.

Panoramica del campo di prova

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40 cm) in combinazione cont re densità di investimento(130, 190 e 250 semi/m2) et re dosi di azoto, (75, 150 e225 unità/ha), in uno schemasperimentale fattoriale conq u a t t ro ripetizioni e parcelle di16 m2 di superficie, impie-gando la cultivar Fibranova. La preparazione del terreno èstata realizzata in modo con-venzionale con aratura estivae successivi affinamenti, co-me per altre colture da rinno-vo. Alla semina, realizzata il16/4/1998 con seminatricep a rc e l l a re, a fila continua, ilt e rreno era perfettamente af-finato e libero da infestanti. Inp re-aratura sono stati distri-buiti 100 Kg/ha di P2 05,m e n t re, in copertura, 150Kg/ha di azoto. Non è statarealizzata alcuna forma dicontrollo delle infestanti. Durante la conduzione dellap rova sono stati determ i n a t i :n u m e ro di piante alla raccol-ta, diametro medio dei fustinella porzione fibrosa, a 5 cmdalla base e dalla sommità,altezza delle piante ed epocadi fioritura. Alla raccolta, re a-lizzata a part i re dal 29 luglio,su 20 piante per parcella èstato determinato il rapport otra foglie e bacchetta (porz i o-ne del fusto dalla base allaparte superiore con fibra resi-stente, determinata sfilaccian-do con la costa di un coltello,a contrasto con il pollice dellamano, la pianta a part i re dal-l'apice). Le parti mediane di 5bacchette per parcella sonostate sottoposte, manualmen-te, a stigliatura verde, sepa-rando la corteccia (tiglio) dalc i l i n d ro centrale (canapulo).Bacchette, foglie, tiglio e ca-napulo sono stati, poi, essic-cati in forno per 24 ore a 105°C. La loro incidenza re l a t i v aè stata utilizzata per determ i-n a re le rispettive pro d u z i o n iunitarie.I risultati ottenuti sono stati

sottoposti ad analisi della va-rianza considerando tutti i fat-tori fissi. Di seguito vengonor i p o rtati solo quelli risultatisignificativi.

AMBIENTE DISPERIMENTAZIONE

Le caratteristiche del terre n oche ha ospitato la prova sonor i p o rtate in tabella 1. Riguar-do alle componenti chimico-fisiche é risultato ricco in fo-s f o ro, potassio assimilabile ec a l c a re totale e attivo, bendotato in azoto totale, media-mente in sostanza organica ea reazione sub-alcalina.L'andamento term o - p l u v i o m e-trico (figura 1) è stato caratte-rizzato da temperature sempreal di sopra di quelle poliennaliper tutto il ciclo della coltura,tranne che nella prima metàdel mese di maggio. Le pioggesono cadute abbastanza co-piose fino alla seconda decadedi giugno; da quel momentofino alla raccolta della colturanon sono più stati re g i s t r a t ieventi appre z z a b i l i .

RISULTATILa distanza di semina tra le fi-le (tabella 2) ha influenzatosignificativamente la pro d u-zione attraverso effetti sullesue componenti. L'interf i l apiù stretta (20 cm) ha presen-tato una biomassa del 33%s u p e r i o re a quella più larg a ,con diff e renze notevoli anchenella produzione di bacchetta,tiglio e canapulo. L'eff e t t odella distanza interf i l a re è ri-scontrabile anche sul numerodi piante alla raccolta, risulta-to significativamente superio-re in quella più stretta. Il diva-rio, tuttavia, seppure di ben il10%, non é di per sé suff i-ciente a spiegare la gro s s adifferenza produttiva. Le pian-te, meglio spaziate, si sonosicuramente avvantaggiate diuna migliore interc e t t a z i o n edella radiazione solare, che haconsentito loro una migliorec rescita. Ciò è supportato an-che dalla maggiore incidenza,nelle file strette, delle foglierispetto alle bacchette.Il numero di piante alla rac-

