AFRICAITALIA Kenya Le chance di Vision...

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Dicembre 2013 70 *stime Fmi, ottobre 2013 INTERNATIONAL AFRICAI TALIA È il nome del maxi programma economico destinato a far crescere la ricchezza e la coesione sociale. Pesa però il deficit del bilancio pubblico, che si cerca di ridurre incentivando gli investimenti esteri Le chance di Vision 2030 INSIDE Kenya CONTESTO POLITICO Le elezioni presidenziali di mar- zo scorso sono state vinte, con un margine minimo, da Uhuru Kenyatta (foto). Sebbene l’esito elettorale sia stato messo in discus- sione dal rivale Odinga, che ha presentato un ri- corso alla Corte Suprema, poi re- spinto, l’assenza di scontri post- voto, in netto contrasto con le elezioni del 2007, ha consolidato la stabilità nel Paese. Un potenzia- le elemento di instabilità resta ad oggi la posizione di Kenyatta, incri- minato dall’International Criminal Court per gli episodi di violenza post-elettorale del 2007. POPOLAZIONE (2011) 42,1 milioni 45,3 $ mdi 1045 $ PIL NOMINALE (2013*) PIL PRO CAPITE (2013*) NAIROBI Mombasa Kisumu Kikuyu L a sfida più importante è l’applicazione del programma economico noto come Vision2030, che prevede oltre agli obiettivi economici politiche volte a raggiungere una maggiore coesione e stabilità sociale, in un contesto caratterizzato ancora da un’elevata disparità nella distribu- zione della ricchezza.Nella popolazione kenyana é inoltre fortemente radicato il sentimento di appartenenza etnica (oltre 47 tribú ufficialmente riconosciute) che alimenta rivendicazioni basate su storiche disparitá nell’accesso al potere politico ed alla ricchezza pubblica anche tra le diverse etnie. La regione costie- ra é l’area dove piú forte é il malcontento sociale alimentato da delusione per l’assenza di incisive politiche di sviluppo. Per i prossimi tre anni é prospettata una crescita tra il 5% e il 6%, sostenuta da un’ulteriore espansione dei servizi bancari, che sono tra i più sviluppati del continente, del settore delle telecomu- nicazioni, dagli investimenti nel piano di ammodernamento delle infrastrutture, dalle riforme in ambito commerciale e istituzionale e da una maggiore inte- grazione regionale. Questo scenario di crescita dovrebbe essere sostenuto dal consolidamento e dall’ulteriore incremento della classe media. Il dato del 2013 dovrebbe confermare e rafforzare la tendenza di crescita e a partire dal 2014 si prevede un’accellerazione del Pil al 6%. Le difficoltà potrebbero deriva- re dall’enorme deficit di bilancio, alimentato dalle spese per gli investimenti, a cui il governo cerca di far fronte incentivando molto gli investimenti esteri. RATING E BUSINESS CLIMATE INDICATORI DI RISCHIO OCSE 6 S&P’s B+ Moody’s B1 Fitch B+ attuale precedente Doing Business 2013 121° su 185 117° su 183 Index of Economic Freedom 2013 114° su 185 103° su 184 Corruption Perceptions Index 2012 139° su 176 154° su 183 INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE ACCORDI E CONVENZIONI Convenzione di Washington: in vigore Convenzione di New York: in vigore Gli indicatori economici 2010 2011 2012 2013(s) 2014(p) PIL (variazione % reale) 5,8 4,4 4,6 4,8 5,1 Inflazione media annua (%) 4,0 14,0 9,4 5,6 6,0 Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -4,6 -6,5 -6,9 -6,1 -5,6 Bilancia dei pagamenti Esportazioni ($ mld) 5,2 5,8 6,3 6,6 7,1 Importazioni ($ mld) -11,4 -14,1 -15,1 -16,0 -16,6 Saldo transazioni correnti/PIL (%) -7,4 -9,6 -10,2 -9,7 -8,8 Debito estero totale ($ mld) 8,8 10,3 11,0 11,9 12,6 Debito estero totale/PIL (%) 27,3 29,6 26,5 26,4 26,8 Riserve valutarie lorde ($ mld) 4,3 4,3 5,7 6,5 6,6 Riserve valutarie lorde (mesi import.) 3,8 3,1 4,0 4,2 4,1 Fonte: EIU, giugno 2013 s: stime; p: previsioni Il Kenya ha una superficie di 582mila chilometri quadrati. La capitale, Nairobi, ha una popolazione stimata di 4,5 milioni di abitanti. La moneta è lo scellino che si scambia a 0,8 euro (per 100 scellini)

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Dicembre 2013

70

*stime Fmi, ottobre 2013

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

È il nome del maxi programma economico destinato a far crescere la ricchezza e la coesione sociale. Pesa però il deficit del bilancio pubblico, che si cerca di ridurre incentivando gli investimenti esteri

Le chance di Vision 2030

INSIDEKenya

CONTESTO POLITICO

Le elezioni presidenziali di mar-zo scorso sono state vinte, con un margine minimo, da Uhuru Kenyatta (foto). Sebbene l’esito elettorale sia stato messo in discus-

sione dal rivale Odinga, che ha presentato un ri-corso alla Corte Suprema, poi re-spinto, l’assenza di scontri post-voto, in netto contrasto con le

elezioni del 2007, ha consolidato la stabilità nel Paese. Un potenzia-le elemento di instabilità resta ad oggi la posizione di Kenyatta, incri-minato dall’International Criminal Court per gli episodi di violenza post-elettorale del 2007.

POPOLAZIONE (2011)

42,1 milioni

45,3 $ mdi

1045 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

NAIROBI

Mombasa

Kisumu

Kikuyu

La sfida più importante è l’applicazione del programma economico noto come Vision2030, che prevede oltre agli obiettivi economici politiche volte a raggiungere una maggiore coesione e stabilità sociale, in un contesto caratterizzato ancora da un’elevata disparità nella distribu-

zione della ricchezza.Nella popolazione kenyana é inoltre fortemente radicato il sentimento di appartenenza etnica (oltre 47 tribú ufficialmente riconosciute) che alimenta rivendicazioni basate su storiche disparitá nell’accesso al potere politico ed alla ricchezza pubblica anche tra le diverse etnie. La regione costie-ra é l’area dove piú forte é il malcontento sociale alimentato da delusione per l’assenza di incisive politiche di sviluppo. Per i prossimi tre anni é prospettata

una crescita tra il 5% e il 6%, sostenuta da un’ulteriore espansione dei servizi bancari, che sono tra i più sviluppati del continente, del settore delle telecomu-nicazioni, dagli investimenti nel piano di ammodernamento delle infrastrutture, dalle riforme in ambito commerciale e istituzionale e da una maggiore inte-grazione regionale. Questo scenario di crescita dovrebbe essere sostenuto dal consolidamento e dall’ulteriore incremento della classe media. Il dato del 2013 dovrebbe confermare e rafforzare la tendenza di crescita e a partire dal 2014 si prevede un’accellerazione del Pil al 6%. Le difficoltà potrebbero deriva-re dall’enorme deficit di bilancio, alimentato dalle spese per gli investimenti, a cui il governo cerca di far fronte incentivando molto gli investimenti esteri.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

6

S&P’s

B+

Moody’s

B1

Fitch

B+

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE attuale precedente

Doing Business 2013 121° su 185 117° su 183

Index of Economic Freedom 2013 114° su 185 103° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 139° su 176 154° su 183

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONIConvenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Gli indicatori economici2010 2011 2012 2013(s) 2014(p)

PIL (variazione % reale) 5,8 4,4 4,6 4,8 5,1

Inflazione media annua (%) 4,0 14,0 9,4 5,6 6,0

Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -4,6 -6,5 -6,9 -6,1 -5,6

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 5,2 5,8 6,3 6,6 7,1

Importazioni ($ mld) -11,4 -14,1 -15,1 -16,0 -16,6

Saldo transazioni correnti/PIL (%) -7,4 -9,6 -10,2 -9,7 -8,8

Debito estero totale ($ mld) 8,8 10,3 11,0 11,9 12,6

Debito estero totale/PIL (%) 27,3 29,6 26,5 26,4 26,8

Riserve valutarie lorde ($ mld) 4,3 4,3 5,7 6,5 6,6

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 3,8 3,1 4,0 4,2 4,1

Fonte: EIU, giugno 2013 s: stime; p: previsioni

Il Kenya ha una superficie di 582mila chilometri quadrati. La capitale, Nairobi, ha una popolazione stimata di 4,5 milioni di abitanti. La moneta è lo scellino che si scambia a 0,8 euro (per 100 scellini)

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INSIDEKenya INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

Sarà un’azienda italiana, la Cesi di Milano, a progettare la principale autostrada africana

dell’energia rinnovabile: un collegamento di 1.040 km con una potenza di 500 kilowatt per trasportare l’energia idroelettrica dall’Etiopia al Kenya. La società di consulenza e soluzioni ingegneristiche, che tra gli azionisti forti conta Enel e Terna (al 42% ciascuno), si è aggiudicata la gara d’appalto per la progettazione dell’infrastruttura. Il progetto, che si concluderà nel 2016, ha un valore di 1 miliardo di euro, mentre la commessa che l’azienda italiana si è aggiudicata, in consorzio con due partner internazionali (Lahmeyer ed Elc), è di 12 milioni. L’azienda, 114,6 milioni di fatturato 2012 (in leggera crescita rispetto ai 111 milioni del 2011), con un ebitda di 27,4 milioni e un utile netto di 15,1 milioni, punta da tempo sulle autostrade dell’energia. «Contiamo 34 progetti di infrastrutture di collegamento energetico in giro per il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, dall’America Latina alla Cina e al Medioriente», ha affermato Matteo Codazzi, ad di Cesi. L’infrastruttura verrà finanziata da banche internazionali. Anche Prysmian, leader mondiale nei cavi, che è tra gli azionisti di Cesi, potrebbe beneficiare di questo progetto.

CESI COLLEGA L’AFRICA CON L’ENERGIA GREEN

Investono anche le PmiNel 2012 le esportazioni, composte principalmente da meccanica

strumentale, hanno registrato un incremento del 21,5% rispetto al 2011, attestandosi a 156,6 milioni di euro. Le importazioni dal Kenia sono invece rimaste sostanzialmente invariate a 83,2 milioni. Quest’anno, nei primi sette mesi, il trend positivo è continuato con esportazioni che sono cresciute ulteriormente del 10% portando a un saldo positivo della bilancia commerciale di 52 milioni in crescita del 17%. La presenza degli investitori italiani in Kenia ha registrato un progressivo incremento negli ultimi anni, anche con l’apertura di uffici di rappresentanza da parte di grandi imprese. Esistono numerosi operatori che gestiscono attività alberghiere, di ristorazione e di accoglienza turistica lungo la regione costiera, in

particolare nel distretto di Malindi. «Si sta sviluppando una buona sintonia tra piccole e medie aziende locali e italiane nei settori della distribizione organizzata, del food processing del packaging», ha spiegato Vieri Velardi, responsabile dell’ufficio Sace di Nairobi, il secondo del gruppo assicurativo attivo in Africa, insieme a quello di Johannesburg. La presenza italiana si è ulteriormente consolidata nel settore gas & power con la concessione da parte del governo di permessi per la prospezione e l’esplorazione di giacimenti petroliferi al largo della costa settentrionale. Altri investimenti italiani si registrano nei settori del turismo, dell’agricoltura, della

lavorazione del legno e dell’energia alternativa. Si riscontra un crescente apprezzamento del prodotto italiano, soprattutto nel caso di macchinari, prodotti di consumo ed alimentari, arredamento, materiali da costruzione e abbigliamento, soprattutto maschile (Zegna e Hugo Boss). Il mercato locale ha una buona percezione del prodotto italiano, che si trova comunque ad affrontare competitor turchi e cinesi. I flussi turistici in Kenya non sono ancora rilevanti dal punto di vista numerico.

