•EIKASMÓS IX(I99X) RECENSIONI 445 · 2008. 7. 11. · ALFONSO TRAINA Decimus Magnus Ausonius....

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•EIKASMÓS IX(I99X) RECENSIONI 445 JAMES N. ADAMS, // vocabolario del sesso a Roma, traduzione di MARIA LAEHIIA RICCIO COIETTI e ENRICO Riccie) («Il vello d'oro». 8), Lecce (Argo) 1996, 349 pp., L. 40.000. Un illustre collega, introducendo la recente traduzione di un'opera strettamen- te tecnica, si dichiarava contrario alle traduzioni in quanto comode sostituzioni dell'originale. Noi non condividiamo un concetto così elitario (e diciamo pure esterofilo) della cultura, e continuiamo a credere all'utilità delle traduzioni (se, ovviamente, attendibili) come strumento di diffusione culturale, soprattutto se destinate a un pubblico più vasto degli addetti ai lavori e dotate di aggiornamenti dell'autore o del curatore. Risponde al primo requisito, non, purtroppo, al secondo, il volume che presentiamo, che ha di nuovo rispetto all'edizione originale (London 1982) solo una Premessa all'edizione italiana di H.D. Joeelyn (pp. 13-16) conte- nente un supplemento di bibliografia, naturalmente anglosassone (quanto Joeelyn dice sulla impossibilità di pubblicare un libro simile in Inghilterra prima degli anni Sessanta mi ricorda pagine di A. Huxley del 1931 sul puritanesimo anglosassone. tradotte in Riflessioni sulla luna, Milano 1998. 71-78). Un'occasione perduta. All'edizione inglese avevo dedicato una lunga recensione (dal titolo Le brutte parole dei Latini, ispirato a un noto libro di Nora Galli de' Paratesi, cui oggi si aggiunge // nome della cosa di E. Scerbo, Milano 1991 ) nella «RFIC» CXI ( 1983) 1 17-123 (poi in Poeti latini le neolatini/. Ili, Bologna 1989, 75-82), e non posso che rimandare a quelle pagine, limitandomi a ricordare la struttura del libro e a riprendere qualche osservazione. I capitoli centrali sono quattro: il li per la inclinila, il 111 per il cunnits, il IV per il cuius, il V per j'utno (e rispettivi sinonimi, metaforici ed eufemistici). Il VI ne raccoglie le conclusioni sul piano sociologico, diacronico e letterario (ma non, come già lamentavo, fonostilistico, pur così produttivo m questo campo: ne ho riparlato in Forma e Suono. Da Plauto a Pascoli, Bologna 1999, 163s.), e un'Appendice ei dice tutto sul lessico delle funzioni corporali. Tre Indici accrescono la fruibilità del volume, che già si raccomanda per l'elegante chiarezza della stampa. Tre rapide integrazioni alla recensione del 1983. A p. 70 si cita Cattili. 63.5 per ilei pondera come circonlocuzione di 'testicoli' Avvisavo allora che la lecito vulgata (devolsit ilei acuto sibi pomicili silice) è frutto di ben quattro correzioni al testo tradito (devolvi! ileius acuto sibi pontiere silices). citando la congettura, purtroppo ametrica, di O. Bianco (dia). Ilei addirittura scompare con I" improbabile correzione ipse di B. dirne (A Note on Catullus 63,5, «CQ» XLV1. 1986. 579-581 ) La soluzione più economica mi appare, come ho detto altrove, quella di Ellis: dcvolvii ile acuto sibi pontiere silias. con la quale scompaiono i pomiciti ma si mantiene ile con la sua sineddoche eufemistica. Dell uso eufemistico d. laico per il rapporto erotico si parla a p. 225: ai test, addotti aggiungere. Cattili. 72.2: nec prue me velie tenere Imeni, accreditato dal confronto con 70. ls.: nulli se dicil mitlicr inai nubcre (Tare l'amore') mullc / quam mthi. non s, se luppiter ipse pelai, e I 1.8: quos stnutl complexa tenet trecentos (segue d significativo omnium / dia

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• E I K A S M Ó S I X ( I 9 9 X ) R E C E N S I O N I 445

JAMES N. ADAMS, // vocabolario del sesso a Roma, traduzione di MARIA LAEHIIA

RICCIO COIETTI e ENRICO Riccie) («Il vello d'oro». 8), Lecce (Argo) 1996, 349 pp., L. 40.000.

Un illustre collega, introducendo la recente traduzione di un'opera strettamen­te tecnica, si dichiarava contrario alle traduzioni in quanto comode sostituzioni dell'originale. Noi non condividiamo un concetto così elitario (e diciamo pure esterofilo) della cultura, e continuiamo a credere all'utilità delle traduzioni (se, ovviamente, attendibili) come strumento di diffusione culturale, soprattutto se destinate a un pubblico più vasto degli addetti ai lavori e dotate di aggiornamenti dell'autore o del curatore. Risponde al primo requisito, non, purtroppo, al secondo, il volume che presentiamo, che ha di nuovo rispetto all'edizione originale (London 1982) solo una Premessa all'edizione italiana di H.D. Joeelyn (pp. 13-16) conte­nente un supplemento di bibliografia, naturalmente anglosassone (quanto Joeelyn dice sulla impossibilità di pubblicare un libro simile in Inghilterra prima degli anni Sessanta mi ricorda pagine di A. Huxley del 1931 sul puritanesimo anglosassone. tradotte in Riflessioni sulla luna, Milano 1998. 71-78). Un'occasione perduta.