colta è risultato inferiore adun terzo della densità di se-mina in tutte le tesi a con-f ronto (tabella 3). Lo scarsoinvestimento ottenuto potre b-be essere imputabile all'insuf-ficiente copertura del seme eal verificarsi di pre c i p i t a z i o n ibattenti successive all'impian-to, così come riferito da DiCandilo e Casarini, 1998. For-se questo inconveniente po-t rebbe esser risolto con l'ese-cuzione di una rullatura suc-cessiva alla semina. Per tutti icaratteri le uniche diff e re n z esignificative sono state rileva-te tra le prime due densità(130 e 190 semi/m2) e la ter-za (250 semi/m2). Come atte-so, quest'ultima ha determ i-nato una sensibile riduzionedelle dimensioni delle bac-chette (lunghezza, inferiore ai2 metri, e diametri basale eapicale). Essa ha però per-messo la realizzazione di unap roduzione di biomassa, bac-chetta e canapulo, superioridi circa il 14, 16 e 13 %, ri-spettivamente.Sia la produzione in tiglio che

33

Porzione apicale di una pianta con infiorescenze maschili

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34il rapporto fra questo ed il ca-napulo sono risultati condi-zionati dall'interazione densitàdi semina x concimazioneazotata (tabella 4). Riguard oal primo carattere non si èavuto alcun effetto della con-cimazione alle densità di inve-stimento inferiore ed interme-dia, mentre con l'investimen-to più alto la dose di 150unità per ettaro ha consentitola massima produzione (27,1q/ha), statisticamente non di-versa, però, da quella ottenu-ta distribuendo un quantitati-vo di azoto dimezzato (25,1q/ha). La dose più alta non hainfluito sul carattere, al paridella non concimazione (ri-spettivamente 21,3 e 21,4q/ha). Il miglior rapporto ti-glio/canapulo si è avuto alla

più alta densità di semina con150 unità di azoto.

CONCLUSIONILa sperimentazione, che hap revisto il confronto tra duedistanze fra le file, tre densitàdi semina e tre dosi di conci-me azotato, nel 1998, ha con-sentito di ottenere alcune utiliindicazioni.La distanza fra le file, contra-riamente a quanto riportato dauna recente sperimentazionein Emilia (Di Candilo et al.,1996), ha influenzato quasitutti i parametri esaminati.L'impiego di una distanza in-t e rf i l a re doppia rispetto a quel-la tradizionale (non superioreai 20 cm), ha comportato unasensibile riduzione sia della

biomassa, che delle altre com-ponenti la produzione; questofatto, nonostante sia qualitati-vamente migliorata la pro p o r-zione fra materiale fibroso enon nella pianta, non lasciap re v e d e re la possibilità di di-s t a n z i a re ulteriormente le filedi semina per eseguire inter-venti di sarchiatura meccanica.Il più alto investimento ha per-messo di ottenere il maggiorn u m e ro di piante alla raccoltache si è tradotto nella più altap roduzione di biomassa, bac-chetta e canapulo.La coltura ha evidenziato unascarsa risposta alla concima-zione azotata. Il part i c o l a re an-damento stagionale, che nonha praticamente fatto re g i s t r a-re piogge utili nella secondametà del ciclo della pianta, ha

f o rtemente condizionato l'in-fluenza di questo fattore, limi-tata solo ad un paio dei carat-teri esaminati (rapporto ti-glio/canapulo e produzione distigliato verde), alla massimadensità di semina.In condizioni analoghe a quel-le dell'ambiente di coltura,p e rciò, non sembra opport u-no spingere la concimazioneazotata oltre i 75 kg/ha, cosapossibile, invece, come evi-denziato da recenti studi( M a rras 1976; Di Candilo etal. 1996) con una più abbon-dante disponibilità idrica.

Andrea Del GattoDomenico Laureti

Istituto sperimentalecolture industriali

Osimo (AN)

0

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III I IIApr

III I IIMag

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Precipitazioni 1998 Precipitazioni Poliennio Temperature 1998 Temperature Poliennio

Fig. 1 - Precipitazioni e temperature medie decadiche del periodo marzo-settembre 1998 a confronto con quelle poliennali

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35

Tabella 3 - Influenza della densità di semina sull’investimento finale ed alcuni parametri biometrici e produttivi

Densità Piante alla Bacchetta Produzione s.s. (q/ha)

di semina raccolta Lunghezza Diametro (mm)Biomassa Bacchetta Canapulo(n.semi/m2) (n./m2) media (cm) basale apicale