Mega progetti nei trasporti

Petrolio e costruzioni

MADE IN ITALY

Matteo Codazzi

Mauro Massoni da novembre è il nuovo ambasciatore a Nairobi

Il più importante dei molti progetti di investimento che impegnano il

governo è il cosiddetto Lapsset, che punta a collegare Lamu, nel nord del Paese, con il Sud Sudan con una serie di infrastrutture: una linea ferrovia-ria da 1.500 km, un’autostrada di 1.730 km, un oleodotto di 2.240km, una raffineria di petrolio a Lamu, un porto a Manda Bay (Lamu) e due ae-roporti internazionali a Isiolo (Lamu) e Lokichoggio. Il progetto è stato fi-nanziato dalla Development Bank del Sud Africa con 1,6 miliardi di dollari. Un altro grande progetto è il Konza Techno City, una citta che dovrebbe ospitare iniziative Business Process Outsourcing, un parco scien-tifico, un centro congressi, centri commerciali, hotel, scuole interna-zionali e ospedali. Altri due progetti da sviluppare con la formula Public Private Partnerships sono la costru-zione del porto di Kisumu, di un albergo all’aeroporto di Nairobi e del by-pass stradale di Nairobi. Per tutti è già stata pubblicata la richie-sta per la manifestazione d’interesse. Inoltre il governo ha dato indicazioni per lo sviluppo di diverse strade a pe-daggio in collaborazione con partner internazionali e ha invitato le azien-de a offrire servizi di consulenza al Ministero dei trasporti in merito

Il Kenya è sempre stato un impor-tatore netto di fonti energetiche

fossili ma la situazione è destinata a ribaltarsi per la recente scoperta di idrocarburi nell’area nord-occidenta-le del Paese e le nuove concessioni per l’esplorazione sia sulla terrafer-ma sia al largo delle coste. Il Paese è un mercato interessante per le imprese attive in settori strategici, telecomuni-

alla politica di pedaggio, approvvi-gionamento e trattative contrattuali, strategia per la comunicazione. Dei progetti sulle reti di trasporto fanno parte la costruzione delle sopraeleva-te di Mombasa, Nakuru ed Eldoret per diminuire i problemi di congestione del traffico. A Mombasa è in pro-gramma la costruzione di un terminal per traghetti multi-livello e un nucleo direzionale a Likoni (Mombasa). Sul fronte dell’energia si punta soprattut-to sull’idroelettrico, tuttavia anche Geothermal Development Companyha accelera lo sviluppo, la progetta-zione e la costruzione del Progetto Olkaria VI. Infine è previsto lo sviluppo di una centrale a ciclo com-binato a gas naturale di 700- 800 MW inclusa un’unità galleggiante di ri-gassificazione e stoccaggio a Dongo Kundu (Mombasa).

cazioni, minerario, energia, finanza, agro-alimentare, infrastrutture, costru-zioni e turismo. I settori più dinamici si segnala quello delle costruzioni che registra da anni continui tassi di cre-scita, ormai non solo nella capitale. Dallo sviluppo di tale settore deriva la maggiore domanda di macchinari e materiali da costruzione e di oggetti d’arredamento. La Kenya Investment Authority offre servizi e assistenza agli investitori stranieri volti a facili-tare l’avvio e l’operatività dell’attività d’impresa. L’Investment Promotion Act è una delle manifestazioni tangibi-li della volontà del governo di attirare capitale esteri e Keninvest assiste le imprese per ottenere incentivi ed esen-zioni fiscali e dai dazi doganali in base a un corposo sistema di leggi speciali.

OUTLOOK

21,4%

6,1%

9%

64,5%

Agricoltura

Industria non manifatturiera

Manifattura

Servizi

COMPOSIZIONE DEL PIL (2012)

Contatti: DLA Piper – James Kamau, email: [email protected], Kamau & Maema Advocates, IKM Place, Tower A, 5th Floor, 5th Ngong Avenue, Off Bishops Road, PO Box 11866-00400, Nairobi

BUSINESS

Fonte: stime FMI, ottobre 2013

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6

7

8

Africa Sub-SaharianaKenya

201620152014201320122011

LA DINAMICA DEL PIL

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Mauro Massoni Tel.: +254 20 2247750, 2247696, 2247755, 343144E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

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INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Il regno di Mohammed VI si presenta come la porta d’accesso privilegiata al continente, soprattutto in virtù del rapporto preferenziale con l’Europa

Maghreb, terra di crescita

INSIDEMarocco

CONTESTO POLITICO

Il re Mohammed VI (foto), 50 anni, salito al trono nel 1999 alla morte del padre, titolare di una fortuna

fra le maggiori al mondo, mantiene un ruolo centrale nella vita politica e svolge un ruolo di garanzia rico-nosciuto da tutte le forze politiche e sociali. Si registra-

no tuttavia crescenti tensioni legate alle mancate riforme economiche, promesse in risposta alle turbolenze della primavera araba nel 2011. Il primo ministro Abdelillah Benkirane è il leader del partito di maggioran-za relativa, che ha vinto le elezioni del 2011. Le prossime elezioni parla-mentari si terranno nel 2016.

POPOLAZIONE (2011)

32,2 milioni

104,7 $ mdi

3.190 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

RABAT

Marrakech

Casablanca

Il governo, nel suo piano di sviluppo Emergence II, ha mantenuto il target di una crescita annuale del Pil del 6% nel lungo periodo, ma ha eliminato l’obiettivo della creazione di nuovi posti di lavoro. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers), che sta finanziando con un piano

da 2,5 miliardi di euro quattro paesi dell’area Mena, tra cui il Marocco, preve-de, più cautamente, una crescita del 5%, nel 2013, mentre la legge di Finanza 2013 è ancora più conservativa (+4,5%), un tasso che potrebbe crescere a se-guito alla buona campagna agricola registrata quest’anno per arrivare al 5%, secondo il ministro dell’Economia e delle finanze, Nizar Baraka. Nel primo semestre il valore aggiunto della produzione agricola ha segnato +20,3%, an-

no su anno, in termini di volume, contro un calo dell’8,3% nel 2011 sull’anno precedente. La politica economica del governo è indirizzata verso uno svilup-po economico che consenta al tempo stesso di ridurre la disoccupazione e la povertà, migliorando l’apparato burocratico, riformando le regole sul diritto al lavoro (è ancora attesa una riforma sulla legislazione al diritto di sciope-ro), nonché sulla proprietà privata. Le riforme puntano a rilanciare le imprese, agevolando la nascita di nuove iniziative economiche, migliorando il controllo bancario nonché liberalizzando le telecomunicazioni ed i settori aeronautico ed energetico, consentendo ulteriori riduzioni delle tariffe, accompagnate da una semplificazione delle regole commerciali.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

3

S&P’s

BBB-

Moody’s

Ba1

Fitch

BBB-

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONI

attuale precedente

Climate Doing Business 2013 97° su 185 93° su 183

Index of Economic Freedom 2013 90° su 185 87° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 88° su 176 80° su 183

Convenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Gli indicatori economici2010 2011 2012s 2013p 2014p

Pil (variazione % reale) 3,6 5 2,4 3,3 4,5

Inflazione media annua (%) 1 0,9 1,4 2,2 2,6

Saldo Bilancio pubblico/Pil (%) -3,7 -5,7 -6,1 -5,8 -4,9

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 17,6 21,5 20,9 21,1 22,6

Importazioni ($ mld) -32,6 -41 -42,4 -41,7 -43,8

Saldo bilancia commerciale ($ mld) -15,1 -19,5 -21,4 -20,6 -21,2

Saldo transazioni correnti ($ mld) -4,2 -8,3 -9,2 -7,6 -7,1

Saldo transazioni correnti/Pil (%) -4,7 -8,4 -9,5 -7,6 -6,7

Debito estero totale ($ mld) 25,4 27,8 29,6 30,9 32,1

Debito estero totale/Pil (%) 28,1 28 30,8 30,9 30,3

Riserve valutarie lorde ($ mld) 23,6 20,6 16,2 17,4 18,6

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 7,1 5 3,8 4,1 4,2

Cambio medio GHC/USD 8,4 8,1 8,6 8,8 8,9Fonte: EIU Bureau van Dijk, gennaio 2013 s: stime; p: previsioni

Il Marocco ha una superficie di 710 mila

chilometri quadrati, incluso il Sahara occidentale.

La capitale è Rabat, oltre 1,7 milioni di abitanti. Il dirham

marocchino si cambia con 0,08 euro (per 1 dirham)

* stime FMI, ottobre 2013

Dicembre 2013

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INSIDEMarocco INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Più investimenti direttiL’interscambio commerciale resta positivo per l’Italia, sebbene in progressiva

riduzione negli ultimi cinque anni. Nel 2012 le importazioni italiane registrano una flessione del 4,4% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 587 milioni di euro; stesso trend per le esportazioni italiane che registrano un calo del 7,4%, e si attestano a circa 1,3 miliardi. Il trend si è tuttavia ribaltato

nei primi sette mesi di quest’anno, in cui sia le importazioni che le esportazioni sono cresciute a doppia cifra mentre il saldo positivo della bilancia commerciale, 500 milioni di euro, è cresciuto del 5%. L’export italiano riguarda prevalentemente il settore della meccanica strumentale, cui seguono moda e i prodotti della metallurgia. L’Italia si colloca all’undicesimo posto per gli

investimenti diretti, in miglioramento rispetto agli anni passati. Tra i grandi investitori italiani in Marocco si segnalano Italcementi e Cristalstrass, secondo produttore mondiale di cristalli, oltre alla consolidata attività di operatori nel settore tessile e dell’abbigliamento. Considerevoli investimenti italiani sono inoltre presenti nel settore della logistica, trasporto passeggeri e dei servizi.

Dai campi la spinta al Pil

Va forte la logistica

MADE IN ITALY

Pale eoliche di Italgen a Laayoune nel deserto marocchino

Nel primo semestre la cresci-ta del Pil ha accelerato al 6,5%

a/a, rispetto al 3,4% del 2° semestre 2012, grazie principalmente al balzo della produzione agricola. L’attività non agricola ha invece rallentato per le difficoltà nel settore delle costru-zioni, nelle vendite immobiliari e di alcuni servizi che risentono della de-bole congiuntura in Europa. Tuttavia un recupero della produzione indu-

striale, grazie a nuovi impianti e alle attività di trasformazione alimentare, dovrebbero alimentare una sostan-ziale accelerazione della crescita quest’anno, mentre l’anno prossimo

I principali contratti conclusi o fi-nanziati in Marocco riguardano la

costruzione di un impianto solare a Ouarzazate con una capacità di 160 MW, la costruzione di una centrale elettrica a Jorf Lasfar, l’ampliamen-to del porto di Tanger Med e il lancio di una nuova zona offshore vicino a Casablanca per le aziende aeronauti-che. Sia il settore privato sia il governo coinvolgono consulenti finanziari e le-gali nelle trattative. Per quanto riguarda le collaborazioni pubblico-privato, ci sono diversi progetti ed esiste una proposta di legge per regolamentare questo tipo di collaborazioni. A se-conda dei contratti, questi vengono finanziati tramite schemi di project fi-nance, garanzie di progetto o altre fonti di finanziamento, come l’erogazione di fondi da parte della Banca Mondiale, di Ifc, della Banca europea per gli in-vestimenti, della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, l’Agenzia francese per lo sviluppo o l’Agenzia tedesca per lo sviluppo. L’atteggiamento del governo nei con-

la probabile minor spinta dell’agri-coltura unitamente all’impatto sulla domanda interna del recente taglio dei sussidi, potrebbero provocare un rallentamento al 3,8%. Il governo ha lanciato diversi programmi relativi allo sviluppo industriale ed agricolo del paese con particolare attenzione alla produzione di elettricità da fon-ti energetiche rinnovabili, all’edilizia civile, ai programmi educativi e alla sanità pubblica. Da ottobre il ministro dell’Industria è a capo di un diparti-mento per gli investimenti che dovrà coordinare tutti gli interventi pubblici, anche se il primo ministro ha l’ulti-ma parola. L’attivismo del governo nel promuovere nuovi investimenti, in particolare sulle fonti energetiche rinnovabili, risponde all’esigenza di diminuire l’incidenza negativa delle importazioni di idrocarburi sul saldo della bilancia commerciale del pa-ese, in modo da offrire un prodotto energetico sostenibile, ecologico a un prezzo competitivo e soddisfare la do-manda interna che aumenta in media del 6-8% annuo.

fronti degli investitori stranieri è molto favorevole. Inoltre, esiste una politica marocchina sugli investimenti diretti e indiretti esteri dettata dalla Carta de-gli Investimenti, che prevede incentivi speciali relativamente a dazi doganali, Iva, imposta sulle società e imposta di registrazione fiscale e conferisce ugua-li diritti agli investitori locali ed esteri. Gli investimenti diretti superiori a 20 milioni di euro possono beneficiare di incentivi migliori da negoziare diretta-mente con il governo.

