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SPORT POPOLARI NEGLI ANNI QUARANTA: CICLISMO, CALCIO E AUTOMOBILISMO Sia durante gli anni della guerra, ma anche successivamente, nel dopoguerra, quando l'Italia era un paese distrutto dai bombardamenti e dalla crisi economica, tuttavia con un forte desiderio di ripresa , tutti avevano una gran voglia di fare riferimento a miti sportivi. E’ soprattutto in questi anni, tra il 1945 e il 1950, che lo sport ritorna ai tempi pionieristici, affidato in gran parte all’entusiasmo e alla passione, ma anche ai grossi ed autentici sacrifici dei suoi atleti. A quei tempi era la radio a diffondere le notizie sui principali eventi sportivi e ad entusiasmare le tifoserie. Gli Italiani di quel periodo si accaloravano soprattutto per tre grandi passioni sportive: il ciclismo, il calcio e l’automobilismo. CICLISMO ANNI 40 La generazione a cavallo tra gli anni 40 e 50 considerava il ciclismo più importante del calcio. Finita la guerra, il 15 giugno 1946 riprende il Giro d’Italia (interrotto a causa del conflitto mondiale), una fiaccola ideale di pace accesa per riunire tutti gli italiani di ogni città, paese e contrada. Nomi celebri del ciclismo di quei tempi furono quelli di Fausto Coppi e di Gino Bartali che, con i loro duelli sui pedali, per anni divisero le tifoserie, ma unirono tutti gli italiani in nome della passione per questo straordinario sport. La rivalità tra Coppi e Bartali fu nel secondo dopoguerra uno degli argomenti, sportivi e non, più dibattuti d'Italia, che riempì per oltre un decennio le cronache sportive e mondane della nazione, contribuendo in modo fondamentale a rendere il ciclismo uno sport di massa al centro dell'attenzione dei mass-media. All'epoca la rivalità tra i due campioni era vista come una metafora sulla suddivisione politica e sociale del paese: Fausto Coppi (detto “il campionissimo”) era considerato l’idolo degli italiani di ispirazione laica (comunisti), in contrapposizione a Gino Bartali (simpaticamente chiamato “Ginettaccio”) che era sostenuto soprattutto, ma non solo, dagli sportivi di credo cattolico (democristiani). La rivalità tra i due campioni fu sempre di altissimo livello ed improntata al più corretto rispetto tra i due contendenti. E’ importante sottolineare che nonostante Bartali e Coppi rappresentassero le due diverse anime della società italiana, e nonostante i due avessero

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SPORT POPOLARI NEGLI ANNI QUARANTA: CICLISMO, CALCIO E AUTOMOBILISMO

Sia durante gli anni della guerra, ma anche successivamente, nel dopoguerra, quando l'Italia era un paese distrutto dai bombardamenti e dalla crisi economica, tuttavia con un forte desiderio di ripresa , tutti avevano una gran voglia di fare riferimento a miti sportivi.

E’ soprattutto in questi anni, tra il 1945 e il 1950, che lo sport ritorna ai tempi pionieristici, affidato in gran parte all’entusiasmo e alla passione, ma anche ai grossi ed autentici sacrifici dei suoi atleti. A quei tempi era la radio a diffondere le notizie sui principali eventi sportivi e ad entusiasmare le tifoserie. Gli Italiani di quel periodo si accaloravano soprattutto per tre grandi passioni sportive: il ciclismo, il calcio e l’automobilismo.

CICLISMO ANNI 40

La generazione a cavallo tra gli anni 40 e 50 considerava il ciclismo più importante del calcio. Finita la guerra, il 15 giugno 1946 riprende il Giro d’Italia (interrotto a causa del conflitto mondiale), una fiaccola ideale di pace accesa per riunire tutti gli italiani di ogni città, paese e contrada. Nomi celebri del ciclismo di quei tempi furono quelli di Fausto Coppi e di Gino Bartali che, con i loro duelli sui pedali, per anni divisero le tifoserie, ma unirono tutti gli italiani in nome della passione per questo straordinario sport. La rivalità tra Coppi e Bartali fu nel secondo dopoguerra uno degli argomenti, sportivi e non, più dibattuti d'Italia, che riempì per oltre un decennio le cronache sportive e mondane della nazione, contribuendo in modo fondamentale a rendere il ciclismo uno sport di massa al centro dell'attenzione dei mass-media. All'epoca la rivalità tra i due campioni era vista come una metafora sulla suddivisione politica e sociale del paese: Fausto Coppi (detto “il campionissimo”) era considerato l’idolo degli italiani di ispirazione laica (comunisti), in contrapposizione a Gino Bartali (simpaticamente chiamato “Ginettaccio”) che era sostenuto soprattutto, ma non solo, dagli sportivi di credo cattolico (democristiani).