130 40,7 211 10,2 3,9 63 50 32190 50,6 207 9,7 3,9 68 53 33250 70,0 197 8,5 3,6 77 62 38

DMS≥0.05 6,8 9 0,7 0,2 6 5 3

Tabella 4 - Interazione tra densità di semina e concimazione azotata su produzione ditiglio e rapporto tiglio/canapulo

Dosi di Produzione s.s. tiglio Rapportoconcime (q/ha) tiglio/canapuloazotato Densità di semina (n. semi/m2) Densità di semina (n. semi/m2)

(unità/ha) 130 190 250 130 190 250

0 18,8 20,1 21,4 0,59 0,60 0,5875 18,2 18,3 25,1 0,58 0,57 0,63

150 16,9 21,1 27,1 0,55 0,58 0,73225 19,6 17,9 21,3 0,59 0,56 0,61

DMS≥0.05 3,8 0,08

Tabella 2 - Influenza della distanza interfilare sull’investimento finale e su alcuni parametri produttivi

Distanza Piante alla Produzione s.s. (q/ha) Rapporto Foglie Bacchetteinterfila raccolta Biomassa Bacchetta Tiglio Canapulo foglie/ (%) (%)

(cm) (n./m2) bacchette

20 56,8 81 64 24 40 0,340 25 75

40 50,7 58 46 17 29 0,310 23 77

DMS≥0.05 5,6 5 4 2 2 0,026 1 1

Tabella 1 - Carat t e ri s t i che pedologi che del campo di prova

Giacitura pianeggiante

Sabbia (%) 35Limo (%) 20Argilla (%) 45Tessitura (U.S.D.A.) argillosapH 8Calcare totale (%) 22,30Calcare attivo (%) 7,70Sostanza organica (%) 2,49Azoto totale (‰) 1,56Fosforo assimilabile (ppm) 29,30Potassio assimilabile (ppm) 246

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che sulla tecnica colturale. L’ I n f o rm a t o re Agrario, 39, 24153-24160.– Di Candilo M., Ranalli p., Marino A., 1996. Influenza dell’investi -

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RICERCA36

n un compre n-sorio, comequello in cui ri-cade il terr i t o-rio del Comunedi Osimo, dove

mediamente le precipitazioni deimesi estivi raggiungono valorid e l l ’ o rdine di 170 mm, ricorre realla pratica dell’irrigazione, int e rreni di pianura, per soddisfarele esigenze delle colture, appareun intervento obbligato dal qua-le non si può pre s c i n d e re se sivuole valorizzare adeguatamentela potenzialità produttiva dellamedia valle del fiume Musone.Nello scenario della richiestaidrica, anche la componente an-t ropica occupa uno spazio rag-g u a rdevole. Consumi umani edusi agricoli ed extragricoli pos-

sono però entrare in competi-zione quando il bene vitale vienea trovarsi nella condizione di di-sponibilità limitata e la domandarisulta maggiore dell’off e rt a .E’ appena il caso di ricord a reche il bilancio idrologico annua-le, nella pianura di pert i n e n z adel Comune, chiude in perd i t a .Infatti la diff e renza tra la port a t adell’acqua del fiume in entrata(nella parte alta della pianura) equella in uscita (nella zona di

Campocavallo) ammonta a cir-ca 5 milioni di m3/annui (Garz o-nio C.A. e Nanni T., 1992) con-t ro un consumo di circa 6 mi-lioni di m3/annui di cui 3 milio-ni/annui per uso potabile ed al-t rettanti per uso irriguo. Neltratto considerato si pre l e v a n op e rtanto volumi d’acqua supe-riori a quelli apportati dall’ali-mentazione fluviale. La situazio-ne tenderà ad aggravarsi neltempo per effetto di modifica-