2

3

4

5

6

Nord AfricaMorocco

20162015201420132012

PIL, DECOLLO DAL 2014

Fonte: stime FMI, ottobre 2013

OUTLOOK

BUSINESS

Affari & contratti

Con l’ingresso nel consorzio Desertec in qualità di sponsor tecnico e associate partner nel 2010, Italgen, la controllata del gruppo

Italcementi attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili (80 milioni di fatturato nel 2012 con un utile netto a 6 milioni), è diventata una delle punte italiane della tecnologia green in Africa. Desertec è un’iniziativa privata che ha come obiettivo la generazione di energia elettrica da energia solare ed eolica nei deserti dell’Africa e Medio Oriente per il consumo locale e per la trasmissione in Europa tramite una rete globale interconnessa. Il Marocco è un dei mercati, insieme all’Egitto, dove Italgen è più attiva. Ha costruito un parco eolico di 5 MW a Laayoune che quest’anno ha fornito il 60% di energia che serve ad alimentare il centro di macinazione del gruppo Italcementi in loco. Sta progettando un progetto CSP (solare) ad Ait Baha, collegato a una cementeria che partirà a inizio 2014. Secondo Giuseppe De Beni, ceo di Italgen, il target di Italgen in Marocco è 50 MW di capacità installata da energie rinnovabili. Per questo la società sta lavorando a un altro progetto di energia eolica a Safi , dove vi è un’altra cementeria del gruppo e al potenziamento di Laayoune. Un altro gruppo molto attivo è Finmeccanica: il contratto più recente l’ha vinto in aprile un consorzio costituito da Ansaldo STS France e Cofely Ineo per la la progettazione e la fornitura del centro per il segnalamento ferroviario, le telecomunicazioni e il controllo del traffico della futura linea ad alta velocità di 183 km che collegherà le città di Tangeri e Kenitra, lungo la costa Atlantica. Inoltre stanno lavorando bene Selex, radar e sistemi di comunicazione radio, e Alenia Aermacchi che sta facendo marketing per la vendita al Marocco del Superjet regionale, frutto della jv con la Sukhoi russa.

TRENI E AEREI PER FINMECCANICA

Alessandro Pansa, ceo Finmeccanica

21,7%

13,3%

10,6%

9,6%

8,8%

8,4%

7,7%

5,6%

14,2%

Meccanica ModaMetalliApp. elettricheChimici

Gomma, plasticaProdotti ra�natiAutoAltro

CHE COSA IMPORTA (2012 %)

Fonte: Sace

Contatti: DLA Piper – Guthfreund-Roland, Florenceemail: [email protected] - 17 rue Scribe - 75009 Paris France

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Roberto Natali Tel. +212 537 219730 E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

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INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Però il 30% del bilancio statale è fatto ancora dagli aiuti internazionali di 19 paesi fra cui l’Italia Per questo il governo spinge per gli investimenti diretti e molti hanno già messo le loro basi

Con oil&gas è record di crescita

INSIDEMozambico

CONTESTO POLITICO

I l pres idente Armando Emil io Guebuza (foto), esponente del Frelimo, Fronte di Liberazione del Mozambico, di matrice sociali-sta, è stato rieletto nel 2009 per il

suo secondo e ulti-mo mandato, che scade nel 2014. Grazie ai buoni rap-porti con i paesi vicini, le istituzioni in-ternazionali e i paesi donatori, il contesto politico non presen-

ta particolari vulnerabilità, benché le proteste scaturite nel 2011 dall’au-mento dell ’inflazione mettano in luce criticità socioeconomiche. Nelle prossime elezioni (2014), il Frelimo è ancora dato per favorito sulle principali forze di opposizione.

La Repubblica del Mozambico ha una superficie di 801 mila chilometri quadrati. La capitale è Maputo, una città di quasi 1 milione di abitanti. La moneta è il metical: 100 mila metical valgono circa 2,5 euro

POPOLAZIONE (2012)

22,5 milioni

14,6 miliardi

640 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

MAPUTO

Beira

Nampula

Matola

È uno dei paesi africani a più alta crescita, in media l’8% l’anno negli ultimi 15, e, secondo gli analisti, continuerà a crescere: dal +7,4% del 2012 al +7,9% come media annuale del periodo 2013-2017. La re-cente scoperta di ingenti giacimenti offshore di gas naturale dovrebbe

attirare un importante flusso di investimenti esteri diretti nel medio termine, an-che se l’avvio della produzione è atteso non prima del 2018/2020. Quest’anno si prevede un discreto rialzo dell’inflazione al 5,5%, determinato dalle misure espansive di politica monetaria adottate dal Banco de Moçambique nel cor-so del 2012, dall’afflusso di investimenti e dall’aumento delle importazioni. Si tratta comunque di livelli contenuti, visto che, secondo i dati ufficiali, nel

2012 l’inflazione media è scesa al 2,1% (era al 10,4% nel 2011), raggiungen-do il livello più basso dal 1998, grazie alla copiosità dei raccolti, il minor costo delle importazioni di alimenti, gli effetti della stretta monetaria operata a fine 2011 e il controllo dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali. Nel periodo 2013-2017, la politica fiscale sarà invece espansiva, considerato che il governo intende investire in infrastrutture e servizi sociali. E le entrate pubbliche sono destinate ad aumentare, grazie soprattutto alle royalties provenienti dal setto-re minerario. Il Poverty Reduction Action Plan 2011-2014, adottato nel 2011, ha l’obiettivo principale di ridurre il tasso di povertà nel paese, portandolo al 42% nel 2014 dal 54,7% del 2009.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

6

S&P’s

B+

Moody’s

B1

Fitch

B+

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE attuale precedente

Doing Business 2013 152° su 185 150° su 183

Index of Economic Freedom 2013 145° su 185 140° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 105° su 176 112°su 183

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONIConvenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Gli indicatori economici2010 2011 2012 2013(s) 2014(p)

Pil (variazione % reale) 7,1 7,3 7,4 7,0 8,5

Inflazione media annua (%) 13,0 10,4 2,1 5,5 5,3

Saldo Bilancio pubblico/Pil (%) -4,2 -5,3 -4,2 -6,9 -7,3

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 2,3 3,1 3,5 3,7 4,2

Importazioni ($ mld) -3,5 -5,4 -6,2 -6,5 -7,2

Saldo transazioni correnti/Pil (%) -17,1 -19,4 -36,3 -35,4 -33,5

Debito estero totale ($ mld) 3,7 4,1 4,8 5,7 7,3

Debito estero totale/Pil (%) 40,3 32,6 33,8 37,7 42,5

Riserve valutarie lorde ($ mld) 2,2 2,5 2,8 2,8 3,1

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 5,4 4,3 3,2 3,2 3,2

Cambio medio MZN/USD 34,0 29,1 28,4 30,2 30,4

Fonte: FMI e EIU, ottobre 2013 s: stime; p: previsioni

*stime FMI, ottobre 2013

Dicembre 2013

75

INSIDEMozambico INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

L’apertura a Maputo, in agosto, di un negozio della Smeg, il produttore di elettrodomestici di design guidato da Roberto

Bertazzoni, è stato un segnale importante dell’evoluzione dell’economia verso i consumi privati, che, nell’agroalimentare, Parmalat e Cremonini presidiano da vicino attraverso le loro filiali. Il cuore degli affari per gli italiani resta però l’estrazione e lavorazione del gas, del petrolio e le costruzioni. In settembre Eni ha effettuato una nuova importante scoperta presso il prospetto esplorativo Agulha, situato nell’Area 4 nell’offshore del paese. Stime preliminari indicano che questa area possa contenere tra i 176 e i 247 miliardi di metri cubi di gas che si aggiungono ai 2.650 già scoperti. Eni e i partner dell’Area 4 stanno completando la valutazione della scoperta e pianificando il programma per la sua delineazione. Anche Saipem è fortemente impegnata nel supporto di queste attività, e per il migliore sfruttamento dei campi offshore ha messo punto soluzioni d’avanguardia come unità galleggianti di produzione e immagazzinaggio, non dipendenti da strutture a terra.

... MA CRESCONO ANCHE I CONSUMI PRIVATI

In testa Eni e Saipem...Negli ultimi anni l’Italia ha progressivamente accresciuto la propria

presenza economica, ed è ora uno tra i maggiori investitori stranieri in Mozambico, soprattutto con l’ingresso di Eni e di Saipem nello sfruttamento delle risorse energetiche di recente scoperta al largo delle coste settentrionali e nel Nord del paese. Restano comunque forti i legami con il Portogallo (del quale il paese è un’ex colonia) e Sud Africa, e aumentano gli investimenti da Cina, Brasile, India e Australia, in particolare nel settore minerario e dei trasporti ferroviari. Ma nel settore delle costruzioni alcuni nomi italiani, Trevi, Cmc, Renco Belleli, si stanno facendo largo. Nel 2012 le esportazioni italiane verso il Mozambico sono state pari a 44,9 milioni di euro (in calo del 13,1% rispetto al 2011) e incentrate su meccanica strumentale, prodotti

chimici e metallurgia. Le importazioni italiane dal paese, costituite principalmente da materie prime e metalli, sono parallelamente calate del 16,7%, a 275 milioni di euro. Nei primi sette mesi del 2013, però, la tendenza si è invertita e le importazioni italiane dal Mozambico sono nuovamente aumentate (+28%), mentre le esportazioni sono cresciute del 14% anno su anno, con un interscambio complessivo nel periodo di circa 245 milioni di euro. La spesa per l’import nel paese africano è comunque in progressivo aumento (ampliando il deficit nella bilancia commerciale), a causa del rincaro dei prezzi di alimentari e carburante e della ripresa della domanda di importazione di beni capitali collegata ai mega-progetti. I principali settori di opportunità commerciali e di investimento per le aziende italiane sono in agricoltura, agro-processing

e biocarburanti, infrastrutture collegate alla produzione e esportazione di alluminio, carbone e gas naturale, edilizia, trasporti ferroviari, stradali e aerei, telecomunicazioni, turismo e servizi finanziari.

Partono le infrastrutture

Gli investitori in pole

MADE IN ITALY

Roberto Vellano, ambasciatore italiano a Maputo e presidente del G19, il gruppo di paesi donatori al Mozambico

Gli ingenti investimenti esteri nel comparto minerario-estrattivo

(alluminio e carbone) e nei grandi progetti infrastrutturali (energetici ed edili) e le recenti scoperte al largo del-le coste nazionali di giacimenti di gas naturale assicurano prospettive inte-ressanti. Nei prossimi due, tre anni, sono previsti investimenti infrastruttu-rali su larga scala, ma data la scarsità di fondi pubblici (il 30% del bilan-cio statale è finanziato da un gruppo di 19 donatori), molti dei progetti sa-ranno sviluppati da partenariati tra imprese e pubbliche amministrazioni o attraverso concessioni private. Tra i progetti annunciati i principali so-no: • la realizzazione di un impianto di trattamento del gas naturale lique-fatto (Gnl) nel Nord per il trattamento del gas naturale estratto da Anadarko ed Eni (investimento stimato 50 mdi di dollari); • la centrale idroelettrica di Mphanda Nkuwa ($ 2 mdi); • la rete di trasmissione elettrica Cesul dal Nord al Sud del Paese ($ 1,8 mdi); • la co-struzione di una linea ferroviaria da Chiúta a Nacala-à-Velha e un porto a Nacala-à-Velha ($ 1 mdo); • l’acqui-sto di una flotta navale e di una flotta

Il governo è interessato ad attrarre investimenti esteri, che beneficia-

no dei diversi incentivi fiscali e delle tutele e garanzie di investimento isti-tuite dalla legge sugli investimenti e dal Codice per le agevolazioni fisca-li. Negli ultimi 12 mesi sono stati assegnati i tre principali contratti di appalto per la progettazione di ba-se di un progetto Gnl, vinti da Fluor, Bechtel e SP&I. Inoltre la compa-gnia petrolifera statale cinese Cncpi di una quota considerevole nella hol-ding di Eni nel bacino di Rovuma (Area 4); Inpex ha acquisito i dirit-ti sulle concessioni 2 e 5 a Rovuma; l’indonesiana Mega Persada Tbk (Enrg) ha acquisito il 75% delle at-tività di progettazione, appalto e costruzione (Epc) per il blocco Buzi di Enh, la compagnia petrolifera statale mozambicana, che mantie-ne il 25%. Inoltre nell’ultimo anno, è stato finalizzato l’accordo per la centrale elettrica di Kuvaninga; Rio

per la pesca del tonno ($ 850 mln); • la costruzione di un ponte tra la cit-tà di Maputo e Catembe ($ 700 mln); • la centrale elettrica alimentata a gas di Kuvaninga ($ 98,6 mln); • lo svi-luppo dei porti di Palma e Pemba nella provincia di Cabo Delgado nel nord del paese; • la linea ferroviaria dalla provincia di Tete a Nacala, attraverso il Malawi, per il trasporto del carbo-ne; • la centrale elettrica a carbone di Acwa. L’efficienza e l’affidabilità del sistema bancario, grazie al buon livello di capitalizzazione, è un ele-mento favorevole allo sviluppo degli investimenti, anche se manca la com-petitività, poiché circa l’85% degli asset complessivi è concentrato nelle mani delle prime tre banche.