All'edizione inglese avevo dedicato una lunga recensione (dal titolo Le brutte parole dei Latini, ispirato a un noto libro di Nora Galli de' Paratesi, cui oggi si aggiunge // nome della cosa di E. Scerbo, Milano 1991 ) nella «RFIC» CXI ( 1983) 1 17-123 (poi in Poeti latini le neolatini/. Ili, Bologna 1989, 75-82), e non posso che rimandare a quelle pagine, limitandomi a ricordare la struttura del libro e a riprendere qualche osservazione. I capitoli centrali sono quattro: il li per la inclinila, il 111 per il cunnits, il IV per il cuius, il V perj'utno (e rispettivi sinonimi, metaforici ed eufemistici). Il VI ne raccoglie le conclusioni sul piano sociologico, diacronico e letterario (ma non, come già lamentavo, fonostilistico, pur così produttivo m questo campo: ne ho riparlato in Forma e Suono. Da Plauto a Pascoli, Bologna 1999, 163s.), e un'Appendice ei dice tutto sul lessico delle funzioni corporali. Tre Indici accrescono la fruibilità del volume, che già si raccomanda per l'elegante chiarezza della stampa.

Tre rapide integrazioni alla recensione del 1983. A p. 70 si cita Cattili. 63.5 per ilei pondera come circonlocuzione di 'testicoli' Avvisavo allora che la lecito vulgata (devolsit ilei acuto sibi pomicili silice) è frutto di ben quattro correzioni al testo tradito (devolvi! ileius acuto sibi pontiere silices). citando la congettura, purtroppo ametrica, di O. Bianco (dia). Ilei addirittura scompare con I" improbabile correzione ipse di B. d i rne (A Note on Catullus 63,5, «CQ» XLV1. 1986. 579-581 ) La soluzione più economica mi appare, come ho detto altrove, quella di Ellis: dcvolvii ile acuto sibi pontiere silias. con la quale scompaiono i pomiciti ma si mantiene ile con la sua sineddoche eufemistica. Dell uso eufemistico d. laico per il rapporto erotico si parla a p. 225: ai test, addotti aggiungere. Cattili. 72.2: nec prue me velie tenere Imeni, accreditato dal confronto con 70. ls.: nulli se dicil mitlicr inai nubcre (Tare l'amore') mullc / quam mthi. non s, se luppiter ipse pelai, e I 1.8: quos stnutl complexa tenet trecentos (segue d significativo omnium / dia

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rumpens, citato a p. 69), verso quest'ultimo che integra lo scarso materiale pertinente a complector (p. 225). A p. 232 di omo = 'fare il petting" LA. conosce solo, sulla scorta dell 'OLD, Plaut. Poen. 1230: già nel 1965 avevo segnalato Naev. Ir. coni. 76 R. e Plaut. As. 687. Vi e tornato poi G. Lieberg a proposito di t/iicni amabis? Di Cattili. 8.17 (Una nuova interpretazione del carine 8 ili Catullo, «Orpheus» n.s. \ . 1086, 6s.).

Per dare un ' idea della r icchezza del materiale anal izza to . VIndice elei termini

latini comprende circa 880 lessemi. Tanti sono 'i nomi della cosa".

A L F O N S O T R A I N A

Decimus Magnus Ausonius. Technopaegnion. In t roduzione, testo cri t ico e com­mento a e. di CARLO DI GIOVINE («Testi e manuali per l ' i n segnamento universita­rio del la t ino». 46) . Bologna (Patron Editore) 1996, 266 pp. . L. 30 .000.

Curare l ' ed iz ione commenta ta del Technopaegnion eli Ausonio cost i tuisce un

impegna t ivo banco eli prova per il filologo class ico. L 'A . , che eli Ausonio si era

occupato in precedenza soprattutto in relazione al complesso problema delle varianti

d ' au tore 1 , ha assol to egregiamente il suo compi to , producenclo un libretto pieno

di doctrina e eli labor, e fornendo interpretazioni quasi sempre condivis ibi l i . In

più, egli offre l ' incent ivo ad ulteriori indagini sul testo e sulla poesia di questo

pol iedr ico e versati le autore.

Udì'Introduzione (pp. 27-65), dopo aver esaminato le caratteristiche generali del­l'opera (pp. 27-31 ). composta di tre praefadones in prosa e di una serie di componimenti a clausola monosillabica (in 3 |p. 73] ogni parola monosillabica di clausola è inoltre ripresa all'inizio del verso seguente e il monosillabo di apertura del carmen è anche quello di chiusura), nonché la tradizione manoscritta del corpus ausoniano (pp. 31-32). LA. si sofferma sul complesso problema della trasmissione del Technopaegnion (pp. 32-48). fornendo l'elenco e la descrizione dei testimoni. Il libellus ci viene trasmesso, in due redazioni dovute ad Ausonio, dalle famiglie z e x (sigle di Schmidt): la prima, con una praefatio in prosa in cui manca il nome del destinatario, però identificabile, per LA., al di la delle perplessità espresse recentemente dal Green e dal Mondin, con l'amico Paolino da Nola: la seconda rivolta al proconsole Pacato. Restano tuttavia problemi inerenti alla collocazione di tali praefadones e alla loro successione cronologica. L'A. ritiene, pur dubitinoci-, che il libellus. in origine dedicato al solo Paolino, avesse due praefadones in prosa, la prima •con specifico riferimento al carme aperto e chiuso ila parole monosilla­biche», l'altra •che ebbe la funzione di introdurre i successivi carmi col solo obbligo del monosillabo in clausola- (p. 55). Successivamente, esso sarebbe stalo offerto a Pacato con una dedica più formale, introduttiva al solo carme aperto e chiuso da monosillabi, e