zioni in atto dell’alveo fluviale(canalizzazione ed appro f o n d i-mento) segnalate di re c e n t e(Ciancetti G. et Al., 1997) chec o m p o rtano una minore ali-mentazione dell’acquifero .Le falde si sono dunque abbas-sate e la variazione registrata neldecennio 1965-’74 nei pozzi del-l’acquedotto di Padiglione puòe s s e re apprezzata nella figura 1.Si osserva che l’abbassamentopiù accentuato del livello fre a t i-co è stato registrato nel 1971 etra, la fine e l’inizio del decennioconsiderato, la diminuzione èstata di 2,4 m. Tuttavia in annatepiù piovose è stato riscontratoun miglioramento. Mediamente, nel corso dell’an-no, a part i re dal mese di aprilesi rileva una graduale diminu-zione, fino ad agosto dove leacque freatiche si situano aduna profondità di 10,5 m dalpiano di campagna (figura 2) .Successivamente per eff e t t odelle precipitazioni, la posizio-ne migliora raggiungendo in di-cembre un’altezza di 8,5 m.Nel contesto di una evidente ri-duzione delle risorse idriche fa-re appello agli art. 1 e 2 dellaLegge Galli (36/94), che sanci-scono il carattere pubblico delleacque superficiali e sotterr a n e ee l’uso prioritario dell’acqua per

L’IRRIGAZIONE NELTERRITORIO DI OSIMO

I Non si può pre s c i n d e re dalla conoscenza delle peculiaritài d ropedologiche e dalle esigenze fisiologiche delle specievegetali coltivate. L’adozione di un bilancio meteoro l o g i c ogiornaliero consente un risparmio della risorsa idrica.

In questa pagina viene pubblicata la relazione presentata alla prima conferenza sullo sviluppo agricolo, organizzata dal Comune diOsimo in collaborazione con l’Associazione A. Bartola di Ancona. Osimo 17/04/1999.

Fig. 1 - Andamento del livello della falda e precipitazioni nel decennio 1965-1974

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37il consumo umano rispetto adaltri usi, significa non risolvereil problema della limitata dispo-nibilità idrica. La questione vap e rtanto aff rontata nel suo in-sieme attraverso un’analisi del-le possibili vie da perc o rre re( m i g l i o re conoscenza del terr i-torio relativamente alle caratte-ristiche pedologiche, risparm i oidrico e nuove fonti di appro v v i-gionamento) nell’intento di por-t a re il bilancio idrico sopra ri-c o rdato in condizioni di equili-brio e quindi garantire agliutenti l’uso della risorsa.

CARATTERISTICHEPEDOLOGICHEDEL TERRITORIO

Sulla base di dati analitici forni-ti da più aziende agricole situa-te nella pianura, è stato possi-bile eff e t t u a re una valutazionepedologica dei suoli. In part i-c o l a re, le analisi granulometri-che condotte su terreni dislo-cati in senso longitudinale dellavalle, cioè procedendo da Ca-senuove ovest verso Campoca-vallo, sebbene con diverse me-todologie, hanno fatto rilevarela graduale diminuzione dellafrazione sabbiosa unitamenteall’aumento del contenuto di li-

mo (tabella 1).Il giudizio agronomico va nellad i rezione di terreni arg i l l o s i -sabbiosi nella parte più intern adella piana e di suoli arg i l l o s i -limosi fini cioè pre v a l e n t e m e n-te costituiti da particelle di di-mensioni più sottili nella zonapiù orientale.Una diff e rente ripartizione deidepositi alluvionali si osserv aanche in senso trasversale della

pianura. Infatti in terreni pro s s i-mi all’alveo fluviale si constataun maggior contenuto di sabbiarispetto a suoli ubicati più amonte della piana (tabella 2) .Anche in questo caso per le di-verse componenti granulome-triche si hanno terreni sabbiosi,sciolti, e argillosi, più compatti.Nei terreni della porzione di pia-nura alluvionale nota come “pia-ne” di Passatempo prevale la fra-