Tinto Coal Moçambique ha acqui-stato quattro nuovi treni e 110 nuovi vagoni per il trasporto del carbone; il gruppo immobiliare portoghese Promovalor Investimentos ha annun-ciato un investimento di 30 milioni di euro per costruire abitazioni, uf-fici e locali commerciali a Maputo; Redbird Investments, controllata di African Minerals, ha annunciato l’acquisto della società australia-na Baobab Resources, che investirà in prospezioni in Mozambico; Patel Engineering si è aggiudicata una con-cessione per la realizzazione di una linea ferroviaria e un porto; BP ha avviato i lavori nella raffineria di Beira (75 milioni di dollari di inve-stimento); la Ncondezi Energy ha sottoscritto un contratto per l’acqui-sto di energia elettrica della durata di 25 anni con la compagnia elettri-ca statale mozambicana Edm per la fornitura di energia alle sue attività carbonifere.

OUTLOOK

BUSINESS

4

6

8

10Africa Sub SaharianaMozambico

201620152014201320122011

RobertoBertazzoni

PIL, TREND ALL’8%

Contatti: DLA Piper – Leopoldo Amaral, email:[email protected] & Caldeira Advogados - Maputo - Tel. + 258 21241400Avenida Julius Nyerere, 3412 - P.O. Box 2830

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Roberto VellanoTel. +258 21492229/7-21491605-21492260 E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

76

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Il governo punta a diventare una delle prime 20 economie del mondo con un approccio agli obiettivi ispirati ai successi di Singapore e Malesia. Ma, petrolio a parte, i problemi sono...

Modello Asia per il 2020

INSIDENigeria

CONTESTO POLITICO

I l pres idente Goodluck Ebele Jonathan (foto), esponente del parti-to centrista Pdp rimane saldamente

al potere dopo essere stato eletto nel 2010. Le prin-cipali sfide che deve affrontare sul fronte interno restano il contrasto della setta islami-sta Boko Haram,

attiva nel nord, con cui sono in cor-so trattative, e del Mend (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger, responsabile di attentati contro le piattaforme petrolifere) concentra-to nella regione costiera. Strette sono le relazioni con gli Stati Uniti, princi-pale acquirente del petrolio. Con la Cina i rapporti sono più recenti.

POPOLAZIONE (2011)

160,3 milioni

292 miliardi

1.725 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

ABUJA

Port Harcourt

Kano

Vision 20:2020 è il non tanto visionario piano di sviluppo di questo Paese che punta per la fine del decennio a raggiungere 900 miliardi di Pil, con un reddito pro capite di 4.000 dollari e grazie ai suoi 160 milioni di abitanti (attuali) di diventare una delle prime 20 econo-

mie del mond. La scommessa è ambiziosa soprattutto perché viene dichiarato subito che gli ambiziosi obiettivi di sviluppo non vengono perseguiti con una logica di pianificazione centralizzata di tipo sovietico, nè con input autoritari, come è successo finora, ma con un approccio di gestione e logica di mercato ispirato alle economie asiatiche di successo come Singapore e Malesia. Alla fi-ne di quest’anno verranno tirate le prime somme della fase di implementazione

del piano. Sta di fatto che dal punto di vista della crescita e del contenimento dell’inflazione risultati importanti sono già in corso, ma il 61% della popola-zione, quindi oltre 100 milioni di persone, vive ancora con meno di 1 dollaro al giorno. D’altra parte le ricchezze del paese sono cospicue: è l’undicesimo produttore mondiale di gas con 41 miliardi di metri cubi nel 2011 (Opec), e riserve comprovate di 5.134 miliardi di metri cubi, il sesto Paese al mondo. L’agricoltura contribuisce a un terzo del Pil. Per l’Italia la Nigeria è uno snodo strategico in Africa: il principale partner commerciale insieme al Sud Africa nella regione sub-sahariana, soprattutto per l’importazione di petrolio che co-pre oltre il 4% del fabbisogno.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

5

S&P’s

BB-

Moody’s

Ba3

Fitch

BB-

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONI

attuale precedente

Doing Business 2013 131° su 185 131° su 183

Index of Economic Freedom 2013 120° su 185 116° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 139° su 176 143° su 183

Convenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Gli indicatori economici2010 2011 2012s 2013p 2014p

PIL (variazione % reale) 7,9 7,5 6,6 6,8 7,2

Inflazione media annua (%) 13,7 10,8 12,2 10,8 9,6

Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -5,9 -4,2 -3,6 -2,4 -2,0

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 76,5 92,5 91,7 92,5 98,5

Importazioni ($ mld) -46,2 61,6 -54,0 -57,0 -60,5

Saldo bilancia commerciale ($ mld) 30,2 30,8 37,7 35,5 37,9

Saldo transazioni correnti ($ mld) 13,3 8,7 13,9 8,4 8,8

Saldo transazioni correnti/PIL (%) 6,8 3,6 5,0 2,8 2,6

Debito estero totale ($ mld) 7,9 9,6 9,5 10,3 11,7

Debito estero totale/PIL (%) 4,0 3,9 3,4 3,4 3,4

Riserve valutarie lorde ($ mld) 34,9 35,2 42,9 45,1 49,9

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 6,2 4,9 6,3 6,1 6,3

Cambio medio NGN/USD 150,3 154,7 156,9 162,0 167,8Fonte: EIU Bureau van Dijk, febbraio 2013 - s: stime; p: previsioni

*stime IMF, ottobre 2013

La Nigeria ha una superficie di 923 mila chilometri quadrati.

La capitale è Abuja, con oltre 1 milione di abitanti. La moneta è il naira che si cambia con 0,46

euro (per 100 naira)

Dicembre 2013

77

INSIDENigeria INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Sulla moda c’è denaroLa moda italiana è conosciuta e particolarmente apprezzata, tanto che

molti tra i cittadini appartenenti ai ceti più ricchi si recano all’estero per fare acquisti di brand italiani. Mancando però una presenza consistente in loco delle marche tricolori, le importazioni avvengono per vie parallele con il rischio di contraffazioni. Importante anche il mercato delle auto sportive e di lusso, soprattutto con marchi tedeschi e americani per la presenza di concessionari e distributori, mentre è praticamente assente la distribuzione di auto italiane che sono tuttavia conosciute e ricercate. Presenti e molto apprezzati sono i mobili e i complementi di arredo per la casa e l’ufficio, con una domanda in costante crescita. Inadeguata alle potenzialità è invece la distribuzione di prodotti dell’enogastronomia italiana, che ora giungono attraverso reti di importazione e distribuzione destinate essenzialmente al mercato degli italiani residenti, mentre nei supermercati delle grandi città la fornitura è limitata e irregolare. A fermare la grande distribuzione contribuisciono tuttavia i dazi e le restrizioni all’importazione che il governo applica su alcuni prodotti. Un mercato particolarmente interessante è quello dei macchinari e delle attrezzature nel campo dell’energia: lo sfruttamento delle ingenti riserve di gas naturale è solo all’inizio, e da tempo sono previste anche nuove gare per l’assegnazione di ulteriori licenze sui campi petroliferi. Anche la produzione di energia elettrica è ben inferiore al fabbisogno (4mila MW nel 2012 contro una richiesta di almeno 30mila): c’è ampio spazio per collocare la produzione italiana mentre finora sono state più attive le imprese americane, tedesche, indiane e cinesi.Le forti importazioni di gas e petrolio sbilanciamo fortemente il saldo commerciale che nei primi otto mesi di quest’anno è cresciuto del 18% a 830 milioni di euro.

Aspettative Pil: + 7%

Avanti tutta con le PPP

MADE IN ITALY

Nonostante un lieve peggiora-mento rispetto alla media degli

ultimi anni, l’economia nigeriana, +6,2% nel 2013, sostenuta dagli au-menti nella produzione e nel prezzo internazionale del greggio, oltre che dal contributo dei servizi, in parti-colare telecomunicazioni, edilizia e agricoltura, è considerata una delle realtà più interessanti del continente. Secondo Abiola Rasaq, capo della ri-cerca di Uba Capital, l’asset manager inglese, la crescita dovrebbe tornare a superare il 7% l’anno prossimo, gra-

Due grandi contratti firma-ti quest’anno sono il segno

dell’attenzione dei capitali privati vesro questo mercato: in maggio il governo e General Electric hanno si-glato un accordo di investimento da 1 miliardo di dollari per la creazione di un impianto produttivo per supporta-re la produzione di energia e petrolio. In settembre Dangote, la principale conglomerata nigeriana, ha siglato un accordo a medio termine da 3,3 mi-liardi di dollari con 11 banche locali ed estere per finanziare la costruzione di un impianto petrolchimico compo-sto da una raffineria e un impianto per la produzione di fertilizzanti. Una volta completata, la raffineria sarà la più grande in Africa. La costruzione dell’impianto petrolchimico è stata finanziata tramite un’operazione di project finance. I principi delle partnership tra pub-blico e privato godono di buona considerazione da parte dei vari livel-li di governo perché ritenuti metodi più sicuri per garantire un’attività ef-

zie alla crescente urbanizzazione dela popolazione e alle riforme che stan-no modificamdo il settore agricolo e industriale. D’altra parte l’eccessiva dipendenza dal petrolio che costitu-isce il 98% dei ricavi dell’export e l’indebolimento della posizione fi-scale restano criticità da superare, anche se il peso della rendita petro-lifera è sceso negli ultimi anni dal 18% al 13% del Pil. La situazione finanziaria complessiva è miglio-rata grazie alla politica della banca centrale guidata dal 2009 da Sanusi Lamido Sanusi. Banchiere compe-tente di scuola islamica, Sanusi ha imposto alle banche una forte rica-pitalizzazione per 4,2 miliardi di dollari e la sostituzioni del mana-gement in alcuni istituti. La stretta della Bancacentrale ha stabilizzato il cambio del naira. Il clima di otti-mismo ha alimentato le quotazione della Borsa nigeriana la cui capita-lizzazione è cresciuta quest’anno del 35% (al 15 novembre) e di un altro 35% lo scorso anno.

ficiente e compensare il deficit nei portafogli d’investimento del gover-no. Il settore che attrae i maggiori investimenti è quello delle infrastrut-ture, sostenuti dalle organizzazioni finanziarie internazionali. Inoltre il governo ha messo in atto un interes-sante regime di incentivi per attrarre investitori esteri. All’arrivo, le pro-cedure di sottoscrizione sono state semplificate e sono state create agen-zie per facilitare e implementare le nuove strutture. Gli incentivi sugli investimenti per stimolare l’inter-vento del settore privato riguardano sgravi della tassa sul reddito delle società, sgravi fiscali per ricerca e sviluppo, detrazioni fiscali di costi, apertura di aree free trade in cui in-sediare investimenti esteri di lungo termine. Infatti il programma di spesa del governo, coordinato dal ministe-ro delle finanze, nei tre settori chiave dell’agricoltura (800 milioni), elettri-cità (2,2 miliardi) e infrastrutture che comprendono strade e trasporti (3,2 miliardi) è molto ambizioso.