La rivalità tra i due campioni fu sempre di altissimo livello ed improntata al più corretto rispetto tra i due contendenti. E’ importante sottolineare che nonostante Bartali e Coppi rappresentassero le due diverse anime della società italiana, e nonostante i due avessero convinzioni quasi opposte in ambito politico e religioso, al di fuori delle competizioni furono sempre in buoni rapporti.

I “nemici-amici” Bartali (a sinistra) e Coppi (a destra) mentre si passano la borraccia al Tour de France del 1952

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CALCIO ANNI 40

Nel dopoguerra il calcio serviva a far dimenticare le recenti sofferenze. Durante la seconda guerra mondiale il campionato si svolse regolarmente fino al 1944, quando venne sostituito dal Campionato di guerra dell'Alta Italia. Durante gli anni terribili che vanno dal 1943 al 1945 si erano giocati due tornei calcistici, uno al Nord (di cui sopra) e uno al Centro-Sud. Subito dopo la liberazione riparte il campionato nazionale. Sono gli anni contrassegnati dal grande Torino, l’ “undici” che entusiasma i tifosi con le sue prodezze. Ma la sciagura è dietro l’angolo: il 4 maggio 1049 la squadra precipita con l’aereo sulla collina di Superga mentre rientra da una trasferta. E’ lutto nazionale. L’Italia piange capitan Valentino Mazzola e i suoi compagni. La tragedia di Superga distrusse non solo delle vite umane, ma anche i sogni di migliaia di tifosi e le speranze della Nazionale per tutto il decennio '50, che infatti si rivelò essere il più nero della storia calcistica italiana.

AUTOMOBILISMO ANNI 40

A scaldare gli animi degli italiani ci pensano anche i motori. Nel 1947, dopo l’interruzione imposta dagli eventi bellici di quegli anni, dal ’41 al ‘46, riprende anche la mitica corsa Mille Miglia, con i suoi piloti che scatenavano il tifo sulle strade d’Italia. La Mille Miglia è stata una corsa di lunga distanza, effettuata su strade aperte al traffico che si disputò in Italia per ventiquattro volte dal 1927 al 1957 (13 edizioni prima

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della seconda guerra mondiale e 11 dopo il 1947). La Mille Miglia rese famosi in tutto il mondo marchi di auto Gran Turismo, come la Alfa Romeo, la Lancia e la Ferrari.

La Mille Miglia

Negli anni quaranta assistiamo alle ultime gesta di quello che solo un decennio prima fu considerato un vero e proprio eroe, un mito dell’automobilismo italiano, il pilota mantovano Tazio Nuvolari, personaggio che infiammò i cuori degli appassionati di automobilismo con le sue imprese epiche e le sue quasi cento gare vinte in una carriera che coprì quasi un trentennio di successi dal 1921 al 1950.

Il campione automobilistico Tazio Nuvolari

Nel 1946 nasce la Formula 1 come la classe più alta di corse automobilistiche per monoposto scoperte dell’automobilismo mondiale. All’inizio era conosciuta come Formula A ma ne venne cambiato il nome dopo appena due anni. La prima corsa si disputò in Italia, e precisamente a Torino, il 1 settembre 1946 ( il Gran Premio di Torino, disputato sul Circuito del Valentino – il nome è preso dal Parco del Valentino, dove le vetture correvano sui viali adiacenti al Borgo Medioevale) e venne vinta da Achille Varzi alla guida di una Alfa Romeo 158 detta Alfetta.

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Nel periodo 1946–1949 si assisteva al tramonto della carriera dei vecchi piloti anteguerra come lo stesso Varzi e Tazio Nuvolari, mentre piloti come Ascari e Fangio iniziavano a farsi notare.

Il pilota Achille Varzi sulla sua Alfetta