zione sabbiosa (50%) su quellalimosa (32%) e argillosa (18%).I dati analitici della capacitàidrica di campo unitamente allacomponente sabbiosa di terre-ni, su cui sono state condottep rove sperimentali per più anninell’ambiente in questione e ina l t re zone dell’Italia Centrale,sono stati utilizzati per lo stu-dio di correlazioni.Dall’esame della figura 3, sipuò aff e rm a re che a contenutic rescenti della frazione sabbio-sa corrispondono valori decre-scenti della capacità idrica dicampo e la riduzione del poteredi trattenimento dell’acqua daparte del sub-strato pedologicodipende per il 49% dal conte-nuto di sabbia: il restante 51%da altre cause. L’equazione del-la retta di re g ressione può es-s e re di valido aiuto per eff e t-t u a re una stima della capacitàidrica di campo nota la perc e n-tuale di sabbia nell’interv a l l odei valori riportati.Tuttavia per valutare le caratte-ristiche idropedologiche del ter-reno (capacità di campo e pun-to di appassimento), l’impre n-d i t o re, nell’intento di re a l i z z a rei n t e rventi irrigui mirati, può av-valersi di laboratori specializzatiche consentano inform a z i o n ichiaramente più pre c i s e .

Fig. 2 - Variazioni del livello della falda e precipitazioni registrate nei mesi dell’anno(valori decennali)

Pianura ad ovest di Casenuove servita dalle acque irrigue della diga di Castriccioni

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RISPARMIO IDRICOIl contenimento dei consumiidrici riguarda tutti i settori:umano, agricolo ed extragrico-lo. Tuttavia nel contesto dellap resente nota ci si limita a fer-m a re l’attenzione sulla possibi-lità di risparmio dell’acqua aduso irriguo. Si tratta, in primo

luogo, di determ i n a re: la capa-cità idrica di campo, il punto diappassimento e la densità ap-p a rente dello strato di terre n oda bagnare. Tali elementi con-sentono di calcolare il volumeunitario di acqua da erogare al-la coltura. Si predispone poi unp rospetto nel quale devono es-

s e re annotati le pre c i p i t a z i o n ied i consumi evapotraspirativie ffettivi giornalieri e, quando lasomma di quest’ultimi (al nettodelle piogge utili) calcolata ap a rt i re dal giorno del primo in-t e rvento irriguo è pari al volu-me di adacquamento calcolato,si effettua l’intervento irriguo.

Si restituisce dunque al vegeta-le nell’arco del ciclo biologicoquello che ha eff e t t i v a m e n t econsumato per evapotraspira-zione nelle diverse tappe carat-terizzanti dello sviluppo.In una prova condotta su mais,lo scorso anno, per la valutazio-ne dell’effetto dei nitrati contenu-ti nelle acque di irr i g a z i o n e ,sponsorizzata dall’Azienda Spe-ciale per l’Energia e l’Ambiente(Aspea) di Osimo, i consumi diacqua sono stati di 4.270 m3/ h acome messo in evidenza nellatabella 3. Applicando la metodo-logia dei bilanci, l’utilizzo, in duesituazioni assai verosimili perl’ambiente considerato, sare b b estato decisamente inferiore conun risparmio della risorsa acquache poteva variare dal 23 al26%. Inoltre nella circ o s t a n z adella distribuzione di 500 m3/ h adi acqua, si sarebbe avuta anchela riduzione del numero degli in-t e rventi irrigui e, in entrambe lecondizioni simulate, più dellametà di acqua risparmiata per fa-v o r i re la germinazione dei semi.

38Figura 4: Parte della pianura del Fiume Musone di pertinenza del Comune di Osimo suscettibile di essere irrigata

con acque del fosso vallato

Fig. 3 - Variazioni della capacità idrica di campo in funzione del contenuto di sabbianel terreno. (Rielaborazione da Monotti et Al. 1992-’93-’94-’95-’96-’97)

Sabbia (%)

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39Tabella 1 - Caratteristiche fisiche di terreni situati sulla sinistra del fiume Musone, tra il limite occidentale

e orientale della pianura

Casenuove ovest Casenuove est Padiglione ovest Padiglione CampocavalloParametri (Az. Baldeschi) (Az. Brandoni) (Az. Manovali) (Az. II.RR.BB.) (Az. I.S.C.I.)

(1) (2) (3)

Sabbia (%) 50 36 33 32 13 Limo (%) 21 23 29 41 56 Argilla (%) 29 41 38 27 31 Terreno argilloso-sabbioso argilloso argilloso-sabbioso argilloso-limoso argilloso-limoso fine

(1) Media quattro analisi: in questo e negli altri casi non diversamente specificato metodo ISS: sabbia 0,02-2mm, limo 0,002-0,02 mm, argilla < 0,002 mm.(2) Media tre analisi.(3) Media otto analisi metodo USDA: sabbia 0,05 – 2 mm, limo 0,002-0,05 mm, argilla < 0,002 mm.