4

5

6

7

8Africa Sub SaharianaNigeria

201620152014201320122011

LA CRESCITA DEL PIL

Fonte: stile FMI, ottobre 2013

OUTLOOK

BUSINESS Affari & contratti

Oltre a Eni e Saipem che dominano nell’estrazione di petrolio e gas, onshore

e offshore, alcune imprese italiane nel settore delle costruzione e della logistica sono leader di mercato. La più importante è la Intelservices Nigeria, controllata dalla famiglia Volpi, che gestisce, dal punto di vista logistico, le concessioni sulle banchine nella zona di Port Harcourt dove viene imbarcato gran parte del petrolio nigeriano. In particolare la società guidata da Gabriele Volpi, che è tra l’altro presidente onorario e proprietario della società di calcio La Spezia, ha in appalto la gestione, di fatto in regime di monopolio, di Onne Port Complex il più grande terminal del mondo per l’oil&gas. È utilizzato da tutte le maggiori industrie petrolifere perchè in regime di free trade zone, quindi con forti incentivi fiscali e doganali e la possibilità di rimpatrio totale degli utili. La rendita di questi investimenti che Volpi ha incominciato negli anni ‘80, intuendo le potenzialità del paese, sono ora investite anche nel real estate. A Lagos il gruppo sta costruendo una città nella città, la Eko Energy Estate su 24 ettari in riva al mare, destinata diventare una delle attrazioni del paese. Un secondo importante sviluppo immobiiare è in fase di progetto ad Abuja, la capitale. Nelle costruzioni opera, con 60 anni di storia in Nigeria, la Borini Prono di Torino, guidata da Gianfranco Albertazzi, che ha costruito buona parte delle strade principali, dei ponti e delle opera idrauliche. Un altro operatore importante, anche se ultimamente meno impegnato, è il gruppo Trevi, attraverso la sua consociata locale, specializzata nella costruzione di fondamenta e grandi lavori di sollevamento.

MA I VOLPI PUNTANO SUL REAL ESTATE

Gabriele Volpi, proprietario della Intel services

Contatti: DLA Piper – Soji Awogbade, Email: [email protected] - Tel: +234 1 4617321 Fax: +234 1 46179027th Floor, Marble House, 1 Kingsway Road Falomo Ikoyi, Lagos

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Roberto Colaminè Tel.: +234 9 4602970/1/2E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

78

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Tra settembre e ottobre i gruppi italiani hanno combinato contratti per quasi 1,5 miliardi di euro, mentre le esportazioni dall’Italia stanno crescendo a doppia cifra. E le prospettive sono buone

Grandi affari tricolori

INSIDESud Africa

CONTESTO POLITICO

Il presidente, Jacob Gedleyihlekisa Zuma (foto), eletto nel 2009 con il 67% dei voti, è anche il leader dell’African National Congress il par-tito principale, alla cui guida è stato

riconfermato nel dicembre scorso. Il consenso elettorale dell’Anc fa ritenere che Zuma resterà il favorito anche al-le presidenziali del 2014. Dovrà, tut-tavia, bilanciare le

richieste socio-riformiste degli alleati di governo (il partito sindacalista e il par-tito comunista) con le necessità dei moderati dell’Anc e della comunità internazionale che chiedono mag-giore disciplina fiscale e apertura al libero mercato.

POPOLAZIONE (2012)

51,2 milioni

353,9 miliardi

6.847 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

PRETORIA

Johannesburg

Città del Capo

Bloemfontein

Il Paese più sviluppato del continente africano produce il 33% del Pil dell’in-tera Africa sub-sahariana e i tre quarti di quello dell’area Sadc, Southern African Development Community, composta da 15 Paesi dell’Africa me-ridionale. L’economia è caratterizzata dall’elevato sviluppo di industria e

terziario (altamente sofisticato è il settore dei servizi, in particolare finanziari), con grande spazio per le Pmi, e dalla presenza di notevoli risorse minerarie. I settori più importanti sono quello manifatturiero e il terziario, in particolare il sistema bancario, tra i primi nelle classifiche internazionali della competitivi-tà, mentre l’agricoltura contribuisce alla formazione del Pil solo per il 2,4%. Il settore minerario, pur ridimensionato, continua a ricoprire un ruolo impor-

tante sul Pil (5,5%) e sulle esportazioni (otto delle prime dieci voci dell’export riguardano minerali). Il Paese detiene tra l’altro le maggiori riserve d’oro del mondo ed è al terzo posto mondiale per valore e al quarto per volume in ter-mini di produzione di diamanti. Nel settore energetico il Sud Africa è il quinto produttore mondiale di carbone e può contare su giacimenti offshore di petro-lio stimati in circa 15 milioni di barili, con un livello di produzione pari a circa 200mila barili al giorno. Non mancano però i problemi: il principale davanti al quale si sono trovati i governi post-apartheid è quello dell’accentuato duali-smo economico, con parte del Paese moderna e industrializzata mentre larghe aree restano povere e arretrate.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

3

S&P’s

BBB

Moody’s

Baa1

Fitch

BBB

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE attuale precedente

Doing Business 2013 39° su 185 35° su 183

Index of Economic Freedom 2013 74° su 185 70° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 69° su 176 64° su 183

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONIConvenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Gli indicatori economici2010 2011 2012 2013(s) 2014(p)

PIL (variazione % reale) 3,1 3,5 2,5 2,8 3,8

Inflazione media annua (%) 4,1 5,0 5,8 4,8 3,9

Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -4,0 -3,7 -5,2 -4,6 -3,6

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 85,7 102,9 100,4 101,5 104,8

Importazioni ($ mld) -81,9 -100,4 -104,9 -105,6 -106,4

Saldo transazioni correnti/PIL (%) -2,8 -3,4 -6,3 -5,3 -4,1

Debito estero totale ($ mld) 102,4 113,5 113,2 118,6 122,5

Debito estero totale/PIL (%) 28,2 28,2 29,9 30,6 29,6

Riserve valutarie lorde ($ mld) 43,9 48,9 53,6 51,9 53,3

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 5,2 4,9 5,1 5,0 5,1

Cambio medio MZN/USD 34,0 29,1 28,4 30,2 30,4

Fonte: EIU, settembre 2013 s: stime; p: previsioni

*stime FMI, ottobre 2013

Il Sud Africa ha una superficie di 1,2 milioni di chilometri quadrati. La capitale, Pretoria, conta oltre 2,3 milioni di abitanti. La moneta è il rand che si cambia con 7,2 euro (per 100 rand)

Dicembre 2013

79

INSIDESud Africa INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

Il contratto più importante è stato vinto in ottobre da Enel Green Power che si è si

è aggiudicata il diritto di concludere dei contratti per la fornitura di energia con l’utility sudafricana Eskom per 314 MWp di progetti fotovoltaici e 199 MW di progetti eolici. I progetti rappresentano rispettivamente più del 65% e del 25% dell’ammontare totale del fotovoltaico ed eolico aggiudicato ad oggi. Non appena completati, l’entrata in esercizio è prevista per il 2016, i sei nuovi progetti, che richiedono un investimento complessivo di circa 630 milioni di euro, saranno in grado di generare più di 1.300 GWh all’anno. Due di questi impianti fotovoltaici saranno realizzati da TerniEnergia come sub contractor EPC, per un importo di 147 milioni. Un altro importante contratto è stato vinto da Ansaldo Energia, l’azienda guidata da Giuseppe Zampini, che si è aggiudicata una commessa da 440 milioni di euro insieme a Fata, attiva negli impianti per la produzione di alluminio. Le due società, entrambe del gruppo Finmeccanica, dovranno realizzare chiavi in mano due centrali a ciclo aperto per la produzione di energia elettrica. Ansaldo Energia fornirà sei turbine a gas AE94, mentre FATA fornirà gli impianti meccanici ed elettrici per un valore totale di 160 milioni di euro. Il settore energetico sta premiando in Sud Africa non solo i colossi: la Ent sudafricana, controllata al 51% dalla Enertronica, è stata selezionata in qualità di EPC da alcuni dei maggiori player mondiali, per la realizzazione di 5 impianti fotovoltaici per una potenza totale di 320 MW, il cui controvalore di commessa è circa 380 milioni di euro. «Vogliamo iniziare a produrre in Sud Africa perché il know-how italiano c’è ed è pronto per essere impiegato all’estero», ha rivelato Francesco Passeretti, cfo di Enertronica. A breve Il governo sudafricano dovrà pronunciarsi sulla realizzazione di altri impianti.

PREMIATE ENEL GP, ANSALDO ED ENERTRONICA

Torna positiva la bilanciaLa novità positiva di quest’anno è il balzo delle esportazioni, cresciute

nei primi otto mesi di oltre il 17%, a 1,3 miliardi di euro, che hanno spinto in positivo il saldo di una bilancia commerciale tradizionalmente in rosso. Su questo dato ha pesato un calo importante delle importazioni iniziato nel 2011 e che quest’anno di è accentuato (-21% nei primi otto mesi). Le esportazioni italiane riguardano soprattutto oli raffinati, minerali bituminosi, medicamenti e macchine e apparecchi per industrie specializzate, mentre le importazioni sono relative a oro, carbone, ghisa, ferro, argento e minerali di ferro. Le medio-grandi imprese italiane presenti in Sudafrica, tra cui Tenova, Agusta Westland, Enel Green Power, Ansaldo Energia, Fata, Ferrero, Parmalat stanno recuperando quote di mercato. La comunità italiana residente è operativa principalmente nell’ambito della filiera delle costruzioni, dell’estrazione del granito e dei servizi commerciali, di spedizione, turistici e alle imprese. La presenza italiana potrebbe essere ulteriormente aiutata dal disegno di legge sulla promozione e la tutela degli investimenti approvato quest’anno che migliora la capacità di attirare investimenti esteri e l’aumento delle esportazioni puntando su una maggiore tutela, rispetto al passato, a investitori nazionali ed esteri. In particolare sono stati introdotti incentivi per gli investitori esteri nel settore automotive, per i progetti d’investimento diretto di capitali, per le infrastrutture critiche, per investimenti e marketing di esportazione, per la produzione di film, per investimenti nella produzione, per investimenti nel settore trasporto di persone.

Il budget dice 391 mdi

L’energia al primo posto

MADE IN ITALY

La performance del Pil sudafricano resta positiva, nonostante l’elevata

disoccupazione, l’incertezza sulle po-litiche del governo, i frequenti scioperi e la carenza di manodopera qualificata continuino a pesare sui settori chiave dell’economia, il minerario e il mani-fatturiero. L’inflazione, 5,9% in marzo, oscilla nella parte alta del range 3-6% definita dalla Banca centrale. Il primo obiettivo del governo è di favorire la crescita attraverso piani quinquenna-li di privatizzazioni, di riforma della spesa pubblica e del regime di tassa-zione, con misure per incoraggiare gli investimenti, in particolar modo nelle infrastrutture. Il piano d’azione Ipap2, in vigore, individua tre cluster: nuo-ve aree di intervento (fabbricazione di metalli, energia e ambiente, agricoltu-ra e agroprocessing); settori del primo Ipap (automotive, chimica, tessile, sil-vicoltura e legno, turismo); e settori che richiedono una visione di lungo periodo (energia nucleare, materiali avanzati e aerospazio). Anche se tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 il merito di credito sovrano ha subito il downgrade da parte delle agenzie di ra-ting, il governo sta mantenendo ferma la politica di sostegno all’economia,

Il Programma governativo di ap-provvigionamento da fornitori

indipendenti di energia rinnovabi-le prevede la fornitura di 3625 MW da eolico onshore, solare concen-trato, solare fotovoltaico, biomasse, biogas, gas di discarica e piccole cen-trali idroelettriche, con investimenti per oltre 7 miliardi di euro. Per fa-vorire i piccoli sviluppatori, 200MW dovranno essere generati da impian-ti da 1 a 5 MW. 800 MW sono stati assegnati a fonti di cogenerazione in-dustriale (biomasse, rifiuti industriali e cogenerazione calore-energia) men-tre 474 MW alle fonti di gas naturale. L’acquirente del programma è la so-cietà pubblica Eskom Holdings, che ha un imponente programma di svi-luppo di forniture anche da fonti tradizionali. Nella Sanità è previsto lo sviluppo e la riqualificazione di 7 ospedali centrali su base PPP. Sono stati nominati consulenti per 3 dei

con stimoli fiscali e investimenti infra-strutturali. Nella revisione di bilancio del febbraio scorso, il Dipartimento fi-nanziario ha confermato 262 miliardi di euro di investimenti nei principali progetti sulle infrastrutture in attua-zione o in fase di studio. I programmi in corso e da pianificare interessano quasi un quarto della spesa totale. La maggior parte è destinata ai progetti di produzione di energia (39 miliar-di di euro), ai trasporti (11 miliardi), a nuove scuole (3,7 miliardi), a ospe-dali e cliniche (2,6 miliardi), a dighe e condutture (2,5 miliardi). Tra le infra-strutture strategiche sono inclusi anche progetti del settore privato, che porta-no il valore totale degli investimenti previsti a 291 miliardi di euro.

7 ospedali, mentre la nomina dei consulenti per le gare degli altri 4 ospedali è in sospeso. Sulle infrastrutture stradali ci so-no almeno tre progetti di rilievo: la strada a pedaggio N1/N2 nella pro-vincia del Capo occidentale, la strada a pedaggio di Mauritius e il proget-to di miglioramento dell’autostrada di Sanral con l’aggiunta di corsie (in cor-so). Per gli aeroporti sono in ballo lo sviluppo dell’aeroporto internaziona-le di Durban e l’appalto di un nuovo aeroporto nella municipalità di West Rand nella provincia di Gauteng. Il Sud Africa si sta affermando anche co-me sede per l’assemblaggio di auto di produzione straniera, in particola-re Bmw e Toyota. Il valore attribuito al settore e l’entità della produzione sono tali da rendere questo mercato particolarmente attrattivo per quanto riguarda la componentistica necessa-ria all’assemblaggio.

OUTLOOK

BUSINESS

2

3

4

5

6

Africa Sub SaharianaSud Africa

201620152014201320122011

COSÌ ANDRÀ IL PIL

Giuseppe Zampini, ceo di Ansaldo Energia

Fonte: stime FMI, ottobre 2013

Contatti: DLA Piper – Andrea Collocott, [email protected] DLA Cliffe Dekker Hofmeyr, Tel.: +27 11 562 10001 Protea Pl, Sandown, Sandton 2196, Sudafrica

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Vincenzo Schioppa Tel.: +27 12 4230000 E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

80

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Dopo un decennio di forte crescita, sostenuta dagli investimenti internazionali, Cina in primis, il governo ha deciso che le infrastrutture devono fare un salto di qualità. Ecco gli appalti in corso

Un’economia d’oro e di ferro

INSIDETanzania

CONTESTO POLITICO

Il presidente Jakaya Mrisho Kikwete (foto), eletto per la prima volta nel 2005, rimane saldamente al pote-

re anche dopo le elezioni del 2010, sostenuto dal Partito del-la Rivoluz ione (CCM, Chama cha Mapinduzi). In attesa delle prossime consul-

tazioni nel 2015, alle quali Kikwete non sarà più rieleggibile. Restano ir-risolte le molteplici tensioni interne al Paese, con forti spinte della società civile per una revisione della costi-tuzione al fine di moderare i poteri dell’esecutivo e assicurare un pro-cesso elettorale più trasparente e rappresentativo.

POPOLAZIONE (2012)

43,1 milioni

31,9 $ mdi

690 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

DODOMA

Arusha

Mwanza

Dar es Saalam

Zanzibar

Mbeya

Grazie al robusto ritmo di crescita del Pil nell’ultimo decennio, intorno o superiore al 7% all’anno, ai continui flussi di investimenti dall’este-ro e alla concessione di aiuti allo sviluppo da parte di organizzazioni internazionali, governi e privati, il Paese è considerato una delle pro-

messe nell’Africa orientale, nonostante la persistente povertà di larga parte della popolazione. Anche il percorso di riforme strutturali non è stato lineare: le in-frastrutture, pur in lento miglioramento, sono ancora inadeguate a sostenere le reali necessità della crescita. Dal settore pubblico giungono pressanti richieste per un aumento dei salari, con scioperi dei medici e degli insegnanti. Si regi-stra, invece, uno sforzo per la promozione di una serie di riforme economiche e

sociali in linea con le strategie di riduzione della povertà adottate dal governo.L’economia si basa soprattutto sul settore minerario, manifatturiero, delle co-struzioni e dei servizi, che hanno beneficiato di un buon aumento di produttività associato agli investimenti infrastrutturali e alle riforme strutturali. Di conseguen-za anche il clima per lo sviluppo degli affari è migliorato. L’estrazione di oro, di cui il Paese è il quarto produttore africano, rappresenta circa il 20% degli introi-ti da esportazione, mentre la sua produzione è aumentata ad un ritmo medio del 40% all’anno. Anche il settore delle costruzioni ha mostrato tassi di crescita an-nui a due cifre grazie alla realizzazione di opere infrastrutturali e allo sviluppo dell’edilizia residenziale e commerciale.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

6

S&P’s

-

Moody’s

-

Fitch

-

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONI

attuale precedente

Doing Business 2013 134° su 185 133° su 183

Index of Economic Freedom 2013 98° su 185 110° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 102° su 176 100° su 183

Convenzione di Washington: -

Convenzione di New York: -

Gli indicatori economici2010 2011 2012s 2013p 2014p

PIL (variazione % reale) 7,0 6,4 6,8 7,0 7,2

Inflazione media annua (%) 7,2 12,7 16,1 8,7 7,7

Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -6,4 -6,7 -4,4 -6,0 -5,0

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 4,3 5,1 6,0 6,1 6,8

Importazioni ($ mld) -7,2 -9,8 -10,3 -11,1 -12,3

Saldo transazioni correnti/PIL (%) -11,9 -19,1 -12,2 -12,5 -12,3

Debito estero totale ($ mld) 9,0 10,0 11,6 13,3 14,4

Debito estero totale/PIL (%) 39,2 42,1 36,1 37,0 35,3

Riserve valutarie lorde ($ mld) 3,9 3,7 4,1 4,5 4,7

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 5,2 3,7 3,9 4,0 3,8

Riserve valutarie lorde ($ mld) 34,9 35,2 42,9 45,1 49,9

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 6,2 4,9 6,3 6,1 6,3

Cambio medio NGN/USD 150,3 154,7 156,9 162,0 167,8Fonte: EIU, giugno 2013 - s: stime; p: previsioni

*stime IMF, ottobre 2013

La Tanzania ha una superficie pari a 945mila chilometri quadrati. La capitale, Dodoma, ha poco più di 200mila abitanti. Lo scellino tanzaniano si cambia a 0,4 euro (per 1.000 scellini)

Dicembre 2013

81

INSIDETanzania INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

L’affare più recente l’ha fatto Agusta Westland che, attraverso la sua consociata sudafricana è riuscita a vendere due elicotteri

della class AW 139s, la più evoluta attualmente sul mercato, a due compagnie aeree che operano in Tanzania sulle piattaforme offshore. «Si tratta di un investimento importante, che apre la strada ad altri affari nel mercato dell’energia in Tanzania», ha detto Paul de Jonge van Ellemeet, AgustaWestland Head of Oil & Gas Sales. Anche Saipem sta sondando il mercato della Tanzania, a seguito di importanti scoperte di giacimenti di gas offshore, che considera ben posizionato per poter soddisfare la domanda crescente di idrocarburi in Asia, soprattutto in Cina. Per colmare le difficoltà di trasporto causate dalla mancanza di infrastrutture ha allo studio soluzioni per la produzione su galleggianti, che è possibile costruire in paesi terzi e che operativamente sono meno dipendenti dalle infrastrutture a terra. Dal punto di vista commerciale i settori che appaiono maggiormente interessanti per gli esportatori italiani sono l’agro-industriale (conserviero e alimentare), macchine utensili per l’industria, macchine tessili, impianti per lavorazione delle pelli.

ELICOTTERI AGUSTA PER I CAMPI OFFSHORE

Incentivi a chi investe Nonostante il basso livello di reddito pro-capite,

la popolazione di oltre 40 milioni di abitanti rappresenta un mercato dalle dimensioni non trascurabili, tanto più la Tanzania sta diventando una piattaforma operativa e commerciale di accesso privilegiatio al mercato dell’Africa orientale che conta oltre 140 milioni di abitanti. In questa chiave vanno considerati gli incentivi offerti a chi desidera investire nelle Special economic zones e nelle Export processing zones, le 25 zone di sviluppo industriale (5 parchi industriali e 19 zone singole) individuate dal governo in 14 regioni. Gli investimenti sono aperti a qualunque settore, dall’agricolo all’agro-industriale, dall’industriale al turistico, dal commerciale al forestale. Una parte di questi investimenti può essere basata sui prodotti localmente disponibili e solitamente esportati (tabacco, caffè, cotone, anacardi, tè, chiodi di garofano, prodotti della pesca, olii vegetali, prodotti

ortofrutticoli, prodotti ittici, minerali vari) oppure incentrata nello sviluppo di alcuni servizi (elettricità, acqua e gas). Altro settore che offre notevoli opportunità è quello dell’ambiente e dell’energia, dove gli interventi

sono strettamente legati alle recenti scoperte di ingenti quantitativi di idrocarburi (petrolio e gas). Inoltre, è in corso nel paese l’iniziativa delle Nazioni Unite Energia Sostenibile per Tutti, per la promozione delle energie rinnovabili, settore in cui l’Italia è particolarmente all’avanguardia. La bilancia commerciale nel 2012 ha registrato un surplus commerciale di 65,3 milioni di euro: le esportazioni, costituite prevalentemente da prodotti della meccanica strumentale e della metallurgia, sono ammontate a 92,5 milioni di euro. Nei primi sette mesi di quest’anno l’export ha però segnato una leggera flessione (-4%).

Russia e Cina in pole

Strade, porti e pipeline

MADE IN ITALY

Luigi Scotto, ambasciatore a Dar es Salaam

L’obiettivo principale della poli-tica economica del governo è

quello di aumentare il tasso di cresci-ta per ridurre la povertà. L’esecutivo deve però al tempo stesso bilancia-re la necessità di consolidamento fiscale con l’aumento della spesa. Fondamentale sarà poi l’incremen-to della spesa per le infrastrutture, che sarà finanziato con la raccolta di nuovi fondi e con la creazione di partenariati pubblico-privati, tema sul quale negli ultimi anni sono stati fatti adeguamenti normativi per fa-

In giugno, il governo ha annuncia-to nove importanti progetti che

verranno gestiti in public private partnership. Ecco i principali: › l’au-tostrada a pagamento Chalinze- Dar es Salaam con un investimento di 535 milioni di dollari, › la superstrada a pagamento Arusha - Moshi, › il cen-tro portuale di Mbegani all’interno di un mega progetto del valore di 11 miliardi di dollari, › la costruzione di una free zone portuale a Mwambani (Tanga) per 24 milioni di euro, › il ter-minal cargo a Kisarawe (280 milioni di dollari, › l’allargamento dei porti di Mtwara, Kilwa, Kasanga e Kigoma.In ottobre sono state decisi altri in-vestimenti nel settore energetico e dell’edilizia residenziale e direziona-le (uffici) per un totale di 1,7 miliardi di dollari. Il piano 2012-2013 per la produzione di energia aveva previ-sto la costruzione di una centrale alimentata a gas da 600 MW, 650 chilometri di nuove linee elettriche nella regione di Mtwara con un in-

cilitarne l’utilizzo, con l’effetto di aprire le porte a numerosi proget-ti. Forti incentivi fiscali e normativi sono assicurati a chi investa oltre 300mila dollari. Per gli investimenti maggiori, oltre 20 milioni di dolla-ri, la scala delle facilitazioni sale di conseguenza. Recenti aperture nel-la concessione per lo sfruttamento di miniere di ferro e di uranio stanno attirando ulteriormente l’attenzione soprattutto di investitori cinesi, au-straliani e russi. Il governo vuole far diventare il Paese il primo produtto-re al mondo di uranio e il quarto di ferro, che promette introiti annui per 1,7 miliardi di dollari. Recenti sco-perte di giacimenti di idrocarburi sia onshore che offshore completano il quadro di un’economia in movimen-to. Il governo è anche deciso a varare ulteriori riforme nel settore agricolo, necessarie per stimolare il guadagno dei due terzi dei tanzaniani che vi-vono sui raccolti e per garantire la crescita di un settore che assorbe l’80% della manodopera del Paese.

vestimento di 598 milioni di dollari, la costruzione di una seconda pipeli-ne di 532 chilometri che porterà il gas dai giacimenti offshore di Mnazi Bay nel sud del Paese a Dar Es Salaam. L’investimento previsto è di 1,2 mi-liardi di dollari. Infine è in progetto la construzione di una centrale a gas da 240 MW Kinyerezi. Il governo ha costituito un dipartimento di coor-dinamento che dipende dal Tanzania Investment Centre (Tic) e dal mini-stero delle finanza per tenere sotto controllo l’implementazione di que-sti progetti.