Tabella 2 - Caratteristiche fisiche di terreni presi in senso trasversale in punti prossimali e distali al fiume Musonenella zona di Casenuove Ovest

Azienda Agraria Azienda AgrariaParametri Zagaglia Giuseppe Agostinelli

verso fiume verso strada verso fiume zona intermedia verso strada

Sabbia (%) 40 38 71 48 36 Limo (%) 22 22 14 22 23 Argilla (%) 38 40 15 30 41 Terreno argilloso-sabbioso argilloso sabbioso argilloso-sabbioso argilloso

Tabella 3 - Epoca degli interventi irrigui e volume di acqua distribuito con il metodo tradizionale (MT) e il metododel bilancio idrico ipotizzando la restituzione di 400 m3/ha (M400) e 500 m3/ha (M500)

MT M400 M500Volume acqua Volume acqua Volume acqua

Epoca distribuito Epoca distribuito Epoca distribuito(m3/ha) (m3/ha) (m3/ha)

6 giugno 550 6 giugno 200 6 giugno 2002 luglio 600 26 giugno 410 27 giugno 5106 luglio 500 4 luglio 420 7 luglio 51016 luglio 600 15 luglio 410 21 luglio 54024 luglio 570 24 luglio 420 30 luglio 52030 luglio 460 31 luglio 420 7 agosto 5308 agosto 530 6 agosto 460 13 agosto 50013 agosto 460 13 agosto 420medie 534 395 473Totali 4.270 3.160 3.310

Risparmio % 26 23

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NUOVE FONTI DIAPPROVVIGIONAMENTO

Se gli imprenditori agricolia v e s s e ro avuto la disponibilitàdi acqua irrigua della diga diCastreccioni come a suo tempogarantito, verosimilmente levalutazioni fatte pre c e d e n t e-mente non avre b b e ro avutoluogo. In ogni caso riguardo alcompletamento della rete di di-stribuzione idrica per uso irr i-guo da parte del Consorzio diBonifica, si nutrono seri dubbi,almeno nel breve-medio perio-do. Perciò è giocoforza ricerca-re vie alternative per garantireal settore primario quelle risor-se idriche che sono indispen-sabili per ottenere pro d u z i o n ipiù competitive.Due sono le indicazioni: 1- uti-lizzazione del fosso vallato peruso irriguo; 2- studio dellapossibilità di sfru t t a re per usopotabile gli acquiferi della dor-sale carbonatica di Cingoli.La trasformazione del fossovallato in canale irriguo potreb-be coniugare finalmente il rag-giungimento di una certa sere-nità di azione per gli impre n d i-tori agricoli con l’alleggerimen-to degli approvvigionamenti dafalda. Le acque freatiche hannoassunto nel tempo import a n z astrategica e vanno salvaguar-date e protette!Limitatamente al tratto di pia-nura compresa nel perimetrozona Fornaci di Casenuove, Vi aCagiata nella piana di Campo-cavallo, Via di Iesi e asta fluvia-le del Musone (figura 4), gli in-t e rventi necessari alla ristru t t u-razione del fosso vallato in ca-nale per l’irrigazione, non sem-brano richiedere grossi investi-menti ed i potenziali utenti po-trebbero avere vantaggi di ordi-ne economico in considerazio-ne del fatto che il bene acquaa v rebbe un costo più ridotto(minori spese di sollevamento,impianti meno costosi per uti-lizzo di pompe più economi-che). La superficie irrigabile diquesta parte di pianura è statastimata intorno a 400 ha, con-siderata l’attuale utilizzazione,