4

5

6

7

8Africa Sub SaharianaTanzania

20162015201420132012

1187943

801

106

India Emirati Arabi Uniti Cina Italia (posizione 19)0

200

400

600

800

1000

12002011 (mln €)

PIL SULLA VIA DEL 7%

DA DOVE IMPORTA

Fonte: stime FMI, ottobre 2013

OUTLOOK

BUSINESS

37,3%

18,5%8,4%

7,2%

6,1%

5%4,3%

4,3%8,9%

Meccanica strumentale

Metallurgia e prodotti in metalloApparecchi elettrici

Prodotti alimentari

Legno, carta e stampa

Gomma, plastica, materiali da costruzioneAutoveicoli e altri mezzi di trasporto

ElettronicaAltro

EXPORT TRICOLORE PER SETTORI (%)

Contatti: DLA Piper Group – Masha, Lau, email: [email protected] K. Masha Sr. IMMMA Advocates, IMMMA House Plot No. 357 United Nations Road, Upanga

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Luigi Scotto Tel.: +255 2115935 /6 (int 102)E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

82

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Per sostenere la crescita e consolidare il bilancio, il governo (instabile) ha dovuto chiedere aiuto finanziario all’FMI a Washington, che ora pretende riforme e investimenti produttivi

Sotto l’ala del Fondo Monetario

INSIDETunisia

CONTESTO POLITICO

Le due figure forti, il presidente Moncef Marzouki, ex grande oppo-sitore del regime di Ben Ali, e il primo ministro Ali Larayedh (foto), nomi-nato in marzo, stanno cercando di

condurre in por-ta una difficile fase verso l ’ap-provazione della nuova costituzio-ne e le elezioni presidenziali che dovrebbero conclu-dere la transizio

ne politica iniziata tre anni fa con la cosiddetta rivoluzione dei gelsomini. Questo novembre sarebbe dovuto essere l’ultimo termine per la revisio-ne costituzionale e indire le elezioni, ma così non è stato e la fase di in-stabilità sembra destinata a durare.

La Tunisia ha una superficie di 163mila chilometri quadrati, La capitale è Tunisi, 1,2 milioni di abitanti. Il dinaro tunisino si cambia con 0,4 euro

POPOLAZIONE (2012)

10,7 milioni

48,3 miliardi

4.431 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

TUNISI

Kairouan

Sfax

La firma nel maggio scorso tra Fondo Monetario (Fmi) e le autori-tà tunisine per un programma di sostegno al bilancio pubblico da 1,75 miliardi di dollari, il downgrading del debito subito lo stesso mese e le previsioni di crescita del Pil che non si discostano molto

dal 3% segnano la difficile situazione che sta vivendo il Paese dal punto di vista sociale oltre che economico. L’intervento del Fmi si è reso necessario per consolidare i conti pubblici, dare supporto alla crescita e stabilizzare un settore bancario afflitto dalla cattiva qualità degli asset, da una scarsa capita-lizzazione e un alto livello di non performing loans. L’obiettivo del governo di una crescita nel 2013 al 4% è sicuramente saltato. Scioperi e contestazio-

ni hanno indebolito la performance del Paese, che ha visto una riduzione del 10,6% degli investimenti esteri nel primo trimestre di quest’anno. Per irro-bustire le finanze il governo sta negoziando anche con il Qatar un deposito presso la Banca Centrale di Tunisi di importo pari a 1 miliardo di dollari. Con la legge finanziaria per il 2013 il governo si è prefisso come obiettivo importante l’incoraggiamento alle aziende, sia estere sia nazionali, introdu-cendo una proroga di un anno della legge relativa alla deduzione degli utili sull’esportazione per 10 anni (per le imprese create prima del 31 dicembre 2013), nonché l’esenzione dal pagamento delle tasse sugli utili per 3 anni in favore delle piccole aziende.

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

4

S&P’s

BB-

Moody’s

Ba2

Fitch

BB+

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE attuale precedente

Doing Business 2013 50° su 185 46° su 183

Index of Economic Freedom 2013 107° su 185 95° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 75° su 176 73° su 183

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONIConvenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

*stime FMI, ottobre 2013

Gli indicatori economici2010 2011 2012s 2013p 2014p

PIL (variazione % reale) 3,0 -2,0 2,9 3,4 3,7

Inflazione media annua (%) 4,4 3,5 5,6 6,0 4,0

Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) -1,0 -2,8 -4,1 -5,6 -4,3

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 16,4 17,9 17,0 17,9 19,4

Importazioni ($ mld) -21,0 -22,6 -23,2 -24,5 -26,4

Saldo transazioni correnti/PIL (%) -4,8 -7,4 -8,2 -7,6 -7,4

Debito estero totale ($ mld) 22,0 22,3 24,5 26,9 29,0

Debito estero totale/PIL (%) 49,8 48,7 54,9 57,1 57,3

Riserve valutarie lorde ($ mld) 9,5 7,5 8,4 8,6 9,0

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 4,7 3,5 3,8 3,7 3,6Fonte: EIU, maggio 2013 - s: stime; p: previsioni

Dicembre 2013

83

INSIDETunisia INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

«Questa acquisizione rappresenta una piattaforma strategica per stabilire una

presenza diretta nella zona con l’obiettivo di estendere la copertura anche ai mercati centro-africani e negli stati del Golfo», ha spiegato a MF International Giovanni Recordati, presidente e ad dell’omonima casa farmaceutica che il 31 ottobre scorso ha acquisito la maggioranza (67%) di Opalia Pharma, società farmaceutica tunisina con sede ad Ariana, nella periferia di Tunisi. Recordati ha rilevato per 22,6 milioni di euro la quota del gruppo The Abraaj ed entro il 2014 completerà l’operazione acquistando l’intero capitale della società, la terza farmaceutica del mercato che vanta prodotti leader nelle aree dermatologica, gastrointestinale e respiratoria. Opalia produce la maggior parte dei suoi medicinali in un moderno stabilimento con 320 dipendenti e fattura 18 milioni di euro. Nei primi 9 medi di quest’anno Recordati ha fatturato 702 milioni di euro (+13%) con un ebitda di 174 milioni (+15%). Le esportazioni sono un «successo nei paesi nord-africani», ha commentato Recordati. Nell’oil&gas la presenza italiana è assicurata da Eni. Nel 2012 la produzione in quota Eni è stata di 15 mila barili al giorno. L’attività è concentrata nelle aree desertiche del sud e nell’offshore mediterraneo di fronte a Hammamet, per una superficie complessiva sviluppata di 6.464 chilometri quadrati. Nel paese sono fortemente impegnati anche Salini Impregilo e Miroglio Textile con un grosso investimento produttivo.

E IL FARMA PUNTA AL CENTRO-AFRICA

Credito facile a chi investeIn ottobre la Banca centrale tunisina ha aperto una linea

di credito per 73 milioni di euro in favore di piccole e medio imprese tunisine e italiane che avviino una collaborazione tecnologica o per finanziare l’acquisto di beni e servizi in Italia. Le condizioni finanziarie per accedere al credito prevedono un tasso d’interesse di 2,5% per un credito in euro e di 4,5% per un credito in dinari, rimborsabile in 10 anni con un periodo di grazia di 3 anni. A rendere interessante l’investimento nel Paese è il fatto che le aziende che si impiantano in Tunisia godono anche di incentivi fiscali: le offshore, in particolare, ottengono l’esenzione totale dell’imposta sugli utili per i primi 10 anni d’attività, la riduzione o l’esonero dei diritti di dogana per i beni di investimento relativi al progetto e contributi statali agli investimenti nelle regioni marginali. Gli incentivi previsti per le società esportatrici, sono stati prorogati al 31 dicembre 2013. L’Italia è tra i principali investitori stranieri in Tunisia, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna. Nel paese sono presenti 750 aziende italiane, ma solo una ventina con più di 10 dipendenti, su circa 3.000 estere, soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento, attirate soprattutto dal basso costo della manodopera locale, ma anche nel settore energetico, del trasporto, della metallurgia, delle costruzioni. Nell’ultimo decennio la bilancia commerciale tra i due paesi ha costantemente presentato un avanzo a favore dell’Italia con un interscambio che nel 2012 ha superato 5 miliardi di euro. Il saldo l’anno scorso è stato positivo per 912 milioni di euro, il doppio dell’anno precedente. Il trend si è consolidato nei primi otto mesi di quest’anno con un avanzo che ha toccato 668 milioni di euro, frutto di 2,1 miliardi di export sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente ed importazioni leggermente in calo. Un settore che sta diventando particolarmente interessante per le aziende italiane è quello dell’energia, il cui sviluppo rientra tra le priorità del governo.

Porte aperte ai privati

La torta è 1,7 miliardi

MADE IN ITALY

Raimondo De Cardona, ambasciatore a Tunisi

T re mosse recenti del governo danno il senso di quello che po-

trebbe essere lo sviluppo del paese nel prossimo futuro con l’obiettivo di rad-doppiare l’attuale livello di crescita al 4,8% previsto per il 2015. La prima è l’elaborazione di un nuovo Codice per gli investimenti che dovrebbe offrire maggiori garanzie e tutele agli investi-tori esteri, oltre che confermare i già importanti incentivi fiscali e doganali in corso. La seconda è la nuova legge sulle PPP che è stata approvata dal go-verno ed è all’esame dell’Assemblea Costituente. La terza è un progetto di legge ad hoc per il settore delle ener-gie da fonti rinnovabili, anch’esso già approvato dal governo. Sul medio termine, la strategia del governo mira a ridurne il tasso di di-soccupazione del 10% entro la fine del 2017, con la creazione di oltre 500.000 nuovi posti di lavoro: obiet-tivo per raggiungere il quale il tasso di crescita del Pil dovrà necessariamen-te superare il 6% annuo per i prossimi 5 anni. Un risultato difficilmente rag-giungibile, dato che la Tunisia deve

Gli investimenti pubblici annunciati dal governo per i prossimi 2-3 anni

riguardano: › la costruzione promossa dalla Società tunisina per l’elettricità e il gas di una centrale da 450MW nella regione di Rades con un investimento previsto di circa 300 milioni di euro, › la costruzione di un impianto di desaliniz-zazione a Djerba con un capacità totale

di oltre 50mila mc/g e un investimento di circa 36 milioni di euro, › la priva-tizzazione del 50% del cementificio di Cartagine, › l’implementazione della raffineria nella regione di Skhira per portarla a produrre 32,5 milioni di ba-rili all’anno con un investimento di oltre

continuamente fronteggiare oltre ai problemi interni anche la fase di re-cessione dei maggiori partner europei che assorbono l’80% dell’export.Uno dei punti chiave sui quali ruota il futuro equilibrio dell’economia tunisi-na è quindi la capacità di riguadagnare la propria affidabilità sui mercati inter-nazionali. Il Paese dovrà però tagliare i sussidi (che attualmente valgono il 5% del Pil) soprattutto per l’acquisto di carburanti, mentre dovranno esse-re ridotte le imposte alle società non esportatrici, in modo da rilanciare il mercato interno, e aumentate quelle alle società esportatrici.

1 miliardo di dollari, › lo sfruttamento della miniera di Nefta-Tozeur con un investimento di 700 milioni di euro, › la costruzione di un nuovo porto marit-timo in acque profonde nella regione di Enfidha (Sousse) sulla base di un pro-getto che interessa circa 1200 ettari e richiederà un investimento di 625 mi-lioni di euro. Intanto nell’ultimo anno,

l’Africa Development bank e la Banca islamica di sviluppo han-no finanziato un progetto da 230 milioni di euro per una centrale elettrica da 424 MW (progetto Sousse). È stata avviata anche la procedura per la concessione dello sfruttamento della minie-ra di fosfati Isra-Ourtanei, che prevede un investimento di 3 mi-liardi di dollari. A El Khabayet

sorgerà una zona turistica integrata sul-la base di un progetto da 350 milioni di euro in PPP con un investitore au-striaco. Infine il governo sta avviando le procedure per finanziare una città delle scienze alla periferia di Tunisi del valo-re di quasi un miliardo di euro.