con un consumo valutato pocosuperiore ad 1.000.000 m3/ha.L’Ente di Bonifica che gestiscela diga di Castreccioni potrebbeefficacemente coordinare l’ope-razione di distribuzione dell’ac-qua durante il periodo estivocosì come organizza attual-mente l’erogazione ad Ovest diCasenuove.In ogni caso l’Ente sopra ricor-dato deve assicurare un apport osuppletivo di acqua al fiume du-rante la stagione irrigua che èstato stimato poco più di 100 l/s. Il Piano di riattivazione del fos-so vallato potrebbe essere so-stenuto finanziariamente dallaRegione in considerazione chela delibera del consiglio re g i o-nale 25.02.97 n. 93 prevede unfondo per interventi nel settoredell’acqua.Per quanto riguarda l’altra pos-sibile utilizzazione di nuovi fontidi approvvigionamento enuclea-ta in precedenza, si ritiene che idepositi acquiferi localizzati nel-la dorsale carbonatica di Cingoli(complesso idrogeologico dellaScaglia e del Massiccio-Maioli-ca) segnalati da Nanni T. (1992)possono avere i presupposti pera s s i c u r a re sia acqua potabile diqualità eccellente sia indire t t a-mente acqua ad uso irriguo. In-fatti, tali giacimenti idrici, es-

sendo situati a monte e a valledello sbarramento di Castre c-cioni, potre b b e ro essere agevol-mente collegati con le conduttu-re già attivate a valle della diga ele acque di Castreccioni total-mente impiegate per l’irr i g a z i o-ne dei terreni dell’intera valle delFiume Musone.

CONCLUSIONISulla scorta degli elementi di-scussi si possono trarre le se-guenti conclusioni.Nei suoli della parte alta dellapianura, delle “piane” di Passa-tempo nonché in quelli pro s s i-mi all’asta fluviale, essendo ca-ratterizzati da una discreta per-meabilità e da una ridotta capa-cità di ritenzione idrica, per lap revalenza della componentegranulometrica sabbiosa, leazioni irrigue dovre b b e ro esse-re orientate verso volumi con-tenuti con turni ravvicinati. Neit e rreni situati più a valle dellapianura e più distanti dal fiumeessendo costituiti da part i c e l l epiù fini, quindi re l a t i v a m e n t emeno permeabili e a più eleva-ta capacità di trattenimentodell’acqua, le misure dovrebbe-ro andare nella direzione di vo-lumi maggiori con turni più di-stanziati. In ogni caso l’irr i g a-

zione, per essere condotta inmodo razionale, non può pre-scindere dalla conoscenza dellepeculiarità idropedologiche deit e rreni (capacità di campo epunto di appassimento) non-ché delle esigenze fisiologichedelle specie vegetali coltivate(coefficienti colturali).L’adozione del bilancio meteoro-logico giorn a l i e ro (condotto conmisurazione strumentale dellep recipitazioni e dell’evaporazio-ne, il calcolo dell’evapotraspira-zione potenziale – ETP – e diquella effettiva – ETE -) consen-te di ottenere un risparmio dellarisorsa idrica così come segna-lato anche da altri, in un com-p rensorio della Sardegna meri-dionale (Soddu A. et Al., 1999).L’attivazione del fosso vallatocome canale per l’irrigazione diuna parte dei suoli della pianu-ra, appare una via perc o rr i b i l esia perché le risorse idriche ri-s u l t e re b b e ro economicamentepiù vantaggiose sia perché ilp rolungamento della rete di di-stribuzione dell’acqua irr i g u adella diga di Castreccioni nonsembra possa essere re a l i z z a t oin tempi brevi.Lo sfruttamento per uso pota-bile dei depositi acquiferi delloScaglia e del Massiccio-Maioli-ca situati nella dorsale carbo-natica di Cingoli potrebbe con-sentire l’impiego degli accumu-li della diga di Castreccioni perl ’ i rrigazione dei suoli dell’interavalle del Fiume Musone.

Vincenzo PiraniConsigliere Aspea – Osimo

già Direttore di SezioneIstituto Sperimentale Colture

Industriali - Bologna

Si ringrazia l’ASPEA, l’IstitutoGeofisico di Macerata, l’IstitutoSperimentale per le Colture In -dustriali di Bologna – SOP – diOsimo e le aziende agricole peraver fornito rispettivamente idati riguardanti le falde, le pre -cipitazioni, l’evaporazione uni -tamente ai coefficienti colturaliadottati in prove di irr i g a z i o n esu mais e le caratteristiche fisi -che dei terreni.

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B I B L I O G R A F I A- Ciancetti G., Tazioli G. S., Tomassoni D., Cantori P., 1997. – Sulle

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