OUTLOOK

BUSINESS

2

3

4

5

Nord AfricaTunisia

20162015201420132012

PIL, RIPARTE DAL 2014

21,3%

13%

7,8%

5,2%

5,1%4,5%

11,1% Moda

Prodotti energetici ra�nati 17,7%

Metallurgia e prodotti in metallo 14,3%

Meccanica strumentale

Apparecchi elettrici

Gomma, plastica, materiali da costruzione

Prodotti chimici

Autoveicoli e altri mezzi di trasporto

Altro

CHE COSA IMPORTAGiovanni Recordati

Contatti: DLA Piper – Noureddine Ferchiou, e-mail:[email protected] Ferchiou & Associés Avocats & Conseils Juridiques Tél : +216 71 120500 web:www.ferchioulaw.com

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Raimondo De Cardona Tel.: + 216 71 321811 E-mail: [email protected]

Dicembre 2013

84

INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

L’afflusso di investitori esteri e la stabilità politica ne fanno uno dei paesi a maggiore prospettiva di crescita nel mondo. Soprattutto per l’agribusiness e i servizi

La porta per l’Africa orientaleUganda

CONTESTO POLITICO

La maggioranza schiacciante ot-tenuta nelle elezioni generali del 2011 (il 68% delle preferenze, ma con un’affluenza al 59% degli aventi diritto) ha ulteriormente raf-

forzato il ruolo del presidente Yoweri Kaguta Museveni (foto), che ha co-sì ottenuto il quarto mandato. Nonostante Museveni sia al po-tere da ben 27 anni non è stato in gra-

do di appianare le tensioni nelle regioni secessioniste del Buganda (area interna con statuto specia-le, con monarchia costituzionale e parlamento locale) e del regno di Bunyoro, dove sono presenti ingen-ti risorse petrolifere.

POPOLAZIONE (2012)

35,6 milioni

22 $ mdi

613 $

PIL NOMINALE (2013*)

PIL PRO CAPITE (2013*)

È uno dei paesi dell’Africa orientale con i maggiori tassi di crescita do-ve le prospettive di sviluppo economico non sono ancora associate a una saturazione della competitività. La crescita degli ultimi dieci an-ni è stata spinta prevalentemente dalla forte espansione del settore dei

servizi, che rappresenta ormai il 50% del Pil ed è in forte aumento grazie al ra-pido incremento delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari, del commercio e del turismo. Deludenti, al contrario, le performance del settore agricolo che, pur restando uno dei pilastri dell’economia ugandese impiegando oltre l’80% della forza lavoro, contribuisce al Pil solo per il 23,6%. Quota analoga è co-stituita dal settore industriale (26%), la cui crescita è frenata dal degrado delle

infrastrutture, in particolare dalla scarsità di energia. Il governo dell’Uganda sta incoraggiando gli investimenti esteri. Tuttavia, non esiste un regime fiscale o di investimento specifico applicabile di diritto a tutti gli investitori che superano una determinata soglia. Incentivi speciali relativi, per esempio, ad agevolazioni fiscali, immobiliari, sull’import-export e sul diritto del lavoro sono concessi su base individuale dai ministeri competenti (compreso il ministero delle Finanze) in stretta collaborazione con la Presidenza e il Primo Ministro. Il rapporto Onu del 2012 pone il paese al sesto posto tra le economie in rapida espansione al mondo, per la capacità di attrarre investimenti esteri diretti, l’elevata diversifi-cazione nelle esportazioni e le potenzialità soprattutto nell’agri-business.

* stime FMI, ottobre 2013

Gli indicatori economici2010 2011 2012s 2013p 2014p

Pil (variazione % reale) 6,2 5,9 5,3 5,0 6,9

Inflazione media annua (%) 4,0 18,7 14,0 6,7 7,0

Saldo Bilancio pubblico/Pil (%) -4,7 -4,3 -4,5 -3,8 -2,6

Bilancia dei pagamentiEsportazioni ($ mld) 2,2 2,6 2,7 3,0 3,3

Importazioni ($ mld) -4,5 -5,3 -5,5 -6,0 -6,8

Saldo bilancia commerciale ($ mld) -2,4 -2,7 -2,8 -3,0 -3,5

Saldo transazioni correnti ($ mld) -1,9 -2,3 -2,5 -2,7 -3,2

Saldo transazioni correnti/Pil (%) -10,5 -12,6 -11,3 -11,6 -12,7

Debito estero totale ($ mld) 3,3 3,9 4,5 5,2 6,2

Debito estero totale/Pil (%) 18,4 21,3 20,7 23,0 24,4

Riserve valutarie lorde ($ mld) 2,7 2,6 2,7 3,0 3,3

Riserve valutarie lorde (mesi import.) 5,1 4,2 4,0 4,1 3,9

Cambio medio UGX/USD 2178,0 2522,0 2494,0 2670,0 2738,0Fonte: EIU Bureau van Dijk, febbraio 2013 s: stime; p: previsioni

KAMPALA

Gulu

Mbale

L’Uganda ha una superficie di 241mila chilometri quadrati. La capitale è Kampala, 1,2 milioni di abitanti. Lo scellino ugandese si cambia a 2,8 euro (per 10mila scellini)

INSIDE

RATING E BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI RISCHIO

OCSE

6

S&P’s

B+

Moody’s

-

Fitch

B

INDICATORI DI BUSINESS CLIMATEINDICATORI DI BUSINESS CLIMATE

ACCORDI E CONVENZIONI

attuale precedente

Doing Business 2013 120° su 185 119° su 183

Index of Economic Freedom 2013 79° su 185 78° su 184

Corruption Perceptions Index 2012 130° su 176 143° su 183

Convenzione di Washington: in vigore

Convenzione di New York: in vigore

Dicembre 2013

85

Uganda INTERNATIONAL

AFRICAITALIA

Affari & contratti

Da settembre è operativa in Uganda una unità di scouting d’affari, un’iniziativa unica

in Africa posta al servizio della neo costituita Camera di commercio dell’Africa Orientale. L’unità si basa sul lavoro a tempo pieno di quattro neolaureati, coordinati dall’avvocato milanese Micael Anzon. I quattro scout sono: Marta Barberini, laurea Luiss in Marketing e master negli Stati Uniti, Federico Tonelli, laureato in Finanza alla Bocconi e forte di uno stage finanziario a Londra, Eleth Nakazzi, ugandese con laurea in Business all’Università Cattolica di Milano e Beatrice Coletti, laureata in Scienze Politiche all’Università Statale di Torino ed esperienza lavorativa con Salini in Uganda. «È un paese dove gli italiani sono molto ben visti e dove la gente ha molta voglia di lavorare e di crescere, malgrado la povertà diffusa», ha spiegato Flavia Ballico, responsabile finanziario della Pert, società italiana di engineering presente in diversi Paesi africani e che ora guarda all’Uganda. Molto del merito della creazione dell’unità di scouting va all’ambasciatore italiano a Kampala, Stefano Dejak che ha lavorato insieme agli imprenditori italiani in Uganda. «L’ambasciata vuole assicurare un approccio sistemico alle aziende italiane, nel senso che gli imprenditori imprenditori devono trovare qui una rete di assistenza e un ambiente ideale per lavorare», ha spiegato Dejak.

PER L’ITALIA CI SONO GLI SCOUT D’AFFARI

La presenza italiana è riconosciuta e apprezzata, e rappresenta un forte moltiplicatore nelle relazioni

commerciali, che tuttavia restano limitate a un interscambio di circa 65 milioni di euro stabile nei primi 7 mesi di quest’anno, rispetto all’anno scorso, con una bilancia leggermente negativa (14 milioni di euro). Però, al di là dei numeri, l’emergere dell’Africa orientale quale area a maggior tasso di sviluppo dell’Africa sub-sahariana crea un quadro favorevole all’ingresso di nuove imprese italiane anche piccole e medie. Oltre a Salini e Saipem, sono presenti una trentina di medie aziende che hanno investito nel turismo, nelle opere

civili e stradali, la meccanica (ascensori, infissi in alluminio, macchine per lavorazione del legno, marmo e granito), la falegnameria, la ristorazione e le attività commerciali (generi alimentari, caffè). Su impulso dell’ambasciata, è nata a Kampala il 4 ottobre scorso la Camera di Commercio Italiana in Africa Orientale (Cciao). È in dirittura d’arrivo anche un memorandum

d’intesa sulla promozione delle Pmi italiane, mentre sono già attivi accordi bilaterali per la promozione e protezione degli investimenti e sulle doppie imposizioni. Grazie a queste attività il livello dell’interscambio con l’Italia tende al miglioramento. L’Italia importa dall’Uganda principalmente prodotti agricoli (caffè) e ittici mentre le esportazioni italiane sono relative a prodotti della meccanica, fertilizzanti e farmaci.

Il premio della stabilità

Arrivano grandi progetti

MADE IN ITALY

Umberto Vergine, ceo di Saipem

La politica di Yoweri Museveni ha portato, insieme alla stabi-

lità, una forte crescita economica accompagnata da una drastica ridu-zione dell’inflazione che nel 1987 era arrivata al 240%, per scende-re al 42% nel 1992, al 14,7% nel 2012 e si stima al 6% quest’an-no. Un elemento chiave di questi successi è stato il Policy Support Instrument 2010-2013 approvato dal Fmi nell’ambito di un programma di assistenza che non prevede finan-ziamenti ma attività di supporto e di indirizzo alle scelte di politica eco-nomica del governo, focalizzandole sulla stabilità macroeconomica, il sostegno alla crescita, lo sviluppo del settore finanziario e il miglio-ramento della gestione finanziaria pubblica. In questo ambito, il go-verno ha promosso anche un ampio programma di privatizzazioni che ha favorito l’afflusso degli investi-menti dall’estero. L’Uganda è stato infatti uno dei primi paesi africani a liberalizzare il settore delle tele-

Negli ultimi 12 mesi si sono con-clusi alcuni importanti progetti:

La diga da 900 milioni di dollari dell’impianto idroelettrico Bujagali II di 250 MW, interamente com-missionata nel 2012, la concessione di beni dell’unica miniera di rame, Kilembe Mines, trattativa nella qua-le il governo è stato assistito da DLA Piper New York, il ripristino della li-nea ferroviaria Tororo-Pakwach. Va tenuto conto che il Paese si trova in una fase fondamentale di sviluppo giuridico ed è impegnato nella de-finizione di un quadro strategico e normativo completo per la gestione dei partenariati tra imprese e pub-blica amministrazione. Il governo punta molto sul partenariato come meccanismo di approvvigionamento e finanziamento per progetti e servi-zi, però queste iniziative si fondano sul diritto contrattuale e su un quadro legislativo formale soltanto dal 2010. Di fatto l’attuazione dei partenariati è piuttosto irregolare ed è intralcia-ta da ritardi burocratici, inefficienze

comunicazioni, in cui oggi operano diverse compagnie private. Un’altra spinta importante destinata a fare sentire maggiori effetti in futuro è venuta dalla formazione di una zona di libero scambio con i paesi confi-nanti, obiettivo per cui Museveni si è battuto a fondo. D’altra parte cir-ca la metà del Pil è ancora garantito dalle donazioni internazionali. I pa-esi donatori hanno preteso, tuttavia, un maggior controllo sui conti pub-blici, un’intensificazione della lotta alla corruzione, vera piaga del pae-se, e la riduzione delle spese militari.

e difficoltà di finanziamento. La fon-te di finanziamento principale per i progetti di grandi dimensioni è costi-tuita da prestiti in regime di project financing concessi da istituti finanzia-ri internazionali (diga dell’impianto idroelettrico Bujagali II), prestiti age-volati (autostrada Kampala-Entebbe), prestiti per lo sviluppo concessi dal-la Banca Mondiale e finanziamenti diretti del governo dell’Uganda. Le agenzie di credito all’esportazione ra-ramente partecipano a questi progetti.

OUTLOOK

BUSINESS

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7

8Africa Sub SaharianaUganda

20162015201420132012

IL TREND DI CRESCITA

41,2%

9,1%6,6%6,6%

6,1%

5,8%

5%

5,7%

13,8%

Meccanica strumentaleMetallurgia e prodotti in metalloProdotti energetici ra�natiApparecchi elettriciGomma, plastica, materiali da costruzione

Prodotti chimiciProdotti alimentariElettronicaAltro

CHE COSA IMPORTA

Micael Anzon

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100

200

300

400

500

600

2012 € ml

2011 € ml

ItaliaIndiaCinaEmirati Arabi UnitiKenya

CHI COMMERCIA DI PIÙ

Saipem, Salini e le Pmi

INSIDE

Contatti: DLA Piper Group – Barnabas Tumusingize - email: [email protected] - Sevalu & Lule Advocates - 4, Nile Avenue, EADB Building, MZ & Fifth Floors - P.O. Box 2255 Kampala, Uganda

Ambasciata d’Italia - Ambasciatore: Stefano Antonio Dejak Tel. +256 312188000 - +256 312188002 (segreteria) E-mail: [email protected]